piano - Puglia

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piano - Puglia
con i
Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA
ANNO
ANNOXX
XV- -n.n.21 Giugno
- Marzo 2012
2007
di Puglia - Onlus
Periodico di formazione e informazione - Autorizzazione Tribunale di Bari n. 1525 del 27/07/2001
Poste Italiane - Spedizione in A.P. - Art. 2 Comma 20/C legge 662/96 Aut. DCO/DCBA/101/2002
Assemblea Statutaria G.V.V. A.I.C. Italia - Sez. Puglia / FASANO, 29 marzo 2012
Relazione Attività 2011
di Anna Maria Fedele - Presidente Regionale
C
ome forse sapete tutte, a fine
anno 2011 è scaduto il mandato,
affidatomi all’inizio dell’anno 2008,
della responsabilità dei gruppi di
volontariato vincenziano di Puglia.
Volentieri avrei ceduto il testimone
perchè sono sempre convinta che un
cambiamento nella guida porta vantaggi, perchè una persona nuova ha
idee nuove e nuovi entusiasmi, perchè avrei preferito una volontaria
più giovane e anche perchè quando
EDITORIALE
S
iamo in un periodo di crisi
profonda, abissale sarebbe
meglio dire, qualcosa che toglie
il fiato comunque la si guardi.
Avevamo cominciato all’inizio
dell’autunno, con notizie di preoccupazione
seria
sull’andamento dell’economia
nazionale, mancanza di lavoro,
chiusura di esercizi commerciali,
tante persone in cassa integrazione…, e una quasi totale sfiducia che la politica attuale potesse risolvere questi problemi.
Problemi che per la verità non
sono solo italiani, ma coinvolgono altre nazioni europee e tutto
il mondo occidentale. In Italia
si è pensato di risolvere il problema con un governo tecnico
economico, il quale ha aumentato tasse, tributi, blocco delle pensioni, che ha toccato soprattutto
i piccoli, la gente comune. In
questo momento così difficile è
arrivato anche il terremoto, cosa
che ha fatto capire a chi non è
stato toccato, che nella vita c’è
sempre qualcuno che sta peggio
di noi e che ha bisogno del nostro
aiuto. Ecco che ancora una volta
ci si rivolge al volontariato, come
in tutte le emergenze. E ancora
una volta io chiedo al volontariato vincenziano che rappresento che non venga mai meno
l’etica del nostro lavorare per
gli altri, del nostro darci agli
altri. Ricordiamo la nostra formazione, le parole di Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate, evitiamo lo
spreco, i danni all’ambiente, e
portiamo avanti una politica sociale che sia conforme alla nostra
identità vincenziana.
Anna Maria Fedele
accettai l’incarico nel 2008, pensai
di dover solo servire di transizione.
Non me lo hanno concesso, il mio
consiglio mi ha chiesto di rimanere
ancora quattro anni per completare
i cambiamenti che avevo apportato
e devo anche ringraziare per questo,
perchè vuol dire che mi stimano e
mi vogliono bene. È vero, sono convinta, questa volta sarà più facile, ho
imparato tanto e già dallo scorso
anno ho cominciato a dividere i compiti. Ho il dovere di passare avanti
quello che ho appreso, perchè la mia
esperienza non vada perduta, ed il
mio dovere é anche di formare le
persone che mi stanno vicine e
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Assemblea Statutaria G.V.V. A.I.C. Italia - Sez. Puglia / FASANO, 29 marzo 2012
Vita di gruppo e dell’Associazione:
Spiritualità e servizio
di Marina Costa
N
egli ultimi tempi ho visitato parecchi gruppi vincenziani in Italia,
vorrei dirvi quali sono state le impressioni che ne ho ricavato:
• in generale, mi è sembrato di trovare
un notevole miglioramento nel servizio: ci sono tanti buoni progetti, servizi
ben costruiti ed efficaci, in molti casi
le volontarie sono più competenti e
professionali nel loro lavoro volontario
e capaci di rispondere alle sfide delle
povertà del nostro tempo:
• questo è interessante e motivante, è
un punto forte e ci apre alla speranza.
Ma allo stesso tempo ho ascoltato
molte preoccupazioni sul futuro della
nostra associazione, da parte di presidenti
e da parte di volontarie che mi hanno
chiesto di individuare qualche punto da
rinforzare, quali sono le sfide più urgenti
da assumere: vi dico la mia idea e poi vi
propongo di ragionare insieme, e di
correggermi se le mie impressioni non
corrispondono alle vostre realtà.
A fianco di un miglioramento
nell’organizzazione concreta dei
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Assemblea Statutaria G.V.V. A.I.C. Italia - Sez. Puglia / FASANO, 29 marzo 2012
Preghiera, comunione,
servizio
di Padre Biagio Falco c.m.
L
a traccia che orienta il nostro incontro
è appassionante. Ed è forte la tentazione di reclamare ben più del tempo
di cui disponiamo. Provo, pertanto,
con semplicità a condividere con voi
un punto di vista e alcune povere
sintetiche riflessioni che da esso muovono.
Dal fronte della solidarietà e
dell’impegno socio-caritativo, dati
recenti confermano un effettivo sbilan-
ciamento degli organismi e del tessuto
del volontariato nel e per il servizio.
Non è mia intenzione esaminare
qui la fenomenologia dell’emergenza
o i fattori che la inducono e spesso la
rendono drammatica, ma di certo non
ignoro l’incessante proliferare di circostanze e di contesti in cui anche per noi
si rende necessario “correre ai bisogni
dei poveri - dice S. Vincenzo - come
si corre al fuoco”…
Attenzione, comunque, a non
smarrire l’orizzonte di senso in cui
abbiamo da collocare il nostro agire
solidale e volontario: quello di unatestimonianza dell’Amore (Agape) proveniente dall’Alto, da Dio, e che, traboccando dal cuore dell’assolutamente
Altro, colma il cuore della Chiesa.
La “vita buona e bella del Vangelo”
si traduce nel quotidiano impegno
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PRIMO
PIANO
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Anno XX n. 2
giugno 2012
Relazione
Attività 2011
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sopratutto quelle del mio consiglio,
perchè e per loro tramite che io arrivo a voi volontarie di base. E poi
io penso, che tra quattro anni quando
finalmente dovrò, per statuto, lasciare questo incarico, è dal consiglio
regionale e, secondo il mio parere,
nel consiglio regionale che dovrà
filodiretto
con i G.V.V. A.I.C. Italia
sez. Puglia ONLUS
Periodico trimestrale
di formazione e informazione
Anno XX
n. 2 Giugno 2012
Responsabile Legale:
Anna Maria Fedele
Presidente Regionale G.V.V. Puglia
Direttore:
Nicola Simonetti
filodiretto iscritto al n. 1525 presso
il Tribunale di Bari in data 27/07/2001
Redazione:
Via G. Marconi, 41 - 76015 Trinitapoli (BT)
Tel./fax 0883.630735
[email protected]
Hanno collaborato a questo numero:
Anna Maria Fedele, P. Biagio Falco,
Marina Costa, Paola Ciriello,
Card. Antonio Maria Vegliò,
P. Stefano Manelli, Carmine Tabarro,
Antonio Gaspari, Mariatina Alò,
Lucia Tedesco, Pasquala Fallacara,
Marisa Carabellese, Annalisa Graziano,
Rosalba Gargiullo, Nicla La Grezza,
Anna Longo Mascarelli, Anna Loliva,
Livia Ippolito Martucci, Michele Giannella,
Laide Malagrinò, Sandra Tanzarella,
Antonella Caroli, don Pasquale Trevisonne.
Impaginazione grafica:
Mario di Bitonto
Stampa:
Grafiche Del Negro
Via Cairoli, 37 - Trinitapoli (BT)
Tel. 0883.631097 - [email protected]
È gradita la collaborazione di quanti sono
interessati alle tematiche del periodico.
La direzione si riserva il diritto insindacabile
di scelta e correzione.
Delle opinioni espresse in ciascun articolo
risponde l’autore stesso.
essere scelta la nuova guida. Gli
incarichi sono carichi e alcuni anche
pesanti, ma sono occasioni per imparare, per migliorare se stesse e per
portare avanti le idee e i principi che
ci hanno spinto ad entrare nella no-
stra associazione. Io amo questa
associazione, ve lo ripeto sempre,
ho imparato da piccola, alla scuola
materna, allora asilo infantile, come
piccola amica dei poveri, a conoscere tramite le Figlie della Carità il
pensiero di San Vincenzo e il Suo
amore per i poveri. Nel primo dopoguerra c’era veramente tanta fame
tra la nostra gente ed io ricordo che
mettevo da parte nel periodo di Natale, la mia frutta e la portavo alle
suore per il pranzo dei bambini poveri. Più tardi ho approfondito anche
con l’aiuto dei padri missionari, come San Vincenzo ha vissuto questo
amore verso i poveri e attaverso essi
il suo amore per Cristo, la sua organizzazione e la sua lungimiranza e
la mia Associazione a quel punto è
diventata parte della mia vita, è diventata la mia politica, e la mia lotta
sociale. Quindi nell’incarico che mi
è stato dato, ho portato me stessa,
la mia razionalità e la mia speranza.
Il consiglio ha condiviso il mio
modus operandi, pertanto già tutti i
consiglieri hanno un indirizzo internet , all’inizio anche appoggiandosi
ai figli o ai nipoti che sono più disponibili dei figli, perchè con la
Puglia che è così lunga, potevo con
più facilità, con più economia, perchè il telefono costa e fa perdere
tempo, in qualsiasi momento, a notte
fonda o all’alba, far giungere a tutte
il mio pensiero e loro far giungere
i loro suggerimenti, in questo modo
abbiamo condiviso tutte le nostre
idee e le nostre opinioni. Ora sono
collegata via internet
anche con tutti gli
80 gruppi di Puglia.
Io ed il consiglio abbiamo ritenuto opportuno
cercare di ottenere
agevolazioni e risparmi sul contratto
di assicurazione e
sui servizi bancari.
L’attuale assicurazione copre le volontarie fino a 90
anni, perché alcune
di loro, con tanta
gioia di vivere e con
tanta buona volontà,
non volevano essere
messe da parte nel
servizio. Siamo l’
unica regione che ha
aumentato i suoi
iscritti passando da
i 1156 del 2010 ai
1285 del 2011. Quest’anno nel 2012
siamo 1280. Purtroppo non abbiamo
ancora l’arrivo dei giovani. Ho spinto a lavorare per progetti, anche in
questo aiutate dal computer, a formarsi per poter essere attori del tempo presente, ma ricordando loro le
responsabilità che hanno portandosi
appresso l’etica della nostra formazione vincenziana. Ho spinto
all’ordine e alla regola
nell’amministrazione economica dei
gruppi, c’erano ancora molti gruppi
con un deposito postale o bancario,
intestato alla presidente o alla cassiera o ad entrambe, con i problemi
che si possono avere nel cambio
delle cariche. Avevano anche conti
correnti su cui si pagavano i bolli.Con l’aiuto di un gruppo bancario
che lavora solo con le associazioni,
ho fatto loro conoscere un conto
corrente molto economico ( di soli
12 euro annuali ), che le porta ad
essere più attuali (ora il conto corrente è obbligatorio per legge), ad
avere una contabilità più facile ed
una migliore rendicontazione, che
è necessaria ed indispensabile quando si lavora per progetti. Dal 2011
abbiamo un nuovo libro soci. Vi
assicuro che è stata una fatica immane ad avere esatti tutti i vostri
dati, indirizzi, codici fiscali, data di
nascita, titolo di studio e lavoro effettuato. Ancora non siamo nella
perfezione e vi pregherei di capire
l’importanza di questi dati, e la necessità di averli corretti. Molte si
lamentano di non ricevere il giornale,
intanto vi pregherei di passare questa
informazione, anche tramite la vostra
provinciale, alla responsabile regionale degli abbonamenti, ma ciò può
essere sia perchè il vostro indirizzo
è sbagliato, ma anche perchè non
funziona bene il servizio postale, e
dovreste sentirvi con il vostro ufficio
postale, certo è che tanti giornali,
ancora, tornano indietro. Molto mi
è servito per migliorare il mio servizio nell’associazione il contatto con
il consiglio nazionale. Parlare con
le altre regionali, ascoltare i loro
problemi, stringere rapporti di amicizia crea una rete di contatti che
può essere utile per meglio operare.
Sono stata presente a Roma nell’
incontro tra le Figlie della Carità e
il Volontariato Vincenziano voluto
da Suor Manuela Latini nostra suora
nazionale, sono stata a Madrid per
il congresso internazionale e ancora
a Roma per gli incontri formativi
di maggio e di novembre.
A livello regionale ho incontrato tutti i gruppi nelle due giornate
regionali. Per l’assemblea statutaria
ci siamo incontrati sempre qui a
fasano il 15 aprile e suor Gabriella
Panebianco ci ha parlato della differenza tra la Solidarietà e l’Amore
che invece spinge il volontario Vincenziano. Ci siamo incontrati poi
a Martina Franca in ottobre per parlare del ruolo del volontariato nel
Principio di Sussidiarietà e del
Bene Comune con Luigi Russo presidente del CSVSalento. Ho fatto
alcuni incontri, per casi particolari,
o al singolo gruppo o a livello provinciale, purtroppo non posso esaudire tutti i vostri inviti perchè la
Puglia è lunga e finirei per stare
fuori di casa più di quello che mi è
possibile.
Oltre queste due giornate il
consiglio regionale si é riunito altre
cinque volte: il 30 gennaio, il 23
marzo, l’11 giugno, il 22 settembre
e il 24 novembre per discutere e
deliberare su tutti i problemi inerenti
al lavoro, all’informazione e alla
formazione dei gruppi della regione.
Questi gruppi nell’anno 2011
sono diminuiti di una unità, passando
da 81 ad 80. Nella città di Taranto
sono passati da cinque a quattro. Il
numero delle volontarie attive è passato dalle 1156 unità del 2010 alle
1285 unità del 2011.
FORMAZIONE
In seno al consiglio regionale,
ho molto insistito sulla formazione
Vincenziana coadiuvata da suor Rita,
da Padre Paolo e dalla responsabile
del gruppo di studio regionale,
sull’attenzione da offrire alle nuove
entrate e sui due anni di formazione
in seno al gruppo. Di evitare, come
a volte si vorrebbe per mancanza
di volontarie, di mettere alla guida
di un gruppo o peggio ancora come
provinciale o cittadina, associate
senza grande esperienza e questo
l’abbiamo anche deliberato in consiglio regionale.
PRIMO
PIANO
L’identità vincenziana si acquisisce
dopo anni di servizio e di molta
formazione, di gruppo, regionale e
anche nazionale È meglio per un
gruppo in spegnimento che venga
accorpato ad un altro anzicchè lavorare male. Meglio una volontaria
di meno, che avere una cattiva volontaria vincenziana.
Molti gruppi sono seguiti dai
nostri padri missionari, padre Paolo
e Padre Biagio girano parecchio nei
gruppi alimentando lo spirito vincenziano con le letture dei nostri
Santi Fondatori.
SERVIZI
Quasi tutti i gruppi hanno raggiunto anche una buona formazione
tecnica, che li ha portati ad operare
attraverso progetti.
Quest’ anno abbiamo avuto
un solo progetto approvato per il
servizio civile e se lo è aggiudicato
Palo del Colle perchè a livello nazionale è stato diminuito il numero
e sono state rese anche più severe
le regole per l’ ammissione. Il progetto però non è ancora partito per
mancanza di fondi.
Trinitapoli e Specchia, hanno
concluso due progetti della Perequazione che si sono svolti nell’arco
di diciotto mesi e sono finiti in ottobre. Trani che si era aggiudicato
un altro progetto della perequazione
della durata di 24 mesi finirà a giugno. Questi tre erano tutti progetti
rivolti ai minori.sia italiani che
stranieri.
Palo del Colle si è aggiudicato
un progetto a livello nazionale delle
politiche sociali che verrà svolto nel
2012, sempre rivolto ai minori.
Casarano con il Centro Il Germoglio ha migliorato il servizio di
recupero scolastico, che già da un
pò di anni dava a dei minori disagiati,
inserendo molte attività exscolastiche per i bambini, e un affiancamento psicologico ed di genitorialità
per le famiglie, aiutato dalla presenza
di una Figlia della Carità. Ma ci sono
anche tanti altri gruppi che fanno
affiancamento scolastico ai minori.
Buona è stata la collaborazione
con tutti i CSV di Puglia, sia per
progetti di formazione, sia come
consulenza nei progetti assegnati.
A fine anno 2011 abbiamo
appreso che ci è stato aggiudicato
un progetto della Coop Estense a cui
avevamo partecipato a livello regionale nel 2010. Abbiamo avuto in
omaggio della merce varia, sia alimentare, sia di igene per la casa e
la persona e anche qualcosa di elettronica del valore che supera i
170.000,00 euro, di cui hanno beneficiato tutti gli 80 gruppi, questa
merce la stiamo ritirando in questi
giorni e sarà molto di aiuto alle famiglie che seguiamo.
Alcuni gruppi hanno aderito
anche quest’anno al progetto Coop
“ Brutti ma Buoni “ che regala alle
associazioni di volontariato che
hanno fatto richiesta la merce in
prossima scadenza oppure le confezioni rotte o rovinate, che loro
trasformano o riconfezionano per le
famiglie con difficoltà.
Molti gruppi lavorano nella
propria parrocchia nel centro Caritas
FILODIRETTO
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o presso cooperative sociali o altre
associazioni che lavorano nel sociale.
In molti opera il centro ascolto.
Tutti i gruppi si accostano alle
famiglie con disagi attraverso la visita
domiciliare e sono pronti ad intervenire nelle problematiche urgenti con
pagamento di fitti, bollette, mense
scolastiche, attivandosi presso gli
uffici competenti del comune per
cercare di risolvere definitivamente
il problema.
Anche questo anno la nostra
associazione si è impegnata a stabilire
un rapporto di collaborazione con il
Centro di Giustizia Minorile di Puglia
per l’accoglienza dei ragazzi minorenni ammessi dal giudice alla” messa alla prova”
Molti gruppi sono stati chiamati a far parte dei Piani di Zona e
sollecitati a presentare progetti di
servizio, quasi tutti hanno intensificato i rapporti con i vari enti del
territorio, partecipando ai tavoli di
concertazione e ai momenti formativi
proposti dagli Enti Locali.
A livello regionale abbiamo
risposto alla richiesta di aiuto della
fine anno una assistente sociale religiosa si è aggiunta al gruppo delle
nostre suore con cui abitualmente
lavoriamo e tra poco il nostro personale di servizio inizierà un corso di
qualificazione socio-sanitaria.
L’impianto fotovoltaico, terminato con grande apprensione ed entrato in produzione a fine dicembre
del 2010, godendo dei benefici delle
condizioni esistenti fino al 31 dicembre 2010, è stato collaudato ed inserito nella rete Enel e approvato dal
GSE, gestione dei servizi elettrici.
Abbiamo così cominciato a percepire
l’incentivo energia che ci permetterà
di pagare il mutuo in banca e di stare
un po’ più tranquilli per un buon
numero di anni, producendo in loco
l’energia per la gestione della casa.
Nell’anno in corso però dobbiamo terminare l’iter dei lavori per
l’adeguamento della struttura ai nuovi standard che ci erano stati chiesti
con la legge regionale del 10 luglio
2006 e che sono stati prorogati ad
essere terminati entro il febbraio
2013.
Nella struttura della Casa di
Sono state aiutate :
• 3.318 famiglie italiane, composte da maschi 3.894, femmine
5.150, minori 3.070;
• 715 famiglie straniere, composte da maschi 872, femmine 1.081,
minori 608;
• 929 persone sole italiane, così
composte 276 maschi, 347 femmine,
306 anziani;
• 199 persone sole straniere,
83 maschi, 84 femmine, 32 anziani.
Liguria per i danni subiti
dall’alluvione. Abbiamo raccolto
4370 euro. Sono stati mandati in
parte in Liguria e in parte in Sicilia
perché anche il messinese era stato
colpito dall’alluvione.
Un accenno particolare voglio
farlo alla Casa di Riposo di Lecce.
Nell’anno 2011 l’ esercizio della
Casa di Riposo è stato improntato
a stabilizzare, prendendo un attimo
di respiro, le fatiche fatte nel 2010
per la ristrutturazione e messa a norma della struttura. Abbiamo cercato
di migliorare l’attenzione e la cura
delle ospiti della nostra casa di riposo
e questo ci ha portato ad un aumento
della media nelle presenze, passando
da 12 a 14 unità.
Abbiamo rivisto la situazione
amministrativa, cambiato il consulente del lavoro, la assicurazione
dello stabile e della responsabilità
civile e la formazione e riqualificazione del nostro personale di servizio.
Abbiamo un’ assistente sociale volontaria che sistematicamente viene
a lavorare nella nostra struttura e a
Riposo i volontari dei quattro gruppi
di Lecce fanno le loro riunioni di
formazione e svolgono diversi servizi, con l’aiuto delle Figlie della Carità. Si fa un centro ascolto, c’è un
centro alcolisti e una mensa per senza
fissa dimora che serve dai 40 ai 50
pasti caldi al giorno.
abbiamo. Con questa Speranza guardo i miei gruppi di Vontariato Vincenziano. Quando mi soffermo a
considerare l’età delle nostre volontarie, i gruppi che si riducono di
numero, la mancanza delle forze giovani, che si affacciano e poi scompaiono, i gruppi in cui la presidente che
con la segretaria e la cassiera fa tutto,
senza far partecipare e coinvolgere
il resto del gruppo. I gruppi in cui ci
stanno eterni litigi e in cui ci si parla
con le raccomandate con ricevuta di
ritorno. I gruppi in cui il rinnovo
delle cariche è solo una rotazione
delle stesse. Davanti a queste realtà
mi verrebbe la voglia dello scoraggiamento, ma poi mi dico che bisogna sperare, insistere con la formazione, far vedere nuove prospettive,
mettersi in ascolto dei loro problemi,
e che, se anche alcuni gruppi si chiuderanno, il volontariato Vincenziano
non finirà di esistere
Grazie a tutte per quello che
ognuno di voi fa per la nostra associazione.
Riassumendo, le volontarie hanno fatto:
• 47.644 ore di formazione di
cui 28.244 nel gruppo, 13.070 con
incontri di GVV provinciali regionali
o nazionali e 6.330 di formazione
esterna.
• 28.784 ore di organizzazione
di cui 26.005 per i GVV e 6.799 per
esterni
• 125.409 ore di servizio di cui
17.732 per visite domiciliari, 21.112
in centri ascolto, 11.671 per guardaroba, 31.794 per doposcuola, 18.429
per distribuzione alimenti, 4.700
presso mensa, 1.660 in ospedale, 195
presso il carcere, 3.877 presso anziani, 14.239 presso case di accoglienza
o altro.
Organi di stampa dell’associazione sono:
• A livello Nazionale “Gli annali
della Carità”;
• A livello Regionale “Filo
Diretto”.
RIFLESSIONI
Nell’introduzione vi ho detto
che nell’incarico che ho assunto ho
portato me stessa, con la mia razionalità e la mia speranza. Nell’ultima
pagina dell’invito a questo convegno
c’è un invito alla Speranza nel Presente e al Futuro, di essere felici…
…con il poco, che poi è tanto, che
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PRIMO
PIANO
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Preghiera,
comunione, servizio
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di far riverberare questo stesso amore
nella carne dei giorni e nella concretezza di gesti, nel fascino irresistibile di opere, in un “andare verso
ogni altro” azzerando distanze, superando barriere, varcando frontiere
e creando spazi di “prossimità”.
La fede, infatti, senza le opere
è sterile, vuota, priva di bellezza,
morta (cfr. Gc 2, 17-20).
“comandamento”, l’unico che il
Maestro consegna ai discepoli con
l’autorevolezza dell’esempio (cfr.
Gv 13,1-16), consiste nell’amare non
a parole, né con la lingua, ma con
i fatti e nella verità (cfr. 1 Gv 3,18).
Quanta eco nel vincenziano
“amare Dio con la fatica delle
braccia e il sudore della fronte”!
Se l’intellettualismo restringe
la fede nel Risorto a un vago pensare
Dio, e il sentimentalismo religioso
la rimpicciolisce a un brivido emotivo, l’efficientismo e il produttivismo rischiano di ridurla preva-
lentemente al fare, all’ansia del risultato quantificabile e (meglio se)
clamoroso.
A costo (Ahimè!) di… inghiottire rospi e cammelli, digerire
compromessi o lasciarsi tarpare le
ali della profezia, della trasgressione
in nome dei valori, della radicalità
e “diversità” evangelica, che sono
gli alfabeti del nostro contributo alla
trasformazione culturale e sociale
della storia.
Perché è la storia, questa storia,
il luogo dove la comunità dei cristiani, la Famiglia Vincenziana, ciascuno
di noi è chiamato a corrispondere
alla grazia di Cristo e a piantare la
tenda di Dio tra le tende degli uomini,
nel libero e fedele consegnarsi alle
esigenze della sequela, attraverso la
manifestazione dei carismi e doni
dello Spirito Santo in effettivi servizi
per la edificazione della Chiesa (cfr.
1 Cor 12).
L’efficientismo credo rappresenti per noi la tentazione più ricorrente.
A prima vista innocua, è sempre in
agguato con le sue gratificanti promesse, con il suo garantire “risultati
concreti”. Seducente lusinga, iridescente “illusione ottica”. Espressione
di una certa estetica del potere e
dell’avere, sembra esercitare… mag-
giore appeal rispetto a una etica
dell’essere.
