L`Ultimo Duello di Tex

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L`Ultimo Duello di Tex
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Dove eravamo rimasti?
Eh, no: lo sapete benissimo dove eravamo rimasti.
Le cose cominciano finalmente a mettersi bene per Tex.
Ma ne siamo proprio sicuri?
Un pallone gonfiato porterà un mare di guai che finiranno
solo con "L'ultimo duello di Tex."
E'
quasi sera.
L'uomo avanza pigramente per la main street ancora affollata.
Le persone che incontra lo salutano cordialmente, anche se con un certo imbarazzo.
Non porta più la solita camicia gialla.
A lei non piace.
Deve averla gettata nella spazzatura.
Non la voleva in giro neanche come straccio per la cucina.
Non è riuscita però a sbarazzarsi dei suoi jeans blu.
Ma va bene anche così.
Non stanno poi così male abbinati al suo nuovo ed elegante panciotto di pelle
che, abbottonato stretto, mette in evidenza il suo fisico prestante.
Donne.
Se non ci fossero, bisognerebbe inventarle.
Il sole alle sue spalle proietta la sua ombra davanti a lui.
Il suo avversario avrà il sole negli occhi, pensa.
Uhm, non è certo una mossa leale.
Ma non l'ha cercata di proposito.
Arrivato al primo incrocio, si ferma e osserva la strada alla sua sinistra.
Il posto è buono.
Nota che a due passi c'è lo Store dei coniugi Turner.
Pensa a quante volte è andato a far spese da Robert ed Emma.
Sono una coppia molto simpatica e poi Robert ha avuto bisogno di qualche
consiglio legale ed è venuto un paio di volte a cena da lui.
Robert vende degli ottimi sigari e, mentre le donne prendevano chiacchierando
il te, loro due se ne erano andati in veranda a fumare in pace.
Naturalmente in casa il fumo è rigorosamente proibito.
Si addentra nel vicolo ma fa in modo di rimanere in vista.
IL suo avversario arriverà nella main street e dovrà vederlo bene.
Non ha certo intenzione di nascondersi.
Si arrotola lentamente una sigaretta.
L'accende.
Non fa in tempo a tirare che un paio di boccate.
Un uomo avanza deciso verso l'incrocio.
Letizia
Continua a fumare mentre l'uomo si avvicina.
«Vedo che non hai cercato di mettermi con il sole negli occhi.»
«Sarebbe stato un insulto alla tua intelligenza, vecchio mio.»
«Già.»
«E poi non è nel mio stile. Sarebbe stato come ammettere che sei migliore di
me e che mi sarebbe stato utile un vantaggio.»
«Beh, non si può mai dire. Non ci siamo mai trovati uno di fronte all'altro.»
«Pensi di essere più veloce di me?»
«Non lo so. Penso solo che tu non sei il più veloce dei due.»
La gente che continua a passare accanto a loro non ha ancora capito cosa sta
succedendo.
Non riesce a immaginare che due amici come loro stiano affrontandosi in un
duello che non può che finire con la morte di uno dei due.
«Uhm. Sono più giovane di te e ho la mano più ferma.»
«Tuo nonno. La mia mano è ferma come la tua. E gli anni che ho più di te giocano a mio favore. Ho più esperienza di te e maneggio le mie colt da molto più
tempo.»
«Staremo a vedere.»
«E poi sai a cosa penso? Penso proprio che tu sai di essere nel torto. E questa
convinzione sarà la tua fine. La tua mano tremerà quando punterai la tua colt
su di me.»
«Io non ho fatto nulla di sbagliato, lo sai.»
«Certo che lo so. Ed è per questo che ti chiedo di darmi le tue armi e di venire
con me.»
«Sai che non è possibile. Dovrai uccidermi. Dici che la mia mano tremerà. Forse è vero. Ma la tua? Sarà ferma quando dovrai spararmi addosso?»
«Lo sarà. Deve esserlo. Devo impedire che tu compia qualche altra pazzia.»
«Bene.»
«Sei proprio deciso ad andare fino in fondo?»
«Sì. Se così deve essere, che sia.»
«Sarà il tuo ultimo duello. Ma lo sarà anche per me. Non potrò più impugnare
una colt dopo.»
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L'ultimo duello di Tex
«Io invece temo che dovrò usarla ancora molte volte, vecchio mio. Ma ora basta con le parole.»
Fa due passi indietro e getta a terra la sigaretta.
La gente finalmente si rende conto della situazione e in breve tempo la main
street si fa deserta.
I due uomini si studiano.
Nessuno dei due si muove.
In tutti i duelli che hanno dovuto affrontare, nessuno dei due ha mai estratto
per primo.
Hanno sempre lasciato che fosse l'avversario a fare la prima mossa.
Questa volta però le cose andranno diversamente.
Almeno per uno dei due.
Ma forse no.
I due si conoscono troppo bene.
Basta loro uno sguardo per capire quando è il momento di estrarre.
E infatti, dopo un lungo silenzio in cui nessuno dei due ha mosso un muscolo,
estraggono contemporaneamente la colt.
Si ode un solo sparo.
Ma le colt fumanti sono due.
Due sono i proiettili vomitati dalle canne lucide.
Dopo aver sparato, entrambi rimettono la colt nella fondina.
Nessuno dei due sembra essere stato colpito.
Possibile?
Ma, dopo qualche istante, uno dei due cade in ginocchio.
Il suo elegante panciotto di pelle è macchiato di sangue.
Con il sorriso tra le labbra cade su un fianco.
Le sue ultime parole sono: «Bravo, vecchio mio.»
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Letizia
Washington, il giorno dopo.
Il maggiordomo di colore, nella sua elegante livrea bussa leggermente alla porta.
Regge con la mano sinistra, fasciata da un immacolato guanto bianco, un vassoio che ha tutta l'aria d'essere d'argento.
Sul vassoio c'è il Washington Post.
«Avanti.»
«Padrone, il giornale di oggi. C'è un'ottima notizia. Ne parla ormai tutta la città.»
«Spero per il tuo bene che sia veramente così. Sai che non desidero essere disturbato.»
«Vedrete con i vostri occhi, padrone. E' veramente un'ottima notizia per voi.»
Prende il giornale e dà un'occhiata al titolo che appare a tutta pagina: "Tex
Willer died".
«Finalmente. Era ora dannazione. Tutti gli scagnozzi che ho contattato per ucciderlo hanno declinato l'incarico. Troppo pericoloso. Così hanno detto tutti.»
Riprende a leggere il giornale.
"Il noto fuorilegge Tex Willer, ricercato per l'omicidio del senatore Garner, è
stato ucciso nel pomeriggio di ieri ad Albuquerque dal ranger Kit Carson. Tex,
che ha opposto resistenza all'arresto, ha sfidato il ranger a un duello alla pistola. Gli abitanti della cittadina del New Messico hanno assistito così all'ultimo
duello di Tex."
«Incredibile. Dopo aver cercato invano un sicario che me lo togliesse di mezzo,
alla fine chi mi ha fatto questo favore? E anche gratis? Il suo migliore amico ed
ex collega Kit Carson. Non ci posso credere.»
«Eppure è così, padrone. Carson ha voluto evitare proprio che ci fossero ripercussioni che potessero danneggiare i Navajo. Chiunque altro fosse stato a uccidere Willer, sarebbe stato certamente a sua volta ucciso per vendetta dai Navajo. Si sarebbe scatenata di sicuro una guerra indiana.»
«Nessuno ha chiesto il tuo parere, negro.»
Riprende a leggere l'articolo mentre il maggiordomo si scusa.
«Ma… quello che hai detto è riportato anche nel giornale. Tu, sporco servo, hai
osato leggere il mio giornale?»
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L'ultimo duello di Tex
«Oh no, padrone. Ho udito queste cose quando sono andato a comperarlo. Tutti ne parlano, padrone. In città non si parla d'altro. Quando ho capito cosa era
successo, sono venuto di corsa a portarvi il giornale, padrone. Non l'ho letto,
ve lo giuro. Non l'ho neanche aperto per vedere il titolo. Lo giuro, padrone.»
«Uhm… va bene. Voglio crederti. Vai dalla padrona e dille di raggiungermi qui
nello studio. Sabato prossimo daremo un gran ricevimento. Sarà una festa che
a Washington verrà ricordata per un pezzo. Mio fratello finalmente è stato vendicato.»
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Letizia
New Messico, ai confini della riserva navajo, sei mesi prima.
«Basta. Mi sono proprio stufato di dare la caccia a pecari e conigli. Voglio cacciare qualcosa di più grosso. E magari di più pericoloso. Che ne direste di trovare qualche grizzly, per esempio?»
«Non ci sono orsi da queste parti, senatore.»
«E allora qualche puma. Ci sarà pure qualche animale degno di essere cacciato
da queste parti, no?»
«Non ci sono neanche puma. A meno che non ci inoltriamo nella riserva navajo.»
«Bene. Andiamo in questa maledetta riserva, allora.»
«Non è una buona idea, senatore. I Navajo non gradiscono intrusioni, specialmente da parte dell'uomo bianco. Troppo pericoloso.»
«Ma che pericolo vuoi che costituiscano quattro straccioni rossi?»
«I Navajo non sono per nulla degli straccioni, senatore. Per tantissimi anni il
loro capo è stato Tex Willer, un vero tizzone d'inferno. E ora il loro capo è suo
figlio che, se è possibile, è pure peggio di lui.»
«Uhm, ho sentito parlare di questo Willer. Da come ne parli sembra che sia
addirittura un padreterno, perbacco.»
«Forse no, ma sicuramente è pericoloso più di un serpente. Meglio evitare di
incontrarlo.»
«I serpenti si schiacciano, Ben. E poi, ho sentito dire che i Navajo presto abbandoneranno queste terre perché le stanno vendendo. Anche se non riesco a
capire chi diavolo sia interessato ad acquistare terreni tanto aridi e desolati.»
«Le terre dei Navajo non sono tutte così, senatore. Ci sono anche posti bellissimi. Pascoli sconfinati, terra fertile e fiumi maestosi e ricchi d'acqua anche
d'estate.»
«Bah. Credevo che fossero tutti posti assolati come il Deserto Dipinto. Comunque noi andremo a cacciare nella riserva. E non si torna indietro finché non
troviamo almeno un puma.»
«Ma, senatore…»
«Basta. Ho deciso. Andremo più a ovest, in questa dannata riserva.»
«Ok. Il capo siete voi. Si va nella riserva. Ma i rischi aumentano. Questo vi costerà molto di più, senatore.»
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«Finalmente. E non ti preoccupare del denaro. Per voi ci saranno dollari a palate.»
«Bene.»
La guida si allontana dal suo cliente e si dirige al galoppo verso l'accampamento.
«Bart, togliamo il campo. Si va ad ovest.»
«Ma sei impazzito, Ben? A ovest c'è la riserva navajo. Lo sai che quei maledetti…»
«Lo so, Bart. Ma il senatore non sente ragioni. Vuole cacciare almeno un puma.»
«Il senatore è matto come un cavallo…»
«Stai zitto, imbecille. Se ti sente sono guai seri.»
«I guai seri lo saranno se incontreremo qualche Navajo. E lo saranno ancora di
più se incontreremo quei due piantagrane di Tex e Carson. E ancora di più quel
suo maledetto figlio che ora è il capo di tutti i Navajo. Falco Nero, mi pare che
lo chiamino i suoi guerrieri.»
«Non ti preoccupare. Seguiremo delle piste poco battute e cercheremo di evitare di passare in prossimità dei villaggi. Conosco bene la zona. Ci sono stato
con l'esercito come scout. Porteremo a spasso quel pallone gonfiato per un po'
e lo faremo stancare bene. Quando si sarà stufato, sarà lui a pregarci di tornare indietro. E ci riempirà le tasche di dollari extra.»
«Me ne infischio dei dollari extra se i miei capelli finiranno appesi alla cintura di
qualche dannato muso rosso.»
«Non ti preoccupare. Se ti dovrà succedere di perdere i capelli, sarà solo in
qualche bottega di barbiere.»
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Letizia
«Ma insomma, si può sapere quando arriveremo in quella maledetta riserva?
Sono tre giorni che girovaghiamo da queste parti. E il bello è che non abbiamo
incontrato neanche un animale. Neanche uno stupido pecari.»
«Ma siamo già nella riserva navajo, senatore. E da quasi due giorni. E non si
preoccupi delle provviste. Ne abbiamo per un bel pezzo.»
«Siamo già nella riserva? Perbacco. Credevo ancora di esserne fuori. Mi ha ingannato la conformazione del territorio. Ma già, mi avevi detto che non tutto il
terreno è arido e deserto. Ci sono puma da queste parti?»
«No, senatore. I puma li troveremo solo quando arriveremo a quelle alture
laggiù. Li chiamano anche leoni di montagna proprio perché…»
«Lo so, lo so. Credi di aver a che fare con un piedidolci ignorante? Anche se
vengo dall'Est non sono per niente uno sprovveduto. E mi sono laureato nella
migliore università di tutti gli stati della costa orientale.»
«Non volevo dire questo, senatore. Volevo solo spiegare perché non ci sono
puma qui.»
«Va bene, va bene. Ma vi consiglio di trattarmi con più rispetto d'ora in poi.»
"Maledetto pallone gonfiato. Mi piacerebbe tornare indietro con Bart e mollarti
qui da solo. Non riusciresti a rimanere vivo più di tre giorni."
Ma naturalmente quello che frulla nella mente di Ben rimarrà solo un desiderio
perché quello che gli preme è spillare all'arrogante senatore quanti più quattrini possibile.
«Certamente, senatore. Ma ora è bene fermarsi per far riposare e abbeverare
i cavalli. Ci accamperemo in riva a quel torrente laggiù, dove il corso d'acqua
fa un'ampia curva e la corrente è meno impetuosa.»
«Bene, ma non più di un'ora. Ho fretta di arrivare alla montagna.»
Dieci minuti dopo i tre uomini siedono attorno a un fuoco dove Bart ha messo a
scaldare una tazza di caffè.
«Sono stanco di mangiare carne secca, dannazione. E selvaggina neanche
l'ombra.»
«Il fiume sembra pieno di pesci. In questo punto c'è una specie di ansa dove la
corrente è meno forte. Si potrebbe pescare qualcosa.»
«Bah, pesci puzzolenti. Vuoi mettere una bella bistecca di manzo del Montana?»
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«Vi assicuro che i pesci non sono niente male, senatore. E poi Bart li sa cucinare in maniera veramente speciale.»
«Non abbiamo tempo di aspettare che uno stupido pesce abbocchi all'amo. Ho
detto che ho una dannata fretta.»
«Ben, ci sono dei Navajo.»
«Dannazione. Dove, Bart?»
«Più a valle. Io ho visto solo una squaw, ma sicuramente ci sono anche degli
uomini.»
«Ci avrà sicuramente visti. E se non ha visto noi, ha visto sicuramente il nostro
fuoco. E' meglio sgombrare alla svelta.»
«Un momento. Non vorrete per caso fuggire davanti a una cenciosa donna indiana?»
«Non è la squaw che mi dà pensiero, senatore. Sicuramente non è sola e non
sappiamo quanti Navajo sono con lei.»
«E allora? Noi siamo tre e ben armati. Loro magari saranno un paio e armati di
arco e frecce. Voglio vedere quella cagna.»
«Senatore, non è una mossa prudente. Meglio andarcene. Ed è meglio anche
tornare indietro. Abbandonate l'idea di cacciare il puma. Ormai i Navajo sanno
che siamo qui. Rimanere è pericoloso, molto pericoloso.»
«Non se ne parla nemmeno.»
Afferra il suo winchester dalla sella del cavallo, raggiunge la riva del fiume e la
percorre seguendo la corrente.
«Ben, quello è matto come un cavallo.»
«Parla piano, dannazione. Abbiamo già abbastanza rogne. Prendi il winchester
e seguimi.»
«Tu sei matto, Ben, se credi che io voglia venire con te e con quell'idiota di senatore a cacciarmi in un mare di guai.»
Non fa in tempo a finire la frase che sentono un colpo di fucile.
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Letizia
«Senatore, che è successo? Chi ha sparato?»
«Sono stato io, è ovvio.»
«Voi? E a chi avete sparato? Non vedo nessuno qui.»
«Là, dietro quel cespuglio. Ho visto qualcosa che si muoveva.»
«E avete sparato senza sapere a chi o a cosa? Poteva essere la squaw.»
«Tanto peggio. Se ci teneva a campare, non doveva nascondersi. Chiunque
fosse.»
"Questo è proprio deficiente. Adesso tutti i Navajo nel raggio di un paio di miglia hanno sentito lo sparo. Voglia il demonio che non abbia ferito nessuno."
«Bart, tieni gli occhi ben aperti. Io vado a vedere cosa è successo.»
Sparisce dietro un cespuglio e poco dopo ricompare portando in braccio una
squaw.
Sul seno della donna una larga macchia rossa.
«Mio Dio, com'è bella. E' morta, Ben?»
«Purtroppo sì, Bart.»
«Quante storie per una sporca indiana.»
«Quest'indiana ci procurerà una montagna di guai, senatore. Anche se riusciremo a sfuggire ai Navajo che sono sicuramente nei paraggi, non sono per
niente sicuro che riusciremo a uscire dalla riserva con la pelle ancora addosso.»
«Storie. Riusciremo…»
«No, senatore. Non ci riusciremo. Ci vogliono almeno due giorni per raggiungere la città più vicina. Forse di più, considerando che dovremo allungare la strada per evitare di passare troppo vicino ai villaggi navajo. E ci dovremo anche
nascondere, se ci riusciremo.»
«Ben, non ti sembra di essere troppo pessimista? Il senatore è un ottimo cavaliere e possiamo frustare i cavalli finché non saremo al sicuro.»
«Ma sei scemo, Bart? A parte il fatto che rischiare di far scoppiare i cavalli sarebbe un vero suicidio, dobbiamo invece procedere lentamente e cercare di
cancellare le nostre tracce con qualche trucco. I Navajo possono comunicare
tra loro con i segnali di fumo e ci taglierebbero sicuramente la strada.»
«E allora cosa facciamo, Ben?»
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«Per prima cosa nascondiamo il cadavere di questa poveretta in modo che la
scoprano il più tardi possibile. Questo ci darà un po' di vantaggio. Poi…»
«Tacete, voi due mammalucchi. Ho sentito un rumore da quella parte.»
«Dove, senatore?»
«Adesso lo sento anch'io, Ben. Sta arrivando qualcuno al galoppo.»
Dopo pochi secondi, due Navajo a cavallo sbucano dalle fronde.
Vedono la squaw con le vesti insanguinate.
«Lupo Bianco, corri al villaggio e manda segnali di fumo a Falco Nero. L'uomo
bianco ha tolto la vita a Stella d'Argento.»
Il Navajo obbedisce.
«Il cane bianco che ha ucciso la mia sposa non vedrà il sole di domani.»
Imbraccia il winchester e si lancia al galoppo sparando contro i tre nemici.
Ma Ben, con un tiro calmo e preciso, lo inchioda prima che possa avvicinarsi.
«Bart, prendi tutta la nostra roba e stai pronto a filare via. Io cerco di fermare
l'altro indiano.»
Ma Bart non risponde.
Il Navajo, prima di cadere colpito a morte, lo ha centrato con un colpo di fucile.
«Maledizione, senatore. Bart ci ha lasciato la pelle. Aspettatemi qui. Io vado a
far fuori l'altro Navajo per impedirgli di dare l'allarme.»
«Ma io…»
Ben però non lo sente.
Veloce e agile come un puma, è già in sella e sprona il cavallo all'inseguimento
del secondo Navajo.
L'indiano sta procedendo al galoppo lungo la riva del torrente seguendo la corrente.
Cerca di raggiungere un guado.
Ma Ben gli è alle costole e gli arriva presto a tiro.
Tenendo le briglie con i denti, prende con calma la mira e spara due, tre colpi
di fucile.
Il tiro è difficile, in sella al cavallo al galoppo.
Ma il quarto colpo colpisce il Navajo che cade nel torrente.
La corrente, che si è fatta più impetuosa, trascina lontano il corpo.
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Ben spara ancora tre colpi nel torrente per essere più sicuro che l'indiano sia
morto e poi ritorna indietro.
Il senatore è a cavallo e si è già allontanato lasciando a terra i cadaveri di Bart
e della squaw.
