Spazi timbrici Labirinti sonori

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Spazi timbrici Labirinti sonori
ESZnews
59
ottobre2012
Edizioni Suvini Zerboni - Notiziario quadrimestrale
Spazi timbrici
Quattro le prime nell’autunno di Nicola Sani. Il Festival
Nicola Sani
Play It! propone il 19 ottobre al Teatro Verdi di Firenze
Seascapes III “Caieta” per orchestra. Francesco
Lanzillotta dirigerà l’Orchestra della Toscana, committente
del nuovo pezzo, che l’Autore così spiega: «Il rapporto
con l’immagine visiva è una delle dimensioni che più mi
affascinano nella ricerca sonora. Non una corrispondenza
descrittiva, ma un libero rapporto di relazioni timbriche e
percettive. In una musica in cui prevale l’aspetto
“materico” del suono, è determinante la componente
comunicativa del messaggio sonoro, la sua
“drammaturgia”. La ricerca all’interno del suono naturale,
l’esplorazione delle sue componenti è il punto di
congiunzione con l’elaborazione acustica dello “spazio
timbrico”. Elaborazione che diventa elemento
determinante della composizione e della drammaturgia
sonora, attraverso l’analisi e l’articolazione dei parametri
costitutivi del suono. Seascapes III nasce dalla necessità
di far convivere il suono strumentale con una sua
immagine timbrica elaborata e proiettata nello spazio, in
un insieme di contrasti e riflessioni. A guidarmi in questa
trasfigurazione sono state le immagini fotografiche di
Hiroshi Sugimoto, uno dei principali artisti giapponesi
contemporanei, e in particolare i suoi paesaggi marini
(Seascapes). Sono immagini intense, coinvolgenti e
folgoranti nella loro contemplativa staticità in cui,
analogamente al mio lavoro sul suono, l’artista
giapponese elabora istantanee del mare fotografato a
perdita d’orizzonte. L’acqua e l’aria definiscono zone di
colore, nella gradazione dei grigi e del bianco e nero, che
a volte si confondono e a volte sono in profondo
contrasto. In alcuni paesaggi compare tra i due campi una
Labirinti sonori
Da questa stagione saranno acquisite e distribuite dalle
Aureliano Cattaneo
ESZ tutte le opere di nuova creazione di Aureliano
Cattaneo e tutte quelle ritirate dal catalogo del suo
precedente editore. Nato nel 1974, Cattaneo, formatosi
nei conservatori di Piacenza e Milano, nel 2003 ha vinto il
Comité de Lecture dell’Ircam/Ensemble
Intercontemporain, nel 2004 è stato finalista del
Gaudeamus Music Week di Amsterdam. Già “Stipendiat”
dell’Akademie der Künste di Berlino e composer in
residence dell’Ensemble 2e2m, ha presentato i propri
lavori nei più importanti festival e sale da concerto:
Münchener Biennale, Donaueschinger Musiktage,
Wittener Tage für neue Kammermusik, Wien Modern,
Festival Musica Strasbourg, Konzerthaus di Vienna,
Konzerthaus di Berlino, Centre Pompidou di Parigi, Museo
Guggenheim di Bilbao, Basilea, Amsterdam, Monaco,
Madrid, New York, London, Barcelona, Roma, Milano,
Stoccolma, ed è eseguito regolarmente da Klangforum
Wien, Quatuor Diotima, Ensemble Intercontemporain,
SWR Sinfonie Orchester, Ensemble 2e2m, Nieuw
Ensemble, Neue Vocalsolisten Stuttgart, Ensemble Alter
Ego. La sua opera da camera La philosophie dans le
labyrinthe, scritta in collaborazione con Edoardo
Sanguineti, è stata rappresentata nel 2006 alla 10a
Münchener Biennale, con repliche al MuseumQuartiers di
terza componente quasi impercettibile, come una linea di
luce trasparente, quella della superficie dell’acqua. Sono
immagini di grande potenza emotiva, che ricordano le
pitture di un artista che mi ha sempre profondamente
affascinato, Mark Rothko, altro riferimento importante
nella mia musica. Seascapes III prende le mosse
dall’osservazione e dall’interiorizzazione di queste
immagini, cercando di trasferirle nella dimensione
temporale e spaziale dell’immaterialità sonora. Le
superfici timbriche dell’orchestra generate dagli stessi
suoni strumentali si specchiano per affinità e contrasto;
all’interno dell’orchestra si scatena un’ulteriore
dimensione di contrasto, costituita dalle stratificazioni dei
suoni dei fiati e da quelle degli strumenti ad arco. Le
percussioni affiorano e a volte emergono con forza,
sottolineando la linea di congiunzione e divisione tra
questi campi sonori, costituendone il limite, l’orizzonte e la
superficie ruvida e liquida. Il sottotitolo della
composizione, Caieta, è affettuosamente legato all’antico
mare che ha acceso dentro di me queste riflessioni».
Il 21 ottobre Aldo Orvieto e Alvise Vidolin presentano alle
Sale Apollinee del Gran Teatro La Fenice, per la rassegna
di Ex Novo Musica, ente committente del lavoro, No
Landscape per pianoforte e live electronics (Produzione
SaMPL, Padova). Il concerto avrà una replica nel mese di
dicembre all’Auditorium “C. Pollini” di Padova. Così Sani:
«Lo spazio timbrico del pianoforte è la materia sonora di
questa composizione, “paesaggio sonoro” su cui s’innesta
quello della sua immagine trasposta e trasfigurata
attraverso l’elaborazione elettronica. I processi che
determinano la formazione di questo spazio timbrico
“altro”, che distorce, trasforma quello reale con un effetto
Strumenti tradizionali e
tecnologie d’avanguardia
nelle commissioni italofrancesi di questo autunno
continua a pag. 2
Vienna. Nel 2011 la casa discografica Stradivarius ha
pubblicato un Cd monografico a lui dedicato, registrato da
Petra Hoffmann, soprano, e dall’Ensemble Espai Sonor
diretto da Voro Garcia. Ha ricevuto commissioni da
Klangforum Wien, Ensemble Intercontemporain,
Ensemble musikFabrik, Ensemble Contrechamps,
Münchener Biennale, Berliner Konzerthaus,
Saarländischer Rundfunk, Südwest Rundfunk (SWR),
Akademie der Künste Berlin, Bayerische Staatsoper,
Auditorio Nacional Madrid, CDMC di Madrid, Festival
Musica Strasbourg, MärzMusik Berlin, Musik im Wattens,
Alois Lageder, Festival Suena di Toledo, Sligo New Music
Festival, Festival Klangspuren Plus di Munich, Regione
Andalucia, Ministero francese di Cultura. Dal 2010
insegna analisi e composizione alla Escuela Superior de
Musica de Catalunya di Barcelona. Nel mese di agosto gli
è stato conferito il prestigioso Förderpreis 2013 della
Regione di Salisburgo, con una motivazione che descrive
il compositore come «caparbio, versatile e ricco di
fantasia». Cattaneo sarà protagonista, insieme a Georg
Friedrich Haas, premiato contestualmente col
“Musikpreis”, del Concerto dei Premiati il 1° marzo 2013
nell’ambito della Salzburg Biennale. Due prime esecuzioni
assolute avranno luogo in questi mesi. Il 21 ottobre i
Donaueschinger Musiktage presentano Blut per trio
continua a pag. 3
Le ESZ acquisiscono un
nuovo autore, con all’attivo
numerosi riconoscimenti
e imminenti impegni
internazionali
segue da pag. 1 (Sani: Spazi timbrici)
Francisco Guerrero
L’Ensemble Sturm und Klang
diretto da Thomas Van
Haeperen esegue il 20 ottobre
a Bruxelles Ariadna per dieci
violini, cinque viole e cinque
violoncelli; lo Smash Ensemble
propone invece il 19 novembre
Erótica per voce e chitarra su
testi di Ben Quzman
all’Auditorio del Museo
Nacional Centro de Arte Reina
Sofía di Madrid.
Sándor Veress
Hommage à Paul Klee,
Fantasie per due pianoforti e
archi, sarà proposto il 6
dicembre allo Stadthaus di
Winterthur dal Musikkollegium
Winterthur diretto da Thomas
Zehetmair, e il 16 dicembre al
Lithuanian National
Philharmonic Hall di Vilnius da
Ruta Ibelhauptai e Zbignevas
Ibelhauptai, pianoforti, e dal
Lithuanian National Symphony
Orchestra diretti da Modestas
Pitrenas.
2
straniante, sono determinati dalla gestualità
dell’interprete, mediante un complesso sistema
interattivo realizzato dal Centro SaMPL di Padova,
basato sul dispositivo Phase Space “Impulse”, che
utilizza la tecnica di motion capture. A differenza di altre
tecniche di elaborazione del segnale che intervengono
sui processi di determinazione gestuale del suono, il
sistema utilizzato per questo progetto utilizza i
movimenti dell’interprete per entrare letteralmente
all’interno dei parametri costitutivi del suono,
modificandone strutturalmente la componente spettrale.
No landscape si riferisce alla creazione di un piano
sonoro virtuale e etimologicamente “utopico”, dove il
piano strumentale si confonde continuamente in
un’immagine stravolta e esasperata. I due campi sonori
sono l’uno espansione dell’altro e la loro interazione
avviene secondo una logica destrutturante della
compresenza. Entrambi insistono sullo stesso spazio
percettivo, da essi deriva l’insieme delle proiezioni
sonore. Gli interpreti (al pianoforte e alla regia del suono
e live electronics) determinano interagendo il non-luogo
timbrico di figure che emergono da agglomerati sonori e
da loro condensazioni tridimensionali, scatenando le
azioni in una drammaturgia che ogni volta inventa, crea
un diverso concetto spaziale». L’Ensemble Orchestral
Contemporain diretto da Mark Foster presenta invece il
13 novembre al Théâtre National de Nice, nella cornice
del Festival Manca, il nuovo pezzo commissionato a
Nicola Sani, Deux, le contraire de “un” per diciassette
strumenti. La composizione verrà riproposta dalla stessa
compagine, ma sotto la bacchetta di Daniel Kawka, il 18
gennaio al Théâtre Copeau - Opéra Théâtre de SaintÉtienne, e il 23 gennaio al Grand Théâtre de Provence
di Aix-en-Provence, per il Festival Présences di Radio
France. Spiega l’Autore: «La nuova composizione per
l’Énsemble Orchestral Contemporain di Lione è un
susseguirsi di trame e sottintesi sul senso del doppio.
In un suo scritto, come sempre molto penetrante, Erri
De Luca si riferisce al “due” come al contrario, non al
doppio di “uno”. Seguendo questa riflessione, i due
movimenti della composizione si contrappongono e si
attraggono, come se fossero l’uno sedimento dell’altro,
ma contraddistinti ognuno da una forte identità. Il primo
animato, denso, pieno di contrasti e di frammentazioni al
suo interno e il secondo stratificato, disteso, attraversato
da un dialogo ad interrogarsi. Le due forme creano una
drammaturgia “attraverso” il suono, proiettandosi in uno
spazio dove gli eventi che si producono “possono” a loro
volta rapportarsi gli uni agli altri, in un’ulteriore
macrostruttura del doppio in opposizione. In questo
insieme timbrico emergono superfici sonore sospese tra
luce e tenebre, intorno ai limiti dei contorni dei suoni;
un’esplorazione istintiva dell’infinito fatta di energie
indeterminate, tensioni, contrasti dinamici, ritmici ed
espressivi, che attraversano lo spazio come linee di luce
appena liberatesi dall’oscurità». Infine, è affidata a
Roberto Fabbriciani e Walter Neri la presentazione di
Un souffle le soulève, les dunes du temps per flauto
contralto e supporto digitale, il 21 novembre alla Scuola
Normale Superiore di Pisa, per la rassegna I Concerti
della Normale. Racconta il compositore: «Les Dunes du
temps è una nuova tappa del percorso cominciato lo
scorso anno a Wrocław, nato da una proposta della
clavicembalista Elisabeth Chojnacka e del flautista
Roberto Fabbriciani. Un souffle le soulève è il titolo di
questo percorso che si svolge lungo sonorità arcaiche
ed erosioni della forma classica attraverso sonorità
elettroniche distorte e materiche. In questa nuova
versione, il flauto contralto è sospeso in solitudine sulle
sonorità elettroniche, che elaborano soluzioni timbriche
provenienti dallo stesso flauto e dal clavicembalo,
ottenute mediante algoritmi di distorsione, convoluzione
e cross synthesis. L’antica e infinitamente suggestiva
aria della Folia è lo schema attorno a cui si sviluppa
tutta l’architettura delle variazioni, che riporta nella
contemporaneità un tema su cui si sono confrontati
autori di tutti i tempi. Il titolo della composizione è
ispirato a una poesia di Giacinto Scelsi». I binari del
tempo per flauto e nastro magnetico verrà ripreso il 4
ottobre a Wellington (Nuova Zelanda), il 18 ottobre al
Conservatorio di Fermo, nell’interpretazione di Roberto
Fabbriciani, e il 7 ottobre alla Sala Accademica del
Conservatorio di Santa Cecilia, nella cornice dell’EmuFest 2012, nell’esecuzione di Gianni Trovalusci, flauto, e
Giorgio Nottoli, regia del suono. Infine, il 17 ottobre
all’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma avrà luogo,
nell’interpretazione di un solista del KammarensembleN
l’esecuzione della prima parte della trilogia AchaB per
clarinetto solo, in occasione della presentazione
dell’ultimo numero della rivista culturale “Cartaditalia”,
realizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma
diretto dal Dott. Paolo Grossi, numero dedicato
interamente alla Nuova Musica Italiana e curato da
Nicola Sani con la collaborazione di Gianni Trovalusci.
Numerose quest’autunno le esecuzioni di musica di Luigi
Dallapiccola. Natalia Zagorinskaya e l’Asko Schönberg
Ensemble diretti da Reinbert de Leeuw
propongono i Cinque frammenti di Saffo
per soprano e orchestra da camera il 27 e
il 28 ottobre al Concertgebouw di
Amsterdam. La versione per voce e
strumenti delle Quattro liriche di Antonio
Machado viene eseguita il 2 novembre a
Zurigo, Zürcher Hochschule der Künste,
dall’Ensemble Arc-en-Ciel sotto la
direzione di Simeon Pironkoff. Sarà
possibile assistere a una nuova
produzione del Prigioniero, un prologo e
un atto da La torture par l’espérance di
Villier de L’Isle Adam e da La légende
d’Ulenspiegel et Lamme Goedzak di Charles de Coster,
al Teatro Real di Madrid, il 2, 3, 4, 6, 7, 8, 9, 11, 12, 13 e
15 novembre, in coproduzione con il Gran Teatre del
Liceu di Barcellona. Ne saranno interpreti Deborah
Polaski, La Madre, Vito Priante Il Prigioniero (2, 4, 7, 9,
12, 15 novembre), Georg Nigl, Il Prigioniero (3, 6, 8, 11,
13 novembre), Donald Kaasch, Il Carceriere/Il Grande
Inquisitore, il Coro y Orquesta Titulares del Teatro Real
(Coro Intermezzo e Orquesta Sinfónica de Madrid) diretti
da Ingo Metzmacher. La regia è curata da Lluis Pasqual.
Le Parole di San Paolo per mezzosoprano e
strumenti sono in cartellone il 9 novembre al
Badisches Staatstheater di Karlsruhe,
nell’interpretazione della Badische Staatskapelle
diretta da Ulrich Wagner, mentre Commiato per
soprano e 15 esecutori su testo già attribuito a
Brunetto Latini, e Goethe-Lieder per voce
femminile e tre clarinetti vengono proposti il 13
novembre a Vienna, Brahms-Saal del
Musikverein Wien per la rassegna Wien Modern,
da Alda Caiello e dall’Ensemble Kontrapunkte
diretti da Peter Keuschnig. Infine, la Société de
Musique Contemporaine di Losanna organizza il
3 dicembre alla Haute École de Musique de
Lausanne (HEMU) un concerto monografico che
comprende Sicut umbra per mezzosoprano e quattro
gruppi di strumenti, Quaderno musicale di Annalibera
per pianoforte e Dialoghi per violoncello e orchestra.
L’interpretazione è affidata a Noriko Kaneko,
mezzosoprano, Mariaclara Monetti, pianoforte, Romain
Chauvet, violoncello, e all’Ensemble Contemporain de
l’HEMU diretto da William Blank.
Luigi Dallapiccola
segue da pag. 1 (Cattaneo: Labirinti sonori)
(saxofono, percussione e pianoforte) e orchestra,
nell’interpretazione del Trio Accanto e dell’SWR
Sinfonie Orchester Baden-Baden und Freiburg diretto
da François-Xavier Roth. Questa la chiave di lettura
proposta dall’Autore: «Blut : sangue che scorre nelle
vene… filo rosso che ci guida dentro il labirinto... una
nota che scorre attraverso tutto il pezzo, un filo rosso
che lega la struttura… liquido che prende forma quando
si costringe dentro un contenitore… materiale che
prende forma quando lo si mette dentro una struttura…
Tre solisti, un’orchestra. Dialoghi intrecciati. Musica per
orchestra che si dissolve in musica da camera. Musica
da camera che si apre all’orchestra. Strumenti in eco,
eco di strumenti». La Saison Contrechamps ospita
invece il 15 gennaio allo Studio Ernest Ansermet della
Radio de la Suisse Romande di Ginevra Parole di
settembre - Libro I per controtenore e ensemble su testi
di Edoardo Sanguineti, commissione dell’istituzione
stessa, proposta nell’interpretazione di Daniel Gloger e
dell’Ensemble Contrechamps sotto la guida di Michael
Wendeberg. Nello stesso concerto sarà eseguito anche
Sabbia per undici strumenti. La composizione si diparte
dal ciclo di quindici liriche dedicato nel 2006 da Edoardo
Sanguineti ad Andrea Mantegna, nel V centenario della
morte. Amico del poeta, col quale aveva già avuto modo
di collaborare, Cattaneo ne venne autorizzato, poco
prima della morte di Sanguineti, avvenuta nel maggio
2010, a mettere in musica tali liriche. Le parti vocali di
questo ciclo tripartito, dalla strumentazione variabile, è
stata composta per Claron McFadden (soprano), Otto
Katzameier (baritono) e Daniel Gloger (controtenore).
Le singole parti del ciclo sono collegate da passaggi a
mo’ di madrigale/frottola, cantate a cappella dai tre
solisti. Al cuore delle poesie si trovano dodici dipinti di
Mantegna cui Sanguineti fa riferimento, apertamente o
in termini allusivi. Spiega più puntualmente Cattaneo:
«Nel settembre del 2006, in occasione del quinto
centenario della morte di Andrea Mantegna, si
organizzò una grande mostra a Mantova, Padova e
Verona. Per l’apertura della mostra si fece uno
spettacolo in Piazza delle Erbe a Mantova per il quale
Edoardo Sanguineti scrisse un ciclo di poesie ispirate a
quadri di Mantegna. Durante lo spettacolo Sanguineti
recitò il suo libro di poesie mentre io feci
un’installazione sonora e l’artista Marco Nereo Rotelli
delle proiezioni luminose sugli edifici medievali della
piazza. Poco tempo dopo pensai che il testo di
Sanguineti sarebbe stato perfetto per un grande ciclo
vocale e ne parlai con lui, che ne fu molto felice. Poi,
per varie ragioni, non se ne parlò più fino al nostro
ultimo incontro a Madrid nell’aprile 2010. Non ebbi più
tempo in seguito di parlargliene: Edoardo ci lasciò e
così decisi di continuare questo dialogo, ormai nella
lontananza, iniziando a lavorare a queste Parole di
settembre. Dopo molte riflessioni ho deciso di dividere
Parole di settembre in tre parti. L’intero lavoro avrà una
durata di circa un’ora. Per poter riflettere la grande
varietà di umori, di registri, di linguaggio utilizzati da
Sanguineti, caratteristica questa importantissima della
sua poesia, ho pensato a una struttura che sfruttasse al
massimo le possibilità di combinazioni vocali e
strumentali. Infatti nei Libri I e III, l’ensemble non sarà
utilizzato al completo, ma ci saranno anche numeri con
diverse combinazioni. La difficoltà di un lavoro di questa
durata è mantenere sempre la tensione e la direzione, e
allo stesso tempo un’unitarietà. La scelta dei testi non è
ancora definitiva. Utilizzerò tutte le quindici poesie,
alcune integralmente altre solo in modo parziale.
