Dipartimento di Prevenzione Verona
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Dipartimento di Prevenzione Ulss 20 di Verona “Coloro che stabiliscono le politiche sanitarie ed i ricercatori medici devono far capire meglio al pubblico che non si può mai essere sicuri di niente” Geoffrey Rose Relazione Sanitaria 2007 http://prevenzione.ulss20.verona.it A cura di: Silvana Manservisi Andrea Comin Cristina Feltrin A NNO 20076 1 IL CAMPO DI INTERVENTO Pag. 1 1.1 Caratteristiche geografiche Pag. 1 1.2 La struttura produttiva nella Provincia di Verona Pag. 1 1.3 La popolazione Pag. 2 1.4 La mortalità Pag. 4 1.4.1 1.4.2 1.4.3 La mortalità generale La mortalità infantile La mortalità evitabile Pag. 4 Pag. 9 Pag. 9 1.5 Invalidi civili Pag. 10 2 L’AMBIENTE URBANO Pag. 13 2.1 Inquinamento atmosferico Pag. 13 2.2 Assetto territoriale Pag. 20 2.3 Collettività Pag. 27 2.3.1 Disagio abitativo Pag. 27 2.3.2 Popolazione carceraria Pag. 30 2.3.3 Piscine Pag. 32 3 ALIMENTAZIONE Pag. 33 3.1 Approvvigionamento dell’acqua potabile Pag. 33 3.2 Sicurezza alimentare Pag. 35 3.3 Vigilanza e controllo su prodotti alimentari Pag. 37 3.4 Encefalopatia spongiforme bovina (BSE) Pag. 43 3.5 Tracciabilità dei prodotti di origine animale Pag. 44 3.6 Latte Pag. 44 3.7 Uova e ovoprodotti Pag. 44 4 LE MALATTIE INFETTIVE Pag. 45 4.1 Vaccinazioni Pag. 45 4.2 Dati relativi alle malattie infettive Pag. 50 4.3 Profilassi internazionale Pag. 53 5 LE MALATTIE CRONICO DEGENERATIVE Pag. 59 5.1 Fattori di rischio Pag. 59 5.2 Alimentazione Pag. 65 5.3 Attività fisica Pag. 68 5.4 Screening oncologici Pag. 74 6 INCIDENTI Pag. 79 6.1 Incidenti stradali Pag. 79 6.2 Controllo sulle patenti di guida Pag. 81 6.3 Incidenti domestici – intossicazioni da CO Pag. 83 7 LA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO Pag. 85 7.1 Infortuni sul lavoro Pag. 85 7.2 Infortuni mortali e con esiti permanenti Pag. 87 7.3 Le malattie professionali nell’ULSS 20 Pag. 89 7.4 Interventi di vigilanza nelle aziende Pag. 91 8 IL MONDO ANIMALE Pag. 95 8.1 Dimensione produttiva Pag. 95 8.2 Vigilanza e ispezioni Pag. 96 8.3 Malattie infettive ed infestazioni Pag. 97 8.4 Benessere animale negli allevamenti Pag. 101 8.5 Randagismo Pag. 102 8.6 Colombi in città Pag. 104 8.7 Ratti e insetti Pag. 105 9 LA PREVENZIONE INUTILE 10 IL DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE Pag. 109 Pag. 111 10.1 Servizi /Uffici Pag. 111 10.2 I costi Pag. 116 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 1 I L C AMPO DI I NTERVENTO O 1.1 CARATTERISTICHE GEOGRAFICHE L’Azienda ULSS n. 20 comprende 36 Comuni: Boscochiesanuova, Buttapietra, Castel d'Azzano, Cerro Veronese, Erbezzo, Grezzana, Roverè, San Martino Buon Albergo, Verona, Selva di Progno, Velo Veronese, Badia Calavena, S. Mauro di Saline, Vestenanova, S. Giovanni Ilarione, Tregnago, Mezzane, Illasi, Cazzano di 36 COMUNI Tramigna, Montecchia di Crosara, Roncà, Monteforte, Soave, Colognola ai Colli, Lavagno, Caldiero, Belfiore, San Bonifacio, Arcole, Albaredo, Cologna Veneta, Pressana, Roveredo di Guà, Veronella, Zimella, San Giovanni Lupatoto. Confina a nord con il Trentino Alto Adige e comprende l'area dei monti Lessini intersecata, da ovest ad est, da quattro vallate: Val Pantena, Val Squaranto, Val D'Illasi, Val D'Alpone, fino al confine orientale con la Provincia di Vicenza. Include la fascia pedemontana e collinare e la prima parte di pianura, attraversata dal fiume Adige, estendendosi a sud, a ridosso del confine con la Provincia di Vicenza, fino a comprendere la zona di Cologna. L'estensione complessiva è di Kmq. 1.065,61. L'altitudine varia dai 1.118 metri sul livello del mare del Comune di Erbezzo ai 38 di Buttapietra. La maggior parte della popolazione risiede negli agglomerati urbani dei trentasei comuni costituenti l'ULSS. Di questi, oltre a Verona, che conta più di 260.000 abitanti, solo San Bonifacio, Castel D'Azzano, Grezzana, San Martino Buon Albergo e San Giovanni Lupatoto superano la soglia dei 10.000 residenti. L’Azienda ULSS 20, con i suoi 463.312 assistiti, è la più popolosa della Regione Veneto. 1.2 LA STRUTTURA PRODUTTIVA NELLA PROVINCIA DI VERONA L’Ulss 20 si colloca nel Nord-Est dell'Italia, una delle aree più sviluppate d'Europa, il cui reddito pro capite supera di un quinto la media europea. Nella provincia di Verona le imprese registrate alla Camera di Commercio nel 2007 hanno raggiunto quota 100.664 (le imprese attive sono pari a 90.246) +0,5% rispetto al 2006 +1,3 se si esclude il settore agricolo. Le unità locali presenti sul territorio provinciale superano 116.439.(1) Graf. 1.2/1- Incidenza delle Imprese registrate alla CCIAA di Verona – anno 2007 Co m m erc io 2 0 ,8 % Alberghi e ristora nti 5 ,2 % T ra sporti e a ttività a usilia rie 3 ,8 % S erviz i 1 7 ,4 % N o n Cla ssif ic a te 4 ,4 % Co stru z ion i 1 6 ,1 % Ag ric o ltu ra e P esc a 19 ,4 % In du stria 1 3 ,0 % N° imprese : 100.664 N° unità locali : 116.439 1 () I dati riportati hanno come fonte il Rapporto sullo stato dell’economia provinciale, redatto dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Verona e pubblicato in occasione della quarta “Giornata dell’Economia”, 18 aprile 2008. 5 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Nell’ultimo decennio (1997 al 2007) la trasformazione della struttura produttiva veronese è caratterizzata dalla diminuzione del peso (numero aziende) del settore agricolo, dell’industria e del commercio. In considerevole aumento, invece, il peso dell’attività delle costruzioni (2) (dal 10,5% nel 1997 al 16,1% nel 2007, con un aumento di oltre 7.000 unità) e dei servizi (da 12,7% a 17,4%). Il tessuto produttivo è composto prevalentemente da piccole e medie imprese. Dai dati ISTAT del 2005 (ultimo dato disponibile) Il 99,3% delle unità economiche extra agricole ha meno di 50 addetti (ed occupa il 73,3% degli addetti). Le grandi imprese invece sono lo 0,7% delle unità locali ed occupano il 26% degli addetti (83.000 dipendenti). Un fenomeno che nel 2007 si consolida nella nostra provincia è quello dell’imprenditoria straniera. Gli imprenditori extracomunitari risultano 11.004 di cui 3.646 (pari al 2,2% del totale delle persone iscritte nel registro delle imprese) sono nati nei paesi UE, mentre 7.358 (il 4,5 %) provengono da paesi extra UE. Nel 2007, rispetto all’anno 2006, gli imprenditori extracomunitari (dal conteggio sono stati esclusi gli imprenditori romeni e bulgari) sono aumentati di 634 persone. I settori produttivi dove esercitano sono, in ordine, quello delle costruzioni (2.192 persone), del commercio al dettaglio (1.819 persone), dei trasporti (752). Nel manifatturiero (851) spicca il settore abbigliamento con 257 imprenditori extracomunitari. Nel 2007 gli occupati in termini assoluti sono passati a 398.000 (394.000 nell’anno 2006). In percentuale l’aumento è stato pari al 1%. Il tasso di occupazione (3) è rimasto stabile al 66,9%. Mentre si riduce il tasso di disoccupazione passato al 3,4% (4% del 2006). Il dato è significativamente al di sotto di quello nazionale (6,1% nel 2007). I 398.000 occupati risultano impiegati in larga maggioranza nel settore dei servizi e del commercio (62,3%), nell’industria (33,7%), e nell’agricoltura (4%). Nel mercato del lavoro, anche nella nostra provincia, si assiste ad una crescente diversificazione delle forme di occupazione con l’espansione dei rapporti di lavoro temporanei. Questi cambiamenti dell’organizzazione del lavoro, in particolare le modalità più flessibili di organizzazione dell’orario di lavoro e una gestione delle risorse umane più individuale e maggiormente orientata al risultato, hanno un’incidenza profonda sui problemi legati alla salute sul luogo di lavoro o, più in generale, sul benessere sul luogo di lavoro. 1.3 LA POPOLAZIONE Rispetto agli anni precedenti si registra un decremento della percentuale degli anziani (soggetti di età superiore ai 65 anni) che è pari al 19.7% del totale. È confermata la tendenza all’aumento della fascia di età inferiore ai 15 anni, pari al 14.2% del totale. Tab. 1.3/1: Caratteristiche demografiche della popolazione residente nei comuni della ULSS n. 20: nuovi nati, numero decessi dei residenti, totale iscritti all’anagrafe, iscritti con età inferiore a 15 anni, superiore a 65 e 75 anni e loro percentuale sul totale della popolazione, residenti con età superiore ai 100 anni NATI DECESSI RESIDENTI INF. 15 % > 65 % > 74 % > 100 2002 4.093 4.089 446.007 61.274 13,7 85.526 19,2 40.329 9,0 66 2003 4.069 4.262 447.951 61.599 13.7 86.981 19.4 40.760 9.1 65 2004 4.527 3.887 451.088 62.195 13.8 89.426 19.8 42.389 9.4 72 2005 4.490 4.068 454.838 63.610 13.9 91.116 20 43.576 9.6 72 2006 4.434 3.949 458.444 64.361 14 92.846 20,2 49.039 10,7 82 2007 4.605 3.948 463.312 65.956 14.2 91.295 19.7 47.621 10.3 74 2 () Il settore delle costruzioni è in costante crescita, nel dicembre 2007 le imprese registrate erano a quota 16.217 (15.570 nel 2006 ), con un aumento di + 647 imprese. 3 () Il tasso di occupazione è dato dal rapporto fra il numero degli occupati e la popolazione con un’età maggiore di 15 anni. 6 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 La tabella seguente evidenzia come il numero di stranieri residenti nel Comune di Verona in costante aumento arrivando a raggiungere l’11.7% della popolazione. Tab. 1.3/2: Stranieri residenti nel comune di Verona STRANIERI POPOLAZIONE PRESENTI % RESIDENTE DI STRANIERI SULLA TOTALE POPOLAZIONE 31.12.2004 21.140 259.068 8,2 31.12.2005 23.166 259.830 8,9 31.12.2006 25.802 260.718 9.9 31.12.2007 30.970 264.191 11.7 Le fasce d’età più rappresentate degli straneri residenti a Verona sono quelle dei giovaniadulti con un progressivo incremento dei nuovi nati (v. piramide). Comune di Verona - Distribuzione percentuale della popolazione residente per sesso e classe di età Comune di Verona - Distribuzione percentuale della popolazione residente straniera per sesso e classe di età Il grafico n. 1.3/1 illustra l’andamento degli assistiti, della sola città di Verona, con età superiore ai cento anni. È un indicatore sintetico che consente di apprezzare l’entità del fenomeno di allungamento della speranza di vita (che privilegia per altro, come si può ben vedere, quasi esclusivamente le femmine nei confronti dei maschi). Graf. 1.3/1: Numero di residenti nel Comune di Verona con età uguale o superiore ai cento anni 49 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 28 26 5 6 31 38 34 41 33 35 33 38 40 40 35 19 7 4 9 6 10 7 8 6 7 6 Maschi 7 20 04 20 03 20 02 20 01 20 00 19 99 19 98 19 97 19 96 19 95 19 94 19 93 19 92 19 91 19 90 4 6 Femmine 3 8 4 20 07 6 20 06 8 20 05 7 12 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Come si può notare dal grafico 1.3/2 nel periodo dal 1984 al 2007 l’età media alla morte è aumentata di 8.7 anni (da 71.4 a 80.1). Ciò sta a significare che in questo periodo storico ogni tre anni solari la popolazione “ha guadagnato” mediamente un intero anno di vita. Graf. 1.3/2: Comune di Verona: età media alla morte 82,0 80,1 80,0 78,1 78,0 76,0 75,3 73,8 72,6 72,0 72,5 72,4 72,9 73,6 78,1 78,1 76,5 75,2 74,9 74,0 70,0 77,5 76,0 78,4 78,5 77,0 79,0 75,0 73,7 72,9 71,4 La tabella seguente evidenzia le interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) nell’ULSS20. Tab. 1.3/3: Interruzioni volontarie di gravidanza nell’Ulss 20 2003 2004 2005 2006 2007 N. CASI DI DONNE CON CITTADINANZA ITALIANA 303 (45%) 340 (46%) 298 (42%) 286 (47%) 259 (45%) N. CASI DI DONNE CON CITTADINANZA STRANIERA 368 (55%) 393 (54%) 417 (58%) 327 (53%) 314 (55%) N. CASI TOTALI 671 733 715 613 573 L'entità del fenomeno è particolarmente accentuata nel caso di donne con cittadinanza straniera che, nonostante costituiscano una ridotta percentuale della popolazione complessiva, danno ragione di più del 50% di tutte le IVG. 1.4 LA MORTALITÀ 1.4.1 LA MORTALITÀ GENERALE VENETO La popolazione del Veneto continua a godere di buone condizioni di salute, migliori che in passato. Anche nel 2007 si conferma il processo di progressiva crescita della durata della vita media: la stima della speranza di vita alla nascita è pari a 78.9 anni per gli uomini e a 84,6 anni per le donne, superiori ai corrispondenti dati medi italiani pari rispettivamente a 78,6 e 84,1. (ISTAT Indicatori demografici febbraio 2008). Nel Veneto nel 2006 sono stati registrati circa 42.300 decessi, 7422 dei quali nella provincia di Verona. Le principali cause di morte sono le malattie del sistema circolatorio e le 8 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 neoplasie che giustificano il 70% circa dei decessi. Il numero assoluto annuale di deceduti residenti nella regione Veneto è sostanzialmente stazionario dal 1996, ad eccezione del picco di mortalità registrato nell’anno 2003 e legato all’anomala ondata di calore. Tuttavia, nello stesso periodo, le caratteristiche demografiche della popolazione sono sensibilmente mutate. In particolare è aumentato il numero di cittadini residenti (anche per il contributo dell’immigrazione) e la popolazione è complessivamente invecchiata. Di fatto i tassi di mortalità specifici per età sono calati in modo consistente, dando luogo ad un tasso standardizzato diretto di mortalità in forte decremento.(graf 1.4.1/1 ). Graf. 1.4.1/1 mortalità nel Veneto tasso standardizzato di mortalità per tutte le cause (per 100.000 abitanti) Le malattie del sistema circolatorio causano circa 17.000 decessi all’anno (pari al 40% di tutti i decessi) e sono al primo posto nelle donne e al secondo posto (dopo le neoplasie) negli uomini. Il tasso standardizzato di mortalità per queste malattie, in particolare per le malattie ischemiche del cuore e per le malattie cerebrovascolari, è in calo in entrambi i generi e giustifica buona parte della diminuzione registrata sulla mortalità generale. Graf. 1.4.1/2 Veneto Tasso standardizzato di mortalità per malattie del circolo e tumori nelle donne 1996-2006 (per 100.000 abitanti) 9 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Graf. 1.4.1/3 Veneto - Tasso standardizzato di mortalità per malattie del circolo e tumori negli uomini 1996-2006 (per 100.000 abitanti) Alle neoplasie sono attribuibili circa 13.000 decessi ogni anno tra i residenti nella regione Veneto. Il tasso standardizzato di mortalità per neoplasie è in calo in entrambi i generi. Nelle donne il tumore della mammella è al primo posto tra i decessi per neoplasie (17%) e ad esso sono attribuibili quasi 1.000 decessi all’anno. Pur con un andamento oscillante, la mortalità per tumore alla mammella appare in calo, come pure la mortalità per tumore dello stomaco. L’incidenza del tumore della mammella mostra invece un trend in crescita che può essere influenzato almeno da due elementi: il primo è l’attività di diagnosi precoce svolta dallo screening mammografico che tende ad anticipare la diagnosi in fase precoce di tumori che altrimenti sarebbero comparsi in periodi successivi, l’altro è la diffusione di fattori di rischio (AIRTUM Rapporto sui tumori in Italia - anno 2008). Nei maschi si apprezza soprattutto una diminuzione della mortalità per neoplasie del polmone (che da solo giustifica oltre il 25% dei decessi per tumore nei maschi), dello stomaco e dell’esofago, mentre le altre principali neoplasie (colon-retto, fegato, prostata, pancreas e vescica) presentano un andamento stazionario. I dati del Registro Tumori Veneto confermano anche negli anni più recenti la diminuzione della mortalità per tumore ai polmoni tra gli uomini e la sostanziale stabilità tra le donne; questi differenti pattern sono legati al differente andamento nel tempo dell’abitudine al fumo tra i due sessi (in calo tra gli uomini, stabile o in aumento tra le donne). Tuttavia, ancora nel 2006 le neoplasie polmonari rendevano conto dell’11% dei decessi tra gli uomini e del 3%tra le donne. 10 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Graf. 1.4.1/4 Veneto Tassi standardizzati (per 100.000 residenti) di mortalità per tumore del polmone, per sesso e per anno. Dal 1996, anno in cui si è verificato il maggior numero di decessi (260 eventi tra i residenti nel Veneto), la mortalità per AIDS è nettamente e rapidamente diminuita: 149 decessi nel 1997, 69 nel 1998, fino a oscillare tra i 20 e i 25 decessi annui dopo l’anno 2000. (dati del Servizio Epidemiologico Regionale del Veneto). Graf. 1.4.1/5 Casi e decessi incidenti per AIDS in residenti nella Regione Veneto, per anno ULSS 20 Anche nell’ULSS 20 i tumori e le malattie del sistema circolatorio causano da soli il 70% delle morti. Nonostante una tendenza al calo le cause di morte legate al sistema cardiocircolatorio restano al primo posto. 11 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Tab. 1.4.1/1: Mortalità generale per grandi gruppi di cause nella popolazione dell'ULSS 20 2003 CAUSE 2004 2005 2006 N° DECESSI TASSO GREZZO N° DECESSI TASSO GREZZO N° DECESSI TASSO GREZZO N° DECESSI TASSO GREZZO 33 7,4 46 10,2 49 10,8 26 5,7 1.285 286,9 1.184 262,5 1.301 286,1 1.298 282,8 I Malattie infettive e parassitarie II Tumori III Mal. ghiandole endocrine e della nutriz. 131 29,2 119 26,4 117 25,7 120 26,1 V Disturbi psichici 110 24,6 109 24,2 134 29,5 123 26,8 VI Mal. del sistema nervoso 148 33,0 112 24,8 125 27,5 139 30,3 VII Mal. del sistema circolatorio 1.667 372,1 1.523 337,6 1.542 339,1 1.504 327,7 VIII Mal. dell'apparato respiratorio 328 73,2 266 59,0 315 69,3 252 54,9 IX Mal. dell'apparato digerente 183 40,9 164 36,4 155 34,1 179 39,0 X Mal. apparato genitourinario 64 14,3 53 11,7 61 13,4 47 10,2 XVII Traumatismi e avvelenamenti 118 26,3 105 23,3 102 22,4 100 21,8 XVII Incidenti stradali 52 11,6 56 12,4 35 7,7 49 10,7 XX Suicidi 33 7,4 33 7,3 22 4,8 28 6,1 Altro 118 26,3 117 25,9 110 24,2 84 18,3 4.270 951,4 3.887 861,7 4.068 894,6 3.949 860,5 Totale Graf. 1.4.1/6: Mortalità totale per gruppi di cause. Frequenza relativa ULSS 20 Anno 2006 45 38,1 40 35 32,9 30 25 20 15 10 5 0 6,4 3 3,1 3,5 4,5 1,2 0,8 Mal. infettive e parassitarie Tumori Mal. ghiandole endocrine e della nutrizione Disturbi psichici Mal. del sistema nervoso Mal. del sistema Mal. dell'apparato Mal. dell'apparato circolatorio respiratorio digerente 12 Mal. apparato genito-urinario 2,5 Traumatismi e avvelenamenti esclusi incidenti 1,2 0,7 Incidenti stradali Suicidi Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 1.4.2 LA MORTALITÀ INFANTILE Per quanto attiene invece i dati recuperabili dalle schede di morte è emerso nuovamente un elemento interessante relativamente alla mortalità infantile degli stranieri come si può evincere dalla tabella seguente. Tab. 1.4.2/1 Bambini residenti nell’ULSS 20 morti entro l’anno di vita - anno 2007 Maschi Femmine Totale ITALIANI 3 4 7 STRANIERI 5 1 6 8 5 13 Quasi il 50% dei bambini deceduti entro l’anno di età è extracomunitario. Non è possibile fare un’analisi corretta del dato visto che non si conosce il numero preciso dei nati extracomunitari, ma è verosimile supporre che sia notevolmente inferiore a quello dei nati italiani. Nel 2006 ad esempio il numero dei nati extracomunitari era pari al 17% circa di tutti i nati. Graf. 1.4.2/1: Tasso complessivo di mortalità infantile in nati da madri iscritte all’anagrafe assistiti dell’ULSS20 (% per 1.000 nati) 5 4,4 4,5 4 3,7 3,5 3,5 3,4 3,2 3 2,8 2,8 2,5 2 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 1.4.3 MORTALITÀ EVITABILE Sono considerate evitabili quelle cause di morte che si potrebbero ridurre in maniera consistente o addirittura eliminare con adeguati interventi di prevenzione, cura e riabilitazione. La mortalità evitabile è quindi un indicatore correlato con le abitudini di vita, con lo stato dell’ambiente in cui si vive e si lavora, con la stessa efficacia del servizio sanitario. Può essere utilizzato per individuare le cause che determinano gli eventi consentendo di approntare adeguati interventi preventivi. 13 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Tab. 1.4.3/1: Mortalità evitabile prevenibile con gli screening oncologici ULSS 20 (numeri assoluti) 2002 2003 Cancro mammella Cancro colon 2004 2005 2006 78 107 95 111 97 106 (M 57 – F 49) 103 (M 63 – F 40) 106 (M 59 – F 47) 115 (M 62 – F 53) 126 (M 72 – F 54) 4 3 3 3 4 Cancro collo utero Tab. 1.4.3/2: Mortalità evitabile ULSS 20 (numeri assoluti) 2003 Incidenti stradali HIV Overdose Intossic.monossido di carbonio Infortuni sul lavoro 2004 2005 2006 2007 ♂ ♀ Tot ♂ ♀ Tot ♂ ♀ Tot ♂ ♀ Tot 44 8 52 44 12 56 30 5 35 41 8 49 7 1 8 12 3 15 9 5 15 5 2 7 4 0 4 0 0 0 1 0 1 7 0 7 0 1 1 0 0 0 3 2 5 0 1 1 11 13 7 ♂ ♀ Tot 0 0 0 7 6 1.5 INVALIDI CIVILI Nel corso del 2007 sono state effettuate 16.819 visite (2.510 in più rispetto allo scorso anno) e sono pervenute 17.623 domande (+ 2.953); l’incremento è prevalentemente determinato dall’aumento delle richieste per la Legge 104, motivate dai numerosi benefici correlati al riconoscimento della condizione di portatore di handicap. Tab. 1.5/1: Visite di invalidità civile - anno 2007 SEDE Invalidi Civili Legge 104/92 Legge 68/99 Comm. Provinciale Ciechi Commissione Sordomuti Totale DI VERONA 6.331 5.655 797 246 3 13.032 SEDE DI COLOGNOLA 1.958 1.449 380 3.787 AI COLLI TOTALE 8.289 7.104 1.177 246 3 14.299 Permane l’apprezzamento da parte dell’utenza relativamente alla possibilità di consegnare le domande d’invalidità presso le sedi dei distretti, oltre che nelle sedi storiche. I tempi di attesa sono ulteriormente diminuiti. A dicembre 2007 il tempo medio tra la data di presentazione della domanda e l’effettuazione della visita era inferiore a 60 giorni. 14 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Graf. 1.5/1: Invalidità civile: visite effettuate dal 2000 al 2007 16819 18000 16000 14299 14000 11668 12000 9690 10000 10264 10004 9110 7451 8000 6000 4000 2000 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 La fascia di popolazione maggiormente rappresentata è quella tra i 76 e gli 80 anni. La tipologia dell’invalidità riconosciuta è rimasta praticamente invariata rispetto allo scorso anno come pure la percentuale delle malattia più rappresentate. Graf. 1.5/2: Visite invalidità civile anno 2006: esiti dei controlli (I.A.= indennità di accompagnamento I.F.= indennità di frequenza) 35,0 28,9 30,0 22,5 25,0 22,8 21,7 20,0 15,0 10,0 2,5 5,0 1,6 0,0 I.A. 100% 74%-99% 34%-73% <34% I.F. Graf. 1.5/3 Visite di invalidità civile anno 2006: patologie più frequenti 60,0 48,3 50,0 42,0 40,0 28,1 30,0 15,3 20,0 12,9 9,6 7,9 M. Resp. Diabet e 10,9 10,0 0,0 M. Cardio. M. Ost eoart . M. Neurol. Demenze 15 Tumori M. Psic. Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 A partire dal gennaio 2007 si è provveduto ad apportare una modifica alle procedure organizzative a seguito dell’entrata in vigore della L. n. 80 art. 6 co. 3 bis del 09.03.06, che prevede un iter accelerato per l’accertamento dell’invalidità civile nei pazienti oncologici. La norma sancisce che l’accertamento debba essere effettuato entro 15 gg. dalla data di presentazione della domanda e che abbia immediata efficacia. L’applicazione di quanto previsto è risultata essere piuttosto complessa per l’eccessiva ristrettezza dei tempi se si tiene conto dei carichi di lavoro, dei limiti temporali imposti dall’istruttoria delle pratiche e dalle modalità di comunicazione dell’invito a visita, peraltro previste dalle precedenti normative in materia di invalidità civile, ed infine del fatto, non trascurabile, che i calendari mensili delle sedute di commissione vengono predisposti il mese precedente e gli inviti a visita vengono inviati agli interessati circa 20 giorni prima della data della seduta di commissione . Alla fine del 2007 il tempo medio intercorrente tra la presentazione della domanda e l’effettuazione della visita era pari a circa un mese. Al fine di ridurre ulteriormente i tempi di attesa, dopo aver valutato l’entità del fenomeno, si sta predisponendo una procedura che prevede l’inserimento rapido delle pratiche in commissioni appositamente designate. VISITE FISCALI L’analisi dell’andamento degli ultimi cinque anni depone per l’assoluta inefficacia di tale attività. La percentuale di non conferma della prognosi è al di sotto dello 0.1%. Questo non per incuria o incapacità dei medici fiscali, ma per obiettive difficoltà a contestare l’operato dei colleghi medici di medicina generale per i seguenti motivi: nella maggior parte dei casi non sono emersi motivi di modificare diagnosi e prognosi; i casi dubbi dal punto di vista diagnostico, generalmente si ascrivono a patologie di difficile obiettivazione (cefalee, coliche addominali, vertigini ecc); i casi dubbi dal punto di vista prognostico necessitano dell’effettuazione di accertamenti specialistici la cui esecuzione richiede spesso tempi più lunghi della prognosi stessa e va a gravare sull’attività specialistica dell’ULSS. Inoltre l’esito degli accertamenti specialistici effettuati non è stato significativamente positivo, come verificato da una sperimentazione effettuata negli scorsi anni. La visita fiscale pertanto ha solo effetti deterrenti, e alla fine l’unico risultato apprezzabile è la verifica della presenza del lavoratore a casa nelle fasce orarie previste. AUSPICABILE L’ABOLIZIONE DELLE VISITE FISCALI Ne consegue che, considerato l’elevato costo di tale attività che grava completamente sull’ULSS (la totalità delle visite viene richiesta da Enti Pubblici che per norma sono esentati dal pagamento) e vista l’inefficacia degli accertamenti medici, sarebbe oltremodo auspicabile che venisse modificata opportunamente la normativa prevedendo l’abolizione dell’ esecuzione delle visite fiscali. 16 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 2 L’AMBIENTE URBANO O PREMESSA La popolazione che vive nelle città è sempre più numerosa: all’inizio del diciannovesimo secolo era il 5%, nel 2007 è più del 50%. In Europa circa il 75% della popolazione vive in aggregati urbani di una certa complessità. La salute della popolazione urbanizzata rappresenta, quindi, un problema da considerare in modo specifico sia per numero di persone coinvolte sia per le ricadute maggiori che hanno i determinanti di salute positivi o negativi. Questi fattori possono esplicare i loro effetti nelle varie forme di aggregazione con varia intensità a seconda delle dimensioni e dell’organizzazione delle città. In questa chiave vanno interpretati alcuni argomenti di questa relazione che riguardano: − l’ambiente fisico (qualità dell’aria, condizioni climatiche , strumenti urbanistici); − l’ambiente costruito (disagio abitativo, traffico, funzioni urbane); − il sistema dei trasporti; − l’ambiente sociale (comportamenti individuali e stili di vita collettivi, immigrazione, disuguaglianze di salute legate a disuguaglianze sociali). 2.1 INQUINAMENTO ATMOSFERICO Dalle conoscenze scientifiche attuali emerge sempre più precisamente che la cattiva qualità dell’aria respirata incide in modo significativo sulle condizioni di salute della popolazione esposta. Non si tratta solo di effetti acuti che compaiono per esposizioni a breve termine agli inquinanti atmosferici ma anche di effetti che si instaurano lentamente nel tempo provocando patologie croniche e conseguenze a lungo termine sulla salute. Secondo l’OMS l’esposizione al particolato fine accorcia in media la vita di ogni persona all’interno dell’Unione Europea di 8.6 mesi e i valori salgono per l’Italia a 9 mesi di vita nel 2000 (Comunicato stampa dell’OMS europeo EURO/08/05 Berlino, Copenhagen, Roma, 22 giugno 2005.) L’OMS afferma esplicitamente che una riduzione dei correnti livelli di inquinamento atmosferico, specialmente quello dovuto al traffico, porterebbe benefici sostanziali alla salute respiratoria dei bambini, soprattutto di quelli più suscettibili (Effects of air pollution on children’s health and development A review of the evidence WHO Europe 2005). In generale le zone maggiormente inquinate sono quelle in prossimità di strade trafficate e di industrie insalubri. Nell’area urbana in cui si concentra la popolazione e si verifica una maggior esigenza di mobilità autoveicolare, stando ai dati ARPAV, il 51% delle polveri PM10 è generato dal traffico. Nella nostra realtà costituiscono fonti sicuramente rilevanti anche alcune industrie di grosse dimensioni, l’aeroporto V. Catullo di Villafranca e le autostrade che attraversano il territorio spesso in stretta contiguità con quartieri residenziali. Sulla base dei dati diffusi dall’ARPAV, struttura cui compete il monitoraggio giornaliero dell’aria, nel corso del 2007 nella città di Verona si sono verificati 159 superamenti del limite giornaliero di 50 µg/m3 di PM10, valore che non dovrebbe essere superato più di 35 volte l’anno. 17 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 La media annuale di PM10 nella postazione di Corso Milano è stata pari a 62 µg/m3 a fronte di un valore limite annuale di 40 µg/m3. Sempre nella postazione di Corso Milano si sono registrati valori medi annui pari a 4 µg/m3 di benzene e a 1 ng/m3 di Benzo(a)Pirene. Graf. 2.1/1:Numero di superamenti del limite giornaliero e concentrazione media annua di PM10. Postazione di Corso Milano – Verona 250 222 204 200 159 n. superamenti 50 µg/m3* 150 100 66 71 2005 2006 concentrazione media annua 62 50 0 2007 *limite da non superare più di 35 volte l’anno Se si analizzano i dati più nel dettaglio si osserva che nel secondo semestre del 2007 le medie di PM10 registrate nelle due stazioni di C.so Milano e del Cason sono sovrapponibili a differenza dello stesso periodo dell’anno precedente in cui si erano registrati valori più alti nelle stazione di C.so Milano. Probabilmente questo calo va interpretato non tanto come un decremento effettivo delle concentrazioni di inquinanti a seguito di misure adottate quanto come conseguenza dello spostamento della centralina di C.so Milano in una zona più arretrata rispetto al margine stradale, avvenuto nel giugno 2007. A tutt’oggi mancano ancora delle “mappe di rischio” che evidenzino le isoconcentrazioni di inquinanti nell’ambiente urbano Graf. 2.1/2. PM10 valori medi di periodo (dati tratti da CdR Ecologia Comune di Verona) 90 74 80 70 60 12 giugno 2007 Riposizionamento della centralina di Corso Milano Corso Milano 83 56 50 62 Cason 56 43 68 56 54 43 40 41 40 30 20 10 0 1 gen - 3 giu 05 12 giu - 31 dic 05 1 gen - 3 giu 06 12 giu - 31 dic 06 1 gen - 3 giu 07 12 giu - 31 dic 07 All’inquinamento atmosferico è attribuibile una quota rilevante di morbosità acuta e cronica, come confermato anche da recenti studi epidemiologici nazionali che includono anche città del Veneto, e una diminuzione della speranza di vita dei cittadini che vivono in aree con livelli di inquinamento elevato. 18 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Tra questi il MISA2, metanalisi italiana degli studi sugli effetti a breve termine dell’inquinamento atmosferico nel periodo 1996-2002 in 15 città italiane per un totale di più di nove milioni di abitanti, ( Biggeri A, Bellini P, Terracini B. Meta-analisys of the Italian studies on short-term effects of air pollution. Epidemiol Prev 2004; 28 (4-5) suppl: 1 – 100) , ha evidenziato un aumento della mortalità giornaliera per tutte le cause naturali collegato ad incrementi della concentrazione degli inquinanti atmosferici studiati (in particolare NO 2 0.6%; CO 1.2%; PM 10 0.31% ). Tale rilievo riguarda anche la mortalità per cause cardiorespiratorie e la ricoverabilità per malattie cardiache e respiratorie. Le associazioni tra concentrazioni ambientali di inquinanti ed effetti sanitari in studio si manifestano con un ritardo variabile a seconda dell’inquinante e dell’esito considerato. Per la mortalità, l’aumento di rischio si manifesta entro pochi giorni dal picco di inquinamento (due giorni per il PM10 , fino a quattro giorni per NO 2 e CO). L’anticipazione del decesso è contenuta e si verifica entro due settimane. In un’indagine successiva, lo studio sulle 13 città italiane ( Martuzzi M,Mitis F,Iavarone I,Serinelli M. Health impact of PM10 and ozone in 13 Italian cities. 2006. World Health Organization Regional Office for Europe) si conclude che l’inquinamento atmosferico ha un largo impatto sulla salute nelle città italiane. Nel periodo compreso tra il 2002 ed il 2004, in media 8220 morti all’anno (corrispondenti al 9% della mortalità per tutte le cause di morte -escluso gli incidenti- nella popolazione al di sopra dei 30 anni), sono risultati attribuibili a concentrazioni di PM 10 superiori a 20 µg/m 3, tenendo in considerazione anche gli effetti a lungo termine. Più specificamente, dallo studio citato risulta che le cause di morte, per esposizioni a lungo termine attribuite a valori superiori a 20 µg/m 3 di PM 10, siano: tumore del polmone (742 casi all’anno), infarto (2562 casi all’anno), ictus (329 casi all’anno). Gli effetti acuti includono cause cardiovascolari (843 casi all’anno) e le cause respiratorie (186 casi all’anno). Con sempre maggiore evidenza sembra emergere in particolare un’associazione tra esposizione ad inquinamento atmosferico e l’insorgenza di malattie dell’apparato cardiocircolatorio tanto che l’American Heart Association identifica tale esposizione come un significativo fattore emergente di rischio cardiovascolare, comprese le sindromi coronariche acute ( Air pollution and cardiovascular disease: a statement for healthcare professionals from the expert panel on population and prevention science af the American heart association Robert D.Brook et al. Circulation 2004; 109;2655-2671). L’attenzione si è incentrata anche sull’inquinamento da pericolato come possibile specifico “trigger” di infarto miocardio acuto (Increased particulate air pollution and the triggering of myocardial infarction A.Peters et al. Circulation 2001; 103; 2810-2815). Uno studio condotto in un gruppo di 772 soggetti infartuati nel corso di due anni ha dimostrato una correlazione statisticamente significativa tra incremento delle concentrazioni del PM 2,5 e rischio di infarto miocardio acuto nelle 24 ore precedenti l’evento e nelle prime 2 ore successive. Gli studi riguardano in particolare un eccesso di rischio di avere infarti cardiaci, ictus e trombosi venose profonde ad elevati livelli di PM10 ; uno studio recente quantifica anche il rischio di morte precoce dovuto all’inquinamento da traffico stradale in persone che hanno sofferto di infarto cardiaco (l’aumento del 15-30% si verifica soprattutto nella fascia di 100 metri attorno alle strade locali e sembra correlato con le emissioni primarie dei motori diesel più che a quelle secondarie). Questo dato è particolarmente significato se si mette in relazione alla riduzione della mortalità in fase acuta dovuta al miglioramento dell’assistenza sanitaria. 19 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 A fronte di questi dati risulta evidente la necessità di non costruire abitazioni a ridosso delle strade e di procedere con misure di mitigazione nei casi già esistenti. È prioritario in quest’ottica valutare l’efficacia degli interventi adottati per la riduzione dell’inquinamento Sulla base di queste considerazioni il Dipartimento ha richiamato l’attenzione delle Amministrazioni Comunali e Provinciale sulla necessità di adottare un piano organico di intervento per ridurre l’esposizione della popolazione agli inquinanti atmosferici, individuando prioritariamente le zone a maggior rischio. In conformità a quanto evidenziato dall’OMS si richiede non tanto di adottare interventi emergenziali quanto di progettare azioni strutturali e permanenti secondo le indicazioni fornite dalla Comunità Europea per lo sviluppo dei piani di azione di qualità dell’aria. Per le esposizioni a breve termine non si può escludere che in condizioni particolarmente critiche sia necessario ricorrere alla possibilità di adottare provvedimenti d’emergenza. Ci si riferisce in particolare ai gravi picchi d’inquinamento (valori di PM 10 >150 µg/ m 3) che in genere si verificano in concomitanza con condizioni meteoclimatiche che ostacolano la dispersione degli inquinanti. Sono state attuate innumerevoli azioni informative nei confronti della popolazione anche per favorire l’adozione di stili di vita e comportamenti favorevoli alla salute da parte dei singoli individui; nella relazione sanitaria annuale del Dipartimento, consultabile nel sito http://prevenzione.Ulss20.verona.it/relsan.html , vengono forniti aggiornamenti sulla situazione epidemiologica e sulla presenza di fattori di rischio; nello stesso sito sono reperibili altri documenti inerenti informazioni sugli effetti sanitari dell’esposizione all’inquinamento atmosferico e sulle precauzioni comportamentali da adottare nelle situazione critiche conseguenti ad elevate concentrazioni di inquinanti invernali (PM 10 ) o estivi (O 3). IL SISTEMA DEI TRASPORTI Il sistema dei trasporti, in particolare quello dei trasporti urbani, è in grado di influenzare sensibilmente le condizioni di salute della popolazione attraverso molti fattori di rischio di tipo diretto (inquinamento atmosferico, incidenti stradali, rumore) e indiretto (fruizione del territorio, possibilità di avere uno stile di vita attivo nella vita quotidiana). Per questo motivo è necessaria una stretta collaborazione ed integrazione nei processi decisionali che riguardano il sistema dei trasporti. Un primo campo dove può essere attuata questa collaborazione riguarda i processi di pianificazione o riqualificazione anche di porzioni limitate di territorio urbano. È fondamentale che in questi casi si individuino e si favoriscano modalità di trasporto favorevoli all’ambiente ed alla salute, in particolare la ciclo-pedonalità. Alcuni esempi di collaborazione tra il settore dei trasporti e quello della salute sono stati censiti dall’Organizzazione Mondiale della Salute della Regione Europea e riportati nel documento “Collaboration between the health and transport sectors in promoting physical activity: examples from european countries”. 