Dipartimento di Prevenzione Verona

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Dipartimento di Prevenzione Verona
Dipartimento di Prevenzione
Ulss 20 di Verona
“Coloro che stabiliscono le politiche
sanitarie ed i ricercatori medici devono
far capire meglio al pubblico che non si
può mai essere sicuri di niente”
Geoffrey Rose
Relazione
Sanitaria
2007
http://prevenzione.ulss20.verona.it
A cura di:
Silvana Manservisi
Andrea Comin
Cristina Feltrin
A NNO 20076
1
IL CAMPO
DI
INTERVENTO
Pag. 1
1.1
Caratteristiche geografiche
Pag. 1
1.2
La struttura produttiva nella Provincia di Verona
Pag. 1
1.3
La popolazione
Pag. 2
1.4
La mortalità
Pag. 4
1.4.1
1.4.2
1.4.3
La mortalità generale
La mortalità infantile
La mortalità evitabile
Pag. 4
Pag. 9
Pag. 9
1.5
Invalidi civili
Pag. 10
2
L’AMBIENTE URBANO
Pag. 13
2.1
Inquinamento atmosferico
Pag. 13
2.2
Assetto territoriale
Pag. 20
2.3
Collettività
Pag. 27
2.3.1
Disagio abitativo
Pag. 27
2.3.2
Popolazione carceraria
Pag. 30
2.3.3
Piscine
Pag. 32
3
ALIMENTAZIONE
Pag. 33
3.1
Approvvigionamento dell’acqua potabile
Pag. 33
3.2
Sicurezza alimentare
Pag. 35
3.3
Vigilanza e controllo su prodotti alimentari
Pag. 37
3.4
Encefalopatia spongiforme bovina (BSE)
Pag. 43
3.5
Tracciabilità dei prodotti di origine animale
Pag. 44
3.6
Latte
Pag. 44
3.7
Uova e ovoprodotti
Pag. 44
4
LE MALATTIE INFETTIVE
Pag. 45
4.1
Vaccinazioni
Pag. 45
4.2
Dati relativi alle malattie infettive
Pag. 50
4.3
Profilassi internazionale
Pag. 53
5
LE MALATTIE CRONICO DEGENERATIVE
Pag. 59
5.1
Fattori di rischio
Pag. 59
5.2
Alimentazione
Pag. 65
5.3
Attività fisica
Pag. 68
5.4
Screening oncologici
Pag. 74
6
INCIDENTI
Pag. 79
6.1
Incidenti stradali
Pag. 79
6.2
Controllo sulle patenti di guida
Pag. 81
6.3
Incidenti domestici – intossicazioni da CO
Pag. 83
7
LA SICUREZZA
NEI
LUOGHI
DI
LAVORO
Pag. 85
7.1
Infortuni sul lavoro
Pag. 85
7.2
Infortuni mortali e con esiti permanenti
Pag. 87
7.3
Le malattie professionali nell’ULSS 20
Pag. 89
7.4
Interventi di vigilanza nelle aziende
Pag. 91
8
IL MONDO ANIMALE
Pag. 95
8.1
Dimensione produttiva
Pag. 95
8.2
Vigilanza e ispezioni
Pag. 96
8.3
Malattie infettive ed infestazioni
Pag. 97
8.4
Benessere animale negli allevamenti
Pag. 101
8.5
Randagismo
Pag. 102
8.6
Colombi in città
Pag. 104
8.7
Ratti e insetti
Pag. 105
9
LA PREVENZIONE INUTILE
10
IL DIPARTIMENTO
DI
PREVENZIONE
Pag. 109
Pag. 111
10.1
Servizi /Uffici
Pag. 111
10.2
I costi
Pag. 116
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
1 I L C AMPO
DI
I NTERVENTO
O
1.1 CARATTERISTICHE GEOGRAFICHE
L’Azienda ULSS n. 20 comprende 36 Comuni:
Boscochiesanuova, Buttapietra, Castel d'Azzano, Cerro Veronese, Erbezzo, Grezzana,
Roverè, San Martino Buon Albergo, Verona, Selva di Progno, Velo Veronese, Badia Calavena, S.
Mauro di Saline, Vestenanova, S. Giovanni Ilarione, Tregnago, Mezzane, Illasi, Cazzano di 36 COMUNI
Tramigna, Montecchia di Crosara, Roncà, Monteforte, Soave, Colognola ai Colli, Lavagno,
Caldiero, Belfiore, San Bonifacio, Arcole, Albaredo, Cologna Veneta, Pressana, Roveredo
di Guà, Veronella, Zimella, San Giovanni Lupatoto. Confina a nord con il Trentino Alto Adige e
comprende l'area dei monti Lessini intersecata, da ovest ad est, da quattro vallate: Val Pantena,
Val Squaranto, Val D'Illasi, Val D'Alpone, fino al confine orientale con la Provincia di Vicenza.
Include la fascia pedemontana e collinare e la prima parte di pianura, attraversata dal
fiume Adige, estendendosi a sud, a ridosso del confine con la Provincia di Vicenza, fino a
comprendere la zona di Cologna. L'estensione complessiva è di Kmq. 1.065,61.
L'altitudine varia dai 1.118 metri sul livello del mare del Comune di Erbezzo ai 38 di
Buttapietra. La maggior parte della popolazione risiede negli agglomerati urbani dei trentasei
comuni costituenti l'ULSS. Di questi, oltre a Verona, che conta più di 260.000 abitanti, solo San
Bonifacio, Castel D'Azzano, Grezzana, San Martino Buon Albergo e San Giovanni Lupatoto
superano la soglia dei 10.000 residenti.
L’Azienda ULSS 20, con i suoi 463.312 assistiti, è la più popolosa della Regione Veneto.
1.2 LA STRUTTURA PRODUTTIVA
NELLA
PROVINCIA
DI
VERONA
L’Ulss 20 si colloca nel Nord-Est dell'Italia, una delle aree più sviluppate d'Europa, il cui
reddito pro capite supera di un quinto la media europea. Nella provincia di Verona le imprese
registrate alla Camera di Commercio nel 2007 hanno raggiunto quota 100.664 (le imprese attive
sono pari a 90.246) +0,5% rispetto al 2006 +1,3 se si esclude il settore agricolo. Le unità locali
presenti sul territorio provinciale superano 116.439.(1)
Graf. 1.2/1- Incidenza delle Imprese registrate alla CCIAA di Verona – anno 2007
Co m m erc io
2 0 ,8 %
Alberghi e ristora nti
5 ,2 %
T ra sporti e a ttività
a usilia rie
3 ,8 %
S erviz i
1 7 ,4 %
N o n Cla ssif ic a te
4 ,4 %
Co stru z ion i
1 6 ,1 %
Ag ric o ltu ra e P esc a
19 ,4 %
In du stria
1 3 ,0 %
N° imprese : 100.664
N° unità locali : 116.439
1
() I dati riportati hanno come fonte il Rapporto sullo stato dell’economia provinciale, redatto dalla Camera di Commercio, Industria,
Artigianato e Agricoltura di Verona e pubblicato in occasione della quarta “Giornata dell’Economia”, 18 aprile 2008.
5
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Relazione Sanitaria anno 2007
Nell’ultimo decennio (1997 al 2007) la trasformazione della struttura produttiva veronese è
caratterizzata dalla diminuzione del peso (numero aziende) del settore agricolo, dell’industria e
del commercio. In considerevole aumento, invece, il peso dell’attività delle costruzioni (2) (dal
10,5% nel 1997 al 16,1% nel 2007, con un aumento di oltre 7.000 unità) e dei servizi (da 12,7% a
17,4%). Il tessuto produttivo è composto prevalentemente da piccole e medie imprese. Dai dati
ISTAT del 2005 (ultimo dato disponibile) Il 99,3% delle unità economiche extra agricole ha meno
di 50 addetti (ed occupa il 73,3% degli addetti). Le grandi imprese invece sono lo 0,7% delle unità
locali ed occupano il 26% degli addetti (83.000 dipendenti).
Un fenomeno che nel 2007 si consolida nella nostra provincia è quello dell’imprenditoria
straniera. Gli imprenditori extracomunitari risultano 11.004 di cui 3.646 (pari al 2,2% del totale
delle persone iscritte nel registro delle imprese) sono nati nei paesi UE, mentre 7.358 (il 4,5 %)
provengono da paesi extra UE. Nel 2007, rispetto all’anno 2006, gli imprenditori extracomunitari
(dal conteggio sono stati esclusi gli imprenditori romeni e bulgari) sono aumentati di 634 persone.
I settori produttivi dove esercitano sono, in ordine, quello delle costruzioni (2.192 persone), del
commercio al dettaglio (1.819 persone), dei trasporti (752). Nel manifatturiero (851) spicca il
settore abbigliamento con 257 imprenditori extracomunitari.
Nel 2007 gli occupati in termini assoluti sono passati a 398.000 (394.000 nell’anno 2006).
In percentuale l’aumento è stato pari al 1%. Il tasso di occupazione (3) è rimasto stabile al 66,9%.
Mentre si riduce il tasso di disoccupazione passato al 3,4% (4% del 2006). Il dato è
significativamente al di sotto di quello nazionale (6,1% nel 2007). I 398.000 occupati risultano
impiegati in larga maggioranza nel settore dei servizi e del commercio (62,3%), nell’industria
(33,7%), e nell’agricoltura (4%).
Nel mercato del lavoro, anche nella nostra provincia, si assiste ad una crescente
diversificazione delle forme di occupazione con l’espansione dei rapporti di lavoro temporanei.
Questi cambiamenti dell’organizzazione del lavoro, in particolare le modalità più flessibili di
organizzazione dell’orario di lavoro e una gestione delle risorse umane più individuale e
maggiormente orientata al risultato, hanno un’incidenza profonda sui problemi legati alla salute
sul luogo di lavoro o, più in generale, sul benessere sul luogo di lavoro.
1.3 LA POPOLAZIONE
Rispetto agli anni precedenti si registra un decremento della percentuale degli anziani
(soggetti di età superiore ai 65 anni) che è pari al 19.7% del totale. È confermata la tendenza
all’aumento della fascia di età inferiore ai 15 anni, pari al 14.2% del totale.
Tab. 1.3/1: Caratteristiche demografiche della popolazione residente nei comuni della ULSS n. 20: nuovi
nati, numero decessi dei residenti, totale iscritti all’anagrafe, iscritti con età inferiore a 15
anni, superiore a 65 e 75 anni e loro percentuale sul totale della popolazione, residenti con età
superiore ai 100 anni
NATI
DECESSI
RESIDENTI
INF. 15
%
> 65
%
> 74
%
> 100
2002
4.093
4.089
446.007
61.274
13,7
85.526
19,2
40.329
9,0
66
2003
4.069
4.262
447.951
61.599
13.7
86.981
19.4
40.760
9.1
65
2004
4.527
3.887
451.088
62.195
13.8
89.426
19.8
42.389
9.4
72
2005
4.490
4.068
454.838
63.610
13.9
91.116
20
43.576
9.6
72
2006
4.434
3.949
458.444
64.361
14
92.846
20,2
49.039
10,7
82
2007
4.605
3.948
463.312
65.956
14.2
91.295
19.7
47.621
10.3
74
2
() Il settore delle costruzioni è in costante crescita, nel dicembre 2007 le imprese registrate erano a quota 16.217 (15.570 nel 2006 ),
con un aumento di + 647 imprese.
3
() Il tasso di occupazione è dato dal rapporto fra il numero degli occupati e la popolazione con un’età maggiore di 15 anni.
6
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Relazione Sanitaria anno 2007
La tabella seguente evidenzia come il numero di stranieri residenti nel Comune di
Verona in costante aumento arrivando a raggiungere l’11.7% della popolazione.
Tab. 1.3/2: Stranieri residenti nel comune di Verona
STRANIERI
POPOLAZIONE
PRESENTI
%
RESIDENTE
DI
STRANIERI
SULLA
TOTALE
POPOLAZIONE
31.12.2004
21.140
259.068
8,2
31.12.2005
23.166
259.830
8,9
31.12.2006
25.802
260.718
9.9
31.12.2007
30.970
264.191
11.7
Le fasce d’età più rappresentate degli straneri residenti a Verona sono quelle dei giovaniadulti con un progressivo incremento dei nuovi nati (v. piramide).
Comune di Verona - Distribuzione percentuale della
popolazione residente per sesso e classe di età
Comune di Verona - Distribuzione percentuale della popolazione
residente straniera per sesso e classe di età
Il grafico n. 1.3/1 illustra l’andamento degli assistiti, della sola città di Verona, con età
superiore ai cento anni. È un indicatore sintetico che consente di apprezzare l’entità del
fenomeno di allungamento della speranza di vita (che privilegia per altro, come si può ben vedere,
quasi esclusivamente le femmine nei confronti dei maschi).
Graf. 1.3/1: Numero di residenti nel Comune di Verona con età uguale o superiore ai cento anni
49
50
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
28
26
5
6
31
38
34
41
33 35 33
38 40 40
35
19
7
4
9
6
10
7
8
6
7
6
Maschi
7
20 04
20 03
20 02
20 01
20 00
19 99
19 98
19 97
19 96
19 95
19 94
19 93
19 92
19 91
19 90
4 6
Femmine
3
8
4
20 07
6
20 06
8
20 05
7
12
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Relazione Sanitaria anno 2007
Come si può notare dal grafico 1.3/2 nel periodo dal 1984 al 2007 l’età media alla morte è
aumentata di 8.7 anni (da 71.4 a 80.1). Ciò sta a significare che in questo periodo storico ogni tre
anni solari la popolazione “ha guadagnato” mediamente un intero anno di vita.
Graf. 1.3/2: Comune di Verona: età media alla morte
82,0
80,1
80,0
78,1
78,0
76,0
75,3
73,8
72,6
72,0
72,5
72,4
72,9
73,6
78,1
78,1
76,5
75,2
74,9
74,0
70,0
77,5
76,0
78,4
78,5
77,0
79,0
75,0
73,7
72,9
71,4
La tabella seguente evidenzia le interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) nell’ULSS20.
Tab. 1.3/3: Interruzioni volontarie di gravidanza nell’Ulss 20
2003
2004
2005
2006
2007
N. CASI DI DONNE CON
CITTADINANZA ITALIANA
303 (45%)
340 (46%)
298 (42%)
286 (47%)
259 (45%)
N. CASI DI DONNE CON
CITTADINANZA STRANIERA
368 (55%)
393 (54%)
417 (58%)
327 (53%)
314 (55%)
N. CASI
TOTALI
671
733
715
613
573
L'entità del fenomeno è particolarmente accentuata nel caso di donne con cittadinanza
straniera che, nonostante costituiscano una ridotta percentuale della popolazione complessiva,
danno ragione di più del 50% di tutte le IVG.
1.4 LA MORTALITÀ
1.4.1 LA MORTALITÀ GENERALE
VENETO
La popolazione del Veneto continua a godere di buone condizioni di salute, migliori che in
passato. Anche nel 2007 si conferma il processo di progressiva crescita della durata della vita
media: la stima della speranza di vita alla nascita è pari a 78.9 anni per gli uomini e a 84,6 anni per
le donne, superiori ai corrispondenti dati medi italiani pari rispettivamente a 78,6 e 84,1. (ISTAT
Indicatori demografici febbraio 2008).
Nel Veneto nel 2006 sono stati registrati circa 42.300 decessi, 7422 dei quali nella
provincia di Verona. Le principali cause di morte sono le malattie del sistema circolatorio e le
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Relazione Sanitaria anno 2007
neoplasie che giustificano il 70% circa dei decessi. Il numero assoluto annuale di deceduti
residenti nella regione Veneto è sostanzialmente stazionario dal 1996, ad eccezione del picco di
mortalità registrato nell’anno 2003 e legato all’anomala ondata di calore. Tuttavia, nello stesso
periodo, le caratteristiche demografiche della popolazione sono sensibilmente mutate. In
particolare è aumentato il numero di cittadini residenti (anche per il contributo
dell’immigrazione) e la popolazione è complessivamente invecchiata. Di fatto i tassi di mortalità
specifici per età sono calati in modo consistente, dando luogo ad un tasso standardizzato diretto
di mortalità in forte decremento.(graf 1.4.1/1 ).
Graf. 1.4.1/1 mortalità nel Veneto tasso standardizzato di mortalità per tutte le cause (per 100.000
abitanti)
Le malattie del sistema circolatorio causano circa 17.000 decessi all’anno (pari al 40% di
tutti i decessi) e sono al primo posto nelle donne e al secondo posto (dopo le neoplasie) negli
uomini. Il tasso standardizzato di mortalità per queste malattie, in particolare per le malattie
ischemiche del cuore e per le malattie cerebrovascolari, è in calo in entrambi i generi e giustifica
buona parte della diminuzione registrata sulla mortalità generale.
Graf. 1.4.1/2 Veneto Tasso standardizzato di mortalità per malattie del circolo e tumori nelle donne
1996-2006 (per 100.000 abitanti)
9
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Relazione Sanitaria anno 2007
Graf. 1.4.1/3 Veneto - Tasso standardizzato di mortalità per malattie del circolo e tumori negli uomini
1996-2006 (per 100.000 abitanti)
Alle neoplasie sono attribuibili circa 13.000 decessi ogni anno tra i residenti nella
regione Veneto. Il tasso standardizzato di mortalità per neoplasie è in calo in entrambi i
generi.
Nelle donne il tumore della mammella è al primo posto tra i decessi per neoplasie
(17%) e ad esso sono attribuibili quasi 1.000 decessi all’anno.
Pur con un andamento oscillante, la mortalità per tumore alla mammella appare in
calo, come pure la mortalità per tumore dello stomaco.
L’incidenza del tumore della mammella mostra invece un trend in crescita che può
essere influenzato almeno da due elementi: il primo è l’attività di diagnosi precoce svolta
dallo screening mammografico che tende ad anticipare la diagnosi in fase precoce di
tumori che altrimenti sarebbero comparsi in periodi successivi, l’altro è la diffusione di
fattori di rischio (AIRTUM Rapporto sui tumori in Italia - anno 2008).
Nei maschi si apprezza soprattutto una diminuzione della mortalità per neoplasie
del polmone (che da solo giustifica oltre il 25% dei decessi per tumore nei maschi), dello
stomaco e dell’esofago, mentre le altre principali neoplasie (colon-retto, fegato, prostata,
pancreas e vescica) presentano un andamento stazionario.
I dati del Registro Tumori Veneto confermano anche negli anni più recenti la
diminuzione della mortalità per tumore ai polmoni tra gli uomini e la sostanziale stabilità
tra le donne; questi differenti pattern sono legati al differente andamento nel tempo
dell’abitudine al fumo tra i due sessi (in calo tra gli uomini, stabile o in aumento tra le
donne).
Tuttavia, ancora nel 2006 le neoplasie polmonari rendevano conto dell’11% dei
decessi tra gli uomini e del 3%tra le donne.
10
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Relazione Sanitaria anno 2007
Graf. 1.4.1/4 Veneto Tassi standardizzati (per 100.000 residenti) di mortalità per tumore del polmone,
per sesso e per anno.
Dal 1996, anno in cui si è verificato il maggior numero di decessi (260 eventi tra i
residenti nel Veneto), la mortalità per AIDS è nettamente e rapidamente diminuita: 149
decessi nel 1997, 69 nel 1998, fino a oscillare tra i 20 e i 25 decessi annui dopo l’anno
2000. (dati del Servizio Epidemiologico Regionale del Veneto).
Graf. 1.4.1/5 Casi e decessi incidenti per AIDS in residenti nella Regione Veneto, per anno
ULSS 20
Anche nell’ULSS 20 i tumori e le malattie del sistema circolatorio causano da soli il 70%
delle morti. Nonostante una tendenza al calo le cause di morte legate al sistema
cardiocircolatorio restano al primo posto.
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Relazione Sanitaria anno 2007
Tab. 1.4.1/1: Mortalità generale per grandi gruppi di cause nella popolazione dell'ULSS 20
2003
CAUSE
2004
2005
2006
N°
DECESSI
TASSO
GREZZO
N°
DECESSI
TASSO
GREZZO
N°
DECESSI
TASSO
GREZZO
N°
DECESSI
TASSO
GREZZO
33
7,4
46
10,2
49
10,8
26
5,7
1.285
286,9
1.184
262,5
1.301
286,1
1.298
282,8
I
Malattie infettive e
parassitarie
II
Tumori
III
Mal. ghiandole endocrine e
della nutriz.
131
29,2
119
26,4
117
25,7
120
26,1
V
Disturbi psichici
110
24,6
109
24,2
134
29,5
123
26,8
VI
Mal. del sistema nervoso
148
33,0
112
24,8
125
27,5
139
30,3
VII
Mal. del sistema circolatorio
1.667
372,1
1.523
337,6
1.542
339,1
1.504
327,7
VIII
Mal. dell'apparato
respiratorio
328
73,2
266
59,0
315
69,3
252
54,9
IX
Mal. dell'apparato digerente
183
40,9
164
36,4
155
34,1
179
39,0
X
Mal. apparato genitourinario
64
14,3
53
11,7
61
13,4
47
10,2
XVII Traumatismi e avvelenamenti
118
26,3
105
23,3
102
22,4
100
21,8
XVII Incidenti stradali
52
11,6
56
12,4
35
7,7
49
10,7
XX
Suicidi
33
7,4
33
7,3
22
4,8
28
6,1
Altro
118
26,3
117
25,9
110
24,2
84
18,3
4.270
951,4
3.887
861,7
4.068
894,6
3.949
860,5
Totale
Graf. 1.4.1/6: Mortalità totale per gruppi di cause. Frequenza relativa ULSS 20 Anno 2006
45
38,1
40
35
32,9
30
25
20
15
10
5
0
6,4
3
3,1
3,5
4,5
1,2
0,8
Mal. infettive e
parassitarie
Tumori
Mal. ghiandole
endocrine e della
nutrizione
Disturbi psichici
Mal. del sistema
nervoso
Mal. del sistema Mal. dell'apparato Mal. dell'apparato
circolatorio
respiratorio
digerente
12
Mal. apparato
genito-urinario
2,5
Traumatismi e
avvelenamenti
esclusi incidenti
1,2
0,7
Incidenti stradali
Suicidi
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
1.4.2 LA MORTALITÀ INFANTILE
Per quanto attiene invece i dati recuperabili dalle schede di morte è emerso nuovamente
un elemento interessante relativamente alla mortalità infantile degli stranieri come si può
evincere dalla tabella seguente.
Tab. 1.4.2/1 Bambini residenti nell’ULSS 20 morti entro l’anno di vita - anno 2007
Maschi
Femmine
Totale
ITALIANI
3
4
7
STRANIERI
5
1
6
8
5
13
Quasi il 50% dei bambini deceduti entro l’anno di età è extracomunitario. Non è possibile
fare un’analisi corretta del dato visto che non si conosce il numero preciso dei nati
extracomunitari, ma è verosimile supporre che sia notevolmente inferiore a quello dei nati
italiani. Nel 2006 ad esempio il numero dei nati extracomunitari era pari al 17% circa di tutti i
nati.
Graf. 1.4.2/1: Tasso complessivo di mortalità infantile in nati da madri iscritte all’anagrafe assistiti
dell’ULSS20 (% per 1.000 nati)
5
4,4
4,5
4
3,7
3,5
3,5
3,4
3,2
3
2,8
2,8
2,5
2
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
1.4.3 MORTALITÀ EVITABILE
Sono considerate evitabili quelle cause di morte che si potrebbero ridurre in maniera
consistente o addirittura eliminare con adeguati interventi di prevenzione, cura e riabilitazione.
La mortalità evitabile è quindi un indicatore correlato con le abitudini di vita, con lo stato
dell’ambiente in cui si vive e si lavora, con la stessa efficacia del servizio sanitario.
Può essere utilizzato per individuare le cause che determinano gli eventi consentendo di
approntare adeguati interventi preventivi.
13
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Tab. 1.4.3/1: Mortalità evitabile prevenibile con gli screening oncologici ULSS 20 (numeri assoluti)
2002
2003
Cancro mammella
Cancro colon
2004
2005
2006
78
107
95
111
97
106
(M 57 – F 49)
103
(M 63 – F 40)
106
(M 59 – F 47)
115
(M 62 – F 53)
126
(M 72 – F 54)
4
3
3
3
4
Cancro collo utero
Tab. 1.4.3/2: Mortalità evitabile ULSS 20 (numeri assoluti)
2003
Incidenti stradali
HIV
Overdose
Intossic.monossido di carbonio
Infortuni sul lavoro
2004
2005
2006
2007
♂
♀
Tot
♂
♀
Tot
♂
♀
Tot
♂
♀
Tot
44
8
52
44
12
56
30
5
35
41
8
49
7
1
8
12
3
15
9
5
15
5
2
7
4
0
4
0
0
0
1
0
1
7
0
7
0
1
1
0
0
0
3
2
5
0
1
1
11
13
7
♂
♀
Tot
0
0
0
7
6
1.5 INVALIDI CIVILI
Nel corso del 2007 sono state effettuate 16.819 visite (2.510 in più rispetto allo scorso
anno) e sono pervenute 17.623 domande (+ 2.953); l’incremento è prevalentemente determinato
dall’aumento delle richieste per la Legge 104, motivate dai numerosi benefici correlati al
riconoscimento della condizione di portatore di handicap.
Tab. 1.5/1: Visite di invalidità civile - anno 2007
SEDE
Invalidi Civili
Legge 104/92
Legge 68/99
Comm. Provinciale Ciechi
Commissione Sordomuti
Totale
DI
VERONA
6.331
5.655
797
246
3
13.032
SEDE
DI
COLOGNOLA
1.958
1.449
380
3.787
AI
COLLI
TOTALE
8.289
7.104
1.177
246
3
14.299
Permane l’apprezzamento da parte dell’utenza relativamente alla possibilità di consegnare
le domande d’invalidità presso le sedi dei distretti, oltre che nelle sedi storiche.
I tempi di attesa sono ulteriormente diminuiti. A dicembre 2007 il tempo medio tra la
data di presentazione della domanda e l’effettuazione della visita era inferiore a 60 giorni.
14
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Graf. 1.5/1: Invalidità civile: visite effettuate dal 2000 al 2007
16819
18000
16000
14299
14000
11668
12000
9690
10000
10264
10004
9110
7451
8000
6000
4000
2000
0
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
La fascia di popolazione maggiormente rappresentata è quella tra i 76 e gli 80 anni.
La tipologia dell’invalidità riconosciuta è rimasta praticamente invariata rispetto allo
scorso anno come pure la percentuale delle malattia più rappresentate.
Graf. 1.5/2: Visite invalidità civile anno 2006: esiti dei controlli
(I.A.= indennità di accompagnamento I.F.= indennità di frequenza)
35,0
28,9
30,0
22,5
25,0
22,8
21,7
20,0
15,0
10,0
2,5
5,0
1,6
0,0
I.A.
100%
74%-99%
34%-73%
<34%
I.F.
Graf. 1.5/3 Visite di invalidità civile anno 2006: patologie più frequenti
60,0
48,3
50,0
42,0
40,0
28,1
30,0
15,3
20,0
12,9
9,6
7,9
M. Resp.
Diabet e
10,9
10,0
0,0
M. Cardio. M. Ost eoart . M. Neurol.
Demenze
15
Tumori
M. Psic.
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
A partire dal gennaio 2007 si è provveduto ad apportare una modifica alle procedure
organizzative a seguito dell’entrata in vigore della L. n. 80 art. 6 co. 3 bis del 09.03.06, che
prevede un iter accelerato per l’accertamento dell’invalidità civile nei pazienti oncologici. La
norma sancisce che l’accertamento debba essere effettuato entro 15 gg. dalla data di
presentazione della domanda e che abbia immediata efficacia. L’applicazione di quanto previsto è
risultata essere piuttosto complessa per l’eccessiva ristrettezza dei tempi se si tiene conto dei
carichi di lavoro, dei limiti temporali imposti dall’istruttoria delle pratiche e dalle modalità di
comunicazione dell’invito a visita, peraltro previste dalle precedenti normative in materia di
invalidità civile, ed infine del fatto, non trascurabile, che i calendari mensili delle sedute di
commissione vengono predisposti il mese precedente e gli inviti a visita vengono inviati agli
interessati circa 20 giorni prima della data della seduta di commissione . Alla fine del 2007 il
tempo medio intercorrente tra la presentazione della domanda e l’effettuazione della visita era
pari a circa un mese. Al fine di ridurre ulteriormente i tempi di attesa, dopo aver valutato l’entità
del fenomeno, si sta predisponendo una procedura che prevede l’inserimento rapido delle pratiche
in commissioni appositamente designate.
VISITE FISCALI
L’analisi dell’andamento degli ultimi cinque anni depone per l’assoluta inefficacia di tale
attività. La percentuale di non conferma della prognosi è al di sotto dello 0.1%.
Questo non per incuria o incapacità dei medici fiscali, ma per obiettive difficoltà a
contestare l’operato dei colleghi medici di medicina generale per i seguenti motivi:
nella maggior parte dei casi non sono emersi motivi di modificare diagnosi e prognosi;
i casi dubbi dal punto di vista diagnostico, generalmente si ascrivono a patologie di
difficile obiettivazione (cefalee, coliche addominali, vertigini ecc);
i casi dubbi dal punto di vista prognostico necessitano dell’effettuazione di accertamenti
specialistici la cui esecuzione richiede spesso tempi più lunghi della prognosi stessa e va a gravare
sull’attività specialistica dell’ULSS.