Il madrigale introduttivo e quello finale sfrutteranno
l’introduzione e la chiusa del libro. Per il momento ho
individuato 12 quadri in modo certo. Il libro II potrà
servirsi di un’installazione visuale di Alexander Arotin».
La prima esecuzione integrale dei tre libri di Parole di
Settembre è programmata per il 18 febbraio 2014 al
Konzerthaus di Vienna con i solisti sopra menzionati
coadiuvati dal Klangforum Wien. Il 1° ottobre l’Helsinki
Music Centre ha ospitato per la rassegna “Klang” il Trio
III per violino, viola, violoncello e elettronica,
nell’interpretazione dei Solisti della Tapiola Sinfonietta.
Il Trio IV per clarinetto, violoncello e pianoforte è invece
in cartellone il 6 ottobre all’Akademie der Künste di
Berlino, eseguito dall’Ensemble Mosaik, e il 1° gennaio
2013 alla Kestnergesselschaft di Hannover, proposto
dal Neue Ensemble, che interpreterà anche Visibile per
ottavino e Seeds per flauto, clarinetto, violino,
violoncello e pianoforte.
La XXI edizione del Festival di Milano Musica, Percorsi
di Musica d’oggi 2012, è intitolata a
Niccolò Castiglioni. Del compositore
milanese, scomparso prematuramente
nel 1996, allievo di Ghedini e dei
Ferienkurse di Darmstadt, docente negli
Stati Uniti, a Trento e a Milano, molto
apprezzato da Ligeti e in questi anni in
fase di costante, rinnovato
apprezzamento, la rassegna indaga la
produzione in sei concerti affidati ad artisti
di prima sfera, in sedi illustri dell’attività
concertistica cittadina. Il 7 ottobre, nel
concerto inaugurale della rassegna, viene
eseguito al Teatro alla Scala dallo
Scharoun Ensemble Berlin diretto da Andrea
Pestalozza Tropi per complesso da camera. Il 17
ottobre Massimiliano Damerini interpreta
all’Auditorium San Fedele Cangianti per
pianoforte. Il 19 ottobre verrà trasmessa allo
Spazio Sirin Attraverso lo specchio, opera
radiofonica in un atto su libretto di Alberto Ca’
Zorzi Noventa, nella registrazione monofonica
dell’Archivio dello Studio di Fonologia Musicale
della Rai di Milano. Introdurranno questo
appuntamento Angela Ida De Benedictis e Carlo
Piccardi. Il 24 ottobre la Sala Puccini del
Conservatorio “G. Verdi” ospita l’esecuzione di
Gymel per flauto e pianoforte, affidato ai Solisti
del Laboratorio di Musica Contemporanea del
Conservatorio.
È uscito per l’etichetta VDM Records (VDM 038-55022) il Cd monografico Spiel dedicato a Paolo Arcà dal
Contempoartensemble, diretto da Mauro Ceccanti.
Ritratto cameristico del compositore, il programma, che
spazia su opere scritte nell’arco di venticinque anni
(1987-2002), include Light Fantasy per violino e
pianoforte, Notturno a tre per flauto, violoncello e
pianoforte, Spiel per clarinetto e quartetto d’archi,
Passacaglia per Giuseppe per nove strumenti e Skool
per pianoforte e quintetto di fiati.
Niccolò Castiglioni
Paolo Arcà
Prima d’impegno civile ispirata al
pensiero dei recenti Premi Nobel
e un volume monografico di
riferimento sull’intera produzione
del compositore
Luca Mosca
Il Quintetto per flauto,
clarinetto, violino, violoncello e
pianoforte è in cartellone,
nell’interpretazione dell’Mdi
Ensemble, il 31 ottobre
all’Auditorium San Fedele di
Milano, nell’ambito del Festival
di Milano Musica.
3
Alessandro Solbiati
Timbri solistici
Sei le prime di Alessandro Solbiati nei prossimi mesi. Epos
Sei prime culminanti nella
collaborazione con Heinz Holliger
e un Cd monografico sulla
produzione pianistica
Camillo Togni
Aldo Orvieto esegue il 31
ottobre alle Sale Apollinee del
Gran Teatro La Fenice per la
rassegna “Ex Novo Musica”
Ricercare op. 28 b per
pianoforte, nel quadro d’una
collaborazione con la
Fondazione Cini che prevede la
registrazione dell’opera
pianistica di Camillo Togni per
l’etichetta Naxos.
4
per oboe (corno inglese) e trio d’archi sarà tenuto a
battesimo da Heinz Holliger con gli Swiss Chamber soloists
il 24 gennaio 2013 al Conservatorio di Lugano, con repliche
il 25 gennaio al Conservatorio di Ginevra, il 26 gennaio alla
Grande Salle della Hochschule der Künste di Zurigo e il 27
gennaio a Basilea, Gare du Nord. Spiega l’Autore: «Da vari
anni sono onorato di intrattenere con Heinz Holliger,
straordinario musicista, interprete e compositore, ma anche
persona di grande generosità e libertà, un rapporto di
amicizia e di forte sintonia, musicale e personale. Tre anni
fa, egli m’invitò al Festival di Ittingen, per il quale composi
Und nun, per baritono e sei strumenti e fu splendido averlo
come oboista dell’ensemble. In successivi incontri nacque
l’idea di comporre per lui un brano per oboe e trio d’archi.
Il progetto è rimasto a lungo nella mia testa, poi all’inizio del
2012 il terzo movimento di Alfi, brano complessivamente per
sette strumenti, ma costituito da tre movimenti di organico
assai differente, di cui l’ultimo per oboe e sei strumenti,
costituì per me una sorta di punto di partenza, di base
immaginativa per Epos per oboe e trio d’archi. Il titolo ha a
che vedere con la struttura fortemente narrativa, anche un
po’ “epica”, del brano. Due parti ben distinte si
contrappongono con grande evidenza: la prima, che dura
poco più della metà del brano, velocissima, a volte frenetica,
fortemente drammatica, vede un oboe molto acuto chiamare
in scena nella stessa regione di registro i tre archi, che però
ineluttabilmente discendono, tentando di trascinare l’oboe
nell’abisso. Da tale oscurità l’oboe tenta di salvarsi
“lanciando” tre brevi situazioni di leggerezza, danza e canto,
senza riuscirvi e precipitando in una zona di suono rumore.
Un improvviso climax, fatto di suoni multipli gettati come veri
e propri gridi prolungati dall’oboe e ripresi armonicamente
dagli archi, conduce a un ripiegamento nel cuore del
registro, su un Mi che è nota cardine dell’intero lavoro.
L’oboe diviene corno inglese, il clima cambia
completamente, nasce un canto in grado di coinvolgere in
varie riverberazioni gli archi, fino a una coda un poco
incantatoria». Negli stessi giorni, il 20 gennaio, risuonerà al
Nanko Sunset Hall di Osaka la nuova versione di To
Whom? per voce femminile sola, nell’interpretazione di
Akiko Kozato. Il soprano, racconta Solbiati, «mi ha chiesto
un brano per voce sola. Io sono molto affezionato al mio To
Whom?, scritto qualche anno fa per Laura Catrani, e che
Akiko stessa interpreta nella versione originaria. Allora ho
pensato di premettere a To Whom? un movimento iniziale,
una sorta di prologo, assai differente. Il brano originale è
sostanzialmente senza testo e prevede una vera e propria
scena teatrale, poiché l’interprete deve scendere cantando
tra il pubblico, individuare una sorta di “vittima”, tornare al
palco, scrivere un messaggio su un foglio e consegnarlo al
soggetto, il tutto con un percorso musicale che culmina in
quel gesto. Nel nuovo prologo l’interprete è “solo cantante”,
ferma sul palcoscenico, come se lo splendido verso di
Campana che si rivela via via (“...e tu seguivi nell’aria la
fresca incarnazione di un mattutino sogno...”) facesse
nascere in lei il desiderio di diventare in seguito attrice e
personaggio messaggero». Il Teatro Dal Verme di Milano
ospiterà il 16 dicembre Bianco, quinto movimento di
Crescendo, otto brevi brani in forma di studio per orchestra
da camera, interpretato da Daniele Parziani alla testa
dell’Orchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali di Milano,
composta solo da ragazzi. La nuova composizione
viene eseguita nel concerto natalizio e da questo,
come in tutti gli altri casi, prende spunto. Spiega
Solbiati: «Bianca è la neve, il candore è purezza (e
penso a Niccolò Castiglioni, cui il brano è dedicato), la
purezza è, nell’immagine cristiana, quella di Maria, cui
si ispirano gli altri brani del concerto; ma il candore è
luce e la luce è quella della culla di Betlemme, poiché
quel messaggio è ancora, a tutt’oggi, terribilmente vivo e
profondo. La poliritmia di linee discendenti di crotali,
vibrafono, celesta e armonici di violini (ecco lo spunto
tecnico del pezzo) si concentra via via su un unisono molto
timbrato, che si espande e si richiude sul prossimo unisono,
disegnando una sequenza vibrante, che conduce a una
serie di rintocchi da cui fuoriescono veloci arabeschi (il
prossimo spunto tecnico del brano). Intenzioni tecniche e
timbriche collaborano a incarnare un’immagine».
Il 12 ottobre viene eseguito a Genova, a Casa Paganini, Le
sei corde di Nicolò per chitarra, nell’interpretazione di Luigi
Attademo, nell’ambito del progetto del chitarrista attorno ai
Ghiribizzi per chitarra di Niccolò Paganini. Solbiati li
definisce «fogli d’album senza pretese unitarie, costituiti
ciascuno dalla semplice esposizione di un’idea musicale;
analogamente ad ogni esecuzione di Luigi io aggiungo un
anello a una mia catena di piccoli brani chitarristici. Sono
giunto al quarto anello, al quarto piccolo brano sui sei finali,
decontestualizzando anche questa volta e rendendo una
“mia” figura un elemento motivico di un Ghiribizzo».
Lo stesso 12 ottobre Lina Uinskyte e Francesco Filidei
eseguono nella Chiesa di San Rocco di Piove di Sacco (PD)
Déesis per violino e organo, rinviata dal giugno scorso per il
sisma che ha colpito l’Emilia. Così Solbiati presentava il
nuovo lavoro: «Un affascinante organo antico di una piccola
chiesa del padovano, una stagione d’organo
amorevolmente gestita dall’amico compositore e organista
Leonardo Polato, un duo molto particolare formato dagli
amici Lina Uinskyte e Francesco Filidei, tanto compositore
quanto organista: questi i punti di partenza per un breve
brano molto personale e sentito. Déesis in greco antico
significa “preghiera”. Ho pensato di contrapporre e mettere
ripetutamente in relazione tra loro quattro “attitudini verso la
trascendenza”, l’oscuro e tortuoso senso dell’assenza, la
tensione coraggiosa e necessaria, il dubbio ovvero la
sensazione dell’irraggiungibilità, l’estasi sognata o per un
attimo instabilmente raggiunta. Quasi una confessione,
dunque, adatta a un organo non “eroico” e a una piccola,
bella chiesa». Una prima esecuzione italiana è in cartellone
il 18 ottobre al Teatro Verdi di Firenze per il Festival Play It!,
che propone Sinfonia terza per orchestra, con Fabio Maestri
alla direzione dell’Orchestra Regionale Toscana. Tra le altre
esecuzioni di musica di Solbiati, il 15 giugno il Festival
Musique au Temple ha presentato, al Temple Protestant di
Tours, Sphynx per otto voci sole, con l’Ensemble Vocal 2021
diretto da Agnès Charles. I quattro punti per dodici
violoncelli sono stati eseguiti dal Nomos Ensemble il 1°
luglio al Festival “Cello fan” di Callian (Francia), il 3 luglio
al Festival D’Aujourd’hui à Demain di Cluny e saranno
riproposti dalla stessa compagine il 6 ottobre al Château de
Blandy les Tours (Seine et Marne). Il 9 settembre Akiko
Kozato ha proposto To Whom? per voce femminile sola al
Festival di Bellagio e del Lago di Como. Il 16 settembre la
pianista Emanuela Piemonti e il soprano Laura Catrani
hanno eseguito rispettivamente Fête per pianoforte solo e
To Whom? per voce femminile sola, nella cornice di Villa Tre
Tetti nel Parco di Montevecchia, per il concerto conclusivo
della mostra delle sculture ambientate da Giorgio Riva nel
parco della villa. Luigi Attademo ha eseguito parzialmente
Le sei corde di Niccolò per chitarra il 18 settembre a Milano
per il Festival MITO e il 29 settembre a Cremona per la
rassegna Mondo Musica. Il 25 ottobre la Sonata Felix per
violino e pianoforte viene ripresa al Festival Spazio Musica
di Cagliari dai solisti del New Made Ensemble (Raffaello
Negri, violino, e Rossella Spinosa, pianoforte), nell’ambito di
un concerto in collaborazione con il New Made Ensemble e
le ESZ. Infine, il 2 dicembre il Trio Albatros proporrà alla
Galleria d’Arte Moderna di Torino, per la rassegna Musiche
in Mostra, Albatros per flauto, violino e
pianoforte. È uscito per Stradivarius un Cd
monografico dedicato alle musiche pianistiche
di Alessandro Solbiati, interpretato da
Emanuela Piemonti e Alfonso Alberti
(Alessandro Solbiati, Piano Works, STR
33909). Il Cd comprende la Sonata seconda, i
sedici Interludi, Fête, Like as the Waves (per
pianoforte solo e a quattro mani), e Preludio.
È infine in uscita il Dvd Euroarts curato da
Roberto Prosseda intitolato Mendelssohn Unknown, nel
quale verrà inserito il video dell’esecuzione completa della
Sonata Felix, interpretata da Sonig Tchakerian e Roberto
Prosseda al Teatro Olimpico di Vicenza l’11 giugno 2009.
Dal mese di ottobre Alessandro Solbiati sarà docente della
nuova cattedra di Composizione che verrà aperta al
Conservatoire di Tours in collaborazione con l’attigua
Facoltà di Musicologia.
Stefano Gervasoni
Invitation au voyage
Una prima cameristica apre l’autunno di Stefano
Gervasoni: il 25 ottobre gli Incontri di Musica
Contemporanea del Festival Pontino propongono, presso
il Palazzo della Cultura di Latina, Folia (Omaggio a Aldo
Clementi) per violino solo nell’interpretazione di Lina
Uinskyte, nell’ambito di un concerto dedicato alla
memoria di Clementi. L’autore presenta il nuovo pezzo
come «un vagabondaggio spiraleggiante con ritorno a
casa assicurato (un vagabondaggio privo di avventura,
dunque), ma a una casa sempre un po’ straniera
(mai completamente sentita come “propria”). Un
vagabondaggio “domestico” e ambiguo nello stesso
tempo, nel quale la possibilità della scoperta – tipica, e
dichiarata, del viaggio di avventura – non è esclusa,
ma è riservata agli oggetti consueti di un consueto
vagabondare, ai quali viene posta, con la sorpresa di una
riscoperta o la decifrazione di un enigma perennemente
da svelare, la curiosità del viaggiatore. Un viaggiatore non
avventuroso ma attento. In un gioco di ripetizioni, varianti,
sviluppo microstrutturale di una cellula iniziale e di
apparizioni di nuovi elementi per allargamento del “raggio
di camminamento” del viandante compositore, come
quella di due oggetti cristallizzati attorno alle note La e Do
che si fanno via via più importanti, quasi a trasformarsi in
persona incontrata durante il cammino e in un momento
di dialogo con lei. Situazione tipica del pellegrinaggio o
dell’ascesa a un monte, nella quale la storia o la natura ci
staccano dalla realtà quotidiana e ci permettono di
costituire un rapporto profondo con un compagno di
viaggio incontrato momentaneamente forse per caso e
che si è certi di ritrovare». Va intanto in tournée, dopo la
prima rappresentazione ospitata lo scorso settembre al
Festival Musica di Strasburgo su commissione delle
Percussions de Strasbourg, l’opera Limbus-Limbo, “apéro
bouffe” in sette scene per sei percussionisti, tre solisti
strumentali, tre cantanti, tre attori e live electronics, su
libretto di Patrick Hahn e con la regia di Ingrid von
Wantoch Rekowski. La si potrà vedere il 29 novembre a
Vernon, per Automne en Normandie, il 3 e 4 dicembre a
Parigi, all’Opéra Comique, e il 15 dicembre all’Opéra de
Reims per Scène d’Europe. Ne saranno interpreti Juliet
Fraser (Tina), soprano, Christopher Field (Bruno),
controtenore, Gareth John (Carl), baritono, Corinne
Frimas, Luc Schillinger e Charles Zevaco, attori, Olivier
Darbellay, corno e corno delle alpi, Antonio Politano,
flauti, Luigi Gaggero, cimbalom, Les Percussions de
Strasbourg e Carmine Emanuele Cella, computer music
designer e live electronics. Il 16 dicembre la rassegna Ex
Novo Musica ha in cartellone nelle Sale Apollinee del
Gran Teatro La Fenice, una serata intitolata “Wanderung
mit Stefano Gervasoni”. La violinista Lina Uinskyte e il
pianista Aldo Orvieto saranno protagonisti d’un concerto
che propone – con ricercata simmetria – tre lavori
strumentali di Stefano Gervasoni: il recentissimo Folia,
per violino solo, un trittico di brani pianistici (Précieux per
toy piano, Pré paré e Pré épuré, gli ultimi due in prima
esecuzione assoluta) dalla raccolta Prés, work in
progress, iniziata nel 2008 che si arricchisce ora con due
nuovi lavori, e la recentissima Sonatinexpressive per
violino e pianoforte, commissione Ex Novo Musica 2012,
anch’essa in prima esecuzione assoluta. Il tema della
serata rappresenta un invito al percorso, al peregrinare,
alla strada da fare insieme. In un’intervista famosa, il
compositore ungherese György Ligeti, uno dei punti di
riferimento importanti per Gervasoni, affermò con
esemplare senso dell’ironia che, se proprio volevano
intitolargli una via di Budapest, la dizione doveva almeno
essere: “strada sbagliata György Ligeti”. Uno dei temi
ricorrenti del compositore bergamasco è proprio quello
della “strada” intesa in senso problematico: la “strada non
presa” (che è anche il titolo di un suo lavoro del 2001)
oppure la strada che ha “davanti a sé il niente”. «La
strada–», osserva Gervasoni, «è anche il labirinto e
l´andare senza una meta: una metafora dei nostri tempi
che si riflette nell’arte con il crollo dei paradigmi esteticoideologici». Delle nuove composizioni occorrerà tener
presente il progetto gervasoniano del libro dei Prés, che,
nelle parole dell’Autore, «si articola in gruppi di tre pezzi
(da una a tre pagine), tematicamente e/o musicalmente
affini. Pré paré e Pré épuré, che dovrebbero essere
intercalati da un Pré carré, costituiscono un altro dei trittici
del secondo quaderno. Pré paré (prato abbellito) e Pré
épuré (prato spoglio, curato, depurato) rappresentano
due visioni antitetiche e complementari del prato
metaforicamente inteso. Una nella quale le specie erbose
convivono in maniera incontrollata (dall’uomo) con altre
specie floreali spontanee, in un regime di rigogliosa
felicità anarchica o democraticamente naturale (il verde
come immagine di un’unità plurima). L’altra, nella quale la
mano dell’uomo ha lasciato il suo segno: nella selezione
delle specie erbose, ridotte a una, e nella cura della
superficie, perfettamente regolare, uniforme e
monocroma, da un lato; oppure nel suo impoverimento:
l’artificializzazione del prato, ridotto a decoro urbano, fino
al suo inaridimento per siccità (un prato “naturale” ha
sempre più difficoltà a vivere da sé), manifestazione
drammatica dello sconvolgimento climatico nel quale le
responsabilità umane non sono certo assenti. Ad ogni
modo, un prato non felice, né anarchico, né democratico.
Un’immagine di unità imposta esternamente, privando il
verde della sua naturale e gioiosa complessità».
