Progetto Alunni con Disabilità figli di migranti
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Progetto Alunni con Disabilità figli di migranti
SETTORE ISTRUZIONE E POLITICHE DELLE DIFFERENZE Lineamenti di un Progetto di studio e ricerca su Alunni con disabilità, figli di migranti∗. Approcci culturali, questioni educative, prospettive inclusive ∗ Per non appesantire la lettura del testo, come da convenzione nella lingua italiana, utilizziamo la forma al maschile per riferirci in modo generale al ruolo delle persone (allievo, alunno, bambino, operatore ecc.). Concettualmente intendiamo, naturalmente, includere anche tutte le bambine, le ragazze e le donne che incarnano quello stesso ruolo. 3 Direzione e coordinamento scientifici: Roberta Caldin Docente di Pedagogia Speciale - Facoltà di Scienze della Formazione Università di Bologna Équipe Scientifica dell'Università di Bologna: (Facoltà di Scienze della Formazione- Dipartimento di Scienze dell’Educazione) Luigi Guerra Roberto Farnè Roberta Caldin Francesca Emiliani Angelo Errani Alessandra Sansavini Elena Malaguti Sandra Elisi Degli Esposti Ettore Scappini Ivana Bolognesi Alain Goussot Annalisa Guarini Franchi Scarselli Guido Preside della Facoltà di Scienze della Formazione Direttore del Dipartimento di Scienze dell'Educazione “G.M.Bertin” Docente di Pedagogia Speciale Docente di Psicologia Sociale Docente di Pedagogia Speciale Docente di Psicologia dello sviluppo Ricercatrice e Docente di Pedagogia Speciale Ricercatrice e Docente di Antropologia Culturale Ricercatore e Docente di Sociologia Generale Ricercatrice e Docente di Pedagogia Interculturale Ricercatore e Docente di Pedagogia Speciale Ricercatrice Ricercatore e Docente di Diritto dei Servizi Sociali Dipartimento di Scienze Giuridiche Elaborazione dati: Laura Corazza Antonio Domenico Fracasso Ricercatori: Dimitrios Argiropoulus Elisa Gori Barbara Leonardi Roberto Dainese Esperta - Facoltà di Scienze della Formazione Tecnico -Facoltà di Scienze della Formazione Ricercatore Ricercatrice Ricercatrice Dottorando afferente al Dottorato di Ricerca Internazionale Culture disabilità e inclusione: educazione e formazione, promosso e coordinato dall’Università di Roma “Foro Italico” - Responsabile Prof.ssa Lucia De Anna - Docente di Pedagogia Speciale - consorziato con l’Università di Bologna – Facoltà di Scienze della Formazione 4 Tavolo Interistituzionale “Alunni con disabilità, figli di migranti”: Luigi Guerra Roberta Caldin Pompilia Pepe Grazia Russo Anna Pedinotti Paola Vassuri Elisabetta Zucchini Mariagrazia Cassola Livia Dazzi Ciro Raia Cinzia Quirini Loredana Magazzeni Maura Sangiorgi Teresa Lauricella Mercedes Tonelli Paola Centineo Maria Amigoni Anna Evangelisti Gabriele Gamberi Vito Lapietra Università di Bologna Facoltà Scienze della Formazione Università di Bologna Facoltà Scienze della Formazione Comune di Bologna Settore Istruzione e Politiche delle Differenze Comune di Bologna Settore Istruzione e Politiche delle Differenze Comune di Bologna Settore Istruzione e Politiche delle Differenze Comune di Bologna Quartiere Navile Comune di Bologna Quartiere San Donato Azienda UslBologna Azienda UslBologna Direzione Didattica n. 5 Bologna Direzione Didattica n. 13 Bologna Istituto Comprensivo n. 1 Bologna Istituto Comprensivo n. 1 Bologna Istituto Comprensivo n. 4 Bologna Istituto Comprensivo n. 4 Bologna Istituto Comprensivo n. 6 Bologna Istituto Comprensivo n. 11 Bologna Istituto Comprensivo n. 13 Bologna Fondazione Gualandi Istituto Cavazza 5 6 INDICE PREMESSA Alunni con disabilità, figli di migranti, nei servizi educativi e scolastici: una questione complessa e poco conosciuta p. 9 La necessità di una ricerca interistituzionale con sinergie interdisciplinari p. 11 IL PROGETTO Obiettivi p. 14 Aspetti operativi p. 15 IL PARTENARIATO Facoltà di Scienze della Formazione e Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell’Università di Bologna p.18 Collaborazione con l'Azienda Sanitaria Locale Bologna Città p.19 Collaborazione con le Istituzioni Scolastiche del ciclo primario di Bologna p.20 Collaborazione con i Servizi Educativi per la prima infanzia del Comune di Bologna p.21 UNA PRECISAZIONE p.23 7 8 PREMESSA Alunni con disabilità, figli di migranti, nei servizi educativi e scolastici: una questione complessa e poco conosciuta L’universo dei minori, figli di migranti, in Italia, è vario e multiforme poiché numerosi sono i fattori che contribuiscono a renderlo complesso; già l’accezione “minore straniero” (molto diffusa) non esplicita l’articolazione e la poliedricità della situazione (minori non accompagnati, ricongiunti, nati in Italia da genitori migranti ecc. ) e per questo preferiamo utilizzare l’espressione “figli di migranti”. Altro elemento di molteplicità è costituito dalla eterogeneità dei paesi di