Diamoci del Tu - Materiale aggiuntivo

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Diamoci del Tu - Materiale aggiuntivo
FIDUCIA
FIDUCIA
UNA CANZONE PER TE – ADOLESCENTI
Titolo: MENTRE DORMI
Interprete: Max gazzè
Album: “Quindi?”
“
Anno:
nno: 2010
Riflettiamo insieme
L’artista romano dai tanti capelli riccioluti fa nuovamente centro con questo brano e conquista il
cuore di tanti. Il singolo contenuto nell’album “Quindi?”,, è stato scritto e pensato come colonna
sonora di un film originale e inconsueto,
inconsueto, reale e surreale al tempo stesso, di Rocco Papaleo,
intitolato “Basilicata coast to coast”.
coast”
Il testo sembra piuttosto una poesia d’amore, un testo da poter dedicare alla propria morosa, ma,
a mio avviso, può essere considerato anche un inno, un atto di protezione, un gesto di amore
verso quel qualcuno in grado di farti star bene e di cambiarti la vita: “Mentre dormi ti proteggo e ti
sfioro con le dita, ti respiro e ti trattengo per averti per sempre oltre il tempo di questo momento.
Arrivo in fondo ai tuoi
uoi occhi quando mi abbracci e sorridi se mi stringi forte fino a ricambiarmi
l’anima questa notte senza luna...”
Questo è l’inizio del brano, e già da qui si evince che il tema predominante di questa ballata è
l’amore, la riconoscenza e la gratitudine verso
ver l’altro.
Riflettiamo insieme (per adolescenti)
“ti respiro e ti trattengo”.
•
Sappiamo cogliere la presenza di Dio nelle sembianze degli altri uomini?
“se mi stringi forte fino a ricambiarmi l'anima”
•
Sento che la fraternità mi “ricambia l’anima”?
“sei il canto che libera gioia, sei il rifugio, la passione”
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•
è questo quello che gli altri fanno vivere in fraternità?
“a guardare i tuoi sogni arrivare leggeri”
•
quanto collaboro e prego per i progetti degli altri?
Riflettiamo insieme (per giovani)
1. Riconosci di essere bisognoso dell’altro?
2. Riesci a dire “grazie” a chi ti protegge e a chi ti è vicino?
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UN FILM PER TE – ADOLESCENTI
Cast Kirk Cameron, Erin Bethea, Ken Bevel
Cast:
Genere Drammatico
Genere:
Durata 122 Minuti
Durata:
Anno 2008
Anno:
Regia Alex Kendrick
Regia:
Soggetto Alex Kendrick
Soggetto:
Trama
Caleb Holt è il capitano di una stazione dei pompieri di Albany in Georgia,, molto ligio e scrupoloso
sul lavoro. Sposato con Catherine, dopo i fatidici sette anni di matrimonio il loro rapporto
attraversa una crisi, apparentemente incurabile. La loro stabilità è logorata da diversità di vedute
sulla vita domestica, sul lavoro, soldi e hobby. Caleb ha un modo tutto suo di vivere la vita
matrimoniale e Catherine sembra non reggere più la relazione, dal momento che non condivide
tante scelte e determinati atteggiamenti del marito. La coppia sembra proseguire inesorabilmente
verso ill divorzio quando il padre di Caleb propone al figlio un ultimo singolare tentativo per salvare
il suo matrimonio, lo stesso che precedentemente aveva salvato il suo: un periodo di prova
chiamato "The love dare" (La sfida dell'amore). Non senza difficoltà Caleb segue tale percorso e
nonostante la presenza di un terzo incomodo, Gavin Keller, che ha qualche attenzione di troppo
per Catherine, grazie alla fede, l'amore trionferà e al termine della "prova" i due ricelebreranno le
nozze, consacrando il loro legame
me con un patto innanzi a Dio.
