Premessa - Antonello Cini

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Premessa - Antonello Cini
SOMMARIO
Premessa
Argomento dell'indagine: L'ultimo Maestro del bisso
Obiettivo che s’intende dimostrare : La maestria, la creatività e la norma di vita di Chiara.
Il metodo per raggiungere l'obiettivo: attestazioni, testimonianze, certificazioni e documenti.
Il messaggio che può trarne il lettore per il risanamento del museo e il riconoscimento Unesco
APPENDICE LE OPERE DI CHIARA VIGO: DAL LIBRO -L'ULTIMO MAESTRO DI BISSO– Carlo Delfino editore 2014 -Presentazione al libro di Susanna Lavazza
Introduzione al libro di Chiara Vigo
Tessitura - l'albero della vita Mare cielo terra e vita
Il leone delle donne.
Cravatta
Emozioni terra acqua
Madonna dalla tenerezza
Come nasce la seta del mare
Pinna Nobilis
Acqua
Il rosso porpora dei re e altri colori
Panno di nozze
Luce di bisso
L'albero della vita e della morte
Vasi e greche
Il ballo dell'argia
Il Basilisco
La vela degli uomini
Il filo della pace
Menorah
Cervi
Natività
Premessa
Il museo del bisso di Chiara Vigo corre il pericolo di essere chiuso perché non a norma per ragioni
di sicurezza.
Gli Enti pubblici Comune Regione si apprende ufficialmente che non intervengono per mancanza di
fondi. Tenuto conto che il giuramento per il bisso di Chiara non le permette di chiedere denaro, per
intraprendere questa opera di risanamento, cosa che è considerata una esecrazione nell’attuale
situazione economica sempre può immersa nella finanza. Così si può pensare che un’associazione
culturale sarda possa intraprendere, presentando un progetto di messa in sicurezza del museo ad un
promotore di crowdfunding, per la ricerca dei fondi necessari a risolvere la situazione del museo.
Ma Chiara con il suo museo nel contempo ha il dovere di collaborare con tutti coloro i quali
vogliono il riconoscimento Unesco ( Una ricerca così impostata con il browser Google non ha dato
alcun collegamento con la parola Unesco ) come patrimonio mondiale dell'umanità e possa in
questa era di globalizzazione gettare le basi per un futuro fattasi incerto per gli appetiti di volere
trasformare questa istituzione secolare, e con lo scopo di creare posti di lavoro ma in realtà farne
attività di compravendita per il bisso.
Indagare sugli aspetti del bisso ed in particolare di Chiara, non ancora non del tutto conosciuti,
come della sua origine, ecc in modo da poterne approfondire questa realtà dal lato antropologico. In
modo analogo- trasmissione orale e gestuale - a Levi-Strauss per la sua indagine strutturale
cominciando a studiare le origini familiari fino alla preghiera dell'acqua di Chiara, nella quale il
Rabbino? Ritrova aspetti fonologici ebraici.(da inserire la documentazione ) . Chiara è su youtube?
le ricerche degli antenati.
Per una analoga ricostruzione familiare, fatta dallo studioso sui ricordi a memoria dei primitivi, si
possono ritrovare nella curia di Sant Antioco o nella Diocesi di Iglesias utilizzando per le
rilevazioni sui libri della chiesa: battesimi, matrimoni, morti 1che hanno di fatto sostituito l'anagrafe
italiana fino all'anno 1866
Obiettivo che s’intende dimostrare : La maestria, la creatività e la norma di vita di Chiara.
Come premessa all'obiettivo che s'intende perseguire è la messa in sicurezza del museo del bisso e
proporre la sua candidatura assieme a Chiara Vigo a patrimonio mondiale dell'umanità. Le notizie
storiche possono tornarci utili a dimostrare il legame esistente fra la parola bisso nella bibbia, al
museo del bisso e Chiara Vigo .2
Il bisso è legato a Chiara Vigo con opere del passato come i guanti in bisso custoditi nel museo
Accademia Fisiocritici in Siena, come il volto santo del Cristo di Maloppello non può essere un
dipinto perché tra i fili della trama e dell'ordito il prof. Vettore non trova tracce di colore, ma è
appunto il velo del volto santo è di bisso marino come afferma Chiara Vigo. La stessa ha chiesto
l'approfondimento di indagini.
Alla visita del suo museo laboratorio appare evidente come sia la maestria di Chiara Vigo perché la
sua attività inizia dalla raccolta e la conseguente Lavorazione di parte di quello che il residuo
filamentoso raccoltosi alla base della Pinna Nobilis formatasi dalla secrezione che questa emana al
suo esterno per renderla inespugnabile dal suo nemico implacabile il polipo. Segue il
trattamento in acqua salata ed il limone per eliminare impurità alla seta del mare fino
a ricavarne un filo, con un particolare fuso, ed infine tesserlo con l'uso di un telaio
costruito da lei stessa o ricamarlo su panno. Tutto questo lo si può apprendere facendo
visita a Chiara Vigo nel suo museo a Sant'Antioco. Ma spesso la sua storia ed il suo
legame con il bisso, la si può ascoltare in altre circostanze, come fece nel 2014 Il maestro di bisso
Chiara Vigo all'Università di Siena Chiara è la persona a cui va tutto il merito di aver fatto
conoscere al mondo il bisso come il filo del mare, come si può vedere su altri video in youtube.
chiara+vigo+youtube.
La presenza di Chiara nel museo fa la differenza. Perché è lei con rende viva e vitale ogni
spiegazione accompagnata con l'interazione performante di Chiara con dimostrazioni ai visitatori
tanto che questi sono soddisfatti oltre l'interesse conoscitivo. Il museo del Bisso, ove non si deve
pagare il biglietto, si contrappone agli altri musei salvo la prima domenica di ogni mese se statale,
mentre, non essendo obbligatoria l'offerta, il museo del Bisso può essere visitato sempre
gratuitamente. Il museo del bisso è anche il laboratorio del Maestro Chiara Vigo, nel quale sono
state create tutte le opere negli ultimi dieci anni e dai lei donate - il bisso non si compra e non si
vende -, come quelle che si riportano integralmente in questa appendice, tratte dal libro L'ultimo
3
1
Vedere se nella curia di Sant Antico è conservato il registro delle anime, ovvero l'elenco di coloro i quali poteva
essere distribuita la comunione in occasione della santa Pasqua.
2 Il collegamento è fatto come risultato alla ricerca con il browser Google Chiara Vigo YouTube; si lascia al lettore la
scelta del video.