20 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona OTTO Relazione Sanitaria anno 2007 PROPOSTE DI MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELL’ARIA DEL COMUNE DI VERONA P REMESSA Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, l’inquinamento dell’aria costituisce un reale problema sanitario per la città. Secondo i nostri calcoli la cattiva qualità dell’aria che respiriamo comporta ogni anno a Verona la morte prematura di circa 10-90 persone per effetti acuti che intervengono entro 4 giorni dai picchi di inquinamento; lo studio dell’APAT del 2006 ha stimato che in Italia il 9% della mortalità totale (per i > di 30 anni esclusi gli incidenti) è attribuibile all’inquinamento atmosferico (concentrazioni di PM 10 superiori a 20 µg/m 3 ) per effetti a lungo termine. Al di là della diminuzione della durata della vita, è certamente ben presente un complessivo peggioramento della qualità dello stato di salute della popolazione (specie di quella infantile, anziana e di quella sofferente di patologie croniche) che abita la nostra zona. Preoccupante, inoltre, la scarsa organicità che ha finora caratterizzato i tentativi politici di fronteggiare questo fattore di rischio. Si tratta, con ogni evidenza, di una situazione che caratterizza tutta la pianura padana , che è destinata a prolungarsi nel tempo, per la quale non esiste una soluzione miracolosa e, neanche, una serie di soluzioni miracolose ma, proprio per questo, è necessario che vengano messe in atto simultaneamente tutte quelle soluzioni che, assieme, possono contribuire a contrastare questo fenomeno. È da queste premesse che abbiamo individuato, sulla base di quanto abbiamo letto e visto nella letteratura più recente, una serie di otto proposte per la città di Verona che, a vario titolo, possono contribuire ad un progetto organico di miglioramento dell’aria della città e costituire così una proposta al nuovo progetto di piano coordinato della città di Verona e dei comuni dell’area limitrofa che verrà messo a punto dall’Università di Trento. P ROPOSTA 1. Risparmio Energetico costituisce la possibilità più rilevante e praticabile di ridurre il consumo di combustibili fossili in città e di diminuire così l’inquinamento aereo e la spesa economica di gestione del riscaldamento e raffrescamento urbano. I recenti riferimenti legislativi (Decreto Legislativo 19 agosto 2005 integrato con il D.Lgs 311/06, n. 192 in "Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia") e una nuova consapevolezza del problema ambientale hanno portato anche in Italia ad una definizione di nuovi regolamenti locali che affrontano in maniera più articolata gli aspetti edilizi in favore di un risparmio energetico. È necessario inoltre approfondire le tematiche riguardanti i nuovi ambienti di lavoro e le nuove tecnologie edilizie (pareti tecnologiche ventilate, vani interrati, coibentazioni e salubrità degli ambienti, ecc). Diverse amministrazioni comunali in Italia ed in Europa hanno da tempo avviato utili iniziative di consulenza sul risparmio energetico nei confronti di edifici pubblici e privati. Così come è praticabile e di grande utilità la definizione di nuovi standard edilizi che impongano per le nuove costruzioni e per le ristrutturazioni caratteristiche di termoisolamento più spinte che prevedano espressamente l’utilizzo di forme di riscaldamento a bassa temperatura, scelta che aprirebbe la strada all’utilizzo anche di fonti energetiche alternative alle tradizionali. Nel territorio dell’ULSS20 sono stati presentati alcuni progetti, soprattutto di 21 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 tipologia direzionale e commerciale, con soluzioni tecnologiche innovative; sono ancora pochi gli interventi di edilizia residenziale o di tipo collettivo sociale (di ristrutturazione o nuova costruzione) che adottano criteri legati al risparmio energetico e al miglioramento del comfort abitativo. 2. La nostra ULSS si sviluppa in un’area che diverse ricerche episodiche condotte in passato hanno dimostrato essere interessante dal punto di vista dello sfruttamento di _ Fonti Geotermiche . È, quindi, necessario che vengano assunte iniziative congiunte da parte dei vari enti interessati per approfondire la concreta possibilità che questa forma di energia sia sfruttata per ridurre il fabbisogno energetico di combustibili fossili della città. 3. È ormai accertato che il traffico veicolare costituisce una delle più importanti fonti di inquinamento aereo; le proposte seguenti (in parte innovative, in parte già consolidate) costituiscono un pacchetto di sicura efficacia nei confronti di questa specifica fonte inquinante. La _ Metanizzazione degli Automezzi è sicuramente un piccolo, utile tassello che va verso la direzione giusta. Si tratta, quindi, di un intervento già iniziato con l’ultima generazione di autobus da incrementare e da estendere anche ai parchi auto delle organizzazioni private e pubbliche (come abbiamo fatto con la dotazione di auto del Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS) ed anche favorendo la scelta di auto a metano per i singoli cittadini. A questo proposito ci sembra di grande interesse il programma attivato dalla provincia autonoma di Bolzano di promuovere l’installazione di distributori domestici di metano (minicompressori per il rifornimento di metano) per l’autotrazione privata, ottenendo così sia in netto vantaggio ambientale sia il coinvolgimento dei cittadini con un sensibile risparmio nei costi di acquisto dei carburanti. Attualmente le installazioni risultano essere circa 250 in tutta la regione Trentino A.A. ed un’ altra settantina nel resto d’ Italia. dal centro di alcuni _ Grandi Attrattori di Traffico contribuirebbe a decongestionare il traffico nella zona centrale della città e a rendere più accessibili questi punti nevralgici con i sistemi di trasporto pubblico. Già negli scorsi anni la città ha perso una di tali occasioni quando ha scelto per la ristrutturazione in loco dell’ospedale civile di Borgo Trento , perdendo così l’occasione di avere in breve tempo una struttura moderna e decentrata e ridando respiro a tutta la zona della città che ospita attualmente la struttura. Analogamente alcuni istituti scolastici ospitati in città costituiscono degli attrattori di traffico dalla provincia al centro storico. Un possibile rimedio potrebbe essere la realizzazione all’interno dell’area “Verona Sud” di un polo scolastico, sia per risolvere alcune criticità che coinvolgono varie scuole superiori (edifici costruiti con criteri e destinazioni diverse dall’uso scolastico e difficilmente adeguabili, problemi “cronici” di sovraffollamento con distribuzione dei ragazzi in più sedi, carenti condizioni generali di manutenzione con problemi di 4. L’allontanamento 22 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 sicurezza nell’ambito della prevenzione incendi e di scarso decoro dell’edificio scolastico) sia perché spesso le scuole sono difficilmente raggiungibili dai ragazzi per problemi di viabilità e di insufficienza di mezzi pubblici per gli studenti che provengono dalla provincia e che rappresentano più della metà del totale. Sarebbe dunque opportuna anche una rimodulazione dei flussi del trasporto pubblico per le scuole superiori con l’individuazione di percorsi con un numero limitato di fermate e l’incremento invece di tragitti pedonali sicuri con spostamenti di 200/300 m dalle zone di interscambio/sosta dei mezzi agli edifici scolastici. Un ulteriore attrattore di traffico è rappresentato dalla fiera, inserita in un’area di trasformazione di Verona Sud. Per questa area sembra indispensabile prevedere un modello di sviluppo, anche sperimentale, che consenta di migliorare le connessioni e le funzioni tra i due quartieri interessati con piani specifici di previsione per i grandi flussi di mobilità con sistemi di trasporto pubblico. Sono necessari nuovi modelli di sviluppo con obiettivi che prevedano standard europei qualitativi di servizi e di verde ripensando anche con logiche razionali i flussi del trasporto merci. 5. La perdita di funzionalità del grande parco merci ferroviario retrostante la stazione di Porta Nuova costituisce una grande occasione di riqualificazione della città e delle sue immediate periferie che si sviluppano a ridosso di questa area. La nostra proposta è che gran parte di questa area sia utilizzata per ottenere un grande _ Parco Urbano alberato che contribuisca a mitigare la bolla termica della città e che costituisca un collegamento per percorsi pedonali e ciclabili dalla periferia alla città. 6. Un miglioramento complessivo della qualità dell’aria è ottenibile, realisticamente, con la messa in campo di molti miglioramenti parziali. Uno di questi potrebbe essere la _ Sperimentazione di Un Quartiere Periferico da organizzare assieme alla popolazione interessata per rimodellarne la mobilità in modo tale da favorire l’individuazione di punti di aggregazione e di sviluppo di una mobilità alternativa agli automezzi. 7. L’uso delle biciclette come mezzo di locomozione in città si è dimostrato in molti centri una carta vincente per abbattere fortemente il traffico veicolare a motore. Si tratta di far radicare il concetto di bicicletta non come mezzo di svago ma come mezzo di trasporto preferenziale da utilizzare entro percorsi urbani o suburbani di almeno cinque chilometri. Perché questa modalità di trasporto si possa espandere è necessario che sia definita una rete organica di percorsi ciclabili (più che di tratti di piste ciclabili) che connetta ogni punto dell’abitato. 8. Abbiamo tenuto come ultimo punto quello dell’attivazione di un capace _ Sistema di Trasporto Pubblico di Massa che deve costituire lo scheletro portante attorno al quale sviluppare gli altri interventi descritti. Verona sconta su questo punto un forte ritardo anche nei confronti di città limitrofe non solo di analoghi agglomerati europei e questo sarà il banco di prova di una reale volontà di cambiamento dello stile di vita della città. 23 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 2.2 ASSETTO TERRITORIALE TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA DEGLI AMBIENTI APERTI/CONFINATI E ASPETTI TERRITORIALI “L’espansione delle città genera livelli ancora più elevati di traffico e problemi che si alimentano a catena: il centro delle attività si sposta infatti verso la periferia, allontanandosi dal cuore della città, che man mano perde vitalità. Un numero sempre maggiore di aree urbane presenta questi sintomi di eccessiva tensione. Non sorprende quindi che l’inquinamento urbano sia l’immagine che gli europei più frequentemente associano all’ambiente. I centri cittadini devono diventare luoghi piacevoli in cui vivere; in caso contrario gli abitanti continueranno a trasferirsi nelle periferie o nella campagna circostante.” (Verso una strategia tematica sull’ambiente urbano Commissione delle comunità europee,Bruxelles 2004). Emerge quindi sempre di più la necessità di pensare a città che siano amichevoli per gli abitanti e per il loro benessere. Qualsiasi intervento urbanistico dovrebbe essere valutato sotto questo profilo in quanto direttamente collegato alla salute specie in zone più sofferenti dal punto di vista dell’inquinamento o della mobilità. Anche i nuclei urbani consolidati possono beneficiare di interventi di riqualificazione urbanistica o viabilistica in senso favorevole alla salute, ad esempio quando si tratti di recuperare aree degradate o dimesse (ex caserme o fabbriche) dove possono essere ricavate aree verdi o ricreativo/ sportive che possono migliorare notevolmente la qualità della vita. Si tratta di una vera e propria sfida per il futuro. Un importante attività svolta riguarda la promozione negli strumenti urbanistici di criteri per lo sviluppo di un ambiente favorevole alla salute, all’attività fisica e alla sicurezza stradale, come indicato tra i programmi e le attività previsti dal Ministero della salute. Con i nuovi Livelli di assistenza pubblicati nel DPCM del 23/04/08 definiti dall’allegato 1 sono definite le nuove aree di intervento tra le quali al punto B “La tutela della salute e della sicurezza degli ambienti aperti e confinati”. In particolare il punto B3 prevede una valutazione igienico sanitaria degli strumenti di regolazione e pianificazione urbanistica. Il contributo di questo dipartimento nella fase di concertazione e partecipazione richiesta dalla nuova legge regionale urbanistica (LR 11/04 Norme per il governo del territorio - art. 5) e nella redazione della VAS – Valutazione Ambientale Strategica (redazione del rapporto ambientale - art. 4) si è concentrato principalmente nel corso del 2007 nella fase di concertazione nella redazione del PTCP (Piano territoriale di coordinamento provinciale). È stata seguita la fase preliminare partecipando a numerosi incontri, portando un contributo informativo di indicazione dei principali determinati per migliorare la qualità urbana e territoriale. Sono inoltre in corso gli incontri e la partecipazione per il PTRC (Piano territoriale regionale di coordinamento) che si concluderanno nel corso del 2008. Se da un lato si riscontra una sostanziale condivisione degli obiettivi e un approccio alla pianificazione che accentua l’importanza della qualità ambientale ed urbana appare necessario dall’altro lato individuare indicatori di risultato o percentuali di riferimento per testare nel corso degli anni gli interventi previsti e i miglioramenti riscontrabili e quantificabili con i livelli comunali. Ad esempio sarebbe opportuno che già 24 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 nella fase preliminare negli studi del Piano provinciale e regionale fossero previste le percentuali raggiungibili di trasporto trasferibili sul sistema pubblico e sulla mobilità alternativa (ciclopedonale) nei vari ambiti di mobilità (trasporto merci, mobilità regionale e pendolare, i percorsi casa scuola e casa lavoro, ecc). P IANO DEL VERDE Nella definizione degli strumenti urbanistici generali si rileva come tra gli aspetti maggiormente trascurati nella presentazione dei nuovi piani un cenno merita il “piano del verde” e il concetto di “standard” di qualità degli spazi. In particolare sembra ancora carente l’approccio normativo nel dotare i sistemi urbani in relazione alle loro specificità, di una dotazione che superi le indicazioni di standard degli anni 60 (fabbisogno numerico, mq/ab). È necessario invece dare risposta agli effettivi deficit del territorio ma anche utilizzare il sistema del verde come strumento di miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e di regolazione microclimatica degli ambiti urbani. È necessario implementare la pianificazione con obiettivi che incrementino il raffrescamento delle città per mitigare l’isola di calore e per migliorare la fruibilità degli spazi anche nel periodo estivo. Nella redazione del PAT di Verona si rileva un elemento significativo nell’individuazione di una “cintura verde” ma serve una implementazione e uno studio specifico nelle aree di trasformazione ad esempio: - prevedere un bosco urbano nell’area dell’ex scalo merci di connessione con i parchi agricoli dell’Adige e con il parco delle mura; - misurarsi negli altri grandi ambiti di riqualificazione (Verona sud, aree ex caserme, ecc) con norme tecniche di attuazione specifiche per il verde quale sistema di miglioramento della qualità urbana e correttore dei parametri microclimatici. Interessanti le recenti proposte di piani del verde del comune di Milano e di Vercelli. Importante sottolineare come nel piano di Milano siano previsti 70 km di percorsi lineari pedonali e ciclabili nel verde come sistema che innervatura del tessuto urbano. ESEMPI RECENTI DI PIANI DEL VERDE 25 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona PIANO DEL VERDE DELLA CITTÀ DI Relazione Sanitaria anno 2007 VERCELLI Cintura verde intorno alla città e connessioni tra con percorsi urbani Trovare lo spazio per piantare 500.000 alberi per migliorare la qualità ambientale. Costruzione di una rete verde che colleghi tutti gli spazi aperti di milano Il verde come indicatore della qualità urbana: trattiene le polveri sottili, assorbe CO2, produce ossigeno e raffresca l’ambienteper garantire una città più sana e vitale Si riscopre una “milano città d’acqua”, Una rete di percorsi pedonali e ciclabili va a innervare di verde l’intero tessuto urbano determinando circa 70 km di sistemi lineari nel verde La campagna diventa luogo di bellezza dove è piacevole vivere PIANO DEL VERDE DELLA CITTÀ DI MILANO Piano della mobilità È necessario affrontare il tema dei percorsi ciclopedonali individuando una rete, una “ossatura” di mobilità nel territorio con diversi livelli di funzionalità (spostamenti casalavoro, casa scuola, svago, fruizione dei servizi, ecc) soprattutto in ambito urbano e nelle zone 30 la sovrapposizione di differenti componenti di traffico deve essere progettata in relazione ai gradi di sicurezza che devono essere garantiti. Importante definire i nodi di interscambio tra i veri sistemi di mobilità (parcheggi scambiatori, piano del trasporto pubblico, mobilità alternativa) investendo soprattutto nel disincentivare l’uso del mezzo privato a motore nel sistema urbano. Alcuni recenti piani come quello di Venezia-Mestre e Bolzano puntano anche alla Promozione dell'immagine della bicicletta come status symbol della libertà cercando di stimolare anche le fasce sociali meno sensibili come gli adolescenti e i giovani. L’obiettivo finale consiste nell’aumentare la mobilità in bicicletta passando dall'8-10% al 20-25% di riferimento europeo, offrendo al ciclista situazioni sicure, protette e confortevoli visto che il 50% degli spostamenti con i veicoli nei centri urbani avviene per una distanza che non va oltre i 4 chilometri. Questo potrebbe sicuramente contribuire a far scendere il numero degli incidenti stradali nei centri urbani. 26 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 LA MAPPA DELLE PISTE CICLABILI NEL DI VENEZIA COMUNE Il piano Urbano della Mobilità si può intendere una evoluzione del Piano Urbano del Traffico ed è descritto all’articolo 22 della legge del 24 novembre 2000, numero 340, che così recita: “Al fine di soddisfare i fabbisogni di mobilità della popolazione, assicurare l’abbattimento dei livelli di inquinamento atmosferico ed acustico, la riduzione dei consumi energetici, l’aumento dei livelli di sicurezza del trasporto e della circolazione stradale, la minimizzazione dell’uso dell’automobile privata e la moderazione del traffico, l’incremento della capacità di trasporto, l’aumento della percentuale di cittadini trasportati dai sistemi collettivi anche con soluzioni di car pooling e car sharing e la riduzione dei fenomeni di congestione nelle aree urbane, sono istituiti appositi piani urbani di mobilità (Pum) intesi come progetti del sistema della mobilità comprendenti l’insieme organico degli interventi sulle infrastrutture di trasporto pubblico e stradali, sui parcheggi di interscambio, sulle tecnologie, sul parco veicoli, sul governo della domanda di trasporto attraverso la figura del mobility manager, i sistemi di controllo e regolazione del traffico, l’informazione all’utenza la logistica e le tecnologie destinate alla riorganizzazione della distribuzione delle merci nelle città.” Un altro aspetto importante è lo studio, l’analisi e l’incentivazione della mobilità pedonale. Spesso gli studi e le realizzazioni europee (ma anche recentemente italiane) hanno studiato e realizzato modifiche strutturali all’interno degli ambiti urbani solo per prevenire l’incidentalità stradale. “Ad oggi manca un approccio preventivo che determini una pianificazione delle città secondo un nuovo modello, della intermodalità, che metta al centro l'uomo e gli spostamenti a piedi, in bicicletta e il trasporto pubblico, anziché l'automobile e la continua meccanizzazione di ogni movimento. “ (professor Philip James,docente della London School of Hygiene e a capo dell’International Obesity Task Force). Già il PUM (piano urbano della mobilità) pone le basi per un cambiamento di tendenza rispetto al PUT (piano urbano del traffico) ma sicuramente è necessaria una maggiore consapevolezza nelle scelte sulla mobilità. 27 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 MANUALE Verso fine del 2008 si prevede la realizzazione di un manuale di buone pratiche e di suggerimenti per “L’individuazione di soluzioni urbanistiche, qualitative e quantitative per stili di vita attiva”. Si tratta di un lavoro sicuramente ambizioso, che ha l’obiettivo di fornire un supporto tecnico alle amministrazioni e agli uffici tecnici comunali, realizzato con la collaborazione tra il Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS20 e il Dipartimento di urbanistica dell’I.U.A.V. (Istituto Universitario di Architettura di Venezia). In particolare lo studio in corso di realizzazione concentra l’attenzione sulla connessione tra i miglioramenti strutturali in ambito urbano a favore della ciclopedonalità e il miglioramento delle condizioni di vita in termini di salute della popolazione. Infatti lo scopo è incentivare l’interesse delle amministrazioni locali sulla necessità di migliorare e trasformare il territorio in modo da favorire un cambiamento dei comportamenti e degli stili di vita. CONCORSO Il Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS 20 nell’ambito del progetto regionale di lotta alla sedentarietà organizzando il concorso “Piccoli cittadini per grandi strade”, ha coinvolto scuole, associazioni e amministrazioni locali di tutto il Veneto che hanno risposto con entusiasmo e partecipazione. Il concorso è stato realizzato per promuovere interventi urbanistici in grado di far aumentare l’attività fisica nella vita quotidiana dei bambini, ad esempio attraverso la riappropriazione di spazi per il gioco o la promozione degli spostamenti a piedi o in bicicletta. Al concorso hanno partecipato 19 progetti di tutto il Veneto, prevalentemente su iniziativa di scuole ma anche di comuni, comitati cittadini, associazioni locali, ULSS. I progetti presentati riguardavano attività di pedibus e bicibus per gli spostamenti casa-scuola, percorsi escursionistici, sistemazione di parchi cittadini, laboratori di conoscenza dell’ambiente e cittadinanza attiva, educazione stradale e sportiva in orario scolastico. Significativo constatare come in alcune realtà le sinergie con il mondo della scuola e le amministrazioni locali stanno promuovendo percorsi comuni di confronto e ascolto per migliorare la qualità degli spazi urbani. ALCUNE IMMAGINI DEI MATERIALI PRODOTTI NEL CONCORSO ALTRE IMMAGINI DEL CONCORSO 28 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona ESEMPI DI PERCORSI RIPROGETTATI IN FAVORE Relazione Sanitaria anno 2007 DI UNA PEDONALITÀ DIFFUSA E PROMOZIONE DELL’USO DELLA BICICLETTA Una via pedonale/ciclabile a Milano Marittima (RA) con nuova pavimentazione, ridisegno delle zone di sosta, spazi verdi e zone per la socializzazione. Modificare l’assetto urbano dei centri abitati, non solo negli ambiti più propriamente commerciali o turistici è una sfida culturale e sociale da vincere nei prossimi anni. LA VIA PEDONALE / DI MILANO MARITTIMA CICLABILE Interventi recenti per il superamento di gradinate e scale per facilitare l’attraversamento con le bici AGEVOLAZIONE ATTRAVERSAMENTO DI GRADINATE CON LA BICI: BERLINO / VERONA 29 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona VIA BETTELONI A Relazione Sanitaria anno 2007 VERONA Tratto di un percorso (da Montorio al centro di Verona) riprogettato recentemente nel quartiere di Borgo Venezia individuato come percorso principale per bici/pedoni. Interventi di moderazione del traffico con restringimento della sede stradale e percorsi per i veicoli a zig-zag, definizioni di ambiti separati per veicoli a motore bici e pedoni, incroci rialzati e cuscinetti presso l’ingresso alla scuola elementare G. Carducci. ATTRAVERSAMENTO SCUOLA ELEMENTARE DI FRONTE ALLA “CARDUCCI” CON RIALZAMENTO A CUSCINOTTO PER MODERARE LA VELOCITÀ E ALLARGAMENTO ZONA CON SOSTA PEDONALE SISTEMAZIONE DELLA SEDE STRADALE E SENSO UNICO CON SEPARAZIONE DEI DIVERSI LIVELLI DI MOBILITÀ: AUTO, PISTA CICLABILE, PEDONI 30 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Incroci stradali con miglioramento degli attraversamenti pedonali, zone di sosta avanzate in modo da visualizzare in sicurezza l’arrivo dei veicoli, anche per i bambini; rialzamento leggero della zona incrocio, inserimento di inserti di pavimentazione e segnaletica per moderare la velocità; inserimento di elementi di protezione e di isole verdi per un miglioramento complessivo della qualità urbana. ATTIVITÀ CTPAC Commissione Tecnica Provinciale per l’attività di cava Nel corso del 2007 sono state esaminati dalla Commissione più di 20 progetti di ampliamento o apertura di nuove cave nella provincia di Verona. Il lavoro della commissione che esprime un parere vincolante per l’autorizzazione regionale risulta essere gravato da una responsabilità che supera il mero approccio tecnico in quanto, allo stato attuale dall’emanazione della L.R. 44 del 1982, la Regione Veneto non ha ancora prodotto un Piano regionale dell’attività di cava. Inoltre sono ancora molto pochi i comuni che hanno approntato uno studio e analisi approfondite per disciplinare e governare nel territorio di competenza le aree destinate all’attività di cava. Nel corso della fine dell’anno sono stati approntati dalla Provincia insieme ad altri enti dei tavoli di lavoro per cercare di risolvere alcune problematiche, in particolare: • l’intorbidimento delle acque della zona del parco naturale delle cascate di Molina; • le problematiche connesse al traffico pesante di attraversamento dei centri abitati soprattutto della Valpolicella. Sicuramente una nuova e recente consapevolezza ambientale e la relazione di compatibilità tra l’attività estrattiva e la qualità e il godimento del territorio incomincia a produrre una volontà nei soggetti e negli enti istituzionali per tentare di coordinare gli interventi e di pianificare e monitorare un territorio meglio di quanto sia stato fatto nel passato. 2.3 COLLETTIVITÀ 2.3.1 DISAGIO ABITATIVO Gli interventi di contrasto all’insalubrità delle abitazioni sono stati effettuati seguendo le modalità concordate con il Comune di Verona e riportate dal “Protocollo d’intesa per il miglioramento delle condizioni di disagio abitativo”. Questo progetto prevede, quando si individuano nell’ambiente abitato problematiche igienico-sanitarie pregiudizievoli per la salute, una serie di azioni finalizzate alla loro eliminazione. Stando a quanto emerge dai dati raccolti è ancora rilevante il problema della presenza di fattori di insalubrità e/o rischio impiantistico negli ambienti domestici visitati seppure in misura minore rispetto agli anni scorsi. Risultano viceversa in crescita le abitazioni del tutto prive dei requisiti di abitabilità (26). Si tratta prevalentemente di immobili fatiscenti o modificati abusivamente (talvolta regolarizzati mediante sanatoria) in modo del tutto irregolare e destinati ad ospitare prevalentemente stranieri. Nel corso del 2007 delle 464 abitazioni visitate 77 presentavano problematiche igienico-sanitarie. In 17 alloggi, tutti occupati da stranieri, è stata riscontrata una situazione critica di sovraffollamento. Molti dei casi in questione sono stati rilevati anche per le sinergie messe in atto tra l’ULSS 20 ed il Comune di Verona ed in particolare grazie ad uno stretto rapporto con la Polizia Municipale. La relazione dettagliata descrittiva dell’attività e dei dati emersi è reperibile nel sito http://prevenzione.Ulss20.verona.it/ 31 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Oltre cento gli appartamenti interessati da infestazioni, a volte in modo pesantissimo. La maggior parte dei casi interessava condomini abitati da anziani specie in condizioni di disagio. Il riscontro di infestazione da blatte in un alloggio richiede che la ricerca dell’infestante venga estesa a tutto il condominio. Il monitoraggio deve interessare tutti i piani e locali dell’edificio: box auto, cantine, vani scale, vani ascensore, tutti gli appartamenti, i terrazzi e gli spazi perimetrali con particolare attenzione alle condotte di entrata dei servizi fognari, elettrici e telefonici. Si tratta cioè di fare interventi integrati; il solo uso di sostanze ad azione tossica rischia di non risolvere il problema (determinando le cosiddette infestazioni a ping pong) ed espone i residenti a sostanze pericolose specie se usate per lunghi periodi. L’indisponibilità di alloggi adeguati ha favorito l’emergere di iniziative speculative tra le quali è da ricordare il fenomeno dell’affitto di “box” ricavati frazionando abusivamente gli appartamenti. Questo fenomeno è stato riscontrato soprattutto nel nucleo urbano e si caratterizza per l’estrema precarietà igienico-sanitaria degli spazi personali e comuni e delle suppellettili. Nel 2007 sono stati ispezionati 10 appartamenti localizzati nella maggior parte dei casi nella Città antica e in Veronetta. Una trentina le “camere” ricavate: in buona parte dei casi si trattava di locali di piccole dimensioni ricavati abusivamente separando con tramezze i locali abitabili e attrezzandoli come minuscoli monolocali dotati di letto, fornello e tv ma naturalmente privi di cucina e servizi igienici. La mancanza di un’organizzazione che gestisse questa attività nell’ambito delle pulizie e del cambio biancheria, l’assenza della rintracciabilità delle persone ospitate, l’assenza di ogni possibilità di controllo (trattandosi di attività abusive) rende molto precarie queste situazioni sotto il profilo igienico sanitario. Inoltre dal punto di vista impiantistico si tratta quasi sempre di rimaneggiamenti precari degli impianti preesistenti che possono essere fonte di pericolo per la sicurezza. In generale appare evidente che a fronte di una presenza sovrabbondante di immobili sfitti, molte sono le persone che hanno difficoltà ad accedere ad un’abitazione che rientri nelle aspettative e disponibilità finanziarie. Il problema diventa tuttavia critico in occasioni particolari: - nuclei familiari stranieri che avvertono questo problema nel momento in cui chiedono la certificazione di idoneità o per il ricongiungimento familiare o per il rilascio della carta di soggiorno; - la nascita di ulteriori figli; - l’accadere di eventi relativamente straordinari (rottura di impianti idro-termo-sanitari, arrivo di bollette eccessivamente onerose …) può spezzare un delicato equilibrio e far precipitare il nucleo familiare in una vera e propria situazione di disagio anche economico difficilmente risolvibile senza un apporto esterno. Si conferma che il problema del disagio abitativo va affrontato in modo complessivo sia sul fronte della disponibilità che su quello della qualità delle abitazioni immesse sul mercato. Su questo tema devono essere coinvolti non solo i soggetti istituzionali ma anche tutti i portatori di interesse, in primis proprietari, conduttori, imprenditori e associazioni. La disponibilità di un’abitazione sicura dovrebbe essere garantita a chiunque sia legittimamente presente nel nostro territorio. Non solo i requisiti strutturali e di sicurezza ma anche le dimensioni delle unità abitative e la loro qualità sotto il profilo energetico ed ambientale dovrebbero entrare a pieno diritto nei criteri di valutazione della qualità degli alloggi. 32 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 È anche da aggiungere che la disponibilità di una superficie abitabile idonea in relazione al numero di componenti del nucleo familiare viene ostacolata dall’attuale tendenza a privilegiare, per motivi di redditività economica, i mono e i bilocali. È opportuno pertanto inserire nella pianificazione urbanistica anche la previsione, per gli alloggi pubblici e privati, di una percentuale di abitazioni di dimensioni adeguate ai nuclei familiari con più figli. LAVORATORI STAGIONALI Situazioni prevedibili di disagio sono anche presenti per i lavoratori stagionali e per gli stranieri in regola con i permessi di soggiorno. Per queste categorie diventano praticabili a volte soluzioni caratterizzate da forte degrado (uso di immobili fatiscenti o accampamenti di fortuna). Per rispondere alle richieste di alloggio di persone non in grado di accedere al mercato normale (lavoratori temporanei o clandestini) diventa sempre più frequente l’offerta di locali di pessima qualità ricavati in appartamenti appositamente affittati o usati come abitazione dal conduttore. Si tratta di vere e proprie attività ricettive di tipo extra alberghiero prive di qualsiasi requisito igienico e strutturale. Questo fenomeno rappresenta la spia di una vera e propria necessità a cui dare risposte concrete. A volte tuttavia si tratta anche di un sistema che permette al conduttore di far fronte al mutuo o all’affitto eccessivamente onerosi. Nel corso dell’anno sono stati sottoposte a verifica una parte delle imprese agricole che occupano lavoratori stagionali. La normativa sull’igiene e la sicurezza del lavoro prevede anche la possibilità di ospitare questi lavoratori in alloggi temporanei o comunque diversi da quelli residenziali. Naturalmente questi alloggi non devono presentare gravi carenze o situazioni di pericolo (vedi protocollo pubblicato sul sito). Nonostante già negli anni scorsi fossero state informate le associazioni di categoria circa i requisiti minimi di questi alloggi, i dati dei sopralluoghi evidenziano condizioni non proprio soddisfacenti. Nel corso dei sopralluoghi sono state anche accertate condizioni non idonee di sicurezza delle principali attrezzature agricole e problemi nella conservazione dei fitofarmaci. Quanto sopra evidenzia la necessità di maggiori informazioni e controlli nelle imprese agricole: 44 degli alloggi visitati sono risultati idonei, altri 42 necessitavano di adeguamenti e 6 non sono risultati idonei. Gli inconvenienti riscontrati riguardavano in gran parte gli impianti (termico 33 ed elettrico 9) ma sono state riscontrate anche carenze di manutenzione (16) e presenza di umidità (4). La tipologia dei locali destinati all’alloggio era in gran parte di tipo residenziale (73); negli altri casi erano stati utilizzati annessi rustici, fabbricati rurali, prefabbricati, capannoni ed in un caso un locale al piano interrato. In 28 casi l’approvvigionamento idrico di acqua potabile non avveniva tramite acquedotto ma tramite pozzo privato. In 57 casi il deposito di fitofarmaci era idoneo e in 23 è stato oggetto di prescrizioni; solo in un caso il deposito non è risultato idoneo. I problemi rilevati sulle attrezzature delle aziende riguardano soprattutto l’assenza del dispositivo antiribaltamento dei trattori e la mancata protezione degli organi rotanti. In particolare la prima carenza rappresenta un grave rischio per gli agricoltori che operano in zone collinari e montane, che, essendo imprese familiari, non hanno alle dipendenze lavoratori stagionali e non sono quindi raggiungibili da interventi di prevenzione. La maggior parte dei morti a seguito del ribaltamento avvengono per mancanza del dispositivo di sicurezza (roll bar o cabina), Questo dispositivo deve essere correttamente installato ma la garanzia maggiore prevede che si usino anche le cinture di sicurezza e si rispettino le norme d’uso tenendo presenti le pendenze e le buone pratiche. 33 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona ASILI Relazione Sanitaria anno 2007 NIDO Il mutato quadro socio-demografico, in particolare l’aumento delle famiglie con monogenitori e di famiglie con un numero più piccolo di componenti oltre alla necessità di lavoro per entrambi i genitori (vedi indagine Multiscopo ISTAT) ha determinato un maggior fabbisogno di servizi per la prima infanzia da parte delle famiglie. Per questo motivo molti soggetti pubblici e privati hanno previsto l’attuazione di strutture apposite per rispondere a questa esigenza. La D.G.R. della Regione Veneto n. 84 del 16.1.2007 ha finalmente fissato anche i requisiti per le strutture private e le modalità di autorizzazione e accreditamento. Il trend di crescita di queste strutture (che si registra da qualche anno) è continuato anche per il 2007 tant’è che al Servizio Igiene e Sanità pubblica sono stati chiesti circa 30 pareri preventivi per l’apertura di asili nido e servizi integrativi. I progetti presentati nella maggior parte rappresentano una evoluzione favorevole rispetto al passato in quanto prevedono l’attivazione di asili nido di miglior qualità stante anche la presenza di chiari parametri di riferimento nella citata normativa. Purtroppo nello stesso periodo si è verificato un fenomeno di segno opposto per quanto riguarda le strutture presenti nel territorio: in particolare sono state ispezionate una decina di strutture che fungevano da nido senza averne le caratteristiche dal punto di vista edilizio ed igienico: nella maggior parte dei casi il problema maggiore era rappresentato dall’assenza di un’area scoperta e della collocazione in aree inadatte perché ubicate in zone di scarsa qualità per la presenza di sorgenti inquinanti sotto il profilo acustico e atmosferico. Questo fatto pone un problema generale di pianificazione di queste strutture che devono essere in grado di garantire l’assenza di fattori di rischio per la salute in un’età in cui è maggiore la vulnerabilità e assicurare la disponibilità dell’area scoperta in quanto il movimento (necessario in tutte le età) nei bambini rappresenta un fattore fondamentale per la salute, per una crescita armonica e per l’acquisizione di corretti stili di vita. “SENZA TETTO ” E NOMADI L’asilo notturno Camploy insieme ad altre strutture attivate in periodi recenti (Caritas Casa di accoglienza Il samaritano) permettono di rispondere, almeno nell’immediato, alle esigenze delle sempre più numerose persone che non dispongono di sufficienti risorse personali ed economiche per la casa. Nel corso dell’anno sono proseguiti i controlli dell’Ufficio nel campo nomadi di Boscomantico (ora smantellato) rilevando spesso situazioni di grave precarietà igienica. Gli ospiti, in particolare i bambini, sono stati tuttavia seguiti da un’associazione non governativa che ha garantito il controllo sanitario e gli interventi assistenziali. I campi nomadi, i centri di prima accoglienza e i dormitori pubblici sono strutture che per loro natura presentano numerose criticità sotto il profilo igienico e sanitario e necessitano di particolare attenzione sia in fase di approntamento che nella gestione quotidiana. I senza tetto o chi ha una situazione abitativa precaria, specie se proveniente da paesi ad alta endemia, è, tra l’altro, ad alto rischio per la malattia tubercolare. 2.3.2 POPOLAZIONE CARCERARIA L’effetto dell’indulto dell’agosto 2006 è sostanzialmente svanito e la Casa Circondariale di Montorio è tornata alle condizioni di sovraffollamento osservata ormai da alcuni anni, problema questo trasversale a tutte le Case Circondariali sul territorio nazionale. 