Volontariato AFRICA

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Volontariato AFRICA
DA MONDOVÌ UN OSPEDALE
PER IL KENYA
DI EZIO BERNARDI
La straordinaria avventura di solidarietà
di Rainbow Community Care a Kibokoni,
un’area rurale del Kenya vicina a Malindi,
inizia nella prima metà degli anni Novanta,
per iniziativa di un’infermiera inglese, Dee
Knott, e di suo marito Sammy, nativo di
quel luogo.
Nel 1995 inizia la costruzione di un ospedale
in una zona dove le esigenze sanitarie erano
altissime e i servizi inesistenti. La “Rainbow
Clinic” viene ultimata in 18 mesi, mentre
Dee Knott torna in Gran Bretagna per cercare
fondi. Il ritorno definitivo in Kenya per
l’apertura dell’ospedale è un vero evento
per la popolazione povera di quelle terre.
Malindi, nell’immaginario collettivo occidentale, è un paradiso delle vacanze: acque verdi
e trasparenti, spiagge di sabbia bianca corallina, con un retroterra di palme e baobab.
Ma le bellezze naturalistiche e il mare da
favola nascondono un’altra realtà di povertà,
di fame e malattie. Qui la quotidianità è lotta
per la sopravvivenza alimentare, contro tifo,
colera, malaria, polmonite, ulcere tropicali,
parassitosi intestinali, scabbia, infezioni
oculari e soprattutto l’Aids, che in Kenya
ha raggiunto una diffusione impressionante.
In certe aree colpisce anche il 60 per cento
della popolazione.
“Molti si affidano alla stregoneria - dice
Dee Knott - e non vogliono accettare le
spiegazioni mediche dell’Hiv e mantengono
comportamenti sociali che facilitano la
trasmissione del virus. In quest’area abbiamo
oltre 30 mila pazienti”.
L’iniziativa di Rainbow Community Care a
Kibokoni, ad un certo punto incontra la solidarietà cuneese. Siamo nel 1996. Un medico
monregalese, Enrico Ferreri, viene a contatto
con Dee Knott e suo marito. A Malindi,
Ferreri è andato in vacanza, colpito dai luoghi
affascinanti ma anche dall’estrema povertà.
Si rende conto dell’assoluta mancanza di
strutture sanitarie minime a servizio della gente.
“Per caso - racconta il dottor Ferreri m’imbattei in persone eccezionali come la
Knott e suo marito, che stavano tentando
Rassegna
prosegue nella
presentazione di
testimonianze di
concrete iniziative
umanitarie
realizzate
all’estero da
associazioni di
volontariato che
operano nell’area
della Banca
Regionale Europea.
Il primo articolo
era stato dedicato
all’ospedale di
Ayamé, in Costa
d’Avorio:
un’iniziativa nata
a Pavia, alla quale
hanno preso parte
attiva volontari di
Cuneo, quali il
prof. Leonardo
Lucarini, ideatore
del progetto di
cooperazione
sanitaria
“Laparoscopia
ad Ayamé”.
Ora l’attenzione
è puntata sulla
Rainbow
Community Care
a Kikoboni, area
rurale del Kenya
vicina a Malindi.
Tutto ebbe inizio
nel 1996, quando
un medico di
Mondovì, Enrico
Ferreri, seppe
dell’iniziativa
avviata
dall’inglese Dee
Knott, per dotare
di un ospedale
una comunità di
10.000 persone...
di realizzare una piccola clinica per la popolazione locale impossibilitata, sia per la lunga
distanza sia per mancanza di risorse, ad
usufruire delle carissime strutture sanitarie
di Malindi. Aiutai Dee nei pochi giorni della
mia permanenza, ma capii che si poteva fare
di più. In Italia, mi impegnai allora a
raccogliere fondi per realizzare una struttura
più completa. Grazie alla disponibilità della
comunità monregalese sono riuscito a
raccogliere una discreta somma”.