Ricorre plasticamente nello
scambio di battute tra Gesù e il Mentitore nel deserto,al culmine della
“quaresima” del Signore secondo il
racconto di Matteo: “Il tentatore gli
si avvicinò e gli disse: Se tu sei Figlio
di Dio, di’ che queste pietre diventino pane. Ma egli rispose: Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla
bocca di Dio!” (Mt 4,3-4).
Urge pertanto, a mio avviso, recuperare armonia e sintonia, ritrovare la “proporzione aurea” e il fulcro
della nostra efficacia, restituire salute, benessere e vitalità all’organismo
alquanto debilitato della nostra Associazione e, alzando doverosamente
lo sguardo, della nostra FAMIGLIA
VINCENZIANA.
Per non cedere, però, a un’altra
sottile e corrosiva tentazione, quella
del disfattismo, della delusione, della
malinconia, misuriamoci anche con
una lettura sapienziale del momento
presente di fragilità: Sciocchi e tardi
di cuore… Non bisognava che accadesse tutto questo? (cfr. Lc 24, 1335: la via di Emmaus).
Proviamo a interpretarlo e a viverlo come tempo di grazia e occa-
sione di crescita: “Io sono la vera
vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta
frutto, lo toglie e ogni tralcio che
porta frutto, lo pota perché porti pi?
frutto” (Gv 15,1-2).
Esiste, forse, una “ricetta” semplice e a portata di mano. Più di
quanto immaginiamo.
Antica e naturale, proprio come
i…rimedi della nonna, che non raramente si rivelano i più genuini ed
efficaci: è necessario RISALIRE
ALLA FONTE DEL CARISMA
DI VINCENZO E DI LUISA, tornare a frequentare le loro lezioni di
“intelligenza del cuore”, di sapientiacharitatis et crucis, di ginocchia che
si piegano innanzitutto davanti al
Mistero, e poi dinanzi all’icona più
inquietante della sua presenza, quella
del povero ...
Con profetica chiaroveggenza,
VINCENZO e LUISA ci fanno
capire che la CARITÀ, dinamismo
dell’Eterno Amore – lo Spirito Paraclito, riversato nel grembo della
Chiesa in una inesausta Pentecoste
- ha bisogno di rigenerarsi continuamente nell’esperienza di intimità con
Dio per tradursi in koinonia, quindi
in diakonia.
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Rendiconto Finanziario 2011
Rendiconto finanziario Anno 2010 dei G.V.V. Sezione Puglia (93 gruppi operanti e una sezione speciale - Casa di Riposo di Lecce)
E N T R AT E
USCITE
QUOTA ASSOCIATIVA
CONTRIBUTI DEI VOLONTARI
per assicurazione
vari
QUOTA ASSOCIATIVA
86.143,00
SPESE DI ASSISTENZA
denaro bollette*
276.140,00
SPESE DI FORMAZIONE
corsi, convegni, riviste*
37.256,00
SPESE DI GESTIONE
cancelleria, elettricità, telefoniche, varie
87.396,00
5.144,00
80.999,00
202.769,00
PROVENTI DA INIZIATIVE VARIE
99.972,00
OFFERTE DA PRIVATI
Persone fisiche
Enti
99.972,00
4.306,00
CONTRIBUTI
da altri gruppi di volontariato
12.740,00
G.V.V.
altri
SPESE PER SERVIZI SPECIALI
Casa di Riposo dettaglio in allegato a parte*
CONTRIBUTI
21.508,00
CONTRIBUTI da:
26.953,00
G.V.V.
altri
TASSE E IMPOSTE
1.463,00
ONERI BANCARI
297,00
10.506,00
5.144,00
192.767,00
CONTRIBUTO 5xMILLE
22.704,00
PROGETTO PEREQUAZIONE
42.564,00
INTERESSE DEPOSITI BANCARI
10.737,00
16.216,00
11.002,00
ASSICURAZIONI VOLONTARI
CONTRIBUTI da privati per servizi speciali
209.476,00
209.476,00
4.306,00
da altri gruppi di volontariato
Comune
Provincia
Regione
ASL
Enti Pubblici
6.400,00
COSTI SOSTENUTI contributo 5x1000
32.618,00
PROGETTO PEREQUAZIONE
44.835,00
22,00
TOTALE ENTRATE
685.495,00
TOTALE USCITE
727.978,00
AVANZO ANNO PRECEDENTE
233.008,00
AVANZO FINE ANNO DI GESTIONE
190.525,00
TOTALE
918.503,00
TOTALE
918.503,00
CONTI D’ORDINE
GIROCONTI G.V.V.
TOTALE A PAREGGIO
CONTI D’ORDINE
28.028,00
946.531,00
GIROCONTI G.V.V.
TOTALE A PAREGGIO
28.028,00
946.531,00
La Presidente Regionale
Anna Maria Fedele Pellegrino
PRIMO
PIANO
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
5
Gruppo di Volontariato Vincenziano A.I.C. ITALIA
FASANO, 29 marzo 2012
Nota Integrativa al Rendiconto
Gestionale dell’esercizio 2011
di Anna Maria Fedele - Presidente Regionale
I
l rendiconto economico finanziario per l’anno 2011 dei G.V.V.
Gruppi di Volontariato Vincenziano Sezione Puglia si compone dello
stato patrimoniale, del rendiconto
gestionale, della presente nota integrativa e della relazione di missione.
Il rendiconto racchiude
l’attività svolta, su tutto il territorio
regionale dai gruppi e dalla Casa
di Riposo San Vincenzo de Paoli
Lecce. Lo stato patrimoniale e il
rendiconto gestionale sono stati
redatti secondo i principi di prudenza, nel pieno rispetto delle vigenti
disposizioni, è stata inoltre presa
in considerazione la data di effettivo incasso o pagamento per la registrazione di ciascuna operazione
contabile sul libro mastro manuale
tenuto da ciascun gruppo e riportata
tutta la regione.
L’ Associazione opera nel rispetto dei principi della legge
266/91 e beneficia delle normative
di favore ai fini fiscali previste dal
D. Lgs. n. 460/1997 in materia di
ONLUS essendo l’associazione
stessa un ente qualificatesi come
tale.
Il conto del Patrimonio per
l’anno 2011 evidenzia Immobilizzazioni pari ad € 441.572,00 relativo agli immobili di proprietà del
volontariato vincenziano a Lecce
ed a Massafra; in particolare è necessario evidenziare che dal 2010
per l’immobile di Lecce sono in
corso lavori di adeguamento finanziati con il contributo del 5 per
mille e dal gruppo San Vincenzo
di Lecce. Nell’attivo circolante rileviamo liquidità pari ad
poi sul libro giornale
dell’associazione.
Ciascun gruppo ha approvato
il rendiconto di cassa al 31 dicembre 2011, pertanto il rendiconto dei
Gruppi di Volontariato Vincenziano per l’anno 2011 rappresenta la
situazione economico-finanziaria
dell’intera associazione a livello
regionale nel rispetto di quanto
previsto dallo stesso statuto
dell’associazione.
Nel rendiconto sono riportate
le Entrate e le Uscite di cassa, che
oltre a determinare il risultato
dell’esercizio danno un quadro fedele dell’attività di volontariato
svolta dai singoli gruppi sotto la
guida del consiglio regionale che
delinea le direttive comuni per una
corretta gestione finanziaria, ma
presta anche il supporto necessario
per la informazione legislativa e di
promozione dell’associazione in
€190.525,00. Le passività pari ad
€ 4.551,00 relative al Fondo TFR,
il Patrimonio netto è di €
632.097,00.
Il rendiconto finanziario al
2011 riporta le entrate e le uscite
del Volontariato Vincenziano, per
l’attività istituzionale svolta, come
previsto da statuto: le Entrate pari
ad € 685.495,00- con un avanzo di
gestione dell’anno precedente di €
233.008,00- e le Uscite pari ad €
727.978,00,00- evidenziano un
avanzo di gestione al 31 dicembre
2011 di € 190.525,00- .
Le entrate e le uscite sono così
analiticamente indicate:
Le Entrate per un totale di €
685.495,00-, sono diminuite di €
123.114,00- rispetto a l’anno 2010
sono cosi suddivise:
- Quote Associative €
12.740,00- evidenzia un aumento
di € 1.140,00- rispetto all’anno pre-
cedente;
- Contributi dei Volontari pari a € 86.143,00-, tale importo comprende la quota assicurativa versata
dalle volontarie per € 5.144,00-, le
stesse hanno versato € 80.999,00per finanziare le attività
dell’associazione, i contributi sono
diminuiti di € 17.488,00-, rispetto
all’anno 2010;
- Proventi da iniziative per €
202.769,00- rappresentano i fondi
raccolti dai gruppi attraverso
l’organizzazione di varie manifestazioni (concerti, spettacoli, tombolate, fiere) per promuovere il
volontariato vincenziano, sono diminuiti di € 47.048,00- in riferimento all’anno 2010;
- Offerte da privati pari a €
99.972,00-, sono diminuite di €
31.485,00- rispetto all’anno precedente;
- Contributi ricevuti da diversi benefattori per € 4.306,00-, sono
diminuiti di € 4.205,00- in riferimento all’anno 2010;
- Contributi da enti pubblici
per € 21.508,00-, sono aumentati
rispetto al 2010 di € 4.316,00-, è
opportuno evidenziare che si tratta
di contributi erogati dai comuni ai
gruppi operanti nel territorio;
- Contributi da privati per
servizi speciali ammontano a €
192.767,00- sono versati dalle ospiti della Casa di riposo. La variazione in aumento rispetto all’anno
2010 di € 137,00-;
- Interessi depositi bancari
per € 22,00 - sono diminuiti di €
820,00 rispetto all’anno 2010;
- Contributo 5 x mille di €
22.704,00- relativo alle sottoscrizioni delle dichiarazioni per l’anno
2008 sono diminuiti di € 9.468,00
rispetto all’anno 2010;
- Contributi “Progetto
Perequazione” di € 42.564,00relativo alle erogazione ricevute
dai gruppi di Trinitapoli, Specchia,
Trani che hanno realizzato durante
l’anno 2011 progetti con i C.S.V.
Le Uscite totali per l’anno
2011 sono pari a € 727.978,00ridotte di € 157.650,00- in riferimento all’anno 2010, così suddivise:
- Quote associative per €
6.400,00- in aumento rispetto al
2010 di € 550;
- Spese di assistenza per €
276.140,00- tale voce comprende
le elargizioni che i gruppi erogano
alle famiglie assistite per le loro
necessità, acquisto viveri, farmaci,
spese mediche, utenze, contributi
per le necessità dei neonati, e tutte
le altre attività svolte per gli assistiti. La spesa del 2011 è diminuita
di € 30.455,00 in riferimento
all’anno 2010.
- Spese di formazione per €
37.256,00- relative alle attività per
la formazione delle volontarie realizzate con incontri, aggiornamenti, studio dei testi, sono aumentate di € 5.796,00- rispetto al
2010;
- Spese di gestione per €
87.396,00, sono diminuite di €
5.357,00- rispetto al 2010; sono
inserite in tale conto le spese per
il pagamento delle utenze delle sedi
operativi, le spese di manutenzione,
le spese postali e bancarie, le spese
di cancelleria le spese di tipografia
ed altre spese di gestione;
- Spese per servizi speciali
per € 209.476,00-, comprende i
costi sostenuti per la gestione della
Casa di Riposo San Vincenzo de
Paoli di Lecce invariate - rispetto
al 2010;
- Contributi per € 29.653-, di
cui € 10.737,00 ad altri gruppi
GVV, ed € 16.216,00 per contributi
erogati ad associazioni, padri spirituali ed organizzazioni varie, nel
complesso tale valore è diminuito
di € 68.983,00 rispetto al 2010.
- Tasse ed imposte sono pari
ad € 1.463,00- nel complesso
l’ammontare suddetto è aumentato
di € 169,00-rispetto al 2010;
- Assicurazione volontari per
€ 5.144,00- è aumentato di 259,00
rispetto al 2010, tale costo è relativo
all’assicurazione pagata per i volontari, obbligatoria per legge;
- Costi sostenuti contributo
5 x mille per € 32.618.447,00- è
diminuito di € 16.829,00- rispetto
al 2010, tale somma è stata impiegata per i lavori di adeguamento
dell’immobile di Lecce;
- Spese “Progetto
Perequazione” di € 44.835,00relativo ai costi sostenuti dai gruppi
di Trinitapoli, Specchia, Trani che
hanno realizzato durante l’anno
2011 progetti con i C.S.V.
I conti d’ordine riportano le
partite di giro di cassa avvenute tra
i vari gruppi di volontariato vincenziano della regione per €
28.28,00-ed è stato così evidenziato
per non influenzare il risultato
d’esercizio.
Il totale a pareggio è pari a €
918.503,00.
I proventi conseguiti non superano € 1.032.913,80, pertanto
non vi è l’obbligo previsto per legge
di allegare la relazione del collegio
dei revisori.
6
PRIMO
PIANO
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
Vita di gruppo e
dell’associazione:
Spiritualità e servizio
CONTINUA DA PAG. 1
servizi mi sembra di aver notato un
indebolimento dell’identità vincenziana.
Questo mi preoccupa perché
sono convinta che il futuro della
nostra associazione si fonda sulla
capacità che avremo di mantenere
e rinforzare la nostra identità, di
recuperare e far vivere nella sua
interezza il progetto di San Vincenzo, sia nella spiritualità che nel
servizio e di farlo conoscere negli
ambienti in cui operiamo.
di identità e di appartenenza è
l’elemento fondamentale di comunione e di unione nell’associazione
e ne garantisce l’efficacia a tutti i
livelli. Se questo diminuisce, viene
a mancare la forza che ci dà la fedeltà al progetto e allo spirito San
Vincenzo e questo ha delle conseguenze concrete sul nostro servizio
e sulla nostra immagine.
Mi sembra dunque necessario
riflettere su alcuni aspetti fondamentali dell’insegnamento di San
Vincenzo e valutare in che modo
sono vissuti nei gruppi. Come dice
il titolo della giornata oggi
sottolineerò alcuni aspetti della
spiritualità e del servizio, non perché
siano i soli importanti, (ci sono
l’organizzazione, la struttura associativa, visita, comunicazione) ma
perché mi sembra siano quelli che
in questo momento è più urgente
rinforzare e che possono darci più
speranza per il futuro
dell’associazione.
I - SPIRITUALITÀ
guarda la spiritualità vorrei portare
alla vostra attenzione due punti, che
vi invito poi ad approfondire nei
vostri gruppi:
- Capire meglio il legame tra
spiritualità e azione
- Creare una vera comunione
nel gruppo
1. Il legame tra la spiritualità e l’azione.
Vincenzo non partiva da una teoria,
ma dall’osservazione della realtà ed
era animata da uno spirito che deriva
direttamente dal Vangelo. Ci ha
indicato la frase di Matteo: “Ciò che
avete fatto ad uno di questi piccoli
l’avete fatto a me”. (Mt.25) che lui
traduceva con la frase “I poveri ci
rappresentano Cristo”
E il brano di Luca, (4, 18) in
cui Gesù dice di essere stato mandato per: “annunziare ai poveri un
lieto messaggio, per proclamare ai
prigionieri la liberazione, dare la
vista ai ciechi, per rimettere in
libertà gli oppressi…”.
La missione di Gesù è dunque
profondamente radicata nella realtà
e nei bisogni degli uomini e della
società.
San Vincenzo, insieme a Santa
Luisa ci ha dunque trasmesso una
spiritualità che è fondata sull’in-
contro con Gesù e che emana dalla
realtà presente, dal «qui e ora»
della nostra vita. La chiamiamo
«spiritualità dell’azione» perché
essa si alimenta della nostra propria
storia, leggendone gli avvenimenti
nell’ottica della fede e della Parola
di Dio. A partire da tutti questi eventi
Dio si manifesta, ci rivela la sua
volontà, ci indica il cammino.
I fondatori ci insegnano una spiritualità che è caratterizzata dal
legame costante tra la meditazione
della parola di Dio e la contemplazione del mondo, per riconoscere
la presenza di Dio nella nostra
vita, nei nostri gruppi, e nel nostro
servizio.
HO NOTATO
che nei nostri gruppi spesso la
preghiera e la formazione spirituale sono un momento staccato
dall’azione, stanno su due piani
diversi. Si fa una preghiera, una
meditazione all’inizio della riunione, anche buona, poi si chiude la
parte spirituale e si passa
all’organizzazione, alla discussione sul servizio concreto. Troppo
frequentemente manca il legame
tra i due momenti.
Invece san Vincenzo lega strettamente preghiera e azione; nella
sua spiritualità, la preghiera non è
separata dall’azione, non consiste
solo in una riflessione che si fa
all’inizio della riunione, in un momento definito e circoscritto prima
di passare alla discussione dei casi,
che sta su un altro piano. Tutta la
riunione è preghiera se la illuminiamo con la luce del Signore. In
ogni valutazione dei casi, in ogni
decisione da prendere dobbiamo
chiederci se quello che stiamo programmando corrisponde a quello
che ci dice Gesù e al progetto di
SVe confrontarlo con la sua spiritualità.
2. Creare una vera comunione nel gruppo.
Il progetto di San Vincenzo e
il suo insegnamento ci dicono che
la carità del servizio ai poveri si
realizza nel gruppo che è la nostra
prima comunità di servizio. Il lavoro di un gruppo vincenziano non
consiste solo nel riunire le forze
intorno a un progetto comune, ma
anche e soprattutto nel far vivere
una comunità di fede e di condivisione, che ha una missione da svolgere. Così lo vedeva San Vincenzo,
che diceva:
“…dovete stare insieme
per onorare la carità di
Cristo e si onora meditandola e pregando”.
Fare comunità non è solamente
un dono di Dio, ma è qualcosa che
si costruisce giorno per giorno, impegnandosi, condividendo la ricchezza del cammino spirituale di
ciascuno e riflettendo insieme sugli
avvenimenti, alla luce della parola
di Dio e del progetto di SV.
Spesso sia nella vita personale
che nella riunione siamo ingombrati
da molte cose, è difficile l’ascolto,
sia degli altri
che di Dio, ma,
se si vuole andare avanti,
bisogna prendere una posizione, occorre
reagire a queste
abitudini e decidere di coltivare meglio la
vita interiore
del gruppo.
per farlo bisogna darsi un
metodo, Le indicazioni su
come fare ce le
dà SV, ben
precise:
- dobbiamo
ascoltare meno
quello che
pensiamo noi e
fare spazio per
ascoltare quello
che ci dice il
Signore.
- dobbiamo
avere il coraggio non solo di
prendere il
tempo per la
preghiera, ma
di entrare in
una dimensione di preghiera
che sottende
tutte le nostre azioni e decisioni,
perché è questo che ci aiuta a rinnovare le nostre motivazioni, a vivere
in comunione e a prestare un servizio
di qualità.
Pregare nella riunione, confrontarsi con la parola di Dio e di San
Vincenzo. non è una perdita di tempo, (come a volte ci sentiamo dire)
è prendersi cura del servizio ai
poveri. Il buon servizio del povero
viene da una buona vita spirituale e
dalla forza che questa dà al servizio.
Per rendere più concreto questo
discorso vorrei provare a suggerire
alcuni punti che possono aiutare il
gruppo a scoprire il messaggio di
Dio nei fatti concreti e nell’incontro
con gli altri:
a) Guardare la realtà con un atteggiamento di preghiera e di discernimento.
Leggere e capire gli avvenimenti
della nostra vita ed in particolare
della vita associativa richiede attenzione e riflessione. Dobbiamo prestare molta attenzione per tenere
costantemente uno sguardo di fede
su quello che succede, sui dettagli
del servizio che prestiamo, sugli
incontri che ci si presentano.
Quando ci sono da prendere delle decisioni sul comportamento da
tenere nei vari casi, possiamo chiederci:
- Come scopro Gesù in questo
avvenimento?
- Che cosa ci stanno dicendo
Dio e san Vincenzo, attraverso questo bisogno dei destinatari? Attraverso le loro reazioni? Attraverso
gli altri membri del gruppo?
b) Essere aperti alla conversione,
al cambio
La lettura degli avvenimenti partendo dalla fede e dalla parola di
Dio ci porta ad assumere nuovi atteggiamenti e nuove disposizioni.
Se riusciamo a fare questo confronto, questo legame tra l’azione e la
spiritualità, questo modo di guardare le cose ci mette in un processo
di conversione continua, quotidiana,
la conversione delle piccole cose,
che consiste nel cercare Dio in tutto
e nel seguire nel servizio quello che
San Vincenzo ci ha indicato.
Possiamo chiederci:
- Quali nuovi atteggiamenti o
scelte ci sta chiedendo Gesù, in
questo momento,
- nella discussione di questo
caso,
- in questa decisione da prendere?
c) Essere disponibili a condividere:
Non viviamo da soli
l’esperienza di Dio, il metodo vincenziano ci invita a condividere con
le altre volontarie il modo in cui
incontriamo Dio attraverso le persone che si trovano nel bisogno, partendo dai fatti concreti del nostro
servizio, dalle nostre reazioni quando
incontriamo le persone in difficoltà.
La preghiera diventa così vita,
nel senso che ci aiuta ad orientare i
comportamenti, e diventa condivisione perché lo facciamo insieme
arricchendoci mutualmente.
Credo che ne siamo tutti convinti. Perché allora, spesso, non riusciamo a condividerla proprio con le
persone del nostro gruppo?
Chiediamoci allora:
- Siamo stati cambiati da quelli
con cui lavoriamo, dal confronto
con i membri del gruppo?
PRIMO
PIANO
- In che cosa ci stimolano a
cambiare le persone a cui prestiamo
servizio?
II - SERVIZIO
E veniamo all’altro punto da
rinforzare, che riguarda il servizio
e mi vorrei soffermare
sull’importanza di
CONTINUARE A MIGLIORARE IL RAPPORTO PERSONALE CON I POVERI
L’incontro personale con il
fratello, che è la caratteristica del
metodo vincenziano, lo specifico
della nostra associazione, non si
esprime solo nella la visita domiciliare ma deve essere alla base di tutti
i nostri progetti e azioni. Infatti essere
vincenziani non è solo dare delle
risposte concrete ai bisogni o lavorare
per qualcuno, ma è “stare” con
qualcuno, instaurare dei rapporti che
ci permettano di fare un cammino
insieme, di crescere e cambiare insieme.
L’Assemblea Internazionale
dell’AIC a marzo 2011
“Educare per costruire
insieme”
ci ha dato alcune piste che possono
aiutarci a migliorare sia la vita di
gruppo che il rapporto personale con
i poveri, che è sempre anche un
rapporto educativo.
Il punto di partenza è che dobbiamo considerare la relazione di
aiuto non come un modo di colmare delle mancanze o delle lacune
che ci sono negli altri, ma piuttosto
come un mezzo per identificare e
sviluppare le capacita specifiche
di ogni persona. Non si tratta di
trasferire delle conoscenze o delle
risorse, ma di aiutare ogni persona,
volontarie e destinatari, a sviluppare
le capacità che già esistono in lei e
a far fruttare i suoi talenti. (in altre
parole di permettere il suo empowerment).
Questo atteggiamento ha delle
conseguenze importanti sul modo in
cui viviamo i nostri rapporti con gli
altri, e il cambiamento è ancora più
radicale quando ci riferiamo alla
povertà:
- Cambia il rapporto tra volontarie e destinatari: questa rela-
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
zione non è un atto unidirezionale
e deve essere concepita in termini
di reciprocità: dobbiamo essere convinte nel profondo che anche le persone che accompagniamo hanno
qualcosa da dare e che se riusciremo
a realizzare uno scambio reciproco
ci arricchiremo entrambi e potremo
generare qualcosa di nuovo.
Ricordiamo che San Vincenzo ci
dice che i poveri sono i nostri maestri,
la nostra scuola, un luogo insostituibile di apprendimento per la vita e
per il servizio.
Con loro impariamo a rispondere
alle chiamate della carità e della
giustizia; nella loro vita difficile,
nella loro lotta per la sopravvivenza
possiamo scoprire modi creativi per
risolvere i problemi, trovare soluzioni, coltivare la speranza di giorni
migliori, vivere la nostra fede e avvicinarci a Dio.
Frequentare la scuola dei poveri ci
mette in un movimento reciproco di
dare e ricevere, permette uno scambio di esperienze, ci aiuta a trovare
una nuova sensibilità e solidarietà e
ad agire in modo più coerente.
- Cambia in modo radicale il
modo di considerare la povertà:
La persona in situazione di povertà
appare non solo come una persona
che manca di qualcosa, che ha bisogno di assistenza, ma si presenta
come una persona che ha qualcosa
da apportare alla società e che può
partecipare ad un progetto comune
con le sue capacità proprie e uniche.
La risposta alle povertà dunque si
lega al modo in cui stiamo insieme,
a come facciamo un progetto di vita
insieme, e non solo alla distribuzione
dei beni.
- Cambia il modo di concepire
l’uomo ed in particolare chi si trova in situazione di precarietà: la
persona non è più definita attraverso
i suoi bisogni da soddisfare, ma è
considerata per la sua capacità
creatrice. A noi spetta creare le condizioni perché ogni essere umano
possa sviluppare i suoi talenti, e accompagnarlo perché riesca a farlo.
