Tesi Giorgia Zane

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Tesi Giorgia Zane
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA
FACOLTÀ DI AGRARIA
Dipartimento Territorio e sistemi agro-forestali
TESI DI LAUREA IN SCIENZE FORESTALI ED AMBIENTALI
ANALISI E PROPOSTE PER LA MANUTENZIONE DELLA
VEGETAZIONE ERBACEA NEI CANALI DI BONIFICA
Relatore:
Prof. RAFFAELE CAVALLI
Correlatori:
Prof. VINCENZO D’AGOSTINO
Dott. For. STEFANO RAIMONDI
Laureanda:
Giorgia Zane
matricola n° 420601/AB
ANNO ACCADEMICO 2002 - 03
Indice
Riassunto
Pag.
IX
Summary
Pag.
XI
.
Introduzione
Pag.
1
Capitolo1. La manutenzione dei corsi d’acqua
Pag.
5
1.1
La flora delle zone riparie
Pag.
5
1.2
Modalità e tempi
manutenzione
della
Pag.
14
1.2.1
Manutenzione del fondo
vegetazione acquatica
della
Pag.
16
1.2.2
Taglio della vegetazione di sponda
Pag.
17
1.2.3
Manutenzione degli argini
Pag.
18
1.2.4
La gestione della vegetazione sfalciata
Pag.
19
1.3
Macchine ed attrezzature
Pag.
21
1.3.1
Trinciasarmenti
Pag.
22
1.3.2
Barra falciante
Pag.
24
1.3.3
Cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante
Pag.
28
di
esecuzione
V
e
taglio
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
Pag.
31
2.1
I corsi d’acqua naturali
Pag.
33
2.2
I corsi d’acqua artificializzati
Pag.
35
2.3
Watercourse Act: l’esperienza danese nella
manutenzione
Pag.
37
2.4
Il canale di corrente
Pag.
38
2.4.1
La vegetazione nel canale di corrente
Pag.
41
2.4.2
Manutenzione del canale di corrente
Pag.
44
2.4.3
I risultati ottenuti
Pag.
45
2.5
I canali inerbiti: l’esperienza statunitense
Pag.
46
Capitolo 3. Materiali e metodi
Pag.
49
3.1
Area di studio
Pag.
51
3.1.1
Rio Tasca
Pag.
54
3.1.2
Scolo Bigonzo
Pag.
57
3.2
Quantificazione del sedimento e della
vegetazione asportata con la cucchiaia
rovescia a griglia con barra falciante
Pag.
60
3.3
Variazione della quota relativa del pelo libero
rispetto ad un punto di riferimento e variazione
della velocità media in funzione dello sfalcio di
un canale di corrente
Pag.
60
3.4
Analisi della viabilità consortile
Pag.
63
VI
Capitolo 4. Risultati
Pag.
65
4.1
Quantificazione del sedimento e della
vegetazione asportata con la cucchiaia
rovescia a griglia con barra falciante
Pag.
65
4.2
Variazione della quota relativa del pelo libero
rispetto a un punto di riferimento e variazione
della velocità media in funzione dello sfalcio di
un canale di corrente
Pag.
67
4.3
Analisi della viabilità consortile
Pag.
94
Capitolo 5. Possibilità di sviluppo
Pag.
99
5.1
Macchine motrici in grado di operare in
maniera simmetrica rispetto all’asse dell’asta
fluviale
Pag.
100
5.2
Macchine motrici a carreggiata ridotta e ruota
stabilizzatrice
Pag.
103
5.3
Motobarche dotate di organi stabilizzatori e di
appoggio in grado di sopportare attrezzature
pesanti o su braccio articolato
Pag.
105
Conclusioni
Pag.
107
Appendice A
Pag.
111
Bibliografia
Pag.
123
VII
Riassunto
Le attività di manutenzione, ordinaria e periodica, dei corsi d’acqua e dei
canali artificiali sono le azioni che svolgono normalmente i Consorzi di
Bonifica per garantire la sicurezza idraulica e la tutela della salubrità
ambientale. Queste attività si realizzano, in parte, con lo sfalcio della
vegetazione riparia, utilizzando macchine ed attrezzature che presentano
caratteristiche e funzioni diverse in relazione, soprattutto, alla variabilità
morfologica dell’alveo e al grado di urbanizzazione. Tale vegetazione,
benchè costituisca biotopi di estremo interesse e svolga sia funzioni
idrobiologiche
che
funzioni fondamentali per
la
vita
animale,
è
continuamente minacciata dalla realizzazione di opere idrauliche e dalla
diffusione di attività agricole a ridosso degli argini.
La manutenzione “gentile” proposta nei New Watercourse Act danesi, che
entrarono in vigore nel 1982, mira, invece, a cambiare in modo attivo il
corso d’acqua, così che sviluppi forme che offrano un habitat compatibile
con lo sviluppo della flora e della fauna. Con la manutenzione “gentile” si
può sviluppare un corso d’acqua angusto e sinuoso all’interno di uno
canalizzato, utilizzando le forze che agiscono nel corso d’acqua stesso e
realizzando un canale di corrente. Questo consiste nel limitare lo sfalcio
della vegetazione a una fascia, conferendogli un andamento sinusoidale,
così da riprodurre le condizioni che si presentano in un corso d’acqua
naturale.
Un’altra esperienza volta alla costituzione e al mantenimento della
vegetazione in alveo, è rappresentata dai canali inerbiti: una pratica di
origine statunitense che risale agli anni ’50, sviluppata dall’U.S. Soil
Conservation Service.
Presso il Consorzio di Bonifica Dese Sile sono state realizzate tre
sperimentazioni. La prima, volta alla quantificazione del sedimento e della
vegetazione asportati con la cucchiaia rovescia a griglia con barra
falciante, ha dimostrato come tale attrezzatura causi ingenti danni sia al
piede della sponda sia alla vegetazione erbacea, riducendo sensibilmente
la biodiversità. La seconda sperimentazione, volta alla realizzazione di un
IX
canale di corrente, ha dimostrato come tale pratica permetta il
contenimento del rischio idraulico e, allo stesso tempo, la conservazione
di una fascia vegetazionale che assolve le numerose funzioni attribuite
alla vegetazione riparia. La terza, volta all’analisi della viabilità consortile,
ha dimostrato come il crescente inurbamento e certe pratiche agricole,
impediscono le normali operazioni di sfalcio con mezzi meccanici, con il
conseguente l’impiego di operatori per lo sfalcio manuale. Da tale
sperimentazione, inoltre, si è preso spunto per la presentazione di alcuni
macchinari innovativi, di fabbricazione straniera, che agiscono in relazione
solo alle caratteristiche morfologiche dell’alveo, indipendentemente dalla
presenza di ostacoli sugli argini.
X
Summary
Standard and periodic maintenance operations of watercourses and
canals are usually carried out by Land Reclamation Syndicates in order to
guarantee water safety and to safeguard the environment. These
operations are performed partly by mowing riverine vegetation using
machines and tools which have differing features and functions according
to the riverbed morphological variations and according to the urban
migration phenomena. Although this vegetation consists of extremely
interesting biotopes and carries out both hydrobiological and essential
functions for animal life, it is continuously threatened by plumbing
constructions and by the increase of agricultural activities close to the river
banks.
“Soft” maintenance suggested by the Danish New Watercourse Act, which
became effective in 1982, on the other hand aims at changing
watercourses in an active way creating forms which offer an ideal habitat
for flora and fauna. With the “soft” maintenance one can develop a narrow
and winding watercourse within a canal taking advantage of the forces
which act in the watercourse itself creating a flowing canal.
This involves limiting the mowing of the vegetation to a strip, creating a
winding pattern in order to reproduce the conditions of a natural
watercourse.
Another trial
aimed at creating and maintaining riverbed vegetation is
represented by turfed channels. This US method dates back to the 50s
and was developed by the US Soil Conservation Service.
The Dese Sile Land Reclamation Syndicate has experimented three
methods.
The first which quantifies the sediment and vegetation removed with a
cutting reverse grid shovel, demonstrated that this type of machine causes
great damage both to the lower part of the bank and to the vegetation
greatly reducing the biodiversity.
XI
The second method involved creating a flowing canal and showed that this
limited the water works’ risk and at the same time saved a portion of
vegetation imperative to several riverine vegetation functions.
The third method which consisted in analyzing the Syndicate’s system
demonstrated that the increasing urban migration and certain agricultural
activities prevent standard mechanical mowing procedures from being
performed therefore making it necessary to have workers mow manually.
This experience has prompted to present a number of innovative
machines, manufactured outside of Italy, which operate only on the
riverbed form and structure, without taking into account any obstacles
present on the banks.
XII
Introduzione
Rendere compatibili gli usi di un corso d’acqua e delle sue aree riparie con
la difesa dalle piene nonché con la salvaguardia o il ripristino della
biodiversità, da cui deriva la conservazione della capacità autodepurativa
del sistema fiume, è un’esigenza inderogabile per i nostri corsi d’acqua
(Braioni e Penna, 1998).
Spesso, invece: ”l’istintiva risposta delle autorità e della popolazione alle
sempre più frequenti alluvioni è la richiesta di interventi immediati di
arginature e di pulizia dei fiumi dalla vegetazione e dagli accumuli di
ghiaia, affrettatamente individuati come responsabili delle esondazioni”
(Sansoni, 1995).
La salvaguardia degli ambienti fluviali assume, un’importanza tale da
incoraggiare fortemente gli studi ad essa interessati, sia la formulazione di
indici che offrono spunti per un approccio multidisciplinare al problema.
La nascita di questa problematica è riconducibile agli anni della
ricostruzione postbellica e del successivo miracolo economico. In tali
condizioni si è assistito a uno sviluppo che ha trascurato la tutela
dell’ambiente e del paesaggio.
Le conseguenze sono state: un’urbanizzazione senza precedenti delle
coste, delle pianure alluvionali, con il conseguente dilatarsi delle periferie
e delle infrastrutture viarie, contestualmente all’inquinamento delle acque,
dell’aria e del suolo. La costruzione di insediamenti industriali e abitativi, la
realizzazione di nuove strade ed autostrade e l’allargamento di vecchie
sedi stradali in prossimità degli alvei, hanno indotto la riduzione delle aree
di esondazione, dove, in caso di piena, le acque vengono trattenute.
La legislazione sulla tutela delle acque, coerente con tale contesto socioeconomico, è stata sino agli anni ’90, con l’introduzione della legge
183/89, quasi inesistente: “C’era infatti il prevalere di un obiettivo
utilitaristico, anziché ecosistemico: un risanamento dei fiumi finalizzato
non tanto al ripristino della loro funzionalità ecologica, ma in primo luogo a
garantire la disponibilità di una risorsa di qualità adeguata agli usi umani,
produttivi, energetici, irrigui, potabili” (Silingardi et al., 2000)
1
Negli ultimi cinquant’anni lo sviluppo economico ha investito anche il
paesaggio agrario determinandone una radicale trasformazione, con un
”...rapido passaggio dall’agricoltura contadina a quella meccanizzata, da
un mosaico di colture diverse e separate da filari di alberi, siepi,
cavedagne e corsi d’acqua contornati di vegetazione a monocolture su
grandi appezzamenti…” (Ghetti, 2003), con arature e lavorazioni del
terreno a ridosso degli argini.
In questo scenario complesso, la pubblica amministrazione e i privati, al
fine di garantire la sicurezza idraulica, anziché concentrarsi su un gestione
territoriale oculata, garantendo ai fiumi spazi sufficienti al transito delle
portate di piena, hanno promosso sistemazioni idrauliche. In esse, i corsi
d’acqua scorrono entro alvei geometrici devegetati e argini sopraelevati,
controllati da difese spondali, briglie, cementificazioni e canalizzazioni
(Baldo, 2002).
L’accresciuta attenzione ai problemi ambientali, promossa anche da
politiche mirate, ha però di recente messo in discussione questo modello
di gestione dei corsi d’acqua.
“Numerosi studi ne hanno, infatti, evidenziato gli effetti negativi sia dal
punto di vista ambientale che da quello del rischio idrogeologico ed è
emersa la necessità di ricostituire l’integrità naturale dei corsi d’acqua,
restituendo ai fiumi le loro proprie funzioni, a partire da quelle di
regolazione delle piene e di autodepurazione degli inquinanti” (Cirf et al.,
2002).
Questa tesi si pone l’obbiettivo di analizzare le attuali modalità di
manutenzione della vegetazione erbacea praticate nei canali di bonifica, e
di proporre, in seguito ai risultati ottenuti con le sperimentazioni, sia nuove
metodologie
di
gestione,
maggiormente
volte
alla
valorizzazione
dell’ecosistema fluviale e della biodiversità, sia macchine e attrezzature
innovative, pensate e costruite senza perdere di vista le caratteristiche
dell’ambiente in cui operano.
2
Le tesi che si intendono dimostrare con tale lavoro sono:
•
L’elevato impatto ambientale esercitato dall’utilizzo della cucchiaia
rovescia a griglia con barra falciante.
•
L’applicabilità della pratica del canale di corrente sui canali della
pianura veneta e la sua convenienza.
•
L’influenza dell’urbanizzazione e delle pratiche agricole sulle
modalità di sfalcio meccanizzato dei canali.
3
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
“Devono essere considerate attività di manutenzione tutte le azioni volte al
mantenimento e al ripristino della funzionalità ecologica del territorio oltre
alla funzionalità idraulica di tutte le opere, manufatti e strutture necessarie
per il perseguimento del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI).
Gli interventi di rinaturazione, se volti al ripristino della funzionalità
ecologica di un ecosistema o parte di esso (ad esempio i tratti fluviali)
sono da considerare interventi di manutenzione del territorio” (Comitato di
consultazione Autorità di Bacino Po, 2001).
1.1 La flora delle zone riparie
La vegetazione riparia è definita tipicamente azonale, ovvero di tipo ed
ecologia diversi rispetto alle vegetazioni esterne al sistema fluviale che
seguono invece una precisa zonazione climatica. Il corso d’acqua
rappresenta quindi un elemento geografico di forte differenziazione
ambientale e paesaggistica (Sartori e Bracco, 1993) che Di Fidio (1991)
ha definito come un macroecosistema, costituito al suo interno da un
mosaico di biotopi (Fig.1.1)
Fig. 1.1 Profilo tipico della vegetazione di un corso d’acqua di pianura in
condizioni naturali (Di Fidio, 1991)
5
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
Ciutti (2003) definisce la zona riparia, secondo l’aspetto funzionale, come:
”…un ecotono tridimensionale fra ecosistema acquatico e terrestre, che si
estende in profondità (acqua sotterranea), in altezza verso la copertura
vegetale, esternamente attraverso la piana alluvionale e gli ecosistemi
terrestri ed in senso longitudinale al corso d’acqua con ampiezze variabili”.
Emerge, quindi, come negli ambienti di acqua dolce (fiumi, canali, stagni,
paludi) e nelle loro immediate adiacenze (rive, scarpate, ecc), si
concentrino elementi floristici e vegetazionali costituenti biotopi di estremo
interesse che, a causa della crescente espansione delle attività umane
nelle zone di pianura, sarebbero altrimenti destinate all’estinzione. Negli
ultimi anni, in tutto il mondo, e particolarmente in Europa, hanno preso vita
iniziative per la salvaguardia di tali ambienti (Pinna, 1983) dai
preoccupanti
scomparsa,
fenomeni
o
la
d’inquinamento
drastica
e
riduzione,
di
di
eutrofizzazione.
talune
specie
La
vegetali,
particolarmente sensibili, a favore di altre assai invadenti e tendenti ad
omogeneizzare e a banalizzare il paesaggio sono la manifestazione
dell’attuarsi di tali fenomeni.
La sensibilità degli organismi vegetali anche alle minime variazioni
chimico-fisiche di un corso d’acqua fanno sì che questi, da un lato,
costituiscano dei formidabili indicatori biologici della qualità dell’ambiente
ma, dall’altro, siano estremamente suscettibili a una serie di disturbi di
natura biotica, come l’azione erosiva e l’azione di deposito dei materiali da
parte del corso d’acqua, e di natura abiotica, quali le attività umane.
La continua realizzazione di opere idrauliche favorisce l’impoverimento di
questi ambienti. Infatti, se per un verso consentono il più regolare
convogliamento
e
scorrimento
delle
acque,
dall’altro
tendono
a
trasformare sempre più il corso dei fiumi in corsi d’acqua privi di vita, in cui
si antepongono la portata, la velocità di scorrimento, il trasporto solido,
ecc, agli aspetti legati alle caratteristiche biologiche proprie del corso
d’acqua (Amministrazione della Provincia di Venezia, 1986).
Anche le attività agricole hanno contribuito al depauperamento delle fasce
di vegetazione riparia che costituiscono uno dei pochi elementi di
6
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
biodiversità del paesaggio agrario. Ciò è dovuto alle colture agrarie che,
arrivando a ridosso dei fossi esistenti, condizionano negativamente
l'evoluzione delle formazioni vegetali verso uno stadio di maggiore
equilibrio. A questo proposito Fregolent e Grespan (1997) affermano come
”…nonostante
il
patrimonio
vegetazionale
risulti
piuttosto
povero
quantitativamente e qualitativamente è comunque in grado di assolvere la
funzione di rifugio della fauna stanziale. Sarebbe auspicabile, quindi, al
fine di preservare i canali dall' inquinamento idrico, la creazione di fasce di
rispetto da sottrarre alle pratiche agricole”.
Il fattore determinante sulla composizione e la struttura delle vegetazioni
riparie è rappresentato dalla dinamica dei livelli idrici, compresi quelli
freatici, e dai naturali processi geomorfologici che ne derivano
(Francescato, 2002; Hupp, 1999). Il regime delle acque condiziona infatti
la genesi del suolo, il rifornimento di sostanza nutritiva, la granulometria, la
disponibilità idrica, ecc.
La disponibilità idrica in terreni prossimi al corso d’acqua diminuisce in
senso trasversale rispetto alla direzione della corrente ed, in generale,
diminuisce da monte verso valle, quando ai substrati ghiaiosi si vanno
sostituendo quelli argillosi. Alla granulometria del substrato è invece legata
la fertilità del terreno: i depositi più fini sono dotati di una maggiore
capacità di trattenere nutrienti minerali rispetto alle frazioni più grossolane.
Un apporto significativo di fertilità è inoltre fornito dalle piene che
trasportano e depositano consistenti quantità di materiali organici, dando
vita a una vera e propria fertilizzazione naturale operata dal fiume
(Ellenberg, 1982).
L’acqua corrente invece rappresenta insieme una condizione favorevole e
un aspetto svantaggioso per le piante che vivono immerse. Il
rimescolamento delle acque, infatti, provocato dalla turbolenza, le
arricchisce dei gas necessari alla vita, e il loro continuo movimento
permette alle piante di assumerli con continuità. La torbidità rappresenta in
genere una situazione transitoria, legata ai periodi di piena: Normalmente,
l’acqua appare limpida e permette una buona illuminazione delle foglie
7
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
sommerse. In condizioni di piena, però, all’azione meccanica della
corrente e a quella della turbolenza si associa anche l’opera di abrasione
da parte dei sedimenti trasportati, che danneggiano soprattutto le superfici
delle foglie sommerse particolarmente delicate. Le piante, quindi, devono
essere capaci di resistere alle sollecitazioni meccaniche imposte dal
flusso, perciò raramente presentano lamine molto ampie, più tipicamente,
le foglie sono invece ridotte a fini lacinie, o a nastri sottili e flessibili.
Il moto dell’acqua provoca anche l’erosione del fondo dell’alveo per cui i
sedimenti, nei quali la vegetazione corrente affonda le sue radici, possono
essere asportati. Ciò rende precario l’ancoraggio e instabile la
vegetazione. L’asportazione degli elementi più fini del fondo priva poi le
piante di una gran parte dei nutrienti in essi contenuti (Bracco, 1983).
L’insieme dei fattori ecologici descritti e la loro combinazione determina
l’instaurarsi di vegetazione con composizione caratteristica ma instabile,
poiché in tali ambienti la potenziale valenza ecologica è raramente
raggiunta e più spesso è sostituita da consorzi floristici impoveriti,
deturpati e soprattutto eutrofizzati. Fregolent e Grespan (1997) affermano
come il raggiungimento di una determinata sequenza vegetazionale sia,
infatti, possibile solo in condizioni di equilibrio e naturalità e in assenza di
elementi perturbatori quali l’azione dell’uomo e l’alternanza della portata.
Spesso perciò si riscontrano tra la vegetazione in alveo popolamenti
monospecifici. Tale aspetto probabilmente è legato alle precarie condizioni
ecologiche a cui le specie sono soggette e alla selezione che tali
condizioni determinano.
La comunità vegetale riparia riveste un ruolo fondamentale per la vita
animale (Fig.1.2), fornendo habitat, mediante risorse alimentari, ambienti
rifugio, substrati per l’ovodeposizione, ad una ricca varietà di vertebrati ed
invertebrati e svolgendo la funzione di “corridoio ecologico”, per lo
spostamento della fauna. La vegetazione acquatica offre inoltre grandi
superfici al perifiton, cioè all’insieme complesso di alghe, batteri, protozoi,
detriti organici, particelle di carbonato di calcio, che si forma e sviluppa
sulla superficie delle piante sommerse. Questo particolare biofilm è in
8
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
grado di decomporre la sostanza organica presente nell’acqua, di
assimilare i nutrienti e di favorire la trasformazione dell’azoto nitrico
disciolto
nell’acqua
in azoto gassoso mediante un processo
di
denitrificazione (Agostinetto e al., 2002).
Le piante acquatiche, poi, rivestono funzioni idrobiologiche, poiché sono
idonee
alla
frega
dei
pesci
e
danno
il
maggior
contributo
all’autodepurazione delle acque. L’apparato radicale delle piante legnose
forma una zona di contatto tra l’acqua corrente e l’acqua sotterranea della
falda circostante.
Fig.1.2 Funzioni della vegetazione in ambiente ripario:1) l’ombreggiamento mantiene l’acqua
fresca e ossigenata; 2) gli insetti ed altri piccoli invertebrati che cadono dalle piante sono catturati
dai pesci; 3) la vegetazione fornisce supporti per l’emergenza delle ninfe acquatiche consentendo
la metamorfosi e lo sfarfallamento degli insetti adulti; 4) la vegetazione permette agli insetti alati
di posarsi per deporre le uova dalle quali origineranno larve acquatiche; il perifiton depura l’acqua;
5) molti insetti adulti trovano rifugio tra la vegetazione; 6) gli uccelli dei campi nidificano qui; 7)
habitat favorevole per le farfalle, i coleotteri e altri insetti; 8) gli apparati radicali consolidano le
sponde; 9) gli uccelli trovano cibo sugli alberi; 10) le radici sommerse sono un ottimo rifugio per i
pesci; 11) le foglie cadute sono una fonte alimentare per gli invertebrati acquatici. (Madsen 1995,
Sansoni, 1996)
La riva è permeabile e quindi consente scambi tra i due corpi d’acqua,
9
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
appunto attraverso le radici delle piante, che assorbono sali dalle acque e
quindi esercitano un effetto depurante.