34 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Il numero di detenuti continua a crescere e alla fine di quest’anno erano 736, dei quali 42 femmine. La chiusura di metà delle camere del femminile, per carenza di personale di sorveglianza femminile, comporta ora il sovraffollamento anche di questo settore; n. 4 camere (12 mq circa più il servizio igienico) erano occupate da 4 persone ciascuna. La situazione peggiora qui ulteriormente quando arrivano mamme con bambini piccoli, alle quali viene riservata ovviamente una camera a sé. Graf. 2.3.2/1 Presenze nel corso del 2007 700 600 Maschi 500 400 Femmine 300 200 Semiliberi e lavoratori esterni 100 se t ot t no v di c ag o u lu g gi r m ag ap m ar ge n fe b 0 Graf. 2.3.2/2 Presenze negli anni 800 700 600 500 400 300 200 100 0 1998 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 L’assistenza sanitaria è resa in parte dall’Amministrazione della Casa Circondariale e in parte dall’Ulss 20. In particolare l’ULSS–Dipartimento delle Dipendenze si occupa della terapia e riabilitazione dei detenuti con problemi di tossicodipendenza e assicura il coordinamento fra gli interventi intramurari e territoriali. Un collegamento intranet con il Ministero degli Interni consente l’identificazione dei nuovi entrati (oltre 1500 nel corso del 2007). Tale sistema permette tra l’altro, l’accesso ad alcuni dati sanitari relativi a tutti i periodi detentivi, anche in Istituti diversi. Trattandosi di una popolazione in prevalenza straniera e spesso con limitate conoscenze della lingua italiana, la disponibilità dei dati risulta particolarmente preziosa sia per la continuità delle cure che per evitare visite e accertamenti non più necessari. 35 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 2.3.3 CONTROLLI PISCINE Sono proseguiti i controlli sulle piscine da parte dell'Azienda unità sanitaria, con i relativi prelievi, secondo i criteri indicati dalla Direzione Regionale. In assenza di normativa specifica sono stati effettuati controlli con frequenza inferiore rispetto agli anni precedenti, verificando in particolare l’esistenza del piano di autocontrollo e la corretta gestione degli impianti. Le piscine aperte al pubblico rappresentano 7 complessi con piscine solo scoperte, 5 complessi misti, cioè con piscine coperte e scoperte, 3 con sole piscine coperte e uno con piscine “convertibili”. In totale sono stati effettuati 52 controlli chimici e 45 microbiologici su acque di piscina, oltre agli abituali controlli sull’acqua di alimentazione. I risultati hanno evidenziato parametri normali nel 80% dei controlli chimici: i parametri alterati erano rappresentati quasi sempre da un modesto aumento (0,5 - 1 mg/litro) del parametro “Cloro attivo libero“ o da una lieve riduzione dello stesso, favorita dall’evaporazione del disinfettante, soprattutto nelle piscine scoperte. Nell’insieme i controlli hanno evidenziato parametri chimici alterati con una frequenza inferiore rispetto agli anni precedenti, e le anomalie sono sempre risultate di entità modesta e prevalentemente relative a un tasso di cloro lievemente superiore a quello raccomandato; gli esami microbiologici sono risultati alterati in un solo caso, in una piscina priva del dosatore automatico del cloro, con un limitato numero di frequentatori. Anche per questo anno la maggiore responsabilizzazione dei gestori, prevista dall’Accordo Stato – Regioni e dalla “Disciplina interregionale” sembra aver comportato un miglioramento della qualità dell’acqua e della sicurezza nelle piscine. In collaborazione con il Servio Fisiopatologia Respiratoria e l’Istituto di Igiene dell’Università di Verona è stata condotta una indagine sui frequentatori delle piscine coperte, allo scopo di valutare i rischi presenti “nell’ambiente piscina” per la trasmissione di malattie causate da microrganismi (es. micosi, verruche) come pure come ambiente che possa interferire sull’andamento di altre malattie sia cutanee che respiratorie. I primi risultati di questa ricerca - che prevede anche l’analisi dei vari parametri chimici e microbiologici dell’acqua di balneazione - saranno disponibili alla fine del 2008. 36 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 3 A LIMENTAZIONE 3.1 APPROVVIGIONAMENTO E DELL’ACQUA POTABILE Nella città di Verona abbiamo la fortuna di disporre di riserve d’acqua in quantità adeguata, con caratteristiche di qualità e con una rete di distribuzione efficiente e controllata. Si rende, in ogni caso, necessario coordinare gli sforzi di tutti gli enti interessati affinché sia erogata acqua controllata dal punto di vista batteriologico e chimico. La vigilanza si svolge attraverso la collaborazione con i Sindaci dei Comuni, con i gestori degli acquedotti, con la nuova realtà dell’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale (AATO), con i privati che ancora non hanno possibilità di essere serviti dalla rete acquedottistica. ACQUA DI BUONA QUALITÀ La nuova Società Acque Veronesi con deliberazione dell’AATO n. 1 del 4 febbraio 2006 è stata individuata quale gestore del servizio idrico integrato nel territorio dei Comuni dell’Area Veronese, con avvio della gestione del nuovo servizio idrico integrato della città di Verona e dei comuni veronesi a partire dal 1 marzo del 2007. Generalmente l’acqua, per la città di Verona, è fornita attraverso la rete acquedottistica senza necessità di clorazione. Tale pratica è riservata solamente ai tratti in manutenzione straordinaria e solo per il tempo necessario a garantirne la sicurezza batteriologica. SENZA In questa sede basti ricordare alcuni dati indicativi relativi al consumo di acqua. Tab. 3.1/1: Consumi di acqua e impianti a Verona e in Lessinia Quantità di acqua Impianti Abitanti serviti Estensione rete Verona m3/anno erogati 34.858.000 Lessinia m3/anno erogati 1.514.000 di cui clorata 40% Centrali 21 Pozzi 60 Stazione di pompaggio 49 Verona (fonte: Comune, aggiornamento 31/12/2004) 269.068 Lessinia ISTAT 2001 11.947 Totale 1.600 km L’attività di vigilanza e controllo del SIAN, sommata ai controlli interni degli enti gestori degli acquedotti, consente di esprimere un giudizio largamente favorevole sulla nostra situazione. Per quanto concerne invece il restante territorio, la fornitura di acqua per il consumo umano, oltre che dalla Società Acque Veronesi, è stata garantita anche da altri gestori oppure è attinta da pozzi privati. Nella seguente tabella sono riportati i principali dati forniti dai Comuni interessati: 37 CLORO Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Tab. 3.1/2: Fornitura dell’acqua per il consumo umano nei Comuni dell’ULSS20 COMUNE GESTORE ACQUEDOTTO PRINCIPALE *GESTORE ACQUEDOTTO SECONDARIO POPOLAZIONE SERVITA DA POPOLAZIONE NON SERVITA ACQUEDOTTO DA ACQUEDOTTO Albaredo d’Adige Acque Veronesi 3.390 (67,3%) 1.644 (32,7%) Arcole Acque Veronesi 4.362 (76,4%) 1.349 (23,6%) Badia Calavena Acque Veronesi COVISE 2.327 180 Belfiore 2.610 Bosco Chiesa Nuova Acque Veronesi 3.472 Buttapietra Acque Veronesi 6.257 (95,4%) 300 (4,6%) Comune 6.037 (96,5%) 217 (3,5%) Caldiero Castel d’Azzano Vigasio spa 11.102 (98,8%) 140 (1,2%) Cazzano di Tramigna Acque Veronesi 1.342 (97,3%) 38 (2,7%) Cerro Veronese Acque Veronesi 2.294 (97,9%) 50 (2,1%) Cologna Veneta Acque Veronesi 7.738 (94,5%) 455 (5,5%) Colognola ai Colli Comune 7.633 (99,9%) 10 (0,1%) 2 (0,2%) COVISE Erbezzo Acque Veronesi 809 (99,8%) Grezzana Acque Veronesi 10.629 Illasi Comune Lavagno Comune Mezzane di Sotto COVISE 5.150 6.324 Comune 1.955 (99,5%) 10 (0,5%) Montecchia di Crosara Acque Veronesi 4.440 (99,6%) 20 (0,4%) Monteforte d’Alpone Acque Veronesi 7.707 (98,7%) 100 (1,3%) Pressana Acque Veronesi 2.244 (91,1%) 220 (8,9%) Roncà Acque Veronesi 3.326 (95,7%) 150 (4,3%) Rovere Veronese Acque Veronesi 2.135 Roveredo di Guà Acque Veronesi 1.128 (78,6%) San Bonifacio Acque Veronesi 16.450 (87%) 2.450 (13%) San Giovanni Ilarione Acque Veronesi 3.150 (62,1%) 1.920 (37,9%) Comune 22.497 (96,2%) 900 (3,8%) Acque Veronesi e Acq del “Buso” 400 170 San Giovanni Lupatoto San Mauro di Saline Selva di Progno Soave Tregnago Comune COVISE Acque Veronesi Comune COVISE 308 (21,4%) 913 (93,7%) 61 (6,3%) 6.450 (95,6%) 300 (4,4%) 4.800 (99,2%) 40 (0,8%) Velo Veronese Acque Veronesi 800 Verona Acque Veronesi 259.380 Veronella Acque Veronesi 3.592 (91,1%) 350 (8,9%) Vestenanova Acque Veronesi 2.354 (87,7%) 331 (12,3%) Zimella Acque Veronesi TOTALE 4.039 (87,3%) 586 (12,7%) 416.717 (96,6%) 14.561 (3,4%) *Gestore secondario = l'acqua viene fornita al Comune e questi gestisce la rete fino alle utenze. Comune di S. Mauro di Saline: da aggiungere 800 abitanti stagionali allacciati; Comune di Velo V.se: da aggiungere 1200 abitanti stagionali allacciati. 38 Dato n.p. Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Ovviamente la nostra attenzione va mirata alle quasi 15.000 persone che bevono acqua non controllata, che spesso viene attinta da falde superficiali tramite vecchi pozzi. Nella parte orientale del territorio dalla ULSS 20 l’acqua è tenuta sotto controllo e monitoraggio,in particolare nel sambonifacese dove vi sono alcuni pozzi che forniscono acqua che necessita di essere trattata per presenza di tri e tetracloroetilene ai limiti dei valori accettabili. CONTAMINAZIONI CHIMICHE S. BONIFACIO L’Ente erogatore del servizio ha affrontato già dal 2005 il problema di trattare l’acqua con idoneo impianto di depurazione per evitare che l’incremento delle citate sostanze tossiche potesse comprometterne l’erogazione. È stata quindi concordata con il Comune e con l’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale (AATO) l’attivazione in loco di un nuovo impianto tecnologico in fase di completamento che a breve integrerà quello esistente per poter assicurare in ogni caso l’abbattimento di tali inquinanti chimici. L’attività del SIAN è rivolta a controllare gli Enti Gestori affinché la fornitura di acqua al consumo umano avvenga nel rispetto dei parametri di sicurezza previsti dalla normativa. I nostri campionamenti “di vigilanza” si sommano così a quelli cosiddetti interni degli Enti Gestori e contribuiscono a mantenere sotto controllo questo servizio. Tab. 3.1/3: Prelievi acqua potabile per controllo e vigilanza anno 2007 Irregolari alla analisi Irregolari alla analisi chimica microbiologica 10 22 Prelievi Numero Da acquedotto 601 Da pozzi privati e da stabilimenti e/o laboratori 166 13 13 Totale 767 23 35 Le irregolarità microbiologiche invece si riferiscono a presenza di indicatori (coliformi) che richiedono un intervento di clorazione o di manutenzione e pulizia straordinaria di tratti di acquedotto o di pozzi privati. 3.2 SICUREZZA ALIMENTARE “La sicurezza alimentare sussiste quando tutte le persone in qualsiasi momento hanno accesso fisico sociale ed economico a cibi nutrienti, sani e sufficienti a soddisfare le loro preferenze dietetiche ed alimentari per una vita attiva e sana.” (FAO 2003). Nella nostra società c’è una grande disponibilità di cibo per: il potenziale produttivo delle industrie alimentari, l’ampliamento e globalizzazione dei mercati, le innovazioni tecnologiche di produzione e conservazione dei prodotti alimentari. Sicurezza alimentare è anche la possibilità di accesso fisico ed economico al cibo per tutti in ogni momento e comprende non solo la sicurezza igienico-sanitaria ma anche quella nutrizionale ovvero l’accesso a un’alimentazione equilibrata. Nella nostra realtà il livello di sicurezza degli alimenti è molto elevato e non esistono pericoli significativi nell'acquisto dei singoli prodotti o nel loro consumo equilibrato. 39 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Le norme a tutela del consumatore si basano su un approccio integrato alla sicurezza alimentare da parte di tutti coloro che partecipano alla lunga e complessa catena che va dalla produzione primaria, alla lavorazione, trasporto, preparazione, commercializzazione e consumo degli alimenti: “from farm to fork” ovvero dal campo alla tavola. Ogni anello della catena alimentare ha un ruolo: i produttori hanno la responsabilità primaria per quanto concerne la sicurezza degli alimenti; le autorità competenti (fra cui il SIAN e i Servizi Veterinari) hanno compiti di monitoraggio e devono far rispettare tali responsabilità. 3.2.1 TOSSINFEZIONI ALIMENTARI Sono patologie legate al consumo di alimenti, nella maggior parte dei casi con quadro clinico di lieve entità, per lo più senza reliquati. Nel 2007 sono stati registrati e svolte indagini per due focolai riconducibili ad un unico episodio rimasto sospetto per tossinfezione alimentare e correlato a esercizio di ristorazione; come un altro singolo caso, correlato invece a consumo di prodotto pronto di gastronomia. Come noto la maggior parte dei casi collegati a tossinfezioni è segnalata come sporadica, ma in realtà spesso è frutto di una catena di trasmissione che si interrompe per circostanze fortuite e raramente sfocia in un’epidemia. Nell’ambiente domestico si produce circa la metà (se non oltre) degli eventi epidemici di tossinfezioni alimentari, però il consumatore minimizza i rischi quotidiani, e sopravvaluta invece le emergenze. La maggior parte delle malattie trasmesse da alimenti deriva da disattenzioni e negligenze degli stessi consumatori nella manipolazione e conservazione domestica. Le infezioni da salmonella rappresentano la principale causa di epidemie, tuttavia negli ultimi anni il numero delle salmonellosi notificate si è ridotto notevolmente, tale diminuzione è ascritta alle migliorate condizioni igieniche di produzione degli alimenti e alle relative misure di controllo. Non ci sono stati casi intossicazione accidentale da ingestione di funghi a differenza del 2006 in cui si verificò un caso correlato a consumo di funghi raccolti e cucinati in INTOSSICAZIONE DA ambito domestico. FUNGHI Ogni anno si rilevano in Italia numerosi casi di intossicazioni, a volte mortali, correlati al consumo di funghi freschi spontanei. Alla base degli episodi di intossicazione da funghi si evidenziano spesso alcune circostanze: NESSUNA - consumo di funghi raccolti da privati; sottovalutazione delle severe conseguenze correlate al consumo di funghi non commestibili; mancata consultazione dell’Ispettorato micologico che è un servizio gratuito offerto dall’ASL ai privati. In tutta Italia sono attivi 330 centri presso i Dipartimenti di Prevenzione delle ASL. Le manifestazioni determinate dai funghi tossici spesso mimano sindromi influenzali e come tali vengono trattate, con un pericoloso ritardo nella impostazione della terapia adeguata. La legge del 23 agosto 1993 n. 352, integrata dal DPR. 14 luglio 1996 n. 376 ha reso obbligatoria l’istituzione all’interno delle Aziende ULSS degli Ispettorati micologici, con funzione di vigilanza, controllo e certificazione di commestibilità per quanto riguarda i funghi epigei 40 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 freschi spontanei. Anche nel nostro Ispettorato operano ispettori in possesso dell’attestato di micologo ed iscritti nei registri regionali e nazionali. Attualmente l’attività di controllo e certificazione dei funghi prima della immissione in commercio è svolto presso il Centro Agroalimentare, via Sommacampagna n. 63/D Verona; i privati raccoglitori per autoconsumo possono invece fare controllare i funghi nei giorni di Lunedì e Mercoledì dalle ore 9.00 alle ore 11.00 nel periodo Giugno-Novembre presso la sede dell'ex Arsenale Militare di Verona. (vedi paragrafo funghi). 3.2.2 CONTROLLI UFFICIALI SU ALIMENTI DESTINATI AL CONSUMO UMANO Il “Pacchetto Igiene” (Regolamenti comunitari sull’igiene dei prodotti alimentari) sta mutando il modo di operare dei Servizi che si occupano di controllo ufficiale, che è basato sull’analisi del rischio, intendendo il rischio come la probabilità che un pericolo si realizzi e/o si manifesti e provochi l’insorgenza di un evento indesiderato (malattia). Da ciò deriva una pianificazione dell’attività di controllo ufficiale (ispezione, verifica, AUDIT e campionamenti di alimenti) sulla base di una suddivisione in classi di rischio delle attività che tiene conto del tipo di alimento e dello stabilimento. L’attività di controllo ufficiale si esplica tanto sugli ambienti dove a qualsiasi titolo vengono trattati alimenti (stabilimenti di produzione alimenti e bevande, mense, ristoranti, bar, laboratori di gastronomia, supermercati, chioschi, commercio ambulante, mezzi di trasporto derrate alimentari, depositi all’ingrosso, ecc.) che sulle materie prime o prodotto finito. Tali attività sono caratterizzate da interventi programmati annualmente, nel nostro caso su base regionale, che ne definiscono la natura e la frequenza in CONTROLLI modo tale da assicurare che il controllo sia proporzionato all'obiettivo perseguito e PROGRAMMATI rappresentativo della realtà del territorio. A fianco dell’attività di controllo programmata ci sono quelle di iniziativa e CONTROLLI NON quella conseguente a segnalazioni da parte di: cittadini, rete sanitaria, soggetti PROGRAMMATI pubblici, uffici doganali, operatori del settore alimentare o conseguente ad attivazione della rete di allerta comunitaria che è quella procedura codificata che garantisce rapidità delle comunicazioni e dei provvedimenti da adottare se un alimento rappresenta grave rischio per la salute. 3.3 VIGILANZA E CONTROLLO SU PRODOTTI ALIMENTARI I dati sotto riportati illustrano alcune attività svolte dal SIAN nel corso del 2007. Tab. 3.3/1: Attività ispettiva del SIAN – Anno 2007 ATTIVITÀ Ispezioni SIAN TOTALE 1.891 Provvedimenti amministrativi (sanzioni, sequestri, dissequestri, ordinanze per rimozione inconvenienti igienici o per cessata attività) Indagini di Polizia Giudiziaria 128 2 41 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Tab. 3.3/2: Campionamenti di alimenti del SIAN – Anno 2007 IRREGOLARI ETICHETTATURA PRESENTAZIONE Campionamenti di alimenti vari, prodotti di gastronomia, dietetici, ecc. 1 IRREGOLARI IRREGOLARI ANALISI FISICA ANALISI CHIMICA IRREGOLARI MICROBIOLOGICA CAMPIONI REGOLARI CAMPIONI 0 1 17 512 531 ANALISI TOTALE Le non conformità riscontrate all’analisi microbiologica hanno riguardato presenza di elevate cariche batteriche in: prodotti di salumeria confezionati pronti al consumo, prodotti pronti di gastronomia; prodotti artigianali di pasticceria, paste fresche di pastifici artigianali; insalate pronte al consumo ovvero prodotti ortofrutticoli di IV gamma. Per prodotti ortofrutticoli di IV GAMMA si intendono quelli pronti all’uso ossia: frutta e ortaggi freschi che vengono lavati, tagliati, confezionati in sacchetti o film plastico o vaschette, così da risultare pronti per il consumo. Sono la IV forma di commercializzazione dopo gli alimenti freschi interi (I GAMMA) , le conserve (II GAMMA), i surgelati (III GAMMA). IRREGOLARITÀ Le non conformità all’analisi chimica hanno riguardato residui di sostanze fitosanitarie non consentite in prodotti ortofrutticoli e una non conformità di etichettatura nutrizionale relativamente ad un integratore alimentare. Tutte le citate non conformità sono state oggetto di provvedimenti amministrativi o penali come previsto dalla normativa e di indagini finalizzate a rimuovere le cause di tali anomalie. RISTORAZIONE PUBBLICA L’affermazione di un nuovo stile di vita, generato da una molteplicità di fattori sociali, economici, culturali compresi l’inserimento della donna nel mondo del lavoro, dal poco tempo libero disponibile e dal diffondersi di brevi pause, ha inciso fortemente sulla tipica abitudine italiana di pranzare a casa ed è cresciuta l’abitudine di consumare i pasti altrove, con una crescita del consumo nelle mense aziendali e scolastiche. Ciò nonostante, in Italia almeno tre persone su quattro dichiarano di pranzare a casa e appare evidente secondo l’ISTAT (Indagine multiscopo sulle famiglie “Aspetti della vita quotidiana”Anno 2005) che il luogo in cui si consuma il pranzo riflette fasi ed età diverse del ciclo della vita. I bambini tra 3 e 10 anni mangiano molto frequentemente nelle mense scolastiche: - 62,4 % (3 - 5 anni) - 29,1 % (6 e 10 anni) Gli uomini in età lavorativa sono tra i maggiori fruitori dei servizi di ristorazione fuori casa: - più del 40 % dei maschi (tra i 25 - 34 anni) dichiara di pranzare abitualmente in mensa, ristorante, bar, trattoria o sul posto di lavoro. Maggior numero di persone che consuma abitualmente il pranzo in casa: - più del 90 % con età oltre 60 anni. La percentuale di chi consuma il pranzo nei ristoranti e/o nelle trattorie e nei bar è cresciuta nel tempo: dal 3,2 % del 1993 si è arrivati nel 2005 al 5,4 % (dato nazionale), attestandosi in Veneto sul 7,2 %. 42 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 C’è un diffondersi di break lunch ovvero spuntini veloci e vicini al posto di lavoro che si riflette anche come domanda/offerta di tipologia di esercizi pubblici con servizio diverso da quello tradizionale di alcuni anni fa. Anche nella nostra realtà veronese si è assistito ad un incremento di bar con estensione dell’attività tradizionale di somministrazione di prodotti gastronomici da banco a prodotti di gastronomia precotti congelati all’origine o pronti o da riscaldare (tipo pastasciutte, minestre, piatti unici o insalate); questo fenomeno appare come evidente segnale di una nuova ristorazione veloce indice di un cambiamento delle abitudini. RISTORAZIONE ETNICA La ristorazione etnica è in realtà un modo di produrre, conservare, somministrare alimenti e bevande secondo modalità tipiche di una popolazione. − − Il mercato dei prodotti alimentari con connotazioni etniche si divide in: prodotti di base per consumatori stranieri; prodotti per consumatori italiani, influenzati da quelli originalmente etnici. Secondo i dati più recenti, il mercato è distribuito in due segmenti, quello della ristorazione e quello retail (vendita al dettaglio) della GDO (Grande Distribuzione Organizzata). Il consumo di cibi etnici confezionati e offerti dalla GDO occupa tuttora una parte marginale nell'universo del dettaglio alimentare, mentre come confermano i dati statistici, è soprattutto la ristorazione commerciale a determinare l'aumento della conoscenza della cucina straniera, in particolare fra i giovani. In Italia la crescita di ristoranti etnici, attualmente si attesta sull’8% del totale in cui dominano i cinesi, seguiti da giapponesi, indiani e africani. Nonostante si mantenga una preferenza per i ristoranti di cucina italiana e gli snack bar, anche a Verona c’è una tendenza ad aprire nuove attività di ristorazione etnica e il 2007 ha confermato l’ incremento di esercizi pubblici di produzione-vendita. Le nuove attività di ristorazione hanno comportato talvolta alcuni problemi (emissioni di odori dalle attività artigianali di produzione, orari di esercizio, inquinamento acustico, sicurezza e igiene degli alimenti nelle varie fasi della produzione) e di gestione delle segnalazioni di disagio dei cittadini connesse a fattori più disparati (comportamenti antigienici in pubblica via, disturbo della quiete pubblica). Pertanto nel 2007 sono proseguiti e intensificati i controlli, anche in orario CONVIVENZA notturno e in collaborazione con il Corpo di Polizia Municipale di Verona e la Questura, su DIFFICILE esercizi di ristorazione etnica nonché su phone center dove spesso viene esercitata l’attività di produzione o rivendita di prodotti etnici. In esito a tali verifiche sono stati emessi provvedimenti di sospensione e/o chiusura dell’attività. Fra la ristorazione di tipo etnico l’apertura di esercizi di Kebab, ha evidenziato la tendenza soprattutto fra i giovani consumatori verso nuove tipologie di fast food, in alternativa a prodotti locali tradizionali (panino, pizza, piadina) con cambiamento delle preferenze e delle abitudini alimentari. Assieme al fenomeno della globalizzazione dei consumi, c’è il diffondersi sia di una maggiore conoscenza di prodotti alimentari caratteristici di altri Paesi che di comportamenti 43 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 alimentari alternativi a quelli tipici del nostro Paese, stimolando una domanda sempre più differenziata e orientata verso cucine extra-nazionali. Ciò è più diffuso tra le nuove generazioni, con consumo di alimenti non propriamente mediterranei quali il “sushi”, la “bistecca argentina”, specialità orientali e altri tipici del bacino del Mediterraneo quali il “Kebab”, il cous cous, o altri fast food già importati come moda da alcuni anni da oltre Oceano o più recentemente come gli happy hour in cui vengono serviti snack e stuzzichini. GLOBALIZZAZIONE DEL MERCATO: IMPORTAZIONE E ESPORTAZIONE PRODOTTI ALIMENTARI E OGGETTI DESTINATI AL CONTATTO CON ALIMENTI Il SIAN nel 2007 ha eseguito controlli sanitari per gli Uffici Doganali del Ministero della Sanità su prodotti alimentari e oggetti destinati al contatto alimenti importati provenienti da paesi non appartenenti alla Comunità Europea, effettuando campioni per analisi di laboratorio mirate. Si è notato un’intensificazione delle richieste di certificazioni rilasciate dal SIAN da parte di grosse aziende del nostro territorio produttrici di alimenti per l’esportazione in paesi extracomunitari. ALLERTA COMUNITARIA Il SIAN fa parte del sistema di allerta comunitaria cui partecipano gli stati membri della Comunità Europea e che, attraverso il Ministero e le Regioni, opera per la verifica e il controllo dei casi segnalati di un rischio diretto o indiretto per la salute umana dovuto ad alimenti o mangimi. L’impiego di strumenti informatici quali trasmissione di notizie via e-mail e uso quotidiano della rete per la visione delle situazioni di allerta comunitarie ha velocizzato e semplificato l’intervento degli operatori. I casi di allerta in cui è stato coinvolto il SIAN sono stati 21, hanno riguardato CONTAMINAZIONI VARIE tipologie diverse di alimenti e oggetti destinati al contatto con alimenti sia di provenienza nazionale che da paesi comunitari ed extracomunitari e commercializzati sul nostro territorio. Il SIAN ne ha verificato ed accertato il ritiro dal circuito commerciale. PROGETTO REGIONALE FAS “FITOSANITARI-AMBIENTE-SALUTE” FAS è il nuovo sistema regionale di gestione Fitosanitari Ambiente Salute che garantisce il corretto impiego dei prodotti fitosanitari per tutelare la salute delle persone e l’ambiente. Le ispezioni nelle aziende agricole sono state effettuate congiuntamente allo SPISAL. 57 ISPEZIONI PER Sono proseguiti gli interventi con nuove ispezioni in 57 aziende agricole che hanno FITOFARMACI comportato l’emissione di 30 prescrizioni, riguardanti irregolarità delle modalità di conservazione dei prodotti fitosanitari, mancanza di patentino degli utilizzatori, mancanza o errata compilazione del registro dei trattamenti, irregolarità sicurezza del lavoratore. Sono proseguiti i controlli presso le Rivendite Prodotti Fitosanitari e sono state ispezionate e verificate positivamente n. 15 rivendite, con effettuazione di un campione di un prodotto fitosanitario. 44 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 FUNGHI È un servizio dovuto alle aziende che acquistano e commerciano funghi spontanei anche provenienti dall’estero, prevalentemente da paesi dell’Europa dell’est. L’attività è svolta nel periodo giugno – novembre da micologi specializzati presso il Centro Agroalimentare. È attivo, sempre nel periodo indicato, anche un ulteriore servizio, gratuito, di MICOLOGI consulenza micologica svolto a favore dei privati raccoglitori che chiedono perizie SPECIALIZZATI micologiche nel dubbio che i funghi raccolti non siano commestibili o addirittura tossici e velenosi. Quest’ultima attività è svolta nei locali dell’Arsenale messi a disposizione dal Comune di Verona. Di seguito sono riportati i dati di tale importante servizio particolarmente rivolto alla prevenzione delle intossicazioni da funghi da cittadini non esperti. Tab. 3.3/3: Attività di consulenza micologica Tipologia attività kg funghi ispezionati perizie autoconsumo per privati N. interventi Anno 2004 N. interventi Anno 2005 55.594 121.386 518 678 N. interventi anno 2006 95.353 N. interventi anno 2007 90.948 488 215 Il nostro Servizio viene attivato anche su richiesta degli Ospedali per consulenza micologica in casi di sospetta intossicazione alimentare da ingestione di funghi. Nel 2007 non si sono registrati casi di intossicazione da funghi. LAST MINUTE MARKET Recenti ricerche hanno evidenziato che in termini di fatturato l’1 – 1.5% dei prodotti alimentari in commercio rimane invenduto per varie ragioni e deve essere eliminato. CONTRO SPRECO Ciò comporta un costo diretto per la struttura che tratta il prodotto ma anche un ulteriore costo per la collettività per le esternalità ambientali negative causate dall’inquinamento prodotto dalle operazioni di distruzione. Una percentuale molto elevata (oltre il 90%) dei prodotti buttati può essere recuperata per il consumo. Di ciò che si recupera circa il 70% può essere destinato al consumo umano contribuendo così a trasformare lo spreco in risorsa. I cibi recuperati e garantiti sotto il profilo igienico sanitario da protocolli della Azienda ULSS sono donati ai bisognosi promuovendo così un’azione tipicamente di sviluppo (auto) sostenibile locale, con ricadute positive a livello ambientale, economico e sociale. Il sistema offre beni e servizi e nel contempo diffonde valori etici. Oltre al recupero di beni nelle grandi catene di distribuzione il SIAN ha dato adesione anche al progetto del Comune di Verona per il recupero dei pasti non consumati nelle mense collettive (scuole). 45 LO Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Tale progetto avviato sperimentalmente nel 2005 è proseguito nel 2007 con la raccolta e il recupero di pasti presso le mense scolastiche comunali di Verona destinati a strutture di accoglienza sociale. In particolare il SIAN ha provveduto a validare i protocolli igienico sanitari adottati dalle associazioni ONLUS per la gestione di movimentazione e consumo dei prodotti TONNELLATE recuperabili, garantendo in questo modo anche formalmente ed ufficialmente a chi RECUPERATE usufruisce del cibo raccolto alle amministrazioni e all’opinione pubblica che il cibo che viene distribuito non è materiale di scarto ma cibo che risponde completamente agli standard di sicurezza e qualità vigenti. 5,7 Tab. 3.3/4: Progetto “La mensa oltre la scuola” Anno scolastico 2006 – 2007 Riepilogo raccolta nel comune di Verona (periodo ottobre 2006-giugno 2007) MENÙ MENÙ INVERNALE ESTIVO Quantità (kg) % Quantità (kg) % Primo 1.661,20 43,50% 576,56 52,40% Secondo 694,94 18,20% 162,79 14,80% Contorno 702,04 18,38 168,43 15,31% Frutta/Yogurt 16,39 0,43% 2,88 0,26% Varie 37,98 0,99% 7,45 0,68% Pane 706,19 18,49% 182,19 16,56% Totale (4.919,04 kg) 3.818,74 100,00% 1.100,30 100,00% Detta iniziativa è stata scelta fra gli otto progetti che costituiscono il “Piano di sviluppo della salute del Comune di Verona” ATTIVITÀ DI FORMAZIONE Con la legge 19 dicembre 2003, n. 41, la Giunta Regionale ha deliberato che gli accertamenti sanitari e quindi il relativo "libretto sanitario" (LISA) per il personale addetto alla produzione e vendita di sostanze alimentari, siano sostituiti da misure di autocontrollo e percorsi formativi professionali che devono essere organizzati da enti riconosciuti. Il SIAN è stato incaricato dalla Regione, tramite la ULSS 20, di svolgere questa attività di formazione professionale con gestione dal punto di vista didattico e organizzativo dei corsi sostitutivi dei libretti sanitari come eventi accreditati. Nell’ambito della ricerca sanitaria finalizzata della Regione Veneto Evidence Based Prevention che monitorizza gli effetti dell’abolizione del LISA si è evidenziato che a fianco alla drastica riduzione del numero dei LISA rilasciati e di conseguenza dell’onere lavorativo, non è stato registrato alcun effetto negativo sull’andamento delle tossinfezioni alimentari. Come risposta alle numerose richieste di formazione pervenute da realtà della HI Ristorazione Scolastica, soprattutto di piccole dimensioni, è stata organizzata e realizzata della formazione a carattere pratico per cuochi e personale addetto alle mense su aspetti di educazione gastronomica, educazione nutrizionale e normative sulla sicurezza e la qualità nutrizionale, con particolare attenzione ai regimi dietetici speciali per soggetti affetti da celiachia, allergie e intolleranze alimentari in genere. L’addestramento è stato svolto dal SIAN in collaborazione con il Comune di Verona che ha messo a disposizione un centro cottura FORMAZIONECUOC 46 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 e alcuni cuochi in qualità di docenti, con l’Associazione Italiana Celiachia Veneto. L’iniziativa è stata un’esperienza pilota anche a livello regionale. Sono stati formati cuochi di 26 centri cottura di ristorazioni scolastiche del nostro territorio con una ricaduta su circa 3.300 pasti preparati al giorno. Si è organizzata e realizzata per gli operatori sanitari del SIAN e del Servizio Veterinario una specifica formazione, attraverso i bandi del Fondo sociale Europeo, sulla applicazione del “Pacchetto Igiene” Regolamenti Comunitari sull’igiene dei prodotti alimentari con esercitazioni pratiche in azienda alimentare. 3.4 ENCEFALOPATIA SPONGIFORME BOVINA FORMAZIONEOPER ATORI SANITARI (BSE) L’attività per il controllo della BSE si è svolta anche durante l’anno 2007 applicando in modo sempre più puntuale i sistemi di sorveglianza attiva e passiva. La sorveglianza attiva prevede la ricerca della malattia e la descrizione della situazione epidemiologica mediante l'esecuzione di test "rapidi" su tutti i bovini sottoposti a macellazione regolare di età superiore a 30 mesi e su tutti i bovini sottoposti alla macellazione speciale d'urgenza, alla macellazione differita o morti in stalla o durante il trasporto. Questa è stata eseguita in macelli ed allevamenti del territorio per 921 esami complessivi nessuno dei quali ha dato esito positivo. Di seguito si riportano alcuni dati del centro di referenza nazionale che descrivono la situazione italiana per quanto concerne i test eseguiti e i casi positivi rilevati che come si può notare sono drasticamente calati anche rispetto all’anno precedente. Tab. 3.4/1: Dati di frequenza aggiornati al 31/12/2007 in Italia ANNO TEST ESEGUITI CASI AUTOCTONI CASI COMPLESSIVI INCIDENZA (CASI/1.000.000 2001 465.589 48 50 2002 746.678 34 36 5.53 2003 787.567 31 31 4,77 2004 785.296 7 7 1.11 2005 672.907 7 8 1.27 2006 656.406 6 6 1,11 2007 435.977* 2 2 0.44 Esigenze religiose BOVINI) 7.42 * il dato dei test eseguiti è aggiornato al 20/09/07 Nel 2007 nella nostra ULSS sono stati effettuati n° 124 campioni di mangime, per la ricerca di eventuali farine animali, tutti con esito negativo. L’anagrafe bovina è ormai a pieno regime e consente di controllare tutti gli spostamenti di animali con interessanti risvolti in merito alla tracciabilità e alle informazioni da fornire al consumatore (nello spirito del Reg. C.e.e. 178/02) 47 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona 3.5 TRACCIABILITÀ Relazione Sanitaria anno 2007 DEI PRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE Durante la normale attività di vigilanza sugli esercizi di vendita al dettaglio è stata verificata la tracciabilità dei prodotti di origine animale. Gli operatori sanitari hanno controllato se ogni prodotto riportava correttamente le informazioni al consumatore previste dall’attuale normativa. In particolare le carni bovine ed avicole, devono riportare il paese di nascita dell’animale, quello dove l’animale è stato allevato e/o ingrassato, dove è stato macellato ed infine sezionato e infine un numero che permetta di risalire all’animale singolo o al gruppo di animali. o all’allevamento di provenienza. Anche i prodotti ittici devono riportare indicazioni simili: sistema di pesca in mare o in acque interne (fiumi, laghi, ecc.), sistema di allevamento, zona di mare di provenienza, paese di allevamento o di pesca in acque interne, denominazione scientifica che segua il prodotto fino al dettagliante. Si è potuto constatare che gli esercenti si sono prontamente adeguati agli obblighi della normativa, fornendo al consumatore le indicazioni previste. 3.6 LATTE L’attività di controllo del latte viene svolta mediante il controllo di alcuni parametri: valori del latte “conforme” carica batterica < 100.000 per ml e cellule somatiche < 400.000 per ml in quanto solo il latte che rispetta tali parametri può essere destinato al consumo diretto (latte alimentare). Tale attività di controllo per ogni produttore (stalla), viene eseguita di routine da ogni azienda di trasformazione nel proprio piano di autocontrollo, avvalendosi di laboratori autorizzati. I dati vengono comunicati da questi laboratori all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie con cadenza quindicinale e riguardano tutti i produttori del Veneto. Gli esiti che scaturiscono da questa raccolta di dati vengono comunicati mensilmente per via telematica a tutte le Az.Ulss per i successivi provvedimenti da eseguire in fase di vigilanza. L’entrata in vigore del Pacchetto Igiene (REG. CE 853/2004) prevede che venga impiegato come materia prima esclusivamente il “latte conforme”, senza la possibilità di utilizzare quello “non conforme” per i formaggi a lunga stagionatura. Il Sevizio Veterinario si è attivato con percorsi di formazione e informazione presso gli allevatori, cercando di far migliorare le produzioni e portarle entro i parametri previsti dal Pacchetto Igiene. Nel territorio dell’Az. ULSS sono presenti 18 caseifici sui quali sono stati eseguiti n. 81 interventi. Anche nel 2007 è proseguita l’attività di controllo sulle aflatossine per la quale sono stati effettuati 120 esami tutti negativi. A seguito della D.G.R. n. 2950\2005 si va consolidando la vendita diretta da parte dei produttori di latte fresco mediante appositi distributori (BANCOLAT) dislocati nel territorio di competenza, che vengono sottoposti ad attività di vigilanza. Distributori presenti n° 10. 3.7 UOVA E OVOPRODOTTI Sul territorio sono presenti due industrie per la produzione di ovoprodotti sottoposte al controllo costante del veterinario ufficiale designato. Sono stati lavorati 738 milioni di uova ed eseguiti n. 34 campionamenti senza che fossero registrate non conformità. 