Ladri al cimitero: bare scoperchiate e lapidi distrutte

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Ladri al cimitero: bare scoperchiate e lapidi distrutte
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13 febbraio 2014
da IL GAZZETTINO
Ladri al cimitero: bare scoperchiate e lapidi distrutte
Cimiteri di Padova e provincia nel mirino. E questa volta, l’ennesimo furto di rame si trasforma in
uno scempio di tombe.
Erano a caccia di oggetti preziosi i malviventi che la scorsa notte si sono introdotti nel cimitero
di Tavo, a Vigodarzere, profanando una decina di tombe. I banditi hanno divelto il lucchetto che
chiude la catena dell'accesso del viottolo che costeggia il camposanto, poi è iniziata la razzia. Sono
stati sradicati 40 metri quadrati di copertura del tetto, 220 chili di rame. Le lastre sono state
caricate sul furgone con cui i ladri sono arrivati al cimitero: lo hanno desunto i carabinieri di
Vigodarzere dalle tracce di pneumatici lasciate sul terreno.
Per portare il rame dal cimitero al camion i ladri si sono serviti delle scale con ruote appoggiate
ai loculi. Ma è a questo punto che i banditi sono andati oltre. Infatti si sono avventati su alcune
tombe della parte più vecchia del cimitero. E qui hanno fatto scempio di quattro loculi che sono
stati presi a martellate: cercavano oggetti preziosi anche lì. Spaccate una decina di lapidi, in una di
queste i banditi hanno addirittura abbattuto il muretto interno dove, oltre alla bara del defunto,
c'erano due cassettine metalliche utilizzate come ossari. I ladri hanno cercato di aprire il cofano di
legno, ormai marcio, della cassa, senza riuscirci. Allora hanno forzato anche il coperchio della
cassettina, che è stato sollevato di alcuni centimetri. Da altre lapidi sono state levate le lettere, in
rame, che compongono le scritte con i nomi dei defunti, alcuni vasetti porta fiori e le cornici con le
fotografie. Da una cappellina di famiglia è stata sganciata la lapide che ricopriva i loculi di due
coniugi: la lastra è stata lasciata a terra. Le tombe profanate, una decina in tutto, sembrano siano
state scelte a caso, e questo porterebbe gli inquirenti ad escludere l'ipotesi di vendette o rivalse
contro le famiglie dei defunti.
Ad accorgersi dello scempio è stato Antonio Broetto, 80 anni, che ogni giorno va al cimitero a
trovare la figlia, morta un mese fa a 48 anni. «Sono andato alla tomba di mia figlia e poi su quella
di un amico - racconta l'anziano - e ho visto la lapide a terra. Allora ho avvisato il Comune. Il
cimitero è un luogo triste e di dolore, quello che è accaduto è vergognoso».
Sono intervenuti i carabinieri di Vigodarzere e gli uomini della scientifica, l’accusa verso ignoti,
oltre che furto e danneggiamento è di vilipendio di cadavere. Sul tetto del cimitero sono stati
trovati alcuni attrezzi utilizzati dai ladri per togliere le lastre di rame, mentre a terra, vicino ai loculi
profanati, sono stati trovati i vasetti di rame e le fiorerie levate dalle lastre di marmo, fatto che fa
supporre che i malviventi siano stati disturbati.
«Un fatto gravissimo perchè siamo di fronte alla profanazione e alla violazione di tombe - ha
detto il sindaco Francesco Vezzaro accorso al cimitero - Uno scempio inaudito, che però non rivela
l'intento di accanirsi contro una tomba in particolare».
Il cimitero di Tavo è stato riaperto ieri pomeriggio per dar modo ai parenti di visita le tombe dei
loro cari: «È inaudito - sospira una donna - hanno disturbato il riposo dei nostri morti, sciagurati!
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Ma come si sono permessi? Non mi vergogno a dire che auguro a queste persone ogni male».