Inoltre l’esito degli accertamenti specialistici effettuati non è stato significativamente
positivo, come verificato da una sperimentazione effettuata negli scorsi anni.
La visita fiscale pertanto ha solo effetti deterrenti, e alla fine l’unico risultato
apprezzabile è la verifica della presenza del lavoratore a casa nelle fasce orarie previste.
AUSPICABILE
L’ABOLIZIONE DELLE
VISITE FISCALI
Ne consegue che, considerato l’elevato costo di tale attività che grava completamente
sull’ULSS (la totalità delle visite viene richiesta da Enti Pubblici che per norma sono
esentati dal pagamento) e vista l’inefficacia degli accertamenti medici, sarebbe
oltremodo auspicabile che venisse modificata opportunamente la normativa prevedendo
l’abolizione dell’ esecuzione delle visite fiscali.
16
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
2 L’AMBIENTE URBANO
O
PREMESSA
La popolazione che vive nelle città è sempre più numerosa: all’inizio del diciannovesimo
secolo era il 5%, nel 2007 è più del 50%.
In Europa circa il 75% della popolazione vive in aggregati urbani di una certa
complessità.
La salute della popolazione urbanizzata rappresenta, quindi, un problema da considerare
in modo specifico sia per numero di persone coinvolte sia per le ricadute maggiori che hanno i
determinanti di salute positivi o negativi. Questi fattori possono esplicare i loro effetti nelle
varie forme di aggregazione con varia intensità a seconda delle dimensioni e dell’organizzazione
delle città.
In questa chiave vanno interpretati alcuni argomenti di questa relazione che riguardano:
− l’ambiente fisico (qualità dell’aria, condizioni climatiche , strumenti urbanistici);
− l’ambiente costruito (disagio abitativo, traffico, funzioni urbane);
− il sistema dei trasporti;
− l’ambiente sociale (comportamenti individuali e stili di vita collettivi, immigrazione,
disuguaglianze di salute legate a disuguaglianze sociali).
2.1 INQUINAMENTO ATMOSFERICO
Dalle conoscenze scientifiche attuali emerge sempre più precisamente che la cattiva
qualità dell’aria respirata incide in modo significativo sulle condizioni di salute della popolazione
esposta. Non si tratta solo di effetti acuti che compaiono per esposizioni a breve termine agli
inquinanti atmosferici ma anche di effetti che si instaurano lentamente nel tempo provocando
patologie croniche e conseguenze a lungo termine sulla salute.
Secondo l’OMS l’esposizione al particolato fine accorcia in media la vita di ogni persona
all’interno dell’Unione Europea di 8.6 mesi e i valori salgono per l’Italia a 9 mesi di vita nel 2000
(Comunicato stampa dell’OMS europeo EURO/08/05 Berlino, Copenhagen, Roma, 22 giugno
2005.) L’OMS afferma esplicitamente che una riduzione dei correnti livelli di inquinamento
atmosferico, specialmente quello dovuto al traffico, porterebbe benefici sostanziali alla salute
respiratoria dei bambini, soprattutto di quelli più suscettibili (Effects of air pollution on
children’s health and development A review of the evidence WHO Europe 2005).
In generale le zone maggiormente inquinate sono quelle in prossimità di strade
trafficate e di industrie insalubri. Nell’area urbana in cui si concentra la popolazione e si
verifica una maggior esigenza di mobilità autoveicolare, stando ai dati ARPAV, il 51% delle
polveri PM10 è generato dal traffico. Nella nostra realtà costituiscono fonti sicuramente
rilevanti anche alcune industrie di grosse dimensioni, l’aeroporto V. Catullo di Villafranca e le
autostrade che attraversano il territorio spesso in stretta contiguità con quartieri residenziali.
Sulla base dei dati diffusi dall’ARPAV, struttura cui compete il monitoraggio giornaliero
dell’aria, nel corso del 2007 nella città di Verona si sono verificati 159 superamenti del limite
giornaliero di 50 µg/m3 di PM10, valore che non dovrebbe essere superato più di 35 volte l’anno.
17
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
La media annuale di PM10 nella postazione di Corso Milano è stata pari a 62 µg/m3 a fronte
di un valore limite annuale di 40 µg/m3. Sempre nella postazione di Corso Milano si sono registrati
valori medi annui pari a 4 µg/m3 di benzene e a 1 ng/m3 di Benzo(a)Pirene.
Graf. 2.1/1:Numero di superamenti del limite giornaliero e concentrazione media annua di PM10.
Postazione di Corso Milano – Verona
250
222
204
200
159
n. superamenti
50 µg/m3*
150
100
66
71
2005
2006
concentrazione
media annua
62
50
0
2007
*limite da non superare più di 35 volte l’anno
Se si analizzano i dati più nel dettaglio si osserva che nel secondo semestre del 2007 le
medie di PM10 registrate nelle due stazioni di C.so Milano e del Cason sono sovrapponibili a
differenza dello stesso periodo dell’anno precedente in cui si erano registrati valori più alti nelle
stazione di C.so Milano. Probabilmente questo calo va interpretato non tanto come un decremento
effettivo delle concentrazioni di inquinanti a seguito di misure adottate quanto come
conseguenza dello spostamento della centralina di C.so Milano in una zona più arretrata rispetto
al margine stradale, avvenuto nel giugno 2007. A tutt’oggi mancano ancora delle “mappe di
rischio” che evidenzino le isoconcentrazioni di inquinanti nell’ambiente urbano
Graf. 2.1/2. PM10 valori medi di periodo (dati tratti da CdR Ecologia Comune di Verona)
90
74
80
70
60
12 giugno 2007
Riposizionamento
della centralina di
Corso Milano
Corso Milano
83
56
50
62
Cason
56
43
68
56
54
43
40 41
40
30
20
10
0
1 gen - 3 giu
05
12 giu - 31
dic 05
1 gen - 3 giu
06
12 giu - 31
dic 06
1 gen - 3 giu
07
12 giu - 31
dic 07
All’inquinamento atmosferico è attribuibile una quota rilevante di morbosità acuta e
cronica, come confermato anche da recenti studi epidemiologici nazionali che includono anche
città del Veneto, e una diminuzione della speranza di vita dei cittadini che vivono in aree con
livelli di inquinamento elevato.
18
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Tra questi il MISA2, metanalisi italiana degli studi sugli effetti a breve termine
dell’inquinamento atmosferico nel periodo 1996-2002 in 15 città italiane per un totale di più
di nove milioni di abitanti, ( Biggeri A, Bellini P, Terracini B. Meta-analisys of the Italian
studies on short-term effects of air pollution. Epidemiol Prev 2004; 28 (4-5) suppl: 1 –
100) , ha evidenziato un aumento della mortalità giornaliera per tutte le cause naturali
collegato ad incrementi della concentrazione degli inquinanti atmosferici studiati (in
particolare NO 2 0.6%; CO 1.2%; PM 10 0.31% ). Tale rilievo riguarda anche la mortalità per
cause cardiorespiratorie e la ricoverabilità per malattie cardiache e respiratorie. Le
associazioni tra concentrazioni ambientali di inquinanti ed effetti sanitari in studio si
manifestano con un ritardo variabile a seconda dell’inquinante e dell’esito considerato. Per
la mortalità, l’aumento di rischio si manifesta entro pochi giorni dal picco di inquinamento
(due giorni per il PM10 , fino a quattro giorni per NO 2 e CO). L’anticipazione del decesso è
contenuta e si verifica entro due settimane.
In un’indagine successiva, lo studio sulle 13 città italiane ( Martuzzi M,Mitis
F,Iavarone I,Serinelli M. Health impact of PM10 and ozone in 13 Italian cities. 2006. World
Health Organization Regional Office for Europe) si conclude che l’inquinamento
atmosferico ha un largo impatto sulla salute nelle città italiane. Nel periodo compreso tra il
2002 ed il 2004, in media 8220 morti all’anno (corrispondenti al 9% della mortalità per
tutte le cause di morte -escluso gli incidenti- nella popolazione al di sopra dei 30 anni), sono
risultati attribuibili a concentrazioni di PM 10 superiori a 20 µg/m 3, tenendo in
considerazione anche gli effetti a lungo termine. Più specificamente, dallo studio citato
risulta che le cause di morte, per esposizioni a lungo termine attribuite a valori superiori a
20 µg/m 3 di PM 10, siano: tumore del polmone (742 casi all’anno), infarto (2562 casi all’anno),
ictus (329 casi all’anno). Gli effetti acuti includono cause cardiovascolari (843 casi all’anno)
e le cause respiratorie (186 casi all’anno).
Con sempre maggiore evidenza sembra emergere in particolare un’associazione tra
esposizione ad inquinamento atmosferico e l’insorgenza di malattie dell’apparato
cardiocircolatorio tanto che l’American Heart Association identifica tale esposizione come
un significativo fattore emergente di rischio cardiovascolare, comprese le sindromi
coronariche acute ( Air pollution and cardiovascular disease: a statement for healthcare
professionals from the expert panel on population and prevention science af the American
heart association Robert D.Brook et al. Circulation 2004; 109;2655-2671).
L’attenzione si è incentrata anche sull’inquinamento da pericolato come possibile
specifico “trigger” di infarto miocardio acuto (Increased particulate air pollution and the
triggering of myocardial infarction A.Peters et al. Circulation 2001; 103; 2810-2815). Uno
studio condotto in un gruppo di 772 soggetti infartuati nel corso di due anni ha dimostrato
una correlazione statisticamente significativa tra incremento delle concentrazioni del PM 2,5
e rischio di infarto miocardio acuto nelle 24 ore precedenti l’evento e nelle prime 2 ore
successive.
Gli studi riguardano in particolare un eccesso di rischio di avere infarti cardiaci,
ictus e trombosi venose profonde ad elevati livelli di PM10 ; uno studio recente quantifica
anche il rischio di morte precoce dovuto all’inquinamento da traffico stradale in persone
che hanno sofferto di infarto cardiaco (l’aumento del 15-30% si verifica soprattutto nella
fascia di 100 metri attorno alle strade locali e sembra correlato con le emissioni primarie
dei motori diesel più che a quelle secondarie). Questo dato è particolarmente significato se
si mette in relazione alla riduzione della mortalità in fase acuta dovuta al miglioramento
dell’assistenza sanitaria.
19
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
A fronte di questi dati risulta evidente la necessità di non costruire abitazioni a
ridosso delle strade e di procedere con misure di mitigazione nei casi già esistenti. È
prioritario in quest’ottica valutare l’efficacia degli interventi adottati per la riduzione
dell’inquinamento
Sulla base di queste considerazioni il Dipartimento ha richiamato l’attenzione delle
Amministrazioni Comunali e Provinciale sulla necessità di adottare un piano organico di
intervento per ridurre l’esposizione della popolazione agli inquinanti atmosferici,
individuando prioritariamente le zone a maggior rischio.
In conformità a quanto evidenziato dall’OMS si richiede non tanto di adottare
interventi emergenziali quanto di progettare azioni strutturali e permanenti secondo le
indicazioni fornite dalla Comunità Europea per lo sviluppo dei piani di azione di qualità
dell’aria.
Per le esposizioni a breve termine non si può escludere che in condizioni
particolarmente critiche sia necessario ricorrere alla possibilità di adottare provvedimenti
d’emergenza.
Ci si riferisce in particolare ai gravi picchi d’inquinamento (valori di PM 10 >150 µg/
m 3) che in genere si verificano in concomitanza con condizioni meteoclimatiche che
ostacolano la dispersione degli inquinanti.
Sono state attuate innumerevoli azioni informative nei confronti della popolazione
anche per favorire l’adozione di stili di vita e comportamenti favorevoli alla salute da parte
dei singoli individui; nella relazione sanitaria annuale del Dipartimento, consultabile nel sito
http://prevenzione.Ulss20.verona.it/relsan.html , vengono forniti aggiornamenti sulla
situazione epidemiologica e sulla presenza di fattori di rischio; nello stesso sito sono
reperibili altri documenti inerenti informazioni sugli effetti sanitari dell’esposizione
all’inquinamento atmosferico e sulle precauzioni comportamentali da adottare nelle
situazione critiche conseguenti ad elevate concentrazioni di inquinanti invernali (PM 10 ) o
estivi (O 3).
IL SISTEMA DEI TRASPORTI
Il sistema dei trasporti, in particolare quello dei trasporti urbani, è in grado di
influenzare sensibilmente le condizioni di salute della popolazione attraverso molti fattori
di rischio di tipo diretto (inquinamento atmosferico, incidenti stradali, rumore) e indiretto
(fruizione del territorio, possibilità di avere uno stile di vita attivo nella vita quotidiana).
Per questo motivo è necessaria una stretta collaborazione ed integrazione nei
processi decisionali che riguardano il sistema dei trasporti.
Un primo campo dove può essere attuata questa collaborazione riguarda i processi di
pianificazione o riqualificazione anche di porzioni limitate di territorio urbano.
È fondamentale che in questi casi si individuino e si favoriscano modalità di
trasporto favorevoli all’ambiente ed alla salute, in particolare la ciclo-pedonalità.
Alcuni esempi di collaborazione tra il settore dei trasporti e quello della salute sono
stati censiti dall’Organizzazione Mondiale della Salute della Regione Europea e riportati nel
documento “Collaboration between the health and transport sectors in promoting physical
activity: examples from european countries”.
20
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
OTTO
Relazione Sanitaria anno 2007
PROPOSTE DI MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELL’ARIA DEL
COMUNE
DI
VERONA
P REMESSA
Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, l’inquinamento dell’aria costituisce un
reale problema sanitario per la città. Secondo i nostri calcoli la cattiva qualità dell’aria
che respiriamo comporta ogni anno a Verona la morte prematura di circa 10-90 persone
per effetti acuti che intervengono entro 4 giorni dai picchi di inquinamento; lo studio
dell’APAT del 2006 ha stimato che in Italia il 9% della mortalità totale (per i > di 30 anni
esclusi gli incidenti) è attribuibile all’inquinamento atmosferico (concentrazioni di PM 10
superiori a 20 µg/m 3 ) per effetti a lungo termine.
Al di là della diminuzione della durata della vita, è certamente ben presente un
complessivo peggioramento della qualità dello stato di salute della popolazione (specie di
quella infantile, anziana e di quella sofferente di patologie croniche) che abita la nostra
zona. Preoccupante, inoltre, la scarsa organicità che ha finora caratterizzato i tentativi
politici di fronteggiare questo fattore di rischio. Si tratta, con ogni evidenza, di una
situazione che caratterizza tutta la pianura padana , che è destinata a prolungarsi nel
tempo, per la quale non esiste una soluzione miracolosa e, neanche, una serie di soluzioni
miracolose ma, proprio per questo, è necessario che vengano messe in atto
simultaneamente tutte quelle soluzioni che, assieme, possono contribuire a contrastare
questo fenomeno.
È da queste premesse che abbiamo individuato, sulla base di quanto abbiamo letto
e visto nella letteratura più recente, una serie di otto proposte per la città di Verona
che, a vario titolo, possono contribuire ad un progetto organico di miglioramento dell’aria
della città e costituire così una proposta al nuovo progetto di piano coordinato della città
di Verona e dei comuni dell’area limitrofa che verrà messo a punto dall’Università di
Trento.
P ROPOSTA
1.
Risparmio Energetico costituisce la possibilità più rilevante e praticabile di
ridurre il consumo di combustibili fossili in città e di diminuire così l’inquinamento
aereo e la spesa economica di gestione del riscaldamento e raffrescamento urbano.
I recenti riferimenti legislativi (Decreto Legislativo 19 agosto 2005 integrato con
il D.Lgs 311/06, n. 192 in "Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al
rendimento energetico nell'edilizia") e una nuova consapevolezza del problema
ambientale hanno portato anche in Italia ad una definizione di nuovi regolamenti
locali che affrontano in maniera più articolata gli aspetti edilizi in favore di un
risparmio energetico. È necessario inoltre approfondire le tematiche riguardanti i
nuovi ambienti di lavoro e le nuove tecnologie edilizie (pareti tecnologiche
ventilate, vani interrati, coibentazioni e salubrità degli ambienti, ecc). Diverse
amministrazioni comunali in Italia ed in Europa hanno da tempo avviato utili
iniziative di consulenza sul risparmio energetico nei confronti di edifici pubblici e
privati. Così come è praticabile e di grande utilità la definizione di nuovi standard
edilizi che impongano per le nuove costruzioni e per le ristrutturazioni
caratteristiche di termoisolamento più spinte che prevedano espressamente
l’utilizzo di forme di riscaldamento a bassa temperatura, scelta che aprirebbe la
strada all’utilizzo anche di fonti energetiche alternative alle tradizionali. Nel
territorio dell’ULSS20 sono stati presentati alcuni progetti, soprattutto di
21
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
tipologia direzionale e commerciale, con soluzioni tecnologiche innovative; sono
ancora pochi gli interventi di edilizia residenziale o di tipo collettivo sociale (di
ristrutturazione o nuova costruzione) che adottano criteri legati al risparmio
energetico e al miglioramento del comfort abitativo.
2. La nostra ULSS si sviluppa in un’area che diverse ricerche episodiche condotte in
passato hanno dimostrato essere interessante dal punto di vista dello
sfruttamento di _ Fonti Geotermiche . È, quindi, necessario che vengano assunte
iniziative congiunte da parte dei vari enti interessati per approfondire la concreta
possibilità che questa forma di energia sia sfruttata per ridurre il fabbisogno
energetico di combustibili fossili della città.
3. È ormai accertato che il traffico veicolare costituisce una delle più importanti
fonti di inquinamento aereo; le proposte seguenti (in parte innovative, in parte già
consolidate) costituiscono un pacchetto di sicura efficacia nei confronti di questa
specifica fonte inquinante. La _ Metanizzazione degli Automezzi è sicuramente un
piccolo, utile tassello che va verso la direzione giusta. Si tratta, quindi, di un
intervento già iniziato con l’ultima generazione di autobus da incrementare e da
estendere anche ai parchi auto delle
organizzazioni private e pubbliche
(come abbiamo fatto con la dotazione
di
auto
del
Dipartimento
di
Prevenzione
dell’ULSS)
ed
anche
favorendo la scelta di auto a metano
per i singoli cittadini. A questo
proposito
ci
sembra
di
grande
interesse il programma attivato dalla
provincia autonoma di Bolzano di
promuovere
l’installazione
di
distributori
domestici
di
metano
(minicompressori per il rifornimento di metano) per l’autotrazione privata,
ottenendo così sia in netto vantaggio ambientale sia il coinvolgimento dei cittadini
con un sensibile risparmio nei costi di acquisto dei carburanti. Attualmente le
installazioni risultano essere circa 250 in tutta la regione Trentino A.A. ed un’
altra settantina nel resto d’ Italia.
dal centro di alcuni _ Grandi Attrattori di Traffico
contribuirebbe a decongestionare il traffico nella zona centrale della città e a
rendere più accessibili questi punti nevralgici con i sistemi di trasporto pubblico.
Già negli scorsi anni la città ha perso una di tali occasioni quando ha scelto per la
ristrutturazione in loco dell’ospedale civile di Borgo Trento , perdendo così
l’occasione di avere in breve tempo una struttura moderna e decentrata e ridando
respiro a tutta la zona della città che ospita attualmente la struttura.
Analogamente alcuni istituti scolastici ospitati in città costituiscono degli
attrattori di traffico dalla provincia al centro storico. Un possibile rimedio
potrebbe essere la realizzazione all’interno dell’area “Verona Sud” di un polo
scolastico, sia per risolvere alcune criticità che coinvolgono varie scuole superiori
(edifici costruiti con criteri e destinazioni diverse dall’uso scolastico e
difficilmente adeguabili, problemi “cronici” di sovraffollamento con distribuzione
dei ragazzi in più sedi, carenti condizioni generali di manutenzione con problemi di
4. L’allontanamento
22
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
sicurezza nell’ambito della prevenzione incendi e di scarso decoro dell’edificio
scolastico) sia perché spesso le scuole sono difficilmente raggiungibili dai ragazzi
per problemi di viabilità e di insufficienza di mezzi pubblici per gli studenti che
provengono dalla provincia e che rappresentano più della metà del totale. Sarebbe
dunque opportuna anche una rimodulazione dei flussi del trasporto pubblico per le
scuole superiori con l’individuazione di percorsi con un numero limitato di fermate
e l’incremento invece di tragitti pedonali sicuri con spostamenti di 200/300 m
dalle zone di interscambio/sosta dei mezzi agli edifici scolastici. Un ulteriore
attrattore di traffico è rappresentato dalla fiera, inserita in un’area di
trasformazione di Verona Sud. Per questa area sembra indispensabile prevedere
un modello di sviluppo, anche sperimentale, che consenta di migliorare le
connessioni e le funzioni tra i due quartieri interessati con piani specifici di
previsione per i grandi flussi di mobilità con sistemi di trasporto pubblico. Sono
necessari nuovi modelli di sviluppo con obiettivi che prevedano standard europei
qualitativi di servizi e di verde ripensando anche con logiche razionali i flussi del
trasporto merci.
5. La perdita di funzionalità del grande parco merci ferroviario retrostante la
stazione di Porta Nuova costituisce una grande occasione di riqualificazione della
città e delle sue immediate periferie che si sviluppano a ridosso di questa area. La
nostra proposta è che gran parte di questa area sia utilizzata per ottenere un
grande _ Parco Urbano alberato che contribuisca a mitigare la bolla termica della
città e che costituisca un collegamento per percorsi pedonali e ciclabili dalla
periferia alla città.
6. Un miglioramento complessivo della qualità dell’aria è ottenibile, realisticamente,
con la messa in campo di molti miglioramenti parziali. Uno di questi potrebbe
essere la _ Sperimentazione di Un Quartiere Periferico da organizzare assieme
alla popolazione interessata per rimodellarne la mobilità in modo tale da favorire
l’individuazione di punti di aggregazione e di sviluppo di una mobilità alternativa
agli automezzi.
7.
L’uso delle biciclette come mezzo di locomozione in città si è dimostrato in molti
centri una carta vincente per abbattere fortemente il traffico veicolare a motore.
Si tratta di far radicare il concetto di bicicletta non come mezzo di svago ma
come mezzo di trasporto preferenziale da utilizzare entro percorsi urbani o
suburbani di almeno cinque chilometri. Perché questa modalità di trasporto si
possa espandere è necessario che sia definita una rete organica di percorsi
ciclabili (più che di tratti di piste ciclabili) che connetta ogni punto dell’abitato.
8. Abbiamo tenuto come ultimo punto quello dell’attivazione di un capace
_ Sistema
di Trasporto Pubblico di Massa che deve costituire lo scheletro
portante attorno al quale sviluppare gli altri interventi descritti. Verona sconta su
questo punto un forte ritardo anche nei confronti di città limitrofe non solo di
analoghi agglomerati europei e questo sarà il banco di prova di una reale volontà di
cambiamento dello stile di vita della città.
23
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
2.2 ASSETTO TERRITORIALE
TUTELA
DELLA
SALUTE
E
DELLA
SICUREZZA
DEGLI
AMBIENTI
APERTI/CONFINATI
E
ASPETTI
TERRITORIALI
“L’espansione delle città genera livelli ancora più elevati di traffico e problemi che
si alimentano a catena: il centro delle attività si sposta infatti verso la periferia,
allontanandosi dal cuore della città, che man mano perde vitalità. Un numero sempre
maggiore di aree urbane presenta questi sintomi di eccessiva tensione. Non sorprende
quindi che l’inquinamento urbano sia l’immagine che gli europei più frequentemente
associano all’ambiente. I centri cittadini devono diventare luoghi piacevoli in cui vivere; in
caso contrario gli abitanti continueranno a trasferirsi nelle periferie o nella campagna
circostante.” (Verso una strategia tematica sull’ambiente urbano Commissione delle
comunità europee,Bruxelles 2004).
Emerge quindi sempre di più la necessità di pensare a città che siano amichevoli
per gli abitanti e per il loro benessere. Qualsiasi intervento urbanistico dovrebbe essere
valutato sotto questo profilo in quanto direttamente collegato alla salute specie in zone
più sofferenti dal punto di vista dell’inquinamento o della mobilità. Anche i nuclei urbani
consolidati possono beneficiare di interventi di riqualificazione urbanistica o viabilistica
in senso favorevole alla salute, ad esempio quando si tratti di recuperare aree degradate
o dimesse (ex caserme o fabbriche) dove possono essere ricavate aree verdi o ricreativo/
sportive che possono migliorare notevolmente la qualità della vita. Si tratta di una vera e
propria sfida per il futuro.
Un importante attività svolta riguarda la promozione negli strumenti urbanistici di
criteri per lo sviluppo di un ambiente favorevole alla salute, all’attività fisica e alla
sicurezza stradale, come indicato tra i programmi e le attività previsti dal Ministero della
salute. Con i nuovi Livelli di assistenza pubblicati nel DPCM del 23/04/08 definiti
dall’allegato 1 sono definite le nuove aree di intervento tra le quali al punto B “La tutela
della salute e della sicurezza degli ambienti aperti e confinati”. In particolare il punto B3
prevede una valutazione igienico sanitaria degli strumenti di regolazione e pianificazione
urbanistica.
Il contributo di questo dipartimento nella fase di concertazione e partecipazione
richiesta dalla nuova legge regionale urbanistica (LR 11/04 Norme per il governo del
territorio - art. 5) e nella redazione della VAS – Valutazione Ambientale Strategica (redazione del rapporto ambientale - art. 4) si è concentrato principalmente nel corso del
2007 nella fase di concertazione nella redazione del PTCP (Piano territoriale di
coordinamento provinciale). È stata seguita la fase preliminare partecipando a numerosi
incontri, portando un contributo informativo di indicazione dei principali determinati per
migliorare la qualità urbana e territoriale. Sono inoltre in corso gli incontri e la
partecipazione per il PTRC (Piano territoriale regionale di coordinamento) che si
concluderanno nel corso del 2008.
Se da un lato si riscontra una sostanziale condivisione degli obiettivi e un
approccio alla pianificazione che accentua l’importanza della qualità ambientale ed urbana
appare necessario dall’altro lato individuare indicatori di risultato o percentuali di
riferimento per testare nel corso degli anni gli interventi previsti e i miglioramenti
riscontrabili e quantificabili con i livelli comunali. Ad esempio sarebbe opportuno che già
24
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
nella fase preliminare negli studi del Piano provinciale e regionale fossero previste le
percentuali raggiungibili di trasporto trasferibili sul sistema pubblico e sulla mobilità
alternativa (ciclopedonale) nei vari ambiti di mobilità (trasporto merci, mobilità regionale
e pendolare, i percorsi casa scuola e casa lavoro, ecc).
P IANO
DEL VERDE
Nella definizione degli strumenti urbanistici generali si rileva come tra gli aspetti
maggiormente trascurati nella presentazione dei nuovi piani un cenno merita il “piano del
verde” e il concetto di “standard” di qualità degli spazi. In particolare sembra ancora
carente l’approccio normativo nel dotare i sistemi urbani in relazione alle loro specificità,
di una dotazione che superi le indicazioni di standard degli anni 60 (fabbisogno numerico,
mq/ab). È necessario invece dare risposta agli effettivi deficit del territorio ma anche
utilizzare il sistema del verde come strumento di miglioramento delle condizioni di vita
della popolazione e di regolazione microclimatica degli ambiti urbani. È necessario
implementare la pianificazione con obiettivi che incrementino il raffrescamento delle
città per mitigare l’isola di calore e per migliorare la fruibilità degli spazi anche nel
periodo estivo.
Nella redazione del PAT di Verona si rileva un elemento significativo
nell’individuazione di una “cintura verde” ma serve una implementazione e uno studio
specifico nelle aree di trasformazione ad esempio:
- prevedere un bosco urbano nell’area dell’ex scalo merci di connessione con i parchi
agricoli dell’Adige e con il parco delle mura;
- misurarsi negli altri grandi ambiti di riqualificazione (Verona sud, aree ex
caserme, ecc) con norme tecniche di attuazione specifiche per il verde quale
sistema di miglioramento della qualità urbana e correttore dei parametri
microclimatici.
Interessanti le recenti proposte di piani del verde del comune di Milano e di
Vercelli. Importante sottolineare come nel piano di Milano siano previsti 70 km di
percorsi lineari pedonali e ciclabili nel verde come sistema che innervatura del tessuto
urbano.
ESEMPI
RECENTI DI PIANI
DEL VERDE
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Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
PIANO
DEL VERDE DELLA CITTÀ DI
Relazione Sanitaria anno 2007
VERCELLI
Cintura verde intorno alla città e connessioni tra con percorsi urbani
Trovare lo spazio per piantare
500.000 alberi per migliorare la
qualità ambientale. Costruzione di
una rete verde che colleghi tutti gli
spazi aperti di milano
Il verde come indicatore della qualità
urbana: trattiene le polveri sottili, assorbe
CO2, produce ossigeno e raffresca
l’ambienteper garantire una città più sana
e vitale
Si riscopre una “milano
città d’acqua”,
Una rete di percorsi pedonali e
ciclabili va a innervare di verde l’intero
tessuto urbano determinando circa 70
km di sistemi lineari nel verde
La campagna diventa luogo di
bellezza dove è piacevole vivere
PIANO
DEL VERDE DELLA CITTÀ DI
MILANO
Piano della mobilità
È necessario affrontare il tema dei percorsi ciclopedonali individuando una rete, una
“ossatura” di mobilità nel territorio con diversi livelli di funzionalità (spostamenti casalavoro,
casa scuola, svago, fruizione dei servizi, ecc) soprattutto in ambito urbano e nelle zone 30 la
sovrapposizione di differenti componenti di traffico deve essere progettata in relazione ai
gradi di sicurezza che devono essere garantiti.
