F. Bargellini

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F. Bargellini
OPERARE FINO A CHE DURA IL GIORNO
IL SENSO CRISTIANO DELL’IMMINENZA ESCATOLOGICA
Prof. Francesco BARGELLINI
1.1. Tra apocalittica ed escatologia
1.1. La crisi come innesco della «febbre
apocalittica»: corsi e ricorsi della storia
umana
Periodicamente i momenti di crisi innescano l’angoscia di una fine imminente e, in
alcuni settori in particolare, si verifica una
febbrile identificazione e decodificazione
dei segni che l’annunciano. È la «febbre
apocalittica» che, come un contagio virale,
si propaga nella società e la distrae dalla
vita e dagli impegni ordinari.
1.2. Dalla febbre alla «provocazione apocalittica» 1 : i contributi positivi
dell’apocalittica alla fede cristiana2
- Alterità di Dio e indisponibilità della salvezza.
- Il rapporto tra la speranza e il kerygma
cristologico.
- Il nuovo senso del tempo: l’«eone» della
risurrezione.
- Impegno presente e attesa della futura
salvezza.
1.3. Imminenza cronologica o cairologica?
Attesa delle cose ultime o delle cose definitive?
- Esiste un’alternativa tra chronos e kairos?
- Le cose ultime in quanto realtà definitive.
- Le cose ultime e quelle penultime (D.
Bonhoeffer).
1
H.U. VON BALTHASAR, Teodrammatica III. Le
persone del dramma, Milano 1983, 83-95.
2
B. CORSANI, L’Apocalisse e l’apocalittica del
Nuovo Testamento, Bologna 1997, 163-168.
2. La dimensione escatologica della fede
cristiana
2.1. Il kerygma cristologico e l’attesa escatologica in 1Cor 15
Anche se il problema reale affrontato da
Paolo resta discusso e probabilmente insolubile, il modo in cui l’apostolo argomenta
è esemplare. Egli infatti sviluppa le implicazioni del kerygma cristologico, condiviso dalla sua comunità, per dedurre la realtà
della risurrezione dei credenti in Cristo.
2.2. La riscoperta dell’escatologia nel ’900
e l’ermeneutica bultmanniana.
All’inizio del secolo scorso (cfr. Weiss e
Schweitzer) la teologia si riappropria
dell’escatologia come dimensione costitutiva della fede. Al di là delle singole interpretazioni e dei rispettivi sostenitori, va
sottolineato il fenomeno in sé: è praticamente dall’epoca costantiniana – a parte
alcune eccezioni (v. Gioacchino da Fiore)
– che l’escatologia resta in ombra nella riflessione teologica e nella vita dei fedeli.
EXCURSUS: J. Weiss (La predicazione di
Gesù sul Regno di Dio, Napoli 1993): «Il
punto essenziale dell’annuncio di Gesù non
è la maggiore o minore vicinanza della crisi, ma l’idea che l’avvento del regno di Dio
è ora assolutamente certo» (p. 95).
Tra le diverse proposte avanzate nel corso
del ’900 spicca quella di R. Bultmann e
della sua scuola. Prima ancora di elaborare
e attuare il suo famoso progetto di demitizzazione, nel suo Gesù del 1926 il teologo
ed esegeta tedesco afferma che il Regno di
Dio è un evento, che determina e interpella
ogni credente nel suo presente, rendendo
«ultimo» ogni momento dell’esistenza. Il
futuro dell’intervento di Dio appartiene alla sfera del «mito», cioè di quel linguaggio
mitologico di cui gli scritti del NT si servono, per esprimere in realtà la presenzialità dell’interpellanza divina e l’urgenza della decisione umana. Dunque, già negli anni
’20 del secolo scorso Bultmann escludeva
il carattere temporale del Regno di Dio e
della sua venuta.
3. La polarità dell’attesa escatologica nel
NT: dalla 1Ts alla 2Pt
3.1. L’imminenza cronologica in Paolo
Nella 1Ts Paolo condivide l’idea che il ritorno glorioso del Signore nella sua parousia finale fosse imminente: in 4,17 si pensa
infatti tra coloro che, ancora vivi, sarebbero stati rapiti sulle nuvole del cielo, per
raggiungere il Signore e stare sempre con
lui. Presto, però, l’apostolo valuta la possibilità di morire prima di questo incontro
definitivo (cfr. Fil 1,23). Questo ritardo –
va sottolineato – non ha minimamente intaccato la sua speranza escatologica, perché quest’ultima era stabilmente radicata in
Cristo morto e risorto, nell’evento cristologico. Il punto decisivo allora non è il
«quando», al punto che lo slittamento
dell’attesa non mette in crisi il suo contenuto e la certezza del suo compimento. Il
fatto segnalato è evidentissimo nel pensiero di Paolo che, se ha subito un processo di
maturazione, è sempre rimasto fermo sulla
verità dell’evento cristologico e sulla realtà
della nostra partecipazione a tale evento.
3.2. Il contributo della 2Pt
- La posizione dei falsi maestri che negano
e ridicolizzano l’attesa della parusia.
- Le risposte della 2Pt: la funzione della
Parola; la relativizzazione del tempo; la
pazienza di Dio (2Pt 3,3-10).
4. Operare fino a che dura il giorno
4.1. Il contributo dei “codici domestici”
(Haustafeln)
I codici domestici presuppongono una vera
attesa escatologica (vs Dibelius), indicando
come vivere nel mondo alla luce della signoria di Cristo. Questo assoluto relativizza i valori della vita mondana (cfr. 1Cor
7,29-31 e la contrazione del tempo), rivelandone e ristabilendone la vera importanza.
Per la storia della ricerca sugli Haustafeln:
E. BOSETTI, Quale etica nei codici domestici (Haustafeln) del Nuovo Testamento?,
«Rivista di teologia morale» 72(1986) 931; ID., Codici familiari: storia della ricerca e prospettive, «Rivista Biblica»
35(1987) 129-179.
4.2. Il contributo della 1Pt
- I cristiani come stranieri e pellegrini (cfr.
Lettera a Diogneto).
- L’imperativo di «stare» al proprio posto:
l’originalità dell’esortazione ai servi/domestici.