Un nuovo laboratorio nel Kosovo. Relazione A. Scapinello

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Un nuovo laboratorio nel Kosovo. Relazione A. Scapinello
Relazione Kosovo giugno 2006
UN NUOVO LABORATORIO NEL KOSOVO
Relazione A. Scapinello
Il responsabile del progetto
Dr Antonio Scapinello
Anatomia Patologica
Ospedale Castelfranco Veneto
In rappresentanza del CD dei POF
E per la consulenza in telepatologia
Dr Agostino Faravelli
Vicepresidente Patologi Oltre Frontiera
capoprogetto locale uscente
Drssa Antonella Beltrame
Treviso
Lunedì 19 mattina, giorno della partenza, Tino mi telefona per avvisarmi che il treno ha 35
minuti di ritardo. I tempi sono stretti. Sosto in evidente divieto giusto davanti l'uscita della
stazione di Mestre per non perder tempo. Il parcheggio privato vicino all'aereoporto è pieno, il
parcheggio aperto dell'aereoporto è pieno. Faccio scendere Tino mentre io giro tutti i parcheggi
finchè trovo un posto in quello coperto (il più caro). Arrivo al chek-in buon ultimo dove Tino mi
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sta aspettando. Al controllo per entrare nell'area delle partenze bloccano Tino perchè fa
mandare in tilt il metal detector anche se non si capisce perchè. Alla fine si localizza il problema
nelle sue scarpe (avrà nascosto una lima da legno?). Lui suda al pensiero che gliela possano
requisire ma alla fine lo lasciano passare. Arrivo a Vienna senza neanche il tempo per andare a
pisciare prima di accedere all'imbarco per Pristina dove nonostante tutto arriviamo alle 16.00.
All'arrivo ci accoglie Luigi persona particolarmente sveglia (forse troppo?) che funge da
segretatario tuttofare (interprete, autista ecc.) che ci carica nell'auto della cooperazione. Il
viaggio verso Peja scorre lungo una strada discreta ai bordi della quale si può leggere la storia
degli ultimi dannati anni. Case kosovare distrutte molte delle quali in via di ricostruzione, case
serbe distrutte, incendiate e definitivamente abbandonate, resti di monasteri ortodossi
incendiati, vari mezzi militari UN di varia nazionalità che procedono con l'apparente lentezza di
chi fa trascorrere metodicamente, con innaturale ritmicità, il tempo.
Arrivo a casa della cooperazione italiana dove incontriamo il capoprogetto in loco Antonella,
donna di solida e robusta costituzione fisica e mentale. Ci sistemiamo nelle nostre stanze e
dopo un breve riposo consumiamo insieme la cene a base di maccheroni con ragu.
Mattina di martedì 20 giugno 2006
Tino si sveglia alle 6,30. In attesa delle 8,30 il tempo viene colmato dal computer: ma come era
possibile vivere senza computer. Prova a leggere un po' ma si stanca subito. Meglio il
computer. Sistema un po' di foto. Mette a posto la posta. Finchè scende a fare colazione
ascoltando rai tre con il satellitare. Ormai dovunque vai ti sembra di essere a casa. Ogni tanto
squilla il cellulare. Ieri sera lo ha addirittura chiamato l'Esselunga perchè non ha trovato a casa
la moglie per consegnare la spesa…
Alle 8,30 pronti via.
L'ospedale è a 200 metri: struttura squallida sulla strada che va verso il famoso monastero
ortodosso di Pec. Dicono che questo monastero sia il più importante della Serbia, dove
vengono nominati i patriarchi (una specie di Vaticano ortodosso). Per questo e per altri motivi la
Serbia non vuole mollare il Kosovo che vorrebbe diventare indipendente come il Montenegro
ma… In Kosovo la popolazione è costituita per oltre il 90% da musulmani di etnia albanese (la
grande albania di qualche secolo fa)ma guai però a chiamarli albanesi perchè non vogliono far
parte dell'attuale Albania rispetto alle quale rivendicano orgogliosamente la loro autonomia e
diversità. Meno del 10% della popolazione attuale è di etnia serba(prima della guerra del 1999
erano circa il 25%). I pochi rimasti sono relegati in enclaves protette dai soldati delle UN. Il
nostro ospedale è statale e gestito solo da kosovari-albanesi. Nonostante i tentativi dichiarati di
riconciliazione un serbo di sua spontanea volontà non ci metterebbe mai piede per paura di
essere fatto fuori per vendetta. La scorsa settimana un serbo ubriaco ferito per una caduta è
stato portato al PS da soldati italiani. E' rimasto la notte finchè non è passata l'ubriacatura.