3 Icona in bisso dell'Università di Siena donata da Chiara Vigo in occasione della sua intervento organizzato dal
Dipartimento scienze storiche e beni culturali
maestro del Bisso, scritto da Susanna Lavazza edizione Carlo Delfino 2014. Si inseriscono
esclusivamente per essere utilizzate per la pratica Unesco, essendo sotto copy right.
Il metodo per raggiungere l'obiettivo: attestazioni, testimonianze, certificazioni e documenti.
Come è noto il metodo strutturale significa raccogliere tutti gli elementi che stanno attorno
all'insieme Chiara Vigo ed il suo museo del bisso, come tutti i riconoscimenti, tutte le ricognizioni
che leghino Chiara Vigo al bisso.
Cominciamo dal recente attestato sottoscritto dal Prof. Giuseppe Falini dell'Università di Bologna .
.
Si prosegue con altri attestati e riconoscimenti ( Chiara le tesi i diplomi e quant'altro) che hai
promesso inviarmi
Il messaggio che può trarne il lettore per il risanamento del museo e riconoscimento Unesco
Fino ad adesso non è stata spesa una parola su Sant'Antioco e l'invito è s farlo con il collegamento
alla mia Sardegna ove sono ben sintetizzati: Periodo pre nuragico e nuragico (III millennio a.c.);
Periodo fenicio-punico (700 a.c); Periodo romano (a cominciare dal II secolo a.c.); Dal periodo
medioevale a quello contemporaneo (Sulci, Vandali, Bizantini, aragonesi e spagnoli, sabaudi).
Altre notizie storiche si ritrovano al sito Sant'Antioco città fenicio-punica di Sulky .
Le testimonianze si ritrovano con la visita ai tophet fenicio (il limbo dei bambini perduti ); alla
necropoli punica; al villaggio ipogeo; nei musei come Museo etnografico su magazinu de Su Binu
(ricco di artefatti utilizzati per numerose lavorazioni tradizionali) e Museo Archeologico Comunale(
con referti relativi ai periodi sopracitati).
Il visitatore stimolato da tante dimostrazioni del passato quanto si ritrova nel museo del bisso vi
trova Chiara che in virgiliana maniera, perché ancor oggi ne usa strumenti e la materia prima della
Pinna Nobilis, descrive come ebrei, fenici e caldei, abbiano iniziato questa attività che lei tramanda
con occhio, mano e cervello da sua nonna chiamata in famiglia Leonilde, (ma in anagrafe Maria
Maddalena Rosina Mereu che ne testimonia l'origine ebraica). Tale Visitatore rimane estasiato da tanta
cultura e sopra tutto dalla maestria derivata dal sapere della sua mano..
Sant'Antioco si apre al mondo per avere Il Museo del Bisso e soprattutto Chiara Vigo,che applica la
sua maestria, in questo museo laboratorio, realizzando dei segni artistici con il bisso.
Le opere come il Basilisco, la cravatta, il panno di nozze, la vela degli uomini, Menorah Cervi
Natività ed il filo della pace e tanti altri.
Gli scritti e le immagini, riprese dal libro 'L'ultimo maestro del bisso' e riportate su questo scritto
sono stati elaborati in aperta violazione dei diritti del copy right, però richiestomi espressamente da
Chiara per dimostrare la sua attività creativa oltre il 2005 a tutto beneficio per il migliore
snellimento e sollecito del buon fine della pratica Unesco; mentre il rimanente di questa
esposizione non è altro che quanto può scrivere in amicizia un ammiratore di Chiara,uno fra tanti,
come lo scrivente Antonello Cini, al fine di avviare la messa in sicurezza del museo del bisso
tramite una raccolta crowdfunding e di concludere felicemente la pratica Unesco.
Altre immagini del Museo del bisso
APPENDICE – Le opere di Chiara Vigo Dal Libro l'ultimo maestro di bisso Presentazione della giornalista Susanna Lavazza
Questo libro nasce da cinque anni di testimonianze sul campo, in Sardegna, a Sant’Antioco. Da un metodo di ricerca empirico, a contatto
con l’ultimo Maestro di bisso marino al mondo: Chiara Vigo. La donna che ancora lo lavora nel modo tradizionale, dopo aver dissalato la
“barba” della Pinna Nobilis, il più grande bivalve del Mediterraneo, da cui proviene la seta del mare. Dopo averla cardata, sbiondata,
filata e tessuta con le unghie nel lino. Dopo averla tinta di porpora, indaco, viola. O averla intrecciata con altri fili di bisso per creare
opere straordinarie, che brillano come oro, di inestimabile valore. Tele che nascono con un canto e non si possono né vendere né
comprare. Questo libro potrebbe essere corredato da 20 pagine di bibliografia, da citazioni di tutti i volumi, le tesi, i saggi inerenti il
tema dal punto di vista biologico, tessile, chimico, antropologico, archeologico, storico, artistico, merceologico (come la maggior parte
della letteratura sull’argomento). Invece è illustrato da foto che valgono più di molte parole, traduzioni di testi antichi o moderni,
svariate teorie a livello accademico.
Questo libro nasce dall’attualità del bisso marino. E lascia agli altri le dissertazioni sulla sua storia. Perché la lavorazione della seta del
mare non si è interrotta nel secolo scorso, ma è viva e oggetto di riconoscimento da parte dell’Unesco come Patrimonio dell’Umanità.
Quella del bisso è una storia intricata, costellata di equivoci, con tanti significati attribuiti allo stesso significante (byssos in Greco antico
significava anche abisso e in quasi tutte le culture il termine si è usato per indicare un tessuto leggero, pregiato, di origine vegetale,
animale o minerale). Ma così come per sbrogliare una matassa bisogna cercarne il capo, se uno dei due capi della storia del bisso marino
si è perso nella notte dei tempi, l’altro si trova qui e ora, alla luce del sole: basta andare a cercarlo a Sant’Antioco, al Museo del bisso. Si
chiama Chiara Vigo. Con lei i nodi vengono al pettine, ò proprio il caso di dirlo. Molti misteri si sciolgono. Le domande trovano risposto
corroborate dal fatti. Anche perché Chiara Vigo, oltre a collaborare con diverse Università come quello di Cagliari e Siena, è
Commendatore della Repubblica Italiana, consulente del Vaticano ed ha ricevuto importanti riconoscimenti (vedere a pag. 145).