Queste affermazioni ci invitano
a fare alcuni cambiamenti importanti
nel rapporto personale con gli altri,
sia con le volontarie dei nostri gruppi
che con i destinatari (sono stati chia-
mati SPOSTAMENTI, è un termine
più forte che ci dà meglio l’idea di
quello che potremmo fare…).
A) Invito a passare dalla relazione
di aiuto alla reciprocità: se vi
è uno sforzo di reciprocità si entra
nell’idea che ogni membro del
gruppo ed ogni destinatario ha
qualcosa da donare, una sua capacità propria e unica da apportare alla costruzione di un progetto comune. Come vincenziane
abbiamo un ruolo attivo di sostegno e di stimolo per scoprire e
far emergere queste capacità,
questi talenti in noi e negli altri
e per svilupparli insieme in uno
scambio continuo.
Questa idea rimanda alla nozione biblica di “ALLEANZA”, e
mette in evidenza la capacità di agire
insieme, di crescere e di rischiare
insieme, di essere corresponsabili.
B) Invito a Cambiare il nostro modo di vedere il bisogno, invece
di fermarmi al bisogno che vedo
in te, devo passare a dire «Ho
bisogno di te» alle persone che
mi stanno intorno, specialmente
a quelle in situazione di bisogno.
Ho bisogno di ogni membro del
gruppo per pregare e per servire
meglio insieme, ho bisogno di te,
che vivi in povertà per costruire
qualcosa insieme. Questo vuol
dire far sentire ad ognuno, che
ha qualcosa da dare e che può
diventare protagonista con le proprie capacità.
Rispecchia la parola biblica
“PROMESSA”; la promessa non è
un risultato da raggiungere, ma è
qualcosa che ci mette in cammino,
una motivazione ad andare avanti, a
fare uno sforzo per progredire.
“Ho bisogno di te” vuol dire
sentire una promessa per la tua vita.
È il modo migliore per sviluppare i
talenti.
C) Invito a Passare ad un
nuovo modo di considerare
la valutazione. Nella parola
“valutazione” è contenuta la
parola “valore” ; valutare è
dunque “dare valore”, mettere in evidenza quello che
di nuovo, di inaspettato è
emerso durante il cammino
e che dà un valore aggiunto
alle persone, sia nella vita del
gruppo che nella relazione
con i poveri.
È uno “spostamento” importante rispetto alla nozione
corrente di valutazione
quantitativa che vuole controllare i risultati concreti, i
numeri, la quantità di quello
che si è ottenuto.
Valutare la qualità dei nostri
rapporti vuol dire interrogarci
sulle relazioni che abbiamo saputo creare, verificare se abbiamo
saputo far sorgere qualcosa di
nuovo insieme ed è in assonanza
con la parola biblica
“CREAZIONE”.
Prima era il caos, poi Dio ha
creato nuove relazioni, nuovi rapporti, fra ciò che era confuso.
Possiamo diventare co-creatori.
7
Questo modo di concepire il rapporto personale e la povertà, ci spinge
ad usare un nuovo linguaggio e suggerisce di usare parole come:
• potenzialità, possibilità, talenti
che sono in ognuno di noi perché
siamo stati creati a immagine di Dio
• reciprocità e interdipendenza,
cioè pensare: “Tu hai qualcosa che
a me manca, io ho qualcosa che forse
ti può aiutare”
• valorizzazione, che vuol dire
identificare e mettere in valore i talenti di tutti
• co-creatività: se uniamo, mettiamo insieme le nostre capacità, i
nostri talenti possiamo costruire un
mondo più giusto e diventare creatori
di qualcosa di nuovo.
Queste parole diverse riflettono
un modo concreto di fare le cose e
di mettersi in relazione con gli altri.
Le parole hanno potere, perché
trasmettono degli atteggiamenti.
(se continuiamo a dire gli assistiti è
perché assistiamo)
Considerare questi punti e i cambiamenti suggeriti, vuol dire passare
dalla lotta contro la povertà a
“costruire insieme” rendendo possibile la partecipazione di ciascuno
ad un progetto comune, e ci porta
mettere l’accento sulla seconda parte
del lemma dell’AIC: “Contro le povertà, agire insieme”.
Un servizio svolto secondo queste indicazioni, ci permette di stimolare un cambiamento che riguarda
tutti gli aspetti della vita delle persone, in modo integrale, cioè affrontandoli nel loro insieme, senza isolarli
e coinvolgendo tutte le persone interessate, tutto il sistema che sta intorno
a loro.
È quello che abbiamo chiamato
Cambio sistemico e ci rendiamo conto di come esso sia una forza trasversale che anima e rende dinamiche
tutte le nostre azioni e ci aiuta a
realizzare un lavoro ben organizzato
e capace di trasformare le situazioni,
e che supera le azioni convenzionali
e assistenziali.
Per terminare con una nota di
speranza vi vorrei raccontare una
cosa che mi piace molto Sono le
parole di un tunisino, Moncef Marzouki, una delle grandi figure
dell’opposizione tunisina. Ha detto
queste cose nel 2010, ben prima dei
recenti cambiamenti, mentre era in
esilio. Dice: “Io sono un uomo del
Sud, vengo dal deserto ed ho visto
mio nonno seminare nel deserto. Io
non so se voi sapete che cosa significa seminare nel deserto. Vuol dire
seminare in una terra arida e poi
aspettare che cada la pioggia, (non
si sa quanto, anche due anni, quattro,
cinque). E se viene la pioggia voi
fate la raccolta. Il deserto dopo la
pioggia è come un miracolo: trovate
del verde, dei fiori, degli ortaggi…
E tutto questo perché c’erano già i
semi… Se nessuno avesse mai seminato, il deserto non fiorirebbe. E
quindi bisogna seminare! Anche nel
deserto bisogna seminare!
A volte anche a noi sembra di
seminare nel deserto, ma se io semino, almeno i semi ci sono, che cosa
succederebbe se non seminassi? Su
che cosa cadrà la pioggia? Che cosa
potrà mai germogliare?
8
PRIMO
PIANO
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
Preghiera,
comunione, servizio
CONTINUA DA PAG. 4
PRIMA: “Entra nella tua camera
e, chiusa la porta, prega
il Padre tuo nel segreto!”
(Mt 6, 6).
POI:
“Vi riconosceranno da come vi amerete!” (Gv
13,35).
INFINE: “Quello che avrete fatto
al più piccolo dei miei, lo
considererà fatto a me!”
(Mt 25,44).
Fermiamo per una volta ancora
lo sguardo sulla bellissima icona
della “vite e i tralci”nel quarto
evangelo (Gv 15, 1-10): separati da
Cristo, privati della sua linfa che
trasforma l’“indispensabile rapporto
con Lui” - radice e vite feconda in relazione e reciprocità tra noi i tralci -non saremo mai in grado di
generare frutti: “Dimorate in me ed
io dimorerò in voi; come il tralcio
non può da sé portare frutto se non
dimora nella vite, così neanche voi,
se non dimorate in me. Io sono la
vite, voi siete i tralci; chi dimora in
me ed io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far
nulla.” (Gv 15,4-5).
So di svelare proprio nulla di
arcano o di originale.
Nuovo, però, incredibilmentenuovo, sarebbe concepire e finalmente…dare alla luce l’ora di imprimere entusiasmo ai ritmi
strascicati dei nostri passi, e dare
maggiore visibilità e concretezza ai
soliti slanci stanchi, a innocui e sfilacciati buoni propositi.
Dio voglia che sia OGGI il giorno propizio!.. il kairos: “Oggi non
indurite il vostro cuore, ma ascoltate
la voce del Signore…” (Sal 95,8)
Conosciamo (!?) VINCENZO
e LUISA: non sono gli eroici protagonisti di un romanzo…
Entrambi si propongono a noi
con il volto e lo spessore dei profeti,
e la trama in tessuta dalle loro vite
ha i colori e il respiro di una “storia
di salvezza”, cioè di una esistenza
scampata alla “mediocrità del
vivere”, riscattata dal “non-senso”,
evasa dal rischio che la quotidianità
la renda pigra o monotona, spenta o
maledetto legno di una croce:
noiosa.
VINCENZO e LUISA sono dei
testimoni e, perché tali, anche dei
“maestri”. Semplicemente perché
in essi risuona chiaro e forte
l’insegnamento del Maestro, Cristo
Gesù, venuto a mostrarci il volto
compassionevole del Padre e a raccontarci il suo “cuore di Madre”,
abitato da infinita tenerezza e misericordia.
Quanto Vincenzo e Luisa hanno
udito col cuore, veduto con gli occhi
dell’amore e della fede, quanto hanno contemplato nella penombra del
Mistero e nella preghiera, Colui che
le loro mani hanno toccato nel pane
eucaristico e hanno poi abbracciato,
sollevato, fasciato, nutrito, dissetato
nel povero… questo è quanto annunziano anche a noi. (cfr. 1Gv 1,1-3).
scartato agli occhi degli uomini:
Il “loro” ? un Dio solidale, dichiaratamente coinvolto nelle vicende umane, un Dio inquieto e (mi
piace dire) sanguigno,impetuoso, che
non esita a… imbrattarsi le mani e a
lasciarsele addirittura inchiodare sul
Gesù di Nazaret preferirà la
polvere intrisa di lacrime e sudore
della strada alle nuvole d’incenso
del tempio, il frastuono della vita
al salmodiare delle sinagoghe…
Insomma: piuttosto Gerico che
Egli “non è parziale con
nessuno contro il povero, anzi
ascolta proprio la preghiera
dell’oppresso. Non trascura la
supplica dell’orfano né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Le lacrime della vedova non
scendono forse sulle sue guance
e il suo grido non si alza contro
chi gliele fa versare?” (Sir 35,
13-15).
Amo molto questo Dio
“simpatico”, che ciò sa condividere
le emozioni, e non è mai neutrale.
Anzi, è assolutamente schierato, scomodamente schierato: scruta senza
scandalizzarsi l’abisso del cuore
dell’uomo, i baratri delle sue infedeltà
(cfr. Sal 63,7), i “bassifondi” della
sua storia; e poi si pone dalla parte
degli ultimi, accanto agli umiliati,
sceglie per i suoi progetti di liberazione quanto e chi è disprezzato o
Gerusalemme.
Alla scuola e sulle orme di Vincenzo e di Luisa ci è data, in definitiva,
la possibilità di educarci alla “vita
buona del vangelo”.
SERVIRE I POVERI: dall’ebrezza
mistica alle frontiere della fragilità.
Come slogan suona bene e
sventola come una bandiera…
Porgiamo ora l’orecchio alle parole
soprattutto di VINCENZO. Le
condivide (e quante forse gliene ha
anche suggerito) certamente anche
LUISA…
PERCHÉ SERVIRE I POVERI?
1) Innanzitutto perché è una
vera e propria “vocazione”, di cui
diventare sempre più consapevoli
e da nutrire di sobria, solida, autentica spiritualità, perché la carità
è fede immersa nella storia:
“Le Dame di carità si reputeran-
Dunque: PREGHIERA (= intimità
con Dio) COMUNIONE (koinonia)
SERVIZIO (diakonia).
Credo sia questo l’itinerario da
ridisegnare e da percorrere.
Sia perché si propone come un
inestricabile e straordinario “circuito
virtuoso”, sia perché mostra il ritmo
di una vera e propria progressione
nel senso cronologico, logico e anche
teologico: un intreccio di decisione
libera personale e responsabile, di
conversione profonda e di maturità
spirituale.
Non si negano valore e meriti
a modalità differenti di “compiere
il bene”, ma dobbiamo convenire
che si tratterà di un bene con tutt’altro
sapore. Non distinguerne la differenza da parte nostra sarebbe piuttosto preoccupante…
“Noi abbiamo creduto
all’amore di Dio! Così il cristiano
può esprimere la scelta fondamentale della sua vita”: è partendo
da questa affermazione che Papa
BENEDETTO XVI ha provato a
sviluppare la ricchezza e la complessità del tema nella prima sua
enciclica “Deus Caritas Est” (2005),
alla quale rimando per approfondimenti.
Tra eros, philia, agape il Papa
argomenta sull’esistenza di “elementi
costitutivi che formano l’essenza
della carità cristiana ed ecclesiale”;
ed è perciò “molto importante che
l’attività caritativa della Chiesa
mantenga tutto il suo splendore e
non si dissolva nella comune organizzazione assistenziale, diventandone una semplice variante”. (cfr.
n. 31).
“Perché ciò che è stoltezza
di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di
Dio è più forte degli uomini.
Considerate, infatti, la vostra
vocazione, fratelli: non ci sono
tra voi molti sapienti secondo la
carne, non molti potenti, non
molti nobili. Ma Dio ha scelto
ciò che nel mondo è stolto per
confondere i sapienti, Dio ha
scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha
scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è
nulla per ridurre a nulla le cose
che sono, perché nessun uomo
possa gloriarsi davanti a Dio”
(1Cor 1, 25-29).
no molto fortunate d’essere state
scelte da Dio come serve dei poveri,
che lo rappresentano così al vivo; e,
per tenersi atte a servirli degnamente,
faranno tutto il possibile per imparare
a vivere da buone cristiane. Ciò sarà
loro facile se saranno fedeli ad assistere ogni domenica alla predica,
all’istruzione e alla funzione della
loro parrocchia, se si accosteranno
alla S. Comunione almeno ogni prima domenica del mese, e se ogni
giorno si porranno in ginocchio,
prima di coricarsi e appena levate,
per adorare Dio; infine se renderanno
onore, più che potranno al SS. Sacramento dell’altare, partecipando
ogni volta che sarà loro possibile alle
adorazioni che si organizzeranno
nelle loro parrocchie…” [D 141]
“Ogni giorno offriranno il loro
cuore a Dio facendo il segno della
croce e invocando il santo Nome di
Ges? e della sua Madre… Si inginocchieranno ai piedi del letto o davanti
a qualche immagine per ringraziare
Dio dei benefici generali e particolari
PRIMO
PIANO
che hanno ricevuto dalla sua divina
Maestà […] Ascolteranno la santa
messa, si ricorderanno della modestia
con cui il Figlio di Dio faceva le sue
azioni sulla terra e, per onorarle e
imitarle, compiranno le proprie con
uguale modestia e tranquillità
[…]Faranno orazione mentale per
mezz’ora almeno ogni giorno,
leggeranno posatamente e attentamente un capitolo del libro di Mons.
di Ginevra (= san Francesco di Sales)
intitolato Introduzione alla vita devota o del libro dell’Amore di Dio,
facendo qualche elevazione a Dio
per trarre frutti di amore da questo
devoto esercizio.” [D 126]
2) I poveri “sono i nostri padroni e i nostri signori… Essi vi
rappresentano la persona di Nostro
Signore, il quale ha detto: “Quello
che farete al più piccolo dei miei, lo
considererò come fatto a me stesso”.
(Mt 25, 44).
3) Servire i poveri è continuare
la missione di Cristo: “Che grazia
di Dio, che felicità andare a continuare la carità che Nostro Signore
esercitava sulla terra.”
COME SERVIRE I POVERI?
“Siete destinate a rappresentare la bontà di Dio verso quei
poveri malati. Orbene, siccome
questa bontà si comporta con gli
afflitti in modo dolce e caritatevole,
anche voi dovete trattare i malati
come questa medesima carità insegna, ossia con dolcezza, bontà e
amore, compatendo i loro mali,
ascoltando i loro lamenti come una
buona madre deve fare…”.
“Siate premurosissime per tutte
le loro necessità. Sopportate i loro
piccoli malumori, incoraggiateli a
soffrir bene per amor di Dio, non
v’irritate mai, né abbiate per essi
parole dure…”.
In definitiva: bisogna regolare
la propria carità materiale sui bisogni
dei poveri.
• uno stile che dall’assistenzialismo (incentrato sui bisogni e
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
talvolta condizionato da essi) migra
verso i criteri e i valori della PROMOZIONE UMANA (attenzione
alla persona).
LA “VISITA DOMICILIARE”.
Strumento peculiare e geniale
del servire e agire caritativo vincenziano
è
la
“VISITA
DOMICILIARE”.
Ricordiamo quanto accadde
una domenica di agosto del 1617
a Châtillon Les Dombes (presso
Lione) dove Vincenzo de’ Paoli era
parroco. Fu proprio una “visita
domiciliare” a scatenare in lui
l’intuizione che la generosità, la disponibilità e il buon cuore della gente
potevano essere organizzati in una
carità meno episodica e contingente,
in una carità che scaturisse non solo
dal cuore, in una carità intelligente,
efficace, preveniente. Fu questo il
primo germoglio della
“Confraternita della Carità”.
Scopo e obiettivo della “visita
domiciliare”non è semplicemente
“indagare”, “prendere visione”,
“verificare” per provvedere adeguatamente alle situazioni di indigenza, ma celebrare un incontro
tra persone, che si accolgono, si
prendono a cuore, scelgono di appartenersi, decidono di “lottare
insieme”…
Non credo eccessivo ritenere che
l’esercizio della “visita domiciliare”
intenda:
1) dichiarare la priorità delle
“relazioni” sulle “prestazioni”;
2) identificare il povero non
tanto come terminale delle nostre
esuberanze umanitarie (Mons. Tonino Bello), ma come “risorsa” e
protagonista imprescindibile per
la elaborazione e attuazione di
qualsivoglia processo di promozione, di riscatto, di autodeterminazione che lo riguardi.
Prima e più che dare cose e prestare servizi siamo chiamati a offrire noi stessi, ponendoci accanto come fratelli e sorelle, madri e padri,
compagni di viaggio che condividono
la stessa meta e si sostengono per
via, trasmettendo quanto gratuitamente e senza nostro merito abbiamo
ricevuto.
In questo senso, anche i poveri
sono capaci di donare. Ognuno diviene anima per l’altro.
L’uomo conta per quello che è,
e per questa sua capacità di farsi
dono.
Quando alla porta del tempio
(cfr. At 3,1-11) uno storpio lo sollecita all’elemosina, Pietro che è
con Giovanni, dice: “Non ho oro né
argento”. Ma prima di questa dichiarazione di povertà economica e
prima di elargirgli più di quanto lui
avrebbe mai immaginato, Pietro al
paralitico che è lì davanti con occhi
colmi fiducia e di attesa, dona se
stesso: “Guarda verso di noi”. Quindi, lo risana nel nome di Gesù il
Nazareno, restituendogli la facoltà
di camminare, cioè il potere di scegliere le direzioni da imprimere
alla propria vita e la possibilità
di seguirle.
Nel gesto e nella risposta di Pietro e di Giovanni è esemplificato il
riconoscimento di un bisogno (reale
e profondo) che sembrava smarrito,
dimenticato, sepolto tra la rassegnazionee la necessità di sopravvivenza
di quello sventurato.
Questa guarigione, “nel tempo
della Chiesa” all’indomani della Pentecoste, ha il sapore di una risurrezione: guarendolo, Pietro, come aveva fatto Cristo (Mt 21,14; Lc 14,21),
intende rimuovere ogni ostacolo e
restituire lo storpio alla dignità perduta. Il suo handicap, considerato
una maledizione, lo privava finanche
del diritto di frequentare il tempio.
È il proprio volto che bisogna
mostrare prima che… le proprie tasche. Il dono più prezioso è il dono
di sé. Perché l’amore è la prima e
più efficace terapia per ogni piaga
del disagio umano.
Anche il samaritano della parabola, prima di infondere olio e vino
sulle piaghe, riversa sulla vittima dei
briganti la propria tenerezza, lo av-
9
volge nei teli della propria solidarietà: “Lo vide e ne ebbe
compassione…” (cfr. Lc 10,25-37).
In questo senso il volontariato,
se è genuino, non è assistenzialismo
(come l’elemosina), ma è comunione
interpersonale, è scambio di anime.
Il “modo nuovo” di servire i
poveri, inaugurato dal genio di
VINCENZO e di LUISA scaturisce:
1) dal modo inedito di concepirlo in quanto persona;
2) dalla radicale obiezione alla
diffusa “cultura dell’esclusione”
attraverso una “cultura
dell’accoglienza e dell’inclusione”.
In una simile prospettiva,la
STRUMENTALIZZAZIONE
dell’accidens, tendente a ridurre e
ad assimilare tout court il “portatore”
alla sua forma di indigenza,cede il
passo (in teoria e in pratica)
all’AFFERMAZIONE della sua
nativa sostanza umana, della sua
dignità fondamentale e
dell’inalienabile diritto al destino di
ogni uomo: abitare questa vita,
partecipare alla sua festa, assaporarla nella sua gioiosa bellezza…
Il povero non è più (o non solo)
un “diverso”, stereotipo talvolta del
“brutto, sporco e cattivo”, presenza
minacciosa e criminale, “mangime”
per analisi e statistiche, marchiato
da etichette sociali, culturali, economiche… Non è un gioco di parole o
di prestigio: è semplicemente una
questione di sguardi!
MOTIVI per affezionarsi a questa buona opera:
• Visitando i poveri, visitate Dio
stesso in loro…
• “Fate vedere e sentire a questa
buona gente la bontà di Dio per
mezzo della vostra, e lo fate
glorificare…”
• “Cooperate alla salute di queste povere anime, insieme a Gesù
Cristo, procurando che siano istruite
e facciano un buona confessione
generale”.
• “Edificate la Chiesa tutta, mostrando che vi applicate con tanta
bontà all’assistenza dei poveri”.
[D 190]
LUNGIMIRANZA nelle strategie di intervento
1) “La migliore carità verso le
persone valide è procurare loro del
lavoro”!
È un tema che sollecita e giudica
come pochi il nostro agire caritativo.
Credo, pertanto, che abbia diritto nei
nostri gruppi, ai livelli locale, provinciale e regionale, a una maggiore
attenzione (creativa e fiduciosa).
Mi auguro possa presto accadere: se la radice di molteplici e più
odiose forme di alienazione e di
povertà è individuabile nella privazione di risorse necessarie per un
vivere dignitoso e onesto, forse con
maggiore determinazione bisogna
scegliere e mirare all’obiettivo di
inaridire tale radice, concentrandovi
energie, sinergie, risorse disponibili
e da reperire.
2) Occorre procurare ai poveri
due specie di cibo: il materiale e
lo spirituale…
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PRIMO
PIANO
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Anno XX n. 2
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Preghiera,
comunione, servizio
CONTINUA DA PAG. 9
L’assistenza materiale non va
intesa come il fine ultimo: anche “un
turco e un idolatra possono assistere
il corpo…”.
“Nostro Signore non ebbe cura
solo delle persone malate quanto
al corpo, ma anche delle anime.
Voi gli succedete; dovete cercare
d’imitarlo come gli apostoli, i quali
ebbero cura dei corpi e delle anime.
Quando andate a visitare un malato, dite a voi stesse: Dio mi ha
dato la cura di questo malato, non
solo del suo corpo, ma anche della
sua anima”.
Un pensiero che folgora nella
sua semplicità!
Albert Camus, il filosofo e
scrittore francese che sosteneva:
“L'unica giustificazione possibile per
Dio è che non esiste!”, annota nei
suoi “Taccuini”: “Si serve l’uomo
nella sua totalità o non lo si serve
per nulla. E se l’uomo ha bisogno
di pane e di giustizia, e se si deve
fare quanto occorre per soddisfare
questo suo bisogno, egli ha anche
bisogno della bellezza pura, che è
il pane del suo cuore. Il resto non
è serio”.
Lo “stile vincenziano” di servire
i poveri rivela contorni progettuali
e strategici miranti a investire
l’uomo nella reale multidimensionalità e trasversalità dei suoi
bisogni.
Occorre, pertanto, rinvigorire e
coltivare atteggiamenti (mente,
coscienza, cuore) e comportamenti
(“linguaggi”, relazioni, comunicazione), che in modi più leggibili
e credibili ci identifichino per quello
che siamo.
Può tornare utile rielaborare due
percorsi, già nel bagaglio delle nostre
competenze:
• pensare e agire secondo i
criteri del cambio sistemico …
• familiarizzare con
l’inquietudine dell’“amore inventivo all’infinito” che ha abitato il
cuore dei Fondatori…
CONCRETEZZA NEL
SERVIRE I POVERI
“I servi dei poveri fanno, in taluni luoghi, delle questue alla porta
della chiesa le domeniche e le feste.”
[D 137]
Il Signor Vincenzo parlò in modo
assai forte e toccante sulla necessità
e i vantaggi dell’elemosina, sulla
facilità di farla, sia riducendo il
proprio lusso, la tavola, i vestiti, il
divertimento; sia dando sementi,
mobili, biancheria e abiti vecchi, se
non si poteva da denaro. Si portarono, così, in un luogo di deposito
le elemosine di grano, pane, legumi,
biancheria, legna, utensili di lavoro,
abiti, letti, ecc.
[D 133].
Ancora concretezza nelle sue
parole, conun retrogusto di piccante
umorismo:
“Se dite: non ho denaro, orsù,
quanti gingilli si possiedono a casa
che non servono a nulla? Oh! Signore, quanto siamo lontani dalla pietà
dei figli d’Israele,le cui donne donavano i loro gioielli per fabbricare un
vitello d’oro!” [D 195]
MA CHI SONO I POVERI,
che hanno rivelato Cristo a Vincenzo e Luisa?