Importante definire i nodi di interscambio tra i veri sistemi di mobilità (parcheggi
scambiatori, piano del trasporto pubblico, mobilità alternativa) investendo soprattutto nel
disincentivare l’uso del mezzo privato a motore nel sistema urbano.
Alcuni recenti piani come quello di Venezia-Mestre e Bolzano puntano anche alla
Promozione dell'immagine della bicicletta come status symbol della libertà cercando di
stimolare anche le fasce sociali meno sensibili come gli adolescenti e i giovani.
L’obiettivo finale consiste nell’aumentare la mobilità in bicicletta passando dall'8-10%
al 20-25% di riferimento europeo, offrendo al ciclista situazioni sicure, protette e
confortevoli visto che il 50% degli spostamenti con i veicoli nei centri urbani avviene per una
distanza che non va oltre i 4 chilometri. Questo potrebbe sicuramente contribuire a far
scendere il numero degli incidenti stradali nei centri urbani.
26
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
LA
MAPPA DELLE PISTE CICLABILI NEL
DI
VENEZIA
COMUNE
Il piano Urbano della Mobilità si può
intendere una evoluzione del Piano Urbano del
Traffico ed è descritto all’articolo 22 della
legge del 24 novembre 2000, numero 340, che
così recita:
“Al fine di soddisfare i fabbisogni di mobilità
della popolazione, assicurare l’abbattimento
dei livelli di inquinamento atmosferico ed
acustico, la riduzione dei consumi energetici,
l’aumento dei livelli di sicurezza del trasporto
e della circolazione stradale, la minimizzazione
dell’uso dell’automobile privata e la
moderazione del traffico, l’incremento della
capacità di trasporto, l’aumento della
percentuale di cittadini trasportati dai sistemi
collettivi anche con soluzioni di car pooling e
car sharing e la riduzione dei fenomeni di
congestione nelle aree urbane, sono istituiti
appositi piani urbani di mobilità (Pum) intesi
come progetti del sistema della mobilità
comprendenti l’insieme organico degli
interventi sulle infrastrutture di trasporto
pubblico e stradali, sui parcheggi di
interscambio, sulle tecnologie, sul parco
veicoli, sul governo della domanda di trasporto
attraverso la figura del mobility manager, i
sistemi di controllo e regolazione del traffico,
l’informazione all’utenza la logistica e le
tecnologie destinate alla riorganizzazione
della distribuzione delle merci nelle città.”
Un altro aspetto importante è lo studio, l’analisi e l’incentivazione della mobilità pedonale.
Spesso gli studi e le realizzazioni europee (ma anche recentemente italiane) hanno studiato e
realizzato modifiche strutturali all’interno degli ambiti urbani solo per prevenire l’incidentalità
stradale.
“Ad oggi manca un approccio preventivo che determini una pianificazione delle città secondo un nuovo
modello, della intermodalità, che metta al centro l'uomo e gli spostamenti a piedi, in bicicletta e il trasporto
pubblico, anziché l'automobile e la continua meccanizzazione di ogni movimento. “
(professor Philip James,docente della London School of Hygiene e a capo dell’International Obesity Task Force).
Già il PUM (piano urbano della mobilità) pone le basi per un cambiamento di tendenza
rispetto al PUT (piano urbano del traffico) ma sicuramente è necessaria una maggiore
consapevolezza nelle scelte sulla mobilità.
27
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
MANUALE
Verso fine del 2008 si prevede la realizzazione di un manuale di buone pratiche e di
suggerimenti per “L’individuazione di soluzioni urbanistiche, qualitative e quantitative per stili di vita
attiva”. Si tratta di un lavoro sicuramente ambizioso, che ha l’obiettivo di fornire un supporto tecnico
alle amministrazioni e agli uffici tecnici comunali, realizzato con la collaborazione tra il Dipartimento
di Prevenzione dell’ULSS20 e il Dipartimento di urbanistica dell’I.U.A.V. (Istituto Universitario di
Architettura di Venezia). In particolare lo studio in corso di realizzazione concentra l’attenzione sulla
connessione tra i miglioramenti strutturali in ambito urbano a favore della ciclopedonalità e il
miglioramento delle condizioni di vita in termini di salute della popolazione. Infatti lo scopo è
incentivare l’interesse delle amministrazioni locali sulla necessità di migliorare e trasformare il
territorio in modo da favorire un cambiamento dei comportamenti e degli stili di vita.
CONCORSO
Il Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS 20 nell’ambito del progetto regionale di lotta alla
sedentarietà organizzando il concorso “Piccoli cittadini per grandi strade”, ha coinvolto scuole,
associazioni e amministrazioni locali di tutto il Veneto che hanno risposto con entusiasmo e
partecipazione. Il concorso è stato realizzato per promuovere interventi urbanistici in grado di far
aumentare l’attività fisica nella vita quotidiana dei bambini, ad esempio attraverso la riappropriazione
di spazi per il gioco o la promozione degli spostamenti a piedi o in bicicletta. Al concorso hanno
partecipato 19 progetti di tutto il Veneto, prevalentemente su iniziativa di scuole ma anche di comuni,
comitati cittadini, associazioni locali, ULSS. I progetti presentati riguardavano attività di pedibus e
bicibus per gli spostamenti casa-scuola, percorsi escursionistici, sistemazione di parchi cittadini,
laboratori di conoscenza dell’ambiente e cittadinanza attiva, educazione stradale e sportiva in orario
scolastico. Significativo constatare come in alcune realtà le sinergie con il mondo della scuola e le
amministrazioni locali stanno promuovendo percorsi comuni di confronto e ascolto per migliorare la
qualità degli spazi urbani.
ALCUNE
IMMAGINI DEI MATERIALI
PRODOTTI NEL CONCORSO
ALTRE
IMMAGINI
DEL CONCORSO
28
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
ESEMPI
DI
PERCORSI
RIPROGETTATI
IN
FAVORE
Relazione Sanitaria anno 2007
DI
UNA
PEDONALITÀ
DIFFUSA
E
PROMOZIONE
DELL’USO
DELLA
BICICLETTA
Una via pedonale/ciclabile a Milano Marittima (RA) con nuova pavimentazione, ridisegno
delle zone di sosta, spazi verdi e zone per la socializzazione. Modificare l’assetto urbano dei
centri abitati, non solo negli ambiti più propriamente commerciali o turistici è una sfida culturale
e sociale da vincere nei prossimi anni.
LA
VIA PEDONALE
/
DI
MILANO MARITTIMA
CICLABILE
Interventi recenti per il superamento di gradinate e scale per facilitare l’attraversamento con le
bici
AGEVOLAZIONE
ATTRAVERSAMENTO DI
GRADINATE CON LA BICI:
BERLINO / VERONA
29
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
VIA BETTELONI
A
Relazione Sanitaria anno 2007
VERONA
Tratto di un percorso (da Montorio al centro di Verona) riprogettato recentemente nel
quartiere di Borgo Venezia individuato come percorso principale per bici/pedoni. Interventi di
moderazione del traffico con restringimento della sede stradale e percorsi per i veicoli a zig-zag,
definizioni di ambiti separati per veicoli a motore bici e pedoni, incroci rialzati e cuscinetti
presso l’ingresso alla scuola elementare G. Carducci.
ATTRAVERSAMENTO
SCUOLA ELEMENTARE
DI FRONTE ALLA
“CARDUCCI”
CON
RIALZAMENTO A CUSCINOTTO PER
MODERARE LA VELOCITÀ E
ALLARGAMENTO ZONA CON SOSTA
PEDONALE
SISTEMAZIONE
DELLA SEDE STRADALE
E SENSO UNICO CON SEPARAZIONE
DEI DIVERSI LIVELLI DI MOBILITÀ:
AUTO, PISTA CICLABILE, PEDONI
30
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Incroci stradali con miglioramento degli attraversamenti pedonali, zone di sosta
avanzate in modo da visualizzare in sicurezza l’arrivo dei veicoli, anche per i bambini;
rialzamento leggero della zona incrocio, inserimento di inserti di pavimentazione e segnaletica
per moderare la velocità; inserimento di elementi di protezione e di isole verdi per un
miglioramento complessivo della qualità urbana.
ATTIVITÀ CTPAC
Commissione Tecnica Provinciale per l’attività di cava
Nel corso del 2007 sono state esaminati dalla Commissione più di 20 progetti di
ampliamento o apertura di nuove cave nella provincia di Verona. Il lavoro della commissione
che esprime un parere vincolante per l’autorizzazione regionale risulta essere gravato da una
responsabilità che supera il mero approccio tecnico in quanto, allo stato attuale
dall’emanazione della L.R. 44 del 1982, la Regione Veneto non ha ancora prodotto un Piano
regionale dell’attività di cava. Inoltre sono ancora molto pochi i comuni che hanno approntato
uno studio e analisi approfondite per disciplinare e governare nel territorio di competenza le
aree destinate all’attività di cava. Nel corso della fine dell’anno sono stati approntati dalla
Provincia insieme ad altri enti dei tavoli di lavoro per cercare di risolvere alcune
problematiche, in particolare:
• l’intorbidimento delle acque della zona del parco naturale delle cascate di Molina;
• le problematiche connesse al traffico pesante di attraversamento dei centri abitati
soprattutto della Valpolicella.
Sicuramente una nuova e recente consapevolezza ambientale e la relazione di
compatibilità tra l’attività estrattiva e la qualità e il godimento del territorio incomincia a
produrre una volontà nei soggetti e negli enti istituzionali per tentare di coordinare gli
interventi e di pianificare e monitorare un territorio meglio di quanto sia stato fatto nel
passato.
2.3 COLLETTIVITÀ
2.3.1 DISAGIO ABITATIVO
Gli interventi di contrasto all’insalubrità delle abitazioni sono stati effettuati
seguendo le modalità concordate con il Comune di Verona e riportate dal “Protocollo d’intesa
per il miglioramento delle condizioni di disagio abitativo”. Questo progetto prevede, quando si
individuano nell’ambiente abitato problematiche igienico-sanitarie pregiudizievoli per la
salute, una serie di azioni finalizzate alla loro eliminazione.
Stando a quanto emerge dai dati raccolti è ancora rilevante il problema della presenza
di fattori di insalubrità e/o rischio impiantistico negli ambienti domestici visitati seppure in
misura minore rispetto agli anni scorsi. Risultano viceversa in crescita le abitazioni del tutto
prive dei requisiti di abitabilità (26). Si tratta prevalentemente di immobili fatiscenti o
modificati abusivamente (talvolta regolarizzati mediante sanatoria) in modo del tutto
irregolare e destinati ad ospitare prevalentemente stranieri.
Nel corso del 2007 delle 464 abitazioni visitate 77 presentavano problematiche
igienico-sanitarie. In 17 alloggi, tutti occupati da stranieri, è stata riscontrata una situazione
critica di sovraffollamento. Molti dei casi in questione sono stati rilevati anche per le
sinergie messe in atto tra l’ULSS 20 ed il Comune di Verona ed in particolare grazie ad uno
stretto rapporto con la Polizia Municipale. La relazione dettagliata descrittiva dell’attività e
dei dati emersi è reperibile nel sito http://prevenzione.Ulss20.verona.it/
31
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Oltre cento gli appartamenti interessati da infestazioni, a volte in modo pesantissimo. La
maggior parte dei casi interessava condomini abitati da anziani specie in condizioni di disagio. Il
riscontro di infestazione da blatte in un alloggio richiede che la ricerca dell’infestante venga
estesa a tutto il condominio. Il monitoraggio deve interessare tutti i piani e locali dell’edificio:
box auto, cantine, vani scale, vani ascensore, tutti gli appartamenti, i terrazzi e gli spazi
perimetrali con particolare attenzione alle condotte di entrata dei servizi fognari, elettrici e
telefonici. Si tratta cioè di fare interventi integrati; il solo uso di sostanze ad azione tossica
rischia di non risolvere il problema (determinando le cosiddette infestazioni a ping pong) ed
espone i residenti a sostanze pericolose specie se usate per lunghi periodi.
L’indisponibilità di alloggi adeguati ha favorito l’emergere di iniziative speculative tra le
quali è da ricordare il fenomeno dell’affitto di “box” ricavati frazionando abusivamente gli
appartamenti. Questo fenomeno è stato riscontrato soprattutto nel nucleo urbano e si
caratterizza per l’estrema precarietà igienico-sanitaria degli spazi personali e comuni e delle
suppellettili.
Nel 2007 sono stati ispezionati 10 appartamenti localizzati nella maggior parte dei casi
nella Città antica e in Veronetta. Una trentina le “camere” ricavate: in buona parte dei casi si
trattava di locali di piccole dimensioni ricavati abusivamente separando con tramezze i locali
abitabili e attrezzandoli come minuscoli monolocali dotati di letto, fornello e tv ma naturalmente
privi di cucina e servizi igienici.
La mancanza di un’organizzazione che gestisse questa attività nell’ambito delle pulizie e
del cambio biancheria, l’assenza della rintracciabilità delle persone ospitate, l’assenza di ogni
possibilità di controllo (trattandosi di attività abusive) rende molto precarie queste situazioni
sotto il profilo igienico sanitario. Inoltre dal punto di vista impiantistico si tratta quasi sempre di
rimaneggiamenti precari degli impianti preesistenti che possono essere fonte di pericolo per la
sicurezza.
In generale appare evidente che a fronte di una presenza sovrabbondante di immobili sfitti,
molte sono le persone che hanno difficoltà ad accedere ad un’abitazione che rientri nelle
aspettative e disponibilità finanziarie. Il problema diventa tuttavia critico in occasioni
particolari:
- nuclei familiari stranieri che avvertono questo problema nel momento in cui chiedono la
certificazione di idoneità o per il ricongiungimento familiare o per il rilascio della carta di
soggiorno;
- la nascita di ulteriori figli;
- l’accadere di eventi relativamente straordinari (rottura di impianti idro-termo-sanitari,
arrivo di bollette eccessivamente onerose …) può spezzare un delicato equilibrio e far
precipitare il nucleo familiare in una vera e propria situazione di disagio anche economico
difficilmente risolvibile senza un apporto esterno.
Si conferma che il problema del disagio abitativo va affrontato in modo complessivo sia
sul fronte della disponibilità che su quello della qualità delle abitazioni immesse sul mercato. Su
questo tema devono essere coinvolti non solo i soggetti istituzionali ma anche tutti i portatori di
interesse, in primis proprietari, conduttori, imprenditori e associazioni.
La disponibilità di un’abitazione sicura dovrebbe essere garantita a chiunque sia
legittimamente presente nel nostro territorio. Non solo i requisiti strutturali e di sicurezza ma
anche le dimensioni delle unità abitative e la loro qualità sotto il profilo energetico ed ambientale
dovrebbero entrare a pieno diritto nei criteri di valutazione della qualità degli alloggi.
32
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
È anche da aggiungere che la disponibilità di una superficie abitabile idonea in relazione al
numero di componenti del nucleo familiare viene ostacolata dall’attuale tendenza a privilegiare,
per motivi di redditività economica, i mono e i bilocali.
È opportuno pertanto inserire nella pianificazione urbanistica anche la previsione, per gli
alloggi pubblici e privati, di una percentuale di abitazioni di dimensioni adeguate ai nuclei familiari
con più figli.
LAVORATORI
STAGIONALI
Situazioni prevedibili di disagio sono anche presenti per i lavoratori stagionali e per gli
stranieri in regola con i permessi di soggiorno.
Per queste categorie diventano praticabili a volte soluzioni caratterizzate da forte
degrado (uso di immobili fatiscenti o accampamenti di fortuna).
Per rispondere alle richieste di alloggio di persone non in grado di accedere al mercato
normale (lavoratori temporanei o clandestini) diventa sempre più frequente l’offerta di locali di
pessima qualità ricavati in appartamenti appositamente affittati o usati come abitazione dal
conduttore. Si tratta di vere e proprie attività ricettive di tipo extra alberghiero prive di
qualsiasi requisito igienico e strutturale. Questo fenomeno rappresenta la spia di una vera e
propria necessità a cui dare risposte concrete.
A volte tuttavia si tratta anche di un sistema che permette al conduttore di far fronte al
mutuo o all’affitto eccessivamente onerosi.
Nel corso dell’anno sono stati sottoposte a verifica una parte delle imprese agricole che
occupano lavoratori stagionali. La normativa sull’igiene e la sicurezza del lavoro prevede anche la
possibilità di ospitare questi lavoratori in alloggi temporanei o comunque diversi da quelli
residenziali. Naturalmente questi alloggi non devono presentare gravi carenze o situazioni di
pericolo (vedi protocollo pubblicato sul sito).
Nonostante già negli anni scorsi fossero state informate le associazioni di categoria circa
i requisiti minimi di questi alloggi, i dati dei sopralluoghi evidenziano condizioni non proprio
soddisfacenti.
Nel corso dei sopralluoghi sono state anche accertate condizioni non idonee di sicurezza
delle principali attrezzature agricole e problemi nella conservazione dei fitofarmaci. Quanto
sopra evidenzia la necessità di maggiori informazioni e controlli nelle imprese agricole: 44 degli
alloggi visitati sono risultati idonei, altri 42 necessitavano di adeguamenti e 6 non sono risultati
idonei. Gli inconvenienti riscontrati riguardavano in gran parte gli impianti (termico 33 ed
elettrico 9) ma sono state riscontrate anche carenze di manutenzione (16) e presenza di umidità
(4). La tipologia dei locali destinati all’alloggio era in gran parte di tipo residenziale (73); negli
altri casi erano stati utilizzati annessi rustici, fabbricati rurali, prefabbricati, capannoni ed in un
caso un locale al piano interrato. In 28 casi l’approvvigionamento idrico di acqua potabile non
avveniva tramite acquedotto ma tramite pozzo privato. In 57 casi il deposito di fitofarmaci era
idoneo e in 23 è stato oggetto di prescrizioni; solo in un caso il deposito non è risultato idoneo.
I problemi rilevati sulle attrezzature delle aziende riguardano soprattutto l’assenza del
dispositivo antiribaltamento dei trattori e la mancata protezione degli organi rotanti. In
particolare la prima carenza rappresenta un grave rischio per gli agricoltori che operano in zone
collinari e montane, che, essendo imprese familiari, non hanno alle dipendenze lavoratori
stagionali e non sono quindi raggiungibili da interventi di prevenzione.
La maggior parte dei morti a seguito del ribaltamento avvengono per mancanza del
dispositivo di sicurezza (roll bar o cabina), Questo dispositivo deve essere correttamente
installato ma la garanzia maggiore prevede che si usino anche le cinture di sicurezza e si
rispettino le norme d’uso tenendo presenti le pendenze e le buone pratiche.
33
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
ASILI
Relazione Sanitaria anno 2007
NIDO
Il mutato quadro socio-demografico, in particolare l’aumento delle famiglie con
monogenitori e di famiglie con un numero più piccolo di componenti oltre alla necessità di
lavoro per entrambi i genitori (vedi indagine Multiscopo ISTAT) ha determinato un maggior
fabbisogno di servizi per la prima infanzia da parte delle famiglie. Per questo motivo molti
soggetti pubblici e privati hanno previsto l’attuazione di strutture apposite per rispondere a
questa esigenza. La D.G.R. della Regione Veneto n. 84 del 16.1.2007 ha finalmente fissato
anche i requisiti per le strutture private e le modalità di autorizzazione e accreditamento.
Il trend di crescita di queste strutture (che si registra da qualche anno) è continuato
anche per il 2007 tant’è che al Servizio Igiene e Sanità pubblica sono stati chiesti circa 30
pareri preventivi per l’apertura di asili nido e servizi integrativi. I progetti presentati nella
maggior parte rappresentano una evoluzione favorevole rispetto al passato in quanto
prevedono l’attivazione di asili nido di miglior qualità stante anche la presenza di chiari
parametri di riferimento nella citata normativa.
Purtroppo nello stesso periodo si è verificato un fenomeno di segno opposto per
quanto riguarda le strutture presenti nel territorio: in particolare sono state ispezionate una
decina di strutture che fungevano da nido senza averne le caratteristiche dal punto di vista
edilizio ed igienico: nella maggior parte dei casi il problema maggiore era rappresentato
dall’assenza di un’area scoperta e della collocazione in aree inadatte perché ubicate in zone di
scarsa qualità per la presenza di sorgenti inquinanti sotto il profilo acustico e atmosferico.
Questo fatto pone un problema generale di pianificazione di queste strutture che
devono essere in grado di garantire l’assenza di fattori di rischio per la salute in un’età in cui
è maggiore la vulnerabilità e assicurare la disponibilità dell’area scoperta in quanto il
movimento (necessario in tutte le età) nei bambini rappresenta un fattore fondamentale per
la salute, per una crescita armonica e per l’acquisizione di corretti stili di vita.
“SENZA
TETTO ” E NOMADI
L’asilo notturno Camploy insieme ad altre strutture attivate in periodi recenti (Caritas
Casa di accoglienza Il samaritano) permettono di rispondere, almeno nell’immediato, alle
esigenze delle sempre più numerose persone che non dispongono di sufficienti risorse
personali ed economiche per la casa.
Nel corso dell’anno sono proseguiti i controlli dell’Ufficio nel campo nomadi di
Boscomantico (ora smantellato) rilevando spesso situazioni di grave precarietà igienica. Gli
ospiti, in particolare i bambini, sono stati tuttavia seguiti da un’associazione non governativa
che ha garantito il controllo sanitario e gli interventi assistenziali.
I campi nomadi, i centri di prima accoglienza e i dormitori pubblici sono strutture che
per loro natura presentano numerose criticità sotto il profilo igienico e sanitario e
necessitano di particolare attenzione sia in fase di approntamento che nella gestione
quotidiana.
I senza tetto o chi ha una situazione abitativa precaria, specie se proveniente da
paesi ad alta endemia, è, tra l’altro, ad alto rischio per la malattia tubercolare.
2.3.2 POPOLAZIONE CARCERARIA
L’effetto dell’indulto dell’agosto 2006 è sostanzialmente svanito e la Casa
Circondariale di Montorio è tornata alle condizioni di sovraffollamento osservata ormai da
alcuni anni, problema questo trasversale a tutte le Case Circondariali sul territorio nazionale.
34
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Il numero di detenuti continua a crescere e alla fine di quest’anno erano 736, dei quali
42 femmine. La chiusura di metà delle camere del femminile, per carenza di personale di
sorveglianza femminile, comporta ora il sovraffollamento anche di questo settore; n. 4
camere (12 mq circa più il servizio igienico) erano occupate da 4 persone ciascuna. La
situazione peggiora qui ulteriormente quando arrivano mamme con bambini piccoli, alle quali
viene riservata ovviamente una camera a sé.
Graf. 2.3.2/1 Presenze nel corso del 2007
700
600
Maschi
500
400
Femmine
300
200
Semiliberi e
lavoratori esterni
100
se
t
ot
t
no
v
di
c
ag
o
u
lu
g
gi
r
m
ag
ap
m
ar
ge
n
fe
b
0
Graf. 2.3.2/2 Presenze negli anni
800
700
600
500
400
300
200
100
0
1998
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
L’assistenza sanitaria è resa in parte dall’Amministrazione della Casa Circondariale e
in parte dall’Ulss 20. In particolare l’ULSS–Dipartimento delle Dipendenze si occupa della
terapia e riabilitazione dei detenuti con problemi di tossicodipendenza e assicura il
coordinamento fra gli interventi intramurari e territoriali.
Un collegamento intranet con il Ministero degli Interni consente l’identificazione dei
nuovi entrati (oltre 1500 nel corso del 2007). Tale sistema permette tra l’altro, l’accesso
ad alcuni dati sanitari relativi a tutti i periodi detentivi, anche in Istituti diversi.
Trattandosi di una popolazione in prevalenza straniera e spesso con limitate conoscenze
della lingua italiana, la disponibilità dei dati risulta particolarmente preziosa sia per la
continuità delle cure che per evitare visite e accertamenti non più necessari.
35
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
2.3.3 CONTROLLI PISCINE
Sono proseguiti i controlli sulle piscine da parte dell'Azienda unità sanitaria, con i
relativi prelievi, secondo i criteri indicati dalla Direzione Regionale.
In assenza di normativa specifica sono stati effettuati controlli con frequenza
inferiore rispetto agli anni precedenti, verificando in particolare l’esistenza del piano di
autocontrollo e la corretta gestione degli impianti.
Le piscine aperte al pubblico rappresentano 7 complessi con piscine solo scoperte, 5
complessi misti, cioè con piscine coperte e scoperte, 3 con sole piscine coperte e uno con
piscine “convertibili”.
In totale sono stati effettuati 52 controlli chimici e 45 microbiologici su acque di
piscina, oltre agli abituali controlli sull’acqua di alimentazione. I risultati hanno evidenziato
parametri normali nel 80% dei controlli chimici: i parametri alterati erano rappresentati quasi
sempre da un modesto aumento (0,5 - 1 mg/litro) del parametro “Cloro attivo libero“ o da una
lieve riduzione dello stesso, favorita dall’evaporazione del disinfettante, soprattutto nelle
piscine scoperte.
Nell’insieme i controlli hanno evidenziato parametri chimici alterati con una frequenza
inferiore rispetto agli anni precedenti, e le anomalie sono sempre risultate di entità modesta
e prevalentemente relative a un tasso di cloro lievemente superiore a quello raccomandato; gli
esami microbiologici sono risultati alterati in un solo caso, in una piscina priva del dosatore
automatico del cloro, con un limitato numero di frequentatori.
Anche per questo anno la maggiore responsabilizzazione dei gestori, prevista
dall’Accordo Stato – Regioni e dalla “Disciplina interregionale” sembra aver comportato un
miglioramento della qualità dell’acqua e della sicurezza nelle piscine.
In collaborazione con il Servio Fisiopatologia Respiratoria e l’Istituto di Igiene
dell’Università di Verona è stata condotta una indagine sui frequentatori delle piscine
coperte, allo scopo di valutare i rischi presenti “nell’ambiente piscina” per la trasmissione di
malattie causate da microrganismi (es. micosi, verruche) come pure come ambiente che possa
interferire sull’andamento di altre malattie sia cutanee che respiratorie. I primi risultati di
questa ricerca - che prevede anche l’analisi dei vari parametri chimici e microbiologici
dell’acqua di balneazione - saranno disponibili alla fine del 2008.
36
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
3 A LIMENTAZIONE
3.1 APPROVVIGIONAMENTO
E
DELL’ACQUA POTABILE
Nella città di Verona abbiamo la fortuna di disporre di riserve d’acqua in quantità
adeguata, con caratteristiche di qualità e con una rete di distribuzione efficiente e controllata.
Si rende, in ogni caso, necessario coordinare gli sforzi di tutti gli enti interessati affinché sia
erogata acqua controllata dal punto di vista batteriologico e chimico.
La vigilanza si svolge attraverso la collaborazione con i Sindaci dei Comuni, con i
gestori degli acquedotti, con la nuova realtà dell’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale
(AATO), con i privati che ancora non hanno possibilità di essere serviti dalla rete
acquedottistica.
ACQUA
DI
BUONA QUALITÀ
La nuova Società Acque Veronesi con deliberazione dell’AATO n. 1 del 4 febbraio 2006 è
stata individuata quale gestore del servizio idrico integrato nel territorio dei Comuni dell’Area
Veronese, con avvio della gestione del nuovo servizio idrico integrato della città di Verona e dei
comuni veronesi a partire dal 1 marzo del 2007.
Generalmente l’acqua, per la città di Verona, è fornita attraverso la rete
acquedottistica senza necessità di clorazione. Tale pratica è riservata solamente ai tratti
in manutenzione straordinaria e solo per il tempo necessario a garantirne la sicurezza
batteriologica.
SENZA
In questa sede basti ricordare alcuni dati indicativi relativi al consumo di acqua.
Tab. 3.1/1: Consumi di acqua e impianti a Verona e in Lessinia
Quantità di acqua
Impianti
Abitanti serviti
Estensione rete
Verona m3/anno erogati
34.858.000
Lessinia m3/anno erogati
1.514.000 di cui clorata 40%
Centrali
21
Pozzi
60
Stazione di pompaggio
49
Verona (fonte: Comune,
aggiornamento 31/12/2004)
269.068
Lessinia ISTAT 2001
11.947
Totale
1.600 km
L’attività di vigilanza e controllo del SIAN, sommata ai controlli interni degli enti gestori
degli acquedotti, consente di esprimere un giudizio largamente favorevole sulla nostra situazione.