«Non c'è più rispetto per niente e nessuno. Noi qui abbiamo i nostri affetti - interviene un uomo Venire qui è la sola cosa che mi resta dei miei genitori: questi banditi sono sfrontati, maledetti.
Sono fuori di me dalla rabbia».
Appello dei sindaci al prefetto «Blindiamo le vie di fuga»
I primi cittadini chiedono controlli sulle strade anche con le telecamere
Patrizia Impresa: «Puntiamo a creare una "cintura di sicurezza"»
L’appuntamento di ieri mattina in Prefettura era finalizzato a fare il punto sulla sicurezza. Sia in
città, che in provincia. La concomitanza con il raid al cimitero di Vigodarzere, quindi, ha consentito
di fare un ulteriore approfondimento su un reato in espansione: il furto di rame. Il prefetto Patrizia
Impresa, infatti, ieri ha presieduto la riunione del Comitato per l’ordine pubblico, a cui sono
intervenuti oltre ai vertici delle forze dell’ordine, anche Ivo Rossi e Barbara Degani, e numerosi
sindaci della cintura, tutti alle prese con il grosso problema delle spaccate, dei furti nelle aziende,
nei magazzini, ma anche nelle abitazioni e nei garage. Barison, Stefan, Soranzo, Tacchetto, Salvò,
Costa, Gottardo, Moretto (vice ad Abano) e Rinuncini, hanno delineato una spaccato a tinte fosche
dell’emergenza nelle loro zone, chiedendo maggiori presidi sulle arterie ad ampio scorrimento per
intercettare i banditi in fuga e il potenziamento della videosorveglianza. Durante la discussione,
però, è stato anche evidenziato che il rafforzamento dei pattuglioni notturni nel capoluogo,
starebbe dando qualche piccolo segnale positivo, perché alcune bande si sarebbero spostate
altrove. «Per quanto riguarda i raid finalizzati a rubare il rame - ha commentato il prefetto - è
chiaro che si tratta di eventi che hanno una connotazione a livello europeo perché siamo di fronte
a una vera e propria filiera di questo metallo che è diventato prezioso. È deplorevole che i furti
avvengano nei cimiteri, luoghi che meritano rispetto. Tornando all’episodio di Vigodarzere, sarà
adesso la Guardia di Finanza a fare le indagini per identificare i responsabili e accertare dove finirà
il rame portato via dalle tombe». «Per quanto riguarda l’ordine pubblico in generale - ha aggiunto
la dottoressa Impresa - abbiamo focalizzato tutte le tematiche, analizzando segnalazioni dei primi
cittadini e le loro esigenze: stiamo mettendo in campo una serie di interventi per affrontare la
situazione in modo sinergico, con una rete che coinvolga tutte le forze dell’ordine. La questione
non si risolve costringendo le bande a spostarsi di una... via o di un Comune, ma con soluzioni per
l’intero territorio padovano. Finora servizi mirati in città e in provincia hanno dato buoni risultati,
ma adesso è necessario creare anche una sorta di "cintura di sicurezza", nell’area che circonda il
capoluogo. Tutte le forze dell’ordine verranno schierate e lavoreranno coordinate da me a stretto
contatto fra loro, e d’intesa anche con gli amministratori. Importante sarà rafforzare la sinergia con
le polizie locali che, per esempio intervenendo sugli incidenti stradali, fanno sì che le altre forze
dell’ordine si concentrino sul controllo del territorio e sulla repressione dei reati».