Un giro d’orizzonte in estensione
e in profondità su cui i Fondatori
hanno spinto lo sguardo colmo di
compassione del buon samaritano
(cfr. Lc 10, 25-37) testimonia che
nessuna miseria o piaga della loro
epoca è stata da essi ignorata, e la
“fantasia” con cui hanno saputo attualizzare la pagina di Mt 25, 31-46:
- i piccoli abbandonati e gli
orfani
- la gioventù povera e bisognosa di istruzione
- i poveri malati e gli abban-
donati, gli appestati
i poveri dementi
i poveri deformi nel corpo
i feriti sui campi di battaglia
i profughi e le popolazioni
desolate dalla guerra
- i nobili decaduti
- i poveri forzati e gli schiavi…
-
In che modo e dove fissare lo
sguardo per riconoscere e reinterpretare queste tipologie di
bisogni – antichi e sempre nuovi –
riferiti all’uomo contemporaneo,
alla sua solitudine e alla sua fame
di pane e di speranza, ancora calpestato come… una coppa di cristallo sotto le zampe di tanti
“pachidermi”: politica, sistemi economici e sociali, pregiudizi culturali, moralismi e ipocrisie…? Quali
catene e quali schiavità disumanizzano oggi? quali le nobiltà decadute? chi i profughi da terre senza
futuro e senza pace? quali deformità devastano il corpo e…
l’anima? chi i nuovi appestati tra
noi? …
Custodire il carisma non è riciclare le “risposte” da essi efficacemente escogitate nei perimetri storici in cui hanno abitato, ma
tradurre qui-e-ora per il nostro
tempo il “modo nuovo” con cui
VINCENZO e LUISA si sono avvicinati al povero, gli atteggiamenti
del cuore e della mente,che lo hanno trasformato in intimo assillo,
insostenibile tormento, improrogabile sfida.
PERSEVERANZA nelle opere
di carità verso i poveri: ragioni:
1) “La Compagnia della Carità è opera di Dio e non degli
uomini…”.
2) “Il timore che dovete avere
che queste opere non vengano a dissolversi e ad annientarsi nelle vostre
mani. Sarebbe certamente una grande disgrazia, mie buone Dame […]
Senza dubbio, se ci esaminiamo bene,
avremo tutti un gran timore di non
aver fatto quanto potevamo per il
progresso di questa opera: se infatti
ne consideriamo bene l’importanza,
capiremo che la dobbiamo amare
come la pupilla dei nostri occhi e
come lo strumento della nostra salvezza eterna…” [D 198]
Mezzi di perseveranza:
1) Non volere abbracciare
troppe opere di bene contemporaneamente:
“Non facciamo mai nulla senza
aver prima ben riflettuto, e poi
facciamo meglio che possiamo e
sempre di più, poiché questo chiede
Dio da noi.” [D 198]
2) Cercare altre persone disponibili e motivate, che occupino il
nostro posto nella Carità quando venissimo meno:
“Un mezzo per la conservazione della Compagnia è fare in modo
che essa non manchi mai di altre
Dame di pietà e di virtù. Giacché, se
non ci si preoccupa di stimolare altri
a entrarvi, sarà a corto di soggetti e,
diminuendo di numero, sarà troppo
debole per continuare a sostenere
pesi così grandi…” [D 198]
CONCLUSIONE
Esiste un “luogo” e un
“tempo” da frequentare per esporsi alle formidabili e appassionate
sollecitazioni a cui abbiamo soltanto e maldestramente accennato: la
FORMAZIONE PERMANENTE.
Entrambi i Fondatori si preoccupano di avvicinare i loro figli e
figlie (Dame e Figlie della Carità,
missionari) al cuore del Vangelo
per motivarne l’agire e il servizio…
“Non bisogna mancare di assistere alle assemblee, perché ciò è
utile. E l’utilità appare da questo,
che si viene istruiti nelle cose che
bisogna fare, altrimenti si farebbero
molti sbagli. Ci si incoraggia vicendevolmente e si rinnova il proprio
affetto reciproco. Come più carboni
accesi e poi portati altrove diffondono
ulteriormente il calore, così più Dame
della Carità, sparse in vari luoghi e
ogni tanto riunite, si infiammano
reciprocamente ad un maggiore amore di Dio. L’utilità appare ancora dal
fatto che si pone rimedio a tutte le
mancanze. Si fanno nuove proposte
per il bene e per l’unione perfetta.
Si viene informati di ciò che si fa e
illuminati sulle difficoltà che potrebbero sorgere per ciascuna
nell’esercizio della carità. Inoltre, la
Compagnia diviene più forte e capace
di resistere alle difficoltà e così
perpetuarsi…” [D 187 e 188, passim].
“O Salvatore
delle anime nostre,
stampate nei nostri
cuori la carità,
affinché un giorno
possiamo raggiungere
quella bella Compagnia
della Carità che è in cielo…
Fate che siamo tutti pieni
di amore per Voi,
per il prossimo e tra noi”.
(S. Vincenzo)
FORMA
ZIONE
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
11
Convegno Nazionale Roma, 16-17-18 maggio 2012
Carità e Politica
di Paola Ciriello
I
l 16, 17, 18 maggio 2012 si è svolto
a roma il convegno nazionale il cui
tema era Carità e Politica il tema
molto impegnativo, certamente stimolante, insieme alla competenza degli
oratori ha tenuto viva la nostra attenzione per tutto il suo svolgersi la
prima relazione è stata di Mons. Vincenzo Palma Vescovo di Terni, Narni
e Amelia.
Ritornare al bene comune
La complessità del presente ci
impone una attenta riflessione sulla
visione della società che vogliamo
costruire per i nostri figli e nipoti.
Compito peculiare del cristiano
è essere fermento della società per
la ricerca della salvezza non individuale, ma di tutti, e quindi il bene
comune è lo studio di quelle condizioni grazie alle quali gli uomini possono perseguire il loro perfezionamento “(centesimus annus) quindi, il
bene comune va scoperto di tempo
in tempo ed interpetrato di volta in
volta. Per questa ragione è necessario
il discernimento, un esercizio di
pensiero impegnativo e faticoso, ma
indispensabile per riscoprire le energie
protese al bene comune. Il bene comune non è appaltato a qualche parte
della società, ma si basa sulla sussidiarietà orizzontale e verticale in
cui la politica dà il suo prezioso, ma
limitato contributo, così come
l’economia, la scienza, la famiglia, e
ognuno ha la sua parte di responsabilità (società poliarchica).
Il presente richiede a noi cattolici
di non cedere alla tentazione di toglierci di mezzo, al contrario ci spinge
ad intervenire con la nostra fede che
non possiamo mettere da parte, anche
attraverso un sano e forte dibattito.
L’associazione ha la responsabilià di passare dall’elemosina, gesto
da non impedire perchè primo atto di
amore di cui tutti siamo mendicanti,
all’impegno nella costruzione del paese.
Vogliamo costruire un’Italia solidale in cui anche ai più deboli sia
assicurata la dignità propria di ogni
uomo, così come, volgendo uno sguardo all’Europa, “oggi troppo poca
europa”. Dice Mons. Paglia, dobbiamo evitare l’individualismo religioso
e la frammentazione. I valori umanistici ed evangelici possono andare
d’accordo e lavorare insieme alle altre
realtà attraverso un dibattito sereno
ci aiuterà a definire la società più bella
che vogliamo per le nostre città.
Abbiamo poi ascoltato il Prof.
Luca Diotallevi, sociologo vice presidente settimane sociali dei cattolici
“in cerca del bene comune”.
Laicità e insegnamento della dottrina sociale della chiesa sono due
prospettive per analizzare la relazione
tra carità, politica, bene comune.
Per la laicità la carità (religione)
e la politica, sono divise.
Nella caritas in veritate, (par 7)
Benedetto XVI invece, quando parla
di via istituzionale della carità afferma che la carità persegue incessantemente la trasformazione del vivere
sociale in città, non secondo il modello
della polis retta dal primato della politica, bensì secondo il modello della
civitas caratterizzata da un aspetto
poliarchico che non riconosce il primato a nessun potere.
La dottrina sociale della chiesa ci
indirizza infatti a un modello di poliarchia sociale, contesto sociale in
cui agiscono molti poteri che si controllano e si limitano reciprocamente
restando separati e opponendosi a
qualsiasi concentrazione la poliarchia
è garanzia di libertà, efficienza, reponsabilità per produrre il bene comune, che oggi richiama l’attenzione
su aspetti una volta ignorati quali
l’assistenza medica, il diritto al lavoro,
ma anche le strade, l’acqua,
l’inflazione, non basta la politica e
neppure lo Stato.
il vivere sociale sia nella incessante
trasformazione in civitas nell’ottica
della Caritas in Veritate.
Ascoltiamo infine la Prof. Giuliana Martirani, Università di Napoli
Federico II, dialogo e interazione in
una comunità multietnica
l’omogeneizzazione culturè e è un
fattore di pericolo per l’umanità, ogni
tentativo per ridurre le differenze, per
imporre un modello unico è una forma
di genocidio che indebolisce
l’autonomia della specie umana.
Paradossalmente noi cerchiamo di
difendere le differenze nel mondo
vegetale e animale, ma vogliamo distruggere le differenze nel mondo
umano.
La velocità di spostamento delle
popolazioni, mentre facilita l’incontro
fra culture, le espone anche al fagocitamento da parte delle culture piu
aggressive, soprattutto quelle portate
dagli immigrati extra comunitari; infatti le loro culture rischiano di essere
disprezzate cosi come lo sono loro
Questa è la ragione che ha condotto il magistero della chiesa allo
sviluppo del principio di sussidiarietà
in termini verticali e orizzontali,
principio che passa attraverso il lungo
cammino della rerum novarum, cenotesimus annus, pacem in terris fino
alla caritas in veritate (par 57).
Nella società poliarchica la carità
ha piena dignità pubblica e viene
utilizzata come strumento insieme ad
altre istituzioni per il raggiungimento
del bene comune.
Il bene comune fa riferimento alla
dignità della persona, le istituzioni
sociali sono contingenti e relative,
vivono nel saeculum e poiché la vittoria sul male è vittoria avvenuta ma
non completata (Sant’Agostino), è
necessario sempre lottare per la sua
realizzazione che non può essere un
fine da realizzare subito, ma un cammino.
Impegnarsi per il bene comune
vuol dire prendersi cura da una parte
ed avvalersi dall’altra, di tutto il complesso di istituzioni, strutture giuridiche, civili, politiche, culturali così che
come individui.
Compito dell’intercuturalismo è
far passare dalla prospettiva del pregiudizio culturale con cui ci si relaziona con il differente, lo si osserva e
al massimo se ne ha commiserazione,
a quella dell’interculturalismo con
cui si è attenti alle diversità culturali,
aspettandosi da essi la profezia per il
mutamento verso una prospettiva
interculturale.
PROSPETTIVA DEL
PREGIUDIZIO CULTURALE
si arrangia
è impreciso
è perditempo
è confusionario
si mette negli affari altrui
è sfaticato
vive senza progamma
è servile
è un rivoluzionario
PROSPETTIVA
DELL’INTERCULTURALISMO
conosce l’arte del far da sè
ha elasticità e tolleranza
sa sprecarsi nei rapporti umani
sa celebrare la festa
è solidale
non collabora coi profili altrui
coglie l’imprevisto nel quotidiano
sa accogliere il diverso
vuole cambiare le cose
Per educare all’interculturalismo
bisogna educare alla mondializzazione della solidarietà è ricorrere alle
risorse culturali dell’individuo: la sua
parola e l’organizzazione del suo
pensiero, che diventa benevolo solo
se animato da risorse spirituali.
Parola, cultura e spirito perchè
passino alle generazioni successive
hanno bisogno di tre veicoli:
l’informazionere, l’educazione,la formazione.
L’educazione garantisce la trasmissione da una generazione all’altra
di una mentalità, un comportamento
uno stile di pensiero di parola e di
azione, della cultura della felicità
aristotelica fondata sulla prestanza
fisica, sul successo, sul possesso dei
beni, a quella delle beatitudini fondata
sul non accumulo, al non accaparramento di beni e di schiavi.
Attraverso informazione, formazione ed educazione si forma lo spirito
universalistico solidale e fraterno
dell’agnello, oppure il mondialismo
unitario ed omogeneizzante del drago.
La ricerca del proprio posizionamento si può fare solo con occhi e
cuore di secondo, uscendo dal complesso di superiorità di chi si sente
superiore all’altro.
La Professoressa Giuliana Martinari ci parla quindi della via meridiana della vita, concetto espresso
per primo da Don Tonino Bello.
Passare ad una mistica meridiana significa cambiare stile di vita
significa accogliere gli insegnamenti
che ci vengono dai secondi della storia
e della geografia umana a livello personale e sociale, significa passare
dall’impegno al darsi in-pegno per
gli ultimi per una nuova convivenza
umana perche ‘non ci puo’ essere
umanità divisa tra persone, nazioni
civiltà che si credono superiori, ma
esiste un solo genere umano, il genere
di figli di Dio, tutti secondi perché
l’unico primo è solo Dio.
Lucia Tedesco Responsabile
Nazionale dei Progetti aiutata da due
collaboratrici di Trinitapoli ha fatto
una bella e dettagliata esposizione
dei progetti in essere in Italia con una
serie di slide molto efficaci e chiarificatrici.
Hanno concluso il convegno a cui
hanno partecipato numerose volontarie
provenienti da tutta Italia i 5 laboratori
dal titolo: Diventare comunità, Carità
e giustizia, Carità e multiculturalità,
Responsabilità della partecipazione
e Pietra d’angolo.
12
FORMA
ZIONE
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
"Costruire ponti di opportunità:
donne e migrazione”
del Cardinale Antonio Maria Vegliò - Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti
nazionale umanitario. Ciò include
l'accesso a beni di prima necessità
quali cibo, alloggio, vestiario e cure
mediche, ma anche il diritto al lavoro
e alla libera circolazione.
Le donne rifugiate esprimono il
desiderio di avere un nuovo futuro
ed essere considerate come esseri
umani. Una di loro ha detto: "Abbiamo bisogno di integrarci nella
società. Solo allora potremo contribuire alla nostra seconda patria. Non
abbiamo bisogno solo di cibo, siamo
esseri umani con sentimenti. Non
chiediamo solo assistenza psicologica, ma di incontrare persone che
si preoccupano realmente di noi".
1.
La speranza delle donne
Le donne nella migrazione forzata affrontano la situazione con
notevole coraggio, intraprendenza e
creatività. Esse credono con tutto il
cuore che il futuro possa offrire cambiamenti e possibilità, e sono fiduciose di potersi ricostruire una vita.
Sono convinte che i loro figli avranno
un'istruzione e successo. Lo si vede
dai loro sorrisi, che sembrano dire
“domani sarà migliore”.
2. Donne che devono affrontare
minacce e violenza
Ciascuna di loro, tuttavia, ha
vissuto una situazione tragica di brutalità e violenza. Le donne sono diventate bersaglio di numerosi scontri,
rapimenti e brutalità. La loro vulnerabilità è usata deliberatamente al
fine di disumanizzarle, per distruggere la vita quotidiana delle comunità
e creare paura nella regione. Per
questo vengono violentate e costrette
alla schiavitù sessuale il cui impatto
è negativo non solo sulla salute fisica
e psicologica, ma anche a livello
familiare e comunitario. Lo stupro è
utilizzato come arma da guerra, nel
tentativo di distruggere la cultura
avversaria portando alla 'pulizia etnica'. Se le donne non assecondano
i loro rapitori, spesso sono uccise.
3. Donne nei campi rifugiati
Dopo la fuga, esse si ritrovano
a vivere in campi all'interno o fuori
del paese, ma anche questi non le
proteggono a sufficienza. Le donne
rischiano atti di violenza sessuale
anche quando si recano a raccogliere
legna per fare il fuoco. In molti paesi
non sono autorizzate a lavorare e, di
conseguenza, dipendono da organizzazioni umanitarie. La carenza di
elementi basilari e i tagli nelle razioni
alimentari possono spingere donne
e ragazze a prostituirsi per sopravvivere. Molte volte esse non hanno i
documenti necessari, il che complica
ulteriormente la loro vita.
4. L’impegno della comunità
internazionale
Tutto questo avviene nonostante
l'obbligo della comunità internazionale di dare loro protezione, secondo
lo spirito della normativa sui diritti
umani, di rifugiati e di diritto inter-
5. Impegno della Chiesa
Il Jesuit Refugee Service; la
Commissione Internazionale Cattolica per le Migrazioni; le Caritas
locali; le Commissioni Episcopali e
i rappresentanti di Caritas Internationalis assistono materialmente le donne e le ragazze madri, preparando il
reinsediamento, occupandosi delle
loro necessità fisiche, emotive e psicosociali, e sviluppando programmi
di reinserimento sociale ed economico.
6. Traffico di esseri umani
È del tutto possibile che ciò che
acquistiamo, in particolare i prodotti
che costano meno, siano stati realizzati impiegando manodopera costretta al lavoro forzato. Questa, che è
un'altra forma di tratta di esseri umani, avviene sotto i nostri occhi. Quasi
tutti i paesi si trovano ad affrontare
problemi quali lo sfruttamento sessuale, il lavoro forzato, i bambini
soldato, o i metodi abusivi di adozione. Nessun paese ne è esente. Le
persone vengono ingannate sugli
obiettivi delle loro attività future e
non sono più libere di decidere della
loro vita. Finiscono pertanto in situazioni simili alla schiavitù da cui è
molto difficile fuggire.Lo
Le armi impiegate a questo scopo sono le minacce e la violenza. Le
cause profonde del traffico non sono
solo la povertà e la disoccupazione,
ma anche la richiesta di manodopera
a basso costo, o i prodotti a basso
prezzo e il "sesso esotico o inusuale".
Dobbiamo adoperarci affinché
le vittime abbiano accesso alla giustizia, all'assistenza sociale e legale
e al risarcimento dei danni subiti. La
loro integrazione include assistenza
medica e psico-sociale, alloggio,
permesso di soggiorno, accesso al
lavoro e, in alcuni casi, il ritorno al
paese d'origine con microprogetti o
prestiti.
7. La Chiesa in prima linea
In molti paesi la Chiesa è impegnata direttamente nell'assistenza
alle vittime. Ciò comporta ascoltarle,
assisterle, sostenerle per sfuggire alla
violenza sessuale, creando case sicure, prestando consulenza per la loro
integrazione nella società o aiutandole a ritornare alle loro case in modo
sostenibile. La Chiesa, inoltre, ha
promosso attività di prevenzione e
sensibilizzazione. Anni fa, per esempio, alcune congregazioni di religiose
hanno iniziato in vari paesi programmi di assistenza alle donne vittime
della tratta per sfruttamento sessuale.
8. Conclusione
La lotta contro la tratta di esseri
umani è compito della Chiesa, dei
governi, delle ONG, dei datori di
lavoro, del commercio, dei sindacati
e della pubblica opinione, assieme a
tutte le donne e agli uomini di buona
volontà. Ciò vuol dire che combattere
insieme fa la differenza. Passi importanti sono il dialogo e la cooperazione, condividendo le nostre
opinioni e i nostri sforzi per aiutare
le donne migranti a costruire ponti
di opportunità.
Carità ed Eucarestia
di Padre Stefano Manelli
I
l mistero di Betlem è il mistero
della carità di Dio verso di noi.
Gesù nasce per noi, vagisce in una
mangiatoia per noi, soffre il freddo
e le privazioni per noi.
L’amore di Dio si è riversato
sulla terra e si è presentato agli
uomini nelle vesti di un bimbo.
Chi può avere timore di un bimbo?
I pastori e i re magi, i piccoli
e i grandi si prostrano davanti a
Lui con semplicità, possono accoglierlo, prenderlo fra le braccia,
stringerlo al petto. Per Lui e con
Lui noi siamo diventati veramente
«familiari di Dio» (Ef 2,19).
Ma la carità del Natale si può
rinnovare ogni giorno per ciascuno
di noi. In che modo? Con la Comunione sacramentale. Ogni Tabernacolo eucaristico è una celeste
mangiatoia di Betlem. Noi possiamo accostarci ogni giorno a questa
celeste mangiatoia e mangiare il
Pane fatto per noi da Maria Vergine.
La Madonna era lì, accanto
alla mangiatoia nella grotta di Betlem, a donare Gesù a tutti quelli
che arrivavano nella Grotta. La
Madonna è ancora vicina ad ogni
Tabernacolo a donare Gesù a
quanti si accostano a riceverlo.
Ricevere Gesù Eucaristico
“fatto” dalla Madonna: non era
forse questo il desiderio costante
dei Santi, che volevano nutrirsi
ogni giorno di Gesù? San Pietro
Giuliano Eymard, quando aveva
appena cinque anni di età, era così
desideroso dell’Eucaristia che diceva alla sua sorella più grande:
«Beata te, che puoi comunicarti
spesso! ... Fa la Comunione anche
per me».
Ugualmente, santa Teresa di
Gesù Bambino, quando aveva sette
anni di età, invidiava le sorelle più
grandi che si comunicavano e voleva che le portassero almeno un
po’ di pane benedetto, che ella
chiamava la sua “comunione”.
FORMA
ZIONE
Anche il beato Pier Giorgio
Frassati, giovane universitario, attraversava ogni giorno di corsa e a
caposcoperto il viale tra la casa
paterna e la Chiesa della Crocetta,
in Torino, per andare a ricevere
Gesù Eucaristico, il Pane dei forti.
Nella città di Lucca, poi, una
ragazza, santa Gemma Galgani,
ogni mattina presto si recava alla
Santa Messa per nutrirsi di Gesù
Eucaristico, e quando, nei giorni
di freddo invernale, il papà le diceva di non andare, la giovane Santa
rispondeva: «Ma, papà, stare senza
la Comunione a me fa veramente
male!».L’amore di Gesù non muta.
Egli si dona tutto a tutti, tutto a
ognuno, sempre e dovunque. Non
solo si dona, ma si immerge in noi
e ci immerge in Lui: «Chi mangia
la mia Carne e beve il mio Sangue
rimane in me e io in Lui» (Gv
6,56).
L’amore di Gesù che si dona a
noi senza riserve, l’amore della
Madonna che ci dona il suo Gesù
con materna tenerezza, esigono una
risposta del nostro cuore. Anche
noi dobbiamo donarci con amore
a Gesù e dobbiamo esercitare la
carità verso i fratelli, donando loro
soprattutto Gesù che è la sorgente
divina di ogni bene per il genere
umano.
L’amore verso Gesù noi lo
esercitiamo nella Santa Comunione, nella partecipazione alla Santa
Messa, nelle visite eucaristiche,
nelle Comunioni spirituali.
Basti pensare, ad esempio, al
piccolo Francesco, il pastorello di
Fatima, che arrivava a trascorrere
anche quattro ore di seguito accanto
al Tabernacolo, per con- solare,
come diceva, «Gesù nascosto».
E noi, invece? Non facciamo
forse difficoltà a consacrare dieci
minuti ad una visita Eucaristica?
... E non sono forse molti i cristiani
che peccano mortalmente la domenica perché non vanno neppure a
Messa...? E che cosa dire, poi, di
quelli che ardiscono ricevere la
Comunione in peccato mortale con
il pretesto che non trovano il confessore a disposizione? Questi sono
sacrilegi che straziano orrendamente i Cuori di Gesù e di Maria.
L’amore verso i fratelli, poi,
noi dobbiamo esercitarlo soprattutto con la carità soprannaturale, donando a loro Gesù per mezzo di
una parola buona o di un esempio
edificante o con l’offerta di preghiere e di sacrifici che ottengono
loro la vita della grazia.
In questo modo noi amiamo e
imitiamo la Madonna nella sua carità sublime di portare Gesù dalla
parente santa Elisabetta, di donarlo
ai pastori e ai re magi a Betlem, di
offrirlo Lei stessa sulla Croce per
la nostra salvezza.
In questo modo noi possiamo
imitare i tre incantevoli pastorelli
di Fatima, che furono tutti e tre
eroici nella carità verso le anime,
specialmente verso i peccatori, per
i quali offrirono tanta preghiera e
tanta penitenza.
Vogliamo veramente offrire
anche noi con generosità tanta preghiera e tanta penitenza?
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
13
"Dai e ti sarà dato"
La cultura del dono supera e risolve le contraddizioni dell'utilitarismo
di Carmine Tabarro
L
a cultura del dono come terza alternativa fra altruismo ed egoismo.
L’egoismo è un essere per sé,
l’altruismo è un essere per l’altro. Il
dono appartiene alla dimensione intermedia dell’essere per e con l’altro. La
cultura del dono è tipica di Gesù Cristo
e del cristianesimo, penso al capitolo
2 e 4 degli Atti degli Apostoli, all’Ora
et Labora di Benedetto, a Chiara e
Francesco, alla scuola economica francescana, alle reducciones dei gesuiti
solo per fare alcuni nomi.
La cultura del dono è stata ripresa
e sviluppata in questi termini, fra Ottocento e Novecento dall’antropologo e
sociologo francese di origine ebraica
Marcel Mauss. Dal suo pensiero ha
preso vita l’associazione Mauss (acronimo di Movimento antiutilitarista in
scienze sociali) che unisce studiosi che
si rifanno al maestro transalpino.
In ambito cattolico chi ha ripreso
questa cultura è stata Chiara Lubich,
fondatrice del Movimento dei Focolari.
In maniera profetica vedeva come il
modo per poter contribuire ad un mondo più giusto si trovava proprio nella
cultura del dono, della reciprocità non
strumentale.
La cultura dell’utilitarismo accusa
la cultura del dono di perseguire sempre
un atto egoistico perchè donando,
l’uomo soddisfa la sua sete di fare del
bene.