A proposito della Sonatinexpressive (Sonata inespressiva
– Sonatina espressiva?), così si esprime Gervasoni:
«Lo sviluppo architetturale della Sonata che sterilizza o
domina l’impulso espressivo della piccola forma; l’intimità
della pagina d’album, la confessione più riposta – e il
desiderio di condividerla – dell’improvviso, della romanza,
del preludio; la forza o la fragilità delle emozioni o il
bisogno di consolazione dell’intermezzo, della berceuse,
del notturno... Oppure la pienezza dell’emozione e
l’inafferrabilità delle grammatiche che muovono la fantasia
e che si inscrivono nel garbo e nella discrezione di una
Sonatina? Consentirsi di “dire”, ma solo
microscopicamente come dietro un velo, in sordina,
perché la tentazione dell’espressione e del lirismo non
vadano assolte ma solo aggirate, fatte convivere con il
desiderio di trattenerle per proteggerle, per consentire
loro di rinnovarsi con ancora più forza. Una forza non
dominabile, non cristallizzabile, non sterilizzabile in forme
e modi che la mostrino pienamente, dimostrativamente,
inaridendola per sempre a discorso, emblema, surrogato
di un ascolto attivo, sempre, che quella forza deve ogni
volta rincorrere e ritrovare... Il dilemma, evocato dal titolo
scelto per questo pezzo, resta volutamente senza
soluzione...». Ginevra sarà all’inizio dell’anno nuovo un
centro nevralgico per la musica di Gervasoni. Il centenario
della Comédie de Genève verrà celebrato con la
rassegna “Constellation Musique Autour de 1913”, che
interpreta l’anno di fondazione dell’istituzione come anno
emblematico dell’avvio della modernità in tutte le arti, che
in campo musicale coincide con le storiche “prime” del
Sacre du Printemps e del Pierrot lunaire di Schoenberg,
dei Jeux debussiani, e delle Bagatelles op. 9 de Webern.
Questa considerazione ha portato a concepire un
programma che, tenendo Stravinskij sullo sfondo, indaga
il Novecento maturo attraverso due autori per molti versi
(sul piano anagrafico e su quello stilistico) distanti: Pierre
Boulez e Stefano Gervasoni, esponenti di generazioni
diverse che possono offrire «una lettura differente di
questa eredità e della sensibilità contemporanea».
Giungerà a compimento in questo contesto il ciclo delle
Poesie francesi, la cui esecuzione integrale contempla le
Due poesie francesi di Luca per voce femminile e
ensemble su testi di Ghérasim Luca e la prima
esecuzione assoluta di Due poesie francesi di Cheng per
voce femminile e ensemble su testi di François Cheng, il
4 febbraio 2013 alla Comédie di Ginevra, con Barbara
Zanichelli coadiuvata dall’Ensemble Namascae, sotto la
direzione di William Blank. Il ciclo gervasoniano delle
Poesie francesi si basa su testi scritti in quella lingua da
autori non francofoni, testi che il compositore legge
lasciandone risuonare tutta la ricchezza semantica e
sensibile. Toccherà infine Ginevra anche la tournée di Dir
- In dir per sestetto vocale e sestetto d’archi, proposto da
James Week alla testa dell’Ensemble L’Instant Donné e
del gruppo vocale EXAUDI il 24 gennaio 2013 a Tolosa, il
27 gennaio alla Salle du Conservatoire di Ginevra, il 28
gennaio a Losanna, Utopia 1, e il 29 gennaio a Berna.
Il viaggio come motivo
ispiratore d’un nuovo lavoro,
metafora portante d’un ritratto
monografico, itinerario reale
di due importanti tournées
Matteo Franceschini
Il 2 dicembre il Festival di
Nuova Consonanza propone
alla Sala Casella
dell’Accademia Filarmonica
Romana, in coproduzione con
quest’ultima, Sine qua non per
pianoforte e ensemble,
nell’interpretazione del Freon
Ensemble diretto da Stefano
Cardi.
5
Prima cameristica alla Fundación
BBVA di Bilbao e avvio del
quadriennio alla direzione della
Biennale Musica di Venezia
Luciano Berio
Roberto Fabbriciani esegue la
Sequenza I per flauto solo il 10
ottobre a Wellington (Nuova
Zelanda), all’interno del
concerto-conferenza “Maderna
e i nuovi percorsi del flauto nel
secondo ‘900”, e il 18 ottobre al
Conservatorio di Fermo.
Ivan Fedele
Il disvelamento della forma
L’11 dicembre avrà luogo a Bilbao la prima esecuzione
assoluta di Fünfzehn Bagatellen per violino, violoncello e
pianoforte, commissione della Fundación BBVA per il
Trio Arbós. Spiega l’Autore: «Le Fünfzehn Bagatellen
sono una serie di cinque idee musicali di cui vengono
proposte tre variazioni per ciascuna. L’idea della piccola
forma intesa come “codice genetico” di una macroforma
è un’opzione compositiva che mi accompagna ormai da
tempo, avendo quasi del tutto abbandonato l’opzione di
un “tempo narrativo” a favore di un’idea di tempo
“congelato” nella presentazione della natura intima
dell’idea musicale. In poche parole, non è più il suono
che “racconta” una trama, ma è il suono che svela la sua
natura più intima come una scultura che, pur restando
sempre se stessa, rivela la sua più o meno densa
materia e/o trasparenza, le sue ombre aggettate nello
spazio, la levigatezza o scabrosità della sua superficie,
in maniera differente a seconda della prospettiva o
dell’intensità luminosa che investe l’oggetto musicale.
Questo è un approccio che richiede anche all’ascoltatore
un diverso modo di porsi rispetto alla percezione
dell’evento sonoro». Verranno ripresi di Ivan Fedele
Immagini da Escher per ensemble il 28 settembre alla
Shoe Factory di Nicosia (Cipro), per il 4th International
Pharos Contemporary Music Festival,
nell’interpretazione dell’Ensemble El Perro Andaluz;
Études australes n. 4 (Aptenodytes) e n. 1 (Tierra del
fuego) per pianoforte, il 4 ottobre all’Istituto Italiano di
Cultura di Parigi, col pianista Alfonso Alberti; Elettra per
viola e live electronics il 10 ottobre al Festival di Nuova
Consonanza di Roma, nel concerto finale del Concorso
Internazionale di Composizione “F. Evangelisti”, col
solista Luca Sanzò; Paroles y palabras, quattro pezzi per
soprano e violoncello, in esecuzione parziale, il 25
ottobre al Festival Spazio Musica di Cagliari, col New
Made Ensemble (Akiko Kozato, soprano, e Guido
Boselli, violoncello), nell’ambito d’un concerto in
collaborazione con il New Made Ensemble e le ESZ;
Palimpsest, Quarto Quartetto per archi il 27 ottobre
Biennale di Venezia
Il 56° Festival Internazionale di Musica
Contemporanea, in programma a Venezia dal 6 al 13
ottobre, inaugura il mandato di Ivan Fedele come
direttore del settore musica della Biennale di Venezia,
presieduta da Paolo Baratta, per il quadriennio 20122015. La manifestazione, dal titolo “+EXTREME–,
ovvero minimalismi e massimalismi musicali del
nostro tempo” assegnerà a Pierre Boulez il Leone
d’oro alla carriera e al Quartetto Prometeo il Leone
d’argento. Saranno otto giorni ricchi di tre
appuntamenti quotidiani tra concerti, installazioni
sonore, atelier, performance audiovisive e opere di
teatro musicale che presenteranno al pubblico 51
novità, di cui 28 in prima esecuzione assoluta. Così
il neodirettore presenta il taglio dell’edizione di
quest’anno: «Ciò che colpisce particolarmente nel
panorama musicale dei nostri giorni sono gli
orientamenti estremi: minimalismi e massimalismi che
Luis de Pablo
6
Il 28° Festival de Música de Alicante ha proposto il 27
settembre al Conservatorio Superior de Música della
città Dibujos per flauto, clarinetto, violino e violoncello,
nell’interpretazione del Sax Ensemble diretto da José
Luis Temes. Roberto Fabbriciani esegue il 10 ottobre a
Wellington (Nuova Zelanda) Per flauto per flauto solo,
nel contesto del Concerto-conferenza “Maderna e i
nuovi percorsi del flauto nel secondo ‘900”. All’interno
del concerto monografico dedicato alla musica
all’Associazione Chromas di Trieste col Quartetto
Prometeo; Morolòja kè erotikà per soprano e quartetto
d’archi il 28 ottobre per il Festival di Milano Musica
all’Auditorium San Fedele di Milano, con Valentina
Coladonato e il Quartetto Prometeo. Il 29 ottobre
vengono presentati al centro Limen Music & Arts di
Milano, con la partecipazione del Quartetto Prometeo, il
nuovo Cd/Dvd Limenmusic di Ivan Fedele e il libro Ali di
Cantor. The Music of Ivan Fedele, curato da Cesare
Fertonani e pubblicato dalle Edizioni Suvini Zerboni nel
2011. Il Cd/Dvd contiene Palimpsest, Morolòja kè erotikà
e Paroles y Palabras, nell’interpretazione di Valentina
Coladonato, soprano, Francesco Dillon, violoncello e del
Quartetto Prometeo. Imaginary Islands per flauto,
clarinetto basso e pianoforte verrà eseguito nel mese di
novembre dal Trio Luxa 21 in Messico al Museo
Iconografico di Guanajuato e a Orlando (Florida) per il
Festival Internazionale “Accidental Music Festival”.
Ritrovari (Suite francese VI) per viola è in cartellone
all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi il 19 novembre,
nell’interpretazione di Christophe Desjardins, mentre la
Suite francese III per violoncello sarà proposta da
Christophe Beau, solista dell’Ensemble Accroche Note,
all’Istituto Italiano di Cultura di Budapest. Il 1° dicembre
presso l’Abbazia di San Clemente a Casauria (Pescara)
Fernando Caida Greco eseguirà la Suite francese III per
violoncello solo. Il violinista Francesco D’Orazio e Daniel
Kawka alla testa dell’Ensemble Orchestral Contemporain
eseguono Mosaïque per violino e orchestra da camera il
17 gennaio 2013 al Conservatoire Massenet di SaintÉtienne, nel contesto del “Concert-lecture autour de
Mosaïque ”, il 18 gennaio al Théâtre Copeau - Opéra
Théâtre de Saint-Étienne, e il 23 gennaio al Grand
Théâtre de Provence di Aix-en-Provence, per il Festival
Présences di Radio France. Infine, il Quartetto Prometeo
eseguirà Palimpsest, IV quartetto per archi, al V Festival
del Ned Ensemble, Stagione Concertistica “Città di
Desenzano”, all’Auditorium Celesti di Desenzano il 27
gennaio.
vogliono abitare le regioni di frontiera del linguaggio
musicale, approcci apparentemente antitetici che in
comune hanno la radicalità dell’intento esteticopoetico, abbandonando di fatto l’atteggiamento
politically correct del pezzo che funziona o suona
bene». Il Festival presenta alcuni significativi attori di
queste pratiche “dell’eccesso”, contestualizzati e
messi a confronto con i “classici” del radicalismo: dai
grovigli contrappuntistici di Brian Ferneyhough alla
saturazione operata dai quarantenni Franck
Bedrossian e Raphaël Cendo, dalla
smaterializzazione del suono di Salvatore Sciarrino e
gli aneliti mistici di Sofija Gubajdulina alla musica
costruita sull’unità minima di un solo bit del trentenne
Tristan Perich, passando per la fissità ipnotica di Kirill
Shirikov o l’urgenza espressiva di Nikolai Popov e
Alexander Khubeev, poco più che ventenni
compositori russi di intrigante spregiudicatezza.
pianistica di Luis de Pablo che Francisco Escoda terrà il
14 novembre all’Instituto Cervantes di Amburgo, in
collaborazione con NDR das neue werk, verranno
eseguiti tra l’altro Retratos y Transcripciones, II serie, e
Acrobacias. Infine, l’Auditorio del Museo Nacional
Centro de Arte Reina Sofía ospita il 21 gennaio
l’esecuzione di Federico Mompou in memoriam per
violino, violoncello e pianoforte, nell’interpretazione del
Grupo Cosmos 21.
Aldo Clementi
Mosaico canonico
Il 25 ottobre gli Incontri di Musica Contemporanea del
Festival Pontino dedicano ad Aldo Clementi, presso il
Palazzo della Cultura di Latina, un concerto
monografico nel cui programma spicca – accanto alla
Fantasia su frammenti di Michelangelo Galilei per liuto e
alla prima esecuzione italiana di Aria (Dowland) per
voce femminile, viola da gamba e liuto – la prima
esecuzione integrale della versione definitiva degli Otto
Frammenti, canoni su una ballade di Charles d’Orléans
sul tema de L’homme armé per soprano, controtenore,
viola da gamba, liuto e organo. Il concerto,
coproduzione con il Festival di Nuova Consonanza di
Roma e L’Arsenale di Treviso, intende presentare le
composizioni di Clementi che contemplano l’impiego di
strumenti musicali antichi e traggono il proprio materiale
da fonti preclassiche. Ne saranno interpreti Livia Rado,
soprano, Alessandro Giangrande, controtenore, Silvia
De Maria, viola da gamba, Elena Casoli, liuto e Filippo
Perocco, organo, sotto la direzione di Marco Angius.
Il mese di novembre vedrà due repliche del concerto, il
23 novembre all’Arsenale di Treviso, e il 4 dicembre
alla Sala Casella dell’Accademia Filarmonica Romana
nell’ambito del Festival di Nuova Consonanza,
rassegna che nell’edizione 2012 propone a più riprese
musica di Aldo Clementi: il 18 novembre il Quintetto
per archi, il 2 dicembre la Serenata per chitarra e
quattro strumenti, nell’interpretazione del Freon
Ensemble diretto da Stefano Cardi, infine il 5 dicembre
Cantilena per voce e contrabbasso, Blues e Blues 2
(Fantasie su frammenti di Thelonious Monk) e Vom
Himmel hoch, entrambi nella trascrizione per quartetto
di saxofoni di Manuele Morbidini, e En liten svensk
rapsodi per voce femminile, clarinetto basso e
pianoforte, eseguiti dal LatinaEnsemble sotto la guida di
Francesco Belli. Gli Otto Frammenti, in prima
esecuzione integrale al Festival Pontino, composti nel
1978, sono passati attraverso due redazioni successive
in altrettante fasi distinte: una nuova versione dei
Frammenti III, IV, V e VI, eseguibili anche
autonomamente, venne messa a punto già nel 1979 per
un’esecuzione riservata a The Five Centuries Ensemble
diretto da Carol Plantamura. Tali frammenti, che
costituiscono il nucleo centrale della composizione e
prevedono l’organico completo di voci e strumenti, sono
preceduti e seguiti da due serie di canoni solo
strumentali la cui stesura definitiva fu realizzata nel
1997. Anche in quel caso Clementi evitò tuttavia di
comporre un canone, il n. 29, scritto solo in seguito. Nel
suo complesso, la forma della composizione si dispiega
in una struttura a specchio, o per meglio dire un
palindromo, costruito attraverso il progressivo
addensamento delle parti strumentali a partire dal liuto
solo, alle quali si aggiungono le due voci nel punto
culminante dei quattro Frammenti centrali, per poi
decrescere nel procedimento a specchio sino a
concludere, sempre con il liuto solo, nel punto da cui
s’era partiti. La struttura a specchio si riflette nella
declinazione canonica e contrappuntistica del materiale
musicale, che intona il testo della Ballade di Charles
d’Orléans Je meurs de soif en couste la fontaine
impiegando il celebre tema de L’homme armé,
popolarissimo nel XV secolo, grazie soprattutto alla sua
chiarezza strutturale, perfetta per un impiego
contrappuntistico. Proseguendo la propria consuetudine
di adottare frammenti melodici molto noti come punto di
partenza per le sue esplorazioni canoniche, Clementi
espone il materiale originario con estrema chiarezza,
presentandolo in tutte e quattro le forme a specchio e in
tre differenti valori ritmici, senza che venga mai meno la
riconoscibilità del tema, presentato in diverse tonalità
simultaneamente, realizzando quel contrappunto
canonico politonale tipico di Clementi. Ciò che
ascoltiamo sono dunque 40 canoni
arrangiati/organizzati in otto frammenti, a loro volta
incastonati in una forma ad arco perfettamente
simmetrica. L’intera costruzione contrappuntistica è poi
soggetta a continui mutamenti di tempo, dai passi svelti
della giovinezza e dell’inizio dell’estate, all’inverno e alla
quasi immobilità delle giunture rigide; alla fine la musica
è così lenta che quasi si ferma e decompone. Benché il
compositore abbia scelto strumenti coevi al materiale
musicale eseguito, ha tuttavia precisato che la
strumentazione è soltanto «una suggestione – come se
Bach avesse suggerito una strumentazione per l’Arte
della fuga o per l’Offerta musicale». Gli Otto Frammenti
sono effettivamente un grande studio di contrappunto
che lascia molte questioni aperte sul piano esecutivo.
Come ha scritto Björn Nilsson, forse, secondo quanto
Clementi teorizzava già negli anni ’70, i suoi lavori
dovrebbero essere considerati alla stregua di epitaffi per
un’arte già scomparsa. E tuttavia, risplendono d’amore
per la musica e per la storia. Nell’intreccio delle parti
vibra la grande gioia per i piccoli frammenti di melodia,
la meraviglia per la simmetria dei suoni, per la bellezza
racchiusa perfino nel più flebile di essi. In nessun’altra
composizione di Clementi la sensazione d’una cultura al
capolinea è così profonda. «La fine deriva naturalmente
dalla saturazione e dalla stanchezza», così Clementi a
proposito della propria poetica, «ma non è mai
definitiva: tramite una desolata familiarità noi
improvvisamente precipitiamo nell’infinito e nell’eterno».
Roberto Fabbriciani esegue musica di Aldo Clementi
nella tournée in Nuova Zelanda e in Italia: il 10 ottobre
a Wellington, nel contesto del Concerto-conferenza
“Maderna e i nuovi percorsi del flauto nel secondo ’900”
Fantasia su roBErto FABbriCiAni e Parafrasi II, entrambi
per flauto e nastro magnetico, e l’11 ottobre Duetto per
flauto, clarinetto e due strumenti in eco, coadiuvato
dallo Stroma Ensemble; il 18 ottobre replicherà
entrambe le composizioni al Conservatorio di Fermo,
insieme agli studenti di quell’istituzione, diretti da Luisa
Curinga. Un eccezionale strumento d’approfondimento
dell’opera clementina è ora disponibile nel doppio
numero monografico della “Contemporary Music
Review” (XXX, 3-4, Taylor & Francis, 2011) intitolato
Aldo Clementi: Mirror of Time I e II. Una vasta platea di
musicologici e interpreti, italiani e anglosassoni (tra
questi Maria Rosa De Luca, Roberto Fabbriciani,
Gianluigi Mattietti, David Osmond-Smith, Roberto
Prosseda e Graziella Seminara) affronta in oltre 300
pagine da più prospettive diversi aspetti compositivi del
catalogo di Clementi, pubblicato a corredo dei saggi per
le cure di Dan Albertson, editor della doppia
monografia, e Gabriele Bonomo.
La serie di esecuzioni di Petrassi dell’autunno 2012 è
aperta dal recital di Alfonso Alberti il 4 ottobre
all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, nel quale saranno
eseguite le Invenzioni nn. 4, 5, 6, 8 per pianoforte. Il 5
ottobre il Teatro Monumental propone il Ritratto di Don
Chisciotte, balletto in un atto affidato all’Orquesta
Sinfónica de RTVE diretta da Jordi Bernacer. Daniele
Ruggieri e Caterina Pavan interpretano Dialogo
angelico per due flauti il 14 ottobre alle Sale Apollinee
del Gran Teatro La Fenice per la rassegna Ex Novo
Musica. Infine, Romanzetta per flauto e pianoforte è in
cartellone al V Festival del Ned Ensemble, Stagione
Concertistica “Città di Desenzano”, il 18 novembre,
con Roberto Fabbriciani e Massimiliano Damerini.
Goffredo Petrassi
Vede la luce nella sua completezza
un progetto trentennale, celebrano
il compositore il Pontino e Nuova
Consonanza, esce un doppio
volume di studi critici
Ennio Morricone
Rag in frantumi per pianoforte
è in cartellone il 25 ottobre al
Festival Spazio Musica di
Cagliari, nell’ambito d’un
concerto in collaborazione con
il New Made Ensemble e le
ESZ, nell’esecuzione di
Rossella Spinosa, solista del
New Made Ensemble.
