Lettera ad Anna Robiati - ARTISTI Bahà`i d`Italia

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Lettera ad Anna Robiati - ARTISTI Bahà`i d`Italia
Carissima Anna
nel presentare questo mio lavoro, il pensiero va a te e a coloro che lo hanno reso possibile.
Nessun fiore può crescere se la terra non lo nutre e, grazie a Dio, il mio amore per l’arte ha
potuto fiorire perchè ho avuto la fortuna di vivere in un periodo positivo e ricco di fermenti
culturali.
Il 1982 ha visto la nascita del Circolo Arti Figurative, di cui sono socia fondatrice, ma
intorno a quegli anni molte altre iniziative sono sorte ad arricchire la vita culturale della
città di Monza.
Noi ci siamo incontrate nel 1989 al Cenacolo dei poeti e artisti di Monza e Brianza, che tu
frequentavi e sostenevi con la tua famiglia.
A quel tempo avevo dovuto lasciare la presidenza del Circolo Arti Figurative, perché ero
entrata di ruolo nella scuola, e la mia professione non mi permetteva più di dedicare energie
in altre organizzazioni.
Potevo solo continuare a disegnare e a dipingere in momenti di pausa.
Tu non scrivevi poesie e non dipingevi, dedicavi quasi tutto il tuo tempo al lavoro, ma quel
poco che ti rimaneva libero lo dedicavi agli altri, aiutando l’organizzazione del Cenacolo e
apprezzando quello che gli artisti del Cenacolo riuscivano a fare.
Non solo li apprezzavi, ma, come vicepresidente del Cenacolo, li aiutavi in tutti i modi,
anche con la tua costante presenza e il tuo incoraggiamento.
Poi, quando hai lasciato il lavoro e hai avuto più tempo, hai saputo dimostrare a tutti cosa
significhi l’abnegazione e il sacrificio di sé occupandoti a tempo pieno delle persone più
care. Con l’aiuto di tua sorella, hai con amore curata tua madre e aiutato tuo padre in
quell’estremo passo che attende tutti noi, non lasciandolo mai solo.
E appena hai avuto tempo per te, la vita ti ha costretta a impiegarlo nel più difficile e
doloroso dei modi: colpita dalla malattia che ti ha portato alla morte, hai subito ben dodici
amputazioni, a volte senza anestesia, e hai visto il tuo bel corpo, opera d’arte della natura,
menomato sempre di più.
Davanti alla tua forza d’animo e a quanto hai saputo sopportare, la tua vita
è davanti a me come un insegnamento, e come un valore che nessuna opera d’arte potrà mai
uguagliare perché tu hai reso bella la tua anima, e rendere bella la propria anima è
la vera opera d’arte della nostra vita.
Grazie, Anna, per quanto hai fatto per me e per tutti gli artisti e i poeti del Cenacolo.
Dopo la tua morte mi hai lasciato in dono un ciondolo rivestito d’oro di Salvator Dalì,
perché sapevi come amassi l’arte, e bellissimi fili di perle di fiume: perle come i giorni che
abbiamo passato insieme, fiume come la vita che scorre veloce.
Io ti dedico allora questi miei “Momenti di vita”, come mi piace chiamare le mie opere, che
tu, e persone come te, avete reso possibile creare.
Verso il nuovo Millennio, tra guerre, scontri, fame nel mondo e inquinamento, tra notizie
sempre più angoscianti, mi è sembrato quasi inutile dedicare altro tempo a perfezionare con
preziosità estetiche ciò che stava disfacendosi: il valore della vita.
Ho cercato di recuperarlo dentro di me, e anche in questo tu mi hai aiutata, rafforzandomi
nella Fede Bahá'í, che tuo padre mi aveva insegnato, perché tu l’hai vissuta nel più sincero
e distaccato dei modi.
Le mostre mi sono sembrate inutili passerelle, la soddisfazione artistica un piacere
egoistico, e ho avuto momenti di crisi e ripensamenti.
Ma se quel che ho fatto può ora servire per ricordare persone come te, e può offrire
qualcosa di valido alla Comunità Bahá'í alla quale ora appartengo, allora non è stato inutile,
e sono felice di aver dedicato tanto tempo anche all’arte e alla socializzazione che l’arte
favorisce.
Grazie, Anna. Come potrei dimenticarti? Esempio di bontà e di coerenza, costante nella tua
fede che hai testimoniato con la tua vita, sei, davanti ai miei occhi, anima pura e grande.
Così, riguardando indietro nella mia vita, non posso che assegnarti un posto molto, molto
importante e significativo
Con affetto
Maria