Sono ancora sconcertata, vista la mia formazione di giornalista cresciuta alla cronaca del Corriere della Sera, dal constata tre che molte
pubblicazioni recenti sull’argomento - a partire da “Pinna and her silken beard: a foray into historical misappropriation” del biologo
americano Daniel McKinley ( 1998) - parlino della seta del mare come qualcosa di estinto. Senza alcuna verifica. O facciano un breve
accenno alla lavorazione attiva a Taranto fino agli inizi del Novecento, piuttosto di approfondire quello che accade ancora oggi in
Sardegna. Una catena di affermazioni contro ogni evidenza, che si propaga sui siti online. E nell’era di Internet appare inverosimile. Mi
auguro che questo libro sia uno spartiacque. E che la traduzione in inglese, ad opera di Jeff Grosch, contribuisca a fare chiarezza anche
nel mondo accademico internazionale. Ringrazio l’editore Carlo Delfino, che ha creduto nel progetto, e chiunque vorrà sostenerlo per
amore della verità, di Chiara Vigo e della seta del mare.
Susanna Lavazza
Introduzione al libro di Chiara Vigo
Il tempo dulia maestria è II tempo di una vita. Imparare a essere Maestri è mettere la propria vita in mano a un Maestro, lasciarsi
plasmare come argilla e aspettare con pazienza che l’opera sia compiuta, per poter poi dispensare in dono quanto ricevuto In dono.
Io nasco nel 1955 in una famiglia di Maestri di arti e di vita. Ho dei ricordi nitidi della mia vita da bambina.
Nella stanza di mio bisnonno Raffaele Mereu le stoffe stanno nello scaffale di legno e si poggiano sul tavolo per diventare abiti eleganti.
Ricordo la sen- •..i/ione e il fascino che esercitano nella mia giovane anima, che sogna felice: sensazioni di sete fluide che si muoveranno
in corpi leggeri...
Nella stanza di mia bisnonna, Cristina Marongiu, i cerchi di ricamo e i fili d'oro e d’argento s’intrecciano su tulle leggeri e danno vita a
scialli di donne che indossandoli aprono sorrisi segreti. Vestizioni di costumi che resteranno nel mio cuore come dolci ricordi e speranze
di futuri incontri...
Nella stanza di mio zio Dario Teofilo Mereu, invece, i libroni di lingue antiche e di antiche sapienze fanno capolino e mi incuriosiscono al
punto che spesso amo, quando nessuno guarda, andare a leggere segretamente quanto appreso da lui sulle scritture della Bibbia, dove i
re e i sacerdoti vestono di un filo d’oro sacro che abili mani tessono e tingono e ricamano...
Nella stanza di mia nonna, Maria Maddalena Rosina Mereu, che tutti chiamavano Leonilde, i fili, i fusi, e le fibre che si snodano nelle sue
mani leggere e nei suoi telai diventano stoffe preziosissime e disegni fantastici, diventeranno la mia vita e la sola mia passione... E, fra
questi fili, il bisso entra pian piano nella mia anima e riluce del suono e della luce dell’anima dell’acqua...
Il bisso si erge dalla notte dei tempi e io divento quello che oggi sono: un Maestro di bisso e di tessitura antica.
Tutto nasce dal fatto che il racconto orale e i gesti di mia nonna mi sono congeniali e naturalmente già esistono nel mio essere. Lei tesse
dentro di me un arazzo che non sarebbe possibile disfare. Imparare da lei a nuotare In apnea nelle acque della laguna, tornare a casa e
dissalare la fibra, In seguito comporre II colore con le bave marine delle conchiglie o con le erbe, diventa negli anni vissuti rito sacro,
trasmissione di segreti imparati a memoria e figli di memorie precedenti che non amo scrivere ma raccontare di volta in volta chi vuole
conoscere mia storia, perché la trasmissione orale e gestuale non si può mettere nero su bianco, ma crea un tessuto di incontro verso chiunque
voglia entrare nel mondo segreto di un Maestro. Torna indietro
Per questa ragione, da anni con Susanna Lavazza cerchiamo il modo di mettere assieme il suo scrivere e il mio essere cosicché possa diventare
regalo per chi vorrà poi entrare nella mia stanza a godere di quanto - seppur descritto - non è descrivibile poiché ognuno leggerà secondo il suo
cuore e la sua anima e porterà via con sé quello che va cercando... il suo filo di vita. Un filo ogni volta diverso, per un tessere diverso, fatto di
trasmissione e di gestualità ancestrali che non hanno inizio e forse mai fine finché si avrà il piacere di donare la propria vita e il proprio sapere a
chi vuole essere parte del grande tessuto del vivere.
Vi aspetto nella mia vita e nella mia stanza tutti come ospiti graditi per condividere e tessere con voi il filo dell’acqua che non si compra e non si
vende perché come ogni vita che incontro e incontrerò è sacra e inviolabile. Seguite Susanna nel suo scrivere e regalatevi il piacere di sbirciare
segretamente nella mia stanza.
Chiara Vigo Commendatore della Repubblica Italiana Maestro di bisso marino e tessitura antica
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TESSITURA – L'ALBERO DELLA VITA “A Sant’Antioco si usava tessere con telaio manuale orizzontale: l'ordito era in lino, la trama di
diversi materiali, in genere lino e canapa, poi anche cotone, benché quest’ultimo sia andato
perdendosi. Nel Vecchio Testamento si legge “Fecero le tuniche di bisso, lavoro di tessitore, per
Aronne e per i suoi figli; il turbante di bisso, gli ornamenti dei berretti di bisso ... la cintura di
bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto, lavoro di ricamatore, come il Signore
aveva ordinato a Mosè” (Es 39,27). Molto probabilmente si intendeva un ricamo eseguito passando
le unghie direttamente dentro la trama, come faccio io. Si chiama “unghiato”. La tela che sto
realizzando nella foto è fatta così, con lino e bisso.
………….Omissis…………….. Se si rispetta la Pinna Nobilis - il mollusco da cui proviene il bisso - si
prendono solo gli estremi della fibra grezza dell’animale, circa 3 centimetri, e soltanto in certi
periodi dell’anno così da non ucciderlo. Risultato? Ci vogliono tre primavere per filare 12 metri di
bisso ritorto.