"Ma guarda quel bastardo. Sta scappando da solo senza aspettarmi. Mi verrebbe voglia di andarmene per i fatti miei. Magari da solo ho più possibilità di cavarmela. Ma quel dannato è un ottimo tiratore e potrebbe essermi utile. Però
giuro che, una volta fuori della riserva, gli pianto una bella pallottola nella
schiena. Poi porto indietro il suo corpo e racconto che sono stati i Navajo a farlo fuori. Così gioco anche un bel tiro mancino a quel dannato sbirro di Tex Willer e a quell'impiastro di suo figlio."
Con questi neri propositi nella mente, Ben raggiunge il senatore e fugge con
lui.
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«Quei segnali di fumo laggiù possono voler dire solo guai.»
«Ho paura che tu abbia ragione, vecchio cammello.»
«Se ti sente Lois sei fritto, mister Willer.»
«Mister Willer? Che ti prende, sei forse malato?»
«Lo sai che Lois non vuole che ti chiami "tizzone d'inferno". E tu non dovresti
chiamarmi "vecchio cammello". Lo sai che a lei non piace.»
«Vuol dire che, per farle piacere, non ti chiamerò più così. Ti chiamerò "vecchio
dromedario".»
«Non cambierai mai, Tex. Ma quei segnali, cosa dicono?»
«Vengono dal villaggio di Volpe Rossa. E' richiesto l'intervento di Kit perché…
aspetta. Maledizione.»
«Cosa c'è?»
«Pare che dei bianchi siano penetrati nella riserva e abbiano ucciso la figlia del
capo e suo marito. Sono guai grossi come una montagna, Kit. Volpe Rossa è
sempre stato un capo saggio e pacifico, ma vorrà lavare col sangue la morte di
sua figlia e del suo sposo.»
«Questa non ci voleva proprio. Adesso che le cose finalmente stavano andando
per il verso giusto. Che farai adesso? Lois sta preparandosi per tornare con te
ad Albuquerque. Andrai con lei proprio ora che c'è bisogno di te? Voglio dire,
non è che tuo figlio non sia in grado di gestire la cosa da solo, ma…»
«Non ti preoccupare, Kit. Lois è una donna intelligente. Capirà la situazione e
rimanderà il viaggio di ritorno. Andrò con mio figlio al villaggio di Volpe Rossa.
Piuttosto c'è una cosa che mi preoccupa. Lei vorrà certo venire con me e io non
la voglio tra i piedi.»
«Ne sono convinto anch'io. Non permetterà certo che tu la lasci qui ad aspettarti.»
«Tu mi aiuterai. Io ora vado da Kit e ce ne andremo subito. Magari ci porteremo Tiger con noi. Tu rimarrai qui, le spiegherai l'accaduto e la convincerai a
rimanere qui.»
«Non ci penso neanche. E poi non mi darebbe certo ascolto.»
«Chi non ti darebbe ascolto, Kit?»
«Ecco. Ora sarai contento.»
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Letizia
«Che è colpa mia, adesso?»
«Si può sapere cosa sta succedendo qui, signori?»
«Lois, c'è una grana in vista. Dovremo rimandare la partenza di un paio di
giorni.»
«Va bene. E' una cosa grave?»
«Temo di sì, tesoro. Io devo andare via. Starò via pochissimo. Il minimo indispensabile.»
«Non ti preoccupare. Non c'è nessuna fretta. Io verrò con te.»
«No, Lois. Troppo pericoloso. Tu rimani qui con Carson e aspetterai il mio ritorno. Farò presto, te lo prometto.»
«Un corno, io vengo con te.»
Lois e il vecchio Carson hanno risposto all'unisono, come in coro.
«Ah, bene. Adesso vi coalizzate contro di me. Bell'aiuto che mi dai, vecchio
cammello.»
«Oh, Tex. Sei insopportabile. E non sei per niente un gentleman.»
«Papà, hai visto i segnali?»
«Li ho visti, Kit. Chiama Tiger. Partiremo subito.»
Kit si allontana veloce e Lois lo segue.
«Dove stai andando, tu?»
«A sellare il mio cavallo. Non credo proprio sarai così gentile da sellarmelo tu.»
«Ma, Lois. Ti ho detto che è pericoloso e…»
«Più pericoloso che essere rapita da un mostro infernale e quasi ammazzata da
un assassino prezzolato?»
E' inutile Tex.
Non c'è niente da fare.
Ormai dovresti conoscerla.
Quando si mette in testa una cosa, niente al mondo può farle cambiare idea.
E il bello è che Luna d'Argento, seguendo il suo esempio, si è unita al gruppo.
E, quando il giovane Kit le ha lanciato un'occhiataccia, gli ha sfornato un bel
sorriso come a dire: bello mio, è finito il tempo in cui le donne stavano a casa
a preparare il pranzo del marito.
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Quando giungono al villaggio di Volpe Rossa, trovano il capo ad aspettarli accanto al suo wigwam.
«Volpe Rossa saluta il grande capo Falco Nero e suo padre, il grande Aquila
della Notte. Salute anche a te, Tiger Jack, e a te, Capelli d'Argento.»
«Il cuore di Falco Nero gronda di sangue, sangue che presto sarà lavato. Guai
ai visi pallidi che hanno osato versare il sangue della figlia del grande capo e
del suo giovane sposo.»
«Queste sono le parole che volevo udire da Falco Nero. Venite nella mia tenda.»
Scendono da cavallo e si avviano verso la tenda del sachem.
«Hai sentito, Luna d'Argento? Ha salutato tutti quanti tranne noi due e non ci
ha degnato neanche di uno sguardo.»
«Parla piano, Lois. Vieni con me. A noi non è concesso di entrare. Gli uomini
terranno consiglio di guerra.»
«Non ci è permesso? Come sarebbe a dire non ci è permesso? Va bene che il
padrone di casa è lui, ma proprio perché siamo ospiti dovrebbe trattarci con riguardo.»
«Non ci ha mancato di rispetto, Lois. Le usanze e i costumi dei Navajo sono diversi da quelli dei bianchi. Per fortuna devo dire, visto come agiscono certe
volte i bianchi.»
«Uhm, hai ragione.»
Intanto, all'interno del wigwam del Sachem…
«Ho mandato dei guerrieri sulle tracce dei bianchi malvagi. Hanno l'ordine di
non intervenire, ma di osservare e riferire. Essi sono i nostri occhi e le nostre
orecchie.»
«Raccontami, sachem. Cosa è successo?»
«Mio figlio Lupo Bianco era insieme a sua sorella Stella d'Argento e a suo marito Piccolo Orso, Falco Nero. Erano nel luogo dove le acque del Taoh-Rah fanno
un'ampia curva.»
«Sì, conosco il posto.»
«E' un buon posto per pescare. I miei figli erano là per questo.»
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Letizia
«In tre sono partiti. Uno solo è tornato. Tre uomini bianchi. Lo hanno colpito
alla schiena. E' caduto nel torrente impetuoso che lo ha tolto dalle mani di quei
malvagi e lo ha portato fino a noi. La sua vita ora è nelle mani del Grande Spirito e delle squaw che lo stanno curando.»
Tace per un attimo.
«Sangue chiama sangue. Morte chiama morte.»
«Avrai la tua vendetta, Volpe Rossa. Questa è la parola di Falco Nero.»
«E allora andiamo. I bianchi si trovano ora nella Valle del Silenzio.»
«Sono lontani. Potrebbero riuscire ad allontanarsi dalla riserva e sfuggirci.»
«Non importa, Falco Nero. Li seguiremo anche nelle terre dei bianchi, se sarà
necessario.»
«No, sachem. Li prenderemo prima che escano dalla riserva.»
«Temi l'ira delle Giacche Azzurre?»
«Non voglio che la pace con l'uomo bianco venga infranta. Sarebbero solo lutti
per i Navajo.»
«Cosa intendi fare, allora?»
«Semplice. Costringeremo i tre bianchi a tornare indietro sbarrandogli la strada. Quanti sono i guerrieri che hai mandato sulle loro tracce?»
«Due volte le dita di una mano.»
«Basteranno.»
«Quello che dici è impossibile. Dalla valle si può uscire seguendo molte vie. I
miei guerrieri dovranno dividersi e non saranno sufficienti a impedire il passo a
quei cani.»
«Lo saranno invece. Manderemo loro dei segnali di fumo con i miei ordini. Ecco
cosa faremo.»
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L'ultimo duello di Tex
«Dannazione, è più di un giorno che stiamo scappando come lepri. Abbiamo
viaggiato anche di notte. Non possiamo fermarci un attimo?»
«No, senatore. Non siamo ancora fuori pericolo. E poi ci siamo già fermati un
paio di volte a far riposare i cavalli.»
«Ma solo per pochi minuti, maledizione. Sono stanco morto.»
«Ci siamo fermati per quasi un'ora, senatore. E poi, meglio stanchi che morti.»
«Ma non abbiamo visto neanche l'ombra di un indiano. E' chiaro che nessuno ci
sta inseguendo. Il verme cencioso che stava scappando, non è riuscito a dare
l'allarme, è ovvio. Tu l'hai accoppato ed è caduto nel torrente.»
«Già, ma la corrente è forte e l'ha trasportato chissà dove. Anche da morto
quel Navajo darà l'allarme alla sua tribù.»
«Ma sei impazzito? E come diavolo farà?»
«Cribbio, senatore. I Navajo prima o poi vedranno il cadavere colpito alla
schiena da un proiettile. Non ci vorrà molto a capire quello che gli è successo.
Quanto prima ci toglieremo da questi territori, tanto meglio sarà per noi.»
«Ma quanto tempo ci vorrà ancora prima di essere fuori dalla riserva?»
«Se non ci fermeremo neanche questa notte, domattina ne saremo fuori e a
tarda sera saremo in città.»
«Ma non è ancora mezzogiorno. Dovremo fare questa vita per quasi altri due
giorni? Ma è una tortura.»
«Se andrà così, saremo fortunati, senatore. Vedo laggiù qualcosa che non mi
piace per niente.»
«Fortunati? E cosa diavolo hai visto? Io non vedo niente.»
«Laggiù, su quel costone roccioso. Segnali di fumo. Guai in vista.»
«Laggiù dove? Io continuo a non vedere niente.»
«Diavolo, senatore. Laggiù, a est. Quel costone alla sinistra delle Due Dita,
quelle alte roccia che sembrano dita di una mano.»
«Sì, ora lo vedo anch'io. E' un filo di fumo. Ma non potrebbe essere un incendio?»
«Proprio per nulla, senatore. Ci sono solo rocce lassù, niente che possa bruciare. Sono i Navajo che ci cercano. E ci hanno trovati, maledizione. Di là non si
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passa. Dovremo deviare e perdere un sacco di tempo, dannazione. Siamo in un
mare di guai.»
«Magari sono pochi, solo due o tre. Potremmo riuscire a toglierceli di torno facilmente. Io sono un ottimo tiratore, lo sai. E anche tu non te la cavi niente
male.»
«La pelle è vostra, senatore. Fate quel che vi pare. Io non ci tengo ad andare
là a verificare.»
«Diavolo. Ma se deviamo, di quanto allungheremo la strada?»
«Almeno mezza giornata. Forse più.»
«Ma non possiamo. Dobbiamo andare avanti e…»
«Non possiamo cosa, senatore? Non lo capisci, maledetto zuccone, che la nostra pelle è appesa a un filo? Non lo hai ancora capito che molto probabilmente
le nostre ossa biancheggeranno presto al sole?»
«Tu… tu… brutto caprone, come osi rivolgerti così a me, un senatore degli Stati
Uniti d'America?»
«Ora basta, damerino. Scendi da quel piedistallo e, se vuoi tenere la pelle cucita addosso ancora per un po', tappati quella fogna di bocca e obbedisci ad ogni
ordine che ti darò.»
«Ma… io… tu…»
«Ma niente. E ricordati solo che ti tengo con me solo perché avrò bisogno del
tuo fucile e della tua buona mira. Almeno una cosa di buono la sai fare. Ricordati anche che, se ancora non ti ho piantato una pallottola in quella testaccia
che ti ritrovi, è solo perché da solo non ce la farei a togliermi dai guai.»
Il senatore, paonazzo in viso, porta lentamente la mano al winchester.
«Vorresti spararmi un bel colpo alla schiena, vero? Ma non lo farai. E sai perché non lo farai? Perché io sono la tua assicurazione sulla vita. Senza di me
non sapresti neanche dove andare.»
«Non è vero. So che devo andare ad est. E sappi che io mi so orizzontare molto bene con il sole.»
«Ma davvero? Ma lo sai quanti villaggi indiani ci sono ancora ad est? E poi saresti capace di passare a poche miglia da una città senza vederla. Lo sai che
hai bisogno di me, gufo impomatato.»
18
L'ultimo duello di Tex
"Maledetto furfante. Per ora hai vinto. Ma, quando saremo in città, ti farò impiccare."
"Scommetto che quel damerino spera di farmi la festa quando saremo al sicuro. Ma scommetto anche che è talmente stupido da non sospettare che, quando il pericolo sarà passato, sarò io a fare la festa a lui."
Covando nel cuore questi propositi, i due uomini cambiano direzione deviando
verso nordest.
Ma ben presto si accorgono che i loro guai sono destinati ad aumentare.
«Altri segnali di fumo laggiù, davanti a noi. Maledizione.»
«E anche laggiù, Ben.»
«E laggiù. Dobbiamo tornare indietro e andare verso sud. Dannazione, mille
volte dannazione.»
«Tu non sai cosa dicono quei segnali, Ben?»
«No, senatore. Ma non ci vuol molto a capirlo. Segnalano la nostra presenza.»
«Ma perché non ci attaccano ora?»
«Uhm, gli indiani sono imprevedibili. Forse stanno giocando come il gatto col
topo o forse aspettano qualcuno.»
«E chi?»
«Qualcuno che ci vuole levare la pelle di persona, immagino. Parenti dei giovani che abbiamo ammazzato.»
«Che hai ammazzato, Ben. Che hai ammazzato.»
«Brutto bastardo, ho una strana voglia di piantarti una pallottola nella zucca.
Non dimenticare che tutto è successo perché tu hai fatto fuori quella ragazza
navajo.»
«Ma è stato un incidente, lo sai.»
«Oh, bene. Allora non hai niente da temere. Spiegherai tutto ai Navajo e salverai la pelle. Tu non hai alcuna colpa. E' stato un incidente e i guerrieri li ho uccisi io. Vero?»
«Certo. E' proprio così.»
«Benissimo. Conosci il dialetto navajo?»
«Io? No di certo. Perché?»
«Perché? Mamma mia, questo è proprio scemo. E come lo spiegherai ai Navajo
che non hai colpe, che sei una brava persona e che sei addirittura un senatore?
19
Letizia
E poi sei davvero così ingenuo da pensare che ti crederebbero, nell'ipotesi che
capiscano la nostra lingua? E poi non sanno neanche cos'è un senatore.»
Un lungo silenzio.
Il senatore Garner sembra stia cominciando a preoccuparsi seriamente.
Forse solo ora si rende conto del reale pericolo che sta correndo.
I due uomini, in viaggio verso sud, sono costretti ad altre deviazioni.
Poco prima del calar del sole, uno spettacolo poco rassicurante si para davanti
ai loro occhi.
Davanti a loro, a meno di mezzo miglio, c'è ad attenderli una tribù navajo.
«Volevi sapere perché non ci hanno ancora attaccai, senatore? Eccoli lì davanti
a noi. Ora glielo può chiedere.»
Il senatore, spaventato a morte, gira il cavallo e tenta la fuga.
Ma non fa tempo a fare che pochi metri.
Poi ritorna lentamente e raggiunge Ben che non si era mosso.
«Ce ne sono anche dietro, vero?»
«Si, Ben. Come lo sai?»
«Ce ne sono anche sulla nostra destra. E anche sulla sinistra. Siamo circondati,
senatore. E' la fine.»
20
L'ultimo duello di Tex
«Ma che diavolo stanno facendo? Perché non attaccano? Si direbbe che abbiano intenzione di accamparsi. Vedo che stanno accendendo dei fuochi.»
«Hai così fretta di lasciarci la pelle, senatore?»
«No di certo, maledizione. Ma quest'attesa mi sta facendo impazzire. E' forse
questo il loro gioco? Intendono torturarci anche così? Facendo crollare i nostri
nervi? Magari sperano che ci togliamo la vita da soli.»
«Non credo proprio. Gli indiani non lo concepiscono nemmeno il suicidio. Chi si
toglie la vita per evitare la tortura è considerato il più vile degli uomini.»
«Dici che avranno intenzione di torturarci?»
«E' probabile, senatore. Avremo modo di dimostrare che razza di uomini siamo.»
«Ma io non voglio essere torturato. Non voglio essere ucciso.»
«I nostri desideri contano ben poco adesso.»
«Ma io sono un senatore degli Stati Uniti. Non possono uccidermi. Sarebbe la
loro condanna. La mia eventuale morte non rimarrebbe impunita.»
«E' una carta che puoi giocare, senatore.»
«Certo che me la giocherò. Gli dirò che sono un senatore e che, se mi uccidono, il presidente manderà migliaia di soldati a sterminarli.»
«Il Grande Padre Bianco, senatore.»
«Come?»
«E' il nome con cui gli indiani chiamano il presidente. Presidente è una parola
che non conoscono. E poi speriamo che ci sia qualcuno che parla la nostra lingua, altrimenti la tua carica te la puoi attaccare alla suola degli stivali.»
«Ma come puoi mantenere tanto sangue freddo, Ben? Non hai paura?»
«Certo che ho paura. Tutti ce l'hanno, anche i più temerari. Il coraggio non è
altro che la capacità di saper dominare la paura. E poi a che servirebbe preoccuparsi? Servirebbe solo a farti perdere la lucidità. E allora sei fregato. Il sangue freddo ti dà la possibilità di trovare la soluzione per uscire dalle situazioni
più difficili con il minor danno possibile. E, quando questo non è possibile, serve a dimostrare ai tuoi nemici che non sei un vile.»
«Ma a me non interessa dimostrare un bel niente. Io non voglio morire. Tutto il
resto non mi interessa.»
21
Letizia
«E sbagli, senatore. Gli indiani cercano di provocare la paura negli avversari,
cercano le loro urla. E sono molto contrariati quando trovano qualcuno che dimostra loro di non temerli, di non aver paura della morte. Quando qualcuno li
guarda negli occhi dimostrando tutto il suo sdegnoso disprezzo, ne sono colpiti
e ne abbreviano le sofferenze.»
«Vuoi dire che, invece di continuare a torturarlo, lo uccidono subito? Bella soddisfazione.»
«In qualche caso è successo che hanno lasciato in vita chi rideva delle loro torture. Gli indiani ammirano molto le persone coraggiose.»
«Vuoi dire che, per aver salva la vita, dovrò ridere quando mi tortureranno?»
«No, senatore. Tu hai ucciso una loro donna. Per te c'è solo la morte.»
«Ma dannazione, io non l'ho fatto intenzionalmente. E' stato un incidente.»
«Beh auguri, senatore. Vedo che gli indiani si sono accampati per la notte e,
siccome si sta facendo buio e io sono molto stanco, credo proprio che mi farò
una bella dormita.»
«Ti fai una dormita? Domani probabilmente dovrai morire e tu che fai? Dormi?»
«Moriremo, senatore. Moriremo.»
«Ma non puoi dormire. Fai qualcosa. Io ti pago per proteggermi.»
«E cosa dovrei fare? Posso solo urlare sperando che i Navajo fuggano terrorizzati. Buona notte, senatore.»
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L'ultimo duello di Tex
Il
giorno dopo, alle prime luci dell'alba, un gruppo di guerrieri arriva all'ac-
campamento dove i Navajo sorvegliano i due bianchi.
Li comanda Volpe Rossa.
Tra di loro ci sono i nostri quattro pard, Luna d'Argento e, naturalmente, Lois
che non poteva certo mancare.
Si avvicina a loro Lince Screziata, braccio destro di Volpe Rossa che mette al
corrente della situazione i nuovi arrivati.
«Finalmente potrò avere la mia vendetta.»
«L'avrai Volpe Rossa. Ma prima li voglio interrogare.»
«Ma i cani bianchi si difenderanno, Falco Nero. La loro difesa sarà inutile, ma
cercheranno la morte in battaglia per evitare una lunga tortura.»
«Andrò a parlamentare con loro. Da solo.»
«No, Falco Nero. Io verrò con te.»
«Forse è meglio così, Kit. Verremo anche Carson e io.»
«Va bene, pa'. Forse è giusto.»
«E verranno anche tre dei miei guerrieri.»
«Saggia idea, sachem. Quei due devono capire che non gli conviene fare
scherzi.»
«Così è, Aquila della Notte. I miei guerrieri terranno le armi pronte.»