Ripresa la lucidità la mattina seguente è scappato terrorizzato. La popolazione spera
nell'indipendenza anche se i più realisti si rendono conto delle grandi difficoltà che vi si
frappongono che derivano dalla problematica gestione della pubblica sicurezza, alla
costituzione e relativa autonomia di un esercito, ma soprattutto pesa l'assenza di autonomia
economica avendo i serbi prima e la guerra dopo distrutto la capacità produttiva del paese.
Giro esterno per l’ospedale, visita all’edificio dell'amministrazione dove sono le due stanze
adibite ad ufficio della cooperazione italiana. Architettura genericamente squallida: un mixed tra
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ex comunista, post-bellica e povera. Da li insieme a Luigi andiamo nel laboratorio analisi dove
incontriamo il capodipartimento (primario della radiologia, sguardo un po’ truce ma alla fine
disponibile), il primario del laboratorio (sguardo un po' insignificante all’inizio confermato nel
proseguo) e il capotecnico del laboratorio (tipo furbino).
Illustriamo l'obiettivo generale della nostra missione e cerchiamo di definire alcuni punti:
- identificare due tecnici che si rendano disponibili a recarsi a Pristina per ricevere l'
addestramento base delle tecniche istocitopatologiche
- definire i locali che potranno ospitare il laboratorio di anatomia patologica
- verificare la possibilita' di una connessione che consenta la telepatologia
- obbiettivare le disponibilita' in loco di attrezzature ed arredi
- rendere chiaro che nella gestione del laboratorio i consumabili saranno a carico
dell’amministrazione locale
Riguardo quest'ultimo punto il direttore di dipartimento dichiara di ritenere scontato, essendo il
minimo che possa fare, che la direzione dell'ospedale si attiverà per garantirne la fornitura
(speriamo). Per quanto concerne la presenza di attrezzature in loco che possano essere
utilizzate dal laboratorio di anatomia patologica dice che verranno censite le dotazioni di bancali
e strumentazione non utilizzate e messe a disposizione.
Andiamo dal resposabile informatico Ali Asllani (foto) che parla molto ma non dàrisposte
chiare.
Tino, verificato che dai computer della sala informatica è possibile accedere ai vetrini virtuali
del suo archivio propone di fare al ritorno un esperimento per verificare se la connessione
attualmente disponibile sia in grado di supportare la visione dei preparati scannerizzati in Italia.
In pratica Tino invierà via posta dei DVD con le immagini che Ali metterà sul suo computer e poi
Tino cercherà di connettersi e di visualizzare i preparati virtuali.
Poi andiamo a trovare Naim, primario della chirurgia, che ci accoglie friendly insieme al
giovane e sorridente capo dipartimento chirurgico. Parliamo un po' dell’attività chirurgica, dei
progressi fatti dalla sua equipe nella chirurgia oncologica e di come la necessita’ della
diagnostica isto-citologica sia molto sentita.
Attualmente sembra essere nelle mani di un cartello di patologi di Pristina che applica dei
prezzi sproporzionati alle capacita’ di reddito dei locali (250 Euro per esama istologico di
campione di mastectomia con recettori ed HER2 circa 100 Euro per biopsie endoscopiche sedi
multiple, 50 Euro per esame istologico sede singola a fronte di un salario medio di 150-200
euro).
Da ricordare che gli esami ICH per recettori non vengono fatti nel laboratorio dell’anatomia
patologica dell’universita’ di Pristina ma solo in un laboratorio privato oppure a Skopie, Belgrado
o Zagabria.
Appare interessato riguardo la possibilita’ di effettuare una diagnostica citologica agospirativa
delle lesioni palpabili superficiali e di quelle profonde sotto guida ecografica in collaborazione
con il radiologo con il quale peraltro non abbiamo ancora affrontato il problema.