Recensione
Il film cristiano che nel 2008 ha conquistato gli U.S.A., potrebbe essere paragonato a una strada, a
un percorso, dove Caleb, colui che impegnato a percorrerla, ci indica (o meglio accetta di farsi
indicare) quali sono i passi da compiere per evitare quelle che sono via via le difficoltà che si
presentano; nel suo caso, del proprio matrimonio.
Tale esperienza è vissuta da Caleb, dove in un continuo susseguirsi di prove, modifica pian piano il
suo modo di essere risultando
ltando alla fine del film/percorso una persona totalmente diversa da quella
che aveva mosso i primi passi, appunto convinta di se e delle sue scelte nonostante i continui
errori.
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Inevitabilmente il lieto fine prevale, ma in effetti è scontato comprendere che la storia non si
poteva concludere in altro modo, date la fermezza e la costanza che accompagnano Caleb, che
diventano in qualche modo elementi trascinatori anche per le scelte della moglie.
Tutto ciò è opera di un pastore battista che ha prodotto e diretto la pellicola (che ritroviamo anche
in Affrontando i Giganti) e che nonostante la discreta distribuzione del film, ha riscosso un
successo sbalorditivo proprio per la bellezza del messaggio.
Riflettiamo insieme
Inserire Fireproof alla fine dell’unità che tratta il tema della fiducia è un po’ come fare da eco al
secondo capitolo del Libro di Giona, quando all’interno della pancia del pesce inizia a capire che
solo affidandosi alla preghiera potrebbe salvarsi.
Un altro esempio di completo affidamento lo si può riscontrare nel passo del Vangelo di Matteo
(4; 18-22) dove i pescatori Pietro, e Andrea suo fratello, invitati da Gesù abbandonano le reti e
quindi la pesca, l’unica loro fonte di sostentamento, seguendoLo con completa convinzione
nonostante non vi siano troppe promesse, certi che cambieranno con quest’ incontro la loro vita.
Approfondendo il film, si potrebbe provare a vedere il suo messaggio in maniera diversa, ovvero
come una strada, un percorso in cui provare a individuare se stessi, verificando quale sia il punto
in cui ci si trova in questo momento e dare il via ad una serie di riflessioni sulle scelte quotidiane e
sulla strada da percorrere, interrogandosi soprattutto sulle scelte future.
Prendendo spunto dall’atteggiamento di Caleb, nel modo in cui affronta e vive la vita, potremmo
individuare due modi di vivere il proprio affidarsi:
-
-
Preghiera:
Nel momento più complicato, quando non sa come andare avanti e si sente con le spalle
al muro, si ferma e inizia a pregare, inizialmente solo perché suggeritogli, e come se Lui
fosse l’ultima spiaggia, ma ben presto si accorge che il suo affidarsi alla preghiera cambia
il modo di reagire alle sue giornate.
Accetta e si fida del metodo propostogli dal padre:
Il quel momento del film è come se li non ci fosse il capitano dei pompieri, ma un
bambino che si affida, anche se non subito, ad occhi chiusi, alla mano amorevole del
genitore che indica di seguirlo, comprendendone alla fine la ricchezza.
La strada di Caleb è appunto illuminata dalla luce di questi suoi punti di riferimento; anche se
fattori importanti e da non sottovalutare, sono le difficoltà che lo portano a sperimentare tale
fiducia.
Capisce infatti durante il suo percorso che restando da solo, senza aprire le porte all’altro (come
all’inizio del film avviene nei confronti del suo collega/amico) che bussa per aiutarti nulla sembra
avere soluzione.
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Spunto dinamico: il flusso della vita
Prendendo un foglio bianco ognuno riprodurrà le esperienze del proprio percorso sottoforma di
fiume, e potrà utilizzare gli elementi che solitamente lo compongono per rappresentare le proprie
esperienze.
Ad esempio dei sassolini o un tronco potrebbero esprimere delle difficoltà, un ponte potrebbe
essere espresso come un momento in cui si è stati aiutati da qualcuno, o una cascata come un
tratto di vita in cui tutto andava liscio.