Sette uomini escono dal gruppo e si avvicinano lentamente a Ben e al senatore
Garner.
«Senatore, questa è una fortuna insperata. Due di quegli uomini sono Tex Willer e Kit Carson. E credo di riconoscere anche il figlio di Tex, quello che gli indiani chiamano Falco Nero, il capo supremo di tutte le tribù navajo.»
«Kit Carson non è un ranger del Texas?»
«Sì. E una volta lo era anche Willer.»
«Perché dici che siamo fortunati?»
«Perché non credo proprio che permetteranno ai Navajo di farci la pelle, senatore. Ma tu ora non aprire bocca e lascia parlare me.»
«Ma…»
«Taci, ho detto. Taci se non vuoi perdere la pelle.»
23
Letizia
Kit, in testa al piccolo gruppo, alza il fucile sopra la testa tenendolo con due
mani.
«Vogliono parlamentare, senatore. Lascia fare a me adesso e non muovere un
muscolo, neanche per respirare.»
Ben solleva a sua volta il fucile sulla testa.
Poi afferra la leva del caricatore e toglie lentamente tutti i proiettili dal serbatoio.
Infine preme ripetutamente il grilletto che colpisce l'otturatore vuoto causando
il caratteristico rumore metallico prodotto da un'arma scarica.
Poi getta il winchester a terra e si rivolge ai nuovi arrivati.
«Buon giorno, mister Willer.»
«Ci conosciamo?» risponde Tex.
«No, ma io so chi è lei. E conosco anche mister Carson e questo,» indicando
Kit, «è sicuramente suo figlio, il sachem Falco Nero, capo di tutta la nazione
Navajo.»
«Ok, visto che ci conosci tutti quanti così bene, non ti rimane che dirci chi siete
voi e perché siete entrati nella riserva navajo.»
«Con piacere, mister Willer. Io sono la guida Ben Colter e quest'idiota dietro di
me è il senatore Ernest Garner.»
«Ehi, come ti permetti…»
«Ti ho detto di tacere, senatore. Lo perdoni, mister Willer. Ma questo verme
non ha ancora capito bene la situazione.»
«Mio padre ti ha chiesto anche il motivo per cui vi trovate nella nostra riserva.
Io inoltre voglio anche sapere perché avete ucciso Stella d'Argento e suo marito.»
«Così Stella d'argento era il suo nome?»
«Vedo che non sei così stupido da negare la tua responsabilità.»
«Non ci avrei neanche provato, mister Willer. Abbiamo lasciato tracce evidenti.
E poi sono almeno due giorni che non ci perdete di vista.»
«Bene. Allora comincia a raccontare.»
«E' presto detto, Tex. Il senatore ci ha ingaggiati, me e il mio amico Bart, per
fargli da guida. Voleva cacciare un puma. Siamo entrati nella riserva, è vero,
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L'ultimo duello di Tex
ma era nostra intenzione fermarci solo due o tre giorni. E poi c'è stato l'incidente.»
«Incidente?»
«Sì, Willer. Questo cretino ha visto qualcosa che si muoveva in un cespuglio e
ha sparato senza pensarci troppo su. Purtroppo nel cespuglio c'era la ragazza,
che è rimasta uccisa sul colpo. E' stato un incidente. Con lei c'erano due indiani. Quelli li ho uccisi io. Per difendermi, naturalmente.»
«Lupo Bianco è stato colpito alla schiena, Hai sparato anche a lui per difenderti?»
«Avrebbe dato l'allarme al suo villaggio. Ho dovuto colpirlo.»
«Ora basta. Quel cane ha confessato. Hanno ucciso mia figlia e il suo sposo.
Devono morire.»
«Un momento, Willer. Non avrà per caso intenzione di consegnarci a quel selvaggio? E' stato un maledetto incidente. Uno stramaledetto incidente. Una cosa
involontaria. Non può condannarci a morte così. Sarebbe un omicidio.»
«Perché, il vostro cos'è stato? O forse pensi che la vita di un'indiana valga meno di niente?»
«Non è vero. Io ho sempre rispettato il popolo rosso. Ho fatto per tanti anni lo
scout nell'esercito. E con me c'erano diversi indiani, Apache, Cheyenne e Hopi,
che erano miei amici. E non ho mai ucciso una donna. E' vero, ho ucciso due
vostri guerrieri. Ma era in gioco la mia vita. Il mio amico Bart ci ha lasciato la
pelle, lo sa?»
«Uno solo.»
«Cosa?»
«Ne hai ucciso uno solo. Lupo Bianco, figlio di Volpe Rossa e fratello della ragazza uccisa, è ancora vivo. Ci hanno segnalato ieri sera che è fuori pericolo.»
«Beh, per quello che può valere, sono contento per lui. Ma l'altro l'ho ucciso. E
i suoi familiari avranno la loro vendetta. Io chiedo di battermi con loro al coltello, all'usanza indiana.»
«Basta ora. Il sangue chiede sangue. Non ci saranno duelli. Mi hai promesso
che avrò la mia vendetta, Falco Nero.»
«E vendetta avrai. Ma nessuno sarà torturato. Io sono il capo supremo di tutti i
Navajo. Miei sono tutti i guerrieri navajo. Essi sono come miei figli. Così come
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Letizia
erano miei figli Stella d'Argento e il suo sposo Piccolo Orso. Il cane bianco
chiede un duello al coltello? E lo avrà. Un Navajo non rifiuta mai una sfida. Io
in persona mi batterò al coltello. Prima con l'uomo che lanciato la sfida. E poi
con il suo amico.»
«Non è per niente mio amico. E tu dovrai pentirti di aver accettato la mia sfida.»
«Davvero?»
26
L'ultimo duello di Tex
Kit e Ben si preparano al duello.
Carson prende in disparte Tex.
«Che intenzione credi che abbia tuo figlio, Tex?»
«Non lo so proprio, vecchio cammello. Certo che la situazione non è delle migliori.»
«Non può certo uccidere un senatore degli Stati Uniti. A parte la montagna di
guai che ci cadrebbe addosso, sarebbe come sparare a un bambino legato alla
sua seggiolina.»
«Vero. Ma non credo che abbia intenzione di ucciderlo. Credo abbia qualcosa
che gli frulla per la mente.»
«Non deve neanche urtare la suscettibilità di Volpe Rossa, però. Non può certo
negargli la sua vendetta. A parte il fatto che non sarebbe vendetta, ma un atto
di giustizia.»
«Negare soddisfazione a un capo tribù gli farebbe perdere la stima e il rispetto
di tutti i capi del Consiglio. Potrebbero anche togliergli il comando della nazione
navajo.»
«Brutto affare. Comunque vadano le cose saranno guai a volontà.»
«Staremo a vedere come andranno le cose. Ma io ho idea che quello che ha in
mente risolverà la situazione. E comunque ci siamo sempre noi a dargli una
mano.»
«Ci puoi scommettere, tizzone d'inferno.»
«Adesso ricominci? Se ti sente Lois…»
«Ma come fai ad aver voglia di scherzare in momenti come questo?»
«Lo sai che l'ironia mi aiuta a tenere tutti i miei sensi all'erta.»
«E questo Ben? Credi che possa dare delle noie al tuo ragazzo?»
«Chi, quello? Kit è in grado di sbarazzarsi di lui con il braccio destro legato alla
schiena.»
«Sembra un tipo in gamba. Credi che abbia detto la verità sull'incidente?»
«Credo di sì, Kit. Il senatore ha proprio l'aria di un babbeo vestito a festa.»
Ma il "babbeo", con un gesto felino imbraccia il suo winchester.
«Maledetti. Se credete di poter infilzare il senatore Ernest Garner come un pollo allo spiedo, vi sbagliate di grosso.»
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Letizia
Mentre urla queste parole, fa fuoco contro Kit che, armato di solo coltello, non
può far altro che gettarsi a terra su un fianco.
Il colpo destinato a lui colpisce un navajo di Volpe Rossa.
Succede tutto in un attimo.
Il sachem reagisce come un fulmine sparando al senatore due colpi in pieno
petto.
Ben getta immediatamente il suo coltello a terra e alza le mani sopra la testa.
«No, no» grida disperato.
Ma nulla può contro l'ira dei Navajo che lo colpiscono a morte.
Prima che Kit possa rialzarsi da terra, i due miserabili giacciono nella polvere.
«Dannazione, ora sì che siamo nei guai, Tex.»
«Capelli d'Argento non tema. Ora ho avuto la mia vendetta. Gli scalpi di questi
due sciacalli penderanno dalla mia cintura. Ora lo spirito di Stella d'Argento e
di Piccolo Orso possono galoppare felici nei pascoli del cielo insieme ai nostri
antenati.»
«No, Volpe Rossa. Tu prenderai un solo scalpo.»
«Perché Aquila della Notte pronuncia parole di divieto?»
«L'uomo che tu hai ucciso sedeva nel Consiglio dei Capi insieme al grande Padre Bianco. La sua morte causerà sventura a tutto il popolo rosso. Verranno
molti soldati a vendicare la sua morte. E porteranno molti lutti alla nostra gente.»
«Il suo corpo non verrà mai trovato dall'uomo bianco. Le sue carni verranno dilaniate dagli avvoltoi e le sue ossa biancheggeranno al sole.»
«No, Volpe Rossa. Costui era un grande capo. Uno stolto, ma un grande capo.
Lo verranno a cercare e capiranno che è stato ucciso dal popolo navajo.»
«Mio padre ha ragione, Volpe Rossa. Io riporterò il suo corpo nella città dei
bianchi. Io prenderò la colpa della sua morte. I Navajo non avranno nulla da
temere.»
«No, Kit. Tu ora sei il capo supremo dei Navajo e anche l'agente indiano della
riserva. Le colpe non ricadranno solo su di te. Ricadranno su tutto il nostro popolo. Tutto il lavoro che stai facendo per acquistare legalmente le terre della riserva sarà vanificato. Il senatore è stato ucciso da Tex Willer.»
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L'ultimo duello di Tex
«Ma papà, la stessa cosa vale anche per te. Anche tu sei…»
«No, Kit. Io non lo sono più. Io non sono un Navajo. E non sono più né il loro
capo né il loro agente indiano. E non sono più neanche un ranger. Sono solo un
cowboy qualsiasi che vive ad Albuquerque.»
«Ma non posso permettere che ti rovini la vita per me.»
«Non per te, Kit. Per i nostri Navajo. Sono io che non posso permettere la loro
rovina. E proprio ora che stanno diventando legalmente padroni delle loro terre. Nessuno potrà mai scacciarli ora. Non posso permettere che, per colpa di
un idiota pallone gonfiato, vada tutto in rovina.»
«Ma, pa'…»
«Basta, Kit. Non insistere. Ho deciso.»
«Ehi, Tex. Questo è ancora vivo.»
«Chi?»
«La guida. Quello di nome Ben. Il senatore è morto stecchito.»
Tex si avvicina al moribondo e Carson gli fa cenno con la testa che non ne avrà
ancora per molto.
«Mi è andata male, Willer.»
«Già. Ma non è che avevi molte più possibilità nel duello con mio figlio.»
«Quien sabe, Tex? Ma almeno sarei morto combattendo… Stai attento al fratello del senatore, Tex.»
«Il fratello?»
«Si chiama Steve Garner. E' un grosso uomo d'affari di Washington. Il senatore
era solo un imbecille. Aveva ottenuto la carica perché il fratello gliela aveva
praticamente comprata… E lui faceva tutto quello che Steve gli ordinava… Era
un burattino… Senza il fratello non sarebbe mai stato nessuno. Era un incapace, un pallone gonfiato che si credeva di essere chissà chi solo perché sedeva
su una poltrona che non si è mai guadagnato…»
«Che tipo è questo Steve Garner? Un cretino anche lui?»
«No, no. E' un tipo in gamba… Senza scrupoli e crudele, ma è un uomo intelligente. Guardatevi da lui. Non solo gli avete ucciso il fratello, ma gli avete tolto
anche il burattino al Senato. Ora non potrà contare più su nessuno per i suoi
loschi affari. Non avrà pace finché non avrà distrutto tutto il tuo popolo, Tex…»
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Letizia
«Vedremo di fare in modo che questo non accada.»
«Sai, Tex? Quando quel deficiente ha sparato alla ragazza… il mio primo impulso è stato quello di sparargli un colpo in testa. L'avrei poi abbandonato qui a
marcire e me la sarei filata il più velocemente possibile.»
«Non sarebbe stata un'idea così malvagia, Ben.»
«E' vero. Ma avevo in mente di dare la colpa ai Navajo, però. Volevo vendicarmi di te…»
«Di me? E perché? Non ti ho mai visto prima d'ora. Che ti ho fatto?»
«Hai accoppato mio cugino, Tex. Era un poco di buono, è vero… ma era il figlio
di mio zio, il fratello di mia madre. Siamo cresciuti insieme…»
«Mi dispiace.»
«Ma non lo avrei mai fatto, sai? Cioè, non avrei mai dato la colpa ai tuoi Navajo. Quel cretino invece lo avrei ammazzato senza pensarci su. Ma mi doveva
un sacco di soldi…»
«E' per i soldi che siete entrati nella riserva, vero?»
«Sì. Ci aveva promesso un premio extra se avessimo ucciso un puma…»
«Maledetti soldi.»
«Sì, Tex. Maledetti soldi. Ma sai qual'è l'unica cosa che mi dispiace?»
«No. Quale?»
«Che sia morta quella ragazza… Era bellissima, sai? Dio, com'era bel…»
La morte gli porta via questa ultima frase.
Tex gli chiude gli occhi che continuavano a guardarlo.
«Eri un brav'uomo, Ben. Ti meriti una degna sepoltura.»
«La scavo io la fossa, Tex.»
«Ti do una mano, zio Kit.»
Tex si rivolge a sachem Volpe Rossa.
«Quest'uomo era un guerriero leale. Non ha ucciso lui tua figlia. E ha colpito
Piccolo Orso e tuo figlio per difendere la sua vita. Un navajo non si sarebbe
comportato diversamente. Ti chiedo il permesso di seppellirlo senza che tu
prenda il suo scalpo. Ora il suo spirito sta cavalcando nei pascoli del cielo insieme con Stella d'Argento e il suo sposo. Ora non sono più nemici.»
Il vecchio sachem tace per un istante.
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L'ultimo duello di Tex
«Volpe Rossa ha avuto la sua vendetta. Che lo spirito dell'uomo bianco percorra in pace i pascoli del cielo.»
«Grazie, sachem. Sei un uomo saggio e giusto.»
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Letizia
«Cavolo, ma questo è il senatore Garner.»
La voce di Lois coglie di sorpresa Tex.
«Ah, sei qui? Conosci il senatore?»
«Purtroppo. E' per lui la fossa che stanno scavando?»
«No, è per questo poveraccio. Comunque il senatore è morto anche lui, se è
questo che intendi.»
«E' un brutto guaio. Il senatore Garner è una gran carogna. Anzi era, a quanto
pare. E suo fratello è peggio di lui.»
«Conosci anche il fratello Steve?»
«Come sai che si chiama Steve? Lo conosci?»
«No. E non conoscevo neanche il senatore prima d'ora. Tu come fai a conoscerli?»
«Dimentichi che ho vissuto a Philadelphia per molto tempo, tesoro. E sono stata parecchie volte a Washington. Ho avuto occasione di conoscere i due fratelli
quando ho difeso in tribunale un poveraccio che quella carogna di Steve Garner
aveva accusato di furto ai suoi danni. Ma era tutto un trucco per frodare l'assicurazione. Il furto non c'era mai stato.»
«Una carogna davvero. E come è andata?»
«Ho perso la causa, mannaggia. Quel maledetto ha pagato dei suoi scagnozzi
che hanno testimoniato il falso. Non c'è stato niente da fare. Il mio cliente è finito in carcere, purtroppo.»
«Proprio una bella famiglia. E' stato il senatore a uccidere Stella d'Argento.»
«Tex, è un grosso problema. Il fratello farà fuoco e fiamme finché non avrà
avuto la sua vendetta. E questo significa che scatenerà una guerra contro i Navajo. Ha molte conoscenze influenti a Washington. Non gli sarà difficile trovare
l'appoggio di qualche guerrafondaio che non vede l'ora di fare affari d'oro con
una nuova guerra indiana.»
«Non ci sarà nessuna guerra indiana.»
«Non ti fare illusioni, tesoro. Non si potrà nascondere a lungo la morte di un
senatore degli Stati Uniti.»
«Non la nasconderemo, infatti.»
«E allora come farete a evitare che Steve Garner scateni la cavalleria contro
coloro che gli hanno ucciso il fratello?»
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L'ultimo duello di Tex
«Perché non sono stati i Navajo a uccidere il senatore. Sono stato io.»
«Papà vuol prendersi la colpa dell'uccisione, Lois. Lo fa proprio per proteggere i
Navajo.»
«Voleva prendersi la colpa lui, Lois. Ma non posso permetterlo. Kit è agente indiano e capo di tutti i Navajo. La sua colpa sarebbe ricaduta su tutta la sua
gente. Sarebbe un sacrificio inutile.»
«Ma il senatore è stato ucciso in territorio navajo. Basterà questo per quella
carogna di Steve…»
«No Lois. Ho già in mente qualcosa che risolverà tutto.»
Poi si rivolge al figlio.
«Kit, ho bisogno di una squaw esperta nell'uso delle sostanze che i Navajo usano per ritardare le decomposizione dei corpi.»
«Cosa hai intenzione di fare, tesoro? Vuoi mummificare il senatore?»
«No di certo, Lois. Deve solo sembrare che sia morto un paio di giorni più tardi. Mentre io farò ritorno ad Albuquerque, i Navajo porteranno il corpo del senatore a Pueblo Pintado, che è una località che sta a nord della linea ferroviaria
tra Gallup e Albuquerque, circa a metà strada.»
«Conosco il posto, pa'. E' fuori della riserva. Andrò io con Alba Lucente, che si
porterà i suoi unguenti.»
«Bene. Quando sarò ad Albuquerque, mi farò vedere in giro da un po' di gente.
Mi serviranno dei testimoni. Poi andrò a cavallo a ovest e mi dirigerò a Pueblo
Pintado. Lì troverò te con il corpo del senatore.»
«Sì, papà. E il senatore sarà fresco come una rosa. Bello lavato e profumato,
pronto per essere "ucciso".»
«Infatti. Non mi sarà difficile dire che l'ho incontrato, che abbiamo litigato e
che mi ha provocato. E lui ci ha lasciato la pelle in un duello. Più o meno.»
«E' un ottimo piano, tesoro. Ma non credere che il fratello non farà di tutto per
farti impiccare.»
«Beh, anch'io ho delle conoscenze a Washington. Ely "Donehogawa" Parker è
un mio carissimo amico.»
«Ma, Tex. Parker non ricopre più l'incarico di Capo dell'Ufficio degli Affari Indiani. E ormai da una decina d'anni.»
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Letizia
«Lo so, Lois. Ma ha ancora la sua influenza negli ambienti politici di Washington. E poi io sarò difeso dall'avvocato più in gamba d'America. E anche il più
bello.»
«Non scherzare, Tex. Non sarà facile uscire da questa situazione senza le ossa
rotte. Rischi il capestro. Lo sai?»
«Lo so, Ma non trovo una soluzione migliore. Hai paura per me?»
«E me lo domandi, sciocco?»
«Vuoi che mi tiri indietro?»
Lois tace pensierosa per un attimo.
«No… Questo no, tesoro. Non potrei più guardarti negli occhi. E non riuscirei a
dormire sonni tranquilli pensando alla fine che faranno i Navajo.»
Tex si avvicina a Lois.
La stringe tra le braccia.
Lei si avvinghia a lui come se non volesse più staccarsene.
Come se fosse l'ultima volta che lo abbraccia.
«Ti amo, mia piccola signora dell'Est.»
Lei lo stringe ancora di più.
«Adesso lasciami. Devo andare. Devo arrivare a Gallup il più presto possibile.
Da lì poi prenderò il primo treno per Albuquerque.»
«No che non ti lascio. Vengo con te.»
«No, Lois. Mi rallenteresti. Per arrivare domattina a Gallup dovrò galoppare
tutto il giorno e tutta la notte.»
«Lo so. E la cosa non mi spaventa.»
«Lois, ho detto di no.»
Il tono della voce di Tex non ammette repliche.
«Tu verrai con calma. Carson ti accompagnerà.»
«Puoi contarci, Tizzone d'inferno. Oh, scusa Lois. Non volevo.»
«Oh accidenti, vecchio cammello. Non ti ci mettere anche tu adesso.»
Carson e Tex guardano allibiti la "dolce signora dell'Est" e poi si guardano tra
loro.