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13 febbraio 2014
da IL MATTINO DI PADOVA
Violata una tomba e devastati i loculi
Spogliano le cappelline, spaccano le lapidi staccando tutto ciò che è di rame Poi aprono una
bara. Ma vengono interrotti e fuggono solo con metà bottino
di Cristina Salvato wVIGODARZERE Hanno scoperchiato e profanato una tomba per rubare oggetti
preziosi: orrore nel piccolo cimitero di Tavo, dove la notte scorsa i ladri hanno rubato quasi tutte le
coperture in rame dei tetti e rotto 6 lapidi. La cosa più sconcertante è che, dal loculo di una donna,
hanno tolto la lapide, abbattuto il muretto che fa da intercapedine per aprire la bara e l’urnaossario che erano dentro. Forse cercavano anelli e collane con cui a volte si seppelliscono i propri
cari. Un atto sacrilego e senza precedenti. L’allarme. Ad accorgersi che il piccolo cimitero era stato
profanato è stato un residente, Antonio Broetto, che vi si era recato di buon mattino per un saluto
a sua figlia, morta da appena un mese. Si è accorto che alla tomba dei vicini era stata tolta la lapide
comune ai loculi di marito e moglie. Poi ha scoperto il resto dello scempio su altre 4 lapidi di loculi
sul lato sinistro del camposanto. Il sopralluogo. I carabinieri di Vigodarzere hanno eseguito un
primo sopralluogo e verso mezzogiorno sono arrivati anche i colleghi del Reparto scientifico, per
recuperare impronte e reperti: i ladri non hanno portato via tutto il materiale che avevano
accatastato, ma ne hanno abbandonato una parte. Forse sono stati disturbati dall’arrivo di
qualcuno e hanno portato via il più grosso, le coperture in rame, già staccate dai tetti e caricate
dentro a un furgone. Lo scempio. A terra, sull’erba del prato, sono rimaste una decina di lampade e
vasetti in rame, strappati dalle lapidi di marmo dei loculi. Man mano che il sopralluogo procedeva,
sono comparsi altri segni della razzia: i predoni hanno provato a rubare la copertura in rame di una
cappellina sul lato dentro del cimitero, ma hanno lasciato il lavoro incompiuto. Mentre alla famiglia
Berro hanno asportato il nome dalla cappellina privata. Alla fine la conta dei danni riporta la
rottura delle lapidi di 4 tombe di donne, la lapide di una coppia in una tomba privata, il nome dal
timpano della tomba dei Berro, le fioriere della tomba di un uomo e la foto (poi ritrovata) da quella
di un altro signore. La profanazione. È di una delle 4 donne la bara che è stata forzata e aperta con
un piede di porco, come pure l’urna contenente i resti di un altro parente, che erano stati murati
insieme. I feretri non sono stati estratti dal loculo, ma solo forzate in modo da poter scrutare cosa
vi fosse all’interno. Rubate poi le guarnizioni dei tetti e le grondaie e rotto il cancello di destra, da
cui i ladri devono essere entrati scavalcandolo e da dove sono poi usciti, appoggiandoci addosso la
scala che le persone usano per sistemare i loculi nelle file più in alto. I danni. Al Comune è toccato
il compito di censire i danni e identificare le tombe danneggiate, per poi avvertire i parenti. Il
cimitero è rimasto chiuso dalle 10 del mattino fino alle 16, per consentire ai carabinieri di compiere
i rilievi scientifici e agli operai di sistemare le tombe, riporre i pezzi rotti in un luogo sicuro e
richiudere con la calce il muro abbattuto della tomba devastata. La notizia della profanazione del
cimitero ha fatto presto il giro della frazione di Tavo, per cui in tanti si sono precipitati davanti al
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cancello, ormai chiuso, per sapere se per caso non fossero di un proprio familiare le tombe
depredate e devastate. Hanno però dovuto attendere fino al pomeriggio per poter costatare di
persona.
«Ci hanno divelto persino il nome dalla cappellina»
I Berro choccati, tutto il paese si precipita al camposanto per controllare se le sepolture di
famiglia hanno danni
Il cancello del piccolo cimitero di Tavo è stato riaperto alle 16, consentendo alle persone del paese
di poter controllare lo stato delle tombe dei propri cari che vi riposano: la notizia della
profanazione aveva messo in allarme l’intero paese e la gente, preoccupata, aveva cercato di
entrare in cimitero fin dal mattino, trovando però il cancello chiuso su richiesta dei carabinieri, che
dovevano effettuare i rilevi in tranquillità, senza inquinamenti delle tracce ritrovate. I parenti delle
persone sepolte nelle tombe profanate erano stati avvertiti dal Comune, che li ha invitati a
controllare i resti delle lapidi distrutte e indicando le suppellettili mancanti. I ladri avevano
strappato dalle lapidi lampade e vasetti contenenti i fiori, gettandoli a terra senza rispetto. Li
avevano accatastati tutti in un mucchio sul prato, pronti a portarseli via. Ma sono stati interrotti e
hanno dovuto abbandonarli sul posto: i parenti dei defunti dovranno appunto riconoscere i propri.
