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con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA ANNO ANNOXX XV- -n.n.21 Giugno - Marzo 2012 2007 di Puglia - Onlus Periodico di formazione e informazione - Autorizzazione Tribunale di Bari n. 1525 del 27/07/2001 Poste Italiane - Spedizione in A.P. - Art. 2 Comma 20/C legge 662/96 Aut. DCO/DCBA/101/2002 Assemblea Statutaria G.V.V. A.I.C. Italia - Sez. Puglia / FASANO, 29 marzo 2012 Relazione Attività 2011 di Anna Maria Fedele - Presidente Regionale C ome forse sapete tutte, a fine anno 2011 è scaduto il mandato, affidatomi all’inizio dell’anno 2008, della responsabilità dei gruppi di volontariato vincenziano di Puglia. Volentieri avrei ceduto il testimone perchè sono sempre convinta che un cambiamento nella guida porta vantaggi, perchè una persona nuova ha idee nuove e nuovi entusiasmi, perchè avrei preferito una volontaria più giovane e anche perchè quando EDITORIALE S iamo in un periodo di crisi profonda, abissale sarebbe meglio dire, qualcosa che toglie il fiato comunque la si guardi. Avevamo cominciato all’inizio dell’autunno, con notizie di preoccupazione seria sull’andamento dell’economia nazionale, mancanza di lavoro, chiusura di esercizi commerciali, tante persone in cassa integrazione…, e una quasi totale sfiducia che la politica attuale potesse risolvere questi problemi. Problemi che per la verità non sono solo italiani, ma coinvolgono altre nazioni europee e tutto il mondo occidentale. In Italia si è pensato di risolvere il problema con un governo tecnico economico, il quale ha aumentato tasse, tributi, blocco delle pensioni, che ha toccato soprattutto i piccoli, la gente comune. In questo momento così difficile è arrivato anche il terremoto, cosa che ha fatto capire a chi non è stato toccato, che nella vita c’è sempre qualcuno che sta peggio di noi e che ha bisogno del nostro aiuto. Ecco che ancora una volta ci si rivolge al volontariato, come in tutte le emergenze. E ancora una volta io chiedo al volontariato vincenziano che rappresento che non venga mai meno l’etica del nostro lavorare per gli altri, del nostro darci agli altri. Ricordiamo la nostra formazione, le parole di Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate, evitiamo lo spreco, i danni all’ambiente, e portiamo avanti una politica sociale che sia conforme alla nostra identità vincenziana. Anna Maria Fedele accettai l’incarico nel 2008, pensai di dover solo servire di transizione. Non me lo hanno concesso, il mio consiglio mi ha chiesto di rimanere ancora quattro anni per completare i cambiamenti che avevo apportato e devo anche ringraziare per questo, perchè vuol dire che mi stimano e mi vogliono bene. È vero, sono convinta, questa volta sarà più facile, ho imparato tanto e già dallo scorso anno ho cominciato a dividere i compiti. Ho il dovere di passare avanti quello che ho appreso, perchè la mia esperienza non vada perduta, ed il mio dovere é anche di formare le persone che mi stanno vicine e CONTINUA A PAG. 2 Assemblea Statutaria G.V.V. A.I.C. Italia - Sez. Puglia / FASANO, 29 marzo 2012 Vita di gruppo e dell’Associazione: Spiritualità e servizio di Marina Costa N egli ultimi tempi ho visitato parecchi gruppi vincenziani in Italia, vorrei dirvi quali sono state le impressioni che ne ho ricavato: • in generale, mi è sembrato di trovare un notevole miglioramento nel servizio: ci sono tanti buoni progetti, servizi ben costruiti ed efficaci, in molti casi le volontarie sono più competenti e professionali nel loro lavoro volontario e capaci di rispondere alle sfide delle povertà del nostro tempo: • questo è interessante e motivante, è un punto forte e ci apre alla speranza. Ma allo stesso tempo ho ascoltato molte preoccupazioni sul futuro della nostra associazione, da parte di presidenti e da parte di volontarie che mi hanno chiesto di individuare qualche punto da rinforzare, quali sono le sfide più urgenti da assumere: vi dico la mia idea e poi vi propongo di ragionare insieme, e di correggermi se le mie impressioni non corrispondono alle vostre realtà. A fianco di un miglioramento nell’organizzazione concreta dei CONTINUA A PAG. 6 Assemblea Statutaria G.V.V. A.I.C. Italia - Sez. Puglia / FASANO, 29 marzo 2012 Preghiera, comunione, servizio di Padre Biagio Falco c.m. L a traccia che orienta il nostro incontro è appassionante. Ed è forte la tentazione di reclamare ben più del tempo di cui disponiamo. Provo, pertanto, con semplicità a condividere con voi un punto di vista e alcune povere sintetiche riflessioni che da esso muovono. Dal fronte della solidarietà e dell’impegno socio-caritativo, dati recenti confermano un effettivo sbilan- ciamento degli organismi e del tessuto del volontariato nel e per il servizio. Non è mia intenzione esaminare qui la fenomenologia dell’emergenza o i fattori che la inducono e spesso la rendono drammatica, ma di certo non ignoro l’incessante proliferare di circostanze e di contesti in cui anche per noi si rende necessario “correre ai bisogni dei poveri - dice S. Vincenzo - come si corre al fuoco”… Attenzione, comunque, a non smarrire l’orizzonte di senso in cui abbiamo da collocare il nostro agire solidale e volontario: quello di unatestimonianza dell’Amore (Agape) proveniente dall’Alto, da Dio, e che, traboccando dal cuore dell’assolutamente Altro, colma il cuore della Chiesa. La “vita buona e bella del Vangelo” si traduce nel quotidiano impegno CONTINUA A PAG. 4 2 PRIMO PIANO FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 Relazione Attività 2011 CONTINUA DA PAG. 1 sopratutto quelle del mio consiglio, perchè e per loro tramite che io arrivo a voi volontarie di base. E poi io penso, che tra quattro anni quando finalmente dovrò, per statuto, lasciare questo incarico, è dal consiglio regionale e, secondo il mio parere, nel consiglio regionale che dovrà filodiretto con i G.V.V. A.I.C. Italia sez. Puglia ONLUS Periodico trimestrale di formazione e informazione Anno XX n. 2 Giugno 2012 Responsabile Legale: Anna Maria Fedele Presidente Regionale G.V.V. Puglia Direttore: Nicola Simonetti filodiretto iscritto al n. 1525 presso il Tribunale di Bari in data 27/07/2001 Redazione: Via G. Marconi, 41 - 76015 Trinitapoli (BT) Tel./fax 0883.630735 [email protected] Hanno collaborato a questo numero: Anna Maria Fedele, P. Biagio Falco, Marina Costa, Paola Ciriello, Card. Antonio Maria Vegliò, P. Stefano Manelli, Carmine Tabarro, Antonio Gaspari, Mariatina Alò, Lucia Tedesco, Pasquala Fallacara, Marisa Carabellese, Annalisa Graziano, Rosalba Gargiullo, Nicla La Grezza, Anna Longo Mascarelli, Anna Loliva, Livia Ippolito Martucci, Michele Giannella, Laide Malagrinò, Sandra Tanzarella, Antonella Caroli, don Pasquale Trevisonne. Impaginazione grafica: Mario di Bitonto Stampa: Grafiche Del Negro Via Cairoli, 37 - Trinitapoli (BT) Tel. 0883.631097 - [email protected] È gradita la collaborazione di quanti sono interessati alle tematiche del periodico. La direzione si riserva il diritto insindacabile di scelta e correzione. Delle opinioni espresse in ciascun articolo risponde l’autore stesso. essere scelta la nuova guida. Gli incarichi sono carichi e alcuni anche pesanti, ma sono occasioni per imparare, per migliorare se stesse e per portare avanti le idee e i principi che ci hanno spinto ad entrare nella no- stra associazione. Io amo questa associazione, ve lo ripeto sempre, ho imparato da piccola, alla scuola materna, allora asilo infantile, come piccola amica dei poveri, a conoscere tramite le Figlie della Carità il pensiero di San Vincenzo e il Suo amore per i poveri. Nel primo dopoguerra c’era veramente tanta fame tra la nostra gente ed io ricordo che mettevo da parte nel periodo di Natale, la mia frutta e la portavo alle suore per il pranzo dei bambini poveri. Più tardi ho approfondito anche con l’aiuto dei padri missionari, come San Vincenzo ha vissuto questo amore verso i poveri e attaverso essi il suo amore per Cristo, la sua organizzazione e la sua lungimiranza e la mia Associazione a quel punto è diventata parte della mia vita, è diventata la mia politica, e la mia lotta sociale. Quindi nell’incarico che mi è stato dato, ho portato me stessa, la mia razionalità e la mia speranza. Il consiglio ha condiviso il mio modus operandi, pertanto già tutti i consiglieri hanno un indirizzo internet , all’inizio anche appoggiandosi ai figli o ai nipoti che sono più disponibili dei figli, perchè con la Puglia che è così lunga, potevo con più facilità, con più economia, perchè il telefono costa e fa perdere tempo, in qualsiasi momento, a notte fonda o all’alba, far giungere a tutte il mio pensiero e loro far giungere i loro suggerimenti, in questo modo abbiamo condiviso tutte le nostre idee e le nostre opinioni. Ora sono collegata via internet anche con tutti gli 80 gruppi di Puglia. Io ed il consiglio abbiamo ritenuto opportuno cercare di ottenere agevolazioni e risparmi sul contratto di assicurazione e sui servizi bancari. L’attuale assicurazione copre le volontarie fino a 90 anni, perché alcune di loro, con tanta gioia di vivere e con tanta buona volontà, non volevano essere messe da parte nel servizio. Siamo l’ unica regione che ha aumentato i suoi iscritti passando da i 1156 del 2010 ai 1285 del 2011. Quest’anno nel 2012 siamo 1280. Purtroppo non abbiamo ancora l’arrivo dei giovani. Ho spinto a lavorare per progetti, anche in questo aiutate dal computer, a formarsi per poter essere attori del tempo presente, ma ricordando loro le responsabilità che hanno portandosi appresso l’etica della nostra formazione vincenziana. Ho spinto all’ordine e alla regola nell’amministrazione economica dei gruppi, c’erano ancora molti gruppi con un deposito postale o bancario, intestato alla presidente o alla cassiera o ad entrambe, con i problemi che si possono avere nel cambio delle cariche. Avevano anche conti correnti su cui si pagavano i bolli.Con l’aiuto di un gruppo bancario che lavora solo con le associazioni, ho fatto loro conoscere un conto corrente molto economico ( di soli 12 euro annuali ), che le porta ad essere più attuali (ora il conto corrente è obbligatorio per legge), ad avere una contabilità più facile ed una migliore rendicontazione, che è necessaria ed indispensabile quando si lavora per progetti. Dal 2011 abbiamo un nuovo libro soci. Vi assicuro che è stata una fatica immane ad avere esatti tutti i vostri dati, indirizzi, codici fiscali, data di nascita, titolo di studio e lavoro effettuato. Ancora non siamo nella perfezione e vi pregherei di capire l’importanza di questi dati, e la necessità di averli corretti. Molte si lamentano di non ricevere il giornale, intanto vi pregherei di passare questa informazione, anche tramite la vostra provinciale, alla responsabile regionale degli abbonamenti, ma ciò può essere sia perchè il vostro indirizzo è sbagliato, ma anche perchè non funziona bene il servizio postale, e dovreste sentirvi con il vostro ufficio postale, certo è che tanti giornali, ancora, tornano indietro. Molto mi è servito per migliorare il mio servizio nell’associazione il contatto con il consiglio nazionale. Parlare con le altre regionali, ascoltare i loro problemi, stringere rapporti di amicizia crea una rete di contatti che può essere utile per meglio operare. Sono stata presente a Roma nell’ incontro tra le Figlie della Carità e il Volontariato Vincenziano voluto da Suor Manuela Latini nostra suora nazionale, sono stata a Madrid per il congresso internazionale e ancora a Roma per gli incontri formativi di maggio e di novembre. A livello regionale ho incontrato tutti i gruppi nelle due giornate regionali. Per l’assemblea statutaria ci siamo incontrati sempre qui a fasano il 15 aprile e suor Gabriella Panebianco ci ha parlato della differenza tra la Solidarietà e l’Amore che invece spinge il volontario Vincenziano. Ci siamo incontrati poi a Martina Franca in ottobre per parlare del ruolo del volontariato nel Principio di Sussidiarietà e del Bene Comune con Luigi Russo presidente del CSVSalento. Ho fatto alcuni incontri, per casi particolari, o al singolo gruppo o a livello provinciale, purtroppo non posso esaudire tutti i vostri inviti perchè la Puglia è lunga e finirei per stare fuori di casa più di quello che mi è possibile. Oltre queste due giornate il consiglio regionale si é riunito altre cinque volte: il 30 gennaio, il 23 marzo, l’11 giugno, il 22 settembre e il 24 novembre per discutere e deliberare su tutti i problemi inerenti al lavoro, all’informazione e alla formazione dei gruppi della regione. Questi gruppi nell’anno 2011 sono diminuiti di una unità, passando da 81 ad 80. Nella città di Taranto sono passati da cinque a quattro. Il numero delle volontarie attive è passato dalle 1156 unità del 2010 alle 1285 unità del 2011. FORMAZIONE In seno al consiglio regionale, ho molto insistito sulla formazione Vincenziana coadiuvata da suor Rita, da Padre Paolo e dalla responsabile del gruppo di studio regionale, sull’attenzione da offrire alle nuove entrate e sui due anni di formazione in seno al gruppo. Di evitare, come a volte si vorrebbe per mancanza di volontarie, di mettere alla guida di un gruppo o peggio ancora come provinciale o cittadina, associate senza grande esperienza e questo l’abbiamo anche deliberato in consiglio regionale. PRIMO PIANO L’identità vincenziana si acquisisce dopo anni di servizio e di molta formazione, di gruppo, regionale e anche nazionale È meglio per un gruppo in spegnimento che venga accorpato ad un altro anzicchè lavorare male. Meglio una volontaria di meno, che avere una cattiva volontaria vincenziana. Molti gruppi sono seguiti dai nostri padri missionari, padre Paolo e Padre Biagio girano parecchio nei gruppi alimentando lo spirito vincenziano con le letture dei nostri Santi Fondatori. SERVIZI Quasi tutti i gruppi hanno raggiunto anche una buona formazione tecnica, che li ha portati ad operare attraverso progetti. Quest’ anno abbiamo avuto un solo progetto approvato per il servizio civile e se lo è aggiudicato Palo del Colle perchè a livello nazionale è stato diminuito il numero e sono state rese anche più severe le regole per l’ ammissione. Il progetto però non è ancora partito per mancanza di fondi. Trinitapoli e Specchia, hanno concluso due progetti della Perequazione che si sono svolti nell’arco di diciotto mesi e sono finiti in ottobre. Trani che si era aggiudicato un altro progetto della perequazione della durata di 24 mesi finirà a giugno. Questi tre erano tutti progetti rivolti ai minori.sia italiani che stranieri. Palo del Colle si è aggiudicato un progetto a livello nazionale delle politiche sociali che verrà svolto nel 2012, sempre rivolto ai minori. Casarano con il Centro Il Germoglio ha migliorato il servizio di recupero scolastico, che già da un pò di anni dava a dei minori disagiati, inserendo molte attività exscolastiche per i bambini, e un affiancamento psicologico ed di genitorialità per le famiglie, aiutato dalla presenza di una Figlia della Carità. Ma ci sono anche tanti altri gruppi che fanno affiancamento scolastico ai minori. Buona è stata la collaborazione con tutti i CSV di Puglia, sia per progetti di formazione, sia come consulenza nei progetti assegnati. A fine anno 2011 abbiamo appreso che ci è stato aggiudicato un progetto della Coop Estense a cui avevamo partecipato a livello regionale nel 2010. Abbiamo avuto in omaggio della merce varia, sia alimentare, sia di igene per la casa e la persona e anche qualcosa di elettronica del valore che supera i 170.000,00 euro, di cui hanno beneficiato tutti gli 80 gruppi, questa merce la stiamo ritirando in questi giorni e sarà molto di aiuto alle famiglie che seguiamo. Alcuni gruppi hanno aderito anche quest’anno al progetto Coop “ Brutti ma Buoni “ che regala alle associazioni di volontariato che hanno fatto richiesta la merce in prossima scadenza oppure le confezioni rotte o rovinate, che loro trasformano o riconfezionano per le famiglie con difficoltà. Molti gruppi lavorano nella propria parrocchia nel centro Caritas FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 3 o presso cooperative sociali o altre associazioni che lavorano nel sociale. In molti opera il centro ascolto. Tutti i gruppi si accostano alle famiglie con disagi attraverso la visita domiciliare e sono pronti ad intervenire nelle problematiche urgenti con pagamento di fitti, bollette, mense scolastiche, attivandosi presso gli uffici competenti del comune per cercare di risolvere definitivamente il problema. Anche questo anno la nostra associazione si è impegnata a stabilire un rapporto di collaborazione con il Centro di Giustizia Minorile di Puglia per l’accoglienza dei ragazzi minorenni ammessi dal giudice alla” messa alla prova” Molti gruppi sono stati chiamati a far parte dei Piani di Zona e sollecitati a presentare progetti di servizio, quasi tutti hanno intensificato i rapporti con i vari enti del territorio, partecipando ai tavoli di concertazione e ai momenti formativi proposti dagli Enti Locali. A livello regionale abbiamo risposto alla richiesta di aiuto della fine anno una assistente sociale religiosa si è aggiunta al gruppo delle nostre suore con cui abitualmente lavoriamo e tra poco il nostro personale di servizio inizierà un corso di qualificazione socio-sanitaria. L’impianto fotovoltaico, terminato con grande apprensione ed entrato in produzione a fine dicembre del 2010, godendo dei benefici delle condizioni esistenti fino al 31 dicembre 2010, è stato collaudato ed inserito nella rete Enel e approvato dal GSE, gestione dei servizi elettrici. Abbiamo così cominciato a percepire l’incentivo energia che ci permetterà di pagare il mutuo in banca e di stare un po’ più tranquilli per un buon numero di anni, producendo in loco l’energia per la gestione della casa. Nell’anno in corso però dobbiamo terminare l’iter dei lavori per l’adeguamento della struttura ai nuovi standard che ci erano stati chiesti con la legge regionale del 10 luglio 2006 e che sono stati prorogati ad essere terminati entro il febbraio 2013. Nella struttura della Casa di Sono state aiutate : • 3.318 famiglie italiane, composte da maschi 3.894, femmine 5.150, minori 3.070; • 715 famiglie straniere, composte da maschi 872, femmine 1.081, minori 608; • 929 persone sole italiane, così composte 276 maschi, 347 femmine, 306 anziani; • 199 persone sole straniere, 83 maschi, 84 femmine, 32 anziani. Liguria per i danni subiti dall’alluvione. Abbiamo raccolto 4370 euro. Sono stati mandati in parte in Liguria e in parte in Sicilia perché anche il messinese era stato colpito dall’alluvione. Un accenno particolare voglio farlo alla Casa di Riposo di Lecce. Nell’anno 2011 l’ esercizio della Casa di Riposo è stato improntato a stabilizzare, prendendo un attimo di respiro, le fatiche fatte nel 2010 per la ristrutturazione e messa a norma della struttura. Abbiamo cercato di migliorare l’attenzione e la cura delle ospiti della nostra casa di riposo e questo ci ha portato ad un aumento della media nelle presenze, passando da 12 a 14 unità. Abbiamo rivisto la situazione amministrativa, cambiato il consulente del lavoro, la assicurazione dello stabile e della responsabilità civile e la formazione e riqualificazione del nostro personale di servizio. Abbiamo un’ assistente sociale volontaria che sistematicamente viene a lavorare nella nostra struttura e a Riposo i volontari dei quattro gruppi di Lecce fanno le loro riunioni di formazione e svolgono diversi servizi, con l’aiuto delle Figlie della Carità. Si fa un centro ascolto, c’è un centro alcolisti e una mensa per senza fissa dimora che serve dai 40 ai 50 pasti caldi al giorno. abbiamo. Con questa Speranza guardo i miei gruppi di Vontariato Vincenziano. Quando mi soffermo a considerare l’età delle nostre volontarie, i gruppi che si riducono di numero, la mancanza delle forze giovani, che si affacciano e poi scompaiono, i gruppi in cui la presidente che con la segretaria e la cassiera fa tutto, senza far partecipare e coinvolgere il resto del gruppo. I gruppi in cui ci stanno eterni litigi e in cui ci si parla con le raccomandate con ricevuta di ritorno. I gruppi in cui il rinnovo delle cariche è solo una rotazione delle stesse. Davanti a queste realtà mi verrebbe la voglia dello scoraggiamento, ma poi mi dico che bisogna sperare, insistere con la formazione, far vedere nuove prospettive, mettersi in ascolto dei loro problemi, e che, se anche alcuni gruppi si chiuderanno, il volontariato Vincenziano non finirà di esistere Grazie a tutte per quello che ognuno di voi fa per la nostra associazione. Riassumendo, le volontarie hanno fatto: • 47.644 ore di formazione di cui 28.244 nel gruppo, 13.070 con incontri di GVV provinciali regionali o nazionali e 6.330 di formazione esterna. • 28.784 ore di organizzazione di cui 26.005 per i GVV e 6.799 per esterni • 125.409 ore di servizio di cui 17.732 per visite domiciliari, 21.112 in centri ascolto, 11.671 per guardaroba, 31.794 per doposcuola, 18.429 per distribuzione alimenti, 4.700 presso mensa, 1.660 in ospedale, 195 presso il carcere, 3.877 presso anziani, 14.239 presso case di accoglienza o altro. Organi di stampa dell’associazione sono: • A livello Nazionale “Gli annali della Carità”; • A livello Regionale “Filo Diretto”. RIFLESSIONI Nell’introduzione vi ho detto che nell’incarico che ho assunto ho portato me stessa, con la mia razionalità e la mia speranza. Nell’ultima pagina dell’invito a questo convegno c’è un invito alla Speranza nel Presente e al Futuro, di essere felici… …con il poco, che poi è tanto, che 4 PRIMO PIANO FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 Preghiera, comunione, servizio CONTINUA DA PAG. 1 di far riverberare questo stesso amore nella carne dei giorni e nella concretezza di gesti, nel fascino irresistibile di opere, in un “andare verso ogni altro” azzerando distanze, superando barriere, varcando frontiere e creando spazi di “prossimità”. La fede, infatti, senza le opere è sterile, vuota, priva di bellezza, morta (cfr. Gc 2, 17-20). “comandamento”, l’unico che il Maestro consegna ai discepoli con l’autorevolezza dell’esempio (cfr. Gv 13,1-16), consiste nell’amare non a parole, né con la lingua, ma con i fatti e nella verità (cfr. 1 Gv 3,18). Quanta eco nel vincenziano “amare Dio con la fatica delle braccia e il sudore della fronte”! Se l’intellettualismo restringe la fede nel Risorto a un vago pensare Dio, e il sentimentalismo religioso la rimpicciolisce a un brivido emotivo, l’efficientismo e il produttivismo rischiano di ridurla preva- lentemente al fare, all’ansia del risultato quantificabile e (meglio se) clamoroso. A costo (Ahimè!) di… inghiottire rospi e cammelli, digerire compromessi o lasciarsi tarpare le ali della profezia, della trasgressione in nome dei valori, della radicalità e “diversità” evangelica, che sono gli alfabeti del nostro contributo alla trasformazione culturale e sociale della storia. Perché è la storia, questa storia, il luogo dove la comunità dei cristiani, la Famiglia Vincenziana, ciascuno di noi è chiamato a corrispondere alla grazia di Cristo e a piantare la tenda di Dio tra le tende degli uomini, nel libero e fedele consegnarsi alle esigenze della sequela, attraverso la manifestazione dei carismi e doni dello Spirito Santo in effettivi servizi per la edificazione della Chiesa (cfr. 1 Cor 12). L’efficientismo credo rappresenti per noi la tentazione più ricorrente. A prima vista innocua, è sempre in agguato con le sue gratificanti promesse, con il suo garantire “risultati