48 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 4 L E M ALATTIE I NFETTIVE L E 4.1 VACCINAZIONI Per quanto riguarda le vaccinazioni quello concluso è stato un anno fondamentale per tutta la Regione perché il 23 marzo 2007 è stata approvata la Legge Regionale n° 7 che prevede la sospensione dell’obbligo delle vaccinazione “per tutti i nuovi nati a far data dal 1° gennaio 2008” http://www.consiglioveneto.it/crvportal/leggi/2007/07lr0007.html. Per effetto di tale legge regionale “Le vaccinazioni previste …… continuano a costituire livello essenziale di assistenza ……e sono offerte attivamente e gratuitamente dalle aziende unità locali socio-sanitarie (Ulss), restando inserite nel calendario vaccinale dell’età evolutiva, approvato e periodicamente aggiornato dalla Giunta regionale, in conformità agli indirizzi contenuti nel vigente Piano nazionale vaccini, secondo quanto previsto dalla normativa statale in materia.” Pertanto l’unico cambiamento rispetto agli anni precedenti riguarda “la motivazione” che porta all’offerta delle vaccinazioni e cioè questo fondamentale intervento di prevenzione viene fatto non perché esiste l’obbligo, ma perché è dimostrato che le vaccinazioni sono efficaci e ben tollerate. Eppure questa scelta delle Regione è stata definita in modi diversi e spesso molto negativi: “né saggia né ragionevole, perché i virus e gli altri microrganismi circolano liberamente e non si fermano ai confini regionali” e talora perfino “folle”, ignorando che la scelta si accompagna allo sforzo di aumentare l’offerta vaccinale e di migliorare le coperture vaccinali, del resto già molto elevate. Nel corso dell’anno sono state rese disponibili altre nuove vaccinazioni, come il vaccino anti-rotavirus e il vaccino contro il Papilloma Virus Umano (HPV). Per quest’ultimo infatti è stata effettuata una gara di acquisto regionale per poter garantire la disponibilità dello stesso vaccino per tutte le aziende ULSS in previsione della campagna vaccinale programmata dal Ministero della salute a partire dal 2008 e rivolta alle ragazze di 12 anni di età. Questo secondo vaccino, inoltre, è stato oggetto di numerosi dibattiti, soprattutto per quanto riguarda l’opportunità di una campagna nazionale quando è ancora parziale la conoscenza sulla reale efficacia e tollerabilità del vaccino. E proprio per garantire una elevata adesione a tutte le vaccinazioni, indistintamente tra raccomandate e obbligatorie, è proseguita nell’anno la campagna di sensibilizzazione rivolta alla popolazione coordinata dall’Ufficio di promozione della salute del Dipartimento, già iniziata alla fine del 2006 e denominata “genitoripiù”, su 7 azioni preventive di documentata efficacia per i nuovi nati. Sono stati predisposti poster da esporre in tutti gli ambulatori dei Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta, Farmacie, Consultori, ambulatori distrettuali, ecc. ed è stato predisposto un piccolo manuale, relativo a tutte le sette azioni, da distribuire a tutti gli operatori sanitari. Nell’ambito della promozione della salute perinatale e infantile, sono da considerarsi come prioritari, in quanto di efficacia dimostrata e con effetti importanti sulla salute, interventi finalizzati alla promozione delle seguenti pratiche: 1. L’assunzione di adeguate quantità di acido folico nel periodo peri-concezionale; 2. L’astensione dal fumo di sigaretta durante la gravidanza e nei luoghi frequentati dal bambino; 3. L’allattamento al seno esclusivo nei primi sei mesi di vita; 4. La posizione supina nel sonno nel primo anno di vita; 5. L’utilizzo di appropriati mezzi di protezione del bambino negli spostamenti in automobile; 6. Le vaccinazioni; 7. Promozione della lettura ad alta voce ai bambini in età prescolare. 49 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Gli interventi centrati sulla promozione simultanea di pratiche che tendono a ridurre i diversi fattori di rischio comportano effetti sinergici con un atteso miglior profilo costo/efficacia rispetto ad interventi finalizzati a modificare singoli fattori. Questa campagna viene attuata attraverso i principali mezzi di comunicazione e si prevede una durata di due anni. La campagna si svilupperà schematicamente secondo il seguente piano di azioni: • elaborazione dei contenuti e realizzazione di messaggi/spot sui 7 argomenti bersaglio, coerenti con il media utilizzato; • elaborazione dei contenuti e realizzazione di comunicati redazionali articolati; • feedback periodici e verifica finale dei risultati raggiunti. Le azioni sono state pianificate e realizzate con congruità e continuità attraverso i diversi canali e con pianificazione diversificata, prevalentemente settimanale: Giornali: pubblicità “tabellare”, comunicati e conferenze stampa periodici, interviste mirate ad esperti ed opinion leader. Radio e TV: spot, spazi redazionali mirati, interventi in diretta e nei radiogiornali / telegiornali degli operatori sanitari locali, conferenze stampa periodiche interviste mirate ad esperti ed opinion leader. Questa campagna è stata intensificata nell’ultimo trimestre dell’anno, proprio in prossimità dell’entrata in vigore della nuova Legge Regionale ed è stata fatta propria dal Ministero della Salute allo scopo di proporla e possibilmente attuarla su tutto il territorio nazionale, anche attraverso le emittenti televisive pubbliche. La campagna viene quindi estesa, su iniziativa del Ministero della Salute, all’intero territorio nazionale, con l’adesione di 12 regioni italiane, che saranno coordinate sempre dall’Ufficio Promozione della Salute. È stato potenziato e aggiornato il sito web, www.genitoripiu.it, strumento di consultazione per i genitori e per gli operatori (accesso medio 200/die e pagine visitate 400/ die); in particolare in previsione dell’estensione a livello nazionale della Campagna sono state previste delle pagine ad hoc a disposizione delle Regioni aderenti, nonché pagine specifiche per le province della Regione Veneto. Sono inoltre stati inseriti alcuni link ai siti tematici dedicati ai genitori e agli operatori sulla promozione della salute nei primi anni di vita. HOME PAGE DEL SITO GENITORIPIÙ I CONTENUTI SONO RELATIVI AL MATERIALE PRODOTTO NELLA CAMPAGNA. IN PARTICOLARE OLTRE ALLA DESCRIZIONE DELLE SINGOLE AZIONI È POSSIBILE VEDERE GLI SPOT, ASCOLTARE LE INTERVISTE RADIOFONICHE. SI POSSONO LEGGERE I COMUNICATI STAMPA E GLI ARTICOLI DEGLI ESPERTI PUBBLICATI SULLE PRINCIPALI EMITTENTI RADIO O TESTATE GIORNALISTICHE. 50 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 La campagna è coerente nei contenuti e nello stile con il materiale divulgativo predisposto allo scopo dalla Regione e riproposto on-line attraverso pagine WEB dedicate; inoltre manterrà continuità di stile nella promozione delle diverse azioni di prevenzione: ogni azione dovrà essere coerente nei contenuti e nello stile comunicativo, in tutti i momenti del processo (campagna di marketing nazionale, regionale e locale, comunicazioni degli operatori locali ai vari Mezzi di comunicazione, comunicazioni diretta ai singoli da parte dei Pediatri di Famiglia e degli operatori sanitari, comunicazione dei formatori). La capacità della popolazione di incidere in modo consapevole ed efficace sui propri stili di vita fin dal concepimento è inoltre un elemento costitutivo di una tempestiva ed adeguata acquisizione di competenze sulla genitorialità. COUNSELLING Sempre in tema di comunicazione e di formazione: a seguito del corso pilota svoltosi a Verona nell’autunno del 2004, di 5 corsi nel 2005, di 8 nel 2006, nel 2007 sono state realizzate altre 14 edizioni in nove aziende ulss di corsi sul counselling in ambito vaccinale. Attualmente, da una verifica con i colleghi referenti delle altre province, solo tre Aziende ULSS devono completare la formazione del proprio personale: per la nostra Ulss gli ultimi corsi sono stati programmati per i mesi di gennaio e febbraio 2008. Come per il passato, le figure professionali coinvolte sono state: Assistenti Sanitarie, Vigilatrici d’Infanzia, Infermieri, Medici Igienisti, Medici Vaccinatori e Pediatri di Famiglia. Ciascun corso si articola in due giornate di 8 ore ciascuna, distanziate tra loro di almeno un mese. In tutti i corsi si è verificata una progressiva e buona partecipazione sia alla discussione che ai lavori. Molto utile si è confermata la compresenza di tutte le figure professionali coinvolte nel processo vaccinale che, in alcune situazioni, ha permesso di evidenziare criticità comunicative “intraequipe”, avviando un processo di riflessione e di recupero della comunicazione. Il corso è stato globalmente apprezzato specie per le sue caratteristiche innovative di contenuti e nelle modalità di conduzione e alcune aziende hanno avanzato la richiesta di corsi di perfezionamento: in effetti per affrontare le situazioni più impegnative potrebbe essere opportuno preparare un nucleo di persone alle quali affidare il compito di seguire. QUALITÀ All’interno del progetto 1.1. del Piano Triennale dei SISP “Controllo delle malattie prevenibili con vaccinazione”, già nel 2004 era stata ravvisata la necessità di sviluppare un sottoprogetto che riguardasse il Miglioramento della qualità dei servizi vaccinali. La Direzione Regionale per la Prevenzione ne affidò il coordinamento al Dipartimento di Prevenzione della ULSS 20 di Verona. I Responsabili degli Uffici Qualità e dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica delle ULSS sono stati coinvolti in una serie di incontri tra il 2004 e il 2005, al fine di impostare il disegno del progetto e raccogliere le prime indicazioni, suggerimenti ed osservazioni. Alla fase dell’analisi dei processi pertinenti completata nel 2005, è seguita l’individuazione dei requisiti minimi per l’attività vaccinale a cura del cosiddetto “Nucleo Stabile” (composto dai rappresentanti del Dipartimento di Prevenzione e dell’Ufficio Qualità dell’ULSS 20), requisiti utili ad elaborare una proposta da condividere con i referenti delle Ulss, da proporre, poi, alla Giunta Regionale per il successivo inserimento nel Manuale di attuazione della LR22/02 ad integrazione dell’allegato 3 “Requisiti specifici”. 51 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Approvata la DGR n° 3479 il 7 novembre 2006, con la quale si definivano i Requisiti Minimi Specifici di autorizzazione all'esercizio delle attività vaccinali delle strutture del Sistema Sanitario, si è provveduto ad effettuare una rilevazione sui requisiti strutturali degli ambulatori vaccinali delle Aziende ULSS del Veneto. Grazie alla collaborazione con i responsabili per l'attuazione della Legge Regionale 22/2002 di ciascuna ULSS, tale studio si è basato sulla compilazione di schede di autovalutazione per ogni singola sede vaccinale, focalizzando l'attenzione sui requisiti specifici dell'ambulatorio specialistico e i requisiti specifici per l'attività vaccinale. Questa operazione si è resa utile non solo per la rilevazione delle criticità di ciascuna azienda e del loro insieme, ma anche per risolvere i problemi di interpretazione che si sono generati a causa della sinteticità dei requisiti. Raccolte le osservazioni, il Nucleo Stabile ha provveduto alla stesura di procedure in riferimento ai requisiti di autorizzazione per gli ambulatori dove viene svolta l’attività vaccinale". MORBILLO Nel corso dell’anno trascorso nella nostra ULSS sono stati segnalati soltanto due casi sospetti di morbillo, non confermati dal test sierologico. La piccola, ma significativa, epidemia di morbillo registrata l’anno precedente si è autolimitata grazie al buon livello di vaccinazione della popolazione indigena. Il dato di copertura per il morbillo nella nostra popolazione è stabilizzato ormai da anni intorno al 91-92%: sembra confermato che questo livello consenta di evitare nuove epidemie; non sappiamo ancora se questo tasso di immunizzazione permetta anche l’eradicazione della malattia. Purtroppo persiste ancora una certa difficoltà nell’ottenere dati certi su alcune coperture vaccinali, per la difficoltà di aggiornare il denominatore a causa del continuo spostamento della popolazione, soprattutto quella immigrata. La copertura all’età di 24 mesi registrata anche quest’anno sembra confermata intorno al 92%; tuttavia ad un controllo successivo, effettuato secondo modalità più rigorose di esclusione dagli elenchi dei bambini immigrati rientrati nei loro Paesi, la copertura raggiungeva punte del 98: questo significa che la vaccinazione viene effettuata con livelli che potrebbero raggiungere - e in qualche distretto anche superare - l’obiettivo del 95%, sebbene con un lieve ritardo rispetto all’età raccomandata dei 24 mesi. INFLUENZA La copertura per la vaccinazione antinfluenzale nella popolazione di età >65 anni negli ultimi quattro anni ha registrato una riduzione progressiva rispetto a quella raggiunta nella campagna del 2002, pur mentendosi su livelli accettabili, superiori al 70%: se alla vaccinazione offerta dal servizio pubblico si aggiunge la quota distribuita dalle farmacie territoriali è probabile che la copertura complessiva rimanga ancora sopra il 75% stabilito come obiettivo dal Ministero della Salute. Tuttavia, come mostra il grafico sottostante, la copertura raggiunta nel 2007 è la più bassa negli ultimi cinque anni, con un calo piuttosto evidente rispetto al 2006. 52 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Graf. 4.1/1 Vaccinazione antinfluenzale: percentuale di persone di età ≥65 anni, vaccinate dal servizio pubblico nei distretti sanitari dell’ulss n° 20. 90 80,1 74,8 80 67 68 2000 2001 70 78,5 78,6 76,1 71,6 55 60 50 40 35,7 32 40 30 20 10 0 1996 1997 1998 1999 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Questo è un segnale di allerta per una probabile riduzione di interesse nei confronti di una vaccinazione che protegge da una malattia che – in effetti- negli ultimi anni si è manifestata in maniera davvero benigna, come viene evidenziato dal grafico successivo. La campagna vaccinale, come negli anni scorsi, si è svolta prevalentemente presso gli studi dei Medici di Medicina Generale e, in misura minore, nei servizi vaccinali. È molto probabile che la modesta gravità delle precedenti epidemie influenzali abbia indotto molte persone a rinunciare alla vaccinazione, soprattutto le coorti dei nuovi 65enni ai quali la vaccinazione veniva offerta gratuitamente per la prima volta, rendendo più ardua l’opera di convincimento da parte dei Medici di famiglia. È probabile che entro breve emerga un ceppo virale nuovo, contro il quale la popolazione in generale sarà scarsamente protetta e quindi in grado di causare una nuova classica epidemia di influenza, ricordando a tutti che la vaccinazione resta il mezzo più efficace di prevenzione. Graf. 4.1/2 : andamento delle epidemie di influenza dal 2002-03 al 2006-07: incidenza/10.000. 160,0 140,0 120,0 100,0 80,0 60,0 40,0 20,0 0,0 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 settim ane disorveglianza 2002-03 2003-04 2004-05 2005-06 [NB: la 1° settimana di gennaio di ogni anno corrisponde al numero “1” sulle ascisse]. 53 2006-07 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Ciò conferma, come del resto anche per altre malattie prevenibili con vaccino, quanto sia importante una corretta ma soprattutto continua informazione sui possibili rischi e sulle complicazioni delle malattie infettive. Il calo registrato nell’adesione da parte della popolazione “anziana” è confermato dalla modesta adesione anche presso tutte le altre fasce di popolazione per le quali è raccomandata la vaccinazione, compresi gli operatori dei servizi di primario interesse collettivo, le categorie di persone affette da patologie croniche in generale e gli addetti all’assistenza sanitaria: quest’anno nella lettera dello stipendio del mese di ottobre di tutti i dipendenti dell’ULSS 20 è stato inserito un invito alla vaccinazione,ma con risultati davvero deludenti. 4.2 MALATTIE INFETTIVE I NFLUENZA AVIARIA Nel coso del 2007 la malattia ha coinvolto altri stati, registrando casi umani in Nigeria (gennaio), nella Repubblica Democratica del Laos (febbraio) e ripresentandosi in VietNam, dove non venivano registrati casi da molti mesi. Dal suo esordio nel 2003, alla fine del 2007 questa malattia virale è stata confermata in 348 casi, provocando 215 morti. Uno studio di sorveglianza sui ceppi di virus H5N1 isolati dai volatili nel Sud della Cina conferma che continuano ad emergere nuovi ceppi virali e che la relativa percentuale varia continuamente. L’OMS ha continuato a non raccomandare alcuna restrizione dei viaggi verso aree colpite da influenza aviaria H5N1, inclusi gli stati che segnalano casi associati di infezione umana; non ha raccomandato nessuno screening ai viaggiatori al rientro dalle aree colpite; l’OMS, invece, raccomandava, e raccomanda ancora ai viaggiatori che si recano negli stati colpiti, di evitare contatti con ambienti ad alto rischio, in particolare i mercati dove si vendono animali vivi. Infatti il diretto contatto con pollame infetto, o con superfici e oggetti contaminati dai loro escrementi, è considerato la principale via di infezione umana: il rischio di esposizione è considerato massimo nelle fasi di macellazione, sezionamento e preparazione per la cottura. Del resto l’attenzione dei mezzi di comunicazione verso questa temuta epidemia si è progressivamente attenuata, ed è passata sostanzialmente ignorata anche una piccola epidemia di influenza aviaria comparsa nel Galles e nel Nord Est dell’Inghilterra. Le Autorità Sanitarie del Regno Unito hanno confermato quattro casi di influenza da virus A (H7N2) a bassa patogenicità, in persone - esposte a volatili infetti - che avevano sviluppato una malattia caratterizzata da modesta sintomatologia, comprendente congiuntivite e disturbi simil influenzali. Sono state controllate più di 250 persone esposte ai malati o alle stesse fonti del contagio: di queste, 17 sono state trattate con un antivirale, perché presentavano sintomi influenzali, tuttavia la ricerca del virus è stata effettuata in 12 persone, risultando sempre negativa. Altri ceppi influenzali A/H7, nel Nord Europa, avevano causato delle epidemie nei volatili, associate a infezioni umane in individui esposti: nel 2006 un ceppo H7N3 nel Regno Unito e nel 2003 un ceppo H7N7 in Olanda. Tutto questo sta ad indicare come il pericolo di epidemia influenzale umana da virus H5N1 vada inserito in un contesto più generale, nel quale considerare anche altri ceppi virali aviari. 54 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 TUBERCOLOSI Nel corso degli ultimi dieci anni nella nostra Regione si è registrato un calo complessivo della TBC di circa il 20%. Nel medesimo periodo è stata evidenziata una riduzione tra la popolazione indigena, in contrasto ad un forte incremento di casi tra la popolazione immigrata. Stimando che la popolazione immigrata – regolare e non - rappresenti circa dal 7 all’11% della popolazione totale del Veneto (e di Verona), l’incidenza della TB nella popolazione immigrata risulta sempre notevolmente più elevato rispetto alla popolazione autoctona. Il numero complessivo di casi segnalati nel corso del 2007 denota un notevole calo rispetto agli anni precedenti, soprattutto per la popolazione immigrata; si nota una tendenza alla diminuzione dei casi, seppure con un andamento irregolare. Emerge, infatti, una notevole irregolarità nell’andamento della malattia negli ultimi quattro anni, con aumenti e riduzioni della malattia, anche marcati, sia per quanto riguarda la popolazione immigrata che la popolazione indigena. Questo potrebbe far pensare anche ad una sottonotifica dei casi per incompleto iter diagnostico o scarso utilizzo del servizio sanitario. Questa incompletezza dei dati potrebbe essere superata nel tempo, poiché alla fine dell’anno è stata deliberata anche nella nostra ULSS l’istituzione del Dispensario Funzionale, che prevede la collaborazione del reparto di Malattie Infettive del Policlinico per la parte clinica, mentre per l’attività territoriale del Servizio Pneumotisiologico di Marzana e del Servizio Igiene e Sanità Pubblica con i Distretti Sanitari di Base. La piena operatività del Dispensario Funzionale richiederà la predisposizione di protocolli operativi condivisi, una formazione comune e un miglioramento della comunicazione: è prevedibile che sarà necessario un lento rodaggio per l’integrazione di più Servizi delle due Aziende Sanitarie. Graf. 4.2/1: incidenza della tubercolosi tra i veronesi “indigeni” e tra gli immigrati. 80 Indigeni 70 Immigrati 60 15 33 50 31 40 30 34 20 33 45 20 10 19 34 30 34 26 25 17 0 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Infatti, attuare gli interventi terapeutici e soprattutto le misure preventive nelle persone immigrate è spesso difficile anche per l’utilizzo non adeguato dei servizi sanitari da parte degli immigrati. 55 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Anche nel corso del 2007 sono stati riscontrati alcuni casi di malattia dovuti a controlli parziali in occasione della malattia di un familiare. In altri casi si è evidenziato come le precarie condizioni di vita favoriscano la trasmissione del contagio ai conviventi: in un nucleo familiare di 10 componenti mentre i figli della persona malata erano Mantoux negativi, tre adulti conviventi sono risultatati infetti. Alcuni casi, infine, sono stati riscontrati in occasione di accertamenti per altre patologie. M ENINGITI BATTERICHE Nel corso dell’anno è stato registrato un numero lievemente superiore di casi complessivi di meningiti batteriche rispetto all’anno precedente. L’epidemia registrata nel trevigiano nel mese di dicembre ha avuto notevoli ripercussione anche nella nostra ULSS: è scattato l’allarme meningite sia la sera di Natale, per una persona ricoverata presso l’ospedale di S. Bonifacio, come pure per un altro caso ricoverato presso la Cinica di Malattie Infettive l’ultimo giorno dell’anno. Il timore maggiore era rappresentato da un possibile collegamento dei casi segnalati nella nostra ULSS e quelli registrati a Treviso, come estensione e diffusione dell’epidemia, possibile espressione di un mancato controllo della stessa epidemia. Fortunatamente nel primo caso non si trattava di meningite, mentre il secondo caso era comparso in una persona che era sempre rimasta nella propria abitazione. Tab. 4.2/1 Tabella riassuntiva dei casi di accertata o sospetta sepsi o meningite batterica 2007 ETÀ SESSO RESIDENZA DIAGNOSI AG. 3a M Verona Meningite meningococcica Meningococco guarigione 15 a F Verona Meningite meningococcica Meningococco guarigione 32 a F Grezzana Meningite pneumococcica Pneumococco guarigione 38 a M Verona Meningite pneumococcica Pneumococco guarigione 44 a M Verona Meningite purulenta Non Identificato guarigione 35 a F Verona Meningite Liquor Torbido Non Identificato guarigione 6 gg F Buttapietra Sosp. Mening. neonatale Non Identificato guarigione 18 a F S. Giovanni Lup. Sosp. Meningite batterica Non Identificato guarigione EZIOLOGICO ESITO È importante evidenziare un caso di meningite da pneumococco comparso in un signore splenectomizzato all’età di 25 anni. Questo fatto deve far ricordare a tutti gli operatori sanitari l’importanza di proporre attivamente le vaccinazioni contro meningococco, pneumococco ed Haemophilus Influenzae a tutte le persone splenectomizzate, per l’elevato rischio di sviluppo di forme invasive da infezioni batteriche nelle persone affette da asplenia anatomica o funzionale. Un dato confortante anche per quest’anno è dato dal fatto che fortunatamente tutti i casi di questa temuta malattia hanno avuto esito in completa guarigione. 56 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 4.3 PROFILASSI INTERNAZIONALE PRESTAZIONI Nel 2007 il numero delle persone che si sono rivolte all’ambulatorio Vaccinazioni Internazionali per sottoporsi a vaccinazione o per richiedere informazioni è stato simile a quello degli anni precedenti (si è registrato solo un lieve aumento) (vedi graf. n.4.3/1). I viaggi e le migrazioni risentono notevolmente degli eventi internazionali e della situazione economico-sociale del Paese. Negli ultimi anni si osserva che i turisti effettuano generalmente viaggi di breve durata, in zone non a particolare rischio (Mar Rosso, Tunisia) e quindi e si spostano senza chiedere informazioni o sottoporsi a vaccinazioni. Alcuni viaggiatori usufruiscono poi delle offerte “last minute” per soggiorni spesso di breve durata (generalmente una settimana), anche in Paesi a rischio malarico (Kenya, Zanzibar, Senegal). Questi viaggiatori, rivolgendosi al nostro ambulatorio nell’imminenza del viaggio, oltre a costituire un problema di tipo organizzativo, spesso non possono ricevere tutte le vaccinazioni consigliate. Va considerato, poi, che il nostro ambulatorio presenta difficoltà oggettive di accesso (mancanza di parcheggio) e di pagamento del ticket per la prestazione, disagi che potrebbero indurre l’utenza a scegliere altri ambulatori autorizzati della provincia. Nel grafico n. 4.3/1 riportiamo il n. di prestazioni effettuate presso l’ambulatorio. Graf. 4.3/1: N° di accessi all’ambulatorio Vaccinazioni Internazionali. 7000 6399 6500 6402 5840 5790 6000 5500 5253 5598 4929 5000 4500 4000 3500 n. accessi 3974 3000 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Analizzando i dati delle vaccinazioni effettuate si evidenzia (tab. 4.3/1) che le dosi di vaccino antifebbre gialla utilizzate sono sovrapponibili a quelle dello scorso anno. 57 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Questa vaccinazione conferisce una protezione per oltre dieci anni, ma è richiesta obbligatoriamente da molti paesi (Africa subsahariana) e altri la richiedono a coloro che provengono da zone endemiche. Nel secondo semestre del 2007 è stata registrata un’estesa epidemia di febbre gialla animale (scimmie) in Brasile, che successivamente ha colpito anche la popolazione. L’OMS nella pubblicazione “International travel and health” ha raccomandato la vaccinazione ai viaggiatori che si recano in aree a rischio per febbre gialla, includendo molti stati del Brasile che prima erano considerati non a rischio (Minas Gerais e specifiche aree degli stati di Espirito Santo, Piaui, Bahia, Sao Paulo, Paranà, Santa Catarina e Rio Grande do sol). Sono stati molto utilizzati i vaccini per la prevenzione di malattie a trasmissione fecoorale, come il vaccino antiepatite A, singolo o associato all’epatite B (2.745 dosi) e antitifico (1.697 dosi). Nel corso del 2007 sono state effettuate, inoltre, 330 dosi di vaccino antiepatite B a soggetti diretti all’estero per motivi di lavoro o missioni umanitarie, già immuni per epatite A. Nella voce “altre” sono comprese le vaccinazioni anticolerica per i viaggiatori diretti nei Paesi dove erano in corso epidemie, antirabbica per i viaggiatori per lunghi periodi in ambienti rurali e anti-difto-tetanica. Tab. 4.3/1: Vaccinazioni effettuate per la protezione dalle seguenti malattie - anni 2000-07 ANNO F.GIALLA EPATITEA EPATITEB EPA+B TIFO MENINGITE ALTRE TOTALE 2000 1.359 2.750 472 1.046 1914 113 477 8.131 2001 2002 2003 1.250 1.320 1.151 2.460 2.410 2.257 472 409 513 711 569 799 1.694 1.838 1.881 118 147 168 460 228 410 7.165 6.921 7.179 2004 1.202 2.240 458 1.070 1.897 98 739 7.704 2005 1.361 2.162 429 1.259 1979 125 824 8.141 2006 1.254 1.961 374 937 1.749 86 701 7.062 2007 1.125 1.878 330 867 1.697 106 952 6.955 La vaccinazione antimeningococcica (vaccino tetravalente o C coniugato) è stata effettuata prevalentemente negli ultimi mesi del 2006 ai viaggiatori diretti in zone con epidemie in corso ed ai pellegrini diretti alla Mecca, dove è richiesta obbligatoriamente. Un aumentata richiesta di vaccinazione è stata determinata dal piccolo focolaio epidemico di meningite verificatosi nel Trevigiano nel dicembre 2007. MALARIA Negli ultimi anni i casi di malaria nella nostra ULSS, così come in tutto l’ambito Regionale, sono progressivamente diminuiti (Tab.4.3/2). Lo stesso andamento si registra a livello nazionale. Il decremento dei casi registrato nel Veneto è pari al 37% nel 2006 rispetto al 1999; i dati relativi al 2007 sono ancora parziali. 58 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Graf. 4.3/2: casi di malaria notificati nel Veneto e nell’ULSS 20 dal 1993 al 2007 300 269 267 250 224 236 228 223 Veneto ULSS 20 202 200 174 173 170 169 155 154 150 137 104 100 48 50 24 22 30 22 33 42 33 45 30 31 27 22 19 18 0 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Dall’analisi delle schede di notifica dei residenti della nostra ULSS risulta che i casi di malaria riguardano quasi esclusivamente immigrati, che rientrano nei loro paesi per visitare i familiari (9 hanno soggiornato in Nigeria, 5 in Ghana). Tre casi hanno colpito missionari che soggiornano per lungo tempo in aree ad alto rischio: un soggetto di 64 anni proveniente dalla Repubblica Centroafricana, aveva soggiornato all’estero 4 anni; una suora comboniana di 80 anni, proveniente dal Mozambico, aveva soggiornato all’estero 42 anni. Ha manifestato i primi sintomi dopo 1 anno e 9 mesi dal rientro in Italia avvenuto nel gennaio 2006 ed è stata diagnosticata malaria da Pl. vivax. Infine una suora di 57 anni ha soggiornato in Togo 40 giorni. Solo un caso di malaria da P. vivax ha riguardato una turista 23enne che ha soggiornato venti giorni in Honduras. Ha dichiarato di non aver effettuato la chemioprofilassi antimalarica, né di aver adottato misure di protezione contro le punture di zanzara. Tab. 4.3/2: Casi di malaria in residenti della Ulss 20 suddivisi per tipo di viaggiatori TIPOLOGIE DI VIAGGIATORI 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 33 (5 bambini) 26 (4 bambini) 19 (1 bambino) 22 (6 bambini) 14 (1 bambino) 14 14 Missionari/Volontari 9 4 8 2 5 4 3 Lavoratori 0 0 4 1 1 0 0 Turisti 3 0 0 2 2 1 1 Totale 45 30 31 27 22 19 18 Immigrati 59 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Ad una signora Ghanese di 42 anni oltre la malaria è stata diagnosticata anche un’amebiasi intestinale. Un caso ha riguardato un bambino Ghanese di 8 mesi rientrato per un soggiorno di un mese nel paese di origine dei genitori. Bisogna considerare il maggior rischio di malaria grave nei bambini. Nessuno dei soggetti che si sono ammalati ha eseguito la chemioprofilassi antimalarica durante il soggiorno in zone endemiche o l’ha eseguita in modo scorretto (Tab. 4.3/3); solo 3 persone hanno dichiarato di aver usato saltuariamente mezzi di protezione meccanica (repellenti, zanzariera). Tab. 4.3/3: Modalità di esecuzione della chemioprofilassi nei soggetti con malaria CHEMIOPROFILASSI Nessuna Scorretta o incompleta Non specificato Totale ATTIVITÀ DEL C ENTRO DI 2001 42 3 0 45 2002 29 1 0 30 2003 17 4 10 31 2004 20 3 4 27 2005 21 1 0 22 2006 19 0 0 19 2007 16 2 0 18 RIFERIMENTO REGIONALE Nel 2007 il Centro di riferimento ha organizzato due incontri scientifici: - un convegno (Verona, 8 giugno 2007) per gli operatori degli ambulatori di medicina dei viaggi, i medici del lavoro, i medici di medicina generale, sul tema “Salute, lavoro e globalizzazione”, con l’obiettivo di affrontare il problema delle patologie associate ai viaggi e alle migrazioni, con uno sguardo ai progetti di ricerca e di cooperazione internazionale a tutela dei lavoratori. Negli ultimi decenni, infatti, si è registrato un forte aumento degli spostamenti per motivi di lavoro, soprattutto verso i Paesi sviluppati. Allo stesso tempo si è verificata un’accentuazione dei fenomeni di migrazione, transitoria o stabile, che è da attribuire prevalentemente alla globalizzazione delle imprese nel caso dei Paesi ricchi e alla necessità di soddisfare i bisogni fondamentali della persona nel caso dei Paesi poveri; - un convegno “Patologie trasmesse da artropodi: modalità di sorveglianza e controllo” (Venezia, 11 dicembre 2007), con l’obiettivo di informare gli operatori sanitari della Regione Veneto sulla prevenzione e diagnosi tempestiva di possibili patologie di importazione. Nell’estate 2007, infatti, si è registrata in Emilia Romagna un’epidemia di Chinkungunya, patologia virale, trasmessa da zanzara Aedes, abitualmente diffusa in aree tropicali. È stato organizzato dal viaggio, per gli anni Internazionali regionali. Al di viaggiatori che accedono ed è in fase di realizzazione il Progetto di follow up al rientro 2007-08, in collaborazione con gli ambulatori Viaggiatori progetto, che consiste in un’indagine telefonica ad un campione agli ambulatori, hanno aderito 10 Aziende Ulss su 21. Dall’indagine effettuata negli anni 2005-06 erano emersi dati significativi sull’adesione dei viaggiatori alla chemioprofilassi antimalarica e sulla tollerabilità ed effetti collaterali dei farmaci utilizzati. 60 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 I risultati di tale indagine sono stati pubblicati sul Giornale Italiano di Medicina Tropicale, vol. 12, n. 1-4 gennaio-dicembre 07 con un articolo dal titolo: Profilassi antimalarica – Follow up al rientro di Viaggiatori nel Veneto. Nel sito del Dipartimento di Prevenzione, continuamente aggiornato, è possibile visionare e stampare gli opuscoli informativi e le relazioni dei convegni relativi alla medicina dei viaggi: http://prevenzione.ulss20.verona.it/malinf_att.html 4.4 I NFORTUNI Continua la collaborazione, iniziata nel 1999, con il Centro di Coordinamento Studio Italiano rischio Occupazionale da HIV dell’Ospedale L. Spallanzani di Roma. L’attività consiste nella compilazione di schede specifiche, con l’indicazione delle modalità di infezione (punture da ago o lesioni da altri oggetti taglienti, contaminazioni muco-cutanee con sangue e/o materiali biologici, ecc.), dei mezzi di protezione usati, dei dati relativi al follow up, che prevede controlli dei markers dell’epatite B e C a 6 settimane, 3 mesi, 6 mesi dopo l’infortunio e, per l’HIV, a 12 mesi. La Tab.4.4/1 riporta il numero degli infortuni avvenuti in operatori sanitari dipendenti o che operano in strutture dell’Ulss 20, suddivisi per anno. Tab. 4.4/1: numero di incidenti in operatori sanitari dipendenti Ulss 20. ANNO PER PER PUNTURA CONTAMINAZIONE TOTALE 1999 69 18 87 2000 48 12 60 2001 51 15 66 2002 49 8 57 2003 42 18 60 2004 38 5 43 2005 44 14 58 2006 48 19 67 2007 37 16 53 Totale 385 109 494 Nel 2007 sono stati, inoltre, controllati e seguiti per il follow-up 117 soggetti non dipendenti di strutture ASL che hanno subito un infortunio con esposizione accidentalmente a rischio biologico; questi soggetti sono stati sottoposti a vaccinazione antitetanica e antiepatite B; il successivo follow up a 6 mesi ha dato esito negativo. 61 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 62 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 5 L E M ALATTIE C RONICO D EGENERATIVE 5.1 FATTORI E DI RISCHIO LEGATI AGLI STILI DI VITA L’OMS stima che tre stili di vita non salutari spieghino, nei Paesi europei più sviluppati, quasi il 50% delle malattie negli uomini e il 25% nelle donne. Il “Rapporto 2002 sulla salute nel mondo” dell’OMS indica il tabagismo, la scorretta alimentazione (con il sovrappeso e/o l’obesità e l’ipercolesterolemia) e la sedentarietà come i principali fattori di rischio per lo sviluppo di malattie non trasmissibili, quali la malattia coronarica, gli accidenti cerebrovascolari, il diabete di tipo 2, alcune forme di cancro, l’osteoporosi e altre patologie. T ABAGISMO Il fumo di tabacco provoca più decessi di alcol, AIDS, droghe, incidenti stradali e omicidi messi insieme. Circa 85 mila persone all’anno in Italia muoiono per cause collegate al fumo: si stima che una quota tra l’85 e il 90% dei tumori del polmoni sia causata dal fumo. Il tasso grezzo di incidenza del tumore ai polmoni per 100.000 abitanti è di 120 nei maschi e 31 nelle femmine. Nel Veneto ci si attende pertanto in un anno l'insorgenza di circa 3.300 nuovi casi di tumore polmonare, di cui 2.600 nei maschi e 700 nelle femmine. Il tumore del polmone si conferma il più frequente nei maschi (25% di tutti i tumori), mentre si pone al 5° posto nelle femmine (6%). L'analisi del trend temporale dell'incidenza di questo tumore mostra come esso sia in leggera diminuzione nella popolazione maschile, mentre si mantenga sostanzialmente invariato nelle femmine. Da un’indagine dell’ISTAT del 2006 emerge che nel periodo dicembre 2004-marzo 2005 i fumatori in Italia erano 11 milioni e 221 mila, pari al 22,3% della popolazione di 14 anni e più. Il 28,5% è rappresentato da maschi e il 16,6% dalle femmine. Nel 1980 i fumatori erano oltre un terzo della popolazione di 14 anni e più (34,9%) con differenze di genere molto marcate: fumava oltre la metà degli uomini (54,3%), mentre tra le donne meno di una su cinque (16,7%) si dichiarava fumatrice. La quota di fumatori in Italia è andata diminuendo negli ultimi 25 anni di oltre 12 punti percentuali. Ciò soprattutto a causa del decremento di fumatori tra gli uomini, mentre la percentuale di fumatrici è rimasta complessivamente stabile. Tuttavia, a fronte della diminuzione nel tempo della percentuale di fumatori, si registra un aumento delle disuguaglianze sociali nel consumo di tabacco, soprattutto a causa di una maggiore propensione a iniziare a fumare delle persone in condizioni socio-economiche meno favorevoli. Fra le donne l’aumento della forbice riguarda anche le disuguaglianze nello smettere di fumare, infatti cercano di smettere di fumare più frequentemente le donne con un titolo di studio più elevato. Per quanto riguarda la distribuzione geografica dell’abitudine al fumo, la percentuale più alta di fumatori si osserva nell’Italia centrale (24,3%). Seguono in ordine decrescente il Nord-ovest (22,9%), le Isole (21,7%), il Nord-est (21,5%) e il Sud (20,9%). Sensibili differenze di genere si evidenziano fra le diverse aree territoriali, in particolare la maggiore differenza si riscontra nell’Italia meridionale dove gli uomini fumatori sono il 29,5%, mentre le donne solo il 13%. 