Torniamo in laboratorio per incontrare come promessoci i due tecnici che si renderebbero
disponibili per essere addestrati, ma ci viene detto che oggi non e’ possibile e di provare
domani o giovedì. Vedremo.
Decidiamo di andare ad ispezionare i locali dell’ ex batteriologia che sono costituiti da 3 belle
stanze, un bagno e due piccoli locali ciechi che possono essere adibiti a deposito materiale. Ci
sono problemi di infiltrazione di umidita’ dal tetto che dovrebbero peraltro essere risolti nei
prossimi due o tre mesi. Antistanti ci sono altre due stanze che servono una per l’accettazione
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amministrativa e l’altra per l’esecuzione dei prelievi di sangue per analisi e per donazione.
Questi locali sono sicuramente piu’ idonei per ospitare un laboratorio di anatomia patologica e si
avvantaggerebbero per avere un locale che puo’ fungere da accettazione materiale ed uno
dove poter fare eventuali prelievi agoaspirativi. Ha lo svantaggio di essere lontano dal blocco
principale dell'ospedale dove sono i servizi diagnostici e i reparti chirurgici
Va valutata la possibilita’ di poter farci arrivare la connessione di rete.
Tornando ci soffermiamo nei pressi dei padiglioni di medicina dove stringiamo sincera amicizia
con un cucciolo di cane kosovaro.
Verso l’uscita passando davanti ad un baracchino che propone carni varie alla griglia, il cuoco
chiede a tino di fargli una foto. Fatte le foto ci invita a prendere qualcosa da bere che
accettiamo di buon grado.
Stanchi ma felici e accaldati torniamo a casa.
Riferisco ad Antonella l’esito dei nostri incontri e riguardo ai locali lei suggerisce di chiedere la
disponibilita’ dei locali dell’attuale Pronto Soccorso che tra breve si spostera’ nella nuova sede e
che attualmente sono localizzati all’ingresso dell’edificio principale vicino alla radiologia e al
laboratorio analisi. Dopo andremo a vederli.
Piacevole serata in compagnia dei chirurghi con cena in una localita’ a circa 20 km da
Peja-Pec a base di trota del Kosovo e vino bianco italiano leggermente marsalato per eccessivo
invecchiamento (2001) ma che beviamo volentieri e mi consente di sproloquiare in inglese
senza eccessivi pudori.
mercoledì 21 giugno 2006
Con Luigi alla guida, io, tino ed antonella partiamo per Pristina, verso l’incontro con il direttore
della locale anatomia patologica (unica nel Kosovo). Il viaggio viene interroto da una sosta
nominalmente per rifornimento ma in realta’ determinata da problemi vescicali proclamati da
antonella ma condivisi da altri. Il viaggio, a ritroso rispetto a quello di lunedi’ pomeriggio, ci
presenta guardando subito oltre le costruzioni sparse che costeggiano la via, un verdeggiare di
prati e boschi interrotto sporadicamente dalla presenza di qualche mucca al pascolo. Poi, se
uno vuole guardare bene, vede altre cose, ma sono cosi’ evidenti che quasi non le noti.
Durante il percorso provo a definire una traccia delle cose da dire con il direttore che non
raccoglie particolare interesse. Ovviamente dopo tutta quella pipì arriviamo in ritardo e proprio
all’ingresso troviamo il direttore che sta’ passando. Sembra un po’ disorientato dall’averci
incontrato inaspettatamente e senza possibilita’ di potersi disimpegnare; avrebbe preferito
probabilmente che fossimo stati accolti da qualcuno del personale e fatti accomodare per poter
poi fare il proprio ingresso da padrone di casa.
Il Prof. Dott. Xhevat Kamberaj e’ un bell’uomo sui 50-55 anni con tratti del volto che ricordano
vagamente ma in meglio quelli del prof. Ninfo (non se n’abbia a male il professore).
Una volta accomodati comincio a parlare, inizialmente scusandomi per il troppo tempo
trascorso dal nostro precedente incontro. Riallaccio il discorso chiedendo la sua collaborazione
per l’addestramento dei due tecnici e la disponibilita’ della specializzanda stipendiata
dall’ospedale di Peja di .
Definiamo una scaletta temporale di massima che prevede:
- l’addestramento dei tecnici da settembre a dicembre a Pristina.