Sollevate, invece, le persone che hanno costatato che le proprie tombe erano rimaste illese. Dopo
aver controllato le proprie, un giro lo hanno fatto tutti a vedere quelle saccheggiate. Il Comune
aveva provveduto a togliere tulle le lapidi danneggiate, quelle prese a martellate per spregio o
forse per staccare con più facilità i vasi e le lampade di rame che da anni vi erano appese. Si sono
formati piccoli capannelli di persone, soprattutto di fronte a quella che è stata aperta e violata,
riconoscibile dalla malta fresca che ricopriva il buco fatto dai ladri per aprirla e controllarne
l’interno. Pochi ricordano però chi vi riposava, in pace fino alla notte scorsa: in quel lotto di loculi,
sul lato sinistro rispetto all’ingresso e sul fondo del piccolo cimitero, sono sepolte persone
scomparse tra gli anni Sessanta e Ottanta. «Ci hanno tolto il nome Cesare dalla scritta sul timpano
della nostra cappellina privata», mostrano Adriano e Pietro Berro. La loro è una delle due tombe di
famiglia presa di mira dai ladri. E mostrano anche come siano sparite tutte le cornici di rame dai
loculi centrali, che si trovano appena si entra in cimitero. L’altra tomba di famiglia si trova sul lato
opposto del camposanto: i ladri hanno tolto la pesante lastra di marmo, che copriva i loculi di due
coniugi, scomparsi in tempi diversi. Volevano rubarne i supporti in metallo, ma non hanno fatto in
tempo e appoggiandola a terra ne hanno scheggiato uno spigolo. Chi è presente non si capacita
dello scempio e per lo più domanda sicurezza e telecamere, commentando che no, un gesto del
genere proprio non è umanamente accettabile, che almeno da morti si deve stare in pace. A
Vigodarzere l’assessore provinciale alla Sicurezza, Enrico Pavanetto, ricopre l’incarico di consigliere
comunale. Appresa la notizia ha commentato: «Il nostro territorio è in preda a orde di “barbari”,
che nulla hanno a che fare con la crisi economica che ha colpito e messo in difficoltà tante nostre
famiglie. Non rubano per fame, ma per avidità. Servono quindi risposte determinate e dure, da
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parte dello Stato ma anche dagli enti locali. Mi riferisco, ad esempio, alla Polizia locale, che non
deve venire relegata al semplice ruolo di tutrice del rispetto del Codice della strada, impegnata per
lo più a farlo rispettare elevando le multe. Essendo un corpo di Polizia, deve vigilare sul territorio,
accertando le residenze anagrafiche degli stranieri, la regolarità della presenza delle attività di
stranieri sul territorio e organizzare pattuglie che sorveglino le attività commerciali all’ora di
chiusura e la notte in zone sensibili, come appunto i cimiteri». (cri.s.)