La vegetazione di riva favorisce un duplice processo di sedimentazione: in
tempo di piena il corso d’acqua vi deposita le materie solide trasportate,
mentre viceversa la sabbia e il limo asportati per erosione superficiale dai
terreni circostanti vengono trattenuti, con un effetto di filtrazione sulle
acque meteoriche di ruscellamento; in entrambi i casi sono sottratte al
corso d’acqua sostanza nutrienti e quindi diminuisce il carico inquinante.
Gli alberi presenti lungo gli argini, con le loro chiome, fungono da
regolatori della temperatura dell’acqua e della luce. Le rapide fluttuazioni
di temperatura, infatti, hanno un impatto negativo sulla deposizione delle
uova e sulla sopravvivenza delle specie ittiche, mentre la luce favorisce lo
sviluppo di periphyton e macrofite.
Dall’analisi delle specie tipiche della zona riparia emerge come queste
possiedano adattamenti morfologici ed ecologici peculiari: fusti e radici più
flessibili, aerenchimi o radici avventizie, riproduzione vegetativa per
radicamento di rami, fusti e radici, disseminazione per trasporto acqueo
(Ciutti, 2003).
A livello sistematico, in ambiente mediterraneo, tra la vegetazione
acquatica che può crescere all’interno dell’alveo si riscontrano sia rizofite
(specie radicate al fondo) quali il millefoglio d’acqua – Myriophyllum spp.,
la ninfea gialla – Nuphar luteum (L.) Sibth, la ninfea bianca – Nymphaea
alba L., le brasche - Potamogeton spp., i ranuncoli – Ranunculus spp., la
castagna d’acqua – Trapa natans L.; che pleustofite (specie natanti non
radicate al fondo) quali il morso di rana – Hydrocharis morus-ranae L., la
lenticchia d’acqua, Lemna spp., presente nei piccoli affluenti, ad acqua
fresca, limpida e debolmente corrente che scorrono sotto copertura
arborea, e l’erba pesce – Salvinia natans (L.) All.
A proposito delle prime, Bracco (1983) afferma come le condizioni
severamente limitatrici per la vita vegetale in cui vivono ne influenzano lo
sviluppo. È infatti comune una sensibile torpidità delle acque dovuta sia a
materiali consistenti, quali foglie morte, coltri gelatinose di alghe, piantine
10
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
galleggianti in superficie, che ad un’elevata presenza di microalghe in
sospensione, dovute a condizioni di sensibile eutrofia delle acque, che
conferiscono all’acqua un colore verdastro.
Un’altra condizione limitante è rappresentata dalla ridotta disponibilità dei
gas necessari alla vita della pianta. La lentezza con cui questi si
diffondono nell’acqua ferma, infatti, determina una notevole precarietà di
approvvigionamento. Tale fenomeno tende poi ad aumentare nella bella
stagione quando il riscaldamento dell’ acqua diminuisce il tenore di gas
disciolti in essa. La vegetazione che si sviluppa ha la tendenza quindi a
presentare una struttura complessa, disposta a strati rispetto al fondo e
alla superficie. Le zone più profonde sono occupate da piante
completamente sommerse, adatte a scarsi apporti di luce, che svolgono
tutto il loro ciclo vitale completamente sott’acqua. Le foglie sono
traslucide, sottili e assai delicate, oppure piumose, per la divisione del
lembo in numerose, minute lacinie.
In corrispondenza di una modesta diminuzione di profondità si possono
invece insediare piante che, pur avendo fusto e foglie sommerse,
fioriscono in superficie. Insieme a queste compaiono anche quelle specie
che, pur avendo fusto sommerso, producono foglie in superficie, che
galleggiano liberamente insieme agli organi fiorali. Tali foglie presentano
un aspetto omogeneo dovuto alla consistenza coriacea e alla presenza di
idrorepellenti superficiali che conferiscono loro una certa lucentezza.
Le pleustofite rappresentano, invece, la vegetazione che galleggia
liberamente senza essere ancorata al fondo. A proposito di tali specie
Bracco (1983) descrive come assorbono i gas e la luce necessari ai
processi fotosintetici direttamente dall’atmosfera e come ciò le renda
abbastanza indifferenti alla qualità delle acque in cui di insediano.
Tale vegetazione si riscontra in quei corpi idrici in cui l’acqua risulta
perfettamente tranquilla, lontano da correnti e dall’azione del vento.
Tra le vegetazioni igrofile, quelle più diffuse sono i canneti (Phragmitetea);
questi occupano infatti aree abbastanza estese lungo le sponde dei fiumi,
dei canali e dei fossi, ma anche ampie superfici sia nell’entroterra che in
11
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
zone prossime agli ambienti salmastri delle lagune (Amministrazione della
Provincia di Venezia, 1986). In particolare i fragmiteti (Phragmitetum)
costituiscono uno degli aspetti più appariscenti delle zone umide non solo
di acqua dolce, ma anche di acqua salmastra, formando cenosi quasi
monospecifiche a cui, a seconda dell’ambiente in cui si sviluppano, si
associano specie schiettamente igrofile o blandamente alofite, formando
nelle aree prossime alle lagune una vegetazione di transizione. In zone
paludose di acqua dolce, in corsi d’acqua di dimensioni ridotte,
Phragmites australis si accompagna od è sostituito da Typha angustifolia
o da T. latifoglia – la mazzasorda- formando un Typhetum responsabile
dell’interramento dei canali e della minaccia all’efficienza idraulica
dell’alveo.
Il settore più esterno al corso del fiume è, in genere, occupato dal bosco
ripariale costituito in prevalenza dal pioppo bianco e nero (Populus alba;
P. nigra) e da salici (Salix alba; S. triandra, ecc.) riferibile all’associazione
Salicetum alba. Sono rilevabili sporadiche presenze di ontani (Alnus
glutinosa) e, in posizione più distale, di roverelle (Quercus pubescens).
Nella fascia più a ridosso del corso d’acqua è presente solitamente una
vegetazione arbustiva dominata da salici (Salix purpurea; S. eleagnos).
La componente animale degli ecosistemi è strettamente legata agli aspetti
fitocenotici che tali ecosistemi presentano.
La vegetazione, infatti, può rappresentare per le specie animali un’area di
rifugio, una nicchia trofica o un’area idonea alla riproduzione.
Benché molti tratti fluviali non presentino elementi floristici e faunistici di
elevato pregio naturalistico, possono comunque essere interessati da
sporadiche presenze stanziali o frequentazioni accidentali durante la
stagione migratoria.
Nelle aree fluviali gli interventi volti al mantenimento dell’efficienza
idraulica e alla difesa spondale devono, quindi, essere messi in atto
valutando attentamente e preventivamente le valenze ambientali e
naturalistiche che questi ambiti rivestono.
12
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
Tali interventi possono, infatti, rappresentare un elemento di disturbo alla
vita degli animali e specialmente alla avifauna a causa delle alterazioni
ambientali che arrecano, in modo particolare in concomitanza di
determinati “periodi critici”, quali accoppiamenti e prime fasi dello sviluppo
della prole, particolarmente delicati per la vita degli animali.
13
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
1.2 Modalità e tempi di esecuzione della manutenzione
Nonostante le numerosi funzioni che riveste la vegetazione, il suo
contenimento è comunque essenziale, per la stessa sopravvivenza degli
habitat che si vuole proteggere.
In un canale, che presenta una profondità della corrente modesta, in cui
non si procede a nessuno sfalcio, la vegetazione tenderà in poco tempo
ad invadere completamente l’alveo, rallentando la velocità della corrente,
favorendo l’accumulo di sedimento e determinando un ambiente poco
diversificato. In occasione di precipitazioni, inoltre, la vegetazione
determinerà resistenza al deflusso, producendo l’innalzamento del livello
idrico.
La manutenzione ordinaria e periodica delle opere, l’esercizio delle
idrovore, la manutenzione dei corsi d’acqua e dei canali artificiali, sono le
azioni normalmente attuate dai Consorzi di Bonifica per garantire la
sicurezza idraulica e la tutela della salubrità ambientale.
I continui interventi sono infatti mirati alla salvaguardia delle infrastrutture,
pubbliche e private, e degli insediamenti urbani, per garantire uno sviluppo
dal punto di vista agricolo, civile ed industriale.
La manutenzione dei collettori naturali e artificiali è quindi realizzata
sistematicamente al fine di ripristinare e mantenere l’officiosità idraulica
dei corsi d’acqua, e consentire così sia un idoneo drenaggio dei terreni
circostanti sia il rapido deflusso delle portate di piena (Bajetti e
Paolocci,1999).
Tali operazioni si realizzano generalmente con mezzi meccanici. Spesso
però, in aree soggette a un’elevata pressione antropica, la presenza di
cortili, recinzioni, muri di confine a ridosso del ciglio del corso d’acqua,
interrompe la continuità di accesso e determina così la necessità di
operare manualmente, con conseguente aumento dei tempi e dei costi.
La programmazione degli interventi segue un ordine che risponde ad un
criterio di priorità e di alternanza, considerando, inoltre, l’estensione e la
complessità delle reti idrografiche in cui si opera e il condizionamento
esercitato dal clima e dagli agenti atmosferici. Di norma nei Consorzi di
14
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
Bonifica, entro il mese di marzo di ogni anno è redatto il calendario degli
interventi su tutti i corsi d’acqua consortili, indicando il tipo di attrezzature
da impiegare e il periodo di intervento. Tale calendario, per disposizione
provinciale, deve essere inviato agli Uffici di caccia e pesca delle Province
e a tutti i Comuni interessati. Ogni settimana viene redatto un programma
di lavoro che indica gli interventi da effettuare, il personale e i mezzi da
impiegare. (Raimondi, 2002).
Secondo Bajetti e Paolocci (1999) le difficoltà che si incontrano durante le
fasi di manutenzione possono essere sintetizzate in:
o carenza “fisiologica” di finanziamenti destinati a tali attività;
o dispersione delle attività cantieristiche lungo le aste dei corsi
d’acqua;
o difficoltà di accesso in alcuni tratti;
o qualità delle acque convogliate;
o disinteresse generalizzato delle pubbliche amministrazioni e
dei privati, se non a seguito di crisi.
A tali difficoltà se ne possono aggiungere altre, legate, per esempio, alla
variabilità morfologica e idraulica del corso d’acqua, che implicano
differenziazione nelle attrezzature e la diversificazione del piano di lavoro
della macchina operatrice rispetto a quello della motrice.
La sostanziale simmetria delle strutture spondali rispetto alla mezzeria
dell’asta fluviale, invece, comporta: asimmetria di lavoro e sollecitazioni
strutturali sulla macchina motrice nel caso di operazioni condotte su un
solo lato del corso d’acqua, compattazione della testa di sponda e pericolo
di cedimento (Cavalli, 2003).
Si riscontrano anche problematiche di carattere ambientale legate alle
caratteristiche delle comunità vegetali di tali ambienti, per cui la
vegetazione riparia non può essere assimilata ad una classica formazione
boschiva.
Infatti un corso d’acqua ha un potenziale ecologico abbastanza elevato
che permette di ricolonizzare l’alveo con grande rapidità, a seguito dei
15
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
normali interventi di manutenzione (Bajetti e
Paolocci,1999).
La
complessità di tali ecosistemi dà inoltre luogo a diversi biotopi compresi tra
lo xerofitismo delle aree golenali e l’idrofitismo dell’alveo.
Gli interventi di manutenzione idraulica devono essere, perciò, progettati e
realizzati analizzando le peculiarità del sito d’intervento, privilegiando il
miglioramento e la conservazione della vegetazione presente. Solo in casi
particolari è consentita anche la totale eliminazione della vegetazione
qualora possa ridurre o compromettere l’efficienza idraulica.
1.2.1 Manutenzione del fondo e taglio della vegetazione acquatica
La gestione della vegetazione acquatica deve essere attuata al fine di
soddisfare esigenze di tipo idraulico, quali la velocità del flusso, la
limitazione dell’interramento e la riduzione del rischio di esondazioni, e di
tipo ambientale, quali la qualità dell’acqua, le opportunità ricreative e gli
aspetti naturalistici e paesaggistici.
Le macchine e le attrezzature attualmente utilizzati a questi scopi sono la
motobarca con barra falciante a doppia lama oscillante e la barra falciante
a doppia lama oscillante portata su braccio articolato da trattore.
Il taglio della vegetazione va eseguito tra fine agosto e ottobre allo scopo
di rispettare il periodo riproduttivo della fauna ittica, che generalmente si
concentra nei mesi di febbraio-giugno.
Durante le operazioni di taglio l’operatore deve evitare di movimentare il
fondo così da limitare i rilasci di fosforo, causati dalla messa in
sospensione del sedimento,
e
contenere
l’azione
abrasiva
sulla
vegetazione.
Le erbe sfalciate, trasportate dalla corrente, devono essere fermate
tramite la costituzione di paratoie a griglia temporanee, comunemente
dette “ferme”, realizzate con una serie di pali di legno posti in
corrispondenza di ponti e con una estremità infissa nel fondo.
La vegetazione deve essere raccolta entro 12 ore, al fine di evitare il
rilascio dei nutrienti contenuti nei tessuti vegetali che favoriscono lo
sviluppo della vegetazione stessa, fungendo da fertilizzante.
16
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
Se sono presenti alberi e arbusti all’interno dell’alveo, gli interventi di
ripulitura possono essere di tipo radicale, avendo cura di asportare anche
le ceppaie.
1.2.2 Taglio della vegetazione di sponda
Gli interventi di manutenzione delle sponde devono impedire l’invasione
dell’alveo da parte di dense formazioni di alte erbe e contenere l’eccessiva
diffusione di popolamenti monospecifici, assicurando la velocità di
scorrimento, la limitazione dell’interramento e la riduzione del rischio di
esondazione.
Allo stesso tempo tali interventi non devono annullare i benefici che la
presenza della vegetazione porta al corso d’acqua. Questa infatti, oltre
alla funzioni biologiche già descritte nei paragrafi precedenti, protegge il
piede della sponda, evitandone il cedimento e l’erosione, e attenua il moto
ondoso.
Il taglio viene realizzato con l’escavatore semovente o con il trattore
agricolo dotato di braccio articolato, muniti di cucchiaia rovescia a griglia e
barra falciante.
Il taglio non va eseguito durante il periodo riproduttivo dell’avifauna, che
generalmente si concentra nei mesi di aprile–luglio. Nella scelta dell’epoca
è, invece, preferito il periodo invernale se si persegue il rinvigorimento dei
popolamenti di specie elofite, o il periodo estivo, con particolari attenzioni
per la fauna, se si persegue il contenimento dell’invasione dell’alveo da
parte delle specie elofite e la creazione di un canale di corrente.
In presenza di canneti si realizzano tagli ripetuti nell’arco dell’anno,
concentrati nel periodo estivo, per la loro completa eliminazione, o un solo
taglio annuale per limitare l’accumulo di lettiera e il rallentamento dei
deflussi.
È auspicabile la realizzazione di un taglio biennale quando le condizioni di
rischio idraulico permettono di preservare l’habitat per specie selvatiche.
Il taglio è realizzato da novembre a marzo, permettendo la formazione di
popolamenti meno densi, ma più vigorosi, grazie all’effetto protettivo svolto
17
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
dagli steli dell’anno precedente nei confronti dei nuovi getti (Agostinetto et
al., 2002). Si possono far intercorrere 3 anni o più tra ogni taglio quando, a
rischio idraulico nullo si vuole proteggere la vegetazione erbacea
dall’invasione di quella arbustiva.
L’allungamento dei turni permette infatti di preservare habitat che
presentano
un
elevato
valore
naturalistico,
mentre
sfavorisce
i
popolamenti meno densi e vigorosi, la cui vitalità è minacciata
dall’accumulo di lettiera.
Al fine di permettere lo sviluppo del popolamento si deve, inoltre, evitare di
tagliare le piante al di sotto del livello dell’acqua, poiché la sommersione
prolungata delle stoppie priva i rizomi di ossigeno necessario alla crescita.
Anche in questo caso, come per il taglio della vegetazione acquatica, la
vegetazione sfalciata deve essere raccolta entro 12 ore dal taglio per
evitare il rilascio nel corso d’acqua di nutrienti contenuti nei tessuti
vegetali.
In presenza di alberi e arbusti, gli abbattimenti devono essere indirizzati
verso:
o
tagli fitosanitari che mirino a rimuovere tutte le parti di pianta
o le piante morte (crollate o in piedi), seccaginose,
pericolanti, debolmente radicate che potrebbero essere
facilmente scalzate ed asportate in caso di piena;
o diradamenti selettivi a carico di specie esotiche (considerate
invasive).
Il taglio delle formazioni arbustive, che offrono una resistenza elastica al
deflusso delle acque, deve essere ridotto al minimo in quanto le
formazioni a canna e gli arbusteti in generale, oltre alla funzione di
consolidamento delle sponde, risultano particolarmente importanti sia per
l’avifauna che per gli anfibi.
Qualora non vi siano condizioni di rischio idraulico, l’esecuzione dei tagli
va effettuata evitando il periodo marzo-giugno per arrecare minimo
disturbo all’avifauna nidificante ed in genere alla biocenosi.
18
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
Qualora si intervenga su cenosi di particolare interesse naturalistico, si
deve agire con estrema cautela al fine di non alterare l’equilibrio delle
comunità animali e vegetali che costituiscono l’ecosistema.
1.2.3 Manutenzione degli argini
La gestione equilibrata della vegetazione erbacea e il contenimento della
vegetazione arbustiva hanno lo scopo di proteggere il corpo arginale
dall’indebolimento provocato dagli apparati radicali di alberi e arbusti, che
possono creare vie preferenziali di infiltrazione dell’acqua.
Il taglio della vegetazione si persegue con l’utilizzo della barra falciante a
doppia lama oscillante portata su attacco posteriore o ventro-laterale del
trattore, o con l’utilizzo di trinciasarmenti portato su attacco posteriore o su
braccio articolato del trattore.
Il
taglio
della
vegetazione
arbustiva
è
realizzato
annualmente,
preferibilmente in autunno. In particolare “…per favorire le specie a lenta
crescita, che richiedono minore manutenzione e garantiscono una
maggiore varietà di specie, si eseguono due tagli annui (in autunno e
primavera) nei primi tre anni e si prosegue con un unico taglio autunnale
negli anni seguenti” (Cornelio, 2001).
Anche in questo caso, la raccolta della vegetazione tagliata è utile per
evitare l’aumento della fertilità del suolo che favorirebbe la crescita della
vegetazione. Questo, infatti, implicherebbe la necessità di intervenire più
spesso con interventi di manutenzione degli argini.
1.2.4 La gestione della vegetazione sfalciata
La gestione della vegetazione asportata in seguito ad ogni intervento di
manutenzione, rappresenta un problema tecnico che ogni Consorzio di
Bonifica è chiamato a risolvere.
La vegetazione erbacea, come già illustrato, non può essere lasciata in
loco, poiché subirebbe processi di umificazione e mineralizzazione.
Questi processi aumenterebbero la fertilità del suolo, rendendo necessari
sfalci più frequenti.
19
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
Una parte della vegetazione è quindi raccolta dalle paratoie a griglia
temporanee, che sono poste in corrispondenza dei ponti.
Il materiale raccolto, se le caratteristiche e il grado di maturità lo
permettono, viene ceduto ad aziende agricole che lo utilizzano come
ammendante, poichè un altro tipo di smaltimento rappresenterebbe per il
Consorzio un elevato costo.
Il trasporto, dal luogo di raccolta della vegetazione all’azienda agricola, è
sostenuto dal Consorzio stesso, che ricorre a contoterzisti per lo
spargimento.
Un'altra parte della vegetazione può essere raccolta da uno sgrigliatore,
cioè da una paratoia a griglia fissa, su cui si accumulano, oltre alle erbe,
anche i rifiuti che scorrono sui canali.
In questo caso la massa raccolta viene lasciata marcire e poi affidata alla
locale azienda municipalizzata che gestisce i rifiuti.
Una possibilità di utilizzo della vegetazione erbacea che cresce sugli argini
è rappresentata dalla produzione di foraggi. In questo caso, dopo lo
sfalcio,
è
necessario
procedere
all’essicazione,
all’andanatura
e
all’imballaggio. Condizione indispensabile è la buona qualità della
vegetazione.
La vegetazione, inoltre, può essere utilizzata per la produzione di compost
o biogas.
20
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
1.3 Macchine ed attrezzature
Le macchine e le attrezzature impiegati nella manutenzione dei corsi
d’acqua presentano caratteristiche e funzioni diverse in relazione,
soprattutto, alla varietà di situazioni in cui queste si trovano ad operare.
Scopi primari della manutenzione sono il contenimento del rischio idraulico
e la salvaguardia e tutela della salubrità ambientale attraverso
l’eliminazione della vegetazione presente in prossimità e all’interno
dell’alveo. Tali scopi vengono perseguiti in un contesto complesso
costituito dai corsi d’acqua stessi, da zone profondamente urbanizzate e
da ambienti agricoli in cui questi sono inseriti.
Le caratteristiche tecniche delle macchine e delle attrezzature, così come i
tempi di lavorazione e i costi, sono quindi influenzate da questa
complessa realtà, nonché dalla natura stessa dei corsi d’acqua.
Le macchine, infatti, operano su canali che presentano elevata variabilità
morfologica ed idraulica, ricchi di ostacoli, in cui coesistono acqua e terra.
La macchina operatrice si trova in un piano di lavoro diverso rispetto a
quello della macchina motrice, in una condizione di simmetria delle
strutture spondali rispetto alla mezzeria dell’asta fluviale.
Un ruolo fondamentale nelle attività di manutenzione rivestono gli
operatori, cioè quelle persone che in pratica lavorano con e sul corso
d’acqua. Il termine inglese “river keeper” descrive appieno tali figure
professionali, oggi, più che mai, chiamate a interagire con il corso d’acqua.
Se in passato il loro compito era unicamente ripulire le sponde e l’alveo
dalla vegetazione, perché l’acqua potesse fluire liberamente, oggi gli
operatori devono perseguire altri scopi. Devono, infatti, agire per garantire
che l’acqua fluisca via facilmente, senza compromettere, però, lo sviluppo
delle condizioni naturali del corso d’acqua.