concreti”. Seducente lusinga, iridescente “illusione ottica”. Espressione di una certa estetica del potere e dell’avere, sembra esercitare… mag- giore appeal rispetto a una etica dell’essere. Ricorre plasticamente nello scambio di battute tra Gesù e il Mentitore nel deserto,al culmine della “quaresima” del Signore secondo il racconto di Matteo: “Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane. Ma egli rispose: Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio!” (Mt 4,3-4). Urge pertanto, a mio avviso, recuperare armonia e sintonia, ritrovare la “proporzione aurea” e il fulcro della nostra efficacia, restituire salute, benessere e vitalità all’organismo alquanto debilitato della nostra Associazione e, alzando doverosamente lo sguardo, della nostra FAMIGLIA VINCENZIANA. Per non cedere, però, a un’altra sottile e corrosiva tentazione, quella del disfattismo, della delusione, della malinconia, misuriamoci anche con una lettura sapienziale del momento presente di fragilità: Sciocchi e tardi di cuore… Non bisognava che accadesse tutto questo? (cfr. Lc 24, 1335: la via di Emmaus). Proviamo a interpretarlo e a viverlo come tempo di grazia e occa- sione di crescita: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti pi? frutto” (Gv 15,1-2). Esiste, forse, una “ricetta” semplice e a portata di mano. Più di quanto immaginiamo. Antica e naturale, proprio come i…rimedi della nonna, che non raramente si rivelano i più genuini ed efficaci: è necessario RISALIRE ALLA FONTE DEL CARISMA DI VINCENZO E DI LUISA, tornare a frequentare le loro lezioni di “intelligenza del cuore”, di sapientiacharitatis et crucis, di ginocchia che si piegano innanzitutto davanti al Mistero, e poi dinanzi all’icona più inquietante della sua presenza, quella del povero ... Con profetica chiaroveggenza, VINCENZO e LUISA ci fanno capire che la CARITÀ, dinamismo dell’Eterno Amore – lo Spirito Paraclito, riversato nel grembo della Chiesa in una inesausta Pentecoste - ha bisogno di rigenerarsi continuamente nell’esperienza di intimità con Dio per tradursi in koinonia, quindi in diakonia. CONTINUA A PAG. 8 Rendiconto Finanziario 2011 Rendiconto finanziario Anno 2010 dei G.V.V. Sezione Puglia (93 gruppi operanti e una sezione speciale - Casa di Riposo di Lecce) E N T R AT E USCITE QUOTA ASSOCIATIVA CONTRIBUTI DEI VOLONTARI per assicurazione vari QUOTA ASSOCIATIVA 86.143,00 SPESE DI ASSISTENZA denaro bollette* 276.140,00 SPESE DI FORMAZIONE corsi, convegni, riviste* 37.256,00 SPESE DI GESTIONE cancelleria, elettricità, telefoniche, varie 87.396,00 5.144,00 80.999,00 202.769,00 PROVENTI DA INIZIATIVE VARIE 99.972,00 OFFERTE DA PRIVATI Persone fisiche Enti 99.972,00 4.306,00 CONTRIBUTI da altri gruppi di volontariato 12.740,00 G.V.V. altri SPESE PER SERVIZI SPECIALI Casa di Riposo dettaglio in allegato a parte* CONTRIBUTI 21.508,00 CONTRIBUTI da: 26.953,00 G.V.V. altri TASSE E IMPOSTE 1.463,00 ONERI BANCARI 297,00 10.506,00 5.144,00 192.767,00 CONTRIBUTO 5xMILLE 22.704,00 PROGETTO PEREQUAZIONE 42.564,00 INTERESSE DEPOSITI BANCARI 10.737,00 16.216,00 11.002,00 ASSICURAZIONI VOLONTARI CONTRIBUTI da privati per servizi speciali 209.476,00 209.476,00 4.306,00 da altri gruppi di volontariato Comune Provincia Regione ASL Enti Pubblici 6.400,00 COSTI SOSTENUTI contributo 5x1000 32.618,00 PROGETTO PEREQUAZIONE 44.835,00 22,00 TOTALE ENTRATE 685.495,00 TOTALE USCITE 727.978,00 AVANZO ANNO PRECEDENTE 233.008,00 AVANZO FINE ANNO DI GESTIONE 190.525,00 TOTALE 918.503,00 TOTALE 918.503,00 CONTI D’ORDINE GIROCONTI G.V.V. TOTALE A PAREGGIO CONTI D’ORDINE 28.028,00 946.531,00 GIROCONTI G.V.V. TOTALE A PAREGGIO 28.028,00 946.531,00 La Presidente Regionale Anna Maria Fedele Pellegrino PRIMO PIANO FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 5 Gruppo di Volontariato Vincenziano A.I.C. ITALIA FASANO, 29 marzo 2012 Nota Integrativa al Rendiconto Gestionale dell’esercizio 2011 di Anna Maria Fedele - Presidente Regionale I l rendiconto economico finanziario per l’anno 2011 dei G.V.V. Gruppi di Volontariato Vincenziano Sezione Puglia si compone dello stato patrimoniale, del rendiconto gestionale, della presente nota integrativa e della relazione di missione. Il rendiconto racchiude l’attività svolta, su tutto il territorio regionale dai gruppi e dalla Casa di Riposo San Vincenzo de Paoli Lecce. Lo stato patrimoniale e il rendiconto gestionale sono stati redatti secondo i principi di prudenza, nel pieno rispetto delle vigenti disposizioni, è stata inoltre presa in considerazione la data di effettivo incasso o pagamento per la registrazione di ciascuna operazione contabile sul libro mastro manuale tenuto da ciascun gruppo e riportata tutta la regione. L’ Associazione opera nel rispetto dei principi della legge 266/91 e beneficia delle normative di favore ai fini fiscali previste dal D. Lgs. n. 460/1997 in materia di ONLUS essendo l’associazione stessa un ente qualificatesi come tale. Il conto del Patrimonio per l’anno 2011 evidenzia Immobilizzazioni pari ad € 441.572,00 relativo agli immobili di proprietà del volontariato vincenziano a Lecce ed a Massafra; in particolare è necessario evidenziare che dal 2010 per l’immobile di Lecce sono in corso lavori di adeguamento finanziati con il contributo del 5 per mille e dal gruppo San Vincenzo di Lecce. Nell’attivo circolante rileviamo liquidità pari ad poi sul libro giornale dell’associazione. Ciascun gruppo ha approvato il rendiconto di cassa al 31 dicembre 2011, pertanto il rendiconto dei Gruppi di Volontariato Vincenziano per l’anno 2011 rappresenta la situazione economico-finanziaria dell’intera associazione a livello regionale nel rispetto di quanto previsto dallo stesso statuto dell’associazione. Nel rendiconto sono riportate le Entrate e le Uscite di cassa, che oltre a determinare il risultato dell’esercizio danno un quadro fedele dell’attività di volontariato svolta dai singoli gruppi sotto la guida del consiglio regionale che delinea le direttive comuni per una corretta gestione finanziaria, ma presta anche il supporto necessario per la informazione legislativa e di promozione dell’associazione in €190.525,00. Le passività pari ad € 4.551,00 relative al Fondo TFR, il Patrimonio netto è di € 632.097,00. Il rendiconto finanziario al 2011 riporta le entrate e le uscite del Volontariato Vincenziano, per l’attività istituzionale svolta, come previsto da statuto: le Entrate pari ad € 685.495,00- con un avanzo di gestione dell’anno precedente di € 233.008,00- e le Uscite pari ad € 727.978,00,00- evidenziano un avanzo di gestione al 31 dicembre 2011 di € 190.525,00- . Le entrate e le uscite sono così analiticamente indicate: Le Entrate per un totale di € 685.495,00-, sono diminuite di € 123.114,00- rispetto a l’anno 2010 sono cosi suddivise: - Quote Associative € 12.740,00- evidenzia un aumento di € 1.140,00- rispetto all’anno pre- cedente; - Contributi dei Volontari pari a € 86.143,00-, tale importo comprende la quota assicurativa versata dalle volontarie per € 5.144,00-, le stesse hanno versato € 80.999,00per finanziare le attività dell’associazione, i contributi sono diminuiti di € 17.488,00-, rispetto all’anno 2010; - Proventi da iniziative per € 202.769,00- rappresentano i fondi raccolti dai gruppi attraverso l’organizzazione di varie manifestazioni (concerti, spettacoli, tombolate, fiere) per promuovere il volontariato vincenziano, sono diminuiti di € 47.048,00- in riferimento all’anno 2010; - Offerte da privati pari a € 99.972,00-, sono diminuite di € 31.485,00- rispetto all’anno precedente; - Contributi ricevuti da diversi benefattori per € 4.306,00-, sono diminuiti di € 4.205,00- in riferimento all’anno 2010; - Contributi da enti pubblici per € 21.508,00-, sono aumentati rispetto al 2010 di € 4.316,00-, è opportuno evidenziare che si tratta di contributi erogati dai comuni ai gruppi operanti nel territorio; - Contributi da privati per servizi speciali ammontano a € 192.767,00- sono versati dalle ospiti della Casa di riposo. La variazione in aumento rispetto all’anno 2010 di € 137,00-; - Interessi depositi bancari per € 22,00 - sono diminuiti di € 820,00 rispetto all’anno 2010; - Contributo 5 x mille di € 22.704,00- relativo alle sottoscrizioni delle dichiarazioni per l’anno 2008 sono diminuiti di € 9.468,00 rispetto all’anno 2010; - Contributi “Progetto Perequazione” di € 42.564,00relativo alle erogazione ricevute dai gruppi di Trinitapoli, Specchia, Trani che hanno realizzato durante l’anno 2011 progetti con i C.S.V. Le Uscite totali per l’anno 2011 sono pari a € 727.978,00ridotte di € 157.650,00- in riferimento all’anno 2010, così suddivise: - Quote associative per € 6.400,00- in aumento rispetto al 2010 di € 550; - Spese di assistenza per € 276.140,00- tale voce comprende le elargizioni che i gruppi erogano alle famiglie assistite per le loro necessità, acquisto viveri, farmaci, spese mediche, utenze, contributi per le necessità dei neonati, e tutte le altre attività svolte per gli assistiti. La spesa del 2011 è diminuita di € 30.455,00 in riferimento all’anno 2010. - Spese di formazione per € 37.256,00- relative alle attività per la formazione delle volontarie realizzate con incontri, aggiornamenti, studio dei testi, sono aumentate di € 5.796,00- rispetto al 2010; - Spese di gestione per € 87.396,00, sono diminuite di € 5.357,00- rispetto al 2010; sono inserite in tale conto le spese per il pagamento delle utenze delle sedi operativi, le spese di manutenzione, le spese postali e bancarie, le spese di cancelleria le spese di tipografia ed altre spese di gestione; - Spese per servizi speciali per € 209.476,00-, comprende i costi sostenuti per la gestione della Casa di Riposo San Vincenzo de Paoli di Lecce invariate - rispetto al 2010; - Contributi per € 29.653-, di cui € 10.737,00 ad altri gruppi GVV, ed € 16.216,00 per contributi erogati ad associazioni, padri spirituali ed organizzazioni varie, nel complesso tale valore è diminuito di € 68.983,00 rispetto al 2010. - Tasse ed imposte sono pari ad € 1.463,00- nel complesso l’ammontare suddetto è aumentato di € 169,00-rispetto al 2010; - Assicurazione volontari per € 5.144,00- è aumentato di 259,00 rispetto al 2010, tale costo è relativo all’assicurazione pagata per i volontari, obbligatoria per legge; - Costi sostenuti contributo 5 x mille per € 32.618.447,00- è diminuito di € 16.829,00- rispetto al 2010, tale somma è stata impiegata per i lavori di adeguamento dell’immobile di Lecce; - Spese “Progetto Perequazione” di € 44.835,00relativo ai costi sostenuti dai gruppi di Trinitapoli, Specchia, Trani che hanno realizzato durante l’anno 2011 progetti con i C.S.V. I conti d’ordine riportano le partite di giro di cassa avvenute tra i vari gruppi di volontariato vincenziano della regione per € 28.28,00-ed è stato così evidenziato per non influenzare il risultato d’esercizio. Il totale a pareggio è pari a € 918.503,00. I proventi conseguiti non superano € 1.032.913,80, pertanto non vi è l’obbligo previsto per legge di allegare la relazione del collegio dei revisori. 6 PRIMO PIANO FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 Vita di gruppo e dell’associazione: Spiritualità e servizio CONTINUA DA PAG. 1 servizi mi sembra di aver notato un indebolimento dell’identità vincenziana. Questo mi preoccupa perché sono convinta che il futuro della nostra associazione si fonda sulla capacità che avremo di mantenere e rinforzare la nostra identità, di recuperare e far vivere nella sua interezza il progetto di San Vincenzo, sia nella spiritualità che nel servizio e di farlo conoscere negli ambienti in cui operiamo. di identità e di appartenenza è l’elemento fondamentale di comunione e di unione nell’associazione e ne garantisce l’efficacia a tutti i livelli. Se questo diminuisce, viene a mancare la forza che ci dà la fedeltà al progetto e allo spirito San Vincenzo e questo ha delle conseguenze concrete sul nostro servizio e sulla nostra immagine. Mi sembra dunque necessario riflettere su alcuni aspetti fondamentali dell’insegnamento di San Vincenzo e valutare in che modo sono vissuti nei gruppi. Come dice il titolo della giornata oggi sottolineerò alcuni aspetti della spiritualità e del servizio, non perché siano i soli importanti, (ci sono l’organizzazione, la struttura associativa, visita, comunicazione) ma perché mi sembra siano quelli che in questo momento è più urgente rinforzare e che possono darci più speranza per il futuro dell’associazione. I - SPIRITUALITÀ guarda la spiritualità vorrei portare alla vostra attenzione due punti, che vi invito poi ad approfondire nei vostri gruppi: - Capire meglio il legame tra spiritualità e azione - Creare una vera comunione nel gruppo 1. Il legame tra la spiritualità e l’azione. Vincenzo non partiva da una teoria, ma dall’osservazione della realtà ed era animata da uno spirito che deriva direttamente dal Vangelo. Ci ha indicato la frase di Matteo: “Ciò che avete fatto ad uno di questi piccoli l’avete fatto a me”. (Mt.25) che lui traduceva con la frase “I poveri ci rappresentano Cristo” E il brano di Luca, (4, 18) in cui Gesù dice di essere stato mandato per: “annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione, dare la vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi…”. La missione di Gesù è dunque profondamente radicata nella realtà e nei bisogni degli uomini e della società. San Vincenzo, insieme a Santa Luisa ci ha dunque trasmesso una spiritualità che è fondata sull’in- contro con Gesù e che emana dalla realtà presente, dal «qui e ora» della nostra vita. La chiamiamo «spiritualità dell’azione» perché essa si alimenta della nostra propria storia, leggendone gli avvenimenti nell’ottica della fede e della Parola di Dio. A partire da tutti questi eventi Dio si manifesta, ci rivela la sua volontà, ci indica il cammino. I fondatori ci insegnano una spiritualità che è caratterizzata dal legame costante tra la meditazione della parola di Dio e la contemplazione del mondo, per riconoscere la presenza di Dio nella nostra vita, nei nostri gruppi, e nel nostro servizio. HO NOTATO che nei nostri gruppi spesso la preghiera e la formazione spirituale sono un momento staccato dall’azione, stanno su due piani diversi. Si fa una preghiera, una meditazione all’inizio della riunione, anche buona, poi si chiude la parte spirituale e si passa all’organizzazione, alla discussione sul servizio concreto. Troppo frequentemente manca il legame tra i due momenti. Invece san Vincenzo lega strettamente preghiera e azione; nella sua spiritualità, la preghiera non è separata dall’azione, non consiste solo in una riflessione che si fa all’inizio della riunione, in un momento definito e circoscritto prima di passare alla discussione dei casi, che sta su un altro piano. Tutta la riunione è preghiera se la illuminiamo con la luce del Signore. In ogni valutazione dei casi, in ogni decisione da prendere dobbiamo chiederci se quello che stiamo programmando corrisponde a quello che ci dice Gesù e al progetto di SVe confrontarlo con la sua spiritualità. 2. Creare una vera comunione nel gruppo. Il progetto di San Vincenzo e il suo insegnamento ci dicono che la carità del servizio ai poveri si realizza nel gruppo che è la nostra prima comunità di servizio. Il lavoro di un gruppo vincenziano non consiste solo nel riunire le forze intorno a un progetto comune, ma anche e soprattutto nel far vivere una comunità di fede e di condivisione, che ha una missione da svolgere. Così lo vedeva San Vincenzo, che diceva: “…dovete stare insieme per onorare la carità di Cristo e si onora meditandola e pregando”. Fare comunità non è solamente un dono di Dio, ma è qualcosa che si costruisce giorno per giorno, impegnandosi, condividendo la ricchezza del cammino spirituale di ciascuno e riflettendo insieme sugli avvenimenti, alla luce della parola di Dio e del progetto di SV. Spesso sia nella vita personale che nella riunione siamo ingombrati da molte cose, è difficile l’ascolto, sia degli altri che di Dio, ma, se si vuole andare avanti, bisogna prendere una posizione, occorre reagire a queste abitudini e decidere di coltivare meglio la vita interiore del gruppo. per farlo bisogna darsi un metodo, Le indicazioni su come fare ce le dà SV, ben precise: - dobbiamo ascoltare meno quello che pensiamo noi e fare spazio per ascoltare quello che ci dice il Signore. - dobbiamo avere il coraggio non solo di prendere il tempo per la preghiera, ma di entrare in una dimensione di preghiera che sottende tutte le nostre azioni e decisioni, perché è questo che ci aiuta a rinnovare le nostre motivazioni, a vivere in comunione e a prestare un servizio di qualità. Pregare nella riunione, confrontarsi con la parola di Dio e di San Vincenzo. non è una perdita di tempo, (come a volte ci sentiamo dire) è prendersi cura del servizio ai poveri. Il buon servizio del povero viene da una buona vita spirituale e dalla forza che questa dà al servizio. Per rendere più concreto questo discorso vorrei provare a suggerire alcuni punti che possono aiutare il gruppo a scoprire il messaggio di Dio nei fatti concreti e nell’incontro con gli altri: a) Guardare la realtà con un atteggiamento di preghiera e di discernimento. Leggere e capire gli avvenimenti della nostra vita ed in particolare della vita associativa richiede attenzione e riflessione. Dobbiamo prestare molta attenzione per tenere costantemente uno sguardo di fede su quello che succede, sui dettagli del servizio che prestiamo, sugli incontri che ci si presentano. Quando ci sono da prendere delle decisioni sul comportamento da tenere nei vari casi, possiamo chiederci: - Come scopro Gesù in questo avvenimento? - Che cosa ci stanno dicendo Dio e san Vincenzo, attraverso questo bisogno dei destinatari? Attraverso le loro reazioni? Attraverso gli altri membri del gruppo? b) Essere aperti alla conversione, al cambio La lettura degli avvenimenti partendo dalla fede e dalla parola di Dio ci porta ad assumere nuovi atteggiamenti e nuove disposizioni. Se riusciamo a fare questo confronto, questo legame tra l’azione e la spiritualità, questo modo di guardare le cose ci mette in un processo di conversione continua, quotidiana, la conversione delle piccole cose, che consiste nel cercare Dio in tutto e nel seguire nel servizio quello che San Vincenzo ci ha indicato. Possiamo chiederci: - Quali nuovi atteggiamenti o scelte ci sta chiedendo Gesù, in questo momento, - nella discussione di questo caso, - in questa decisione da prendere? c) Essere disponibili a condividere: Non viviamo da soli l’esperienza di Dio, il metodo vincenziano ci invita a condividere con le altre volontarie il modo in cui incontriamo Dio attraverso le persone che si trovano nel bisogno, partendo dai fatti concreti del nostro servizio, dalle nostre reazioni quando incontriamo le persone in difficoltà. La preghiera diventa così vita, nel senso che ci aiuta ad orientare i comportamenti, e diventa condivisione perché lo facciamo insieme arricchendoci mutualmente. Credo che ne siamo tutti convinti. Perché allora, spesso, non riusciamo a condividerla proprio con le persone del nostro gruppo? Chiediamoci allora: - Siamo stati cambiati da quelli con cui lavoriamo, dal confronto con i membri del gruppo? PRIMO PIANO - In che cosa ci stimolano a cambiare le persone a cui prestiamo servizio? II - SERVIZIO E veniamo all’altro punto da rinforzare, che riguarda il servizio e mi vorrei soffermare sull’importanza di CONTINUARE A MIGLIORARE IL RAPPORTO PERSONALE CON I POVERI L’incontro personale con il fratello, che è la caratteristica del metodo vincenziano, lo specifico della nostra associazione, non si esprime solo nella la visita domiciliare ma deve essere alla base di tutti i nostri progetti e azioni. Infatti essere vincenziani non è solo dare delle risposte concrete ai bisogni o lavorare per qualcuno, ma è “stare” con qualcuno, instaurare dei rapporti che ci permettano di fare un cammino insieme, di crescere e cambiare insieme. L’Assemblea Internazionale dell’AIC a marzo 2011 “Educare per costruire insieme” ci ha dato alcune piste che possono aiutarci a migliorare sia la vita di gruppo che il rapporto personale con i poveri, che è sempre anche un rapporto educativo. Il punto di partenza è che dobbiamo considerare la relazione di aiuto non come un modo di colmare delle mancanze o delle lacune che ci sono negli altri, ma piuttosto come un mezzo per identificare e sviluppare le capacita specifiche di ogni persona. Non si tratta di trasferire delle conoscenze o delle risorse, ma di aiutare ogni persona, volontarie e destinatari, a sviluppare le capacità che già esistono in lei e a far fruttare i suoi talenti. (in altre parole di permettere il suo empowerment). Questo atteggiamento ha delle conseguenze importanti sul modo in cui viviamo i nostri rapporti con gli altri, e il cambiamento è ancora più radicale quando ci riferiamo alla povertà: - Cambia il rapporto tra volontarie e destinatari: questa rela- FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 zione non è un atto unidirezionale e deve essere concepita in termini di reciprocità: dobbiamo essere convinte nel profondo che anche le persone che accompagniamo hanno qualcosa da dare e che se riusciremo a realizzare uno scambio reciproco ci arricchiremo entrambi e potremo generare qualcosa di nuovo. Ricordiamo che San Vincenzo ci dice che i poveri sono i nostri maestri, la nostra scuola, un luogo insostituibile di apprendimento per la vita e per il servizio. Con loro impariamo a rispondere alle chiamate della carità e della giustizia; nella loro vita difficile, nella loro lotta per la sopravvivenza possiamo scoprire modi creativi per risolvere i problemi, trovare soluzioni, coltivare la speranza di giorni migliori, vivere la nostra fede e avvicinarci a Dio. Frequentare la scuola dei poveri ci mette in un movimento reciproco di dare e ricevere, permette uno scambio di esperienze, ci aiuta a trovare una nuova sensibilità e solidarietà e ad agire in modo più coerente. - Cambia in modo radicale il modo di considerare la povertà: La persona in situazione di povertà appare non solo come una persona che manca di qualcosa, che ha bisogno di assistenza, ma si presenta come una persona che ha qualcosa da apportare alla società e che può partecipare ad un progetto comune con le sue capacità proprie e uniche. La risposta alle povertà dunque si lega al modo in cui stiamo insieme, a come facciamo un progetto di vita insieme, e non solo alla distribuzione dei beni. - Cambia il modo di concepire l’uomo ed in particolare chi si trova in situazione di precarietà: la persona non è più definita attraverso i suoi bisogni da soddisfare, ma è considerata per la sua capacità creatrice. A noi spetta creare le condizioni perché ogni essere umano possa sviluppare i suoi talenti, e accompagnarlo perché riesca a farlo. Queste affermazioni ci invitano a fare alcuni cambiamenti importanti nel rapporto personale con gli altri, sia con le volontarie dei nostri gruppi che con i destinatari (sono stati chia- mati SPOSTAMENTI, è un termine più forte che ci dà meglio l’idea di quello che potremmo fare…). A) Invito a passare dalla relazione di aiuto alla reciprocità: se vi è uno sforzo di reciprocità si entra nell’idea che ogni membro del gruppo ed ogni destinatario ha qualcosa da donare, una sua capacità propria e unica da apportare alla costruzione di un progetto comune. Come vincenziane abbiamo un ruolo attivo di sostegno e di stimolo per scoprire e far emergere queste capacità, questi talenti in noi e negli altri e per svilupparli insieme in uno scambio continuo. Questa idea rimanda alla nozione biblica di “ALLEANZA”, e mette in evidenza la capacità di agire insieme, di crescere e di rischiare insieme, di essere corresponsabili. B) Invito a Cambiare il nostro modo di vedere il bisogno, invece di fermarmi al bisogno che vedo in te, devo passare a dire «Ho bisogno di te» alle persone che mi stanno intorno, specialmente a quelle in situazione di bisogno. Ho bisogno di ogni membro del gruppo per pregare e per servire meglio insieme, ho bisogno di te, che vivi in povertà per costruire qualcosa insieme. Questo vuol dire far sentire ad ognuno, che ha qualcosa da dare e che può diventare protagonista con le proprie capacità. Rispecchia la parola biblica “PROMESSA”; la promessa non è un risultato da raggiungere, ma è qualcosa che ci mette in cammino, una motivazione ad andare avanti, a fare uno sforzo per progredire. “Ho bisogno di te” vuol dire sentire una promessa per la tua vita. È il modo migliore per sviluppare i talenti. C) Invito a Passare ad un nuovo modo di considerare la valutazione. Nella parola “valutazione” è contenuta la parola “valore” ; valutare è dunque “dare valore”, mettere in evidenza quello che di nuovo, di inaspettato è emerso durante il cammino e che dà un valore aggiunto alle persone, sia nella vita del gruppo che nella relazione con i poveri. È uno “spostamento” importante rispetto alla nozione corrente di valutazione quantitativa che vuole controllare i risultati concreti, i numeri, la quantità di quello che si è ottenuto. Valutare la qualità dei nostri rapporti vuol dire interrogarci sulle relazioni che abbiamo saputo creare, verificare se abbiamo saputo far sorgere qualcosa di nuovo insieme ed è in assonanza con la parola biblica “CREAZIONE”. Prima era il caos, poi Dio ha creato nuove relazioni, nuovi rapporti, fra ciò che era confuso. Possiamo diventare co-creatori. 