La lavorazione è al telaio a quattro licci: sono i legacci che permettono all’ordito di sollevarsi e
abbassarsi aprendo un varco dove la spola passa per intessere la trama. I licci sono montati su
quattro canne in numero uguale. Le unghie agiscono a ogni lancio di spola. Con un conteggio di
fili, si interseca il bisso e si crea il disegno. Di solito con questa lavorazione procedi per pochi
centimetri al giorno. Quando tessi 40 centimetri è perché hai il disegno davanti e magari stai
lavorando con i licci in ferro e un pettine in ferro. Qui stiamo parlando di un telaio completamente
manuale, tutto di legno, con i pettini in canna (costruito a mano, con tante piccole canne collegato
da uno spago c della pece), con I licci in lino c i pedali in corda. Torna indietro
Torna a Nobilis
come Bonorva. In genere dove sono passati ebrei o maroniti la tecnica di tessitura è questa, anche
se talvolta sono state adottate modifiche, con spolettine e altri attrezzi. Nella mia famiglia si è
sempre fatto cosi, questa lavorazione si è conservata da mia nonna a me e si conserverà così. Non
ha senso modificare le tessiture”
Uno
degli
otto
disegni
a
memoria
che si tramandano da generazioni nella famiglia di
Chiara Vigo. Per
realizzare questa tela
ci sono voluti cinque
anni.
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Mare cielo terra e vita.
“Questa tela è piena di simboli. L’ho chiamata “Mare, terra, cielo e vita”, ma per me è irrilevante
dare i nomi alle mie opere. Spesso creo d’istinto, d’impulso. Non essendo un artigiano, non devo
riprodurre un pezzo: lo costruisco come mi suggerisce l’estro. Poi non mi interessa più, nemmeno
come si chiama.
“Mare, terra, cielo e vita” è una delle pochissime tele datate (in alto: A.D. 2009) e ricamate con le
mie iniziali (nel mezzo: C V ). Di solito non firmo le mie opere, ci sono però delle eccezioni, senza
un motivo razionale, come questa. Di fianco alla data, sulla destra, si riconosce una miniatura
della dea Tanit, la chiave della vita, che riproduco spesso nelle mie creazioni.
“
Uno spinato, lavorazione
tipica del costume t Torna
Appendice
Il leone delle donne.
“Questo leone è un simbolo. Lo ha abbozzato Eugenio Tavolara (noto scultore, incisore, ceramista
e designer di Sassari 1901 -1963 n.d.a.) e me lo ha regalato in questa versione, mentre il suo
disegno originale ha due leoni bifronti con la palma in mezzo, lo avrò avuto 4 o 5 anni. Tavolara
stava discutendo con mia nonna proprio davanti al disegno, lo ero in mezzo a loro e protestavo
perché volevo la matita. Allora lui mi ha dato il foglio stilizzato e mi ha detto “Quando sei grande
lo fai”. Ecco, sono diventata grande e l’ho fatto! È una tela di 45x45 cm alla quale ho lavorato per
quattro anni. L’ho realizzata nel 1996, quando ho ricevuto l’Asfodelo d’oro, il premio del Lioness
Club di Cagliari come Donna sarda dell’anno. Omissis…………….
Anche perché la proprietà privata non mi interessa: è una cretineria. E un limite. La proprietà
privata genera chiusura, lo ho una filosofia di vita che disturba molti perché prescinde dal denaro.
Non vendo le mie opere e non mi possono comprare con niente. Qualcuno al mio posto farebbe
miliardi, venderebbe le tele, se ne fregherebbe della tradizione, delle promesse fatte... lo dò
fastidio perché sono anomala. Non mi lascio influenzare o manipolare e non mi gestisce nessuno.
A fianco, la tela ha la sua scrittura dedicata alle donne:“Un leone, un asfodelo d’oro tra le mani,
un’emozione e un pensiero rivolto alle donne. Quante volte altre vite, altri fusi, altri telai
ugualmente importanti. Mai un pensiero, né asfodeli d’oro. Tesserò per quelle donne un leone che
al sole brilli come la loro anima. Eccolo! Al sole brilla e al buio dorme. Come ogni donna è
prezioso. Nessuno mai potrà comprarlo, nessuno mai potrà venderlo né barattarlo. Godete! Del
regalo del mare! Le mie mani solo strumenti. Nella mia mente un pensiero d’amore per voi, donne
importanti”.
Il leone è il mio timbro. Lo considero il pezzo più importante della mia collezione perché è
costruito in un unghiato a due fili su un lino del 1924 con una trama di lino del 1928. Quindi ha
l’ordito con lino del ’24 (90 anni fa), la trama traversa del ’28, mentre il bisso è del 1938, era di
mia nonna e ha circa 2000 ore di trattamento. È l’unico pezzo che è stato mosso a bagno In una
formula speciale por cui alla luce del sole sembra d'oro. Infatti è tessuto In maniera che le fibrille
siano rivolte tutte verso l'alto. Non è filato
prima: il bisso è usato grezzo e filato durante la tessitura con le dita. Le fibrille in questo modo
vengono mandate in un verso cosicché quando riflettono la luce si illumina completamente.
Il simbolo dell’occhio di Horus, in basso, è realizzato con bisso tinto in verde: una mia
provocazione. Per fare il verde con i colori naturali si usano il fico e i sali di rame, ma il bisso
trattato con questi ultimi perde la sua lucentezza e rimane opaco. L’occhio non ha luce, in modo
provocatorio: volevo dimostrare che bisogna tingere senza componenti chimici. I sali di rame sono
gli unici che possono tornare alla terra: quando si finisce una tintura il residuo può diventare
concime. Oggi si parla molto di tintura naturale ma poi si usa l’allume di rocca per il finissaggio e
di ecologico non c’è più niente. Questa tela è chiamata anche “Il leone di Tiro” (oggi in Libano
n.d.a.) perché mi ricorda un disegno del leone di Re Davide che ho visto in un vecchio libro. Si nota
che è ebreo, non fenicio: ha la zampa destra alzata, non la sin istra. Il simbolismo del leone,
presente nella mitologia egizia,greca e induista, viene spesso associato alla femminilità: sono
quasi sempre le dee ad essere rappresentate con questo aspetto.