Di seguito sono descritte le macchine e le attrezzature comunemente
usate nella pulizia degli alvei.
21
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
1.3.1 Trinciasarmenti
I trinciasarmenti (Foto 1.1) sono attrezzature costituite da una struttura in
cui l’organo lavorante è formato da un rotore ad asse orizzontale al quale
sono collegati degli utensili sagomati che ruotano a velocità maggiore di
quella di avanzamento.
Gli utensili normalmente sono costituiti da coltelli, ma possono essere
utilizzati in alternativa zappette, martelli o altro.
La vegetazione tagliata è trinciata all’interno del carter in cui ruota il rotore,
la percorre verso l’alto e fuoriesce dalla parte posteriore.
Il trinciasarmenti può essere montato posteriormente al trattore agricolo
per la pulizia delle sommità arginali e spondali, o lateralmente su braccio
articolato, per operare su superfici non orizzontali. In questo caso il
trinciasarmenti è orientabile – a mezzo di pistone idraulico – secondo
l’inclinazione del terreno.
E’ possibile inoltre uno spostamento laterale, a mezzo di pistone idraulico,
per evitare velocemente ostacoli verticali, quali segnaletica stradale e
alberi, senza deviare la marcia del trattore e senza fermarsi. Per
salvaguardare l’attrezzatura dalle conseguenze dell’urto contro ostacoli,
un sistema di sicurezza garantisce l’arretramento del trinciasarmenti, con
ritorno automatico nella posizione di lavoro.
I trinciasarmenti dispongono di un sistema di regolazione dell’altezza di
lavoro, ottenuto tramite slitte laterali oppure ruote o tramite un rullo
posteriore, che ha anche la funzione di creare uno strato uniforme di
prodotto lavorato sul terreno.
Le diverse situazioni in cui tali macchine operano hanno portato allo
sviluppo di varie combinazioni e attacchi al fine di realizzare lo sfalcio in
tutte le tipologie di corso d’acqua.
Si può quindi trovare il trinciasarmenti montato su braccio articolato
portato da un trattore agricolo che consente passate di larghezza pari a 1
metro e di accedere a zone altrimenti non accessibili, scavalcando una
vegetazione a ciglio, che può giungere sino ad un’altezza di 1- 1.5 m.
22
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
Tale combinazione consente di lavorare anche sulla sponda opposta a
quella di transito in corsi d’acqua di ridotte dimensioni.
Il trinciasarmenti montato posteriormente e lateralmente ad un trattore
agricolo permette, invece, di realizzare passate con larghezza di lavoro di
2- 2.5 m; in questo modo è possibile operare sulla sommità arginale e
lavorare in un solo passaggio su sponde con larghezza pari o inferiore alla
larghezza dell’attrezzatura stessa.
Il trinciasarmenti posizionato in modo fisso posteriormente al trattore è il
più classico tra i trinciasarmenti. Ampiamente utilizzato in agricoltura e
nella manutenzione delle sommità arginali e spondali, è impiegato per
primo per creare la via di accesso ai mezzi che lavorano dentro l’alveo.
Questi tipi di attrezzature, nei loro diversi aspetti, sono ampiamente diffusi
per i vantaggi operativi ed economici che comportano.
Consentono infatti una buona velocità di esecuzione, una triturazione e
una distribuzione omogenea della vegetazione sul terreno, che rende
inutile l’intervento di altre macchine e ne permette una pronta
degradazione. I fenomeni di umificazione e mineralizzazione che si
instaurano contribuisco ad aumentare la fertilità del suolo, favorendo così
lo sviluppo di specie erbacee a rapida crescita. Per limitare tale fenomeno,
che è causa di una maggior frequenza negli interventi, è ipotizzabile
l’utilizzo di trinciasarmenti in grado di raccogliere l’erba in contemporanea
al taglio.
23
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
Foto 1.1 Trinciasarmenti
1.3.2 Barra falciante
La barra falciante a doppia lama oscillante è costituita da due lame a
pettine che scorrono l’una sull’altra, muovendosi con moto contrapposto.
Le caratteristiche che presenta, soprattutto in termini di lunghezza,
dipendono dal mezzo su cui viene montata; infatti può essere posta sul
braccio articolato portato da un trattore agricolo o su motobarche ed
operare quindi su sponde, argini e fondo del corso d’acqua.
Qualunque sia la tecnica, l’attrezzatura è comunque caratterizzata da una
ridotta velocità di lavoro e dalla necessità di provvedere al recupero della
vegetazione tagliata.
Si può quindi associare alla normale manutenzione del corso d’acqua la
produzione di foraggi, attività conveniente per i privati, facendo seguire
allo sfalcio vero e proprio, l’essiccazione, l’andanatura, l’imballaggio, il
caricamento e l’asporto delle balle. La vegetazione raccolta può inoltre
essere riutilizzata sia in agricoltura tramite l’interramento sia per la
produzione di compost o biogas.
Quando la barra viene invece montata su motobarche per eliminare le
macrofite acquatiche, la vegetazione fluttua sull’acqua e il recupero può
24
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
essere eseguito immediatamente da personale posto sugli argini con
l’ausilio di forche o, in seguito, in corrispondenza di ponti dove vengono
realizzate le “ferme”. Il recupero avviene poi mediante un autocarro dotato
di gru a braccio articolato con benna.
Non sempre la pendenza del corso d’acqua o la velocità della corrente
sono sufficienti per permettere la fluttuazione; in questi casi si procede allo
sfalcio del bagnasciuga sia in destra che sinistra idraulica e la vegetazione
tagliata è spinta con la barca stessa.
L’uso della barra falciante montata su braccio articolato di un trattore
agricolo permette lo sfalcio della vegetazione che cresce sul fondo dei
corsi d’acqua purchè abbiano dimensioni tali da permettere all’attrezzatura
di raggiungere il fondo.
L’ operazione richiede un numero di passaggi variabile, poiché si procede
alla pulizia della sponda e del piede per entrambi gli argini e
successivamente alla pulizia del fondo, la cui larghezza naturalmente
varia da corso d’acqua a corso d’acqua.
La lavorazione è eseguita preferibilmente in destra idraulica, cioè in contro
corrente, cosicché la vegetazione non sia schiacciata e quindi più
facilmente falciabile.
Per corsi d’acqua di grandi dimensioni è comunque necessario procedere
in entrambe le sponde, per cui si esegue la falciatura operando sia in
destra idraulica che in sinistra idraulica.
I danni maggiori causati dalla barra falciante su braccio articolato si
rilevano sui piedi delle sponde, per opera sia dell’angolo che si crea tra la
barra e il braccio, che per opera della testa della barra, che asportano
terreno nel loro movimento lungo l’argine. (Foto 1.2)
25
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
Foto 1.2 Barra falciante portata su braccio articolato, impiegata nello sfalcio della
vegetazione acquatica.
L’uso delle motobarche falcianti permette invece di falciare dentro l’alveo
la vegetazione acquatica che cresce sul fondo e sulle parti più basse delle
sponde dei corsi d’acqua.
Il loro impiego è possibile in canali, laghi e collettori di bonifica interni ed è
certificata secondo la normativa emanata dal Ministero delle Infrastrutte e
dei Trasporti.
La motobarca è costituita da uno scafo, da una testata falciante, da un
apparato motore, da un sistema di propulsione e da un posto comando.
Lo scafo è in lamiera, a sezione trapezioidale, di dimensioni variabili
secondo i modelli, con larghezza superiore in genere pari a 1,60 m e
inferiore pari a 1,10 m mentre l’altezza è pari a 65-70 cm.
La testata falciante è costituita da due barre perpendicolari tra loro, a
costituire una sorta di T, poste sulla parte anteriore della barca.
La barra trasversale è preposta alla vera e propria funzione di sfalcio della
vegetazione sul fondo o sulle sponde, mentre la barra verticale ha il
compito di tagliare la vegetazione galleggiante che si trova davanti alla
prua della motobarca e che ne ostacolerebbe l’avanzamento.
26
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
L’operatore ha diverse possibilità di taglio in funzione delle caratteristiche
del corso d’acqua, delle sponde e della vegetazione presente (Fig. 1.3)
Può agire sia sulla profondità sia sull’inclinazione della testata, operando
con barra in posizione verticale, disassata o inclinata rispetto all’asse
orizzontale al diminuire della pendenza dello sponde.
A) Posizione di trasferimento via acqua
B) Lavoro normale
C) Taglio in profondità
D) Taglio inclinato o perpendicolare le
sponde
E) Taglio verticale
F) Barra falciante disassata per sponde
Fig. 1.3 Possibilità di taglio della barra falciante montata su barca
La profondità e la larghezza di taglio variano da 1,60 a 2,50 m.
Il motore di tipo diesel si trova posteriormente al posto di comando, ed
aziona sia il sistema di propulsione sia l’impianto idraulico, che permette il
funzionamento della barra falciante e dei dispositivi di controllo.
27
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
Il sistema di propulsione è ad elica, con una o due eliche a seconda delle
dimensioni.
Il posto comando è costituito da uno o due seggiolini in prossimità della
prua, dotato di timoni laterali a comando idraulico.
La resa oraria media è pari a 9000 m3/h.
La movimentazione della motobarca da un corso d’acqua a un altro è
realizzato mediante un autocarro dotato di gru a braccio articolato per il
recupero e messa in acqua del natante e di un cassone di dimensioni tali
da contenere la motobarca.
L’utilizzo di questa attrezzatura presenta l’enorme vantaggio di operare in
situazioni in cui l’accesso ad altri mezzi è difficile se non impossibile. Non
si riscontrano infatti problemi di viabilità, dovuti alla presenza di case,
pompe di irrigazione e ponti, che per i mezzi terrestri implicano interruzioni
e rallentamenti nelle lavorazioni.
Presentano però costi più elevati di utilizzo e richiedono notevole
professionalità da parte dell’operatore.
Se la barra, infatti, viene utilizzata troppo in profondità determina un
elevato asporto di terreno con problemi di movimentazione del fosforo,
alterazione dell’ecosistema e dell’equilibrio tra flora e fauna.
1.3.3 Cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante
Si tratta di un’attrezzatura intercambiabile da montare di norma su
macchine operatrici adibite a movimento terra. È costituita da una benna
formata da barre di ferro sagomate che durante la lavorazione lasciano
passare l’acqua trattenendo invece la vegetazione sfalciata. Al posto dei
denti da scavo è montata una barra falciante a doppia lama oscillante (Fig.
1.4).
28
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
Fig. 1.4 Cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante
La sua larghezza varia da 2 a 4 m circa, con una capacità da 400 a 750 l.
È impiegata per lo sfalcio dei corsi d’acqua con caratteristiche tali da
permettere al braccio di raggiungere il fondo e dove è consentito il transito
e l’accesso lungo la sponda. La sua modalità d’uso e le sue caratteristiche
determinano, inoltre, un’azione di risezionamento del fondo dei corsi
d’acqua (Foto 1.3)
È utilizzata quindi in situazioni di sottodimensionamento e in condizioni di
rischio idraulico, in cui è necessario un continuo risezionamento e uno
sfalcio frequente.
Le caratteristiche della cucchiaia e le modalità con cui è impiegata la
rendono però l’attrezzatura con l’impatto più elevato dal punto di vista
ambientale.
C’è infatti un consistente asporto di sedimento, con conseguente
movimentazione di sostanze organiche e rimozione delle nicchie
ecologiche.
Si riscontrano inoltre notevoli danni
al piede delle sponde nella fase
finale del movimento della cucchiaia
e un aumento del trasporto solido,
come rappresentato in Fig.1.5
Fig.1.5 Azione della cucchiaia sulle sponde.
29
Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua
Foto 1.3 Cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante in azione sul Rio Tasca
Sono inoltre asportate sia la flora con i propri apparati radicali,
rendendone il ricaccio lento e difficoltoso, sia la fauna, riducendo in modo
massiccio la biodiversità.
Dal punto di vista operativo l’attrezzatura presenta una buona velocità di
esecuzione e la vegetazione, non rimanendo in alveo, non dà problemi di
fluttuazione e rimozione.
Spesso, in corsi d’acqua di piccole dimensioni, il solo sfalcio estivo è
sufficiente, poiché la vegetazione non ricaccia.
30
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
Nella gestione dei corsi d’acqua, per garantire al tempo stesso la
sicurezza idraulica e la conservazione delle funzioni ecologiche, si può
seguire un “approccio ecologico”. Tale approccio implica due regole
principali: garantire lo “spazio vitale” del fiume, evitando l’edificazione e la
realizzazione di infrastrutture nelle aree esondabili, e rallentare il deflusso
delle acque (CIRF e al. 2002).
Tutto ciò, come proposto da Sansoni (1996), è perseguibile realizzando un
criterio di attuazione unitario che:
o superi
l’attuale
visione
frammentata
applicando
una
progettazione unitaria a livello di bacino;
o superi
la
separazione
tra
il
governo
attuato
dagli
amministratori e il governo attuato dagli enti idraulici;
o superi la contrapposizione tra sicurezza idraulica e interessi
ambientali
applicando
una
progettazione
idraulico-
naturalistica.
Solo tale visione unitaria, infatti, consente il rispetto della “connettività” dei
sistemi fluviali, cioè della proprietà di ogni cambiamento locale, naturale o
indotto dall’uomo, di ripercuotersi su tutto il reticolo idrografico e su tutto il
bacino, soprattutto a valle dell’intervento (Sansoni,1995).
Una conoscenza ecologica comune definisce che quanto maggiore è la
diversità che regna nelle condizioni ambientali, tanto maggiore è la
diversità che esiste tra la flora e tra la fauna. L’uniformità dei corsi d’acqua
canalizzati, quindi sottoposti a una manutenzione severa, offre condizioni
di vita molto impoverite. Al contrario, la grande variazione nella velocità
della corrente, nella profondità, nel materiale di fondo, nella vegetazione e
nel profilo delle sponde che caratterizza i corsi d’acqua naturali, offre una
ampia varietà di habitat per piante e animali.
31
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
La Fig. 2.1 richiama l’attenzione sull’importanza del mantenimento della
diversità ambientale, per poter garantire la sopravvivenza agli organismi
acquatici e terrestri e mantenere la funzionalità dell’intero ecosistema.
Fig.2.1 Confronto della morfologia, dell’idraulica e dell’ecologia di un corso d’acqua
naturale e di uno artificializzato (Brookes, 1988; modificato da Sansoni, 1995)
32
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
2.1 I corsi d’acqua naturali
I corsi d’acqua naturali seguono il loro percorso nel paesaggio. Tale
percorso è determinato dalla pendenza del terreno, dal tipo di suolo e
dall’entità del deflusso, mentre la forma della sezione trasversale o il
profilo sono definiti dalla distanza dalla sorgente, dal deflusso e dal tipo di
suolo.
La definizione del proprio andamento è possibile in virtù dell’ energia di cui
la corrente è dotata. È la corrente che, erodendo materiale dal letto e dalle
sponde e trasportandolo via prima che questo possa depositarsi
nuovamente, infatti, ne determina profondità, larghezza e traiettoria.
Nel caso di corsi d’acqua meandriformi, in alcuni tratti la corrente erode
materiale dalle sponde (estradosso della curva del meandro), mentre in
altri deposita sabbia e fango, formando delle barre. È presente, in altre
parole una condizione in cui c’è alternanza tra i fenomeni di
sedimentazione e di erosione. Infatti, se per un verso l’eccessivo apporto
solido, sedimentazione, è dannoso, poiché provoca l’innalzamento del
letto e favorisce l’esondazione; dall’altro il depauperamento eccessivo del
naturale
apporto
solido,
ha
come
conseguenza
un
eccessivo
approfondimento ed erosione del letto e delle sponde (Benini, 1990).
Un corso d’acqua sinuoso, quindi, oltre a mostrarsi a livello paesaggistico
più attraente di uno rettilineo, e a offrire un habitat più favorevole alla vita
di piante e animali, presenta caratteristiche idrauliche favorevoli.
L’acqua, infatti, defluisce in modo tale da preservare le sponde e il letto
più di quanto avvenga nei canali rettilinei: l’andamento meandriforme
mette in gioco delle dissipazioni energetiche di forma che limitano
sensibilmente l’azione erosiva sulle sponde.
Particolare è il caso durante il periodo di grandi portate. In tale fase è
naturale che, in un corso d’acqua sinuoso, l’acqua debordi dalle sponde.
Fenomeni erosivi sono presenti comunque anche nei corsi d’acqua
sinuosi, dove, però, la turbolenza della corrente assicura che il materiale
eroso si depositi nuovamente nell’ansa del meandro contiguo.
33
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
Un corso d’acqua sinuoso trascina una quantità molto inferiore di
sedimento rispetto a un corso d’acqua canalizzato (Hansen e Madsen,
1996).
Misurazioni su corsi d’acqua meandriformi hanno evidenziato che esiste
un modello delle distanze per la formazione di meandri (Fig.2.2): la
lunghezza
d’onda
di
un
meandro
è
approssimativamente 10-14 volte la larghezza del
corso d’acqua (Leopold et al., 1964), dove la
larghezza considerata è quella che si rileva quando
il flusso è elevato e il corso d’acqua è colmo. In
queste condizioni, in cui la corrente è dotata di
maggior energia, è
utile determinare
la
sua
traiettoria, profondità e larghezza.
Fig. 2.2 Lunghezza d’onda di un meandro (Leopold et al., 1964)
In un corso d’acqua naturale e sinuoso sono presenti anche raschi o
“riffle” e buche o “pool”, che rappresentano elementi morfologici di grande
importanza ecologica.
La distanza tra due raschi e la distanza tra due buche segue lo stesso
schema dei meandri, cioè pari approssimativamente a metà della
lunghezza d’onda di un meandro, ossia 5-7 volte la larghezza del corso
d’acqua (Leopold et al., 1964).
Le condizioni di vita, invece, differiscono notevolmente in corrispondenza
di raschi o di buche. La corrente, infatti, sale sui raschi e scende sulle
buche, con una continua alternanza di velocità, che induce una
differenziazione granulometrica nel substrato.
I raschi hanno sedimenti più grossolani e la corrente è normalmente più
veloce che in altri punti. Sono presenti invertebrati, che richiedono un
34
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
buon apporto di ossigeno, indotto dalla turbolenza, e che sono in grado di
tollerare la corrente.
Nelle buche il letto è generalmente sabbioso o limoso. La corrente ha
andamento a spirale, e tende a sottoescavarle, creando rifugi ideali per i
pesci. Sono abitati da invertebrati capaci di sopravvivere in condizioni di
scarsità di ossigeno, e nello stesso tempo, offrono una possibilità di
sopravvivenza alla fauna ittica nelle estati particolarmente asciutte. La
presenza di alberi, con l’ombreggiamento, evita l’eccessivo riscaldamento
delle acque.
Fig.2.3 Quando il deflusso è elevato, la corrente può a volte muovere pietre da un raschio
all’altro. La probabilità che siano mossi pietre e ghiaia diminuisce all’aumentare della loro
densità (Madsen, 1995).
2.2 I corsi d’acqua artificializzati
Il termine canalizzazione comprende tutti i processi di ingegneria fluviale
che perseguono: il controllo delle inondazioni, il miglioramento del
deflusso, il mantenimento della navigazione, la riduzione dell’erosione
delle sponde o la loro risistemazione per la costruzione di grandi strade.
La canalizzazione può essere realizzata praticando l’allargamento, il
raddrizzamento, l’arginatura dei corsi d’acqua, o proteggendo canali già
esistenti, o creandone di nuovi. I processi di canalizzazione possono
35
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
essere considerati come azioni di manutenzione, includendo il dragaggio,
la pulizia della vegetazione, la rimozione di ostruzioni nei canali urbani.
(Brookes, 1988)
Nei corsi d’acqua artificializzati scompaiono quelli elementi, tipici di una
situazione naturale, che favoriscono la vita di piante, animali e pesci.
Sono assenti cioè i nascondigli per invertebrati e pesci, e la corrente
spesso è troppo veloce per essere tollerata dagli organismi acquatici.
In un corso d’acqua rettificato, infatti, c’è un incremento della pendenza e
quindi della velocità, come rappresentato in Fig. 2.3.
Fig.2.3 Incremento della pendenza in un corso d’acqua meandriforme e in un corso
d’acqua rettilineo (Madsen, 1995).
Sia nei corsi d’acqua naturali che in quelli canalizzati, la corrente utilizza la
propria energia per erodere il letto e le sponde e per trasportare sabbia e
terra. I corsi d’acqua rettificati, avendo maggiore pendenza e quindi
capacità erosiva, diventano facilmente più larghi e profondi rispetto alle
dimensioni iniziali, come rappresentato in Fig. 2.4.
Fig.2.4 Variazione delle sezioni rispetto a quelle originali, tratteggiate (Hansen et al.,
1992).
36
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
L’assenza di copertura sulle sponde, inoltre, le rende più vulnerabili alla
corrente, che può lavorare indisturbata, scalzando le rive e, se non ci sono
solide radici a consolidarle, eventualmente provocandone il collasso.
2.3 Watercourse Act: l’esperienza danese nella manutenzione
Che la manutenzione dei corsi d’acqua potesse convertirsi anche in una
manutenzione favorevole all’ambiente, è stato ipotizzato e applicato con
successo dal Ministero dell’Ambiente e dell’Energia danese sin dagli anni
’80. Nel 1980, infatti, il Danish Environmental Protection Agency Freshwater Laboratory divulgò una piccola pubblicazione che conteneva idee su
come la manutenzione dei corsi d’acqua potesse essere svolta in modo
tale da assicurare una buona qualità degli stessi e presentava, inoltre,
nuove proposte di gestione.
Tale pratiche assunsero il nome di “gentle maintenance”, manutenzione
gentile. Secondo il Danish Environmental Protection Agency Fresh-water
Laboratory,
lo
sfalcio
della
vegetazione,
per
esempio,
doveva
comprendere anche la conservazione di rifugi per invertebrati e pesci.
Inoltre, si assumeva che la vegetazione in alveo dovesse essere in parte
rilasciata, poiché aumentava le proprietà di autopulizia del corso d’acqua.
Il concetto fondamentale espresso da queste innovazioni era che doveva
esserci una relazione tra la naturale evoluzione del corso d’acqua e le
metodologie impiegate nella manutenzione.
Da tali spunti prese forma la nuova legge danese sui corsi d’acqua,
denominata New Watercourse Act, che entrò in vigore nel 1982,
orientando i propri obiettivi verso una manutenzione più moderata e
favorevole all’ambiente.