In realtà la riflessione sul dono è
molto più complessa di quello che la
cultura utilitaristica o del capitalismo
compassionevole vorrebbe indicare
come unica verità.
Il dono non parte solo da un
atteggiamento di bontà, o di buonismo, ma da una forte apertura verso
l’altro, dal desiderio di relazionarsi
con l’altro. È agape con e per l’altro.
Nel dono c’è ontologicamente il
desiderio di appartenenza, di legame
per una più piena realizzazione del sé
che si realizza se in relazione con l’altro.
Nel dono non vi è l’egoismo di chi
pensa solo ai propri interessi, ma nemmeno il sacrificio o l’egoismo del sé
tipico di qualche atteggiamento
dell’altruismo.
Le persone che vivono della cultura
del dono la declinano come un bisogno
esistenziale per-con l’altro.
Attenzione non si tratta di uno
scambio simmetrico. In altre parole chi
dona non si attende un ritorno. Difatti
la cultura del dono non funziona come
avviene nello scambio economico con
un dare e un avere.
Dono qualcosa di me perché sento il bisogno di legarmi con l’altro.
Sento il legame come bene in sé, come
il fine per costruire una società ricca
in termini di rapporti umani, perché
io mi considero solo in relazione con
l’altro.
Il dramma della società postmoderna sta nell’avere perso il DioTrinità (che è koinonia perfetta e dono
perfetto) e nell’avere perso l’uomo
umanizzato; ha prevalso la tendenza a
preferire l’uomo animale spinto da
istinti darwinistici, (cioè soppressione
del più debole ndr). La cultura del dono
se esercitata fa crescere nella persona
una diversa consapevolezza del sé,
rispetto alla cultura dello scambio e
della competizione individualista tipica
della cultura predominante.
La Riforma Protestante, e l’epoca
dei lumi, hanno favorito
l’individualismo e l’autosufficienza, ci
consideriamo Dio di noi stessi in nome
dell’utile e del profitto. Abbiamo accettato di sacrificare i legami familiari,
amicali creando una società e relazioni
nell’essere insieme è ognuno che si
rafforza. Il paradosso è che in questa
società individualista il “noi”, cioè
“l’essere con e per l’altro” assume, in
alcuni casi, valenze negative fatte di
comunità fondate sull’esclusione, sulla
contrapposizione, sulla discriminazione
degli altri.
In questo contesto l’altruismo non
è l’unica alternativa all’egoismo. È solo
il primo passo. C’è una terza dimensione che è quella del dono, che nasce
dal riconoscere l’esistenza dell’altro
e può assumere le forme di compassione, amore, gratuità, libertà, giustizia.
Il dono nasce dalla consapevolezza di
fondate sull’utilitarismo e le conseguenze pratiche e profonde che le nostre
società stanno pagando sono sotto gli
occhi di tutti. Abbiamo dato vita ad un
mostro che qualcuno ha definito ‘aborto
antropologico’.
Per parlare di dono è necessario
che le persone siano state educate alle
relazione non strumentali, cioè capaci
di sentire e vivere il vincolo di relazioni
fin dalla nascita: qualcuno (Dio, i nostri
genitori, le persone che abbiamo incontrato nella nostra vita) ha reso possibile
la nostra vita, la nostra crescita, rende
possibile il nostro lavoro, il nostro matrimonio, la nostra vita di fede ecc.
Quindi siamo in “debito” con l’altro in
termini relazionali. Ma nella società
dominata dall’utilitarismo si tende a
negare, a rimuovere questo nostro essere in “debito”, perché siamo impegnati a perseguire il nostro utile e il
nostro narcisismo. Questa cultura narcisistica ha fatto a brandelli la coesione
sociale, sta privatizzando i nuovi beni
comuni (penso alla mappatura e utilizzazione utilitarista e strumentale del
genoma umano), abbiamo indebolito
ed in alcuni casi reciso i legami umani
anche quelli più profondi la famiglia,
che è ciò che caratterizza l’umano.
Eppure il dono - essere inrelazione-per-con-l’altro è una esperienza difficile ma che rende l’uomo più
umano e felice.
È una cultura umanizzante alla
portata di tutti, molto più della cultura
dell’altruismo perché si radica nel bisogno di avere vincoli di reciprocità.
E tutti se ne avvantaggiano perché
essere stati donati, di essere di origine
creaturale. Nel dono non c’è pretesa di
restituzione. Per questo dico che è asimmetrico. Il dono costruisce nella libertà
le relazioni non strumentali che sono
il cemento armato di qualsiasi società
civile. Con il dono si alimenta un circolo
virtuoso: non pretendo niente
nell’immediato, ma so che
nell’economia della salvezza tutto può
essermi restituito.
“Dai e ti sarà dato” afferma il
Vangelo.
In questo senso il dono presuppone
la sua accettazione. Noi rimaniamo
spiazzati, stupiti, dinanzi ad un dono
responsabile, siamo abituati ad utilizzare, ad approfittarci della debolezza
dell’altro. Ma una persona che ci dona
in maniera libera e responsabile provoca in noi un terremoto, ci rende
nudi, siamo refrattari alla gratitudine, resistenti alla gratuità, non vogliamo essere grati.
Concludendo dobbiamo riportare a scuola, nelle famiglie, in tutti i
corpi intermedi la cultura del dono.
Ma la fonte principale rimane
la famiglia, ed in particolare il rapporto con la madre e con il padre. È
lì che si instaura il rapporto di cura
e se ne capisce l’importanza. La cura
è essenziale al dono. La cura è il dono.
Mi viene in mente don Milani e il
suo “I care”.
La cura a partire da chi mi è
vicino per poi aprirsi al mondo per
riconquistare una nuova dimensione
antropologica e tutto cambierebbe
radicalmente.
14
FORMA
ZIONE
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
Comunicazione e Dottrina Sociale
La diffusione della buona novella fa crescere l'umanità
di Antonio Gaspari
L’
informazione e la comunicazione sono processi che precedono tutta la realtà dell’universo.
Esiste un’informazione sia essa
fisica, chimica, magnetica, nucleare, ecc., che si comunica tra i corpi
celesti e stabilisce relazioni che
determinano la realtà dell’universo.
Questo processo è particolarmente rilevante in tutti i processi
vitali. L’informazione precede la
vita e attraverso la comunicazione
crea le condizioni per farla crescere.
Pensate alla natura umana:
capacità di riflessione sono importanti per arricchire la conoscenza,
ma la comunicazione è decisiva
per mettere questa ricchezza a servizio del bene comune. La comunicazione è relazione e per questo
assume una valenza sociale straordinaria.
Ha scritto a tale proposito il
Pontefice Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata Mondiale
delle Comunicazioni Sociali del
2011: “Nel mondo digitale, trasmettere informazioni significa
lità.
l’ovulo appena concepito comincia
a mandare informazioni alle cellule
circostanti ed al corpo della madre
per attivare le condizioni di accoglienza e crescita di quello che sarà
un bambino o una bambina. Questo
prima ancora che la Mamma ed il
Papà ne siano coscienti. Informazioni e comunicazioni sono poi
determinanti per l’evolversi ed il
progredire delle comunità umane.
Se si guarda alla storia si scopre che l'umanità è progredita grazie alla sua avanzata capacità di
raccogliere informazioni e di comunicarle con mezzi sempre più
avanzati.
Tutte le grandi civiltà si sono
distinte per l'innovazione culturale
che hanno apportato alla storia, ma,
senza lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, non sarebbero mai
riuscite a trasmettere e realizzare i
loro grandi progetti. La storia e lo
sviluppo dell'umanità sono, quindi,
una storia dell’apprendere informazioni e del comunicarle.
L’intelligenza, la curiosità, la
sempre più spesso immetterle in
una rete sociale, dove la conoscenza viene condivisa nell’ambito di
scambi personali. (…) Questa dinamica ha contribuito ad una rinnovata valutazione del comunicare,
considerato anzitutto come dialogo,
scambio, solidarietà e creazione
di relazioni positive. (…) Le nuove
tecnologie permettono alle persone
di incontrarsi oltre i confini dello
spazio e delle stesse culture, inaugurando così un intero nuovo mondo di potenziali amicizie. Questa
è una grande opportunità, (…)
Quando le persone si scambiano
informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del
mondo, le loro speranze, i loro
ideali”.
Il paradosso del nostro tempo
è che a fronte di uno sviluppo tecnologico senza precedenti nella
storia umana, a fronte di una abbondanza di conoscenze e beni oltremisura, non corrisponde una generazione di grandi uomini di
governo, né di una grande spiritua-
Marshall Mac Luhan: “viviamo in
pieno rinascimento tecnologico ma
dov’è l’uomo del rinascimento?”.
Disponiamo di tecnologie incredibili. Basta pensate che con una
barretta di silicio magnetizzato come lo smart-phone, oggi ci si può
connettere in ogni momento alla
più grande e estesa biblioteca di
tutta la storia dell’umanità. Si può
sapere in quale parte del globo ci
si trova e che cosa c’è tutt’intorno.
Ci si può connettere e comunicare
in tempi reali con miliardi di persone presenti sul pianeta e non solo… Sono realizzazioni che quando
ero bambino immaginavo solo nei
sogni fantastici.
A fronte di questa ricchezza
però l’approccio utilitaristico fa sì
che i mass media vengano utilizzati
per finalità parziali e riduttive, per
cercare di condizionare la cultura,
per lotte di potere, per imporre
ideologie illiberali e disfattiste e
che di conseguenza presentano
l’umano nella forma peggiore.
La chiave per capire da che
Questo paradosso fu così stigmatizzato dal Beato Pontefice Giovanni Paolo II: “Esaminando la
situazione dell’umanità è forse eccessivo parlare di crisi della civiltà? Scorgiamo grandi progressi
tecnologici, ma questi non sempre
sono accompagnati da un grande
progresso spirituale e morale” (Discorso ai partecipanti alla cerimonia
conclusiva del’assemblea religiosa,
28 ottobre 1999).
Ha scritto il famoso sociologo
parte stanno i mezzi di comunicazione di massa sta nella finalità: se
aspirano a condizionare i lettori,
allora confezionano e vendono notizie, meglio se morbose, catastrofiche o scandalose
Se invece sono finalizzate ad
un processo educativo che sviluppi la civiltà e renda gli uomini
più liberi, cercano verità, giustizia e bellezza e raccontano la
buona novella. Per questo la
Chiesa cattolica chiama i mass
media, mezzi di comunicazione
sociale, ed il Vangelo afferma che
la “Verità vi farà liberi”.
Purtroppo il mondo dei mass
media è condizionato dalla cinica
regola del “bad news is good
news”, mentre secondo gli insegnamenti cristiani la regola dovrebbe
essere “good news is beautiful
news”.
La comunicazione dovrebbe
essere finalizzata a ricercare e
diffondere il tanto bene che viene
fatto ogni giorno. Anche nelle situazioni più disperate, si possono
trovare storie di persone che, pur
nella loro fragilità umana, compiono azioni di amore eroico verso
il più bisognoso, e questa è la vera
dimensione della natura umana,
quella che alimenta la speranza
per un mondo migliore. Come
diceva San Paolo, “il bene vince
sul male” e “dove abbonda il peccato sovrabbonderà la grazia”.
È per questo motivo che la
Dottrina Sociale della Chiesa indica
e promuove il diritto
all’informazione e la diffusione
della Buona Novella come uno dei
più rilevanti diritti dell’uomo.
I mezzi di comunicazione sociali infatti concorrono a diffondere
l’Informazione, l’educazione e la
cultura.
E precisa: “Il retto esercizio
del diritto all’informazione richiede
che la comunicazione miri sempre
alla crescita integrale delle persone,
perciò essa dovrà essere veritiera
e integra, onesta e conveniente;
non dovrà offendere la giustizia né
la carità, rispettare i legittimi diritti
e la dignità di tutte le persone, sia
nella ricerca delle notizie sia nella
loro divulgazione” (Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace,
Dizionario della Dottrina Sociale
della Chiesa, Libreria Ateneo Salesiano, Roma, Giugno 2006).
È necessaria pertanto – aggiunge la Dottrina Sociale – da parte
degli operatori che degli utenti, una
precisa responsabilizzazione affinché i mezzi di comunicazione di
massa osservino coscienziosamente
le leggi morali” e la diffusione della
“buona novella”, al fine di “far
progredire la società moderna”.
AREA
PROGETTI
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
15
Aiutarsi per aiutare
Progetto presentato per il bando della Fondazione Sud
in attesa di approvazione
di Paola Ciriello
A
bbiamo sentito spesso parlare di
reti, ce lo diceva già San Vincenzo 400 anni fa, ed è stato quindi
il titolo del bando della fondazione
con il sud “sostegno a reti e programmi di volontariato” a suscitare
la nostra curiosità e il nostro interessee
così superando qualche perplessità
iniziale in tandem con Giovanna
Gadaleta assistite dal CSVSN di Bari
abbiamo pensato di elaborare un
progetto che abbiamo chiamato
“Aiutarsi per aiutare”.
Abbiamo formato una rete di
nove soggetti: Volontariato Vincenziano (soggetto proponente), Insieme
per Ricominciare, Fratello Lupo, Incontra, Banco di Solidaràtà, Opera
San Nicola, Istituto Scolastico Garibaldi, Associazione di Promozione
Sociale Media, Associazione Nazionale dei Pedagogisti Italiani.
La rete è nata informalmente nel
corso di questi anni attraverso la
partecipazione a manifestazioni e
attività comuni obiettivo del presente
programma di sostegno è quello di
consolidare una rete informale e
renderla formale nel tempo per
combattere le cause della povertà del
nostro territorio, aiutando i più deboli
nei processi di inclusione sociale e
integrazione sociale (minori a rischio,
detenuti, immigrati, senza tetto, anziani) nelle province di Bari e BAT
costruire una efficace collaborazione
con le realtà del territorio per promuovere la lotta alle cause della povertà in modo organico e coordinato
sono stati previsti:
- Momenti di attività congiunta
volontari e utenti della rete;
- focus group;
- strumenti come il sito e il forum
dedicato;
- seminari, per aggiornare le
competenze dei volontari e gruppi di
studio su temi specifici inerenti la lotta
alla povertà,con particolare attenzione
alla rilevazione di buone pratiche
propedeutiche alla elaborazione del
codice etico della rete.
Il programma di sostegno saà’
comunicato al territorio tramite un
convegno iniziale di presentazione
dello stesso e un convegno finale di
presentazione dei risultati e del codice
etico.
Inoltre sarà realizzata una brochure di tutte le attività svolte dai
partner e le modalita di accesso ai
servizi offerti è previsto inoltre un
programma di monitoraggio e valutazione di tutte le attività per migliorare gli interventi dei componenti
la rete e i servizi offerti sono state
previste azioni di comunicazione con
altri soggetti presenti sul territorio per
allargare e consolidare la rete, Comune
di Bari, Centro Giustizia Minorile,
Parrocchia del Rosario.
Il progetto ha la durata di 18 mesi
le persone in stato di bisogno di qualunque tipo siano i bisogni, sappiamo
bene, hanno bisogno della mediazione
di agenzie esterne per attingere alle
risorse e per la spinta all’attivazione
di processi di ripresa e di autopromozione.
La funzione può essere attivata
meglio da un rete di soggetti in grado
di comprendere le loro problematiche,
i loro effettivi bisogni,la loro psicologia
orientando le persone alla stima è se’e
della loro comunità l’empowerment.
La rete, insieme alle istituzioni,
può fornire uno straordinario apporto
di risorse umane e organizzative per
la lotta alle cause della povertà.
Inoltre attraverso lo scambio di
esperienze sarà possibile incrementare
il bagaglio di competenze dei volontari, imparando a fare e a far fare
sistema sopratutto ad essere sistema.
Il 17 marzo u.s. il progetto è partito! attendiamo con ansia l’esito!
L’ABC delle cose serie
Percorso formativo all’apprendimento facilitato
di Mariatina Alò
S
an Vincenzo ci insegna: “Non
basta fare il bene, occorre farlo bene”.
L’associazione G.V.V. Trinitapoli da anni lavora con minori in
età scolare e si confronta con insegnanti ed operatori sulle difficoltà
che si incontrano nell’affiancare i
minori nella dimensione dello studio e dell’apprendimento. Emerge
per gli operatori e i volontari che
affiancano i minori nella dimensione dello studio, il bisogno di conoscere strumenti che consentano di
lavorare con maggiore efficienza
al fianco dello studente permettendo
a questo di acquisire un proprio
personale metodo di apprendimento
per raggiungere l’autonomia nello
studio, l’efficacia del proprio studio
e una maggiore autostima. Il corso
si propone, quindi, di fornire agli
operatori strumenti essenziali per
aiutare gli studenti ad acquisire
competenze che facilitano
l’apprendimento.
Obiettivi:
• Fornire strumenti e metodologie
che possano potenziare
l’efficacia dell’intervento,
dell’operatore rispetto al minore,
nella
dimensione
dell’affiancamento scolastico e
dell’apprendimento.
• Sperimentare strumenti utili ed
immediati per un apprendimento
attivo e facilitato.
• Potenziare l’autoefficacia,
l’autonomia e l’autostima dei beneficiari indiretti dell’intervento.
Risultati attesi:
• Maggiore efficacia, da parte degli
operatori, nell’intervento di sostegno all’apprendimento a favore dei minori.
• Utilizzo degli strumenti appresi
con maggiori risultati, in termini
di rendimento scolastico e di incremento dell’autostima, da parte
dei minori attenzionati.
Il percorso è di durata breve,
ma intensiva, il primo incontro si
concentra sulla creazione del gruppo, la raccolta delle aspettative, un
confronto libero sul tema delle difficoltà e delle problematiche che si
incontrano sul terreno
dell’affiancamento scolastico ai
minori. Il nucleo del percorso è
costituito da tre incontri che vertono
sull’apprendimento di strumenti
che aiutino gli operatori a fare meglio il proprio lavoro permettendo
loro di facilitare lo studio dei minori
seguiti. Durante le lezioni saranno
utilizzati software didattici. In conclusione è previsto un incontro di
condivisione e restituzione.
Il percorso è così strutturato:
1. Creazione del gruppo, raccolta delle aspettative
2. Presentazione dei disturbi di
apprendimento , gli strumenti per
la valutazione e i programmi di
intervento.
3. Approfondimento sugli studi
e programmi metacognitivi diretti
al recupero delle abilità di comprensione e produzione del testo e problem solving.
4. Potenziamento delle abilità
di studio attraverso l’utilizzo di
strumenti e materiali per la presentazione in power point che rimarranno a disposizione.
5. Conclusioni e feedback sul
percorso. Somministrazione schede.
Metodologia
Metodo attivo, con ATTIVITÀ
ESPERIENZIALI ed ESERCITAZIONI PRATICHE, integrando i
seguenti strumenti: lezioni frontali,
tecniche di apprendimento attivo,
visione di diapositive e di software
didattici, utilizzo di strumenti multimediali e di espressione autobiografica
Destinatari
• Volontari Vincenziani che
affiancano i minori nelle attività
scolastiche;
• Volontari che prestano la propria opera in altre organizzazioni
non profit;
• Aspiranti volontari;
• Operatori di enti pubblici,
assistenti sociali, psicologici, educatori, ecc.;
• Cittadinanza.
Il Progetto è finanziato dal CESEVOCA per il Bando Formazione
2012.
16
AREA
PROGETTI
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
Relazione questionario di ricerca
Area Progetti - anno 2011/12
Convegno nazionale Roma 16/17/18 maggio 2011
di Lucia Tedesco - Responsabile Nazionale Area Progetti
S
an Vincenzo è uomo di progetti?
La cultura della progettualità
è presente nella vita e nelle opere
di San Vincenzo?
Se analizziamo la vita e le opere
di San Vincenzo vediamo che la
cultura della progettualità è presente
in ogni azione. Tutte le opere del
Santo sono il frutto di un’idea
progettuale che si concretizza.
Noi GVV, figlie della carità,
formula l’obiettivo, (dare
un’organizzazione alla carità) valuta le risorse, (le signore della
nobiltà del posto), offre una risposta concreta, (creare
un’associazione di persone che, a
turno, prestino aiuto ai poveri),
formula i principi identitari ed
individua la mission della nascente
organizzazione, da, quindi, vita
allo statuto, crea un regolamento
gie che si nutrono a vicenda. Questa cultura progettuale si riscontra
sempre, come ad esempio quando
San Vincenzo ha risposto ai bisogni dei malati dell’Hotel Dieu,
quando ha abbracciato i bisogni
dei condannati alle galere, quando
si è occupato dei bambini esposti.
Possiamo, senz’ombra di
dubbio, affermare che la cultura
progettuale è nel DNA del metodo vincenziano. Già dal 1617 San
Vincenzo ci insegna a lavorare
per progetti e noi oggi ereditiamo anche questo suo carisma.
Vediamo adesso insieme come
i GVV d’Italia hanno risposto al
questionario.
Come avremo modo di osservare, le risposte sono state parziali
ma comunque molto interessanti.
Dalla lettura dei dati raccolti
emergono aspetti interessanti che
adesso vediamo insieme.
Partiamo da:
Tab. n. 2
NUMERO DI
RISPOSTE PERVENUTE
Tab. n. 2 - NUMERO DI RISPOSTE PERVENUTE
missionari, siamo il risultato di
un progetto messo in atto da San
Vincenzo nel 1617 e ancora oggi
in continuo divenire.
Per meglio comprendere
quest’aspetto, analizziamo il
comportamento di San Vincenzo
in quel lontano agosto del 1617.
San Vincenzo, mentre si appresta a celebrare messa, viene a
sapere che c’è una famiglia in cui
sono tutti malati e non hanno alcun
tipo di assistenza, decide di parlarne durante l’omelia, poi egli
stesso si reca presso la famiglia
e nota che la risposta dei suoi
parrocchiani era stata molto generosa. Si disse: “oggi queste
persone hanno cibo in abbondanza,
molto cibo andrà a male, ma domani staranno nelle stesse condizioni di necessità, occorre fare
qualcosa.” Radunò le signore del
posto e organizzò l’intervento di
carità creando un’associazione, la
nostra.
Analizzando attentamente il
comportamento di San Vincenzo
notiamo che egli procede in questo
modo: osserva la situazione, (la
disorganizzazione nel fornire gli
aiuti) individua il bisogno (la
povertà e l’emarginazione) e
e organizza un sistema di verifica e controllo delle attività
(attraverso le migliaia di lettere,
circa 30.000, con le visite dei missionari e di Santa Luisa). Questi
sono gli elementi base di un intervento progettuale.
Ogni iniziativa che San Vincenzo ha messo in atto è pregna
di questa cultura, ogni iniziativa
è un progetto.
San Vincenzo precursore dei
tempi quando nel 1621 propose
e realizzò il primo progetto di
rete. Città di Macon: i mendicanti
erano diventati un problema insostenibile per la città e per i suoi
abitanti, San Vincenzo propose
alle autorità del tempo un progetto
che prevedeva il coinvolgimento
dei magistrati della città, del vescovo, dei due capitoli di canonici,
dei consiglieri comunali, dei principali borghesi e dei commercianti
della città. San Vincenzo pazzo,
visionario. Quando si raggiunsero
i risultati prefissi, tutti si congratularono con lui. Oggi si parla molto di lavoro in rete, la rete come
un sistema solido di riferimenti
all’interno del tessuto sociale, la
rete come mani che sostengono ed
accolgono il bisogno, come ener-
Prima di tutto ringrazio vivamente tutte le volontarie che, umilmente, hanno risposto al questionario e, come prima volta, sono
contenta delle risposte pervenute,
anche se parziali.
Era stato esplicitamente chiesto che il questionario fosse compilato da ogni presidente di gruppo, credo che questa
te presidenti cittadine hanno inviato una sola risposta per tutti i
gruppi. Sono sicura che faremo
meglio la prossima volta.
Tab. n. 3
AMBITO DI INTERVENTO
IN CUI OPERANO I GVV
Dal grafico (riportato sotto) è
messo in evidenza come i GVV
hanno saputo leggere il territorio
ed individuare i nuovi bisogni
(immigrati e anziani), hanno organizzato dei servizi in risposta
a questi bisogni emergenti.
Tab. n. 4
I PROGETTI PER REGIONE
NEGLI ULTIMI 3 ANNI
La lettura di questo grafico
(riportato nella pagina successiva)
è molto positiva.
È da notare che tutte le regioni
si sono cimentate nella presentazione di progetti e questo evidenzia la consapevolezza, da parte
delle volontarie, che per ottenere
finanziamenti necessari al proseguimento delle attività dei GVV,
oggi è fondamentale ragionare in
termini di progetti, essere attenti
ai bandi dei vari Enti.
Tab. n. 5
DESTINATARI DEI PROGETTI
Come possiamo notare dal
grafico (riportato nella pagina
successiva), quasi tutte le regioni
Tab. n. 3 - AMBITO DI INTERVENTO IN CUI OPERANO I GVV
comunicazione non sia stata chiara
perché c’è da evidenziare che mol-
stanno attualmente svolgendo un
progetto e alcuni gruppi si avvalgono
AREA
PROGETTI
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
Tab. n. 4 - I PROGETTI PER REGIONE NEGLI ULTIMI 3 ANNI
GVV, che questo modello di servizio venga promosso e sostenuto
sia a livello locale che regionale
e nazionale.
I vantaggi di questo modo di
lavorare sono molteplici, ne cito
alcuni:
- dare significato alle attività
che si svolgono;
- raggiungere degli obiettivi
in un determinato tempo;
- maturare un punto di vista
privilegiato sui bisogni del territorio;
- incentivare la creatività e
pensare strategie sempre nuove di
intervento.