7 Questo modo di concepire il rapporto personale e la povertà, ci spinge ad usare un nuovo linguaggio e suggerisce di usare parole come: • potenzialità, possibilità, talenti che sono in ognuno di noi perché siamo stati creati a immagine di Dio • reciprocità e interdipendenza, cioè pensare: “Tu hai qualcosa che a me manca, io ho qualcosa che forse ti può aiutare” • valorizzazione, che vuol dire identificare e mettere in valore i talenti di tutti • co-creatività: se uniamo, mettiamo insieme le nostre capacità, i nostri talenti possiamo costruire un mondo più giusto e diventare creatori di qualcosa di nuovo. Queste parole diverse riflettono un modo concreto di fare le cose e di mettersi in relazione con gli altri. Le parole hanno potere, perché trasmettono degli atteggiamenti. (se continuiamo a dire gli assistiti è perché assistiamo) Considerare questi punti e i cambiamenti suggeriti, vuol dire passare dalla lotta contro la povertà a “costruire insieme” rendendo possibile la partecipazione di ciascuno ad un progetto comune, e ci porta mettere l’accento sulla seconda parte del lemma dell’AIC: “Contro le povertà, agire insieme”. Un servizio svolto secondo queste indicazioni, ci permette di stimolare un cambiamento che riguarda tutti gli aspetti della vita delle persone, in modo integrale, cioè affrontandoli nel loro insieme, senza isolarli e coinvolgendo tutte le persone interessate, tutto il sistema che sta intorno a loro. È quello che abbiamo chiamato Cambio sistemico e ci rendiamo conto di come esso sia una forza trasversale che anima e rende dinamiche tutte le nostre azioni e ci aiuta a realizzare un lavoro ben organizzato e capace di trasformare le situazioni, e che supera le azioni convenzionali e assistenziali. Per terminare con una nota di speranza vi vorrei raccontare una cosa che mi piace molto Sono le parole di un tunisino, Moncef Marzouki, una delle grandi figure dell’opposizione tunisina. Ha detto queste cose nel 2010, ben prima dei recenti cambiamenti, mentre era in esilio. Dice: “Io sono un uomo del Sud, vengo dal deserto ed ho visto mio nonno seminare nel deserto. Io non so se voi sapete che cosa significa seminare nel deserto. Vuol dire seminare in una terra arida e poi aspettare che cada la pioggia, (non si sa quanto, anche due anni, quattro, cinque). E se viene la pioggia voi fate la raccolta. Il deserto dopo la pioggia è come un miracolo: trovate del verde, dei fiori, degli ortaggi… E tutto questo perché c’erano già i semi… Se nessuno avesse mai seminato, il deserto non fiorirebbe. E quindi bisogna seminare! Anche nel deserto bisogna seminare! A volte anche a noi sembra di seminare nel deserto, ma se io semino, almeno i semi ci sono, che cosa succederebbe se non seminassi? Su che cosa cadrà la pioggia? Che cosa potrà mai germogliare? 8 PRIMO PIANO FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 Preghiera, comunione, servizio CONTINUA DA PAG. 4 PRIMA: “Entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto!” (Mt 6, 6). POI: “Vi riconosceranno da come vi amerete!” (Gv 13,35). INFINE: “Quello che avrete fatto al più piccolo dei miei, lo considererà fatto a me!” (Mt 25,44). Fermiamo per una volta ancora lo sguardo sulla bellissima icona della “vite e i tralci”nel quarto evangelo (Gv 15, 1-10): separati da Cristo, privati della sua linfa che trasforma l’“indispensabile rapporto con Lui” - radice e vite feconda in relazione e reciprocità tra noi i tralci -non saremo mai in grado di generare frutti: “Dimorate in me ed io dimorerò in voi; come il tralcio non può da sé portare frutto se non dimora nella vite, così neanche voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci; chi dimora in me ed io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla.” (Gv 15,4-5). So di svelare proprio nulla di arcano o di originale. Nuovo, però, incredibilmentenuovo, sarebbe concepire e finalmente…dare alla luce l’ora di imprimere entusiasmo ai ritmi strascicati dei nostri passi, e dare maggiore visibilità e concretezza ai soliti slanci stanchi, a innocui e sfilacciati buoni propositi. Dio voglia che sia OGGI il giorno propizio!.. il kairos: “Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore…” (Sal 95,8) Conosciamo (!?) VINCENZO e LUISA: non sono gli eroici protagonisti di un romanzo… Entrambi si propongono a noi con il volto e lo spessore dei profeti, e la trama in tessuta dalle loro vite ha i colori e il respiro di una “storia di salvezza”, cioè di una esistenza scampata alla “mediocrità del vivere”, riscattata dal “non-senso”, evasa dal rischio che la quotidianità la renda pigra o monotona, spenta o maledetto legno di una croce: noiosa. VINCENZO e LUISA sono dei testimoni e, perché tali, anche dei “maestri”. Semplicemente perché in essi risuona chiaro e forte l’insegnamento del Maestro, Cristo Gesù, venuto a mostrarci il volto compassionevole del Padre e a raccontarci il suo “cuore di Madre”, abitato da infinita tenerezza e misericordia. Quanto Vincenzo e Luisa hanno udito col cuore, veduto con gli occhi dell’amore e della fede, quanto hanno contemplato nella penombra del Mistero e nella preghiera, Colui che le loro mani hanno toccato nel pane eucaristico e hanno poi abbracciato, sollevato, fasciato, nutrito, dissetato nel povero… questo è quanto annunziano anche a noi. (cfr. 1Gv 1,1-3). scartato agli occhi degli uomini: Il “loro” ? un Dio solidale, dichiaratamente coinvolto nelle vicende umane, un Dio inquieto e (mi piace dire) sanguigno,impetuoso, che non esita a… imbrattarsi le mani e a lasciarsele addirittura inchiodare sul Gesù di Nazaret preferirà la polvere intrisa di lacrime e sudore della strada alle nuvole d’incenso del tempio, il frastuono della vita al salmodiare delle sinagoghe… Insomma: piuttosto Gerico che Egli “non è parziale con nessuno contro il povero, anzi ascolta proprio la preghiera dell’oppresso. Non trascura la supplica dell’orfano né la vedova, quando si sfoga nel lamento. Le lacrime della vedova non scendono forse sulle sue guance e il suo grido non si alza contro chi gliele fa versare?” (Sir 35, 13-15). Amo molto questo Dio “simpatico”, che ciò sa condividere le emozioni, e non è mai neutrale. Anzi, è assolutamente schierato, scomodamente schierato: scruta senza scandalizzarsi l’abisso del cuore dell’uomo, i baratri delle sue infedeltà (cfr. Sal 63,7), i “bassifondi” della sua storia; e poi si pone dalla parte degli ultimi, accanto agli umiliati, sceglie per i suoi progetti di liberazione quanto e chi è disprezzato o Gerusalemme. Alla scuola e sulle orme di Vincenzo e di Luisa ci è data, in definitiva, la possibilità di educarci alla “vita buona del vangelo”. SERVIRE I POVERI: dall’ebrezza mistica alle frontiere della fragilità. Come slogan suona bene e sventola come una bandiera… Porgiamo ora l’orecchio alle parole soprattutto di VINCENZO. Le condivide (e quante forse gliene ha anche suggerito) certamente anche LUISA… PERCHÉ SERVIRE I POVERI? 1) Innanzitutto perché è una vera e propria “vocazione”, di cui diventare sempre più consapevoli e da nutrire di sobria, solida, autentica spiritualità, perché la carità è fede immersa nella storia: “Le Dame di carità si reputeran- Dunque: PREGHIERA (= intimità con Dio) COMUNIONE (koinonia) SERVIZIO (diakonia). Credo sia questo l’itinerario da ridisegnare e da percorrere. Sia perché si propone come un inestricabile e straordinario “circuito virtuoso”, sia perché mostra il ritmo di una vera e propria progressione nel senso cronologico, logico e anche teologico: un intreccio di decisione libera personale e responsabile, di conversione profonda e di maturità spirituale. Non si negano valore e meriti a modalità differenti di “compiere il bene”, ma dobbiamo convenire che si tratterà di un bene con tutt’altro sapore. Non distinguerne la differenza da parte nostra sarebbe piuttosto preoccupante… “Noi abbiamo creduto all’amore di Dio! Così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita”: è partendo da questa affermazione che Papa BENEDETTO XVI ha provato a sviluppare la ricchezza e la complessità del tema nella prima sua enciclica “Deus Caritas Est” (2005), alla quale rimando per approfondimenti. Tra eros, philia, agape il Papa argomenta sull’esistenza di “elementi costitutivi che formano l’essenza della carità cristiana ed ecclesiale”; ed è perciò “molto importante che l’attività caritativa della Chiesa mantenga tutto il suo splendore e non si dissolva nella comune organizzazione assistenziale, diventandone una semplice variante”. (cfr. n. 31). “Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. Considerate, infatti, la vostra vocazione, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio” (1Cor 1, 25-29). no molto fortunate d’essere state scelte da Dio come serve dei poveri, che lo rappresentano così al vivo; e, per tenersi atte a servirli degnamente, faranno tutto il possibile per imparare a vivere da buone cristiane. Ciò sarà loro facile se saranno fedeli ad assistere ogni domenica alla predica, all’istruzione e alla funzione della loro parrocchia, se si accosteranno alla S. Comunione almeno ogni prima domenica del mese, e se ogni giorno si porranno in ginocchio, prima di coricarsi e appena levate, per adorare Dio; infine se renderanno onore, più che potranno al SS. Sacramento dell’altare, partecipando ogni volta che sarà loro possibile alle adorazioni che si organizzeranno nelle loro parrocchie…” [D 141] “Ogni giorno offriranno il loro cuore a Dio facendo il segno della croce e invocando il santo Nome di Ges? e della sua Madre… Si inginocchieranno ai piedi del letto o davanti a qualche immagine per ringraziare Dio dei benefici generali e particolari PRIMO PIANO che hanno ricevuto dalla sua divina Maestà […] Ascolteranno la santa messa, si ricorderanno della modestia con cui il Figlio di Dio faceva le sue azioni sulla terra e, per onorarle e imitarle, compiranno le proprie con uguale modestia e tranquillità […]Faranno orazione mentale per mezz’ora almeno ogni giorno, leggeranno posatamente e attentamente un capitolo del libro di Mons. di Ginevra (= san Francesco di Sales) intitolato Introduzione alla vita devota o del libro dell’Amore di Dio, facendo qualche elevazione a Dio per trarre frutti di amore da questo devoto esercizio.” [D 126] 2) I poveri “sono i nostri padroni e i nostri signori… Essi vi rappresentano la persona di Nostro Signore, il quale ha detto: “Quello che farete al più piccolo dei miei, lo considererò come fatto a me stesso”. (Mt 25, 44). 3) Servire i poveri è continuare la missione di Cristo: “Che grazia di Dio, che felicità andare a continuare la carità che Nostro Signore esercitava sulla terra.” COME SERVIRE I POVERI? “Siete destinate a rappresentare la bontà di Dio verso quei poveri malati. Orbene, siccome questa bontà si comporta con gli afflitti in modo dolce e caritatevole, anche voi dovete trattare i malati come questa medesima carità insegna, ossia con dolcezza, bontà e amore, compatendo i loro mali, ascoltando i loro lamenti come una buona madre deve fare…”. “Siate premurosissime per tutte le loro necessità. Sopportate i loro piccoli malumori, incoraggiateli a soffrir bene per amor di Dio, non v’irritate mai, né abbiate per essi parole dure…”. In definitiva: bisogna regolare la propria carità materiale sui bisogni dei poveri. • uno stile che dall’assistenzialismo (incentrato sui bisogni e FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 talvolta condizionato da essi) migra verso i criteri e i valori della PROMOZIONE UMANA (attenzione alla persona). LA “VISITA DOMICILIARE”. Strumento peculiare e geniale del servire e agire caritativo vincenziano è la “VISITA DOMICILIARE”. Ricordiamo quanto accadde una domenica di agosto del 1617 a Châtillon Les Dombes (presso Lione) dove Vincenzo de’ Paoli era parroco. Fu proprio una “visita domiciliare” a scatenare in lui l’intuizione che la generosità, la disponibilità e il buon cuore della gente potevano essere organizzati in una carità meno episodica e contingente, in una carità che scaturisse non solo dal cuore, in una carità intelligente, efficace, preveniente. Fu questo il primo germoglio della “Confraternita della Carità”. Scopo e obiettivo della “visita domiciliare”non è semplicemente “indagare”, “prendere visione”, “verificare” per provvedere adeguatamente alle situazioni di indigenza, ma celebrare un incontro tra persone, che si accolgono, si prendono a cuore, scelgono di appartenersi, decidono di “lottare insieme”… Non credo eccessivo ritenere che l’esercizio della “visita domiciliare” intenda: 1) dichiarare la priorità delle “relazioni” sulle “prestazioni”; 2) identificare il povero non tanto come terminale delle nostre esuberanze umanitarie (Mons. Tonino Bello), ma come “risorsa” e protagonista imprescindibile per la elaborazione e attuazione di qualsivoglia processo di promozione, di riscatto, di autodeterminazione che lo riguardi. Prima e più che dare cose e prestare servizi siamo chiamati a offrire noi stessi, ponendoci accanto come fratelli e sorelle, madri e padri, compagni di viaggio che condividono la stessa meta e si sostengono per via, trasmettendo quanto gratuitamente e senza nostro merito abbiamo ricevuto. In questo senso, anche i poveri sono capaci di donare. Ognuno diviene anima per l’altro. L’uomo conta per quello che è, e per questa sua capacità di farsi dono. Quando alla porta del tempio (cfr. At 3,1-11) uno storpio lo sollecita all’elemosina, Pietro che è con Giovanni, dice: “Non ho oro né argento”. Ma prima di questa dichiarazione di povertà economica e prima di elargirgli più di quanto lui avrebbe mai immaginato, Pietro al paralitico che è lì davanti con occhi colmi fiducia e di attesa, dona se stesso: “Guarda verso di noi”. Quindi, lo risana nel nome di Gesù il Nazareno, restituendogli la facoltà di camminare, cioè il potere di scegliere le direzioni da imprimere alla propria vita e la possibilità di seguirle. Nel gesto e nella risposta di Pietro e di Giovanni è esemplificato il riconoscimento di un bisogno (reale e profondo) che sembrava smarrito, dimenticato, sepolto tra la rassegnazionee la necessità di sopravvivenza di quello sventurato. Questa guarigione, “nel tempo della Chiesa” all’indomani della Pentecoste, ha il sapore di una risurrezione: guarendolo, Pietro, come aveva fatto Cristo (Mt 21,14; Lc 14,21), intende rimuovere ogni ostacolo e restituire lo storpio alla dignità perduta. Il suo handicap, considerato una maledizione, lo privava finanche del diritto di frequentare il tempio. È il proprio volto che bisogna mostrare prima che… le proprie tasche. Il dono più prezioso è il dono di sé. Perché l’amore è la prima e più efficace terapia per ogni piaga del disagio umano. Anche il samaritano della parabola, prima di infondere olio e vino sulle piaghe, riversa sulla vittima dei briganti la propria tenerezza, lo av- 9 volge nei teli della propria solidarietà: “Lo vide e ne ebbe compassione…” (cfr. Lc 10,25-37). In questo senso il volontariato, se è genuino, non è assistenzialismo (come l’elemosina), ma è comunione interpersonale, è scambio di anime. Il “modo nuovo” di servire i poveri, inaugurato dal genio di VINCENZO e di LUISA scaturisce: 1) dal modo inedito di concepirlo in quanto persona; 2) dalla radicale obiezione alla diffusa “cultura dell’esclusione” attraverso una “cultura dell’accoglienza e dell’inclusione”. In una simile prospettiva,la STRUMENTALIZZAZIONE dell’accidens, tendente a ridurre e ad assimilare tout court il “portatore” alla sua forma di indigenza,cede il passo (in teoria e in pratica) all’AFFERMAZIONE della sua nativa sostanza umana, della sua dignità fondamentale e dell’inalienabile diritto al destino di ogni uomo: abitare questa vita, partecipare alla sua festa, assaporarla nella sua gioiosa bellezza… Il povero non è più (o non solo) un “diverso”, stereotipo talvolta del “brutto, sporco e cattivo”, presenza minacciosa e criminale, “mangime” per analisi e statistiche, marchiato da etichette sociali, culturali, economiche… Non è un gioco di parole o di prestigio: è semplicemente una questione di sguardi! MOTIVI per affezionarsi a questa buona opera: • Visitando i poveri, visitate Dio stesso in loro… • “Fate vedere e sentire a questa buona gente la bontà di Dio per mezzo della vostra, e lo fate glorificare…” • “Cooperate alla salute di queste povere anime, insieme a Gesù Cristo, procurando che siano istruite e facciano un buona confessione generale”. • “Edificate la Chiesa tutta, mostrando che vi applicate con tanta bontà all’assistenza dei poveri”. [D 190] LUNGIMIRANZA nelle strategie di intervento 1) “La migliore carità verso le persone valide è procurare loro del lavoro”! È un tema che sollecita e giudica come pochi il nostro agire caritativo. Credo, pertanto, che abbia diritto nei nostri gruppi, ai livelli locale, provinciale e regionale, a una maggiore attenzione (creativa e fiduciosa). Mi auguro possa presto accadere: se la radice di molteplici e più odiose forme di alienazione e di povertà è individuabile nella privazione di risorse necessarie per un vivere dignitoso e onesto, forse con maggiore determinazione bisogna scegliere e mirare all’obiettivo di inaridire tale radice, concentrandovi energie, sinergie, risorse disponibili e da reperire. 2) Occorre procurare ai poveri due specie di cibo: il materiale e lo spirituale… CONTINUA A PAG. 10 10 PRIMO PIANO FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 Preghiera, comunione, servizio CONTINUA DA PAG. 9 L’assistenza materiale non va intesa come il fine ultimo: anche “un turco e un idolatra possono assistere il corpo…”. “Nostro Signore non ebbe cura solo delle persone malate quanto al corpo, ma anche delle anime. Voi gli succedete; dovete cercare d’imitarlo come gli apostoli, i quali ebbero cura dei corpi e delle anime. Quando andate a visitare un malato, dite a voi stesse: Dio mi ha dato la cura di questo malato, non solo del suo corpo, ma anche della sua anima”. Un pensiero che folgora nella sua semplicità! Albert Camus, il filosofo e scrittore francese che sosteneva: “L'unica giustificazione possibile per Dio è che non esiste!”, annota nei suoi “Taccuini”: “Si serve l’uomo nella sua totalità o non lo si serve per nulla. E se l’uomo ha bisogno di pane e di giustizia, e se si deve fare quanto occorre per soddisfare questo suo bisogno, egli ha anche bisogno della bellezza pura, che è il pane del suo cuore. Il resto non è serio”. Lo “stile vincenziano” di servire i poveri rivela contorni progettuali e strategici miranti a investire l’uomo nella reale multidimensionalità e trasversalità dei suoi bisogni. Occorre, pertanto, rinvigorire e coltivare atteggiamenti (mente, coscienza, cuore) e comportamenti (“linguaggi”, relazioni, comunicazione), che in modi più leggibili e credibili ci identifichino per quello che siamo. Può tornare utile rielaborare due percorsi, già nel bagaglio delle nostre competenze: • pensare e agire secondo i criteri del cambio sistemico … • familiarizzare con l’inquietudine dell’“amore inventivo all’infinito” che ha abitato il cuore dei Fondatori… CONCRETEZZA NEL SERVIRE I POVERI “I servi dei poveri fanno, in taluni luoghi, delle questue alla porta della chiesa le domeniche e le feste.” [D 137] Il Signor Vincenzo parlò in modo assai forte e toccante sulla necessità e i vantaggi dell’elemosina, sulla facilità di farla, sia riducendo il proprio lusso, la tavola, i vestiti, il divertimento; sia dando sementi, mobili, biancheria e abiti vecchi, se non si poteva da denaro. Si portarono, così, in un luogo di deposito le elemosine di grano, pane, legumi, biancheria, legna, utensili di lavoro, abiti, letti, ecc. [D 133]. Ancora concretezza nelle sue parole, conun retrogusto di piccante umorismo: “Se dite: non ho denaro, orsù, quanti gingilli si possiedono a casa che non servono a nulla? Oh! Signore, quanto siamo lontani dalla pietà dei figli d’Israele,le cui donne donavano i loro gioielli per fabbricare un vitello d’oro!” [D 195] MA CHI SONO I POVERI, che hanno rivelato Cristo a Vincenzo e Luisa? Un giro d’orizzonte in estensione e in profondità su cui i Fondatori hanno spinto lo sguardo colmo di compassione del buon samaritano (cfr. Lc 10, 25-37) testimonia che nessuna miseria o piaga della loro epoca è stata da essi ignorata, e la “fantasia” con cui hanno saputo attualizzare la pagina di Mt 25, 31-46: - i piccoli abbandonati e gli orfani - la gioventù povera e bisognosa di istruzione - i poveri malati e gli abban- donati, gli appestati i poveri dementi i poveri deformi nel corpo i feriti sui campi di battaglia i profughi e le popolazioni desolate dalla guerra - i nobili decaduti - i poveri forzati e gli schiavi… - In che modo e dove fissare lo sguardo per riconoscere e reinterpretare queste tipologie di bisogni – antichi e sempre nuovi – riferiti all’uomo contemporaneo, alla sua solitudine e alla sua fame di pane e di speranza, ancora calpestato come… una coppa di cristallo sotto le zampe di tanti “pachidermi”: politica, sistemi economici e sociali, pregiudizi culturali, moralismi e ipocrisie…? Quali catene e quali schiavità disumanizzano oggi? quali le nobiltà decadute? chi i profughi da terre senza futuro e senza pace? quali deformità devastano il corpo e… l’anima? chi i nuovi appestati tra noi? … Custodire il carisma non è riciclare le “risposte” da essi efficacemente escogitate nei perimetri storici in cui hanno abitato, ma tradurre qui-e-ora per il nostro tempo il “modo nuovo” con cui VINCENZO e LUISA si sono avvicinati al povero, gli atteggiamenti del cuore e della mente,che lo hanno trasformato in intimo assillo, insostenibile tormento, improrogabile sfida. PERSEVERANZA nelle opere di carità verso i poveri: ragioni: 1) “La Compagnia della Carità è opera di Dio e non degli uomini…”. 