Per quanto concerne invece il restante territorio, la fornitura di acqua per il consumo
umano, oltre che dalla Società Acque Veronesi, è stata garantita anche da altri gestori oppure è
attinta da pozzi privati. Nella seguente tabella sono riportati i principali dati forniti dai Comuni
interessati:
37
CLORO
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Tab. 3.1/2: Fornitura dell’acqua per il consumo umano nei Comuni dell’ULSS20
COMUNE
GESTORE
ACQUEDOTTO
PRINCIPALE
*GESTORE
ACQUEDOTTO
SECONDARIO
POPOLAZIONE
SERVITA DA
POPOLAZIONE
NON SERVITA
ACQUEDOTTO
DA ACQUEDOTTO
Albaredo d’Adige
Acque Veronesi
3.390 (67,3%)
1.644 (32,7%)
Arcole
Acque Veronesi
4.362 (76,4%)
1.349 (23,6%)
Badia Calavena
Acque Veronesi
COVISE
2.327
180
Belfiore
2.610
Bosco Chiesa Nuova
Acque Veronesi
3.472
Buttapietra
Acque Veronesi
6.257 (95,4%)
300 (4,6%)
Comune
6.037 (96,5%)
217 (3,5%)
Caldiero
Castel d’Azzano
Vigasio spa
11.102 (98,8%)
140 (1,2%)
Cazzano di Tramigna
Acque Veronesi
1.342 (97,3%)
38 (2,7%)
Cerro Veronese
Acque Veronesi
2.294 (97,9%)
50 (2,1%)
Cologna Veneta
Acque Veronesi
7.738 (94,5%)
455 (5,5%)
Colognola ai Colli
Comune
7.633 (99,9%)
10 (0,1%)
2 (0,2%)
COVISE
Erbezzo
Acque Veronesi
809 (99,8%)
Grezzana
Acque Veronesi
10.629
Illasi
Comune
Lavagno
Comune
Mezzane di Sotto
COVISE
5.150
6.324
Comune
1.955 (99,5%)
10 (0,5%)
Montecchia di Crosara
Acque Veronesi
4.440 (99,6%)
20 (0,4%)
Monteforte d’Alpone
Acque Veronesi
7.707 (98,7%)
100 (1,3%)
Pressana
Acque Veronesi
2.244 (91,1%)
220 (8,9%)
Roncà
Acque Veronesi
3.326 (95,7%)
150 (4,3%)
Rovere Veronese
Acque Veronesi
2.135
Roveredo di Guà
Acque Veronesi
1.128 (78,6%)
San Bonifacio
Acque Veronesi
16.450 (87%)
2.450 (13%)
San Giovanni Ilarione
Acque Veronesi
3.150 (62,1%)
1.920 (37,9%)
Comune
22.497 (96,2%)
900 (3,8%)
Acque Veronesi
e Acq del “Buso”
400
170
San Giovanni Lupatoto
San Mauro di Saline
Selva di Progno
Soave
Tregnago
Comune
COVISE
Acque Veronesi
Comune
COVISE
308 (21,4%)
913 (93,7%)
61 (6,3%)
6.450 (95,6%)
300 (4,4%)
4.800 (99,2%)
40 (0,8%)
Velo Veronese
Acque Veronesi
800
Verona
Acque Veronesi
259.380
Veronella
Acque Veronesi
3.592 (91,1%)
350 (8,9%)
Vestenanova
Acque Veronesi
2.354 (87,7%)
331 (12,3%)
Zimella
Acque Veronesi
TOTALE
4.039 (87,3%)
586 (12,7%)
416.717 (96,6%)
14.561 (3,4%)
*Gestore secondario = l'acqua viene fornita al Comune e questi gestisce la rete fino alle utenze.
Comune di S. Mauro di Saline: da aggiungere 800 abitanti stagionali allacciati;
Comune di Velo V.se: da aggiungere 1200 abitanti stagionali allacciati.
38
Dato n.p.
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Ovviamente la nostra attenzione va mirata alle quasi 15.000 persone che bevono acqua non
controllata, che spesso viene attinta da falde superficiali tramite vecchi pozzi.
Nella parte orientale del territorio dalla ULSS 20 l’acqua è tenuta sotto
controllo e monitoraggio,in particolare nel sambonifacese dove vi sono alcuni pozzi
che forniscono acqua che necessita di essere trattata per presenza di tri e
tetracloroetilene ai limiti dei valori accettabili.
CONTAMINAZIONI
CHIMICHE
S. BONIFACIO
L’Ente erogatore del servizio ha affrontato già dal 2005 il problema di trattare l’acqua
con idoneo impianto di depurazione per evitare che l’incremento delle citate sostanze tossiche
potesse comprometterne l’erogazione.
È stata quindi concordata con il Comune e con l’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale
(AATO) l’attivazione in loco di un nuovo impianto tecnologico in fase di completamento che a
breve integrerà quello esistente per poter assicurare in ogni caso l’abbattimento di tali inquinanti
chimici.
L’attività del SIAN è rivolta a controllare gli Enti Gestori affinché la fornitura di acqua
al consumo umano avvenga nel rispetto dei parametri di sicurezza previsti dalla normativa. I
nostri campionamenti “di vigilanza” si sommano così a quelli cosiddetti interni degli Enti Gestori e
contribuiscono a mantenere sotto controllo questo servizio.
Tab. 3.1/3: Prelievi acqua potabile per controllo e vigilanza anno 2007
Irregolari alla analisi Irregolari alla analisi
chimica
microbiologica
10
22
Prelievi
Numero
Da acquedotto
601
Da pozzi privati e da stabilimenti e/o
laboratori
166
13
13
Totale
767
23
35
Le irregolarità microbiologiche invece si riferiscono a presenza di indicatori (coliformi)
che richiedono un intervento di clorazione o di manutenzione e pulizia straordinaria di tratti di
acquedotto o di pozzi privati.
3.2 SICUREZZA ALIMENTARE
“La sicurezza alimentare sussiste quando tutte le persone in qualsiasi momento hanno
accesso fisico sociale ed economico a cibi nutrienti, sani e sufficienti a soddisfare le loro
preferenze dietetiche ed alimentari per una vita attiva e sana.” (FAO 2003). Nella nostra società
c’è una grande disponibilità di cibo per: il potenziale produttivo delle industrie alimentari,
l’ampliamento e globalizzazione dei mercati, le innovazioni tecnologiche di produzione e
conservazione dei prodotti alimentari.
Sicurezza alimentare è anche la possibilità di accesso fisico ed economico al cibo per
tutti in ogni momento e comprende non solo la sicurezza igienico-sanitaria ma anche quella
nutrizionale ovvero l’accesso a un’alimentazione equilibrata.
Nella nostra realtà il livello di sicurezza degli alimenti è molto elevato e non esistono
pericoli significativi nell'acquisto dei singoli prodotti o nel loro consumo equilibrato.
39
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Le norme a tutela del consumatore si basano su un approccio integrato alla sicurezza
alimentare da parte di tutti coloro che partecipano alla lunga e complessa catena che va dalla
produzione primaria, alla lavorazione, trasporto, preparazione, commercializzazione e consumo
degli alimenti: “from farm to fork” ovvero dal campo alla tavola. Ogni anello della catena
alimentare ha un ruolo: i produttori hanno la responsabilità primaria per quanto concerne la
sicurezza degli alimenti; le autorità competenti (fra cui il SIAN e i Servizi Veterinari) hanno
compiti di monitoraggio e devono far rispettare tali responsabilità.
3.2.1 TOSSINFEZIONI
ALIMENTARI
Sono patologie legate al consumo di alimenti, nella maggior parte dei casi con quadro
clinico di lieve entità, per lo più senza reliquati.
Nel 2007 sono stati registrati e svolte indagini per due focolai riconducibili ad un unico
episodio rimasto sospetto per tossinfezione alimentare e correlato a esercizio di ristorazione;
come un altro singolo caso, correlato invece a consumo di prodotto pronto di gastronomia.
Come noto la maggior parte dei casi collegati a tossinfezioni è segnalata come sporadica,
ma in realtà spesso è frutto di una catena di trasmissione che si interrompe per circostanze
fortuite e raramente sfocia in un’epidemia.
Nell’ambiente domestico si produce circa la metà (se non oltre) degli eventi epidemici di
tossinfezioni alimentari, però il consumatore minimizza i rischi quotidiani, e sopravvaluta invece le
emergenze. La maggior parte delle malattie trasmesse da alimenti deriva da disattenzioni e
negligenze degli stessi consumatori nella manipolazione e conservazione domestica.
Le infezioni da salmonella rappresentano la principale causa di epidemie, tuttavia negli
ultimi anni il numero delle salmonellosi notificate si è ridotto notevolmente, tale diminuzione è
ascritta alle migliorate condizioni igieniche di produzione degli alimenti e alle relative misure di
controllo.
Non ci sono stati casi intossicazione accidentale da ingestione di funghi a differenza
del 2006 in cui si verificò un caso correlato a consumo di funghi raccolti e cucinati in
INTOSSICAZIONE DA
ambito domestico.
FUNGHI
Ogni anno si rilevano in Italia numerosi casi di intossicazioni, a volte mortali, correlati
al consumo di funghi freschi spontanei. Alla base degli episodi di intossicazione da
funghi si evidenziano spesso alcune circostanze:
NESSUNA
-
consumo di funghi raccolti da privati;
sottovalutazione delle severe conseguenze correlate al consumo di funghi non
commestibili;
mancata consultazione dell’Ispettorato micologico che è un servizio gratuito offerto
dall’ASL ai privati. In tutta Italia sono attivi 330 centri presso i Dipartimenti di
Prevenzione delle ASL.
Le manifestazioni determinate dai funghi tossici spesso mimano sindromi influenzali e
come tali vengono trattate, con un pericoloso ritardo nella impostazione della terapia adeguata.
La legge del 23 agosto 1993 n. 352, integrata dal DPR. 14 luglio 1996 n. 376 ha reso
obbligatoria l’istituzione all’interno delle Aziende ULSS degli Ispettorati micologici, con funzione
di vigilanza, controllo e certificazione di commestibilità per quanto riguarda i funghi epigei
40
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
freschi spontanei. Anche nel nostro Ispettorato operano ispettori in possesso dell’attestato
di micologo ed iscritti nei registri regionali e nazionali.
Attualmente l’attività di controllo e certificazione dei funghi prima della immissione in
commercio è svolto presso il Centro Agroalimentare, via Sommacampagna n. 63/D Verona; i
privati raccoglitori per autoconsumo possono invece fare controllare i funghi nei giorni di
Lunedì e Mercoledì dalle ore 9.00 alle ore 11.00 nel periodo Giugno-Novembre presso la sede
dell'ex Arsenale Militare di Verona. (vedi paragrafo funghi).
3.2.2 CONTROLLI
UFFICIALI SU ALIMENTI DESTINATI AL CONSUMO UMANO
Il “Pacchetto Igiene” (Regolamenti comunitari sull’igiene dei prodotti alimentari) sta
mutando il modo di operare dei Servizi che si occupano di controllo ufficiale, che è basato
sull’analisi del rischio, intendendo il rischio come la probabilità che un pericolo si realizzi e/o
si manifesti e provochi l’insorgenza di un evento indesiderato (malattia).
Da ciò deriva una pianificazione dell’attività di controllo ufficiale (ispezione, verifica,
AUDIT e campionamenti di alimenti) sulla base di una suddivisione in classi di rischio delle
attività che tiene conto del tipo di alimento e dello stabilimento.
L’attività di controllo ufficiale si esplica tanto sugli ambienti dove a qualsiasi titolo
vengono trattati alimenti (stabilimenti di produzione alimenti e bevande, mense, ristoranti,
bar, laboratori di gastronomia, supermercati, chioschi, commercio ambulante, mezzi di
trasporto derrate alimentari, depositi all’ingrosso, ecc.) che sulle materie prime o prodotto
finito.
Tali attività sono caratterizzate da interventi programmati annualmente,
nel nostro caso su base regionale, che ne definiscono la natura e la frequenza in CONTROLLI
modo tale da assicurare che il controllo sia proporzionato all'obiettivo perseguito e PROGRAMMATI
rappresentativo della realtà del territorio.
A fianco dell’attività di controllo programmata ci sono quelle di iniziativa e CONTROLLI NON
quella conseguente a segnalazioni da parte di: cittadini, rete sanitaria, soggetti PROGRAMMATI
pubblici, uffici doganali, operatori del settore alimentare o conseguente ad
attivazione della rete di allerta comunitaria che è quella procedura codificata che
garantisce rapidità delle comunicazioni e dei provvedimenti da adottare se un alimento
rappresenta grave rischio per la salute.
3.3
VIGILANZA E CONTROLLO SU PRODOTTI ALIMENTARI
I dati sotto riportati illustrano alcune attività svolte dal SIAN nel corso del 2007.
Tab. 3.3/1: Attività ispettiva del SIAN – Anno 2007
ATTIVITÀ
Ispezioni SIAN
TOTALE
1.891
Provvedimenti amministrativi (sanzioni, sequestri, dissequestri, ordinanze per
rimozione inconvenienti igienici o per cessata attività)
Indagini di Polizia Giudiziaria
128
2
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Relazione Sanitaria anno 2007
Tab. 3.3/2: Campionamenti di alimenti del SIAN – Anno 2007
IRREGOLARI
ETICHETTATURA
PRESENTAZIONE
Campionamenti di alimenti
vari, prodotti di
gastronomia, dietetici, ecc.
1
IRREGOLARI
IRREGOLARI
ANALISI FISICA
ANALISI CHIMICA
IRREGOLARI
MICROBIOLOGICA
CAMPIONI
REGOLARI
CAMPIONI
0
1
17
512
531
ANALISI
TOTALE
Le non conformità riscontrate all’analisi microbiologica hanno riguardato presenza di
elevate cariche batteriche in: prodotti di salumeria confezionati pronti al consumo,
prodotti pronti di gastronomia; prodotti artigianali di pasticceria, paste fresche di
pastifici artigianali; insalate pronte al consumo ovvero prodotti ortofrutticoli di IV gamma. Per
prodotti ortofrutticoli di IV GAMMA si intendono quelli pronti all’uso ossia: frutta e ortaggi
freschi che vengono lavati, tagliati, confezionati in sacchetti o film plastico o vaschette, così da
risultare pronti per il consumo. Sono la IV forma di commercializzazione dopo gli alimenti freschi
interi (I GAMMA) , le conserve (II GAMMA), i surgelati (III GAMMA).
IRREGOLARITÀ
Le non conformità all’analisi chimica hanno riguardato residui di sostanze fitosanitarie non
consentite in prodotti ortofrutticoli e una non conformità di etichettatura nutrizionale
relativamente ad un integratore alimentare.
Tutte le citate non conformità sono state oggetto di provvedimenti amministrativi o
penali come previsto dalla normativa e di indagini finalizzate a rimuovere le cause di tali anomalie.
RISTORAZIONE PUBBLICA
L’affermazione di un nuovo stile di vita, generato da una molteplicità di fattori sociali,
economici, culturali compresi l’inserimento della donna nel mondo del lavoro, dal poco tempo libero
disponibile e dal diffondersi di brevi pause, ha inciso fortemente sulla tipica abitudine italiana di
pranzare a casa ed è cresciuta l’abitudine di consumare i pasti altrove, con una crescita del
consumo nelle mense aziendali e scolastiche. Ciò nonostante, in Italia almeno tre persone su
quattro dichiarano di pranzare a casa e appare evidente secondo l’ISTAT (Indagine multiscopo
sulle famiglie “Aspetti della vita quotidiana”Anno 2005) che il luogo in cui si consuma il pranzo
riflette fasi ed età diverse del ciclo della vita.
 I bambini tra 3 e 10 anni mangiano molto frequentemente nelle mense scolastiche:
- 62,4 % (3 - 5 anni)
- 29,1 % (6 e 10 anni)
 Gli uomini in età lavorativa sono tra i maggiori fruitori dei servizi di ristorazione fuori
casa:
- più del 40 % dei maschi (tra i 25 - 34 anni) dichiara di pranzare abitualmente in
mensa, ristorante, bar, trattoria o sul posto di lavoro.
 Maggior numero di persone che consuma abitualmente il pranzo in casa:
- più del 90 % con età oltre 60 anni.
La percentuale di chi consuma il pranzo nei ristoranti e/o nelle trattorie e nei bar è cresciuta nel
tempo: dal 3,2 % del 1993 si è arrivati nel 2005 al 5,4 % (dato nazionale), attestandosi in Veneto
sul 7,2 %.
42
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
C’è un diffondersi di break lunch ovvero spuntini veloci e vicini al posto di lavoro che si
riflette anche come domanda/offerta di tipologia di esercizi pubblici con servizio diverso da
quello tradizionale di alcuni anni fa.
Anche nella nostra realtà veronese si è assistito ad un incremento di bar con estensione
dell’attività tradizionale di somministrazione di prodotti gastronomici da banco a prodotti di
gastronomia precotti congelati all’origine o pronti o da riscaldare (tipo pastasciutte, minestre,
piatti unici o insalate); questo fenomeno appare come evidente segnale di una nuova ristorazione
veloce indice di un cambiamento delle abitudini.
RISTORAZIONE
ETNICA
La ristorazione etnica è in realtà un modo di produrre, conservare, somministrare alimenti
e bevande secondo modalità tipiche di una popolazione.
−
−
Il mercato dei prodotti alimentari con connotazioni etniche si divide in:
prodotti di base per consumatori stranieri;
prodotti per consumatori italiani, influenzati da quelli originalmente etnici.
Secondo i dati più recenti, il mercato è distribuito in due segmenti, quello della
ristorazione e quello retail (vendita al dettaglio) della GDO (Grande Distribuzione Organizzata).
Il consumo di cibi etnici confezionati e offerti dalla GDO occupa tuttora una parte
marginale nell'universo del dettaglio alimentare, mentre come confermano i dati statistici, è
soprattutto la ristorazione commerciale a determinare l'aumento della conoscenza della cucina
straniera, in particolare fra i giovani.
In Italia la crescita di ristoranti etnici, attualmente si attesta sull’8% del totale in cui
dominano i cinesi, seguiti da giapponesi, indiani e africani.
Nonostante si mantenga una preferenza per i ristoranti di cucina italiana e gli snack bar,
anche a Verona c’è una tendenza ad aprire nuove attività di ristorazione etnica e il 2007 ha
confermato l’ incremento di esercizi pubblici di produzione-vendita.
Le nuove attività di ristorazione hanno comportato talvolta alcuni problemi (emissioni di
odori dalle attività artigianali di produzione, orari di esercizio, inquinamento acustico, sicurezza e
igiene degli alimenti nelle varie fasi della produzione) e di gestione delle segnalazioni di disagio
dei cittadini connesse a fattori più disparati (comportamenti antigienici in pubblica via, disturbo
della quiete pubblica).
Pertanto nel 2007 sono proseguiti e intensificati i controlli, anche in orario CONVIVENZA
notturno e in collaborazione con il Corpo di Polizia Municipale di Verona e la Questura, su DIFFICILE
esercizi di ristorazione etnica nonché su phone center dove spesso viene esercitata
l’attività di produzione o rivendita di prodotti etnici.
In esito a tali verifiche sono stati emessi provvedimenti di sospensione e/o chiusura
dell’attività.
Fra la ristorazione di tipo etnico l’apertura di esercizi di Kebab, ha evidenziato la
tendenza soprattutto fra i giovani consumatori verso nuove tipologie di fast food, in alternativa a
prodotti locali tradizionali (panino, pizza, piadina) con cambiamento delle preferenze e delle
abitudini alimentari.
Assieme al fenomeno della globalizzazione dei consumi, c’è il diffondersi sia di una
maggiore conoscenza di prodotti alimentari caratteristici di altri Paesi che di comportamenti
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Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
alimentari alternativi a quelli tipici del nostro Paese, stimolando una domanda sempre più
differenziata e orientata verso cucine extra-nazionali.
Ciò è più diffuso tra le nuove generazioni, con consumo di alimenti non propriamente
mediterranei quali il “sushi”, la “bistecca argentina”, specialità orientali e altri tipici del bacino
del Mediterraneo quali il “Kebab”, il cous cous, o altri fast food già importati come moda da alcuni
anni da oltre Oceano o più recentemente come gli happy hour in cui vengono serviti snack e
stuzzichini.
GLOBALIZZAZIONE
DEL MERCATO: IMPORTAZIONE E ESPORTAZIONE PRODOTTI ALIMENTARI E OGGETTI DESTINATI AL
CONTATTO CON ALIMENTI
Il SIAN nel 2007 ha eseguito controlli sanitari per gli Uffici Doganali del Ministero della
Sanità su prodotti alimentari e oggetti destinati al contatto alimenti importati provenienti da
paesi non appartenenti alla Comunità Europea, effettuando campioni per analisi di laboratorio
mirate.
Si è notato un’intensificazione delle richieste di certificazioni rilasciate dal SIAN da
parte di grosse aziende del nostro territorio produttrici di alimenti per l’esportazione in paesi
extracomunitari.
ALLERTA
COMUNITARIA
Il SIAN fa parte del sistema di allerta comunitaria cui partecipano gli stati membri della
Comunità Europea e che, attraverso il Ministero e le Regioni, opera per la verifica e il controllo
dei casi segnalati di un rischio diretto o indiretto per la salute umana dovuto ad alimenti o
mangimi.
L’impiego di strumenti informatici quali trasmissione di notizie via e-mail e uso quotidiano
della rete per la visione delle situazioni di allerta comunitarie ha velocizzato e semplificato
l’intervento degli operatori.
I casi di allerta in cui è stato coinvolto il SIAN sono stati 21, hanno riguardato
CONTAMINAZIONI VARIE tipologie diverse di alimenti e oggetti destinati al contatto con alimenti sia di
provenienza nazionale che da paesi comunitari ed extracomunitari e
commercializzati sul nostro territorio. Il SIAN ne ha verificato ed accertato il
ritiro dal circuito commerciale.
PROGETTO
REGIONALE
FAS “FITOSANITARI-AMBIENTE-SALUTE”
FAS è il nuovo sistema regionale di gestione Fitosanitari Ambiente Salute che garantisce
il corretto impiego dei prodotti fitosanitari per tutelare la salute delle persone e l’ambiente.
Le ispezioni nelle aziende agricole sono state effettuate congiuntamente allo SPISAL.
57 ISPEZIONI PER Sono proseguiti gli interventi con nuove ispezioni in 57 aziende agricole che hanno
FITOFARMACI comportato l’emissione di 30 prescrizioni, riguardanti irregolarità delle modalità di
conservazione dei prodotti fitosanitari, mancanza di patentino degli utilizzatori,
mancanza o errata compilazione del registro dei trattamenti, irregolarità sicurezza
del lavoratore.
Sono proseguiti i controlli presso le Rivendite Prodotti Fitosanitari e sono state
ispezionate e verificate positivamente n. 15 rivendite, con effettuazione di un campione di un
prodotto fitosanitario.
44
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
FUNGHI
È un servizio dovuto alle aziende che acquistano e commerciano funghi spontanei anche
provenienti dall’estero, prevalentemente da paesi dell’Europa dell’est.
L’attività è svolta nel periodo giugno – novembre da micologi specializzati presso il Centro
Agroalimentare.
È attivo, sempre nel periodo indicato, anche un ulteriore servizio, gratuito, di MICOLOGI
consulenza micologica svolto a favore dei privati raccoglitori che chiedono perizie SPECIALIZZATI
micologiche nel dubbio che i funghi raccolti non siano commestibili o addirittura tossici
e velenosi.
Quest’ultima attività è svolta nei locali dell’Arsenale messi a disposizione dal Comune di
Verona.
Di seguito sono riportati i dati di tale importante servizio particolarmente rivolto alla
prevenzione delle intossicazioni da funghi da cittadini non esperti.
Tab. 3.3/3: Attività di consulenza micologica
Tipologia attività
kg funghi ispezionati
perizie autoconsumo per privati
N. interventi
Anno 2004
N. interventi
Anno 2005
55.594
121.386
518
678
N. interventi
anno 2006
95.353
N. interventi
anno 2007
90.948
488
215
Il nostro Servizio viene attivato anche su richiesta degli Ospedali per consulenza
micologica in casi di sospetta intossicazione alimentare da ingestione di funghi.
Nel 2007 non si sono registrati casi di intossicazione da funghi.
LAST
MINUTE MARKET
Recenti ricerche hanno evidenziato che in termini di fatturato l’1 – 1.5% dei prodotti
alimentari in commercio rimane invenduto per varie ragioni e deve essere eliminato.
CONTRO
SPRECO
Ciò comporta un costo diretto per la struttura che tratta il prodotto ma anche un
ulteriore costo per la collettività per le esternalità ambientali negative causate dall’inquinamento
prodotto dalle operazioni di distruzione.
Una percentuale molto elevata (oltre il 90%) dei prodotti buttati può essere recuperata
per il consumo. Di ciò che si recupera circa il 70% può essere destinato al consumo umano
contribuendo così a trasformare lo spreco in risorsa.
I cibi recuperati e garantiti sotto il profilo igienico sanitario da protocolli della Azienda
ULSS sono donati ai bisognosi promuovendo così un’azione tipicamente di sviluppo (auto)
sostenibile locale, con ricadute positive a livello ambientale, economico e sociale. Il sistema offre
beni e servizi e nel contempo diffonde valori etici.
Oltre al recupero di beni nelle grandi catene di distribuzione il SIAN ha dato adesione
anche al progetto del Comune di Verona per il recupero dei pasti non consumati nelle mense
collettive (scuole).
45
LO
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Tale progetto avviato sperimentalmente nel 2005 è proseguito nel 2007 con la raccolta e
il recupero di pasti presso le mense scolastiche comunali di Verona destinati a strutture di
accoglienza sociale.
In particolare il SIAN ha provveduto a validare i protocolli igienico sanitari adottati
dalle associazioni ONLUS per la gestione di movimentazione e consumo dei prodotti
TONNELLATE
recuperabili, garantendo in questo modo anche formalmente ed ufficialmente a chi
RECUPERATE
usufruisce del cibo raccolto alle amministrazioni e all’opinione pubblica che il cibo che
viene distribuito non è materiale di scarto ma cibo che risponde completamente agli
standard di sicurezza e qualità vigenti.
5,7
Tab. 3.3/4: Progetto “La mensa oltre la scuola” Anno scolastico 2006 – 2007
Riepilogo raccolta nel comune di Verona (periodo ottobre 2006-giugno 2007)
MENÙ
MENÙ
INVERNALE
ESTIVO
Quantità (kg)
%
Quantità (kg)
%
Primo
1.661,20
43,50%
576,56
52,40%
Secondo
694,94
18,20%
162,79
14,80%
Contorno
702,04
18,38
168,43
15,31%
Frutta/Yogurt
16,39
0,43%
2,88
0,26%
Varie
37,98
0,99%
7,45
0,68%
Pane
706,19
18,49%
182,19
16,56%
Totale (4.919,04 kg)
3.818,74
100,00%
1.100,30
100,00%
Detta iniziativa è stata scelta fra gli otto progetti che costituiscono il “Piano di sviluppo
della salute del Comune di Verona”
ATTIVITÀ
DI
FORMAZIONE
Con la legge 19 dicembre 2003, n. 41, la Giunta Regionale ha deliberato che gli
accertamenti sanitari e quindi il relativo "libretto sanitario" (LISA) per il personale addetto alla
produzione e vendita di sostanze alimentari, siano sostituiti da misure di autocontrollo e percorsi
formativi professionali che devono essere organizzati da enti riconosciuti.
Il SIAN è stato incaricato dalla Regione, tramite la ULSS 20, di svolgere questa attività
di formazione professionale con gestione dal punto di vista didattico e organizzativo dei corsi
sostitutivi dei libretti sanitari come eventi accreditati.
Nell’ambito della ricerca sanitaria finalizzata della Regione Veneto Evidence Based
Prevention che monitorizza gli effetti dell’abolizione del LISA si è evidenziato che a fianco alla
drastica riduzione del numero dei LISA rilasciati e di conseguenza dell’onere lavorativo, non è
stato registrato alcun effetto negativo sull’andamento delle tossinfezioni alimentari.
Come risposta alle numerose richieste di formazione pervenute da realtà della
HI
Ristorazione Scolastica, soprattutto di piccole dimensioni, è stata organizzata e
realizzata della formazione a carattere pratico per cuochi e personale addetto alle
mense su aspetti di educazione gastronomica, educazione nutrizionale e normative sulla sicurezza
e la qualità nutrizionale, con particolare attenzione ai regimi dietetici speciali per soggetti
affetti da celiachia, allergie e intolleranze alimentari in genere. L’addestramento è stato svolto
dal SIAN in collaborazione con il Comune di Verona che ha messo a disposizione un centro cottura
FORMAZIONECUOC
46
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
e alcuni cuochi in qualità di docenti, con l’Associazione Italiana Celiachia Veneto. L’iniziativa è
stata un’esperienza pilota anche a livello regionale.
Sono stati formati cuochi di 26 centri cottura di ristorazioni scolastiche del nostro
territorio con una ricaduta su circa 3.300 pasti preparati al giorno.
Si è organizzata e realizzata per gli operatori sanitari del SIAN e del
Servizio Veterinario una specifica formazione, attraverso i bandi del Fondo sociale
Europeo, sulla applicazione del “Pacchetto Igiene” Regolamenti Comunitari sull’igiene
dei prodotti alimentari con esercitazioni pratiche in azienda alimentare.
3.4 ENCEFALOPATIA
SPONGIFORME BOVINA
FORMAZIONEOPER
ATORI SANITARI
(BSE)
L’attività per il controllo della BSE si è svolta anche durante l’anno 2007 applicando in
modo sempre più puntuale i sistemi di sorveglianza attiva e passiva.
La sorveglianza attiva prevede la ricerca della malattia e la descrizione della
situazione epidemiologica mediante l'esecuzione di test "rapidi" su tutti i bovini sottoposti a
macellazione regolare di età superiore a 30 mesi e su tutti i bovini sottoposti alla
macellazione speciale d'urgenza, alla macellazione differita o morti in stalla o durante il
trasporto.
Questa è stata eseguita in macelli ed allevamenti del territorio per 921 esami
complessivi nessuno dei quali ha dato esito positivo.
Di seguito si riportano alcuni dati del centro di referenza nazionale che descrivono la
situazione italiana per quanto concerne i test eseguiti e i casi positivi rilevati che come si può
notare sono drasticamente calati anche rispetto all’anno precedente.