“Il leone delle donne”,
realizzato nel 1996
in occasione del premio
donna sarda
TORNA SOPRA
dell'anno é ispirato a un
disegno dell'
eclettico artista Eugenio
Tavolara
(1901-1963)
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Cravatta
"Questo pezzo ha un valore inestimabile. Ne esistono solo due simili. Avevo fatto un'Altra cravatta,
Identica, nel 2004 che è stata rubata da casa mia insieme a un arazzo e al sacrale di mia nonna,
del quale ho conservato le fotografìe. Qualche anno prima ne avevo realizzata una su richiesta dei
ragazzi dell'aeroporto militare di Decimomannu, ai tempi in cui Bill Clinton era Presidente degli
Stati Uniti, per portargliela. Non so se sia stata consegnata effettivamente a Clinton. Doveva essere
conservata al Museo a Washington, ma non mi sono occupata poi di seguire l’iter. Ci sono molti
pezzi miei di cui non conosco la destinazione finale. Adesso quando regalo le mie tele in bisso ai
musei, per sicurezza, mi faccio consegnare un certificato.
L a cravatta in bisso realizzata da Chiara Vigo
per il marito :
una lunga lavorazione
e difficile che
richiede 498 di filo
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Emozioni di terra e acqua
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"Emozioni di terra e acqua” è un disegno a memoria che ho ideato nel 2009, quando si è sposata mia figlia Marianna. Ero molto
contenta in quel periodo, lo si può evincere da questa tela ricca di simboli e di messaggi espliciti, come la SC rittura stessa. Sono
rare le opere In cui tesso parole (un altro esempio "Donne", regalata alla Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistlcl,
Storici ,Artistici ed Etnoantropologici per le province di Sassari
(Nuoro, nel 2005), Ia mia Intenzione, in quei casi, è di comunicare anche nel linguaggio contemporaneo. Qui volevo esprimere le
emozioni che provo pensando alla terra o all'acqua. Due beni di inestimabile valore. E non mi riferisco ai denari. Terra e acqua
fanno parte profondamente di quello che slamo, delle nostre origini, dì quello che saremo. Non dovrebbero essere né' venduto né
comprate. Il vivere odierno invece dà molta importanza ai soldi, il c i c l o n on è così che funziona. Anzi: così non funziona! È sotto
gli occhi di tutti...
omissis.................................
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Madonna dalla tenerezza
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immagini ortodosse più venerate al mondo, risale al XII secolo ed è considerata la protettrice della Russia. La scrittura che
la accompagna, nella riproduzione che ho io, recita “La Madre... con la tunica del colore dell’acqua del mare. Il Bambino...
vestito di bisso, porpora e turchese”. Per questo la mia Vladimirskaya in bisso è destinata al museo russo e al suo popolo.
Due anni prima avevo creato un’altra opera ispirata a un’icona. Ero stata invitata dalle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari
per una conferenza e rimasi affascinata dalla più importante raccolta di icone russe in Occidente, conservata proprio lì, a
Vicenza. In particolare, mi colpì un dipinto in cui Maria ha in mano il fuso a pancia e sta filando un filo rosso.
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4"Emozioni di terra e acqua” è un disegno a memoria che ho ideato nel 2009, quando si è sposata mia figlia Marianna. Ero molto
contenta in quel periodo, lo si può evincere da questa tela ricca di simboli e di messaggi espliciti, come la SC rittura stessa. Sono
rare le opere In cui tesso parole (un altro esempio "Donne", regalata alla Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistlcl,
Storici ,Artistici ed Etnoantropologici per le province di Sassari Omissis…...
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4Omisisss ..A sinistra madonna russa in museo a Vicenza...omissis....importante raccolta di icone russe in Occidente, conservata proprio lì, a
Vicenza. In particolare, mi colpì un dipinto in cui Maria ...omissis A destra…..ha in mano il fuso a pancia e sta filando un filo rosso….omissis
Come nasce la seta del mare.
Il termine bisso nelle varie lingue e culture, e seguendo varie traduzioni nel corso dei secoli è stato usato per Indicare:
una preziosa fibra tessile di origine animale, ottenuta dopo vari trattamenti dalla barba della Pinna Nobils (vedere pag.
60) oppure dal baco da seta o da altri insetti; il filamento stesso della Pinna Nobilis, chiamato anche bioccolo, lanapesce o
lanapinna; un tessuto fine come una garza, di lino o cotone, comunque di origine vegetale; una fibra ricavata da un
minerale, l’asbesto; l’abisso, il fondale, e persino un cognome. Vista l’etimologia così controversa, il bisso è stato oggetto
di equivoci e interpretazioni anche molto diverse sulla sua storia.“Quando nell’Antico Testamento si parla di bisso” spiega
Chiara Vigo “secondo me ci si riferisce alla seta del mare perché soltanto quello che deriva dalla Pinna Nobilis si illumina
con riflessi d’oro.
Omissis………..
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Pinna Nobilis
E‘ Il più grande bivalve del Mediterraneo, può superare il metro di altezza e ospitare un mollusco che pesa
fino a un chilogrammo. In condizioni ideali una Pinna Nobilis sopravvive anche 25 anni, conficcata nel fondale
per circa un terzo nella parte più appuntita. Di solito abita le praterie di Posidonia oceanlca, una pianta
sottomarina dalle foglie allungate, a una profondità che varia da 50 centimetri a 60 metri. Le sue conchiglie o
valve hanno forma triangolare, Omissis
Acqua
Il giuramento dell'acqua
“L’acqua ha un potere e un’importanza - soprattutto nel mio caso - molto forte. In un periodo della mia vita ho provato un
grande dolore ed è stata l’acqua, proprio fisicamente, l’andare in acqua con mia nonna che ha sciolto questa sofferenza. L’acqua
è nel popolo di Sant’Antioco e nel popolo di un’isola l’elemento determinante di vita. Un antiochense non può prescindere
dall’acqua, perché se non conosce la forza del mare e non ci si misura da quando nasce... poverino lui! Noi viviamo con l’acqua,
siamo circondati dall’acqua, siamo servi dell’acqua, perché se qui il mare si arrabbia noi non abbiamo molto spazio dove andare.
L’acqua comanda da sempre la vita di un’isola, figurati di un’isola nell’isola!
Il rosso porpora dei re e altri colori
“QUANDO LA PRIMA LUNA DI MAGGIO SI ALZA, È IL TEMPO DI RICAVARE II colore rosso. SI prepara una tavola di legno dove viene fatto
passeggiare Il Murex, mollusco che vive in laguna: esso rilascia la sua bava che messa a ossidare per 25 giorni diventa
rossa. Il sale cosi tinto viene ricoperto di succo di melograno e semi di limone che servono a conservare la tintura per gli
usi futuri e a tingere il bisso che precedentemente viene trattato con una composizione di 15 alghe, messe a macerare in
succo di limone o di cedro. Si possono ottenere anche i viola o i blu, a seconda delle diverse specie di bave marine
utilizzate. Questi processi di lavorazione,però,sono segreti. Passano di Maestro In Maestro e sono solo appannaggio e uso
dei Maestri.