63 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Graf. 5.1/1: Fumatori di 14 anni e più per sesso e ripartizione geografica – Dicembre 2004 - Marzo 2005 (per 100 persone dello stesso sesso e ripartizione geografica) ISTAT 35 30 30,1 28,2 29,5 28,3 25,9 25 18 20 17,3 19 13 15 15,5 Maschi Femmine 10 5 0 Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole Ci sono più fumatori nelle aree urbane: la loro quota aumenta all’aumentare della dimensione demografica del comune passando dal 21,0% dei comuni fino a 10.000 abitanti al 24,9% dei comuni centri di aree metropolitane. Gli adolescenti e i giovani, iniziano a fumare più precocemente di cinque anni fa: il 7,8% dei giovani di 14-24 anni, infatti, ha iniziato a fumare prima dei 14 anni. Rispetto al 1999-2000, la quota di quanti iniziano a fumare prima dei 14 anni aumenta solo per i maschi (+6%). L’indagine Icona 2003, realizzata dal Profea mediante interviste a oltre 4600 famiglie in tutta Italia, ha messo in luce che il 52% dei bambini al secondo anno di vita sono esposti a fumo passivo. STILI ALIMENTARI Fattori di tipo genetico o fisiologico, che interagiscono con altri di tipo comportamentale (scorrette abitudini alimentari, come l’assunzione di eccessive quantità di zuccheri e di grassi, spesso associate a stili di vita sedentari) determinano un maggior rischio di sovrappeso e obesità. La frequenza delle condizioni di sovrappeso ed obesità è andata aumentando negli ultimi UNA NUOVA decenni, al punto che, secondo l’OMS, l’obesità è diventata un problema di salute EPIDEMIA pubblica di proporzioni epidemiche in tutti i Paesi occidentali, e la sua prevenzione rappresenta un obiettivo prioritario. L’Italia è ai livelli più bassi in Europa per l’obesità degli adulti, ma la quota di obesi è in crescita come indicato nell’indagine multiscopo “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”dell’ISTAT del 2005 (pubblicata marzo 2007). La maggioranza delle persone adulte in Italia (52,6%) sono normopeso, più di un terzo invece (34,2%) è in sovrappeso e il 9,8% è obeso (cioè circa 4 milioni e 700 mila adulti obesi) con un incremento percentuale di circa il 9% rispetto a cinque anni fa. L’incremento dell’obesità è soprattutto nella popolazione maschile, in particolare nei giovani adulti di 25-44 anni e tra gli anziani. Ma quel che preoccupa maggiormente è l’aumento dell’obesità in età pediatrica. Evidenze scientifiche le riconoscono (compresa l’età pre-adolescenziale e adolescenziale) una forte capacità predittiva di obesità in età adulta. Attualmente la prevalenza di obesità giovanile in Europa è 10 volte maggiore rispetto agli anni settanta. Il 20% dei bambini europei è in sovrappeso o obeso, con un picco del 34% nei bambini da 6 a 9 anni (1 su 3 è sovrappeso o obeso). 64 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Lo “Studio multicentrico per la rilevazione della crescita staturoponderale e dello stato nutrizionale della popolazione infantile del Veneto” del 2004 ha evidenziato in un campione di 12.853 bambini (delle classi terze e quinte elementari nati nel 1995 e nel 1993) una notevole tendenza al sovrappeso e all’obesità (tab. 5/1). UNO SU TRE Tab. 5.1/1: Studio multicentrico per la rilevazione della crescita staturo-ponderale e dello stato nutrizionale della popolazione infantile del Veneto. Obesità e sovrappeso rilevazione anno 2004 ANNO DI NASCITA 1993 1995 SESSO SOVRAPPESO OBESI maschi 23,14% 5,79% femmine 20,79% 4,70% maschi 19,07% 6,05% femmine 21,80% 5,59% Anche fra gli adolescenti, la prevalenza di sovrappeso e obesità ha un andamento simile a quello evidenziato nei bambini nel 2004, come risulta dalla rilevazione regionale (2006) su stato di salute e stili di vita dei giovani (HBSC - Health Behaviour in School-aged Children ) effettuata in collaborazione coi SIAN su 6.744 soggetti (11, 13 e 15 anni). La sorveglianza nutrizionale è finalizzata a monitorare nel tempo i trend SORVEGLIANZA di sovrappeso e obesità, le abitudini alimentari e l’attività fisica, con rilevazioni NUTRIZIONALE periodiche su gruppi di popolazione in età evolutiva, allo scopo di guidare azioni IN ETÀ EVOLUTIVA preventive di sanità pubblica appropriate e basate su prove di efficacia. Tale attività si è consolidata attraverso il progetto Regionale dell’Area Tematica Nutrizione del Piano Triennale Sicurezza Alimentare, di cui il SIAN dell’Aulss 20 è stato coordinatore ed è confluita nel 2008 nel progetto “OKKIO ALLA SALUTE”. Quest’ultimo, promosso dal CCM del Ministero della Salute e Regioni con coordinamento del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Iss, è collegato al programma europeo “Guadagnare salute e al Piano Nazionale di prevenzione. I fattori in grado di condizionare l’evoluzione del sovrappeso e quindi DISUGUAGLIANZE l’obesità sono correlati all’attività fisica e all’alimentazione. Le abitudini SOCIALI alimentari e l’assunzione di alimenti dipendono infatti sia dalle scelte individuali (influenze culturali, preferenze alimentari) che da fattori socioeconomici e ambientali (economicità e disponibilità di alimenti, qualità e sicurezza dei prodotti ecc.). Esiste inoltre una correlazione fra diseguaglianze sociali e scelte alimentari. L’obesità è più diffusa tra le categorie sociali svantaggiate che hanno minor reddito e istruzione, oltre che maggiori difficoltà di accesso alle cure. L’obesità riflette e si accompagna alle diseguaglianze, favorendo un vero e proprio circolo vizioso. Gli individui che vivono in condizioni disagiate devono far fronte a limitazioni strutturali, sociali, organizzative, finanziarie e di altro genere che rendono difficile compiere scelte adeguate sulla propria dieta e attività fisica. PREZZO Il prezzo elevato e la disponibilità di alimenti quali frutta, verdura e pesce (importanti per la prevenzione dell’obesità e delle malattie cardiovascolari ma spesso carenti nella attuale alimentazione) possono rappresentare fattori determinanti specie nelle fasce di popolazione a più basso reddito e livello socio-culturale. 65 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 DISTRIBUZIONE COMMERCIALE La distribuzione commerciale e il costo contenuto del cibo a basso valore nutrizionale ed alto apporto calorico (junk food), costituiscono ulteriori determinanti nelle scelte alimentari della popolazione, così come la diffusione di tali alimenti nell’ offerta dei vari canali di vendita (negozi, supermercati, distributori automatici, ecc). CIBO SPAZZATURA Gli stili alimentari appaiono influenzati dal livello socioeconomico, con differenze nella frequenza e nell’assunzione di certi alimenti; i ragazzi i cui genitori hanno lavori più remunerativi consumano mediamente più frutta, più verdura e più latte dei figli di lavoratori impiegati in fasce occupazionali più basse. Anche il consumo medio di junk food (“cibo spazzatura”) è maggiore nei ragazzi appartenenti a famiglie con livelli socioeconomici più bassi. Inoltre, come molti comportamenti, anche le abitudini alimentari non sono PUBBLICITÀ MARKETING indifferenti alle logiche del marketing e della pubblicità. Soprattutto nei contesti socioculturali più difficili, la scelta di cosa mangiare può dipendere fortemente dai prezzi, ma anche dall’accessibilità, ovvero da fattori urbani e di trasporto. Le abitudini alimentari delle persone sono molto cambiate negli ultimi decenni; la quantità di cibo a disposizione è globamente aumentata, mediamente si è ridotto il fabbisogno energetico giornaliero. In Europa all’inizio del ventesimo secolo il consumo pro capite annuale di zucchero CONSUMO era inferiore a cinque chili, cifra che è salita ad almeno quaranta chili. Il consumo FRUTTA E VERDURA di frutta e verdura è insufficiente: secondo l’Oms, solo il 30% dei ragazzi e il 37% delle ragazze tra i 13 e i 15 anni mangia frutta ogni giorno. Essendoci più cibo a disposizione, però, i consumi alimentari sono in aumento S EDENTARIETÀ Uno degli elementi che influenzano maggiormente l’evoluzione del sovrappeso è rappresentato dalla sedentarietà che caratterizza lo stile di vita di molti adulti e bambini. Soprattutto in questi ultimi anni, tale disaffezione all’attività fisica (AF) è in UN PAESE POCO parte correlabile all’uso eccessivo del mezzo televisivo, i cui messaggi pubblicitari, ATTIVO come rilevato dall’indagine presentata a Pisa dalla Società Italiana di Pediatria (2005), possono indurre ad errori dal punto di vista nutrizionale. Nel nostro Paese solo una piccola parte della popolazione adulta pratica attività fisica secondo i livelli minimi raccomandati (30 minuti di attività moderata almeno 5 giorni/ settimana oppure 20 minuti di attività intensa 3 o più volte per settimana), anche se i dati relativi all'attività fisica in Italia sono ancora scarsi. Secondo dati ISTAT nel 2002 solo il 20% della popolazione praticava con continuità uno o più sport, mentre il 10% lo praticava saltuariamente; da una ricerca telefonica effettuata nel 2006 su 1200 anziani (Dipartimento di Economia - Università di Verona) risulta che solo 1/6 degli anziani veronesi pratica livelli sufficienti di AF e il 30% si dichiara completamente sedentario. Di contro, numerose evidenze scientifiche dimostrano gli effetti benefici prodotti SOLO 30 MINUTI sulla salute da un’attività fisica moderata ma regolare. Il semplice camminare ad andatura spedita per 30-60 minuti al giorno per più giorni alla settimana è associato ad una significativa riduzione dell’incidenza di mortalità per malattie croniche. Mediante l'esercizio fisico praticato regolarmente è possibile ridurre il rischio di tumori anche del 30% e quello delle malattie coronariche addirittura del 30-50% e vi è anche una riduzione significativa del rischio di molte altre malattie croniche (v. tab. 5.1/2). 66 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Tab. 5.1/2: Malattie prevenibili mediante attività fisica regolare Patologie cardiovascolari Ictus cerebri Dislipidemie Obesità Ipertensione Insorgenza di diabete e nei diabetici le complicanze del diabete Osteoporosi Decadimento mentale legato all’invecchiamento Alcuni tumori: colon, mammella e probabilmente anche prostata, endometrio e polmone L’attività fisica, infatti, aiuta a controllare il peso, rallenta l’invecchiamento, riduce lo stress, l’ansia e il senso di depressione. Per tutti, ma soprattutto per gli anziani, i benefici dell’attività motoria non sono solo di natura sanitaria, ma anche sociali (mantenimento anche dopo i sessant’anni di un ruolo più attivo nella società) e della comunità (ridotti costi di assistenza sanitaria e sociale e promozione di una immagine dell’anziano positiva ed attiva). STILI DI VITA SALUTARI La responsabilità per la scelta di stili di vita salutari non può comunque essere lasciata esclusivamente agli individui, ma deve diventare una responsabilità condivisa da tutta la comunità. In tal senso le progettualità e le azioni che mirano a orientare gli stili di vita delle persone e a ridurre l’impatto negativo che i comportamenti non salutari possono avere sono da considerare un compito prioritario degli interventi di prevenzione. La creazione di una rete di Istituzioni ed Enti che condividano obiettivi comuni e definiscano ruoli e modalità di azione rappresenta quindi un momento fondamentale per poter sviluppare interventi che abbiano carattere di sostenibilità e continuità (coinvolgimento di Istituzione regionali, amministratori locali, scuola, servizi sanitari e sociali, Medici di medicina generale e Pediatri di libera scelta, associazioni, strutture aziendali, produttori e reti di distribuzione di prodotti alimentari e strutture di ristorazione). Il Veneto ha avviato ormai da molti anni progetti di prevenzione e promozione della salute trasformando l’impegno convenuto in sede nazionale nell’ambito della Prevenzione Attiva in linee di lavoro efficaci, documentate dalle prove e verificate nel prodotto di salute. Si tratta di una sfida fondamentale per il Sistema Socio-Sanitario della Regione del Veneto in quanto sarà molto complicato in futuro garantire per tutte le patologie adeguate risposte sanitarie se non si interverrà con le necessarie misure preventive. È fondamentale quindi realizzare e sostenere una rete robusta che interconnetta le strutture regionali di governo, i Comuni, i Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende ULSS, le Università e i Centri di ricerca, per mettere in comune le risorse e per assicurarsi un risultato di qualità. Il Comune di Verona in particolare è da molto tempo in prima linea nel favorire stili di vita attivi e la sana alimentazione nella popolazione in collaborazione con la Facoltà di Scienze motorie e con l’ULSS 20. In quest’ottica si inserisce il Progetto, svolto dal Formez per conto del Ministero della Salute (CCM – Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo Malattie), di individuazione, selezione, rafforzamento e diffusione delle migliori pratiche finalizzate a: • favorire l'attività fisica delle persone di tutte le età; • favorire una dieta corretta ed equilibrata; • prevenire ed arginare il fumo; • prevenire e contrastare l'abuso di alcool. 67 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Il Progetto si intitola Esperienze intersettoriali delle Comunità Locali per Guadagnare Salute e mira ad implementare sul territorio la strategia del programma Guadagnare Salute e rendere facili le scelte salutari, attraverso la ricerca e la valorizzazione delle migliori esperienze di prevenzione dei principali fattori di rischio realizzate dalle Comunità Locali. È ormai chiaro che le pratiche di promozione della salute sono più efficaci se presentano un approccio intersettoriale che veda cioè il coinvolgimento di più istituzioni (Regioni, Aziende Sanitarie, Enti Locali, Uffici Scolastici) che operano in diversi ambiti (sanitario, sociale, ambientale, scolastico). Siamo anche convinti che questo approccio caratterizzato da un’elevata integrazione socio-sanitaria sia particolarmente diffuso nella nostra regione e che per questo meriti di essere valorizzato. Questo censimento rappresenta anche un’opportunità per chi ha attuato i progetti in quanto le pratiche validate come migliori verranno rafforzate attraverso attività specifiche (che possono essere, a seconda dei bisogni espressi, di formazione, assistenza tecnica, consulenza) per favorire un maggior radicamento della loro azione sul territorio. Siamo ben consapevoli infatti che la salute si migliora non solo per l’intervento delle strutture sanitarie ma anche per le piccole o grandi iniziative che vengono attuate dagli Enti pubblici, le organizzazioni della società civile, gli Enti Locali, gli Uffici Scolastici e le associazioni che operano nei diversi ambiti sanitario, sociale, ambientale, scolastico e dai singoli. Tutti questi soggetti concorrono ad attuare quella che viene definita promozione della salute, cioè al potenziamento dei fattori e delle condizioni che influenzano positivamente la salute. All’interno dell’attività di prevenzione “Guadagnare salute” finalizzata a contrastare le malattie croniche e rendere più facili per i singoli cittadini le scelte di salute si inquadra il sistema di sorveglianza PASSI (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia). Un salto da un sistema che misura esclusivamente la quantità e la qualità delle prestazioni sanitarie offerte, a uno che verifichi direttamente i bisogni di salute percepiti dei cittadini. È questo il cambiamento culturale che sta alla base di Passi, progetto promosso dal Ministero della Salute per monitorare le attività di prevenzione sulle maggiori malattie nel nostro Paese. Le informazioni vengono raccolte tramite interviste telefoniche effettuate direttamente da personale dell’ULSS e riguardano la percezione della salute, gli stili di vita ed i comportamenti a rischio nel nostro Paese. Grazie alle risposte delle persone intervistate, si avrà così una fotografia aggiornata, capillare e continua degli stili di vita della popolazione adulta tra i 18 e i 69 anni. I temi oggetto della sorveglianza sono: rischio cardiovascolare, screening oncologici, attività fisica, abitudini alimentari, consumo di alcol, fumo, sicurezza stradale, salute mentale, vaccinazione antinfluenzale, vaccinazione per la rosolia e incidenti domestici. Il monitoraggio è partito anche nella nostra ULSS nel giugno 2007; tuttavia problemi di insufficiente disponibilità di risorse umane ne hanno compromesso la regolare prosecuzione. Il progetto è stato tuttavia riattivato in maggio 2008 a seguito dell’individuazione di una ASV specificamente dedicata a questa attività. La partecipazione dell’ULSS allo studio Passi, unico sistema di sorveglianza sui comportamenti individuali esteso a tutto il territorio nazionale e regionale, è importante perché consente un utilizzo dei dati direttamente a livello locale di ULSS e Regione, di monitorare le modifiche nel tempo dei comportamenti e di valutare l’efficacia delle misure preventive adottate. 68 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona 5.2 LA Relazione Sanitaria anno 2007 ALIMENTAZIONE PROMOZIONE DELLA SANA ALIMENTAZIONE NELLA PREVENZIONE DELLE MALATTIE CRONICHE Il Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione (SIAN) dell’Aulss 20 sin dal 2002 è il capofila e centro di coordinamento delle attività di promozione della sana alimentazione del programma “Area Tematica Nutrizione” Piani Triennali sicurezza alimentare 2002/04 e 2005/07 della Regione Veneto, integrato al progetto regionale di prevenzione dell’obesità, del Piano Nazionale della Prevenzione 2005-2007 e Guadagnare Salute. Le azioni e i risultati hanno avuto visibilità e rilevanza nazionale al CCM come esempio di buona pratica di lavoro intersettoriale. F AVORIRE UNA ALIMENTAZIONE SANA NELLA RISTORAZIONE Molte azioni del SIAN basate sul programma Guadagnare Salute e rendere facili le scelte salutari, sono rivolte alle scuole e agli asili nido per favorire fornitura di cibi adeguata secondo le linee guida regionali per il miglioramento della qualità nutrizionale nella ristorazione scolastica che rappresentano uno standard di riferimento anche nella formulazione dei capitolati d’appalto. Alla loro revisione, in corso fra il 2007 e 2008, ha contribuito il SIAN della AULSS 20, come anche alla realizzazione del ricettario regionale “Cucinare bene per mangiare sano”. Il ricettario, contenente notizie e consigli per l’alimentazione dei bambini, tipologie di cottura, scelta delle materie prime e realizzazione di 126 ricette con tabelle dietetiche distinte per fasce di età (3-5 anni, 6-10 anni, 11-13 anni), modalità di preparazione e valori nutrizionali, riferiti anche agli adulti e alle famiglie, è stato diffuso sul territorio regionale alle Scuole, Amministrazioni comunali e Ditte di ristorazione; è stato utilizzato anche come strumento didattico di corsi teorico-pratici su aspetti nutrizionali e gastronomici destinati ad operatori addetti al servizio di ristorazione scolastica (vedasi capitolo 3 formazione). Sul nostro territorio la formazione ha riguardato cuochi di 26 centri cottura con una ricaduta su circa 3.300 utenti. Nel 2007 il SIAN ha avviato col Comune di Verona il progetto di aggiornamento dei menù e tabelle dietetiche degli asili nido che porterà alla riedizione della pubblicazione “L’alimentazione nell’asilo nido per crescere in salute”. Sono stati coinvolti i pediatri riaprendo la rete di lavoro interdisciplinare realizzata già dal 2001. Le azioni di prevenzione nutrizionale in sintonia col Comune di Verona sono avviate da molti anni e hanno coinvolto vari soggetti istituzionali e non, generando una comunità di promotori di salute anche al di fuori della comunità scolastica. Collaborazioni e contatti sviluppati nell’attività istituzionale locale del SIAN (mondo produttivo, distribuzione, ristorazione, istituzioni, etc) hanno favorito un ruolo di catalizzatore di interventi rivolti alla comunità. Una particolare testimonianza di questo modo di operare è stata una giornata (maggio 2007) interamente dedicata alla promozione di sane scelte alimentari che ha visto il coinvolgimento della rete dei promotori di salute, con realizzazione di: convegni, gare di cucina, nuove ricette per la scuola, le ricette del cuore, incontri gruppo mamme per la promozione dell’allattamento al seno, marketing sociale e distribuzione automatica di alimenti, laboratori di giochiamo al mangiare sano, fruit break, stand (Istituto Alberghiero A. Berti di Verona, Associazione Italiana Celiachia, Comune di Verona, Lega Italiana Lotta 69 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 ai Tumori, Associazione Confida e operatori commerciali della distribuzione automatica di alimenti, Associazioni di categoria del mondo produttivo e commerciale). Un’importante attività è quella di consulenza, verifica e validazione dei menù e tabelle dietetiche della ristorazione scolastica. Nel 2007 sono state coperte il 71% delle mense scolastiche con una ricaduta stimata su circa 30.000 utenti. Sono inoltre effettuate consulenza alle Amministrazioni Comunali sui capitolati d’appalto; verifiche con sopralluoghi sulla qualità nutrizionale dei pasti nonché pareri e/o realizzazione di diete speciali (celiachia, intolleranze e allergie alimentari). Come già riferito nel capitolo 3 la ristorazione scolastica nel comune di Verona è nel progetto “last minute market” finalizzato al recupero e ridistribuzione nelle fasce economicamente svantaggiate di pietanze in esubero in mense scolastiche. Anche nella ristorazione delle strutture residenziali extraospedaliere, viene RISTORAZIONE fornita consulenza su aspetti nutrizionali della ristorazione sulla base delle ANZIANI Linee di Indirizzo di cui al Decreto Dirigente Regionale n.381 del 09/08/2007, con verifiche sulla qualità nutrizionale. I NFORMAZIONE ED EDUCAZIONE ALIMENTARE La promozione di scelte alimentari consapevoli attraverso interventi di informazione ed educazione alimentare, marketing sociale, educazione al gusto integrati con la promozione dell’attività motoria, sono proseguiti sul territorio con un approccio multisettoriale. Sono stati rivolti a fasce diverse della popolazione, privilegiando la scuola e le fasce deboli della popolazione. C OLLABORAZIONE CON L ’ ISTITUTO PROFESSIONALE DI STATO PER I SERVIZI ALBERGHIERI È proseguita la collaborazione con l’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione “Angelo Berti” di Verona che fa parte della Rete Regionale Veneta “Health Promoting School – Scuola promotrice di Salute” e che aderisce al network europeo ENHPS (European Network of Health Promoting Schools); ha affiancato il SIAN in alcune iniziative, mediante la metodologia della peer education (educazione tra pari, dagli studenti dell’alberghiero agli alunni della scuola primaria) come strumento privilegiato di comunicazione. P ROGETTO NUTRIVENDING È stato realizzato il progetto Nutrivending, "distribuzione automatica di alimenti e promozione della salute", rientrante nel Piano Nazionale di Prevenzione attiva del Ministero della salute nonché nel programma regionale. Nel progetto sono stati coinvolti oltre che la Regione Veneto, 7 SIAN delle Aziende ULSS fra cui quello di Verona, la CONFIDA, Associazione Italiana Distributori Automatici Delegazione Regionale Veneta, la FACOLTÀ DI AGRARIA dell’Università di Padova - Corso di Laurea in Scienze e Cultura della Gastronomia e della Ristorazione e alcune Aziende del vending. Il progetto che utilizza le tecniche del marketing sociale amplia l’offerta di alimenti nei distributori automatici (frutta e verdura, yogurt, prodotti da forno con aggiunta di olio extravergine d’oliva, olio monoseme di arachide di mais o girasole con esclusione di grassi di 70 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 cocco e di palma spesso mascherati dalla dicitura in etichetta grassi vegetali) favorendo scelte nutrizionalmente varie ed equilibrate affiancandosi ad una attività informativa e comunicativa volta alla promozione di sani stili di vita in tema di alimentazione ed attività motoria. Dall’elaborazione dei dati del 2007 è risultato nelle nostre tre scuole superiori (coinvolti circa 3.500 tra studenti e operatori) uno spostamento del 10–20% degli acquisti verso prodotti promossi dal progetto. C’è stato inoltre un maggior successo nelle scuole a prevalenza femminile. IL MONDO A TAVOLA È proseguita la collaborazione con l’Ufficio Provinciale Scolastico con momenti informativi di confronto e formativi degli insegnanti relativi al benessere dello studente nell’ambito della tematica del cibo e dell’intercultura. Sono stati realizzati presso la nostra sede laboratori di educazione alimentare in cui sono state delineate con gli insegnanti progettualità da realizzare a scuola. Si sono supportate iniziative didattiche a carattere educativo con il Liceo Scientifico Galilei sulla tematica della globalizzazione degli alimenti. F ASCE DEBOLI DELLA POPOLAZIONE Stili di vita insalubri, come scarsa attività motoria, fumo, abuso di alcool ed alimentazione scorretta sono descritti in pazienti psichiatrici con conseguente sovrappeso, obesità e comorbilità con altre patologie . Le loro abitudini alimentari sono caratterizzate spesso da un alto introito di grassi e scarso in fibra, frutta e verdura. In un’ottica di miglioramento della qualità degli stili di vita nelle fasce più deboli della popolazione, il SIAN ha realizzato a livello Dipartimentale un programma di promozione di stili di vita salutari (alimentazione e attività motoria) rivolto ad operatori e pazienti di un Centro di Salute Mentale (CSM). In vista di un suo proseguimento è stata realizzata la formazione di personale sanitario ed educatori che seguono i pazienti psichiatrici. C OMUNICAZIONE PER LA SALUTE Il programma “Guadagnare Salute” privilegia la comunicazione per la salute. La comunicazione rappresenta una componente integrata degli interventi di prevenzione ed è uno strumento importante di informazione e conoscenza per le persone. Si sono realizzate alcune clip audiovisive di informazione sull’alimentazione, alcune inserite in un’apposita rubrica televisiva “guadagnare salute ”. “G UADAGNARE IN SALUTE ”: STILI ALIMENTARI E ATTIVITÀ FISICA È stato realizzato in collaborazione col SIAN dell’AULSS 21 di Legnago il corso di formazione regionale “Guadagnare in salute: stili alimentari e attività fisica. Dalla programmazione alla valutazione. Metodologia e indicatori di efficacia” (4 moduli marzo 2007) cui hanno partecipato operatori sanitari dei SIAN e di altri Servizi dei Dipartimenti di Prevenzione delle AULSS del Veneto, stimolando progettualità innovative a livello locale, secondo la programmazione regionale del Piano triennale sicurezza alimentare. 71 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona 5.3 PROMOZIONE LA Relazione Sanitaria anno 2007 DELL’ATTIVITÀ FISICA PROMOZIONE DELL ’ ATTIVITÀ FISICA NELLA PREVENZIONE DELLE MALATTIE CRONICHE La promozione dell’attività fisica (AF) gioca un doppio ruolo nelle strategie preventive: contrasta a livello individuale molte malattie croniche e si inserisce in un progetto preventivo più globale in quanto comporta (se viene incentivato il cammino e l’uso della bicicletta nella vita di tutti i giorni) una riduzione del traffico, degli incidenti stradali e dell’inquinamento. Tutto questo in un contesto di crescente ampliamento del numero di utenti degli interventi di lotta alla sedentarietà (ad es. sul territorio dell’ulss sono stimati circa 70.000 anziani e oltre 15.000 diabetici). Si comprende quindi facilmente la necessità e l’urgenza di approntare un efficace intervento di promozione dell’AF. La sedentarietà, tuttavia, è in continuo preoccupante aumento: ad esempio secondo una ricerca telefonica effettuata nel 2006 su 1200 anziani solo 1/6 degli anziani veronesi pratica livelli sufficienti di AF e il 30% si dichiara completamente sedentario. Per questi motivi il Dipartimento di Prevenzione (DP) dell’ulss 20 ha sviluppato un programma di lotta alla sedentarietà, secondo le raccomandazioni delle agenzie internazionali di medicina preventiva che consigliano i seguenti interventi: campagne di comunità e programmi di supporto sociale per promuovere l’AF attraverso il consolidamento delle reti sociali (ad es. ricerca di compagni con cui praticare l’AF, creazione di gruppi di cammino ecc.); interventi per migliorare l’accesso agli spazi destinati all’AF; interventi per incoraggiare ad usare le scale. Per una trattazione più approfondita della promozione dell’AF si rimanda al sito web http://prevenzione.ulss20.verona.it/att_motoria.html . LOTTA ALLA SEDENTARIETÀ – PIANO TRIENNALE DEI SERVIZI DI I GIENE E SANITÀ PUBBLICA DEL VENETO Il Servizio Igiene e Sanità Pubblica (SISP) dell’ulss 20 è il centro di riferimento del progetto regionale di promozione dell’attività fisica, che nel piano triennale 2005/7 si integra con i progetti di prevenzione dell’obesità, del diabete e delle cardiopatie (prevenzione primaria e delle recidive), secondo quanto previsto dal Piano Nazionale della Prevenzione 2005-2007 e da Guadagnare Salute. Negli anni precedenti al 2007 sono stati finanziati in 14 ulss altrettanti progetti locali, sono state attivate consulenze varie (con laureati in Scienze Motorie, in Scienze della Formazione e in Psicologia) e sono state avviate attività di formazione per gli operatori coinvolti. Nel 2007 in 5 ulss della regione, compresa la ulss 20, sono iniziate attività pilota di prevenzione cardiovascolare primaria e secondaria integrate con la promozione dell’AF (comprendenti l’uso della carta del rischio cardiovascolare e interventi sui diversi fattori di rischio), coinvolgendo cardiologi ospedalieri, medici di medicina generale (mmg) e associazioni di pazienti. Sono inoltre proseguite la campagna di marketing sociale, con produzione di audiovisivi e sviluppo del sito web, e la campagna regionale per la promozione dell’uso delle scale. Per indagare sui livelli di attività fisica negli studenti delle scuole primarie , è stato messo a punto un questionario per rilevare il grado di attività fisica praticata dagli alunni di 3 Istituti Comprensivi della zona est del comune di Verona e dalle loro famiglie. 72 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Si prevede la raccolta e l’elaborazione dei dati nella primavera del 2008. Inoltre, nel 2007 è iniziata una collaborazione con il Centro per il Controllo delle Malattie (CCM) del Ministero della Salute, che ha realizzato all’Aquila il corso “La sorveglianza e la prevenzione degli incidenti domestici e stradali: un percorso per gli operatori”; il modello del progetto veneto di lotta alla sedentarietà è stato presentato agli operatori di sanità pubblica di tutte le regioni italiane come un mezzo efficace per la prevenzione degli incidenti domestici (riduzione delle cadute dell’anziano) e stradali (incentivazione del cammino e della bicicletta e riduzione del traffico automobilistico) e per la prevenzione delle malattie croniche. Per il 2008 è previsto l’avvio formale di un “Progetto nazionale di promozione dell’attività motoria”, con il Dipartimento di Prevenzione di Verona come capofila, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive) e il Ministero della Salute (Dipartimento della Prevenzione e della Comunicazione). È stata anche effettuata un’indagine sulla richiesta dei certificati medici di idoneità fisica allo svolgimento di attività ginnico-motorie. L’ipotesi di partenza era che questo tipo di richiesta potesse costituire un ostacolo alla diffusione dell’attività motoria (si ricorda che due circolari regionali hanno chiarito che per tale attività non è necessario alcun certificato); i dati rilevati hanno confermato l’ipotesi di partenza: a Verona e Treviso oltre il 70% delle istituzioni richiede il certificato medico a tutti gli iscritti; la richiesta viene (giustamente) avvertita come un inutile ostacolo; e il 50% degli intervistati ignora che la materia sia disciplinato da specifiche circolari. Sempre nel 2007 sono proseguite le attività di formazione (v. avanti) ed è stata ricevuta una delegazione del Ministero della Salute cinese che ha fatto tappa a Verona per visionare il programma di promozione dell’attività motoria e del cammino dell’ULSS 20. Per il 2008 è previsto infine lo sviluppo delle attività formative mediante la formazione a distanza. ATTIVITÀ DI FORMAZIONE Nel 2007 è proseguita, in collaborazione con GSK, l’attività rivolta ai mmg con la diffusione dei materiali realizzati: “I vantaggi dell’attività fisica” - opuscolo per utenti; “La prescrizione dell’attività fisica nella terza età” - opuscolo per il mmg”; “L’attività fisica nella terza età. Promozione, prescrizione, controllo, valutazione” - manuale, Cortina Editore. È inoltre iniziata la realizzazione della campagna formativa per mmg e operatori di sanità pubblica, che dovrebbe coinvolgere circa 1000 operatori tutte le ULSS della regione, in collaborazione con la Scuola Regionale di Formazione in Medicina Generale e con GSK. A dicembre 2007 sono stati realizzati 9 eventi in 6 ulss (sulle 21 previste) coinvolgendo 428 operatori di cui 384 mmg. Altre attività formative hanno riguardato la scuola di specialità in Malattie del Metabolismo (12 Medici), la Clinica Psichiatrica dell’Università di Verona (14 operatori), i comuni della ulss 20 (12 operatori) e le regioni partecipanti al corso dell’Aquila (101 operatori di sanità pubblica). ATTIVITÀ MOTORIA PER ANZIANI Nel 2007 sono proseguiti i corsi di attività motoria in palestra e in piscina in 7 comuni dell’ulss (progetto “La salute nel Movimento”), coinvolgendo in totale 1603 persone. Le attività dei corsi e i controlli medici sono stati condotti con il supporto dell’equipe medica dell’ULSS 20 e della Facoltà di Scienze Motorie. 73 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Partecipanti ai corsi nei Comuni di Verona, San Martino Buon Albergo e Castel D'Azzano 1600 200 1489 180 1359 1267 1400 1200 1002 160 1157 1033 962 1000 173 150 120 60 400 40 200 20 136 132 91 70 69 80 600 174 173 143 140 100 800 148 42 0 0 01\02 02\03 03\04 04\05 05\06 06\07 07\08 02\03 03\04 04\05 05\06 06\07 07\08 S. Martino Verona C. Azzano Partecipanti ai corsi nei Comuni di Grezzana, Soave, Caldiero e S. Giovanni Lupatoto 120 109 120 100 100 84 82 78 80 60 61 57 100 57 38 40 88 83 80 60 46 32 40 22 20 20 0 11 19 0 03\ 04 PROMOZIONE 04\ 05 05\ 06 06\ 07 07\ 08 05\ 06 06\ 07 Grezzana Caldiero So ave S Giovanni Lupatoto 07\ 08 DEL CAMMINO E DELLA BICICLETTA I corsi di attività motoria per anziani e diabetici coinvolgono circa 1500 persone l’anno, numero notevole ma insufficiente rispetto al bacino d’utenza (circa 70.000 anziani e oltre 15.000 diabetici) ed il numero di palestre è insufficiente rispetto ai bisogni; inoltre l’attività in palestra ha un costo (benché contenuto) per l’utente. È quindi necessario proporre anche altre modalità di movimento, in particolar modo il cammino e la bicicletta, che sono attività socializzanti, facili da inserire nelle abitudini quotidiane, prive di costi per gli utenti e a basso impatto organizzativo, anche per la possibilità di addestrare alcuni soggetti interni al gruppo come conduttori o “walking leader” formando gruppi di cammino parzialmente autogestiti. Questi progetti rinforzano la partecipazione dei cittadini, soprattutto delle fasce deboli, alla gestione in prima persona della salute e sono “ecologicamente compatibili” in quanto contribuiscono a ridurre il traffico e le sue conseguenze. “La città che cammina” Nell’ambito del progetto, che ha coinvolto il DP, il Comune di Verona e la Facoltà di Scienze Motorie, sono stati attivati 12 gruppi di cammino nelle circoscrizioni e nei centri anziani dei vari quartieri. I gruppi sono stati guidati inizialmente da un insegnante di educazione fisica la cui presenza ha iniziato a diradarsi sin dalla terza settimana; parallelamente si è provveduto all’individuazione di conduttori all’interno dei gruppi che gradualmente ne hanno assunto la conduzione. Ai partecipanti sono stati distribuiti un contapassi e uno zainetto catarifrangente per aumentarne la sicurezza e la visibilità. Le presenze sono state soddisfacenti, con trenta o più persone in alcuni gruppi (es. Poiano e Porto S.Pancrazio) e un 74 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 totale di circa 200 persone coinvolte. Sono inoltre state programmate uscite di cammino estive per gli anziani dei corsi in palestra. Gruppo Quinzano A ottobre 2007 è iniziato uno studio sui partecipanti ad un nuovo gruppo di cammino nella frazione veronese di Quinzano, in collaborazione con la Clinica Geriatrica dell'Università. Al cammino è stato abbinato il counseling di gruppo sulla sana alimentazione. I partecipanti sono stati sottoposti ad accertamenti (parametri metabolici, densitometria ossea, dinamometria ed altri test funzionali) per verificare l’efficacia. I primi dati a 3 mesi dall’inizio delle attività sono incoraggianti: si è verificata una riduzione della massa grassa (circa 700 g), un aumento della massa magra (500 g), una riduzione media della circonferenza vita di 0,65 cm, un miglioramento della scala di valutazione geriatrica di depressione e un aumento della forza dei quadricipiti femorali, oltre alla riduzione di Hb glicata, TG, LDL e colesterolo totale. Centro di Salute Mentale La promozione del cammino per gli utenti del Centro di Salute Mentale di Borgo Roma, integrata con la promozione della sana alimentazione da parte del SIAN, ha condotto alla creazione di un gruppo di cammino inizialmente guidato da un insegnante e poi dal solo personale infermieristico; in tutte le uscite è stato consegnato ai pazienti un contapassi. Sono stati coinvolti 17 pazienti (di cui la metà ha partecipato ad oltre il 50% delle uscite, con aumento medio di circa 2000 passi tra la prima e l’ultima) e 14 operatori, con elevato gradimento da parte di entrambi. L’intervento rientrava in uno studio di fattibilità preliminare ad un altro, che inizierà nel 2008, su circa 300 pazienti del Servizio Psichiatrico di Borgo Roma. Progetto per diabetici del Centro di Diabetologia – v. avanti “Attività per diabetici”. Progetto “Pedala che ti passa” in collaborazione con gli Amici della Bicicletta: sono state organizzate uscite in bicicletta infrasettimanali, di 1-2 ore, per anziani, diabetici e portatori di altre malattie croniche. Nel 2007 le uscite sono state 6, da fine marzo ai primi di giugno, e hanno interessato 26 persone. Gruppo cammino Buttapietra A settembre 2006 è iniziato (con 64 partecipanti alla prima uscita e cadenza bisettimanale) un gruppo di cammino aperto alla popolazione anziana nel comune di Buttapietra. Il gruppo prosegue regolarmente 2 volte la settimana, con un numero di partecipanti alle singole uscite che va da 25 a 45 persone. L’attività è stata integrata con uscite di cammino “culturali” a Verona un lunedì al mese. Gruppo cammino Castel d’Azzano le uscite sono iniziate nella primavera 2007. A dicembre, gli iscritti (coloro che almeno una volta hanno partecipato a un’uscita) ammontavano a circa 100. Gruppo cammino Albaredo da maggio sono iniziate delle uscite di cammino settimanali che hanno coinvolto circa 20 persone per uscita. 