Tab. 3.4/1: Dati di frequenza aggiornati al 31/12/2007 in Italia
ANNO
TEST
ESEGUITI
CASI
AUTOCTONI
CASI
COMPLESSIVI
INCIDENZA
(CASI/1.000.000
2001
465.589
48
50
2002
746.678
34
36
5.53
2003
787.567
31
31
4,77
2004
785.296
7
7
1.11
2005
672.907
7
8
1.27
2006
656.406
6
6
1,11
2007
435.977*
2
2
0.44
Esigenze
religiose
BOVINI)
7.42
* il dato dei test eseguiti è aggiornato al 20/09/07
Nel 2007 nella nostra ULSS sono stati effettuati n° 124 campioni di mangime, per la
ricerca di eventuali farine animali, tutti con esito negativo.
L’anagrafe bovina è ormai a pieno regime e consente di controllare tutti gli
spostamenti di animali con interessanti risvolti in merito alla tracciabilità e alle informazioni
da fornire al consumatore (nello spirito del Reg. C.e.e. 178/02)
47
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
3.5 TRACCIABILITÀ
Relazione Sanitaria anno 2007
DEI PRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE
Durante la normale attività di vigilanza sugli esercizi di vendita al dettaglio è stata
verificata la tracciabilità dei prodotti di origine animale. Gli operatori sanitari hanno controllato
se ogni prodotto riportava correttamente le informazioni al consumatore previste dall’attuale
normativa.
In particolare le carni bovine ed avicole, devono riportare il paese di nascita dell’animale,
quello dove l’animale è stato allevato e/o ingrassato, dove è stato macellato ed infine sezionato e
infine un numero che permetta di risalire all’animale singolo o al gruppo di animali. o
all’allevamento di provenienza.
Anche i prodotti ittici devono riportare indicazioni simili: sistema di pesca in mare o in
acque interne (fiumi, laghi, ecc.), sistema di allevamento, zona di mare di provenienza, paese di
allevamento o di pesca in acque interne, denominazione scientifica che segua il prodotto fino al
dettagliante.
Si è potuto constatare che gli esercenti si sono prontamente adeguati agli obblighi della
normativa, fornendo al consumatore le indicazioni previste.
3.6 LATTE
L’attività di controllo del latte viene svolta mediante il controllo di alcuni parametri: valori
del latte “conforme” carica batterica < 100.000 per ml e cellule somatiche < 400.000 per ml in
quanto solo il latte che rispetta tali parametri può essere destinato al consumo diretto (latte
alimentare).
Tale attività di controllo per ogni produttore (stalla), viene eseguita di routine da ogni
azienda di trasformazione nel proprio piano di autocontrollo, avvalendosi di laboratori autorizzati.
I dati vengono comunicati da questi laboratori all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale
delle Venezie con cadenza quindicinale e riguardano tutti i produttori del Veneto.
Gli esiti che scaturiscono da questa raccolta di dati vengono comunicati mensilmente per
via telematica a tutte le Az.Ulss per i successivi provvedimenti da eseguire in fase di vigilanza.
L’entrata in vigore del Pacchetto Igiene (REG. CE 853/2004) prevede che venga
impiegato come materia prima esclusivamente il “latte conforme”, senza la possibilità di utilizzare
quello “non conforme” per i formaggi a lunga stagionatura. Il Sevizio Veterinario si è attivato con
percorsi di formazione e informazione presso gli allevatori, cercando di far migliorare le
produzioni e portarle entro i parametri previsti dal Pacchetto Igiene.
Nel territorio dell’Az. ULSS sono presenti 18 caseifici sui quali sono stati eseguiti n. 81
interventi.
Anche nel 2007 è proseguita l’attività di controllo sulle aflatossine per la quale sono stati
effettuati 120 esami tutti negativi.
A seguito della D.G.R. n. 2950\2005 si va consolidando la vendita diretta da parte dei
produttori di latte fresco mediante appositi distributori (BANCOLAT) dislocati nel territorio di
competenza, che vengono sottoposti ad attività di vigilanza. Distributori presenti n° 10.
3.7 UOVA
E OVOPRODOTTI
Sul territorio sono presenti due industrie per la produzione di ovoprodotti sottoposte al
controllo costante del veterinario ufficiale designato. Sono stati lavorati 738 milioni di uova ed
eseguiti n. 34 campionamenti senza che fossero registrate non conformità.
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Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
4 L E M ALATTIE I NFETTIVE
L
E
4.1 VACCINAZIONI
Per quanto riguarda le vaccinazioni quello concluso è stato un anno fondamentale per tutta
la Regione perché il 23 marzo 2007 è stata approvata la Legge Regionale n° 7 che prevede la
sospensione dell’obbligo delle vaccinazione “per tutti i nuovi nati a far data dal 1° gennaio 2008”
http://www.consiglioveneto.it/crvportal/leggi/2007/07lr0007.html. Per effetto di tale legge
regionale “Le vaccinazioni previste …… continuano a costituire livello essenziale di assistenza ……e
sono offerte attivamente e gratuitamente dalle aziende unità locali socio-sanitarie (Ulss),
restando inserite nel calendario vaccinale dell’età evolutiva, approvato e periodicamente
aggiornato dalla Giunta regionale, in conformità agli indirizzi contenuti nel vigente Piano nazionale
vaccini, secondo quanto previsto dalla normativa statale in materia.”
Pertanto l’unico cambiamento rispetto agli anni precedenti riguarda “la motivazione” che
porta all’offerta delle vaccinazioni e cioè questo fondamentale intervento di prevenzione viene
fatto non perché esiste l’obbligo, ma perché è dimostrato che le vaccinazioni sono efficaci e ben
tollerate. Eppure questa scelta delle Regione è stata definita in modi diversi e spesso molto
negativi: “né saggia né ragionevole, perché i virus e gli altri microrganismi circolano liberamente e
non si fermano ai confini regionali” e talora perfino “folle”, ignorando che la scelta si accompagna
allo sforzo di aumentare l’offerta vaccinale e di migliorare le coperture vaccinali, del resto già
molto elevate.
Nel corso dell’anno sono state rese disponibili altre nuove vaccinazioni, come il vaccino
anti-rotavirus e il vaccino contro il Papilloma Virus Umano (HPV). Per quest’ultimo infatti è stata
effettuata una gara di acquisto regionale per poter garantire la disponibilità dello stesso vaccino
per tutte le aziende ULSS in previsione della campagna vaccinale programmata dal Ministero
della salute a partire dal 2008 e rivolta alle ragazze di 12 anni di età. Questo secondo vaccino,
inoltre, è stato oggetto di numerosi dibattiti, soprattutto per quanto riguarda l’opportunità di
una campagna nazionale quando è ancora parziale la conoscenza sulla reale efficacia e tollerabilità
del vaccino.
E proprio per garantire una elevata adesione a tutte le vaccinazioni, indistintamente tra
raccomandate e obbligatorie, è proseguita nell’anno la campagna di sensibilizzazione rivolta alla
popolazione coordinata dall’Ufficio di promozione della salute del Dipartimento, già iniziata alla
fine del 2006 e denominata “genitoripiù”, su 7 azioni preventive di documentata efficacia per i
nuovi nati. Sono stati predisposti poster da esporre in tutti gli ambulatori dei Medici di Medicina
Generale e Pediatri di Libera Scelta, Farmacie, Consultori, ambulatori distrettuali, ecc. ed è
stato predisposto un piccolo manuale, relativo a tutte le sette azioni, da distribuire a tutti gli
operatori sanitari.
Nell’ambito della promozione della salute perinatale e infantile, sono da considerarsi come
prioritari, in quanto di efficacia dimostrata e con effetti importanti sulla salute, interventi
finalizzati alla promozione delle seguenti pratiche:
1. L’assunzione di adeguate quantità di acido folico nel periodo peri-concezionale;
2. L’astensione dal fumo di sigaretta durante la gravidanza e nei luoghi frequentati dal
bambino;
3. L’allattamento al seno esclusivo nei primi sei mesi di vita;
4. La posizione supina nel sonno nel primo anno di vita;
5. L’utilizzo di appropriati mezzi di protezione del bambino negli spostamenti in automobile;
6. Le vaccinazioni;
7. Promozione della lettura ad alta voce ai bambini in età prescolare.
49
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Gli interventi centrati sulla promozione simultanea di pratiche che tendono a ridurre i
diversi fattori di rischio comportano effetti sinergici con un atteso miglior profilo
costo/efficacia rispetto ad interventi finalizzati a modificare singoli fattori.
Questa campagna viene attuata attraverso i principali mezzi di comunicazione e si
prevede una durata di due anni.
La campagna si svilupperà schematicamente secondo il seguente piano di azioni:
• elaborazione dei contenuti e realizzazione di messaggi/spot sui 7 argomenti bersaglio,
coerenti con il media utilizzato;
• elaborazione dei contenuti e realizzazione di comunicati redazionali articolati;
•
feedback periodici e verifica finale dei risultati raggiunti.
Le azioni sono state pianificate e realizzate con congruità e continuità attraverso i
diversi canali e con pianificazione diversificata, prevalentemente settimanale:
Giornali: pubblicità “tabellare”, comunicati e conferenze stampa periodici, interviste mirate
ad esperti ed opinion leader.
Radio e TV: spot, spazi redazionali mirati, interventi in diretta e nei radiogiornali /
telegiornali degli operatori sanitari locali, conferenze stampa periodiche interviste mirate ad
esperti ed opinion leader.
Questa campagna è stata intensificata nell’ultimo trimestre dell’anno, proprio in
prossimità dell’entrata in vigore della nuova Legge Regionale ed è stata fatta propria dal
Ministero della Salute allo scopo di proporla e possibilmente attuarla su tutto il territorio
nazionale, anche attraverso le emittenti televisive pubbliche. La campagna viene quindi
estesa, su iniziativa del Ministero della Salute, all’intero territorio nazionale, con l’adesione
di 12 regioni italiane, che saranno coordinate sempre dall’Ufficio Promozione della Salute.
È stato potenziato e aggiornato il sito web, www.genitoripiu.it, strumento di
consultazione per i genitori e per gli operatori (accesso medio 200/die e pagine visitate 400/
die); in particolare in previsione dell’estensione a livello nazionale della Campagna sono state
previste delle pagine ad hoc a disposizione delle Regioni aderenti, nonché pagine specifiche
per le province della Regione Veneto. Sono inoltre stati inseriti alcuni link ai siti tematici
dedicati ai genitori e agli operatori sulla promozione della salute nei primi anni di vita.
HOME PAGE DEL SITO GENITORIPIÙ
I CONTENUTI SONO RELATIVI AL
MATERIALE PRODOTTO NELLA CAMPAGNA.
IN
PARTICOLARE OLTRE ALLA DESCRIZIONE
DELLE SINGOLE AZIONI È POSSIBILE
VEDERE GLI SPOT, ASCOLTARE LE
INTERVISTE RADIOFONICHE. SI POSSONO
LEGGERE I COMUNICATI STAMPA E GLI
ARTICOLI DEGLI ESPERTI PUBBLICATI SULLE
PRINCIPALI EMITTENTI RADIO O TESTATE
GIORNALISTICHE.
50
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
La campagna è coerente nei contenuti e nello stile con il materiale divulgativo predisposto
allo scopo dalla Regione e riproposto on-line attraverso pagine WEB dedicate; inoltre manterrà
continuità di stile nella promozione delle diverse azioni di prevenzione: ogni azione dovrà essere
coerente nei contenuti e nello stile comunicativo, in tutti i momenti del processo (campagna di
marketing nazionale, regionale e locale, comunicazioni degli operatori locali ai vari Mezzi di
comunicazione, comunicazioni diretta ai singoli da parte dei Pediatri di Famiglia e degli operatori
sanitari, comunicazione dei formatori).
La capacità della popolazione di incidere in modo consapevole ed efficace sui propri stili
di vita fin dal concepimento è inoltre un elemento costitutivo di una tempestiva ed adeguata
acquisizione di competenze sulla genitorialità.
COUNSELLING
Sempre in tema di comunicazione e di formazione: a seguito del corso pilota svoltosi a
Verona nell’autunno del 2004, di 5 corsi nel 2005, di 8 nel 2006, nel 2007 sono state realizzate
altre 14 edizioni in nove aziende ulss di corsi sul counselling in ambito vaccinale.
Attualmente, da una verifica con i colleghi referenti delle altre province, solo tre Aziende
ULSS devono completare la formazione del proprio personale: per la nostra Ulss gli ultimi corsi
sono stati programmati per i mesi di gennaio e febbraio 2008.
Come per il passato, le figure professionali coinvolte sono state: Assistenti Sanitarie,
Vigilatrici d’Infanzia, Infermieri, Medici Igienisti, Medici Vaccinatori e Pediatri di Famiglia.
Ciascun corso si articola in due giornate di 8 ore ciascuna, distanziate tra loro di almeno un mese.
In tutti i corsi si è verificata una progressiva e buona partecipazione sia alla discussione
che ai lavori. Molto utile si è confermata la compresenza di tutte le figure professionali coinvolte
nel processo vaccinale che, in alcune situazioni, ha permesso di evidenziare criticità comunicative
“intraequipe”, avviando un processo di riflessione e di recupero della comunicazione.
Il corso è stato globalmente apprezzato specie per le sue caratteristiche innovative di
contenuti e nelle modalità di conduzione e alcune aziende hanno avanzato la richiesta di corsi di
perfezionamento: in effetti per affrontare le situazioni più impegnative potrebbe essere
opportuno preparare un nucleo di persone alle quali affidare il compito di seguire.
QUALITÀ
All’interno del progetto 1.1. del Piano Triennale dei SISP “Controllo delle malattie
prevenibili con vaccinazione”, già nel 2004 era stata ravvisata la necessità di sviluppare un sottoprogetto che riguardasse il Miglioramento della qualità dei servizi vaccinali. La Direzione
Regionale per la Prevenzione ne affidò il coordinamento al Dipartimento di Prevenzione della
ULSS 20 di Verona.
I Responsabili degli Uffici Qualità e dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica delle ULSS
sono stati coinvolti in una serie di incontri tra il 2004 e il 2005, al fine di impostare il disegno del
progetto e raccogliere le prime indicazioni, suggerimenti ed osservazioni.
Alla fase dell’analisi dei processi pertinenti completata nel 2005, è seguita
l’individuazione dei requisiti minimi per l’attività vaccinale a cura del cosiddetto “Nucleo Stabile”
(composto dai rappresentanti del Dipartimento di Prevenzione e dell’Ufficio Qualità dell’ULSS
20), requisiti utili ad elaborare una proposta da condividere con i referenti delle Ulss, da
proporre, poi, alla Giunta Regionale per il successivo inserimento nel Manuale di attuazione della
LR22/02 ad integrazione dell’allegato 3 “Requisiti specifici”.
51
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Approvata la DGR n° 3479 il 7 novembre 2006, con la quale si definivano i Requisiti Minimi
Specifici di autorizzazione all'esercizio delle attività vaccinali delle strutture del Sistema
Sanitario, si è provveduto ad effettuare una rilevazione sui requisiti strutturali degli ambulatori
vaccinali delle Aziende ULSS del Veneto.
Grazie alla collaborazione con i responsabili per l'attuazione della Legge Regionale
22/2002 di ciascuna ULSS, tale studio si è basato sulla compilazione di schede di autovalutazione
per ogni singola sede vaccinale, focalizzando l'attenzione sui requisiti specifici dell'ambulatorio
specialistico e i requisiti specifici per l'attività vaccinale.
Questa operazione si è resa utile non solo per la rilevazione delle criticità di ciascuna
azienda e del loro insieme, ma anche per risolvere i problemi di interpretazione che si sono
generati a causa della sinteticità dei requisiti.
Raccolte le osservazioni, il Nucleo Stabile ha provveduto alla stesura di procedure in
riferimento ai requisiti di autorizzazione per gli ambulatori dove viene svolta l’attività vaccinale".
MORBILLO
Nel corso dell’anno trascorso nella nostra ULSS sono stati segnalati soltanto due casi
sospetti di morbillo, non confermati dal test sierologico.
La piccola, ma significativa, epidemia di morbillo registrata l’anno precedente si è
autolimitata grazie al buon livello di vaccinazione della popolazione indigena. Il dato di copertura
per il morbillo nella nostra popolazione è stabilizzato ormai da anni intorno al 91-92%: sembra
confermato che questo livello consenta di evitare nuove epidemie; non sappiamo ancora se questo
tasso di immunizzazione permetta anche l’eradicazione della malattia. Purtroppo persiste ancora
una certa difficoltà nell’ottenere dati certi su alcune coperture vaccinali, per la difficoltà di
aggiornare il denominatore a causa del continuo spostamento della popolazione, soprattutto quella
immigrata.
La copertura all’età di 24 mesi registrata anche quest’anno sembra confermata intorno al
92%; tuttavia ad un controllo successivo, effettuato secondo modalità più rigorose di esclusione
dagli elenchi dei bambini immigrati rientrati nei loro Paesi, la copertura raggiungeva punte del 98:
questo significa che la vaccinazione viene effettuata con livelli che potrebbero raggiungere - e in
qualche distretto anche superare - l’obiettivo del 95%, sebbene con un lieve ritardo rispetto
all’età raccomandata dei 24 mesi.
INFLUENZA
La copertura per la vaccinazione antinfluenzale nella popolazione di età >65 anni negli
ultimi quattro anni ha registrato una riduzione progressiva rispetto a quella raggiunta nella
campagna del 2002, pur mentendosi su livelli accettabili, superiori al 70%: se alla vaccinazione
offerta dal servizio pubblico si aggiunge la quota distribuita dalle farmacie territoriali è
probabile che la copertura complessiva rimanga ancora sopra il 75% stabilito come obiettivo dal
Ministero della Salute.
Tuttavia, come mostra il grafico sottostante, la copertura raggiunta nel 2007 è la più
bassa negli ultimi cinque anni, con un calo piuttosto evidente rispetto al 2006.
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Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Graf. 4.1/1 Vaccinazione antinfluenzale: percentuale di persone di età ≥65 anni, vaccinate dal servizio
pubblico nei distretti sanitari dell’ulss n° 20.
90
80,1
74,8
80
67
68
2000
2001
70
78,5
78,6
76,1
71,6
55
60
50
40
35,7
32
40
30
20
10
0
1996
1997
1998
1999
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Questo è un segnale di allerta per una probabile riduzione di interesse nei confronti di
una vaccinazione che protegge da una malattia che – in effetti- negli ultimi anni si è manifestata
in maniera davvero benigna, come viene evidenziato dal grafico successivo.
La campagna vaccinale, come negli anni scorsi, si è svolta prevalentemente presso gli studi
dei Medici di Medicina Generale e, in misura minore, nei servizi vaccinali. È molto probabile che la
modesta gravità delle precedenti epidemie influenzali abbia indotto molte persone a rinunciare
alla vaccinazione, soprattutto le coorti dei nuovi 65enni ai quali la vaccinazione veniva offerta
gratuitamente per la prima volta, rendendo più ardua l’opera di convincimento da parte dei Medici
di famiglia.
È probabile che entro breve emerga un ceppo virale nuovo, contro il quale la popolazione in
generale sarà scarsamente protetta e quindi in grado di causare una nuova classica epidemia di
influenza, ricordando a tutti che la vaccinazione resta il mezzo più efficace di prevenzione.
Graf. 4.1/2 : andamento delle epidemie di influenza dal 2002-03 al 2006-07: incidenza/10.000.
160,0
140,0
120,0
100,0
80,0
60,0
40,0
20,0
0,0
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51
52
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
settim ane disorveglianza
2002-03
2003-04
2004-05
2005-06
[NB: la 1° settimana di gennaio di ogni anno corrisponde al numero “1” sulle ascisse].
53
2006-07
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Ciò conferma, come del resto anche per altre malattie prevenibili con vaccino,
quanto sia importante una corretta ma soprattutto continua informazione sui possibili rischi
e sulle complicazioni delle malattie infettive.
Il calo registrato nell’adesione da parte della popolazione “anziana” è confermato
dalla modesta adesione anche presso tutte le altre fasce di popolazione per le quali è
raccomandata la vaccinazione, compresi gli operatori dei servizi di primario interesse
collettivo, le categorie di persone affette da patologie croniche in generale e gli addetti
all’assistenza sanitaria: quest’anno nella lettera dello stipendio del mese di ottobre di tutti
i dipendenti dell’ULSS 20 è stato inserito un invito alla vaccinazione,ma con risultati
davvero deludenti.
4.2
MALATTIE INFETTIVE
I NFLUENZA
AVIARIA
Nel coso del 2007 la malattia ha coinvolto altri stati, registrando casi umani in
Nigeria (gennaio), nella Repubblica Democratica del Laos (febbraio) e ripresentandosi in
VietNam, dove non venivano registrati casi da molti mesi. Dal suo esordio nel 2003, alla fine
del 2007 questa malattia virale è stata confermata in 348 casi, provocando 215 morti.
Uno studio di sorveglianza sui ceppi di virus H5N1 isolati dai volatili nel Sud della
Cina conferma che continuano ad emergere nuovi ceppi virali e che la relativa percentuale
varia continuamente.
L’OMS ha continuato a non raccomandare alcuna restrizione dei viaggi verso aree
colpite da influenza aviaria H5N1, inclusi gli stati che segnalano casi associati di infezione
umana; non ha raccomandato nessuno screening ai viaggiatori al rientro dalle aree colpite;
l’OMS, invece, raccomandava, e raccomanda ancora ai viaggiatori che si recano negli stati
colpiti, di evitare contatti con ambienti ad alto rischio, in particolare i mercati dove si
vendono animali vivi. Infatti il diretto contatto con pollame infetto, o con superfici e
oggetti contaminati dai loro escrementi, è considerato la principale via di infezione umana:
il rischio di esposizione è considerato massimo nelle fasi di macellazione, sezionamento e
preparazione per la cottura.
Del resto l’attenzione dei mezzi di comunicazione verso questa temuta epidemia si è
progressivamente attenuata, ed è passata sostanzialmente ignorata anche una piccola
epidemia di influenza aviaria comparsa nel Galles e nel Nord Est dell’Inghilterra. Le
Autorità Sanitarie del Regno Unito hanno confermato quattro casi di influenza da virus A
(H7N2) a bassa patogenicità, in persone - esposte a volatili infetti - che avevano sviluppato
una malattia caratterizzata da modesta sintomatologia, comprendente congiuntivite e
disturbi simil influenzali.
Sono state controllate più di 250 persone esposte ai malati o alle stesse fonti del
contagio: di queste, 17 sono state trattate con un antivirale, perché presentavano sintomi
influenzali, tuttavia la ricerca del virus è stata effettuata in 12 persone, risultando sempre
negativa.
Altri ceppi influenzali A/H7, nel Nord Europa, avevano causato delle epidemie nei
volatili, associate a infezioni umane in individui esposti: nel 2006 un ceppo H7N3 nel Regno
Unito e nel 2003 un ceppo H7N7 in Olanda.
Tutto questo sta ad indicare come il pericolo di epidemia influenzale umana da virus
H5N1 vada inserito in un contesto più generale, nel quale considerare anche altri ceppi
virali aviari.
54
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
TUBERCOLOSI
Nel corso degli ultimi dieci anni nella nostra Regione si è registrato un calo
complessivo della TBC di circa il 20%. Nel medesimo periodo è stata evidenziata una riduzione
tra la popolazione indigena, in contrasto ad un forte incremento di casi tra la popolazione
immigrata.
Stimando che la popolazione immigrata – regolare e non - rappresenti circa dal 7
all’11% della popolazione totale del Veneto (e di Verona), l’incidenza della TB nella popolazione
immigrata risulta sempre notevolmente più elevato rispetto alla popolazione autoctona.
Il numero complessivo di casi segnalati nel corso del 2007 denota un notevole calo
rispetto agli anni precedenti, soprattutto per la popolazione immigrata; si nota una tendenza
alla diminuzione dei casi, seppure con un andamento irregolare. Emerge, infatti, una notevole
irregolarità nell’andamento della malattia negli ultimi quattro anni, con aumenti e riduzioni
della malattia, anche marcati, sia per quanto riguarda la popolazione immigrata che la
popolazione indigena.
Questo potrebbe far pensare anche ad una sottonotifica dei casi per incompleto iter
diagnostico o scarso utilizzo del servizio sanitario.
Questa incompletezza dei dati potrebbe essere superata nel tempo, poiché alla fine
dell’anno è stata deliberata anche nella nostra ULSS l’istituzione del Dispensario Funzionale,
che prevede la collaborazione del reparto di Malattie Infettive del Policlinico per la parte
clinica, mentre per l’attività territoriale del Servizio Pneumotisiologico di Marzana e del
Servizio Igiene e Sanità Pubblica con i Distretti Sanitari di Base. La piena operatività del
Dispensario Funzionale richiederà la predisposizione di protocolli operativi condivisi, una
formazione comune e un miglioramento della comunicazione: è prevedibile che sarà necessario
un lento rodaggio per l’integrazione di più Servizi delle due Aziende Sanitarie.
Graf. 4.2/1: incidenza della tubercolosi tra i veronesi “indigeni” e tra gli immigrati.
80
Indigeni
70
Immigrati
60
15
33
50
31
40
30
34
20
33
45
20
10
19
34
30
34
26
25
17
0
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Infatti, attuare gli interventi terapeutici e soprattutto le misure preventive nelle
persone immigrate è spesso difficile anche per l’utilizzo non adeguato dei servizi sanitari da
parte degli immigrati.
55
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Anche nel corso del 2007 sono stati riscontrati alcuni casi di malattia dovuti a
controlli parziali in occasione della malattia di un familiare. In altri casi si è evidenziato
come le precarie condizioni di vita favoriscano la trasmissione del contagio ai conviventi: in
un nucleo familiare di 10 componenti mentre i figli della persona malata erano Mantoux
negativi, tre adulti conviventi sono risultatati infetti.
Alcuni casi, infine, sono stati riscontrati in occasione di accertamenti per altre
patologie.
M ENINGITI
BATTERICHE
Nel corso dell’anno è stato registrato un numero lievemente superiore di casi
complessivi di meningiti batteriche rispetto all’anno precedente.
L’epidemia registrata nel trevigiano nel mese di dicembre ha avuto notevoli
ripercussione anche nella nostra ULSS: è scattato l’allarme meningite sia la sera di Natale,
per una persona ricoverata presso l’ospedale di S. Bonifacio, come pure per un altro caso
ricoverato presso la Cinica di Malattie Infettive l’ultimo giorno dell’anno.
Il timore maggiore era rappresentato da un possibile collegamento dei casi segnalati
nella nostra ULSS e quelli registrati a Treviso, come estensione e diffusione dell’epidemia,
possibile espressione di un mancato controllo della stessa epidemia.
Fortunatamente nel primo caso non si trattava di meningite, mentre il secondo caso
era comparso in una persona che era sempre rimasta nella propria abitazione.
Tab. 4.2/1
Tabella riassuntiva dei casi di accertata o sospetta sepsi o meningite batterica 2007
ETÀ
SESSO
RESIDENZA
DIAGNOSI
AG.
3a
M
Verona
Meningite meningococcica
Meningococco
guarigione
15 a
F
Verona
Meningite meningococcica
Meningococco
guarigione
32 a
F
Grezzana
Meningite pneumococcica
Pneumococco
guarigione
38 a
M
Verona
Meningite pneumococcica
Pneumococco
guarigione
44 a
M
Verona
Meningite purulenta
Non Identificato
guarigione
35 a
F
Verona
Meningite Liquor Torbido
Non Identificato
guarigione
6 gg
F
Buttapietra
Sosp. Mening. neonatale
Non Identificato
guarigione
18 a
F
S. Giovanni Lup.
Sosp. Meningite batterica
Non Identificato
guarigione
EZIOLOGICO
ESITO
È importante evidenziare un caso di meningite da pneumococco comparso in un
signore splenectomizzato all’età di 25 anni.
Questo fatto deve far ricordare a tutti gli operatori sanitari l’importanza di
proporre attivamente le vaccinazioni contro meningococco, pneumococco ed Haemophilus
Influenzae a tutte le persone splenectomizzate, per l’elevato rischio di sviluppo di forme
invasive da infezioni batteriche nelle persone affette da asplenia anatomica o funzionale.
Un dato confortante anche per quest’anno è dato dal fatto che fortunatamente tutti
i casi di questa temuta malattia hanno avuto esito in completa guarigione.
56
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Relazione Sanitaria anno 2007
4.3 PROFILASSI INTERNAZIONALE
PRESTAZIONI
Nel 2007 il numero delle persone che si sono rivolte all’ambulatorio Vaccinazioni
Internazionali per sottoporsi a vaccinazione o per richiedere informazioni è stato simile a
quello degli anni precedenti (si è registrato solo un lieve aumento) (vedi graf. n.4.3/1).
I viaggi e le migrazioni risentono notevolmente degli eventi internazionali e della
situazione economico-sociale del Paese.
Negli ultimi anni si osserva che i turisti effettuano generalmente viaggi di breve
durata, in zone non a particolare rischio (Mar Rosso, Tunisia) e quindi e si spostano senza
chiedere informazioni o sottoporsi a vaccinazioni.
Alcuni viaggiatori usufruiscono poi delle offerte “last minute” per soggiorni spesso
di breve durata (generalmente una settimana), anche in Paesi a rischio malarico (Kenya,
Zanzibar, Senegal).
Questi viaggiatori, rivolgendosi al nostro ambulatorio nell’imminenza del viaggio,
oltre a costituire un problema di tipo organizzativo, spesso non possono ricevere tutte le
vaccinazioni consigliate.