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L'ultimo duello di Tex
Tex è ormai lontano all'orizzonte.
Ha portato con sé due mustang di scorta, i più veloci e resistenti della tribù di
Orso Macchiato.
Luna d'Argento è nel wigwam di suo padre insieme al suo sposo Falco Nero,
che si appresta a partire portando con sé il suo lugubre bagaglio.
Andrà con lui Alba Lucente che sta preparando il corpo del senatore.
Avrà il compito, una volta arrivati a Pueblo Pintado, di pulire il corpo dagli unguenti che ne rallentano la decomposizione e di rivestirlo con i suoi abiti che
nel frattempo sono stati lavati.
Le macchie di sangue sono state tolte dai suoi eleganti vestiti perché dovranno
comparirne delle nuove più fresche.
Lois, con un velo di tristezza nel viso, sta ancora guardando l'orizzonte dove ha
visto scomparire il suo amato.
La turba un cattivo presentimento, la sensazione di dover affrontare presto un
destino che le spezzerà il cuore.
«Vedrai che tutto andrà per il verso giusto, Lois. Vedrai che Tex riuscirà a dimostrare di aver agito per legittima difesa.»
«Dio lo voglia, Carson. Dio lo voglia.»
«Il senatore Garner aveva la fama di essere un arrogante attaccabrighe. Proprio il tipo che Tex non ha mai sopportato. E, poiché non conosceva Tex, è
plausibile che lo abbia sfidato a duello. Proprio tu ci hai detto che a Washington
ha sfidato a duello molti "gentiluomini". E ha sempre avuto la meglio. Era un
buon tiratore e si sentiva sicuro di sé. La storia che imbastirà Tex sarà molto
credibile. Un uomo arrogante che offende Tex. Tex che risponde per le rime e
quell'impiastro che reagisce. Sì, ci crederanno tutti.»
«Non è questo che mi preoccupa, Carson.»
«E cos'è allora?»
«Il fratello. Steve Garner non accetterà un'assoluzione per legittima difesa. E
poi gli sembrerà strano che le sue guide non erano con lui. Indagherà.»
«E cosa potrà scoprire? Le guide si sono stufate di un cliente arrogante e se ne
sono andate chissà dove, lasciandolo dalle parti di Pueblo Pintado dove Tex l'ha
trovato. E' molto plausibile. E poi nessuno potrà provare il contrario perché
35
Letizia
quei due sono morti e sepolti dove nessuno potrà trovarli. Abbiamo dato sepoltura anche al compare di Ben, quello che abbiamo trovato accanto ai cadaveri
della povera Stella d'Argento e di suo marito.»
«Dio ti ascolti, Carson.»
Alba Lucente entra nella tenda di Orso Macchiato.
«L'uomo bianco è pronto, sachem. E' avvolto in una pelle di bisonte, unto con
gli unguenti dei morti.»
«Molto bene, Alba Lucente. Ho già preparato i cavalli per noi e per l'uomo bianco. Nove buoni mustang. Faremo due cambi. La strada è molto lunga e dovremo correre molto veloci. Te la senti, Alba Lucente? Saprai essere forte? Saranno due giorni di cavallo, senza dormire e senza riposare.»
«Il mio corpo è forte come quello di un uomo, Falco Nero.»
«Molto bene. Allora partiamo.»
Si avvicinano al corral dove i cavalli sono già pronti.
Tiger Jack ha unito le briglie dei mustang di scorta.
Un ragazzino alto una spanna è con lui.
«Bene, Tiger Jack. Vedo che è tutto pronto. Il senatore è legato bene al suo
cavallo? Dovremo correre parecchio e ballerà un po'.»
«E' legato saldamente, Kit. E non credo che si lamenterà se sarà un po' scomodo.»
«Già. Lo credo anch'io.»
«Sachem, io vengo con te.»
Kit si gira a guardare meravigliato il ragazzino.
«Tu?»
«Si, sachem. Farò con voi il primo tratto e poi porterò indietro i cavalli stanchi.»
«I cavalli ritorneranno indietro da solo, ragazzino.»
«E' vero, sachem. Ma mio padre mi ha detto che dovrete evitare le città dei
bianchi. I cavalli potrebbero andare nella città invece che tornare al nostro villaggio. Non è una buona cosa.»
«Diavolo di un ragazzino.»
«Ha ragione, Kit.»
«Tu ne sapevi qualcosa, Tiger? Delle intenzioni del ragazzino, intendo.»
36
L'ultimo duello di Tex
«No, Kit. Non ne avevo idea. Ma ha ragione. Dovrai superare la città di Gallup.
I cavalli che lasci potrebbero andare lì, invece di tornare al villaggio di Orso
Macchiato che è troppo lontano.»
«E' vero. Ma il ragazzo farà solo il primo pezzo, poi dovrà tornare con i cavalli
del primo cambio. Quelli del secondo cambio dovremo lasciarli soli.»
«No, sachem. Dopo il primo cambio io lascerò riposare i cavalli che tu hai lasciato e poi proseguirò piano per recuperare gli altri tre. E tu avrai un cavallo
in più, quello che monterò io. Io sono molto leggero e il mio cavallo non sarà
stanco come i vostri.»
«Ma non mi serve un cavallo in più.»
«Non è vero, sachem. Se si dovesse azzoppare un cavallo, lo potrai sostituire
con il mio.»
«Che mi venga… Come ti chiami, ragazzino?»
«Il mio nome è Piccola Volpe, sachem.»
«Monta in sella e vieni con me. Da oggi il tuo nome sarà Volpe Astuta.»
«Yahoooooooo!»
Il ragazzo salta in sella al suo pezzato con l'agilità di un gatto urlando di gioia.
Dieci minuti dopo il piccolo gruppo parte al galoppo prendendo una pista leggermente più a nord rispetto a quella che ha preso Tex un paio d'ore prima.
37
Letizia
La mattina dopo Tex, dopo aver bighellonato un po' per le strade di Albuquerque ed essersi fatto notare da molte persone, tra le quali i nuovo sceriffo,
prende il suo cavallo alla scuderia e si avvia verso ovest.
Verso sera arriva a Pueblo Pintado.
La località, il cui nome significa paese dipinto, è totalmente deserta.
Ci sono solo i resti di un'antica civiltà precolombiana.
Kit non è ancora arrivato.
Tex sale su una piccola altura, accende un fuoco per segnalare la sua posizione
e scruta l'orizzonte con il binocolo.
Nel giro di mezz'ora vede una nuvola di polvere all'orizzonte.
E' sicuramente Kit, anche se ancora non distingue le persone nella polvere.
Ma sono sicuramente più di una.
Intravede almeno due cavalli.
In meno di una decina di minuti vede tre cavalli.
"E' Kit. Con lui c'è una donna indiana che sicuramente è… come ha detto che si
chiama? Ah sì. Alba Lucente. E il terzo cavallo porta un grosso 'pacco'. I senatore è arrivato con tanto di scorta, come si conviene a una personalità del suo
rango."
Kit vede il fuoco acceso dal padre e, immaginando che Tex lo stia guardando
con un binocolo, agita più volte il braccio in segno di saluto.
Quando Kit arriva, trova del caffè fumante sul fuoco.
«Ciao, pa'. E' molto che aspetti? No. Sono arrivato più o meno da un'ora.»
«Noi abbiamo avuto un inconveniente ed abbiamo perso un po' di tempo. Altrimenti ci avresti trovato qua ad aspettarti.»
«Che vi è successo?» gli chiede porgendogli una tazza di caffè.
Poi si rivolge alla donna.
«Vieni anche tu, Alba Lucente. Una buona tazza di caffè è proprio quello che ci
vuole.»
«No grazie, Aquila della Notte. Ho molto lavoro da fare. Più tardi, quando avrò
finito e tu sarai già andato via. Il tempo è poco.»
«Ok. Allora, Kit?»
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L'ultimo duello di Tex
«Il cavallo del senatore. Non era forte e robusto come i nostri. Non ce l'ha fatta
e ho dovuto abbatterlo a circa venti miglia da qui. Per fortuna avevo il cavallo
del ragazzino.»
«Quale ragazzino.»
Kit racconta velocemente di Piccola Volpe mentre la donna si occupa del suo
"lavoro" con il senatore.
«Diavolo. In gamba il ragazzino.»
«Già. Però adesso il cavallo del senatore non è ferrato. La sella però è la sua.»
«Poco male.»
«Pa', se tornerai in città con un cavallo senza ferri, qualcuno potrebbe sospettare.»
«Tornerò ad Albuquerque con un cavallo solo. Mi accompagnerete fino a qualche miglio dalla città. Viaggeremo tutta la notte e alle prime luci dell'alba tornerete indietro portando con voi il cavallo senza ferri. Nessuno ci vedrà. Io dirò
che ho dovuto abbattere il cavallo del senatore perché si era azzoppato. E poi,
se a qualcuno venisse in mente di andare a cercarlo, lo troverà nel posto in cui
tu lo hai abbattuto.»
«Farai le ultime miglia a piedi?»
«Sì. E mi porterò la sella di questo cretino sulle spalle.»
«La squaw sembra aver finito. Ma che sta facendo?»
«Ha un coltello in mano, Kit. Temo di sapere cosa sta facendo.»
Kit si alza e corre verso di lei.
«Ferma, Alba Lucente. Che stai facendo?»
«Gli abiti dell'uomo bianco non sono macchiati di sangue, sachem. Mia figlia li
ha lavati bene e ha tolto le vecchie macchie di sangue. Ora io metto il mio
sangue sui suoi vestiti. Sangue nuovo. Il mio sangue è rosso come quello dei
bianchi.»
«No, ferma. Sarà il mio sangue e non il tuo a macchiare i vestiti dell'uomo
bianco.»
«Perché, sachem? Alba Lucente è forte come un uomo e non teme il dolore.
Mio marito sarà fiera quando saprà che mi sono ferita per aiutare il grande Aquila della Notte.»
39
Letizia
«Tuo marito è già fiero di te. E io non posso permettere che venga versato il
sangue del mio popolo, neanche una sola goccia. Il capo dei Navajo non può
demandare ad altri ciò che è suo dovere fare di persona.»
«Se questo è il volere del mio capo, ebbene sia. Ma tieni il mio coltello. Usalo
per riversare il tuo nobile sangue sulle vesti del bianco malvagio.»
Kit prende il coltello affilatissimo dalle mani della donna e lo passa sul braccio
facendo cadere gocce di sangue sul petto del senatore Garner.
Tex guarda ammirato la fierezza della navajo.
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L'ultimo duello di Tex
Viaggiano tutta la notte e all'alba arrivano a poche miglia da Albuquerque.
«E' meglio che vi fermiate qui, Kit. Se proseguite ancora, qualcuno potrebbe
vedervi. Ormai è giorno.»
«Pa', perché devi proprio prenderti la colpa dell'uccisione del senatore? Perché
non racconti che hai trovato il suo corpo già privo di vita? Potrebbe essere stato chiunque a ucciderlo, specialmente se gli svuotiamo le tasche di tutto il denaro e degli oggetti di valore. Magari possono pensare che sono state proprio
le sue guide a rapinarlo e ucciderlo.»
«No, Kit. Non voglio rischiare. Se non c'è un colpevole certo, i nostri Navajo
non saranno mai al sicuro. Lo sai che basta un minimo sospetto, anche un solo
pretesto, per scatenare una nuova guerra indiana. Ci sono troppi interessi.
Troppe persone potrebbero riempirsi le tasche di denaro sporco del sangue dei
Navajo. E il fratello del senatore mi sembra proprio quel tipo di persona. E in
più, oltre a guadagnarci sopra, avrebbe anche la vendetta per il fratello ucciso.
No, Kit. Si fa come ho già detto.»
«Ma papà…»
«Basta, Kit. Non insistere. Ti credi che non abbia già pensato a una soluzione
del genere? Ci ho pensato eccome. Ma non mi posso permettere un rischio così
grande. Ci sono troppe vite in gioco. C'è in ballo il futuro di tutto il popolo Navajo. E non solo. Ci andrebbero di mezzo anche gli Hopi la cui riserva è situata
dentro le terre navajo. E poi magari l'esercito se la prenderebbe anche con gli
Apache. Sarebbe un genocidio.»
«Ok, pa'. Si fa come vuoi tu. Ma…»
«No, Kit. Non si fa come dico io. Si fa quello che deve essere fatto. Per il bene
di tutti.»
Tex scende di sella, si carica su una spalla il corpo del senatore, lo porta verso
il suo cavallo e lo mette in groppa, di traverso a pancia sotto.
Poi toglie la sella al mustang che portava il cadavere e l'appoggia a terra.
«Ecco fatto. E ora andate.»
«Buona fortuna, pa'.»
«Sei ancora qui?»
Kit impugna la sua colt e la punta verso il padre che lo guarda meravigliato.
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Letizia
Poi apre il fuoco.
Tex sente un dolore improvviso al braccio.
Ma, prima che possa dire una parola, Kit lo previene.
«Con una ferita, anche se leggera, al braccio la storiella che hai in mente sarà
più credibile.»
«Che mi venga… Ora togliti dai piedi se non vuoi che la tua dolce Luna d'Argento curi amorevolmente la ferita che ti farò io.»
«Ok. Ciao, papà.»
«E bacia Lois per me.»
«Non ci penso nemmeno, pa'. La mia dolce Luna mi caverebbe gli occhi.»
Kit afferra le redini del mustang che ha portato il corpo del senatore e sprona il
suo cavallo.
Alba Lucente lo segue al galoppo.
In breve i due sono lontani.
Tex si toglie il suo fazzoletto nero dal collo e si fascia alla meglio il braccio.
"Eccomi qui, con una camicia quasi nuova da buttare. Lois non me la rammenderà davvero. E non permetterà neanche che lo faccia la signora Carter che
viene da noi a sbrigare le faccende e a cucinare."
Cucinare? Vi domanderete.
Pensavate forse che una donna come Lois, che sa fare tutto… beh, quasi tutto,
sappia anche cucinare?
Illusi.
Lois sa fare di tutto tranne che la casalinga.
Tex, immerso nei suoi pensieri, solleva da terra la sella di Garner.
Non è certo leggera.
Farsi a piedi le miglia che lo separano dalla città con quel peso sulle spalle non
lo attira per niente.
"Chissà se questo cialtrone si arrabbia se gli appoggio la sella sulla schiena.
No, non credo proprio. Certo che, se qualcuno mi trattasse come un cavallo, io
non ne sarei proprio contento."
«Ma tu non ti arrabbi, vero Garner?»
Afferra il senatore per i capelli e gli alza la testa.
«Come hai detto? Non sei per nulla arrabbiato? Bravo.»
42
L'ultimo duello di Tex
Prende le redini e s'incammina tirandosi dietro il cavallo con il suo macabro carico.
"Scherza, scherza, Tex. Credo che d'ora in poi avrai ben pochi argomenti su cui
scherzare."
Poco più di un'ora dopo, i cittadini di Albuquerque lo vedono arrivare stanco e
impolverato.
Non fanno troppo caso al cadavere gettato di traverso sulla sella.
Non hanno ancora capito chi è.
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Letizia
Sembra che le cose non si siano poi messe così male come si aspettavano un
po' tutti.
Hanno giocato in suo favore l'ottima reputazione come ranger e anche come
capo indiano, perché i Navajo sono tranquilli da molto tempo e hanno ottimi
rapporti con i bianchi.
E il merito, lo riconoscono tutti, è solo di Tex Willer.
Il senatore Garner invece, era altresì noto a tutti, era un arrogante attaccabrighe del tipo "lei non sa chi sono io".
Perciò la storiella di Tex è stata subito creduta da tutti quanti, anche dal governatore del New Messico, preoccupato in verità solo del fatto che questo "inconveniente" possa influire negativamente sulla sua carriera politica.
Insomma nessuno sembra piangere l'immatura dipartita del "povero" senatore,
che in fondo se l'è cercata.
Già, quella di pensare di far fuori Tex Willer per fregargli il cavallo non è stata
certamente una buona idea.
Fregargli il cavallo?
Ma che diavolo ha raccontato Tex?
Che dannata storia ha raccontato?
Semplice.
State a sentire e poi ditemi se non ci credete.
Beh, se non ci crederete è solo perché voi sapete già come sono andate le cose.
Tex se ne andava tranquillamente per i fatti suoi, quando non t'incontra un po'
uno sconosciuto che stava camminando per la prateria stanco e assetato?
Che diavolo ci fa da queste parti questo pellegrino a piedi? si chiede Tex.
Andiamo a prestargli soccorso perché ne ha certamente bisogno.
Come Tex aveva già intuito, lo sconosciuto aveva dovuto abbattere il cavallo
perché si era azzoppato molte miglia più indietro.
Vieni, gli dice quindi Tex, chissà come sei stanco e assetato.
Bevi un po' dalla mia borraccia.
Naturalmente la generosità di Tex gli impone di aiutare lo sventurato e lo fa
salire quindi sul suo cavallo.
46
L'ultimo duello di Tex
Mentre tornano indietro dirigendosi verso Albuquerque, che è la città più vicina, il cavallo, poveraccio, non ce la fa più a reggere il peso di due uomini.
Allora Tex, dopo essersi fermato un po' per far riposare l'animale, decide di ripartire a piedi, mentre lo sconosciuto prosegue a cavallo.
Avrebbero poi cavalcato a turno.
Ma questo sventurato, quando arrivò il suo turno di andare a piedi, deve aver
pensato che in due non ce l'avrebbero mai fatta ad arrivare in città.
Da solo avrebbe avuto più probabilità di sopravvivere.
E poi credo che non avesse la benché minima intenzione di andare ancora a
piedi.
Non ce la faceva proprio più.
E allora cosa va a pensare?
Una bella pallottola e il problema è risolto.
Solo che non ha pensato che il sesto senso di Tex, e anche il quinto per la verità, gli avrebbe giocato un tiro mancino.
Tex infatti ha sentito il rumore metallico del cane della pistola che si stava armando e ha evitato per un soffio la pallottola sparata contro di lui, che gli ha
comunque causato una ferita, ancorché leggera, al braccio.
E indovinate un po' qual è stata la reazione di Tex?
Facile no?
Mentre si gettava a terra per evitare le successive pallottole, prima ancora di
cadere al suolo aveva già sparato due colpi.
E, lo sanno tutti, Tex non sbaglia mai un colpo.
Risultato?
Un nuovo cliente per belzebù.
Avete visto che ci credete anche voi?
Insomma, finalmente un po' di fortuna per il nostro eroe.
Fortuna?
Credete davvero?
Vi siete forse dimenticati di Steve Garner?
47
Letizia
Indovinate
la reazione di Steve Garner quando fu informato della prematura
dipartita del fratello.
Beh, ci siete andati vicino.
La sua reazione fu molto più violenta.
In realtà non è che gli importasse poi molto del fratello.
Sapeva benissimo che era un deficiente buono a nulla e più di una volta aveva
dovuto tirarlo fuori dai pasticci in cui si era cacciato.
Ma era pur sempre suo fratello.
E soprattutto era un validissimo aggancio al senato.
Il suo primo pensiero è stato quello di cercare qualche sicario che facesse fuori
l'assassino di suo fratello.
Ma la fama di Tex Willer era giunta anche a Washington e non era riuscito a
trovare neanche un cane disposto a rischiare la pelle per andare ad ammazzare
un tipo così pericoloso.
Si era persino rivolto all'agenzia Pinkerton, non in via ufficiale naturalmente,
ma era riuscito soltanto a farsi dare il nome di qualche persona senza troppi
scrupoli che però, una volta contattata, aveva gentilmente reclinato la generosa offerta.
Non c'è denaro che valga la propria pelle.
Era stata praticamente la risposta di tutti.
E così alla fine si è rivolto al suo avvocato.
«Hai capito cosa devi fare, Peter?»
«Sì, Steve. Non preoccuparti. Parto oggi stesso per Albuquerque.»
«Bene. Informati bene su come si sono svolti i fatti e regolati di conseguenza.
Voglio quel Willer appeso a un cappio. Se c'è bisogno paga dei testimoni, falsifica le prove, trova un qualsiasi cavillo che inchiodi quel bastardo. Non mi interessa quello che farai e come lo farai.»
«Stai tranquillo. Quel tizio ha già un piede nella fossa.»
«Non gli hanno neanche fatto un processo a quel maledetto. Ha agito per legittima difesa, dicono. Ed è sicuramente vero. Il governatore del New Messico mi
ha avvertito per telegrafo di quello che è successo. Quel Willer è stato un ranger del Texas e non aveva certo dei motivi per uccidere quel cretino di mio fra48
L'ultimo duello di Tex
tello. Ernest non è stato capace neanche di sparargli alle spalle. L'ha solo ferito.»