- la contemporanea venuta in Italia della specializzanda per frequentare una struttura di
anatomia patologica nello stesso periodo.
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- Esecuzione dei lavori di ristrutturazione dei locali che ospiteranno il laboratorio di Anatomia
Patologica (Settembre-ottobre-novembre) - Nel frattempo tra novembre e dicembre dovremmo
essere in grado di aver reperito la strumentazione necessaria per allestire il laboratorio di
anatomia patologica a Peja e di installarla con la presenza di un tecnico e di un medico
dall’Italia.
- Inaugurazione del laboratorio ed inizio dell’attivita’ in gennaio 2007.
- Durante i primi mesi dell’anno provvedere all’acquisto ed installazione dello scanner per il
progetto di telepatologia che dovrebbe essere attivo entro giugno 2007
- Introduzione della tecnica di immunoistochimica nei 6 mesi successivi.
Affinche’ tutto cio’ avvenga e’ indispensabile che la direzione del progetto in loco (antonella e
tra breve camillo) segua da vicino i seguenti aspetti:
- avanzamento dei lavori di ristrutturazione dei locali
- formalizzazione della parte amministrativa per la missione dei 2 tecnici a Pristina e verifica del
suo effettivo espletamento
- attivare tutte le procedure amministrative e di supporto economico (vedi contatti con il
ministero della salute kosovaro e l'ambasciata italiana) per la venuta in Italia della
specializzanda.
- provvedere a far eseguire gli interventi necessari a garantire la presenza di una efficiente
connessione di rete per la telepatologia.
Contemporaneamente i patologi oltre frontiera si impegnano a:
- reperire la strumentazione necessaria
- identificare la struttura di anatomia patologica in italia che puo’ seguire la formazione didattica
della specializzanda e trovare una sistemazione economicamente adeguata per il vitto e
alloggio della stessa.
- Identificare i tecnici ed i medici italiani che a turno seguiranno l’avviamento del laboratorio.
In tal modo intendiamo far in modo che tutto il budget disponibile possa venir impiegato per
l’acquisto dello scanner che dovrebbe avere un costo di circa 40.000 euro.
Il direttore manifesta sincero interesse per l’iniziativa proposta dichiarando la propria
disponibilita’ e quella dei suoi colleghi e tecnici a far si che il progetto possa realizzarsi.
Dobbiamo comunque a mio giudizio vigilare attentamente affinche’ non si attuino manovre
diversive in quanto e’ noto che tutti i patologi strutturati di Pristina svolgono attivita’ privata,
anche con il materiale che proviene da Peja e quindi, a buon senso, non sarebbe nel loro
immediato interesse collaborare ad una iniziativa che potrebbe diminuire il loro guadagno.
Riprendendo la narrazione dopo questo lungo inciso tecnico-organizzativo va detto che il
direttore mi fa una buona impressione non tanto per la disponibilita’ espressa quanto perche’
non e’ un fanfarone, non si vanta di essere particolarmente bravo ma sostiene piuttosto che le
sue diagnosi spesso trovano conferma dall’evoluzione clinica. Da’ l’impressione di uno che sa
vivere e sembra sufficientemente sicuro e soddisfato della propria vita da non mostrare avido
bisogno di potere. Maggiori dettagli potrete trovare nell’intervista che tino gli ha fatto visibile in
altra sezione del sito.
Terminata l’intervista andiamo in visita al laboratorio di cui vediamo solo la stanza dei
processatori (ben 4) e del taglio.
Qui tino, che dimostra consumata esperienza di accattivante imbonitore o arte diplomatica
come da definizione di luigi, invita il direttore ed i suoi peperoni in Italia.
Ce ne andiamo dopo cordiali strette di mano e portiamo antonella all’ambasciata italiana
mentre luigi, io e tino cerchiamo un posto per il pranzo vicino allo stadio.
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Taluni ragionamenti sui massimi sistemi della vita di coppia e della religione occupano la nostra
conversazione durante il pasto.
Si riparte per l’areoporto per raccogliere il nuovo capoprogetto (Camillo Smacchia) di cui
conosciamo solo l’altezza.
Il giochino e’ quello di chi indovina per primo chi e’ camillo tra i vari disperati che escono dagli
arrivi. Vinco io e mi guadagno un caffe’.