Va considerato, poi, che il nostro ambulatorio presenta difficoltà oggettive di
accesso (mancanza di parcheggio) e di pagamento del ticket per la prestazione, disagi che
potrebbero indurre l’utenza a scegliere altri ambulatori autorizzati della provincia.
Nel grafico n. 4.3/1 riportiamo il n. di prestazioni effettuate presso l’ambulatorio.
Graf. 4.3/1: N° di accessi all’ambulatorio Vaccinazioni Internazionali.
7000
6399
6500
6402
5840
5790
6000
5500
5253
5598
4929
5000
4500
4000
3500
n. accessi
3974
3000
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Analizzando i dati delle vaccinazioni effettuate si evidenzia (tab. 4.3/1) che le dosi di
vaccino antifebbre gialla utilizzate sono sovrapponibili a quelle dello scorso anno.
57
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Questa vaccinazione conferisce una protezione per oltre dieci anni, ma è richiesta
obbligatoriamente da molti paesi (Africa subsahariana) e altri la richiedono a coloro che
provengono da zone endemiche.
Nel secondo semestre del 2007 è stata registrata un’estesa epidemia di febbre gialla
animale (scimmie) in Brasile, che successivamente ha colpito anche la popolazione.
L’OMS nella pubblicazione “International travel and health” ha raccomandato la
vaccinazione ai viaggiatori che si recano in aree a rischio per febbre gialla, includendo molti stati
del Brasile che prima erano considerati non a rischio (Minas Gerais e specifiche aree degli stati
di Espirito Santo, Piaui, Bahia, Sao Paulo, Paranà, Santa Catarina e Rio Grande do sol).
Sono stati molto utilizzati i vaccini per la prevenzione di malattie a trasmissione fecoorale, come il vaccino antiepatite A, singolo o associato all’epatite B (2.745 dosi) e antitifico
(1.697 dosi).
Nel corso del 2007 sono state effettuate, inoltre, 330 dosi di vaccino antiepatite B a
soggetti diretti all’estero per motivi di lavoro o missioni umanitarie, già immuni per epatite A.
Nella voce “altre” sono comprese le vaccinazioni anticolerica per i viaggiatori diretti nei
Paesi dove erano in corso epidemie, antirabbica per i viaggiatori per lunghi periodi in ambienti
rurali e anti-difto-tetanica.
Tab. 4.3/1: Vaccinazioni effettuate per la protezione dalle seguenti malattie - anni 2000-07
ANNO
F.GIALLA
EPATITEA
EPATITEB
EPA+B
TIFO
MENINGITE
ALTRE
TOTALE
2000
1.359
2.750
472
1.046
1914
113
477
8.131
2001
2002
2003
1.250
1.320
1.151
2.460
2.410
2.257
472
409
513
711
569
799
1.694
1.838
1.881
118
147
168
460
228
410
7.165
6.921
7.179
2004
1.202
2.240
458
1.070
1.897
98
739
7.704
2005
1.361
2.162
429
1.259
1979
125
824
8.141
2006
1.254
1.961
374
937
1.749
86
701
7.062
2007
1.125
1.878
330
867
1.697
106
952
6.955
La vaccinazione antimeningococcica (vaccino tetravalente o C coniugato) è stata
effettuata prevalentemente negli ultimi mesi del 2006 ai viaggiatori diretti in zone con epidemie
in corso ed ai pellegrini diretti alla Mecca, dove è richiesta obbligatoriamente.
Un aumentata richiesta di vaccinazione è stata determinata dal piccolo focolaio epidemico
di meningite verificatosi nel Trevigiano nel dicembre 2007.
MALARIA
Negli ultimi anni i casi di malaria nella nostra ULSS, così come in tutto l’ambito Regionale,
sono progressivamente diminuiti (Tab.4.3/2).
Lo stesso andamento si registra a livello nazionale. Il decremento dei casi registrato nel
Veneto è pari al 37% nel 2006 rispetto al 1999; i dati relativi al 2007 sono ancora parziali.
58
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Graf. 4.3/2: casi di malaria notificati nel Veneto e nell’ULSS 20 dal 1993 al 2007
300
269
267
250
224
236
228
223
Veneto
ULSS 20
202
200
174
173
170
169
155
154
150 137
104
100
48
50
24
22
30
22
33
42
33
45
30
31
27
22
19
18
0
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Dall’analisi delle schede di notifica dei residenti della nostra ULSS risulta che i casi di
malaria riguardano quasi esclusivamente immigrati, che rientrano nei loro paesi per visitare i
familiari (9 hanno soggiornato in Nigeria, 5 in Ghana).
Tre casi hanno colpito missionari che soggiornano per lungo tempo in aree ad alto rischio:
un soggetto di 64 anni proveniente dalla Repubblica Centroafricana, aveva soggiornato all’estero
4 anni; una suora comboniana di 80 anni, proveniente dal Mozambico, aveva soggiornato all’estero
42 anni. Ha manifestato i primi sintomi dopo 1 anno e 9 mesi dal rientro in Italia avvenuto nel
gennaio 2006 ed è stata diagnosticata malaria da Pl. vivax. Infine una suora di 57 anni ha
soggiornato in Togo 40 giorni.
Solo un caso di malaria da P. vivax ha riguardato una turista 23enne che ha soggiornato
venti giorni in Honduras. Ha dichiarato di non aver effettuato la chemioprofilassi antimalarica, né
di aver adottato misure di protezione contro le punture di zanzara.
Tab. 4.3/2: Casi di malaria in residenti della Ulss 20 suddivisi per tipo di viaggiatori
TIPOLOGIE DI
VIAGGIATORI
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
33
(5 bambini)
26
(4 bambini)
19
(1 bambino)
22
(6 bambini)
14
(1 bambino)
14
14
Missionari/Volontari
9
4
8
2
5
4
3
Lavoratori
0
0
4
1
1
0
0
Turisti
3
0
0
2
2
1
1
Totale
45
30
31
27
22
19
18
Immigrati
59
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Ad una signora Ghanese di 42 anni oltre la malaria è stata diagnosticata anche
un’amebiasi intestinale.
Un caso ha riguardato un bambino Ghanese di 8 mesi rientrato per un soggiorno di un
mese nel paese di origine dei genitori. Bisogna considerare il maggior rischio di malaria
grave nei bambini.
Nessuno dei soggetti che si sono ammalati ha eseguito la chemioprofilassi
antimalarica durante il soggiorno in zone endemiche o l’ha eseguita in modo scorretto (Tab.
4.3/3); solo 3 persone hanno dichiarato di aver usato saltuariamente mezzi di protezione
meccanica (repellenti, zanzariera).
Tab. 4.3/3: Modalità di esecuzione della chemioprofilassi nei soggetti con malaria
CHEMIOPROFILASSI
Nessuna
Scorretta o incompleta
Non specificato
Totale
ATTIVITÀ
DEL
C ENTRO
DI
2001
42
3
0
45
2002
29
1
0
30
2003
17
4
10
31
2004
20
3
4
27
2005
21
1
0
22
2006
19
0
0
19
2007
16
2
0
18
RIFERIMENTO REGIONALE
Nel 2007 il Centro di riferimento ha organizzato due incontri scientifici:
- un convegno (Verona, 8 giugno 2007) per gli operatori degli ambulatori di medicina dei
viaggi, i medici del lavoro, i medici di medicina generale, sul tema “Salute, lavoro e
globalizzazione”, con l’obiettivo di affrontare il problema delle patologie associate ai viaggi
e alle migrazioni, con uno sguardo ai progetti di ricerca e di cooperazione internazionale a
tutela dei lavoratori.
Negli ultimi decenni, infatti, si è registrato un forte aumento degli spostamenti per
motivi di lavoro, soprattutto verso i Paesi sviluppati. Allo stesso tempo si è verificata
un’accentuazione dei fenomeni di migrazione, transitoria o stabile, che è da attribuire
prevalentemente alla globalizzazione delle imprese nel caso dei Paesi ricchi e alla necessità
di soddisfare i bisogni fondamentali della persona nel caso dei Paesi poveri;
- un convegno “Patologie trasmesse da artropodi: modalità di sorveglianza e controllo”
(Venezia, 11 dicembre 2007), con l’obiettivo di informare gli operatori sanitari della
Regione Veneto sulla prevenzione e diagnosi tempestiva di possibili patologie di
importazione. Nell’estate 2007, infatti, si è registrata in Emilia Romagna un’epidemia di
Chinkungunya, patologia virale, trasmessa da zanzara Aedes, abitualmente diffusa in aree
tropicali.
È stato organizzato
dal viaggio, per gli anni
Internazionali regionali. Al
di viaggiatori che accedono
ed è in fase di realizzazione il Progetto di follow up al rientro
2007-08, in collaborazione con gli ambulatori Viaggiatori
progetto, che consiste in un’indagine telefonica ad un campione
agli ambulatori, hanno aderito 10 Aziende Ulss su 21.
Dall’indagine effettuata negli anni 2005-06 erano emersi dati significativi
sull’adesione dei viaggiatori alla chemioprofilassi antimalarica e sulla tollerabilità ed effetti
collaterali dei farmaci utilizzati.
60
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
I risultati di tale indagine sono stati pubblicati sul Giornale Italiano di Medicina
Tropicale, vol. 12, n. 1-4 gennaio-dicembre 07 con un articolo dal titolo: Profilassi
antimalarica – Follow up al rientro di Viaggiatori nel Veneto.
Nel sito del Dipartimento di Prevenzione, continuamente aggiornato, è possibile
visionare e stampare gli opuscoli informativi e le relazioni dei convegni relativi alla medicina
dei viaggi: http://prevenzione.ulss20.verona.it/malinf_att.html
4.4 I NFORTUNI
Continua la collaborazione, iniziata nel 1999, con il Centro di Coordinamento Studio
Italiano rischio Occupazionale da HIV dell’Ospedale L. Spallanzani di Roma.
L’attività consiste nella compilazione di schede specifiche, con l’indicazione delle
modalità di infezione (punture da ago o lesioni da altri oggetti taglienti, contaminazioni
muco-cutanee con sangue e/o materiali biologici, ecc.), dei mezzi di protezione usati, dei
dati relativi al follow up, che prevede controlli dei markers dell’epatite B e C a 6 settimane,
3 mesi, 6 mesi dopo l’infortunio e, per l’HIV, a 12 mesi.
La Tab.4.4/1 riporta il numero degli infortuni avvenuti in operatori sanitari
dipendenti o che operano in strutture dell’Ulss 20, suddivisi per anno.
Tab. 4.4/1: numero di incidenti in operatori sanitari dipendenti Ulss 20.
ANNO
PER
PER
PUNTURA
CONTAMINAZIONE
TOTALE
1999
69
18
87
2000
48
12
60
2001
51
15
66
2002
49
8
57
2003
42
18
60
2004
38
5
43
2005
44
14
58
2006
48
19
67
2007
37
16
53
Totale
385
109
494
Nel 2007 sono stati, inoltre, controllati e seguiti per il follow-up 117 soggetti non
dipendenti di strutture ASL che hanno subito un infortunio con esposizione
accidentalmente a rischio biologico; questi soggetti sono stati sottoposti a vaccinazione
antitetanica e antiepatite B; il successivo follow up a 6 mesi ha dato esito negativo.
61
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
62
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
5 L E M ALATTIE C RONICO D EGENERATIVE
5.1 FATTORI
E
DI RISCHIO LEGATI AGLI STILI DI VITA
L’OMS stima che tre stili di vita non salutari spieghino, nei Paesi europei più
sviluppati, quasi il 50% delle malattie negli uomini e il 25% nelle donne. Il “Rapporto 2002
sulla salute nel mondo” dell’OMS indica il tabagismo, la scorretta alimentazione (con il
sovrappeso e/o l’obesità e l’ipercolesterolemia) e la sedentarietà come i principali fattori di
rischio per lo sviluppo di malattie non trasmissibili, quali la malattia coronarica, gli
accidenti cerebrovascolari, il diabete di tipo 2, alcune forme di cancro, l’osteoporosi e altre
patologie.
T ABAGISMO
Il fumo di tabacco provoca più decessi di alcol, AIDS, droghe, incidenti stradali e
omicidi messi insieme. Circa 85 mila persone all’anno in Italia muoiono per cause collegate al
fumo: si stima che una quota tra l’85 e il 90% dei tumori del polmoni sia causata dal fumo. Il
tasso grezzo di incidenza del tumore ai polmoni per 100.000 abitanti è di 120 nei maschi e
31 nelle femmine.
Nel Veneto ci si attende pertanto in un anno l'insorgenza di circa 3.300 nuovi casi di
tumore polmonare, di cui 2.600 nei maschi e 700 nelle femmine.
Il tumore del polmone si conferma il più frequente nei maschi (25% di tutti i
tumori), mentre si pone al 5° posto nelle femmine (6%). L'analisi del trend temporale
dell'incidenza di questo tumore mostra come esso sia in leggera diminuzione nella
popolazione maschile, mentre si mantenga sostanzialmente invariato nelle femmine.
Da un’indagine dell’ISTAT del 2006 emerge che nel periodo dicembre 2004-marzo
2005 i fumatori in Italia erano 11 milioni e 221 mila, pari al 22,3% della popolazione di 14
anni e più.
Il 28,5% è rappresentato da maschi e il 16,6% dalle femmine. Nel 1980 i fumatori
erano oltre un terzo della popolazione di 14 anni e più (34,9%) con differenze di genere
molto marcate: fumava oltre la metà degli uomini (54,3%), mentre tra le donne meno di una
su cinque (16,7%) si dichiarava fumatrice.
La quota di fumatori in Italia è andata diminuendo negli ultimi 25 anni di oltre 12
punti percentuali. Ciò soprattutto a causa del decremento di fumatori tra gli uomini, mentre
la percentuale di fumatrici è rimasta complessivamente stabile. Tuttavia, a fronte della
diminuzione nel tempo della percentuale di fumatori, si registra un aumento delle
disuguaglianze sociali nel consumo di tabacco, soprattutto a causa di una maggiore
propensione a iniziare a fumare delle persone in condizioni socio-economiche meno
favorevoli. Fra le donne l’aumento della forbice riguarda anche le disuguaglianze nello
smettere di fumare, infatti cercano di smettere di fumare più frequentemente le donne
con un titolo di studio più elevato.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica dell’abitudine al fumo, la percentuale
più alta di fumatori si osserva nell’Italia centrale (24,3%). Seguono in ordine decrescente il
Nord-ovest (22,9%), le Isole (21,7%), il Nord-est (21,5%) e il Sud (20,9%).
Sensibili differenze di genere si evidenziano fra le diverse aree territoriali, in
particolare la maggiore differenza si riscontra nell’Italia meridionale dove gli uomini
fumatori sono il 29,5%, mentre le donne solo il 13%.
63
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Graf. 5.1/1: Fumatori di 14 anni e più per sesso e ripartizione geografica – Dicembre 2004 - Marzo 2005
(per 100 persone dello stesso sesso e ripartizione geografica) ISTAT
35
30
30,1
28,2
29,5
28,3
25,9
25
18
20
17,3
19
13
15
15,5
Maschi
Femmine
10
5
0
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud
Isole
Ci sono più fumatori nelle aree urbane: la loro quota aumenta all’aumentare della
dimensione demografica del comune passando dal 21,0% dei comuni fino a 10.000 abitanti al
24,9% dei comuni centri di aree metropolitane.
Gli adolescenti e i giovani, iniziano a fumare più precocemente di cinque anni fa: il 7,8%
dei giovani di 14-24 anni, infatti, ha iniziato a fumare prima dei 14 anni. Rispetto al 1999-2000, la
quota di quanti iniziano a fumare prima dei 14 anni aumenta solo per i maschi (+6%).
L’indagine Icona 2003, realizzata dal Profea mediante interviste a oltre 4600 famiglie in
tutta Italia, ha messo in luce che il 52% dei bambini al secondo anno di vita sono esposti a fumo
passivo.
STILI ALIMENTARI
Fattori di tipo genetico o fisiologico, che interagiscono con altri di tipo comportamentale
(scorrette abitudini alimentari, come l’assunzione di eccessive quantità di zuccheri e di grassi,
spesso associate a stili di vita sedentari) determinano un maggior rischio di sovrappeso e obesità.
La frequenza delle condizioni di sovrappeso ed obesità è andata aumentando negli ultimi
UNA NUOVA decenni, al punto che, secondo l’OMS, l’obesità è diventata un problema di salute
EPIDEMIA
pubblica di proporzioni epidemiche in tutti i Paesi occidentali, e la sua prevenzione
rappresenta un obiettivo prioritario.
L’Italia è ai livelli più bassi in Europa per l’obesità degli adulti, ma la quota di obesi è in
crescita come indicato nell’indagine multiscopo “Condizioni di salute e ricorso ai servizi
sanitari”dell’ISTAT del 2005 (pubblicata marzo 2007). La maggioranza delle persone adulte in
Italia (52,6%) sono normopeso, più di un terzo invece (34,2%) è in sovrappeso e il 9,8% è obeso
(cioè circa 4 milioni e 700 mila adulti obesi) con un incremento percentuale di circa il 9% rispetto
a cinque anni fa. L’incremento dell’obesità è soprattutto nella popolazione maschile, in particolare
nei giovani adulti di 25-44 anni e tra gli anziani.
Ma quel che preoccupa maggiormente è l’aumento dell’obesità in età pediatrica. Evidenze
scientifiche le riconoscono (compresa l’età pre-adolescenziale e adolescenziale) una forte
capacità predittiva di obesità in età adulta.
Attualmente la prevalenza di obesità giovanile in Europa è 10 volte maggiore rispetto agli
anni settanta. Il 20% dei bambini europei è in sovrappeso o obeso, con un picco del 34% nei
bambini da 6 a 9 anni (1 su 3 è sovrappeso o obeso).
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Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Lo “Studio multicentrico per la rilevazione della crescita staturoponderale e dello stato nutrizionale della popolazione infantile del Veneto” del
2004 ha evidenziato in un campione di 12.853 bambini (delle classi terze e
quinte elementari nati nel 1995 e nel 1993) una notevole tendenza al sovrappeso
e all’obesità (tab. 5/1).
UNO
SU TRE
Tab. 5.1/1: Studio multicentrico per la rilevazione della crescita staturo-ponderale e dello stato nutrizionale
della popolazione infantile del Veneto. Obesità e sovrappeso rilevazione anno 2004
ANNO
DI NASCITA
1993
1995
SESSO
SOVRAPPESO
OBESI
maschi
23,14%
5,79%
femmine
20,79%
4,70%
maschi
19,07%
6,05%
femmine
21,80%
5,59%
Anche fra gli adolescenti, la prevalenza di sovrappeso e obesità ha un andamento
simile a quello evidenziato nei bambini nel 2004, come risulta dalla rilevazione regionale
(2006) su stato di salute e stili di vita dei giovani (HBSC - Health Behaviour in School-aged
Children ) effettuata in collaborazione coi SIAN su 6.744 soggetti (11, 13 e 15 anni).
La sorveglianza nutrizionale è finalizzata a monitorare nel tempo i trend SORVEGLIANZA
di sovrappeso e obesità, le abitudini alimentari e l’attività fisica, con rilevazioni NUTRIZIONALE
periodiche su gruppi di popolazione in età evolutiva, allo scopo di guidare azioni IN ETÀ EVOLUTIVA
preventive di sanità pubblica appropriate e basate su prove di efficacia.
Tale attività si è consolidata attraverso il progetto Regionale dell’Area
Tematica Nutrizione del Piano Triennale Sicurezza Alimentare, di cui il SIAN dell’Aulss 20
è stato coordinatore ed è confluita nel 2008 nel progetto “OKKIO ALLA SALUTE”.
Quest’ultimo, promosso dal CCM del Ministero della Salute e Regioni con
coordinamento del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute
(Cnesps) dell’Iss, è collegato al programma europeo “Guadagnare salute e al Piano Nazionale
di prevenzione.
I fattori in grado di condizionare l’evoluzione del sovrappeso e quindi DISUGUAGLIANZE
l’obesità sono correlati all’attività fisica e all’alimentazione. Le abitudini SOCIALI
alimentari e l’assunzione di alimenti dipendono infatti sia dalle scelte individuali
(influenze culturali, preferenze alimentari) che da fattori socioeconomici e ambientali
(economicità e disponibilità di alimenti, qualità e sicurezza dei prodotti ecc.).
Esiste inoltre una correlazione fra diseguaglianze sociali e scelte alimentari.
L’obesità è più diffusa tra le categorie sociali svantaggiate che hanno minor reddito
e istruzione, oltre che maggiori difficoltà di accesso alle cure. L’obesità riflette e si
accompagna alle diseguaglianze, favorendo un vero e proprio circolo vizioso.
Gli individui che vivono in condizioni disagiate devono far fronte a limitazioni
strutturali, sociali, organizzative, finanziarie e di altro genere che rendono difficile
compiere scelte adeguate sulla propria dieta e attività fisica.
PREZZO Il prezzo elevato e la disponibilità di alimenti quali frutta, verdura e pesce
(importanti per la prevenzione dell’obesità e delle malattie cardiovascolari ma
spesso carenti nella attuale alimentazione) possono rappresentare fattori
determinanti specie nelle fasce di popolazione a più basso reddito e livello socio-culturale.
65
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
DISTRIBUZIONE
COMMERCIALE
La distribuzione commerciale e il costo contenuto del cibo a basso valore
nutrizionale ed alto apporto calorico (junk food), costituiscono ulteriori
determinanti nelle scelte alimentari della popolazione, così come la diffusione di
tali alimenti nell’ offerta dei vari canali di vendita (negozi, supermercati, distributori
automatici, ecc).
CIBO SPAZZATURA Gli stili alimentari appaiono influenzati dal livello socioeconomico, con differenze
nella frequenza e nell’assunzione di certi alimenti; i ragazzi i cui genitori hanno
lavori più remunerativi consumano mediamente più frutta, più verdura e più latte
dei figli di lavoratori impiegati in fasce occupazionali più basse. Anche il consumo medio di
junk food (“cibo spazzatura”) è maggiore nei ragazzi appartenenti a famiglie con livelli
socioeconomici più bassi.
Inoltre, come molti comportamenti, anche le abitudini alimentari non sono
PUBBLICITÀ MARKETING
indifferenti alle logiche del marketing e della pubblicità. Soprattutto nei contesti
socioculturali più difficili, la scelta di cosa mangiare può dipendere fortemente dai
prezzi, ma anche dall’accessibilità, ovvero da fattori urbani e di trasporto.
Le abitudini alimentari delle persone sono molto cambiate negli ultimi decenni; la quantità di
cibo a disposizione è globamente aumentata, mediamente si è ridotto il fabbisogno
energetico giornaliero.
In Europa all’inizio del ventesimo secolo il consumo pro capite annuale di zucchero
CONSUMO
era inferiore a cinque chili, cifra che è salita ad almeno quaranta chili. Il consumo
FRUTTA E VERDURA
di frutta e verdura è insufficiente: secondo l’Oms, solo il 30% dei ragazzi e il 37%
delle ragazze tra i 13 e i 15 anni mangia frutta ogni giorno. Essendoci più cibo a
disposizione, però, i consumi alimentari sono in aumento
S EDENTARIETÀ
Uno degli elementi che influenzano maggiormente l’evoluzione del sovrappeso è
rappresentato dalla sedentarietà che caratterizza lo stile di vita di molti adulti e bambini.
Soprattutto in questi ultimi anni, tale disaffezione all’attività fisica (AF) è in
UN PAESE POCO
parte correlabile all’uso eccessivo del mezzo televisivo, i cui messaggi pubblicitari,
ATTIVO
come rilevato dall’indagine presentata a Pisa dalla Società Italiana di Pediatria
(2005), possono indurre ad errori dal punto di vista nutrizionale.
Nel nostro Paese solo una piccola parte della popolazione adulta pratica attività
fisica secondo i livelli minimi raccomandati (30 minuti di attività moderata almeno 5 giorni/
settimana oppure 20 minuti di attività intensa 3 o più volte per settimana), anche se i dati
relativi all'attività fisica in Italia sono ancora scarsi.
Secondo dati ISTAT nel 2002 solo il 20% della popolazione praticava con continuità
uno o più sport, mentre il 10% lo praticava saltuariamente; da una ricerca telefonica
effettuata nel 2006 su 1200 anziani (Dipartimento di Economia - Università di Verona)
risulta che solo 1/6 degli anziani veronesi pratica livelli sufficienti di AF e il 30% si
dichiara completamente sedentario.
Di contro, numerose evidenze scientifiche dimostrano gli effetti benefici prodotti
SOLO 30 MINUTI sulla salute da un’attività fisica moderata ma regolare. Il semplice camminare ad
andatura spedita per 30-60 minuti al giorno per più giorni alla settimana è
associato ad una significativa riduzione dell’incidenza di mortalità per malattie
croniche.
Mediante l'esercizio fisico praticato regolarmente è possibile ridurre il rischio di
tumori anche del 30% e quello delle malattie coronariche addirittura del 30-50% e vi è
anche una riduzione significativa del rischio di molte altre malattie croniche (v. tab. 5.1/2).
66
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Tab. 5.1/2: Malattie prevenibili mediante attività fisica regolare
Patologie cardiovascolari
Ictus cerebri
Dislipidemie
Obesità
Ipertensione
Insorgenza di diabete e nei diabetici le complicanze del diabete
Osteoporosi
Decadimento mentale legato all’invecchiamento
Alcuni tumori: colon, mammella e probabilmente anche prostata, endometrio e polmone
L’attività fisica, infatti, aiuta a controllare il peso, rallenta l’invecchiamento, riduce lo stress,
l’ansia e il senso di depressione. Per tutti, ma soprattutto per gli anziani, i benefici dell’attività
motoria non sono solo di natura sanitaria, ma anche sociali (mantenimento anche dopo i sessant’anni di
un ruolo più attivo nella società) e della comunità (ridotti costi di assistenza sanitaria e sociale e
promozione di una immagine dell’anziano positiva ed attiva).
STILI
DI VITA SALUTARI
La responsabilità per la scelta di stili di vita salutari non può comunque essere lasciata
esclusivamente agli individui, ma deve diventare una responsabilità condivisa da tutta la comunità. In
tal senso le progettualità e le azioni che mirano a orientare gli stili di vita delle persone e a ridurre
l’impatto negativo che i comportamenti non salutari possono avere sono da considerare un compito
prioritario degli interventi di prevenzione. La creazione di una rete di Istituzioni ed Enti che
condividano obiettivi comuni e definiscano ruoli e modalità di azione rappresenta quindi un momento
fondamentale per poter sviluppare interventi che abbiano carattere di sostenibilità e continuità
(coinvolgimento di Istituzione regionali, amministratori locali, scuola, servizi sanitari e sociali, Medici
di medicina generale e Pediatri di libera scelta, associazioni, strutture aziendali, produttori e reti di
distribuzione di prodotti alimentari e strutture di ristorazione). Il Veneto ha avviato ormai da molti
anni progetti di prevenzione e promozione della salute trasformando l’impegno convenuto in sede
nazionale nell’ambito della Prevenzione Attiva in linee di lavoro efficaci, documentate dalle prove e
verificate nel prodotto di salute. Si tratta di una sfida fondamentale per il Sistema Socio-Sanitario
della Regione del Veneto in quanto sarà molto complicato in futuro garantire per tutte le patologie
adeguate risposte sanitarie se non si interverrà con le necessarie misure preventive. È fondamentale
quindi realizzare e sostenere una rete robusta che interconnetta le strutture regionali di governo, i
Comuni, i Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende ULSS, le Università e i Centri di ricerca, per
mettere in comune le risorse e per assicurarsi un risultato di qualità. Il Comune di Verona in
particolare è da molto tempo in prima linea nel favorire stili di vita attivi e la sana alimentazione nella
popolazione in collaborazione con la Facoltà di Scienze motorie e con l’ULSS 20.
In quest’ottica si inserisce il Progetto, svolto dal Formez per conto del Ministero della Salute (CCM –
Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo Malattie), di individuazione, selezione,
rafforzamento e diffusione delle migliori pratiche finalizzate a:
• favorire l'attività fisica delle persone di tutte le età;
• favorire una dieta corretta ed equilibrata;
• prevenire ed arginare il fumo;
• prevenire e contrastare l'abuso di alcool.
67
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Il Progetto si intitola Esperienze intersettoriali delle Comunità Locali per
Guadagnare Salute e mira ad implementare sul territorio la strategia del programma
Guadagnare Salute e rendere facili le scelte salutari, attraverso la ricerca e la
valorizzazione delle migliori esperienze di prevenzione dei principali fattori di rischio
realizzate dalle Comunità Locali.
È ormai chiaro che le pratiche di promozione della salute sono più efficaci se
presentano un approccio intersettoriale che veda cioè il coinvolgimento di più istituzioni
(Regioni, Aziende Sanitarie, Enti Locali, Uffici Scolastici) che operano in diversi ambiti
(sanitario, sociale, ambientale, scolastico). Siamo anche convinti che questo approccio
caratterizzato da un’elevata integrazione socio-sanitaria sia particolarmente diffuso nella
nostra regione e che per questo meriti di essere valorizzato.
Questo censimento rappresenta anche un’opportunità per chi ha attuato i progetti in
quanto le pratiche validate come migliori verranno rafforzate attraverso attività
specifiche (che possono essere, a seconda dei bisogni espressi, di formazione, assistenza
tecnica, consulenza) per favorire un maggior radicamento della loro azione sul territorio.