Lavorare per progetti significa
creare una rete con le agenzie
educative e gli enti del territorio,
che sostengono e rinforzano
l’intervento da noi proposto.
È fondamentale però incentivare e potenziare la rete
interna ai GVV attraverso lo
scambio di informazioni e la
collaborazione, specialmente tra
quelli che svolgono servizio mirato ad una determinata utenza.
Lavorare in rete vuol dire:
• Scambiarsi la professionalità
Tab. n. 5 - DESTINATARI DEI PROGETTI
di progettisti volontari o retribuiti.
In alcuni casi, da un’idea progettuale di qualche anno fa, sono
scaturiti dei servizi speciali o
“mirati”, servizi rivolti ad una
determinata povertà, che si sono
consolidati nel tempo, progetti che
si rinnovano ogni anno.
Tab. n. 6
PROGETTI ATTUALI
La lettura di questo grafico
(riportato qui di fianco) evidenzia
un’apparente incongruenza fra gli
ambiti di intervento in cui operano
i gruppi e i destinatari dei progetti
in corso.
Si nota come i GVV, pur impegnandosi nell’organizzare risposte ai nuovi bisogni (immigrati
e anziani), nella progettazione
preferiscono scegliere l’ambito a
loro più famigliare (famiglie e
minori).
Tab. n. 7
RICHIESTE
Come abbiamo potuto notare
dalle risposte al questionario, il
62% delle volontarie esprime un
bisogno importante: la messa in
rete delle informazioni. Come si
può rispondere a questo bisogno
delle volontarie? In che modo?
PROPOSTE
• Con una sezione speciale sugli
annali riservata alla pubblicazione
di un progetto scelto fra quelli più
significativi.
• Con un link sul sito nazionale
dei GVV dedicato ai progetti
• Creando un Forum sul sito
nazionale dove poter interagire e
scambiarsi informazioni.
• Inserendo l’educazione alla
cultura progettuale nei programmi
di formazione.
• Riservando nei convegni regionali e nazionali uno spazio dedicato alla presentazione di un progetto scelto fra quelli attuati dai GVV.
• Offrire alle volontarie
l’opportunità di avvalersi della consulenza di figure retribuite, esperte
nella progettazione e con una cultura
vincenziana.
• La possibilità di creare con
parte dei fondi del 5 per mille una
cassa a livello regionale o nazionale
per sostenere, anche parzialmente,
proposte progettuali innovative.
CONCLUSIONE
Come ho rilevato nella presentazione, la cultura progettuale è nel
DNA del metodo vincenziano, auspico, per il prossimo futuro dei
Tab. n. 6 - PROGETTI ATTUALI
Tab. n. 7 - RICHIESTE
17
di figure competenti fra i GVV di
una stessa regione o provincia.
• Scambiarsi i “saperi” e le
competenze .
• Sostenere chi per la prima
volta si sperimenta nel fare progetti.
• Promuovere e diffondere “
buone pratiche” su tutto il territorio
regionale e nazionale.
• Unire le energie e i saperi
per una progettazione comune sia
a livello regionale che nazionale.
Inoltre, i gruppi chiedono con
insistenza una” ricetta” per rinnovare l’associazione in modo da
inglobare forze giovani.
La scelta di lavorare secondo
una cultura progettuale può forse
essere la strada giusta.
Per l’elaborazione delle tabelle
grafiche ringrazio Palma Di Staso
e Mariatina Alò entrambe del GVV
di Trinitapoli, giovani, ma storiche
vincenziane (da oltre 15 anni fra
noi), figure professionali e mie
valide collaboratrici, entrambi progettiste che da anni affiancano il
GVV, di Trinitapoli nel servizio
minori.
Grazie a tutti.
18
LETTO
perVOI
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
Cristiani nel mondo.
Testimoni della speranza
Conferenza Episcopale Pugliese
Quel che conta soprattutto
È il ‘senso che ha per il cristiano ogni attività,
il suo costruire dovunque e comunque per
l’eterno ….
di Pasquale Fallacara
D
al 28 aprile al 1 maggio, sollecitato dalla Consulta Regionale
per il laicato e promossa dalla Conferenza Episcopale, si è tenuto a San
Giovanni Rotondo il terzo Convegno
Ecclesiale Regionale sul tema: “I
laici nella Chiesa e nella società
pugliese oggi” con l’intervento di
tutte le 19 diocesi della Puglia Sono
stati chiamati a raccolta rappresentanti – laici, presbiteri e membri della
vita consacrata – per riflettere insieme
sui cristiani laici, nella consapevolezza che questa è l’ora dei laici.
Mi è pervenuta la nota conclusiva
del Convegno sottoscritta dai 19 vescovi e ho ritenuto di proporla nel
letto per voi.
Le Chiese di Puglia
si interrogano
Di fronte ad una crisi diffusa,
che tutti riconoscono essere non solo
economica, ma anche morale, ci si
chiede: qual è, oggi, il ruolo della
Puglia?
I pugliesi di oggi e i responsabili
delle varie istituzioni quale realtà
sociale e culturale, economica e morale stanno consegnando alle nuove
generazioni?
È possibile educare alla legalità
senza educare alla moralità?
Di quale luce nuova ha bisogno
lo spazio pubblico per essere motivo
di felicità per tutti, specie per i più
poveri, per i giovani e le donne, gli
immigrati e le persone sole?
In compagnia di cristiani laici,
testimoni di fede e di speranza.
Il desiderio di questa verifica ci
ha portati a risalire alle sorgenti delle
nostre risorse e ricordare per tutti
Aldo Moro e Giovani Modugno.
L’on Aldo Moro (1916-1978) in
un suo articolo del 1977, durante “gli
anni di piombo”, un anno e mezzo
prima della sua tragica morte scriveva: “Penso all’immensa trama di
amore che unisce il mondo, ad esperienze religiose autentiche, a famiglie
ordinate, a slanci generosi di giovani,
a forme di operosa solidarietà con
gli immigrati e il terzo mondo, a
comunità sociali al commovente attaccamento al lavoro. Certo il bene
non fa notizia ma ill bene anche restando sbiadito è più consistente del
male. La vita si svolge in quanto il
male risulta,, in effetti marginale e
lascia intatta la straordinaria ricchezza di valori che reggono il mondo”.
Il Servo di Dio Giovanni Modugno, (1880-1957). Oppositore non
violento al regime fascista, educatore
e studioso di pedagogia, dopo
l’incontro con Cristo, alla fine della
seconda guerra mondiale, lanciava a
tutti messaggi di speranza: “Ripeto
alle anime assetate di libertà, di giustizia e di pace che solo in una profonda, sincera e coerente rinascita
cristiana è posta la possibilità di
realizzare questi ideali, ai quali incoercibilmente aspirano i popoli, che
sono stati oppressi dalla tirannia e
straziati dalla guerra”.
Amate la nostra terra
A voi, Chiese di Puglia, e in particolare a voi laici amate la nostra
terra soprattutto in questo momento
di crisi economica e sociale, che ci
provoca a ricercare
nuovi stili di vita e
nuovi modelli di sviluppo per il nostro
futuro.
La Puglia. Finestra
aperta sul mare, è una
terra di antica civiltà,
la cui storia culturale e
religiosa ha plasmato
l’identità delle nostre
popolazioni attuali:
siamo europei del mediterraneo. Siamo europei e vogliamo restare tali, senza perdere
la nostra appartenenza
a un contesto culturale
che ci induce a operare
perché la vita
dell’unione europea
non avvenga solo lungo l’asse Est-Ovest ma
anche lungo quello
Nord-Sud per aprirsi ad una cultura di
scambio di doni con i popoli del Mediterraneo, compresi quelli delle nazioni del Nord Africa che si affacciano
sullo stesso mare.
Amate perciò la nostra regione
Puglia, impregnata come è di cultura
greco-romana e giudaico - cristiana.
Amate la nostra terra con un
amore intelligente, investite i talenti
ricevuti da Dio nello studio, nella
ricerca scientifica in tutti gli ambiti
del sapere umano. L’amore vero è
illuminato dalla verità. Che la ragione
’contribuire con la carità e la verità
a quei mutamenti di struttura sociale che solo
il cristiano può produrre
con strumenti di pacifico progresso. (Aldo Moro)
umana può conoscere e cercare con
passione e perseveranza.
Manifestate un amore solidale.
Amate i poveri e tutti coloro che si
trovano in difficoltà, soprattutto in
un momento di crisi come questo,
nel quale il divario tra i ricchi e i
poveri si fa sempre più marcato. Oggi
più che mai la Chiesa ha bisogno
della mente, del cuore e delle mani
dei laici che vivono a contatto diretto
con tutte le tipologie di povertà presenti nella società. La società ha bisogno di quelle espressioni di gratuità
che hanno un sapore squisitamente
evangelico.
Il vostro amore sia un amore
operoso. La natura ci è stata data ed
è a nostra disposizione “non come
un cumulo di rifiuti sparsi a caso”
ma come un dono che il Creatore ha
affidato all’uomo perché “lo coltivasse e lo custodisse” senza devastarlo
per il profitto di pochi
La vostra sia una fede robusta,
amica dell’intelligenza, che eviti le
possibili patologie religiose (intolleranza, fideismo, violenza). E in tal
modo saprete dare risposte «a
chiunque vi domandi ragione della
speranza che è in voi». (1 Pt 3,15).
Dio vi ha posto nel “campo” del
mondo come buon seme: in forza
del Battesimo, della Cresima, corroborati dell’Eucarestia, siete chiamati a vivere la novità radicale
portata da Cristo proprio all’interno
della comuni condizioni di vita.
Stare nel mondo, trattare e ordinare le cose temporali secondo Dio
è possibile soltanto ad una condizione: che voi facciate ricorso alla
sorgente della vita spirituale.
La prima e necessaria fonte di
santificazione, è la liturgia e, in
particolare, la celebrazione eucaristica, essa edifica la Chiesa.
L’altro mezzo di santificazione
Il vostro amore sia esteso alle
persone e all’ambiente. Il degrado
morale genera il degrado ambientale.
e la lettura della scrittura, fatta al di
fuori della celebrazione liturgica, da
soli o in gruppo «sorgente pura e
perenne di vita spirituale». Inoltre
cercare con fiducia l’aiuto della direzione spirituale e della grazia del
sacramento della Riconciliazione. Il
cuore ha bisogno di una continua
purificazione. Non abbiate paura di
dialogare con Dio. Dal suo Spirito
proviene ogni vera ispirazione, capace di rinnovare culture e politiche per
costruire nel mondo la civiltà
dell’amore.
Rimanete uniti al Signore Gesù
La relazione del cristiano con
Cristo non è di tipo giuridico e neppure soltanto dottrinale o etico, ma
è una relazione vitale. Con la fede e
il battesimo avete ricevuto in dono
lo stesso Spirito di Gesù risorto, che
vi rende «nuova creatura» partecipi
della vita divina, chiamati a modellare
la vostra esistenza sulla sua persona.
LETTO
perVOI
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
Siate pietre vive della
Chiesa nel Mondo
Il Convegno di San Giovanni
Rotondo ci ha aiutato a risalire alla
sorgente dell’identità e della missione laica. Un battezzato non è mai
una persona sola: la comunione con
Cristo fonda la relazione con gli altri
fratelli di fede.
La Chiesa è mistero di comunione. Siano pertanto valorizzate le
esperienze associative che, in comunione con i pastori, hanno come
obbiettivo la santificazione dei fedeli
laici, la loro testimonianza di carità
e la presenza solidale nel mondo.
Vivete la partecipazione alla
vita pastorale della Chiesa come una
grazia che arricchisce la vostra esistenza e diventa fondamento di un
servizio da esercitare con competenza e amore. In un contesto sociale
frammentato e disperso occorre generare stili di incontro e di comunicazione attraverso relazioni interpersonali attente a ogni persona , senza
sacrificare la qualità dei rapporti
all’efficienza dei programmi.. la
vostra parola e la vostra vita narrino
a tutti che Dio non è nemico
dell’uomo, ma il suo primo alleato,
anzi il suo creatore e Padre. La tecnica e i capitali economici sono importanti per lo sviluppo dell’uomo,
ma accanto ad essi è necessaria
l’educazione a una crescita spirituale
oltre che materiale.. lo Stato non è
fonte dell’etica umana. Perché prima
ci sono la persona e la famiglia i cui
diritti lo Stato deve riconoscere e
non fondare, perché essi sono radicati nella natura dell’uomo.
Osate la speranza
La Puglia di solito, viene descritta con due metafore: il ponte e
l’arcobaleno.
L’immagine dell’arcobaleno si
riferisce alla capacità della gente
pugliese di aprirsi alla speranza anche quando sopraggiungono situazioni di grandi difficoltà e di gravi
problemi sociali ed economici.
L’immagine del ponte, iscritta
nella sua conformazione geografica
e nella sua storia, indica la sua collocazione tra Nord e Sud, tra Est e
Ovest e richiama la sua naturale
vocazione a proporsi non come periferia, ma come terra di approdo e
di passaggio, di confine e di frontiera. La sua posizione centrale nel
mare Mediterraneo ne ha fatto in
questi anni la porta dei flussi migratori.pertanto in questa terra, che è
crocevia di cultura e civiltà, coltivate
la vocazione al dialogo. Aiutate la
società pugliese a risalire alle motivazioni genuine e profonde di
un’autentica cultura dell’accoglienza
e dell’integrazione degli immigrati,
portatori anch’essi di valori. Siate
artefici di un attento dialogo culturale con le diverse espressione
religiose non cristiane ma senza
dimenticare la vostra identità cristiana: nella bellezza del volto di
Cristo crocifisso e risorto.Siate
umanamente disponibili e cristianamente motivati nel costruire una
convivenza sociale solidale, ordinata
secondo il principio della sussidiarietà.
È sotto gli occhi di tutti che la
crisi attuale non è solo economica,
ma anche etica e antropologica. La
globalizzazione dei mercati domanda un impegno ancora più grande e
concreto per globalizzare la solidarietà. I “beni relazionali” ed i “beni
finanziari” devono essere collegati
al principio del primato della persona sull’economia.
Scoprite pienamente la vostra
vocazione umana e cristiana: costruite sulla roccia della parola di Dio.
Siate saggi all’azione dello Spirito
di Gesù: create nuovi ponti tra arte
e fede, benessere fisico e benessere
spirituale, impegno nello studio, nel
lavoro e nel volontariato
Fate delle Chiese di Puglia delle
comunità che educano alla pace.
Non ci illudiamo che il cammino
della pace sia facile. Esso è ostacolato dall’integralismo, dal proselitismo, dalla violenza che impone
all’uomo determinate convinzioni.
Ma nonostante sia un cammino difficile, esso deve essere perseguito
con perseveranza. Servire la pace,
infatti, significa umanizzare il mondo e in ultima analisi glorificare Dio,
perché pace è il suo nome.
Una nuova primavera
Concludiamo la presente nota
rievocando il logo del Convegno
che raffigura l’icona dei due discepoli di Giovanni. In quei due
“cercatori di Dio” e del suo messia
riconosciamo i cristiani di tutti i
tempi e in particolare i fedeli laici
che camminano sulle strade della
nostra terra. Cercate e trovate in Lui
la gioia piena della vita e della missione laicale della Chiesa e della
società.
Vi accompagni il ricordo gioioso dei mosaici nella cripta della chiesa di San Pio. Alzate lo sguardo alle
migliaia di piccole tessere ben allineate che creano un armonia di colori e scoprite in quelle piccole tessere la nostra identità di “pietre vive”
scolpite dallo Spirito di Dio. Vivete
sostenute dall’esempio di San Pio.
“pietre di scarto” uomo buono, che
nel libro dell’amore ha trovato la
forza di vincere ogni forma di
“inverno”, con l’intercessione sua e
di tutti i Santi, sotto lo sguardo di
Maria, Regina Apugliae, possiamo
passare ad una “nuova primavera”
della società e della vita cristiana in
Puglia.
Dal diario di una vincenziana
Una strana coppia
di Marisa Carabellese
C
he lei sia proprio brutta è
innegabile, in casa mi prendono in giro perché dicono che
per me sono belli tutti, che non
c’è persona che non abbia un
lato gradevole, ma questa volta
devo proprio riconoscere che lei
è brutta. Di statura molto al di
sotto della media, denti evidentemente rovinati, lineamenti
duri, gambe piuttosto storte
evidenziate da gonne spesso
molto corte indossate con calze
pesanti e scarpe con i tacchi, e
abiti a volte dai colori accesi,
tipo rosa fucsia, magari in rasatello luccicante…eppure
questa donna mi ispira tenerezza
e rispetto. Lui, il marito, è altissimo, allampanato, veste in
modo sobrio, anche se modesto
e da un po’ di tempo porta gli
occhiali, non è brutto, almeno
a distanza. Quando li incontro,
e avviene molto spesso perché
abitano nei pressi di casa mia,
camminano vicini, tenendosi per
mano oppure lei, che gli arriva
alla vita, è appesa al braccio di
lui, e parlano fra loro e lui, così
alto, tiene il passo, con atteggiamento protettivo, spesso seguiti
da un cagnolino. So che sono
già nonni, e da un bel po’ di
tempo, perché la figlia, che so
essere una brava ragazza, veniva
spesso al Centro d’ascolto,
quando ne ero la responsabile.
Era rimasta incinta giovanissima, non so se si sia poi sposata,
ma di figli deve averne avuti
due o tre. Commentavamo
l’unione dei due coniugi, il loro
essere sempre insieme, con la
mia carissima amica Anna Maria
e lei mi ha detto di averli fermati, un giorno, e di aver avuto
parole di elogio per la loro unione anche lei abita nella zona
quindi li incontra frequentemente. Non ci salutiamo, incontrandoci, li conosco solo di vista e
invece, l’ultima volta che
li ho incrociati, hanno
accennato un saluto. Ho
risposto con cordialità, poi,
dopo pochi passi, mi sono
girata e li ho chiamati. Si
sono fermati piuttosto interdetti ed io, come aveva
fatto Anna Maria, ho detto
d’un fiato: “ Scusatemi se
vi fermo, volevo dirvi
quanto mi piace vedervi
sempre insieme, così uniti,
siete una bella testimonianza.
Che Dio vi benedica!”
Mi hanno guardato con
un certo stupore, poi mi hanno
sorriso e sono andati via senza
aggiungere nulla. Li ho seguiti
con lo sguardo: le gambe da
trampoliere di lui procedevano
con passi misurati, lei, con la
mano in quella di lui, un abitino preso forse in un mercato
rionale, lo guardava e annuiva
alle sue parole. Era bellissima.
19
20
LA LEGGE
INFORMA
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
Dal 5 per mille al "The
school": buone notizie
per le associazioni
Dott.ssa Annalisa Graziano / [email protected]
otizie positive per i ritarN
datari del 5 per mille. Nelle scorse settimane, infatti, il
Governo ha approvato il decreto legge in materia di semplificazione fiscale predisposto
dal
Ministero
dell’Economia e delle Finanze. Tra i punti essenziali del
provvedimento, un'importante
novità riguarda il 5 per mille:
con decorrenza dall'esercizio
finanziario 2012, il beneficio
sarà assegnato anche agli enti
non profit che, pur non avendo
adempiuto agli obblighi previsti ma in possesso dei requisiti, presentino la domanda e le
integrazioni documentali entro
il 30 settembre 2012, salvo il
pagamento di una sanzione di
258 euro. L'Agenzia delle Entrate ha pubblicato la risoluzione 46/E dell'11.05.2012
contenente il Codice Tributo
della suddetta sanzione (cod.
tributo 8115) da versare tramite modello “F24”.
Tale sanzione viene applicata anche per sanare il mancato invio del modello EAS
nei termini previsti dalla legge
(cod. tributo 8114).
E non è l’unica buona notizia di questa estate. Continua, infatti, la mission della
BITeB ovvero quella di far
crescere il Non Profit italiano
attraverso la tecnologia, con
le sue tre divisioni: Informatica e Biomedica, che dal 2003
ad oggi hanno raccolto e restituito a nuova vita materiali e
attrezzature funzionanti e dismesse (per aggiornamento
tecnologico) da imprese ed
ospedali; Techsoup Italia, che
dal 2010 mette a disposizione
del Terzo Settore italiano Software e Hardware nuovi, quasi
gratuitamente (abbattimento
del 99% dei costi), prodotti
d'eccellenza sono offerti da
aziende leader del settore informatico (Microsoft, SAP,
Cisco, Symantec). Per poter
ricevere i materiali tecnologici, le associazioni di volontariato devono inviare una email/lettera/fax chiedendo attrezzature informatiche e/o
software ed hardware al BITeP, che risponde inviando
dei moduli di richiesta (non
INVIATE I VOSTRI ARTICOLI
E LE VOSTRE FOTO
PRESSO LA REDAZIONE
ALL’INDIRIZZO
DI POSTA ELETTRONICA:
presenti sul sito del Banco Informatico) che andranno compilati e reinviati. Se il BITEP
riceve da aziende informatiche
le attrezzature richieste già
usate e da consegnare gratuitamente oppure riesce a fornire i software o gli hardware
richiesti nuovi ad un prezzo
simbolico, ne dà comunicazione all'associazione. E non è
tutto. A proposito di opportunità per le associazioni, la
Phoebus Edizioni indice il
concorso nazionale ed internazionale per reportage “Siani
Reportage Prize 2012”, in memoria di Giancarlo Siani giornalista del quotidiano “Il Mattino" di Napoli ucciso sotto la
sua casa. Il concorso, intitolato "The school", ha
l’obiettivo di promuovere e
premiare la libera espressione
e la libera indagine attraverso
lo strumento del reportage sul
tema dei diritti dei minori:
istruzione, evasione scolastica, sfruttamento e violenza
minorile, minori a rischio, devianza, integrazione, bullismo,
criminalità.
Il concorso, rivolto sia a
singoli che ad associazioni o
gruppi, è suddiviso in due categorie: “Opere Fotografiche”
e “Opere Video” ed ha una
sezione speciale dedicata alle
classi delle scuole primarie e
secondarie italiane. Sia per
la sezione fotografia che per
quella video, è ammesso un
solo premio a categoria, per
il 1° posto, pari a € 1.000.
I primi classificati saranno
protagonisti di una mostra personale che si terrà negli ambienti di uno spazio confiscato
alla camorra il 19 settembre
2012. La mostra sarà corredata
da una pubblicazione delle
opere dei vincitori e i primi
30 artisti classificati entreranno a far parte del catalogo permanente on line sul sito.
Le iscrizioni dovranno
pervenire, attraverso la pagina
upload del sito oppure a mezzo corriere, alla sede di Phoebus (farà fede il timbro postale), entro il 31 luglio 2012.
INFO:
www.sianireportageprize.it.
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DI FAX: 0883.630735
37034865
intestato a:
Volontariato Vincenziano - Sezione Puglia
Via Marconi, 41 - 76015 Trinitapoli (BT)
NOTIZIE
daiGRUPPI
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
21
MASSAFRA
Settant’anni di un servizio
di carità 1941-2011
di Rosalba Gargiulo
I
l gruppo delle Volontarie Vincenziane di Massafra ha commemorato, nel corso dell’anno, i settanta’anni
del servizio svolto a favore dei poveri
e degli emarginati nel proprio territorio, con due eventi celebrativi: il
21 dicembre 2011 e il 28 maggio
2012.
Per il primo momento si è organizzato un incontro al Teatro Comunale di Massafra al quale hanno partecipato il vescovo S.E. Monsignor
Pietro Maria Fragnelli, i rappresentanti della Municipalità locale, la
Madre Visitatrice delle Figlie della
Carità Suor Maria Rosaria Mastranca, la Vice- presidente Nazionale dei
GVV dott.ssa Rosalba Gargiulo, rappresentanti delle Figlie della Carità
e delegazioni di altri GVV operanti
in Puglia.
La cerimonia allietata dagli intermezzi musicali dei fratelli Tannoia
ha avuto inizio con il saluto della
Presidente del GVV di Massafra Maria Fonseca che ha ricordato il legame
e la continuità storica con le Dame
della Carità attive per cinquanta’anni
prima della riorganizzazione del
GVV.
La Presidente ha concluso ringraziando i figli dell’avv. Ettore Casulli, che hanno permesso che i locali
dello studio paterno ospitassero la
Sede dell’Associazione del Volontariato Vincenziano.
Subito dopo il prof. Cosimo Damiano Fonseca, Accademico dei Lincei, ha tenuto una brillante e puntuale
relazione storica a partire dal 1891,
data iniziale dell’attività svolta a
Massafra dalle Figlie della Carità,
insediatesi all’interno dell’Ospedale
cittadino “M. Pagliari” accanto alla
cappella di Sant’Antonio Abate.
L’illustre relatore ha ricordato
la figura di M. Pagiari; un possidente
locale, dotato di spirito autenticamente vincenziano che donò tutti i suoi
beni, affinchè sorgesse l’Ospedale
gestito dalle Figlie della Carità.
A tale scopo ha quindi commentato i codicilli del testamento rogato
a Taranto il 28 luglio 1873.
L’iter burocratico per la realizzazione dell’opera fu contrastato e
complesso, solo l’8 dicembre 1890
le Figlie della Carità hanno potuto
iniziare il loro servizio durato ininterrottamente sino al 31 gennaio
1970, quando dolorosamente si chiuse un’esperienza religiosa e
caritatevole di notevole importanza.