provenienza (si pensi, ad esempio, che nel solo territorio del Comune di Bologna sono presenti cittadini di 142 paesi), a testimonianza del fatto che i flussi migratori, nella loro duplice componente di movimento in entrata e uscita, non sono più una esperienza limitata ad alcune aree, ma costituiscono un fenomeno mondiale, comune ad ogni continente. In questo quadro di complessità, un dato innegabile è la crescita numerica della presenza di bambini e ragazzi figli di migranti nei servizi per la prima infanzia (fascia 0-6 anni) e nelle scuole dell’obbligo italiane: secondo il Rapporto Caritas/Migrantes 2008, anche nell’a.s. 2007/2008 l’Emilia-Romagna è la regione con la percentuale maggiore di alunni con cittadinanza non italiana: si è raggiunto, infatti, l’11,8%; nell’a.s. 2006/2007, invece, la percentuale era del 10,7 (media nazionale 6,4%); in particolare, c’è un incremento significativo nella scuola primaria e secondaria di primo grado, dove la percentuale degli alunni stranieri supera già il 13%. La situazione del capoluogo di regione è analoga: dai dati presentati dal Comune di Bologna - Settore Istruzione e Politiche delle differenze - nella pubblicazione Alunne/i con cittadinanza non italiana nella scuola statale e non statale primaria, secondaria di primo grado e di secondo grado. a.s. 2007/08, risulta che per quest'anno la componente straniera rappresenta l’11,85% della popolazione scolastica, mentre nel 2006/06 era il 10,9%. Il fenomeno migratorio, inoltre, si sviluppa in un’epoca di crisi, prepotentemente influenzata dal processo di globalizzazione, che coinvolge profondamente i paesi di accoglienza rendendoli più “fragili” dal punto di vista sociale, culturale ed economico; nel nostro tessuto culturale si può verificare quello che ha intuito Z. Bauman dicendo: “La più grande vittima della globalizzazione è la solidarietà”. La consistenza del fenomeno migratorio e l’impatto con i sistemi educativi e sanitari dei paesi di accoglienza suscita, indubbiamente, nuove problematiche organizzative, sociali e culturali che, però, non dovrebbero essere percepite ed interpretate con modalità “emotive”, ossia scarsamente sostenute da una conoscenza realistica della situazione concreta. I servizi educativi e scolastici hanno un ruolo chiave per scongiurare queste tendenze e per facilitare il processo di integrazione; possono, infatti, promuovere un 9 approccio educativo che sia all'altezza dei problemi di una società complessa e mobile come quella attuale. Essi sono chiamati in causa non solo per fornire risposte alle trasformazioni sociali, ma anche, e soprattutto, per dare corpo ad un nuovo modo di concepire l’educazione che sia adeguato a preparare i giovani all’interscambio interculturale, al dialogo internazionale, alla convivenza mondiale. In alcuni casi, tuttavia, la presenza di bambini figli di migranti negli scuole italiane viene osservata quasi esclusivamente con un'ottica di inquietudine ed interpretata come elemento destabilizzante che solleva nuove ed ulteriori problematicità: questa prospettiva rischia di rinforzare spinte socialmente regressive come il rafforzamento di false e/o deviate rappresentazioni sociali, di enfatiche stereotipizzazioni, di atteggiamenti pregiudiziali e di esclusione sociale del “diverso” o di ciò che sembra apparire tale. La prospettiva che individua e definisce l’alunno figlio di migranti come aprioristicamente problematico, inoltre, rischia di oscurare le potenzialità insite nei processi di integrazione delle differenze (ampiamente rilevate dalla letteratura scientifica), che possono contribuire all'avvio e al consolidamento di spinte evolutive nei singoli e nei gruppi, a livello affettivo/relazionale cognitivo/razionale. Quando il minore, figlio di migranti, ha anche una disabilità, il percorso di integrazione diviene ancor più complesso: per questo si ritiene che il lavoro, in ambito educativo, degli operatori dei servizi e degli insegnanti debba essere sostenuto e facilitato dal mondo della ricerca e della riflessione scientifica. 10 La necessità di una ricerca interistituzionale con sinergie interdisciplinari All’interno di questa cornice, il Settore Istruzione e Politiche delle Differenze del Comune di Bologna si fa portavoce dell’esigenza di comprendere a fondo il fenomeno attraverso un progetto di ricerca, anche perché si trova ad esservi coinvolto sia in veste di testimone privilegiato dei nuovi bisogni ed interrogativi a cui le scuole devono rispondere, sia come gestore di servizi educativi, sia nel ruolo di promotore di occasioni riflessive finalizzate al confronto tra istituzioni educative riguardo alle strategie più adeguate per affrontare i problemi emergenti. A partire da queste esigenze, si ritiene che la prima azione da compiere sia la costituzione di un Tavolo di Lavoro