Siamo ben consapevoli infatti che la salute si migliora non solo per l’intervento delle
strutture sanitarie ma anche per le piccole o grandi iniziative che vengono attuate dagli
Enti pubblici, le organizzazioni della società civile, gli Enti Locali, gli Uffici Scolastici e le
associazioni che operano nei diversi ambiti sanitario, sociale, ambientale, scolastico e dai
singoli.
Tutti questi soggetti concorrono ad attuare quella che viene definita promozione
della salute, cioè al potenziamento dei fattori e delle condizioni che influenzano
positivamente la salute.
All’interno dell’attività di prevenzione “Guadagnare salute” finalizzata a
contrastare le malattie croniche e rendere più facili per i singoli cittadini
le scelte di salute si inquadra il sistema di sorveglianza PASSI (Progressi
delle aziende sanitarie per la salute in Italia). Un salto da un sistema che
misura esclusivamente la quantità e la qualità delle prestazioni sanitarie offerte, a uno che
verifichi direttamente i bisogni di salute percepiti dei cittadini. È questo il cambiamento
culturale che sta alla base di Passi, progetto promosso dal Ministero della Salute per
monitorare le attività di prevenzione sulle maggiori malattie nel nostro Paese.
Le informazioni vengono raccolte tramite interviste telefoniche effettuate
direttamente da personale dell’ULSS e riguardano la percezione della salute, gli stili di vita
ed i comportamenti a rischio nel nostro Paese.
Grazie alle risposte delle persone intervistate, si avrà così una fotografia
aggiornata, capillare e continua degli stili di vita della popolazione adulta tra i 18 e i 69
anni.
I temi oggetto della sorveglianza sono: rischio cardiovascolare, screening oncologici,
attività fisica, abitudini alimentari, consumo di alcol, fumo, sicurezza stradale, salute
mentale, vaccinazione antinfluenzale, vaccinazione per la rosolia e incidenti domestici.
Il monitoraggio è partito anche nella nostra ULSS nel giugno 2007; tuttavia
problemi di insufficiente disponibilità di risorse umane ne hanno compromesso la regolare
prosecuzione. Il progetto è stato tuttavia riattivato in maggio 2008 a seguito
dell’individuazione di una ASV specificamente dedicata a questa attività.
La partecipazione dell’ULSS allo studio Passi, unico sistema di sorveglianza sui
comportamenti individuali esteso a tutto il territorio nazionale e regionale, è importante
perché consente un utilizzo dei dati direttamente a livello locale di ULSS e Regione, di
monitorare le modifiche nel tempo dei comportamenti e di valutare l’efficacia delle misure
preventive adottate.
68
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
5.2
LA
Relazione Sanitaria anno 2007
ALIMENTAZIONE
PROMOZIONE DELLA SANA ALIMENTAZIONE NELLA PREVENZIONE DELLE MALATTIE CRONICHE
Il Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione (SIAN) dell’Aulss 20 sin dal 2002 è il
capofila e centro di coordinamento delle attività di promozione della sana alimentazione del
programma “Area Tematica Nutrizione” Piani Triennali sicurezza alimentare 2002/04 e
2005/07 della Regione Veneto, integrato al progetto regionale di prevenzione dell’obesità,
del Piano Nazionale della Prevenzione 2005-2007 e Guadagnare Salute. Le azioni e i
risultati hanno avuto visibilità e rilevanza nazionale al CCM come esempio di buona pratica
di lavoro intersettoriale.
F AVORIRE
UNA ALIMENTAZIONE SANA NELLA RISTORAZIONE
Molte azioni del SIAN basate sul programma Guadagnare Salute e rendere facili
le scelte salutari, sono rivolte alle scuole e agli asili nido per favorire fornitura di cibi
adeguata secondo le linee guida regionali per il miglioramento della qualità nutrizionale nella
ristorazione scolastica che rappresentano uno standard di riferimento anche nella
formulazione dei capitolati d’appalto. Alla loro revisione, in corso fra il 2007 e 2008, ha
contribuito il SIAN della AULSS 20, come anche alla realizzazione del ricettario regionale
“Cucinare bene per mangiare sano”.
Il ricettario, contenente notizie e consigli per l’alimentazione dei bambini, tipologie
di cottura, scelta delle materie prime e realizzazione di 126 ricette con tabelle dietetiche
distinte per fasce di età (3-5 anni, 6-10 anni, 11-13 anni), modalità di preparazione e valori
nutrizionali, riferiti anche agli adulti e alle famiglie, è stato diffuso sul territorio regionale
alle Scuole, Amministrazioni comunali e Ditte di ristorazione; è stato utilizzato anche come
strumento didattico di corsi teorico-pratici su aspetti nutrizionali e gastronomici destinati
ad operatori addetti al servizio di ristorazione scolastica (vedasi capitolo 3 formazione).
Sul nostro territorio la formazione ha riguardato cuochi di 26 centri cottura con una
ricaduta su circa 3.300 utenti.
Nel 2007 il SIAN ha avviato col Comune di Verona il progetto di aggiornamento dei
menù e tabelle dietetiche degli asili nido che porterà alla riedizione della pubblicazione
“L’alimentazione nell’asilo nido per crescere in salute”. Sono stati coinvolti i pediatri
riaprendo la rete di lavoro interdisciplinare realizzata già dal 2001.
Le azioni di prevenzione nutrizionale in sintonia col Comune di Verona sono avviate
da molti anni e hanno coinvolto vari soggetti istituzionali e non, generando una comunità di
promotori di salute anche al di fuori della comunità scolastica.
Collaborazioni e contatti sviluppati nell’attività istituzionale locale del SIAN (mondo
produttivo, distribuzione, ristorazione, istituzioni, etc) hanno favorito un ruolo di
catalizzatore di interventi rivolti alla comunità.
Una particolare testimonianza di questo modo di operare è stata una giornata
(maggio 2007) interamente dedicata alla promozione di sane scelte alimentari che ha visto
il coinvolgimento della rete dei promotori di salute, con realizzazione di: convegni, gare di
cucina, nuove ricette per la scuola, le ricette del cuore, incontri gruppo mamme per la
promozione dell’allattamento al seno, marketing sociale e distribuzione automatica di
alimenti, laboratori di giochiamo al mangiare sano, fruit break, stand (Istituto Alberghiero
A. Berti di Verona, Associazione Italiana Celiachia, Comune di Verona, Lega Italiana Lotta
69
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
ai Tumori, Associazione Confida e operatori commerciali della distribuzione automatica di
alimenti, Associazioni di categoria del mondo produttivo e commerciale).
Un’importante attività è quella di consulenza, verifica e validazione dei menù e
tabelle dietetiche della ristorazione scolastica.
Nel 2007 sono state coperte il 71% delle mense scolastiche con una ricaduta
stimata su circa 30.000 utenti. Sono inoltre effettuate consulenza alle Amministrazioni
Comunali sui capitolati d’appalto; verifiche con sopralluoghi sulla qualità nutrizionale dei
pasti nonché pareri e/o realizzazione di diete speciali (celiachia, intolleranze e allergie
alimentari).
Come già riferito nel capitolo 3 la ristorazione scolastica nel comune di Verona è nel
progetto “last minute market” finalizzato al recupero e ridistribuzione nelle fasce
economicamente svantaggiate di pietanze in esubero in mense scolastiche.
Anche nella ristorazione delle strutture residenziali extraospedaliere, viene
RISTORAZIONE
fornita consulenza su aspetti nutrizionali della ristorazione sulla base delle
ANZIANI
Linee di Indirizzo di cui al Decreto Dirigente Regionale n.381 del 09/08/2007,
con verifiche sulla qualità nutrizionale.
I NFORMAZIONE
ED EDUCAZIONE ALIMENTARE
La promozione di scelte alimentari consapevoli attraverso interventi di informazione
ed educazione alimentare, marketing sociale, educazione al gusto integrati con la
promozione dell’attività motoria, sono proseguiti sul territorio con un approccio
multisettoriale. Sono stati rivolti a fasce diverse della popolazione, privilegiando la scuola e
le fasce deboli della popolazione.
C OLLABORAZIONE
CON L ’ ISTITUTO PROFESSIONALE DI STATO PER I SERVIZI ALBERGHIERI
È proseguita la collaborazione con l’Istituto Professionale di Stato per i Servizi
Alberghieri e della Ristorazione “Angelo Berti” di Verona che fa parte della Rete Regionale
Veneta “Health Promoting School – Scuola promotrice di Salute” e che aderisce al network
europeo ENHPS (European Network of Health Promoting Schools); ha affiancato il SIAN in
alcune iniziative, mediante la metodologia della peer education (educazione tra pari, dagli
studenti dell’alberghiero agli alunni della scuola primaria) come strumento privilegiato di
comunicazione.
P ROGETTO
NUTRIVENDING
È stato realizzato il progetto Nutrivending, "distribuzione automatica di alimenti e
promozione della salute", rientrante nel Piano Nazionale di Prevenzione attiva del Ministero
della salute nonché nel programma regionale.
Nel progetto sono stati coinvolti oltre che la Regione Veneto, 7 SIAN delle Aziende
ULSS fra cui quello di Verona, la CONFIDA, Associazione Italiana Distributori Automatici Delegazione Regionale Veneta, la FACOLTÀ DI AGRARIA dell’Università di Padova - Corso
di Laurea in Scienze e Cultura della Gastronomia e della Ristorazione e alcune Aziende del
vending.
Il progetto che utilizza le tecniche del marketing sociale amplia l’offerta di alimenti
nei distributori automatici (frutta e verdura, yogurt, prodotti da forno con aggiunta di olio
extravergine d’oliva, olio monoseme di arachide di mais o girasole con esclusione di grassi di
70
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
cocco e di palma spesso mascherati dalla dicitura in etichetta grassi vegetali) favorendo
scelte nutrizionalmente varie ed equilibrate affiancandosi ad una attività informativa e
comunicativa volta alla promozione di sani stili di vita in tema di alimentazione ed attività
motoria. Dall’elaborazione dei dati del 2007 è risultato nelle nostre tre scuole superiori
(coinvolti circa 3.500 tra studenti e operatori) uno spostamento del 10–20% degli acquisti
verso prodotti promossi dal progetto. C’è stato inoltre un maggior successo nelle scuole a
prevalenza femminile.
IL
MONDO A TAVOLA
È proseguita la collaborazione con l’Ufficio Provinciale Scolastico con momenti
informativi di confronto e formativi degli insegnanti relativi al benessere dello studente
nell’ambito della tematica del cibo e dell’intercultura. Sono stati realizzati presso la nostra
sede laboratori di educazione alimentare in cui sono state delineate con gli insegnanti
progettualità da realizzare a scuola. Si sono supportate iniziative didattiche a carattere
educativo con il Liceo Scientifico Galilei sulla tematica della globalizzazione degli alimenti.
F ASCE
DEBOLI DELLA POPOLAZIONE
Stili di vita insalubri, come scarsa attività motoria, fumo, abuso di alcool ed
alimentazione scorretta sono descritti in pazienti psichiatrici con conseguente sovrappeso,
obesità e comorbilità con altre patologie . Le loro abitudini alimentari sono caratterizzate
spesso da un alto introito di grassi e scarso in fibra, frutta e verdura.
In un’ottica di miglioramento della qualità degli stili di vita nelle fasce più deboli
della popolazione, il SIAN ha realizzato a livello Dipartimentale un programma di
promozione di stili di vita salutari (alimentazione e attività motoria) rivolto ad operatori e
pazienti di un Centro di Salute Mentale (CSM). In vista di un suo proseguimento è stata
realizzata la formazione di personale sanitario ed educatori che seguono i pazienti
psichiatrici.
C OMUNICAZIONE
PER LA SALUTE
Il programma “Guadagnare Salute” privilegia la comunicazione per la salute. La
comunicazione rappresenta una componente integrata degli interventi di prevenzione ed è
uno strumento importante di informazione e conoscenza per le persone. Si sono realizzate
alcune clip audiovisive di informazione sull’alimentazione, alcune inserite in un’apposita
rubrica televisiva “guadagnare salute ”.
“G UADAGNARE
IN SALUTE ”: STILI ALIMENTARI E ATTIVITÀ FISICA
È stato realizzato in collaborazione col SIAN dell’AULSS 21 di Legnago il corso di
formazione regionale “Guadagnare in salute: stili alimentari e attività fisica. Dalla
programmazione alla valutazione. Metodologia e indicatori di efficacia” (4 moduli marzo
2007) cui hanno partecipato operatori sanitari dei SIAN e di altri Servizi dei Dipartimenti
di Prevenzione delle AULSS del Veneto, stimolando progettualità innovative a livello locale,
secondo la programmazione regionale del Piano triennale sicurezza alimentare.
71
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
5.3 PROMOZIONE
LA
Relazione Sanitaria anno 2007
DELL’ATTIVITÀ FISICA
PROMOZIONE DELL ’ ATTIVITÀ FISICA NELLA PREVENZIONE DELLE MALATTIE CRONICHE
La promozione dell’attività fisica (AF) gioca un doppio ruolo nelle strategie
preventive: contrasta a livello individuale molte malattie croniche e si inserisce in un
progetto preventivo più globale in quanto comporta (se viene incentivato il cammino e l’uso
della bicicletta nella vita di tutti i giorni) una riduzione del traffico, degli incidenti stradali
e dell’inquinamento.
Tutto questo in un contesto di crescente ampliamento del numero di utenti degli
interventi di lotta alla sedentarietà (ad es. sul territorio dell’ulss sono stimati circa 70.000
anziani e oltre 15.000 diabetici).
Si comprende quindi facilmente la necessità e l’urgenza di approntare un efficace
intervento di promozione dell’AF.
La sedentarietà, tuttavia, è in continuo preoccupante aumento: ad esempio secondo
una ricerca telefonica effettuata nel 2006 su 1200 anziani solo 1/6 degli anziani veronesi
pratica livelli sufficienti di AF e il 30% si dichiara completamente sedentario.
Per questi motivi il Dipartimento di Prevenzione (DP) dell’ulss 20 ha sviluppato un
programma di lotta alla sedentarietà, secondo le raccomandazioni delle agenzie
internazionali di medicina preventiva che consigliano i seguenti interventi: campagne di
comunità e programmi di supporto sociale per promuovere l’AF attraverso il consolidamento
delle reti sociali (ad es. ricerca di compagni con cui praticare l’AF, creazione di gruppi di
cammino ecc.); interventi per migliorare l’accesso agli spazi destinati all’AF; interventi per
incoraggiare ad usare le scale. Per una trattazione più approfondita della promozione
dell’AF si rimanda al sito web http://prevenzione.ulss20.verona.it/att_motoria.html .
LOTTA
ALLA SEDENTARIETÀ
– PIANO TRIENNALE
DEI
SERVIZI
DI
I GIENE
E
SANITÀ PUBBLICA
DEL
VENETO
Il Servizio Igiene e Sanità Pubblica (SISP) dell’ulss 20 è il centro di riferimento del
progetto regionale di promozione dell’attività fisica, che nel piano triennale 2005/7 si
integra con i progetti di prevenzione dell’obesità, del diabete e delle cardiopatie
(prevenzione primaria e delle recidive), secondo quanto previsto dal Piano Nazionale della
Prevenzione 2005-2007 e da Guadagnare Salute.
Negli anni precedenti al 2007 sono stati finanziati in 14 ulss altrettanti progetti
locali, sono state attivate consulenze varie (con laureati in Scienze Motorie, in Scienze
della Formazione e in Psicologia) e sono state avviate attività di formazione per gli
operatori coinvolti.
Nel 2007 in 5 ulss della regione, compresa la ulss 20, sono iniziate attività pilota di
prevenzione cardiovascolare primaria e secondaria integrate con la promozione dell’AF
(comprendenti l’uso della carta del rischio cardiovascolare e interventi sui diversi fattori di
rischio), coinvolgendo cardiologi ospedalieri, medici di medicina generale (mmg) e
associazioni di pazienti. Sono inoltre proseguite la campagna di marketing sociale, con
produzione di audiovisivi e sviluppo del sito web, e la campagna regionale per la promozione
dell’uso delle scale.
Per indagare sui livelli di attività fisica negli studenti delle scuole primarie , è stato
messo a punto un questionario per rilevare il grado di attività fisica praticata dagli alunni di
3 Istituti Comprensivi della zona est del comune di Verona e dalle loro famiglie.
72
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Si prevede la raccolta e l’elaborazione dei dati nella primavera del 2008. Inoltre, nel
2007 è iniziata una collaborazione con il Centro per il Controllo delle Malattie (CCM) del
Ministero della Salute, che ha realizzato all’Aquila il corso “La sorveglianza e la prevenzione
degli incidenti domestici e stradali: un percorso per gli operatori”; il modello del progetto
veneto di lotta alla sedentarietà è stato presentato agli operatori di sanità pubblica di
tutte le regioni italiane come un mezzo efficace per la prevenzione degli incidenti
domestici (riduzione delle cadute dell’anziano) e stradali (incentivazione del cammino e
della bicicletta e riduzione del traffico automobilistico) e per la prevenzione delle malattie
croniche.
Per il 2008 è previsto l’avvio formale di un “Progetto nazionale di promozione
dell’attività motoria”, con il Dipartimento di Prevenzione di Verona come capofila, in
collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento per le Politiche
Giovanili e le Attività Sportive) e il Ministero della Salute (Dipartimento della Prevenzione
e della Comunicazione).
È stata anche effettuata un’indagine sulla richiesta dei certificati medici di idoneità
fisica allo svolgimento di attività ginnico-motorie. L’ipotesi di partenza era che questo tipo
di richiesta potesse costituire un ostacolo alla diffusione dell’attività motoria (si ricorda
che due circolari regionali hanno chiarito che per tale attività non è necessario alcun
certificato); i dati rilevati hanno confermato l’ipotesi di partenza: a Verona e Treviso oltre
il 70% delle istituzioni richiede il certificato medico a tutti gli iscritti; la richiesta viene
(giustamente) avvertita come un inutile ostacolo; e il 50% degli intervistati ignora che la
materia sia disciplinato da specifiche circolari. Sempre nel 2007 sono proseguite le attività
di formazione (v. avanti) ed è stata ricevuta una delegazione del Ministero della Salute
cinese che ha fatto tappa a Verona per visionare il programma di promozione dell’attività
motoria e del cammino dell’ULSS 20. Per il 2008 è previsto infine lo sviluppo delle attività
formative mediante la formazione a distanza.
ATTIVITÀ
DI FORMAZIONE
Nel 2007 è proseguita, in collaborazione con GSK, l’attività rivolta ai mmg con la
diffusione dei materiali realizzati: “I vantaggi dell’attività fisica” - opuscolo per utenti; “La
prescrizione dell’attività fisica nella terza età” - opuscolo per il mmg”; “L’attività fisica
nella terza età. Promozione, prescrizione, controllo, valutazione” - manuale, Cortina Editore.
È inoltre iniziata la realizzazione della campagna formativa per mmg e operatori di sanità
pubblica, che dovrebbe coinvolgere circa 1000 operatori tutte le ULSS della regione, in
collaborazione con la Scuola Regionale di Formazione in Medicina Generale e con GSK. A
dicembre 2007 sono stati realizzati 9 eventi in 6 ulss (sulle 21 previste) coinvolgendo 428
operatori di cui 384 mmg.
Altre attività formative hanno riguardato la scuola di specialità in Malattie del
Metabolismo (12 Medici), la Clinica Psichiatrica dell’Università di Verona (14 operatori), i
comuni della ulss 20 (12 operatori) e le regioni partecipanti al corso dell’Aquila (101
operatori di sanità pubblica).
ATTIVITÀ
MOTORIA PER ANZIANI
Nel 2007 sono proseguiti i corsi di attività motoria in palestra e in piscina in 7
comuni dell’ulss (progetto “La salute nel Movimento”), coinvolgendo in totale 1603 persone.
Le attività dei corsi e i controlli medici sono stati condotti con il supporto dell’equipe
medica dell’ULSS 20 e della Facoltà di Scienze Motorie.
73
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Partecipanti ai corsi nei Comuni di Verona, San Martino Buon Albergo e Castel D'Azzano
1600
200
1489
180
1359
1267
1400
1200
1002
160
1157
1033
962
1000
173
150
120
60
400
40
200
20
136
132
91
70
69
80
600
174
173
143
140
100
800
148
42
0
0
01\02
02\03
03\04
04\05
05\06
06\07
07\08
02\03
03\04
04\05
05\06
06\07
07\08
S. Martino
Verona
C. Azzano
Partecipanti ai corsi nei Comuni di Grezzana, Soave, Caldiero e S. Giovanni Lupatoto
120
109
120
100
100
84
82
78
80
60
61 57
100
57
38
40
88
83
80
60
46
32
40
22
20
20
0
11
19
0
03\ 04
PROMOZIONE
04\ 05
05\ 06
06\ 07
07\ 08
05\ 06
06\ 07
Grezzana
Caldiero
So ave
S Giovanni Lupatoto
07\ 08
DEL CAMMINO E DELLA BICICLETTA
I corsi di attività motoria per anziani e diabetici coinvolgono circa 1500 persone
l’anno, numero notevole ma insufficiente rispetto al bacino d’utenza (circa 70.000 anziani e
oltre 15.000 diabetici) ed il numero di palestre è insufficiente rispetto ai bisogni; inoltre
l’attività in palestra ha un costo (benché contenuto) per l’utente. È quindi necessario
proporre anche altre modalità di movimento, in particolar modo il cammino e la bicicletta, che
sono attività socializzanti, facili da inserire nelle abitudini quotidiane, prive di costi per gli
utenti e a basso impatto organizzativo, anche per la possibilità di addestrare alcuni soggetti
interni al gruppo come conduttori o “walking leader” formando gruppi di cammino
parzialmente autogestiti. Questi progetti rinforzano la partecipazione dei cittadini,
soprattutto delle fasce deboli, alla gestione in prima persona della salute e sono
“ecologicamente compatibili” in quanto contribuiscono a ridurre il traffico e le sue
conseguenze.
“La città che cammina”
Nell’ambito del progetto, che ha coinvolto il DP, il Comune di Verona e la Facoltà di Scienze
Motorie, sono stati attivati 12 gruppi di cammino nelle circoscrizioni e nei centri anziani dei
vari quartieri. I gruppi sono stati guidati inizialmente da un insegnante di educazione fisica la
cui presenza ha iniziato a diradarsi sin dalla terza settimana; parallelamente si è provveduto
all’individuazione di conduttori all’interno dei gruppi che gradualmente ne hanno assunto la
conduzione. Ai partecipanti sono stati distribuiti un contapassi e uno zainetto
catarifrangente per aumentarne la sicurezza e la visibilità. Le presenze sono state
soddisfacenti, con trenta o più persone in alcuni gruppi (es. Poiano e Porto S.Pancrazio) e un
74
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
totale di circa 200 persone coinvolte. Sono inoltre state programmate uscite di cammino
estive per gli anziani dei corsi in palestra.
Gruppo Quinzano
A ottobre 2007 è iniziato uno studio sui partecipanti ad un nuovo gruppo di cammino nella
frazione veronese di Quinzano, in collaborazione con la Clinica Geriatrica dell'Università. Al
cammino è stato abbinato il counseling di gruppo sulla sana alimentazione. I partecipanti sono
stati sottoposti ad accertamenti (parametri metabolici, densitometria ossea, dinamometria
ed altri test funzionali) per verificare l’efficacia. I primi dati a 3 mesi dall’inizio delle
attività sono incoraggianti: si è verificata una riduzione della massa grassa (circa 700 g),
un aumento della massa magra (500 g), una riduzione media della circonferenza vita di 0,65
cm, un miglioramento della scala di valutazione geriatrica di depressione e un aumento della
forza dei quadricipiti femorali, oltre alla riduzione di Hb glicata, TG, LDL e colesterolo
totale.
Centro di Salute Mentale
La promozione del cammino per gli utenti del Centro di Salute Mentale di Borgo Roma,
integrata con la promozione della sana alimentazione da parte del SIAN, ha condotto alla
creazione di un gruppo di cammino inizialmente guidato da un insegnante e poi dal solo
personale infermieristico; in tutte le uscite è stato consegnato ai pazienti un contapassi.
Sono stati coinvolti 17 pazienti (di cui la metà ha partecipato ad oltre il 50% delle uscite, con
aumento medio di circa 2000 passi tra la prima e l’ultima) e 14 operatori, con elevato
gradimento da parte di entrambi. L’intervento rientrava in uno studio di fattibilità
preliminare ad un altro, che inizierà nel 2008, su circa 300 pazienti del Servizio Psichiatrico
di Borgo Roma.
Progetto per diabetici del Centro di Diabetologia
– v. avanti “Attività per diabetici”.
Progetto “Pedala che ti passa”
in collaborazione con gli Amici della Bicicletta: sono state organizzate uscite in bicicletta
infrasettimanali, di 1-2 ore, per anziani, diabetici e portatori di altre malattie croniche. Nel
2007 le uscite sono state 6, da fine marzo ai primi di giugno, e hanno interessato 26 persone.
Gruppo cammino Buttapietra
A settembre 2006 è iniziato (con 64 partecipanti alla prima uscita e cadenza bisettimanale)
un gruppo di cammino aperto alla popolazione anziana nel comune di Buttapietra. Il gruppo
prosegue regolarmente 2 volte la settimana, con un numero di partecipanti alle singole uscite
che va da 25 a 45 persone. L’attività è stata integrata con uscite di cammino “culturali” a
Verona un lunedì al mese.
Gruppo cammino Castel d’Azzano
le uscite sono iniziate nella primavera 2007. A dicembre, gli iscritti (coloro che almeno una
volta hanno partecipato a un’uscita) ammontavano a circa 100.
Gruppo cammino Albaredo
da maggio sono iniziate delle uscite di cammino settimanali che hanno coinvolto circa 20
persone per uscita.
75
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
ATTIVITÀ
Relazione Sanitaria anno 2007
FISICA PER DIABETICI
Fin dal 2000 sono attivi corsi di ginnastica in palestra per diabetici nell’ambito del
progetto “La salute nel Movimento”; è però modesta la partecipazione, con 41 iscritti nel
2007/8 all’8° anno di attività. Sono quindi state programmate altre iniziative per coinvolgere
fasce più ampie di pazienti (in collaborazione con la Divisione Malattie del Metabolismo
dell’Università).
Un progetto ha implementato un programma di AF regolare per 63 diabetici di tipo 2,
suddivisi in due gruppi, uno di controllo e uno cui è stato offerto counseling sull’AF e attività
organizzate di cammino e bicicletta. Il numero massimo di partecipanti per singola uscita è
stato di 33 persone. Al termine dello studio il gruppo dei trattati ha presentato un maggior
incremento dell’attività fisica complessiva e della distanza coperta in 6 minuti, oltre a un
significativo miglioramento di Hb glicosilata e colesterolo totale, mentre nessuna variazione
era osservabile nel gruppo di controllo. Il risultato forse più significativo è consistito nel
fatto che al termine la terapia antidiabetica era stata ridotta nel 26,7% nel gruppo di
intervento e del 5,3% nel gruppo di controllo (p<0,05).
Le attività, dopo il termine dello studio, proseguono e sono state aperte a tutti i
pazienti diabetici, creando un gruppo di cammino e uno di bicicletta (“Pedala che ti passa”, v.
sopra). Sono proseguite per tutto il 2007 (a parte i mesi di luglio e agosto) le attività del
gruppo di cammino con un numero di partecipanti di circa 15 persone; le attività sono gestite
da walking leader.
Sempre nel 2007 è stata organizzata una marcia domenicale promozionale; Verona è
stata coinvolta in un progetto nazionale per l’allenamento alla maratona, con partecipazione
congiunta di pazienti e dei diabetologi curanti (56 pazienti per Verona); infine sono stati
attivati nuovi gruppi di ginnastica in palestra per diabetici a Borgo Trento e presso la Facoltà
di Scienze Motorie.
PROMOZIONE
DELL’ ATTIVITÀ MOTORIA NEL BAMBINO
L’intervento del progetto di lotta alla sedentarietà oltre che agli anziani è rivolto alle
altre fasce di età, in particolare ai bambini. Nell’età evolutiva infatti il movimento riveste un
ruolo ancor più vitale rispetto all’adulto in quanto contribuisce in maniera determinante alla
conquista delle competenze e al benessere psicofisico: migliora l’autostima e la capacità di
apprendere, di socializzare e di rispettare le regole; favorisce l’autonomia e il rapporto con
l’ambiente; aumenta l’agilità e la forza contribuendo allo sviluppo della massa magra a scapito
di quella grassa; infine previene molte malattie dell’età adulta come l’obesità, il diabete e le
malattie cardiovascolari.
Nel 2007 il DP ha rinnovato l’adesione alla campagna internazionale lanciata dai
Centers for Disease Control americani “Kids walk to school” ed ha realizzato il concorso
“Piccoli cittadini per grandi strade” (v. pag. 24).
Inoltre è proseguito il coinvolgimento delle scuole e la collaborazione con il SIAN
dell’ULSS 20 e con la Scheda tematica del progetto regionale SIAN “Informazione ed
educazione alimentare” per la promozione della salute nel bambino.