La Dame della Carità organizzatesi nel 1941, in un momento tragico
della storia italiana, hanno continuato
l’opera dei pionieri con la formazione
del gruppo di Volontariato Vincenziano tutt’ora presente a Massafra.
La commemorazione si è conclusa con l’intervento del Vescovo
che ha ricordato la Summa per la
salvezza delle anime di San Vincenzo
de’ Paoli nelle “cinque pietre di
Davide” e cioè: semplicità, umiltà,
mansuetudine, mortificazione e zelo.
La serata è terminata con la benedizione della sede e lo scoprimento
di una lapide in memoria di Lina
Pelillo Casulli, già presidente del
gruppo delle Volontarie Vincenziane.
Il secondo momento celebrativo
è stato vissuto il 28 maggio 2012
con lo scoprimento di una lapide
commemorativa del settantesimo
dell’istituzione dell’Organizzazione
Vincenziana 1941- 2011, nella cappella di Sant’Antonio Abate , accanto
all’antico Ospedale Pagliari, sede
iniziale del servizio e della formazione spirituale della Famiglia Vincenziana.
Subito dopo, nella Collegiata di
S. Lorenzo Martire, è stata celebrata
una Santa Messa di solidarietà, presieduta da S.E. Monsignor Fragnelli.
La partecipazione corale ha reso
vivo e profondo l’evento, perché il
“fare memoria”, come è stato sottolineato, ha assunto un valore
“sacramentale” poiché ha riportato
alla mente e al cuore dei presenti le
grandi opere e le meraviglie che il
Signore compie anche attraverso strumenti scordati e fragili.
L’Amministrazione Comunale
ha sostenuto anche l’idea della realizzazione di un libro “ Dalle dame
alle volontarie vincenziane –
settanta’anni di un servizio di carità
1941 – 2011” che è stato distribuito
ai presenti ed inviato anche ad alcuni
gruppi della grande famiglia vincenziana.
Massafra. Panorama.
MOLFETTA - CATTEDRALE
La vita vale
di Nicla La Grezza
“Q
uanto vale la vita?...Tanto,
non ha prezzo! La vita vale
il passato, il presente e il futuro;
essa non è solo apparenza!...La strada buona è il rispetto totale dei diritti
di una persona”.
Sono solo alcune frasi
dell’omelia che don Gianni ha tenuto nella Cappella del Centro SocioSanitario residenziale della Lega
del Filodoro, dove il GVV Cattedrale di Molfetta ha voluto, come negli
anni scorsi, festeggiare la Santa
Pasqua con gli ospiti della struttura.
Il Gruppo, infatti, che continua
ad avere, come finalità prioritaria,
la disponibilità e la prontezza a “fare
rete” con le istituzioni e gli Enti
operanti sul territorio, è convinto
che, come “ vincenziane” e come
“cristiane”, si è chiamati a realizzare, con animo aperto e sincero, ogni
servizio capace di rispondere al co-
mando di San Vincenzo e di Santa
Luisa.
È per questo che da più anni
due consorelle, dopo aver frequentato un corso di preparazione organizzato dalla stessa Lega del Filodoro, prestano servizio nel Centro
Socio-Sanitario affiancando gli operatori titolari attivi nel promuovere
quelle attività socio-ricreative finalizzate all’inclusione e alla promozione dei valori dei singoli ospiti
per i quali sono in atto terapie di
riabilitazione e di inserimento in
quanto sordo-ciechi e/ o pluriminorati psicosensoriali.
Insieme agli operatori titolari,
le nostre consorelle, impegnate a
lavorare con umanità e professionalità, non sui limiti, ma sulle potenzialità di ciascun ospite, ognuno dei
quali è una persona “speciale” che
deve essere aiutata a crescere, testimoniano come è sulla solidarietà
concreta che si fonda ogni atto edu-
cativo.
Ogni giovedì sono amorevolmente vicine ai ragazzi che il giorno
prima, accompagnati dagli educatori
titolari, hanno provveduto ad acquistare il necessario presso un grande
supermercato, per realizzare torte
dolci o salate che loro stessi venderanno nel Bar della struttura il giorno
successivo.
Insieme a tutti i volontari ed
agli educatori, le consorelle, con i
loro gesti animati da sentimenti di
pacatezza, di dolcezza, di competenza, di reciproco aiuto e di rispetto
per la vita, mettono in atto quelle
finalità che contribuiscono alla crescita delle finalità del Gruppo di
Volontariato, testimoniando in tal
modo concretamente che è nostro
compito realizzare quel “cenacolo
di ascolto”, di condivisione della
Parola del Signore la quale si specchia soprattutto nel “povero”, nel
“misero”, nel “diverso”.
22
NOTIZIE
daiGRUPPI
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
PALO DEL COLLE
L’
1594 – 2011: 417 anni
di storia d’Amore e Carità
11 maggio 2012, nella gremita
sala teatro “Santa Scorese” della Casa di Riposo S. Vincenzo de
Paoli in Palo del Colle (BA), è stato
presentato il libro di Angelo Quatraro: Da Convento dei Cappuccini
a Casa di Riposo “San Vincenzo
de’ Paoli”.
È la 13ª opera dell’Autore che
va ad arricchire la sua collana di
libri di storia locale dal titolo: “Vi
La storia delle Figlie della Ca- quello di queste donne, ma anche
racconto Palo del Colle”.
rità, presso l’ex Convento dei Cap- delle Mariane, adulte e giovani,
L’autore, al tavolo dei relatori, puccini, iniziò nel 1876, quando a delle Volontarie Vincenziane e delle
era affiancato da: Michele Terliz- Palo arrivarono tre suore francesi, Dame di Carità, alle quali Lucia
zese, Presidente della
Casa di Riposo, Suora
Consigliera Adele
Capurro, che ha sostituito la Visitatrice
della Carità suor Rosaria Matranga, l’ins.
Porzia Mugnolo, il
dott. Giovanni Fiore,
il Sindaco di Palo del
Colle ing. Domenico
Conte, Lucia Tedesco
Responsabile Nazionale dei Progetti del
G. V. V. A. I. C. Italia
e la coordinatrice ins.
Mariella Moraglia.
Segretaria Regionale
dei GVV Sez. Puglia.
La
storia
dell’attuale Casa di
Riposo affonda le sue
radici nella storia del
Il tavolo dei relatori nella Sala Teatro della Casa di Riposo S. Vincenzo de’ Paoli.
“Convento dei
Cappuccini” sorto in
Palo fuori le mura nel 1594.
precisamente suor Dumas, suor Tedesco ha ricordato che la capacità
I frati Cappuccini, che inizial- Bandin e suor Bayle.
di progettazione, l’empowerment,
mente erano 15, si prodigarono per
Quelle pietose creature, nel cor- tanto auspicati nella società di oggi,
i bisogni della popolazione palese so di circa 150 anni, sono diventate è stato il metodo seguito da S. Vinfino al 1860, quando, con l’Unità maestre di miracoli nel fondare, con cenzo de Paoli già nel 1617.
d’Italia, molti Conventi furono piccoli mezzi, monumenti di civiltà
Tante, quindi, le esperienze vischiusi.
e carità cristiana. Straordinarie sono sute nel servizio gratuito, tanti gli
Da quel momento inizia un lun- state le loro virtù nell’accogliere, uomini e le donne che hanno messo
ghissimo periodo di storia di amore condividere, amare, donare, ospitare a disposizione della Casa tempo e
e carità documentata ma non com- ed educare; infatti, col passare degli competenza ma tanti, anche, i perimentata, come ci tiene a precisare anni, il Convento dei Cappuccini, odi bui e difficili.
l’Autore, che nel libro ha dato am- come ampiamente testimoniato daIl libro di A. Quatraro è stato
pio spazio alle Figlie della Carità gli illustri relatori intervenuti, è voluto fortemente dalla Madre Suma anche a tutta la Famiglia Vin- diventato Ospedale, Ricovero di periora Suor Agata Saltarelli, perché
cenziana: i Gruppi di Volontariato mendicità, Casa per Orfanelle, Asilo la “carità” che aleggia nella Casa
Vincenziano, ex Dame della Carità, Infantile “A. Ferranti Aporti” e oggi sia conosciuta dai Palesi e dalle
l’Associazione della Medaglia Mi- dignitosa Casa di Riposo per perso- generazioni future, per essere quel
racolosa, le Figlie di Maria, le gio- ne sole e anziani.
faro sempre luminoso punto di rifevani Mariane.
Un ruolo importante, dunque, rimento per tutti.
Il libro si fregia
anche della present a z i o n e
dell’Arcivescovo S.
E. Mons. Cacucci il
quale ha scritto:
“Davvero una storia
che fa onore ai palesi,
perché l’amore del
Signore è stato da
loro accolto e fatto
fruttificare. Sfogliando le pagine di
questo libro, ho colto
le meraviglie che Dio
ha operato tra questo
suo popolo”.
Quest’ultimo
concetto è stato ripreso a fine serata
dalla suora ConsiTra i presenti Padre Michele Natuzzi, Lina Mininni V. Pres. Prov, Paola Ciriello V. Pres.
gliera Adele Capurro
Reg., le volontarie di Palo, Modugno e Bitonto.
che ha invitato i pre-
senti a elevare la mente e il cuore
a Dio Creatore, che è anche e sempre Amore e infinita Carità.
MODUGNO
Una nuova
volontaria
vincenziana
di Anna Longo Massarelli
I
l 24 u.s. il Gruppo di Volontariato Vincenziano di Modugno
si è arricchito di una nuova volontaria: Maria Gidiuli Sciacovelli.
Avvenimento comune in
tutti i Gruppi, si potrebbe dire,
perché non è raro che una nostra
amica diventi volontaria vincenziana. Ma ciò che distingue
l’ingresso di Maria nel volontariato è il fatto che nessuna di noi
l’ha sollecitata.
Maria, insegnante a Modugno per trent’anni, pur residente
a Bari, ha sempre privilegiato il
nostro paese svolgendovi attività
culturali extra-scolastiche e dedicandogli alcuni scritti.
Ed ecco il suo avvicinarsi a
noi e chiedere umilmente di entrare nella famiglia vincenziana.
Con serietà e amore ha maturato un percorso di circa due
anni nell’associazione, e finalmente con una grande gioia, che
ha investito anche la sua famiglia, ha ricevuto i simboli del
volontariato.
La cerimonia, durante la
messa cantata è stata officiata
dal vice parroco don Bruno e
assistita dalla presidente provinciale Mariella Moraglia e dalla
responsabile del gruppo Gianna
Tangorra.
Il tutto si è svolto ordinatamente con una ricchezza di simboli all’offertorio, dalla lucerna
ai viveri per i poveri, e in
un’atmosfera commossa e gioiosa, perché una nostra sorella aveva mostrato fortemente di voler
vivere la carità di Cristo impegnandosi a sollecitare “la promozione umana e cristiana dei più
poveri”.
Alla fine, molti fedeli presenti si sono avvicinati alla maestra, che conoscono da anni, e
le hanno augurato buon cammino.
Anche questo ci ha dato gioia.
NOTIZIE
daiGRUPPI
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
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MOLFETTA, 23 maggio 2012
Incontro di Padre Teclemicael Tekeste,
con le Vincenziane di Santa Teresa
di Marisa Carabellese
“N
on è ben fatto prendere il
pane dei figli per darlo ai
cagnolini”, è la risposta apparentemente dura di Gesù alla Cananea che
lo implora per la guarigione della
figlia. La donna non si scoraggia,
“dici bene, Signore, ma anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla mensa dei padroni.” “ O
donna, grande è la tua fede! Sia fatto
come desideri” (Mt, XV. 21-28). Questo straordinario dialogo ha suggerito
la risposta a Padre Teclemicael, più
semplicemente Padre Micael, Missionario vincenziano eritreo, quando
una signora durante un incontro in
un’altra città, protestava per gli aiuti
chiesti dal Padre per i bimbi eritrei,
obiettando che i poveri ci sono anche
da noi.
È venuto a trovarci a Molfetta,
Padre Micael, rispondendo all’invito,
a nome di tutto il gruppo vincenziano
di Santa Teresa, espressogli dalla
Responsabile, Ezia Gadaleta. Si volevano notizie dei bambini, assegnatici come gruppo e singole vincenziane, anni fa adottati a distanza.
Padre Micael ci ha raccontato della
situazione in Eritrea, e dell’impegno
dei Vincenziani nell’aiutare la popolazione, con aiuti sia economici che
in natura. Padre Micael in un passato
recente ha inviato nove container
ciascuno contenente 125 quintali di
pasta e indumenti e medicinali, attualmente non ha potuto inviare container perché la procedura è cambiata.
Le offerte e le quote per le adozioni
vengono portate direttamente dai
Missionari o inviate tramite Banca,
solo così si è sicuri che giungano a
destinazione.
Ci ha mostrato filmati e fotografie, il cordialissimo Padre, che parla
molto bene l’ italiano, e ciascuna di
noi ha potuto constatare, come, pur
nella nostra attuale situazione di crisi
a livello nazionale, i “cagnolini”,
questi dolcissimi bimbi, hanno diritto
almeno alle nostre briciole.
Suor Annunziata, una Suora
vincenziana dirige l’orfanotrofio di
Hebo, che accoglie dai 35 ai 40 bambini, fino ai tre - quattro anni, rimasti
orfani di madre alla nascita e che
tornano poi con l’altro genitore. I
bambini, questi piccoli che ci interpellano dalle foto con i grandi occhi
malinconici, sono nutriti, vestiti, ac-
cuditi, giocano e hanno affetto e protezione. Il filmato ci ha mostrato
anche il loro “Progetto Merenda”,
dove i bambini dei villaggi vicini,
che non hanno niente da mangiare,
trovano nella Missione almeno la
sicurezza di un pasto al giorno, pasta
scondita, mangiata con le mani, ma
pur sempre una risorsa essenziale per
la difficoltà della loro vita quotidiana.
Abbiamo deciso di mandare le
nostre quote all’Orfanotrofio di Hebo.
L’incontro si è concluso gioiosamente con i dolcetti offerti dalla
nostra carissima e sempre attiva vincenziana Lucia Massari che ha festeggiato con noi i suoi “giovani”
novant’anni.
Per chi volesse mettersi in contatto con Padre Micael la sua e-mail
è [email protected].
ANDRIA
I G.V.V. a San Gerardo Maiella
di Anna Loliva
I
l 22 maggio u.s. alle ore sette, con
gli occhi di sonno e la gioia di esserci,
25 fra consorelle e simpatizzanti,
compreso qualche marito ed il nostro
padre spirituale don Leo abbiamo intrapreso il pellegrinaggio conclusivo
ed abituale del mese di maggio. Avevamo accettato la scelta del santuario
di san Gerardo a Materdomini, provincia di Avellino, perché le novità ci
stuzzicano e per molte di noi era una
novità. La presidente aveva portato
con se tanti fogli di ricerca su questo
santo missionario. Così abbiamo appreso che eravamo diretti sull’Alta
Valle del Sele, che Materdomini si
riferisce ad una antica statua della
Madonna in preghiera con sembianze
giovanili ,vestita di rosa e con manto
azzurro, trovata in quei luoghi da alcuni
pastori. Fino al 1700 Materdomini è
stata una piccola frazione costruita
intorno al tempio dedicato alla Madre
del Signore, nel 1754 nel convento dei
frati redentoristi fondato in quella zona
da Sant’Alfonso Maria de Liguori giunse Gerardo Maiella. Egli si dedicò con
tanta dedizione ai poveri della zona
che, dopo la sua morte, avvenuta il 16
ottobre 1755 alla giovane età di 29
anni, consumato dalla tisi,la fama di
santità si diffuse celermente. Il 29
gennaio 1893 fu beatificato a Roma
da Papa Leone XIII, i pellegrini che
accorrevano alla sua tomba erano
tantissimi cosicché i redentoristi ampliarono il tempio dedicato alla Madonna. L’undici dicembre 1904 fu
santificato da Papa Pio X. Il 1974 fu
eretto un nuovo Santuario neoclassico
a croce latina e a tre navate ma il terremoto del 1980 distrusse tutto e solo
nel 2000 fu riaperto al culto un nuovo
Santuario di fantasiosa architettura .San
Gerardo viene nominato il santo delle
mamme e dei bambini, tante sono le
nascite miracolose tanti i bambini nati
rivolgendo a Lui preghiere. Grande è
stata la nostra meraviglia entrando nella
SALA DEI FIOCCHI: è una grande
stanza con le pareti tappezzate da migliaia di fotografie di bambini di tutte
le zone dell’Italia e del mondo, nati
per intercessione di Gerardo; fiocchi
azzurri e rosa scendono a centinaia dal
soffitto, scarpette, vestitini giocattoli,
bomboniere e quant’altro fa pensare a
parti felici .
Ascoltando la lettura della vita di
questo umile fratello converso , vissuto
in santità, mentre intorno a lui avveni-
vano strani prodigi e pregando poi la
Madonna e santa Rita con i grani del
rosario,il viaggio ci è sembrato breve.
Giunti al santuario siamo stati accolti
da una guida che ci ha accompagnato
lungo un percorso museale illustrando
la vita e le opere del santo. Poi nella
chiesa abbiamo partecipato alla Santa
Messa concelebrata da don Leo e un
frate redentorista, quindi ci siamo recati,sotto un po’ di pioggia che non ha
tolto nulla al paesaggio ubertoso che
da ogni parte si presentava a tutti noi,
alla casa del pellegrino per una colazione molto gustosa e così ristorati ,
lasciato San Gerardo abbiamo proseguito per Caposele percorrendo, fra
querceti il terrazzo panoramico sino al
grandioso acquedotto pugliese dove
abbiamo visitato gli impianti di pompaggio. Una giovane guida ci ha accompagnato alla visita di un museo
Leonardiano di recente istituzione e
percorrendo la sala esposizione delle
macchine, fedele copia di quelle che
Leonardo dedicò all’idraulica, ci siamo
così immersi in un passato tutt’ora
attuale.
È stata una giornata meravigliosa
trascorsa nella pace e nella tranquillità
di un luogo incantevole, dove la cultura
si associa alla fede e alla natura.
24
NOTIZIE
daiGRUPPI
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
BITONTO
Il GVV presenta il libro: “Le opere
di San Vincenzo de’ Paoli a Bitonto”
I
l giorno 19 marzo u.s., nella sala
degli specchi del Comune di Bitonto, si è svolta la cerimonia di
presentazione del libro “le opere di
San Vincenzo de’ Paoli a Bitonto”
(1852 – 2012) frutto di un assiduo
lavoro di ricerca effettuata dalla
consorella Angele Ranieri Cuonzo,
curato dal Dott. Michele Muschitiello e dal giornalista Marino Pagone.
Il libro ha avuto l’onore di avere
la presentazione di S.E: Monsignor
Francesco Cacucci, Arcivescovo di
Bari – Bitonto, del Vescovo di
Rreshen – Mirdita – Albania P.
Cristoforo Palmieri missionario
Vincenziano, dell’insostituibile P.
Michele Natuzzi e della Presidente
del Gruppo Piera Rutigliani Carbone.
Al tavolo dei relatori erano
presenti: dott. Pasquale Minunni
Commissario prefettizio del Comune
di Bitonto, Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto; l’avv.
Stella Sanseverino Perrini consigliera Pari Opportunità della Provincia di Bari, Paola Santarelli Ciriello Vice presidente Regionale del
G.V.V. Puglia, Padre Pasquale Rago
padre spirituale del gruppo, Suor Rita
Blasi Figlia della Carità, Piera Rutigliani carbone Presidente del Gruppo
di Bitonto.
Dopo il saluto del Commissario
Prefettizio dott. Minunni che ha avuto
parole di elogio per il gruppo e gli
intervenuti, il dott. Pagano ha ceduto
la parola alla Vice Presidente Regionale dl G.V.V. Paola Ciriello che ha
approfondito il concetto come il nostro obiettivo è la promozione umana
e cristiana della persona e la lotta
alle cause della povertà. Il nostro
metodo d’incontro con il fratello nel
suo ambiente di vita con interventi
che siano capaci di suscitare il potere,
la forza di riprendere in mano la sua
vita quello che oggi si chiama Empawerment
I poveri di oggi possono essere
i nostri vicini di casa, persone normali che hanno vissuto una vita dignitosa, ma che ora si trovano in
difficoltà o perché fruitori di pensioni
insufficienti o per essere usciti dal
mondo del lavoro a causa della crisi.
A questo si aggiunge la vergogna, la depressione, la mancanza di
fiducia, la mancanza di speranza.
L’intervento dell’
avvocato Stella Sanseverino è stato efficace
perché ha messo in risalto la figura della
donna oggi. La lungimiranza di S. Vincenzo
lo aveva già fatto quattrocento anni fa quando
aveva formato la prima
“Confraternità della
Carità”, poi “Dame della
Carità” che aveva affidato ad una donna eccezionale Santa Luisa de
Marillac., figura predominante nella vita e nelle
opere di S. Vincenzo de’
Paoli.
Il missionario Vincenziano Padre Pasquale
Rago ha messo in evidenza che Bitonto, a
buon diritto, può chiamarsi
“Città
vincenziana” per il numero considerevole dei
missionari e delle Figlie della Carità
cui ha dato i natali elencandoli uno
per uno, facendo cenno anche ad
FRANCAVILLA FONTANA
La carità vincenziana come…
la leggenda dell’Acanpesce
di Livia Ippolito Martucci
I
n un incontro di formazione sulla
“Teologia e Spiritualità Vincenziana” il nostro padre Spirituale
Mons. Alfonso BENTIVOGLIO
ha paragonato questo tormento di
Carità che si agita nell’animo della
Vincenziana a quello
“enorme animale che sbuffando sott’acqua si agitava….
d’improvviso le acque del lago
divennero più scure e si gonfiarono, mille bollicine salivano sulla superficie, seguite da
uno strano rumore…. alla fine
accadde che….
fu in quel momento che mi venne in mente di chiamarlo
ACANPESCE, l’animale che
una volta o l’altra tutti vorremmo vedere ed ora, nel mio sogno, potevo rimirare”.
È la Carità Vincenziana che
ribolle nell’animo, che non dà tregua e che nel momento in cui pren-
de forma, sembra tradursi in leggenda, quasi una realtà mista a fantasia e che ognuno di noi vorrebbe
in tal modo vedere concretizzata.
Dal momento in cui la Vincenziana incontra il fratello nel bisogno
non si dà pace, quel fratello entra
nel suo animo, e nella sua mente
come un chiodo fisso, alla ricerca
della parola giusta, della via giusta
perché quel fratello possa uscire da
quella condizione.
Nasce
come
una
“corrispondenza di amorosi sensi”
direbbe il poeta, che passa attraverso i lumi del Santo Spirito, per cui
diventa spontaneo andarlo ad incontrare ed essere accolti con:
“Ci v’è mannatu?!”
“Vi stavo aspettando!”
quasi come una luce, che è Luce
Divina, Luce dello Spirito Santo,
ed insieme quel percorso diventa
preghiera e porta quel fratello a
Dio.
Ma è anche quel fratello che
porta le Vincenziane a Dio, quando
insieme si intraprende un percorso
che aiuti a spianare una strada, superare degli ostacoli, e non è raro
il caso che quel fratello dia poi una
mano per aiutare ancora un altro
fratello nel bisogno!
Quelle mille bollicine, quello
sbuffare sott’acqua stanno a significare l’agitarsi dell’animo delle
Vincenziane per superare i muri
degli ostacoli, anche quelli che molto spesso la società nella quale siamo tuffati, con le sue variopinte
luminarie, oppone e rischia di metterci fuori strada.
Le Vincenziane hanno comunque una forza interiore straordinaria, quella che deriva dai Lumi del
Santo Spirito che è Luce Divina, il
cui percorso è indicato dalla preghiera che si traduce poi in azione.
“Amiamo Dio, fratelli, amiamo
Dio, ma che ciò avvenga a spese
delle nostre braccia e col sudore
della nostra fronte”. (San Vincenzo
de Paoli).
alcune suore presenti in sala
La Presidente Piera Rutigliani
Carbone ha messo in risalto quanto
è stato fatto e quanto giornalmente
viene realizzato dal Gruppo.
Il dott. Muschitiello ha evidenziato l’opera di tutta la famiglia
vincenziana nei 160 anni di attività.
Le Figlie di Maria, la Conferenza di
san Vincenzo di Federico Oznam,
richiamando alla memoria l’opera
grandiosa delle Suore Figlie della
Carità venute dalla Francia nel 1852
come si evince dalla lettura del libro.
S.E. L’arcivescovo Francesco
Cacucci si è detto soddisfatto per il
lavoro che il volontariato vincenziano
svolge a Bitonto. “L’amore è inventivo all’infinito” diceva S, Vincenzo. Che questo amore inventivo
ci porti ad inventare sempre nuove
strade per raggiungere tanti nostri
fratelli e nostre sorelle poveri.
Il momento più significativo è
stato quando Suor Rita Blasi ha invitato tutti ad alzarsi in piedi per
ascoltare la preghiera dei vincenziani
che ella, con grande devozione e
austerità, magistralmente ha recitato.
Interessato e numeroso il pubblico, da segnalare la presenza della
segretaria regionale Mariella Muraglia. Della Presidente Provinciale
Lina Tullo, della Presidente del
Gruppo di Studio Giovanna Gadaleta
e le Presidenti dei vari Gruppi dei
Paesi limitrofi e delle diverse Associazioni.