Interistituzionale che si occupi di indirizzare il progetto di ricerca e lo accompagni in tutte le sue fasi. Il Tavolo sarà composto, oltre che da rappresentanti del Settore Istruzione e dei Quartieri, da esperti provenienti dalle diverse istituzioni che si occupano dei minori con disabilità, figli di migranti, in ambito cittadino. In particolare, il Tavolo di Lavoro Interistituzionale prevede il rilevante contributo: - - - - di rappresentanti dell’Università di Bologna - Facoltà di Scienze della Formazione - per gli apporti teorici, scientifici e metodologici al progetto di ricerca; di rappresentanti dell’Azienda Sanitaria Locale - Bologna Città - per l’esperienza di rapporto e presa in carico di bambini disabili, figli di migranti, e delle loro famiglie; per l’apporto conoscitivo su temi quali: gli aspetti clinici, le condizioni sanitarie e sociali degli allievi certificati; le possibili interpretazioni culturali della disabilità possedute dalle famiglie; gli aspetti che possono rendere problematica o facilitante la relazione tra operatori e utenti; di rappresentanti degli Istituti scolastici cittadini, per le conoscenze/competenze derivanti dalla prossimità immediata con i bambini, con particolare attenzione agli aspetti dell’integrazione scolastica e didattici; di rappresentanti dei Coordinamenti Pedagogici dei Servizi per la prima infanzia del Comune di Bologna; di Testimoni/realtà privilegiati attivi sul territorio cittadino, come, ad esempio, l’Istituto “Gualandi” e l’Istituto “Cavazza” Il primo passo, quindi, dovrebbe consistere nel condurre una riflessione comune su alcuni temi-chiave, come, ad esempio, la definizione dello status di minore/alunno con disabilità, figlio di migranti, in una cornice interculturale e storicizzata che vede l’Italia impegnata nei processi d’inclusione per la riduzione dell’handicap, ma arrancante in quelli, talvolta solo parzialmente accoglienti, riguardanti i migranti e i loro figli. Entrambi i concetti (disabile e migrante), infatti, possono implicare un ampio spettro di significati e si prestano a diverse ottiche interpretative, tanto più se si 11 riferisce a contesti multiculturali e a percorsi migratori; essi richiedono una riflessione condivisa per cogliere i modelli teorici ed operativi sottesi alle prassi educativo-scolastiche e al piano della comunicazione con le famiglie. In ambito pedagogico, il dibattito sui risvolti educativi della disabilità e della migrazione è accesissimo e numerosi sono gli studi/ricerche effettuati per indicare strategie, linee guida e strumenti per una efficace opera educativa finalizzata all’integrazione: va detto, però, che tali studi/ricerche sono, prevalentemente, monotematici e indirizzati o solo al tema della disabilità o solo a quello della migrazione: questo è anche il motivo per il quale la letteratura sulla “doppia diversità” (disabilità e migrazione) è alquanto scarsa. Infatti, sulla condizione dei minori con disabilità, figli di migranti, e sulla loro integrazione scolastica esistono pochi studi e ricerche specifiche sia a livello nazionale che internazionale; l’ampia letteratura, gli sforzi compiuti (sia dal punto di vista conoscitivo, sia da quello formativo/organizzativo/gestionale) separatamente nei due ambiti (speciale e interculturale) si riducono quasi a zero quando i due temi si incrociano e richiedono un approccio interdisciplinare. Essendo, tuttavia, un fenomeno recente ma in costante incremento, le istituzioni, le agenzie educative e il mondo della riflessione pedagogica si trovano, oggi, chiamate a farsene carico. Gli sforzi educativi e formativi orientati a promuovere l’integrazione, le pari opportunità ed il rispetto delle differenze riguardano il discorso pedagogico generale e, in particolare, sono condivise dalla Pedagogia Speciale e Interculturale: entrambe le discipline, pur con specificità proprie, trovano molteplici e chiari punti di contatto nel momento in cui si occupano di minori/alunni con disabilità, figli di migranti. Il tema della definizione di un approccio adeguato che favorisca l’integrazione degli alunni di cui ci occupiamo in questa sede può essere affrontato con gli strumenti teorici e le categorie interpretative specifiche della Pedagogia Speciale, integrate su uno sfondo interdisciplinare e con il contributo di tutti i soggetti attivi sul fronte dell’accoglienza e della cura dei bambini in condizione di disabilità, figli di migranti. Di grande rilievo sono anche gli studi e le ricerche della Pedagogia Interculturale che possono aiutare a leggere il fenomeno con lenti interpretative opportune, volto a modificare le formae mentis – con tutte le manifestazioni conseguenti - che potrebbero risultare ostacolanti i processi inclusivi. Il fatto che, ad esempio, lo status di minore con disabilità, figlio di migranti, possa essere definito quale doppia diversità richiede uno sforzo per scongiurare il rischio di “chiusura nella camicia di forza concettuale”, come indica Devereux o, in altri termini, di riduzione dell’individuo ad una categoria predefinita (diagnostica e classificatoria) che, invece di facilitare la lettura e la risoluzione dei suoi bisogni, può aprire la strada al doppio stigma, al rinforzo di pregiudizi e all’aumento di stereotipi. Per scongiurare tale pericoli si ritiene utile la creazione di occasioni in cui sia possibile mettere in atto un atteggiamento riflessivo che induca ad interrogarsi sulle categorie culturali ed interpretative proprie delle diverse agenzie educative del territorio. 