7
Raffaele Grimaldi
Terra di passaggio
L e ESZ inaugurano quest’anno la collaborazione con
Nuovo autore ESZ
debutta alla Biennale
con una ricerca
incentrata sul ritmo
Raffaele Grimaldi. Classe 1980, italiano ma cresciuto in
Svizzera, si è diplomato in composizione al
Conservatorio di Salerno con Lucia Ronchetti e
perfezionato presso l’Accademia Nazionale Santa
Cecilia di Roma con Ivan Fedele. Vincitore di numerosi
riconoscimenti internazionali per la composizione e il
pianoforte – tra questi Valentino Bucchi (Roma) 2005,
Progetto Giovani Compositori (Forlì - Milano) 2007,
International Composition Competition Toru Takemitsu
(Tokyo) 2009, Gaudeamus Music Week (Amsterdam)
2011, Wiener Konzerthaus’s International Composing
Competition (Vienna) 2012 –, ha seguito masterclasses,
tra gli altri, di Salvatore Sciarrino, Brian Ferneyhough,
Hugues Doufourt, Georges Aperghis e Michael Jarrell.
Le sue composizioni sono state eseguite in Europa, in
Russia, negli USA e in Giappone, trasmesse da
numerose emittenti radiofoniche ed eseguite dalla Tokyo
Philharmonic Orchestra e da complessi come i Neue
Vocal Solisten, l’Ensemble Algoritmo, il Quartetto
Prometeo, e da direttori come Zsolt Nagy, Tetsuji Honna,
Marco Angius, Jacques Mercier, Flavio Emilio Scogna,
Frank Wörner, Philippe Nahon. È stato selezionato
dall’Ircam (Parigi) per il Cursus 1 in composizione e
musica elettronica per il 2008/09, e ha ottenuto la
residenza artistica presso la Cité Internationale des Arts.
Il 9 ottobre il 56° Festival Internazionale di Musica
Contemporanea della Biennale di Venezia propone al
Teatro alle Tese la prima esecuzione assoluta di Primal
(Hypnagogical Extended Space) per un percussionista,
nell’interpretazione di Simone Beneventi. Così presenta
l’Autore il nuovo lavoro: «Primal (Hypnagogical
Extended Space) è il primo brano in assoluto per
percussioni sole che ho scritto. Durante il periodo di
lavoro si sono schiusi progressivamente davanti a me
orizzonti sempre nuovi, vividi e inaspettati. Da parte mia
vi è stato da subito un approccio estremamente ludico,
disincantato, forse spregiudicato, il che mi ha trasportato
automaticamente poco alla volta verso un terreno molto
più profondo, di studio oserei dire. Immergersi in
ambienti sconosciuti determina quasi spesso un punto di
svolta, un cambiamento. O un punto di fuga. Le
metamorfosi di pensiero, di mano, di cuore, sono
necessarie affinché le nostre coscienze creative non
abbiano mai momenti di stallo, di riposo vuoto. Questo
Christophe Bertrand
lavoro ha appunto sancito per me una vera e propria
linea di demarcazione. Una specie di “terra di
passaggio”. La mia attenzione compositiva è stata
focalizzata in maniera piuttosto generale su una sorta di
“pulizia”, intesa come chiarezza, linearità,
comprensibilità. Necessità dell’essenziale. Di forma, di
suono, di pulsazione. Solo successivamente, “a causa”
del mio desiderio di inglobare informazioni poetiche
secondarie (tipiche dei miei lavori), delle scintille
concettuali hanno preso piede esplodendo poi nel
contesto musicale. A questo proposito, il sottotitolo
Hypnagogical Extended Space, spiega già buona parte
del lavoro sul piano concettuale. Lo stato “ipnagogico”
(chiamato anche illusione o allucinazione ipnagogica) è
un’esperienza che si verifica nella fase iniziale del
sonno, dove i sensi e la percezione del mondo esterno
sono completamente stravolti, essendo difficoltoso per il
soggetto distinguere l’allucinazione dalla realtà. Avendo
a disposizione un set di circa 50 percussioni ma un solo
strumentista, ho voluto immaginare un esecutore
“sdoppiato”, capace di una performance al limite delle
possibilità umane e dialogare con il suo “doppio” in una
vorticosa ed energica danza, al centro di mille
risonanze. Il brano è un continuo e frenetico alternarsi di
momenti di grande trasporto pulsante ad altri di estrema
piattezza. Il contrasto gioca un ruolo fondamentale e
ovviamente l’intenzione è fortemente focalizzata
sull’aspetto ritmico, su quel rapporto primitivo (o
primario) che intercorre fra ogni oggetto musicale e un
“battente”, gesto vitale per ogni strumento a
percussione. Primal vuol dire appunto “originario”. Alcuni
mesi prima di iniziare questo lavoro mi sono imbattuto
nella lettura di alcuni testi filosofici sulla questione del
ritmo che mi hanno colpito profondamente: Bergson,
Bachelard, Bayer e Raymond Court, di cui riporto una
citazione che a suo tempo mi ha emozionato
sensibilmente: «Il ritmo, nella sua armonicità, non è
tuttavia riposo o abbandono bensì, sempre di nuovo,
“poieticità”, “musicalità” attiva. Il ritmo, “articolazione
vissuta di due contrari primordiali, Dioniso e Apollo”, la
cui musicalità pervade ogni opera d’arte, è il senso
stesso del nostro tempo e della creatività che lo plasma
nell’oggettività dell’arte». (Le Musical, Parigi,
Klincksieck, 1976). Primal (Hypnagogical Extended
Space) è una commissione della Biennale di Venezia».
Un’arpa contro il tempo
Importante presenza delle opere di Christophe Bertrand
Prima cameristica
postuma alla Biennale
di Venezia, aggirando
Debussy
8
alla Biennale di Venezia, con una prima esecuzione
assoluta postuma e la prima esecuzione italiana del suo
ultimo lavoro per orchestra. Il 10 ottobre è infatti in
cartellone al Teatro Piccolo Arsenale Dall’inferno per
flauto, viola e arpa, affidato all’Ex Novo Ensemble.
Il 12 ottobre sarà invece Michel Tabachnik a guidare il
Radio-Sinfonieorchester Stuttgart des SWR in Okhtor
per orchestra. Questa la presentazione preparata dallo
stesso Bertrand del pezzo nuovo: «Dall’inferno è una
sorta di corsa contro l’orologio, in cui tutto è velocità,
cadute, trasformazioni. Come nella maggior parte dei
miei pezzi, mi sono creato preventivamente delle
“carceri d’invenzione”, per riprendere l’espressione di
Brian Ferneyhough. La “prigione” che m’impongo è
temperata dalla libertà “rapsodica” che, in un certo
senso, risiede nelle cellule. L’architettura generale del
pezzo risponde a dei criteri formali e proporzionali molto
precisi: ho scelto infatti di legare la serie di Fibonacci al
modello d’ondulazione. La musica è strutturalmente
frammentaria, ma processuale sul piano ideale. Inoltre
alcuni marcatori identificabili con grande facilità
costellano il pezzo per conferirgli un’unità, malgrado
l’eterogeneità delle idee messe in atto. La principale
difficoltà di questo organico è la presenza dell’arpa e
del suo funzionamento organico: il diatonismo e la
risonanza. Per ovviare al problema senza scordare
l’arpa, ho cercato di creare l’illusione che essa suoni dei
quarti di tono tramite l’ambiente microtonale degli altri
due strumenti che possono suonarne con facilità. Inoltre,
l’arpa suona spesso in modo secco, staccato, come se
un immenso strumento ad arco suonasse pizzicato.
Impossibile non evocare Debussy, è un mostro
impressionante: l’organico della sua sonata è così
referenziato, ancorato nell’inconscio del melomane che
è stato necessario evitare a tutti i costi ciò che avrebbe
potuto ricordare quel lavoro, tutti i topoi debussiani. Ho
bandito dunque i glissando e le atmosfere eteree, l’arpa
graziosa. Ma sarebbe stato un altro cliché utilizzare
l’arpa in modo aggressivo, percussivo; ho dovuto
pertanto trovare un giusto mezzo, e cercare di aprirmi
un cammino perché il pezzo mi assomigli e si stacchi dal
suo modello illustre». Di Christophe Bertrand è possibile
ascoltare Virya per flauto, clarinetto, pianoforte e
percussione il 25 ottobre al Teatro Vittoria di Torino, nel
contesto di “In Scena!”, Rassegna di Musica
Contemporanea della Associazione Fiarì Ensemble,
gruppo che per l’occasione sarà diretto da Marilena
Solavagione.
Giovanni Verrando
Ripensare la grammatica
L’ Associazione Amici di Musica/Realtà, in occasione
del concerto di celebrazione degli 80 anni di Giacomo
Manzoni, ha commissionato a Giovanni Verrando
Grammatica dell’inarmonico per ensemble amplificato e
elettronica, che sarà proposto in prima esecuzione
assoluta l’11 ottobre presso il Conservatorio “G. Verdi” di
Milano con replica il 12 ottobre al Teatro Piccolo
Arsenale di Venezia, per il 56° Festival Internazionale di
Musica Contemporanea della Biennale,
nell’interpretazione dell’Ensemble Risognanze diretto da
Tito Ceccherini. Spiega l’Autore: «Gli elementi che hanno
generato la struttura di Grammatica dell’inarmonico, che
ne compongono il codice genetico, sono di natura
molteplice e diversa: l’uso della psicoacustica come
disciplina che offre elementi grammaticali pronti per la
composizione; un ripensamento del concetto di
grammatica musicale, anche sulla base degli studi sulle
strutture sintattiche compiuti da Noam Chomsky.
La grammatica diventa così una disciplina più dinamica e
creativa, meno assertiva e statica, anche a causa delle
complesse proprietà dell’inarmonico; l’inarmonico infatti è
il regno della molteplicità dei dati e dei punti di vista.
Come tale, esso non dà luogo a una sola o comunque a
una principale soluzione grammaticale, a un unico
corpus di elementi adeguati, ma apre la valutazione sulla
grammaticalità delle componenti spostandola nella
relazione con lo scopo, con l’argomento tecnico o gli
argomenti tecnici di volta in volta presi in considerazione.
In Grammatica dell’inarmonico è valutato adeguato
quell’elemento grammaticale che si presenti come tale
solo in relazione a uno scopo finito e particolare.
“Grammaticale” dunque è ciò che corrisponde ai dati
tecnici da me perseguiti ed è coerente con gli scopi
compositivi dichiarati per una specifica sezione del brano
(per esempio, una soglia di brillantezza del suono,
oppure una soglia di inarmonicità). “Agrammaticale”, tutto
il resto. Fondamentale è anche la distinzione in quattro
Marco Momi
famiglie di suoni: 1) inarmonici omogenei, quei rumori
che presentano grandi fasce di frequenze
omogeneamente occupate e che vengono definiti con
nomi propri (rumore bianco, rumore rosa, brownian
noise, rumore blu e così via); 2) inarmonici eterogenei,
quei suoni che presentano componenti spettrali non
proporzionali fra loro (Hz), distribuite con densità
spettrale diversa, in modo da non produrre né frequenze
fondamentali percepibili (note), né grandi fasce
omogenee che prevalgano sulle altre componenti; 3)
armonici distorti, quei suoni nei quali siano percepibili
allo stesso modo frequenze armoniche e inarmoniche; 4)
suoni armonici. Infine, è essenziale il lavoro sulla nuova
liuteria. Per ottenere tutto ciò (per poter cioè lavorare sui
dettagli spettrali inarmonici) gli strumenti dell’ensemble
sono amplificati e piuttosto stravolti nella tecnica
esecutiva. Gli strumentisti ad arco suonano con più
archetti, preparati con strisce di cartone o polietilene, che
vengono sfregati direttamente sulle corde in luogo del
crine. Ciò allo scopo di accrescere la quota di elementi
inarmonici interni ai suoni prodotti dagli archi. Ai suoni
elettronici sono affidate le sorti del suono generalmente
inarmonico di tutto il brano». È uscito ufficialmente in
settembre per le ESZ La nuova liuteria: orchestrazione,
grammatica, estetica, importante pubblicazione
realizzata da Giovanni Verrando in collaborazione con gli
studenti delle classi di teoria della composizione e
orchestrazione del Conservatorio di Lugano, sotto la
direzione e la supervisione dello stesso compositore, con
prefazione di Pierre Albert Castanet. Nato dalla
collaborazione con la Divisione Ricerca e Sviluppo della
Scuola Universitaria di Musica - SUPSI del Conservatorio
della Svizzera Italiana di Lugano, il libro, presentato nello
scorso numero di ESZ News, rappresenta l’esito
conclusivo di un progetto di ricerca della durata di due
anni svolto dallo stesso Verrando. È attualmente in
preparazione l’edizione inglese del testo.
Il concetto di “inarmonico”
al centro del nuovo lavoro
in prima a Milano e alla
Biennale di Venezia
Rivelazione compiuta
Giunge alla prima esecuzione integrale il 13 gennaio
2013, all’Espace de Projection dell’Ircam, il ciclo Iconica,
affidato ai Solistes XXI e all’Ensemble L’Itinéraire, sotto
la direzione di Rachid Safir. Nella sua configurazione
definitiva, il ciclo comporta Iconica per soprano e
ensemble, Iconica II per ensemble, Iconica III per sei voci
su testo di Filippo Farinelli e Iconica IV per trio d’archi,
flauto, clarinetto, pianoforte preparato e live electronics.
La realizzazione informatica musicale Ircam spetta
all’Autore, che così spiega il progetto: «Credo che
l’espressione più adatta per definire la serie di brani
intitolati Iconica sia “ciclo involontario”. Si tratta di quattro
lavori per ensemble strumentale, vocale, con e senza
elettronica (presente solo nell’ultimo brano). Ogni brano
è una raccolta di miniature, e tutti (tranne in Iconica III
che è per sei voci a cappella) si concludono con una
cadenza per pianoforte (strumento centrale in tutta la mia
produzione). L’unità, dunque, non risiede in un piano
programmatico, ma nella condivisione di elementi formali
e di vere e proprie sezioni che ritornano limate nell’arco
del ciclo. La scrittura inizia nel 2006, al termine della mia
formazione nei Conservatori e termina nel 2010 con
l’ultima esperienza di perfezionamento presso l’Ircam.
Per la realizzazione del primo (Iconica) dedicai un anno
intero, un periodo particolarmente denso di domande, di
senso di distacco e di sfida nel ridefinire alcune categorie
del pensiero compositivo che fino ad allora avevo
semplicemente condiviso, confortato dal fatto di averle
apprese. Il ciclo si esaurisce quando presi coscienza che
stavo formalizzando ciò che fino a poco tempo prima era
per me una incognita. Definire senza formalizzare e
quindi, se necessario, ripetere piuttosto che replicare
strutture. Scolpire una dimensione percettiva audace,
asciutta e potente attraverso il lavoro di cesello, la
sfumatura che svela il dettaglio e lo stesso che diventa
colonna portante dell’ascolto. L’equilibrismo tra
percezione della forma attraverso macrofigure e la
creazione di un tempo che diventa saliente in ogni istante
si realizza attraverso la rinuncia del processo. Il tentativo
è quello di creare un meccanismo di rivelazione continua,
per non accondiscendere alla consolatoria ricostruzione
logica dell’ascolto. La sensazione di una scoperta tattile.
La materia che ho tenuto tra le mani è di per sé neutra e
fissa. Ogni miniatura che compone i brani si presenta
come inequivocabile e alquanto anonima nel suo DNA:
scale, multifonici, suoni distorti, oggetti privati del loro
uso comune (megafoni), glissandi... ogni suono è però
“scoperto”: l’interprete è chiamato ad agire senza rete di
salvataggio, è obbligato a interpretare, a considerare
ogni intervento come determinante, nel rispetto dei
fondamentali più spietati della musica da camera». La
prima del progetto completo, in programma nell’ambito
d’un concerto che si realizza come coproduzione tra
Ircam-Centre Pompidou, L’Itinéraire e Les Solistes XXI,
sarà trasmessa in diretta da France Musique. Nel mese
di ottobre è possibile ascoltare musica di Marco Momi
alla Fondazione Prometeo di Parma, per il Festival
Traiettorie: Mario Caroli vi interpreterà il 9 ottobre
Reloading vanishing per flauto solo; Iconica IV è
proposto in prima esecuzione italiana il 10 ottobre al
Teatro Piccolo Arsenale di Venezia per il 56° Festival
Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale
dall’Ex Novo Ensemble. Infine, verrà registrato da David
Brutti il 18 ottobre a Radio France, committente del
lavoro per il ciclo di trasmissioni “Alla breve”, Cinque nudi
per saxofono e Midi controller.
La lirica di Mario Luzi
accompagna e ispira la ricerca
di confine cara al compositore
Viene presentato nella sua
completezza all’Ircam un ciclo che
ha accompagnato gli anni di
perfezionamento del compositore
9
Michele dall’Ongaro
Per sedici corde
Michele dall’Ongaro presenta il 10 ottobre
Prosegue per Milano Musica
la serie dei quartetti, una
novità cameristica festeggia il
Contempoartensemble
Roberto Fabbriciani
Roberto Fabbriciani esegue
due composizioni proprie:
Suoni per Gigi per flauto e
nastro magnetico il 4 ottobre a
Wellington (Nuova Zelanda) e il
18 ottobre al Conservatorio di
Fermo; Motion capture per
flauto iperbasso elaborato
tramite motion capture e live
electronics il 21 novembre alla
Scuola Normale di Pisa, con
Walter Neri alla regia del
suono.
all’Auditorium San Fedele di Milano, nel contesto del
Festival di Milano Musica, il Quartetto n. 6,
nell’esecuzione del Quartetto di Cremona. Così lo
descrive l’Autore: «Il Quartetto n. 6 è un lavoro piuttosto
breve che però mi ha impegnato più di quanto forse non
possa sembrare all’ascolto. Tutto nasce da un corale
(spesso la “brutta” di un mio lavoro è solo una paginetta
con 3 o 4 accordi collegati da criteri di tensione
armonica che ho elaborato in questi anni di lavoro).
Questo reticolo griglia è continuamente interrotto,
disturbato da processi che colgono alcune figure
apparentemente secondarie (parte integrante del
percorso verticale) che vengono sviluppate
orizzontalmente. Il tessuto diventa elastico e addirittura
si sfrangia con vistose smagliature che ne stressano la
tenuta mettendone a dura prova la resistenza. È per
questo che infine il tutto si raccoglie intorno a una specie
di buco nero, un mulinello che trasporta il materiale in
un’altra dimensione dove tutto cambia, galleggia in un
limbo denso di liquido amniotico dove la tentazione del
canto e la sua negazione convivono in un’apparente
complementarietà fino al dissolvimento finale. È questa
l’unica zona in cui i ruoli dei quattro strumenti si
specializzano rispetto a una scrittura che, al contrario
degli altri miei quartetti precedenti, trasforma il
complesso in un unico strumento a 16 corde».
Commenta Paolo Petazzi: «Il peso della storia del
genere più illustre della musica da camera non è sentito
dal compositore come tarpante o condizionante, anche
perché non c’è alcuna intenzione di rivisitare il genere
nelle sue caratteristiche formali storiche, ma di sfruttare
le infinite e straordinarie possibilità dello scrivere per
quattro archi. Nel sommesso inizio incontriamo subito un
“personaggio” determinante: dopo poche battute con
note tenute e suoni isolati pizzicati, ascoltiamo note
rapidamente ripetute con il colpo d’arco chiamato jeté
(gettato) col legno, perché consiste nel far rimbalzare
l’arco “gettandolo” sulla corda (in questo caso dalla
parte del legno). Anche senza “gettato” le potenzialità
delle figure basate su note ripetute sono esplorate
mutando fra l’altro registri, spessori, durate. Dal
sommesso inizio la scrittura si carica di tensioni, è
portata a rotture. Altri elementi entrano in gioco, il
discorso si apre a forti contrasti e culmini drammatici.