«Sì, lo so. Ho letto anch'io dell'accaduto. E' su tutti i giornali.»
«Comunque, la legittima difesa deve essere smentita. E tu devi provarlo. So
che non ti sarà facile. Ma non c'è nessuno migliore di te che sappia imbrogliare
le carte. Nessuno meglio di te sa far assolvere un colpevole o condannare un
innocente.»
«La verità è solo quella che si può dimostrare. E io posso dimostrare quello che
mi pare.»
«Dovrai agire con prudenza e astuzia però. Willer è stato un uomo di legge ed
Ernest, anche se era un senatore, era un borioso attaccabrighe. Lo sanno tutti
purtroppo.»
«Ti ripeto di stare tranquillo. So quello che devo fare.»
«Bene, Peter. Tienimi costantemente aggiornato. E usa il solito codice per comunicare con me. Non vorrei che qualche solerte impiegato dell'ufficio telegrafico ci rompesse le uova nel paniere.»
«Ok, Steve. A risentirci presto.»
«Ciao, Peter.»
49
Letizia
«Cosa? Temo di non aver capito bene.»
«Hai capito benissimo, Tex.»
«Ma non è possibile.»
«Eppure è proprio così, purtroppo.»
«Ma io a Washington non c'ero nemmeno. Non è leggermente illegale la cosa?
E poi la testimonianza… Ma andiamo. Ma chi l'ha avuta questa bella idea?»
«Non lo so. Ma l'hanno certo pensata bene. Ci hanno giocato un bel tiro. La testimonianza sarebbe nientemeno che di Ben Colter. E noi non possiamo neanche dire che è falsa e che Colter è morto. Rischiamo di far venire a galla tutta
la nostra messinscena.»
«Ma come diavolo hanno fatto?»
«Hanno una dichiarazione firmata. Dicono che Colter ha firmato e poi è sparito
perché temeva per la sua vita. Temeva che tu l'accoppassi. Ironia della sorte.
Più morto di così…»
«Insomma, hanno fatto il processo senza l'accusato.»
«E' perfettamente legale. Ti hanno anche assegnato un avvocato d'ufficio
che…»
«Che si è rimesso alla clemenza della corte.»
«Probabile che sia andata proprio così.»
«E cosa direbbe questa… diciamo testimonianza, Kit?»
«Dice che tu hai incontrato il senatore e Colter che erano rimasti con un cavallo solo. Tu in un primo momento li hai aiutati. Ma poi, vedendo che in tre con
due cavalli e con poca acqua non ce l'avreste mai fatta, hai cercato di abbandonarli. Il senatore ha protestato e tu l'hai fatto fuori. E Colter, prima di fuggire con il suo cavallo, ti ha ferito con un colpo di pistola. Tu hai cercato di uccidere anche lui, ma è riuscito a filarsela.»
«Bella favoletta.»
«Ma ci hanno creduto. E hanno sfruttato l'arroganza del senatore Garner per
avvalorare un tuo gesto così insensato. Ti avrebbe offeso a morte. Hanno persino avuto il coraggio di tirare in ballo la memoria della tua povera Lilyth. E
questo ti avrebbe reso furioso fino al punto di uccidere.»
«Maledetti sciacalli.»
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L'ultimo duello di Tex
«Senti, Tex. Faremo ricorso in appello. Chiederemo una revisione del processo.
Andremo a Washington. Parleremo con Donehogawa. Ci rivolgeremo anche ai
Pinkerton.»
«No, Kit. A Washington ci andrete tu e Lois. Per me è troppo pericoloso. C'è un
mandato di cattura per me. Vivo o morto. Dovrei consegnarmi. Invece devo
essere a piede libero. Devo verificare un po' di cosette.»
«Ma, tizzone d'inferno che non sei altro. Avrai alle calcagna tutti gli sceriffi federali e i cacciatori di taglia degli States. Non peggiorare le cose.»
«Cacciatori di taglia? Non credo proprio che ci siano molti aspiranti suicidi in
circolazione. E per quanto riguarda gli sceriffi federali, cercherai tu di tenerli
buoni per un po'. Il comando dei ranger questo me lo deve.»
«Sì. Credo proprio che ti concederanno qualche giorno. Il comando sa che ti
devono aver giocato un brutto tiro e che tu non puoi aver commesso un delitto
così stupido.»
«Benissimo. Ma c'è una variante nel piano. Io andrò a Washington da sola.
Carson invece rimarrà. Deve fare sbrigare qualche commissione per me.»
Tex e Carson guardano Lois stupiti.
«Che avete da guardare voi due?»
51
Letizia
«Niente da fare, colonnello Carson. E' roba troppo vecchia.»
«Dannazione, maggiore. Nell'esercito non buttate via mai niente e adesso mi
venite a dire che non trovate neanche uno straccio di documento che riguardi
quella guida?»
«Colonnello, gli unici documenti che quel Colter possa aver firmato sono gli elenchi che contenevano i compensi di tutte le guide. E molti portavano solo una
croce come firma per ricevuta. Sapete, le guide non erano certo uscite da West
Point.»
«Beh, sembra che non abbiate neanche quelli, però.»
«Tutti i documenti relativi alla contabilità li mandiamo una volta all'anno al nostro comando generale.»
«E' la stessa musica che mi ha cantato il comandante del forte dove prestava
servizio Colter. Dovevate averli voi, qui a Houston, quei benedetti elenchi. Non
avevano neanche il documento del congedo né qualsiasi altro stramaledetto
foglio che attestasse la sua presenza al forte. Tutti si ricordavano di lui, ma ufficialmente non risulta da nessuna parte.»
«Dovete aver pazienza, colonnello. I comandanti dei forti all'Ovest non sono
troppo formali e hanno ben ragione di esserlo. Molte volte non li riforniamo neanche di quello di cui hanno immediato bisogno. Si devono arrangiare da soli.
E hanno territori immensi da controllare.»
«Va bene. Grazie lo stesso, maggiore.»
«Se posso esservi utile per qualsiasi altra cosa, sono a vostra completa disposizione, colonnello Carson.»
Carson saluta il maggiore e lascia il comando.
"Non c'era neanche uno straccio di colonnello a comandare questo distretto. E
pare che il maggiore sia molto contento della situazione. Spera di essere promosso. Ma intanto è già una settimana che giro e non ho che un pugno di mosche in mano."
Si reca all'ufficio telegrafico e prepara due messaggi, uno per Tex che è rimasto ad Albuquerque e uno per Lois che si trova a Washington già da un paio di
giorni.
"Meno male che Tex ha avuto un po' di respiro e che il nuovo sceriffo è un
brav'uomo e che non è così stupido da mettere in atto il mandato di cattura
52
L'ultimo duello di Tex
che pende sulla testa del mio pard. Vivo o morto. Cinquantamila dollari. Il fratello del senatore ha fatto le cose in grande. Ha messo lui il denaro per la ricompensa. Che gli venga un accidente."
Nel giro di tre ore Lois si vede recapitato il messaggio di Carson.
"Le cose non stanno andando molto bene, a quanto pare" pensa Lois leggendo
le righe di Carson.
"Ma d'altronde me lo aspettavo. Ho già avuto a che fare più di una volta con i
militari. Sono solo capaci a dare ordini e a trastullarsi nel vedere dei poveri disgraziati scattare sull'attenti sbattendo i tacchi, perdiana. Mai che combinassero qualcosa di buono. Si passa allora al piano di riserva."
Nei giorni che ha passato a Washington, Lois si è fatta un quadro molto preciso
della situazione.
Gli aiuti che tutti si aspettavano non sono arrivati.
Donehogawa ormai era diventato l'ombra di quello che era una volta.
Si era dato agli affari e aveva perso una fortuna.
E, come succede sempre in questi casi, tutti gli amici che aveva sono scomparsi come neve al sole.
Quasi quasi, invece di prestare aiuto a Tex, era proprio lui che aveva bisogno
dell'aiuto altrui.
L'agenzia Pinkerton, poi…
Dopo la morte di Allan Pinkerton che è stato un grande amico di Tex, l'agenzia
ha un unico interesse.
Far quattrini.
E, anche se a Tex il denaro non manca, avere anche il minimo rapporto con un
"assassino" ricercato vivo o morto non avrebbe certo giovato al buon nome
dell'agenzia.
E, quel che è peggio, Steve Garner sta facendo pressioni affinché l'esercito si
occupi dell'arresto di Tex.
Vivo o morto.
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Letizia
«Generale Davis, maledizione. Non puoi aspettare ancora qualche giorno?»
«Mi dispiace, Carson. Abbiamo aspettato anche troppo. Ci stanno facendo delle
pressioni da Washington e io non ci posso fare niente, purtroppo.»
«Ma non capisci? E' il fratello di quel pallone gonfiato di un senatore che vuol
vedere Tex appeso a una corda.»
«Lo so, Carson. Ma questo non cambia niente. Tex ha pur ucciso un senatore,
dannazione. D'accordo, il senatore era un pallone gonfiato e un idiota e probabilmente Tex aveva delle buone ragioni per farlo fuori. Ma era pur sempre un
senatore degli Stati Uniti. E ora sono in molti a Washington a volere la pelle di
Tex.»
«Davis, maledizione. In nome della nostra vecchia amicizia e di tutte le castagne che ti abbiamo tolto dal fuoco. Dammi ancora un paio di giorni. Lois sta
raccogliendo delle prove che dimostrano l'innocenza di Tex. Steve Garner ha
falsificato la firma del testimone, una guida di nome Ben Colter. Abbiamo un
documento con la sua firma per ricevuta delle competenze che gli ha liquidato
l'esercito. Questa firma è completamente diversa da quella posta sulla dichiarazione presentata da Garner in tribunale. Colter non era presente quando il
senatore ha tentato di uccidere Tex.»
«Benissimo. Se Tex è innocente, sarò il primo a esserne contento.»
«Generale, se Tex viene arrestato, sarà appeso per il collo prima che Lois possa presentare ricorso.»
«Spiacente, Carson. Ho le mani legate.»
«Bene. Almeno permetti che sia io ad arrestare Tex. Se prendo il primo treno,
stasera sarò ad Albuquerque. Tieni fermi i tuoi mastini fino a questa sera.»
«Questo lo posso fare. Manderò subito un messaggio. Qui al quartier generale
abbiamo il nostro ufficio telegrafico. Ma se credi che Tex si faccia arrestare, sei
un ingenuo, Carson. Anche se sarai tu a mettergli le manette. Dovrete mettere
le mani alle colt. Una cosa che non vorrei vedere nemmeno per tutto l'oro del
mondo.»
«Spero di non arrivare a tanto. Posso usare anch'io il vostro telegrafo? Devo
sentire da Lois se ci sono novità.»
«Ma hai detto che partirai subito. Non posso concederti il tempo che dovresti
aspettare per la risposta.»
54
L'ultimo duello di Tex
«Mi farò mandare la risposta all'ufficio telegrafico di Albuquerque. Scommetto
che arriverà prima di me.»
«Bene. Allora buona fortuna, Carson.»
«Grazie, generale. Penso proprio di averne bisogno.»
Nel pomeriggio Carson arriva ad Albuquerque.
Come aveva previsto, all'ufficio telegrafico c'è già la risposta di Lois.
Non ci sono buone notizie, purtroppo.
Ci vorrà del tempo prima che venga deciso se ci sono gli estremi per un appello.
E Carson non ha tempo.
Sbriga un paio di faccende e poi si dirige sulla main street.
Controlla con cura le sue colt.
E' quasi sera.
Tex avanza pigramente per la main street ancora affollata.
Il sole rosso sta scomparendo pian piano sull'orizzonte.
E non è la sola cosa rossa quella sera.
C'è una macchia rossa sull'elegante panciotto di pelle di Tex.
Carson si china su di lui e una lacrima scende sulla sua guancia.
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Letizia
Il medico di Albuquerque arriva immediatamente per prestare soccorso, ma si
accorge subito che la sua opera non è più necessaria.
Nel giro di pochi minuti si fa vivo anche il medico dell'esercito.
Sciacalli.
Si vogliono accertare che Tex sia morto veramente e che non si tratta di una
messinscena per evitargli la forca.
Ha portato con sé anche lo stetoscopio per essere più sicuro.
Vuole accertarsi che sia assente anche la più flebile attività cardiaca.
Sa che esistono delle droghe che rallentano il battito del cuore fino a pochissime pulsazioni al minuto.
Quando l'ufficiale medico ha terminato i suoi accertamenti, Carson prende il
corpo del suo amico tra le braccia e lo porta nell'ufficio dello sceriffo.
Al suo passaggio, gli uomini di Albuquerque si tolgono il cappello e chinano il
capo e le donne si fanno il segno della croce.
Tex era molto amato dai suoi concittadini.
«A che ora parte il prossimo treno per Gallup, sceriffo?»
«Vuole portare il corpo alla riserva navajo, signor Carson?»
«Sì. Ormai è l'unica cosa che posso fare per lui. Dargli una degna sepoltura
nella terra che ha tanto amato, in mezzo alla "sua" gente.»
«Vado subito in stazione a informarmi, signor Carson. Vuole che passi anche
dal signor Morrison? Gli preparerà…»
«No grazie, sceriffo. Passerò io dal becchino. Devo andare anche all'ufficio telegrafico. Devo avvisare la signora Connery e lo sceriffo di Gallup perché faccia
arrivare la notizia alla riserva.»
«La povera signora Connery. Ha già sofferto tanto. Non si merita anche questo
dolore.»
«Già.»
Il giorno seguente, in tarda mattinata, Carson arriva a Gallup.
Kit non è ancora arrivato.
E' troppo presto.
Anche se è stato avvisato con segnali di fumo, non potrebbe essere a Gallup
prima di domani.
Ci sono però alcuni suoi Navajo.
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L'ultimo duello di Tex
Tutti quelli che erano in città sono stati informati dell'arrivo della salma di Aquila della notte.
Hanno già preparato un carro e un buon mustang per Capelli d'Argento.
Se partono subito, incontreranno sicuramente Falco Nero al villaggio di Orso
Macchiato.
E' quasi mezzogiorno.
Carson sente un certo languorino, ma non ha tempo né voglia di andare a banchettare.
Però passa da mamma Rose.
Ha sicuramente qualcosa di pronto da portarsi via.
Dopo aver fatto abbondante scorta di vivande, parte verso il villaggio di Orso
Macchiato.
Poche miglia dopo, i Navajo che lo accompagnano si fermano per fare segnali
di fumo.
Saranno ripetuti da tutti i Navajo che sono nei paraggi.
Ma non ce ne sarà bisogno perché arrivano subito segnali di risposta.
Il grande sachem Falco Nero incontrerà presto Capelli d'Argento.
Quando è giunta notizia della morte di Aquila della Notte, egli si trovava insieme alla sua regina Luna d'Argento al villaggio del capo Orso Macchiato.
E infatti Carson, poco più di mezz'ora dopo, vede una nuvola di polvere all'orizzonte.
57
Letizia
Una decina di giorni più tardi, a Washington nell'ufficio dell'esimio signor Garner c'è aria di tempesta.
«Come sarebbe a dire che non è una cosa semplice?»
«Signor Garner, spegnere un incendio in un pozzo petrolifero non è una cosa
semplice. Quando poi i pozzi sono quattro…»
«Non mi interessa quanto sia difficile, Mulligan. Tu sei il migliore in questo
campo. E' per questo che ho scelto te.»
«E' vero, signor Garner. Ma i pozzi di Beaumont sono tra i più grandi che ho visto. Li ho visitati di recente. Ma come diavolo è potuto succedere? Quattro pozzi su cinque, non può essere un caso.»
«Mi hanno riferito che le condizioni atmosferiche erano pessime quel giorno.
C'era un vento fortissimo. Una scintilla chissà come ha incendiato un pozzo e il
vento ha fatto il resto. Il quinto pozzo non è vicino agli altri. E' per questo che
le fiamme non sono arrivate anche lì. Ma non stiamo a perder tempo con le
cause. Quanto ci vorrà per riprendere le trivellazioni?»
«Mah, non lo so. Anche partendo subito, non sarò sul posto prima di domani
sera. Spero di riuscire a far tutto in una settimana.»
«Una settimana? Ma sei matto? Ma lo sai quante migliaia di dollari perdo ogni
giorno? Hai due giorni di tempo.»
«Ma non so se…»
«Niente ma e niente se. Due giorni. E ci sarà una bella ricompensa per te.»
«E va bene, signor Garner. Farò l'impossibile.»
«Ecco bravo. L'impossibile. E ora va'. Non perdere tempo. E tienimi informato.»
«Va bene, signor Garner. Arrivederci.»
Garner rimane solo nel suo ufficio.
Sta esaminando alcuni documenti soltanto da pochi minuti quando sente bussare alla porta.
«E adesso cosa c'è?»
Burton, il suo capo contabile, entra timidamente nella stanza.
«E' arrivato un dispaccio per voi, signor Garner.»
«Un dispaccio? Fammi vedere.»
Lo apre e inizia a leggerlo.
58
L'ultimo duello di Tex
Impallidisce.
«Maledizione.»
«Cattive notizie, signore?»
«Cattive? Pessime, dannazione, pessime. La miniera di carbone di Monongah.
Un'esplosione. La miniera rimarrà chiusa almeno per un mese.»
«Ci sono vittime, signore?»
«No. L'esplosione è avvenuta di notte. Ma che vuoi che m'importi se non ci sono vittime? La miniera non potrà produrre per un bel po' e io perderò un sacco
di soldi.»
«Non credete, signore, che questi due incidenti abbiano qualcosa a che fare
con quel Tex Willer?»
«Non dire idiozie, Jedediah. Tex Willer è morto. E poi l'esplosione è stata causata da una sacca di gas. Purtroppo sono cose che succedono.»
«Non dico lui direttamente, signor Garner, ma i suoi amici. Può essere una
vendetta. E poi le esplosioni in miniera di solito succedono di giorno. La scintilla che provoca un'esplosione non si produce da sola di notte, ma di giorno,
quando ci sono gli operai che lavorano.»
«Non può trattarsi di vendetta. Willer è stato ucciso dal suo miglior amico.»
«E' vero, signore. Ma il signor Carson l'ha fatto solo per evitare la forca al suo
amico e per evitare delle vittime innocenti. Il signor Willer non si sarebbe mai
arreso e molti sarebbero rimasti uccisi. Può essere che gli amici di Willer vi ritengano responsabile di tutto quello che è successo.»
«Gli amici di Willer sono degli indiani pezzenti. Non possono aver architettato
tutto.»
«Non sottovalutate i Navajo, signor Garner. Il loro capo è il figlio di Tex Willer
ed è una persona molto in gamba e molto istruita. Per non parlare poi del famoso ranger Kit Carson. Credo proprio che loro due siano in grado di architettare un piano per rovinarvi.»
«Adesso vai e non farmi perdere altro tempo.»
«Sì, signore. Buon giorno, signore.»
Il contabile esce lasciando Garner immerso nei suoi pensieri.
"Uhm. Quell'imbecille di Jedediah potrebbe aver ragione. Credo che mi consulterò con Peter. Lo manderò di nuovo nel New Messico a indagare. Se scopro
59
Letizia
che quei pezzenti hanno qualcosa a che fare con questi due incidenti, gliela farò pagare cara. Giuro che li farò pentire di essere nati. Li farò sprofondare in
quell'inferno dove il loro caro amico Willer li ha preceduti."
60
L'ultimo duello di Tex
«Stammi bene a sentire. Io ho ricevuto ordini precisi. Devo scaricare tutto il
bestiame e portarlo a Kansas City e da lì prendere la ferrovia per il Messico.»
«Stammi a sentire tu, nonno. Anch'io ho ordini precisi e questi convogli proseguiranno verso Washington.»
«Tuo nonno un corno. Vuoi fare di testa tua? Benissimo. A me serve solo che
mi firmi un pezzo di carta nel quale dichiari che ti sei rifiutato di consegnarmi il
bestiame.»
«Io non ti firmo un bel niente, nonno. Io non ti conosco e non ti consegno neanche una di queste maledette vacche.»
«Non vuoi firmare? Bene. Vado a chiamare lo sceriffo. Mi servirà un testimone
attendibile. Quando andrò dal signor Garner, avrò bisogno di una scusa molto
buona che giustifichi il fatto che non ho potuto obbedire ai suoi ordini. Sai, se
Garner toglierà la pelle di dosso a qualcuno, quel qualcuno non sarò certo io. E
se continui a chiamarmi nonno ti infilo il mio winchester in bocca e ti apro un
buco in testa per vedere se c'è del cervello dentro.»