Alla fine del disegno è bene invitare a riflettere se durante il nostro tragitto si è stati soli, quindi
chiusi, o se c’è stato qualcuno di significativo al quale si è concesso di entrare nella propria vita
non sbarrandogli le porte di se stessi.
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UN FILM PER TE – GIOVANI ADULT I
Anno: 2008
Regista: Giulio Manfredonia
Durata: 111 minuti
Genere: Commedia
Attori: Claudio Bisio, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston
Paese: Italia
Dare fiducia a chi per antonomasia non può riceverne.
Trama
Si può fare. Il titolo del film la dice lunga sul modo di pensare di Nello.
Nello è un imprenditore milanese, egli è un sindacalista troppo moderno per il sindacato, troppo
antiquato per il mercato, gli viene assegnato il compito di lavorare in uno di questi centri dove è
presente la cooperativa 180. Nello spingerà i soci
soci della cooperativa ad attivarsi e a lavorare per
avere una propria dignità, naturalmente avendo a che fare con persone con seri problemi psichici
i problemi e gli ostacoli a anche da parte degli altri saranno all’ordine del giorno.
Recensione
Il film sii svolge nei primi anni ‘80 quando entrò in vigore la famosa legge Basaglia (la legge italiana
numero 180 del 13 maggio 1978,, "Accertamenti
"Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori").
obbligatori
Basaglia si impegnò nel compito di riformare l'organizzazione dell'assistenza psichiatrica
ospedaliera e territoriale, proponendo un superamento della logica manicomiale.
manicomiale
Come disse lo stesso Basaglia intervistato da Maurizio Costanzo:
« Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è
importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che
c'è un altro modo di affrontare la questione;
quest
anche senza la costrizione. »
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La Legge 180 è la prima ed unica legge quadro che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò
il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici4.
Riflettiamo insieme
Il dottor Del Vecchio a Nello
Qua dentro non può seguire l’istinto, questa è gente che dentro ha l’inferno!
Molto spesso non guardiamo alla persona che abbiamo di fronte ma pensiamo di risolvere i suoi
problemi parlando per frasi fatte e non cercando di capire quali sia il suo bisogno reale ma
semplicemente cerchiamo di soddisfare il nostro ego ritenendoci i “risolutori” nelle vite degli altri.
-
Quante volte ti sei travestito da “risolutore”?
Nello al signor Ossi durante la riunione
Grazie signor Ossi, ammettere di non aver idea è un ottimo contributo alla discussione.
In un’altra scena:
Si discute sul ruolo del signor Robby Sansa
Direttore signor Fabio:Lui non parla, non lavora è uno scanza fatiche. Un peso morto
Nello: Eccellente curriculum signor robby lei può fare il presidente.
Pretendiamo sempre tanto dagli altri, forse anche troppo, e non ci rendiamo conto che magari
quella persona, anche se a noi sembra poco, sta dando tutto se stesso, come la povera vedova (dal
Vangelo di marco 12,41-44) e per questo non diamo fiducia a quanto sta facendo.
-
Quante volte non ti è bastato quello che gli altri avevano da darti perché non rispondeva
alle tue aspettative?
Al termine del primo lavoro Nello parla ai soci
Su col morale. Sapete perché abbiamo sbagliato? Perché abbiamo fatto! Solo chi non fa non
sbaglia!
L’importante è imparare dagli errori.
Chi sbaglia non può meritare una seconda possibilità e se siamo arrabbiati per il fallimento magari
quella persona la mortifichiamo anche cosicchè per riconquistare la nostra fiducia dovrà fare i salti
mortali e forse non basteranno neppure.
-
Sei capace di rigenerare nuova fiducia dal fallimento dell’altro nei tuoi confronti? O sei
tra quelli che deve essere “riconquistato”?
Nello parlando con il dottor Del Vecchio
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Wikipedia
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Nello: Perchè me li scoraggia. Io mi faccio un mazzo così per motivarli.
Dottor Del vecchio: Guardi che lei non li motiva, li illude.