Non tenterò di seguirne ogni svolta; ma vorrei
richiamare l’attenzione almeno sulle sezioni conclusive,
dove la logica consequenziale di quanto precede
sembra lasciar spazio a svolte sorprendenti per
l’ascoltatore. Grandi figure arpeggiate invadono lo
spazio sonoro, coinvolgendo spesso tutti e quattro gli
interpreti in gesti virtuosistici che a poco a poco si
sfasano, attraverso l’introduzione di ritmi e metri
divergenti e l’uso di suoni armonici. E mentre la
macchina si sfilaccia, si profila un intenso anelito di
canto. Il secondo violino si stacca dalla girandola degli
Jean-Luc Hervé
Il 21 settembre è stato possibile ascoltare a Bilbao
Amplitude per violoncello solo, nell’interpretazione di
Séverine Ballon, solista dell’Ensemble Sillages. L’Ex
Novo Ensemble propone in prima esecuzione italiana
Réplique per cinque musicisti e elettronica il 10 ottobre
al Teatro Piccolo Arsenale di Venezia nel contesto del
56° Festival Internazionale di Musica Contemporanea.
10
altri, ed è seguito dalla viola. La viola propone un’idea
cantabile nuova (tra i suoni armonici degli altri
strumenti); ma anche questo e i successivi tentativi
vengono ostacolati e interrotti: non trova spazio un
melos dal respiro continuo come quello della viola da cui
prendeva le mosse il Quinto Quartetto». Il Quartetto n. 5
per archi sarà riproposto in autunno dal Quartetto
Bernini in collaborazione con l’Associazione Roma
Sinfonietta. Vingt ans après... per flauto, clarinetto,
pianoforte, violino, viola e violoncello, commissione del
Contempoartensemble, sarà proposto sempre il
prossimo autunno a Firenze per il Contempoartefestival
dal gruppo committente diretto da Mauro Ceccanti.
Spiega dall’Ongaro: «Il titolo fa esplicito riferimento al
secondo episodio delle gesta dei tre, anzi quattro
moschettieri. E un po’ sono davvero eroi i musicisti del
festeggiato ensemble che, come moschettieri, difendono
non il vessillo dei cugini d’Oltralpe bensì quello più
fragile dell’ars nova e anzi novissima a costo di sacrifici
che solo loro stessi, i sodali e i famigli possono
conoscere dettagliatamente. Dunque una pagina che
vuole essere un ringraziamento e un auspicio per un
futuro luminoso. Impossibile poi scrivere per il
Contempoartensemble (mai nome mise a più dura prova
il correttore automatico dei programmi di videoscrittura)
senza immaginarne fisicamente i protagonisti, senza
avere bene presente il sorriso, l’entusiasmo e la
musicalità della stirpe dei Ceccanti e dei loro soci.
Quindi scrivere questa breve pagina è stato un modo
per passare del tempo in loro compagnia ed esprimere
così la più profonda gratitudine per la loro benemerita
missione». Michele dall’Ongaro è il compositore
protagonista della stagione 2012 dell’Ensemble
Musagète per la rassegna “Pomeriggio tra le Musiche”,
ospitata a Vicenza alle Gallerie d’Italia di Palazzo Leoni
Montanari. Sono in programma il 9 settembre
l’Invenzione a due voci n. 2 per flauto e clarinetto, il 30
settembre Trenodia per flauto, clarinetto e violino, il 7
ottobre il Notturno n. 1 per violino, violoncello e
pianoforte, il 9 dicembre Berceuse in frantumi per due
violini. Il 12 settembre il Festival MITO Settembre
Musica ha proposto a Torino Ad libitum per flauto,
clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e vibrafono,
nell’interpretazione dell’Ensemble Antidogma. Il 19
ottobre l’Orchestra della Toscana diretta da Fabio
Maestri esegue al Teatro Verdi per il Festival Play It!
Festschrift per quattordici strumenti. L’Ex Novo
Ensemble propone invece Zero per flauto, clarinetto,
violino, violoncello e pianoforte il 15 novembre a
Macerata, per la Stagione dell’Associazione Musicale
Appassionata, e il 25 novembre a Pordenone, per il
Festival Internazionale di Musica Sacra. Infine, il 2
dicembre il Freon Ensemble diretto da Stefano Cardi
propone Danni collaterali per violoncello e piccolo
ensemble a Roma nella Sala Casella dell’Accademia
Filarmonica Romana, per il Festival di Nuova Consonanza.
L’Ensemble L’Itinéraire esegue il 25 ottobre a Vilnius
(Lituania) Intérieur rouge per ottavino, clarinetto, violino,
violoncello e pianoforte. Infine, è in cartellone l’8
dicembre alla Musik-Akademie Basel Ein/aus per
ensemble, nell’interpretazione dell’Ensemble Diagonale
diretto da Marcus Weiss.
È disponibile on line il catalogo delle Edizioni Suvini Zerboni.
Tutte le opere da noi pubblicate sono consultabili all’indirizzo www.esz.it.
Un potente, completo e efficace motore di ricerca permetterà di consultare il nostro catalogo
e di fare ricerche per strumento, organici, titolo, autore.
Inoltre si potrà accedere a utili informazioni come le biografie degli autori,
notizie sulle composizioni, prime esecuzioni, novità editoriali.
Giorgio Colombo Taccani
Voci solitarie
L a prima esecuzione di L’image oubliée per pianoforte
è prevista il 1° ottobre al Teatro di Marcello di Roma,
all’interno del Festival delle Nazioni; ne sarà interprete
Adele D’Aronzo, dedicaria del brano. Spiega il
compositore: «In occasione del 150° della nascita di
Claude Debussy mi è stato richiesto questo nuovo
breve lavoro pianistico che, con immenso rispetto,
prende spunto dalle prime due battute dell’Hommage à
Rameau dalle Images. Esse diventano sia la base
strutturale dell’intero percorso, dilatandosi in modo da
coprirne l’intero tragitto, sia la materia costitutiva di una
innumerevole quantità di elaborazioni locali. Escluso a
priori qualsiasi riferimento stilistico diretto ed ancora di
più l’esplicita citazione, si determina comunque un
colore armonico spesso legato diatonicamente allo
spunto di partenza, all’interno di una scrittura pianistica
privilegiante la risonanza e la liquidità». Restless White,
per flauto solo, verrà presentato in prima assoluta il 4
ottobre a Wellington (Nuova Zelanda); prestigioso
esecutore sarà il dedicatario Roberto Fabbriciani, che
replicherà in prima italiana il brano il 18 novembre
all’Auditorium Celesti di Desenzano nell’ambito del V
Festival del Ned Ensemble. Dice l’Autore: «Come si
può intuire dal titolo il lavoro è caratterizzato da un
incedere costantemente ansioso e inquieto; assente
qualsiasi tendenza melodico-cantabile, il percorso è
guidato da minimi gesti spesso iterati con regolarità
quasi maniacale e in questa prospettiva fortemente
espressiva vengono utilizzate con decisione le risorse
timbriche, tradizionali o di recente acquisizione, che il
flauto può presentare. La traiettoria narrativa non segue
quindi un percorso rettilineo, pur trovando attorno alla
fine il suo climax, quanto piuttosto un andamento a
spirale, nell’ambito del quale gli elementi tornano senza
una reale evoluzione del discorso. Sotterraneamente, a
rendere coerente il tutto, rimane la caleidoscopica
presenza di un breve frammento di sette suoni,
elemento generatore dell’intero lavoro». Il 19 ottobre,
nell’ambito della seconda edizione del Festival Play It!,
al Teatro Verdi di Firenze verrà presentato in prima
assoluta Dura roccia per fagotto e orchestra d’archi;
solista sarà Paolo Carlini, dedicatario del brano
unitamente all’Orchestra della Toscana, per l’occasione
diretta da Francesco Lanzillotta. Dice Colombo Taccani:
«Dura roccia rappresenta una nuova tappa nel
percorso che mi vede da sempre affascinato dagli
strumenti gravi. Il titolo (lo si immagini in inglese…)
rimanda alla rudezza e all’aggressività che il lavoro
conosce nella maggior parte del suo tragitto. Due
situazioni di segno opposto si evolvono alternandosi: la
prima è basata sull’incedere umoralmente cadenzale e
violento del solista ed è contrapposta al carattere
risonante e tendenzialmente lirico – sia pure sempre
incrinato da spinte più o meno sotterranee alla
disgregazione – della seconda. Ciò si protrae per tutto il
corso del brano, vedendo gli archi sempre pronti a
espandere e a valorizzare quanto proposto dal fagotto.
Estremo approdo è rappresentato dal paradossale
incantamento del solista sul suono acuto finale, sotto al
quale gli archi dispongono i loro ultimi interventi, ormai
Maurilio Cacciatore
La Biennale di Venezia, 56° Festival Internazionale di
Musica Contemporanea, ospita per la prima volta in
Italia, tra il 6 e il 13 ottobre, Apparaître, disparaître, se
cacher, installazione elettroacustica interattiva, affidata
alla realizzazione informatica di Simone Conforti.
Impuro minimo per violino, violoncello e pianoforte è in
cartellone il 25 ottobre al Festival Spazio Musica di
Cagliari, nell’ambito di un concerto in collaborazione
con il New Made Ensemble e le ESZ, nell’esecuzione
del New Made Ensemble: Raffaello Negri, violino,
incapaci di forzare altrove il cammino». Una
destinazione strumentale decisamente inconsueta per
Lybra, che verrà presentato il 20 ottobre presso il
Palazzo Chigi di Ariccia (Roma) da Jessica Horsley: il
lavoro, commissionato da Ars Braemia (Svizzera), è
infatti scritto per baryton, strumento affine alla viola da
gamba e caratterizzato dalla presenza di un numero
variabile di corde sul retro dello strumento, che, oltre a
vibrare per simpatia, possono essere pizzicate dal
pollice della mano sinistra; per questo strumento, molto
amato dal principe Esterházy ma caduto presto in
disuso, rimangono numerose pagine di Haydn e di
Tomasini. Spiega il compositore: «A partire da un breve
spunto haydniano Lybra segue un percorso guidato dal
ritorno costante di alcune figure principali, individuate
fra quelle che possano mettere in risalto le
caratteristiche sorprendenti del baryton; assumono
quindi un ruolo decisivo sia gli ampi disegni arpeggiati
con scansione quasi regolare che aprono il pezzo,
come le figure discendenti divise fra corde anteriori e
posteriori. Digressioni locali increspano il cammino, in
un clima sempre mobile e vitale». Ricordiamo inoltre
alcune esecuzioni avvenute nell’ultimo periodo: Soleil
levant, dai Due pezzi per flauto basso è stato ripreso da
Laura Chislett-Jones presso la Grammar School di
Sydney il 2 giugno; il 16 giugno, alla Hochschule für
Musik di Basilea, Stojan Krkuleski al clarinetto, Elia
Portabales alla viola e Gaelle Levevre al violoncello
hanno ripresentato Eco; il 1° luglio Avvoltoi per voce e
quattro strumenti, nell’ambito del Festival di Bellagio e
del Lago di Como, è stato nuovamente eseguito da
Akiko Kozato e dal New Made Ensemble diretto da
Alessandro Calcagnile; nel programma dello stesso
Festival, il 9 settembre, è avvenuta una nuova
esecuzione di Nox, Tellus per voce sola, sempre ad
opera di Akiko Kozato; L’àgnili per voce e pianoforte su
due poesie in sardo di Pompeo Calvia è stato eseguito
il 12 luglio nella rassegna Suono Immagine presso il
Conservatorio di Milano; il 5 settembre è stata invece
la volta di Antilia per ottavino e chitarra, rieseguito
dall’Antilia Duo all’interno del progetto Irid. Visual
Concert, presentato all’Auditorium Lattuada di Milano;
Eco celata entro braci ardenti, per flauto e
clavicembalo, è stato ripreso il 7 settembre dal Duo
Novecembalo a Porretta Terme, nell’ambito del Festival
Nuovi Orizzonti Sonori; il 23 settembre al Tokyo Opera
City gli strumentisti del Nomad Ensemble hanno
riproposto Richiamo da lontano per flauto e clarinetto; il
24 settembre, nella chiesa di St. Martin-within-Ludgate
di Londra Laura Chislett-Jones e Thomas Jones hanno
infine ripresentato Luz per flauto e violino. Il 25 ottobre
Avvoltoi per voce e quattro strumenti su una poesia di
Simon Pederek viene ripreso al Festival Spazio Musica
di Cagliari da Akiko Kozato e dal New Made Ensemble
diretto da Alessandro Calcagnile, nell’ambito di un
concerto in collaborazione con il New Made Ensemble
e le ESZ. Il 27 ottobre infine il Duo Alterno eseguirà
L’Agnili per voce e pianoforte al Museo di Santa
Caterina di Treviso per il Festival “Finestre sul
Novecento”.
Guido Boselli, violoncello, e Rossella Spinosa,
pianoforte. Infine, l’Opéra de Lille propone il 7
dicembre Tamonontamo per quartetto vocale
amplificato, coro a 24 voci e live-electronics,
nell’interpretazione di Adèle Carlier, soprano, MariePaule Bonnemason, contralto, Stephan Olry, tenore,
Jean-Michel Durang, basso, e Les Cris de Paris diretti
da Geoffroy Jourdain. Spetta all’Ircam la realizzazione
del live electronics.
Tre prime per strumenti
soli, una quarta per solista
e orchestra
Giacomo Manzoni
Fabián Panisello dirige il 7
novembre all’Auditorio Nacional
de Música di Madrid il Plural
Ensemble in Musica notturna
per cinque fiati, pianoforte e
percussione.
Pagina da camera in prima
assoluta, quasi un intermezzo
11
Valerio Sannicandro
Tempi interiori
Termina col ricco menu di tre prime esecuzioni
Tre prime coronano la residenza
del compositore presso il
Philharmonisches Orchester
Cottbus
assolute la residenza di Valerio Sannicandro presso il
Philharmonisches Orchester Cottbus. Nell’ordine
saranno presentati da quella compagine, allo
Staatstheater Cottbus, Sutras per orchestra e suoni
elettronici, il 30 novembre e il 2 dicembre, con la
direzione di Will Humburg e la responsabilità del sound
projection dell’Autore; a seguire un dittico per orchestra:
Windströme l’11 e il 13 gennaio, sotto la bacchetta di
Marc Niemann, e Seelenströme, il 22 e il 24 febbraio,
direttore Evan Christ. Così il compositore presenta
questa messe creativa: «In Sutras i tre “sutra” cantati
dalla giapponese Tone Akemi, incontrata per un caso in
un monastero di Kyoto, sono trasformati
elettronicamente e proiettati in modo da costituire un
“solista” affiancato all’ensemble strumentale. Questo,
costituito da tredici fiati (in maggioranza ottoni),
percussioni e contrabbassi, disposto attorno al
pubblico, estende e amplifica i suoni vocali producendo
un effetto sonoro “immersivo”. Un canto senza luogo né
tempo, di una religiosità estremamente umana perché
passionale, s’impossessa dello spazio intorno e dentro
di noi: gli strumenti (grazie a sordine di vario tipo)
imitano i suoni del canto e lo estendono e arricchiscono
con sonorità estremamente cangianti, quasi a simulare
l’ascolto in un luogo inconsueto, ampio, aperto verso
l’esterno. Le percussioni, con i loro continui impulsi,
sottolineano il carattere di un rituale con una continua
osmosi tra presente e ricordo, un momento tanto forte e
marcato quanto onirico». Andrà invece inteso in questi
termini il dittico orchestrale Windströme/Seelenströme,
«composto da due brevi (ca. 6 minuti l’uno) ma
estremamente caratterizzati lavori per orchestra. Sulla
scia dell’idea di una composizione musicale che
trascenda il semplice hic et nunc (come in Ius Lucis)
questi due pezzi nascono quasi come un esperimento:
potrò in futuro, grazie alle tecniche dell’elettronica
Federico Gardella
musicale creare, tra due orchestre fra loro distanti che
suonano in sincrono ognuna uno dei due pezzi, una
terza composizione che combina e reinterpreta gli
elementi musicali in una differente prospettiva
musicale? Per adesso però descriverò queste due idee
musicali così precise: il primo dei due (Windströme)
presenta sonorità che ricordano il vento (con
pochissime altezze riconoscibili), il secondo
(Seelenströme) è fatto di linee melodiche microtonali e
fittissime, spesso frammentate che si aggregano e si
diradano, sempre in ppp. Fedele all’idea antica che
l’anima sia identificabile col respiro, la concezione di
questo dittico con la sua capacità di introspezione
dell’apparato orchestrale, sposta l’accento espressivo
in una dimensione antiretorica (pochissime impennate
dinamiche, una distesa di particelle in movimenti
microscopici e in modo uniforme al limite dell’udibile),
si fissa su un’idea, su uno spazio ma anche su una
moltitudine di tempi...». Questo autunno è possibile
ascoltare musica di Valerio Sannicandro il 21
settembre al Folkwang Museum di Essen, dove l’Emex Ensemble diretto da Ch.M. Wagner esegue Lasco
per quattro archi, pianoforte (con assistente) e
percussione; il 24 settembre al Mon-naka Tenjo Hall di
Tokyo, che ospita Shinya Hashimoto e Simihisa Arima,
interpreti di Sonnet X per tuba e live electronics; il 25
ottobre al Festival Spazio Musica di Cagliari,
nell’ambito di un concerto in collaborazione con il New
Made Ensemble e le ESZ in cui sarà eseguito Renga
per voce e quattro strumenti, nell’interpretazione di
Akiko Kozato e del New Made Ensemble diretto da
Alessandro Calcagnile; infine il 27 ottobre allo Jayu
Theater del Seoul Arts Center, dove l’E-mex Ensemble
sarà protagonista di un’ulteriore ripresa, quella di
Epistolae III per flauto basso, percussioni e live
electronics.
Risonanze strumentali
Due prime nell’autunno di Federico Gardella. Il 3
La relazione tra “voci” al centro
della ricerca, mentre prende
forma il progetto lirico legato alla
doppia residenza francese
12
novembre Annamaria Morini eseguirà a Riva presso
Chieri (Torino), per la rassegna Rive Gauche Concerti,
Cinque cori notturni sotto la costa per flauto contralto.
Spiega l’Autore: «L’evoluzione degli strumenti monodici
s’intreccia, non di rado, con la storia del contrappunto:
reale o virtuale, il contrappunto rappresenta per questi
strumenti una condizione a cui tendere nel percorso di
messa a fuoco della propria personalità sonora; mi
sono chiesto, allora, se sia possibile immaginare per
questi strumenti una scrittura corale in cui declinare
quell’idea di contrappunto. Pensare uno strumento in
analogia con un coro significa riflettere sulle sue
complessità timbriche, ma significa anche imparare a
pensare il “solo” come potenzialità di una “moltitudine”;
in questi Cinque cori notturni sotto la costa per flauto
contralto la progressiva definizione di un suono corale
coincide con il percorso nella forma: la “storia” di
ognuna di queste brevi composizioni procede
attraverso la costruzione di un’identità corale, espressa
da uno strumento solo». Il 3 dicembre viene invece
proposta alla Compagnie Nationale de Théâtre Lyrique
et Musical Arcal di Parigi, in forma di maquette di
presentazione limitata alla I e alla III scena, Sirènes,
opera da camera in un atto su libretto di Emmanuel
Darley da un frammento di Licofrone, con replica il 4
dicembre al Grand Atelier dell’Abbaye de Royaumont.
Ne saranno interpreti Dorothée Lorthiois, Sirène 1,
Chantal Santon, Sirène 2, Caroline Meng, Sirène 3,
Benjamin Alunni, Ulysse e l’Ensemble Cairn diretto da
Guillaume Bourgogne; cura la regia Jean De Pange.
Racconta Gardella: «In un frammento dell’Alessandra, il
poeta greco Licofrone, vissuto nel IV secolo a.C, ci
narra la morte delle sirene: l’imbarcazione di Ulisse si
allontana dagli scogli presidiati dalle sirene e le tre
donne uccello, come vuole la mitologia classica,
decidono di suicidarsi lanciandosi sulle rocce senza
spiegare le ali. È questo il punto di partenza di Sirènes,
al centro del progetto di residenza presso la
Compagnie Nationale de Théâtre Lyrique et Musical
Arcal di Parigi e la Fondation Royaumont. La solitudine
delle sirene e l’orrore nei confronti di un destino in cui
tutto è già scritto sono amplificati dalla presenza di una
natura immobile e indifferente: ho immaginato allora
una scrittura strumentale indipendente rispetto
all’intreccio delle voci, un luogo di risonanze in cui i
personaggi vengono calati e si trovano ad agire».