75 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona ATTIVITÀ Relazione Sanitaria anno 2007 FISICA PER DIABETICI Fin dal 2000 sono attivi corsi di ginnastica in palestra per diabetici nell’ambito del progetto “La salute nel Movimento”; è però modesta la partecipazione, con 41 iscritti nel 2007/8 all’8° anno di attività. Sono quindi state programmate altre iniziative per coinvolgere fasce più ampie di pazienti (in collaborazione con la Divisione Malattie del Metabolismo dell’Università). Un progetto ha implementato un programma di AF regolare per 63 diabetici di tipo 2, suddivisi in due gruppi, uno di controllo e uno cui è stato offerto counseling sull’AF e attività organizzate di cammino e bicicletta. Il numero massimo di partecipanti per singola uscita è stato di 33 persone. Al termine dello studio il gruppo dei trattati ha presentato un maggior incremento dell’attività fisica complessiva e della distanza coperta in 6 minuti, oltre a un significativo miglioramento di Hb glicosilata e colesterolo totale, mentre nessuna variazione era osservabile nel gruppo di controllo. Il risultato forse più significativo è consistito nel fatto che al termine la terapia antidiabetica era stata ridotta nel 26,7% nel gruppo di intervento e del 5,3% nel gruppo di controllo (p<0,05). Le attività, dopo il termine dello studio, proseguono e sono state aperte a tutti i pazienti diabetici, creando un gruppo di cammino e uno di bicicletta (“Pedala che ti passa”, v. sopra). Sono proseguite per tutto il 2007 (a parte i mesi di luglio e agosto) le attività del gruppo di cammino con un numero di partecipanti di circa 15 persone; le attività sono gestite da walking leader. Sempre nel 2007 è stata organizzata una marcia domenicale promozionale; Verona è stata coinvolta in un progetto nazionale per l’allenamento alla maratona, con partecipazione congiunta di pazienti e dei diabetologi curanti (56 pazienti per Verona); infine sono stati attivati nuovi gruppi di ginnastica in palestra per diabetici a Borgo Trento e presso la Facoltà di Scienze Motorie. PROMOZIONE DELL’ ATTIVITÀ MOTORIA NEL BAMBINO L’intervento del progetto di lotta alla sedentarietà oltre che agli anziani è rivolto alle altre fasce di età, in particolare ai bambini. Nell’età evolutiva infatti il movimento riveste un ruolo ancor più vitale rispetto all’adulto in quanto contribuisce in maniera determinante alla conquista delle competenze e al benessere psicofisico: migliora l’autostima e la capacità di apprendere, di socializzare e di rispettare le regole; favorisce l’autonomia e il rapporto con l’ambiente; aumenta l’agilità e la forza contribuendo allo sviluppo della massa magra a scapito di quella grassa; infine previene molte malattie dell’età adulta come l’obesità, il diabete e le malattie cardiovascolari. Nel 2007 il DP ha rinnovato l’adesione alla campagna internazionale lanciata dai Centers for Disease Control americani “Kids walk to school” ed ha realizzato il concorso “Piccoli cittadini per grandi strade” (v. pag. 24). Inoltre è proseguito il coinvolgimento delle scuole e la collaborazione con il SIAN dell’ULSS 20 e con la Scheda tematica del progetto regionale SIAN “Informazione ed educazione alimentare” per la promozione della salute nel bambino. Infine è proseguita la partecipazione ad iniziative realizzate dai comuni, dalle circoscrizioni e da alcune associazioni di cittadini e ambientaliste per promuovere il cammino sul percorso casa-scuola: il “Pedibus”, una proposta di accompagnamento guidato a scuola per incentivare gli spostamenti a piedi e scoraggiare l’uso dell’auto (circa 340 bambini coinvolti nel comune di Verona); il progetto “Miglia verdi” in cui è stato proposto alle classi 4° e 5° elementari di usare per una settimana mezzi di trasporto ambientalmente compatibili come 76 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 cammino, bicicletta, autobus, car pooling (3500 bambini di 45 scuole, che hanno raccolto in totale oltre 21.000 Miglia Verdi contribuendo ad abbassare l’inquinamento atmosferico e ad evitare 3,5 tonnellate di CO 2 pari circa al lavoro di 1000 alberi per una settimana); altre iniziative correlate come “A scuola con gli amici ” (che ha interessato l’intera scuola Maggi di Porto San Pancrazio) e “Un autobus per amico” (che ha sensibilizzato 20 bambini delle scuole primarie sull’uso del mezzo pubblico); il progetto “Vado a scuola da solo ”, che oltre all’azione sulla motivazione dei singoli (insegnanti, genitori e popolazione dei quartieri) e all’organizzazione di attività di cammino in gruppo sui tragitti casa-scuola ha previsto anche la messa in sicurezza i percorsi; l’iniziativa "Misuriamo il traffico" (cui hanno aderito 3 scuole primarie della città) nella quale i bambini e i ragazzi hanno rilevato la velocità delle auto e le infrazioni, divenendo così consapevoli dei rischi ai quali i pedoni sono esposti quotidianamente. INTERVENTI SUI DETERMINANTI AMBIENTALI DELL’AF, PIANO DELLA SALUTE DEL COMUNE DI VERONA E INTERVENTO DI COMUNITÀ I livelli di AF sono fortemente influenzati dall’ambiente, che va pianificato e modificato in modo tale da facilitare il movimento nella vita di tutti i giorni, ad esempio stimolando il cammino e l’uso della bicicletta in alternativa all’auto. È quindi indispensabile organizzare una campagna di comunità che intervenga sia sulle componenti sociali che sulla struttura del territorio in cui le persone vivono. Tutto ciò presuppone che l’intervento sull’AF non si limiti alla popolazione ma si estenda anche ad amministratori, politici, istituzioni e associazioni locali. È quindi proseguita la collaborazione fra DP e Comune di Verona culminata nella stesura di un Piano della Salute, allo scopo di realizzare un programma ad ampio spettro per promuovere in tutta la popolazione una concezione più attiva e sana della vita. Il Piano integra la promozione della salute con varie altre iniziative relative alla programmazione urbanistica, alla qualità dell’aria, all’Agenda 21, alla prevenzione degli incidenti stradali e agli stili di vita sani. I principali risultati finora ottenuti sono: incremento di piste ciclabili (25 km di piste realizzate e 15 in progetto) e zone 30; progettazione e realizzazione di 8 percorsi per il cammino. È inoltre proseguita la collaborazione del DP con i comuni dell’ULSS, sotto forma di conferenze di promozione dell’AF (Veronella, Albaredo, Buttapietra, S. Giovanni Ilarione e Bussolengo per l’area vasta) e di incontri con funzionari dei comuni. Altre iniziative dell’intervento di comunità sono state: corso di Igiene alla laurea specialistica in “Attività motoria preventiva ed adattata” presso la Facoltà di Scienze Motorie; campagna di marketing sociale; archivio bibliografico sull’AF; piano di formazione per mmg e operatori di sanità pubblica; conferenze sull’AF (Quinzano, S. Maria in Stelle, Università della III Età e Università Itinerante Auser); partecipazione ad eventi (marcia per diabetici; allestimento sul lungadige Attiraglio di un gazebo con distribuzione di materiale informativo e possibilità di sottoporsi a test fisico con Optojump); prosecuzione della campagna per incentivare l’uso delle scale. La rete di collaborazioni include: Amici della Bicicletta; Auser; Comuni; Facoltà di Scienze Motorie; Cooperativa LADEFAV (insegnanti di educazione fisica); Divisione di Malattie del Metabolismo e Clinica Geriatrica dell’Università; Università della III Età del Comune; Scuola Regionale di Formazione in Medicina Generale; Federazione Medici Sportivi Italiani; Centro Regionale per la Tutela Sanitaria delle Attività Sportive. 77 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona 5.4 SCREENING Relazione Sanitaria anno 2007 ONCOLOGICI Gli screening oncologici si inseriscono nel piano più ampio della lotta contro il cancro che deve essere condotta su più fronti: l’individuazione della cause dei tumori, l’eliminazione o la riduzione dell’esposizione a fattori di rischio noti, l’individuazione precoce del cancro mediante lo screening, nonché un miglioramento del trattamento della malattia e delle cure. Gli screening oncologici sono interventi pianificati di prevenzione in persone asintomatiche finalizzati all’individuazione del tumore in una fase precoce della sua storia naturale, in considerazione del fatto che più precoce è la diagnosi, tanto più è probabile la possibilità di modificare la storia naturale stessa, tramite un trattamento. Il principio della diagnostica precoce si basa sull’ipotesi che vi sia uno sviluppo progressivo del tumore, a partire dalle forme pre-cancerose, attraverso forme pre-invasive e quindi forme invasive di sempre maggior dimensione. Lo scopo è quindi quello di fare una diagnosi prima della fase sintomatologica, e pertanto di anticipare la diagnosi in persone che sono ancora a-sintomatiche. Sul piano generale l’obiettivo principale dello screening è quello di ridurre la mortalità causata dalla malattia in questione, nella popolazione che si sottopone al test e secondariamente di consentire l’applicazione di tecniche chirurgiche e mediche il più possibile conservative ed accettabili. Sebbene lo screening possa avere effetti benefici ed aumentare i tassi di sopravvivenza, esso può anche avere effetti secondari negativi per la popolazione interessata, tra i quali rientrano effetti psico-sociali (come l’ansia), interventi medici inutili in caso di risultati positivi erronei, e ritardi nell’individuazione della malattia in caso di diagnosi negative erronee; è fondamentale, pertanto, che un programma di screening dei tumori venga proposto a persone sane, solo se è stato dimostrato che riduce la mortalità specifica connessa alla malattia o il manifestarsi della malattia ad uno stadio avanzato, se i vantaggi ed i rischi sono ben noti e se il rapporto costo-beneficio dello screening è accettabile. Attualmente i test di screening che soddisfano tali criteri sono: - lo screening per individuare le lesioni del collo dell’utero, tramite Pap test; - lo screening per individuare i tumori del seno, tramite mammografia; - lo screening per individuare i tumori del colon retto, tramite ricerca del sangue occulto nelle feci o indagini endoscopiche del tratto intestinale. Con DPCM 29.11.2001 gli screening per il tumore al seno, alla cervice uterina ed al colon-retto sono stati inseriti tra i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ossia tra le prestazioni ed i servizi che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a garantire a tutti i cittadini. Nella nostra ULSS questi tre screening sono attivi già da alcuni anni e molte delle attività relative alla loro organizzazione e coordinamento, sono svolte dall’Ufficio di Coordinamento degli Screening Oncologici, Ufficio del Dipartimento di Prevenzione attivato nel 2005. In particolare questo ufficio provvede all’attività di organizzazione e predisposizione degli inviti dello screening mammografico ed alla attività di coordinamento ed organizzazione dello screening del colon retto tramite ricerca del sangue occulto nelle feci; la parte di attività si screening del colon retto tramite offerta di rettosigmoidoscopia e lo screening della cervice uterina, sono invece coordinati direttamente, rispettivamente dall’Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva e dalla Ginecologia dell’Ospedale di San Bonifacio. Si espongono di seguito le attività dei tre screening, con i dati relativi agli anni 2005 , 2006 e 2007. 78 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona SCREENING DEL CANCRO DELLA CERVICE UTERINA: Relazione Sanitaria anno 2007 PAP TEST Lo screening del Cr della cervice uterina, tramite Pap test, è quello attivo da più tempo, essendo avviato dal 1997 per le donne nella fascia d’età 25-64 anni. La popolazione bersaglio in questa fascia d’età è costituita da circa 120.000 donne, che vengono invitate ogni tre anni (quindi 40.000 /anno) ad eseguire il test, presso le sedi distrettuali e ricevono direttamente a casa la risposta, se negativa. In caso di positività all’indagine la donna viene contattata telefonicamente a casa dal call center, che ha sede a San Bonifacio, e viene invitata ad eseguire gli accertamenti di secondo livello. Tab. 5.4/1: Pap Test - Inviti e Adesioni, anni 2005 – 2006-2007 INVITI AL 1° LIVELLO (PRIMI INVITI, SOLLECITI, FOLLOW UP) DONNE PER LA PRIMA VOLTA TOTALE ADESIONI* TASSO DI ADESIONE INVITATE INVITI POSITIVI (POSITIVI 2° 1° UP) AL LIVELLO AL E FOLLOW ESAMI AL ESEGUITI 2° LIVELLO** 2005 38.285 23.028 12.276 53,30% 404 3.610 3.204 2006 37.348 27.175 13.460 44,44% 392 2.847 2.620 2007 46.778 38.045 16.704 43,9% 436 2.835 2.648 *sono state 8768 le donne che hanno comunicato di eseguire il test al di fuori del programma di screening o che non hanno aderito perché in gravidanza, isterectomizzate, in follow up oncologico o trasferite. **Il tasso di adesione all’approfondimento diagnostico di 2° livello si mantiene molto alto, nel 2007 è pari al 93,4%. Tab. 5.4/2: Tumori identificati negli anni 2005-2006-2007 allo screening con Pap test Cancri TRIAL 2005 2006 1 1 2007 1 RANDOMIZZATO DEL TEST MOLECOLARE PER LA RICERCA DELL’HPV Dal 2002 l’Ulss di Verona, partecipa al trial HPV (studio multicentrico italiano nuove tecnologie per lo screening del cervicocarcinoma , coordinato dal CPO di Torino). Nel corso dell’anno 2007, nell’ambito di questo trial sono state reinvitate a screening 3276 donne e vi hanno aderito 2502 (dati già compresi in tabella 5/3) SCREENING DEL CANCRO DELLA MAMMELLA Lo screening del cancro della mammella è attivo nella nostra ULSS dal luglio 1999, per le donne in fascia d’età 50 – 69 anni. La popolazione bersaglio in questa fascia d’età è pari a circa 58.000 donne e l’invito allo screening è previsto ogni due anni, quindi la popolazione da invitare è pari a 29.000 donne /anno. L’esame viene eseguito presso il Centro Senologico di Marzana e dal marzo 2007, per le Donne residenti nei comuni della zona Est del territorio dell’ULSS20, anche presso la Senologia dell’Ospedale di San Bonifacio. L’indagine di screening è la mammografia con lettura immediata, cui seguono subito, in caso di dubbio diagnostico, gli approfondimenti non invasivi. Alla fine dell’anno 2006 è stata organizzata “la doppia lettura”, che ha preso avvio da gennaio 2007. 79 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Da questa data le lastre vengono lette da un secondo medico radiologo e se decide di effettuare altri approfondimenti, la donna viene richiamata entro breve tempo dall’esecuzione dell’esame. L’esito dell’esame, alla prima lettura, viene subito comunicato all’interessata, che poi riceverà a casa il referto. In caso di positività la donna viene informata sulle strutture alle quali poter accedere, su sua scelta, per l’intervento chirurgico, ed il Centro cura i rapporti con la chirurgia alla quale la donna si rivolgerà. Nel novembre del 2007 i due mammografi del Centro, sono stati sostituiti da due mammografi digitali, che hanno il vantaggio, rispetto ai tradizionali, di ridurre la dose radiante e consentono la rielaborazione delle immagini da parte del radiologo in post processing, per una più accurata gestione dell’esame. Tab. 5.4/3: Inviti e Adesioni, anni 2005 – 2007 DONNE INVITATE DONNE ESAMINATE TASSO DI ADESIONE CORRETTO* 2005 19.985 13.953 78,2 2006 31.384 15.433 55,2 2007 18.691** 13.001 76.1 *calcolato escludendo dal denominatore coloro che hanno effettuato un test mammografico recente ** l’attivazione delle nuove macchine, assieme alla installazione del nuovo software gestionale, predisposto dalla Regione Veneto, per tutti i programmi di screening e avviato nei primi giorni del 2008, sono in gran parte responsabili della minor quota di inviti nel corso del 2007. Tab. 5.4/4: Tumori identificati negli anni 2005 - 2007 allo screening mammografico Tumori diagnosticati 2005 2006 2007 86 106 94* *In corso di trattamento chirurgico 4 lesioni altamente sospette per le quali non è ancora disponibile la diagnosi definitiva. SCREENING DEL CANCRO DEL COLON-RETTO Nella nostra ULSS lo screening del colon retto viene fatto con due diverse tecniche di indagine: la rettosigmoidoscopia (RSS) e la ricerca del sangue occulto fecale (SOF). Lo screening con RSS è stato avviato nell'anno 2003 e viene proposto per la classe dei sessantenni, maschi e femmine di tutta l'ULSS 20, una volta nella vita; La popolazione bersaglio è costituita pertanto di anno in anno dal numero delle persone (maschi e femmine) della classe che compirà i 60 anni nell’anno in corso, la prima classe che è stata chiamata è stata quindi quella dei nati nel 1943. Le persone ricevono un invito dall’Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva di San Bonifacio, a recarsi presso la sede stessa o presso l’Ospedale di Marzana o di Tregnago, a seconda del luogo di residenza, per effettuare una rettosigmoidoscopia, il cui materiale di preparazione viene ritirato presso i distretti o l’ambulatorio del proprio medico di medicina generale. In caso di esito negativo l’assistito riceve subito al termine dell’esame il relativo referto. 80 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 In caso di esito non negativo, in base ad un proprio protocollo operativo, l’assistito viene invitato ad eseguire una colonscopia totale, e qualora ci sia precisa indicazione dal reperto endoscopico, gli assistiti vengono inviati immediatamente per gli accertamenti pre operatori alla terapia chirurgica, nella sede scelta dal paziente. Dal novembre 2002, è inoltre in corso uno studio multicentrico, denominato S.Co.Re 3, di confronto di tre metodiche di screening: ricerca sangue occulto nelle feci, rettosigmoidoscopia, colonscopia totale, per il quale è interessata la popolazione in età 55 – 64 anni dei comuni di Arcole, San Bonifacio e Soave. Da agosto del 2006 è stato avviato lo screening con SOF/FOBT. Questo screening ha una periodicità biennale ed è proposto alle persone dai 60 ai 69 anni. Tra queste persone non sono invitate quelle che hanno già aderito all'esame con RSS. Non sono invitati anche coloro che dalla lista degli esenti ticket, risultano affetti da rettocolite ulcerosa e morbo di Crohn e alcune persone delle quali si è riusciti a recuperare l'informazione di pregresso cr intestinale, tramite le SDO (schede di dimissione ospedaliera). L'invito viene fatto per zone. Si è partiti dai residenti nel territorio del distretto 4, poi sono stati invitati i residenti nei comuni extraurbani dei distretti 3 e poi 2; infine sono stati invitati i residenti nel comune di Verona, suddividendoli in gruppi ordinati per iscrizione al Medico di Medicina Generale, seguendo un percorso “a chiocciola”, sulla base della locazione degli ambulatori principali dei Medici. Le persone invitate ricevono una lettera a casa, a firma del Responsabile del Progetto e del proprio MMG, con invito a recarsi presso una delle farmacie del proprio territorio, per ritirare il kit diagnostico e ricevere tutte le informazioni per produrre il campione di feci. L’organizzazione del servizio di screening nella città di Verona ha richiesto alcune peculiarità proprie che è bene sottolineare; grazie infatti alla collaborazione di Federfarma Verona e dell’Agec, tutte le farmacie territoriali, pubbliche e private, hanno collaborato alla distribuzione dei kit diagnostici, garantendo, così, un servizio oltre che qualificato, anche accessibile e comodo per l’utenza. Nella lettera d'invito oltre le indicazioni di carattere organizzativo, è richiesto anche di comunicare al Coordinamento Screening eventuali patologie infiammatorie croniche del colon o eventuali colonscopie eseguite negli ultimi 5 anni (questo al fine di procedere ad esclusioni rispettivamente definitive e provvisorie). I campioni di feci vengono poi riconsegnati presso le sedi comunali o distrettuali, ove presenti. Per quanto riguarda il recupero dei campioni, nella città di Verona, la collaborazione dei distretti sanitari di base, ha permesso di rendere disponibili 7 punti territoriali (compresa Marzana), in cui poter depositare a propria scelta il campione favorendo così la partecipazione e l’adesione della popolazione invitata. Dalle sedi di consegna i campioni sono poi trasportati al laboratorio dell'Ospedale di San Bonifacio per l'analisi. Dopo circa un mese e mezzo dall’invito è previsto un sollecito per coloro che non hanno aderito la prima volta. Nel caso in cui il campione dia esito negativo, la persona riceve per posta la relativa comunicazione; qualora, invece, risultasse positivo, l'ufficio di coordinamento di Marzana, dapprima contatta telefonicamente il curante e successivamente l'interessato. Alla persona viene proposto un appuntamento alla colonscopia (esame di 2° livello), e contestualmente lo si invita a ritirare l'esito di laboratorio, il materiale di preparazione intestinale e le informazioni per la colonscopia. L'esito della colonscopia, che, fino a dicembre 2007 veniva eseguita esclusivamente presso l’Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Ospedale di San Bonifacio, viene consegnato direttamente alla persona al termine dell'esame, mentre l'eventuale referto dell'esame istologico viene consegnato presso l'ufficio di coordinamento di 81 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Marzana o presso l'ospedale di San Bonifacio, se più comodo, al termine della valutazione del caso clinico effettuata dal gastroenterologo. Tale valutazione consente di stabilire anche la periodicità di una eventuale ulteriore colonscopia o, nel caso più favorevole il reinserimento nel programma di screening con SOF, trascorsi 5 anni. Dal dicembre dell’anno 2007 è possibile prenotare complessivamente 8 colonscopie/settimana presso le tre endoscopie digestive dell’Azienda Ospedaliera (2 di Borgo Trento, 1 di Borgo Roma), permettendo così, in particolare ai residenti in città, di usufruire di un servizio più vicino alla propria residenza. Le comunicazioni relative ad eventuali riscontri di lesioni neoplastiche o che comunque necessitino di altri interventi vengono fatte dal gastroenterologo e così pure i contatti con la chirurgia in caso si renda necessario l'intervento chirurgico. Tab. 5.4/5: Rettosigmoidoscopia. Inviti e Adesioni, anni 2005 – 2007 INVITI ADESIONI RSS 2005 3.432 1.583 2006 6.007 2007 7049 TASSO DI ADESIONE CORRETTO N° COLONSCOPIE 38% 263 2.119 43% 370 2434 38.4% 371 Tab. 5.4/6: Ricerca del sangue occulto nelle feci: Inviti e Adesioni, anno 2006-2007 (il programma è iniziato nell’agosto del 2006) TASSO DI ADESIONE POSITIVI ALLA RICERCA ADESIONI 2006 5.339 2.698 52% 179 6,63% / 2007 17.699 8.776 51,96% 572 6,51% 85,6%* CORRETTO % TASSO DI ADESIONE ALLA INVITI POSITIVITÀ COLONSCOPIA *il tasso di adesione si riferisce a colonscopie eseguite all’interno del programma di screening; nella quota degli esclusi ci sono persone che riferiscono di eseguire l’esame privatamente. Tab. 5.4/7: Lesioni identificate negli anni 2003-2007 con RSS e nel 2006-2007 con SOF 2003 2004 2005 2006 2007* tot 3 5 5 23 53 CANCRI RSS 3 5 5 10 10 SOF 13 43 tot 38 107 63 171 293 ADENOMI AVANZATI RSS SOF 38 107 63 103 68 108 185 ADENOMI A BASSO tot RSS 52 52 160 160 132 132 222 197 349 261 RISCHIO SOF 25 88 *i dati potranno subire delle modifiche, in considerazione del fatto, che alcune persone risultate positive all’esame nel corso del 2007, potranno eseguire l’approfondimento nell’anno 2008. 82 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 6 I NCIDENTI 6.1 PREVENZIONE I DEGLI INCIDENTI STRADALI Gli incidenti stradali sono uno dei principali problemi in sanità pubblica tanto da costituire una priorità nei programmi di prevenzione sia nazionali che europei. Ogni anno in Europa si contano più di 40.000 vittime. Per tale motivo è stato attivato un programma d'azione europeo per la sicurezza stradale (2003-2010) con l'obiettivo finale di ridurre di almeno il 50% il numero delle vittime entro il 2010. Le azioni previste dal programma sono: - rafforzamento dei controlli stradali; - ricorso a nuove tecnologie per la sicurezza; - miglioramento delle infrastrutture stradali; - azioni tese a migliorare il comportamento degli utenti. In Italia l’analisi dell’incidentalità nel lungo termine evidenzia, anche se con qualche oscillazione, un andamento crescente del numero degli incidenti e dei feriti nel periodo 19912002. A partire dall’anno 2003 inizia un trend discendente, attribuibile anche in parte all’entrata in vigore del Decreto Legge n. 151 del 27 giugno 2003 che ha introdotto la patente a punti e nuove regole in tema di codice della strada (tab. 6.1/1). Tab. 6.1/1:Incidenti stradali, morti e feriti – Anni 2000-2006 valori assoluti (ISTAT Incidenti stradali Anno 2006) a) b) INCIDENTI MORTI FERITI INDICE 2000 256.546 7.061 360.013 2,8 1,9 2001 263.100 7.096 373.286 2,7 1,9 2002 265.402 6.980 378.495 2,6 1,8 2003 252.271 6.563 356.475 2,6 1,8 2004 243.490 6.122 343.179 2,5 1,8 2005 240.011 5.818 334.858 2,4 1,7 2006 238.124 5.669 332.955 2,4 1,7 DI MORTALITÀ (A) INDICE DI GRAVITÀ (B) L’indice di mortalità si calcola come rapporto tra il numero dei morti ed il numero degli incidenti, moltiplicato 100; L’indice di gravità si calcola come il rapporto tra il numero dei morti e il numero totale dei morti e feriti, moltiplicato 100. Ogni giorno in Italia si verificano in media 652 incidenti stradali, che provocano la morte di 16 persone e il ferimento di altre 912. L’analisi dell’incidentalità nel lungo termine mostra una costante riduzione della gravità degli incidenti, evidenziata dall’indice di mortalità (numero di morti ogni 100 incidenti) che si attesta al 2,4% nel 2006 contro il 2,8% del 2000 e dall’indice di gravità, che passa da 1,9 a 1,7 decessi ogni 100 infortunati. Tale risultato, seppur apprezzabile, non è sufficiente per il raggiungimento dell’obiettivo 2010: permanendo l’attuale trend è presumibile che si arrivi al 2010 con una diminuzione delle 83 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 vittime pari a circa il 30%. Per raggiungere l’obiettivo, si dovrebbe, negli anni a venire, ridurre la mortalità ad un tasso medio non inferiore al 9,5% annuo. L’Italia, con 95 morti per incidente stradale ogni milione di abitanti, registra ancora un tasso praticamente doppio rispetto a Paesi quali Gran Bretagna, Olanda e Svezia che si attestano a 50 decessi per milione di abitanti. Dall’analisi degli incidenti avvenuti nel 2006, emergono le priorità su cui concentrare le azioni di sicurezza stradale: il controllo della velocità, il controllo della guida in stato di ebbrezza, la guida distratta, la protezione degli utenti deboli – in particolare pedoni e utenti delle due ruote - l’individuazione e la messa in sicurezza delle tratte stradali più pericolose. (ISTAT rapporto 11.12.2007). Nel Veneto nel 2006 gli incidenti stradali hanno causato 26.611 feriti e 553 vittime di cui 107 nella provincia di Verona. L’aspetto più preoccupante è che un terzo delle vittime sono giovani: gli incidenti stradali rappresentano infatti la prima causa di morte nella fascia d'età tra 15 e 24 anni. Pesantemente sanzionata è la guida in stato di ebbrezza alcolica che rappresenta un grave fattore di rischio per gli incidenti stradali: si stima infatti che il 30-50% delle morti per incidente stradale siano legate all’alcol. Gli incidenti del venerdì e sabato notte, che soprattutto tra i giovani possono essere correlati con l’abuso di alcol e altre sostanze psicotrope, hanno rappresentato nel 2004 più del 44% del totale degli incidenti notturni, causando un numero di morti e feriti pari, rispettivamente, al 49% e al 47% del totale degli incidenti notturni. Dal 1998 è attivo nel Veneto il “Programma Triennale di Prevenzione dei Traumi da Traffico” che vede la partecipazione di tutte le aziende sanitarie del Veneto. La strategia regionale si è sviluppata in iniziative di formazione dei tecnici delle autoscuole, corsi di miglioramento della guida negli autotrasporti, corsi per tecnici delle aziende ULSS incaricati di vagliare i Piani Regolatori Generali locali, diffusione periodica dei dati epidemiologici relativi ai traumi da traffico, analisi epidemiologica sui fattori di rischio dei traumi stradali con particolare riferimento all'uso dei dispositivi di sicurezza (cinture anteriori e posteriori, seggiolini per bambini, caschi) iniziative di formazione nella scuola, rilevazione dell’uso delle cinture di sicurezza. Interventi di informazione/educazione rivolti ai giovani sono stati attuati in collaborazione con l'Amministrazione Provinciale, il 118 e la Polizia Stradale nelle classi quarte e quinte delle scuole superiori di Verona e provincia. L'obiettivo principale è quello di far conoscere ai giovani le dimensioni del fenomeno e promuovere la cultura della sicurezza. 100% CON IL Nell'ambito del progetto Ulisse, condotto in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità, si è constatato che indossare il casco in motocicletta è diventata un'abitudine CASCO consolidata. Nel 2007 nel corso delle rilevazioni mensili effettuate a Verona dai Tecnici della Prevenzione del Servizio igiene e sanità pubblica ULSS 20 è risultato che su un 85% CON LA totale di 2.187 osservazioni il 100% dei motociclisti portava il casco, confermando i dati CINTURA già rilevati negli anni recedenti. Rimane elevata anche la percentuale di utilizzo nel centro ANTERIORE abitato delle cinture di sicurezza sui sedili anteriori con percentuali che variano dall’85 ad all’88% su un totale di 20.965 veicoli controllati. Nonostante sia noto che la stanchezza/distrazione rappresenti una delle principali cause di incidenti stradali molti conducenti continuano a telefonare mentre guidano: nel mese di aprile 2008 si è riscontrato che dal 3 al 10% dei conducenti stavano utilizzando il telefono cellulare mentre erano alla guida. Nel 2007 è continuato il “tavolo della sicurezza stradale” voluto dal Prefetto di Verona per mettere in campo azioni integrate che consentano di ridurre drasticamente gli incidenti stradali e le loro conseguenze. Il tavolo vede la partecipazione delle forze dell’ordine, delle autorità cittadine, dei rappresentanti della stampa e di altri soggetti che concorrono a vario titolo a raggiungere questo obiettivo, tra i quali il Dipartimento di Prevenzione. 84 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Le azioni previste sono ad ampio raggio e riguardano l’intensificazione dei controlli su strada, l’informazione della popolazione tramite i mass media, interventi di educazione ed informazione nelle scuole di tutti gli ordini, l’individuazione di punti critici a maggior rischio di incidente sulle strade, la raccolta ed elaborazione dei dati epidemiologici relativi agli incidenti ed alle conseguenze sanitarie. 6.2 CONTROLLO SULLE PATENTI DI GUIDA COMMISSIONE MEDICA LOCALE PATENTI (CML) Negli ultimi anni il numero di domande pervenute alla segreteria della commissione è progressivamente aumentato. Nel 2007 sono pervenute 10.994 domande (circa 500 domande in più rispetto al 2006). Nel 2007 sono state effettuate 10.504 visite. Graf. 6.2/1: Numero visite effettuate dal 2003 al 2007 dalla Commissione patenti di Verona 11.000 10.500 10.000 9.500 10.121 10.141 2004 2005 10.536 10.504 2006 2007 9.000 8.500 8.000 7.500 7.000 6.500 6.978 6.000 2003 Permane l’apprezzamento dell’utenza per le modalità di prenotazione a mezzo PRENOTAZIONI PER posta e la possibilità di reperire sul sito del Dipartimento di Prevenzione tutte le POSTA informazioni relative alla Commissione Patenti e i modelli per inoltrare la domanda di visita medica. Anche nel 2007 si sono registrati lunghi tempi di attesa per l’espletamento delle visite per il permanere delle carenze segnalate nella precedente relazione sanitaria; tempi che solo alla fine del 2007, con l’aumento dell’organico si sono potuti ridurre di circa due mesi. Rimane comunque il problema correlato all’utilizzo del software aziendale, che si è dimostrato inadeguato per le esigenze dell’attività della commissione. Continua l’esperienza della sede “satellite” di Legnago avviata per agevolare gli utenti dell’area della ULSS 21 che richiedevano una MOLTI UTENTI maggiore vicinanza territoriale della CML ed una riduzione dei tempi di attesa. PRENOTANO Permanendo a Verona l’attività di accettazione e prenotazione il numero delle visite MA NON SI effettuate è rimasto comunque sempre esiguo. SOTTOPONGONO Anche quest’anno permane elevato il numero di utenti che dopo aver A VISITA prenotato la visita non effettua gli accertamenti prescritti o non si sottopone alla visita stessa. Questo ha determinato, come negli anni passati, significativi problemi di gestione. Di fatto il numero dei visitati è risultato notevolmente inferiore al numero dei prenotati. 85 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona CML: EPIDEMIOLOGIA I FATTORI DI RISCHIO E Relazione Sanitaria anno 2007 PREVENZIONE Nel 2007 il 48.7% del totale delle persone visitate erano soggetti con problemi alcool correlati (4641). Detto valore è ulteriormente aumentato mantenendo livelli inaccettabili (Grafico n. 6.2/2). Graf. 6.2/2: Numero utenti visitati in CML dal 2000 al 2007 per patologie alcool correlate 6.000 5.000 4.829 4.656 4.559 4.641 2004 2005 2006 2007 4.000 2.649 3.000 2.000 3.013 2.184 1.738 1.000 0 2000 2001 2002 2003 La percentuale dei soggetti sottoposti a visita per revisione per guida in stato di ebbrezza alcolica riconosciuti non idonei per dimostrata, clinicamente e/o laboratoristicamente, dipendenza o abuso in atto di sostanze alcoliche, dal 1999 al 2007 è andata progressivamente diminuendo passando dal 26,8 % al 5.3%; (graf. 6.2/3) oltre il 90% di tali soggetti ad una seconda visita è stato riconosciuto idoneo, per avvenuto miglioramento dei rilievi clinici e di laboratorio a seguito di sospensione o rilevante diminuzione dell’assunzione di bevande alcoliche e nei controlli successivi ha dimostrato di mantenere nel tempo adeguati stili di vita. Si può ipotizzare che il calo registrato, pur necessitando tale dato di ulteriori conferme, possa ascriversi al buon risultato prodotto dagli interventi preventivi effettuati a diversi livelli. Graf. 6.2/3 Soggetti visitati in CML per alcool riconosciuti non idonei – confronto % su popolazione omologa: visite per revisione – visite per conferma 30,0 26,8 Revisioni 25,0 15,0 Conferme 19,0 20,0 14,1 14,0 10,6 9,7 10,0 6,5 9,1 7,6 5,7 4,7 5,0 6,1 3,6 3,7 5,2 4,9 5,3 4,3 0,0 1999 2000 2001 2002 86 2003 2004 2005 2006 2007 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Il numero dei fattori di rischio implicati nella genesi di un incidente stradale è alto. Tali fattori sono stati ricompresi in tre aree: uomo, ambiente, veicolo. Gli studi effettuati hanno dimostrato che il 70% degli incidenti stradali è da attribuire a fattori umani, il 20% a fattori ambientali, il 10% a fattori legati al veicolo. Ogni utente visitato riceve informazioni dettagliate circa i danni che l’assunzione protratta ed eccessiva di alcool produce su l’organismo umano ed i pericoli connessi con la guida in stato di ebbrezza. Coloro che risultano affetti da sindrome da dipendenza alcolica o che presentano segni o sintomi da abuso cronico di alcool sono avviati ai Servizi Territoriali di Alcologia per un percorso terapeutico – riabilitativo. Inoltre tutti i recidivi per l’art. 186 del Codice della Strada (guida in stato di ebbrezza alcolica) devono frequentare un corso educativo di 2/3 giornate, predisposto appositamente dai Servizi Territoriali di Alcologia, incentrato sull’argomento alcool e guida. La collaborazione con i Servizi Territoriali di Alcologia si è dimostrata proficua e la maggioranza degli utenti, malgrado l’iniziale disappunto, ha giudicato l’esperienza utile. Permane sempre alta la percentuale di soggetti visitati per problemi correlati all’uso di sostanze stupefacenti e riconosciuti non idonei: 15.1% (Grafico n.6.2/4). Se si prendono in esame i soggetti sottoposti a revisione perché fermati alla guida in condizioni di intossicazione acuta da sostanze stupefacenti, la percentuale di non idonei è del 26.5 % (31 non idonei su 117 visitati). Graf. 6.2/4 % di soggetti visitati in CML riconosciuti non idonei nell’anno 2007 confronto % su campione omologa . 15,1 16,0 14,0 12,0 10,0 7,4 8,0 6,3 6,0 3,1 4,0 2,0 4,2 4,6 Malattie psichiche Alcol 3,4 0,0 Malattie Cardiovasc. Diabete Epilessia Stupefacenti Deficit visus Elevata anche la percentuale di soggetti affetti da malattie cardiovascolari e da diabete mellito riconosciuti non idonei. 6.3 INCIDENTI INTOSSICAZIONI DOMESTICI DOMESTICHE DA MONOSSIDO DI CARBONIO Gli impianti termici installati nelle nostre abitazioni (caldaie per il riscaldamento, scaldacqua, fornelli a gas, stufe a metano e a legna, …) possono rappresentare un pericolo per la salute se installati in modo scorretto e/o non sottoposti a controlli periodici da parte di tecnici esperti. Se i gas prodotti dalla combustione non vengono allontanati dall'ambiente e/o non vi è un costante rinnovo dell'aria nel locale si può verificare la formazione e l'accumulo di gas dannosi per la salute delle persone, in particolare il monossido di carbonio (CO), gas altamente velenoso che può provocare anche la morte. 87 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Dai dati raccolti nell'ambito dell'Osservatorio provinciale sulle intossicazioni domestiche da CO, cui partecipano i Servizi Igiene e Sanità Pubblica delle tre ULSS della provincia, emerge che ogni anno in provincia di Verona un numero non trascurabile di persone si avvelenano con il CO. Nel 2007 nella provincia di Verona si sono avuti 9 incidenti che hanno causato l’intossicazione di 29 persone, tutte sopravvissute. Graf. 6.3/1: intossicazioni da co nella Provincia di Verona 100 Vivi 86 90 Morti 80 68 70 62 60 50 54 51 43 42 37 40 30 56 54 37 30 29 29 20 10 0 2 3 2 0 3 0 0 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2 3 1 5 0 1 0 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Nella maggioranza dei casi gli impianti che hanno causato l’intossicazione presentavano irregolarità, anche gravi, che si possono far risalire al momento dell’ installazione. Quasi costante è il riscontro di insufficiente ventilazione dei locali di installazione degli impianti, per ridotta dimensione o assenza dei fori di aerazione necessario per garantire un costante rinnovo dell'aria consumata nel processo di combustione. Questo fatto pone il problema della qualità del lavoro di chi installa gli impianti che forse non ha abbastanza presenti le conseguenze sanitarie (e infine anche penali) di un impianto mal fatto. Tale accorgimento è reso ancor più necessario dalle volumetrie sempre più ridotte delle abitazioni e dall'utilizzo di serramenti a tenuta che hanno drasticamente ridotto gli scambi di aria dei locali con l'esterno. In alcuni casi il foro era stato occluso per evitare che l'aria fredda entrasse nei locali di abitazione. Quasi il 45% degli intossicati erano stranieri. Questo fenomeno, già riscontrato negli anni precedenti, si collega al problema della disponibilità di case di qualità accettabile per queste persone e risulta particolarmente critico se si considera che gli stranieri costituiscono a Verona più dell’11% della popolazione. Anche la mancanza di conoscenza delle problematiche legate all’uso degli impianti rappresenta un fattore di rischio per gli stranieri. Infatti 3 dei 4 incidenti che hanno coinvolto gli stranieri sono stati causati dall’uso di bracieri in locali chiusi. La prima azione preventiva è quella di disporre all'interno delle abitazioni di impianti termici sicuri. L'utilizzo di installatori e manutentori abilitati per l’installazione degli impianti e per le verifiche degli stessi devono diventare abitudini consolidate di tutti gli utilizzatori degli impianti potenzialmente dannosi. È anche utile che la popolazione abbia le informazioni adeguate per riconoscere i primi sintomi dell'avvelenamento. 