La piccola clinica è stata completata: vi lavorano un’infermiera professionale e, saltuariamente, un medico di Nairobi. Un tecnico è
addetto al piccolo laboratorio per diagnosi più
accurate e per effettuare screening ematochimici generali. Il laboratorio è la risorsa
principale della clinica perché lavora anche
Immagini di
Burangi: la nuova
clinica ai bordi
della foresta
e la scuola
“Tot’s garden”,
il giardino dei
piccoli.
per le cliniche per ricchi di Malindi permettendo il mantenimento della clinica stessa.
Realizzata e avviata la clinica, l’obiettivo
successivo fu un progetto educativo per i
bambini, combattendo l’analfabetismo e
costruendo un asilo e una scuola elementare,
il “Tot’s garden”, il giardino dei piccoli, con
due sezioni, una per i bambini dai 2 ai 5 anni
e una per i bambini sopra i 5 anni. Oggi, sono
settanta i bambini che frequentano le scuole,
pagando una piccolissima retta che serve per
stipendiare le tre insegnanti.
“I fondi raccolti in Italia - continua Ferreri sono serviti a realizzare le strutture,
acquistare il materiale e allacciare portare
l’energia elettrica. Adesso seppur con grandi
sacrifici la struttura è in grado di automantenersi, e questo è un traguardo importantissimo”.
Ferreri e Dee Knott, tuttavia, non si sono fermati qui e hanno costruito una seconda clinica a Burangi, un villaggio raggiungibile solo
attraverso il fiume, e che, quando il fiume
è in piena, rimane isolato. Qui i malati spesso
morivano per i problemi più banali, perché
non potevano raggiungere un ospedale.
“Un gruppo di persone del villaggio - racconta Dee Knott - cercarono di raggiungere la
Rainbow Clinic con il fiume in piena.
La loro piccola barca si inabissò e morirono
tutti, tra loro diverse donne con i bimbi.
Passata la piena la gente di Burangi ci portò
su una collina dove trovammo un edificio
costruito a metà e abbandonato da 16 anni.
Ci incontrammo con gli anziani e si decise
di dare il via alla costruzione tra la gioia
generale della gente che ringraziava Dio”.
“Mama Rainbow”, così viene chiamata
l’infermiera inglese, attiva la nuova clinica
e riattiva la scuola per fornire così nuovi
servizi e speranze alle 10 mila persone di
questa zona.
“Non avremmo potuto realizzare niente di
tutto questo - conclude Dee Knott - se non
ci fosse stato l’aiuto e lo splendido lavoro del
dottor Ferreri. Lui e la comunità di Mondovì
ci hanno aiutato tanto. Le persone che
desiderano stare con noi e vedere quello che
facciamo sono benvenute a dividere con noi
esperienze di lavoro vario, possiamo ospirarle
in piccole stanze vicino al Raimbow
Community Care”.
Michele Ajmone Cuneo è stato uno dei primi
ospiti. “Per la curiosità di vedere quel mondo”
ha accompagnato l’amico Ferreri, per il quale
si era impegnato con tutto il Lions Club di
Mondovì, ad erogare un contributo per la
comunità. “Quello che ho trovato - racconta
Ajmone Cuneo - a parte l’isola turistica, è un
popolo che per molti versi sembra fermo
all’età della pietra. Ho vissuto con questa
gente cercando di capire e ho trovato, tra
necessità e bisogni, un popolo che vive con
serenità e rassegnazione una vita regolata non
da orologi e impegni, ma dalla natura stessa.
Possiamo fare senz’altro qualcosa per queste
popolazioni senza togliere loro la serenità di
vita: aiutarli a conquistare una cultura di base
e salvaguardare la loro salute”.
E’ quello che si è fatto con la costruzione
e il sostegno all’attività delle due cliniche e
delle scuole. Ma c’è ancora molto da fare,
e Michele Ajmone Cuneo ha preso in mano la
parte organizzativa e amministrativa della
missione di aiuto sperando di avere collaborazione da tutti quelli che credono nel valore
della solidarietà.
Chi vuole mettersi in contatto con l’iniziativa
può scrivere a Rainbow Community Care P.O.
Box 1224 Malindi Kenya.