Nel frattempo sarà possibile ascoltare di Federico
Gardella Tre studi per riscoprire l’alba per pianoforte, il
4 ottobre all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi,
nell’interpretazione di Alfonso Alberti, e gli
Hofmannsthal-Mikro-Lieder per voce femminile, violino
e violoncello il 25 ottobre al Festival Spazio Musica di
Cagliari, nell’ambito di un concerto in collaborazione
con il New Made Ensemble e le ESZ, nell’esecuzione
del New Made Ensemble: Akiko Kozato, voce, Raffaello
Negri, violino e Guido Boselli, violoncello.
Malika Kishino
Giardino sonoro
Prima esecuzione assoluta il 3 novembre al Tokyo-
shohken Hall per Malika Kishino. Shuretsu Miyashita II
interpreterà Monochromer Garten IV per koto a 30
corde. Spiega l’Autrice: «Monochromer Garten IV è una
sequenza della mia serie Monochromer Garten in cui
mi concentro su organici ridotti, da uno a tre musicisti.
Tento con questa serie di rappresentare i caratteri e
l’estetica del giardino giapponese, così come il
processo della sua architettura. Un mondo argenteo,
la notte, tegole nere coperte di neve, luce riflessa,
spazio, silenzio… Volevo rappresentare col suono una
tale immagine di giardino, vista attraverso la finestra di
un tempio di Kyoto. La scena notturna del giardino era
come un dipinto a inchiostro di china, un’opera d’arte
in bianco e nero. Vi ho trovato un’epitome di bellezza,
e allo stesso tempo mi ha fatto riflettere
sull’apprezzamento della bellezza. Secondo Shinichi
Hisamatsu (1889-1980), filosofo giapponese seguace
del buddismo zen, i caratteri generali delle espressioni
culturali giapponesi nelle belle arti possono essere
descritti secondo sette caratteristiche collegate tra loro:
asimmetria, semplicità, austera sublimità, naturalezza,
sottile profondità, libertà dall’attaccamento e tranquillità.
Ogni arte bella, inclusa l’architettura di paesaggi,
potrebbe possedere tutte e sette le caratteristiche, che
Pasquale Corrado
nella loro inseparabilità formano un intero perfetto.
Nella serie Monochromer Garden considero la
composizione come composizione di architettura di
paesaggi. Invece di materiali come pietre, elementi
acquatici, muschio, cespugli, sabbia e spazio per
comporre un giardino giapponese, uso dei materiali
sonori e il tempo per creare il mio pezzo. Specialmente
in Monochromer Garden IV ho cercato di far emergere
le peculiarità del koto a trenta corde, come il fascino del
suo suono profondo, i timbri ricchi, la vibrazione e la
risonanza provenienti da corde spesse, l’intensità ecc.
come materiali sonori. Ho voluto creare un universo di
bellezza con questi materiali per raggiungere una
riserva profonda della mia sensibilità. Monochromer
Garden IV è stato commissionato dalla virtuosa di koto
a trenta corde Shuretsu Miyashita II cui è dedicato». Il 3
e 4 agosto ha avuto luogo a Stoccarda l’esecuzione di
Dukkha per elettronica, composizione a tre canali per
l’installazione performativa interattiva Attitude diretta da
Sebastian Klemm con la collaborazione di numerosi
artisti ospiti. Il 24 settembre è stato proposto nel Monnaka Tenjo Hall di Tokyo Lebensfunke per grancassa e
elettronica, nell’interpretazione di Yoshiko Kanda e
Sumihisa Arima.
Una novità per koto, tassello
d’un progetto più ampio, s’ispira
all’estetica dell’architettura di
paesaggi giapponese
La luce e l’ombra
Doppia prima per Pasquale Corrado. Il 15 settembre
è stato eseguito al 4th International Pharos
Contemporary Music Festival di Delikipos (Cipro), Lux
Day per quartetto d’archi, con replica il 15 ottobre
all’Auditorium San Fedele di Milano per il Festival di
Milano Musica in collaborazione con il Centro Culturale
San Fedele. Interpreterà entrambi i concerti il Quartetto
Prometeo. Il 19 ottobre sarà invece la volta di Lux Day
Off per violino, violoncello, contrabbasso e pianoforte,
in cartellone all’Auditorium Montemezzi del
Conservatorio “E.F. Dall’Abaco” di Verona, nell’ambito
del Laboratorio sulla prassi esecutiva della Musica
Contemporanea. Andrea Mannucci vi guiderà Lucia
Zanela, violino, Eleuteria Arena, violoncello, Claudio
Borolomai, contrabbasso, e Adriano Ambrosini,
pianoforte. Con queste parole l’Autore presenta la
duplice novità: «Lux Day s’inserisce all’interno della
programmazione del Premio San Fedele che prevede,
per quest’anno, l’esecuzione di un quartetto per opera
del Quartetto Prometeo. Il pezzo rende omaggio al
canto XXXIII del Paradiso della Divina Commedia (in
particolare ai versi «O Somma Luce…») essendo,
quest’ultima, la guida immaginativa dell’edizione 2012
Martino Traversa
Suono cristallino
Il Festival Traiettorie di Parma ospita il 31 ottobre alla
Casa della Musica una prima esecuzione assoluta di
Martino Traversa: Red per violino solo, interpretato da
Hae-sun Kang, dedicataria del pezzo. In questi termini
l’Autore racconta quest’ultima avventura creativa:
«Quando ci si trova a dover scrivere un pezzo per HaeSun Kang, si ha l’impressione di vivere un’esperienza
unica, irripetibile. Il solo evocarne il nome equivale a
farci immaginare una dimensione e qualità del suono
fuori dall’ordinario, della limpidezza di un cristallo, frutto
di una tecnica magistrale e di sensibile intelligenza
interpretativa. Ed è proprio in riferimento a queste
caratteristiche della personalità musicale di Hae-Sun
Kang, che il brano che ne è seguito è stato pensato e
scritto. Non nascondo un certo entusiasmo nell’aver
ceduto, in alcuni passaggi, all’idea di tendere a una
del Premio. Lux Day è caratterizzato da un rapido
susseguirsi di estremizzazioni. In altre parole, il brano
è costruito sul repentino passaggio di sonorità
estreme: dal sottile al denso, dall’acuto al grave,
dall’impercettibile all’evidente. Il pezzo composto per il
Laboratorio di prassi esecutiva della Musica
Contemporanea al Conservatorio di Verona consiste in
una riscrittura di Lux Day, con l’aggiunta del pianoforte.
Si tratta di una sorta di lettura al negativo del Lux Day
originale, che ne stravolge la prospettiva e crea una
superficie d’ombra che ricalca i contorni luminosi della
precedente versione». Si segnalano infine due riprese:
Pulse per sei strumenti è stato eseguito il 14 settembre
al Bohemian National Hall at Czech Center di New
York, nel quadro del Moving Sounds Festival e
nell’interpretazione dell’Ensemble Mise-en; Raise Voice
per voce femminile e quattro strumenti è in cartellone il
25 ottobre al Festival Spazio Musica di Cagliari,
nell’ambito d’un concerto in collaborazione con il New
Made Ensemble e le ESZ, nell’esecuzione di Akiko
Kozato e del New Made Ensemble diretto da
Alessandro Calcagnile.
sorta di scrittura estrema, consapevole del fatto che,
grazie alla presenza di Hae-Sun, ne sarebbe
conseguito un risultato senza precedenti. La struttura a
sezioni di Red alterna movimenti rapidissimi ad altri più
calmi, riflessivi, eseguiti quasi sempre nel registro
medio del violino, poiché proprio in quest’ambito il
suono è in grado di affiorare in modo puro e
trasparente. Quello che ne è scaturito è un pezzo per
violino solo dalla scrittura tradizionale, in grado di
destare meraviglia all’ascoltatore per l’estrema energia,
la bellezza del suono e il fascino di un virtuosismo
tutt’altro che scontato». Il 14 novembre verranno
eseguiti alla University of California di Santa Barbara,
per lo UCSB’s Festival of Contemporary Arts and Digital
Media, Critical Path e NGC253, entrambi per suoni di
sintesi.
Due pagine “gemelle” per il
Premio San Fedele a Milano
Musica e per il Conservatorio
di Verona
Prima solistica al Festival
Traiettorie, interprete
Hae-Sun Kang
Pagina da camera in prima
assoluta, quasi un intermezzo
13
Eric Maestri
Associazioni d’idee
Due prime francesi per Eric Maestri. Il 22 settembre
Un unico principio ispiratore per
due prime in terra di Francia
l’Abbaye de Royaumont ha ospitato, per la rassegna
Voix Nouvelles 2012, Due parole (Endeared III) per
quartetto vocale femminile e quartetto d’archi.
Commissione Fondation Royaumont, il nuovo lavoro è
stato eseguito dalle soliste dell’Atelier Vocale de
Royaumont/Les Cris de Paris diretti da Geoffroy
Jourdain e dal Quartetto Diotima. Spiega l’Autore: «Due
parole si basa sull’associazione d’idee. Da una coppia
di parole ne seguono altre e la composizione del testo è
parallela alla composizione della musica, fino a essere,
quasi, la stessa cosa. Il brano presenta masse e
contrasti basati su armonie create dalla distorsione, per
modulazione di frequenza, di un pacchetto di altezze
che contrappunti successivi portano a dei profili. Se
posso descrivere in poche parole il brano, la
costruzione è in rapporto alla pura forma: la sorgente
sonora, la violenza dinamica e la costruzione armonica
mi avvicinano, sempre di più, al mondo di Edgard
Varèse». È invece Strasburgo, il 19 ottobre, il
palcoscenico, nell’ambito della manifestazione Without
Cage - Manifeste de Musique de Demain, di La visione
delle cose per ensemble e elettronica, interpretato
dall’Autore all’elettronica e dall’Ensemble Vortex,
committente del pezzo, che verrà riproposto il 31
ottobre a Ginevra, Radio de la Suisse Romande, e il 1°
novembre alla Gare du Nord di Basilea. In questi
termini Maestri racconta l’ispirazione del nuovo lavoro:
«L’idea di porsi davanti a un oggetto musicale e di
disseccarlo, di porlo nel tempo e nello spazio. La
Vittorio Montalti
Due prime in cui la ricerca
sonora è ispirata a Dante
e a Borges
Risuona il poeta
Due prime per Vittorio Montalti. Il 15 settembre sono
stati eseguiti per il 4th International Pharos
Contemporary Music Festival di
Delikipos (Cipro), Cinque studi sulla
dinamica della luce per quartetto
d’archi, con replica il 15 ottobre
all’Auditorium San Fedele di Milano per
il Festival di Milano Musica in
collaborazione con il Centro Culturale
San Fedele. Interpreterà entrambi i
concerti il Quartetto Prometeo. Con
queste parole l’Autore presenta il nuovo
lavoro: «I Cinque studi sulla dinamica
della luce sono una serie di brani che
declinano in diverse maniere il concetto
di luminosità. In particolare la luce
studiata in questi movimenti è quella del
Paradiso dantesco; ogni brano è ispirato a un passo
tratto dalla terza cantica della Divina Commedia: I. ...
più dolci in voce che in vista lucenti ... II. ... silenzio
puose a quella dolce lira, / e fece quietar le sante corde
/ che la destra del cielo allenta e tira. III. ... così si
veggion qui diritte e torte, / veloci e tarde, rinovando
vista, / le minuzie de’ corpi, lunghe e corte, / moversi
per lo raggio ... IV. ... e moto a moto e canto a canto
colse ... V. ... così da’ lumi che lì m’apparinno /
s’accogliea per la croce una melode / che mi rapiva,
sanza intender l’inno». Il 21 ottobre le Sale Apollinee
del Gran Teatro La Fenice di Venezia ospitano per la
rassegna Ex Novo Musica Labyrinthes per flauto basso
scrittura come oggettivazione e ricerca delle risonanze
psicologiche che gli elementi costitutivi della musica
provocano nell’associazione di idee. La logica di fondo
di questo nuovo brano consiste nel prendere gli
strumenti come oggetti, di mettere la musica e di porla
prima di comporla. Per la prima volta l’elettronica non
ha una sorgente anonima, come invece avviene nella
maggior parte dei pezzi elettronici, in cui le categorie di
arricchimento del materiale strumentale o di
contrappunto acustico alla partitura prevalgono. In
questo caso l’elettronica è uno strumento. Essendo il
suono elettronico difettivo, nel brano cerco di eliminare
il difetto equilibrando l’aspetto acustico e quello
strumentale. In questo senso trova una soluzione, a
mio parere, il discorso cominciato con Nono, in Sofferte
onde serene, e proseguito poi con Stroppa e lo sviluppo
della timée, un altoparlante che proietta sfericamente il
suono e localizza la sorgente. La visione delle cose è
un brano per questo strano oggetto nuovo, simile a uno
strumento senza esserlo, che racchiude l’elettronica in
una scatola. Questo passo dà il via ad altre ricerche, un
altoparlante modulare diviso tra magnete e membrana.
In questo senso La visione delle cose sperimenta
questo nuovo approccio al quale sono arrivato
passando attraverso molte esperienze di diffusione e di
composizione dell’elettronica». Negli stessi giorni, il 28
ottobre, il Festival di Milano Musica ospita
all’Auditorium San Fedele di Milano Celestografia per
soprano e quartetto d’archi, nell’esecuzione di Valentina
Coladonato e del Quartetto Prometeo.
e elettronica, commissione dell’Ex Novo Ensemble che
l’interpreterà nelle persone di Daniele Ruggieri, flauto, e
Alvise Vidolin, regia del suono. Spiega l’Autore:
«Nella composizione si sviluppa la descrizione
di un ipotetico labirinto e di possibili itinerari in
cui perdersi. Il viaggio all’interno di questa rete
costruisce una narrazione in cui gli elementi
musicali si alternano, si sovrappongono e si
trasformano l’uno nell’altro con ritorni a luoghi
già visitati. L’elettronica amplifica il percorso
strumentale, divenendone un’estensione. Si
creano così labirinti paralleli, diramazioni che
aprono la porta su dimensioni altre. Il brano è
inoltre un omaggio allo scrittore e poeta Jorge
Luis Borges e ai suoi labirinti, che ha scritto:
“Ossessivamente sogno di un labirinto piccolo,
pulito, al cui centro c’è un’anfora che ho quasi
toccato con le mani, che ho visto con i miei occhi, ma le
strade erano così contorte, così confuse, che una cosa
mi apparve chiara: sarei morto prima di arrivarci”». Altre
due pagine di Montalti vengono riprese in questa
stagione di festival: Ghiribizzo per chitarra è stato
proposto il 18 settembre alla Chiesa di San Maurizio al
Monastero Maggiore di Milano per il Festival MITO
Settembre Musica, nell’interpretazione di Luigi
Attademo. Don’t Shoot the Piano Players è invece in
cartellone il 12 ottobre alla Biennale di Venezia, 56°
Festival Internazionale di Musica Contemporanea, nella
Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, affidato al pianista
Ciro Longobardi.
Donatoni - Fedele - Solbiati
14
È uscito per l’etichetta Limen Classic & Contemporary
(CDE11-C012) il Cd dedicato dal Limen Ensemble,
diretto da Yoichi Sugiyama, a tre autori contemporanei.
Il programma, che spazia su oltre mezzo secolo di
musica italiana, prevede di Franco Donatoni Asar
(1964) e Solo (1969), entrambi per dieci strumenti ad
arco, di Ivan Fedele Nohtar (2009) per orchestra d’archi
e di Alessandro Solbiati Sette pezzi (1999), nella
versione per orchestra d’archi.
Andrea Mannucci
Melologhi di solitudine
Due le prime per Andrea Mannucci nell’arco di un
mese. Solo per flauto, sesto episodio di Homunculus
per voce recitante e quintetto di fiati, viene proposto da
Roberto Fabbriciani il 4 ottobre a Wellington (Nuova
Zelanda). Racconta l’Autore: «Mentre ero impegnato
nella composizione del melologo Homunculus su testo
di Marco Ongaro, ho ricevuto da Roberto Fabbriciani la
commissione d’un pezzo per flauto solo. Questa
sollecitazione mi ha spinto a scrivere per flauto solo il
sesto episodio del melologo, la cui atmosfera è definita
“solitaria” e “tesa” dal libretto». Il 4 novembre sarà
invece il V Festival del Ned Ensemble a ospitare
all’Auditorium Celesti di Desenzano Novembre dei vivi,
melologo per voce recitante e pianoforte, su testo di
Marco Ongaro, con Paolo Valerio, voce recitante, e
Maurizio Baglini, pianoforte. Mannucci racconta in
questi termini il nuovo pezzo: «La maledizione della
Sibilla, immortale quanto il suo invecchiamento, è la
fotografia della nuova era occidentale, quella della
sopravvivenza coatta, della resistenza a malattie
sempre meno definitive, sempre più procrastinabili
nell’illusione di un’eternità che non debba passare
attraverso la morte. Quando il mondo ha mostrato
ormai tutte le sue carte e la partita non offre che mere
ripetizioni, passioni reiterate nella loro sfumata
efficacia, verso una diminuzione progressiva senza
speranza di ripresa della smagliante forma iniziale, il
novembre dei morti, con la sua nebbia ingannata da un
sole che protrae la bella stagione oltre il suo tempo,
diventa quello dei vivi e riverbera la condizione indecisa
dei longevi preclusi ormai al fulgore di una giovinezza
spinta oltre il termine consueto. Il dilemma essenziale
tra procreazione e sterilità, tra bilanciamento e
squilibrio, giunti in età di consuntivo dopo che tutti i
preventivi si sono giocati nell’arco temporale di loro
competenza, esplode con lo stupore del sopravvissuto
abbarbicato a una longevità protrattasi in polemica con
il naturale periodo di fertilità assegnato ai viventi. Si
desidera riflettere sulla salita di un’agonia, o sulla
Festival del Ned Ensemble
Avrà luogo tra il novembre e il marzo 2013, in
collaborazione con la Stagione Concertistica “Città di
Desenzano”, il V Festival del Ned Ensemble, di cui
Mannucci cura la direzione artistica. L’edizione attuale
si presenta quest’anno con ambizioni e finalità
rinnovate, grazie al sostegno convinto dell’Assessore
alla Cultura del Comune di Desenzano Antonella
Soccini e del Sindaco Rosa Leso. La peculiarità del
festival è presentare in ogni concerto un autore
contemporaneo per invitare il pubblico ad
approfondire le proprie conoscenze nei confronti
Ivan Vandor
discesa agli inferi di una persistenza che chiede di
compiersi nella necessaria rinascita, necessaria alla
morte come la morte lo è al nuovo inizio. I corpi si
allontanano e vengono rimpiazzati da altri sempre
meno pertinenti, le strutture organiche e i simulacri
sono sottoposti a riparazione mentre il bilancio di una
vita si scontra con l’incertezza della sua durata, con il
miraggio di un’infinitezza permeata di probabilità da
lotteria. Chi manca all’appello della nuova stagione, chi
abbandona la scena volente o nolente, suggerisce
senso di prematurità in chi resta, vano impulso a
spostare la frontiera di una natura che invece fissa
scadenze, sonora e improvvisa come il proverbiale
rintocco della campana. Il paesaggio ricreativo
rimbomba dei vuoti lasciati dalle persone scomparse,
come un cimitero camuffato da plateatico di bar estivo,
e i nuovi resilienti s’interrogano sul perimetro della
prigione, sulla sua estensione e sul suo vero campo, tra
il mondo percettibile e il remoto aldilà. Perfino l’amore
ha l’effimero sapore di un aperitivo ripetuto
svogliatamente, senza più l’ebbrezza di un tempo.
Composto tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012,
condividendo il fervore di un connubio ormai sancito da
una durevole collaborazione, Novembre dei vivi è un
melologo contemporaneo, una riflessione artistica che,
tra creazione poetica e musicale, tende a intensificare
reciprocamente il senso dell’una e dell’altra verso una
dimensione meditativa esistenziale più profonda.
