invito al cinema giapponese

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invito al cinema giapponese
Biblioteca Civica “U. Pozzoli” – Lecco
“INVITO AL CINEMA GIAPPONESE”
FILMOGRAFIA RAGIONATA
L’ANGELO UBRIACO di Akira Kurosawa (1948)
GR KUR ANG
Nei bassifondi di Tokyo nasce un’amicizia tra un giovane capomafia malato di tbc e un medico alcolizzato
che cerca di salvarlo. Angosciante, stridente, implacabile, eppure soffuso di una luce di riscatto.
L’ARPA BIRMANA di Kon Ichikawa (1956)
DR 245
In Birmania nel 1945, alla fine della guerra, un soldato giapponese rifiuta il rimpatrio, diventa prete buddista
e percorre il paese per seppellire i compagni caduti. E’ un poema lirico il cui pacifismo affonda le sue radici
in un sentimento panteistico.
IL CASTELLO ERRANTE DI HOWL di Hayao Miyazaki (2004)
CA 69
Il film mescola fiaba nipponica, fantasmi d’oriente e ambientazione da mitteleuropa ottocentesca in una delle
più affascinanti avventure di animazione mai concepite.
DOLLS di Takeshi Kitano (2002)
GR KIT DOL
Introdotte da uno spettacolo di Bunraku (marionette), tre tragiche storie d’amore e abbandono. E’ il film più
stilizzato, enigmatico e complesso di Kitano.
LA DONNA DI SABBIA di Hiroshi Teshigahara (1964)
DR 539
Un giovane entomologo arriva in un villaggio sperduto dove va ad abitare nella casa di una vedova, posta in
fondo a una grande buca di sabbia. Non potrà e non vorrà più uscirne.
LA FARFALLA SUL MIRINO di Seijun Suzuki (1967)
DR 542
Avventure di un sicario di un’organizzazione criminale. E’ un film di una forte coscienza formale e di una
stilizzazione straniante con cui tratta una materia da cinema popolare; è impregnato di violenza ed erotismo.
GENROKU CHUSHINGURA di Kenji Mizoguchi (1941)
GR MIZ GEN
Palazzo dello shogun di Edo, il daimyo Asano, per le offese ricevute dal cerimoniere Kira, sguaina la spada e
lo colpisce senza ucciderlo. Considerato il fatto come un affronto nei confronti dello shogun, ad Asano viene
ordinato di fare seppuku (suicidio rituale). Verrà vendicato anni dopo da 47 suoi vassalli con l’uccisione di
Kira e il loro successivo seppuku. Forse il capolavoro di tutto il cinema giapponese.
LA GIOVINEZZA DI UNA BELVA UMANA di Seijun Suzuki (1963)
G 173
Un malvivente gioca pericolosamente a mettere i boss della yakuza gli uni contro l’altro. Suzuki firma un
noir sporco, duro, profondamente pessimista e, come al solito, visivamente straordinario.
HANA-BI di Takeshi Kitano (1997)
GR KIT HAN
Nishi, ex detective della polizia ha due rimorsi (la paralisi e la morte di due colleghi) e uno strazio (la moglie
malata terminale). Per pagare i debiti e fare una vacanza con lei, fa una rapina. Film polimorfico che alterna
generi narrativi diversi e oscilla tra un tono tragico e uno lirico. Leone d’oro a Venezia.
KAGEMUSHA – L’OMBRA DEL GUERRIERO di Akira Kurosawa (1980)
GR KUR KAG
Scelto per sostituire in segreto, come sosia, il capo del clan Takeda ucciso in battaglia, un brigante scampato
alla forca dapprima è un burattino reticente ma poi si identifica nel suo ruolo. Quando infine è scacciato dal
palazzo sceglie una morte solitaria su un campo d battaglia in un’ultima disperata ricerca d’identità.
NARAYAMA-BUSHI-KO (La ballata di Narayama) di Shoei Imamura (1983)
DR 883
Nel nord del Giappone c’è il Narayama, monte delle querce, sul quale venivano trasportati i vecchi di 70
anni ad attendere la morte. Di robusto impianto realistico, tutto girato in esterni in montagna, è un film
impregnato di un particolare culto della natura.
NIHON NO YORU TO KIRI (Notte e nebbia del Giappone) di Nagisa Oshima (1960) GR OSH NIH
Riepilogo di dieci anni (1950-1959) di lotte della sinistra giapponese contro il trattato di integrazione militare
nippo-americana. Tolto dalla circolazione dalla casa di produzione, è il primo film esplicitamente politico di
Oshima. Film-cerimonia, psicodramma, è opera militante e una delle migliori sulla gioventù giapponese.
I RACCONTI DELLA LUNA PALLIDA D’AGOSTOdi Kenji Mizoguchi (1953)
GR MIZ RAC
Verso la fine del XVI secolo nel Giappone devastato dalla guerra civile, Genjuro, vasaio di campagna e il
fratello Tobei , che sogna di diventare samurai, abbandonano le mogli in cerca di fortuna. Le loro ambizioni
di guadagno e di gloria provocano lutti e rovine nelle loro famiglie. Un’altra dolente elegia della condizione
femminile nella filmografia del maestro giapponese.