«Uhm. Fammi vedere un po' quei fogli.»
«Tieni, dannato testone. Mi dispiace solo di essermi sciroppato un sacco di miglia per arrivare qui ad Omaha. E adesso ne dovrò fare altrettante per tornare
a Washington dal signor Garner. A proposito, hai moglie e figli?»
«Sì. Ma questo cosa c'entra?»
«Sai, era meglio se non avevi nessuno al mondo. Steve Garner non sarà certo
troppo tenero con te. Gli stai facendo perdere un sacco di dollari.»
«Uhm. Ma perché vuole portare le sue bestie al Messico? Erano destinati al
mercato di carne di tutta la costa orientale.»
«E che ne so? Sui documenti c'è scritto che è per una permuta. Non so neanche cosa vuol dire.»
«Ignorante che non sei altro. Significa che devi scambiare il bestiame.»
«Infatti al Messico mi devono consegnare altri capi di bestiame che devo riportare qui. Da qui poi le riprenderai in consegna tu per portarle a Washington. E
a quanto mi ha detto a voce il signor Garner, sono quasi il doppio.»
«Il doppio? Ti serviranno più dei miei tre convogli.»
61
Letizia
«Sono affari tuoi. Sei tu che dovrai portarli all'Est. Il mio lavoro inizia qui e finisce qui ad Omaha.»
«Ma chi mi garantisce che…»
«Senti, zuccone. Qui ci sono fior di documenti. La carta è quella del signor
Garner e la firma in fondo è la sua. La riconosci? E poi, se non ti fidi neanche di
quello, telegrafa al capo a Washington. Tutto il tempo che mi farai perdere
Garner te lo metterà in conto. Lo sai che per lui il tempo è denaro. Deciditi e
poi aiutami a far scendere dai vagoni queste maledette vacche.»
«Va bene, nonno. Farò come dici. Ma tu mi firmerai una bella ricevuta.»
«Ho già tutto pronto. Il capo è molto organizzato, lo sai? E poi ti perdono per
avermi chiamato ancora nonno. Ma è l'ultima volta. Non ti posso ammazzare
perché al mio ritorno avrai un bel po' di vacche da schiaffare sui tuoi stramaledetti treni. Ma è un lavoro che potrai fare anche se ti ammacco un po'.»
«Uhm. Avrai bisogno di un bel numero di cowboy per portare il bestiame a
Kansas City. Quanti uomini hai?»
«Solo un paio di uomini fidati. Gli altri li troverò qui.»
«E allora datti da fare. A me serve una mano qui.»
«Niente d fare, bello mio. I mie uomini sono cowboy e non ferrovieri. Non si intendono di treni. E poi li voglio belli freschi. Dovremo sudare parecchio con tutte queste bestie.»
«Va' al diavolo…»
«Attento, bello. Puoi mandarmi al diavolo quanto vuoi, ma se mi chiami ancora
nonno…»
«Impiccati.»
Un paio d'ore dopo il "nonno", con l'aiuto di una dozzina di cowboy tutti raccattati nei saloon della città, si sta dirigendo verso sud in mezzo a una marea di
bestie mugghianti.
Una cinquantina di miglia più tardi, un altro cowboy raggiunge la mandria.
«E tu che ci fai qui? Non dovevi raggiungermi più tardi nel luogo convenuto?
Se quel tipo telegrafa davvero a quel brav'uomo di Garner per noi saranno
guai.»
«Niente paura, "nonno". Quello non se lo sogna nemmeno. Starà lontano
dall'ufficio telegrafico come se ci fosse dentro la peste.»
62
L'ultimo duello di Tex
«E tu come lo sai? E non ti ci mettere anche tu a chiamarmi nonno o ti prendo
a sculaccioni. Avrei dovuto farlo quando eri piccolo.»
«Gli ho offerto qualche bicchierino al saloon e l'ho fatto chiacchierare un po'.
Gli hai messo addosso un po' di strizza. Ha paura che, se va a rompere le scatole al grande capo, perderà il posto di lavoro. Sai, ha moglie e figli.»
«Il lavoro lo perderà di sicuro. Quando Garner scoprirà lo scherzetto che gli
abbiamo combinato, passerà dei brutti guai.»
«Beh, meglio che cominci subito a cercarsi un nuovo lavoro. Tanto quando avremo finito lo perderà comunque.»
«Tutto merito del nostro avvocato.»
«Ma non è tutto merito suo, non credi, "nonnino"?»
«Eh, i ragazzi d'oggi. Non hanno più rispetto per…»
«… per le persone anziane.»
«Ragazzaccio.»
«Diamoci da fare ora. Dobbiamo portare la mandria ad Abilene.»
«Sei proprio deciso ad andare fin là? E' una faticaccia.»
«Abilene è il più grosso centro di raccolta di bestiame che ci sia. Nessuno farà
caso a noi, specialmente se divideremo la mandria in tanti piccoli gruppi che
arriveranno alla spicciolata.»
«Avremo bisogno di un sacco di persone. Sei sicuro di farcela?»
«Certo. Gli amici di papà non sono numerosi come i suoi nemici, ma sono comunque un bel numero. Hanno risposto tutti. Ci raggiungeranno strada facendo.»
«Ci dovremo sbarazzare anche di questi pivelli che abbiamo ingaggiato a Omaha.»
«Tranquillo. Lo faremo prima di arrivare a Kansas City. Li pagheremo e li lasceremo andare a sbronzarsi nei tanti saloon della città. Faranno baldoria e credo
che nessuno si preoccuperà se non vedranno arrivare la mandria.»
«Già. Noi piegheremo a sud-ovest.»
«Sbrighiamoci allora. Fra un paio di giorni dobbiamo essere a Washington.»
63
Letizia
C'è
una gran confusione questa mattina in una delle strade principali di Wa-
shington.
Nessuno, a memoria d'uomo aveva mai assistito a una cosa del genere.
Davanti alla G&G Bank c'è quasi tutta la polizia della città, la squadra antincendi, giornalisti e un numero incredibile di curiosi.
Mentre dall'edificio si levano ancora nuvole di fumo nerastro, il marshall interroga gli impiegati della banca e i clienti che si trovavano all'interno.
«Sembrava una persona tanto perbene. Non avrei mai immaginato che…»
«Va bene, va bene. Me l'avete già detto. Raccontatemi i particolari.»
«Che devo dirvi di più, marshall? Un tipo elegante e distinto con una bella borsa di pelle nera ha chiesto del direttore. Aveva una somma considerevole in
contanti da versare. Ed era vero. La borsa era colma di banconote di grosso
taglio. Chi poteva immaginare che sotto il denaro c'erano dei candelotti di dinamite?»
«Va bene, va bene. E poi?»
«Poi il direttore ed io lo abbiamo accompagnato alla cassaforte. Sa, per aprirla
ci vogliono due chiavi. Una la tengo io e una ce l'ha il direttore.»
«Va bene, ho capito. Ma non perdiamo tempo con i particolari insignificanti.»
«Ma l'avete chiesto voi, marshall. "Raccontatemi i particolari" avete detto.»
«Ok, l'ho detto. Andiamo avanti.»
«Quando abbiamo aperto la cassaforte, il distinto signore ha aperto la borsa di
pelle nera e ne ha tirato fuori una decina di candelotti legati tra loro con lo
spago. Prima che il direttore ed io ci riprendessimo dalla sorpresa, quel matto
ha acceso la miccia con il suo sigaro. Sa, fumava un costoso sigaro che…»
«Ma cosa volete che m'importi del sigaro. Continuate.»
«Si certo. Mentre la miccia bruciava velocemente, il signore ci ha detto: "La
miccia dura molto poco. Avete trenta secondi di tempo per sloggiare prima che
la dinamite esploda". Sì, ha detto proprio così. Sloggiare. Che volgare.»
«Un vero cafone, insomma.»
«Certo, marshall. Un vero…»
«Oh insomma, basta. Limitatevi ai fatti e non alle vostre personali considerazioni.»
64
L'ultimo duello di Tex
«Sì, certo. Naturalmente siamo scappati come due fulmini e abbiamo dato l'allarme anche agli altri impiegati e ai clienti. Non potevamo certo lasciarli in balia di quel pazzo.»
«Certo che no. Naturalmente» ribadisce il marshall con un velo di ironia.
«E poi?»
«Poi abbiamo sentito un gran botto. E abbiamo visto il dinamitardo che usciva
dalla banca con la borsa piena di denaro. Era talmente piena che non si poteva
nemmeno chiudere e si vedevano delle banconote che fuoriuscivano. Si è allontanato con calma, come se non avesse paura di essere fermato o seguito.
Un paio di miei colleghi più giovani hanno tentato di fermarlo. Io sono troppo
vecchio e pieno di dolori per farlo. Ma l'unico risultato è stato quello di beccarsi
due tremende sventole.»
«Sì, sì. Li ho visti. Il dottore li sta ancora medicando. Ma questo tipo, che aspetto aveva?»
«Beh, non doveva essere molto giovane. Sicuramente ha più di quarant'anni.
Pizzetto e baffi grigi, ben curati. E un paio di occhialini rotondi sul naso. Un
abito gessato grigio molto elegante con panciotto e un soprabito nero.»
«Aveva armi con sé? A parte la dinamite. Aveva il cinturone con la pistola?»
«Oh no, marshall. Era disarmato. Un signore così distinto. Chi poteva immaginare che fosse un rapinatore dinamitardo?»
Non fa tempo a finire la frase che si sente un forte rumore in lontananza.
«E ora che diavolo succede?»
«Marshall, guardate. C'è del fumo che si leva laggiù, in direzione di Cardozo.»
«Umh. Non vorrei che sia un'altra rapina.»
«Oh mamma mia. C'è un'altra filiale della G&G da quelle parti.»
«Mike. Gary. Andate a vedere cosa diavolo è successo e venite a riferire immediatamente.»
«Sì, marshall.»
«Ecco il signor Garner, marshall.»
«Che diavolo è successo? La mia banca. E' semidistrutta, dannazione. Quanto
hanno rubato? A quanto ammontano i danni? Chi sono i maledetti responsabili
di tutto questo? Li avete presi?»
«Calmatevi, signor Garner.»
65
Letizia
«Calmarmi un accidenti. Chi ha osato tanto me la pagherà cara. Allora? Qualcuno vuol degnarsi di rispondermi?»
«Signor Garner, non sappiamo ancora quanto hanno rubato e quali danni abbia
subito la banca. Non è ancora entrato nessuno. Le fiamme fino a poco fa erano
ancora troppo alte. Il rapinatore era uno solo. Si è dileguato tra la gente ed è
scomparso.»
«Cosa? Volete dire che un solo uomo ha combinato tutto questo macello?»
«E' così, signor Garner. Ma per fortuna nessuno si è fatto male. Sono tutti sani
e salvi. Solo due suoi impiegati sono un po' malconci. Hanno tentato di fermare
il rapinatore.»
«Cosa volete che m'importi di loro? La mia banca è distrutta. Ho perso centinaia di migliaia di dollari.»
«Marshall, marshall.»
«Cosa c'è, Mike?»
«Quel gran botto di poco fa. La G&G Bank. La filiale di Cardozo.»
«Ebbene?»
La voce di Garner risuona tonante.
«E' saltata in aria, proprio come questa.»
«Cosa?»
La voce di Garner si sovrappone a quella del marshall.
«Vuoi dire che hanno rapinato anche la filiale di Cardozo della G&G? E chi è
stato? Non dirmi che è stato un uomo solo e che era un tipo anziano con barba
e baffi grigi.»
«No, marshall. E' stato un uomo molto giovane.»
«Signor Garner, signor Garner.»
«Che c'è adesso? Cosa c'è ancora?»
«I treni con il bestiame che dovevano arrivare questa mattina.»
«Sì. E allora?»
«Non sono arrivati, signor Garner.»
«Come sarebbe a dire "non sono arrivati". Non sono ancora arrivati, vorrai dire. I treni hanno avuto qualche ritardo?»
«No, no, signore. I treni sono fermi a Omaha.»
«Sono fermi a Omaha? E perché non sono ripartiti per Washington?»
66
L'ultimo duello di Tex
«Sembra per ordine vostro, signor Garner.»
«Per ordine mio? Ma sei impazzito?»
«Quando non hanno visto arrivare i treni, i suoi impiegati hanno mandato dispacci a tutte le stazioni del tragitto. A Omaha le bestie sono state fatte scendere. Le hanno portate a sud. Sembra in Messico.»
«Cosa?»
«Sì, signor Garner. I suoi ordini parlavano di una permuta. Le bestie sono state
portate in Messico per essere cambiate con una mandria più numerosa.»
«Che idiozia. E poi io non ho dato nessuno stramaledetto ordine. E dove sarebbero ora le mie vacche?»
«Non lo sappiamo, signor Garner. A Kansas City dovevano prendere dei convogli per il sud. Ma nessuno le ha mai viste arrivare. Abbiamo mandato dispacci
un po' dappertutto. Sono letteralmente sparite.»
«Cosa?»
67
Letizia
Ad Abilene c'è aria di "fiesta".
Negli ultimi giorni sono arrivate parecchie mandrie e i numerosi cowboy stanno
tutti facendo bisboccia nei saloon della città.
A festeggiare ci sono anche molti strani tipi.
«Brutta razza gli irlandesi.»
«Chi osa parlare male… Ehi, vecchio trapper. Ci sei anche tu?»
«Certo che ci sono anch'io. Quanti guai sei riuscito a combinare oggi?»
«Guai? E quando mai ho combinato qualche guaio?»
«Quando? Fai prima a chiedermi quando non ne combini. Non dirmi che sei venuto anche tu con una mandria.»
«Certo. Come tutti.»
«Poveraccio il tuo cavallo. Devi averlo sfiancato.»
«Hai un bel coraggio, trippone d'un meticcio. Per reggere te ce ne vogliono due
di cavalli.»
I due erculei amici ridono fragorosamente.
«Ero sicuro che voi due non potevate mancare, montagne di lardo.»
«Toh, c'è anche il nostro colonnello. Ma lo sai che senza divisa non ti avevo riconosciuto?»
«Già, è vero, colonnello. Senza divisa sembri quasi una persona normale.»
«A quanto pare, oggi ad Abilene c'è tutto il Canada.»
«Tiger, vecchio mio. Che piacere rivederti.»
«Ciao, francese.»
«Il nostro vecchio Tiger. Sì, è proprio un piacere rivederti. Anche se le circostanze non sono proprio le migliori.»
«Si, colonnello. Abbiamo passato momenti migliori.»
«Vieni qui, Tiger. Lasciati abbracciare.»
«Buono, buono, irlandese. Mi vuoi stritolare?»
«Venite, vi presento agli altri.»
«Chi è venuto, oltre noi, Tiger?»
«Quei messicani laggiù. Sono rurales in borghese. Il nostro amico è impegnato
a Città del Messico e non può venire. Ma ha mandato qualcuno dei suoi soldati.
Sono persone fedelissime. E tutti conoscevano Tex personalmente.»
68
L'ultimo duello di Tex
«E quel tizio laggiù? Quello vestito di nero che conta le vacche? Ha più l'aria di
un becchino che di un cowboy.»
«E l'uomo di fiducia del nostro studioso messicano. Gli abbiamo fatto fare la
parte dell'avvocato che si occupa delle transazioni d'affari.»
«Si sta dando da fare parecchio, a quanto pare. Il "mago" non è venuto?»
«No. E' a Nogales, dove sta studiando un caso curioso di strane rocce meteoritiche.»
«Di che?»
«Sassi caduti dal cielo, baudet1.»
«Ehi, voi dovete essere quelli che vengono dalle terre fredde.»
«Sì. E voi? Chi siete?»
«Siamo amici che veniamo da Frisco. Siamo più abili con i pugni che con le
vacche, ma abbiamo fatto del nostro meglio.»
«Già, avrei dovuto immaginarlo dai muscoli e dai vostri strani vestiti a righe.
Ma lui mi sembra un po' mingherlino per essere un frequentatore di palestre.»
«Il capitano è il migliore di tutti noi. E non temere, quando c'è da menar le
mani lui non è da meno. Peccato solo che preferisca sempre osservare la legge. E' un poliziotto, purtroppo.»
«Ma qui non c'è da menar le mani, ragazzi. Il vostro lavoro era quello di fare i
cowboy. E l'avete fatto egregiamente. La faccenda è delicata e non potevamo
fidarci di nessun altro che di voi.»
«Ben detto, Tiger.»
«Ci sei anche tu? Come va, sceriffo? Sempre a caccia di bari?»
«Sceriffo?»
«Sì. A New Orleans. Da quanto ho capito ci sono diversi rappresentanti della
legge qui. Giubbe rosse, rurales, poliziotti, sceriffi. E il bello è che non vedo
neanche un cowboy.»
«Bene, allora. La compagnia pare che sia al completo. Andiamo a raccattare il
Jinx2 e andiamocene a far baldoria nel miglior saloon di Abilene.»
1
2
Baudet, asino, somaro.
Jinx, iettatore.
69
Letizia
Qualche
giorno dopo a Gallup l'avvocato Peter Martin è arrivato non molto
lontano dalla verità.
Immerso nei suoi pensieri, se ne sta tornando nel suo albergo.
"Domattina, appena apre l'ufficio telegrafico, sarà meglio che informi Steve di
quello che ho scoperto. Ormai ne ho la certezza. Gli amici di Willer stanno architettando un piano per vendicarsi della sua morte. L'incendio ai pozzi di Beaumont e l'esplosione alle miniere di Monongah sono sicuramente opera loro.
Senza contare quello che ho letto sul giornale delle rapine nelle banche G&G.
Non ne ho le prove, ma ci sono abbastanza indizi che mi portano a pensare che
ho ragione. Quelle carogne vogliono vendicarsi del caro Garner che è stato la
causa della morte del loro amico."
Le strade sono quasi deserte.
Il portiere dell'albergo sta sonnecchiando e non si accorge nemmeno dell'arrivo
di Peter.
L'avvocato prende la chiave della sua camera e fa per salire.
Poi, vedendo che il portiere continua a dormire saporitamente, fa tintinnare il
campanello sul banco.
«C'è qualche messaggio per me?»
«Come? Ah, no, no. Nessun messaggio, signor Martin.»
«Avvocato Martin, prego.»
«Sì, sì, certo. Mi scusi, signor avvocato.»
"Idiota".
Strano che l'avvocato non glielo abbia detto ad alta voce.
Forse pensava che fosse tanto idiota da non meritare neanche che si sprecasse
il fiato per dirglielo.
La sua stanza è l'ultima in fondo al corridoio del primo e ultimo piano.
Infila la chiave nella serratura e apre la porta.
Si sente afferrare e trascinare violentemente nella stanza ancora immersa nel
buio.
Poi un colpo alla testa e più nulla.
Quando si risveglia, si ritrova legato alle mani e ai piedi, gettato di traverso
sulla sella di un cavallo.
«Che diavolo è successo?»
70
L'ultimo duello di Tex
«Ah, vedo che ti sei svegliato presto. Hai la testa dura a quanto pare.»
«E tu chi sei? Sei tu che mi hai colpito alla testa? Che diavolo vuoi?»
«Ehi, ehi, ehi. Quante domande. Sei scomodo? Preferisci metterti in sella?»
Scende da cavallo e si avvicina al malcapitato avvocato con un coltello.
«Niente paura. Non ho intenzione di prenderti lo scalpo. Non ancora.»
Gli taglia i lacci che gli legavano i piedi e lo tira giù dalla sella.
«Ehi, fai piano.»
«Cosa c'è, mammoletta. Ti sei fatto male?»
«Vai al diavolo. Aiutami a salire in sella.»
«Stai fresco. Hai le mani legate ma i piedi liberi. Reggiti al pomo della sella e
salta su.»
«Tu devi essere Tiger Jack, il Navajo amico di Tex Willer.»
«Sbagliato.»
«E allora chi sei?»
«Non lo indovineresti mai.»
«Basta con questi giochetti. Chi sei? E cosa vuoi da me?»
«Mi chiamo Ben Colter. Ti dice niente questo nome?»
«Ma… non può essere?»
«E perché? Perché sono un Navajo? Lo sono solo per metà. Mio padre era un
bianco. Non l'ho mai conosciuto. L'hanno ammazzato prima che nascessi. Mia
madre era una Navajo e mi ha cresciuto tra la sua gente.»
«Tu… tu sei Ben Colter?»
«In persona. Ora sai anche cosa voglio da te.»
«E cosa… cosa vuoi?»