Tradizionalmente la manutenzione dei corsi d’acqua danesi aveva come
unico scopo quello di contenere i cambiamenti naturali al fine di assicurare
un deflusso efficiente delle portate di piena. Con la manutenzione
tradizionale, perciò, si eliminava la vegetazione dell’alveo, si scavavano i
depositi di fango e di sabbia e si eliminavano pietre e ghiaia, rendendo
37
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
necessario ripetere gli interventi frequentemente (Hansen e Madsen,
1996).
Mentre la manutenzione tradizionale mirava a contenere e a riparare i
cambiamenti che si registravano sul corso d’acqua, la manutenzione
“gentile” cerca di cambiare in modo attivo il corso d’acqua, in modo che
sviluppi forme che offrano un habitat valido per la flora e la fauna.
Con le nuove pratiche proposte, perciò, si collabora con la forza propria
del corso d’acqua; i “river keeper” devono assicurare sia che l’acqua
defluisca in condizioni di sicurezza, sia un buon sviluppo delle condizioni
ecologiche del corso d’acqua stesso. Lo sfalcio della vegetazione avviene
in maniera moderata, conservando il potere autodepurante delle piante,
mantenendo i rifugi per i pesci e gli habitat per gli insetti, realizzando un
canale di corrente centrale con andamento non necessariamente
rettilineo.
Non sono più effettuati i dragaggi, ma si favorisce una diversificazione del
letto, con limo sabbia, ghiaia e ciottoli. Non si persegue un andamento
rettilineo e uniforme del corso d’acqua, ma si mira alla sinuosità, e la
profondità deve essere varia lungo il percorso (Sansoni,1996).
Con la manutenzione “gentile” si può sviluppare un corso d’acqua angusto
e sinuoso all’interno di uno canalizzato, utilizzando la capacità di
modellamento del corso d’acqua stesso. I meandri si formano e si
evolvono in un processo dominato da una lenta sedimentazione, in cui le
piante acquatiche sono sostituite da quelle palustri, che gradualmente si
uniscono alle sponde (Hansen e Madsen, 1996)
2.4 Il canale di corrente
La realizzazione di un canale di corrente all’interno dell’alveo consiste nel
limitare lo sfalcio a una fascia centrale della vegetazione, conferendogli un
andamento sinusoidale, così da riprodurre le condizioni che si presentano
in un corso d’acqua naturale.
38
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
Tale pratica ricostituisce la diversità ambientale e preserva le condizioni di
biodiversità preesistenti. Si ricostituiscono elementi morfologici quali
raschi, buche e barre di meandro.
Nella pratica, è generalmente sufficiente creare un corridoio pari al 6070% della larghezza del corso d’acqua, e impegnarsi a realizzare da due a
tre pulizie a intervalli regolari.
Madsen (1995) propone come modello quello rappresentato in Fig. 2.5, in
cui la lunghezza d’onda del meandro del canale di corrente è pari a 10-14
volte la larghezza del corso d’acqua.
Fig.2.5 Esempio di creazione di un canale di corrente in un corso d’acqua rettilineo
(Madsen, 1995).
È importante che il canale di corrente realizzato con lo sfalcio abbia un
andamento sinusoidale e, se il letto non è piatto, segua l’alveo naturale,
cioè la parte più profonda. Questo assicura il migliore deflusso dell’acqua
e la sinuosità delle linee di corrente sia sul piano orizzontale che su quello
verticale.
Gli studi sull’efficacia del canale di corrente sono iniziati nel 1982 sul
Surbæk, un piccolo tributario del fiume danese Arnå. Lo scopo era
verificare il fluire dell’acqua in un canale di corrente rispetto alla
condizione in cui si asporta completamente la vegetazione. Nel corso delle
ricerche furono compiute diverse misure sul deflusso e il livello dell’acqua.
Nel caso del canale Surbæk gli studi vennero realizzati considerando una
portata di riferimento, pari a 400 l/s, a partire dalla quale furono calcolate o
corrette le capacità di deflusso del corso d’acqua. L’incremento o
39
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
decremento rispetto alla portata di riferimento è determinato dalla
resistenza idraulica esercitata dal contorno bagnato della sezione.
Nell’ambito della ricerca, si considerarono quattro differenti condizioni di
vegetazione, e si applicarono tre differenti modalità di taglio, come
rappresentato in Fig. 2.7.
Fig.2.7 Pulizia dell’alveo del Surbæk, secondo tre modalità differenti: A) condizione
iniziale; B) sfalcio di un canale di corrente pari a 1/3 della larghezza dell’alveo; C) sfalcio
di un canale di corrente pari a 2/3 della larghezza dell’alveo; D) sfalcio completo.
(Madsen,1995)
Il 28 luglio fu sfalciato un canale di corrente largo 1,5 m, pari a un terzo
della larghezza del corso d’acqua. Il livello idrometrico raggiunto fu di 14
cm.
In seguito il livello idrometrico aumentò nuovamente, in relazione
all’accrescimento della vegetazione in alveo.
40
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
Il 18 agosto fu realizzato un nuovo sfalcio, aumentando la larghezza del
canale di corrente a 3 metri. Il livello idrometrico raggiunto fu di 13 cm,
solo un centimetro in meno rispetto al precedente sfalcio. Il raddoppio
della larghezza del canale di corrente aveva, perciò, determinato un
miglioramento insignificante della capacità di deflusso.
Il taglio finale della vegetazione fu realizzato in ottobre. In quell’occasione
il corso d’acqua fu pulito completamente. Il livello dell’acqua raggiunse i 10
cm, ma presto tornò a 13 cm, come registrato con il canale di corrente di
larghezza pari a tre metri.
La
realizzazione
del
canale
di
corrente
nel
Surbæk
migliorò
significativamente la capacità di deflusso e ridusse il livello idrometrico in
misura tale che non si verificarono problemi di inondazione dei campi
circostanti il corso d’acqua.
In questa situazione particolare si definì che le operazioni di sfalcio
dovessero essere eseguite quando il livello idrometrico era pari a 25 cm,
cioè quando si presentava il rischio di inondazione.
La pulizia della vegetazione poteva essere, quindi, eseguita solo quando
le condizioni di deflusso e di vegetazione in alveo la rendevano
necessaria, secondo delle considerazioni visive e l’esperienza.
In seguito furono condotti altri studi (Madsen, 1995) sull’efficienza del
canale di corrente, giungendo alla conclusione che un canale di corrente
pari a un quarto della larghezza dell’alveo è sufficiente a determinare
un’abbassamento del 50% del livello idrometrico rispetto a quello che si
otterrebbe con uno sfalcio completo.
2.4.1 La vegetazione nel canale di corrente
Dai numerosi studi realizzati in Danimarca (Madsen, 1995) è emerso
come in un corso d’acqua in cui non è stato realizzato il canale di corrente,
l’acqua tenda comunque a scorrere riproducendo un canale di corrente
che serpeggia da una sponda all’altra. Nei pressi delle sponde, però, dove
l’acqua è poco profonda, la resistenza opposta al suo fluire risulta
maggiore rispetto alle zone più profonde.
41
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
È stato inoltre dimostrato come il flusso dell’acqua in un canale di corrente
possa
anche
essere
soddisfacente
in
presenza
di
vegetazione,
considerando che tanto più profondo è questo canale tanto minore è la
resistenza opposta la flusso. A densità uguale di vegetazione, infatti, la
resistenza opposta al flusso è minore in un canale di corrente profondo
che in uno largo e poco profondo.
Gli studi realizzati sul Surbæk trattarono anche la vegetazione presente in
alveo, concentrandosi su due specie acquatiche: il ranuncolo fluitante Ranunculus fluitans - e il coltellaccio maggiore - Sparganium erectum.
Il ranuncolo d’acqua fluitante può essere una delle piante utili al corso
d’acqua, soprattutto quando è presente in banchi isolati; se questi non
sono troppo chiusi tra loro, vi si può originare un canale di corrente.
Fornisce un buon habitat per gli invertebrati e buoni nascondigli per i
pesci.
Il coltellaccio maggiore è una delle piante acquatiche che, invece, può
causare seri problemi, rispetto al flusso, l’alveo, la flora e la fauna. Le
foglie sono un habitat povero, eccetto per pochi invertebrati che vi si
possono attaccare, per cui la fauna è poco diversificata. È una specie
presente in gran numero e, quando forma popolamenti densi, può favorire
il deposito di fango. In tali condizioni le piante di coltellaccio prosperano
andando a coprire i ranuncoli, che preferiscono, invece, un alveo ghiaioso.
Negli studi condotti si riscontrò, per esempio, come le lunghe foglie di
coltellaccio fossero particolarmente adatte a intralciare il flusso nel caso di
canali di corrente larghi e poco profondi e, al contrario, come le stesse
foglie, presenti in un canale di corrente stretto e profondo, avessero un
effetto differente sul flusso. La resistenza che quest’ultime offrivano,
grazie alla loro flessibilità, era notevolmente minore, in seguito a un
aumento della portata. La corrente, infatti, schiacciava le foglie contro il
fondo, lasciando fluire liberamente l’acqua sopra di esse. In un canale di
corrente profondo, quindi, rivestito con coltellaccio, la capacità di deflusso
è maggiore all’aumentare della portata d’acqua fluente.
42
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
Un altro motivo per cui un canale di corrente profondo ha un buon
deflusso anche con vegetazione in alveo è dovuto al modo differente in cui
crescono le specie in un canale di corrente profondo, appunto, e in uno
largo e poco profondo. Il ranuncolo, per esempio, in un corso d’acqua
ampio e poco profondo, riempie quasi completamente la sezione
trasversale dell’alveo; in un corso d’acqua profondo e stretto, al contrario,
le infiorescenze giacciono vicino alla superficie, e sono attaccate al fondo
attraverso lunghi e sottili steli che occupano una piccola parte della
sezione trasversale del corso d’acqua.
Uno studio condotto dalla contea di Sønderjylland (Moeslund, 1986)
mostra come il ranuncolo cresca molto rapidamente in primavera, quando
c’è abbondanza di luce e l’acqua inizia a riscaldarsi, mentre in estate,
dopo la fioritura, la pianta avvizzisce. Lasciandola, perciò, in alveo fino a
quel momento, la corrente stessa provvede a sfoltire le parti già secche.
Se si procede allo sfalcio già all’inizio dell’estate, la luce è invece in grado
di penetrare sino alle parti più profonde, favorendone il ricaccio, così che
presto il corso d’acqua è nuovamente invaso.
È pertanto consigliabile procedere alla pulizia in estate, ritardando
l’intervento fino a quando risulta possibile. Una pulizia anticipata offre,
inoltre, al coltellaccio la possibilità di prendere il sopravvento, poiché la
luce favorisce l’allungamento di piccole germogli.
Il coltellaccio cresce per tutta la durata dell’estate in condizioni di
abbondanza di luce. Al piede della pianta è sempre presente una serie di
germogli pronti a ricacciare, favoriti dalle operazioni di taglio che
apportano luce. Se, invece, si procede solo quando la pulizia è essenziale,
c’è solitamente abbastanza ombra sul piede della pianta da impedire la
crescita ai nuovi germogli.
Tali studi hanno evidenziato come i più seri problemi con la vegetazione
occorressero nei corsi d’acqua canalizzati, dove la vegetazione è sfalciata
di frequente, mentre sono di facile gestione in quei corsi d’acqua che sono
disturbati il meno possibile.
43
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
2.4.2 Manutenzione del canale di corrente
Quando un canale di corrente è realizzato per la prima volta, la
vegetazione permane a lungo sulle sponde del corso d’acqua. Questo
fornisce un buon habitat per pesci e invertebrati. Con il trascorrere del
tempo e il proseguimento dell’azione della corrente, il corso d’acqua passa
per vari stadi, come descritto in Fig. 2.8.
La figura rappresenta la trasformazione di una sezione larga e poco
profonda, soggetta a manutenzione spinta, in una sezione caratterizzata
da una canale di corrente e da sponde consolidate da copertura vegetale.
Fig.2.8 Evoluzione di un corso d’acqua con la pratica del canale di corrente (Madsen,
1995).
È comunque necessario mantenere il canale di corrente. Si deve, infatti,
evitare che questo si approfondisca troppo, asportando in questo modo lo
spazio necessario alla vegetazione per crescere.
Alcuni autori danesi, come Markmann (1991), propongono di realizzare il
taglio in modo reticolare, o costituendo delle piccole isole di vegetazione,
attraverso le quali possano scorrere canali di corrente ramificati.
44
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
2.4.3 I risultati ottenuti
Nella contea di Nordjylland già nel 1978 si decise di procedere ad alcune
prove che potessero mettere il relazione la manutenzione gentile, e le
pratiche ad essa legata, con la manutenzione tradizionale. Lo scopo era
verificare la variazione che si produceva sulla popolazione di trote e quindi
sulle condizioni ambientali in generale.
Le prove furono realizzate sul fiume Voer Å e su i suoi tributari Spånbæk e
Tøsbæk.
A partire dal 1980 le autorità acconsentirono ad alcuni cambiamenti sui
corsi d’acqua: per esempio, i banchi di ghiaia furono lasciati ad intervalli
pari alla distanza tra due raschi in un corso d’acqua inalterato, cioè 5-7
volte la larghezza dello stesso. Questo indusse presto altri cambiamenti
come l’erosione da parte della corrente delle pozze tra i banchi di ghiaia.
Furono inoltre costruiti rifugi per i pesci e banchi di pietre che spuntavano
fuori dalle sponde come piccole penisole, definiti concentratori di corrente.
In alcuni casi sia le sponde che i concentratori furono stabilizzati con delle
fascine.
Gli studi sul fiume Voer Å inclusero anche la manutenzione gentile, per cui
si rilasciarono fasce di vegetazione lungo le sponde, in tratti alternati, così
che l’acqua seguisse una traiettoria sinuosa, benché il canale in cui
scorreva avesse andamento rettilineo. Si seguì il modello già illustrato in
precedenza, cioè una distanza tra due meandri pari a 10-14 volte circa la
larghezza del corso d’acqua.
Naturalmente lo sfalcio della vegetazione fu realizzato più frequentemente
rispetto alle pratiche tradizionali, al fine di assicurare una capacità di
deflusso sufficiente. Dopo un certo tempo, le fasce di vegetazione si
coprirono di limo e si unirono alle sponde. Una volta cresciuta, la
vegetazione spondale formò una densa rete di radici che stabilizzarono
sabbia e fango.
Il corso d’acqua assunse un andamento meandriforme e divenne più
stretto e profondo. Ciò non indusse una diminuzione della capacità di
45
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
deflusso, in parte per l’approfondimento del canale di corrente, e in parte
per lo sfalcio più frequente.
La messa in pratica di queste tecniche si rivelò benefica per le popolazioni
di trote, che ebbe un netto incremento in quei luoghi dove si erano
stabilizzati i banchi di ghiaia, creati rifugi, costruiti concentratori di corrente
e si era proceduto alla manutenzione gentile (Madsen, 1995).
A livello economico, la manutenzione gentile si dimostrò inizialmente più
costosa rispetto a quella tradizionale, a causa degli oneri di realizzazione
dei vari interventi. Dopo la fase iniziale, però, i costi di gestione delle
nuove pratiche divennero pari a quelli delle tradizionali.
2.5 I canali inerbiti: l’esperienza statunitense
Un’altra esperienza, volta alla costituzione e al mantenimento della
vegetazione in alveo, è rappresentata dai canali inerbiti.
I canali inerbiti sono una pratica di origine statunitense che risale agli anni
’50, sviluppata dall’U.S. Soil Conservation Service e ampiamente applicata
alla fine degli anni ’70 nei canali artificiali, negli scarichi delle acque
urbane e nei canali di scarico di emergenza dei bacini idrici. (Temple e al.,
1987).
Tale tecnica si fonda sulla convinzione che la presenza di erba e
vegetazione in generale determina nei canali una minor velocità del flusso.
La copertura, inoltre, stabilizzerebbe la struttura del canale, consolidando
l’alveo, riducendo l’erosione sulla superficie e controllando il movimento
delle particelle di terreno lungo il fondo.
Nel caso dei canali inerbiti, il coefficiente di scabrezza di Manning n fu
definito in funzione della classe di resistenza (retardance) associata alla
vegetazione, e fu determinata la sua relazione, legata alla vegetazione e
indipendente dalla pendenza e dalla forma del canale, con il prodotto tra la
velocità media del flusso V e il raggio idraulico R.
Si ricorda a tale proposito che l’espressione della portata in condizioni di
moto uniforme, cioè quando le caratteristiche del moto sono indipendenti
46
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
dal tempo ed inoltre si mantengono inalterate lungo la direzione del moto,
è:
Q = V A = (1/n Rh2/3 i1/2) A
dove
Q = portata, m3/s
V = velocità media del canale, m/s
A = area della sezione, m2
n = coefficiente di scabrezza di Manning, m-1/2s
Rh = raggio idraulico, m
i = pendenza del fondo, m/m
Come risultato, vennero sviluppate una serie di curve empiriche,
rappresentate in Fig. 2.10, di n rispetto al prodotto VR, per 5 differenti
livelli di ritardo: molto alto, alto, moderato, basso e molto basso.
La classificazione dei livelli di ritardo è basata sul tipo di vegetazione
presente e sulle modalità di crescita, secondo una tabella, formulata dal
U.S. Soil Conservation Service.
Le curve n-VR così sviluppate possono essere applicate anche ad altri tipi
di vegetazione, provvedendo a ridentificare il livello di ritardo. A tale
proposito l’U.S. Soil Conservation Service ha elaborato una tabella che
funge da guida nel determinare il ritardo per differenti condizioni di densità
e altezza media dell’erba. (Ven Te Chow,1959).
La velocità del flusso in un canale inerbito è la velocità che impedisce una
forte erosione nel canale per un periodo di tempo ragionevolmente lungo.
Le velocità consentite per differenti coperture vegetali, pendenze del
canale, e condizioni del suolo, sono state definite da studi del Soil
Conservation Service.
La scelta della vegetazione per la bordura dei canali dipende soprattutto
dalle condizioni climatiche e pedologiche nelle quali crescono le piante.
Dal punto di vista idraulico, devono essere considerati altri fattori quali la
stabilità, la portata, la pendenza, la modalità di semina delle piante.
47
Capitolo 2. La manutenzione sostenibile
Fig.2.10 Curve empiriche n-VR, elaborate dall’ U.S. Soil Conservation Service. (Ven Te
Chow, 1959).
48
Capitolo 3. Materiali e metodi
Capitolo 3. Materiali e metodi
La sperimentazione svolta ha come finalità la proposta di nuovi criteri di
manutenzione per i corsi d’acqua e di macchine innovative per l’attuazione
di tali pratiche.
o Quantificazione del sedimento e della vegetazione
asportata con la cucchiaia rovescia a griglia con barra
falciante.
Sono state valutate le quantità, in sostanza secca, di sedimento e
vegetazione asportati durante gli interventi di manutenzione realizzati con
la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante.
Lo scopo è quantificare il divario tra la massa di sedimento asportato e
quella di vegetazione sfalciata, a riprova dell’elevato effetto impattante di
tale attrezzatura.
o Variazione della quota relativa del pelo libero rispetto a
un punto di riferimento e variazione della velocità media
in funzione dello sfalcio di un canale di corrente.
È stato realizzato un canale di corrente, seguendo le indicazioni descritte
nel Cap.2. Secondo gli studi condotti da Madsen nel 1995 sull’efficienza
del canale di corrente, lo sfalcio di un canale pari a un quarto della
larghezza dell’alveo è sufficiente a determinare un’abbassamento del 50%
del livello idrometrico rispetto a ciò che si otterrebbe con uno sfalcio
completo.
Lo scopo è quindi quantificare i valori sia di variazione della quota relativa
del pelo libero sia di velocità media dell’acqua ottenuti con questa pratica
e quelli ottenuti con le operazioni di sfalcio consuete, per verificarne
l’applicabilità nei nostri ambienti.
49
Capitolo 3. Materiali e metodi
Sono stati calcolati anche i tempi di esecuzione, al fine di valutarne la
convenienza economica.
o Analisi della viabilità consortile
È stata analizzata la viabilità di servizio della rete consortile, cioè la
possibilità dei mezzi meccanici preposti alla manutenzione di accedere ai
canali. In particolare sono state quantificate la lunghezza dei canali in cui
solo una delle due sponde è accessibile e la lunghezza di quelli in cui
l’accessibilità ai mezzi è impedita completamente.
Lo scopo è verificare l’influenza dell’urbanizzazione e delle pratiche
agricole sulla gestione dei canali. La crescente urbanizzazione, lo sviluppo
economico ed edilizio che hanno interessato la zona consortile negli ultimi
decenni, infatti, hanno determinato l’innescarsi di due fenomeni comuni a
molte realtà: l’impermeabilizzazione del suolo e la difficoltà di gestione dei
corpi idrici.
L’impermeabilizzazione è dovuta al proliferare di centri urbani, zone
industriali e infrastrutture, che privano il suolo della sua naturale funzione:
assorbire l’acqua.
La difficoltà di gestione dei corpi idrici nasce, invece, dalla presenza,
sempre più marcata, di ostacoli lungo gli argini, che impediscono l’impiego
delle normali attrezzature per la manutenzione, o ne permettono il
passaggio in un’unica direzione.
Per stimare l’entità di tale problema sono stati definiti i tratti di canali non
percorribili, la cui manutenzione viene eseguita esclusivamente a mano, e
i tratti in cui solo una sponda è accessibile.
50
Capitolo 3. Materiali e metodi
3.1 Area di studio
ll Consorzio di Bonifica Dese Sile è un Ente pubblico, amministrato dai
propri consorziati, che coordina interventi pubblici ed attività privata nei
settori della difesa idraulica e dell’irrigazione.
I consorziati sono tutti i proprietari di immobili di qualsiasi natura (terreni,
fabbricati, ecc.) ricadenti nel comprensorio di bonifica.
La spesa per la manutenzione, l’esercizio e la custodia delle opere di
bonifica è sostenuta dai consorziati ed è ripartita in ragione del beneficio
ricavato dalle opere e attività di bonifica, in conformità a criteri fissati nel
Piano di classifica approvato dalla Regione del Veneto, che garantisce un
corretto esercizio del potere impositivo.
Ogni cinque anni i contribuenti eleggono il Consiglio di Amministrazione
del Consorzio che è composto da 30 proprietari di immobili o terreni
ricadenti all’interno del comprensorio, i quali, a loro volta eleggono la
Giunta e il Presidente.