Omissis……………...
Panno di nozze
“Una delle tradizioni di un Maestro di bisso è donare In seta del mare alle nuove famiglie e alle nuove vite. Il filo dell’acqua diventa
cosi un richiamo, un collegamento tra anime e volendo un messaggio che a sua volta verrà passato come un testimone a chi
arriverà dopo di noi. In genere, le donne più giovani che vengono nel Museo del bisso di Sant’Antioco ricevono un filo di bisso con
la raccomandazione di conservarlo fino quando si sposeranno e di riportarmelo, insieme a un tessuto di lino, prima del matrimonio,
affinché io possa realizzare per loro il “panno di nozze”. Torna indietro
Luce di bisso
"Questo è uno dei lavori l più difficili che lo abbia mal fatto. Non ha peso, In luce diventa completamente color oro, richiedo
2000 ore di trattamento ed è Il pezzo più luminoso della mia collezione. Sembra lavorato all' uncinetto, lnvece
è costruito
su
un piccolo telalo a chiodi, quello che si usava In origine, con il quale poi nacque, nel 1200, la lavorazione a ferri. Il telalo è
una tavola con del chiodi sopra e sotto: con le unghie si costruiscono i disegni, E' un pezzo trasparente, Impalpabile, di 19x
19 centimetri. In questo caso il bisso è un filo di un millimetro per la trama e due millimetrti e mezzo per l’ordito. Omissis...
L'albero della vita e della morte
"Questo nella foto è l'Albero della vita e della morte e iI titolo dell’opera sembra appropriato por rappresentare iI ciclo
eterno. Il messaggio è che dalla vita nasce la morte e dalla morte nasce la vita. Alcuno mie creazioni sembrano antiche e da
un certo punto di vista lo sono davvero: hanno l’ordito in un lino grezzo del 1924. Qui ho ne ho usato uno scuro, ma in
altre tele, come “Vasi e greche”, se lo si espone al sole si nota che è un lino giallo (vedere pag. 28). Era di mia nonna.
Omissis
Vasi e greche
“Quest’opera, conosciuta anche come “Quadri e vasi”, ha un nome didascalico, ma racchiude significati molto importanti
per me. Era l’inizio del 2010 e mentre sfogliavo l’album fotografico di famiglia ho notato che conteneva solo un ritratto di
mia nonna Leonilde accanto a suo fratello. Quella vecchia immagine divenne fonte d’ispirazione. Omissis……….
Il forte
“Quest’opera raffigura il Forte fatto costruire a Sant'Antioco nel periodo sabaudo in seguito allo sbarco dei pirati tunisini
sulla vicina isola di San Pietro, la notte del 2 settembre 1798, quando centinaia di carlofortini vennero ridotti in schiavitù.
Eretto nel punto più alto della città, sui ruderi di una torre inserita nella cinta muraria, fu utilizzato durante l’ultima
incursione barbaresca, quando mancava il ponte levatoio che doveva chiudere l’entrata. Omissis…..……….. Torna
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Il ballo dell'argia
"Il ballo dell'argia o della vedova nera è II nome di un antichissimo disegno sardo per tessuti che credo non venisse eseguito da
30 anni, lo ho voluto riprodurlo su questa tela nell’aprile del 2012, quando al Museo del bisso sono arrivate donne da tutta la
Sardegna per imparare a montare un telalo tradizionale e a tessere. Con la mia allieva Arianna, abbiamo organizzato
quell’iniziativa simbolica a Sant’Antioco per la liberazione delle donne. Tutte insieme abbiamo attrezzato il telaio manuale In
legno con le canne, il pettine e i licci, che sorreggono l’ordito per far passare la spola, poi abbiamo tessuto "Su ballu e s'argia”,
anche se e l’ho ricamato io con le unghie, partendo dal basso, senza uno schema davanti.
………………………...Omissis…………………...
Questa tela per me ha un alto valore simbolico e ancora una volta fa riferimento alla trasmissione dei saperi. Mia nonna, Maria
Maddalena Rosina Mereu ditta Ieonilde, aveva una scuola di tessitura a casa mia, nella camera che ora è di mia figlia Maddalena.
Insegnava a tessere lana, lino, cotone... tutto tranne bisso. Un Maestro non lo Insegna facilmente, anche perché deve trovare
l'allieva pronta a comprendere la sua magia e iI MIO valore, dato che il bisso non si può commerciare. Di solito i segreti della del
mare vengono trasmessi in famiglia. Ma non basta portare lo steso cognome per diventare un Maestro di bisso. Cero l'allievo può
anche non essere un figlio "partorito" o una nipote. Io ho cinque fratelli tra i quali una femmina. Non sa nemmeno cosa sia il bisso,
anche se è ancora viva abita a Sardara. Io sono stata scelta perché avevo talento e vivevo con mia nonna. Lei ha confezionato tutti i
miei vestiti di pizzo, mi ha fatto sempre trovare la torta per il mio compleanno, mi ha portato con lei nei suol viaggi. Se non vivi con un
Maestro, quello che ha In mano non lo metabolizzi. E ci deve essere tra chi lo lascia e chi lo prende un tale rapporto di affinità... devi
avere la stessa anima.
La tradizione orale non è solo orale: è anche trasferimento del patrimonio gestuale , quindi del movimento. Di quel gesto, fatto in
quel modo. Se non stai attento a un Maestro per anni quel gesto non lo apprendi. Perché lo fai poi Imitazione. Se iI Maestro capisce
che la tua passione è forte, allora ti apre le porte della conoscenza”.
Basilisco
Animale favoloso, magico, con corpo e coda di serpentelli di drago, testa con zampe di uccello, Il basilisco è lo stemma di
Basilea. Nel 2010 l’ho ricamato In bisso e oro su lino antico per regalarlo al Sindaco di quella città svizzera. Ora è
conservato al Museum der Kulturen, che ha una delle più grandi collezioni etnografiche d’Europa: 300 mila pezzi. La
consegna è avvenuta a febbraio In occasione della manifestazione europea Natur alla quale hanno partecipato 40 mila
persone, 700 relatori, esperti anche dalla Germania e dalla Francia sulla biodiversità e la conservazione del nostro habitat.
Insieme al Sindaco di Sant’Antioco e all’Assessore alla cultura, siamo stati accolti a Basilea come ospiti d’onore.