88 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 7 L A S ICUREZZA DIRITTI SALUTE E NEI L UOGHI DI L AVORO O LAVORO Nel mercato del lavoro si assiste ad una crescente diversificazione delle forme di occupazione con l’espansione dei rapporti di lavoro temporanei. I cambiamenti nell’organizzazione del lavoro, in particolare le modalità più flessibili di organizzazione dell’orario di lavoro e una gestione delle risorse umane più individuale e maggiormente orientata al risultato hanno un’incidenza profonda sui problemi legati alla salute sul luogo di lavoro o, più in generale, sul benessere sul luogo di lavoro. Il tipo di contratto e l’anzianità nell’impresa presentano una correlazione negativa con la salute sul luogo di lavoro. Sempre più la sicurezza del lavoro si dimostra essere correlata con la regolarità delle forme di lavoro al punto che diventa impensabile distinguere il controllo della sicurezza dal più generale rispetto dei diritti fondamentali del lavoro. 7.1 INFORTUNI SUL LAVORO Ogni anno in Italia si registrano un milione di infortuni ufficiali a cui si aggiungono circa 200.000 infortuni non denunciati a causa del lavoro nero, quelli occultati in forma di malattia o sottoforma di infortunio domestico. A queste cifre si sommano l’insorgenza di numerose patologie vecchie e nuove o scarsamente denunciate o non riconosciute di origine professionale. Il costo economico complessivo stimato è di circa il 3% del PIL (oltre 40 miliardi di euro l’anno). Il costo sociale per i lavoratori, per le famiglie, per la società è considerevole. Nella provincia di Verona il costo (costi sanitari, costi dovuti agli indennizzi, costi a carico delle imprese ecc.) che il fenomeno infortunistico complessivamente produce è stimabile in circa 90.000.000 Euro/anno. Nel Veneto nel 2006 gli infortuni denunciati nei tre settori (industria, servizi e agricoltura) sono stati 111.123, con una quota di oltre 130 mortali e oltre 2.000 invalidanti; le malattie professionali sono oltre 2.000 con una quota rilevante è costituita da ipoacusie, patologie articolari e muscolo scheletriche. Nel settore dell’agricoltura, rispetto al 2005, sono diminuiti del 4,7%. La provincia di Verona conta 22.361 infortuni e risulta essere la più interessata dal fenomeno degli infortuni stradali con 58 casi nel 2006. I dati esposti si riferiscono ai casi trattati dall’INAIL per fini assicurativi. In queste statistiche non vengono considerati gli eventi lievi cioè infortuni con prognosi inferiore a tre giorni (franchigia) e gli infortuni occorsi a lavoratori “in nero”. La provincia di Verona anche per il 2006 presenta il maggior numero, in valore assoluto, di infortuni denunciati e mortali, nell’industria, servizi e in agricoltura (in misura pari al 20% degli infortuni denunciati nella Regione). Negli ultimi quattro anni (dal 2003 al 2006) tuttavia si registra un calo del 13,7% a fronte dell’8,4% rilevato a livello regionale. Il dato è tanto più significativo se si tiene conto del progressivo incremento, a livello regionale e provinciale, della base occupazionale. È evidente tuttavia che la riduzione di questo fenomeno si può ottenere solo attraverso un impegno fattivo e costante di tutti i soggetti istituzionali e sociali interessati al mondo del lavoro e all’impresa. La salute e la sicurezza sul lavoro non è un problema confinato al mondo del lavoro in senso stretto, ma interessa la collettività a partire dal mondo della scuola. 89 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Particolare attenzione nelle azioni di prevenzione va posta, oltre ovviamente alla sicurezza sui luoghi di lavoro, al contrasto dell’irregolarità del lavoro in ogni forma o tipo. L’indice di incidenza (rapporto tra il numero degli infortuni denunciati ed il numero degli occupati secondo fonte ISTAT) permette una lettura più realistica del fenomeno rispetto al valore assoluto perché tiene conto della base occupazionale. Il grafico seguente mostra gli indici di incidenza per 1000 occupati nel periodo 2001-2006, distinguendo tra Italia, Veneto e provincia di Verona. Graf. 7.1/1 Trend del numero degli infortuni per 1000 occupati in Italia, Veneto e provincia di Verona 85 ITALIA 79,4 80 VERONA 76,6 75 70 VENETO 70,6 67,6 63,7 65 66 62,8 61,6 59,2 60 57,9 55,2 55 50 47,4 45,3 45 53,9 43,9 43,1 41,6 40,4 40 35 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Nonostante una flessione percentuale significativa, l’indice di incidenza degli infortuni in provincia di Verona si mantiene su valori più elevati rispetto a quelli del Veneto e dell’Italia. Nella provincia, con riferimento alle ditte del territorio, il 40% degli infortuni denunciati avvengono nell’Industria, il 28% interessa il comparto artigianato. Ogni anno gli infortuni definiti(4), riconosciuti (esclusi quelli in itinere), nel comparto artigianale ammontato a circa 2.800. Un dato interessante è che verificando la qualifica dell’infortunato risulta che il 30% (mediamente) degli infortuni definiti coinvolge il titolare della ditta, con i valori più alti nell’agroindustria e pesca (51,3%), nei trasporti (45,3%), nelle costruzioni (37%), nel legno (27,4%). Nel 2006 i cittadini stranieri residenti nella provincia di Verona risultavano 72.630 con un incremento del 10,5% rispetto al 2005 ed un’incidenza percentuale sulla popolazione pari all’ 8,2% (Veneto 7,3%). 4 Infortuni con “definizione positiva” o “riconosciuti” Sono gli infortuni che corrispondono alla definizione prevista dall’art. 2 del T.U. sia per quanto riguarda l’aspetto sanitario che quello amministrativo. Rientrano negli infortuni riconosciuti le seguenti tipologie di definizione (TE=temporanea, PE=permanente, MS=mortale senza superstiti, MC=mortale con superstiti, RS=regolare senza indennizzo). Gli infortuni riconosciuti sono il dato più importante da considerare in quanto sono quelli che rientrano a pieno titolo nella definizione di infortunio sul lavoro. 90 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Gli infortuni a carico dei lavoratori stranieri (nella provincia di Verona) nell’Industria e Servizi e Agricoltura, sono stati 4.205 di cui 4.049 nell’industria e servizi (un infortunio su cinque vede coinvolto uno straniero residente) e 156 nell’agricoltura (che rappresentano l’8,4% degli infortuni totali in agricoltura). Nel complesso nell’anno 2006, nel Veneto, per i cittadini stranieri si è registrato un aumento degli infortuni pari al +3,7%, mentre nella provincia di Verona il dato è in calo dell’ 1,7%.Uno dei settori più a rischio di infortunio grave e mortale si conferma l’edilizia. In provincia di Verona si verificano il 18,8% degli infortuni denunciati nel Veneto, anche se nell’anno 2006, come possiamo osservare dalla tabella seguente, si rileva una riduzione significativa (pari a -10,9%), in termini assoluti e relativi del fenomeno, soprattutto se confrontata con un dato medio regionale invariato. Tab. 7.1/1:Infortuni denunciati in edilizia PROVINCE N° ADDETTI 2005 N° INFORTUNI 2005 T.I. 2005 N° ADDETTI 2006 N°INFORTUNI 2006 T.I. 2006 % 2006/2005 Belluno 7.913 645 8.1 8.129 655 8.0 1,55 Padova 30.385 1.991 6.5 31.452 2.101 6.7 5,52 Rovigo 9.327 490 5.2 9.503 457 4.8 - 6,73 Treviso 32.201 2.102 6.5 33.331 2.149 6.4 2,24 Venezia 30.862 2.205 7.1 31.835 2.299 7.2 4,26 Verona 31.832 2.497 7.8 32.268 2.225 6.9 - 10,89 Vicenza 27.791 2.094 7.5 33.086 1.962 5.9 - 6,30 Veneto 170.331 12.024 7.0 179.604 11.848 6.6 - 1,46 T.I. tasso di incidenza: rapporto tra il n° di lavoratori e n° di infortuni 7.2 INFORTUNI MORTALI E CON ESITI PERMANENTI Nonostante il decremento di infortuni mortali registrato a partire dagli anni 50 (v. Graf. 7.2/1) ogni anno in Italia si registrano ancora circa 1.300 morti sul lavoro. Graf. 7.2/1 :Infortuni mortali sul lavoro in Italia (dati INAIL) 91 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Nel 2007 gli infortuni mortali denunciati all’INAIL in provincia di Verona e per i quali l’Istituto ha aperto un fascicolo sono stati 20 (di cui 6 in itinere). Di questi 15 sono stati già riconosciuti, tre risultano ancora in fase di accertamento e due considerati negativi (non riconosciuti ai fini assicurativi). Nell’ULSS 20 (nell’anno 2007) gli infortuni mortali denunciati all’INAIL sono stati 6 (di cui 3 dei quali in itinere). Di questi, tre sono stati riconosciuti, due in fase di accertamento e un ultimo considerato negativo. Graf. 7.2/2: Infortuni mortali denunciati nella Provincia di Verona e nella ULSS 20 (Fonte: Flussi INAIL WEB e provinciali) 40 30 25 20 13 28 35 20 12 11 28 26 18 13 20 7 10 7 6 10 0 2000 2001 2002 2003 2004 Infortuni mortali Provincia VR 2005 2006 2007 Infortuni mortali ULSS 20 Per dare evidenza degli infortuni mortali complessivi accaduti nella ULSS 20 in ambienti di lavoro, a prescindere della classificazione dell’INAIL, nella tabella 7.2/1 sono stati inseriti oltre ai casi denunciati e valutati dall’Istituto Assicurativo anche quelli valutati dallo SPISAL anche se non riconosciuti dall’Istituto. In totale gli infortuni mortali a conoscenza del servizio sono 10. Tab. 7.2/1: 2007 - ULSS 20: Infortuni mortali classificati per comparto e per dinamica dell’evento NUMERO COMPARTO DINAMICA CONDIZIONE PROFESSIONALE RICONOSCIMENTO INAIL 1 Edilizia - caduta da scala a libro Pensionato no 1 Metalmeccanica - Annegamento in vasca di raffreddamento Lavoratore accertamento 1 Metalmeccanica - caduta da impalcatura (trabattello) Lavoratore si 1 Agricoltura - Rovesciamento trattrice - no 2 Agricoltura - Lavori in cisterna interrata Pensionato e figlio no 1 Servizi - aggressione a mano armata in negozio Lavoratore accertamento 1 Servizi - incidente stradale Lavoratore si 1 Servizi - incidente stradale Lavoratore si 1 Servizi - incidente stradale (bicicletta) Lavoratore no Tot 10 Le modalità di accadimento della maggior parte degli infortuni gravi e mortali di cui alla tabella sono descritte nel sito del Dipartimento (http://prevenzione.ulss20.verona.it/). 92 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Nel 2006 gli infortuni con esiti permanenti (nel settore dell’Industria, Commercio, Servizi e Agricoltura) riconosciuti dall’INAIL (il dato è ancora in fase di aggiornamento) sono stati 663 nella provincia di Verona, mentre l’ultimo dato disponibile della nostra ULSS è di 221 nel 2005. Nel dato sono compresi anche gli infortuni avvenuti in itinere . Graf. 7.2/3 : Infortuni con esiti Permanenti nella Provincia di Verona e nella ULSS 20 (fonte dati INAIL WEB, Epiwork 2006) 800 700 646 596 600 500 679 663 524 471 400 300 656 239 267 323 306 303 221 200 100 2000 2001 2002 2003 Infortuni Permanenti Provincia VR 2004 2005 2006 Infortuni Permanenti ULSS 20 N.B. I dati ULSS relativi all’anno 2006 non sono ancora disponibili. I NTERVENTI EFFETTUATI PER INFORTUNIO GRAVE E MORTALE Nel corso dell’anno 2007 sono state effettuate dal Servizio 107 inchieste complesse (inchieste che prevedono sopralluoghi in ambienti di lavoro e trasmissione di rapporti all’Autorità Giudiziaria) e 69 inchieste brevi (senza interventi sul luogo dell’infortunio). In 32 (29,9%) casi delle 107 inchieste portate a termine sono state individuate responsabilità penali per omissione di misure di prevenzione. I settori produttivi interessati sono stati: la metalmeccanica/metallurgia (26,7%), i servizi/sanità (21,7%), l’edilizia (16,8%), l’agricoltura (13,8%), l’alimentare (6,9%), ed infine i comparti della chimica, lapideo/estrattivo tessile, trasporti, cartotecnica, calzaturiero, conciario. 7.3 LE MALATTIE PROFESSIONALI NELL ’ULSS 20 Dal 1997 le malattie professionali nell’ULSS 20 mostrano un trend calante, ad indicare che siamo in presenza di un miglioramento delle condizioni generali di prevenzione nei confronti dei fattori di rischio più tradizionali di tipo fisico e chimico i cui danni sono riconosciuti ed indennizzati dall’Istituto Assicuratore. Il grafico successivo riporta l’andamento della curva delle malattie professionali nell’ULSS n. 20, denunciate nell’ambito dell’attività ambulatoriale del Servizio. 93 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Graf. 7.3/1: ULSS 20 - Malattie professionali segnalate allo SPISAL, nel periodo 1993 – 2007 400 350 300 250 200 150 100 50 0 284 341 318 276 256 253 241 163 190 161 138 142 105 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 61 2006 95 2007 Malattie Professionali ULSS 20 L’analisi dei casi evidenzia, nel tempo, il calo della patologia uditiva da rumore, che mantiene comunque il primato tra le patologie professionali denunciate, da addebitarsi spesso a condizioni di lavoro pregresse, relative anche ad alcuni decenni fa. Tab. 7.3/1: Malattie professionali denunciate allo SPISAL anni 2000-2007 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Ipoacusie 148 76 89 69 72 53 21 38 Dermatiti 8 19 4 6 8 3 3 6 Patologie dell’apparato respiratorio 13 9 12 41 11 8 3 2 Patologie dell’apparato muscoloscheletrico. 11 10 14 16 19 25 26 36 Tumori (escluso mesoteliomi) 5 3 8 1 3 0 3 6 Mesoteliomi 6 5 8 4 0 4 2 2 Disturbi da disadattamento Lavorativo (mobbing ecc.) 0 0 0 0 7 12 3 5 Altre 3 4 3 2 8 4 0 0 Totale 194 126 138 139 128 109 61 95 Risultano in aumento le patologie dell’apparato muscolo-scheletrico da sovraccarico bio-meccanico sia degli arti superiori (tendiniti, sindrome del tunnel carpale, periartriti), conseguenti ad attività che comportano l’effettuazione di movimenti ripetitivi, sia del rachide (lombosciatalgie, discopatie e spondiloartrosi) da movimentazione manuale di carichi. Tra le “malattie emergenti” si segnalano, negli ultimi due anni, diversi casi di patologie psico-fisiche come stress, sindromi ansioso-depressive, disturbi psicosomatici dovute a una non corretta organizzazione del lavoro. Il Servizio di Medicina del Lavoro dell’Università di Verona, centro di riferimento regionale per la diagnosi dei casi di “mobbing” ha esaminato 350 casi nel periodo 2003-2007 (140 nel 2007), provenienti da un bacino d’utenza regionale. Continuano le segnalazioni di tumori polmonari da amianto (nell’ULSS 20 nel 2007 ci sono stati due casi di mesotelioma pleurico) in lavoratori che furono esposti nel passato. Il grafico seguente evidenzia l’andamento della frequenza dei casi di mesotelioma pleurico (neoplasia correlata all’esposizione all’amianto) nella provincia di Verona. 94 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 L’andamento dal 1997 al 2007 evidenzia l’aumento del numero di casi accertati negli ultimi anni (se si esclude il dato parziale del 2007) e conferma quanto previsto in base ai periodi di esposizione ad amianto il cui culmine, sia per livello che per diffusione nella popolazione, si colloca negli anni settanta. Va ricordato il lungo periodo di latenza di questo tipo di tumore, 30 anni in media. Graf. 7.3/2: Casi di mesotelioma accertati in Provincia di Verona dallo SPISAL: 1997- 2006 12 11 10 10 9 9 9 8 8 6 5 4 2 2 3 2 1 0 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 N.B. I dati relativi all’anno 2007 sono parziali, non comprendono i casi della ULSS 21 e Ulss 22. 7.4 INTERVENTI DI VIGILANZA NELLE AZIENDE Nell’ULSS 20 nell’anno 2007, le imprese controllate sono state in totale 866 (comprensive di 437 imprese edili). Sono stati redatti 499 verbali di contravvenzioni (374 ad imprese edili). Nei successivi sopralluoghi di verifica, si è riscontrato la regolarizzazione agli adempimenti previsti dalle norme di sicurezza. In totale i sopralluoghi effettuati nell’anno 2007 sono stati pari a 1.283. Tab. 7.4/1: Attività di vigilanza anno 2007 PRODOTTO SPECIFICA Imprese Edili controllate Interventi di prevenzione Aziende oggetto di intervento di prevenzione e vigilanza programmate (escluso az. edili) Aziende controllate per esposti, inchieste infortuni, malattie prof., piani amianto, NIP (escluso az. edili) Totale interventi Verbali redatti NUMERO 588 137 141 866 totale verbali contravvenzioni Sopralluoghi effettuati 499 1.283 95 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 EDILIZIA L’edilizia rappresenta il comparto a maggior rischio di infortunio grave. Alla presenza di gravi problemi di sicurezza, si affianca l'espandersi di altri fattori sociali come l’impiego di manodopera immigrata, più soggetta a rapporti di lavoro irregolare, l’utilizzo di lavoratori autonomi e di ditte artigiane, in realtà lavoratori parasubordinati, nella forma di appalti e subappalti a cascata. L’azione di vigilanza del Servizio nella ULSS 20, nell’anno 2007 è stata esercitata in 437 cantieri. Le unità locali controllate (imprese edili), comprendendo le imprese impiegate ed i lavoratori autonomi in esse presenti, sono state 588. I verbali di prescrizione sono stati 374, con le misure di prevenzione da adottare, contestati alle imprese e denunciate alle Autorità Giudiziarie. OPERAZIONE CANTIERI SICURI A livello provinciale nel comparto dell’edilizia particolare menzione merita l’iniziativa “Operazione Cantieri Sicuri”, avviata nel 2006 per iniziativa della Prefettura di Verona (5) quale esperienza provinciale di coordinamento tra Enti. OBIETTIVO: garantire più elevati standard di controllo della sicurezza e della regolarità del lavoro nel comparto delle costruzioni edili nella provincia di Verona. In particolare gli interventi sono stati finalizzati al controllo dei rischi di caduta dall’alto, al rischio di seppellimento, al contrasto del lavoro nero ed al controllo dell’obbligo formativo, qualora il datore di lavoro risultasse responsabile del servizio di prevenzione e protezione. Il risultato conseguito nell’anno 2007 dalle varie amministrazioni pubbliche, sia nel corso di interventi coordinati tra Enti sia con riferimento ad interventi singoli (come ARPAV o Polizia 6 Municipale) ha portato al controllo di 1.091 cantieri( ), dove operavano 1.185 imprese. Tab. 7.4/2: Attività di vigilanza sulla sicurezza in edilizia: anno 2007 VIGILANZA IN EDILIZIA Cantieri ispezionati NUMERO 1.091 Ulss 20 437 Ulss 21 Ulss 22 DPL ARPAV Pol. Mun. VR 168 318 48 92 28 Imprese interessate alle ispezioni 1.185 Verbali di prescrizione (contravvenzione) 547 Sequestri di cantiere 9 Totale sanzioni per violazione delle norme di sicurezza del lavoro € 704.677 5 La Prefettura di Verona, attraverso la Conferenza Permanente–Sezione Servizi alla Persona, che vedono la presenza di Enti istituzionalmente preposti alla vigilanza e controllo (Inail, Inps, D.P.L., Ulss 20, 21, 22, Arpav, Collegio Costruttori Edili, CGIL, CISL, UIL, API, Casartigiani, CNA, Ispesl, Polizia Municipale). 6 In provincia di Verona, ogni anno, vengono notificati circa 5.000 cantieri dei quali una frazione stimabile nel 50% dei casi, presenta rischio di caduta dall’alto o altri rischi mortali. 96 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Rispetto al problema della sicurezza è emerso che il 60% dei cantieri non è ancora adeguatamente protetto contro il rischio di caduta dall’alto. Inoltre si registra una diffusa tendenza ad affidare all'esterno funzioni aziendali di organizzazione della sicurezza posti in capo al datore di lavoro, tutto ciò a discapito della cultura della sicurezza dell’impresa. I verbali di prescrizione contestati per violazione delle norme fondamentali di sicurezza (n. 547) corrispondono al 50,1% dei cantieri controllati (nel 2006 erano state accertate violazioni nel 60% dei cantieri ispezionati) e al 46% delle imprese. In 9 casi si è proceduto al sequestro del cantiere per gravissime carenze di sicurezza, compreso un rilevante appalto privato. L’Operazione Cantieri Sicuri ha comunque permesso di incrementare il controllo del territorio nei cantieri edili. La tabella seguente documenta infatti come nel corso di due anni sia raddoppiata la percentuale di controllo, arrivando al 27% del totale dei cantieri notificati. Conteggiando anche gli interventi di assistenza effettuati dai Comitati Paritetici Territoriali si arriva oltre il 35% dei cantieri notificati, cioè un cantiere ogni tre è stato interessato da interventi di controllo o di assistenza. Tab. 7.4/3: Attività di vigilanza sui cantieri nella provincia di Verona: anni 2005-2007 ENTI ULSS NOTIFICHE 20 2498 21 22 2005 CANTIERI % NOTIFICHE 207 8 2980 1019 246 24 1741 126 7 5258 579 11 5255 ISPEZIONATI 2006 CANTIERI % NOTIFICHE 348 12 2158 437 859 183 21 787 168 21 1416 300 21 1060 318 30 831 16 4005 1091 ISPEZIONATI ALTRI* TOT. 2007 CANTIERI ISPEZIONATI % 20 158 27 * DPL, ARPAV, Pol. Municipale VR Gli accertamenti relativi alla regolarità del lavoro (7) da parte di INPS, INAIL e DPL, per i relativi profili di competenza che ha comportato un autonomo lavoro istruttorio aggiuntivo, ha rilevato che nelle 797 imprese vi erano 206 lavoratori in nero. I contributi evasi accertati pari a 1.837.411 Euro. Nel settore edile un dato che si rileva è che dal 2006 al 2007 i lavoratori iscritti alla Cassa Edile VR sono aumentati di 1.983 unità. 7 Le irregolarità comprendono, per l’INPS, situazioni di parziale inadempimento del versamento dei contributi, quali quelle conseguenti ad omessa registrazione a libro paga di ore effettivamente lavorate e retribuite (dipendente con impiego part-time e utilizzato a tempo pieno) o a ritardata iscrizione di lavoratori rispetto alla data di inizio dell’attività lavorativa nel cantiere. Le irregolarità per la DPL sono conseguenti alla irrogazione di sanzioni amministrative per illeciti omissivi inerenti la mancata costituzione del rapporto di lavoro, compresa la maxisanzione di cui all'articolo 36-bis della legge 248/2006, mentre per l’INAIL le irregolarità riscontrate sono dovute alla mancata denuncia di nuovo lavoro e alla mancata tenuta in cantiere dei registri presenze, in particolare all'inizio del periodo degli accertamenti. 97 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Tab. 7.4/4: Attività di vigilanza sulla regolarità del lavoro: anno 2007 VIGILANZA SULLA REGOLARITÀ DEL LAVORO NUMERO Imprese ispezionate 797 regolari 329 irregolari 478 Lavoratori Lavoratori regolari 1.419 Lavoratori irregolari 40 Lavoratori in nero 206 Sospensione lavori 18 Tipo accertamento Valore in € Contributi evasi DPL 1.086.716 Premi evasi INAIL 268.545 Contributi evasi INPS 1.573.240 Totale 2.928.501 Sanzioni erogate da DPL Valore in € sanzioni amministrative 932.161 Maxi sanzione 905.250 Totale 1.837.411 Sul piano organizzativo il principale risultato ha riguardato la realizzazione di una Rete Pubblica di Prevenzione composta da: Inail, INPS, Direzione Lavoro, Ulss, Polizia Municipale di Verona, ARPAV con la condivisone delle risorse e l’incrementato dei livelli di efficienza. Per il 2008 il programma prevede la messa a regime della forma di controllo integrato dei cantieri sul binomio sicurezza del lavoro–regolarità del lavoro. AGRICOLTURA Nel corso del 2007 sono state controllate complessivamente 155 aziende agricole. In 41 di queste lo SPISAL ha rilevato problemi di sicurezza per mancata presenza di protezioni alle macchine ed attrezzature, causa di lesioni gravi e permanenti. Le principali carenze riguardavano la mancata protezione: dell'albero cardanico e delle prese di forza delle macchine, la protezione degli organi di trasmissione del moto. Altro problema in ordine di gravità riguardava la mancata protezione del posto di guida del trattore, che ogni anno causa infortuni mortali nella nostra provincia. In 14 aziende lo SPISAL ha condotto un’inchiesta per infortunio grave/mortale. I tecnici del SIAN-SISP del Dipartimento di Prevenzione inoltre hanno controllato la sicurezza delle macchine ed attrezzature in ulteriori 100 aziende agricole. Nell’anno 2007 inoltre è stato realizzato dal Servizio e distribuito (in 30.000 copie nel territorio regionale), agli imprenditori agricoli, attraverso le principali organizzazioni agricole e all’EBAT di Treviso, il “manuale lavoro sicuro in agricoltura”. Il manuale è stato pubblicato anche sui siti: http://prevenzione.ulss20.verona.it e www.safetynet.it. Inoltre è stato concesso l’utilizzo del manuale all’IRIPA ente di formazione della Coldiretti per la formazione a distanza destinata agli imprenditori agricoli. 98 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 8 I L M ONDO A NIMALE 8.1 DIMENSIONE IL E PRODUTTIVA CAMPO D’INTERVENTO Dall’anagrafe informatizzata del Servizio Veterinario, nel territorio dell’ULSS n. 20 risultano esistere n. 2805 allevamenti di animali di tutte le specie da produzione con una popolazione animale così ripartita: Tab. 8.1/1: Popolazione animale SPECIE ANIMALE NUMERO CAPI Bovini da riproduzione 33.600 Bovini da carne 61.200 Ovi-caprini 3.000 Equini 1.200 Suini 37.000 Polli (*) 6.000.000 Galline ovaiole (*) 850.000 Faraone (*) 200.000 Tacchini (*) 3.000.000 Anatre (*) un sacco di bestie 20.000 Conigli 170.000 Fagiani (*) 45.000 Quaglie (*) 400.000 Apiari 210 Ittiocolture 8 (*) Numero animali presenti per ciclo di allevamento. Tab. 8.1/2: Statistica macellazioni MACELLAZIONE • • CARNI ROSSE DIFFERENZA MACELLAZIONI CARNI BIANCHE DIFFERENZA Capi 2007 Capi 2006 2006-2007 Capi 2007 Capi 2006 2006-2007 54.323 60.405 -6.082 36.615.683 37.598.410 -982.732 I dati riportati in tabella evidenziano: il numero capi avicoli macellati presso la nostra ULSS è in linea con il dato nazionale che ha visto una stabilità delle produzioni e dei consumi di carni bianche (avicole) la scomparsa delle preoccupazioni del consumatore in merito alla paventata “pandemia influenzale” e al senso di tranquillità e fiducia verso il servizio veterinario che ha messo in atto misure di sorveglianza, monitoraggio e controllo divulgando il più possibile l’attività svolta e i risultati ottenuti. La macellazione di animali per la produzione di carni rosse si allinea alla tendenza nazionale che ormai registra una diminuzione dei consumi di questo tipo di carni. 99 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona 8.2 VIGILANZA Relazione Sanitaria anno 2007 E ISPEZIONI ALIMENTI Nell’ASL le attività che producono e distribuiscono alimenti sono numerose. Su queste attività nel corso dell’anno 2007 il servizio veterinario ha effettuato complessivamente n. 10.455 interventi di vigilanza e controllo, suddivisi come specificato nella tabella che segue. Tab. 8.2/1.: Interventi di vigilanza VIGILANZA N. INTERVENTI Vigilanza in depositi ingrosso non riconosciuti C.E. Vigilanza rivendite al minuto 75 1.670 Vigilanza c/o impianti di lavorazione carni 764 Vigilanza c/o impianti produttrici carne 406 Vigilanza c/o impianti M/S/F CE 1.890 Vigilanza c/o impianti CE avicunicoli/selvagg. 1.715 Vigilanza c/o impianti CE trasformazione latte e derivati 62 Vigilanza presso caseifici aziendali 15 Vigilanza c/o impianti CE prodotti pesca 492 Vigilanza centri imballaggio uova 21 Vigilanza impianti prodotti d'uovo 82 Vigilanza lavorazione miele e prodotti apicoltura 19 Vigilanza pasticceria industriale e pastifici 115 Vigilanza e ispezione su strutture agrituristiche 32 Vigilanza su ristorazione collettiva 124 Vigilanza prodotti in scambi intra ed extra CE 2.973 Totale 10.455 ISPEZIONE N. INTERVENTI Visita ispettiva macelli avicoli 3.187 Visita ispettiva macellazione presso agriturismi 39 Visita ispettiva in macelli riconosciuti 1.710 Visita ispettiva in macelli a capacità limitata 532 Visita ispettiva laboratori di sezionamento riconosciuti 520 Visita ispettiva carcasse da macellazione speciale Macellazione suini a domicilio 12 683 Totale 6.683 CAMPIONAMENTI Piano Nazionale residui in allevamento e macello Piano Nazionale residui su alimenti Campionamenti Totale 100 N. INTERVENTI 1.010 273 2.320 3.603 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Oltre all’attività di ispezione di tutti gli animali macellati negli impianti autorizzati, anche le industrie alimentari e gli allevamenti vengono periodicamente sottoposti a controlli di vario tipo a seconda delle esigenze come previsto dal “Libro Bianco” e dal reg. CEE 178/2002 che prevede un controllo di filiera distribuito “dal campo alla tavola” finalizzato alla sicurezza alimentare e alla tracciabilità degli alimenti. Negli allevamenti i controlli mirano innanzitutto all’identificazione degli animali e, in un secondo momento, alla verifica dello stato sanitario, del benessere, dell’utilizzo dei farmaci, dei mangimi e degli eventuali inquinanti ambientali. Nelle industrie alimentari vengono verificati l’aspetto igienico sanitario delle materie prime (comprese quelle provenienti da altri Stati sia comunitari che extracomunitari), delle lavorazioni, delle strutture e degli impianti e dei prodotti finiti. A completamento dell’attività di vigilanza trovano applicazione i campionamenti, mirati o casuali, contemplati nel Piano Nazionale Residui e quelli demandati alle A. ULSS da parte degli uffici periferici del Ministero della Salute quali UVAC (Ufficio Veterinario Adempimenti CEE) e PIF (Posto di Ispezione Frontaliero). PIANO NAZIONALE RESIDUI Ha come finalità quella di evidenziare i rischi di residui pericolosi per il consumatore negli animali e nei prodotti di origine animale a livello della filiera produttiva (allevamento, macello, stabilimento di lavorazione, conservazione) fino al consumo diretto. Tale Piano, elaborato dal Ministero della Salute in ottemperanza a quanto previsto dalla U.E. nel “Libro Bianco”, viene applicato dalla Regione secondo la realtà produttiva e zootecnica, di ogni A.U.L.S.S. Nel 2007 sono stati eseguiti 1.035 esami. con nessuna positività. 8.3 MALATTIE INFETTIVE ED INFESTAZIONI Tutelare il patrimonio zootecnico dalle malattie infettive con particolare attenzione per quelle di interesse antropozoonosico, rappresenta da sempre uno dei più importanti compiti del Servizio Veterinario INFLUENZA AVIARIA È proseguita costantemente l’attività di controllo per questa malattia infettiva sulla base dei piani già messi in atto negli anni 1999-2003, periodo in cui si era verificato un notevole interessamento degli allevamenti e l’eliminazione di circa un milione e mezzo di capi avicoli. A seguito di questa emergenza era stato perfezionato da parte del Centro Regionale di Epidemiologia Veterinaria, un sistema di geo-referenziazione del territorio che ha comportato l’attribuzione a tutti gli allevamenti di coordinate geografiche per una precisa identificazione di ogni attività produttiva (v. mappa allegata: la scala ridotta consente di individuare la densità e non le singole attività produttive, pari a 450 allevamenti avicoli censiti). 101 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Anche nel 2007 questo sistema di codifica e di monitoraggio ha consentito la sospensione della vaccinazione, con l’abbattimento dei relativi costi, ed inoltre ha permesso la programmazione degli accasamenti, controllata dal Servizio Veterinario, riducendo la possibilità di diffusione della malattia grazie alla sincronia delle varie attività dell’allevamento (carico, pulizie, ecc). Inoltre, in caso di focolaio, si riducono enormemente i tempi di intervento e l’estinzione dello stesso. Prosegue l’attività regionale finalizzata alla riconversione degli allevamenti avicoli in zone ad altissima densità e con notevoli problemi di impatto ambientale. L’obiettivo di questo programma è di trasformare il volume degli allevamenti destinati alla riconversione in cubatura utilizzabile per edilizia civile, artigianale o commerciale (credito edilizio). 102 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Attività su animali vivi Nel territorio di competenza tutti gli allevamenti avicoli sono sottoposti ad attività di monitoraggio e controllo mediante il prelevamento di campioni; inoltre visto l’andamento epidemiologico favorevole la vaccinazione dei soggetti è stata sospesa. Nel 2007 sono stati eseguiti oltre 8500 esami Attività su prodotti alimentari Tutte le carni sono state sottoposte ad ispezione sanitaria prima durante e dopo la macellazione. Si è provveduto inoltre a controllare gli esercizi di vendita e produzione compresi quelli gestiti da extracomunitari che producono Kebab. In questo campo è stata svolta attività di controllo congiuntamente al Corpo di Polizia Municipale, effettuando sequestri e chiusure di attività. MALATTIA DELLA LINGUA BLU (BLUETONGUE) È una malattia virale dannosa nelle pecore ma che riconosce il bovino come serbatoio del virus che è trasmesso da vari tipi di zanzare (culicoides ). La malattia è presente nelle aree subtropicali e da alcuni anni era presente anche nelle regioni meridionali italiane. Grazie alle azioni di controllo e vigilanza non ha mai interessato i nostri allevamenti. Nel corso del 2006 in alcuni paesi del Nord Europa (paesi Bassi, Francia ecc.) si sono rilevati alcuni focolai di una variante (BTV8 ) che si è dimostrata più aggressiva per il bovino. Nel corso del 2007 si è assistito ad una grande diffusione nel Nord Europa e conseguentemente a seguito delle massicce importazioni di animali da ristallo, necessari per i nostri allevamenti, è stata rilevata la presenza di soggetti positivi al sierotipo BTV8. I servizi nel 2007 hanno effettuato il controllo degli animali nelle stalle e alla macellazione. Tab. 8.3/1.: Riepilogo aziende controllate e campioni esaminati per Bluetongue anticorpi – anno 2007 AZIENDE CONTROLLATE CAMPIONI EFFETTUATI emergenz monitoraggio monitoraggio totale emergenza monitoraggio monitoraggio totale a in allevamento al macello complessivo* epidemica in allevamento al macello complessivo epidemica 40 19 175 212 1.725 221 615 2.561 *il totale delle aziende controllate non corrisponde alla somma delle aziende controllate per le diverse causali perché la stessa azienda può essere controllata per più causali ZECCHE Nei territori collinari e montani sempre più frequenti sono le segnalazioni da parte di cittadini della presenza di questi parassiti. Nel corso del 2007 è sono state rilevate ancora infestazioni in animali al pascolo, sia domestici che selvatici. Il pericolo è rappresentato dalla trasmissione di alcune malattie anche gravi all’uomo (Malattia di Lyme, Encefaliti Trasmissibili, Babesia ecc.). Pertanto è continuato il progetto di ricerca in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, l’Università di Padova e il Corpo Forestale dello Stato che prevede la raccolta e l’identificazione delle zecche in alcuni siti della Val d’Illasi e delle valli limitrofe con il controllo sierologico degli animali che pascolano nei siti di raccolta. 103 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Il progetto ha evidenziato la presenza delle infezioni summenzionate che saranno oggetto di ulteriori approfondimenti. LEISHMANIOSI La leishmaniosi canina, è oggetto da parte del servizio veterinario di monitoraggio dal 1995. La Leishmania infantum è infatti una parassitosi importante in campo veterinario ed un problema di sanità pubblica. (v. mappa). SIEROPREVALENZA 1% DELLA LEISHMANIOSI NELL’AREA DI MONITORAGGIO 2,6% 3,5% Infezion e INSERIRE allegato 3 MAPPA LEI. Tutta l’attività di ricerca svolta nel 2004-2005, in collaborazione con le Amministrazioni dei Comuni dell’est veronese, e che ha evidenziato la presenza in forma autoctona del parassita, si è concretizzata in azioni di educazione sanitaria rivolte alla popolazione, in particolare ai proprietari dei cani, e al massiccio coinvolgimento dei veterinari liberi professionisti che in prevalenza seguono gli animali d’affezione. Continua inoltre il monitoraggio entomologico dell’insetto vettore del parassita, il Flebotomo, e lo studio del comportamento biologico e della diffusione nel territorio. Anche nel 2007 si è registrato l’allargarsi dell’endemia con interessamento della Valle di Cazzano di Tramigna, del promontorio verso la Val d’Alpone e del comune di Soave con casi autoctoni segnalati. IDATIDOSI- CISTICERCOSI Anche nel 2006 sono state rilevate in fase di macellazione alcune cisti idatidee in bovini provenienti da allevamenti collinari, montani e da paesi CE e animali con cisticercosi anche in forma diffusa, problema che sarà affronto in collaborazione con il Laboratorio di Parassitologia dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie in uno specifico progetto di ricerca. 104 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona ALTRE Relazione Sanitaria anno 2007 MALATTIE INFETTIVE Il patrimonio bovino, attualmente, risulta indenne da Leucosi Bovina e Brucellosi e la Regione Veneto è stata dichiarata dalla U.E. ufficialmente indenne per queste malattie. Nel corso del 2007, a seguito dei controlli effettuati, numerosi allevamenti hanno evidenziato le caratteristiche per l’attribuzione della qualifica di allevamento ufficialmente indenne da I.B.R. (Rinotracheite Bovina Infettiva), con notevole vantaggio per il patrimonio bovino soprattutto delle zone pedemontane. Iniziate nel 1998 in collaborazione con la sezione di Verona dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie proseguono le ricerche negli allevamenti e nell’ambiente della zona montana per la valutazione della prevalenza della paratubercolosi e per specifici piani di risanamento. APICOLTURA Il settore apicoltura sta vivendo un momento di particolare difficoltà, parecchi apiari registrano la scomparsa di alcune famiglie per patologie non ancora ben chiare (cosiddetta sindrome da spopolamento). La Varroa, la Peste America e una forma di parassitosi AETHINA TUMIDA, sottoposta in ambito comunitario alla notifica obbligatoria DEC. 82/894/CE, sono patologie importanti. Mantengono un ruolo di rilievo le infezioni virali e gli interventi di vigilanza e di educazione sanitaria svolti dai medici veterinari e dall’esperto apistico risultano essere sempre più importanti. 8.4 BENESSERE ANIMALE NEGLI ALLEVAMENTI La sensibilità verso il mondo animale porta ad un’attenzione sempre maggiore alle modalità di allevamento e trasporto necessarie per assicurare un maggior benessere degli animali, in ottemperanza a quanto disposto dal D.Lvo 146/2001. Sono stati sottoposti a ispezione e vigilanza tutti gli allevamenti di vitelli, suini e galline ovaiole presenti sul territorio. Inoltre, negli stabilimenti di macellazione, vengono verificate giornalmente le condizioni di benessere degli animali durante il trasporto e la macellazione. Totale allevamenti controllati n° 109 In applicazione del REG. CEE 01/2005 che regolamenta il trasporto degli animali vivi il servizio ha attivato i corsi di formazione per i conducenti/guardiani con il rilascio degli appositi attestati. ISPEZIONE COMUNITARIE Nel corso dell’anno il servizio veterinario è stato interessato da quattro ispezioni comunitarie riguardanti: • L’anagrafe bovina; • Le modalità di smaltimento dei rifiuti di origine animale. 