12 Da alcuni anni gli operatori del settore educativo mostrano di percepire un incremento della presenza di bambini con disabilità, figli di migranti; ad oggi si sta quantificando l’entità numerica di tale incremento con rilevazioni strutturate e sistematiche. Occorrono, tuttavia, dati qualitativi fondamentali per fotografare il fenomeno in tutte le sue sfaccettature, come ad esempio le caratteristiche individuali, familiari e sociali dei bambini con disabilità, figli di migranti o, ancora, il percorso migratorio delle famiglie e le condizioni di inserimento nel nostro paese e nei servizi educativi. Come abbiamo già avuto modo di rilevare, il quadro dei riferimenti scientifici non è abbondante: in tal senso, si ritiene utile dare seguito a studi e ricerche in questo ambito specifico, per giungere a comprenderne meglio i bisogni ed offrire risposte culturali, sociali ed educative adeguate. L’azione conoscitiva sugli aspetti quantitativi e qualitativi del fenomeno e sui risvolti pedagogici ed educativi, richiede, in primo luogo, di chiarire gli approcci epistemologici, i paradigmi conoscitivi ed i nodi concettuali che si presumono rilevanti. Si tratta di un compito particolarmente complesso e delicato che richiede apporti scientifici specialistici ed il contributo di tutti i soggetti impegnati in quest’ambito. 13 IL PROGETTO Obiettivi Una volta attivata la rete di collaborazioni, all’interno del Tavolo di Lavoro Interistituzionale, si procederà a definire e a dare vita ad un percorso di studio e ricerca relativo a bambini e ad alunni con età compresa tra gli 0 e i 14 anni. Tale progetto sarà finalizzato, principalmente, al conseguimento di alcuni macro obiettivi, qui di seguito delineati e il cui soddisfacente raggiungimento sarà legato anche alla possibilità di avere altre annualità a disposizione. Pervenire ad una conoscenza approfondita del fenomeno, analizzandone – se possibile - gli aspetti demografici, sanitari, interculturali, antropologici, psicosociali ma, soprattutto, pedagogici. Si tratta di effettuare un’ indagine quantitativa e qualitativa che fornisca lo stato dell’arte sulla condizione dei minori con disabilità, figli di migranti, nei nostri servizi educativi e scolastici. Oltre alla rilevazione demografica, quindi, potranno essere approfondite alcune aree di ricerca quali: - la relazione tra percorso migratorio, della famiglia e del bambino, e la situazione di disabilità; - la situazione dei genitori e del bambino riguardo al soggiorno nel nostro paese; - le problematiche comunicative e linguistiche; - gli aspetti relativi alla diagnosi della disabilità e le opportunità e i percorsi di accesso ai servizi; - le situazioni sanitarie e sociali; le pratiche di cura; le concezioni della disabilità nel paese di origine a confronto con quelle del nostro paese; - la mappatura di alcune esperienze positive e di strategie di accoglienza/cura educative nel territorio cittadino (come ad esempio la presenza di mediatori culturali e/o di personale educativo in ambito scolastico); - le rappresentazioni sociali della condizione di minore disabile, figlio di migranti, e delle loro famiglie, da parte degli operatori educativi/scolastici e sanitari; - l’individuazione di punti di forza e di criticità, a livello istituzionale e relazionale, che possono influenzare il lavoro educativo con i minori, con particolare riferimento ai temi dell’integrazione scolastica. 1. 2. Individuare linee guida, orientamenti, strumenti e percorsi che possano agevolare l’integrazione degli alunni con disabilità, figli di migranti, nelle strutture educative, scolastiche extrascolastiche. Si tratta di indicare le variabili e le condizioni, osservare i comportamenti, indagare gli atteggiamenti, che possano facilitare la cura e il benessere degli alunni con disabilità, figli di migranti, nei diversi contesti (modalità organizzative che facilitano l’accoglienza; strumenti e strategie atti a migliorare la comunicazione con le famiglie; progetto educativo e stile relazionale che meglio si adattano ai minori ecc.). 