Il limite tra il dare fiducia e l’illudere le persone è molto flebile e senza neanche accorgercene
spesso lo sorpassiamo. Questo perchè pensiamo che essere dei motivatori sia cosa facile e quando
lo facciamo ci sentiamo dei “grandi”. Un motivatore però deve saper ascoltare quello che
veramente l’altro gli sta dicendo, deve essere coerente e credibile e basare le sue certezze su
qualcosa di più grande di lui o su Qualcuno perché se manca di ciò sta portando l’altro verso il
nulla e quindi verso il nulla e quindi verso un’illusione.
-
E tu? Motivi o illudi?
Durante una riunione Nello propone di rinunciare a qualche stipendio per sovvenzionare un
nuovo lavoro che frutterà di più ma i soci non sono d’accordo.
Nello: Ragazzi ma a quelli che stanno male come stavate male voi non ci pensate? Potremmo
aiutare ad uscire altre persone dal manicomio.
Signor Fabio: Io adesso sto bene e ho già prenotato per le ferie.
Il dottor Forlan e Nello discutono dopo la votazione
Nello: Io li ho sempre trattati alla pari se mi fanno incazzare, mi incazzo!
Dottor Forlan: Loro che ti votano contro è la tua vittoria più bella, non te ne sei reso conto eh?
Quando le cose non vanno come le abbiamo programmate pensiamo che tutto stia andando male
e se invece grazie al lavoro che abbiamo fatto e alla fiducia che abbiamo dato le cose iniziano a
girare come devono? Il problema è forse accettare che non tutto dipende da noi e non possiamo
dare fiducia a qualcuno e dopo pretendere di essere ricambiati per averlo fatto…altrimenti che
merito ne avremo?
-
Lasci spazio alle situazioni e alle persone di andare come devono andare o se non governi
tutto tu ritieni che non stia andando nulla bene e quindi è bene gettare tutto all’aria,
rapporti con le persone compresi?
Nella colonna sonora del film, “L’isola che non c’è di Edoardo Bennato”, ascoltiamo:
Seconda stella a destra
questo è il cammino,
e poi dritto fino al mattino
non ti puoi sbagliare perché
quella è l'isola che non c'è!
E ti prendono in giro
se continui a cercarla,
ma non darti per vinto perché
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chi ci ha già rinunciato
e ti ride alle spalle
forse è ancora più pazzo di te!
I veri pazzi, sono quelli che non credono nell’altro, sono quelli che credono di conoscerlo e poi non
sanno un bel niente, sono quelli che ti deridono e ti giudicano se dai a qualcuno un'altra possibilità
perché non se la meritava. I “non pazzi” cercano sempre l’incontro e non si fermano mai.
-
Tu sei in viaggio a cercare l’isola o hai già trovato il tuo approdo?
Attiviamoci
La spirale di sentimenti e atteggiamenti descritti si può ben schematizzare attraverso il disegno di un
albero:
- alle radici c’è l’origine di ogni altra cosa: la paura dell’altro, la considerazione della diversità come
ostacolo e come crepa nell’asfalto che impedisce a due persone di avvicinarsi.
- il fusto, da radici del genere, non può che rappresentare il razzismo: inteso nelle sue forme più brutali e
immotivate che porta ai gesti più estremi.
- come ogni albero produce fiori e frutti: la rabbia, l’umiliazione dell’altro, il non star bene con se stessi,
la solitudine e tanti altri.
Naturalmente come ogni per ogni albero i semi dei frutti e dei fiori generano alberi simili: la paura genera
paura in una reazione a catena senza fine.
Avendo a disposizione il disegno di un albero che ha la fiducia alle radici, come lo completeresti?
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UN LIBRO PER TE – ADOLESCENTI
Autore: Koushun Takami (storia) e Masayuki Taguchi (disegni)
Genere: Seinen, rivolto ad un pubblico non infantile
Anno: dal 2000 al 2005
Editore: Play Press (concluso), Panini Comics (concluso)
Numero di uscite: 15
Trama
Nella Repubblica della Grande Asia, uno stato totalitario corrispondente al Giappone della realtà,
vige il “BR act”. In
n accordo a tale normativa, ogni anno viene sorteggiata una classe di terza media
per partecipare al cosiddetto Programma.