A livello operativo, il Consorzio progetta, esegue, mantiene, gestisce le
opere di bonifica, partecipa alla formazione dei piani territoriali ed
urbanistici ed ai programmi di difesa dell’ambiente contro gli inquinamenti;
concorre alla realizzazione delle attività di difesa del suolo, di fruizione e
gestione del patrimonio idrico e di tutela dell’ambiente, contribuisce
all’azione pubblica per la tutela delle acque destinate all’irrigazione e di
quelle defluenti nella rete di bonifica, predispone il Piano Generale di
Bonifica e di Tutela del Territorio Rurale che è uno strumento di
pianificazione della Regione che detta norme in ordine alle azioni per
l’individuazione e la progettazione delle opere pubbliche di bonifica ed
irrigazione, nonché delle altre opere necessarie alla tutela e valorizzazione
del territorio rurale, ivi compresa la tutela delle risorse idriche.
Il Consorzio di Bonifica Dese Sile occupa una superficie di 43.464 ha, di
cui 7.500 urbanizzati; ha in gestione 627 km di canali e sfalcia ogni anno
4.500.000 m2 di argini e canali.
51
Capitolo 3. Materiali e metodi
Fig.3.1 Territorio gestito dal Consorzio Dese Sile (Consorzio di Bonifica Dese Sile, 2003)
Il territorio gestito dal Consorzio, rappresentato in Fig.3.1, è situato nella
pianura centrale del Veneto a ridosso della Laguna di Venezia ed
interessa le tre province di Padova, Treviso e Venezia. Le superfici sono
ripartite come riportato nelle Tab.3.1, 3.2, 3.3.
Provincia di Venezia
Marcon
Martellago
Noale
Quarto d’Altino
Salzano
Scorzè
Spinea
Venezia (terraferma)
Totale
ha
ha
ha
ha
ha
ha
ha
ha
ha
2.495,33
1.994,65
2.008,52
2.234,85
1.050,98
3.390,61
292,56
9.061,74
22.529,24
Tab.3.1 Superficie consortile ricadente nella Provincia di Venezia (Consorzio di Bonifica
Dese Sile, 2003)
52
Capitolo 3. Materiali e metodi
Provincia di Treviso
Casale sul Sile
Casier
Istrana
Mogliano Veneto
Morgano
Preganziol
Resana
Treviso
Vedelago
Zero Branco
Totale
ha
ha
ha
ha
ha
ha
ha
ha
ha
ha
ha
2.398,77
1.316,30
481,00
4.593,49
509,68
1.831,61
936,93
278,86
305,61
2.451,43
15.103,68
Tab.3.2 Superficie consortile ricadente nella Provincia di Treviso (Consorzio di Bonifica
Dese Sile, 2003)
Provincia di Padova
Piombino Dese
Trebaseleghe
Totale
ha
ha
ha
2.973,83
2.857,25
5.831,08
Tab.3.3 Superficie consortile ricadente nella Provincia di Padova (Consorzio di Bonifica
Dese Sile, 2003)
I due canali in cui si sono applicate le sperimentazioni rientrano in questo
territorio, in particolare il Rio Tasca scorre nel comune di Zero Branco,
mentre lo Scolo Bigonzo scorre nel Comune di Casale sul Sile.
Tali zone, così come gran parte della superficie consortile, sono state
soggette negli ultimi decenni allo sviluppo dei centri abitati e delle
infrastrutture. Ciò ha comportato un sostanziale mutamento dei connotati
tipici dei comprensori agricoli con una stretta coesistenza tra territorio
agricolo ed aree urbanizzate.
II due canali interessano zone in cui è principalmente praticata l’orticoltura,
sia a pieno campo che in serra, connotando incisivamente l’intero
paesaggio circostante. In tali ambiti l’indirizzo colturale spesso risulta
essere misto (orticolo-cerealicolo). Dominanti in questo ambiente sono le
colture di mais, frumento, soia, barbabietola e altre colture agrarie.
Scarsissima la vegetazione spontanea autoctona, rappresentata da
53
Capitolo 3. Materiali e metodi
alcune piante erbacee e da qualche albero sparso come il Pioppo ibrido e
il Salice bianco.
In particolare lungo l’area interessata dal Rio Tasca sono presenti più
aziende a indirizzo zootecnico.
3.1.1 Rio Tasca
Il Rio Tasca, Foto 3.1 3.2, è un affluente del Fiume Zero.
Il bacino tributario del Fiume Zero ha una lunghezza pari a 41,517 km, una
superficie agricola pari a 5.248,7 ha, una superficie urbana pari a 616,3
ha, per un totale di 5.865 ha, rappresentanti il 14% circa della superficie
consortile. All’interno di tale superficie il Rio Tasca ricopre una lunghezza
di 4.250 km e una superficie di 472 ha, di cui il 12,7% urbanizzata.
Per le considerazioni sull’uso del suolo nei territori interessati da tale
canale si fa riferimento alla classificazione riportata nel Piano Generale di
Bonifica, Tab. 3.4 e 3.5, in cui si analizza come comparto unico quello dei
bacini a scolo naturale dei fiumi Marzenego, Dese e Zero.
Da tale documento emerge come, per tale comparto, le previsioni di
urbanizzazioni, ai sensi degli strumenti urbanistici approvati, indichino una
percentuale di incidenza sulla superficie complessiva pari al 17%; mentre
sale al 90% invece il rapporto tra aree edificate e di prevista
urbanizzazione ai sensi delle vigenti previsioni urbanistiche.
Nell’ambito produttivo emerge come il 51% della superficie agricola sia
rappresentato da zone a vocazione a seminativo, mentre l’8% è attribuito
alle aree con vocazione ad orticole in avvicendamento a cereali.
54
Capitolo 3. Materiali e metodi
Foto 3.1 Rio Tasca.
Foto 3.2 Immissione del Rio Tasca nel Fiume Zero.
55
Capitolo 3. Materiali e metodi
Aree edificate
4.071, 4 ha
Aree urbanizzate ai sensi dei vigenti strumenti urbanistici
4.519,4 ha
Aree con vocazione a seminativo
13.902.2 ha
Aree con vocazione ad orticole in avvicendamento a cereali
2.292 ha
Aree a prevalenza di pioppeti e prati
1.119 ha
Aree con vocazione a prati a foraggera
566 ha
Aree adibite ad attività vivaistiche
187 ha
Aree arboree di pregio e vigneti d.o.c.
193 ha
Totali
27.047 ha
Tab 3.4 Qualificazione delle classi d’uso del suolo nel comparto Marzenego, Dese e Zero
(Piano Generale di Bonifica, 1991)
Comune di Zero Branco
Superficie residenziale
186 ha
Superficie produttiva
75 ha
Superficie complessiva urbanizzabile
261 ha
Rapporto superficie urbanizzabile e superficie comunale
11%
Tab 3.5 Ripartizione delle superfici del comune di Zero Branco (Piano Generale di
Bonifica, 1991)
56
Capitolo 3. Materiali e metodi
3.1.2 Scolo Bigonzo
Lo Scolo Bigonzo, Foto 3.3 e 3.4, è un affluente del Fiume Sile e, insieme
al Corso Serva e Collegio dei Santi, costituisce l’ultima parte del bacino,
raccogliendo i deflussi provenienti da circa 3.000 ha di superficie.
Il bacino tributario del Fiume Sile ha una lunghezza pari a 6,8 km, una
superficie agricola pari a 3.673,4 ha, una superficie urbana pari a 1.051,60
ha, per un totale di 4.998 ha. All’interno di tale superficie lo Scolo Bigonzo
ricopre una lunghezza di 11,780 km e una superficie tributaria di 1.323 ha,
di cui il 21% urbanizzata.
Per le considerazioni sull’uso del suolo nei territori interessati da tale
canale, riferendosi alla classificazione espressa dal Piano Generale di
Bonifica, Tab. 3.6 e 3.7, si considerano come comparto unico Bigonzo e
Dosson. Tale comparto comprende le porzioni di comprensorio non
scolante in laguna di Venezia ed interessa sostanzialmente i territori
compresi nei comuni di Preganziol, Casier e Casale sul Sile.
Dallo stesso Piano Generale di Bonifica emerge come per tale comparto,
le previsioni di urbanizzazione, ai sensi degli strumenti urbanistici
approvati, indicano una percentuale di incidenza sulla superficie
complessiva pari al 22%. Sale all’ 82% invece, il rapporto tra aree edificate
e di prevista urbanizzazione ai sensi delle vigenti previsioni urbanistiche.
In ambito produttivo emerge come la percentuale più alta per tale zona,
pari al 34% sia per le zone a vocazione a seminativo, mentre un 14% è
attribuito alle aree con prevalenza di pioppeti e prati a foraggiere.
57
Capitolo 3. Materiali e metodi
Foto 3.3 Scolo Bigonzo.
Foto 3.4 Scolo Bigonzo, tratto compreso tra le sezione 2 e 3.
58
Capitolo 3. Materiali e metodi
Aree edificate
816, 3 ha
Aree urbanizzate ai sensi dei vigenti strumenti urbanistici
Aree con vocazione a seminativo
993 ha
1.540,1 ha
Aree con vocazione ad orticole in avvicendamento a cereali
369 ha
Aree a prevalenza di pioppeti e prati
650 ha
Aree con vocazione a prati a foraggera
ha
Aree adibite ad attività vivaistiche
72,7 ha
Aree arboree di pregio e vigneti d.o.c.
47,9 ha
Totali
4.489 ha
Tab 3.6 Qualificazione delle classi d’uso del suolo nel comparto Bigonzo e Dosson
(Piano Generale di Bonifica, 1991)
Comune di Casale sul Sile
Superficie residenziale
166 ha
Superficie produttiva
101 ha
Superficie complessiva urbanizzabile
267 ha
Rapporto superficie urbanizzabile e superficie comunale
11%
Tab 3.7 Ripartizione delle superfici del comune di Casale sul Sile (Piano Generale di
Bonifica, 1991)
59
Capitolo 3. Materiali e metodi
3.2. Quantificazione del sedimento e della vegetazione
asportata con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante
Lungo i due canali, Rio Tasca e Scolo Bigonzo, sono stati individuati tre
punti per ciascun collettore, con lo scopo di raccogliere vegetazione e
sedimento, asportati dalla cucchiaia rovescia nelle operazioni di sfalcio.
L’ insieme di vegetazione e sedimento è comunemente chiamato bennata.
Un primo passaggio è stato eseguito richiedendo all’operatore di eliminare
solo la vegetazione presente in alveo.
Un secondo è stato, invece, eseguito richiedendo all’operatore di
procedere seguendo i criteri tradizionali, che implicano anche un
risezionamento dell’alveo.
Il materiale, suddiviso così tra vegetazione e sedimento, è stato posto su
un telo di geotessuto, e poi pesato.
Dalla stessa massa, quindi, sono stati prelevati 5 campioni, 4 di sedimento
e 1 di vegetazione, e posti in stufa a 103 ±2°c. L’essicazione è continuata
fino a quando non si sono verificate variazioni nei valori tra due pesate
consecutive.
Il peso secco sia della vegetazione che del sedimento presenti nelle
bennate è stato, quindi, ottenuto utilizzando i dati noti di sostanza secca e
peso umido.
Questo procedimento è stato seguito per tre bennate su entrambi i canali.
3.3. Variazione della quota relativa del pelo libero rispetto a un
punto di riferimento e variazione della velocità media in
funzione dello sfalcio di un canale di corrente
Prima di procedere alla sperimentazione vera e propria sono stati
realizzati dei rilievi topografici in collaborazione con i geometri del
Consorzi di Bonifica Dese Sile.
In base sia alle sezioni trasversali ottenute sia alle planimetrie dei due
canali, sono stati definiti i tratti su cui realizzare il canale di corrente. Ogni
60
Capitolo 3. Materiali e metodi
tratto è stato ulteriormente diviso poi in due parti. La prima, infatti,
soggetta allo sfalcio con la barra falciante, la seconda allo sfalcio con la
cucchiaia rovescia.
Per ogni tratto sono state anche definite tre sezioni. La sezione 1
corrisponde all’inizio del tratto interessato dalla barra falciante; la sezione
2 corrisponde alla fine di questo tratto e all’inizio del successivo, in cui,
invece, si opera con la cucchiaia rovescia; la sezione 3 corrisponde alla
fine di questo ultimo.
Una volte definite le porzioni di canale su cui procedere, in accordo con il
calendario degli interventi di manutenzione del Consorzio di Bonifica Dese
Sile, sono stati determinati i valori di velocità media e di quota relativa del
pelo libero sulle tre sezioni in condizioni normali, cioè prima che venisse
realizzata qualsiasi operazione.
Sia i valori di velocià media che di quota relativa del pelo libero sono stati
rilevati rispetto al centro della sezione, considerando la portata costante.
Durante le sperimentazioni, infatti, non è avvenuta l’apertura o la chiusura
di alcuna paratoia.
In particolare, i valori di velocità media sono stati misurati con l’utilizzo di
un mulinello correntometrico, mentre le quote relative del pelo libero sono
state misurate rispetto ad un punto di riferimento.
Successivamente, tra le sezioni 1 e 2, si è proceduto allo sfalcio di una
sola fascia vegetazionale posta al centro dell’alveo, con l’utilizzo della
barra falciante, realizzando così un canale di corrente.
Trascorso un certo tempo, tale da permette alla vegetazione di
allontanarsi e al canale di assumere valori stabili, si sono determinati le
nuove velocità medie e le quote relative del pelo libero sulle tre sezioni.
Poi si sono realizzati i normali tagli necessari per pulire completamente
l’alveo secondo le modalità tradizionali e, trascorso un certo lasso di
tempo, si sono misurati i valori di velocità media e di quota relativa del
pelo libero.
61
Capitolo 3. Materiali e metodi
Successivamente anche tra le sezioni 2 e 3, si è proceduto allo sfalcio del
canale di corrente, con l’utilizzo in questo caso della cucchiaia rovescia
(Foto 3.5).
Passate alcune ore, sono stati rilevati i nuovi valori di velocità media e di
quota relativa del pelo libero sulle tre sezioni.
Infine si sono nuovamente realizzati tutti i tagli necessari per pulire
completamente l’alveo e si sono misurati i valori di velocità media e di
quota relativa del pelo libero definitivi.
Foto 3.5 Canale di corrente realizzato con la cucchiaia rovescia a griglia con barra
falciante, presso il Rio Tasca, tra le sezioni 2 e 3.
Oltre alle grandezze idrauliche sono stati calcolati i tempi necessari alle
diverse operazioni.
62
Capitolo 3. Materiali e metodi
3.4. Analisi della viabilità consortile
In collaborazione con i capi cantiere, e con l’utilizzo di una mappa del
territorio consortile in scala 1:25000, si è proceduto all’individuazione sia
dei tratti di canali in cui non è possibile accedere con i macchinari su
entrambe le sponde, sia di quelli in cui solo una delle sponde è
percorribile.
In base alle notizie fornite dagli stessi capi cantiere si sono quantificati tali
tratti, così da rapportarne la lunghezza con quella totale dei canali gestiti
dal Consorzio.
I dati sono stati raggruppati per bacino, secondo la classificazione adottata
dal Consorzio stesso.
63
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
Capitolo 4. Risultati
4.1
Quantificazione
del
sedimento
e
della
vegetazione
asportata con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante
La Tabella 4.1 rappresenta i valori, in peso secco, di vegetazione e di
sedimento ottenuti dalle tre bennate, sul Rio Tasca e sullo Scolo Bigonzo.
Rio Tasca
Bennate
Vegetazione
Sedimento
kg
kg
1
6,14
110,72
2
1,75
3
4,38
Scolo Bigonzo
Veg/Sed
Vegetazione
Sedimento
Veg/Sed
kg
kg
0,05
15,18
24,2
0,63
9,36
0,19
3,57
4,52
0,79
92,15
0,05
12,5
26,44
0,47
Tab. 4.1 Quantità, in peso secco, di vegetazione e sedimento asportati dalla cucchiaia
rovescia sul Rio Tasca e sullo Scolo Bigonzo.
Si osserva come l’asporto di sedimento, soprattutto sul Rio Tasca, è
sproporzionatamente superiore rispetto alla quantità di erba sfalciata nella
stessa bennata. Tale situazione rispecchia una serie di difetti di tale
attrezzatura che sembrano prevalere sui pregi.
Infatti ad ogni passaggio si determina un risezionamento dell’alveo, vi è
una consistente movimentazione di sostanze organiche e vi è rimozione
delle nicchie ecologiche.
Si riscontrano inoltre consistenti danni al piede delle sponde nella fase
finale del movimento della benna e un aumento del trasporto solido.
I danni dovuti all’utilizzo della cucchiaia, soprattutto da parte di operatori
poco preparati, comportano costi elevati per il ripristino e la stabilizzazione
delle sponde con palizzate.
Tale pratica determina, inoltre, l’asporto della flora con i propri apparati
radicali, rendendone il ricaccio lento e difficoltoso, e un allontanamento
della fauna, riducendo in modo massiccio la biodiversità.
65
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
Foto 4.1 Danni al piede e alla sponda, dovuto all’utilizzo della cesta
Dalla tab.4.1 si nota come i risultati siano molto differenti tra il Rio Tasca e
lo Scolo Bigonzo. Il motivo è legato sostanzialmente alla vegetazione
presente in alveo. Nel caso dello Scolo Bigonzo, infatti, le specie vegetali
presentano maggior superficie fogliare e formano una copertura più densa
e continua rispetto al Rio Tasca. La vegetazione rappresenta perciò una
componente maggiore all’interno della bennata, creando anche difficoltà
negli interventi di manutenzione. È necessario procedere con più sfalci per
poter garantire il normale fluire dell’acqua.
Come descritto nel Cap.2, ci sono specie vegetali presenti in alveo che
possono essere utili al corso d’acqua, come il ranuncolo fluitante Ranunculus fluitans – che fornisce un buon habitat per gli invertebrati e
buoni nascondigli per i pesci, e specie vegetali che possono causare seri
problemi rispetto al flusso, all’alveo, alla flora e alla fauna, come il
coltellaccio maggiore - Sparganium erectum.
La notevole differenza nelle quantità di sedimento asportate nei due
collettori è, invece, legata alla manualità dell’operatore.
66
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
Sullo Scolo Bigonzo, infatti, ha proceduto allo sfalcio un escavatorista di
grande esperienza, interessato alla sperimentazione in atto e a nuovi
possibili criteri di manutenzione. L’azione della cucchiaia rovescia è stata
quindi limitata al solo taglio della vegetazione presente.
4.2 Variazione della quota relativa del pelo libero rispetto a un
punto di riferimento e variazione della velocità media in
funzione dello sfalcio di un canale di corrente
In Fig. 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.5 e 4.6 sono riportati le planimetrie e i risultati
dei rilievi topografici eseguiti come fase preparatoria alla sperimentazione,
per il Rio Tasca. La sezione 15, in Fig.4.1, rappresenta la sezione 3 delle
sperimentazioni; la fine cioè del tratto interessato dagli sfalci e, in
particolare, dall’uso della cucchiaia rovescia. La sezione 20, in Fig. 4.3,
rappresenta la sezione 2 delle sperimentazioni; il punto, cioè di
congiunzione tra il tratto interessato dall’utilizzo della barra falciante, a
valle, e quello interessato dall’utilizzo della cucchiaia rovescia, a monte.
La sezione 30, in Fig. 4.5, rappresenta la sezione 1 delle sperimentazioni,
l’inizio cioè del tratto sperimentale, in particolare del tratto interessato dal
passaggio della barra falciante.
67
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
Fig.4.1 Sezione 15 del Rio Tasca
Fig.4.2 Sezione 17 del Rio Tasca
68
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
Fig.4.3 Sezione 20 del Rio Tasca
Fig.4.4 Sezione 21 del Rio Tasca
69
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
Fig.4.5 Sezione 30 del Rio Tasca
In Fig.4.6 è riportata la planimetria del Rio Tasca in scala 1:2000.
70
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
Planimetria
71
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
72
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
In Fig. 4.7, 4.8, 4.9, 4.10, 4.11, 4.12 e 4.13 sono, invece, riportati le
planimetrie e i risultati dei rilievi topografici eseguiti sullo Scolo Bigonzo.
Fig.4.7 Sezione A dello Scolo Bigonzo
Fig.4.8 Sezione B dello Scolo Bigonzo
73
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
Fig.4.9 Sezione C dello Scolo Bigonzo
Fig.4.10 Sezione D dello Scolo Bigonzo
74
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
Fig.4.11 Sezione E dello Scolo Bigonzo
Fig.4.12 Sezione F dello Scolo Bigonzo
75
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
76
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
Fig.4.13 Planimetria Bigonzo
77
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
78
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
La sezione A, in Fig. 4.7, rappresenta la sezione 1 delle sperimentazioni;
l’inizio cioè del tratto sperimentale, in particolare del tratto interessato dal
passaggio della barra falciante.
La sezione D, in Fig. 4.10, rappresenta la sezione 2 delle sperimentazioni;
il punto cioè di congiunzione tra il tratto interessato dall’utilizzo della barra
falciante, a valle, e quello interessato dall’utilizzo della cucchiaia rovescia,
a monte.
La sezione F, in Fig.4.12, rappresenta la sezione 3 delle sperimentazioni;
la fine cioè del tratto interessato dagli sfalci e, in particolare, dall’uso della
cucchiaia rovescia.
In Fig.4.13 è riportata la planimetria dello Scolo Bigonzo in scala 1:2000.
I risultati ottenuti, invece, con la realizzazione del canale di corrente nei
due corsi d’acqua sono rappresentati tramite grafici, che meglio
esemplificano le variazioni di velocità media e di quota relativa del pelo
libero, rispetto alle lavorazioni svolte. Ogni grafico mostra gli andamenti
per tutte e tre le sezioni in cui sono stati divisi i due canali.
I dati completi per ogni sezione, sia per il Rio Tasca, che per lo Scolo
Bigonzo, sono contenuti in Appendice A.
Nel grafico 4.1 è rappresentato l’andamento della velocità media sul Rio
Tasca, in relazione alle diverse operazioni per il mese di giugno 2002, per
cui in ordinata sono posti i valori rilevati, mentre in ascisse sono poste le
date e le ore in cui sono realizzate le misure, tenendo in considerazione i
tempi necessari a raggiungere le tre sezioni.
Considerando le lavorazioni svolte nel tratto compreso tra le sezioni 1 e 2,
in cui è stata utilizzata la barra falciante, dal grafico si può vedere come i
valori di velocità media rilevati nelle sezioni 1 e 2 siano leggermente
superiori dopo la realizzazione del canale di corrente (sezione 1: velocità
media 23,34 cm/s; sezione 2: velocità media 21,6 cm/s), rispetto ai valori
rilevati in seguito alla sfalcio di tutto l’alveo (sezione 1: velocità media
22,02 cm/s; sezione 2: velocità media: 21,28 cm/s). Nel caso della sezione
3, invece, la velocità media risulta maggiore in seguito alla pulizia totale
dell’alveo, con un’incremento del 17%.