La presentazione di questo libro
è servita a rinnovare il ricordo del
lavoro svolto nei 160 anni di attività
dei nostri predecessori dandoci la
carica indispensabile perché la nostra
fiaccola vincenziana diventi sempre
più vitale e rigogliosa.
NOTIZIE
daiGRUPPI
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
25
BARLETTA
Happening del Volontariato 2012
di Michele Giannella
S
abato 19 maggio si è tenuto a
Barletta la quinta edizione
dell’Happening del Volontariato della
BAT. In mattinata c’è stata una conferenza dal titolo “Volontariato é
educazione” moderata da Rosa Franco
presidente del C.S.V. “San Nicola”,
e con la partecipazione di 4 giovani
da un minimo di 17 anni ad un massimo di 26 accompagnati dal loro
responsabile Alessandro Di Carlo.
Questi ragazzi, che all'inizio mi sono
apparsi dei normalissimi giovani impegnati nel volontariato, in realtà hanno portato a noi la loro esperienza di
tossicodipendenza vissuta dalla tenera
età di 14 anni. È stato davvero commovente, credetemi… dopo averli
ascoltati ho messo da parte il concetto
limitativo di normalità per associare
loro quello di uomini, di eroi. Della
loro sventura hanno saputo fare un
tesoro, nel recupero della loro stessa
esistenza, del rapporto con la famiglia
e con gli atri. Erano davvero da ascoltare. Lodevole l’operato dei responsabili tutti presso la Cooperativa sociale “l’imprevisto” di Pesaro da dove
i ragazzi provengono.
Nel pomeriggio invece siamo
stati presso lo stand a noi assegnato.
È stata un’occasione per farci conoscere, a chi visitava l’evento e a chi
come noi opera nel settore del volontariato nei più svariati ambiti. Era
presente il gruppo di Barletta ovviamente, numeroso, e ci hanno fatto
visita quello di Andria e di Trani.
Verso le 20.00 circa un gruppo di
giovani ha allietato la serata con della
musica live… è stata davvero una
festa del volontariato! Lodevole è
stata l’organizzazione da parte dei
responsabili del C.S.V. San Nicola
che ringraziamo. Buon lavoro a tutti.
TARANTO
OSTUNI
Una notizia che
non fa notizia
Taranto. Duomo di San Cataldo.
di Laide Malagrinò
P
er poter costruire, c’è bisogno di
piccoli gesti di amore, di attenzione, di solidarietà, nei confronti di
chi ci sta intorno, senza ricercare il
proprio interesse, promuovendo invece la collaborazione e il benessere
di tutti.
Il nostro impegno di volontari,
non deve essere assolutamente un
evento eccezionale, ma una scelta
continua, visibile ogni giorno, perché
più che convincere gli altri a grandi
imprese, è testimoniare la nostra fede
con piccole scelte di coerenza.
A questo proposito non possiamo fare a meno di raccontare un
piccolo grande gesto realizzato dalla
Presidente del Centro Servizi Volontariato di Taranto da noi interpellata,
la quale, per soddisfare la nostra
richiesta, a proprie spese, ha offerto
quotidianamente la merendina ai ragazzi che frequentano il corso di
recupero scolastico del Gruppo di
Volontariato Vincenziano Sant’ Antonio di Taranto.
Il suo è stato un gesto che ha
sorpreso e commosso tutti.
A questa bella e generosa iniziativa va la nostra ammirazione, il
nostro rispetto e il nostro GRAZIE.
Con un piccolo gesto d’amore
si è potuto generare un rinnovamento
delle relazioni interpersonali e sociali
orientandole alla ricerca del bene
dell’altro.
Questi sono piccoli ma grandi
gesti che raccontano le caratteristiche
tipiche di tutti i volontari, capaci di
donare il proprio cuore con semplicità e umiltà per crescere insieme
nell’amore di Cristo, aprirci alla vita
e costruirla bella per tutti.
Natale è…
di Sandra Tanzarella
R
iesce sempre più difficile educare gli alunni della Scuola Primaria
al vero significato del Natale.
Reclame televisive, cartelloni pubblicitari attraenti e ipermercati ci
bombardano di panettoni, pandoro e ogni latra leccornia, mentre luminose
vetrine espongono giocattoli di ogni tipo e sempre più tecnologicamente
avanzati.
Il Natale vissuto in maniera consumistica,come corsa agli acquisti
sfrenati,stride con la sua vera essenza, cioè la nascita di Gesù Bambino
che, ancora oggi, ha tanto da insegnare.
Proprio dagli occhi teneri di quel Bambino povero, nato in una
mangiatoia, noi educatori dobbiamo partire per parlare ai bambini di
oggi, offrendo messaggi culturali, affettivi, sociali adeguati affinché
ciascuno sviluppi la sensibilità verso gli altri e attenzione ai bisogni
dei più deboli.
Partendo da questa dimensione di solidarietà,gli alunni delle classi
V D e V F della Scuola primaria Giovanni XIII di Ostuni si sono
impegnati in una raccolta di generi alimentari da donare all’Associazione
delle Vincenziane della città.
Così 50 piccoli alunni, coordinati dalle loro insegnanti, Sandra
Tanzarella e Maria Marzio, hanno organizzato il pranzo di Natale per
le persone meno fortunate, raccogliendo numerosi generi alimentari.
Qualche giorno prima delle vacanze natalizie, alla presenza di alcuni
genitori che hanno condiviso il messaggio educativo che la scuola ha
fatto vivere ai propri figli, i viveri sono stati consegnati alla Presidente,
sig.ra Angela Melpignano e alla sig,ra Angela Ciola, attivissima socia
della sezione di Ostuni .
Le Vincenziane hanno molto apprezzato questo gesto di solidarietà
dei bambini e la generosità delle loro famiglie che hanno partecipato
all’iniziativa.
Sempre nel periodo natalizio, la locale sezione AVIS.ha donato 15
pacchi viveri, destinate alle famiglie assistite dalle Vincenziane, in
memoria di un loro socio, sig. Renato Maresca, coniuge di un’aspirante
socia vincenziana.
Un altro nobile gesto di solidarietà è stato compiuto dall’assessore
comunale Agostino Buongiorno che ha devoluto la somma del premio
“Cavalcata di Sant’Oronzo” vinto da lui e da un suo amico.
A tutti i promotori di queste iniziative va il vivo ringraziamento
della nostra Associazione che ha potuto sostenere, con maggiore incisività,
le necessità dei suoi assistiti.
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NOTIZIE
daiGRUPPI
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
SAN PIETRO VERNOTICO
1912/2012: il Gruppo di Volontariato Vincenziano compie Cento Anni
Il centenario dell’associazione: impegno
e costanza nell’aiuto dei bisognosi
da una Volontaria
I
l 26 maggio 2012 il Gruppo di
Volontariato di S.Pietro Vernotico, istituito ufficialmente dal 26
aprile 1912, per iniziativa dell’allora
Vescovo della nostra Diocesi di Lecce Mons. Gennaro Trama, ha festeggiato il Centenario della propria
presenza in loco.
Cento anni di attività
dell’Associazione che vanta una
storia e una tradizione di grande
impegno a vantaggio della comunità
della cittadina pugliese. La carità è
il faro guida e il filo conduttore della
missione di noi vincenziane, tema
sempre attuale dibattuto e scandagliato costantemente in occasione
di tutti i successivi incontri nel corso
di questo secolo di cammino, al fine
di tener fede agli intenti programmatici del Nostro fondatore San
Vincenzo de’ Paoli.
La giornata è stata scandita dalla
Santa Messa alle ore 9.00 presso la
suggestiva e preziosa chiesa di San
Pietro Apostolo - la stessa che nel
1912 ha accolto le prime consorelle
che si riunivano in assemblea - concelebrata da Padre Biagio Falco, dal
nostro assistente spirituale Don Benedetto Strumiello e da Mons. Vincenzo Marinaci e alla quale ha partecipato il Sindaco e ha visto riunite
molte consorelle della provincia di
Brindisi: Mesagne, Francavilla,
Brindisi e Ostuni e la presidente
della Provincia di Lecce nord Franca
Gallo. Nel corso della S. Messa tutte
le Volontarie hanno rinnovato l’atto
di impegno.
Alla Santa Messa è seguito un
momento conviviale nella splendida
cornice di “Villa Donna Adriana”,
dopo il quale si è dato inizio ai lavori.
Moderato da Maria Rita Cianciaruso, Presidente del Gruppo locale, il convegno ha visto gli interventi dei relatori: Padre Biagio Falco
che ha esortato le volontarie ad essere sempre più in prima linea; la
Vice Presidente Nazionale per il
Sud Rosalba Gargiulo e la Vice Pre-
sidente Regionale Marisa Caputo,
in rappresentanza della Regionale
Anna Maria Fedele Pellegrino, che
hanno posto l’accento sulla necessità
di intensificare la collaborazione
con le istituzioni del territorio e di
valorizzare sempre più le risorse
locali; la Presidente Provinciale Elvira D’Agostino che con il suo nostalgico e commovente interventotributo ha voluto ricordare le presidenti
succedutesi negli anni
scorsi.
Sono seguiti gli
interventi di alcuni
convenuti tra i quali in
rappresentanza delle
istituzioni il sindaco
Avv. Pasquale Rizzo; il
Preside Prof. Cesare
Augusto Marangio,
storico locale, che ha
accettato di dedicare il
proprio prezioso tempo
e nell’aiutarci a realizzare il volume celebrativo del Centenario:
“Le Dame di San Vincenzo de’ Paoli. Gruppo di Volontariato
Vincenziano. San Pietro
Vernotico 1912-2012”,
un’opera di ricostruzione del cammino costante e progressivo
dell’ente caritativo attraverso due conflitti
mondiali, attraverso
periodi di disordini e
rivolte sociali - svolta con rigoroso
lavoro di studio documentario dei
verbali storici dell’associazione,
grazie al quale è stato possibile ripercorrere la vita della nostra comunità nel periodo 1912-2012 e dal
quale emerge la costante e caparbia
presenza del nostro Gruppo sino ad
oggi.
MOLFETTA CATTEDRALE
Dare voce alle inquietudini
di Nicla La Grezza
U
n nutrito gruppo di volontarie
del GVV Cattedrale, insieme
ad altre della Parrocchia Santa Teresa di Molfetta e ai nostri amici
simpatizzanti e sostenitori delle
nostre iniziative, si reca mensilmente nel Carcere Femminile di Trani
per incontrare le ospiti, per confortare le loro solitudini e le loro inquietudini.
Si è infatti convinte che il nostro “servizio-missione” costituisce
quella rete necessaria a cui tante
detenute si aggrappano per non soccombere.
Lì, infatti, nel corso degli anni
durante i quali si è effettuato il servizio, abbiamo incontrato ospiti di
tutte le età che portano il segno
indelebile della condanna e che, pur
impegnandosi in lavori artigianali,
sono ancor più sole perchè non sempre “ascoltate” da coloro che operano all’interno delle mura carcerarie.
La presenza di chi, come noi,
è estraneo a quel mondo, condiziona
positivamente le ospiti e introduce
un clima di serenità accentuato anche dal fatto che la nostra visita non
si limita solo al dialogo con ognuna
di loro, alla raccolta delle confidenze e dei desideri, ma anche a riflessioni e incoraggiamenti che il nostro
assistente spirituale non manca di
elargire o a piccoli spettacoli in
vernacolo che un gruppo di attori
di una compagnia che opera nella
nostra città e che apprezza il nostro
servizio, non manca mai di offrire.
Insomma da parte di tutti si
cerca di dare speranza e fede a loro
che, abbattute e molte volte depresse
per l’assenza di parenti o dei figli,
per la mancanza di una parola amica, di un incentivo di fiducia, di un
abbraccio fraterno e famigliare, possano risalire la china e far proprio
l’input che don Gianluca ha comunicato nell’incontro ultimo: la
“maschera” che forse un po’ tutti
portiamo sul viso non solo nel periodo di carnevale, ma tutto l’anno,
deve essere abbandonata per dar
luogo alla trasparenza del nostro
sguardo, alla umanità e al desiderio
di dare valore al dolore che riesce
a trasformare l’animo.
NOTIZIE
daiGRUPPI
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
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BARI
Incontro con Marina Costa,
vice presidente del G.V.V.
di Antonella Caroli
M
ercoledì 28 marzo, presso la
sede di Bari del Volontariato
Vincenziano, in via Perrone 19, è
venuta a trovarci Marina Costa. Siamo subito responsabilizzate ad esaminare due tematiche fondamentali
per la riuscita del nostro operare:
l’indebolimento nell’identità Vincenziana e la Spiritualità.
Spiritualità.
Gesù ha promesso che lo Spirito
Santo ci avrebbe guidati in ogni
“verità” ( Giovanni 16.13 ). Parte di
questa verità significa prendere le
cose di Dio e applicarle alla nostra
vita. Permettiamo così allo Spirito
Santo di controllare la nostra vita.
La Santità consiste nella personale
conformazione a Cristo mediante la
Carità.
L’azione di San Vincenzo partiva da un’analisi del Vangelo, la
sua azione era legata ai bisogni degli
uomini e di tutta l’umanità. Ecco
cos’è la Spiritualità dell’azione: il
passaggio tra contemplazione e azione.
San Vincenzo e Santa Luisa
sono stati e sono due testimonianze
di costanza tra la parola di Dio e la
contemplazione. Nei nostri gruppi
la formazione e l’organizzazione
sono due punti che facciamo percorrere su due basi diverse. San Vincenzo ci dice che la preghiera non
deve essere separata dall’azione, ma
deve essere fatta in un momento
speciale. In ogni decisione che dobbiamo prendere deve corrispondere
l’insegnamento di San Vincenzo. A
questo punto, Marina Costa ci affianca l’esempio di una Vincenziana
che ha avuto modo di dire la sua
quando a Roma c’è stato l’arrivo
numeroso degli zingari, e operare
per loro e per la loro sistemazione
era un compito del G.V.V. La signora si preoccupava dell’arrivo di questa gente che poteva portare dei disagi ai cittadini romani,
considerando che non si era preparati
ad accoglierli per mancanza di organizzazione e disponibilità. In questo
modo, viene a mancare un argomento caro a San Vincenzo, quello della
CENTRALITA’ DELL’UOMO. Il
legame fra azione e spiritualità è
molto importante!
Indebolimento nell’identità
Vincenziana
Bisogna assolutamente evitare
che avvenga, è una vera forca per il
Gruppo, che diversamente finirà per
soffocare. Dovete stare insieme per
amare la Carità di Cristo. Fare comunità non è facile, ma bisogna
riflettere insieme su questi pensieri,
bisogna reagire e coltivare la vita
interiore del Gruppo. Bisogna dare
un metodo. Si deve ascoltare di meno quello che “diciamo” noi, le nostre personali opinioni, e invece confrontarsi sempre con la Parola di Dio
e l’insegnamento di San Vincenzo.
Il servizio dei poveri deve essere un
buon servizio!
Marina Costa ci elenca tre modi
per fare questo, per “ fare bene il
bene”( San Vincenzo ).
1) Guardare la realtà con un
atteggiamento di preghiera e di ac-
dell’italiano emigrante ci può far
capire le loro esigenze. Comunque,
resta il fatto che molte volte
l’assistito non riconosce ciò che si
fa per lui, anzi avanza delle pretese
e diventa prepotente.
Prende la parola Suor Rita Blasi
e ci ricorda che San Vincenzo alle
Figlie della Carità ha detto che i
poveri sono pretenziosi, maleducati,
egoisti, sporchi, ma noi Figlie della
Carità siamo chiamate ad assisterli
e dare tutto quello che possiamo e,
condiscendenza ;dobbiamo avere
sempre uno sguardo di Fede. Dobbiamo sempre porci delle domande
di verifica del nostro operare, come
ad esempio: “ Come scopro Gesù?
“ ; “ Il Cristo è nel povero, cosa ci
comunica attraverso i bisogni del
povero?” ; “ Quali nuovi atteggiamenti ci sta chiedendo Gesù? “.
Se all’interno del Gruppo riusciamo a confrontarci, ne deriva
un’apertura alla conversione. Il legame tra la Spiritualità e quello che
vogliamo fare è la nostra conversione.
2) Aprirsi alla conversione, al
cambio che in noi dobbiamo attuare.
3) La disponibilità a condividere
il cammino spirituale. LA PREGHIERA DEVE ESSERE AZIONE
E CONDIVISIONE.
Purtroppo, è una realtà la difficoltà che c’è nei Gruppi a condividere il cammino spirituale.
Prima
di
parlare
dell’organizzazione all’interno dei
Gruppi, Marina Costa ci invita ad
esprimere le nostre opinioni su ciò
che è stato detto.
Isa D’Agostino, Presidente Cittadina, ci dice che la difficoltà a
relazionarsi con il diverso è una
realtà, ma ritornare al ricordo
quando ci sentiamo in difficoltà,
dobbiamo girare la medaglia. Non
bisogna fare distinzione di poveri;
non è facile servirli , ma dobbiamo
andare oltre, superare i limiti che ci
si presentano. Noi siamo chiamate
a dare!
Giovanna Gadaleta, presidente
regionale del Gruppo di studio, suggerisce di fare silenzio, donarsi un
attimo di riflessione propria, dopo
la preghiera che caratterizza l’inizio
di tutti i nostri incontri. La preghiera
deve lasciare delle tracce.
Marina Costa riprende la parola
e sottolinea che di fronte a questa
povertà sempre in aumento, ci deve
essere una buona organizzazione.
Anche San Vincenzo creava nuove
imprese per rispondere meglio ai
problemi urgenti. La signora Costa
ci propone vari suggerimenti per
riuscire in una più efficiente organizzazione. Uno di questi è imparare
a rendere presente la Spiritualità;
dobbiamo riunire più Gruppi durante
l’anno, per parlare di argomenti guidati per un cammino spirituale. Preparare le nuove volontarie: incontrarle una alla volta, trasmettendo il
nostro spirito, quello di San Vincenzo. Ci vuole formazione allo spirito
Vincenziano. Il Servizio delle Vin-
cenziane deve essere l’incontro personale con il fratello, non deve esprimersi solo attraverso la visita domiciliare, ma bisogna instaurare un
legame forte. I CENTRI DI ASCOLTO DEVONO ESSERE UMANI!
Il rapporto con il povero deve essere
personale e deve servire per educare
a costruire insieme. Dobbiamo considerare l’aiuto non come il modo
di colmare delle lacune che ci sono
negli altri, ma di aiutare a trovare le
capacità che l’altro ha. Sviluppare i
talenti. La relazione
deve essere concepita
come scambio reciproco, infatti i poveri,
diceva San Vincenzo,
sono i nostri maestri.
Con loro impariamo a rispondere ai
dogmi della vita. Dare
e ricevere : scambio
di esperienze.
Cambia in modo
radicale il concetto di
vedere la povertà, il
povero si presenta
come una persona che
porta qualcosa alla
società. La persona è
considerata per la sua
capacità e non per ciò
che non ha.
Bisogna abbandonare i vecchi concetti, dobbiamo
cambiare e fare concettualmente degli
spostamenti.
Marina Costa ce ne propone tre:
1) invito a passare dall’aiuto alla
reciprocità; ogni membro del Gruppo
ha qualcosa da dare e ogni destinatario ha qualcosa da insegnare. Ci
deve essere alleanza con i destinatari!
2) rivedere il concetto di bisogno, mutare il suo significato materiale. La promessa non deve essere
la meta, ma la capacità di far dire
all’altro “ Ho bisogno di te!”.
3) il terzo concetto da considerare è la valutazione che deve assumere un valore diverso. Valutare
vuol dire dare un valore aggiunto,
quindi valutiamo, nel senso stretto
della parola, la qualità dei nostri
rapporti. Possiamo diventare coordinatori insieme a Cristo.
Le parole hanno il loro potere
in quanto trasmettono degli atteggiamenti, se prendiamo in esame le tre
sopra elencate – reciprocità, bisogno,
valutazione – possiamo crescere.
I poveri sono coloro che hanno
una mancanza, un vuoto, dentro di
loro e questo deve essere oggetto
del nostro servizio.
Marina Costa conclude con delle parole del Presidente della Tunisia,
Moncef Marzoukie.
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NOTIZIE
daiGRUPPI
FILODIRETTO
Anno XX n. 2
giugno 2012
PROVINCIA DI FOGGIA
Giornata Provinciale Vincenziana della Capitanata / 5 maggio 2012
Per una svolta di respiro.
Note di spiritualità Vincenziana
Relatore: don Pasquale Trevisonne
I
n una splendida giornata di maggio,
giorno 5, nella naturale e magica
cornice del promontorio garganico e,
precisamente nell’Abazia di Pulsano
nei pressi di San Michele Arcangelo
di Monte Sant’Angelo, si è svolta la
giornata provinciale vincenziana di
Capitanata del 2012.
Tema: “La preghiera: Per una
svolta di respiro. Note di spiritualità
Vincenziana”, già trattato precedentemente negli “Annali della Carità”
e nel “Filo diretto” e riproposto, per
un approfondimento, ai Gruppi di
Foggia.
Relatore: don Pasquale Trevisonne, Padre Spirituale del Gruppo di
Lucera.
Notevole sorpresa è stata da parte
di tutte le Volontarie convenute ammirare per la prima volta l’Eremo di
Pulsano e le distese della valle circostante.
Dopo una breve accoglienza ed
il saluto della Presidente Provinciale
Lina Loconte, delle Vice-Presidenti
Regionale e Nazionale Paola Ciriello
e Rosalba Gargiulo e di Lucia Tedesco, responsabile nazionale dei Progetti, si è subito data la parola al rela-
tore don Pasquale Trevisonne. Egli nella sua profonda relazione ha espresso
il significato della preghiera,
di una preghiera rivolta a
Dio, fatta con la mente e con
il cuore, libero dalle ansie
ed inquietudini che assillano
la vita attuale di ciascuno di
noi. L’uomo di oggi, infatti,
in questa società complessa,
ha bisogno più che mai di
aver fede per discernere
bene le azioni positive del
quotidiano; per essere capace di ciò è necessario attingere alla preghiera sentita
che annulla la distanza fra
il Creatore e le sue creature,
alla preghiera umile e fiduciosa e vivere il Cristo
sforzandoci di agire come
Lui, con amore e fedeltà.
Noi Vincenziani, per essere
testimoni di speranza e di
fede, dobbiamo tenere
sempre presente, così come
il nostro fondatore San Vincenzo de’
Paoli, la parola del Vangelo per farla
diventare luce dei nostri passi, linfa
per noi e gli altri.
Inoltre don Pasquale nella sua
relazione si è minuziosamente soffer-
mato su alcuni passi essenziali
della Bibbia, partendo dall’Antico
al Nuovo Testamento, specificando che già da Abramo l’uomo,
per fede, ha tenuto conto della
parola di Dio, affidandosi totalmente a Lui; messaggio profondo
per il tempo attuale in cui si sta
perdendo l’orientamento e vaghiamo nel nulla, ma noi possiamo riconquistarlo se riusciamo
a far diventare la nostra preghiera
comunione con Dio e con i nostri
fratelli.
Don Pasquale, a conclusione
di queste riflessioni, ha recitato
la stupenda preghiera alla Vergine
Maria di don Tonino Bello.
Subito dopo c’è stata una
breve ma efficace spiegazione da
parte di Lucia Tedesco sulla
progettualità.
Tutto è terminato con un
pranzo in amicizia ed infine le
Volontarie di ciascun gruppo si
sono dirette al Santuario di San
Michele Arcangelo per una preghiera per poi far ritorno alle proprie
abitazioni.
Per non dimenticare
Suor Teresa Marrone, pietra angolare
per il G.V.V. “S. Luisa” di Molfetta
L
e volontarie di “S.Luisa” di Molfetta vogliono a gran voce ricordare a tutti i volontari che suor Teresa
è tornata alla casa del Padre, proprio
il giorno di Pasqua.
Siamo tutti convinti che la sua
anima sta accanto alla SS. Trinità a
ricevere il premio della sua donazione completa al Signore sin dalla giovane età.
Più di venticinque anni fa,
quando suor Teresa arrivò a Molfetta,
propose ad alcune mamme che accompagnavano i propri figli alla
scuola materna “Santa Luisa” di
formare un gruppo per aiutare le
famiglie in difficoltà: nasceva il
Gruppo delle volontarie vincenziane
Santa Luisa, gruppo che fu benedetto
dal compianto vescovo Don Tonino
Bello, il giorno dell’impregno.
Eravamo in dodici.
Con lei siamo entrate nelle case,
abbiamo dato conforto a tante famiglie, abbiamo raccolto denaro con
varie iniziative, abbiamo offerto
generi di prima necessità. Successivamente suor Teresa ci propose di
aprire la mensa che è rimasta aperta
circa quindici anni, per dare un piatto
di minestra calda alle persone sole e
ammalate.
Suor Teresa, volitiva, lavoratrice, aveva un’indole buona ma un
carattere forte, talvolta spigoloso e
severo anche con se stessa, non si
fermava di fronte alle difficoltà e
suggeriva a noi, sue collaboratrici,
sempre idee nuove.
Per ultimo, pensò di raccogliere
abiti in buono stato per distribuirli a
chi bussava al cancello del suo istituto.
Un altro merito di Suor Teresa
era quello di tenere il Gruppo Vincenziano unito, è per questo che noi
vincenziane continuiamo non solo a
portare avanti il lavoro impostato da
lei, nonostante tutto, ma con più
entusiasmo.
Grazie Suor Teresa.