Programma Il gioco consiste in una lotta all'ultimo sangue, in cui i
partecipanti, cui è tolta ogni possibilità di fuga, devono uccidersi a vicenda
vicenda in un luogo scelto dal
governo, precedentemente evacuato. Ai partecipanti è fornita un'arma con criteri assolutamente
casuali (dalle mitragliatrici ai coperchi di pentola), in modo da uniformare, affidandole
completamente al caso, le possibilità di sopravvivenza
sopravvivenza tra maschi e femmine. L'obiettivo è che
rimanga un solo superstite. Il manga ha per protagonisti gli studenti di una della 3° B dell'istituto
Shiroiwa, 21 maschi e 21 femmine. Il loro Programma si svolgerà su un'isola evacuata. Si delineano
subito
ito fra gli studenti due diversi approcci alla situazione: quelli che si rifiutano di partecipare al
gioco, e cercano il modo di ribellarsi al governo, e quelli che accettano di combattere. Chi riuscirà a
spuntarla?
Recensione
nni fa, scoppiò la BR mania: dapprima fu pubblicato il libro, che
In Giappone, una decina di anni
raccolse notevoli successi, poi fu la volta del manga; infine fu realizzato un film. Quello che ci
interessa di quest’opera è l’economia del racconto, che da subito si rivela latore di alcune
alcun libertà
narrative, quali l’approfondimento su ciascuno dei 42 ragazzi coinvolti nel Programma, ognuno dei
quali viene fuori come il paradigma di una ben determinata classe di uomini e donne, con le sue
ricchezze, povertà, traumi ed idiosincrasie, che ne fanno un tassello unico all’interno di un
grottesco puzzle. L’ambientazione nella Repubblica della Grande Asia ed il controllo esercitato su
ognuno dei concorrenti, sono sicuramente di matrice orwelliana, dal cui celeberrimo 1984, Battle
Royale trae alcuni spunti. In primo luogo, l’ambientazione in uno stato totalitaristico in guerra col
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resto del globo e che tende a rafforzare le nuove generazioni, reputate molli; in secondo luogo,
l’utilizzo di strumenti di controllo, che esasperano la visione del Grande Fratello descritto da
Orwell, ma che lanciano soprattutto dei messaggi a noi moderni cittadini, sempre più avviati verso
una “cultura del reality”, con tutta la mancanza di libertà che da essa deriva. Il pregio maggiore di
questo lavoro editoriale sta sicuramente nel crudo realismo, che serve nel tratteggiare con grande
dovizia di particolari le fluttuazioni dell’animo umano, quando viene provato in situazioni limite
come quella descritta nel manga: la nitidezza dei disegni e l’attenzione anatomica delle tavole
tradiscono un interesse molto radicato verso la rappresentazione esemplare degli stati d’animo
dei personaggi che ben si muovono in questo mirabile lavoro corale. Andando a trovare una pecca,
si riscontra nel poco realismo dei protagonisti, che nominalmente sono dei ragazzi di 3° media, ma
che, dai disegni e dalla profondità psicologica, risultano ben più grandi.
Riflettiamo insieme
La lettura di tutte le uscite di Battle Royale mette di fronte al lettore una caleidoscopica varietà di
personaggi, che descrivono diverse inclinazioni dell’animo umano: a fronte di questa così grande
variegatezza, concentriamo la nostra attenzione sugli interpreti principali della storia e riflettiamo
assieme sui loro modi di pensare.