«Semplice. Tu sei una miniera d'oro per me. Ti sto portando dai Navajo, dal
grande capo Falco Nero. E' il figlio di Tex Willer. Lo sapevi?»
«Ti pagheranno per avermi?»
«Certo. E non solo per quello. Testimonierò in tribunale che non ho mai firmato
nessuna dichiarazione. Io non c'ero quando quel cretino di senatore ha tirato le
cuoia. Avete falsificato la mia firma. Non credi che i Navajo mi pagheranno bene? Avranno la loro vendetta. Una doppia vendetta. Faranno la pelle a te e rovineranno il tuo padrone.»
71
Letizia
«Io ti pagherò di più. Quanto ti danno gli indiani? Io ti darò il doppio. Il triplo…»
«Oh, non credo che tu abbia così tanti soldi. I Navajo stanno vendendo le loro
terre e hanno una montagna di denaro.»
«Ma io vi posso aiutare a distruggere Steve Garner. Falsificare un documento,
anche se per condannare un innocente non è un reato così grave. E Garner avrebbe l'attenuante di aver agito per onorare la memoria del fratello.»
«Storie.»
«E' così, invece. Se la caverebbe con poco. E poi cercherebbe di vendicarsi di
tutti i Navajo. Io conosco tutti gli intrighi suoi e del suo fratello senatore. Roba
che scotta. Se si venisse a sapere, sarebbe la forca per lui.»
«Uhm. La cosa potrebbe anche essere interessante.»
«Lo è, credimi. Ormai ho capito che Garner sta andando a fondo. Io voglio solo
salvare la pelle.»
Senza dire una parola, l'indiano si dirige verso una collina trascinando il cavallo
di Martin per le redini.
Nel giro di cinque minuti, segnali di fumo si levano in cielo.
«Che diavolo stai facendo?»
Senza rispondere, il Navajo apre la bisaccia della sua sella e si avvicina all'avvocato con un foglio e una matita.
«Ora scrivi un bel messaggio che rassicuri il tuo padrone. Non c'è nessun complotto ai suoi danni da parte dei pard di Tex Willer. Tutti gli incidenti sono stati
pura fatalità. Cerca di essere convincente e mettici una bella firma.»
«E le rapine alle banche di Garner? Una fatalità anche quelle?»
«E tu che ne sai?»
«I giornali li stampano anche in quel buco di città di Gallup.»
«Ebbene, quelli non li hai letti. Garner non può immaginare che a Gallup siano
così evoluti. Quindi, neanche un accenno.»
«Va bene. Ma tu che intenzioni hai? Quei segnali di fumo…»
«Io tornerò a Gallup a spedire il tuo messaggio per telegrafo. Da solo.»
«Da solo? E io?»
«Tu? Te ne starai bravo per un po' qui, in attesa del mio ritorno. Ho mandato a
chiamare i tuoi carcerieri. Non ci metteranno molto ad arrivare.»
72
L'ultimo duello di Tex
«Tu sei pazzo. I Navajo mi toglieranno la pelle a strisce sottili.»
«Non temere. Non ti verrà torto un capello.»
«No. Non mi fido. Io vengo con te.»
«Non ti fidi, eh? Credi che tutti siano farabutti come te? Quando un Navajo dà
la sua parola, la mantiene anche a costo della propria vita.»
«Ho la tua parola che avrò salva la vita?»
«Sì, se tu manterrai le tue promesse. Ti basta?»
«Sì, mi basta.»
Rimane un attimo in silenzio.
«Tu non sei Ben Colter, vero?»
«No. Io sono Tiger Jack.»
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Letizia
«Sai che non posso farlo, Steve.»
«Dannazione, Albert. Ti chiedo solo un paio di settimane.»
«Steve, se fosse per me, ti darei anche di più. Ma i miei soci…»
«I tuoi soci sono degli avvoltoi. E tu non sei da meno. Altrimenti non avresti
permesso che rilevassero tutti i miei debiti.»
«Ne parli come se fosse stata una mia idea. Ma sai che non è così.»
«Metterò un'ipoteca sulla casa e vi pagherò con quella.»
«Sai che non è possibile. Nessuno ti darebbe tutto il denaro che ci devi per
questa casa.»
«Ma vale molto di più.»
«Certo. Ma tu non potrai riscattare l'ipoteca e per entrare in possesso della tua
casa ci vorrà un sacco di tempo. Nessuno si può permettere di perdere tanto
tempo. Il tempo è denaro, lo sai. Me lo hai insegnato tu.»
«E hai imparato molto bene a quanto pare. E poi chi ti dice che non sarò in
grado di riscattare…»
«Steve, sei rovinato. Devi rendertene conto e accettare la situazione. Cedi a
noi tutte le tue proprietà e ritirati dagli affari. Con i cinquantamila dollari che ti
daremo potrai vivere bene per tutta la vita.»
«Bene? Come un miserabile, vorrai dire. E poi le mie proprietà valgono milioni
di dollari.»
«Forse una volta, Steve. Ora non più. Riaprire i pozzi di Beaumont è una cosa
che richiede almeno un mese, e forse di più. La miniera di Monongah si può
considerare perduta. Le tue banche sono state distrutte e il denaro che non è
stato rubato è andato in fumo con gli incendi…»
«Io vorrei solo capire chi ha messo in giro la voce che io non sarei stato in grado di restituire i depositi. Se i miei clienti non avessero chiesto indietro il loro
denaro, sarei ancora il Garner di una volta. Ricco e potente.»
«Sei un illuso, Steve. Prima o poi la tua insolvenza sarebbe venuta a galla. Avresti solo posticipato la tua fine di un paio di settimane.»
«Sono giusto le due settimane che ti chiedo, Albert.»
«Tra due settimane non cambierà nulla, Steve. Non avrai un dollaro come non
lo hai adesso. Ti sei persino lasciato fregare tre convogli pieni zeppi di bestiame.»
74
L'ultimo duello di Tex
«Sto giusto indagando sul questo caso e vedrai che riuscirò a ritrovare quelle
maledette vacche.»
«A chi la vuoi raccontare? Non ritroverai un bel niente. Le tue vacche chissà
dove sono andate a finire. Hai chiuso, Steve. Mi dispiace.»
«Alfred, non mi rovinare.»
«Sei già rovinato, Steve. Addio.»
Rimasto solo nella sua enorme biblioteca, Steve Garner afferra una statuetta di
porcellana e la scagli contro la porta che sta richiudendosi alle spalle del banchiere Albert Steiner.
Un minuto dopo la porta si riapre.
«Dai cocci che vedo per terra devo dedurre che non è andata molto bene, Steve.»
«Maledizione, Martha. Le cose si stanno mettendo male.»
«Lo so, Steve. E tu non fai che peggiorare le cose. Lo sai quanto costava quella
porcellana francese che hai mandato in mille pezzi?»
«Ma cosa vuoi che mi importi. Abbiamo debiti per quasi un milione di dollari.»
«Hai, Steve, non "abbiamo". Sei tu che hai dei debiti, non io.»
«Cosa vuoi dire, Martha?»
«Me ne vado, Steve. E porto Doris via con me.»
«Che significa, Martha? E dove intendi andare?»
«Da mia madre, a Richmond.»
«Martha, non puoi abbandonarmi anche tu. E Doris è mia figlia. Non puoi portarmela via. E sistemerò tutto, vedrai. Le cose torneranno come prima. Steve
Garner è un osso duro da rodere. Se ne accorgeranno.»
«Non ti porto via nessuno, Steve. E non ti abbandono. Vado semplicemente da
mia madre. E quando le cose torneranno come erano, sarò la prima a rallegrarmene. E tornerò da te.»
«Martha, almeno rimanda la tua partenza di un paio di giorni. vedrai tutto tornerà come prima.»
«Ho già chiamato la carrozza. Quando arriveremo a Richmond ti scriverò. Fatti
sentire anche tu, ogni tanto.»
«Martha…»
Ma lei non lo ascolta.
75
Letizia
Steve Garner, uno tra i più grandi e potenti uomini d'affari di Washington, è
rimasto solo.
Non vi fa un po' pena, poveraccio?
No?
Beh, scommetto che fra qualche pagina avrete cambiato idea.
E' quasi mezzanotte, ma nella palazzina di Garner c'è ancora una flebile luce
accesa.
Ma non è la stanza del padrone di casa anche se, scommetto, non riesce a
dormire.
E neanche la moglie che se n'è andata da parecchie ore.
E' invece il vecchio maggiordomo di colore che ha sentito un rumore e sta andando a vedere cosa sta succedendo.
Entra in una stanza e fa luce alzando la lanterna che tiene in mano.
Un vetro rotto.
In un angolo, due loschi figuri vestiti di nero, armati fino ai denti.
Anche se i denti non si possono vedere a causa di larghi fazzoletti, neri
anch'essi, che coprono naso e bocca.
«Buona sera, buon uomo. Il signor Garner è in casa?»
76
L'ultimo duello di Tex
«Il signor Garner? Certo… certo che è in casa.»
«Abbiamo visto una donna e una bambina uscire qualche ora fa. C'è nessun altro in casa ora?»
«No. Solo il signor Garner e io. Ma voi…»
«Non temere, brav'uomo. Non ti faremo del male.»
«Oh, ma io non temevo per me…»
«… e non faremo del male neanche al tuo padrone. Magari qualche ammaccatura, ma niente che non possa passare con una notte di riposo.»
«Lo so, signore. Vi conosco. Non uccidereste mai un uomo disarmato.»
«Ci conosci?»
«Certo, signore. Non credevate che un paio di fazzoletti potessero ingannare
un povero negro come me, vero? E poi, andiamo signori, non ci vuole poi molto per capire chi siete.»
«Ehi, pard. Non credi che questo "povero negro" abbia molto più cervello del
suo padrone?»
«Dico solo che l'esimio signor Garner non rimarrà molto a lungo il suo padrone.
Dico bene, mister…?»
«Il mio nome è Franklin, signori. Sì, avete ragione. Credo che mi converrà radunare alla svelta le mie cose e lasciare questa casa finché sono in tempo. Non
credete anche voi?»
«Il nostro Franklin mi piace sempre di più. Mi dispiace solo che per colpa nostra dovrà cercarsi un altro lavoro.»
«Oh, non preoccupatevi, signori. Non credo che mi mancherà il lavoro. Sa, anche se il signor Garner non sarà in grado di darmi delle referenze, il solo fatto
di avermi tenuto tanti anni è già una garanzia per me. Il signor Garner era
molto esigente. Saranno in molti a cercarmi per offrirmi un lavoro.»
«Già, però non credo che Garner sia in grado di darti una liquidazione. Che ne
dici, pard? Tu hai sempre qualche dollaro di riserva cucito nella cintura.»
«Hai ragione, vecchio cammello. Dovrei avere un migliaio di dollari.»
«Oh, ma non c'è bisogno, signori.»
«Storie. Consideralo un rimborso spese.»
«Rimborso spese?»
77
Letizia
«Sì. Per quello che abbiamo in mente, non credo che avrai il tempo per prendere le tue cose.»
«Già. Sarà meglio che tu alzi i tacchi molto velocemente. Fra poco farà molto
caldo qui.»
«Oh sant'Iddio.»
«Non ti preoccupare. Non ci saranno vittime.»
«Bene, signori. Ma ora è meglio che mi procuriate un bell'occhio nero.»
«Un occhio nero?»
«Il nostro amico ha ragione. Così non avrà noie quando il marshall lo interrogherà. Ma un bernoccolo sulla testa credo sia meglio. Dirai che stavi dormendo
e che ti sei svegliato nel prato con un grosso mal di testa.»
«Sì, credo che sia…»
Il calcio della colt sulla testa smorza le sue parole.
«Oh perbacco. E' svenuto.»
«Lo credo bene. Con quella botta nel cranio che gli hai dato.»
«Esagerato. Sono stato delicato come una piuma.»
«Ho visto. Lo porto io fuori di qui. Pensi tu a Garner?»
«Certo. Quello è un piacere che spetta solo a me. Ci vediamo fuori.»
«Non vuoi che poi venga a darti una mano con la dinamite?»
«Non credo di averne bisogno.»
«Ti vuoi divertire solo tu?»
«E va bene, vecchio cammello. Porto giù Garner e poi faremo insieme il lavoro.
Contento?»
«Così va meglio.»
Dieci minuti dopo i due pard sono fuori della casa.
Garner ha un grosso bernoccolo sulla nuca.
«Non credi che sia meglio legare questi due?»
«Anche il maggiordomo?»
«E perché no? Lo devi solo legare, non lo devi mica torturare.»
«Intanto io entro e comincio il lavoro.»
«Nemmeno per sogno. Tu leghi Garner e io il maggiordomo. Poi andremo insieme a divertirci un po'.»
«Ok, vecchio brontolone.»
78
L'ultimo duello di Tex
Un paio di minuti dopo entrano nella casa che, per loro fortuna, è situata in
una zona periferica e isolata di Washington.
«Hai abbastanza dinamite con te?»
«Sì. E tu come stai a olio?»
«Ne ho tre otri pieni.»
«Bene. Allora andiamo. E non dimenticare di lasciare le finestre aperte.»
Meno di mezz'ora dopo e sono di nuovo nel giardino della palazzina.
«Mamma mia, che mal di testa.»
«Ehi, vecchio gufo. Pare che il maggiordomo si sia svegliato.»
«Allora è vero che hai avuto la mano leggera.»
«Te l'avevo detto. Beh, lascia che si goda lo spettacolo. Garner dorme ancora?»
«Sì. Vuoi che gli dia un altro colpetto sulla sua zucca vuota?»
«No, vecchio sadico. Se si sveglia, tanto meglio.»
«Diamo il via alle danze?»
«Sì, balliamo.»
I due pard afferrano gli archi, appoggiano la punta delle frecce incendiarie a un
piccolo fuoco acceso poco prima e le scagliano nella casa attraverso le finestre
aperte.
In un attimo si scatena l'inferno.
L'olio sparso per i pavimenti di tutte le stanze prende fuoco velocemente.
E altrettanto velocemente raggiunge i numerosi candelotti di dinamite lasciati
un po' dappertutto.
Numerose esplosioni rompono il silenzio in cui si avvolgeva la città.
«E' meglio che togliamo le tende, pard. Tra poco ci sarà mezza Washington da
queste parti.»
«E questi due?»
«Lasciamoli lì. Sono sufficientemente lontani e non corrono pericoli.»
«Posso dire che non mi sono mai divertito così tanto in vita mia?»
«Sai che ti dico, vecchio dinamitardo? Anch'io.»
79
Letizia
«Certo che abbiamo combinato un bel macello. Scommetto che non resterà in
piedi neanche un pezzo di muro.»
«Lo credo anch'io, vecchio mio. Si sentono ancora le esplosioni.»
«Uhm. Comincia a esserci un po' troppa gente in giro per i miei gusti. E tra poco sarà l'alba. Sarà meglio toglierci questi abiti da becchino e ritornare a casa
al più presto.»
«Di che hai paura, vecchio cammello? Paura di finire dietro le sbarre?»
«Non scherzare, tizzone d'inferno. Se qualcuno ti riconosce…»
«Con questa barba? Se non sapessi chi sono, non mi riconosceresti neanche
tu.»
«Bah, sei una cosa impossibile.»
Recuperano i loro abiti e attraversano il Potomac attraverso uno dei tanti ponti.
Raggiungono Downtown nel giro di poco più di mezz'ora.
Al secondo piano una debole luce si confonde con le prime luci dell'alba.
«Lois deve essere già sveglia.»
«Già sveglia, vecchio cammello? Credo proprio che non sia riuscita a chiudere
occhio.»
«E perché? Non aveva motivo di essere preoccupata. E non credo proprio che
fosse preoccupata per Garner.»
«Si vede che non conosci le donne, vecchio gufo. Le donne sono sempre preoccupate, anche quando esci a comprare il giornale.»
«Non Lois, tizzone d'inferno. Lei… Ehi. Mi pare di aver visto una figura passare
davanti la finestra. E non aveva certo un'aria femminile.»
«Mano alle colt, Kit. Se qualcuno ha fatto del male a Lois gli tolgo la pelle una
striscia alla volta.»
Salgono velocemente le scale, silenziosi come due puma pronti a balzare sulla
preda.
Quando raggiungono la porta di ingresso, questa si apre improvvisamente.
«Tiger, che mi venga un colpo. E tu che ci fai qui?»
«Siete in ritardo. Lois vi aspettava almeno mezz'ora fa.»
«Quando sei arrivato? E perché sei qui a Washington?»
«Sono qui da poco. Ma entrate. Ci sono grosse novità.»
«Novità? Che diavolo è successo? Lois, tu ne sai niente?»
80
L'ultimo duello di Tex
«Ciao, tesoro.»
Lois distoglie per un attimo gli occhi dal foglio che sta leggendo.
«Tiger ha portato ottime notizie, caro. Finalmente la fortuna gira un po' dalla
nostra parte.»
«Certamente ora non sta girando dalla parte di Garner.»
«Questo è sicuro. E non solo per quello che gli avete combinato voi questa notte. A proposito, come è andata? Abbiamo sentito le esplosioni. Garner come
sta? Voglio sperare che sia ancora…»
«… ancora vivo? Ma certo, tesoro. Un po' ammaccato ma, se si toglie il grosso
bernoccolo sulla zucca, gode di ottima salute.»
«Bene. Allora cerchiamo di aggiornarci sulle novità. Tiger non ha fatto ancora
in tempo a raccontarmi cosa è successo. Mi ha solo dato da leggere questo.»
«Cos'è?»
«Una dichiarazione di Peter Martin che accusa il nostro buon Steve Garner di
una serie di reati. Il ricco e potente Garner, se non finirà sulla forca, passerà il
resto dei suoi giorni a spaccar pietre.»
«Martin non è l'avvocato di Garner?»
«Sì. O meglio, lo era. Ma andiamo con ordine. Prima raccontate voi come è andata la vostra visita dinamitarda.»
81
Letizia
«E questo è tutto. Abbiamo avuto fortuna.»
«Quel Franklin ha dimostrato di essere una persona in gamba. Che ne dici, caro, se lo prendessimo a lavorare per noi?»
«Sarebbe una gran bella cosa. Ma non credo che abbiamo bisogno di un maggiordomo.»
«Ma non come maggiordomo. A me serve qualcuno che mi dia una mano in ufficio. Specialmente ora che non c'è più la povera Janet3.»
«Bene. Allora glielo proporremo.»
«Adesso vi racconto come invece è andata a me. Ma dov'è Piccolo Falco?»
«Se ti sente che lo chiami ancora così… Il mio figlioccio è andato a Boston a fare un lavoretto alle navi di Garner.»
«Ma ora non ce n'è più bisogno. Caro, non sarebbe il caso di avvisarlo? E' inutile fargli correre rischi inutili.»
«Certo. Anche se temo che…»
«… che non sia possibile. Ormai a quest'ora deve aver combinato un bel macello. Non molto diverso da quello che abbiamo fatto noi. E poi Kit sa badare a sé
stesso. Non avrà problemi e lo vedremo capitare qui presto.»
«Oh, Carson. Ma come puoi pensare cose simili?»
«Lois. Il vecchio gufo ha ragione. Ormai è tardi e poi non saprei come contattarlo. Specialmente se ora è già sulla via del ritorno, come penso che sia.»
«Oh, caro. Hai ragione. Ma io voglio bene a tuo figlio. Come se fosse il mio. Sto
in pena per lui.»
«Vedi, vecchio cammello? Avevo ragione. Le donne sono sempre in pensiero.»
«Meno male che non abbiamo scommesso.»
«Cosa state blaterando, voi due?»
«Niente, tesoro. Niente.»
«Sembra che nessuno qui sia interessato di sapere quello che ho da dire.»
«Scusa, Tiger. Ma sei stato tu che hai chiesto di mio figlio. Ok, racconta.»
«Quando ho lasciato Abilene per tornare a Gallup…»
«A proposito. Chi c'era ad Abilene? Quando io e Kit abbiamo lasciato le mandrie, c'era solo Brandon con alcune sue giubbe rosse.»
3
Janet era la segretaria di Lois. Vedi il precedente romanzo "Lois".
82
L'ultimo duello di Tex
«Già, Tiger. Chi c'era? Quanti dei nostri amici hanno risposto all'appello?»
«Beh, i canadesi c'erano tutti. Oltre a Jim, c'erano Gros Jean e Pat Mac Ryan.
Da San Francisco sono venuti Tom Devlin e Lefty. Con tutta la sua palestra,
ovviamente. C'era anche Nat Mac Kennet. Montales non è potuto venire, ma ha
mandato alcuni dei suoi uomini, i più fidati. El Morisco non c'era. Pare che a
Nogales stesse studiando delle strane rocce meteoritiche.»