14 3. Divulgare i dati e le linee guida emersi dalla ricerca, tramite: - seminari di studi, rivolti a tutti i soggetti coinvolti nel progetto, per restituire i dati raccolti, condividere le considerazioni emerse; valutare nuovi percorsi di ricerca; - occasioni pubbliche di riflessione (convegno, giornata di studio ecc. ) rivolte agli operatori del settore; - documentazione delle esperienze positive in atto, in particolare nei servizi per la prima infanzia del Comune di Bologna; - pubblicazione di dati, di riflessioni emerse, di nuovi percorsi di ricerca, tramite cartaceo e/o sito web. Aspetti operativi Ribadendo il carattere interdisciplinare ed interistituzionale dell’iniziativa, il Settore Istruzione e Politiche delle Differenze del Comune di Bologna si propone come capofila della rete degli Enti Partner coinvolti. In tale dimensione sinergica, all’interno del Tavolo di Lavoro Interistituzionale, si procederà alla pianificazione e alla realizzazione specifica e dettagliata della dimensione operativa del progetto che dovrebbe avere, almeno nella sua prima forma, durata annuale, con possibilità di un’ ulteriore annualità che permetta di approfondire e articolare quanto indagato. In particolare, nella eventuale seconda annualità, si potrebbe provare a sperimentare un ideale “modello educativo” di accoglienza, integrazione, inclusione costituito dagli elementi emersi da questa ricerca. Poiché anche la Facoltà di Psicologia dell'Università di Bologna – sede di Cesena –ha avviato una ricerca simile alla presente (con il Comune di Cesena e l’Ufficio Scolastico Provinciale), si potrebbe sperimentare tale modello nel territorio emiliano-romagnolo facendo tesoro dei risultati di entrambe le ricerche. Il Comune di Bologna incarica tre addetti alla ricerca che effettueranno concretamente la rilevazione e lavoreranno con la supervisione scientifica e il coordinamento di Roberta Caldin, Docente di Pedagogia Speciale nella Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna. La Facoltà di Scienze della Formazione e il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, inoltre, si avvalgono, in questa ricerca, della fattiva partecipazione e collaborazione di un dottorando di ricerca. E’ evidente che ciascun partner avrà un ruolo chiave per la riuscita della ricerca e sarà coinvolto in tutte le fasi del lavoro che saranno articolate come di seguito indicate. Fasi della ricerca 1. Fase iniziale: rassegna di studi e ricerche disponibili sul tema oggetto di indagine; 15 - definizione dei focus di ricerca; - messa a punto degli aspetti metodologici e degli strumenti per effettuare l’indagine (ad esempio: testatura del questionario presso alcune classi delle scuole del Comune di Bologna; interviste a testimoni privilegiati; focus group con soggetti istituzionali; interviste domiciliari a genitori migranti con figli disabili ecc. ); - presa di contatto con i soggetti istituzionali - e non - da coinvolgere operativamente nella rilevazione dei dati. 2. Fase di ricerca: - rilevazione presso le istituzioni educative, scolastiche ed extrascolastiche, i servizi preposti e le famiglie coinvolte di dati quantitativi e qualitativi; - individuazione di esperienze positive già attive sul territorio cittadino; - analisi e rielaborazione dei dati raccolti; - stesura del rapporto di ricerca. Fase conclusiva: - definizione di linee guida per incrementare la qualità dei percorsi di integrazione dei minori con disabilità, figli di migranti, e delle famiglie nei servizi educativi, nelle scuole e nel sociale; - definizione di percorsi e strumenti per la documentazione; - divulgazione dei dati acquisiti e delle indicazioni pedagogiche. 3. 16 Tavolo di lavoro Interistituzionale Partecipanti Funzioni Settore Istruzione e Politiche delle Differenze del Comune di Bologna Rendere operativo un confronto interistituzionale sui temi del progetto; Università di Bologna, Facoltà di Scienze della Formazione, e Dipartimento di Scienze dell’Educazione, Dipartimento di Scienze giuridiche Orientare la definizione dei focus di ricerca, degli aspetti metodologici e degli strumenti per effettuare l’indagine sul campo; Azienda Sanitaria Locale Bologna Città Istituzioni Educative e Scolastiche (scuole dell’infanzia, scuole primarie) Coordinamenti Pedagogici dei Servizi dei Quartieri di Bologna Testimoni privilegiati del territorio cittadino: Istituto Gualandi Istituto Cavazza Monitorare l’andamento del progetto in ogni sua parte; Contribuire alla interpretazione dei dati emersi dalla ricerca; Partecipare alla definizione di linee guida per incrementare la qualità dei percorsi di integrazione; Prendere parte alla divulgazione dei dati acquisiti e delle indicazioni pedagogiche emerse. 