2) “Il timore che dovete avere che queste opere non vengano a dissolversi e ad annientarsi nelle vostre mani. Sarebbe certamente una grande disgrazia, mie buone Dame […] Senza dubbio, se ci esaminiamo bene, avremo tutti un gran timore di non aver fatto quanto potevamo per il progresso di questa opera: se infatti ne consideriamo bene l’importanza, capiremo che la dobbiamo amare come la pupilla dei nostri occhi e come lo strumento della nostra salvezza eterna…” [D 198] Mezzi di perseveranza: 1) Non volere abbracciare troppe opere di bene contemporaneamente: “Non facciamo mai nulla senza aver prima ben riflettuto, e poi facciamo meglio che possiamo e sempre di più, poiché questo chiede Dio da noi.” [D 198] 2) Cercare altre persone disponibili e motivate, che occupino il nostro posto nella Carità quando venissimo meno: “Un mezzo per la conservazione della Compagnia è fare in modo che essa non manchi mai di altre Dame di pietà e di virtù. Giacché, se non ci si preoccupa di stimolare altri a entrarvi, sarà a corto di soggetti e, diminuendo di numero, sarà troppo debole per continuare a sostenere pesi così grandi…” [D 198] CONCLUSIONE Esiste un “luogo” e un “tempo” da frequentare per esporsi alle formidabili e appassionate sollecitazioni a cui abbiamo soltanto e maldestramente accennato: la FORMAZIONE PERMANENTE. Entrambi i Fondatori si preoccupano di avvicinare i loro figli e figlie (Dame e Figlie della Carità, missionari) al cuore del Vangelo per motivarne l’agire e il servizio… “Non bisogna mancare di assistere alle assemblee, perché ciò è utile. E l’utilità appare da questo, che si viene istruiti nelle cose che bisogna fare, altrimenti si farebbero molti sbagli. Ci si incoraggia vicendevolmente e si rinnova il proprio affetto reciproco. Come più carboni accesi e poi portati altrove diffondono ulteriormente il calore, così più Dame della Carità, sparse in vari luoghi e ogni tanto riunite, si infiammano reciprocamente ad un maggiore amore di Dio. L’utilità appare ancora dal fatto che si pone rimedio a tutte le mancanze. Si fanno nuove proposte per il bene e per l’unione perfetta. Si viene informati di ciò che si fa e illuminati sulle difficoltà che potrebbero sorgere per ciascuna nell’esercizio della carità. Inoltre, la Compagnia diviene più forte e capace di resistere alle difficoltà e così perpetuarsi…” [D 187 e 188, passim]. “O Salvatore delle anime nostre, stampate nei nostri cuori la carità, affinché un giorno possiamo raggiungere quella bella Compagnia della Carità che è in cielo… Fate che siamo tutti pieni di amore per Voi, per il prossimo e tra noi”. (S. Vincenzo) FORMA ZIONE FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 11 Convegno Nazionale Roma, 16-17-18 maggio 2012 Carità e Politica di Paola Ciriello I l 16, 17, 18 maggio 2012 si è svolto a roma il convegno nazionale il cui tema era Carità e Politica il tema molto impegnativo, certamente stimolante, insieme alla competenza degli oratori ha tenuto viva la nostra attenzione per tutto il suo svolgersi la prima relazione è stata di Mons. Vincenzo Palma Vescovo di Terni, Narni e Amelia. Ritornare al bene comune La complessità del presente ci impone una attenta riflessione sulla visione della società che vogliamo costruire per i nostri figli e nipoti. Compito peculiare del cristiano è essere fermento della società per la ricerca della salvezza non individuale, ma di tutti, e quindi il bene comune è lo studio di quelle condizioni grazie alle quali gli uomini possono perseguire il loro perfezionamento “(centesimus annus) quindi, il bene comune va scoperto di tempo in tempo ed interpetrato di volta in volta. Per questa ragione è necessario il discernimento, un esercizio di pensiero impegnativo e faticoso, ma indispensabile per riscoprire le energie protese al bene comune. Il bene comune non è appaltato a qualche parte della società, ma si basa sulla sussidiarietà orizzontale e verticale in cui la politica dà il suo prezioso, ma limitato contributo, così come l’economia, la scienza, la famiglia, e ognuno ha la sua parte di responsabilità (società poliarchica). Il presente richiede a noi cattolici di non cedere alla tentazione di toglierci di mezzo, al contrario ci spinge ad intervenire con la nostra fede che non possiamo mettere da parte, anche attraverso un sano e forte dibattito. L’associazione ha la responsabilià di passare dall’elemosina, gesto da non impedire perchè primo atto di amore di cui tutti siamo mendicanti, all’impegno nella costruzione del paese. Vogliamo costruire un’Italia solidale in cui anche ai più deboli sia assicurata la dignità propria di ogni uomo, così come, volgendo uno sguardo all’Europa, “oggi troppo poca europa”. Dice Mons. Paglia, dobbiamo evitare l’individualismo religioso e la frammentazione. I valori umanistici ed evangelici possono andare d’accordo e lavorare insieme alle altre realtà attraverso un dibattito sereno ci aiuterà a definire la società più bella che vogliamo per le nostre città. Abbiamo poi ascoltato il Prof. Luca Diotallevi, sociologo vice presidente settimane sociali dei cattolici “in cerca del bene comune”. Laicità e insegnamento della dottrina sociale della chiesa sono due prospettive per analizzare la relazione tra carità, politica, bene comune. Per la laicità la carità (religione) e la politica, sono divise. Nella caritas in veritate, (par 7) Benedetto XVI invece, quando parla di via istituzionale della carità afferma che la carità persegue incessantemente la trasformazione del vivere sociale in città, non secondo il modello della polis retta dal primato della politica, bensì secondo il modello della civitas caratterizzata da un aspetto poliarchico che non riconosce il primato a nessun potere. La dottrina sociale della chiesa ci indirizza infatti a un modello di poliarchia sociale, contesto sociale in cui agiscono molti poteri che si controllano e si limitano reciprocamente restando separati e opponendosi a qualsiasi concentrazione la poliarchia è garanzia di libertà, efficienza, reponsabilità per produrre il bene comune, che oggi richiama l’attenzione su aspetti una volta ignorati quali l’assistenza medica, il diritto al lavoro, ma anche le strade, l’acqua, l’inflazione, non basta la politica e neppure lo Stato. il vivere sociale sia nella incessante trasformazione in civitas nell’ottica della Caritas in Veritate. Ascoltiamo infine la Prof. Giuliana Martirani, Università di Napoli Federico II, dialogo e interazione in una comunità multietnica l’omogeneizzazione culturè e è un fattore di pericolo per l’umanità, ogni tentativo per ridurre le differenze, per imporre un modello unico è una forma di genocidio che indebolisce l’autonomia della specie umana. Paradossalmente noi cerchiamo di difendere le differenze nel mondo vegetale e animale, ma vogliamo distruggere le differenze nel mondo umano. La velocità di spostamento delle popolazioni, mentre facilita l’incontro fra culture, le espone anche al fagocitamento da parte delle culture piu aggressive, soprattutto quelle portate dagli immigrati extra comunitari; infatti le loro culture rischiano di essere disprezzate cosi come lo sono loro Questa è la ragione che ha condotto il magistero della chiesa allo sviluppo del principio di sussidiarietà in termini verticali e orizzontali, principio che passa attraverso il lungo cammino della rerum novarum, cenotesimus annus, pacem in terris fino alla caritas in veritate (par 57). Nella società poliarchica la carità ha piena dignità pubblica e viene utilizzata come strumento insieme ad altre istituzioni per il raggiungimento del bene comune. Il bene comune fa riferimento alla dignità della persona, le istituzioni sociali sono contingenti e relative, vivono nel saeculum e poiché la vittoria sul male è vittoria avvenuta ma non completata (Sant’Agostino), è necessario sempre lottare per la sua realizzazione che non può essere un fine da realizzare subito, ma un cammino. Impegnarsi per il bene comune vuol dire prendersi cura da una parte ed avvalersi dall’altra, di tutto il complesso di istituzioni, strutture giuridiche, civili, politiche, culturali così che come individui. Compito dell’intercuturalismo è far passare dalla prospettiva del pregiudizio culturale con cui ci si relaziona con il differente, lo si osserva e al massimo se ne ha commiserazione, a quella dell’interculturalismo con cui si è attenti alle diversità culturali, aspettandosi da essi la profezia per il mutamento verso una prospettiva interculturale. PROSPETTIVA DEL PREGIUDIZIO CULTURALE si arrangia è impreciso è perditempo è confusionario si mette negli affari altrui è sfaticato vive senza progamma è servile è un rivoluzionario PROSPETTIVA DELL’INTERCULTURALISMO conosce l’arte del far da sè ha elasticità e tolleranza sa sprecarsi nei rapporti umani sa celebrare la festa è solidale non collabora coi profili altrui coglie l’imprevisto nel quotidiano sa accogliere il diverso vuole cambiare le cose Per educare all’interculturalismo bisogna educare alla mondializzazione della solidarietà è ricorrere alle risorse culturali dell’individuo: la sua parola e l’organizzazione del suo pensiero, che diventa benevolo solo se animato da risorse spirituali. Parola, cultura e spirito perchè passino alle generazioni successive hanno bisogno di tre veicoli: l’informazionere, l’educazione,la formazione. L’educazione garantisce la trasmissione da una generazione all’altra di una mentalità, un comportamento uno stile di pensiero di parola e di azione, della cultura della felicità aristotelica fondata sulla prestanza fisica, sul successo, sul possesso dei beni, a quella delle beatitudini fondata sul non accumulo, al non accaparramento di beni e di schiavi. Attraverso informazione, formazione ed educazione si forma lo spirito universalistico solidale e fraterno dell’agnello, oppure il mondialismo unitario ed omogeneizzante del drago. La ricerca del proprio posizionamento si può fare solo con occhi e cuore di secondo, uscendo dal complesso di superiorità di chi si sente superiore all’altro. La Professoressa Giuliana Martinari ci parla quindi della via meridiana della vita, concetto espresso per primo da Don Tonino Bello. Passare ad una mistica meridiana significa cambiare stile di vita significa accogliere gli insegnamenti che ci vengono dai secondi della storia e della geografia umana a livello personale e sociale, significa passare dall’impegno al darsi in-pegno per gli ultimi per una nuova convivenza umana perche ‘non ci puo’ essere umanità divisa tra persone, nazioni civiltà che si credono superiori, ma esiste un solo genere umano, il genere di figli di Dio, tutti secondi perché l’unico primo è solo Dio. Lucia Tedesco Responsabile Nazionale dei Progetti aiutata da due collaboratrici di Trinitapoli ha fatto una bella e dettagliata esposizione dei progetti in essere in Italia con una serie di slide molto efficaci e chiarificatrici. Hanno concluso il convegno a cui hanno partecipato numerose volontarie provenienti da tutta Italia i 5 laboratori dal titolo: Diventare comunità, Carità e giustizia, Carità e multiculturalità, Responsabilità della partecipazione e Pietra d’angolo. 12 FORMA ZIONE FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 "Costruire ponti di opportunità: donne e migrazione” del Cardinale Antonio Maria Vegliò - Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti nazionale umanitario. Ciò include l'accesso a beni di prima necessità quali cibo, alloggio, vestiario e cure mediche, ma anche il diritto al lavoro e alla libera circolazione. Le donne rifugiate esprimono il desiderio di avere un nuovo futuro ed essere considerate come esseri umani. Una di loro ha detto: "Abbiamo bisogno di integrarci nella società. Solo allora potremo contribuire alla nostra seconda patria. Non abbiamo bisogno solo di cibo, siamo esseri umani con sentimenti. Non chiediamo solo assistenza psicologica, ma di incontrare persone che si preoccupano realmente di noi". 1. La speranza delle donne Le donne nella migrazione forzata affrontano la situazione con notevole coraggio, intraprendenza e creatività. Esse credono con tutto il cuore che il futuro possa offrire cambiamenti e possibilità, e sono fiduciose di potersi ricostruire una vita. Sono convinte che i loro figli avranno un'istruzione e successo. Lo si vede dai loro sorrisi, che sembrano dire “domani sarà migliore”. 2. Donne che devono affrontare minacce e violenza Ciascuna di loro, tuttavia, ha vissuto una situazione tragica di brutalità e violenza. Le donne sono diventate bersaglio di numerosi scontri, rapimenti e brutalità. La loro vulnerabilità è usata deliberatamente al fine di disumanizzarle, per distruggere la vita quotidiana delle comunità e creare paura nella regione. Per questo vengono violentate e costrette alla schiavitù sessuale il cui impatto è negativo non solo sulla salute fisica e psicologica, ma anche a livello familiare e comunitario. Lo stupro è utilizzato come arma da guerra, nel tentativo di distruggere la cultura avversaria portando alla 'pulizia etnica'. Se le donne non assecondano i loro rapitori, spesso sono uccise. 3. Donne nei campi rifugiati Dopo la fuga, esse si ritrovano a vivere in campi all'interno o fuori del paese, ma anche questi non le proteggono a sufficienza. Le donne rischiano atti di violenza sessuale anche quando si recano a raccogliere legna per fare il fuoco. In molti paesi non sono autorizzate a lavorare e, di conseguenza, dipendono da organizzazioni umanitarie. La carenza di elementi basilari e i tagli nelle razioni alimentari possono spingere donne e ragazze a prostituirsi per sopravvivere. Molte volte esse non hanno i documenti necessari, il che complica ulteriormente la loro vita. 4. L’impegno della comunità internazionale Tutto questo avviene nonostante l'obbligo della comunità internazionale di dare loro protezione, secondo lo spirito della normativa sui diritti umani, di rifugiati e di diritto inter- 5. Impegno della Chiesa Il Jesuit Refugee Service; la Commissione Internazionale Cattolica per le Migrazioni; le Caritas locali; le Commissioni Episcopali e i rappresentanti di Caritas Internationalis assistono materialmente le donne e le ragazze madri, preparando il reinsediamento, occupandosi delle loro necessità fisiche, emotive e psicosociali, e sviluppando programmi di reinserimento sociale ed economico. 6. Traffico di esseri umani È del tutto possibile che ciò che acquistiamo, in particolare i prodotti che costano meno, siano stati realizzati impiegando manodopera costretta al lavoro forzato. Questa, che è un'altra forma di tratta di esseri umani, avviene sotto i nostri occhi. Quasi tutti i paesi si trovano ad affrontare problemi quali lo sfruttamento sessuale, il lavoro forzato, i bambini soldato, o i metodi abusivi di adozione. Nessun paese ne è esente. Le persone vengono ingannate sugli obiettivi delle loro attività future e non sono più libere di decidere della loro vita. Finiscono pertanto in situazioni simili alla schiavitù da cui è molto difficile fuggire.Lo Le armi impiegate a questo scopo sono le minacce e la violenza. Le cause profonde del traffico non sono solo la povertà e la disoccupazione, ma anche la richiesta di manodopera a basso costo, o i prodotti a basso prezzo e il "sesso esotico o inusuale". Dobbiamo adoperarci affinché le vittime abbiano accesso alla giustizia, all'assistenza sociale e legale e al risarcimento dei danni subiti. La loro integrazione include assistenza medica e psico-sociale, alloggio, permesso di soggiorno, accesso al lavoro e, in alcuni casi, il ritorno al paese d'origine con microprogetti o prestiti. 7. La Chiesa in prima linea In molti paesi la Chiesa è impegnata direttamente nell'assistenza alle vittime. Ciò comporta ascoltarle, assisterle, sostenerle per sfuggire alla violenza sessuale, creando case sicure, prestando consulenza per la loro integrazione nella società o aiutandole a ritornare alle loro case in modo sostenibile. La Chiesa, inoltre, ha promosso attività di prevenzione e sensibilizzazione. Anni fa, per esempio, alcune congregazioni di religiose hanno iniziato in vari paesi programmi di assistenza alle donne vittime della tratta per sfruttamento sessuale. 8. Conclusione La lotta contro la tratta di esseri umani è compito della Chiesa, dei governi, delle ONG, dei datori di lavoro, del commercio, dei sindacati e della pubblica opinione, assieme a tutte le donne e agli uomini di buona volontà. Ciò vuol dire che combattere insieme fa la differenza. Passi importanti sono il dialogo e la cooperazione, condividendo le nostre opinioni e i nostri sforzi per aiutare le donne migranti a costruire ponti di opportunità. Carità ed Eucarestia di Padre Stefano Manelli I l mistero di Betlem è il mistero della carità di Dio verso di noi. Gesù nasce per noi, vagisce in una mangiatoia per noi, soffre il freddo e le privazioni per noi. L’amore di Dio si è riversato sulla terra e si è presentato agli uomini nelle vesti di un bimbo. Chi può avere timore di un bimbo? I pastori e i re magi, i piccoli e i grandi si prostrano davanti a Lui con semplicità, possono accoglierlo, prenderlo fra le braccia, stringerlo al petto. Per Lui e con Lui noi siamo diventati veramente «familiari di Dio» (Ef 2,19). Ma la carità del Natale si può rinnovare ogni giorno per ciascuno di noi. In che modo? Con la Comunione sacramentale. Ogni Tabernacolo eucaristico è una celeste mangiatoia di Betlem. Noi possiamo accostarci ogni giorno a questa celeste mangiatoia e mangiare il Pane fatto per noi da Maria Vergine. La Madonna era lì, accanto alla mangiatoia nella grotta di Betlem, a donare Gesù a tutti quelli che arrivavano nella Grotta. La Madonna è ancora vicina ad ogni Tabernacolo a donare Gesù a quanti si accostano a riceverlo. Ricevere Gesù Eucaristico “fatto” dalla Madonna: non era forse questo il desiderio costante dei Santi, che volevano nutrirsi ogni giorno di Gesù? San Pietro Giuliano Eymard, quando aveva appena cinque anni di età, era così desideroso dell’Eucaristia che diceva alla sua sorella più grande: «Beata te, che puoi comunicarti spesso! ... Fa la Comunione anche per me». Ugualmente, santa Teresa di Gesù Bambino, quando aveva sette anni di età, invidiava le sorelle più grandi che si comunicavano e voleva che le portassero almeno un po’ di pane benedetto, che ella chiamava la sua “comunione”. FORMA ZIONE Anche il beato Pier Giorgio Frassati, giovane universitario, attraversava ogni giorno di corsa e a caposcoperto il viale tra la casa paterna e la Chiesa della Crocetta, in Torino, per andare a ricevere Gesù Eucaristico, il Pane dei forti. Nella città di Lucca, poi, una ragazza, santa Gemma Galgani, ogni mattina presto si recava alla Santa Messa per nutrirsi di Gesù Eucaristico, e quando, nei giorni di freddo invernale, il papà le diceva di non andare, la giovane Santa rispondeva: «Ma, papà, stare senza la Comunione a me fa veramente male!».L’amore di Gesù non muta. Egli si dona tutto a tutti, tutto a ognuno, sempre e dovunque. Non solo si dona, ma si immerge in noi e ci immerge in Lui: «Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue rimane in me e io in Lui» (Gv 6,56). L’amore di Gesù che si dona a noi senza riserve, l’amore della Madonna che ci dona il suo Gesù con materna tenerezza, esigono una risposta del nostro cuore. Anche noi dobbiamo donarci con amore a Gesù e dobbiamo esercitare la carità verso i fratelli, donando loro soprattutto Gesù che è la sorgente divina di ogni bene per il genere umano. L’amore verso Gesù noi lo esercitiamo nella Santa Comunione, nella partecipazione alla Santa Messa, nelle visite eucaristiche, nelle Comunioni spirituali. Basti pensare, ad esempio, al piccolo Francesco, il pastorello di Fatima, che arrivava a trascorrere anche quattro ore di seguito accanto al Tabernacolo, per con- solare, come diceva, «Gesù nascosto». E noi, invece? Non facciamo forse difficoltà a consacrare dieci minuti ad una visita Eucaristica? ... E non sono forse molti i cristiani che peccano mortalmente la domenica perché non vanno neppure a Messa...? E che cosa dire, poi, di quelli che ardiscono ricevere la Comunione in peccato mortale con il pretesto che non trovano il confessore a disposizione? Questi sono sacrilegi che straziano orrendamente i Cuori di Gesù e di Maria. L’amore verso i fratelli, poi, noi dobbiamo esercitarlo soprattutto con la carità soprannaturale, donando a loro Gesù per mezzo di una parola buona o di un esempio edificante o con l’offerta di preghiere e di sacrifici che ottengono loro la vita della grazia. In questo modo noi amiamo e imitiamo la Madonna nella sua carità sublime di portare Gesù dalla parente santa Elisabetta, di donarlo ai pastori e ai re magi a Betlem, di offrirlo Lei stessa sulla Croce per la nostra salvezza. In questo modo noi possiamo imitare i tre incantevoli pastorelli di Fatima, che furono tutti e tre eroici nella carità verso le anime, specialmente verso i peccatori, per i quali offrirono tanta preghiera e tanta penitenza. Vogliamo veramente offrire anche noi con generosità tanta preghiera e tanta penitenza? FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 13 "Dai e ti sarà dato" La cultura del dono supera e risolve le contraddizioni dell'utilitarismo di Carmine Tabarro L a cultura del dono come terza alternativa fra altruismo ed egoismo. L’egoismo è un essere per sé, l’altruismo è un essere per l’altro. Il dono appartiene alla dimensione intermedia dell’essere per e con l’altro. La cultura del dono è tipica di Gesù Cristo e del cristianesimo, penso al capitolo 2 e 4 degli Atti degli Apostoli, all’Ora et Labora di Benedetto, a Chiara e Francesco, alla scuola economica francescana, alle reducciones dei gesuiti solo per fare alcuni nomi. La cultura del dono è stata ripresa e sviluppata in questi termini, fra Ottocento e Novecento dall’antropologo e sociologo francese di origine ebraica Marcel Mauss. Dal suo pensiero ha preso vita l’associazione Mauss (acronimo di Movimento antiutilitarista in scienze sociali) che unisce studiosi che si rifanno al maestro transalpino. In ambito cattolico chi ha ripreso questa cultura è stata Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. In maniera profetica vedeva come il modo per poter contribuire ad un mondo più giusto si trovava proprio nella cultura del dono, della reciprocità non strumentale. La cultura dell’utilitarismo accusa la cultura del dono di perseguire sempre un atto egoistico perchè donando, l’uomo soddisfa la sua sete di fare del bene. In realtà la riflessione sul dono è molto più complessa di quello che la cultura utilitaristica o del capitalismo compassionevole vorrebbe indicare come unica verità. Il dono non parte solo da un atteggiamento di bontà, o di buonismo, ma da una forte apertura verso l’altro, dal desiderio di relazionarsi con l’altro. È agape con e per l’altro. Nel dono c’è ontologicamente il desiderio di appartenenza, di legame per una più piena realizzazione del sé che si realizza se in relazione con l’altro. Nel dono non vi è l’egoismo di chi pensa solo ai propri interessi, ma nemmeno il sacrificio o l’egoismo del sé tipico di qualche atteggiamento dell’altruismo. Le persone che vivono della cultura del dono la declinano come un bisogno esistenziale per-con l’altro. Attenzione non si tratta di uno scambio simmetrico. In altre parole chi dona non si attende un ritorno. Difatti la cultura del dono non funziona come avviene nello