«Uhm. Non vorrei che questo significhi nuove rogne per noi.»
«Sei sempre il solito brontolone. Se Morisco avesse bisogno di noi, che faresti?
Lo lasceresti nei guai?»
«Lo sai che non volevo dire quello, tizzone d'inferno.»
«Però c'era Eusebio.»
«Vuoi dire che Eusebio si è trasformato in un cowboy?»
«No di certo. Ha sbrigato tutte le rogne contabili, però.»
«Insomma, c'erano proprio tutti.»
«Sì, Capelli d'Argento. Di ritorno a Gallup, mi sono fermato ad Albuquerque. Lì
ho scoperto che qualcuno era andato in giro a far domande su Tex e su quanto
era successo.»
«L'avvocato Martin.»
«Esatto. Allora non sapevo chi fosse. L'ho scoperto dopo. Ho saputo anche che
era partito il giorno prima per Gallup. Quando sono arrivato, lui era ancora lì.
L'ho aspettato nella sua camera e, quando è rientrato, l'ho leggermente addormentato e sono partito con lui verso la riserva.»
«Ti ha visto qualcuno?»
«Scherzi, Lois? Il nostro Tiger è capace di passarti a un metro in pieno giorno
senza farsi vedere.»
«Kit, non ti sembra di spararle un po' troppo grosse?»
Tiger continua il suo racconto tra continue interruzioni e battibecchi fra Lois e
Kit.
«Ti sei spacciato per Ben Colter? E' stata un'idea geniale. Come t'è venuta in
mente?»
«Beh, Lois. Lui non conosceva sicuramente Colter e io mi sono preso un bel
vantaggio. Non avevo bisogno di prove per smascherare la sua messinscena.»
«E gli hai anche messo un bel po' di paura.»
83
Letizia
«Già. Gli ho messo in testa che l'unico modo per uscire con la pelle ancora cucita addosso era quello di collaborare e denunciare Garner.»
«Scommetto che non avresti mai creduto di ottenere questi risultati.»
«Come avrei potuto, Tex? Che Garner fosse un poco di buono era una cosa risaputa. Ma fino a questo punto…»
«Beh, meglio per noi.»
«La prima cosa che ho fatto è stata quella di far scrivere a Martin un dispaccio
per Garner per tranquillizzarlo. Ho chiesto poi aiuto ai nostri Navajo e sono ritornato a Gallup all'ufficio telegrafico mentre loro sorvegliavano il nostro amico.»
«Segnali di fumo?»
«Sì. Per fortuna non eravamo molto lontani dalla città. Non ci ho messo molto
tempo ad andare e tornare. Al mio ritorno, l'avvocato aveva già preparato la
sua dichiarazione. Appena l'ho letta, per poco non mi viene un accidente. Sono
subito ripartito per Gallup con lui. Inutile raccontarvi di cosa l'ho minacciato nel
caso avesse avuto intenzione di giocarmi brutti scherzi.»
«Già, immagino.»
«Lo sceriffo ha controfirmato la dichiarazione di Martin e, mentre i nostri Navajo ritornavano alla riserva con l'avvocato, io ho preso il treno per Houston. Lo
sceriffo naturalmente è venuto con me. Al comando dei Ranger, il documento è
stato ufficializzato con timbri e firme varie di pezzi grossi. Lo sceriffo ha confermato la regolarità della dichiarazione e ha testimoniato che Martin denunciava il suo datore di lavoro spontaneamente e senza alcuna costrizione.»
«Insomma, un lavoro coi fiocchi. Vedo che mi stai rubando il mestiere, Tiger.
Magari ti prendo come socio nel mio studio.»
Ridono.
«E infine sono corso fin qui a Washington a portarvi il prezioso documento. Sono arrivato una decina di minuti prima di voi.»
84
L'ultimo duello di Tex
«Mi togli una curiosità, Tex?»
«Cosa c'è, vecchio cammello?»
«Quando hai deciso di addossarti la colpa della morte del senatore, avevi già in
mente tutto questo? Cioè sapevi che le cose potessero andare storte e hai pensato a un piano di riserva che prevedesse la tua dipartita da questa valle di lacrime? Avevi già pensato al Morisco?»
«Beh, Kit. A dire il vero qualcosa nella testa già mi era balenato. Non ancora
un piano così ben architettato, però. Sapevo che Steve Garner non avrebbe
certo permesso che l'omicida del fratello se la cavasse così. Senza neanche un
processo.»
«Già.»
«Il povero Colter me lo aveva già detto che era una carogna. E Lois me lo ha
confermato. Io dovevo "morire". E a farmi la pelle doveva essere uno di voi.
Tu, Kit, eri la persona ideale. E poiché sapevo che ci sarebbero stati dei dubbi
sulla mia morte, dovevo fare in modo che sembrasse il più reale possibile. Sono addirittura venuti due medici a constatare il mio "decesso".»
«Tizzone d'inferno, sapevi che il buon Morisco conosce il segreto di sostanze
che provocano una morte apparente che avrebbe ingannato anche un luminare
della scienza.»
«Sì, Kit. E' così. Ero quasi sicuro di quello che sarebbe successo. La mia "morte", avvenuta per tua mano, avrebbe impedito una qualsiasi vendetta da parte
dei nostri Navajo contro il mio "assassino". E il popolo navajo non avrebbe subito ritorsioni. E avremmo avuto mano libera per poter agire contro quel pallone gonfiato di Garner.»
«Già, ma la nostra intenzione era solo quella di rovinarlo. Non potevamo certo
sperare di mandarlo a spaccar pietre o sul patibolo.»
«No, Kit. Gente come lui non sale sul patibolo. E comunque a noi sarebbe bastato mandarlo in rovina. Senza denaro avrebbe perso tutto il suo potere e tutti l'avrebbero abbandonato.»
«No, tesoro. Non ci sarebbe bastato. Io volevo… io voglio la tua completa riabilitazione. E l'avrei ottenuta anche senza la dichiarazione di Peter Martin.»
85
Letizia
«Già. E l'avresti ottenuta con le ricevute dei pagamenti a Colter che tu ha così
ben contraffatto con le tue dolci manine.»
«Ricevute che ora non sono più necessarie, tesoro. Martin ti ha completamente
scagionato. Ha confessato di essere stato lui a falsificare la firma di Colter
nell'atto che ti denunciava del "vile e barbaro assassinio" del senatore.»
«E' vero. Martin ha denunciato anche il senatore di aver illecitamente favorito il
fratello. Ce ne sarebbe anche per lui, se fosse ancora vivo.»
«Bene. Che ne direste di andare a festeggiare tutti quanti davanti a una bistecca alta tre dita nel miglior ristorante di questa metropoli?»
«Nossignore, signor crapulone. Niente festeggiamenti finché non torna a casa
sano e salvo il tuo omonimo.»
«Il mio cosa?»
«Kit junior, vecchio cammello. Eppure te lo avevo detto che le donne sono
sempre preoccupate, anche quando esci a comprare il giornale.»
«Ah sì, eh? Così gli hai detto? Era questo che intendevi poco fa, vero?»
86
L'ultimo duello di Tex
Due mesi dopo al villaggio centrale della riserva navajo.
«Toh, il vecchio cammello sta leggendo il giornale.»
«Non chiamarlo così, tesoro. Non è gentile da parte tua.»
«Ma Lois, lo sai che non lo faccio certo per mancargli di rispetto. Kit per me è
più di un fratello. Si getterebbe nel fuoco per me. E io farei altrettanto per lui.»
«Lo so, ma…»
La tira a sé e la bacia.
E non solo per chiuderle la bocca.
«Oh, guarda. I due piccioncini si sono svegliati.»
«Che stavi leggendo di bello?»
«Se tu non fossi rimasto rintanato a poltrire, ora saresti tu qui a leggere al posto mio e lo sapresti.»
«Lo sai, Kit, che lo fa per me. Non mi sento troppo bene in questi giorni.»
«Mi spiace, Lois. Ma ne hai passate veramente troppe ultimamente.»
«Non temere, Kit. Non è nulla di preoccupante.»
«Bene.»
«Allora, ci sono novità?»
«Sì, Tex. E grosse. Guarda qui.»
Sul giornale, a caratteri cubitali, in prima pagina: "Steve Garner suicida in carcere."
«Cavolo.»
Lois e Tex commentano in coro.
«E' stato abbandonato dalla moglie e dalla figlia. Lei ha dichiarato addirittura
che non è mai stata sposata con Garner. Il giornale dice però che deve aver distrutto tutti i documenti che comprovavano il matrimonio. Probabilmente l'ha
fatto non solo per tagliare tutti i ponti con lui, ma anche per allontanare tutti i
creditori di Garner.»
«Qui dice che si è impiccato in cella con un lenzuolo. Non sono certo contento
che abbia fatto quella fine. Ma non posso certo dire che mi dispiace.»
«E' stato un gesto sconsiderato, Tex. Ma si è visto crollare il mondo addosso.
Ha perso tutto quello che aveva, la moglie e la figlia lo hanno abbandonato
come un cane e avrebbe dovuto passare parecchi anni in carcere.»
87
Letizia
«Già. Leggo qui che non si è potuto neanche permettere un avvocato. Gliene
hanno dato uno d'ufficio.»
«Credo che non avrebbe trovato un avvocato neanche a pagarlo a peso d'oro.»
«Il procuratore per lui ha chiesto trent'anni. Magari non li avrebbe fatti tutti,
ma almeno una ventina, quelli sì.»
«Beh, pace all'anima sua.»
«Amen.»
Finalmente un po' di serenità per Lois e Tex.
Se la sono veramente guadagnata.
Gettano il giornale in un angolo con noncuranza.
Non hanno letto una notizia riportata nell'interno.
Un articoletto che parla di un certo Albert Steiner.
Loro non lo conoscono, ma noi sì.
Contava di arricchirsi rilevando tutti i debiti del suo miglior amico Steve Garner.
Ma non aveva fatto i conti con tre pazzi dinamitardi e incendiari.
Due di questi pazzi hanno distrutto una villa stupenda con tutti gli oggetti preziosi e le opere d'arte che conteneva.
E un terzo pazzo, lo stesso giorno in cui gli altri due distruggevano la villa, ha
incendiato e affondato due delle più belle navi di Garner, straboccanti di mercanzie.
Cosa dice quell'articoletto?
Dice che il noto banchiere e uomo d'affari Albert Steiner è stato travato morto
sulle rive del Potomac con la gola tagliata.
88
L'ultimo duello di Tex
E' una giornata splendida.
Nel villaggio centrale c'è gran fermento.
Sono tutti indaffarati nei preparativi per la festa in onore del grande Aquila della Notte.
E' arrivata finalmente la notizia che Tex è stato scagionato da ogni accusa.
Anche se, a dire il vero, al generale Davis non è andato troppo giù il fatto di
essere stato imbrogliato con la finta morte di Tex.
Scommetto che ancora adesso si sta chiedendo come abbia fatto a ingannare
non uno, ma ben due medici che hanno "accertato" la sua morte.
E scommetto anche che nutre seri dubbi sull'identità degli autori di tutti gli "incidenti" capitati alle proprietà di Garner.
Ma scommetto anche che non gli importi assolutamente nulla che si indaghi su
queste faccende.
Per lui questa stramaledetta storia è chiusa definitivamente.
Lois e Tex stanno passeggiando, mano nella mano come due fidanzatini, tra i
wigwam del villaggio.
Luna d'Argento li sta guardando e sorride.
«Falco, sono proprio contenta che tuo padre abbia trovato finalmente un po' di
serenità. Guardali. Sono felici come due fanciulli.»
«Già. E' un po' che non vedevo mio padre così.»
Improvvisamente Lois si accascia al suolo.
Tex la solleva tra le braccia e viene velocemente verso suo figlio e Luna d'Argento.
La adagia delicatamente su morbide pelli.
Ma Lois si è già ripresa.
«Lois, tesoro. Si può sapere che ti succede? E' già la seconda volta che perdi i
sensi.»
«Non te lo immagini, adorabile scioccone?»
89
Letizia
90
Note finali
A volte capita che la curiosità porti a guardare le pagine finali di un libro.
A me capita spesso, ad esempio, di sfogliare velocemente le pagine con il pollice alla
ricerca di chissà cosa.
Ma questo non è un libro.
O meglio, non è un libro di carta, è un e-book e l'azione appena descritta non è possibile.
Se state leggendo questa pagina senza aver letto le pagine precedenti, fermatevi.
Non leggete le pagine successive.
Anzi, non leggete le pagine successive se non avete letto tutti i miei racconti precedenti.
Non solo, ma dovete leggerli nella giusta sequenza:
-
L'Aquila contro la Tigre
Due amori
La luce nelle tenebre
L'urlo del Falco
- I Navajo1
I due fratelli
Il figlio di Tex
Lois
L'ultimo duello di Tex
Nelle pagine seguenti non solo vi dirò quello che è successo in questo racconto, ma
anche quello che è successo negli altri per cui, se non volete che vi rovini la sorpresa,
non andate avanti nella lettura.
Sì, perché tutti i miei racconti sono pieni di sorprese.
Siete avvisati.
Voi mi direte: capisco che i racconti della saga di Tex debbano essere letti in sequenza, ma gli altri due, cosa c'entrano?
Gli altri due, è ovvio sono Due amori e I due fratelli.
Leggeteli e capirete.
Queste considerazioni derivano dal fatto che probabilmente questo è il mio ultimo romanzo.
"No", diranno in molti, "peccato."
"Era ora", diranno in tanti, "non se ne poteva più."
Tranquilli (o non disperatevi troppo, secondo i casi).
Può essere che io abbia mentito.
1
I Navajo in realtà è un'antologia che raccoglie i primi tre romanzi di Tex: L'Aquila contro la Tigre, La luce nelle tenebre e L'urlo del Falco. Leggete solo la prefazione.
E così, anche questo mio ultimo romanzo è finito.
Ci siete rimasti male?
Non pretendevate mica che io ammazzassi Tex Willer?
Nei miei romanzi precedenti ho forse ammazzato qualcuno dei nostri eroi?
Beh, forse ve l'ho lasciato credere.
Qualcuno c'è rimasto male quando ha letto della prematura dipartita verso i Pascoli
del Cielo del nostro Tiger Jack.
Molti sono rimasti malissimo anche della triste fine di Luna d'Argento che, a dire il vero, era simpatica a tutti i lettori.
E questo anche se non fa parte dei personaggi bonelliani e non la vedrete mai negli
albi mensili di Tex.
La dolce Luna d'Argento.
Ma cos'è questa tua crudeltà, Letizia, questa tua sete di sangue dei personaggi più
amati dai lettori?
Perché vuoi ammazzare i buoni?
Ammazza i cattivi e basta.
Hai ammazzato anche Lois, altro personaggio che godeva della simpatia dei lettori.
E non una, ma ben due volte.
Proprio quando si viene a sapere che in realtà non era morta, ma che era tutto un
trucco di Mefisto e tutti sono felici e contenti, zac, eccola che si becca una pallottola
mortale nel petto.
Ma questa è crudeltà mista a sadismo.
Ma dai.
Non ditemi che ci avete creduto anche per un solo attimo.
E' assurdo.
Io sono la creatura più buona al mondo (anche più di Lupo Alberto).
Dai, non mi direte che avete creduto anche alla morte di Tex!
E poi addirittura per mano di Kit Carson.
Ma via!
E poi, se avevate seguito i miei consigli, dovevate aver letto I due fratelli.
E lì non si scappa.
Tex è vivo e vegeto, anche se ottuagenario (o giù di lì), nel 1916.
Solo Carson se n'era andato ("alla fine uno dei buoni l'hai ammazzato!" direte voi.)
Ma, andiamo, è stata una morte naturale.
Era quasi novantenne (ha sicuramente una decina d'anni più di Tex) ai tempi in cui la
vita media di un uomo non arrivava ai sessanta.
Cosa pretendevate?
Un Carson centenario sulla sedia a rotelle?
Quindi, se avete creduto alla morte di Tex, o non avete letto I due fratelli oppure pensavate a una mia svista.
Male in entrambi i casi.
Ben vi sta.
Nella pagina seguente trovate una copertina alternativa del romanzo I due fratelli.
Così sarebbe stata la vera copertina perché in fondo si tratta di una storia di Tex.
Sì, è vero, uno dei due protagonisti si chiama Tex Willer, ma non è il nostro ranger e
capo dei Navajo Aquila della Notte.
E' suo nipote, cioè è il figlio primogenito di Kit Willer e di Luna d'Argento.
Ma tra i personaggi c'è anche il nostro Tex, c'è suo figlio Kit e anche Tiger Jack.
Quindi la copertina con il logo di Tex ci stava tutta.
Ma dove la mettete la sorpresa?
Per questo la copertina originale è quella che è.
Tornando al tema degli ammazzamenti, a dire il vero, devo ammettere che uno dei
buoni l'ho proprio accoppato.
Ammazzato e sepolto.
Il figlio di Tex.
Ma no, non quello.
Quell'altro.
Ma il povero William era un personaggio un po' scomodo.
Un figlio naturale di Tex, il fratellastro di Kit.
Insomma, voi capirete, l'ho dovuto sacrificare, poverino.
E, se non mi accuserete di sadismo, vi dirò che ho preso i classici due piccioni con una
fava.
Vi ho commosso (sì, coraggio, ammettetelo) e ho tolto di mezzo un personaggio che
non poteva durare.
Che vergogna!
Non ho mai provato tanta vergogna di me come adesso.
Quasi quasi scrivo un altro romanzo in cui vi racconto che la morte di William è stata
tutta una finta perché il ragazzo era ricercato dalla legge e per il rapimento la pena è
una sola: il capestro.
Mah!
Peccato solo una cosa.
Questi sono solo racconti e non fumetti.
Mancano le vignette.
Avevo anche pensato di mettermi a disegnarle io.
In gioventù (cioè, ehm, pochi mesi fa) mi dilettavo con matite e pennelli.
Ho fatto anche un autoritratto a carboncino e qualche tela a olio.
Ma l'impegno sarebbe stato enorme.
E poi credo che non sarebbe stato facile (neanche per me, strano a dirsi) realizzare la
scenografia, specialmente quando non ci sono dialoghi e quando non voglio che si
sappia chi sono i personaggi che parlano.
pablonet
Un'ultima cosa.
Cosa diavolo c'entra con Tex il romanzo Due amori?
In realtà, nulla.
Ma non potevo certo dirvi: dovete assolutamente leggere il romanzo I due Fratelli.
E perché non anche l'altro?
Perché solo quello?
Che relazione può avere quello con il nostro eroe Tex Willer?
Vi avrei certamente messo sulla pista giusta.
E poi magari non avreste letto il romanzo più bello che ho scritto.
Due amori mi frullava per la testa già da un paio d'anni prima che cominciassi a scriverne una sola riga.
Non mi decidevo mai a mettere nero su bianco.
Pigrizia, scarsa stima nella mia possibilità di vedere una fine per le mie idee un po'
sconclusionate.
Fate un po' voi.
E poi, quasi per scherzo, dopo aver buttato giù il mio primo romanzo L'Aquila contro la
Tigre, eccomi a riempire pagine che raccontano la storia strampalata di personaggi le
cui iniziali sono tutte LL.
Vi ricorda qualcosa?
E per dimostrare, a me soprattutto, che di autostima ne ho anche troppa, ho scritto
ben tre finali.
Gli ultimi due in realtà mi sono balenati in testa strada facendo.
E poi, che divertimento giocare con le date che sono tutte esatte.
Cioè, se dico che il 3 maggio 1986 era sabato, potete scommetterci sopra la camicia.
E le località citate nei romanzi di Tex, sono tutte esistenti e collocate nel giusto posto
(googleMap insegna).
E poi si sa, i libri sono come le caramelle, uno tira l'altro.
E quindi siamo a quota otto e, se contiamo anche la trilogia I navajo, siamo addirittura a nove.
Insomma i miei otto romanzi sono nove.
E di questi, i sei dedicati a Tex sono sette (o forse otto).
Insomma sono peggio dei tre Moschettieri che erano quattro.
Perdonate la mia pazzia che, vi assicuro, non è ereditaria (in famiglia di tipi come me
non ce ne sono altri, per mia fortuna).
E, visto che le persone che mi vogliono bene mi sopportano e mi accettano così come
sono, spero che lo facciate anche voi.
Solo perché questo vorrebbe dire una cosa sola: che anche voi in fondo mi volete bene.
Grazie di cuore di essere arrivati fin qui.
Ci vediamo sul web.
Letizia
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