17 IL PARTENARIATO Facoltà di Scienze della Formazione e Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell'Università di Bologna All’interno della fitta rete di collaborazioni che caratterizza il presente progetto, la partnership con l’ateneo bolognese si delinea come elemento primario sia per garantire la qualità della ricerca e l’incisività delle sue ricadute in ambito operativo, sia per potenziarne il carattere interdisciplinare. La sinergia tra il Settore Istruzione e Politiche delle Differenze del Comune di Bologna e l’Università di Bologna - Facoltà di Scienze della Formazione - si colloca nel quadro delle numerose iniziative di collaborazione già in essere e sancite dal Protocollo di Intesa attivo dal 2006 (Delibera di Giunta prog. 164/2006) che, tra gli obiettivi prioritari, pone come tema rilevante l’attenzione alle interazioni tra intervento pedagogico e problematiche sociali (promozione del benessere scolastico, integrazione interculturale e integrazione degli allievi disabili). Per realizzare le finalità del progetto vi sarà l’apporto scientifico di una équipe formata da docenti di diverse discipline (Pedagogia speciale, Pedagogia interculturale, Pedagogia sociale, Antropologia culturale, Psicologia dello sviluppo, Sociologia generale) afferenti alla Facoltà e/o al Dipartimento di Scienze dell’Educazione; vi parteciperà anche un Ricercatore e Docente di Diritto dei Servizi Sociali, afferente al Dipartimento di Scienze Giuridiche. Inoltre, per i materiali on line, l’elaborazione dati, la costruzione di un sito web collaboreranno alla ricerca due esperti/tecnici della Facoltà di Scienze della Formazione. All’interno dell’équipe di cui sopra, Roberta Caldin, in qualità di Coordinatore scientifico, contribuirà alla realizzazione del progetto in ogni sua fase; curerà i rapporti con il Referente del Settore Istruzione; avrà parte attiva nel Tavolo di Lavoro Interistituzionale; supervisionerà e orienterà il lavoro degli addetti alla ricerca. Come già indicato, il Settore Istruzione e Politiche delle Differenze del Comune di Bologna provvede ad incaricare tre addetti alla ricerca che ha, in questa prima ipotesi, durata annuale. In particolare, l’apporto dei Docenti della Facoltà di Scienze della Formazione di Bologna potrebbe essere articolato come di seguito. 1. Nella prima fase del progetto: facilitare la ricognizione di eventuali studi e ricerche su temi analoghi nonché della letteratura scientifica esistente a livello nazionale ed internazionale; contribuire, con l’apporto di categorie scientifiche e chiavi di lettura specifiche delle diverse discipline, ad una comprensione pertinente ed articolata del complesso fenomeno oggetto dell’indagine, vale a dire la presenza di alunni con disabilità, figli di migranti, nelle scuole del ciclo primario; 18 orientare la definizione dei focus di ricerca e delle metodologie e degli strumenti più idonei per la realizzazione dell’indagine conoscitiva; 2. Nella fase di rilevazione sul campo si prevede la supervisione scientifica ed il coordinamento degli addetti alla ricerca nelle seguenti azioni: completamento della raccolta dei dati quantitativi (già avviata dal Settore Istruzione) per definire la reale entità del fenomeno e la sua distribuzione sul territorio cittadino; raccolta dei dati qualitativi, interpellando i testimoni privilegiati, per comprendere a fondo aspetti più specifici (quali, ad esempio, le modalità di relazione delle famiglie migranti con allievi disabili nel contesto educativo e scolastico; il confronto tra i diversi significati attribuiti alla disabilità nelle diverse culture, il vissuto degli operatori dei servizi educativi e scolastici e dei servizi sanitari nel rapporto con queste famiglie e i loro figli); mappatura delle prassi di accoglienza e di integrazione attive sul territorio cittadino; rilevazione delle pratiche di documentazione messe in atto dai diversi soggetti istituzionali; analisi dei dati raccolti, stesura del report di ricerca e definizione dei nodi critici e delle opportunità che dal punto di vista educativo possono incidere sulla qualità della vita scolastica degli alunni disabili figli di migranti e delle loro famiglie. Nella fase conclusiva: contribuire alla riflessione per individuare linee guida, orientamenti, strumenti e percorsi, che possano facilitare l’integrazione degli alunni con disabilità, figli di migranti, nelle strutture educative, scolastiche ed extrascolastiche; definizione di modalità di intervento e di documentazione idonee a sostenere ed orientare, efficacemente, gli operatori educativi e scolastici nel difficile compito di condurre a buon esito il processo di integrazione dei minori con disabilità figli di migranti; divulgazione dei dati e delle considerazioni sia all’interno della rete di partenariato del progetto, sia tramite seminari di riflessione aperti anche ad altri interlocutori. 