L’intervento compositivo innesca un intreccio
indissolubile col testo attraverso l’interazione di una
doppia drammaturgia, musicale e scenica, intreccio
organizzato metricamente dall’architettura ritmica data
dalla parola che genera suoni, campi armonici,
agglomerati ritmici e timbrici. Significato e suono
trascorrono così una “doppia vita” duettando
orizzontalmente e verticalmente lungo lo spettro di un
avvenimento concreto e astratto, emotivo e intellettuale
insieme».
della nuova musica. I protagonisti sono nomi come
I Virtuosi Italiani, il duo Silvia Chiesa e Maurizio
Baglini, il duo Roberto Fabbriciani e Massimiliano
Damerini, il Quartetto Prometeo, Giorgio Gaslini con
Laura Conti e il Ned Ensemble. Tra i lavori
contemporanei spiccano Restless White di Colombo
Taccani, Romanzetta di Goffredo Petrassi,
Palimpsest, Quarto Quartetto d’archi di Ivan Fedele, e
un concerto monografico imperniato sul Recital Song
Book di Giorgio Gaslini.
Con un tema in più
Ivan Vandor si propone con una prima cameristica il 12
novembre al Teatro Olimpico, per la stagione
dell’Accademia Filarmonica Romana. Il nuovo
Klavierquartett per violino, viola, violoncello e pianoforte
è stato scritto nel 2011 per il Quartetto Klimt,
dedicatario del lavoro, che lo terrà a battesimo a Roma.
Spiega l’Autore: «La struttura formale segue la
tradizione in quanto ricalca la bitematica “Formasonata” (con un secondo tema ispirato a una melodia
ebraica), ma con l’aggiunta di una coda riassuntiva che
contiene anche un terzo elemento». Di Vandor è
possibile ascoltare quest’autunno a due riprese In
memoriam Tadeusz Moll, nella versione per flauto,
clarinetto, violino, viola, violoncello e pianoforte il 26
ottobre al Palazzo della Cultura di Latina per il Festival
Due melologhi, uno compiuto,
l’altro in fieri, al centro della
creatività del compositore
Pontino di Musica, Incontri Internazionali di Musica
Contemporanea, nell’interpretazione del Divertimento
Ensemble diretto da Sandro Gorli, e in quella per flauto,
clarinetto, corno, violino, viola e violoncello il 2
dicembre alla Sala Casella dell’Accademia Filarmonica
Romana, che coproduce il concerto insieme al Festival
di Nuova Consonanza. Stefano Cardi guiderà il Freon
Ensemble. Infine, Silences Horizons Espaces - Parte 1
per orchestra vedrà la prima esecuzione nella versione
definitiva il 22 e 23 novembre al Teatro Savoia di
Campobasso, affidato all’Orchestra Stabile del Molise
guidata da Franco Piersanti. Il pezzo costituisce la
prima anta di una più ampia composizione per
orchestra in tre movimenti ancora da ultimare.
Nuovo pezzo cameristico
all’Accademia Filarmonica
Romana, riprese al Pontino
e per Nuova Consonanza
Pagina da camera in prima
assoluta, quasi
15
Bruno Maderna
Una riscoperta
Esce, per le cure di Angela Ida De Benedictis, un
Una nuova edizione critica e tre
esecuzioni ravvicinate, tra
Germania e Italia, di un lavoro
per ensemble
nuovo titolo nell’ambito della riedizione critica delle
opere di Bruno Maderna diretta da Mario Baroni e
Rossana Dalmonte. Si tratta del Concerto per
pianoforte ed orchestra, lavoro considerato a lungo
smarrito, appartenente a quel gruppo di opere giovanili
maderniane coinvolte nella serie di (ri)scoperte e
sorprendenti ritrovamenti avvenuti in
epoca recente. Composto nel 1942, fino a
pochi anni fa del Concerto non
esistevano che conoscenze parziali,
limitate a rari documenti e ad alcune parti
strumentali reputate le sole tracce
superstiti. La lacunosità dei dati rendeva
tuttavia impossibile la restituzione di un
testo. Il rinvenimento, negli ultimi cinque
anni, di ben tre esemplari differenti della
partitura e di un cospicuo numero di parti
strumentali, in archivi e luoghi differenti,
ha progressivamente contribuito a illuminare genesi e
destino di quest’opera, oggi completa in ogni sua parte.
L’incrocio di questi rinvenimenti ha reso finalmente
possibile l’approntamento della presente edizione
critica, basata su una quantità di testimoni
eccezionalmente ricca e, non di rado, densa di inattese
varianti. Scrive la curatrice: «Il Concerto per pianoforte
ed orchestra è un’opera di breve ma intenso respiro,
formata da tre macrosezioni (Adagio - Allegro - Adagio)
Francesco Hoch
che si susseguono senza soluzione di continuità. Lo
stile e il linguaggio armonico risentono fortemente degli
influssi post-romantici, dello studio di Bartók e delle
prime scoperte armoniche e post-tonali legate a
Stravinskij, Hindemith e Malipiero. Il legame di Maderna
con la tradizione – e la volontà di minarla nello stesso
tempo nelle fondamenta – raramente sono stati così
evidenti e analizzabili come in questa pagina
giovanile». Di Bruno Maderna è possibile ascoltare
questo autunno Musica su due dimensioni per
flauto e nastro magnetico nel contesto del
Concerto-conferenza “Maderna e i nuovi percorsi
del flauto nel secondo ’900” tenuto da Roberto
Fabbriciani il 10 ottobre a Wellington (Nuova
Zelanda), esecuzione che verrà riproposta dal
medesimo interprete il 18 ottobre al Conservatorio
di Fermo. Tre esecuzioni ravvicinate per Serenata
n. 2 per undici strumenti: il 3 novembre al Mozart
Saal dell’Alte Oper Frankfurt, eseguita
dall’Ensemble Modern diretto da Jean Deroyer, il 9
novembre al Badisches Staatstheater di Karlsruhe,
nell’interpretazione della Badischen Staatskapelle
diretta da Ulrich Wagner, e ancora il 5 dicembre alla
Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica
di Roma, con Michael Boder alla testa dell’Ensemble
Modern. Le Sale Apollinee del Gran Teatro La Fenice
ospitano infine il 16 dicembre Lina Uinskyte, interprete
di Widmung per violino solo.
Ritratto al femminile
Tre le occasioni d’ascoltare in questi mesi la musica di
Concerto monografico a Lugano
attorno alla produzione degli
ultimi vent’anni
Francesco Hoch. Il 12 agosto, nel contesto
dell’inaugurazione di una mostra di Klaus Prior, il
Municipio di Hagnau (Germania) ha ospitato il Duo
Hendrick Blumenroth in Su gentile invito per violino e
violoncello. Il 22 settembre sono stati eseguiti nella
Chiesa di Santo Stefano a Tesserete (Svizzera) L’isola
dell’amore per orchestra a plettro, nell’interpretazione di
Dorina Frati alla testa dell’Orchestra a plettro M. e C.
Terroni di Brescia. Infine è in cartellone l’11 ottobre alla
Sala Metrò di Lugano e il 16 ottobre al Teatro Studio
Foce, sempre nel capoluogo ticinese, il concerto
monografico “…di gentile e femminile…”, concepito
come l’incontro della musica di Francesco Hoch con la
poesia di Maria Rosaria Valentini, la pittura di Samuele
Gabai e la danza di Manuela Bernasconi e Francesca
Sproccati. Il concerto prevede l’esecuzione di Bicordo
per voci e strumenti; Imago, sette autoritratti femminili
per gruppo vocale femminile a sei voci e quartetto
d’archi, su testo di Maria Rosaria Valentini in
collaborazione con il compositore, nell’esecuzione
dell’ensemble vocale Vox Altera e del quartetto d’archi
I Ribelli diretti da Massimiliano Pascucci; Su gentile
invito, quattordici piccoli inviti dislocati nello spazio
alternati in sette “melodie” e sette “accompagnamenti”
per violino e violoncello, affidati al duo Piotr Nikiforoff e
Màtyàs Major; Hommage - Omaggio all’amore
(dall’opera The Magic Ring) per gruppo vocale
femminile a tre voci, sempre con il Vox Altera diretto da
Massimiliano Pascucci; Musica per Samuele Gabai (da
Carlos Roqué Alsina
16
Themen II per un percussionista e orchestra d’archi è in
cartellone il 4 ottobre all’Auditorio Stelio Molo della
Radio Svizzera Italiana di Lugano, in collaborazione
con il Conservatorio della Svizzera Italiana,
nell’interpretazione di Sakiko Yasui, percussioni e
Frammento d’epitaffio) per violoncello solo, con danza
e proiezione di dipinti di Samuele Gabai, interpretato da
Matyas Major, violoncello, e dalle danzatrici Manuela
Bernasconi e Francesca Sproccati; Stra… dire (da Dire,
due briciole da “Oltre il postmoderno” ) per soprano,
con danza, nell’interpretazione di Barbara Zanichelli,
soprano, Manuela Bernasconi e Francesca Sproccati.
Presenta così l’Autore il programma di questo concerto
monografico: «Gesti teatrali, movimenti scenici,
immagini proiettate, testi poetici e interventi di danza
dialogano nei vari momenti del programma con la
musica dei brani da me composti negli ultimi vent’anni.
Il percorso musicale è permeato da due aspetti
principali , la “gentilezza” e il “femminile”: la
drammaticità dell’immagine della donna usata nella
pubblicità in Imago, stimolata dal testo poetico della
scrittrice Maria Rosaria Valentini; la gentilezza degli
inviti tra i due protagonisti a suonare insieme, dialogare
o scherzare in Su gentile invito; l’accorato tentativo di
un gruppo di donne nell’indicare nell’amore l’ultima
possibilità per una via terapeutica in Hommage Omaggio all’amore; la solidità misteriosa della donna
nella maternità in Musica per Samuele Gabai, ispirata
da alcuni dipinti del pittore Gabai e rafforzata
dall’intervento della danza; il gioco linguistico-scenico
della voce femminile in Stra...dire, in un dialogo serrato
con le due danzatrici festanti. Il Bicordo, F.H., proposto
all’inizio e ripreso al termine del programma, è da
considerare come firma musicale, in “diabolus”, del
compositore».
dell’Orchestra della Svizzera Italiana diretta da Marc
Kissoczy. Viene eseguito il 27 ottobre a Mosca da
Michel Bourdoncle il Klavierstück 7 (Trois Études) per
pianoforte.
Giorgio Gaslini
Slanci e danze
Roberto Fabbriciani ha presentato il 9 settembre, con
l’Orchestra Filarmonica di Roma diretta da Ezio Monti,
nella Basilica di Bagno di Romagna, per la rassegna
“Natura in Concerto”, il Concerto
per flauto, archi, arpa e percussioni. Il concerto è
dedicato a Roberto Fabbriciani e andrà a completare un
Cd, in preparazione per l’etichetta Tactus, con l’integrale
delle opere per flauto di Giorgio Gaslini.
Così lo descrive l’Autore: «L’opera si articola in tre
movimenti: il primo inizia con un andamento “Solenne”
che subito si slancia e si libera in “Moderato” giocato sul
dialogo e la contrapposizione tra flauto e orchestra,
anche con momenti di lirismo. Conclude il primo
movimento un arioso “Largo” che allude al “Solenne”
iniziale. Il secondo movimento è un “Larghetto” e
predilige l’arioso, l’intimo e infine sboccia in uno spazio
sonoro etereo. Il terzo movimento è un “Vivace”.
L’orchestra si impegna con slancio e propone soluzioni
armoniche e polifoniche sorprendenti, impegnano il
flauto in veloci virtuosismi a scontro-incontro,
assecondandolo in un’aria e poi in una cadenza
solistica. Tutto si ricompone infine con un “Allegro
giocoso” che a sorpresa si slancia con un tema
neobarocco di giocosa ironia finale». Una seconda
Henri Pousseur
prima esecuzione assoluta, commissione dell’Ex Novo
Ensemble che ne interpreterà la creazione, è in
cartellone il 27 ottobre alle Sale Apollinee del Gran
Teatro La Fenice per la rassegna “Ex Novo Musica”:
Circular Dances per flauto, clarinetto, violino,
violoncello, pianoforte e percussioni. Spiega Gaslini:
«La composizione, dedicata all’Ex Novo Ensemble di
Claudio Ambrosini, è in cinque movimenti di danze
provenienti, per carattere, da culture lontane e diverse.
Si tratta non di brani staccati, ma di un unico fluire
circolare della musica in un gioco che dà spazio a
ciascuno dei sei strumentisti dell’ensemble. Habanera,
Rumba, English Waltz, Blue Dance: cinque danze
inanellate che conducono, tutte unite, al finale circolare
e scatenato di Circle Polka. Un giro di giostra che
potrebbe tornare da capo e ripetersi all’infinito… almeno
nella fantasia». Infine, il V Festival del Ned Ensemble
ospiterà il 3 febbraio 2013 all’Auditorium Celesti di
Desenzano, per la Stagione Concertistica “Città di
Desenzano”, la ripresa di Recital Song Book, sedici
canzoni su testi dell’autore per voce femminile e sei
strumenti. Ne saranno interpreti Laura Conti e il
Ned Ensemble diretto da Andrea Mannucci.
Esprit de géométrie
Mauro Ceccanti, alla testa del Contempoartensemble,
presenta questo autunno a Firenze, nel contesto del
Contempoartefestival, Huit petites géométries
per un ensemble di sette musicisti. Si tratta di una prima
esecuzione ufficiale in concerto di uno degli ultimi lavori
scritti dal Maestro belga. Concepita originariamente per
l’ensemble The Miniaturists di New York, che
commissiona pezzi che non superino le 100 note, la
partitura è accompagnata da un’introduzione in cui
l’Autore da un lato giustifica appunto l’infrazione rispetto
ai vincoli della commissione, dall’altro presenta il piano
architettonico del nuovo lavoro. Vi si legge: «Poiché
queste Huit petites géométries comportano 4 coppie,
costruite quantitativamente allo stesso modo (2 soli, 2
duo, 2 quartetti e 2 tutti) e siccome queste 4 coppie si
distribuiscono tutte nelle due metà della grande
sequenza (ma in un ordine diverso), si può considerare
il tutto come un cubo: due facce opposte (per esempio il
basso e l’alto) sono “esplorate” in modo tale che,
sovrapposte in una sola, tutti i lati e tutte le diagonali
siano espressi. Una di queste ultime si sdoppia inoltre in
una diagonale tridimensionale che attraversa il cubo e
congiunge le due facce opposte. L’ensemble
Marco Quagliarini
strumentale conta soltanto sette musicisti raggruppati in
tre famiglie: due fiati, tre archi e due “tastiere”. Ma
l’organico appena descritto – (1 + 2 + 4 = 7) x 2 + 2 tutti
= 4 x 7 – è sfruttato in modo tale che ciascun musicista
intervenga in 4 pezzi, col massimo dei contrasti tra
queste brevi sezioni. Quanto ai “quadrati” cui si
riferiscono i titoli dei pezzi, devono essere intesi in modo
vagamente metaforico, poiché sono costituiti da lati che
corrispondono a intervalli di “altezza” (cioè di frequenza)
di grandezze diverse». Le Huit petites géométries si
susseguono in questo ordine: 1. Quadruple carré de 5
per violoncello o clarinetto basso solo; 2. Double carré
de 7, hélicoïdal per ensemble; 3. Triangles engrenés per
ottavino, vibrafono, clarinetto in Si bemolle o violoncello,
e marimba; 4. Sextuple et quintuple carrés de 3 per
violino e marimba; 5. Cube de 5 moins cube de 3 per
clarinetto e trio d’archi; 6. Hypercubes de 2 et 3,
imbriqués per vibrafono solo; 7. Tétraèdres en famille(s)
per flauto in Sol e viola; 8. Bloc heptagonal en
expansion, per ensemble. Zeus joueur de flûtes per
flauto e elettronica viene infine eseguito il 4 ottobre a
Wellington (Nuova Zelanda) da Roberto Fabbriciani,
coautore del pezzo con Henri Pousseur.
Gli spazi e il tempo
Il Contempoartefestival ospita nell’autunno a Firenze
una prima cameristica di Marco Quagliarini,
nell’interpretazione del Contempoartensemble diretto da
Mauro Ceccanti. Zone I per flauto, clarinetto, violino,
violoncello e pianoforte viene descritto in questi termini
dall’Autore: «Questa composizione nasce dalla
riflessione su materiali e strutture compositive alle quali
si associano caratteri e figure musicali idealmente
generate dall’idioma dei quattro strumenti (flauto,
clarinetto, violino, violoncello – escluso il pianoforte) dei
quali il lavoro si avvale. Ognuno di questi materiali
genera un determinato spazio armonico, così che al
mutare degli eventi musicali mutano anche gli ambiti
dentro i quali questi eventi si svolgono. Il pianoforte in
questo contesto ha ruolo quasi concertante. Esso a
volte si estranea, contrastando apertamente
l’atteggiamento degli altri, altre volte partecipa
inserendosi a pieno nel discorso generale. Questa
sovrapposizione di caratteri e di ambiti porta, nel finale
(dopo un parossistico crescendo e una breve cadenza
del pianoforte), ad un annullamento del suono e a un
conseguente silenzio. La coda, infatti, come in una sorta
di congedo, riassume con poche entrate tutti i caratteri
che formano l’intero lavoro. Qualsiasi considerazione
tecnica o estetica su questa composizione non può
prescindere dall’aspetto del tempo. Tutti gli elementi
della musica sono forme libere in transizione da uno
stato temporale a un altro. Questo mi permette di
proiettare sullo schermo-tempo due tipi di qualità
temporali: il cosiddetto “tempo misurato” ottenuto dal
susseguirsi di segmenti ritmici sempre uguali e la
“durata soggettiva” che si esprime libera e inafferrabile
attraverso la poliritmia. La composizione diventa così un
contrappunto di queste due esperienze temporali oltre
che un continuo gioco di umori che si alternano in modo
sempre nuovo e imprevedibile».
Due prime strumentali rivisitano
forme illustri della civiltà musicale
occidentale
Il Contempoartefestival ospita una
prima “miniaturista” per ensemble
a tre anni dalla scomparsa del
compositore
Contrappunto di esperienze
temporali in un nuovo lavoro
cameristico
Pagina da
camera in
17
Michele Tadini
Tecnologia e multimedia
Il 16 settembre è stato presentato in prima esecuzione
Strumenti tradizionali e
tecnologie d’avanguardia nelle
commissioni italo-francesi di
questo autunno
Prestigioso riconoscimento d’un
premio internazionale motivato
con la produzione sinfonica del
compositore
Esce per la prima volta in
edizione moderna una
significativa antologia di studi
di uno dei massimi didatti
ottocenteschi
18
assoluta a Mons (Belgio), al Théâtre des Arbalétriers,
Ripples Never Come Back per violino, violoncello,
karlax e elettronica, commissione Studio Art Zoyd et La
Grande Fabrique. L’11, 12 e 13 ottobre viene eseguita
a Grenoble La terza luce (Phase 1), test di percezione
con cui Tadini e Angelo Guiga del CEA Leti propongono
al pubblico la propria ricerca per Experimenta 2012, nel
corso del “Salon Arts, Sciences, Design” e in vista del
concerto in programma per i “Rencontres” della
Biennale Arts-Sciences 2013. La manifestazione di
quest’anno prevede l’elaborazione di esperimenti sulla
relazione tra fenomeni luminosi e sonori, trattando i
primi come se fossero elementi del comporre. Questi
test verranno effettuati a partire da sequenze ritmiche
di complessità crescente, che permetteranno di
sperimentare diverse relazioni possibili di
sincronizzazione e sviluppo. Due gli assi di ricerca: la
ricerca d’un vocabolario, d’una grammatica delle
sinestesie possibile, d’un “manuale di contrappunto”.