Il ritorno a Peja e’ ormai routine non fosse per i sorrisi che non trattengo sentendo camillo
rivolgere a luigi piu’ o meno le stesse domande che gli avevamo fatto io e tino quando venne a
prenderci.
Cena al ristorante art design e successiva passeggiata per il centro di Peja by night. Camillo si
ferma a guardare tutte le televisioni che trasmettono Olanda Argentina e sembra chiedersi chi
cazzo gli ha fatto fare di venire qua. Ma credo che se ne farà presto una ragione.
Giovedì 22 giugno 2006
Mi alzo un po’ tardi, circa le nove e poi andiamo in ospedale. Passando davanti al baracchino,
tino lascia le stampe delle foto al cuoco che appare contento.
Negli uffici della cooperazione prendiamo Luigi e con lui andiamo dal primario della radiologia
per farci presentare quelli che saranno i due tecnici dell’anatomia. Al momento pero’ non ci puo’
ricevere e rinviamo l’appuntamento alle 12 negli uffici della cooperazione.
Il radiologo si conferma persona concreta e di poche ma essenziali parole.
Lo informo dell’esito della visita a Pristina e lui conferma la volonta’ dell’ospedale di far
addestrare i due tecnici che ci saranno presentati tra pochi minuti.
Gli chiedo la disponibilita’ dei locali del pronto soccorso una volta che questo venga trasferito
nei nella nuova struttura motivandola con problemi di spazio, di connessione di rete ma
soprattutto per la vicinanza con la radiologia che consentirebbe l’esecuzione dei citoaspirati
soto guida ecografica. Risposta positiva, tempi previsti per la disponibilita’ dei locali entro
ottobre. Afferma che portera’ le nostre richieste in discussione al medical board di domani
mattina per cui dovremmo aver delle risposte ufficiali a breve, gia’ da domani.
I due tecnici prescelti sono un uomo di 26 anni di nome Ylli e una donna di 30 anni (o poco
piu’) di nome Shqipe. Sono entrambi apparentemente motivati e disponibili a recarsi a Pristina
per il periodo di addestramento.
Non hanno precedenti esperienze di anatomia patologica ma sembrano persone sveglie.
Cerchiamo di motivarle spiegando loro che saranno indispensabili per il buon andamento del
progetto e la funzionalita’ del laboratorio.
Torniamo in ospedale dove il radiologo ci fa vedere i locali che potrebbero rendersi disponibili.
Si tratta di 3 stanze di medie dimensioni che a colpo d’occhio ci sembrano sufficienti per le
nostre esigenze. Luigi ci fara’ avere la planimetria sulla quale ragioneremo per gli arredi e la
locazione degli strumenti.
Beviamo una birra al baracchino dove Tino fotografa l’amico del cuoco e torniamo a casa.
Pomeriggio a villaggio Italia a vedere la partita Italia - Repubblca Ceca (2 a 0 per chi nonlo
sapesse).
Dopo la partita siamo invitati a rimanere a cena presso la loro mensa. Nel frattempo si beve
qualcosa insieme e si parla del ruolo del contingente italiano in Kosovo e sono questioni che
viste da vicino fanno riflettere aldilà di preconcette prese di posizione.
Durante la cena incontriamo uno dei medici che lavorano all’infermeria il quale ci presenta
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l’informatico addetto alla telemedicina. Sotto un violento acquazzone ci trasferiamo nell’edificio
che ospita la stanza della telemedicina e Tino prende contatti con il responsabile della societa’
che cura la trasmissione satellitare dei dati. Vedi caso questo signore ha curato un programma
di telemedicina all’ospedale San Raffaele di Milano dove Tino ha lavorato fino al 1994. Ritorno
a casa dove manca la corrente.
Piccolo ma pesante scazzo tra Antonella e Camillo (un po' ci fanno e un po' ci sono).
Domani si parte, Tino si fermerà a dormire a casa mia e la mattina successiva ripartirà per
Trieste al congresso di telepatologia aggregato all'Adriatic congress.
Che dire ancora, meglio niente e mettersi a lavorare per far partire il progetto. Antonio
Scapinello
Peja – 23 giugno 2006-06-23 //
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