scambio economico con un dare e un avere. Dono qualcosa di me perché sento il bisogno di legarmi con l’altro. Sento il legame come bene in sé, come il fine per costruire una società ricca in termini di rapporti umani, perché io mi considero solo in relazione con l’altro. Il dramma della società postmoderna sta nell’avere perso il DioTrinità (che è koinonia perfetta e dono perfetto) e nell’avere perso l’uomo umanizzato; ha prevalso la tendenza a preferire l’uomo animale spinto da istinti darwinistici, (cioè soppressione del più debole ndr). La cultura del dono se esercitata fa crescere nella persona una diversa consapevolezza del sé, rispetto alla cultura dello scambio e della competizione individualista tipica della cultura predominante. La Riforma Protestante, e l’epoca dei lumi, hanno favorito l’individualismo e l’autosufficienza, ci consideriamo Dio di noi stessi in nome dell’utile e del profitto. Abbiamo accettato di sacrificare i legami familiari, amicali creando una società e relazioni nell’essere insieme è ognuno che si rafforza. Il paradosso è che in questa società individualista il “noi”, cioè “l’essere con e per l’altro” assume, in alcuni casi, valenze negative fatte di comunità fondate sull’esclusione, sulla contrapposizione, sulla discriminazione degli altri. In questo contesto l’altruismo non è l’unica alternativa all’egoismo. È solo il primo passo. C’è una terza dimensione che è quella del dono, che nasce dal riconoscere l’esistenza dell’altro e può assumere le forme di compassione, amore, gratuità, libertà, giustizia. Il dono nasce dalla consapevolezza di fondate sull’utilitarismo e le conseguenze pratiche e profonde che le nostre società stanno pagando sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo dato vita ad un mostro che qualcuno ha definito ‘aborto antropologico’. Per parlare di dono è necessario che le persone siano state educate alle relazione non strumentali, cioè capaci di sentire e vivere il vincolo di relazioni fin dalla nascita: qualcuno (Dio, i nostri genitori, le persone che abbiamo incontrato nella nostra vita) ha reso possibile la nostra vita, la nostra crescita, rende possibile il nostro lavoro, il nostro matrimonio, la nostra vita di fede ecc. Quindi siamo in “debito” con l’altro in termini relazionali. Ma nella società dominata dall’utilitarismo si tende a negare, a rimuovere questo nostro essere in “debito”, perché siamo impegnati a perseguire il nostro utile e il nostro narcisismo. Questa cultura narcisistica ha fatto a brandelli la coesione sociale, sta privatizzando i nuovi beni comuni (penso alla mappatura e utilizzazione utilitarista e strumentale del genoma umano), abbiamo indebolito ed in alcuni casi reciso i legami umani anche quelli più profondi la famiglia, che è ciò che caratterizza l’umano. Eppure il dono - essere inrelazione-per-con-l’altro è una esperienza difficile ma che rende l’uomo più umano e felice. È una cultura umanizzante alla portata di tutti, molto più della cultura dell’altruismo perché si radica nel bisogno di avere vincoli di reciprocità. E tutti se ne avvantaggiano perché essere stati donati, di essere di origine creaturale. Nel dono non c’è pretesa di restituzione. Per questo dico che è asimmetrico. Il dono costruisce nella libertà le relazioni non strumentali che sono il cemento armato di qualsiasi società civile. Con il dono si alimenta un circolo virtuoso: non pretendo niente nell’immediato, ma so che nell’economia della salvezza tutto può essermi restituito. “Dai e ti sarà dato” afferma il Vangelo. In questo senso il dono presuppone la sua accettazione. Noi rimaniamo spiazzati, stupiti, dinanzi ad un dono responsabile, siamo abituati ad utilizzare, ad approfittarci della debolezza dell’altro. Ma una persona che ci dona in maniera libera e responsabile provoca in noi un terremoto, ci rende nudi, siamo refrattari alla gratitudine, resistenti alla gratuità, non vogliamo essere grati. Concludendo dobbiamo riportare a scuola, nelle famiglie, in tutti i corpi intermedi la cultura del dono. Ma la fonte principale rimane la famiglia, ed in particolare il rapporto con la madre e con il padre. È lì che si instaura il rapporto di cura e se ne capisce l’importanza. La cura è essenziale al dono. La cura è il dono. Mi viene in mente don Milani e il suo “I care”. La cura a partire da chi mi è vicino per poi aprirsi al mondo per riconquistare una nuova dimensione antropologica e tutto cambierebbe radicalmente. 14 FORMA ZIONE FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 Comunicazione e Dottrina Sociale La diffusione della buona novella fa crescere l'umanità di Antonio Gaspari L’ informazione e la comunicazione sono processi che precedono tutta la realtà dell’universo. Esiste un’informazione sia essa fisica, chimica, magnetica, nucleare, ecc., che si comunica tra i corpi celesti e stabilisce relazioni che determinano la realtà dell’universo. Questo processo è particolarmente rilevante in tutti i processi vitali. L’informazione precede la vita e attraverso la comunicazione crea le condizioni per farla crescere. Pensate alla natura umana: capacità di riflessione sono importanti per arricchire la conoscenza, ma la comunicazione è decisiva per mettere questa ricchezza a servizio del bene comune. La comunicazione è relazione e per questo assume una valenza sociale straordinaria. Ha scritto a tale proposito il Pontefice Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 2011: “Nel mondo digitale, trasmettere informazioni significa lità. l’ovulo appena concepito comincia a mandare informazioni alle cellule circostanti ed al corpo della madre per attivare le condizioni di accoglienza e crescita di quello che sarà un bambino o una bambina. Questo prima ancora che la Mamma ed il Papà ne siano coscienti. Informazioni e comunicazioni sono poi determinanti per l’evolversi ed il progredire delle comunità umane. Se si guarda alla storia si scopre che l'umanità è progredita grazie alla sua avanzata capacità di raccogliere informazioni e di comunicarle con mezzi sempre più avanzati. Tutte le grandi civiltà si sono distinte per l'innovazione culturale che hanno apportato alla storia, ma, senza lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, non sarebbero mai riuscite a trasmettere e realizzare i loro grandi progetti. La storia e lo sviluppo dell'umanità sono, quindi, una storia dell’apprendere informazioni e del comunicarle. L’intelligenza, la curiosità, la sempre più spesso immetterle in una rete sociale, dove la conoscenza viene condivisa nell’ambito di scambi personali. (…) Questa dinamica ha contribuito ad una rinnovata valutazione del comunicare, considerato anzitutto come dialogo, scambio, solidarietà e creazione di relazioni positive. (…) Le nuove tecnologie permettono alle persone di incontrarsi oltre i confini dello spazio e delle stesse culture, inaugurando così un intero nuovo mondo di potenziali amicizie. Questa è una grande opportunità, (…) Quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali”. Il paradosso del nostro tempo è che a fronte di uno sviluppo tecnologico senza precedenti nella storia umana, a fronte di una abbondanza di conoscenze e beni oltremisura, non corrisponde una generazione di grandi uomini di governo, né di una grande spiritua- Marshall Mac Luhan: “viviamo in pieno rinascimento tecnologico ma dov’è l’uomo del rinascimento?”. Disponiamo di tecnologie incredibili. Basta pensate che con una barretta di silicio magnetizzato come lo smart-phone, oggi ci si può connettere in ogni momento alla più grande e estesa biblioteca di tutta la storia dell’umanità. Si può sapere in quale parte del globo ci si trova e che cosa c’è tutt’intorno. Ci si può connettere e comunicare in tempi reali con miliardi di persone presenti sul pianeta e non solo… Sono realizzazioni che quando ero bambino immaginavo solo nei sogni fantastici. A fronte di questa ricchezza però l’approccio utilitaristico fa sì che i mass media vengano utilizzati per finalità parziali e riduttive, per cercare di condizionare la cultura, per lotte di potere, per imporre ideologie illiberali e disfattiste e che di conseguenza presentano l’umano nella forma peggiore. La chiave per capire da che Questo paradosso fu così stigmatizzato dal Beato Pontefice Giovanni Paolo II: “Esaminando la situazione dell’umanità è forse eccessivo parlare di crisi della civiltà? Scorgiamo grandi progressi tecnologici, ma questi non sempre sono accompagnati da un grande progresso spirituale e morale” (Discorso ai partecipanti alla cerimonia conclusiva del’assemblea religiosa, 28 ottobre 1999). Ha scritto il famoso sociologo parte stanno i mezzi di comunicazione di massa sta nella finalità: se aspirano a condizionare i lettori, allora confezionano e vendono notizie, meglio se morbose, catastrofiche o scandalose Se invece sono finalizzate ad un processo educativo che sviluppi la civiltà e renda gli uomini più liberi, cercano verità, giustizia e bellezza e raccontano la buona novella. Per questo la Chiesa cattolica chiama i mass media, mezzi di comunicazione sociale, ed il Vangelo afferma che la “Verità vi farà liberi”. Purtroppo il mondo dei mass media è condizionato dalla cinica regola del “bad news is good news”, mentre secondo gli insegnamenti cristiani la regola dovrebbe essere “good news is beautiful news”. La comunicazione dovrebbe essere finalizzata a ricercare e diffondere il tanto bene che viene fatto ogni giorno. Anche nelle situazioni più disperate, si possono trovare storie di persone che, pur nella loro fragilità umana, compiono azioni di amore eroico verso il più bisognoso, e questa è la vera dimensione della natura umana, quella che alimenta la speranza per un mondo migliore. Come diceva San Paolo, “il bene vince sul male” e “dove abbonda il peccato sovrabbonderà la grazia”. È per questo motivo che la Dottrina Sociale della Chiesa indica e promuove il diritto all’informazione e la diffusione della Buona Novella come uno dei più rilevanti diritti dell’uomo. I mezzi di comunicazione sociali infatti concorrono a diffondere l’Informazione, l’educazione e la cultura. E precisa: “Il retto esercizio del diritto all’informazione richiede che la comunicazione miri sempre alla crescita integrale delle persone, perciò essa dovrà essere veritiera e integra, onesta e conveniente; non dovrà offendere la giustizia né la carità, rispettare i legittimi diritti e la dignità di tutte le persone, sia nella ricerca delle notizie sia nella loro divulgazione” (Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Dizionario della Dottrina Sociale della Chiesa, Libreria Ateneo Salesiano, Roma, Giugno 2006). È necessaria pertanto – aggiunge la Dottrina Sociale – da parte degli operatori che degli utenti, una precisa responsabilizzazione affinché i mezzi di comunicazione di massa osservino coscienziosamente le leggi morali” e la diffusione della “buona novella”, al fine di “far progredire la società moderna”. AREA PROGETTI FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 15 Aiutarsi per aiutare Progetto presentato per il bando della Fondazione Sud in attesa di approvazione di Paola Ciriello A bbiamo sentito spesso parlare di reti, ce lo diceva già San Vincenzo 400 anni fa, ed è stato quindi il titolo del bando della fondazione con il sud “sostegno a reti e programmi di volontariato” a suscitare la nostra curiosità e il nostro interessee così superando qualche perplessità iniziale in tandem con Giovanna Gadaleta assistite dal CSVSN di Bari abbiamo pensato di elaborare un progetto che abbiamo chiamato “Aiutarsi per aiutare”. Abbiamo formato una rete di nove soggetti: Volontariato Vincenziano (soggetto proponente), Insieme per Ricominciare, Fratello Lupo, Incontra, Banco di Solidaràtà, Opera San Nicola, Istituto Scolastico Garibaldi, Associazione di Promozione Sociale Media, Associazione Nazionale dei Pedagogisti Italiani. La rete è nata informalmente nel corso di questi anni attraverso la partecipazione a manifestazioni e attività comuni obiettivo del presente programma di sostegno è quello di consolidare una rete informale e renderla formale nel tempo per combattere le cause della povertà del nostro territorio, aiutando i più deboli nei processi di inclusione sociale e integrazione sociale (minori a rischio, detenuti, immigrati, senza tetto, anziani) nelle province di Bari e BAT costruire una efficace collaborazione con le realtà del territorio per promuovere la lotta alle cause della povertà in modo organico e coordinato sono stati previsti: - Momenti di attività congiunta volontari e utenti della rete; - focus group; - strumenti come il sito e il forum dedicato; - seminari, per aggiornare le competenze dei volontari e gruppi di studio su temi specifici inerenti la lotta alla povertà,con particolare attenzione alla rilevazione di buone pratiche propedeutiche alla elaborazione del codice etico della rete. Il programma di sostegno saà’ comunicato al territorio tramite un convegno iniziale di presentazione dello stesso e un convegno finale di presentazione dei risultati e del codice etico. Inoltre sarà realizzata una brochure di tutte le attività svolte dai partner e le modalita di accesso ai servizi offerti è previsto inoltre un programma di monitoraggio e valutazione di tutte le attività per migliorare gli interventi dei componenti la rete e i servizi offerti sono state previste azioni di comunicazione con altri soggetti presenti sul territorio per allargare e consolidare la rete, Comune di Bari, Centro Giustizia Minorile, Parrocchia del Rosario. Il progetto ha la durata di 18 mesi le persone in stato di bisogno di qualunque tipo siano i bisogni, sappiamo bene, hanno bisogno della mediazione di agenzie esterne per attingere alle risorse e per la spinta all’attivazione di processi di ripresa e di autopromozione. La funzione può essere attivata meglio da un rete di soggetti in grado di comprendere le loro problematiche, i loro effettivi bisogni,la loro psicologia orientando le persone alla stima è se’e della loro comunità l’empowerment. La rete, insieme alle istituzioni, può fornire uno straordinario apporto di risorse umane e organizzative per la lotta alle cause della povertà. Inoltre attraverso lo scambio di esperienze sarà possibile incrementare il bagaglio di competenze dei volontari, imparando a fare e a far fare sistema sopratutto ad essere sistema. Il 17 marzo u.s. il progetto è partito! attendiamo con ansia l’esito! L’ABC delle cose serie Percorso formativo all’apprendimento facilitato di Mariatina Alò S an Vincenzo ci insegna: “Non basta fare il bene, occorre farlo bene”. L’associazione G.V.V. Trinitapoli da anni lavora con minori in età scolare e si confronta con insegnanti ed operatori sulle difficoltà che si incontrano nell’affiancare i minori nella dimensione dello studio e dell’apprendimento. Emerge per gli operatori e i volontari che affiancano i minori nella dimensione dello studio, il bisogno di conoscere strumenti che consentano di lavorare con maggiore efficienza al fianco dello studente permettendo a questo di acquisire un proprio personale metodo di apprendimento per raggiungere l’autonomia nello studio, l’efficacia del proprio studio e una maggiore autostima. Il corso si propone, quindi, di fornire agli operatori strumenti essenziali per aiutare gli studenti ad acquisire competenze che facilitano l’apprendimento. Obiettivi: • Fornire strumenti e metodologie che possano potenziare l’efficacia dell’intervento, dell’operatore rispetto al minore, nella dimensione dell’affiancamento scolastico e dell’apprendimento. • Sperimentare strumenti utili ed immediati per un apprendimento attivo e facilitato. • Potenziare l’autoefficacia, l’autonomia e l’autostima dei beneficiari indiretti dell’intervento. Risultati attesi: • Maggiore efficacia, da parte degli operatori, nell’intervento di sostegno all’apprendimento a favore dei minori. • Utilizzo degli strumenti appresi con maggiori risultati, in termini di rendimento scolastico e di incremento dell’autostima, da parte dei minori attenzionati. Il percorso è di durata breve, ma intensiva, il primo incontro si concentra sulla creazione del gruppo, la raccolta delle aspettative, un confronto libero sul tema delle difficoltà e delle problematiche che si incontrano sul terreno dell’affiancamento scolastico ai minori. Il nucleo del percorso è costituito da tre incontri che vertono sull’apprendimento di strumenti che aiutino gli operatori a fare meglio il proprio lavoro permettendo loro di facilitare lo studio dei minori seguiti. Durante le lezioni saranno utilizzati software didattici. In conclusione è previsto un incontro di condivisione e restituzione. Il percorso è così strutturato: 1. Creazione del gruppo, raccolta delle aspettative 2. Presentazione dei disturbi di apprendimento , gli strumenti per la valutazione e i programmi di intervento. 3. Approfondimento sugli studi e programmi metacognitivi diretti al recupero delle abilità di comprensione e produzione del testo e problem solving. 4. Potenziamento delle abilità di studio attraverso l’utilizzo di strumenti e materiali per la presentazione in power point che rimarranno a disposizione. 5. Conclusioni e feedback sul percorso. Somministrazione schede. Metodologia Metodo attivo, con ATTIVITÀ ESPERIENZIALI ed ESERCITAZIONI PRATICHE, integrando i seguenti strumenti: lezioni frontali, tecniche di apprendimento attivo, visione di diapositive e di software didattici, utilizzo di strumenti multimediali e di espressione autobiografica Destinatari • Volontari Vincenziani che affiancano i minori nelle attività scolastiche; • Volontari che prestano la propria opera in altre organizzazioni non profit; • Aspiranti volontari; • Operatori di enti pubblici, assistenti sociali, psicologici, educatori, ecc.; • Cittadinanza. Il Progetto è finanziato dal CESEVOCA per il Bando Formazione 2012. 16 AREA PROGETTI FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 Relazione questionario di ricerca Area Progetti - anno 2011/12 Convegno nazionale Roma 16/17/18 maggio 2011 di Lucia Tedesco - Responsabile Nazionale Area Progetti S an Vincenzo è uomo di progetti? La cultura della progettualità è presente nella vita e nelle opere di San Vincenzo? Se analizziamo la vita e le opere di San Vincenzo vediamo che la cultura della progettualità è presente in ogni azione. Tutte le opere del Santo sono il frutto di un’idea progettuale che si concretizza. Noi GVV, figlie della carità, formula l’obiettivo, (dare un’organizzazione alla carità) valuta le risorse, (le signore della nobiltà del posto), offre una risposta concreta, (creare un’associazione di persone che, a turno, prestino aiuto ai poveri), formula i principi identitari ed individua la mission della nascente organizzazione, da, quindi, vita allo statuto, crea un regolamento gie che si nutrono a vicenda. Questa cultura progettuale si riscontra sempre, come ad esempio quando San Vincenzo ha risposto ai bisogni dei malati dell’Hotel Dieu, quando ha abbracciato i bisogni dei condannati alle galere, quando si è occupato dei bambini esposti. Possiamo, senz’ombra di dubbio, affermare che la cultura progettuale è nel DNA del metodo vincenziano. Già dal 1617 San Vincenzo ci insegna a lavorare per progetti e noi oggi ereditiamo anche questo suo carisma. Vediamo adesso insieme come i GVV d’Italia hanno risposto al questionario. Come avremo modo di osservare, le risposte sono state parziali ma comunque molto interessanti. Dalla lettura dei dati raccolti emergono aspetti interessanti che adesso vediamo insieme. Partiamo da: Tab. n. 2 NUMERO DI RISPOSTE PERVENUTE Tab. n. 2 - NUMERO DI RISPOSTE PERVENUTE missionari, siamo il risultato di un progetto messo in atto da San Vincenzo nel 1617 e ancora oggi in continuo divenire. Per meglio comprendere quest’aspetto, analizziamo il comportamento di San Vincenzo in quel lontano agosto del 1617. San Vincenzo, mentre si appresta a celebrare messa, viene a sapere che c’è una famiglia in cui sono tutti malati e non hanno alcun tipo di assistenza, decide di parlarne durante l’omelia, poi egli stesso si reca presso la famiglia e nota che la risposta dei suoi parrocchiani era stata molto generosa. Si disse: “oggi queste persone hanno cibo in abbondanza, molto cibo andrà a male, ma domani staranno nelle stesse condizioni di necessità, occorre fare qualcosa.” Radunò le signore del posto e organizzò l’intervento di carità creando un’associazione, la nostra. Analizzando attentamente il comportamento di San Vincenzo notiamo che egli procede in questo modo: osserva la situazione, (la disorganizzazione nel fornire gli aiuti) individua il bisogno (la povertà e l’emarginazione) e e organizza un sistema di verifica e controllo delle attività (attraverso le migliaia di lettere, circa 30.000, con le visite dei missionari e di Santa Luisa). Questi sono gli elementi base di un intervento progettuale. Ogni iniziativa che San Vincenzo ha messo in atto è pregna di questa cultura, ogni iniziativa è un progetto. San Vincenzo precursore dei tempi quando nel 1621 propose e realizzò il primo progetto di rete. Città di Macon: i mendicanti erano diventati un problema insostenibile per la città e per i suoi abitanti, San Vincenzo propose alle autorità del tempo un progetto che prevedeva il coinvolgimento dei magistrati della città, del vescovo, dei due capitoli di canonici, dei consiglieri comunali, dei principali borghesi e dei commercianti della città. San Vincenzo pazzo, visionario. Quando si raggiunsero i risultati prefissi, tutti si congratularono con lui. Oggi si parla molto di lavoro in rete, la rete come un sistema solido di riferimenti all’interno del tessuto sociale, la rete come mani che sostengono ed accolgono il bisogno, come ener- Prima di tutto ringrazio vivamente tutte le volontarie che, umilmente, hanno risposto al questionario e, come prima volta, sono contenta delle risposte pervenute, anche se parziali. Era stato esplicitamente chiesto che il questionario fosse compilato da ogni presidente di gruppo, credo che questa te presidenti cittadine hanno inviato una sola risposta per tutti i gruppi. Sono sicura che faremo meglio la prossima volta. Tab. n. 3 AMBITO DI INTERVENTO IN CUI OPERANO I GVV Dal grafico (riportato sotto) è messo in evidenza come i GVV hanno saputo leggere il territorio ed individuare i nuovi bisogni (immigrati e anziani), hanno organizzato dei servizi in risposta a questi bisogni emergenti. Tab. n. 4 I PROGETTI PER REGIONE NEGLI ULTIMI 3 ANNI La lettura di questo grafico (riportato nella pagina successiva) è molto positiva. È da notare che tutte le regioni si sono cimentate nella presentazione di progetti e questo evidenzia la consapevolezza, da parte delle volontarie, che per ottenere finanziamenti necessari al proseguimento delle attività dei GVV, oggi è fondamentale ragionare in termini di progetti, essere attenti ai bandi dei vari Enti. Tab. n. 5 DESTINATARI DEI PROGETTI Come possiamo notare dal grafico (riportato nella pagina successiva), quasi tutte le regioni Tab. n. 3 - AMBITO DI INTERVENTO IN CUI OPERANO I GVV comunicazione non sia stata chiara perché c’è da evidenziare che mol- stanno attualmente svolgendo un progetto e alcuni gruppi si avvalgono AREA PROGETTI FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 Tab. n. 4 - I PROGETTI PER REGIONE NEGLI ULTIMI 3 ANNI GVV, che questo modello di servizio venga promosso e sostenuto sia a livello locale che regionale e nazionale. I vantaggi di questo modo di lavorare sono molteplici, ne cito alcuni: - dare