Come e fin dove è possibile incrociare i principi del
contrappunto musicale? Con quale libertà? Secondo
asse: la ricerca di effetti di “battimenti luminosi”, con le
vibrazioni luminose e le frequenze della pulsazione
stroboscopica. La Terza Luce può spalancare la
percezione su nuove dimensioni di ascolto e di visione,
in cui la luce diventa suono e il suono luce. Un nuovo
stato in cui gli occhi creano le loro illusioni sonore e le
orecchie vibrano al risplendere della luce. Il pubblico è
invitato a render conto della sua percezione in relazione
ai diversi principi compositivi applicati alla relazione tra
suono e luce. Dal 20 al 25 novembre viene proposto al
Teatro Studio di Milano Turing, a Staged Case History,
multimedia action su progetto e regia di Maria
Elisabetta Marelli, produzione AGON, video di Claudio
Sinatti, musiche di Michele Tadini, Sandro Mussida,
Pietro Pirelli e Giorgio Sancristoforo, implementazione
informatico-tecnologica e live electronics di Massimo
Marchi, regia del suono di Hubert Westkemper e
consulenza scientifica di Giulio Giorello. Cade infatti
quest’anno il centenario della nascita di Alan Turing,
geniale matematico, logico e crittoanalista britannico,
considerato uno dei padri dell’informatica. Il suo
pensiero, lo sviluppo e la logica ad esso sottesa e le
sue principali ricerche, prendono forma in uno
spettacolo multimediale. L’attore, un ensemble di
computer, il video, sono i personaggi in scena. Non c’è
trama o intreccio classico, non c’è narrazione lineare,
bensì suono, musica, immagine, movimento,
tecnologia, informatica, in continua interazione in tempo
reale: linguaggi validi tanto e più della parola stessa per
comunicare quella che secondo Turing era l’essenza
del pensiero matematico: «una combinazione di due
abilità: intuizione e inventiva». Il 5 dicembre la Sala
Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma
propone K_446, concerto per 60 chitarre e 20 bassi;
chitarra solista, Stef Burns. Nel mese di agosto Tadini
ha realizzato, per l’inaugurazione della mostra di
strumenti musicali al Palazzo Comunale di Pampanato
(CN), nel quadro del Festival dei Saraceni,
l’installazione sonora intitolata Quartetto. Infine, il
Festival MITO Settembre Musica ha proposto il 18
settembre a Milano, nella Chiesa di San Maurizio al
Monastero Maggiore, l’esecuzione di Hands per
chitarra, nell’interpretazione di Luigi Attademo.
Javier Torres Maldonado
Premio brandeburghese
È stato conferito nel mese di giugno a Javier Torres
Maldonado il prestigioso “Da Capo” International Prize
della Brandenburger Biennale. Il compositore ha
prevalso sui 245 partecipanti alla competizione,
provenienti da 38 paesi, con Esferal per sei gruppi
orchestrali ed elettronica, Obscuro etiantum lumine per
violino e tre gruppi orchestali ed Ex abrupto per tre
gruppi strumentali, un pianista e un percussionista. Uno
di questi tre vasti lavori orchestrali verrà eseguito dai
Brandenburger Symphoniker alla prossima edizione del
Festival. Il programma di Radio Itinerarios (Città del
Messico), curato dal poeta e critico musicale José
Manuel Recillas, ha dedicato il 30 agosto una
retrospettiva al compositore in occasione del
conferimento del Premio “Da Capo”. Tra le esecuzioni
recenti, l’8 agosto Alborada per saxofono soprano è
stato eseguito da Jorge Hoyo all’Escuela de Artes
Matteo Carcassi
Musicales dell’Università del Costa Rica a San José; il
2 luglio Ine Vanoereven ha interpretato Huayra Yana
per flauto basso, nuova versione della composizione
per flauto basso ed elettronica del 2003, all’Auditorium
del Conservatorio di Lugano; il 18 maggio ha avuto
luogo a Villa Elisabeth a Berlino la prima esecuzione
assoluta di Espira IV per flauto diritto, clarinetto basso,
violino e violoncello, commissione dello XelmYa
Ensemble (Sylvia Hinz, flauto diritto, Alexa Renger,
violino, Marika Gejrot, violoncello, e Antonio Rosales,
clarinetto basso), che l’ha interpretato accostandolo
all’Arte delle fuga. Infine, il 25 maggio il Festival
“DI_stanze” ha presentato a Catania una versione
preliminare di Toglie alle stelle gli splendori acquisiti e
accidentali, composizione acusmatica in corso di
completamento.
Il Rossini della chitarra
Le ESZ pubblicano una Scelta di studi per chitarra di
Matteo Carcassi (Firenze 1792 - Parigi 1853) per le
cure di Fabio Ardino, responsabile della scelta, della
revisione e della diteggiatura di questo florilegio.
Carcassi, con Carulli tra i massimi virtuosi della chitarra
della prima metà dell’Ottocento, inaugurò nel 1810, in
contemporanea con Rossini, di cui era coetaneo, una
carriera concertistica internazionale che affiancò
all’attività di compositore, didatta e ricercatore: un
impegno che lo portò alla definizione della posizione più
corretta per suonare la chitarra, oggi riconosciuta in tutti
gli ambiti accademici. Come Rossini, anche Carcassi si
trasferì a Parigi, dove rimase fino alla morte. Finora le
edizioni moderne dell’opera di Carcassi erano limitate
al metodo Op. 59 e alla raccolta di 25 studi Op. 60; il
presente lavoro mira a colmare questa grave lacuna del
repertorio chitarristico proponendo una raccolta di studi
tratti da diverse opere, non solo didattiche. La scelta dei
brani è stata condotta tenendo conto del loro valore
didattico ed estetico, facendo tesoro dell’esperienza
d’insegnamento del revisore, che ha curato la
disposizione in ordine crescente di difficoltà dei pezzi
selezionati. La raccolta è rivolta in particolare agli
studenti dei primi anni, periodo fondamentale della
formazione dello strumentista. Lo studio dell’opera di
Carcassi permette in questo senso di acquisire una
visione completa del repertorio dal punto di vista
tecnico e musicale. La revisione si attiene fedelmente al
testo originale, sul quale interviene esclusivamente a
livello di diteggiatura.
Prime
esecuzioni
Prime
esecuzioni
as
Prime esecuzioni
assoluteassolute
OTTOBRE
Giorgio Colombo Taccani
L’IMAGE OUBLIÉE
per pianoforte
Roma, Teatro di Marcello, Festival delle Nazioni,
1 ottobre
Adele D’Aronzo, pianoforte
Giorgio Colombo Taccani
RESTLESS WHITE
per flauto solo
Wellington (Nuova Zelanda), 4 ottobre
Roberto Fabbriciani, flauto
Andrea Mannucci
SOLO
per flauto solo
(Sesto episodio da “Homunculus” per voce
recitante e quintetto di fiati)
Wellington (Nuova Zelanda), 4 ottobre
Roberto Fabbriciani, flauto
Luigi Manfrin
SURFACES... ALWAYS ELUDING
per violoncello e saxofono baritono
Olgiate Olona (Varese), Spazio Danseei, 5 ottobre
Guido Boselli, violoncello
Marco Bonetti, saxofono baritono
Raffaele Grimaldi
PRIMAL (Hypnagogical Extended Space)
per un percussionista
(Commissione La Biennale di Venezia)
Venezia, La Biennale, 56° Festival Internazionale di
Musica Contemporanea, Teatro alle Tese, 9 ottobre
Simone Beneventi, percussioni
Michele dall’Ongaro
QUARTETTO N. 6
(Commissione di Milano Musica)
Milano, Festival di Milano Musica, Auditorium San
Fedele, 10 ottobre
Quartetto di Cremona
Marco Momi
ICONICA IV
per trio d’archi, flauto, clarinetto, pianoforte
preparato e live electronics
(Prima esecuzione italiana)
Venezia, La Biennale, 56° Festival Internazionale di
Musica Contemporanea, Teatro Piccolo Arsenale,
10 ottobre
Ex Novo Ensemble
Christophe Bertrand
DALL’INFERNO
per flauto, viola e arpa
Venezia, La Biennale, 56° Festival Internazionale di
Musica Contemporanea, Teatro Piccolo Arsenale,
10 ottobre
Ex Novo Ensemble
Giovanni Verrando
GRAMMATICA DELL’INARMONICO
per ensemble amplificato e elettronica
(Commissione dell’Associazione Musica/Realtà)
Milano, Associazione Musica/Realtà, Conservatorio
G. Verdi, 11 ottobre
Ensemble Risognanze
dir.: Tito Ceccherini
Christophe Bertrand
OKHTOR
per orchestra
(Prima esecuzione italiana)
Venezia, La Biennale, 56° Festival Internazionale
di Musica Contemporanea, Teatro alle Tese, 12
ottobre
Radio-Sinfonieorchester Stuttgart des SWR
dir.: Michel Tabachnik
Alessandro Solbiati
LE SEI CORDE DI NICOLÒ
per chitarra
(Prima esecuzione del IV Movimento)
Genova, Casa Paganini, 12 ottobre
Luigi Attademo, chitarra
Alessandro Solbiati
DÉESIS
per violino e organo
Piove di Sacco (Padova), Chiesa di San Rocco,
12 ottobre
Lina Uinskyte, violino
Francesco Filidei, organo
Marco Momi
CINQUE NUDI
per saxofono e Midi controller
(Recording session - Commissione di Radio
France per il ciclo di trasmissioni “Alla breve”)
Paris, Radio France, 18 ottobre
David Brutti, saxofono
Alessandro Solbiati
SINFONIA TERZA
per orchestra
(Prima esecuzione italiana)
Firenze, Festival Play It!, Teatro Verdi, 18 ottobre
Orchestra della Toscana
dir.: Fabio Maestri
Nicola Sani
SEASCAPES III “Caieta”
per orchestra
(Commissione dell’ORT)
Firenze, Festival Play It!, Teatro Verdi, 19 ottobre
Orchestra della Toscana
dir.: Francesco Lanzillotta
Giorgio Colombo Taccani
DURA ROCCIA
per fagotto e orchestra d’archi
(Commissione dell’ORT)
Firenze, Festival Play It!, Teatro Verdi, 19 ottobre
Paolo Carlini, fagotto
Orchestra della Toscana
dir.: Francesco Lanzillotta
Eric Maestri
LA VISIONE DELLE COSE
per ensemble e elettronica
(Commissione Ensemble Vortex)
Strasbourg, Without Cage - Manifeste de Musique
de Demain, 19 ottobre
Ensemble Vortex
Eric Maestri, elettronica
Pasquale Corrado
LUX DAY OFF
per violino, violoncello, contrabbasso e pianoforte
Verona, Conservatorio “E.F. Dall’Abaco”,
Auditorium Montemezzi, Laboratorio sulla prassi
esecutiva della Musica Contemporanea, 19 ottobre
Lucia Zanela, violino
Eleuteria Arena, violoncello
Claudio Borolomai, contrabbasso
Adriano Ambrosini, pianoforte
dir.: Andrea Mannucci
Giorgio Colombo Taccani
LYBRA
per baryton
Ariccia (Roma), Palazzo Chigi, 20 ottobre
Jessica Horsley, baryton
Aureliano Cattaneo
BLUT
per trio (saxofono, percussione e pianoforte) e orchestra
Donaueschingen, Donaueschinger Musiktage,
21 ottobre
Trio Accanto
SWR Sinfonie Orchester Baden-Baden und Freiburg
dir.: François-Xavier Roth
Nicola Sani
NO LANSCAPE
per pianoforte e live electronics
(Commissione Ex Novo Ensemble)
Venezia, Ex Novo Musica, Gran Teatro La Fenice,
Sale Apollinee, 21 ottobre
Aldo Orvieto, pianoforte
Alvise Vidolin, live electronics e regia del suono
Vittorio Montalti
LABYRINTHES
per flauto basso e elettronica
(Commissione Ex Novo Ensemble)
Venezia, Ex Novo Musica, Gran Teatro La Fenice,
Sale Apollinee, 21 ottobre
Daniele Ruggieri, flauto
Alvise Vidolin, regia del suono
Stefano Gervasoni
FOLIA (Omaggio a Aldo Clementi)
per violino solo
Latina, Festival Pontino di Musica, Incontri
Internazionali di Musica Contemporanea,
Palazzo della Cultura, 25 ottobre
Lina Uinskyte, violino
Aldo Clementi
ARIA (DOWLAND)
per voce femminile, viola da gamba e liuto
(Prima esecuzione italiana)
Latina, Festival Pontino di Musica, Incontri
Internazionali di Musica Contemporanea, Palazzo
della Cultura, 25 ottobre
Livia Rado, soprano
Silvia De Maria, viola da gamba
Elena Casoli, liuto
Aldo Clementi
OTTO FRAMMENTI
Canoni su una “Ballade” di Charles d’Orléans
sul tema de “L’homme armé”
per soprano, controtenore, viola da gamba, liuto
e organo
(Prima esecuzione integrale della versione
definitiva)
Latina, Festival Pontino di Musica, Incontri
Internazionali di Musica Contemporanea, Palazzo
della Cultura, 25 ottobre
Livia Rado, soprano
Alessandro Giangrande, controtenore
Silvia De Maria, viola da gamba
Elena Casoli, liuto
Filippo Perocco, organo
dir.: Marco Angius
Giorgio Gaslini
CIRCULAR DANCES
per flauto, clarinetto, violino, violoncello,
pianoforte e percussioni
(Commissione dell’Ex Novo Ensemble)
Venezia, Ex Novo Musica, Gran Teatro La Fenice,
Sale Apollinee, 27 ottobre
Ex Novo Ensemble
Martino Traversa
RED
per violino solo
Parma, Festival Traiettorie, Casa della Musica,
31 ottobre
Hae-Sun Kang, violino
NOVEMBRE
Malika Kishino
MONOCHROMER GARTEN IV
per koto a 30 corde
Tokyo, Tokyo-shohken Hall, 3 novembre
Shuretsu Miyashita II, koto a 30 corde
Federico Gardella
CINQUE CORI NOTTURNI SOTTO LA COSTA
per flauto contralto
Riva presso Chieri (Torino), Rive Gauche Concerti,
3 novembre
Annamaria Morini, flauto contralto
Andrea Mannucci
NOVEMBRE DEI VIVI
Melologo per voce recitante e pianoforte su
testo di Marco Ongaro
Desenzano, V Festival del Ned Ensemble, Stagione
Concertistica “Città di Desenzano”, Auditorium
Celesti, 4 novembre
Paolo Valerio, voce recitante
Maurizio Baglini, pianoforte
Ivan Vandor
KLAVIERQUARTETT
per violino, viola, violoncello e pianoforte
Roma, Accademia Filarmonica Romana, Teatro
Olimpico, 12 novembre
Quartetto Klimt
Nicola Sani
DEUX, LE CONTRAIRE DE “UN”
per ensemble
(Commissione dell’Ensemble Orchestral
Contemporain)
Nice, Festival Manca, Théâtre National de Nice,
13 novembre
Ensemble Orchestral Contemporain
dir.: Mark Foster
Giorgio Colombo Taccani
RESTLESS WHITE
per flauto solo
(Prima esecuzione italiana)
Desenzano, V Festival del Ned Ensemble, Stagione
Concertistica “Città di Desenzano”, 18 novembre
Roberto Fabbriciani, flauto
Nicola Sani
UN SOUFFLE LE SOULÈVE, LES DUNES DU
TEMPS
per flauto contralto e supporto digitale
Pisa, Scuola Normale Superiore, I Concerti della
Normale, 21 novembre
Roberto Fabbriciani, flauto
Walter Neri, regia del suono
Ivan Vandor
SILENCES HORIZONS ESPACES - Parte 1
per orchestra
(Prima esecuzione della versione definitiva)
Campobasso, Teatro Savoia, 22 novembre
Orchestra Stabile del Molise
dir.: Franco Piersanti
ESZ
Valerio Sannicandro
SUTRAS
per ensemble e suoni elettronici
Cottbus, Staatstheater Cottbus, 30 novembre 2012
Philharmonisches Orchester Cottbus
Valerio Sannicandro, sound projection
dir.: Will Humburg
Stefano Gervasoni
PRÉ PARÉ - PRÉ ÉPURÉ
dal ciclo: “Près” per pianoforte
Venezia, Ex Novo Musica, Gran Teatro La Fenice,
Sale Apollinee, 16 dicembre
Aldo Orvieto, pianoforte
Henri Pousseur
HUIT PETITES GÉOMÉTRIES
per sette musicisti
Firenze, Contempoartefestival, novembre [data da
definire]
Contempoartensemble
dir.: Mauro Ceccanti
Alessandro Solbiati
BIANCO - V movimento da “Crescendo”
Otto brevi brani in forma di studio per
orchestra da camera
Milano, Teatro Dal Verme, 16 dicembre
Orchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali di Milano
dir.: Daniele Parziani
Michele dall’Ongaro
VINGT ANS APRÈS…
per ensemble
Firenze, Contempoartefestival, novembre [data da
definire]
Contempoartensemble
dir.: Mauro Ceccanti
Marco Quagliarini
ZONE I
per flauto, clarinetto, violino, violoncello e
pianoforte
Firenze, Contempoartefestival, novembre [data da
definire]
Contempoartensemble
dir.: Mauro Ceccanti
DICEMBRE
Federico Gardella
SIRÈNES
Opera da camera in un atto
Libretto di Emmanuel Darley da un frammento
di Licofrone
(Maquette di presentazione: I e III scena)
Paris, Arcal - Compagnie Nationale de Théâtre
Lyrique et Musical, 3 dicembre
Dorothèe Lorthiois, Sirène 1
Chantal Santon, Sirène 2
Caroline Meng, Sirène 3
Benjamin Alunni, Ulysse
Ensemble Cairn
direttore: Guillaume Bourgogne
regia: Jean De Pange
Michele Tadini
K_446
concerto per 60 chitarre, 20 bassi
Roma, Contemporanea, Auditorium Parco della
Musica, Sala Sinopoli, 5 dicembre
Stef Burns, chitarra solista
Ivan Fedele
FÜNFZEHN BAGATELLEN
Bilbao, Fundación BBVA, 11 dicembre
(Commissione della Fundación BBVA per il Trio
Arbós)
per violino, violoncello e pianoforte
Trio Arbós
news EDIZIONI SUVINI ZERBONI
Stefano Gervasoni
SONATINEXPRESSIVE
per violino e pianoforte
(Commissione Ex Novo Musica)
Venezia, Ex Novo Musica, Gran Teatro La Fenice,
Sale Apollinee, 16 dicembre
Lina Uinskyte, violino
Aldo Orvieto, pianoforte
GENNAIO
Valerio Sannicandro
WINDSTRÖME
per orchestra
Cottbus, Staatstheater Cottbus, 11 gennaio
Philharmonisches Orchester Cottbus
dir.: Marc Niemann
Marco Momi
ICONICA II
per ensemble
ICONICA III
per sei voci su testo di Filippo Farinelli
ICONICA IV
per trio d’archi, flauto, clarinetto, pianoforte
preparato e live electronics
(Prima esecuzione integrale del ciclo “Iconica”)
Paris, Ircam, Espace de Projection, 13 gennaio
Solistes XXI
Ensemble L’Itinéraire
dir.: Rachid Safir
Realizzazione informatica musicale Ircam: Marco
Momi
Aureliano Cattaneo
PAROLE DI SETTEMBRE - LIBRO I
per controtenore e ensemble
(Commissione di Contrechamps)
Genève, Saison Contrechamps, Radio de la Suisse
Romande, Studio Ernest Ansermet, 15 gennaio
Daniel Gloger, controtenore
Ensemble Contrechamps
dir.: Michael Wendeberg
Alessandro Solbiati
TO WHOM?
per voce femminile sola
(Prima esecuzione della nuova versione)
Osaka, Nanko Sunset Hall, 20 gennaio
Akiko Kozato, soprano
Alessandro Solbiati
EPOS
per oboe (corno inglese) e trio d’archi
Lugano, Conservatorio, 24 gennaio
Heinz Holliger, oboe
Swiss Chamber Soloists
Il calendario completo delle esecuzioni, costantemente
aggiornato, può essere consultato all’indirizzo internet:
www.esz.it
Editore: Sugarmusic S.p.A. Galleria del Corso, 4 - 20122 Milano Tel. 02 - 770701 - E-mail: [email protected] - www.esz.it
Direttore responsabile: Maria Novella Viganò - Responsabile del Settore Classica: Alessandro Savasta
Redazione: Raffaele Mellace - Coordinamento di redazione: Gabriele Bonomo - Progetto e realizzazione grafica: Paolo Lungo - Traduzioni: Mike Webb
Aut. del Tribunale di Milano n. 718 del 25-10-1991
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