79
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
Anche la realizzazione del canale di corrente tra le sezioni 2 e 3 con
l’ausilio della cucchiaia rovescia ha determinato, nel caso delle sezioni 1 e
2, valori di velocità media maggiori rispetto a quelli ottenuti poi con lo
sfalcio completo dell’alveo. Nel caso della sezione 1, infatti, il primo
intervento ha determinato una velocità media di 20,15 cm/s, mentre il
successivo sfalcio di tutta la vegetazione in alveo ha determinato una
velocità media di 13,89 cm/s, così come nella sezione 2 il primo intervento
ha determinato una velocità media di 25,41 cm/s, mentre il secondo un
valore pari a 18 cm/s.
Nel caso della sezione 3, invece, la pulizia completa dell’alveo ha
determinato un incremento sul valore di velocità media precedentemente
misurato del 34%.
La stessa metodologia è stata seguita per l’analisi degli andamenti della
quota relativa del pelo libero nelle tre sezioni, rappresentati in grafico 4.2.
In ordinata sono riportati i valori di quota relativa del pelo libero, espressi
in centimetri, e in ascisse le date e le ore in cui sono realizzate le misure,
tenendo sempre presenti i tempi necessari a raggiungere le tre sezioni.
Considerando le lavorazioni eseguite nel tratto compreso tra le sezioni 1 e
2, in cui è stata utilizzata la barra falciante, nella sezione 1 si può
verificare come il valore di quota relativa del pelo libero misurato dopo lo
sfalcio completo dell’alveo sia pari al 94,3% del valore ottenuto con la
realizzazione del canale di corrente. Nella sezione 2 il valore di quota
relativa del pelo libero ottenuto in seguito allo sfalcio totale è diminuito del
8,8% rispetto al valore ottenuto con la realizzazione del canale di corrente,
mentre nella sezione 3 vi è una diminuzione del 1,4%.
Considerando, invece, le lavorazioni eseguite nel tratto compreso tra le
sezioni 2 e 3, interessate dalla cucchiaia rovescia, nella sezione 1 e 2 i
valori di quota relativa del pelo libero rimangono pressochè costanti,
mentre nella sezione 3 il valore ottenuto con la pulizia completa dell’alveo
è minore del 6,8% rispetto al valore ottenuto con lo sfalcio del canale di
corrente.
80
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
Le stesse sperimentazioni, i cui risultati sono espressi nei Grafici 4.3 e 4.4,
sono state realizzate nel mese di settembre 2002, in cui normalmente si
procede allo sfalcio della vegetazione cresciuta nell’arco dell’estate.
In questo caso, lo sfalcio della vegetazione ha interessato solo il tratto
compreso tra le sezioni 1 e 2, in cui si procede con la barra falciante. Il
tratto compreso tra le sezioni 2 e 3, infatti, non ha richiesto ulteriori
manutenzioni. Ciò è dovuto all’azione impattante della cucchiaia rovescia,
che, asportando gli apparati radicali, rende lento e difficoltoso il ricaccio
della vegetazione, limitandone così lo sviluppo anche nel periodo estivo.
Nel Grafico 4.3 è rappresentato l’andamento della velocità media sul Rio
Tasca.
Considerando le lavorazioni svolte nel tratto compreso tra le sezioni 1 e 2,
in cui è stata utilizzata la barra falciante, dal grafico si può vedere come i
valori di velocità media rilevati nelle sezioni 1 sia maggiore dopo la
realizzazione del canale di corrente (sezione 1: velocità media 15,32
cm/s), rispetto ai valori rilevati in seguito alla sfalcio di tutto l’alveo
(sezione 1: velocità media 12,48 cm/s). Nel caso della sezione 2, invece,
la velocità media risulta maggiore in seguito alla pulizia totale dell’alveo,
con un’incremento del 18,9%.
Il dato di velocità media dopo lo sfalcio completo a valle della sezione 2,
nel caso della sezione 3, non è stato considerato, poiché molto diverso dai
valori in precedenza rilevati. Ciò è probabilmente dovuto ad un errore nelle
misurazioni.
La stessa metodologia è stata seguita per l’analisi degli andamenti delle
quote relative del pelo libero nelle tre sezioni, rappresentati in grafico 4.4.
Considerando le lavorazioni eseguite nel tratto compreso tra le sezioni 1 e
2, in cui è stata utilizzata la barra falciante, nella sezione 1 si può
verificare come il valore di quota relativa del pelo libero misurato dopo lo
sfalcio completo dell’alveo sia pari al 85,4% del valore ottenuto con la
realizzazione del canale di corrente. Nella sezione 2 il valore di quota
relativa del pelo libero ottenuto in seguito allo sfalcio totale è diminuito del
81
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
11,9% rispetto al valore ottenuto con la realizzazione del canale di
corrente, mentre nella sezione 3 vi è una diminuzione del 5,6%.
82
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
35
33,12
30
25,41
Velocità media (cm/s)
25
23,34
21,6
21,79
22,02
21,28
20
21,85
20,15
18,35
15,47
14,73
15
10
Sezione 1
18
Sezione 2
Sezione 3
13,95
13,89
11,41
11,56
11,93
Dopo lo sf alcio
del c.d.c tra le
Prima dello
sf alcio completo
1 ora e mezzo
dopo lo sf alcio
Prima dell'uso
della cesta tra
Dopo sf alcio
c.d.c tra le
Dopo lo sf alcio
completo tra le
sezioni 1 e 2
tra le sezioni 1
e2
completo tra le
sezioni 1 e 2
le sez.2 e 3
sez.2 e 3
sez. 2 e 3.
10,02
8,08
8,04
7,31
8,15
7,24
5
0
Prima dello
sf alcio
Prima dello
sf alcio
9.30-12.30
8.45-9.15
9.30-10.45
13.20-13.50
18.00-18.45
10.15-10.45
14.15-15.15
9.30-10.30
18-giu-02
19-giu-02
19-giu-02
19-giu-02
19-giu-02
20-giu-02
20-giu-02
21-giu-02
Tempo
Grafico 4.1 Andamento della velocità media nelle sezioni sul Rio Tasca. I dati sono relativi al mese di giugno. (Con il termine c.d.c si intende il canale di
corrente)
83
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
240
230
232
230
232
230
227
Quota relativa del pelo libero (cm)
220
217
215
215
214
210
200
198
Sezione 1
191
190
180
177
Sezione 2
Sezione 3
180
180,5
181
180
178
149
148,5
149
148
176
170
160
160
157,5
150
140
Prima dello
Prima dello
Dopo lo sf alcio
Prima dello
1 ora e mezzo
Prima dell'uso
Dopo sf alcio
Dopo lo sf alcio
sf alcio
sf alcio
del c.d.c tra le
sezioni 1 e 2
sf alcio completo
tra le sezioni 1
dopo lo sf alcio
completo tra le
della cesta tra
le sez.2 e 3
c.d.c tra le
sez.2 e 3
completo tra le
sez. 2 e 3.
e2
sezioni 1 e 2
9.30-12.30
8.45-9.15
9.30-10.45
13.20-13.50
18.00-18.45
10.15-10.45
14.15-15.15
9.30-10.30
18-giu-02
19-giu-02
19-giu-02
19-giu-02
19-giu-02
20-giu-02
20-giu-02
21-giu-02
Tempo
Grafico 4.2 Andamento delle quote relative del pelo libero rispetto al punto di riferimento nelle sezioni sul Rio Tasca. I dati sono relativi al mese di
giugno. (Con il termine c.d.c si intende il canale di corrente)
84
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
35
30
28,98
Velocità media (cm/s)
25
21,49
20
19,25
17,69
16,12
15
10
11,97
12,16
9,46
9,35
21,82
Sezione 1
18,75
Sezione 2
16,8
15,32
14,56
Sezione 3
12,48
7,72
5
0
Prima dello sf alcio
Dopo lo sf alcio del
Dopo lo sf alcio del
Dopo lo sf alcio
62 ore dopo lo sf alcio
74 ore dopo lo sf alcio
c.d.c a valle della
sez.1
c.d.c a valle della
sez.2
completo a valle della
sez.1
completo a valle della
sez.2
completo a valle della
sez.2
8.45-9.10
10.00-10.20
12.45-13.20
14.15-14.40
7.45-8.10
19,00-19.30
06-set-02
06-set-02
06-set-02
06-set-02
09-set-02
09-set-02
Tempo
Grafico 4.3 Andamento della velocità media nelle sezioni del Rio Tasca. I dati sono relativi al mese di settembre. (Con il termine c.d.c si intende il
canale di corrente)
85
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
245
Quota relativa del pelo libero (cm)
240
220
241
223
223
210
Sezione 1
200
196
196
192
185
Sezione 2
185
185
Sezione 3
180
175
171
160
160
157
146
147
140
Prima dello sf alcio
Dopo lo sf alcio del
c.d.c a valle della
Dopo lo sf alcio del
c.d.c a valle della
Dopo lo sf alcio
completo a valle della
62 ore dopo lo sf alcio
completo a valle della
74 ore dopo lo sf alcio
completo a valle della
sez.1
sez.2
sez.1
sez.2
sez.2
8.45-9.10
10.00-10.20
12.45-13.20
14.15-14.40
7.45-8.10
19,00-19.30
06-set-02
06-set-02
06-set-02
06-set-02
09-set-02
09-set-02
Tempo
Grafico 4.4 Andamento delle quote relative del pelo libero rispetto al punto di riferimento, nelle sezioni sul Rio Tasca. I dati sono relativi al mese di
settembre. (Con il termine c.d.c si intende il canale di corrente)
86
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
Analoghi procedimenti sono stati applicati allo Scolo Bigonzo, dove le
sperimentazioni hanno avuto luogo nel solo mese di luglio.
Nell’arco dell’estate, infatti, non si è verificata una crescita della
vegetazione tale da richiedere altri tagli.
Il Grafico 4.5 rappresenta alcuni valori di velocità media. I dati, in questo
caso, non sono stati rilevati con continuità, per cui non è possibile definire
l’andamento della velocità media.
Nel Grafico 4.6, invece, è rappresentato l’andamento delle quote relative
del pelo libero per le sezioni 1, 2 e 3.
In questa occasione è stato necessario procedere agli sfalci con una certa
urgenza, soprattutto in seguito alle intense precipitazioni che hanno
caratterizzato il mese di luglio del 2002. Ciò ha spinto gli operatori del
Consorzio a realizzare più lavorazioni in contemporanea, come avvenuto
in data 25 luglio. I valori rilevati, perciò, sul tratto compreso tra le sezioni 1
e 2, interessato dall’utilizzo della barra falciante, risultano comunque
influenzati dalle operazioni svolte in contemporanea sul tratto compreso
tra le sezioni 2 e 3, interessato dall’utilizzo della cucchiaia rovescia, e
viceversa.
Considerando il tratto compreso tra le sezioni 1 e 2, in cui è stata utilizzata
la barra falciante, nella sezione 1 si può verificare come il valore delle
quote relative del pelo libero ottenuto con lo sfalcio completo dell’alveo, in
data 26 luglio, sia pari al 96,7% del valore misurato dopo la realizzazione
del canale di corrente. Nella sezione 2 il valore della quota relativa del
pelo libero ottenuto in seguito allo sfalcio totale è diminuito del 2,9%
rispetto al valore ottenuto con la realizzazione del canale di corrente,
mentre nella sezione 3 vi è una diminuzione del 14,2%. Questi incrementi
rappresentano dei valori minimi, considerando, infatti, l’influenza esercitata
anche dallo sfalcio contemporaneo del canale di corrente tra le sezioni 2 e
3.
Analizzando, invece, le lavorazioni eseguite nel tratto compreso tra le
sezioni 2 e 3, interessato dalla cucchiaia rovescia, nella sezione 1 il livello
del pelo libero ha registrato una diminuzione del 3% tra i valori ottenuti in
87
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
seguito allo sfalcio del canale di corrente e quelli ottenuti in seguito alla
pulizia completa dell’alveo, mentre la sezione 2 una diminuzione del 4,2%.
Nella sezione 3 il valore ottenuto con la pulizia completa dell’alveo è
rimasto pressochè costante rispetto al valore ottenuto con lo sfalcio del
canale di corrente.
Oltre ai valori di livello del pelo libero e di velocità media sono stati rilevati
anche i tempi di esecuzione, sia del canale di corrente che dello sfalcio
completo dell’alveo.
In Tab. 4.2 sono stati riassunti i tempi di esecuzione rilevati durante la
sperimentazione. I dati sono relativi al tempo, in minuti, necessario per lo
sfalcio di un tratto di alveo lungo 100 m, privo di ostacoli e interruzioni.
Canale di corrente
Sfalcio completo
min/100 m
min/100 m
1,8
4,6
10,84
18,97
Scolo Bigonzo
min/100 m
min/100 m
Barra falciante
5,88
58,82
Cucchiaia rovescia
5,81
23,25
Rio Tasca
Barra falciante
Cucchiaia rovescia
Tab. 4.2 Tempi di esecuzione dello sfalcio del canale di corrente e dell’alveo completo,
con l’utilizzo di barra falciante e cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante.
Si osserva come la pratica del canale di corrente determini una notevole
diminuzione nei tempi di esecuzione del taglio, soprattutto con l’impiego
della cucchiaia rovescia. Ciò è dovuto in primo luogo al fatto che con il
canale di corrente lo sfalcio è limitato a una sola fascia di vegetazione, per
cui non è necessario procedere a più passaggi. In secondo luogo la
cucchiaia, nel caso del canale di corrente, non è costretta ad interrompere
il suo avanzamento lungo la sponda per scaricare il materiale dopo ogni
passaggio, cosa che avviene, invece, con la modalità tradizionale di taglio
della vegetazione.
88
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
Dai dati riportati in Tab. 4.2, inoltre, si osserva una notevole differenza tra i
valori rilevati sul Rio Tasca e quelli rilevati sullo Scolo Bigonzo. La
vegetazione in alveo, sullo Scolo Bigonzo, infatti ha creato notevoli
problemi nel normale deflusso, per cui è stato necessario procedere a un
numero elevato di sfalci così da favorire l’allontanamento delle erbe.
.
89
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
30
25
25,1
Velocità media (cm/s)
23,6
20
19,55
19,12
19,1
Sezione 1
15,88
15
15,73
13,87
11,6
13,93
12,7
Sezione 2
Sezione 3
11,3
10
8,98
7,88
7,54
5
0
Prima dello
Dopo sf alcio
14 Giorni dopo
Dopo sf alcio
Durante sf alcio
Dopo sf alcio
Dopo sf alcio
18 ore dopo
sf alcio
c.d.c. tra sez. 1
e2
sf alcio c.d.c tra
sez. 1 e 2
c.d.c. tra sez. 2
e 3 e dopo
totale tra sez. 2
e3
totale tra sez. 1
e2
totale tra sez. 2
e3
termine sf alci
sf alcio totale tra
sez. 1 e 2
9.45-10.10
11.10-11.40
13.00-13.20
17.00-17.45
10.50-11.10
14.00-14.20
16.10-16.40
10.50-11.10
10-lug-02
11-lug-02
25-lug-02
25-lug-02
26-lug-02
26-lug-02
26-lug-02
27-lug-02
Tempo
Grafico 4.5. Andamento della velocità media nelle sezioni sullo Scolo Bigonzo. I dati sono relativi al mese di luglio. (Con il termine c.d.c si intende il
canale di corrente).
90
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
260
252
Quota relativa del pelo libero (cm)
240
220
200,5
200
193
194
199
193
188
180
187
Sezione 1
160
Sezione 2
Sezione 3
140
130
120
115
107
100
121,5
112,5
121
118
101
96,5
116
113
96,5
96
112
87
80
60
Prima dello
sf alcio
Dopo sf alcio
c.d.c. tra sez. 1
14 Giorni dopo
sf alcio c.d.c tra
Dopo sf alcio
c.d.c. tra sez. 2
Durante sf alcio
totale tra sez. 2
Dopo sf alcio
totale tra sez. 1
Dopo sf alcio
totale tra sez. 2
e2
sez. 1 e 2
e 3 e dopo
sf alcio totale tra
e3
e2
e3
18 ore dopo
termine sf alci
sez. 1 e 2
9.45-10.10
11.10-11.40
13.00-13.20
17.00-17.45
10.50-11.10
14.00-14.20
16.10-16.40
10.50-11.10
10-lug-02
11-lug-02
25-lug-02
25-lug-02
26-lug-02
26-lug-02
26-lug-02
27-lug-02
Tempo
Grafico 4.6. Andamento delle quote del pelo libero rispetto al punto di riferimento, nelle sezioni dello Scolo Bigonzo I dati sono relativi al mese di luglio.
(Con il termine c.d.c si intende il canale di corrente).
91
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
I valori ottenuti con la sperimentazione mostrano come la realizzazione di
un canale di corrente sia applicabile ai nostri corsi d’acqua in quelle
situazioni in cui non si presenta rischio idraulico, permettendo allo stesso
tempo di rilasciare una fascia di vegetazione riparia, e di godere dei
vantaggi che questa offre.
I valori di velocità media rilevati dopo lo sfalcio del canale di corrente,
infatti, spesso sono superiori a quelli rilevati in seguito allo sfalcio
completo dell’alveo, dimostrando come l’eliminazione di una fascia di
vegetazione permetta comunque il libero fluire dell’acqua.
Anche i risultati ottenuti rispetto alle quote relative del pelo libero
sottolineano come gli incrementi di valore tra le due modalità di sfalcio
siano stati limitati. Il massimo incremento calcolato, infatti è ben al di sotto
del 50% ipotizzato da Madsen nei suoi studi.
La realizzazione del canale di corrente, inoltre, determina consistenti
risparmi nei tempi di esecuzione e nei costi, con indubbi vantaggi dal
punto di vista operativo.
Se nei primi anni, infatti, può essere necessario procedere più
frequentemente, per garantire un sufficiente deflusso dell’acqua, nell’arco
di tre, quattro anni, il canale di corrente si mantiene in modo autonomo,
grazie al suo approfondimento e all’azione di ombreggiamento esercitata
dalla vegetazione riparia.
I risultati ottenuti sul Rio Tasca e sullo Scolo Bigonzo evidenziano altri due
aspetti fondamentali nell’approccio al canale di corrente.
In primo luogo, nella sperimentazione è emerso come la realizzazione del
canale di corrente non sia efficace con l’utilizzo della cucchiaia rovescia
quanto con l’utilizzo della barra falciante. La cucchiaia rovescia, infatti,
dotata di meno mobilità, non procede a uno sfalcio completo della
vegetazione nel tratto designato, ma rilascia comunque vegetazione in
alveo, mentre la barra, grazie alla sua struttura, è in grado di eliminarla
tutta in quella parte della sezione designata come canale di corrente, che
spesso assume larghezza pari alla lunghezza della barra stessa.
92
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
In alcuni casi, inoltre, si è visto come, utilizzando la cucchiaia rovescia, si
sono verificati aumenti sostanziali tra i valori rilevati dopo la realizzazione
del canale di corrente e quelli rilevati dopo lo sfalcio totale. Ciò può essere
attribuito alle caratteristiche della stessa cucchiaia rovescia che, nel caso
del canale di corrente, procede al taglio della vegetazione, mentre, nel
caso dello sfalcio completo, procede a un risezionamento dell’alveo,
aumentando il raggio idraulico e quindi la velocità dell’acqua (formula di
Chézy).
Tale azione, già definita altamente impattante, non rende necessari gli
sfalci autunnali, poiché asporta gli apparati radicali delle piante, ma limita
fortemente lo sviluppo di forme vegetali e animali nel corso d’acqua.
Un secondo aspetto, molto importante, è legato alle differenti specie
vegetali presenti in alveo. Come avvenuto sullo Scolo Bigonzo, e come
illustrato nel capitolo 2, la vegetazione presente sul corso d’acqua
influenza notevolmente i risultati ottenibili sia dalla manutenzione
tradizionale che da quella “gentile”. La velocità media dell’acqua è
proporzionale, secondo la formula di Chézy, al coefficiente di scabrezza.
Come ricordato da Ciollaro et al. (2001): “…tale parametro, per un alveo
con rivestimento vegetale, non risulta essere una costante caratteristica
del tipo di copertura ma è sensibilmente influenzato dall’altezza dell’acqua
e dalla forma della sezione trasversale. In particolare il coefficiente n di
Manning cresce con l’aumentare del tirante idrico e della portata, fino al
livello di massimo sviluppo verticale della specie vegetale per poi
descrescere in condizioni di sommersione completa della copertura”.
93
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
4.3 Analisi della viabilità consortile
Per facilitare la comprensione dei dati rilevati relativi alla viabilità
consortile, sintetizzati in Tabella 4.3, è stato elaborato il Grafico 4.7, in cui
sono rappresentati i diversi bacini in cui è suddiviso il Consorzio di
Bonifica Dese Sile
Per ogni bacino sono rappresentati, in metri, l’estensione totale, i tratti
spondali dei corsi d’acqua in cui la transitabilità è nulla e quelli in cui la
transitabilità è limitata a una sola sponda.
Bacini
Bacino Sile
Bacino Fiume Zero
Bacino Fiume Dese
Bacino Fiume Marzenego
Bacino Scolmatore Fiume
Marzenego
Bacino Ampl.Carmason
Bacino Serva Bigonzo
Bacino Carmason
Bacino Altino Montiron
Bacino Portegrandi
Bacino Zuccarello
Bacino di Cattal
Bacino Campalto Marghera
Totale
Estensione
(m)
13.558
97.684
164.593
90.772
85.277
11.967
30.680
20.800
17.835
7.650
27.835
28.413
22.143
619.207
Transitabilità Transitabilità
nulla
50%
( m)
(m)
400
1.300
9.370
4.900
17.220
6.950
3.325
1.075
2.500
200
14.625
32.415
Tab.4.3 Transitabilità dei canali appartenenti al territorio del Consorzio Dese Sile.