Mitsuko Soma: risulta essere uno dei personaggi più negativi in assoluto del manga. Violentata in
tenera età dal patrigno, vive per prevaricare sempre tutto e tutti, oltre a schierarsi da subito tra
coloro i quali partecipano attivamente al Programma. Il suo egoismo la porta a sfruttare le proprie
doti fisiche per circuire i compagni maschi, verso il cui genere prova una profonda sfiducia, pur di
giungere ai suoi scopi. È una ragazza problematica, che sente in sé forte il bisogno di essere amata
e giustificata per i suoi passati sofferti, ma che non riesce a trovare in sé la forza di scardinare la
realtà attuale dei fatti e finisce con l’incorrere sempre nei medesimi errori che, durante questo
gioco al massacro, significano una quantità smodata di omicidi.
Kazuo Kiriyama: anche lui rappresenta un personaggio problematico e negativo: è il corrispettivo
maschile di Mitsuko Soma, per il suo schierarsi dalla parte dei carnefici e per la sua noncuranza nei
confronti della vita altrui, ma, mentre la prima prova un sadico divertimento nel suo procedere nel
gioco, il secondo lo affronta con un’insensibilità che lascia sgomenti. Si macchia di innumerevoli e
spietati delitti per poi scoprire che la sua morale assente deriva da un incidente avuto in tenera
età: ha un intelletto di prim’ordine, ma mette le sue capacità al servizio del male.
Shogo Kawada: incarna lo stereotipo del duro dal cuore d’oro: per una sfortunata coincidenza,
l’anno prima ha preso parte al medesimo Programma, uscendone vincitore, ma l’anno dopo la
scuola nella quale si è trasferito viene sorteggiata! Rappresenta coloro i quali hanno una profonda
bontà nel loro cuore, ma, per gli orrori visti, cercano di costruirsi spessi muri di protezione dal
mondo circostante. Le sue barriere si infrangono davanti alla forza interiore di Shuya, del quale
diventa amico e compagno.
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Shuya Nanahara: è un ragazzo con un radicato senso della giustizia, che lo porta a soffrire più di
chiunque altro all’interno del Programma, per la sua crudele impostazione. Si fida di tutti ed, ogni
volta che incontra un compagno di classe, cerca di farlo ragionare e di portarlo dalla sua parte per
cercare di scardinare la dinamica omicida del gioco: risulta il vincitore morale ed effettivo del
gioco, in quanto al termine di tutto, si salva insieme all’amica Noriko e porta con sé i sogni e le
speranze di tutti i suoi sfortunati compagni di classe. Lascia spiazzati la sua filosofia di assoluta
fiducia nei confronti del prossimo che lo porta a pensare che tutti i suoi compagni siano dei bravi
ragazzi e che si siano trasformati durante il Programma solo per la situazione estrema nella quale
si erano trovati, altrimenti si sarebbero comportati ben diversamente.
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UN LIBRO PER TE – GIOVANI ADULTI
Sensibile scrittore divenuto celebre per la poetica raccolta di scritti
riuniti nel volume "Il profeta", Kahlil Gibran è nato il 6 dicembre 1883
a Bisharri (Libano), da una famiglia piccolo-borghese
piccolo borghese maronita. I
genitori erano cristiani maroniti, cattolici della Palestina
settentrionale;crebbe
tentrionale;crebbe con due sorelle, Mariana e Sultana, e il
fratellastro Boutros, nato dal primo matrimonio della madre, rimasta
vedova. Famiglia unita e permeata dal rispetto reciproco, i Gibran si
videro costretti ad emigrare per ragioni economiche negli Stati Uniti.
Approdarono così sul suolo americano nel 1895. A dodici anni Kahlil
cominciò a frequentare le scuole del posto ed è per questo motivo
che il suo nome venne abbreviato in Kahlil Gibran, formula che usò
successivamente
anche
nei
suoi
scritti
in
inglese.
In seguito, adulto, visse a Boston nel quartiere cinese, abitatoda immigrati italiani, irlandesi e
siriani.
Tornato nel 1899 per tre anni a Beirut per studiare la lingua e la letteratura araba, soggiornò poi in
Libano e Siria, ma nel 1902, desideroso
desideroso di rivedere la terra che aveva segnato gran parte della sua
vita, tornò a Boston.