RASHOMON di Akira Kurosawa (1950)
GR KUR RAS
Sotto il portico del tempio del dio Rasho a Kyoto, nel XV secolo, un boscaiolo, un bonzo e un servo
rievocano un tragico fatto di sangue, che è giudicato in un tribunale davanti al quale hanno deposto come
testimoni: un bandito, un boscaiolo, un defunto samurai, la moglie del samurai. Nessuna testimonianza
concorda con altre. Vinse il leone d’oro a Venezia nel 1951, aprì la strada nei festival e nei mercati europei al
cinema giapponese.
SEISHUN ZANKOKU MONOGATARI Racconto crudele di giovinezza di Nagisa Oshima GR OSH SEI
Studente universitario di Osaka seduce una ragazza, ne diventa l’amante, la induce all’adescamento di
anziani danarosi per intervenire al momento giusto per ricattarli. Aprì la strada al Nuovo Cinema giapponese.
Stilisticamente audace e tecnicamente brillante. (1960)
SEPPUKU (Harakiri) di Masaki Kobayashi (1962)
DR 262
Storia corrusca di ronin (samurai erranti e disoccupati) che perpetuano il rito del seppuku. Film di grande
valore: alla magistrale costruzione drammatica e alla suggestiva tenuta figurativa unisce una forte carica di
critica sociale verso il formalismo del ‘bushido’ (codice d’onore dei samurai) e una impressionante
descrizione della miseria del XVII secolo.
I SETTE SAMURAI di Akira Kurosawa (1954)
GR KUR SET + GR KUR SET A
Nel Giappone del XVI secolo devastato da guerre, la popolazione di un villaggio decide di ricorrere a dei
samurai per difendersi dalle razzie di soldati sbandati. Vengono ingaggiati sei samurai, a cui si aggrega un
contadino che aspira a diventare un samurai. Nella difesa del villaggio quattro dei sette e molti contadini
muoiono, ma la battaglia è vinta. Innumerevoli i fattori che contribuiscono alla grandezza del film ed è
impossibile nominarli tutti. Film epocale non solo per il Giappone.
A SNAKE OF JUNE –UN SERPENTE DI GIUGNO di Shinya Tsukamoto (2002)
DR 93
In Giappone giugno è un mese piovoso. La pioggia imbeve questa storia di tre personaggi malati: la moglie,
affettuosa ma sessualmente insoddisfatta, scopre di avere un cancro al seno; suo marito, uomo d’affari, è
atrofizzato nei sentimenti; il fotografo, l’estraneo che irrompe nella vita coniugale, ha un tumore all’addome.
Film conciso, ellittico, ma ridondante di una violenza convulsa, è il frutto di un cinema estremo.
TARDA PRIMAVERA (Banshun) di Yasujiro Ozu (1949)
GR OZU TAR
Consapevole che sua figlia sta diventando una zitella, un vedovo la esorta a sposarsi, ma, contenta di
prendersi cura di lui, la ragazza è riluttante. Per convincerla , il padre le comunica di essere in procinto di
riprendere moglie. Opera mirabile nella sua spoglia semplicità con una parte finale di struggente
commozione nel suo pudore. Sono evidenti i temi di Ozu: l’incipiente disgregazione della famiglia
giapponese e i figli che si distaccano radicalmente dai genitori.
TETSUO! di Shinya Tsukamoto (1989)
SF 33
Dopo essere stato investito da un’auto, un impiegato occhialuto, feticista dei metalli, si trasforma a poco a
poco in un uomo metallico. Dovrà affrontare un suo simile con il quale entrerà in simbiosi metallica.
Apologo cyberpunk in cui la tecnica del videoclip è portata fino in fondo. Una tappa notevole nello
immaginario erotico e disumanizzato di fine secolo.
TOKYO MONOGATARI (Viaggio a Tokyo) di Yasujiro Ozu (1953)
GR OZU TOK
Una coppia di anziani parte dalla cittadina di Onomichi per Tokyo per far una rara visita ai due figli sposati,
un medico e una parrucchiera che li trattano come estranei e non hanno tempo di stare con loro. Soltanto una
nuora vedova si dimostra contenta della loro compagnia. I temi cari a Ozu – l’instabilità della famiglia
giapponese dopo la guerra, l’incomunicabilità tra generazioni, l’influenza negativa della vita urbana sui
rapporti umani – sono raccontati con un doloroso pudore, una estrema lucidità, un linguaggio di depurata
semplicità.
LA VITA DI O-HARU DONNA GALANTE di Kenji Mizoguchi (1952)
GR MIZ VIT
Nel Giappone del XVII secolo, la dolorosa storia di O-Haru appartenente alla piccola nobiltà che, dopo aver
dato il suo amore a un giovane di classe sociale inferiore, è trattata da puttana e venduta come concubina a
un feudatario. Gli dà un figlio che le viene tolto. Diventa prostituta da strada, intravede per via il figlio senza
poterlo salutare. La vita di O-Haru è un’interminabile serie di umiliazioni da parte dell’altro sesso.
Mizoguchi la racconta con un linguaggio contemplativo, implacabile e con struggente intensità emotiva.
VIVERE di Akira Kurosawa (1952)
GR KUR VIV
Malato di tumore, anziano funzionario giapponese si dedica interamente all’impresa di trasformare una zona
palustre in un campo di giochi per bambini. Quando muore soltanto le madri dei bambini si ricordano di lui.
Potente affresco di vita giapponese con una struttura narrativa insolita per l’epoca. E’ uno dei grandi film
sulla vecchiaia in cui convivono emozione e rigore.