3. Collaborazione con l’Azienda Sanitaria Locale Bologna Città La partnership con l’Azienda Sanitaria Locale Bologna Città si delinea, all’interno del Tavolo di Lavoro Interistituzionale, come un elemento di primaria importanza per la riuscita del presente progetto; essa si colloca, inoltre, nel quadro dei molteplici riferimenti normativi (come ad es. la L.104/92 e l’Accordo Provinciale di Programma) che sottolineano l’importanza di sinergie che favoriscano il raggiungimento degli obiettivi di integrazione di tutte le persone con disabilità, stranieri, migranti, figli di migranti ecc. Il patrimonio di conoscenze, che gli operatori dell’ASL possono apportare al presente progetto, è ravvisabile nel know-how maturato nell’esperienza di prossimità 19 con i bambini disabili figli di migranti e le loro famiglie, nelle consolidate pratiche di diagnosi, accoglienza, accompagnamento, partecipazione ai gruppi operativi, supporto e consulenza al personale docente scolastico. Le professionalità degli operatori, e le riflessioni da essi maturate, possono offrire preziosi spunti per perseguire il primo obiettivo del presente progetto, ossia individuare i nodi problematici, gli elementi di criticità, i bisogni che contraddistinguono le pratiche di sostegno dei bambini/preadolescenti con disabilità figli di migranti. Ma la sinergia tra enti del territorio cittadino (ASL, Comune, Istituzioni Scolastiche, Università) risulta imprescindibile anche per il perseguimento di una ulteriore ed importante finalità: quella di prevedere ricadute operative del lavoro di ricerca: in tal senso, la collaborazione tra Comune di Bologna ed ASL potrebbe essere definita, sul piano operativo, con la partecipazione di rappresentanti dell’ente: 1. ai lavori del Tavolo Interistituzionale per contribuire ad orientare e monitorare tutte le fasi del progetto; 2. alla ricerca sul campo per indicare dati numerici in merito alla presenza dei minori con disabilità figli di migranti in carico alla U.O. NPIA nel 2008 (fase in parte già avviata nel marzo 2008 per i dati 2007); offrire considerazioni che possano contribuire alla comprensione, quantitativa e qualitativa, del complesso fenomeno oggetto dell’indagine; fornire un quadro delle pratiche e delle strategie già messe in atto; evidenziare i punti di criticità e le risorse insiti nelle pratiche per giungere alla definizione di strumenti operativi che possano incidere positivamente sulla qualità dei servizi erogati dalla rete dei servizi; 3. nella fase conclusiva del progetto: contribuire all’individuazione di linee guida, orientamenti, e, soprattutto, strumenti e percorsi, che possano facilitare l’integrazione dei minori disabili figli di migranti e la comunicazione con le famiglie; partecipare alla divulgazione dei dati e delle considerazioni sia all’interno della rete dei partner del progetto, sia tramite seminari di riflessione aperti anche ad altri interlocutori. Collaborazione con le Istituzioni Scolastiche del ciclo primario di Bologna I dirigenti e gli insegnanti delle Istituzioni Scolastiche del ciclo primario di Bologna, in particolare quelli a contatto con alunni disabili figli di migranti, sono considerati interlocutori primari del presente progetto; il loro coinvolgimento, pertanto, risulta essere un passaggio chiave anche nell’ottica di rinforzare la sinergia tra i diversi enti, auspicata da numerosi riferimenti normativi (come ad es. la L.104/92 e l’Accordo Provinciale di Programma). Il contributo dei docenti al presente progetto è ravvisabile nella condivisione del bagaglio di conoscenze maturate nella relazione educativa con i bambini disabili figli di migranti, delle riflessioni elaborate sul piano degli aspetti dell’integrazione scolastica, della didattica e nel rapporto con le famiglie. 20 Lo sguardo degli operatori scolastici può, quindi, contribuire sia alla mappatura di esperienze positive attivate per rispondere ai nuovi bisogni educativi, collegati all’incremento degli alunni disabili figli di migranti nel nostro sistema educativo, sia alla definizione delle principali criticità. Questo è ritenuto un passaggio fondamentale per permettere il raggiungimento di una delle finalità prevalenti di questa iniziativa: delineare orientamenti pedagogici e realizzare strumenti per migliorare la qualità del lavoro di accoglienza, sostegno, integrazione, inclusione. Ma la sinergia tra enti del territorio cittadino (ASL, Comune, Istituzioni Scolastiche, Università) risulta imprescindibile anche per il perseguimento di una ulteriore ed importante finalità: quella di prevedere ricadute operative del lavoro di ricerca. La partecipazione delle Istituzioni Scolastiche si potrebbe prefigurare con la presenza di propri rappresentanti a due principali azioni: 1. presenza ai lavori del Tavolo Interistituzionale di dirigenti e/o referenti per la disabilità, per contribuire ad orientare e monitorare tutte le fasi del