Nel 1908 è a Parigi per studiare all'Accademia di Belle Arti e si avvicina alla filosofia di Nietzsche e
di Rousseau.. Nel 1920 è tra i fondatori a New York della Lega Araba, che doveva rinnovare la
tradizione araba con l'apporto della cultura occidentale. In qualità di artista Gibran è stato un
personaggio davvero eclettico,
tico, contrariamente a quanto la sua fama, legata perlopiù a "Il Profeta",
faccia presupporre.
Oltre che scrittore infatti Gibran fu anche pittore e organizzatore di cultura, in controtendenza al
suo carattere schivo ed introverso. Gran parte delle sue iniziative
iniziative si devono al lodevole aiuto della
sua amica Mary Haskell, che lo ha finanziato più volte.
Tra le altre sue opere segnaliamo "Il miscredente,"
miscredente," breve romanzo scritto nel 1908 per la rivista
"L'Emigrante", in cui impegno politico e tensione civile prevalgono ancora sulla dimensione
religiosa.
Altre sue produzioni da ricordare sono il testo autobiografico (in cui esprime il dolore per la morte
dell'adorata moglie Selma), "Le ali infrante"
infrante (1912), scritto in inglese e le "Massime
Massime spirituali",
spirituali un
testo tipico della sua produzione, tra l'aforistico e il mistico, teso a una conciliazione tra occidente
e oriente.
Morì a New York il giorno 11 aprile 1931,
1931, stroncato dalla cirrosi epatica e dalla tubercolosi; la sua
salma fu portata, secondo le sue volontà, in un eremo libanese.
Due anni dopo verrà pubblicata un'opera che aveva lasciato incompiuta: "Il
"Il Giardino del Profeta".
Profeta
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L’altro
Il tuo prossimo
è lo sconosciuto che è in te, reso visibile.
Il suo volto si riflette
nelle acque tranquille,
e in quelle acque, se osservi bene,
scorgerai il tuo stesso volto.
Se tenderai l'orecchio nella notte,
è lui che sentirai parlare,
e le sue parole saranno i battiti
del tuo stesso cuore.
Non sei tu solo ad essere te stesso.
Sei presente nelle azioni degli altri uomini,
e questi, senza saperlo,
sono con te in ognuno dei tuoi giorni.
Non precipiteranno
se tu non precipiterai con loro,
e non si rialzeranno se tu non ti rialzerai.
L’altro è fondamentale nella mia vita, poiché l’altro è un “altro me”. Come faccio a vivere senza
relazionarmi, indipendentemente da chi mi circonda?
Devo imparare a conoscere e riconoscere l’altro come dono. Ogni persona che incrocio sul mio
cammino mi regala qualcosa di sé, che mi fa riflettere, crescere, cambiare. Non sono isola, non
devo, non voglio esserlo! L’altro è mio fratello e devo aprirmi a lui, fidarmi di lui. Se mi fido
dell’altro, anche l’altro si fiderà di me e insieme costruiremo l’amore.
Creare fiducia
I seguenti giochi riguardano la creazione all’interno della fraternità di un clima di fiducia,
comprensione, collaborazione e confidenza, e richiedono estrema concentrazione. Devono essere
presentati e gestiti con massima attenzione.
VENTO TRA I SALICI
Descrizione dettagliata:
1. Disponetevi in circolo. Un volontario va al centro. Chiudendo gli occhi, si lascia andare
mantenendo il corpo rigido.
I partecipanti intorno a lui lo sostengono ed evitano che cada (tenendo le braccia tese davanti al
corpo e una gamba più avanti dell’altra leggermente piegata).
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2. Inizialmente è necessario che il gruppo tenga le mani al centro in maniera tale che il volontario
si senta protetto e al sicuro.
Man mano che la fiducia aumenta i partecipanti possono allontanarsi leggermente dal centro.
3. Fate a turno, in modo che tutti abbiano l’opportunità di stare al centro.
4. Assicuratevi che vi siano sufficienti persone per tenere la persona al centro, specialmente se
qualche partecipante è un po’ più pesante.