…...Omissis….
Possa l’uomo ricevere regali dalla Natura e ringraziarla condividendo col mondo senza denari quanto ricevuto in dono.
Sia Patrimonio di tutti i giusti quell’Arte che ha rispetto di Mare e Terra. Sia Un Maestro vigile perché la Natura venga rispettata e
ossequiata. Voglia il Basilisco di Basilea essere Guardiano attento a che Tutti Grandi e Piccoli
rispettino le Leggi di Salvaguardia di mare Terra e terre. Con Amore Chiara Vigo Maestro di Bisso Marino”. Torna indietro
La vela degli uomini
“Quest'opera appartiene alla collezione di mio fratello Giuseppe Vigo ed è un gioco tra me e lui. Anche la genesi è stata
divertente perché aveva portato un vetro nella mia stanza dicendo che non sapeva cosa farne. ……..….....Omissis………...
La vela degli uomini va interpretata come un’allegoria. Da un gioco ne è risultato un bellissimo lavoro perché abbiamo
voluto mettere assieme l’oro dell’acqua il bisso e l’oro della terra: Il ginepro è meraviglioso, dorato, profumato,
l’espressione massima dei legni. La navicella ha senso perché viaggia nel mondo con iI suo piccolo equipaggio del suo
grande messaggio". Torna Indietro
Il filo della pace
“Questa tela in lino e bisso è iI mio messaggio al mondo per eccellenza. Ho disegnato una pavoncella con In bocca un ramo d’ulivo, simbolo
della pace, che porta nel ventre Tanit, la chiave della vita. L’intento è far viaggiare pace e vita attraverso donne che hanno contribuito a far
cessare i fuochi, a un modo diverso di vivere. E' un testimone che ogni anno va dal Museo del bisso nel mondo, insieme a una protagonista
del dialogo, della non violenza, dell’amore per gli altri. Un filo che lega le diverse sponde e isole del Mediterraneo. Poi torna qui, nella mia
stanza, per essere consegnato alla prossima testimone. Torna indietro
Omissis….……………..…...
Menorah
“Ero a
conoscenza
fin da
ragazzina
delle origini
ebraiche
della mia
famiglia e ho
sempre
pensato che
la
lavorazione
del bisso
fosse
arrivata a
Sant'Antioco con la principessa Berenice di Cilicia, in esilio su quest’isola circa 2000 anni fa, dove probabilmente le sue
donne tessevano, per lei e per i paramenti sacri, la seta del mare e seguivano i riti delle donne acqua, come del resto si
raccontava tra le anziane del tempo della mia fanciullezza. La prova? Vicino alla Basilica di Sant'Antioco attorno al 1885
sono state trovate due antiche tombe: una reca la scritta color porpora “Berenice in pace/iuvenis moritur/in pace” e un
calendario ebraico a sette braccia (Menorah), Torna indietro
l’altra l’epigrafe “Vir bonus/in pace”, molto probabilmente riferita all’imperatore romano Tito, l’amante di Berenice. Di
recente le mie ricerche sull’argomento hanno trovato risposta nelle traduzioni bibliche e ho compreso a quali lontane
radici appartiene il mio canto, il sapere delle mie mani, il segno che riproduco. Utilizzo il fuso a pendolo di origine
ebraica, il telaio in legno montato come quelli che usavano in Mesopotania, le litanie con parole in aramaico, le tradizioni
della mia famiglia che ricordano Hanukkah, la festa delle luci ebraica, a dicembre, da noi chiamata annuchiscedda. Mio
bisnonno a febbraio-marzo diceva che bisognava ringraziare la terra con una preghiera perché ti ha dato i fiori per
vestirti, il vento per muoverti, i frutti per mangiare... Se appendevi 12 fichi verdi “a sa figu secunda”, cioè alla seconda
coltura, i fichi maturavano. Se invece non celebravi il rito i fichi non maturavano. Secondo me era un modo per
trasmettermi la coscienza che la Madre Terra è sacra, non violabile, da ossequiare. Anche gli ebrei ringraziano la terra, le
piante, i suoi nuovi frutti, prima di Pasqua.
Ho tessuto tele di cotone, lino e lana, e le ho colorate di rosso, porpora e turchese, di viola scarlatto e oro come descritto
nella Bibbia, in Esodo 27, e il bisso non ha segreti da molto tempo nelle mie mani. Ma solo quando mia nonna mi ha
chiesto “Lo vuoi?” ho capito che non ce l’avevo davvero, il bisso. Durante tutto quel tempo l’avevo cardato, filato, tessuto,
tinto e avevo imparato a sbiondarlo...però ho capito solo dopo che la conoscenza tecnica ma non è sufficiente. Mia
nonna Leonilde era un Maestro di bisso perché conservava e custodiva in lei la forza della sua sacralità da difendere e
tutelare. Ma prima ancora era un Maestro di vita. Per esempio, diceva di mettere i petali dei fiori sotto il telo del telaio se
devi tessere una stola, raccomandava di non addormentarsi senza recitare In preghiera dell’angelo in sardo. Chiaramente queste
orazioni sono state adottate dalla Chiesa cattolica, ma credo siano più antiche. Altrimenti quale sarebbe la connessione tra gli
angeli che proteggono la tessitura e il nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo? Sono un rito propiziatorio all’atto del
tessere. I canti “is arrimasa” che si tramandano le sacerdotesse del mare sono suoni gutturali in una lingua non conosciuta: non so
neanche cosa vogliano dire. Non solo. Quando mia nonna diceva:“Non giuara cantai su cantu mannu quando c’è genti” significava
che il Giuramento di un Maestro di bisso vieta di recitare certe litanie sacre in pubblico, lo non ho mai diffuso il Canto dell’acqua
nella sua versione integrale. Certe informazioni non possono essere accessibili a tutti. Ma se mi chiedi il confine tra quello che io
sono e quello che era mia nonna, cioè che cosa ho imparato da lei o avevo già dentro, non te lo so spiegare. Perché non lo conosco,
quel confine. I Maestri nascono e vivono la loro vita e non possono e non devono essere diplomatici, inteso come accettare
compromessi o farsi gestire Un Maestro sa cosa vuole e dove va, altrimenti non è un Maestro”.