94
Ba
cin
o
Fi
um
e
Fi
um
e
Si
le
Ze
ro
Ba
cin
o
De
Fi
Sc
um
se
ol
e
m
M
at
ar
or
ze
e
ne
Fi
um
go
e
M
Ba
ar
cin
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o
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Am
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Ba
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m
cin
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o
on
Se
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o
Ca
Ba
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o
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o
M
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Ba
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cin
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o
Po
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gr
Ba
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cin
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o
Zu
cc
ar
el
B
lo
Ba
ac
in
cin
o
o
di
Ca
Ca
m
tta
pa
l
lto
M
ar
gh
er
a
Ba
cin
o
Ba
cin
o
Ba
cin
o
Percentuale di percorribilità
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
Percorribilità
100%
90%
80%
70%
percorribilità 50%
60%
percorribilità nulla
50%
40%
Estesa m
30%
20%
10%
0%
Bacini
Grafico 4.7 Percorribilità dei canali del Consorzio di Bonifica Dese Sile.
95
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
I valori ottenuti, per quanto limitati possano apparire, rappresentano dati
significativi, soprattutto dal punto di vista operativo, per gli operatori del
Consorzio.
La mancata percorribilità, totale o parziale, di un canale implica una serie
di accorgimenti tecnici, che influiscono sui tempi e i costi della
manutenzione.
In queste situazioni è necessario procedere allo sfalcio manuale,
disponendo di almeno tre operai, che procedano al taglio lungo la sponda,
in condizioni precarie di sicurezza e con elevato dispendio di energie.
Oltre alla lunghezza del tratto, deve esserne considerata anche la
larghezza, che varia dai 3 ai 5 m; l’area totale risulta così qualche ettaro.
Anche la pulizia del fondo viene realizzata manualmente. Le erbe tagliate,
in maniera sommaria, vengono poi raccolte dagli stessi operai, per limitare
i processi di eutrofizzazione delle acque.
Si richiedono almeno due tagli ogni stagione; nelle zone urbanizzate si
procede anche a tre sfalci. I tempi e i risultati dipendono dal tipo di
vegetazione presente, se si opera il primo o il secondo taglio, dalla
manualità dell’operatore. Dalle dichiarazioni degli operatori stessi, e dal
calendario delle attività di manutenzione del consorzio, è stato stimato un
rendimento di 250 m/giorno per operaio.
Viste le difficoltà che la manutenzione manuale comporta, l’erba tagliata
viene rilasciata in loco, fungendo da concimante al terreno, e favorendo
così una rapida ricrescita della vegetazione.
Anche quando si procede allo sfalcio meccanico solo da una sponda, non
si consegue, comunque, l’asporto completo della vegetazione presente
sulla sponda opposta, soprattutto in quei canali che presentano una
sezione superiore alla lunghezza del braccio idraulico di cui sono dotati i
mezzi. L’area restante viene perciò sfalciata a mano.
È necessario, infatti, disporre di macchinari dotati di un lungo braccio
articolato, che procedono allo sfalcio della vegetazione realizzando più
passaggi. In questi casi la presenza di ostacoli lungo la sponda, determina
consistenti ritardi nelle operazioni, poiché l’operatore è costretto a tornare
96
Capitolo 4. Risultati e conclusioni
sulla strada principale ed ad entrare sulla sponda dalla direzione opposta,
sempre che non siano presenti ulteriori ostacoli.
La transitabilità non sempre è garantita per tutto il tratto da sfalciare, ma
spesso interrotta da fossi, tubi aperti, case (Foto 4.2), recinzioni ed usi
impropri della sponda.
Foto 4.2. Esempio di abitazione a ridosso del canale. In questo caso il mezzo meccanico
può transitare solo dalla parte opposta.
A volte, benchè non siano presenti ostacoli al passaggio dei mezzi, non ne
è consentito il transito per il mancato permesso da parte dei proprietari dei
terreni. Una parte degli sforzi dei capi cantieri è perciò tesa a costruire
buoni rapporti con i consorziati.
97
Capitolo 5. Possibilità di sviluppo
Capitolo 5. Possibilità di sviluppo
Le modalità adottate e le attrezzature impiegate nella manutenzione dei
canali, le problematiche emerse durante l’analisi della realtà consortile e le
sperimentazioni svolte, rappresentano un bagaglio conoscitivo utile per
contribuire allo sviluppo nella gestione dei corsi d’acqua.
Le attrezzature attualmente impiegate provengono dall’agricoltura e sono
il frutto di adattamenti che ne hanno modificato alcuni aspetti, lasciandone
inalterata però la natura. Sono macchine, cioè, destinate ad ambienti
esclusivamente terrestri, in cui non sono presenti le problematiche tipiche,
invece, dell’ambiente ripario e acquatico.
Da quanto esaminato nel lavoro di tesi emerge come i fattori che
condizionano la meccanizzazione nei canali di bonifica sono:
o l’eterogeneità dell’area di lavoro, che comporta la necessità
delle attrezzature, destinate alla manutenzione degli argini,
di operare in presenza di acqua, di terra e su materiale
bagnato;
o la presenza di vincoli o limitazioni all’accessibilità all’alveo, di
origine naturale o antropica, che comporta difficoltà di
transito delle macchine, scarsa efficacia delle macchine
operatrici e la necessità di interventi manuali;
o la tipologia di intervento, che comporta una differenziazione
delle attrezzature e dei tempi di attuazione dell’intervento;
o la variabilità idraulica e morfologica dei corsi d’acqua, che
comporta una differenziazione delle attrezzature e la
diversificazione del piano di lavoro della macchina operatrice
rispetto a quello della macchina motrice;
o la sostanziale simmetria delle strutture spondali rispetto alla
mezzeria dell’asta fluviale, che comporta asimmetria di
lavoro e sollecitazioni strutturali sulla macchina motrice nel
caso di operazioni condotte su un solo lato del corso
99
Capitolo 5. Possibilità di sviluppo
d’acqua, compattazione della testa di sponda e pericolo di
cedimento.
Le problematiche da affrontare nella manutenzione dei corsi d’acqua
riguardano quindi:
o le macchine motrici e operatrici, che devono operare in
maniera asimmetrica rispetto l’asse dell’asta fluviale;
o le dimensioni delle macchine motrici, che possono renderle
inadatte a operare in determinati contesti fluviali in cui siano
presenti ostacoli di varia natura;
o le motobarche, che, pur potendo operare simmetricamente
rispetto l’asse dell’asta fluviale e non essendo condizionate
da ostacoli presenti sugli argini, non sopportano attrezzature
pesanti o su braccio articolato.
Per tali ragioni è indispensabile sviluppare nuove attrezzature, dotate di
un’adeguata specificità, che le renda idonee ad operare in ambiente
ripariale, e di una opportuna multifunzionalità, che consenta di eseguire le
diverse operazioni della manutenzione.
5.1 Macchine motrici in grado di operare in maniera simmetrica
rispetto all’asse dell’asta fluviale
Tra le macchine in grado di operare in maniera simmetrica rispetto all’asse
dell’asta fluviale, si riscontrano proposte che rivoluzionano completamente
l’idea di manutenzione dalla sponda.
Si tratta di macchine (Foto 5.1 e 5.2) in grado di operare indifferentemente
rispetto alla sezione dell’alveo, e all’eventuale presenza di ostacoli sulle
sponde e sugli argini.
L’utilizzo di tali macchine dovrebbe implicare alcuni accorgimenti, come
lasciare liberi da alberi o arbusti alcuni punti di accesso ai corsi d’acqua o
dotare i ponti di rampe, così che possano essere agilmente superati.
100
Capitolo 5. Possibilità di sviluppo
Foto 5.1 Esempio di mezzo per la manutenzione dei corsi d’acqua dotato di benna.
Foto 5.2 Esempio di mezzo per la manutenzione dei corsi d’acqua. Lo sfalcio delle
sponde e la pulizia del fondo vengono realizzate con un unico passaggio. Il braccio
posteriore è orientabile per 180° e può essere dotato di cucchiaia rovescia o di rastrello di
sgombro.
Le macchine illustrate nelle foto 5.3 e 5.4 sono macchine multifunzionali,
in grado di procedere contemporaneamente alla pulizia degli argini, delle
sponde e del fondo.
101
Capitolo 5. Possibilità di sviluppo
Foto 5.3 Esempio di macchina multifunzionale per la pulizia dei corsi d’acqua.
Considerando le potenzialità di tali macchine, è possibile, per esempio,
concepire l’utilizzo in contemporanea di un trinciasarmenti e di un
ranghinatore.
Foto 5.4 Esempio di macchina multifunzionale per la pulizia dei corsi d’acqua.
Ciò permetterebbe di raccogliere meccanicamente l’erba sfalciata,
evitando di lasciarla sulle sponde.
102
Capitolo 5. Possibilità di sviluppo
5.2 Macchine motrici a carreggiata ridotta e ruota stabilizzatrice
Tali macchine presentano il vantaggio di non risentire nella loro operatività
della presenza di ostacoli sulla sponda o sugli argini e di poter procedere
contemporaneamente alla pulizia di argini, sponde e fondo.
Le dimensioni ridotte (Fig. 5.5 e 5.6) ne permettono l’utilizzo soprattutto in
aree urbane, in cui spesso si deve procedere allo sfalcio a mano, per la
presenza di strade o edifici a ridosso delle sponde. Le dimensioni, inoltre,
si prestano alla manutenzione dei corsi d’acqua in presenza di fasce
tampone (Fig. 5.7) o sistemi lineari di siepi, in cui lo spazio tra sponda e
vegetazione è ridotto. In questo caso, è necessario predisporre aree libere
da vegetazione in cui sia consentito l’accesso ai mezzi.
Foto 5.5 Macchina a carreggiata ridotta con cingolo stabilizzatore, dotata di
trinciasarmenti.
103
Capitolo 5. Possibilità di sviluppo
Foto 5.6 Macchina a carreggiata ridotta con ruota stabilizzatrice, dotata di trincia sarmenti
e due barre falcianti da 0,6 m.
Foto 5.7 Macchina a carreggiata ridotta, dotata di cingolo stabilizzatore
104
Capitolo 5. Possibilità di sviluppo
5.3 Motobarche dotate di organi stabilizzatori e di appoggio in
grado di sopportare attrezzature pesanti o su braccio articolato
Uno dei limiti maggiori delle barche attualmente impiegate è quello di non
sopportare attrezzature pesanti o di montare un braccio articolato.
Le proposte illustrate in Foto 5.8 e 5.9 sono motobarche dotate di organi
stabilizzatori e di appoggio in grado, invece, di sopportare attrezzature
pesanti o su braccio articolato.
I vantaggi che presenta l’uso di motobarche sono legati sia alla loro
indifferenza rispetto alla sezione dell’alveo e alla presenza di ostacoli sugli
argini e sulle sponde sia alla loro multifunzionalità.
In particolare la motobarca rappresentata in Foto 5.9 è dotata di carrello
cingolato, che ne consente l’utilizzo anche in condizioni di modesto
battente d’acqua e il trasporto senza l’ausilio di automezzi.
Foto 5.8 Motobarca dotata di organi stabilizzatori per impiegare la cucchiaia rovescia con
barra falciante.
105
Capitolo 5. Possibilità di sviluppo
Foto 5.9. Motobarca con carrello cingolato dotata di braccio articolato con barra falciante.
Le continue innovazioni sono finalizzate a risolvere i problemi naturali di
questi ambienti, già illustrati nei paragrafi precedenti, a superare le
barriere dovute all’urbanizzazione, a ridurre i costi e a limitare al minimo
l’impiego di manodopera al seguito delle macchine o destinata a compiere
la manutenzione manualmente.
L’ottenimento di buoni risultati è determinato dalla portata degli
investimenti, ma anche dalla disponibilità ad aprirsi ad un campo nuovo,
facendo tesoro delle tecnologie acquisite nel settore agricolo, ma
soprattutto delle esperienze e delle osservazioni degli operatori, che
quotidianamente lavorano sul corso d’acqua.
106
Conclusioni
L’analisi delle attuali modalità di manutenzione, lo studio delle proposte
danesi e statunitensi e, soprattutto, le sperimentazioni svolte presso il
Consorzio di Bonifica Dese Sile hanno dimostrato come la manutenzione
sostenibile rappresenti un’alternativa valida e concreta per la gestione dei
corsi d’acqua.
Lo studio dell’ecosistema fluviale ha sottolineato come questo rappresenti
un elemento di estremo interesse per le sue componenti floristiche e
vegetazionali, e soprattutto ha sottolineato l’importanza che riveste la
vegetazione riparia.
Le funzioni svolte da specie erbacee, arbustive e arboree presenti negli
alvei e lungo i corsi d’acqua, sono fondamentali per il funzionamento
dell’intero ecosistema fluviale, agendo sulla vita animale e su quella
vegetale.
Considerando le tre diverse sperimentazioni si può concludere che:
•
la quantificazione del sedimento e della vegetazione asportata
con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante ha
dimostrato come le caratteristiche tecniche e le modalità di
utilizzazione delle macchine attualmente in uso non consentono la
convivenza tra la manutenzione “gentile” e il contenimento del
rischio idraulico.
La quantificazione del sedimento e della vegetazione asportata,
infatti, ha mostrato come l’utilizzo di certe attrezzature sia legato a
una concezione superata circa la gestione dei corsi d’acqua. La
pulizia dell’alveo dalla vegetazione con tali modalità, comporta
indubbiamente una pulizia efficace e duratura, ma determina
ingenti danni all’ambiente e problemi di tipo tecnico. È necessario
infatti procedere in maniera diffusa e frequente ad opere di
consolidamento delle sponde.
107
•
La variazione delle quote relative del pelo libero rispetto a un
punto di riferimento e variazione della velocità media in
funzione dello sfalcio di un canale di corrente, ottenuti sul Rio
Tasca e sullo Scolo Bigonzo, dimostrano come la naturalità, la
qualità, la funzionalità ecologica e paesaggistica - ricreativa dei
corsi d’acqua siano perseguibili senza sottovalutare il rischio
idraulico e il ruolo delle risorse idriche.
È necessaria, però, un’inversione di tendenza rispetto alle modalità
e alle attrezzature impiegate fino ad oggi, in favore di una
riqualificazione dei corsi d’acqua e ad un abbandono delle
sistemazioni idrauliche troppo irrigidenti e monotone.
•
L’analisi della viabilità consortile ha sottolineato come le
attrezzature attuali non siano in grado di far fronte alle
problematiche del territorio in cui operano. Una risposta alla
crescente urbanizzazione e alla presenza di coltivazioni sino alle
sponde non può essere lo sfalcio manuale, come avviene oggi
giorno. Le aree urbane, infatti, sono destinate ad aumentare e con
loro i tratti di canali non percorribili dai mezzi meccanici. È
necessario, perciò, concepire e sperimentare attrezzature in grado
di superare tali ostacoli e di operare in relazione solo all’alveo e alla
vegetazione presente.
Le esperienze vissute nell’ambito del Consorzio di Bonifica Dese Sile, gli
incontri con altre realtà consortili e gli interventi del Workshop all’interno di
Forestry nel 2003 a Padova, testimoniano che i Consorzi di Bonifica
vivono un momento di profondo cambiamento.
La legge 183/89, “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della
difesa del suolo”, all’art. 3 elenca una considerevole serie di azione che i
Consorzi sono chiamati a svolgere.
Tra queste vi sono: la sistemazione, conservazione e recupero del suolo
nei bacini idrografici, con interventi idrogeologici, idraulico-forestali,
108
idraulico-agrari, silvo pastorali, di forestazione e di bonifica, anche
attraverso processi di recupero naturalistico.
Tali azioni sono svolte dai Consorzi con una tensione costante verso il
contenimento del rischio idraulico, la tutela della salubrità ambientale e
l’utilizzazione delle risorse idriche e, non ultima, una nuova spinta verso la
tutela ambientale e la difesa della biodiversità.
Il carattere trasversale che le risorse e i valori ambientali rappresentano
rispetto ad altre sfere di interessi che l’Ente e i legislatori tutelano, quali
urbanistica, attività industriali, gestione del territorio, provocano, però,
ovvie interferenze.
In particolare è innegabile l’interferenza tra tutela dell’ambiente e tutela
della salute, ma le logiche cui si devono ispirare le due discipline sono
necessariamente distinte: la salute si configura nel sistema come valore
assoluto; l’ambiente invece costituisce un valore oggetto di valutazioni sia
tecniche che politiche, aperte a scelte discrezionali.
I Consorzi devono, quindi, mediare quotidianamente tra chi, in nome della
minimizzazione del rischio idraulico e degli usi irrigui, chiede un canale
perfettamente libero da vegetazione e opere di cementificazione; e chi, in
nome della tutela ambiente e della salvaguardia della biodiversità, chiede
una gestione sostenibile e attività ricreative per riappropiarsi dell’ambiente
fluviale.
La convivenza tra queste visioni è possibile se sostenuta da adeguate
azioni di informazione e di educazione ambientale.
Un esempio è la “Settimana nazionale della bonifica e dell’irrigazione”,
tenutasi tra il 10 e il 18 maggio 2003, volta alla promozione del valore e
del ruolo dei Consorzi di Bonifica quali tutelatori del territorio e delle
comunità che lo abitano.
Tramite tali attività è possibile rendere partecipi i propri consorziat, che
sostengono la spesa per la manutenzione, l’esercizio e la custodia delle
opere di bonifica, della politica dell’Ente. Si introducono così quelle
modalità di manutenzione sostenibile capaci comunque di garantire in toto
l’erogazione dei servizi richiesti ad un Consorzio di Bonifica.
109
Appendice A
Appendice A
Valori di velocità media e quote relative del pelo libero rispetto
ad un punto di riferimento
Valori rilevati sul Rio Tasca nel giugno 2002
Sezione 1
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
0
ya
20,0
175,00
(cm/s)
(m²/s)
7,30
20
y1
20,0
147,00
7,31
0,0585
7,40
40
y2
20,0
155,00
8,10
60
y3
20,0
107,73
2,67
80
yb
ASS
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
18-giu-02
10,2
0
200
177
9.30
ORE
ASS
PRIMA DELLO
SFALCIO
450
a partire dalla sponda dx
Sezione 1
0
ya
20,0
219,00
(cm/s)
(m²/s)
20
y1
20,0
215,00
10,02
0,0802
40
y2
20,0
219,00
60
y3
20,0
148,96
3,70
80
yb
ASS
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
18,1
0
19,2
0
19,3
0
0
ya
20,0
373,00
20
y1
20,0
385,00
40
y2
20,0
316,00
12,3
0
60
y3
20,0
163,59
4,06
80
yb
200
176
8.45
11,1
0
10,8
0
10,7
0
11,2
0
19-giu-02
ORE
PRIMA DELLO
SFALCIO
450
a partire dalla sponda dx
Sezione 1
ORE
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
15,47
0,1238
200
160
a partire dalla sponda dx
7,36
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
0
ya
20,0
597,00
(cm/s)
(m²/s)
20
y1
20,0
508,00
23,34
0,1634
40
y2
10,0
232,00
50
y3
20,0
296,59
70
yb
200
157,5
DOPO LO
SFALCIO
DI MEZZA SEZ. A
VALLE DELLA
SEZ.1
13.20
PROF.
ORE
19-giu-02
33,0
0
26,7
0
24,1
0
22,3
0
DI MEZZA SEZ. A
VALLE DELLA
SEZ 1
450
Sezione 1
ASS
DOPO LO
SFALCIO
9.30
Pelo libero
19-giu-02
Vm*y
450
a partire dalla sponda dx
E PRIMA DELLO
SFALCIO
DELL'ALTRA MEZZA
SEZ. A
VALLE DELLA
SEZ. 1
Sezione 1
27,4
0
22,6
0
16,1
0
0
20
40
5,31
60
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
ya
20,0
500,00
y1
20,0
387,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
18,35
0,1101
y2
20,0
214,13
149
450
19-giu-02
PROF.
200
yb
a partire dalla sponda dx
18.00
ORE
ASS
DOPO LO
SFALCIO
DI TUTTA LA
SEZ.A
VALLE DELLA
SEZ.3
1 ORA E 30
DOPO LA
FINE DELLO
SFALCIO
111
Appendice A
Sezione 1
24,1
0
27,1
0
23,1
0
0
20
40
7,62
60
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
ya
20,0
512,00
y1
20,0
502,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
22,02
0,1321
y2
20,0
307,23
148,5
450
20-giu-02
PROF.
200
yb
10.42
ORE
ASS
PRIMA DEL
TAGLIO
DELLE ERBE
CON
LA CUCCHIAIA
NEL
TRATTO TRA LE
a partire dalla sponda dx
SEZ.2 E 3
Sezione 1
ORE
24,7
0
0
21,9
0
22,5
0
7,43
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
ya
20,0
466,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
20
y1
20,0
444,00
20,15
0,1209
40
y2
20,0
299,25
149
450
60
200
yb
DOPO IL TAGLIO
14.18
PROF.
20-giu-02
ASS
a partire dalla sponda dx
DELLE ERBE
CON LA
CUCCHIAIA
NEL TRATTO
TRA
LE SEZ.2 E 3
Sezione 1
ORE
DZ
AREE ELEM
VEL.m
18,2
0
17,3
0
13,1
0
0
20
4,32
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
ya
20,0
355,00
y1
20,0
304,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
13,89
0,0833
40
y2
20,0
174,23
60
yb
200
148
DOPO IL TAGLIO
PESANTE
DELLE
ERBE CON LA
9.30
PROF.
21-giu-02
ASS
CUCCHIAIA NEL
TRATTO TRA LE
450
a partire dalla sponda dx
SEZ. 2 E 3
Sezione 2
DZ
AREE ELEM
VEL.m
14,3
0
14,6
0
10,4
0
0
20
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
ya
20,0
289,00
y1
20,0
250,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
8,04
0,0643
40
y2
20,0
104,00
0,00
60
y3
20,0
0,00
0,00
80
yb
ASS
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
18-giu-02
PROF.
140
232
10.30
ORE
ASS
PRIMA DELLO
SFALCIO
285
a partire dalla sponda dx
Sezione 2
11,7
0
11,1
0
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
ya
20,0
228,00
(cm/s)
(m²/s)
y1
20,0
207,00
8,15
0,0652
9,60
40
y2
20,0
148,00
5,20
60
y3
20,0
69,16
1,72
80
yb
ASS
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
19-giu-02
0
20
140
232
9.00
ORE
Vm*y
PRIMA DELLO
SFALCIO
285
a partire dalla sponda dx
Sezione 2
ORE
ya
20,0
379,00
(cm/s)
(m²/s)
20
y1
20,0
348,00
14,73
0,1178
40
y2
20,0
281,00
60
y3
20,0
170,24
4,22
80
yb
ASS
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
19-giu-02
0
140
215
DOPO LO
SFALCIO
10.30
18,4
0
19,5
0
15,3
0
12,8
0
DI MEZZA SEZ. A
VALLE DELLA
SEZ. 2
TRATTO 1-2
285
a partire dalla sponda dx
Sezione 2
0
ya
20,0
533,00
(cm/s)
(m²/s)
20
y1
20,0
473,00
21,60
0,1296
40
y2
20,0
289,94
7,19
60
yb
140
198
285
a partire dalla sponda dx
DOPO LO
SFALCIO
DI MEZZA SEZ. A
VALLE DELLA
SEZ.1
13.48
27,8
0
25,5
0
21,8
0
19-giu-02
ORE
E DURANTE LO
SFALCIO
DELL'AL-.