significato alle attività che si svolgono; - raggiungere degli obiettivi in un determinato tempo; - maturare un punto di vista privilegiato sui bisogni del territorio; - incentivare la creatività e pensare strategie sempre nuove di intervento. Lavorare per progetti significa creare una rete con le agenzie educative e gli enti del territorio, che sostengono e rinforzano l’intervento da noi proposto. È fondamentale però incentivare e potenziare la rete interna ai GVV attraverso lo scambio di informazioni e la collaborazione, specialmente tra quelli che svolgono servizio mirato ad una determinata utenza. Lavorare in rete vuol dire: • Scambiarsi la professionalità Tab. n. 5 - DESTINATARI DEI PROGETTI di progettisti volontari o retribuiti. In alcuni casi, da un’idea progettuale di qualche anno fa, sono scaturiti dei servizi speciali o “mirati”, servizi rivolti ad una determinata povertà, che si sono consolidati nel tempo, progetti che si rinnovano ogni anno. Tab. n. 6 PROGETTI ATTUALI La lettura di questo grafico (riportato qui di fianco) evidenzia un’apparente incongruenza fra gli ambiti di intervento in cui operano i gruppi e i destinatari dei progetti in corso. Si nota come i GVV, pur impegnandosi nell’organizzare risposte ai nuovi bisogni (immigrati e anziani), nella progettazione preferiscono scegliere l’ambito a loro più famigliare (famiglie e minori). Tab. n. 7 RICHIESTE Come abbiamo potuto notare dalle risposte al questionario, il 62% delle volontarie esprime un bisogno importante: la messa in rete delle informazioni. Come si può rispondere a questo bisogno delle volontarie? In che modo? PROPOSTE • Con una sezione speciale sugli annali riservata alla pubblicazione di un progetto scelto fra quelli più significativi. • Con un link sul sito nazionale dei GVV dedicato ai progetti • Creando un Forum sul sito nazionale dove poter interagire e scambiarsi informazioni. • Inserendo l’educazione alla cultura progettuale nei programmi di formazione. • Riservando nei convegni regionali e nazionali uno spazio dedicato alla presentazione di un progetto scelto fra quelli attuati dai GVV. • Offrire alle volontarie l’opportunità di avvalersi della consulenza di figure retribuite, esperte nella progettazione e con una cultura vincenziana. • La possibilità di creare con parte dei fondi del 5 per mille una cassa a livello regionale o nazionale per sostenere, anche parzialmente, proposte progettuali innovative. CONCLUSIONE Come ho rilevato nella presentazione, la cultura progettuale è nel DNA del metodo vincenziano, auspico, per il prossimo futuro dei Tab. n. 6 - PROGETTI ATTUALI Tab. n. 7 - RICHIESTE 17 di figure competenti fra i GVV di una stessa regione o provincia. • Scambiarsi i “saperi” e le competenze . • Sostenere chi per la prima volta si sperimenta nel fare progetti. • Promuovere e diffondere “ buone pratiche” su tutto il territorio regionale e nazionale. • Unire le energie e i saperi per una progettazione comune sia a livello regionale che nazionale. Inoltre, i gruppi chiedono con insistenza una” ricetta” per rinnovare l’associazione in modo da inglobare forze giovani. La scelta di lavorare secondo una cultura progettuale può forse essere la strada giusta. Per l’elaborazione delle tabelle grafiche ringrazio Palma Di Staso e Mariatina Alò entrambe del GVV di Trinitapoli, giovani, ma storiche vincenziane (da oltre 15 anni fra noi), figure professionali e mie valide collaboratrici, entrambi progettiste che da anni affiancano il GVV, di Trinitapoli nel servizio minori. Grazie a tutti. 18 LETTO perVOI FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 Cristiani nel mondo. Testimoni della speranza Conferenza Episcopale Pugliese Quel che conta soprattutto È il ‘senso che ha per il cristiano ogni attività, il suo costruire dovunque e comunque per l’eterno …. di Pasquale Fallacara D al 28 aprile al 1 maggio, sollecitato dalla Consulta Regionale per il laicato e promossa dalla Conferenza Episcopale, si è tenuto a San Giovanni Rotondo il terzo Convegno Ecclesiale Regionale sul tema: “I laici nella Chiesa e nella società pugliese oggi” con l’intervento di tutte le 19 diocesi della Puglia Sono stati chiamati a raccolta rappresentanti – laici, presbiteri e membri della vita consacrata – per riflettere insieme sui cristiani laici, nella consapevolezza che questa è l’ora dei laici. Mi è pervenuta la nota conclusiva del Convegno sottoscritta dai 19 vescovi e ho ritenuto di proporla nel letto per voi. Le Chiese di Puglia si interrogano Di fronte ad una crisi diffusa, che tutti riconoscono essere non solo economica, ma anche morale, ci si chiede: qual è, oggi, il ruolo della Puglia? I pugliesi di oggi e i responsabili delle varie istituzioni quale realtà sociale e culturale, economica e morale stanno consegnando alle nuove generazioni? È possibile educare alla legalità senza educare alla moralità? Di quale luce nuova ha bisogno lo spazio pubblico per essere motivo di felicità per tutti, specie per i più poveri, per i giovani e le donne, gli immigrati e le persone sole? In compagnia di cristiani laici, testimoni di fede e di speranza. Il desiderio di questa verifica ci ha portati a risalire alle sorgenti delle nostre risorse e ricordare per tutti Aldo Moro e Giovani Modugno. L’on Aldo Moro (1916-1978) in un suo articolo del 1977, durante “gli anni di piombo”, un anno e mezzo prima della sua tragica morte scriveva: “Penso all’immensa trama di amore che unisce il mondo, ad esperienze religiose autentiche, a famiglie ordinate, a slanci generosi di giovani, a forme di operosa solidarietà con gli immigrati e il terzo mondo, a comunità sociali al commovente attaccamento al lavoro. Certo il bene non fa notizia ma ill bene anche restando sbiadito è più consistente del male. La vita si svolge in quanto il male risulta,, in effetti marginale e lascia intatta la straordinaria ricchezza di valori che reggono il mondo”. Il Servo di Dio Giovanni Modugno, (1880-1957). Oppositore non violento al regime fascista, educatore e studioso di pedagogia, dopo l’incontro con Cristo, alla fine della seconda guerra mondiale, lanciava a tutti messaggi di speranza: “Ripeto alle anime assetate di libertà, di giustizia e di pace che solo in una profonda, sincera e coerente rinascita cristiana è posta la possibilità di realizzare questi ideali, ai quali incoercibilmente aspirano i popoli, che sono stati oppressi dalla tirannia e straziati dalla guerra”. Amate la nostra terra A voi, Chiese di Puglia, e in particolare a voi laici amate la nostra terra soprattutto in questo momento di crisi economica e sociale, che ci provoca a ricercare nuovi stili di vita e nuovi modelli di sviluppo per il nostro futuro. La Puglia. Finestra aperta sul mare, è una terra di antica civiltà, la cui storia culturale e religiosa ha plasmato l’identità delle nostre popolazioni attuali: siamo europei del mediterraneo. Siamo europei e vogliamo restare tali, senza perdere la nostra appartenenza a un contesto culturale che ci induce a operare perché la vita dell’unione europea non avvenga solo lungo l’asse Est-Ovest ma anche lungo quello Nord-Sud per aprirsi ad una cultura di scambio di doni con i popoli del Mediterraneo, compresi quelli delle nazioni del Nord Africa che si affacciano sullo stesso mare. Amate perciò la nostra regione Puglia, impregnata come è di cultura greco-romana e giudaico - cristiana. Amate la nostra terra con un amore intelligente, investite i talenti ricevuti da Dio nello studio, nella ricerca scientifica in tutti gli ambiti del sapere umano. L’amore vero è illuminato dalla verità. Che la ragione ’contribuire con la carità e la verità a quei mutamenti di struttura sociale che solo il cristiano può produrre con strumenti di pacifico progresso. (Aldo Moro) umana può conoscere e cercare con passione e perseveranza. Manifestate un amore solidale. Amate i poveri e tutti coloro che si trovano in difficoltà, soprattutto in un momento di crisi come questo, nel quale il divario tra i ricchi e i poveri si fa sempre più marcato. Oggi più che mai la Chiesa ha bisogno della mente, del cuore e delle mani dei laici che vivono a contatto diretto con tutte le tipologie di povertà presenti nella società. La società ha bisogno di quelle espressioni di gratuità che hanno un sapore squisitamente evangelico. Il vostro amore sia un amore operoso. La natura ci è stata data ed è a nostra disposizione “non come un cumulo di rifiuti sparsi a caso” ma come un dono che il Creatore ha affidato all’uomo perché “lo coltivasse e lo custodisse” senza devastarlo per il profitto di pochi La vostra sia una fede robusta, amica dell’intelligenza, che eviti le possibili patologie religiose (intolleranza, fideismo, violenza). E in tal modo saprete dare risposte «a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi». (1 Pt 3,15). Dio vi ha posto nel “campo” del mondo come buon seme: in forza del Battesimo, della Cresima, corroborati dell’Eucarestia, siete chiamati a vivere la novità radicale portata da Cristo proprio all’interno della comuni condizioni di vita. Stare nel mondo, trattare e ordinare le cose temporali secondo Dio è possibile soltanto ad una condizione: che voi facciate ricorso alla sorgente della vita spirituale. La prima e necessaria fonte di santificazione, è la liturgia e, in particolare, la celebrazione eucaristica, essa edifica la Chiesa. L’altro mezzo di santificazione Il vostro amore sia esteso alle persone e all’ambiente. Il degrado morale genera il degrado ambientale. e la lettura della scrittura, fatta al di fuori della celebrazione liturgica, da soli o in gruppo «sorgente pura e perenne di vita spirituale». Inoltre cercare con fiducia l’aiuto della direzione spirituale e della grazia del sacramento della Riconciliazione. Il cuore ha bisogno di una continua purificazione. Non abbiate paura di dialogare con Dio. Dal suo Spirito proviene ogni vera ispirazione, capace di rinnovare culture e politiche per costruire nel mondo la civiltà dell’amore. Rimanete uniti al Signore Gesù La relazione del cristiano con Cristo non è di tipo giuridico e neppure soltanto dottrinale o etico, ma è una relazione vitale. Con la fede e il battesimo avete ricevuto in dono lo stesso Spirito di Gesù risorto, che vi rende «nuova creatura» partecipi della vita divina, chiamati a modellare la vostra esistenza sulla sua persona. LETTO perVOI FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 Siate pietre vive della Chiesa nel Mondo Il Convegno di San Giovanni Rotondo ci ha aiutato a risalire alla sorgente dell’identità e della missione laica. Un battezzato non è mai una persona sola: la comunione con Cristo fonda la relazione con gli altri fratelli di fede. La Chiesa è mistero di comunione. Siano pertanto valorizzate le esperienze associative che, in comunione con i pastori, hanno come obbiettivo la santificazione dei fedeli laici, la loro testimonianza di carità e la presenza solidale nel mondo. Vivete la partecipazione alla vita pastorale della Chiesa come una grazia che arricchisce la vostra esistenza e diventa fondamento di un servizio da esercitare con competenza e amore. In un contesto sociale frammentato e disperso occorre generare stili di incontro e di comunicazione attraverso relazioni interpersonali attente a ogni persona , senza sacrificare la qualità dei rapporti all’efficienza dei programmi.. la vostra parola e la vostra vita narrino a tutti che Dio non è nemico dell’uomo, ma il suo primo alleato, anzi il suo creatore e Padre. La tecnica e i capitali economici sono importanti per lo sviluppo dell’uomo, ma accanto ad essi è necessaria l’educazione a una crescita spirituale oltre che materiale.. lo Stato non è fonte dell’etica umana. Perché prima ci sono la persona e la famiglia i cui diritti lo Stato deve riconoscere e non fondare, perché essi sono radicati nella natura dell’uomo. Osate la speranza La Puglia di solito, viene descritta con due metafore: il ponte e l’arcobaleno. L’immagine dell’arcobaleno si riferisce alla capacità della gente pugliese di aprirsi alla speranza anche quando sopraggiungono situazioni di grandi difficoltà e di gravi problemi sociali ed economici. L’immagine del ponte, iscritta nella sua conformazione geografica e nella sua storia, indica la sua collocazione tra Nord e Sud, tra Est e Ovest e richiama la sua naturale vocazione a proporsi non come periferia, ma come terra di approdo e di passaggio, di confine e di frontiera. La sua posizione centrale nel mare Mediterraneo ne ha fatto in questi anni la porta dei flussi migratori.pertanto in questa terra, che è crocevia di cultura e civiltà, coltivate la vocazione al dialogo. Aiutate la società pugliese a risalire alle motivazioni genuine e profonde di un’autentica cultura dell’accoglienza e dell’integrazione degli immigrati, portatori anch’essi di valori. Siate artefici di un attento dialogo culturale con le diverse espressione religiose non cristiane ma senza dimenticare la vostra identità cristiana: nella bellezza del volto di Cristo crocifisso e risorto.Siate umanamente disponibili e cristianamente motivati nel costruire una convivenza sociale solidale, ordinata secondo il principio della sussidiarietà. È sotto gli occhi di tutti che la crisi attuale non è solo economica, ma anche etica e antropologica. La globalizzazione dei mercati domanda un impegno ancora più grande e concreto per globalizzare la solidarietà. I “beni relazionali” ed i “beni finanziari” devono essere collegati al principio del primato della persona sull’economia. Scoprite pienamente la vostra vocazione umana e cristiana: costruite sulla roccia della parola di Dio. Siate saggi all’azione dello Spirito di Gesù: create nuovi ponti tra arte e fede, benessere fisico e benessere spirituale, impegno nello studio, nel lavoro e nel volontariato Fate delle Chiese di Puglia delle comunità che educano alla pace. Non ci illudiamo che il cammino della pace sia facile. Esso è ostacolato dall’integralismo, dal proselitismo, dalla violenza che impone all’uomo determinate convinzioni. Ma nonostante sia un cammino difficile, esso deve essere perseguito con perseveranza. Servire la pace, infatti, significa umanizzare il mondo e in ultima analisi glorificare Dio, perché pace è il suo nome. Una nuova primavera Concludiamo la presente nota rievocando il logo del Convegno che raffigura l’icona dei due discepoli di Giovanni. In quei due “cercatori di Dio” e del suo messia riconosciamo i cristiani di tutti i tempi e in particolare i fedeli laici che camminano sulle strade della nostra terra. Cercate e trovate in Lui la gioia piena della vita e della missione laicale della Chiesa e della società. Vi accompagni il ricordo gioioso dei mosaici nella cripta della chiesa di San Pio. Alzate lo sguardo alle migliaia di piccole tessere ben allineate che creano un armonia di colori e scoprite in quelle piccole tessere la nostra identità di “pietre vive” scolpite dallo Spirito di Dio. Vivete sostenute dall’esempio di San Pio. “pietre di scarto” uomo buono, che nel libro dell’amore ha trovato la forza di vincere ogni forma di “inverno”, con l’intercessione sua e di tutti i Santi, sotto lo sguardo di Maria, Regina Apugliae, possiamo passare ad una “nuova primavera” della società e della vita cristiana in Puglia. Dal diario di una vincenziana Una strana coppia di Marisa Carabellese C he lei sia proprio brutta è innegabile, in casa mi prendono in giro perché dicono che per me sono belli tutti, che non c’è persona che non abbia un lato gradevole, ma questa volta devo proprio riconoscere che lei è brutta. Di statura molto al di sotto della media, denti evidentemente rovinati, lineamenti duri, gambe piuttosto storte evidenziate da gonne spesso molto corte indossate con calze pesanti e scarpe con i tacchi, e abiti a volte dai colori accesi, tipo rosa fucsia, magari in rasatello luccicante…eppure questa donna mi ispira tenerezza e rispetto. Lui, il marito, è altissimo, allampanato, veste in modo sobrio, anche se modesto e da un po’ di tempo porta gli occhiali, non è brutto, almeno a distanza. Quando li incontro, e avviene molto spesso perché abitano nei pressi di casa mia, camminano vicini, tenendosi per mano oppure lei, che gli arriva alla vita, è appesa al braccio di lui, e parlano fra loro e lui, così alto, tiene il passo, con atteggiamento protettivo, spesso seguiti da un cagnolino. So che sono già nonni, e da un bel po’ di tempo, perché la figlia, che so essere una brava ragazza, veniva spesso al Centro d’ascolto, quando ne ero la responsabile. Era rimasta incinta giovanissima, non so se si sia poi sposata, ma di figli deve averne avuti due o tre. Commentavamo l’unione dei due coniugi, il loro essere sempre insieme, con la mia carissima amica Anna Maria e lei mi ha detto di averli fermati, un giorno, e di aver avuto parole di elogio per la loro unione anche lei abita nella zona quindi li incontra frequentemente. Non ci salutiamo, incontrandoci, li conosco solo di vista e invece, l’ultima volta che li ho incrociati, hanno accennato un saluto. Ho risposto con cordialità, poi, dopo pochi passi, mi sono girata e li ho chiamati. Si sono fermati piuttosto interdetti ed io, come aveva fatto Anna Maria, ho detto d’un fiato: “ Scusatemi se vi fermo, volevo dirvi quanto mi piace vedervi sempre insieme, così uniti, siete una bella testimonianza. Che Dio vi benedica!” Mi hanno guardato con un certo stupore, poi mi hanno sorriso e sono andati via senza aggiungere nulla. Li ho seguiti con lo sguardo: le gambe da trampoliere di lui procedevano con passi misurati, lei, con la mano in quella di lui, un abitino preso forse in un mercato rionale, lo guardava e annuiva alle sue parole. Era bellissima. 19 20 LA LEGGE INFORMA FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 Dal 5 per mille al "The school": buone notizie per le associazioni Dott.ssa Annalisa Graziano / [email protected] otizie positive per i ritarN datari del 5 per mille. Nelle scorse settimane, infatti, il Governo ha approvato il decreto legge in materia di semplificazione fiscale predisposto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Tra i punti essenziali del provvedimento, un'importante novità riguarda il 5 per mille: con decorrenza dall'esercizio finanziario 2012, il beneficio sarà assegnato anche agli enti non profit che, pur non avendo adempiuto agli obblighi previsti ma in possesso dei requisiti, presentino la domanda e le integrazioni documentali entro il 30 settembre 2012, salvo il pagamento di una sanzione di 258 euro. L'Agenzia delle Entrate ha pubblicato la risoluzione 46/E dell'11.05.2012 contenente il Codice Tributo della suddetta sanzione (cod. tributo 8115) da versare tramite modello “F24”. Tale sanzione viene applicata anche per sanare il mancato invio del modello EAS nei termini previsti dalla legge (cod. tributo 8114). E non è l’unica buona notizia di questa estate. Continua, infatti, la mission della BITeB ovvero quella di far crescere il Non Profit italiano attraverso la tecnologia, con le sue tre divisioni: Informatica e Biomedica, che dal 2003 ad oggi hanno raccolto e restituito a nuova vita materiali e attrezzature funzionanti e dismesse (per aggiornamento tecnologico) da imprese ed ospedali; Techsoup Italia, che dal 2010 mette a disposizione del Terzo Settore italiano Software e Hardware nuovi, quasi gratuitamente (abbattimento del 99% dei costi), prodotti d'eccellenza sono offerti da aziende leader del settore informatico (Microsoft, SAP, Cisco, Symantec). Per poter ricevere i materiali tecnologici, le associazioni di volontariato devono inviare una email/lettera/fax chiedendo attrezzature informatiche e/o software ed hardware al BITeP, che risponde inviando dei moduli di richiesta (non INVIATE I VOSTRI ARTICOLI E LE VOSTRE FOTO PRESSO LA REDAZIONE ALL’INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA: presenti sul sito del Banco Informatico) che andranno compilati e reinviati. Se il BITEP riceve da aziende informatiche le attrezzature richieste già usate e da consegnare gratuitamente oppure riesce a fornire i software o gli hardware richiesti nuovi ad un prezzo simbolico, ne dà comunicazione all'associazione. E non è tutto. A proposito di opportunità per le associazioni, la Phoebus Edizioni indice il concorso nazionale ed internazionale per reportage “Siani Reportage Prize 2012”, in memoria di Giancarlo Siani giornalista del quotidiano “Il Mattino" di Napoli ucciso sotto la sua casa. Il concorso, intitolato "The school", ha l’obiettivo di promuovere e premiare la libera espressione e la libera indagine attraverso lo strumento del reportage sul tema dei diritti dei minori: istruzione, evasione scolastica, sfruttamento e violenza minorile, minori a rischio, devianza, integrazione, bullismo, criminalità. Il concorso, rivolto sia a singoli che ad associazioni o gruppi, è suddiviso in due categorie: “Opere Fotografiche” e “Opere Video” ed ha una sezione speciale dedicata alle classi delle scuole primarie e secondarie italiane. Sia per la sezione fotografia che per quella video, è ammesso un solo premio a categoria, per il 1° posto, pari a € 1.000. I primi classificati saranno protagonisti di una mostra personale che si terrà negli ambienti di uno spazio confiscato alla camorra il 19 settembre 2012. La mostra sarà corredata da una pubblicazione delle opere dei vincitori e i primi 30 artisti classificati entreranno a far parte del catalogo permanente on line sul sito. Le iscrizioni dovranno pervenire, attraverso la pagina upload del sito oppure a mezzo corriere, alla sede di Phoebus (farà fede il timbro postale), entro il 31 luglio 2012. INFO: www.sianireportageprize.it. CAMPAGNA ABBONAMENTI Filo Diretto è un ottimo mezzo di informazione e formazione per ogni volontario vincenziano. Abbonati subito! Abbonamento ordinario annuale Euro 5,00 Abbonamento sostenitore [email protected] Euro 20,00 CONTO CORRENTE POSTALE n. OPPURE AL NUMERO DI FAX: 0883.630735 37034865 intestato a: Volontariato Vincenziano - Sezione Puglia Via Marconi, 41 - 76015 Trinitapoli (BT) NOTIZIE daiGRUPPI FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 21 MASSAFRA Settant’anni di un servizio di carità 1941-2011 di Rosalba Gargiulo I l gruppo delle Volontarie Vincenziane di Massafra ha commemorato, nel corso dell’anno, i settanta’anni del servizio svolto a favore dei poveri e degli emarginati nel proprio territorio, con due eventi celebrativi: il 21 dicembre 2011 e il 28 maggio 2012. Per il primo momento si è organizzato un incontro al Teatro Comunale di Massafra al quale hanno partecipato il vescovo S.E. Monsignor Pietro Maria Fragnelli, i rappresentanti della Municipalità locale, la Madre Visitatrice delle Figlie della Carità Suor Maria Rosaria Mastranca, la Vice- presidente Nazionale dei GVV dott.ssa Rosalba Gargiulo, rappresentanti delle Figlie della Carità e delegazioni di altri GVV operanti in Puglia. La cerimonia allietata dagli intermezzi musicali dei fratelli Tannoia ha avuto inizio con il saluto della Presidente del GVV di Massafra Maria Fonseca che ha ricordato il legame e la continuità storica con le Dame della Carità attive per cinquanta’anni prima della riorganizzazione del GVV. La Presidente ha concluso ringraziando i figli dell’avv. Ettore Casulli, che hanno permesso che i locali dello studio paterno ospitassero la Sede dell’Associazione del Volontariato Vincenziano. Subito dopo il prof. Cosimo Damiano Fonseca, Accademico dei Lincei, ha tenuto una brillante e puntuale relazione storica a partire dal 1891, data iniziale dell’attività svolta a