progetto; 2. partecipazione alla ricerca sul campo per esprimere il punto di vista degli operatori scolastici su temi quali: le modalità di relazione delle famiglie migranti con minori disabili nel contesto educativo e scolastico; il vissuto degli insegnanti nel rapporto con queste famiglie e i loro figli; le pratiche e gli orientamenti pedagogici già adottati e i nodi problematici inerenti il lavoro educativo e didattico; 3. nella fase conclusiva del progetto: contributo all’individuazione di linee guida, orientamenti e, soprattutto, strumenti e percorsi, che possano facilitare l’integrazione degli alunni con disabilità figli di migranti e la comunicazione con le famiglie; partecipare alla divulgazione dei dati e delle considerazioni sia all’interno della rete di partenariato, sia tramite seminari di riflessione aperti anche ad altri interlocutori. Collaborazione con i Servizi educativi per la prima infanzia del Comune di Bologna I servizi rivolti alla fascia di età tra gli 0 e i 6 anni (nidi e scuole dell’infanzia del Comune di Bologna) possono apportare contenuti ed esperienze di grande rilievo al presente progetto. La storia, la cultura pedagogica e i know-how maturati in questi servizi sui temi dell’accoglienza e dell’integrazione, infatti, sono un patrimonio irrinunciabile anche per affrontare il tema peculiare dei bambini in condizioni di disabilità figli di migranti, di cui si registra un incremento anche in tale contesto. Tali servizi esprimono, inoltre, una forte specificità legata al fatto di accogliere minori molto piccoli che, pertanto, forse in modo maggiore che negli altri gradi scolastici, potrebbero essere nati nel nostro paese, o comunque non avere avuto altre esperienze di scolarizzazione nei paesi di origine. Questo aspetto, insieme al fatto di essere per molte famiglie la prima occasione di contatto con il sistema educativo 21 italiano, porta in evidenza la necessità di studiare la condizione dei minori stranieri disabili in stretta relazione con il percorso migratorio familiare. Altro tema di grande interesse è quello della documentazione educativa che, in questi servizi, risulta essere una prassi consolidata anche grazie al lavoro svolto dal Laboratorio di documentazione e formazione del Settore Istruzione del Comune di Bologna. Questo aspetto può essere considerato una risorsa preziosa per il presente progetto. Il contributo di coordinatori pedagogici e di educatori, pertanto, è ravvisabile in due diversi ambiti: 1. presenza ai lavori del Tavolo Interistituzionale di Coordinatori Pedagogici e di Rappresentanti dei servizi dei Quartieri di Bologna; 2. partecipazione alla ricerca sul campo per esprimere il punto di vista del personale educativo sui focus della ricerca come ad esempio: la relazione e la comunicazione con le famiglie straniere con figli disabili; gli orientamenti pedagogici e le pratiche di accoglienza e di integrazione; il tema della diagnosi; i nodi critici ed i bisogni educativi emergenti; le risorse (come ad esempio la mediazione linguistica) disponibili e/o ritenute necessarie; 3. nella fase conclusiva del progetto: contributo all’individuazione di linee guida, orientamenti, e, soprattutto, strumenti e percorsi, che possano facilitare l’integrazione degli alunni disabili figli di migranti e la comunicazione con le famiglie; partecipare alla divulgazione dei dati e delle considerazioni sia all’interno della rete di partenariato, sia tramite seminari di riflessione aperti anche ad altri interlocutori. 22 UNA PRECISAZIONE Il Progetto ha carattere di ricerca-azione e si presenta, dunque, con abito leggero, flessibile e adeguabile; perciò titoliamo il presente documento “Lineamenti di un Progetto di studio e ricerca su Alunni con disabilità, figli di migranti. Approcci culturali, questioni educative, prospettive inclusive”. In questo documento, infatti, sono tracciate alcune linee essenziali quali direzioni di ricerca trainanti ma non esaustive, itinerari individuati ma non circoscritti, mappe topologiche proposte ma non ultimate. Questo è il senso del Progetto: provare a camminare insieme in un ambito complesso e poco conosciuto, vestiti dell’abito degli allievi, l’unico vero abito mentale dei ricercatori, che ci conduce a scoprire (o a ri-scoprire) l’atteggiamento interiore che ci fa discepoli e ci permette una rinnova dimensione di scolarità nel gusto, mai appagato, di interrogarsi e di imparare gli uni dagli altri. Avviamo questa ricerca rimanendo più vicini a “l’homme de la question” che a “l’homme de la réponse” (Lengrand), al quale ammicca affettuosamente l’uomo di Bachelard, con il suo “sapere per meglio interrogare” e con i suoi “perché no?”, quali messaggi rivolti alla vita, splendida nelle sue diversità, e all’educazione, abbagliante nelle sue molteplici e irreplicabili forme. 23 24