TRA MEZZA
SEZ. A
VALLE DELLA
SEZ. 2
112
Appendice A
Sezione 2
36,6
0
25,8
0
18,4
0
0
20
30
6,07
50
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
ya
20,0
624,00
y1
10,0
221,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
21,79
0,1090
y2
20,0
244,72
180
285
19-giu-02
PROF.
140
yb
18.38
ORE
ASS
DOPO LO
SFALCIO
DI TUTTA LA
SEZ. A
VALLE DELLA
SEZ.3
2 ORE DOPO LA
a partire dalla sponda dx
FINE DELLO
SFALCIO
Sezione 2
ORE
0
27,9
0
20,3
0
6,70
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
ya
20,0
553,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
20
y1
10,0
241,00
21,28
0,1064
30
y2
20,0
269,99
50
yb
140
180,5
PRIMA DEL
TAGLIO
DELLE ERBE
CON
10.15
PROF.
27,4
0
20-giu-02
ASS
LA CUCCHIAIA
NEL
TRATTO TRA LE
285
a partire dalla sponda dx
SEZ.2 E 3
Sezione 2
ORE
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
33,0
0
30,5
0
26,4
0
0
ya
20,0
635,00
(cm/s)
(m²/s)
20
y1
10,0
284,50
25,41
0,1271
30
y2
20,0
351,12
8,71
50
yb
140
181
DOPO IL TAGLIO
LEGGERO
DELLE
15.14
PROF.
20-giu-02
ASS
ERBE CON LA
CUCCHIAIA NEL
285
a partire dalla sponda dx
TRATTO TRA LE
SEZ.2 E 3
Sezione 2
ORE
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
0
ya
20,0
506,00
(cm/s)
(m²/s)
20
y1
10,0
193,00
18,00
0,0900
15,1
0
30
y2
20,0
200,83
4,98
50
yb
140
180
DOPO IL TAGLIO
PESANTE DELLE
9.40
27,1
0
23,5
0
PROF.
21-giu-02
ASS
ERBE CON LA
CUCCHIAIA NEL
285
a partire dalla sponda dx
TRATTO TRA LE
SEZ.2 E 3
Sezione 3
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
0
ya
20,0
226,00
(cm/s)
(m²/s)
20
y1
20,0
215,00
8,08
0,0566
9,60
40
y2
10,0
69,00
4,20
50
y3
20,0
55,86
1,39
70
yb
18-giu-02
10,7
0
11,9
0
PROF.
190
230
12.30
ORE
ASS
PRIMA DELLO
SFALCIO
380
a partire dalla sponda sx
Sezione 3
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
0
ya
20,0
172,00
(cm/s)
(m²/s)
8,10
20
y1
20,0
154,00
7,24
0,0507
7,30
40
y2
10,0
76,00
7,90
50
y3
20,0
105,07
2,61
70
yb
ASS
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
19-giu-02
9,10
190
230
9.15
ORE
ASS
PRIMA DELLO
SFALCIO
380
a partire dalla sponda sx
Sezione 3
0
ya
20,0
282,00
(cm/s)
(m²/s)
20
y1
20,0
263,00
11,41
0,0798
40
y2
30,0
253,37
4,19
70
yb
190
227
A VALLE DELLA
SEZIONE 2
380
a partire dalla sponda sx
113
DOPO LO
SFALCIO
DI MEZZA
SEZIONE
10.45
14,6
0
13,6
0
12,7
0
19-giu-02
ORE
TRATTO 1-2
Appendice A
Sezione 3
PROF.
14,6
0
13,4
0
12,0
0
0
20
40
3,96
60
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
ya
20,0
280,00
y1
20,0
254,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
11,56
0,0694
y2
20,0
159,60
217
380
19-giu-02
ASS
190
yb
13.58
ORE
a partire dalla sponda sx
DOPO LO
SFALCIO
DI MEZZA
SEZIONE
A VALLE DELLA
SEZ.
1 E DURANTE
LO
SFALCIO
DELL'ALTRA MEZZA
SEZ. A
VALLE DELLA
SEZ.2
Sezione 3
ORE
17,1
0
0
14,3
0
11,3
0
3,73
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
ya
20,0
314,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
20
y1
15,0
192,00
11,93
0,0656
35
y2
20,0
150,29
55
yb
190
215
DOPO LO
SFALCIO
DI TUTTA LA
SEZ. A
18.48
PROF.
19-giu-02
ASS
VALLE DELLA
SEZ.3
2 ORE DOPO LA
380
a partire dalla sponda sx
FINE DELLO
SFALCIO
Sezione 3
17,2
0
15,8
0
15,4
0
0
20
34
5,08
54
ASS
PROF.
29,4
0
0
24,9
0
8,22
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
ya
20,0
330,00
y1
14,0
218,40
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
13,95
0,0753
y2
20,0
204,82
214
380
20-giu-02
PROF.
190
yb
10.30
ORE
ASS
PRIMA DEL
TAGLIO
DELLE ERBE
CON
LA CUCCHIAIA
NEL
TRATTO TRA LE
a partire dalla sponda sx
SEZ.2 E 3
Sezione 3
ORE
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
ya
20,0
543,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
20
y1
20,0
331,17
21,85
0,0874
40
yb
190
191
DOPO IL TAGLIO
LEGGERO
DELLE
14.30
AREE ELEM
20-giu-02
DZ
ERBE CON LA
CUCCHIAIA NEL
380
a partire dalla sponda sx
TRATTO TRA LE
SEZ.2 E 3
Sezione 3
ORE
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
0
ya
10,0
423,50
(cm/s)
(m²/s)
10
y1
18,0
503,94
33,12
0,0927
28
yb
190
178
DOPO IL TAGLIO
PESANTE DELLE
ERBE CON LA
10.30
42,6
0
42,1
0
13,8
9
PROF.
21-giu-02
ASS
CUCCHIAIA NEL
TRATTO TRA LE
380
a partire dalla sponda sx
SEZ.2 E 3
Valori rilevati sul Rio Tasca nel settembre 2002
ORE
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
0
ya
20,0
334,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
12,90
20
y1
20,0
129,00
7,72
0,0463
0,00
40
y2
20,0
0,00
0,00
60
yb
06-set-02
ASS
20,50
200
185
PRIMA DELLO
SFALCIO
450
a partire dalla sponda dx
114
8.45
Sezione 1
Appendice A
ORE
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
0
ya
20,0
484,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
22,70
20
y1
10,0
183,00
16,12
0,0806
13,90
30
y2
20,0
139,00
0,00
50
yb
06-set-02
ASS
25,70
200
160
10.00
Sezione 1
450
a partire dalla sponda dx
ORE
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
0
ya
20,0
539,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
29,50
20
y1
20,0
365,00
15,32
0,0996
7,00
40
y2
5,0
29,50
4,80
45
y3
20,0
62,40
1,44
65
yb
ASS
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
06-set-02
ASS
24,40
200
171
13.00
Sezione 1
450
a partire dalla sponda dx
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
0
ya
20,0
416,00
(cm/s)
(m²/s)
20
y1
20,0
256,10
16,80
0,0672
5,91
40
yb
06-set-02
LARG SEZ
19,70
200
157
450
a partire dalla sponda dx
19,20
0
ya
5,76
20
yb
DZ
AREE ELEM
VEL.m
20,0
249,60
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
12,48
0,0250
yb
DOPO LO
SFALCIO
DI TUTTA LA
SEZ. A
VALLE DELLA
SEZ.1
ORE
Vm*y
09-set-02
PROF.
200
146
48 ORE DOPO
LO
SFALCIO DI
MEZZA
8.10
Sezione 1
ASS
DOPO LO
SFALCIO
DI MEZZA SEZ.
A
VALLE DELLA
SEZ.2
ORE
Pelo libero
14.15
Sezione 1
Vm*y
21,90
DOPO LO
SFALCIO
DI MEZZA SEZ.
A
VALLE DELLA
SEZ.1
SEZ. A VALLE
DELLA
SEZ.2
450
a partire dalla sponda dx
22,40
0
ya
6,72
20
yb
ORE
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
20,0
291,20
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
14,56
0,0291
09-set-02
PROF.
200
147
19.30
Sezione 1
ASS
65 ORE DOPO
LO
SFALCIO
COMPL.
DELLA SEZ. A
VALLE
DELLA SEZ.2
450
a partire dalla sponda dx
Sezione 2
ORE
ASS
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
10,30
0
ya
20,0
214,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
11,10
20
y1
20,0
227,00
9,46
0,0993
11,60
40
y2
20,0
210,00
9,40
60
y3
20,0
177,00
8,30
80
y4
5,0
44,00
9,30
85
y5
20,0
120,90
2,79
105
yb
PRIMA DELLO
140
241
285
a partire dalla sponda dx
115
9.05
06-set-02
SFALCIO
Appendice A
DZ
AREE ELEM
VEL.m
ORE
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
245
285
0
ya
20,0
214,00
(cm/s)
(m²/s)
10,20
20
y1
20,0
211,00
9,35
0,1029
10,90
40
y2
20,0
213,00
10,40
60
y3
20,0
186,00
8,20
80
y4
10,0
86,50
9,10
90
y5
20,0
118,30
2,73
110
yb
ASS
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
06-set-02
11,20
140
DOPO LO
SFALCIO
DI MEZZA SEZ.
A
VALLE DELLA
SEZ.1
a partire dalla sponda dx
Sezione 2
ORE
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
0
ya
20,0
408,00
(cm/s)
(m²/s)
23,80
20
y1
20,0
460,00
17,69
0,1238
22,20
40
y2
10,0
183,00
14,40
50
y3
20,0
187,20
4,32
70
yb
06-set-02
17,00
140
210
12.43
PROF.
10.10
Sezione 2
ASS
285
DOPO LO
SFALCIO
DI MEZZA SEZ.
A
VALLE DELLA
SEZ.2
a partire dalla sponda dx
Sezione 2
22,10
0
25,60
24,20
7,26
ORE
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
ya
20,0
477,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
20
y1
20,0
498,00
21,49
0,1290
40
y2
20,0
314,60
60
yb
DOPO LO
SFALCIO
DI TUTTA LA
SEZ. A
140
196
14.30
PROF.
06-set-02
ASS
VALLE DELLA
SEZ.1
285
a partire dalla sponda dx
ASS
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
ORE
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
0
ya
20,0
473,00
(cm/s)
(m²/s)
22,20
20
y1
20,0
399,60
21,82
0,0873
17,76
40
yb
09-set-02
25,10
140
185
48 ORE DOPO
LO
SFALCIO DI
MEZZA
SEZ. A VALLE
DELLA
8.00
Sezione 2
SEZ.2
285
a partire dalla sponda dx
30,50
0
ya
27,45
25
yb
DZ
AREE ELEM
VEL.m
25,0
724,38
ORE
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
28,98
0,0724
09-set-02
PROF.
140
175
285
a partire dalla sponda dx
116
65 ORE DOPO
LO
SFALCIO
COMPL.
DELLA SEZ. A
VALLE
19.15
Sezione 2
ASS
DELLA SEZ.2
Appendice A
DZ
AREE ELEM
VEL.m
ORE
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
15,40
0
ya
20,0
278,00
(cm/s)
(m²/s)
12,40
20
y1
20,0
237,00
11,97
0,0718
11,30
40
y2
20,0
203,40
9,04
60
yb
ASS
PROF.
06-set-02
190
223
PRIMA DELLO
SFALCIO
380
a partire dalla sponda sx
VEL.m
ORE
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
223
380
13,30
0
ya
20,0
280,00
(cm/s)
(m²/s)
14,70
20
y1
20,0
255,00
12,16
0,0729
10,80
40
y2
20,0
194,40
8,64
60
yb
ASS
PROF.
21,80
0
19,40
15,52
06-set-02
AREE ELEM
190
10.20
Sezione 3
DZ
DOPO LO
SFALCIO
DI MEZZA SEZ.
A
VALLE DELLA
SEZ.1
a partire dalla sponda sx
Sezione 3
ORE
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
ya
20,0
412,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
(cm)
(cm)
20
y1
15,0
261,90
19,25
0,0674
35
yb
06-set-02
DZ
190
196
13.20
PROF.
9.10
Sezione 3
ASS
DOPO LO
SFALCIO
DI MEZZA SEZ.
A
VALLE DELLA
SEZ.2
380
a partire dalla sponda sx
DZ
AREE ELEM
VEL.m
ORE
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
192
380
26,10
0
ya
20,0
422,00
(cm/s)
(m²/s)
16,10
20
y1
11,0
159,39
18,75
0,0581
12,88
31
yb
06-set-02
PROF.
190
14.40
Sezione 3
ASS
DOPO LO
SFALCIO
DI TUTTA LA
SEZ. A
VALLE DELLA
SEZ.1
a partire dalla sponda sx
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
185
380
0
ya
20,0
0,00
(cm/s)
(m²/s)
20
y1
11,0
0,00
0,00
0,0000
31
yb
09-set-02
ASS
ORE
190
7.45
Sezione 3
48 ORE DOPO
LO
SFALCIO DI
MEZZA
SEZ. A VALLE
DELLA
SEZ.2
a partire dalla sponda sx
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
LARG SEZ
PROFILO VELOCITA'
(cm)
(cm)
(cm)
0
ya
20,0
0,00
(cm/s)
(m²/s)
20
y1
11,0
0,00
0,00
0,0000
31
yb
09-set-02
ASS
ORE
190
185
380
a partire dalla sponda sx
117
DOPO LO
SFALCIO
DI TUTTA LA
SEZ. A
19.00
Sezione 3
VALLE DELLA
SEZ.2
Appendice A
Valori rilevati sullo Scolo Bigonzo nel luglio 2002
Sezione 1
ORE
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
12,50
0
ya
20,0
273,00
(cm/s)
(m²/s)
14,80
20
y1
20,0
265,00
11,60
0,0696
11,70
40
y2
20,0
158,10
4,11
60
yb
ASS
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Pelo libero
(cm)
PRIMA DELLO
10.10
PROF.
10-lug-02
ASS
SFALCIO
130
Sezione 1
ORE
(cm)
25,90
0
ya
20,0
444,00
(cm/s)
(m²/s)
18,50
20
y1
10,0
163,00
15,88
0,0794
14,10
30
y2
20,0
187,00
4,60
50
yb
ASS
PROF.
DZ
AREE ELEM
DOPO LO SFALCIO
DEL CANALE DI
11.10
Pelo libero
11-lug-02
Vm*y
193
Sezione 1
CORRENTE
TRA SEZ.1 E 2
ORE
Pelo libero
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
14 GIORNI
DOPO LO SFALCIO
13.00
Vm*y
25-lug-02
VEL.m
200,5
DEL CANALE DI
CORRENTE
TRA SEZ.1 E 2
DZ
AREE ELEM
ORE
VEL.m
Vm*y
(cm/s)
(m²/s)
DOPO LO SFALCIO
Pelo libero
DEL CANALE DI
(cm)
CORRENTE TRA
17.30
PROF.
25-lug-02
Sezione 1
ASS
104
TRA SEZ.2 E 3.
DOPO LO SFALCIO
COMPLETO BARRA
Sezione 1
ORE
TEMPO (s)
VEL.m
N/T
Pelo libero
(cm)
0
66
60
(cm/s)
1,100
10
56
60
23,60
0,933
20
44
60
COMPLETO TRA LE
193
0,733
DURANTE
LO SFALCIO
10.50
GIRI
26-lug-02
PROF.
TRA LE
SEZ.2 E 3.
DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;
V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo
Sezione 1
ORE
TEMPO (s)
VEL.m
N/T
Pelo libero
0
56
60
(cm/s)
0,933
(cm)
20
41
60
13,93
0,683
DOPO LO SFALCIO
TOTALE CON LA
14.00
GIRI
26-lug-02
PROF.
189
BARRA TRA LE SEZ.
1E2
DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;
V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo
Sezione 1
DZ
AREE ELEM
ORE
VEL.m
Vm*y
(cm/s)
(m²/s)
Pelo libero
188
118
DOPO LO SFALCIO
(cm)
TOTALE CON LA
16.30
PROF.
26-lug-02
ASS
CUCCHIAIA TRA LE
SEZ. 2 E 3
Appendice A
Sezione 1
ORE
TEMPO (s)
VEL.m
N/T
Pelo libero
24 ORE DOPO LO
59
60
(cm/s)
0,983
(cm)
SFALCIO TOTALE
25,10
10.50
GIRI
0
27-lug-02
PROF.
187
DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;
V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo
Sezione 2
ORE
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
(cm)
7,50
0
ya
20,0
162,00
(cm/s)
(m²/s)
8,70
20
y1
20,0
167,00
7,88
0,0788
8,00
40
y2
20,0
156,00
7,60
60
y3
40,0
236,00
4,20
80
y4
20,0
67,08
2,51
100
yb
SFALCIO
252
Sezione 2
ORE
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
0
ya
20,0
246,00
(cm/s)
(m²/s)
14,20
20
y1
20,0
270,00
11,30
0,0678
12,80
40
y2
20,0
162,20
3,42
60
yb
Pelo libero
(cm)
115
DEL CANALE DI
CORRENTE
TRA SEZ.1 E 2
Sezione 2
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
14 GIORNI
DOPO LO SFALCIO
13.10
DZ
ORE
25-lug-02
PROF.
DOPO LO SFALCIO
11.25
PROF.
11-lug-02
ASS
10,40
ASS
PRIMA DELLO
9.45
PROF.
10-lug-02
ASS
121,5
DEL CANALE DI
CORRENTE
TRA SEZ.1 E 2
DZ
AREE ELEM
ORE
VEL.m
Vm*y
(cm/s)
(m²/s)
DOPO LO SFALCIO
Pelo libero
DEL CANALE DI
(cm)
CORRENTE TRA
17.30
PROF.
25-lug-02
Sezione 2
ASS
118
TRA SEZ.2 E 3.
DOPO LO SFALCIO
COMPLETO BARRA
Sezione 2
ORE
TEMPO (s)
VEL.m
N/T
Pelo libero
(cm)
0
44
60
(cm/s)
0,733
20
46
60
19,55
0,767
40
48
60
0,800
50
45,0
60,00
0,750
DURANTE
LO SFALCIO
COMPLETO TRA LE
11.00
GIRI
26-lug-02
PROF.
121
TRA LE
SEZ.2 E 3.
DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;
V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo
Sezione 2
ORE
TEMPO (s)
VEL.m
N/T
Pelo libero
(cm)
0
42
60
(cm/s)
0,700
20
48
60
19,12
0,800
40
46
60
0,767
DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;
119
DOPO LO SFALCIO
TOTALE CON LA
14.20
GIRI
26-lug-02
PROF.
116
BARRA TRA LE SEZ.
1E2
Appendice A
V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo
Sezione2
DZ
AREE ELEM
ORE
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
DOPO LO SFALCIO
TOTALE CON LA
16.10
PROF.
26-lug-02
ASS
113
Sezione 2
CUCCHIAIA TRA LE
SEZ. 2 E 3
ORE
TEMPO (s)
VEL.m
N/T
0
47
60
(cm/s)
0,783
20
45
60
19,10
0,750
30
42
60
Pelo libero
DOPO LO SFALCIO
(cm)
TOTALE
11.00
GIRI
27-lug-02
PROF.
112
0,700
DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;
V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo
Sezione3
ORE
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
7,10
0
ya
20,0
145,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
7,40
20
y1
20,0
142,00
7,54
0,0754
6,80
40
y2
20,0
132,00
10-lug-02
ASS
9.50
PRIMA DELLO
SFALCIO
130
6,40
60
y3
40,0
252,00
6,20
80
y4
20,0
83,12
2,11
100
yb
ASS
PROF.
DZ
AREE ELEM
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
12,00
0
ya
20,0
234,00
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
11,40
20
y1
20,0
212,00
8,98
0,0719
9,80
40
y2
20,0
169,00
7,10
60
y3
20,0
103,50
3,25
80
yb
ASS
PROF.
DZ
AREE ELEM
ORE
DOPO LO SFALCIO
11.40
11-lug-02
Sezione 3
DEL CANALE DI
CORRENTE
107
TRA SEZ.1 E 2
Sezione 3
ORE
(cm/s)
(m²/s)
Pelo libero
14 GIORNI
(cm)
DOPO LO SFALCIO
13.20
Vm*y
25-lug-02
VEL.m
192,5
DEL CANALE DI
CORRENTE
TRA SEZ.1 E 2
Sezione 3
DZ
AREE ELEM
ORE
DOPO LO SFALCIO
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
DEL CANALE DI
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
CORRENTE TRA
17.45
PROF.
25-lug-02
ASS
96,5
TRA SEZ.2 E 3.
DOPO LO SFALCIO
COMPLETO BARRA
120
Appendice A
Sezione 3
ORE
TEMPO (s)
VEL.m
N/T
Pelo libero
31
60
(cm/s)
0,5170
(cm)
20
30
60
13,87
0,5000
40
32
60
0,5330
60
36,0
60
0,6000
LO SFALCIO
COMPLETO TRA LE
11.10
GIRI
0
26-lug-02
PROF.
DURANTE
101
TRA LE
SEZ.2 E 3.
DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;
V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo
Sezione 3
ORE
TEMPO (s)
VEL.m
N/T
Pelo libero
(cm)
0
28
60
(cm/s)
0,464
20
25
60
12,70
0,417
40
32
60
0,533
50
33,0
60
0,550
DOPO LO SFALCIO
TOTALE CON LA
11.10
GIRI
26-lug-02
PROF.
96,5
BARRA TRA LE SEZ.
1E2
DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;
V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo
Sezione 3
DZ
AREE ELEM
ORE
VEL.m
Vm*y
Pelo libero
(cm/s)
(m²/s)
(cm)
DOPO LO SFALCIO
TOTALE CON LA
16.40
PROF.
26-lug-02
ASS
96
Sezione 3
CUCCHIAIA TRA LE
SEZ. 2 E 3
ORE
TEMPO (s)
VEL.m
N/T
Pelo libero
0
39
60
(cm/s)
0,650
(cm)
20
36
60
15,73
0,600
40
35
60
0,583
DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;
V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo
121
DOPO LO SFALCIO
TOTALE
11.10
GIRI
27-lug-02
PROF.
87
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