Massafra dalle Figlie della Carità, insediatesi all’interno dell’Ospedale cittadino “M. Pagliari” accanto alla cappella di Sant’Antonio Abate. L’illustre relatore ha ricordato la figura di M. Pagiari; un possidente locale, dotato di spirito autenticamente vincenziano che donò tutti i suoi beni, affinchè sorgesse l’Ospedale gestito dalle Figlie della Carità. A tale scopo ha quindi commentato i codicilli del testamento rogato a Taranto il 28 luglio 1873. L’iter burocratico per la realizzazione dell’opera fu contrastato e complesso, solo l’8 dicembre 1890 le Figlie della Carità hanno potuto iniziare il loro servizio durato ininterrottamente sino al 31 gennaio 1970, quando dolorosamente si chiuse un’esperienza religiosa e caritatevole di notevole importanza. La Dame della Carità organizzatesi nel 1941, in un momento tragico della storia italiana, hanno continuato l’opera dei pionieri con la formazione del gruppo di Volontariato Vincenziano tutt’ora presente a Massafra. La commemorazione si è conclusa con l’intervento del Vescovo che ha ricordato la Summa per la salvezza delle anime di San Vincenzo de’ Paoli nelle “cinque pietre di Davide” e cioè: semplicità, umiltà, mansuetudine, mortificazione e zelo. La serata è terminata con la benedizione della sede e lo scoprimento di una lapide in memoria di Lina Pelillo Casulli, già presidente del gruppo delle Volontarie Vincenziane. Il secondo momento celebrativo è stato vissuto il 28 maggio 2012 con lo scoprimento di una lapide commemorativa del settantesimo dell’istituzione dell’Organizzazione Vincenziana 1941- 2011, nella cappella di Sant’Antonio Abate , accanto all’antico Ospedale Pagliari, sede iniziale del servizio e della formazione spirituale della Famiglia Vincenziana. Subito dopo, nella Collegiata di S. Lorenzo Martire, è stata celebrata una Santa Messa di solidarietà, presieduta da S.E. Monsignor Fragnelli. La partecipazione corale ha reso vivo e profondo l’evento, perché il “fare memoria”, come è stato sottolineato, ha assunto un valore “sacramentale” poiché ha riportato alla mente e al cuore dei presenti le grandi opere e le meraviglie che il Signore compie anche attraverso strumenti scordati e fragili. L’Amministrazione Comunale ha sostenuto anche l’idea della realizzazione di un libro “ Dalle dame alle volontarie vincenziane – settanta’anni di un servizio di carità 1941 – 2011” che è stato distribuito ai presenti ed inviato anche ad alcuni gruppi della grande famiglia vincenziana. Massafra. Panorama. MOLFETTA - CATTEDRALE La vita vale di Nicla La Grezza “Q uanto vale la vita?...Tanto, non ha prezzo! La vita vale il passato, il presente e il futuro; essa non è solo apparenza!...La strada buona è il rispetto totale dei diritti di una persona”. Sono solo alcune frasi dell’omelia che don Gianni ha tenuto nella Cappella del Centro SocioSanitario residenziale della Lega del Filodoro, dove il GVV Cattedrale di Molfetta ha voluto, come negli anni scorsi, festeggiare la Santa Pasqua con gli ospiti della struttura. Il Gruppo, infatti, che continua ad avere, come finalità prioritaria, la disponibilità e la prontezza a “fare rete” con le istituzioni e gli Enti operanti sul territorio, è convinto che, come “ vincenziane” e come “cristiane”, si è chiamati a realizzare, con animo aperto e sincero, ogni servizio capace di rispondere al co- mando di San Vincenzo e di Santa Luisa. È per questo che da più anni due consorelle, dopo aver frequentato un corso di preparazione organizzato dalla stessa Lega del Filodoro, prestano servizio nel Centro Socio-Sanitario affiancando gli operatori titolari attivi nel promuovere quelle attività socio-ricreative finalizzate all’inclusione e alla promozione dei valori dei singoli ospiti per i quali sono in atto terapie di riabilitazione e di inserimento in quanto sordo-ciechi e/ o pluriminorati psicosensoriali. Insieme agli operatori titolari, le nostre consorelle, impegnate a lavorare con umanità e professionalità, non sui limiti, ma sulle potenzialità di ciascun ospite, ognuno dei quali è una persona “speciale” che deve essere aiutata a crescere, testimoniano come è sulla solidarietà concreta che si fonda ogni atto edu- cativo. Ogni giovedì sono amorevolmente vicine ai ragazzi che il giorno prima, accompagnati dagli educatori titolari, hanno provveduto ad acquistare il necessario presso un grande supermercato, per realizzare torte dolci o salate che loro stessi venderanno nel Bar della struttura il giorno successivo. Insieme a tutti i volontari ed agli educatori, le consorelle, con i loro gesti animati da sentimenti di pacatezza, di dolcezza, di competenza, di reciproco aiuto e di rispetto per la vita, mettono in atto quelle finalità che contribuiscono alla crescita delle finalità del Gruppo di Volontariato, testimoniando in tal modo concretamente che è nostro compito realizzare quel “cenacolo di ascolto”, di condivisione della Parola del Signore la quale si specchia soprattutto nel “povero”, nel “misero”, nel “diverso”. 22 NOTIZIE daiGRUPPI FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 PALO DEL COLLE L’ 1594 – 2011: 417 anni di storia d’Amore e Carità 11 maggio 2012, nella gremita sala teatro “Santa Scorese” della Casa di Riposo S. Vincenzo de Paoli in Palo del Colle (BA), è stato presentato il libro di Angelo Quatraro: Da Convento dei Cappuccini a Casa di Riposo “San Vincenzo de’ Paoli”. È la 13ª opera dell’Autore che va ad arricchire la sua collana di libri di storia locale dal titolo: “Vi La storia delle Figlie della Ca- quello di queste donne, ma anche racconto Palo del Colle”. rità, presso l’ex Convento dei Cap- delle Mariane, adulte e giovani, L’autore, al tavolo dei relatori, puccini, iniziò nel 1876, quando a delle Volontarie Vincenziane e delle era affiancato da: Michele Terliz- Palo arrivarono tre suore francesi, Dame di Carità, alle quali Lucia zese, Presidente della Casa di Riposo, Suora Consigliera Adele Capurro, che ha sostituito la Visitatrice della Carità suor Rosaria Matranga, l’ins. Porzia Mugnolo, il dott. Giovanni Fiore, il Sindaco di Palo del Colle ing. Domenico Conte, Lucia Tedesco Responsabile Nazionale dei Progetti del G. V. V. A. I. C. Italia e la coordinatrice ins. Mariella Moraglia. Segretaria Regionale dei GVV Sez. Puglia. La storia dell’attuale Casa di Riposo affonda le sue radici nella storia del Il tavolo dei relatori nella Sala Teatro della Casa di Riposo S. Vincenzo de’ Paoli. “Convento dei Cappuccini” sorto in Palo fuori le mura nel 1594. precisamente suor Dumas, suor Tedesco ha ricordato che la capacità I frati Cappuccini, che inizial- Bandin e suor Bayle. di progettazione, l’empowerment, mente erano 15, si prodigarono per Quelle pietose creature, nel cor- tanto auspicati nella società di oggi, i bisogni della popolazione palese so di circa 150 anni, sono diventate è stato il metodo seguito da S. Vinfino al 1860, quando, con l’Unità maestre di miracoli nel fondare, con cenzo de Paoli già nel 1617. d’Italia, molti Conventi furono piccoli mezzi, monumenti di civiltà Tante, quindi, le esperienze vischiusi. e carità cristiana. Straordinarie sono sute nel servizio gratuito, tanti gli Da quel momento inizia un lun- state le loro virtù nell’accogliere, uomini e le donne che hanno messo ghissimo periodo di storia di amore condividere, amare, donare, ospitare a disposizione della Casa tempo e e carità documentata ma non com- ed educare; infatti, col passare degli competenza ma tanti, anche, i perimentata, come ci tiene a precisare anni, il Convento dei Cappuccini, odi bui e difficili. l’Autore, che nel libro ha dato am- come ampiamente testimoniato daIl libro di A. Quatraro è stato pio spazio alle Figlie della Carità gli illustri relatori intervenuti, è voluto fortemente dalla Madre Suma anche a tutta la Famiglia Vin- diventato Ospedale, Ricovero di periora Suor Agata Saltarelli, perché cenziana: i Gruppi di Volontariato mendicità, Casa per Orfanelle, Asilo la “carità” che aleggia nella Casa Vincenziano, ex Dame della Carità, Infantile “A. Ferranti Aporti” e oggi sia conosciuta dai Palesi e dalle l’Associazione della Medaglia Mi- dignitosa Casa di Riposo per perso- generazioni future, per essere quel racolosa, le Figlie di Maria, le gio- ne sole e anziani. faro sempre luminoso punto di rifevani Mariane. Un ruolo importante, dunque, rimento per tutti. Il libro si fregia anche della present a z i o n e dell’Arcivescovo S. E. Mons. Cacucci il quale ha scritto: “Davvero una storia che fa onore ai palesi, perché l’amore del Signore è stato da loro accolto e fatto fruttificare. Sfogliando le pagine di questo libro, ho colto le meraviglie che Dio ha operato tra questo suo popolo”. Quest’ultimo concetto è stato ripreso a fine serata dalla suora ConsiTra i presenti Padre Michele Natuzzi, Lina Mininni V. Pres. Prov, Paola Ciriello V. Pres. gliera Adele Capurro Reg., le volontarie di Palo, Modugno e Bitonto. che ha invitato i pre- senti a elevare la mente e il cuore a Dio Creatore, che è anche e sempre Amore e infinita Carità. MODUGNO Una nuova volontaria vincenziana di Anna Longo Massarelli I l 24 u.s. il Gruppo di Volontariato Vincenziano di Modugno si è arricchito di una nuova volontaria: Maria Gidiuli Sciacovelli. Avvenimento comune in tutti i Gruppi, si potrebbe dire, perché non è raro che una nostra amica diventi volontaria vincenziana. Ma ciò che distingue l’ingresso di Maria nel volontariato è il fatto che nessuna di noi l’ha sollecitata. Maria, insegnante a Modugno per trent’anni, pur residente a Bari, ha sempre privilegiato il nostro paese svolgendovi attività culturali extra-scolastiche e dedicandogli alcuni scritti. Ed ecco il suo avvicinarsi a noi e chiedere umilmente di entrare nella famiglia vincenziana. Con serietà e amore ha maturato un percorso di circa due anni nell’associazione, e finalmente con una grande gioia, che ha investito anche la sua famiglia, ha ricevuto i simboli del volontariato. La cerimonia, durante la messa cantata è stata officiata dal vice parroco don Bruno e assistita dalla presidente provinciale Mariella Moraglia e dalla responsabile del gruppo Gianna Tangorra. Il tutto si è svolto ordinatamente con una ricchezza di simboli all’offertorio, dalla lucerna ai viveri per i poveri, e in un’atmosfera commossa e gioiosa, perché una nostra sorella aveva mostrato fortemente di voler vivere la carità di Cristo impegnandosi a sollecitare “la promozione umana e cristiana dei più poveri”. Alla fine, molti fedeli presenti si sono avvicinati alla maestra, che conoscono da anni, e le hanno augurato buon cammino. Anche questo ci ha dato gioia. NOTIZIE daiGRUPPI FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 23 MOLFETTA, 23 maggio 2012 Incontro di Padre Teclemicael Tekeste, con le Vincenziane di Santa Teresa di Marisa Carabellese “N on è ben fatto prendere il pane dei figli per darlo ai cagnolini”, è la risposta apparentemente dura di Gesù alla Cananea che lo implora per la guarigione della figlia. La donna non si scoraggia, “dici bene, Signore, ma anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla mensa dei padroni.” “ O donna, grande è la tua fede! Sia fatto come desideri” (Mt, XV. 21-28). Questo straordinario dialogo ha suggerito la risposta a Padre Teclemicael, più semplicemente Padre Micael, Missionario vincenziano eritreo, quando una signora durante un incontro in un’altra città, protestava per gli aiuti chiesti dal Padre per i bimbi eritrei, obiettando che i poveri ci sono anche da noi. È venuto a trovarci a Molfetta, Padre Micael, rispondendo all’invito, a nome di tutto il gruppo vincenziano di Santa Teresa, espressogli dalla Responsabile, Ezia Gadaleta. Si volevano notizie dei bambini, assegnatici come gruppo e singole vincenziane, anni fa adottati a distanza. Padre Micael ci ha raccontato della situazione in Eritrea, e dell’impegno dei Vincenziani nell’aiutare la popolazione, con aiuti sia economici che in natura. Padre Micael in un passato recente ha inviato nove container ciascuno contenente 125 quintali di pasta e indumenti e medicinali, attualmente non ha potuto inviare container perché la procedura è cambiata. Le offerte e le quote per le adozioni vengono portate direttamente dai Missionari o inviate tramite Banca, solo così si è sicuri che giungano a destinazione. Ci ha mostrato filmati e fotografie, il cordialissimo Padre, che parla molto bene l’ italiano, e ciascuna di noi ha potuto constatare, come, pur nella nostra attuale situazione di crisi a livello nazionale, i “cagnolini”, questi dolcissimi bimbi, hanno diritto almeno alle nostre briciole. Suor Annunziata, una Suora vincenziana dirige l’orfanotrofio di Hebo, che accoglie dai 35 ai 40 bambini, fino ai tre - quattro anni, rimasti orfani di madre alla nascita e che tornano poi con l’altro genitore. I bambini, questi piccoli che ci interpellano dalle foto con i grandi occhi malinconici, sono nutriti, vestiti, ac- cuditi, giocano e hanno affetto e protezione. Il filmato ci ha mostrato anche il loro “Progetto Merenda”, dove i bambini dei villaggi vicini, che non hanno niente da mangiare, trovano nella Missione almeno la sicurezza di un pasto al giorno, pasta scondita, mangiata con le mani, ma pur sempre una risorsa essenziale per la difficoltà della loro vita quotidiana. Abbiamo deciso di mandare le nostre quote all’Orfanotrofio di Hebo. L’incontro si è concluso gioiosamente con i dolcetti offerti dalla nostra carissima e sempre attiva vincenziana Lucia Massari che ha festeggiato con noi i suoi “giovani” novant’anni. Per chi volesse mettersi in contatto con Padre Micael la sua e-mail è [email protected]. ANDRIA I G.V.V. a San Gerardo Maiella di Anna Loliva I l 22 maggio u.s. alle ore sette, con gli occhi di sonno e la gioia di esserci, 25 fra consorelle e simpatizzanti, compreso qualche marito ed il nostro padre spirituale don Leo abbiamo intrapreso il pellegrinaggio conclusivo ed abituale del mese di maggio. Avevamo accettato la scelta del santuario di san Gerardo a Materdomini, provincia di Avellino, perché le novità ci stuzzicano e per molte di noi era una novità. La presidente aveva portato con se tanti fogli di ricerca su questo santo missionario. Così abbiamo appreso che eravamo diretti sull’Alta Valle del Sele, che Materdomini si riferisce ad una antica statua della Madonna in preghiera con sembianze giovanili ,vestita di rosa e con manto azzurro, trovata in quei luoghi da alcuni pastori. Fino al 1700 Materdomini è stata una piccola frazione costruita intorno al tempio dedicato alla Madre del Signore, nel 1754 nel convento dei frati redentoristi fondato in quella zona da Sant’Alfonso Maria de Liguori giunse Gerardo Maiella. Egli si dedicò con tanta dedizione ai poveri della zona che, dopo la sua morte, avvenuta il 16 ottobre 1755 alla giovane età di 29 anni, consumato dalla tisi,la fama di santità si diffuse celermente. Il 29 gennaio 1893 fu beatificato a Roma da Papa Leone XIII, i pellegrini che accorrevano alla sua tomba erano tantissimi cosicché i redentoristi ampliarono il tempio dedicato alla Madonna. L’undici dicembre 1904 fu santificato da Papa Pio X. Il 1974 fu eretto un nuovo Santuario neoclassico a croce latina e a tre navate ma il terremoto del 1980 distrusse tutto e solo nel 2000 fu riaperto al culto un nuovo Santuario di fantasiosa architettura .San Gerardo viene nominato il santo delle mamme e dei bambini, tante sono le nascite miracolose tanti i bambini nati rivolgendo a Lui preghiere. Grande è stata la nostra meraviglia entrando nella SALA DEI FIOCCHI: è una grande stanza con le pareti tappezzate da migliaia di fotografie di bambini di tutte le zone dell’Italia e del mondo, nati per intercessione di Gerardo; fiocchi azzurri e rosa scendono a centinaia dal soffitto, scarpette, vestitini giocattoli, bomboniere e quant’altro fa pensare a parti felici . Ascoltando la lettura della vita di questo umile fratello converso , vissuto in santità, mentre intorno a lui avveni- vano strani prodigi e pregando poi la Madonna e santa Rita con i grani del rosario,il viaggio ci è sembrato breve. Giunti al santuario siamo stati accolti da una guida che ci ha accompagnato lungo un percorso museale illustrando la vita e le opere del santo. Poi nella chiesa abbiamo partecipato alla Santa Messa concelebrata da don Leo e un frate redentorista, quindi ci siamo recati,sotto un po’ di pioggia che non ha tolto nulla al paesaggio ubertoso che da ogni parte si presentava a tutti noi, alla casa del pellegrino per una colazione molto gustosa e così ristorati , lasciato San Gerardo abbiamo proseguito per Caposele percorrendo, fra querceti il terrazzo panoramico sino al grandioso acquedotto pugliese dove abbiamo visitato gli impianti di pompaggio. Una giovane guida ci ha accompagnato alla visita di un museo Leonardiano di recente istituzione e percorrendo la sala esposizione delle macchine, fedele copia di quelle che Leonardo dedicò all’idraulica, ci siamo così immersi in un passato tutt’ora attuale. È stata una giornata meravigliosa trascorsa nella pace e nella tranquillità di un luogo incantevole, dove la cultura si associa alla fede e alla natura. 24 NOTIZIE daiGRUPPI FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 BITONTO Il GVV presenta il libro: “Le opere di San Vincenzo de’ Paoli a Bitonto” I l giorno 19 marzo u.s., nella sala degli specchi del Comune di Bitonto, si è svolta la cerimonia di presentazione del libro “le opere di San Vincenzo de’ Paoli a Bitonto” (1852 – 2012) frutto di un assiduo lavoro di ricerca effettuata dalla consorella Angele Ranieri Cuonzo, curato dal Dott. Michele Muschitiello e dal giornalista Marino Pagone. Il libro ha avuto l’onore di avere la presentazione di S.E: Monsignor Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari – Bitonto, del Vescovo di Rreshen – Mirdita – Albania P. Cristoforo Palmieri missionario Vincenziano, dell’insostituibile P. Michele Natuzzi e della Presidente del Gruppo Piera Rutigliani Carbone. Al tavolo dei relatori erano presenti: dott. Pasquale Minunni Commissario prefettizio del Comune di Bitonto, Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto; l’avv. Stella Sanseverino Perrini consigliera Pari Opportunità della Provincia di Bari, Paola Santarelli Ciriello Vice presidente Regionale del G.V.V. Puglia, Padre Pasquale Rago padre spirituale del gruppo, Suor Rita Blasi Figlia della Carità, Piera Rutigliani carbone Presidente del Gruppo di Bitonto. Dopo il saluto del Commissario Prefettizio dott. Minunni che ha avuto parole di elogio per il gruppo e gli intervenuti, il dott. Pagano ha ceduto la parola alla Vice Presidente Regionale dl G.V.V. Paola Ciriello che ha approfondito il concetto come il nostro obiettivo è la promozione umana e cristiana della persona e la lotta alle cause della povertà. Il nostro metodo d’incontro con il fratello nel suo ambiente di vita con interventi che siano capaci di suscitare il potere, la forza di riprendere in mano la sua vita quello che oggi si chiama Empawerment I poveri di oggi possono essere i nostri vicini di casa, persone normali che hanno vissuto una vita dignitosa, ma che ora si trovano in difficoltà o perché fruitori di pensioni insufficienti o per essere usciti dal mondo del lavoro a causa della crisi. A questo si aggiunge la vergogna, la depressione, la mancanza di fiducia, la mancanza di speranza. L’intervento dell’ avvocato Stella Sanseverino è stato efficace perché ha messo in risalto la figura della donna oggi. La lungimiranza di S. Vincenzo lo aveva già fatto quattrocento anni fa quando aveva formato la prima “Confraternità della Carità”, poi “Dame della Carità” che aveva affidato ad una donna eccezionale Santa Luisa de Marillac., figura predominante nella vita e nelle opere di S. Vincenzo de’ Paoli. Il missionario Vincenziano Padre Pasquale Rago ha messo in evidenza che Bitonto, a buon diritto, può chiamarsi “Città vincenziana” per il numero considerevole dei missionari e delle Figlie della Carità cui ha dato i natali elencandoli uno per uno, facendo cenno anche ad FRANCAVILLA FONTANA La carità vincenziana come… la leggenda dell’Acanpesce di Livia Ippolito Martucci I n un incontro di formazione sulla “Teologia e Spiritualità Vincenziana” il nostro padre Spirituale Mons. Alfonso BENTIVOGLIO ha paragonato questo tormento di Carità che si agita nell’animo della Vincenziana a quello “enorme animale che sbuffando sott’acqua si agitava…. d’improvviso le acque del lago divennero più scure e si gonfiarono, mille bollicine salivano sulla superficie, seguite da uno strano rumore…. alla fine accadde che…. fu in quel momento che mi venne in mente di chiamarlo ACANPESCE, l’animale che una volta o l’altra tutti vorremmo vedere ed ora, nel mio sogno, potevo rimirare”. È la Carità Vincenziana che ribolle nell’animo, che non dà tregua e che nel momento in cui pren- de forma, sembra tradursi in leggenda, quasi una realtà mista a fantasia e che ognuno di noi vorrebbe in tal modo vedere concretizzata. Dal momento in cui la Vincenziana incontra il fratello nel bisogno non si dà pace, quel fratello entra nel suo animo, e nella sua mente come un chiodo fisso, alla ricerca della parola giusta, della via giusta perché quel fratello possa uscire da quella condizione. Nasce come una “corrispondenza di amorosi sensi” direbbe il poeta, che passa attraverso i lumi del Santo Spirito, per cui diventa spontaneo andarlo ad incontrare ed essere accolti con: “Ci v’è mannatu?!” “Vi stavo aspettando!” quasi come una luce, che è Luce Divina, Luce dello Spirito Santo, ed insieme quel percorso diventa preghiera e porta quel fratello a Dio. Ma è anche quel fratello che porta le Vincenziane a Dio, quando insieme si intraprende un percorso che aiuti a spianare una strada, superare degli ostacoli, e non è raro il caso che quel fratello dia poi una mano per aiutare ancora un altro fratello nel bisogno! Quelle mille bollicine, quello sbuffare sott’acqua stanno a significare l’agitarsi dell’animo delle Vincenziane per superare i muri degli ostacoli, anche quelli che molto spesso la società nella quale siamo tuffati, con le sue variopinte luminarie, oppone e rischia di metterci fuori strada. Le Vincenziane hanno comunque una forza interiore straordinaria, quella che deriva dai Lumi del Santo Spirito che è Luce Divina, il cui percorso è indicato dalla preghiera che si traduce poi in azione. “Amiamo Dio, fratelli, amiamo Dio, ma che ciò avvenga a spese delle nostre braccia e col sudore della nostra fronte”. (San Vincenzo de Paoli). alcune suore presenti in sala La Presidente Piera Rutigliani Carbone ha messo in risalto quanto è stato fatto e quanto giornalmente viene realizzato dal Gruppo. Il dott. Muschitiello ha evidenziato l’opera di tutta la famiglia vincenziana nei 160 anni di attività. Le Figlie di Maria, la Conferenza di san Vincenzo di Federico Oznam, richiamando alla memoria l’opera grandiosa delle Suore Figlie della Carità venute dalla Francia nel 1852 come si evince dalla lettura del libro. S.E. L’arcivescovo Francesco Cacucci si è detto soddisfatto per il lavoro che il volontariato vincenziano svolge a Bitonto. “L’amore è inventivo all’infinito” diceva S, Vincenzo. Che questo amore inventivo ci porti ad inventare sempre nuove strade per raggiungere tanti nostri fratelli e nostre sorelle poveri. Il momento più significativo è stato quando Suor Rita Blasi ha invitato tutti ad alzarsi in piedi per ascoltare la preghiera dei vincenziani che ella, con grande devozione e austerità, magistralmente ha recitato. Interessato e numeroso il pubblico, da segnalare la presenza della