A Terraglione e a Borgoricco i saccheggi più devastanti
I furti di cose affettivamente preziose sono odiosi, ma ancor più lo sono quando vengono
depredate le tombe di persone care. Davanti alle loro lapidi si piange e si prega e gli oggetti che le
decorano diventano cari, come i ricordi. A Vigodarzere un furto in cimitero era avvenuto già ad
agosto, nel piccolo camposanto di Terraglione: i ladri erano saliti sul tetto di due tombe, le uniche
ad avere una copertura in rame, visto che il resto era stato sostituito con altro materiale, dopo un
precedente furto. Una superficie di 18 metri quadrati che i ladri avevano asportato abilmente, ma
che poi dovettero abbandonare, forse perché disturbati. Sul tetto avevano lasciato pure gli attrezzi
da scasso e nei pressi del cimitero anche un’automobile rubata poco prima in paese. Venti giorni
prima avevano provato a rubare il rame dai tetti delle cappelline anche al cimitero di Vigodarzere
capoluogo. Negli stessi giorni i ladri a caccia di statue e suppellettili preziose avevano saccheggiato
il cimitero Maggiore a Chiesanuova e quello di Salboro a Padova, riempiendo un intero camion di
oggetti e devastando i luoghi sacri. Furono arrestati un paio di mesi dopo: erano quattro romeni,
presi mentre rubavano gasolio a Campodarsego. I carabinieri risalirono a loro grazie alle impronte e
a un telefono perduto durante un furto in cimitero. Nel frattempo, a settembre, ecco razziato
anche il camposanto di Borgoricco, da dove staccarono croci, cornici delle foto e angolari dalle
lapidi. Come a Tavo, anche in quel caso ruppero la lapide di una defunta, per portarsi via la croce e
le due calle in ceramica che la decoravano.(cri.s.)
«Aumenteremo sorveglianza e controlli»
Il vicesindaco Moreno Boschello (nella foto) è stato tra i primi ad accorrere al cimitero di Tavo: «Il
rame è diventato sempre più prezioso e così i furti nei cimiteri sono sempre più frequenti. E questi
luoghi, fino a poco tempo fa posti tranquilli, necessitano ormai di maggiore sorveglianza. Vedremo
se sarà possibile installare delle telecamere che scoraggino questi furti esecrabili». (cri.s.)
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13 febbraio 2014
da IL CORRIERE DEL VENETO
Cinque tombe profanate per portare via l'oro ai defunti
TAVO DI VIGODARZERE — Che la crisi spingesse a estremi gesti si era notato da tempo. Ma che si
arrivasse perfino a tirare fuori i morti dalle tombe per prendere i loro gioielli o eventuali denti in
oro sembra quasi un reportage di paesi in stato d'assedio. E invece è accaduto ieri mattina nel
cimitero di Tavo di Vigodarzere, dove i ladri sono entrati di notte e hanno profanato quattro
tombe, aprendo loculi e bare nel tentativo di cercare qualcosa da portare via. Il sopralluogo dei
carabinieri, allertati dal custode, ha consentito di scoprire che parte della struttura in rame che si
trova all'entrata del cimitero era stata portata via. Il valore del furto non è ancora stato
quantificato, ma è da credere che ammonti a molte migliaia di euro. Nel frattempo sono state
allertate le famiglie dei cinque defunti profanati, affinché sporgano eventuale querela. Non è
dato sapere al momento se all'interno delle bare i ladri abbiano preso qualcosa. Il cimitero è
stato transennato tutta la mattina per consentire ai carabinieri di fare i rilievi. I reati che si
configurano al momento sono tentato furto aggravato e vilipendio di cadavere. Non è la prima
volta che i predoni si avventano sui cimiteri per rubare oggettistica di rame e metalli da
rivendere poi al mercato nero. Già lo scorso autunno una banda di stranieri era stata individuata
dai militari del Nucleo operativo e radiomobile. Spesso i complici sono rigattieri e fabbri che
acquistano in nero il materiale per poi fabbricare oggetti in ferro da rivendere. Le incursioni
avvennero in alcuni cimiteri della provincia e anche al cimitero maggiore di Padova. I furti però
erano sempre stati di oggetti legati alle tombe, mai nessuno si era spinto a tirare fuori le bare e
frugare tra le ossa dei morti. I cimiteri videosorvegliati e collegati con le stazioni dei carabinieri
sarebbero quindi la nuova cartina tornasole dello stato di degrado imperante in provincia.
Roberta Polese
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13 febbraio 2014