CORRERE BENDATI
Descrizione dettagliata:
1. Fate in modo che i partecipanti stiano in piedi ad un’estremità della stanza.
2. Un volontario viene bendato e mandato all’altra estremità. A un certo punto, il volontario corre
verso il gruppo.
3. Il gruppo deve essere preparato ad acchiappare il volontario.
4. I partecipanti devono disporsi a mezza luna ed urlare “stop” prima che il volontario raggiunga
l’estremità della stanza e cominci a rallentare.
5. Invitate il volontario a correre il più veloce possibile fino allo “stop” gridato dal gruppo e ad
avere fiducia che il gruppo farà in modo che non sbatta contro il muro.
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UN’OPERA D’ARTE PER TE – GIOVANI
Titolo: L’incredulità di San Tommaso
Autore: Cima da Conegliano
Anno: 1502/1504 ca
Tecnica: Olio su tavola
Dimensioni: 215 x 151 cm
Dove la trovo: Galleria dell’Accademia, Venezia
Commento
È interessante notare, all’interno di questa composizione pittorica, l’essenzialità di forme e
personaggi che contornano la raffigurazione, rendendo l’episodio evangelico in tutta la sua
immediata e diretta importanza: il ridotto numero di personaggi, la disposizione rettangolare della
tavola e l’essenzialità della realizzazione pittorica permettono
permettono all’osservatore di focalizzare la sua
attenzione sul significato della lettura dell’opera.
La figura che rinnova il quadro è Gregorio Magno, rappresentato alla destra dell’osservatore
mentre presenzia alla scena e che fa da trait d’union tra l’antica e la contemporanea Chiesa:
l’autore manda un messaggio proprio a tutto il popolo della Chiesa, attraverso il posizionamento
dei suoi personaggi al di sotto di un portico, che li separa dal mondo esterno, rinchiudendoli nel
loro cantuccio, quasi
si a voler sottolineare il mandato che la Chiesa Universale dovrebbe avere, che
sta nell’itineranza della testimonianza del mistero della Passione, Morte e Risurrezione di nostro
Signore.
Attraverso l’osservazione della pittura si possono trarre ancora due sensazioni: la prima riguarda
l’intima connessione esistente tra Gesù ed il suo discepolo, rintracciabile attraverso il gesto del
Cristo che accompagna la mano dell’apostolo Tommaso nel toccargli le piaghe; la seconda sta nella
resa del cielo terso che va diradandosi, lasciando un’aura di chiarore attorno alla figura del
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Salvatore, che ben rende l’espressione evangelica di tempo, che viene tradotta dal greco kairòs,
traducibile con “tempo opportuno”, oppure “tempo della Grazia”.
Riflettiamo insieme
La sacralità dell’opera invade tutta la scena. L’osservatore sembra quasi restare a bocca aperta
dinanzi a tale manifestazione. Il tutto è molto chiaro: Gesù appare a Tommaso, è tutto per lui, il
corpo di Gesù è a lui volto, e i suoi occhi sono solo per Tommaso, e quelli di quest’ultimo solo per il
suo Signore. Evocando chiaramente il testo Giovanneo: "Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani;
tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!".Gli rispose
Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". (Gv 20,27-28), sembra quasi interrogare l’osservatore, e
chiedergli di dare conto della sua fede. È interessante notare come Tommaso mentre con le mani
appura la ferita, ha gli occhi fissi sul Maestro, quasi a voler dire, non ho bisogno di altro, Tu sei con
me. Di fronte a una tale manifestazione di amore, di fiducia da parte di un Dio che non solo si
umilia assumendo la condiziona umana (cfr. Fil 5,7), si lascia uccidere e dopo la sua morte continua
a depauperarsi per ogni vivente, l’osservatore non può fare altro che chiedersi: ed io? La mia fede
è di tipo sentimentalistico, legato ancora a grandi gesti, o mi fido di Dio certo che mio stare con lui
mi condurrà alla Verità?
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