segretaria regionale Mariella Muraglia. Della Presidente Provinciale Lina Tullo, della Presidente del Gruppo di Studio Giovanna Gadaleta e le Presidenti dei vari Gruppi dei Paesi limitrofi e delle diverse Associazioni. La presentazione di questo libro è servita a rinnovare il ricordo del lavoro svolto nei 160 anni di attività dei nostri predecessori dandoci la carica indispensabile perché la nostra fiaccola vincenziana diventi sempre più vitale e rigogliosa. NOTIZIE daiGRUPPI FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 25 BARLETTA Happening del Volontariato 2012 di Michele Giannella S abato 19 maggio si è tenuto a Barletta la quinta edizione dell’Happening del Volontariato della BAT. In mattinata c’è stata una conferenza dal titolo “Volontariato é educazione” moderata da Rosa Franco presidente del C.S.V. “San Nicola”, e con la partecipazione di 4 giovani da un minimo di 17 anni ad un massimo di 26 accompagnati dal loro responsabile Alessandro Di Carlo. Questi ragazzi, che all'inizio mi sono apparsi dei normalissimi giovani impegnati nel volontariato, in realtà hanno portato a noi la loro esperienza di tossicodipendenza vissuta dalla tenera età di 14 anni. È stato davvero commovente, credetemi… dopo averli ascoltati ho messo da parte il concetto limitativo di normalità per associare loro quello di uomini, di eroi. Della loro sventura hanno saputo fare un tesoro, nel recupero della loro stessa esistenza, del rapporto con la famiglia e con gli atri. Erano davvero da ascoltare. Lodevole l’operato dei responsabili tutti presso la Cooperativa sociale “l’imprevisto” di Pesaro da dove i ragazzi provengono. Nel pomeriggio invece siamo stati presso lo stand a noi assegnato. È stata un’occasione per farci conoscere, a chi visitava l’evento e a chi come noi opera nel settore del volontariato nei più svariati ambiti. Era presente il gruppo di Barletta ovviamente, numeroso, e ci hanno fatto visita quello di Andria e di Trani. Verso le 20.00 circa un gruppo di giovani ha allietato la serata con della musica live… è stata davvero una festa del volontariato! Lodevole è stata l’organizzazione da parte dei responsabili del C.S.V. San Nicola che ringraziamo. Buon lavoro a tutti. TARANTO OSTUNI Una notizia che non fa notizia Taranto. Duomo di San Cataldo. di Laide Malagrinò P er poter costruire, c’è bisogno di piccoli gesti di amore, di attenzione, di solidarietà, nei confronti di chi ci sta intorno, senza ricercare il proprio interesse, promuovendo invece la collaborazione e il benessere di tutti. Il nostro impegno di volontari, non deve essere assolutamente un evento eccezionale, ma una scelta continua, visibile ogni giorno, perché più che convincere gli altri a grandi imprese, è testimoniare la nostra fede con piccole scelte di coerenza. A questo proposito non possiamo fare a meno di raccontare un piccolo grande gesto realizzato dalla Presidente del Centro Servizi Volontariato di Taranto da noi interpellata, la quale, per soddisfare la nostra richiesta, a proprie spese, ha offerto quotidianamente la merendina ai ragazzi che frequentano il corso di recupero scolastico del Gruppo di Volontariato Vincenziano Sant’ Antonio di Taranto. Il suo è stato un gesto che ha sorpreso e commosso tutti. A questa bella e generosa iniziativa va la nostra ammirazione, il nostro rispetto e il nostro GRAZIE. Con un piccolo gesto d’amore si è potuto generare un rinnovamento delle relazioni interpersonali e sociali orientandole alla ricerca del bene dell’altro. Questi sono piccoli ma grandi gesti che raccontano le caratteristiche tipiche di tutti i volontari, capaci di donare il proprio cuore con semplicità e umiltà per crescere insieme nell’amore di Cristo, aprirci alla vita e costruirla bella per tutti. Natale è… di Sandra Tanzarella R iesce sempre più difficile educare gli alunni della Scuola Primaria al vero significato del Natale. Reclame televisive, cartelloni pubblicitari attraenti e ipermercati ci bombardano di panettoni, pandoro e ogni latra leccornia, mentre luminose vetrine espongono giocattoli di ogni tipo e sempre più tecnologicamente avanzati. Il Natale vissuto in maniera consumistica,come corsa agli acquisti sfrenati,stride con la sua vera essenza, cioè la nascita di Gesù Bambino che, ancora oggi, ha tanto da insegnare. Proprio dagli occhi teneri di quel Bambino povero, nato in una mangiatoia, noi educatori dobbiamo partire per parlare ai bambini di oggi, offrendo messaggi culturali, affettivi, sociali adeguati affinché ciascuno sviluppi la sensibilità verso gli altri e attenzione ai bisogni dei più deboli. Partendo da questa dimensione di solidarietà,gli alunni delle classi V D e V F della Scuola primaria Giovanni XIII di Ostuni si sono impegnati in una raccolta di generi alimentari da donare all’Associazione delle Vincenziane della città. Così 50 piccoli alunni, coordinati dalle loro insegnanti, Sandra Tanzarella e Maria Marzio, hanno organizzato il pranzo di Natale per le persone meno fortunate, raccogliendo numerosi generi alimentari. Qualche giorno prima delle vacanze natalizie, alla presenza di alcuni genitori che hanno condiviso il messaggio educativo che la scuola ha fatto vivere ai propri figli, i viveri sono stati consegnati alla Presidente, sig.ra Angela Melpignano e alla sig,ra Angela Ciola, attivissima socia della sezione di Ostuni . Le Vincenziane hanno molto apprezzato questo gesto di solidarietà dei bambini e la generosità delle loro famiglie che hanno partecipato all’iniziativa. Sempre nel periodo natalizio, la locale sezione AVIS.ha donato 15 pacchi viveri, destinate alle famiglie assistite dalle Vincenziane, in memoria di un loro socio, sig. Renato Maresca, coniuge di un’aspirante socia vincenziana. Un altro nobile gesto di solidarietà è stato compiuto dall’assessore comunale Agostino Buongiorno che ha devoluto la somma del premio “Cavalcata di Sant’Oronzo” vinto da lui e da un suo amico. A tutti i promotori di queste iniziative va il vivo ringraziamento della nostra Associazione che ha potuto sostenere, con maggiore incisività, le necessità dei suoi assistiti. 26 NOTIZIE daiGRUPPI FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 SAN PIETRO VERNOTICO 1912/2012: il Gruppo di Volontariato Vincenziano compie Cento Anni Il centenario dell’associazione: impegno e costanza nell’aiuto dei bisognosi da una Volontaria I l 26 maggio 2012 il Gruppo di Volontariato di S.Pietro Vernotico, istituito ufficialmente dal 26 aprile 1912, per iniziativa dell’allora Vescovo della nostra Diocesi di Lecce Mons. Gennaro Trama, ha festeggiato il Centenario della propria presenza in loco. Cento anni di attività dell’Associazione che vanta una storia e una tradizione di grande impegno a vantaggio della comunità della cittadina pugliese. La carità è il faro guida e il filo conduttore della missione di noi vincenziane, tema sempre attuale dibattuto e scandagliato costantemente in occasione di tutti i successivi incontri nel corso di questo secolo di cammino, al fine di tener fede agli intenti programmatici del Nostro fondatore San Vincenzo de’ Paoli. La giornata è stata scandita dalla Santa Messa alle ore 9.00 presso la suggestiva e preziosa chiesa di San Pietro Apostolo - la stessa che nel 1912 ha accolto le prime consorelle che si riunivano in assemblea - concelebrata da Padre Biagio Falco, dal nostro assistente spirituale Don Benedetto Strumiello e da Mons. Vincenzo Marinaci e alla quale ha partecipato il Sindaco e ha visto riunite molte consorelle della provincia di Brindisi: Mesagne, Francavilla, Brindisi e Ostuni e la presidente della Provincia di Lecce nord Franca Gallo. Nel corso della S. Messa tutte le Volontarie hanno rinnovato l’atto di impegno. Alla Santa Messa è seguito un momento conviviale nella splendida cornice di “Villa Donna Adriana”, dopo il quale si è dato inizio ai lavori. Moderato da Maria Rita Cianciaruso, Presidente del Gruppo locale, il convegno ha visto gli interventi dei relatori: Padre Biagio Falco che ha esortato le volontarie ad essere sempre più in prima linea; la Vice Presidente Nazionale per il Sud Rosalba Gargiulo e la Vice Pre- sidente Regionale Marisa Caputo, in rappresentanza della Regionale Anna Maria Fedele Pellegrino, che hanno posto l’accento sulla necessità di intensificare la collaborazione con le istituzioni del territorio e di valorizzare sempre più le risorse locali; la Presidente Provinciale Elvira D’Agostino che con il suo nostalgico e commovente interventotributo ha voluto ricordare le presidenti succedutesi negli anni scorsi. Sono seguiti gli interventi di alcuni convenuti tra i quali in rappresentanza delle istituzioni il sindaco Avv. Pasquale Rizzo; il Preside Prof. Cesare Augusto Marangio, storico locale, che ha accettato di dedicare il proprio prezioso tempo e nell’aiutarci a realizzare il volume celebrativo del Centenario: “Le Dame di San Vincenzo de’ Paoli. Gruppo di Volontariato Vincenziano. San Pietro Vernotico 1912-2012”, un’opera di ricostruzione del cammino costante e progressivo dell’ente caritativo attraverso due conflitti mondiali, attraverso periodi di disordini e rivolte sociali - svolta con rigoroso lavoro di studio documentario dei verbali storici dell’associazione, grazie al quale è stato possibile ripercorrere la vita della nostra comunità nel periodo 1912-2012 e dal quale emerge la costante e caparbia presenza del nostro Gruppo sino ad oggi. MOLFETTA CATTEDRALE Dare voce alle inquietudini di Nicla La Grezza U n nutrito gruppo di volontarie del GVV Cattedrale, insieme ad altre della Parrocchia Santa Teresa di Molfetta e ai nostri amici simpatizzanti e sostenitori delle nostre iniziative, si reca mensilmente nel Carcere Femminile di Trani per incontrare le ospiti, per confortare le loro solitudini e le loro inquietudini. Si è infatti convinte che il nostro “servizio-missione” costituisce quella rete necessaria a cui tante detenute si aggrappano per non soccombere. Lì, infatti, nel corso degli anni durante i quali si è effettuato il servizio, abbiamo incontrato ospiti di tutte le età che portano il segno indelebile della condanna e che, pur impegnandosi in lavori artigianali, sono ancor più sole perchè non sempre “ascoltate” da coloro che operano all’interno delle mura carcerarie. La presenza di chi, come noi, è estraneo a quel mondo, condiziona positivamente le ospiti e introduce un clima di serenità accentuato anche dal fatto che la nostra visita non si limita solo al dialogo con ognuna di loro, alla raccolta delle confidenze e dei desideri, ma anche a riflessioni e incoraggiamenti che il nostro assistente spirituale non manca di elargire o a piccoli spettacoli in vernacolo che un gruppo di attori di una compagnia che opera nella nostra città e che apprezza il nostro servizio, non manca mai di offrire. Insomma da parte di tutti si cerca di dare speranza e fede a loro che, abbattute e molte volte depresse per l’assenza di parenti o dei figli, per la mancanza di una parola amica, di un incentivo di fiducia, di un abbraccio fraterno e famigliare, possano risalire la china e far proprio l’input che don Gianluca ha comunicato nell’incontro ultimo: la “maschera” che forse un po’ tutti portiamo sul viso non solo nel periodo di carnevale, ma tutto l’anno, deve essere abbandonata per dar luogo alla trasparenza del nostro sguardo, alla umanità e al desiderio di dare valore al dolore che riesce a trasformare l’animo. NOTIZIE daiGRUPPI FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 27 BARI Incontro con Marina Costa, vice presidente del G.V.V. di Antonella Caroli M ercoledì 28 marzo, presso la sede di Bari del Volontariato Vincenziano, in via Perrone 19, è venuta a trovarci Marina Costa. Siamo subito responsabilizzate ad esaminare due tematiche fondamentali per la riuscita del nostro operare: l’indebolimento nell’identità Vincenziana e la Spiritualità. Spiritualità. Gesù ha promesso che lo Spirito Santo ci avrebbe guidati in ogni “verità” ( Giovanni 16.13 ). Parte di questa verità significa prendere le cose di Dio e applicarle alla nostra vita. Permettiamo così allo Spirito Santo di controllare la nostra vita. La Santità consiste nella personale conformazione a Cristo mediante la Carità. L’azione di San Vincenzo partiva da un’analisi del Vangelo, la sua azione era legata ai bisogni degli uomini e di tutta l’umanità. Ecco cos’è la Spiritualità dell’azione: il passaggio tra contemplazione e azione. San Vincenzo e Santa Luisa sono stati e sono due testimonianze di costanza tra la parola di Dio e la contemplazione. Nei nostri gruppi la formazione e l’organizzazione sono due punti che facciamo percorrere su due basi diverse. San Vincenzo ci dice che la preghiera non deve essere separata dall’azione, ma deve essere fatta in un momento speciale. In ogni decisione che dobbiamo prendere deve corrispondere l’insegnamento di San Vincenzo. A questo punto, Marina Costa ci affianca l’esempio di una Vincenziana che ha avuto modo di dire la sua quando a Roma c’è stato l’arrivo numeroso degli zingari, e operare per loro e per la loro sistemazione era un compito del G.V.V. La signora si preoccupava dell’arrivo di questa gente che poteva portare dei disagi ai cittadini romani, considerando che non si era preparati ad accoglierli per mancanza di organizzazione e disponibilità. In questo modo, viene a mancare un argomento caro a San Vincenzo, quello della CENTRALITA’ DELL’UOMO. Il legame fra azione e spiritualità è molto importante! Indebolimento nell’identità Vincenziana Bisogna assolutamente evitare che avvenga, è una vera forca per il Gruppo, che diversamente finirà per soffocare. Dovete stare insieme per amare la Carità di Cristo. Fare comunità non è facile, ma bisogna riflettere insieme su questi pensieri, bisogna reagire e coltivare la vita interiore del Gruppo. Bisogna dare un metodo. Si deve ascoltare di meno quello che “diciamo” noi, le nostre personali opinioni, e invece confrontarsi sempre con la Parola di Dio e l’insegnamento di San Vincenzo. Il servizio dei poveri deve essere un buon servizio! Marina Costa ci elenca tre modi per fare questo, per “ fare bene il bene”( San Vincenzo ). 1) Guardare la realtà con un atteggiamento di preghiera e di ac- dell’italiano emigrante ci può far capire le loro esigenze. Comunque, resta il fatto che molte volte l’assistito non riconosce ciò che si fa per lui, anzi avanza delle pretese e diventa prepotente. Prende la parola Suor Rita Blasi e ci ricorda che San Vincenzo alle Figlie della Carità ha detto che i poveri sono pretenziosi, maleducati, egoisti, sporchi, ma noi Figlie della Carità siamo chiamate ad assisterli e dare tutto quello che possiamo e, condiscendenza ;dobbiamo avere sempre uno sguardo di Fede. Dobbiamo sempre porci delle domande di verifica del nostro operare, come ad esempio: “ Come scopro Gesù? “ ; “ Il Cristo è nel povero, cosa ci comunica attraverso i bisogni del povero?” ; “ Quali nuovi atteggiamenti ci sta chiedendo Gesù? “. Se all’interno del Gruppo riusciamo a confrontarci, ne deriva un’apertura alla conversione. Il legame tra la Spiritualità e quello che vogliamo fare è la nostra conversione. 2) Aprirsi alla conversione, al cambio che in noi dobbiamo attuare. 3) La disponibilità a condividere il cammino spirituale. LA PREGHIERA DEVE ESSERE AZIONE E CONDIVISIONE. Purtroppo, è una realtà la difficoltà che c’è nei Gruppi a condividere il cammino spirituale. Prima di parlare dell’organizzazione all’interno dei Gruppi, Marina Costa ci invita ad esprimere le nostre opinioni su ciò che è stato detto. Isa D’Agostino, Presidente Cittadina, ci dice che la difficoltà a relazionarsi con il diverso è una realtà, ma ritornare al ricordo quando ci sentiamo in difficoltà, dobbiamo girare la medaglia. Non bisogna fare distinzione di poveri; non è facile servirli , ma dobbiamo andare oltre, superare i limiti che ci si presentano. Noi siamo chiamate a dare! Giovanna Gadaleta, presidente regionale del Gruppo di studio, suggerisce di fare silenzio, donarsi un attimo di riflessione propria, dopo la preghiera che caratterizza l’inizio di tutti i nostri incontri. La preghiera deve lasciare delle tracce. Marina Costa riprende la parola e sottolinea che di fronte a questa povertà sempre in aumento, ci deve essere una buona organizzazione. Anche San Vincenzo creava nuove imprese per rispondere meglio ai problemi urgenti. La signora Costa ci propone vari suggerimenti per riuscire in una più efficiente organizzazione. Uno di questi è imparare a rendere presente la Spiritualità; dobbiamo riunire più Gruppi durante l’anno, per parlare di argomenti guidati per un cammino spirituale. Preparare le nuove volontarie: incontrarle una alla volta, trasmettendo il nostro spirito, quello di San Vincenzo. Ci vuole formazione allo spirito Vincenziano. Il Servizio delle Vin- cenziane deve essere l’incontro personale con il fratello, non deve esprimersi solo attraverso la visita domiciliare, ma bisogna instaurare un legame forte. I CENTRI DI ASCOLTO DEVONO ESSERE UMANI! Il rapporto con il povero deve essere personale e deve servire per educare a costruire insieme. Dobbiamo considerare l’aiuto non come il modo di colmare delle lacune che ci sono negli altri, ma di aiutare a trovare le capacità che l’altro ha. Sviluppare i talenti. La relazione deve essere concepita come scambio reciproco, infatti i poveri, diceva San Vincenzo, sono i nostri maestri. Con loro impariamo a rispondere ai dogmi della vita. Dare e ricevere : scambio di esperienze. Cambia in modo radicale il concetto di vedere la povertà, il povero si presenta come una persona che porta qualcosa alla società. La persona è considerata per la sua capacità e non per ciò che non ha. Bisogna abbandonare i vecchi concetti, dobbiamo cambiare e fare concettualmente degli spostamenti. Marina Costa ce ne propone tre: 1) invito a passare dall’aiuto alla reciprocità; ogni membro del Gruppo ha qualcosa da dare e ogni destinatario ha qualcosa da insegnare. Ci deve essere alleanza con i destinatari! 2) rivedere il concetto di bisogno, mutare il suo significato materiale. La promessa non deve essere la meta, ma la capacità di far dire all’altro “ Ho bisogno di te!”. 3) il terzo concetto da considerare è la valutazione che deve assumere un valore diverso. Valutare vuol dire dare un valore aggiunto, quindi valutiamo, nel senso stretto della parola, la qualità dei nostri rapporti. Possiamo diventare coordinatori insieme a Cristo. Le parole hanno il loro potere in quanto trasmettono degli atteggiamenti, se prendiamo in esame le tre sopra elencate – reciprocità, bisogno, valutazione – possiamo crescere. I poveri sono coloro che hanno una mancanza, un vuoto, dentro di loro e questo deve essere oggetto del nostro servizio. Marina Costa conclude con delle parole del Presidente della Tunisia, Moncef Marzoukie. 28 NOTIZIE daiGRUPPI FILODIRETTO Anno XX n. 2 giugno 2012 PROVINCIA DI FOGGIA Giornata Provinciale Vincenziana della Capitanata / 5 maggio 2012 Per una svolta di respiro. Note di spiritualità Vincenziana Relatore: don Pasquale Trevisonne I n una splendida giornata di maggio, giorno 5, nella naturale e magica cornice del promontorio garganico e, precisamente nell’Abazia di Pulsano nei pressi di San Michele Arcangelo di Monte Sant’Angelo, si è svolta la giornata provinciale vincenziana di Capitanata del 2012. Tema: “La preghiera: Per una svolta di respiro. Note di spiritualità Vincenziana”, già trattato precedentemente negli “Annali della Carità” e nel “Filo diretto” e riproposto, per un approfondimento, ai Gruppi di Foggia. Relatore: don Pasquale Trevisonne, Padre Spirituale del Gruppo di Lucera. Notevole sorpresa è stata da parte di tutte le Volontarie convenute ammirare per la prima volta l’Eremo di Pulsano e le distese della valle circostante. Dopo una breve accoglienza ed il saluto della Presidente Provinciale Lina Loconte, delle Vice-Presidenti Regionale e Nazionale Paola Ciriello e Rosalba Gargiulo e di Lucia Tedesco, responsabile nazionale dei Progetti, si è subito data la parola al rela- tore don Pasquale Trevisonne. Egli nella sua profonda relazione ha espresso il significato della preghiera, di una preghiera rivolta a Dio, fatta con la mente e con il cuore, libero dalle ansie ed inquietudini che assillano la vita attuale di ciascuno di noi. L’uomo di oggi, infatti, in questa società complessa, ha bisogno più che mai di aver fede per discernere bene le azioni positive del quotidiano; per essere capace di ciò è necessario attingere alla preghiera sentita che annulla la distanza fra il Creatore e le sue creature, alla preghiera umile e fiduciosa e vivere il Cristo sforzandoci di agire come Lui, con amore e fedeltà. Noi Vincenziani, per essere testimoni di speranza e di fede, dobbiamo tenere sempre presente, così come il nostro fondatore San Vincenzo de’ Paoli, la parola del Vangelo per farla diventare luce dei nostri passi, linfa per noi e gli altri. Inoltre don Pasquale nella sua relazione si è minuziosamente soffer- mato su alcuni passi essenziali della Bibbia, partendo dall’Antico al Nuovo Testamento, specificando che già da Abramo l’uomo, per fede, ha tenuto conto della parola di Dio, affidandosi totalmente a Lui; messaggio profondo per il tempo attuale in cui si sta perdendo l’orientamento e vaghiamo nel nulla, ma noi possiamo riconquistarlo se riusciamo a far diventare la nostra preghiera comunione con Dio e con i nostri fratelli. Don Pasquale, a conclusione di queste riflessioni, ha recitato la stupenda preghiera alla Vergine Maria di don Tonino Bello. Subito dopo c’è stata una breve ma efficace spiegazione da parte di Lucia Tedesco sulla progettualità. Tutto è terminato con un pranzo in amicizia ed infine le Volontarie di ciascun gruppo si sono dirette al Santuario di San Michele Arcangelo per una preghiera per poi far ritorno alle proprie abitazioni. Per non dimenticare Suor Teresa Marrone, pietra angolare per il G.V.V. “S. Luisa” di Molfetta L e volontarie di “S.Luisa” di Molfetta vogliono a gran voce ricordare a tutti i volontari che suor Teresa è tornata alla casa del Padre, proprio il giorno di Pasqua. Siamo tutti convinti che la sua anima sta accanto alla SS. Trinità a ricevere il premio della sua donazione completa al Signore sin dalla giovane età. Più di venticinque anni fa, quando suor Teresa arrivò a Molfetta, propose ad alcune mamme che accompagnavano i propri figli alla scuola materna “Santa Luisa” di formare un gruppo per aiutare le famiglie in difficoltà: nasceva il Gruppo delle volontarie vincenziane Santa Luisa, gruppo che fu benedetto dal compianto vescovo Don Tonino Bello, il giorno dell’impregno. Eravamo in dodici. Con lei siamo entrate nelle case, abbiamo dato conforto a tante famiglie, abbiamo raccolto denaro con varie iniziative, abbiamo offerto generi di prima necessità. Successivamente suor Teresa ci propose di aprire la mensa che è rimasta aperta circa quindici anni, per dare un piatto di minestra calda alle persone sole e ammalate. Suor Teresa, volitiva, lavoratrice, aveva un’indole buona ma un carattere forte, talvolta spigoloso e severo anche con se stessa, non si fermava di fronte alle difficoltà e suggeriva a noi, sue collaboratrici, sempre idee nuove. Per ultimo, pensò di raccogliere abiti in buono stato per distribuirli a chi bussava al cancello del suo istituto. Un altro merito di Suor Teresa era quello di tenere il Gruppo Vincenziano unito, è per questo che noi vincenziane continuiamo non solo a portare avanti il lavoro impostato da lei, nonostante tutto, ma con più entusiasmo. Grazie Suor Teresa.