Charles Avery

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Charles Avery
Charles Avery - Untitled (Empiricist) – 2009
Matita a gouache su carta, intonaco, legno. Collezione Giuseppe Iannaccone, Milano
Testo di Carlotta Maironi Da Ponte per Art Fellowship
Corso di Scienze della Comunicazione
Anno 2013/2014
Charles Avery, l'artista, attraverso la creazione di quest'opera, ovvero The Island, ha voluto descrivere
usi e costumi di un luogo misterioso. The Island è un'isola immaginaria dove le abitudini, modi, tempo
e spazio non sono distinti, ma piuttosto concepiti come concetti filosofici occidentali. L'artista si è
preso la libertà di utilizzare il proprio potere creativo per andare ad analizzare situazioni non reali,
ma che hanno effetti reali sulla popolazione, sia che si tratti di quella vera, sia che sia quella
immaginaria.
La popolazione è alla costante ricerca di Noumenon, una bestia rara, mentre presta particolare
attenzione al Dialectic, rito svolto nella capitale con strumenti della quotidianità, come i copricapi.
Avery ha voluto rappresentare un volto della popolazione con un vistoso copricapo fucsia.
Il copricapo appariscente ha un compito molto importante, perché, attraverso esso, si concentra tutta
la conoscenza che un intellettuale abitante di The Island ha o vuole apprendere. È semplicemente un
simbolo, con al suo interno, però, un grande potere conoscitivo. Rappresenta il simbolo della continua
ricerca da cui nasce il sapere umano.
La maggior parte delle persone, compresa la sottoscritta, si sente più vicina a questa determinata
opera, in quanto molto simile, nei lineamenti del viso, a un personaggio italiano famoso, ovvero il
Divino Otelma, appariscente grazie proprio ai copricapi che indossa.
Il concetto di Noumenon deriva dalla filosofia di Platone, e significa ciò che è pensato o pensabile dal
puro intelletto, indipendentemente dall’esperienza sensibile, ossia le idee, in quanto distinte dagli
oggetti sensibili. È un concetto metafisico. È il potere della mente di dare forma a un'idea. Anche
Kant ha ripreso questo concetto, affermando che è qualcosa che pensiamo esista ma non conosciamo,
si pone come limite della conoscenza umana.
A partire da queste informazioni, si può ipotizzare che Avery, attraverso la creazione di questa opera
e a tutta la storia creata intorno ad essa, abbia voluto creare “l'isola che non c'è”, studiando i
comportamenti di potere che lui , in quanto “creatore”, ha la libertà di imporre, facendo nascere
categorie, classi sociali e tutte le strutture che esistono all'interno di una società. Vuole cercare di far
capire la forza e il potere che i concetti non tangibili sono particolarmente ricercati dagli intellettuali,
in quanto insoddisfatti o non pienamente soddisfatti del mondo tangibile che li circonda. Attraverso
le Dialectic, invece, avviene uno scontro di opinioni, di idee, quello che oggi noi chiameremmo
disputa argomentata, per cercare di avvicinarsi il più possibile a questo concetto.
La non-tangibilità delle cose ha al suo interno tantissimo potere, in quanto, proprio perché non si
riesce a cogliere del tutto, attira in modo direi quasi morboso gli abitanti di The Island. Non esiste il
non potere, e quello che non si vede è ancora più ancorato alle radici della cultura di una popolazione.
Ovviamente, tramite questa struttura, l'artista vuole farci capire che spesso il sapere, la conoscenza e
anche il potere sono molto più radicati rispetto a quello che la gente potrebbe pensare.