Cervi
"Questa tela raffigura due cervi con al centro un asfodelo. SI tratta di un disegno a memoria costruito su trama di lino scuro
del 1938. Il bisso invece è stato pescato nel 1978, quando la Pinna Nobilis non era ancora protetta come specie in via di
estinzione. Per essere trasformato in seta del mare, il bisso grezzo è stato lasciato a bagno circa 1000 ore in una soluzione
di alghe e succo di limone ed realizzare quest’opera, anche se è difficile definire i tempi esatti perché io ricamo, filo,
eseguo diversi lavori contemporaneamente: non puoi tessere otto ore di seguito… Torna indietro
Nella mia mente c’era un modello mentre tessevo “Cervi”: questo motivo veniva riprodotto spesso sulle cassapanche delle
spose. E molto diffuso in Sardegna. I cervi rappresentano la mitezza e le loro corna i rami degli alberi, che si rigenerano a
ogni primavera. L’asfodelo è il simbolo del matriarcato. Tanto è vero che il premio “Donna sarda dell’anno” consegnatomi
nel 1996 (vedere “Il leone delle donne” a pag. 32), è l’asfodelo d’oro. Anche questa tela, dunque, è una metafora. Da
sempre ho avuto difficoltà a spiegarmi nel linguaggio comune, però forse quelle come me nascono per modificare un
modo. È chiaro che hanno una vita difficile, diversamente dai Maestri zitti.
Io sono una donna alchemica. Sono un elemento che tioa fuori altri elementi: dipende da che cosa uno ha dentro. E dipende
da che
cosa uno davvero vuole. Perché entro in difesa solo quando mi accorgo che stanno cercando di gestirmi. Lì non
piaccio. Però non sono un personaggio, sono una persona. Quando dico: state attenti perché l’energia che difende il bisso
è al di sopra di me, spesso non ci credono... Se si sta facendo qualcosa che non è buono, leone crea le situazioni perché
non accada. Questa parte nella storia del bisso, l’esoterico, a volte è difficile da accettare. Quando un’azione non è per il
solo bene della seta del mare, per la sua luce, per la condivisione di tutti, semplicemente non accade. Qualcuno ha provato
a fotografarla senza dirmi che uso voleva farne e gli si è bloccata la macchina. Altri hanno cercato di girare un
documentano con fotomontaggi fasulli e hanno dovuto buttare via la videocamera. Si dimentica che il bisso è un filo
dell’acqua. Quindi non è totalmente gestibile da chi ce l’ha in custodia. Non sappiamo quali leggi universali lo proteggono.
Eppure ogni volta che hanno cercato di farne un’industria le strade si sono interrotte. Il filo, in un certo senso, si difende da
sé. Sono conscia del fatto che nemmeno io potrei modificarne il significato divino, aureo: è luce, meraviglia, messaggio
stupendo della natura, la massima espressione di collegamento tra l’uomo e il mare, cioè tra l’anima dell’uomo e la cosa
più preziosa che c’è, l’acqua. Nessuno è arrivato a conoscerne l’essenza. Per esempio: perché non hanno mai studiato a
fondo le sue proprietà e quando l’hanno esaminato dal punto di vista chimico non hanno provato a utilizzarlo? Come si fa a
sfruttarlo? Secondo me manca la convenienza. Poi si crea una tale catena di coincidenze negative per cui si desiste.Sono
stata chiamata a fare un expertise sul Volto Santo di Manoppello, la reliquia trovata circa cinque secoli fa e conservata in
un santuario vicino a Pescara che raffigura un viso identico a quello della Sindone di Torino. Per il colore, la consistenza, le
sue proprietà di rifrazione e riflessione, secondo me il Volto Santo è impresso su bisso marino. In quell’occasione ho
mandato dei campioni all’Istituto di Danzica, uno dei più autorevoli per la ricerca sui tessuti. Ebbene, i risultati sono
stupefacenti: la seta del mare ha la composizione dei capelli (la sua fibra è principalmente di cheratina), ma è resistente
all’alcool, all’etere, agli acidi, agli alcali diluiti (quindi è impossibile dipingerla) e ha una microstruttura simile ai cristalli
liquidi: può produrre un effetto “diapositiva” o della riflessione totale.Il bisso non è da confondere con la seta cruda
veneziana, che ha un colore simile. Per riconoscerlo bisogna esporlo alla luce. Solo con una pratica di 40 anni riesci a fare
un esame della sua struttura a occhio nudo. Anche in queste fotografie non è mai uguale: se le osservi tutte, non c’è una
fibra simile all’altra. Dipende da diversi fattori, dall’età e dalla sbiondatura, però mentre la seta da baco ha chiaroscuri
standard, quella del mare cattura la luce in modo sempre diverso: ogni filo può essere considerato un microsistema ottico.
Ecco perché non tutti ì fotografi riescono a rendere la luce del bisso".
Natività
"L'idea di tessere “Su Nasclmentu” è nata nel 2005, quando ho ricevuto II premio nazionale “L'eccellenza delle donne” che la
provincia di Roma assegnava nell’ambito dell’Expo Arti e Mestieri. Dal suo concepimento sono passati tre anni: nel 2008 ho
regalato al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma (ex Pigorinì) questa tela in bisso e oro che ho voluto
costruire per tutto il mondo. La mia “Natività” oggi si trova all’interno dell’Istituto Centrale di Demoetnoantropologia,
all’Eur, insieme a due campioni di bisso marino. Torna indietro
Ma è di tutti. Misura 50x60 centimetri, è realizzata su mio disegno ed è una delle pochissime opere di seta del mare con
soggetto cristiano-cattolico. Oltre a questa, ho tessuto una Natività più piccola, terminata a dicembre del 2013 e custodita
al Museo del bisso, la Santa Vergine del filo che fila (donata a Palazzo Leoni Montanari) e la Vladimirskaya Madonna della
tenerezza” (vedere pag.48). Ho dedicato questa immagine della nascita a tutti i bambini del mondo. E mi pareva che l’unico
posto dove esporre una “Natività” dedicata a tutti i bambini del mondo potesse essere un Museo di Roma, il centro del
mondo. Tra le sessanta tele create finora, questa è legata a uno dei ricordi più dolci: era quasi Natale, ero emozionata per
la tenerezza, ancora rivivo quella sensazione quando osservo questi angiolini che suonano la chitarra, un po’ monelli, come
i bambini del mondo. Mi piace anche San Giuseppe, vestito con una rete da pesca, o la stella cometa, realizzata con l’oro
che mia nonna usava per gli abiti dello zio monsignore. Forse è una delle opere che ho fatto più volentieri. Anche perché
donare mi rende felice”.