105 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona EDUCAZIONE Relazione Sanitaria anno 2007 SANITARIA Il Servizio ha organizzato convegni indirizzati agli allevatori su varie problematiche relative alla monticazione degli animali, alla profilassi delle malattie infettive e per fornire compiute informazioni sulla tracciabilità nella produzione primaria (reg. CEE 178/2002). Particolare riguardo è stato posto nella informazione ed educazione sanitaria degli allevatori per l’applicazione di tutte le misure di biosicurezza e benessere animale. Prosegue l’attività di formazione dei Medici Veterinari in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, con il SIVEMP (Sindacato medici veterinari), con l’Università di Medicina Veterinaria Padova e con l’Ordine dei Medici Veterinari della Provincia. In collaborazione con il SIAN è continuata l’attività di formazione del personale addetto alla preparazione e vendita dei prodotti alimentari previsti dalla normativa regionale in sostituzione del libretto di idoneità sanitaria. 8.5 RANDAGISMO RANDAGISMO FELINO Un articolato impianto legislativo nazionale e regionale vieta il maltrattamento e tutela l’esistenza dei gatti liberi sul territorio, prevedendo sanzioni amministrative e penali per i trasgressori (Legge 189/2004 che modifica il Codice Penale). Al Servizio Veterinario Multizonale (SVM) è affidato il compito di tutelare la salute degli animali, controllarli demograficamente con le sterilizzazioni, conciliare l’igiene dell’ambiente e proteggere la popolazione dalle malattie potenzialmente trasmesse dai gatti. È una funzione complessa che talvolta registra situazioni estreme, dai tentativi di avvelenare gli animali a zoomania di persone socialmente fragili che convivono in condomini con un numero esagerato di gatti semiliberi ed in precarie condizioni igieniche. Graf. 8.5/1: flusso mensile dei gatti liberi catturati curati e sterilizzati (nel 2006-2007) 80 Anno 2007 72 70 Anno 2006 63 60 50 58 62 58 66 64 55 58 54 57 54 50 40 37 31 30 28 34 28 65 41 41 nov dic 26 20 20 19 10 0 gen feb mar apr mag giu 106 lug ago set ott Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Il flusso degli interventi segue l’andamento dell’anno precedente, con alcune flessioni dovute a carenza di operatori tecnici addetti alle catture, compensate parzialmente dai volontari. Sono stati catturati e condotti a visita ambulatoriale e sterilizzazione chirurgica n°529 gatti provenienti da 85 diverse colonie censite dal SVM in collaborazione con i volontari gattofili e le amministrazioni comunali. Tutti i gatti sterilizzati vengono tatuati nella superficie interna dell’orecchio, a Dx con le ultime due cifre dell’anno ed il numero progressivo di interventi, a Sx con ULSS 20. La provenienza è stata da 65 colonie del Comune di Verona, 1 da Vestenanova, 2 da Lavagno, 1 da Castel d’Azzano, 1 da San Giov. Lupatoto, 2 da Grezzana, 1 da Buttapietra, 1 da Tregnago, 1 da Cerro, 3 da Boscochiesanuova, 1 da Arcole, 1 da San Bonifacio, 2 da Albaredo , 3 da San Martino Buon Albergo. SOLUZIONE DI CONTINUITÀ DELLA LINEA ALBA, PER L’ESECUZIONE DELL’OVARIECTOMIA BILATERALE Le colonie di gatti randagi vengono seguite da un folto gruppo di volontari tesserati (n° 221) che si attengono alle linee guida elaborate dal SVM, per assicurare la tutela dei gatti liberi e l’igiene dei luoghi dove sono presenti le colonie. RANDAGISMO CANINO Il SVM effettua le catture dei cani liberi vaganti sul territorio di tutta la Provincia di Verona, in attuazione di una Convenzione tra l’Azienda ULSS 20 e le Aziende ULSS 21 e 22. Con il progressivo pensionamento degli operatori tecnici dipendenti, addetti alla cattura dei cani, ed il blocco delle assunzioni di personale specifico, le catture dal mese di dicembre 2007 vengono integrate in orario diurno da delegati dell’Associazione San Francesco, come previsto dall’art. 6 della Legge Regionale Veneta 28 dicembre 1993 n° 60. Il flusso mensile delle catture è riportato nel seguente grafico. Graf. 8.5/2: Flusso mensile catture di cani randagi 100 91 Anno 2007 90 80 88 Anno 2006 77 70 83 78 74 69 67 63 60 57 60 73 74 68 66 56 54 59 57 54 50 47 40 81 46 43 30 gen feb mar apr mag giu 107 lug ago set ott nov dic Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 In totale sono stati catturati 766 cani, 422 nel territorio dell’Azienda ULSS 20, 88 nel territorio dell’Azienda ULSS 21 e 256 nel territorio dell’Azienda ULSS 22. La media giornaliera di catture oscilla dai 2 ai 3 cani. Graf. 8.5/3: attività presso il canile sanitario anni 2006/2007 83 Presenze al 31 dic 113 115 Sterilizzati Anno 2007 154 Anno 2006 40 Morti 37 419 Adottati 409 336 Riscattati 362 766 Entrati 819 0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 La movimentazione cani nell’anno 2007 indica una riduzione delle catture (-53) e un incremento dei riscatti che sono risultati il 43,8% degli entrati. È un indicatore che misura l’efficienza dell’anagrafe canina e ci posiziona ai vertici di risultato a livello regionale e nazionale. Le adozioni sono passate dal 33,49% al 54,6%. Il successo delle adozioni è stato determinato anche dalla vetrina informatica “Cerco casa” dove sono pubblicate le foto dei nuovi cani entrati, consultabile all’indirizzo http://prevenzione.Ulss20.verona.it/cercocasa.html Il Canile Sanitario è un osservatorio epidemiologico che interessa la ricerca scientifica, in particolare il Laboratorio di Parassitologia dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, con il quale collaboriamo per l’identificazione delle micosi zoonosiche. Sono stati eseguiti n° 117 controlli ematologici di cani catturati nelle zone a rischio a Sud della Provincia di Verona, per la ricerca di Dirofilaria imitis risultati tutti negativi; lo scorso anno era positivo il 7,8% dei controlli. Con tendenza opposta sono risultati positivi a Leishmania infantum n° 14 soggetti su 313 controlli pari al 4,47%, lo scorso anno il tasso era al 1,4%, rilievo che evidenzia una situazione epidemiologica enzootica. 8.6 COLOMBI IN CITTÀ Si ritiene che i colombi di città (Colomba livia) provengano dalle zone agricole, dove venivano allevati prevalentemente per finalità alimentari. Si sono poi ben ambientati nelle città, trovando disponibilità di cibo, luoghi di nidificazione e l’assenza di antagonisti, diventando sinantropi, cioè conviventi con le persone, delle quali non hanno alcun timore. 108 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Giuridicamente, ai sensi dell’art.1 della Legge 27/12.1977 n° 968 sulla tutela della fauna, sono considerati “patrimonio indisponibile dello stato”. La Regione Veneto con DGR n° 272 del 06/02/2007 dispone all’art.5 dell’Allegato A “Il Sindaco, ai sensi del D.Lgs. 267/2000, per la tutela della salute e dell’igiene pubblica e del decoro urbano, su conforme parere e su proposta del Servizio Veterinario dell’Azienda ULSS di competenza, può disporre interventi sulle popolazioni di animali sinantropi in libertà, compreso la cattura ed, ove necessario, la eventuale soppressione, allo scopo di monitorare lo stato sanitario di dette popolazioni, controllarne le nascite, e di risolvere eventuali problemi igienico-sanitari da essi creati”. Il SVM nel 2007 ha fatto 38 sopralluoghi nel Comune di Verona per verificare le condizioni di salute e di nutrizione dei volatili. Le aree maggiormente popolate sono: Castelvecchio e Corso Cavour, Piazza Brà, Piazza Erbe, Piazza dei Signori, Piazzale Stefani, Fiera; in queste sedi la presenza di posatoi notturni crea notevoli disagi ai residenti a causa del guano, degli odori , dei rumori e della polverosità. Sono stati catturati nei mesi di gennaio-febbraio e novembre-dicembre n° 101 soggetti dai quali sono state prelevati campioni di feci e di sangue per accertamenti analitici. Alcuni soggetti presenti in Borgo Trento e Borgo Venezia erano parassitari da Pseudolynchia canariensis, mosca ematofaga dei colombi. Alcuni soggetti catturati in zona Stadio e Fiera erano infestati da Argasidi o zecche molli. Tutti i soggetti catturati sono stati poi liberati dopo il prelievo. 8.7 RATTI E INSETTI Il personale tecnico assegnato al SVM ha assicurato anche nell’anno 2007 le disinfezioni, disinfestazioni e derattizzazioni in tutte le sedi ospedaliere, distrettuali e amministrative gestite dall’Azienda ULSS 20 in orario ordinario ed in pronta disponibilità nelle urgenze. Da dicembre dell’anno 2005 le Aziende ULSS hanno dismesso gli oneri degli interventi di disinfestazione e derattizzazione, di competenza delle Amministrazioni Comunali. È stato necessario assicurare una transizione graduale e la continuità dei trattamenti contro le zanzare e i ratti. Con il Comune di Verona ed AMIA SPA l’Azienda ULSS 20 ha sottoscritto un Protocollo d’Intesa il 30 maggio 2006, nel quale sono definite competenze, obiettivi e strumenti operativi. Agli altri Comuni è stata data l’opportunità di avvalersi delle prestazioni di AMIA SPA o gestire in proprio i servizi tramite personale dipendente o appalti. Il SVM del Dipartimento di Prevenzione ha assicurato il necessario supporto tecnico per l’organizzazione dei servizi, la tipologia di presidi ed attrezzature e la consulenza per i capitolati di appalto, oltre al monitoraggio degli infestanti e le prove di efficacia. La maggioranza dei Comuni ha attivato il servizio di disinfestazione e derattizzazione nelle aree pubbliche (24 Comuni su 36). 109 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Graf. 8.7/1: popolazione dell’ULSS 20 censita alla data del 31/12/2006 coperta dal servizio dei Comuni nell’anno 2006 e 2007 Anno 2007 Anno 2006 Scoperti 17% Serviti 83% Scoperti 8% Serviti 92% Il grado di copertura è ulteriormente migliorato, rimangono ancora esclusi alcuni Comuni situati in area montana dove sono meno favorevoli le proliferazione di zanzare e ratti. L’ULSS 20 effettua la stima dei livelli di intervento necessari per il territorio, convalida il calendario dei trattamenti ed esegue il monitoraggio degli infestanti finalizzato alle verifiche di efficacia e ri-orientamento delle procedure di prevenzione. In particolare sono state modificate le procedure di derattizzazione, escludendo i trattamenti a spaglio e privilegiando il sistema di controllo tramite rat-dispenser o tane artificiali, nelle quali solo i ratti possono entrare ed alimentarsi con le esche. Nel Comune di Verona sono stati posizionati n° 1.824 punti di adescamento che consentono di quantificare i consumi e di conseguenza il livello di infestazione; entro il primo semestre del 2009 tutta la città di Verona sarà derattizzata utilizzando questo metodo. È stato chiesto ai Comuni di compilare un questionario sulle attività di disinfestazioni/derattizzazioni effettuate nell’anno 2007 ed il preventivo per l’anno 2008. Quasi tutti i Comuni registrano le segnalazioni dei cittadini. I focolai di Chikungunya verificatisi la scorsa estate nelle Province di Ravenna, Rimini e Cesena hanno incentivato la necessità di emanare Ordinanze Sindacali per la prevenzione delle infestazioni da zanzare. I trattamenti antilarvali sono utilizzati correttamente in via prioritaria, lasciando la scelta degli adulticidi nei casi di emergenza. Il SVM ha gestito il monitoraggio con 37 postazioni installate nel Comune di Verona e 25 negli altri Comuni di pianura dell’Azienda ULSS 20. In totale sono stati effettuati tra maggio ed ottobre 682 campionamenti con identificazione di uova, larve ed adulti. L’andamento dell’infestazione risponde è direttamente proporzionale alla temperatura media ed alla piovosità, nella realtà è molto più importante la prima, in quanto se non piove la disponibilità di acqua è comunque garantita in modo artificiale. I casi recenti di Chikungunya che hanno colpito più di 200 persone nella vicina Romagna, sono stati favoriti dalla presenza elevatissima del vettore zanzara tigre: nel grafico n. 8.7/2 viene riportato il numero medio di uova raccolte nelle ovitrappole a Verona e a Ravenna nello stesso periodo. Ciò dimostra che il rischio di esposizione a malattie trasmesse dai vettori è proporzionale alla presenza dei medesimi, quindi bisogna abbattere la carica infestante con azioni di prevenzione e con interventi adeguati nelle aree pubbliche e private. 110 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Graf. 8.7/2: ULSS 20:monitoraggio dell’infestazione da zanzare con postazioni di ovitrappole – n° medio di uova dei campioni di Verona e di Ravenna 29/09-13/10 28 2 17/09-27-09 media+RA 51 1 06/09-17/09 media+ VR 81 3 21/08-06/09 172 6 08/08-21/08 101 7 24/07-08/08 4 10/07-24/07 5 28/06-10/07 191 145 113 2 15/06-28/06 120 7 04/06-15/06 54 10 21/05-04/06 6 0 41 50 100 150 200 Altri elementi da tener presente nella programmazione degli interventi di prevenzione sono: • Il ciclo biologico è direttamente proporzionale all’incremento di temperatura ed alla disponibilità di acqua; • Lo sviluppo ottimale è con temperatura media (TM) compresa tra i 20 e 25 °C; • Sotto i 18°C di TM l’ovodeposizione rallenta per arrestarsi con TM < di 15°C, anche con livelli di piovosità consistenti; • La disponibilità di acqua è un fattore limitante per la Culex ma non per Albopictus. Tra maggio e giugno 2007 è stato organizzato a Verona,in collaborazione con il S.I.Ve.P., il Convegno “Una città libera da ratti e insetti vettori di malattie” al quale hanno partecipato Tecnici della Prevenzione, Medici Veterinari, Medici Igienisti, Assistenti Sanitari e Funzionari delle Amministrazioni Comunali e delle Imprese di Disinfestazione. Sono state presentati sistemi gestionali e di prevenzione per le più frequenti infestazioni urbane, in modo approfondito per il controllo delle infestazioni da blatte nei condomini. 111 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 112 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 9 L A P REVENZIONE I NUTILE LA E LEGGE La normativa che riguarda le attività prevenzione è, nel nostro Paese, zeppa UN PAESE di disposizioni inutili; molte di queste sono storicamente datate e benché la loro DI NORME mancanza di efficacia sia palese è particolarmente difficile abolirle. INUTILI I tentativi di semplificazione che, assieme ad un gruppo nazionale, compio da molti anni, hanno fornito, finora, risultati modesti (sono illustrati nel sito del Dipartimento di Prevenzione (http://prevenzione.Ulss20.verona.it/evidence.html). Particolarmente importante, in questa partita, è stata la scelta di alcune regioni (tra cui la nostra) di giocare un ruolo autonomo rispetto all’Amministrazione centrale dello Stato. Nel 2003, infatti, la Regione Veneto ha emanato la L.R. n.41 con la quale IL RUOLO venivano disattivate 6 norme particolarmente inutili (i particolari sono rinvenibili DELLE nel sito già citato). REGIONI Una di queste riguardava la sostituzione dei libretti sanitari (LISA) per alimentaristi con iniziative di formazione ed informazione sanitaria, analogamente alle azioni già adottate in altre regioni italiane (Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte, provincia di Trento). Contro queste decisioni regionali, il Governo è ricorso di fronte alla Corte GOVERNO Costituzionale che, il primo giugno 2004, ha dichiarato inammissibili le obiezioni di CONTRO legittimità costituzionali avanzate dal governo confermando la validità delle scelte REGIONE regionali. Si tratta di una sentenza particolarmente importante dato che ribadisce che il Governo non può ostacolare le scelte delle Regioni di abbandonare norme tecniche superate sostituendole con provvedimenti più efficaci. La decisione della Corte Costituzionale ha indotto l’allora Ministro della Salute Girolamo Sirchia ad attivare (con un decreto del 13 ottobre 2004) una commissione, insediata nel gennaio del 2005, che ha avuto mandato di definire entro sei mesi un primo elenco di norme obsolete da eliminare. La Commissione ha prodotto entro il 28 giugno 2005, un elenco di 36 “procedure certamente non utili” di cui ha chiesto formalmente l’eliminazione. Il 9 febbraio 2006 la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato il “Documento sulla semplificazione delle procedure relativamente alle autorizzazioni, certificazioni ed idoneità sanitarie” redatto dal nostro gruppo. Il 17 gennaio 2007 è stato, così, presentato al Senato il disegno di legge n. 1249 “Disposizioni per la semplificazione degli adempimenti amministrativi connessi alla tutela della salute”, che ha, sì, superato il voto del senato, il 12 dicembre 2007, ma è stato “colto” dalla crisi di governo azzerando il lavoro fatto. Questo disegno di legge, fra l’altro, non riprendeva in toto il provvedimento licenziato dalla Conferenza delle regioni dato che estenuanti trattative con gli uffici romani avevano già portato allo stralcio di alcuni importanti provvedimenti: quello relativo al “Certificato di idoneità fisica per l’assunzione di apprendisti non a rischio” e quelli relativi all’”Isolamento di animali per il controllo dell’infezione rabbica” e la “Sospensione della visita veterinaria prima del carico dei suini domestici, da trasportare fuori comune”. 113 PIENO Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 In altri termini, a metà 2008, sono ancora i vigore norme che già nel 2005 avevamo considerato inutili. La fine ingloriosa di questo ennesimo tentativo mi riconferma nella convinzione che se la sanità veneta vorrà togliersi di dosso un peso assurdo (per sé ma soprattutto per gli utenti) dovrà tornare alla strada già percorsa con successo di abrogare con atto autonomo le procedure inutili. SERVONO SCELTE AUTONOME DELLA NOSTRA REGIONE LO STATO ATTUALE Il 3 e 4 Giugno, si è tenuto il terzo convegno nazionale di Castelbrando, a Cison di Valmarino, dove assieme a tutti gli altri igienisti italiani abbiamo fatto ancora una volta il punto su questa non entusiasmante situazione e sottolineato che, specie, in tempi di scarse risorse destinate alla prevenzione, è senza logica che l’autorità legislativa mantenga in attive norme che producono solo costi. COSA ELIMINARE È continuata, in ogni caso, l’attività del comitato nazionale EBP che ha il compito di individuare altre pratiche inutili da abolire. I lavori, come prevedibile, procedono a rilento dato che non è chiaro, una volta individuate le norme, come fare per abolirle. Elenco di seguito la serie di normative che ho chiesto di sottoporre a verifica di efficacia: - La normativa attuale di controllo tramite visite fiscali dei dipendenti in malattia; - Il controllo medico periodico per lavoratori addetti ai videoterminali; - I controlli sanitari per lavoratori precedentemente esposti ad amianto; - L’attuazione di visita mediche di soggetti che intendono praticare attività motoria in palestre o gruppi organizzati; - L’affidamento alle ASL del controllo sui funghi epigei posti in vendita; - La riduzione da 10 a 5 anni dell’intervallo di tempo di validità dei requisiti sanitari per guidare un autoveicolo dopo i 50 anni di età. (NUOVE NORME DA VERIFICARE). LA RIPROVA Nel corso dell’anno abbiamo effettuato un’ indagine campione sulla diffusione in Veneto di un’altra pratica inutile: quella che richiede la presentazione di un certificato medico per l’effettuazione di attività motorie da parte di palestre varie. I risultati dell’indagine (che è inserita nel sito del dipartimento) evidenziano in maniera chiara che le indicazioni regionali che non prevedono certificazioni sanitarie sono largamente disattese. La maggior parte degli operatori sportivi, nonostante due diverse disposizioni regionali specifichino che si tratta di un certificato inutile, continua nella “vecchia” prassi di chiedere a tutti il certificato medico per attività sportiva non agonistica infliggendo agli utenti una spesa inutile e ingiustificata. 114 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 10 I L D IPARTIMENTO DI P REVENZIONE E 10.1 SERVIZI/UFFICI Il Dipartimento si articola in sei Servizi che operano nelle aree di sanità umana ed animale, e in due Uffici dipendenti direttamente dalla Direzione del Dipartimento: - Servizio Igiene e Sanità Pubblica (SISP); - Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (SIAN); - Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (SPISAL); - Servizio di igiene della produzione, trasformazione, commercializzazione, conservazione e trasporto degli alimenti di origine animale e dei loro derivati; - Servizio igiene e sanità animale, igiene della produzione degli allevamenti e delle produzioni zootecniche; - Servizio Veterinario Multizonale (SVM); - Ufficio di Coordinamento degli screening oncologici; - Ufficio di Promozione della salute. Fig. 10.1/1: organigramma del Dipartimento di Prevenzione UFFICIO UFFICIODI DI PROMOZIONE PROMOZIONE DELLA DELLASALUTE SALUTE Dipartimento Dipartimento di di Prevenzione Prevenzione SERVIZIO SERVIZIOIGIENE IGIENE ALIMENTI ALIMENTIE E NUTRIZIONE NUTRIZIONE SERVIZIO SERVIZIOIGIENE IGIENEE E SANITA’ SANITA’ PUBBLICA PUBBLICA SISP SISP UFFICIO UFFICIOIGIENE IGIENE EDILIZIA EDILIZIAE E DELLE DELLE STRUTTURE STRUTTURE COLLETTIVE COLLETTIVE UFFICIO UFFICIO PROFILASSI PROFILASSI MALATTIE MALATTIE INFETTIVE INFETTIVE PERSONALE DEL UFFICIO UFFICIODI DI COORDINAMENTO COORDINAMENTODEGLI DEGLI SCREENING SCREENINGONCOLOGICI ONCOLOGICI SE RV. P S ERV. PREV REVENZIONE E NZIONE IGIENE ICURE ZZA IGIE NEE ES SICURE ZZA AMBIE NTI DI ORO AM BIENTI DIL LAV AVORO SPISAL SPISAL SIAN SIAN UFFICIO UFFICIODI DI MEDICINA MEDICINA LEGALE LEGALE UNITÀ UNITÀ FUNZIONALE FUNZIONALE IGIENE IGIENE ALIMENTI ALIMENTI UNITÀ UNITÀ FUNZIONALE FUNZIONALE IGIENE IGIENEDELLA DELLA NUTRIZIONE NUTRIZIONE UNITÀ UNITÀ OPERATIVA OPERATIVADI DI VIGILANZA VIGILANZA SERVIZIO SERVIZIOIGIENE IGIENE ALIMENTI ALIMENTIDI DI ORIGINE ORIGINE ANIMALE ANIMALE S.VET. S.VET. UNITÀ UNITÀ OPERATIVA OPERATIVADI DI SORVEGLIANZA SORVEGLIANZA EPIDEMIOLOGICA EPIDEMIOLOGICA SERVIZIO SERVIZIOIGIENE IGIENE E ESANITA’ SANITA’ ANIMALE ANIMALE S.VET. S.VET. SERVIZIO SERVIZIO VETERINARIO VETERINARIO MULTIZONALE MULTIZONALE SVM SVM UNITÀ UNITÀ OPERATIVA OPERATIVADI DI IGIENE IGIENEDEL DEL LAVORO LAVORO DIPARTIMENTO Albieri Marina, Allegri Davide, Barotti Patrizia, Benedetti Graziano, Bergamasco Rita, Bolcato Ivana, Braga Carla, Broch Natalino, Burro Paola, Caloini Rosanna, Calovi Carla, Calvetti Maria Grazia, Comin Andrea, De Bortoli Graziella, De Togni Flavio, De Vittor Gianluigi, Feltrin Ferdinanda, Gallo Ilaria, Garbin Natalino, Giacomini Lucia, Lecca Valentina, Marani Giuseppe, Menegotti Luisa, Molon Marina, Pettenella Massimo, Poli Renato, Rigo Danilo, Segneghi Massimo, Tacconi Monica, Veronese Pio Vinicio, Valsecchi Massimo, Zanella Silvana. UFFICIO DI COORDINAMENTO DEGLI SCREENING ONCOLOGICI (Istituito con delibera aziendale n.618 del 6.7.2005). Compito di questo Ufficio è costituire un riferimento unico per gli aspetti organizzativi, sia per gli utenti che le strutture dell’Ulss, sviluppare azioni coordinate di promozione ed informazione alla popolazione, rappresentare un riferimento unico per i programmi di collaborazione con i soggetti esterni e le associazioni. La sede operativa è stata individuata nell’ospedale di Marzana. PERSONALE: Bellorio Daniele, Chioffi Maria Cristina, Cillari Cinzia, Costa Paolo 115 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona UFFICIO DI PROMOZIONE Relazione Sanitaria anno 2007 DELLA SALUTE A partire dal 2006 è stato aggregato al Dipartimento di Prevenzione l’Ufficio Promozione della Salute che negli anni precedenti ha operato nello staff delle Direzione Generale. Questo nuovo inserimento, in analogia a quanto fatto in molti altri Dipartimenti del Veneto, risponde alla necessità che ogni attività preventiva veda il cittadino sempre più protagonista e capace di intervenire in modo informato sulla salute propria e collettiva. L’Ufficio Promozione della Salute ha rafforzato il suo ruolo di risorsa di Staff per la Direzione del Dipartimento sia con la gestione diretta di progetti di promozione della salute di respiro Locale, Regionale e Nazionale, sia con il supporto alla progettualità del Dipartimento di Prevenzione, dell’Azienda ULSS 20, e delle istituzioni cittadine. È stata mantenuta e valorizzata come orientamento di fondo l’idea che la promozione di stili di vita sani non appartiene ai soli servizi sanitari ma all’intera comunità, perché la prevenzione veda il cittadino sempre più protagonista e capace di intervenire in modo informato sulla salute propria e collettiva, nel segno dei principi generali promossi dall’OMS in particolare con la Carta di Ottawa del 1986 e con i pronunciamenti successivi fino alla Carta di Bangkok del 2005 Nel marzo 2006 è stato approvato dall’Amministrazione comunale di Verona il Piano per la Salute, in collaborazione con l'ULSS 20 di Verona, l'Università degli Studi di Verona, e le Acli provinciali, che intende promuovere una serie di azioni significative, indirizzate ad incrementare il livello di salute e di benessere dei cittadini. L’obiettivo prioritario è quello di migliorare la consapevolezza di tutti sulle ricadute che hanno sulla salute e sul benessere le scelte individuali e collettive partendo da alcune azioni che sono già in atto:piano per il miglioramento della qualità dell'aria, promozione degli stili di vita sani, con particolare riferimento all'attività fisica e alla corretta alimentazione, l'adozione di misure per aumentare la sicurezza stradale, domestica e nei luoghi di lavoro. Le attività dell’ Ufficio riguardano determinanti di salute in buona parte già descritti nella presente relazione, e si sono articolate per progetti PROGETTI A LIVELLO LOCALE Progetto Mac – Metropolitan Art Crew (Partner - Area Salute Adolescenziale) Il MAC, un progetto di animazione territoriale rivolto alle ragazze e ai ragazzi dai 14 ai 18 anni si è svolto presso l’Istituto d’Arte Nani di via S.Nazaro - Verona da giugno 2006 a giugno 2007, per promuovere la partecipazione sociale degli adolescenti e l’educazione ad una cittadinanza attiva nel contesto del quartiere “Veronetta”. Sono stati attivati 5 stage (teatro,danza,musica,web-radio, scenografia) con 125 iscritti; prodotti due spettacoli sperimentali e multimediali e pubblicati 2 DVD contenenti le riprese degli spettacoli; realizzata una festa finale il 1.10.06 con consegna degli attestati di partecipazione da parte dell’Assessore. È stato attivato un laboratorio di web-radio che ha coinvolto 25 ragazzi e ragazze ed ha prodotto 8 puntate radiofoniche di 20 minuti trasmesse da RadioVerona e disponibili sul sito web (www.mac-crew.com). “Incidenti Stradali In Età Adolescenziale” (partner - Area Salute Adolescenziale) Consulenza e coprogettazione di un intervento presso l’istituto professionale ENAIP su “incidenti stradali in età adolescenziale”: incontro con il gruppo insegnanti, scelta accurata del materiale da utilizzare del taglio comunicativo da preferire con i ragazzi. Progetto Di Contrasto Adolescenziale) Al Bullismo “Blog/La Barca Nel Bosco” (partner – Area Salute Consulenza e coprogettazione della riduzione teatrale del libro “Una barca nel bosco” di Mastracola in collaborazione con l’Associazione Culturale Pediatri (ACP), la Fondazione AIDA ( Associazione Teatro Ragazzi di Verona) e L’Ufficio Scolastico Provinciale di Verona (CSA). Dal testo è stata tratta la sceneggiatura di uno spettacolo teatrale chiamato “BLOG/ Una barca nel bosco” destinato alla rappresentazione nelle Scuole Superiori per il contrasto al Bullismo. La prima azione teatrale si è svolta presso l’Ist. MARCONI il 13.12.2007 alla presenza di 200 ragazzi/e, 10 insegnanti e 10 operatori sociali . I feedback dei ragazzi/ e dopo lo spettacolo sono stati molto positivi. Le repliche dello spettacolo sono continuate nei mesi successivi. Progetto Via Pigafetta (Partner – Area Materno Infantile) Il comune di Verona ha inaugurato il 12 aprile 2007 il Centro Polifunzionale in via Pigafetta ed ha attivato progressivamente le varie attività che sono focalizzate in particolare all’implementazione del rapporto intergenerazionale (bambini-anziani). L’Ufficio Promozione della Salute ha svolto un’attività di Consulenza e Co-progettazione riguardo specifiche attività rivolte alle neomamme in vista della possibile formazione di un gruppo di autoaiuto sull’allattamento. “Ospedale Amico dei Bambini – Dipartimento Materno Infantile Ospedale San Bonifacio – (Progetto Aziendale - Area Salute Materno Infantile) Consulenza e supporto alle attività di promozione dell’allattamento materno secondo gli standard internazionali della Baby Friendly Hospital Initiative - OMS/UNICEF. 116 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona PROGETTI A Relazione Sanitaria anno 2007 LIVELLO REGIONALE Progetto Regionale Educazione Sessuale (Capofila - Area Salute Adolescenziale) È stata implementata la costruzione di un CD che andrà allegato ad un manuale per gli operatori dei Servizi come lavoro di sintesi del pregresso Progetto Pilota Regionale “Ricerca di modelli nell’educazione alla sessualità in ambito scolastico ed extrascolastico”. In collaborazione con Consultori Familiari è stata attivata una selezione dei materiali più innovativi ed attuali emersi dal lavoro effettuato a livello regionale negli anni precedenti. Progetto Genitoripiù – Livello Regionale (Capofila - Area Salute Materno Infantile) Dopo avere ideato, promosso e concluso al 31.12.07 la Campagna GenitoriPiù nella Regione Veneto ed aver ricevuto l’incarico dal Ministero della Salute di estenderla a livello nazionale, la Regione Veneto prosegue anche in qualità di Regione aderente alla campagna Nazionale GenitoriPiù, sempre con il Coordinamento del Dipartimento di Prevenzione - Ufficio Promozione della Salute nella promozione di sette azioni sinergiche per la salute nei primi anni di vita. PERSONALE: Brunelli Mara, Campara Paola, Feltrin Cristina, Speri Leonardo SERVIZIO IGIENE E SANITÀ PUBBLICA (SISP) Compito di questo Servizio è individuare e contrastare i fattori di rischio nell'ambito delle malattie infettive, dell'igiene urbana, dell'organizzazione urbanistica degli abitati e degli stili di vita pericolosi alla salute. Il Servizio si occupa, inoltre, dei problemi medico-legali relativi ai singoli cittadini ed alle strutture sanitarie. PERSONALE: Beltrame Silvana, Bonomi Anna Lidia, Borasco Stefano, Canipari Annalisa, Corbellari Roberto, De Noni Lucia, Donati Giuditta, Faccioli Daniele, Fasoli Mario, Fedele Federica, Ferrari Elisabetta, Innocenti Giuliano, Lauria Andrea, Liera Chiara, Manservisi Silvana, Morgante Susanna, Napoletano Giuseppina, Nguyen Thi My Dung, Pernigo Antonella, Piccolo Daniela, Poli Fabrizio, Sandrini Anna, Soardo Lorena, Stoppato Ugo, Tognon Lucrezia, Trevisan Laura, Vesentini Antonella, Zanetti Luigi, Zivelonghi Giambattista SERVIZIO IGIENE DEGLI ALIMENTI E DELLA NUTRIZIONE (SIAN) Compito di questo Servizio provvedere al controllo sulla qualità e sicurezza degli alimenti, e contrastare i fattori di rischio nutrizionale attraverso l'informazione e l'educazione sanitaria della popolazione nel suo complesso, nonché attraverso la formazione rivolta a tutto il personale preposto alla produzione e distribuzione di alimenti e bevande. PERSONALE: Cannas Luciano, Chioffi Linda, De Paoli Norma, Eridani Antonio, Ferreri Anna Maria, Guarda Pietro, Gudenzi Francesca, Martinelli Donato, Milan Pietro, Montoli Monica, Pozzani Laura, Zambaldo Luigi SERVIZIO PREVENZIONE IGIENE E SICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO (SPISAL) Allo SPISAL sono attribuite le funzioni di controllo, vigilanza negli ambienti di lavoro, di promozione della cultura della salute e della sicurezza con l’obiettivo di contribuire alla prevenzione delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro. PERSONALE: Arcamone Patrizia, Benetti Diego, Bertani Remo, Bonfanti Massimo, Brunetti Loredana, De Togni Giovanni, Ferro Bruno, Fiorini Cristina, Gallo Ilaria, Ghizzi Paolo, Gobbi Mario, Gomitolo Paolo, Lelli Maria, Marchiori Luciano, Marcolongo Francesco, Mazzoccoli Pietro, Navolta Laura, Peruzzi Manuela, Reginato Giorgio, Rossi Lorella, Rubele Paola, Todesco Sonia, Zedde Antonio. 117 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona SERVIZIO Relazione Sanitaria anno 2007 DI IGIENE DELLA PRODUZIONE, TRASFORMAZIONE, COMMERCIALIZZAZIONE, CONSERVAZIONE E TRASPORTO DEGLI ALIMENTI DI ORIGINE ANIMALE E DEI LORO DERIVATI L'attività del Servizio si espleta nella prevenzione, controlli ed indagini epidemiologiche delle malattie infettive degli animali da reddito e da affezione, in particolar modo rivolte alle malattie emergenti trasmissibili all'uomo (zoonosi); controllo delle filiere produttive (mangimi, farmaci, contaminanti); benessere animale ed igiene degli allevamenti da reddito. PERSONALE Avanzini Eugenio, Barbisio Paola, Brenzoni Claudio, Busti Renzo, Cavazza Sergio, Dal Forno Arrigo, Derna Camillo, Lavagnoli Sonia, Micheloni Anselmo, Milia Francesco, Murari Riccardo, Nonis Stefano, Passarini Gastone, Poggiani Roberto, Rinaldi Aurelio, Ronconi Franco, Seghetto Silvio Silvano, Speri Marina, Strazzabosco Renzo, Tessari Emilio. SERVIZIO IGIENE E SANITÀ ANIMALE, IGIENE DELLA PRODUZIONE DEGLI ALLEVAMENTI E DELLE PRODUZIONI ZOOTECNICHE L'attività viene espletata mediante l'ispezione, vigilanza e controllo degli alimenti di origine animale e dei suoi derivati nelle fasi di macellazione, conservazione, trasformazione, lavorazione, deposito, trasporto e vendita, in particolar modo rivolte al costante e continuo miglioramento delle condizioni di sicurezza alimentare. PERSONALE: Baetta Cesare, Benini Nicola, Bonazzi Michela, Cestaro Fabrizio, Comencini Flavio, Facchetti Mario, Guerra Giovanni, Mari Luca, Mattone di Benevello Giuseppe, Mazzi Maurizio, Olivi Fiorella, Passarini Gastone, Poli Renato, Ruggeri Claudio, Saccardo Gianluca, Toffali Paolo, Vantini Enzo, Zordan Myriam. SERVIZIO VETERINARIO MULTIZONALE (SVM) Vengono eseguiti i controlli sui lavori appaltati alle Ditte di sanificazione sulle aree pubbliche. Si effettuano interventi di raccolta e smaltimento delle carcasse di cani e gatti, disinfezione, disinfestazione, derattizzazione di interesse privato, applicando il Tariffario Unico Regionale in vigore. Vengono monitorati i focolai di zanzare e lo stato sanitario dell'avifauna di città. Si eseguono interventi di igiene urbana veterinaria ed il rilascio dei tesserini per l'alimentazione dei gatti liberi. Il personale è attrezzato e formato per garantire il pronto intervento di sanificazione in caso di emergenze. PERSONALE: Baldazzi Claudia, Bertoni Roberto, Bonomi Giuseppe, Brancaleoni Dario, Caliari Giancarlo, Danzi Walter, Faedo Giovanni, Ferrarini Francesco, Furnari Carmelo, Imperatore Ronaldo, Pagan dè Paganis Andrea, Panato Claudio, Sbardellati Flavio, Tosi Alessandra. 118 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona IL SITO WEB DEL DIPARTIMENTO DI Relazione Sanitaria anno 2007 PREVENZIONE Il portale web del Dipartimento di Prevenzione, con una nuova veste grafica, si trova all’indirizzo http://prevenzione.ulss20.verona.it. Dal sito è possibile scaricare la modulistica e le informazioni inerenti l’attività dipartimentale. Anche nel 2007 è stato riscontrato un aumento degli accessi rispetto all’anno precedente (+41%). Si sono avuti 129.897 visitatori con un totale di 391.541 pagine visualizzate. Le sezioni più viste sono state le pagine dei cani in adozione, lo Spisal, la modulistica e la Medicina Legale. PORTALE WEB LA HOME PAGE DEL SITO DEL DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE I VISITATORI SONO PREVALENTEMENTE DEL NORD ITALIA. LE PRIME SETTE CITTÀ DI PROVENIENZA SONO NELL’ORDINE: MILANO, VERONA, PADOVA, ROMA, NAPOLI, TORINO, BOLOGNA. NELLE IMMAGINI IN BASSO SONO RAPPRESENTATI I PRINCIPALI PUNTI DI ACCESSO E LE SORGENTI DI TRAFFICO Graf. 10.1/1: accessi al sito del Dipartimento di Prevenzione 36.715 34.746 30.892 27.454 26.049 19.344 15.358 13.785 15.877 10.078 10.437 1.260 1 trim. '05 2 trim. '05 3 trim. '05 4 trim. '05 1 trim. '06 2 trim. '06 119 3 trim. '06 4 trim. '06 1 trim. '07 2 trim. '07 3 trim. '07 4 trim. '07 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona 10.2 COSTI Relazione Sanitaria anno 2007 (Dati ex Servizio Controllo di Gestione - 3/2007) SPESE 2005 SPESE 2006 SPESE 2007 PERSONALE DIPENDENTE 2007 Ufficio Amministrativo Unico Ufficio screening oncologici 1.244.701,09 1.502.996,00 1.398.420,00 34,46 Servizio Igiene e Sanità Pubblica 4.165.656,10 4.925.998,00 4.324.729,00 28,53 780.386,14 823.046,00 683.367,00 11,78 1.378.830,32 1.443.984,00 1.383.235,00 19,79 3.244,72 136,00 430,00 - Servizio Sanità Animale ed Igiene degli Allevamenti 1.965.889,12 2.252.954,00 1.991.921,00 16,67 Servizio Controllo Igiene Alimenti di Origine Animale 1.920.122,59 2.076.644,00 1.864.370,00 19,34 Servizio Veterinario Multizonale 942.368,43 1.074.118,00 935.718,00 14,54 - 173.342,00 233.553,00 3,28 Totale costi diretti Dipartimento di Prevenzione 12.401.198 14.273.218,00 12.815.743,00 148,39 Totale costo della produzione A.ULSS 20 748.119.973 743.933.075,00 806.646.160,44 1,82% 1,67% 1,59% Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro Servizio Veterinario Ufficio Coordinamento Ufficio promozione salute Incidenza del Dipartimento di Prevenzione sul totale dei costi Ulss 20 Graf. 10.2/1: incidenza dei costi del Dipartimento di Prevenzione sul totale dell’Ulss 20 - anno 2007 1,59% 98,41% 120 Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona Relazione Sanitaria anno 2007 Graf. 10.2/2: media presenze del personale dipendente 170 165,29 165 157,57 160 159,77 155 153,17 150 149,35 146,87 145 149,24 148,39 146,48 145,49 140 135 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 L’incremento di personale evidenziato dal grafico, nel 2006, è in realtà frutto dell’accorpamento nel Dipartimento di un nuovo Ufficio (Educazione alla salute). La dotazione di personale è di fatto in costante diminuzione dato che i decessi e i pensionamenti non vengono sostituiti. Ne consegue un progressivo aumento dell’età del personale. Riporto ad esempio la distribuzione in età del personale medico del Dipartimento di Prevenzione dalla quale si evince come sia del tutto assente la fascia di laureati con età inferiore ai 43 anni. Graf. 10.2/3: Età dei Medici dipendenti c/o il Dipartimento di Prevenzione ULSS 20 al 31.12.2007 3,5 3 3 2,5 2 2 2 2 2 1,5 1 1 1 1 1 1 0,5 0 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 121