Infine è proseguita la partecipazione ad iniziative realizzate dai comuni, dalle
circoscrizioni e da alcune associazioni di cittadini e ambientaliste per promuovere il cammino
sul percorso casa-scuola: il “Pedibus”, una proposta di accompagnamento guidato a scuola per
incentivare gli spostamenti a piedi e scoraggiare l’uso dell’auto (circa 340 bambini coinvolti
nel comune di Verona); il progetto “Miglia verdi” in cui è stato proposto alle classi 4° e 5°
elementari di usare per una settimana mezzi di trasporto ambientalmente compatibili come
76
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
cammino, bicicletta, autobus, car pooling (3500 bambini di 45 scuole, che hanno raccolto in
totale oltre 21.000 Miglia Verdi contribuendo ad abbassare l’inquinamento atmosferico e ad
evitare 3,5 tonnellate di CO 2 pari circa al lavoro di 1000 alberi per una settimana); altre
iniziative correlate come “A scuola con gli amici ” (che ha interessato l’intera scuola Maggi di
Porto San Pancrazio) e “Un autobus per amico” (che ha sensibilizzato 20 bambini delle scuole
primarie sull’uso del mezzo pubblico); il progetto “Vado a scuola da solo ”, che oltre all’azione
sulla motivazione dei singoli (insegnanti, genitori e popolazione dei quartieri) e
all’organizzazione di attività di cammino in gruppo sui tragitti casa-scuola ha previsto anche
la messa in sicurezza i percorsi; l’iniziativa "Misuriamo il traffico" (cui hanno aderito 3
scuole primarie della città) nella quale i bambini e i ragazzi hanno rilevato la velocità delle
auto e le infrazioni, divenendo così consapevoli dei rischi ai quali i pedoni sono esposti
quotidianamente.
INTERVENTI
SUI
DETERMINANTI
AMBIENTALI
DELL’AF,
PIANO
DELLA
SALUTE
DEL
COMUNE
DI
VERONA
E
INTERVENTO DI COMUNITÀ
I livelli di AF sono fortemente influenzati dall’ambiente, che va pianificato e
modificato in modo tale da facilitare il movimento nella vita di tutti i giorni, ad esempio
stimolando il cammino e l’uso della bicicletta in alternativa all’auto. È quindi indispensabile
organizzare una campagna di comunità che intervenga sia sulle componenti sociali che sulla
struttura del territorio in cui le persone vivono.
Tutto ciò presuppone che l’intervento sull’AF non si limiti alla popolazione ma si
estenda anche ad amministratori, politici, istituzioni e associazioni locali.
È quindi proseguita la collaborazione fra DP e Comune di Verona culminata nella
stesura di un Piano della Salute, allo scopo di realizzare un programma ad ampio spettro per
promuovere in tutta la popolazione una concezione più attiva e sana della vita.
Il Piano integra la promozione della salute con varie altre iniziative relative alla
programmazione urbanistica, alla qualità dell’aria, all’Agenda 21, alla prevenzione degli
incidenti stradali e agli stili di vita sani.
I principali risultati finora ottenuti sono: incremento di piste ciclabili (25 km di piste
realizzate e 15 in progetto) e zone 30; progettazione e realizzazione di 8 percorsi per il
cammino.
È inoltre proseguita la collaborazione del DP con i comuni dell’ULSS, sotto forma di
conferenze di promozione dell’AF (Veronella, Albaredo, Buttapietra, S. Giovanni Ilarione e
Bussolengo per l’area vasta) e di incontri con funzionari dei comuni.
Altre iniziative dell’intervento di comunità sono state: corso di Igiene alla laurea
specialistica in “Attività motoria preventiva ed adattata” presso la Facoltà di Scienze
Motorie; campagna di marketing sociale; archivio bibliografico sull’AF; piano di formazione
per mmg e operatori di sanità pubblica; conferenze sull’AF (Quinzano, S. Maria in Stelle,
Università della III Età e Università Itinerante Auser); partecipazione ad eventi (marcia per
diabetici; allestimento sul lungadige Attiraglio di un gazebo con distribuzione di materiale
informativo e possibilità di sottoporsi a test fisico con Optojump); prosecuzione della
campagna per incentivare l’uso delle scale.
La rete di collaborazioni include: Amici della Bicicletta; Auser; Comuni; Facoltà di
Scienze Motorie; Cooperativa LADEFAV (insegnanti di educazione fisica); Divisione di
Malattie del Metabolismo e Clinica Geriatrica dell’Università; Università della III Età del
Comune; Scuola Regionale di Formazione in Medicina Generale; Federazione Medici Sportivi
Italiani; Centro Regionale per la Tutela Sanitaria delle Attività Sportive.
77
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
5.4 SCREENING
Relazione Sanitaria anno 2007
ONCOLOGICI
Gli screening oncologici si inseriscono nel piano più ampio della lotta contro il cancro
che deve essere condotta su più fronti: l’individuazione della cause dei tumori, l’eliminazione o
la riduzione dell’esposizione a fattori di rischio noti, l’individuazione precoce del cancro
mediante lo screening, nonché un miglioramento del trattamento della malattia e delle cure.
Gli screening oncologici sono interventi pianificati di prevenzione in persone
asintomatiche finalizzati all’individuazione del tumore in una fase precoce della sua storia
naturale, in considerazione del fatto che più precoce è la diagnosi, tanto più è probabile la
possibilità di modificare la storia naturale stessa, tramite un trattamento.
Il principio della diagnostica precoce si basa sull’ipotesi che vi sia uno sviluppo
progressivo del tumore, a partire dalle forme pre-cancerose, attraverso forme pre-invasive e
quindi forme invasive di sempre maggior dimensione. Lo scopo è quindi quello di fare una
diagnosi prima della fase sintomatologica, e pertanto di anticipare la diagnosi in persone che
sono ancora a-sintomatiche.
Sul piano generale l’obiettivo principale dello screening è quello di ridurre la mortalità
causata dalla malattia in questione, nella popolazione che si sottopone al test e
secondariamente di consentire l’applicazione di tecniche chirurgiche e mediche il più possibile
conservative ed accettabili.
Sebbene lo screening possa avere effetti benefici ed aumentare i tassi di
sopravvivenza, esso può anche avere effetti secondari negativi per la popolazione
interessata, tra i quali rientrano effetti psico-sociali (come l’ansia), interventi medici inutili
in caso di risultati positivi erronei, e ritardi nell’individuazione della malattia in caso di
diagnosi negative erronee; è fondamentale, pertanto, che un programma di screening dei
tumori venga proposto a persone sane, solo se è stato dimostrato che riduce la mortalità
specifica connessa alla malattia o il manifestarsi della malattia ad uno stadio avanzato, se i
vantaggi ed i rischi sono ben noti e se il rapporto costo-beneficio dello screening è
accettabile.
Attualmente i test di screening che soddisfano tali criteri sono:
- lo screening per individuare le lesioni del collo dell’utero, tramite Pap test;
- lo screening per individuare i tumori del seno, tramite mammografia;
- lo screening per individuare i tumori del colon retto, tramite ricerca del sangue
occulto nelle feci o indagini endoscopiche del tratto intestinale.
Con DPCM 29.11.2001 gli screening per il tumore al seno, alla cervice uterina ed al
colon-retto sono stati inseriti tra i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ossia tra le
prestazioni ed i servizi che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a garantire a tutti i
cittadini.
Nella nostra ULSS questi tre screening sono attivi già da alcuni anni e molte delle
attività relative alla loro organizzazione e coordinamento, sono svolte dall’Ufficio di
Coordinamento degli Screening Oncologici, Ufficio del Dipartimento di Prevenzione attivato
nel 2005. In particolare questo ufficio provvede all’attività di organizzazione e
predisposizione degli inviti dello screening mammografico ed alla attività di coordinamento ed
organizzazione dello screening del colon retto tramite ricerca del sangue occulto nelle feci;
la parte di attività si screening del colon retto tramite offerta di rettosigmoidoscopia e lo
screening della cervice uterina, sono invece coordinati direttamente, rispettivamente
dall’Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva e dalla
Ginecologia dell’Ospedale di San Bonifacio.
Si espongono di seguito le attività dei tre screening, con i dati relativi agli anni 2005 ,
2006 e 2007.
78
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
SCREENING
DEL CANCRO DELLA CERVICE UTERINA:
Relazione Sanitaria anno 2007
PAP TEST
Lo screening del Cr della cervice uterina, tramite Pap test, è quello attivo da più tempo,
essendo avviato dal 1997 per le donne nella fascia d’età 25-64 anni.
La popolazione bersaglio in questa fascia d’età è costituita da circa 120.000 donne, che
vengono invitate ogni tre anni (quindi 40.000 /anno) ad eseguire il test, presso le sedi distrettuali
e ricevono direttamente a casa la risposta, se negativa.
In caso di positività all’indagine la donna viene contattata telefonicamente a casa dal call
center, che ha sede a San Bonifacio, e viene invitata ad eseguire gli accertamenti di secondo
livello.
Tab. 5.4/1: Pap Test - Inviti e Adesioni, anni 2005 – 2006-2007
INVITI AL 1° LIVELLO
(PRIMI INVITI, SOLLECITI,
FOLLOW UP)
DONNE
PER LA PRIMA VOLTA
TOTALE
ADESIONI*
TASSO DI
ADESIONE
INVITATE
INVITI
POSITIVI (POSITIVI
2°
1°
UP)
AL
LIVELLO
AL
E FOLLOW
ESAMI
AL
ESEGUITI
2°
LIVELLO**
2005
38.285
23.028
12.276
53,30%
404
3.610
3.204
2006
37.348
27.175
13.460
44,44%
392
2.847
2.620
2007
46.778
38.045
16.704
43,9%
436
2.835
2.648
*sono state 8768 le donne che hanno comunicato di eseguire il test al di fuori del programma di screening o
che non hanno aderito perché in gravidanza, isterectomizzate, in follow up oncologico o trasferite.
**Il tasso di adesione all’approfondimento diagnostico di 2° livello si mantiene molto alto, nel 2007 è pari al
93,4%.
Tab. 5.4/2: Tumori identificati negli anni 2005-2006-2007 allo screening con Pap test
Cancri
TRIAL
2005
2006
1
1
2007
1
RANDOMIZZATO DEL TEST MOLECOLARE PER LA RICERCA DELL’HPV
Dal 2002 l’Ulss di Verona, partecipa al trial HPV (studio multicentrico italiano nuove
tecnologie per lo screening del cervicocarcinoma , coordinato dal CPO di Torino).
Nel corso dell’anno 2007, nell’ambito di questo trial sono state reinvitate a screening
3276 donne e vi hanno aderito 2502 (dati già compresi in tabella 5/3)
SCREENING
DEL CANCRO DELLA MAMMELLA
Lo screening del cancro della mammella è attivo nella nostra ULSS dal luglio 1999, per le
donne in fascia d’età 50 – 69 anni.
La popolazione bersaglio in questa fascia d’età è pari a circa 58.000 donne e l’invito allo
screening è previsto ogni due anni, quindi la popolazione da invitare è pari a 29.000 donne /anno.
L’esame viene eseguito presso il Centro Senologico di Marzana e dal marzo 2007, per le
Donne residenti nei comuni della zona Est del territorio dell’ULSS20, anche presso la Senologia
dell’Ospedale di San Bonifacio.
L’indagine di screening è la mammografia con lettura immediata, cui seguono subito, in
caso di dubbio diagnostico, gli approfondimenti non invasivi. Alla fine dell’anno 2006 è stata
organizzata “la doppia lettura”, che ha preso avvio da gennaio 2007.
79
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Da questa data le lastre vengono lette da un secondo medico radiologo e se decide di
effettuare altri approfondimenti, la donna viene richiamata entro breve tempo dall’esecuzione
dell’esame.
L’esito dell’esame, alla prima lettura, viene subito comunicato all’interessata, che poi
riceverà a casa il referto.
In caso di positività la donna viene informata sulle strutture alle quali poter accedere, su
sua scelta, per l’intervento chirurgico, ed il Centro cura i rapporti con la chirurgia alla quale la
donna si rivolgerà.
Nel novembre del 2007 i due mammografi del Centro, sono stati sostituiti da due
mammografi digitali, che hanno il vantaggio, rispetto ai tradizionali, di ridurre la dose radiante e
consentono la rielaborazione delle immagini da parte del radiologo in post processing, per una più
accurata gestione dell’esame.
Tab. 5.4/3: Inviti e Adesioni, anni 2005 – 2007
DONNE
INVITATE
DONNE ESAMINATE
TASSO
DI ADESIONE CORRETTO*
2005
19.985
13.953
78,2
2006
31.384
15.433
55,2
2007
18.691**
13.001
76.1
*calcolato escludendo dal denominatore coloro che hanno effettuato un test mammografico recente
** l’attivazione delle nuove macchine, assieme alla installazione del nuovo software gestionale, predisposto dalla Regione
Veneto, per tutti i programmi di screening e avviato nei primi giorni del 2008, sono in gran parte responsabili della minor
quota di inviti nel corso del 2007.
Tab. 5.4/4: Tumori identificati negli anni 2005 - 2007 allo screening mammografico
Tumori diagnosticati
2005
2006
2007
86
106
94*
*In corso di trattamento chirurgico 4 lesioni altamente sospette per le quali non è ancora disponibile la diagnosi
definitiva.
SCREENING
DEL CANCRO DEL COLON-RETTO
Nella nostra ULSS lo screening del colon retto viene fatto con due diverse tecniche di
indagine: la rettosigmoidoscopia (RSS) e la ricerca del sangue occulto fecale (SOF).
Lo screening con RSS è stato avviato nell'anno 2003 e viene proposto per la classe dei
sessantenni, maschi e femmine di tutta l'ULSS 20, una volta nella vita;
La popolazione bersaglio è costituita pertanto di anno in anno dal numero delle persone
(maschi e femmine) della classe che compirà i 60 anni nell’anno in corso, la prima classe che è
stata chiamata è stata quindi quella dei nati nel 1943.
Le persone ricevono un invito dall’Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed
Endoscopia Digestiva di San Bonifacio, a recarsi presso la sede stessa o presso l’Ospedale di
Marzana o di Tregnago, a seconda del luogo di residenza, per effettuare una rettosigmoidoscopia,
il cui materiale di preparazione viene ritirato presso i distretti o l’ambulatorio del proprio medico
di medicina generale.
In caso di esito negativo l’assistito riceve subito al termine dell’esame il relativo referto.
80
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
In caso di esito non negativo, in base ad un proprio protocollo operativo, l’assistito viene
invitato ad eseguire una colonscopia totale, e qualora ci sia precisa indicazione dal reperto
endoscopico, gli assistiti vengono inviati immediatamente per gli accertamenti pre operatori alla
terapia chirurgica, nella sede scelta dal paziente.
Dal novembre 2002, è inoltre in corso uno studio multicentrico, denominato S.Co.Re 3, di
confronto di tre metodiche di screening: ricerca sangue occulto nelle feci, rettosigmoidoscopia,
colonscopia totale, per il quale è interessata la popolazione in età 55 – 64 anni dei comuni di
Arcole, San Bonifacio e Soave.
Da agosto del 2006 è stato avviato lo screening con SOF/FOBT. Questo screening ha una
periodicità biennale ed è proposto alle persone dai 60 ai 69 anni. Tra queste persone non sono
invitate quelle che hanno già aderito all'esame con RSS. Non sono invitati anche coloro che dalla
lista degli esenti ticket, risultano affetti da rettocolite ulcerosa e morbo di Crohn e alcune
persone delle quali si è riusciti a recuperare l'informazione di pregresso cr intestinale, tramite le
SDO (schede di dimissione ospedaliera).
L'invito viene fatto per zone. Si è partiti dai residenti nel territorio del distretto 4, poi
sono stati invitati i residenti nei comuni extraurbani dei distretti 3 e poi 2; infine sono stati
invitati i residenti nel comune di Verona, suddividendoli in gruppi ordinati per iscrizione al Medico
di Medicina Generale, seguendo un percorso “a chiocciola”, sulla base della locazione degli
ambulatori principali dei Medici.
Le persone invitate ricevono una lettera a casa, a firma del Responsabile del Progetto e
del proprio MMG, con invito a recarsi presso una delle farmacie del proprio territorio, per
ritirare il kit diagnostico e ricevere tutte le informazioni per produrre il campione di feci.
L’organizzazione del servizio di screening nella città di Verona ha richiesto alcune peculiarità
proprie che è bene sottolineare; grazie infatti alla collaborazione di Federfarma Verona e
dell’Agec, tutte le farmacie territoriali, pubbliche e private, hanno collaborato alla distribuzione
dei kit diagnostici, garantendo, così, un servizio oltre che qualificato, anche accessibile e comodo
per l’utenza.
Nella lettera d'invito oltre le indicazioni di carattere organizzativo, è richiesto anche di
comunicare al Coordinamento Screening eventuali patologie infiammatorie croniche del colon o
eventuali colonscopie eseguite negli ultimi 5 anni (questo al fine di procedere ad esclusioni
rispettivamente definitive e provvisorie).
I campioni di feci vengono poi riconsegnati presso le sedi comunali o distrettuali, ove
presenti. Per quanto riguarda il recupero dei campioni, nella città di Verona, la collaborazione dei
distretti sanitari di base, ha permesso di rendere disponibili 7 punti territoriali (compresa
Marzana), in cui poter depositare a propria scelta il campione favorendo così la partecipazione e
l’adesione della popolazione invitata.
Dalle sedi di consegna i campioni sono poi trasportati al laboratorio dell'Ospedale di San
Bonifacio per l'analisi. Dopo circa un mese e mezzo dall’invito è previsto un sollecito per coloro
che non hanno aderito la prima volta.
Nel caso in cui il campione dia esito negativo, la persona riceve per posta la relativa
comunicazione; qualora, invece, risultasse positivo, l'ufficio di coordinamento di Marzana,
dapprima contatta telefonicamente il curante e successivamente l'interessato. Alla persona viene
proposto un appuntamento alla colonscopia (esame di 2° livello), e contestualmente lo si invita a
ritirare l'esito di laboratorio, il materiale di preparazione intestinale e le informazioni per la
colonscopia.
L'esito della colonscopia, che, fino a dicembre 2007 veniva eseguita esclusivamente
presso l’Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Ospedale di
San Bonifacio, viene consegnato direttamente alla persona al termine dell'esame, mentre
l'eventuale referto dell'esame istologico viene consegnato presso l'ufficio di coordinamento di
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Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Marzana o presso l'ospedale di San Bonifacio, se più comodo, al termine della valutazione del caso
clinico effettuata dal gastroenterologo.
Tale valutazione consente di stabilire anche la periodicità di una eventuale ulteriore
colonscopia o, nel caso più favorevole il reinserimento nel programma di screening con SOF,
trascorsi 5 anni.
Dal dicembre dell’anno 2007 è possibile prenotare complessivamente 8
colonscopie/settimana presso le tre endoscopie digestive dell’Azienda Ospedaliera (2 di Borgo
Trento, 1 di Borgo Roma), permettendo così, in particolare ai residenti in città, di usufruire di un
servizio più vicino alla propria residenza.
Le comunicazioni relative ad eventuali riscontri di lesioni neoplastiche o che comunque
necessitino di altri interventi vengono fatte dal gastroenterologo e così pure i contatti con la
chirurgia in caso si renda necessario l'intervento chirurgico.
Tab. 5.4/5: Rettosigmoidoscopia. Inviti e Adesioni, anni 2005 – 2007
INVITI
ADESIONI RSS
2005
3.432
1.583
2006
6.007
2007
7049
TASSO
DI ADESIONE CORRETTO
N° COLONSCOPIE
38%
263
2.119
43%
370
2434
38.4%
371
Tab. 5.4/6: Ricerca del sangue occulto nelle feci: Inviti e Adesioni, anno 2006-2007 (il programma è
iniziato nell’agosto del 2006)
TASSO
DI ADESIONE
POSITIVI ALLA
RICERCA
ADESIONI
2006
5.339
2.698
52%
179
6,63%
/
2007
17.699
8.776
51,96%
572
6,51%
85,6%*
CORRETTO
%
TASSO DI ADESIONE ALLA
INVITI
POSITIVITÀ
COLONSCOPIA
*il tasso di adesione si riferisce a colonscopie eseguite all’interno del programma di screening; nella quota degli
esclusi ci sono persone che riferiscono di eseguire l’esame privatamente.
Tab. 5.4/7: Lesioni identificate negli anni 2003-2007 con RSS e nel 2006-2007 con SOF
2003
2004
2005
2006
2007*
tot
3
5
5
23
53
CANCRI
RSS
3
5
5
10
10
SOF
13
43
tot
38
107
63
171
293
ADENOMI AVANZATI
RSS
SOF
38
107
63
103
68
108
185
ADENOMI A BASSO
tot
RSS
52
52
160
160
132
132
222
197
349
261
RISCHIO
SOF
25
88
*i dati potranno subire delle modifiche, in considerazione del fatto, che alcune persone risultate positive
all’esame nel corso del 2007, potranno eseguire l’approfondimento nell’anno 2008.
82
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Relazione Sanitaria anno 2007
6 I NCIDENTI
6.1 PREVENZIONE
I
DEGLI INCIDENTI STRADALI
Gli incidenti stradali sono uno dei principali problemi in sanità pubblica tanto da costituire
una priorità nei programmi di prevenzione sia nazionali che europei.
Ogni anno in Europa si contano più di 40.000 vittime. Per tale motivo è stato attivato un
programma d'azione europeo per la sicurezza stradale (2003-2010) con l'obiettivo finale di
ridurre di almeno il 50% il numero delle vittime entro il 2010. Le azioni previste dal programma
sono:
- rafforzamento dei controlli stradali;
- ricorso a nuove tecnologie per la sicurezza;
- miglioramento delle infrastrutture stradali;
- azioni tese a migliorare il comportamento degli utenti.
In Italia l’analisi dell’incidentalità nel lungo termine evidenzia, anche se con qualche
oscillazione, un andamento crescente del numero degli incidenti e dei feriti nel periodo 19912002.
A partire dall’anno 2003 inizia un trend discendente, attribuibile anche in parte
all’entrata in vigore del Decreto Legge n. 151 del 27 giugno 2003 che ha introdotto la patente a
punti e nuove regole in tema di codice della strada (tab. 6.1/1).
Tab. 6.1/1:Incidenti stradali, morti e feriti – Anni 2000-2006 valori assoluti (ISTAT Incidenti stradali
Anno 2006)
a)
b)
INCIDENTI
MORTI
FERITI
INDICE
2000
256.546
7.061
360.013
2,8
1,9
2001
263.100
7.096
373.286
2,7
1,9
2002
265.402
6.980
378.495
2,6
1,8
2003
252.271
6.563
356.475
2,6
1,8
2004
243.490
6.122
343.179
2,5
1,8
2005
240.011
5.818
334.858
2,4
1,7
2006
238.124
5.669
332.955
2,4
1,7
DI MORTALITÀ
(A)
INDICE
DI GRAVITÀ
(B)
L’indice di mortalità si calcola come rapporto tra il numero dei morti ed il numero degli incidenti, moltiplicato 100;
L’indice di gravità si calcola come il rapporto tra il numero dei morti e il numero totale dei morti e feriti, moltiplicato
100.
Ogni giorno in Italia si verificano in media 652 incidenti stradali, che provocano la morte
di 16 persone e il ferimento di altre 912.
L’analisi dell’incidentalità nel lungo termine mostra una costante riduzione della gravità
degli incidenti, evidenziata dall’indice di mortalità (numero di morti ogni 100 incidenti) che si
attesta al 2,4% nel 2006 contro il 2,8% del 2000 e dall’indice di gravità, che passa da 1,9 a 1,7
decessi ogni 100 infortunati.
Tale risultato, seppur apprezzabile, non è sufficiente per il raggiungimento dell’obiettivo
2010: permanendo l’attuale trend è presumibile che si arrivi al 2010 con una diminuzione delle
83
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
vittime pari a circa il 30%. Per raggiungere l’obiettivo, si dovrebbe, negli anni a venire, ridurre la
mortalità ad un tasso medio non inferiore al 9,5% annuo.
L’Italia, con 95 morti per incidente stradale ogni milione di abitanti, registra ancora un
tasso praticamente doppio rispetto a Paesi quali Gran Bretagna, Olanda e Svezia che si attestano
a 50 decessi per milione di abitanti.
Dall’analisi degli incidenti avvenuti nel 2006, emergono le priorità su cui concentrare le
azioni di sicurezza stradale: il controllo della velocità, il controllo della guida in stato di
ebbrezza, la guida distratta, la protezione degli utenti deboli – in particolare pedoni e utenti
delle due ruote - l’individuazione e la messa in sicurezza delle tratte stradali più pericolose.
(ISTAT rapporto 11.12.2007).
Nel Veneto nel 2006 gli incidenti stradali hanno causato 26.611 feriti e 553 vittime di cui
107 nella provincia di Verona.
L’aspetto più preoccupante è che un terzo delle vittime sono giovani: gli incidenti stradali
rappresentano infatti la prima causa di morte nella fascia d'età tra 15 e 24 anni.
Pesantemente sanzionata è la guida in stato di ebbrezza alcolica che rappresenta un grave
fattore di rischio per gli incidenti stradali: si stima infatti che il 30-50% delle morti per
incidente stradale siano legate all’alcol. Gli incidenti del venerdì e sabato notte, che soprattutto
tra i giovani possono essere correlati con l’abuso di alcol e altre sostanze psicotrope, hanno
rappresentato nel 2004 più del 44% del totale degli incidenti notturni, causando un numero di
morti e feriti pari, rispettivamente, al 49% e al 47% del totale degli incidenti notturni.
Dal 1998 è attivo nel Veneto il “Programma Triennale di Prevenzione dei Traumi da
Traffico” che vede la partecipazione di tutte le aziende sanitarie del Veneto. La strategia
regionale si è sviluppata in iniziative di formazione dei tecnici delle autoscuole, corsi di
miglioramento della guida negli autotrasporti, corsi per tecnici delle aziende ULSS incaricati di
vagliare i Piani Regolatori Generali locali, diffusione periodica dei dati epidemiologici relativi ai
traumi da traffico, analisi epidemiologica sui fattori di rischio dei traumi stradali con particolare
riferimento all'uso dei dispositivi di sicurezza (cinture anteriori e posteriori, seggiolini per
bambini, caschi) iniziative di formazione nella scuola, rilevazione dell’uso delle cinture di
sicurezza.
Interventi di informazione/educazione rivolti ai giovani sono stati attuati in
collaborazione con l'Amministrazione Provinciale, il 118 e la Polizia Stradale nelle classi quarte e
quinte delle scuole superiori di Verona e provincia. L'obiettivo principale è quello di far conoscere
ai giovani le dimensioni del fenomeno e promuovere la cultura della sicurezza.
100% CON IL Nell'ambito del progetto Ulisse, condotto in collaborazione con l'Istituto Superiore di
Sanità, si è constatato che indossare il casco in motocicletta è diventata un'abitudine
CASCO
consolidata. Nel 2007 nel corso delle rilevazioni mensili effettuate a Verona dai Tecnici
della Prevenzione del Servizio igiene e sanità pubblica ULSS 20 è risultato che su un
85% CON LA
totale di 2.187 osservazioni il 100% dei motociclisti portava il casco, confermando i dati
CINTURA
già rilevati negli anni recedenti. Rimane elevata anche la percentuale di utilizzo nel centro
ANTERIORE
abitato delle cinture di sicurezza sui sedili anteriori con percentuali che variano dall’85
ad all’88% su un totale di 20.965 veicoli controllati. Nonostante sia noto che la
stanchezza/distrazione rappresenti una delle principali cause di incidenti stradali molti
conducenti continuano a telefonare mentre guidano: nel mese di aprile 2008 si è riscontrato che
dal 3 al 10% dei conducenti stavano utilizzando il telefono cellulare mentre erano alla guida.
Nel 2007 è continuato il “tavolo della sicurezza stradale” voluto dal Prefetto di Verona
per mettere in campo azioni integrate che consentano di ridurre drasticamente gli incidenti
stradali e le loro conseguenze. Il tavolo vede la partecipazione delle forze dell’ordine, delle
autorità cittadine, dei rappresentanti della stampa e di altri soggetti che concorrono a vario
titolo a raggiungere questo obiettivo, tra i quali il Dipartimento di Prevenzione.
84
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Le azioni previste sono ad ampio raggio e riguardano l’intensificazione dei controlli su
strada, l’informazione della popolazione tramite i mass media, interventi di educazione ed
informazione nelle scuole di tutti gli ordini, l’individuazione di punti critici a maggior rischio di
incidente sulle strade, la raccolta ed elaborazione dei dati epidemiologici relativi agli incidenti ed
alle conseguenze sanitarie.
6.2 CONTROLLO SULLE PATENTI DI GUIDA
COMMISSIONE MEDICA LOCALE PATENTI (CML)
Negli ultimi anni il numero di domande pervenute alla segreteria della commissione è
progressivamente aumentato. Nel 2007 sono pervenute 10.994 domande (circa 500 domande in
più rispetto al 2006). Nel 2007 sono state effettuate 10.504 visite.
Graf. 6.2/1: Numero visite effettuate dal 2003 al 2007 dalla Commissione patenti di Verona
11.000
10.500
10.000
9.500
10.121
10.141
2004
2005
10.536
10.504
2006
2007
9.000
8.500
8.000
7.500
7.000
6.500
6.978
6.000
2003
Permane l’apprezzamento dell’utenza per le modalità di prenotazione a mezzo
PRENOTAZIONI PER
posta e la possibilità di reperire sul sito del Dipartimento di Prevenzione tutte le
POSTA
informazioni relative alla Commissione Patenti e i modelli per inoltrare la domanda di
visita medica. Anche nel 2007 si sono registrati lunghi tempi di attesa per l’espletamento delle
visite per il permanere delle carenze segnalate nella precedente relazione sanitaria; tempi che
solo alla fine del 2007, con l’aumento dell’organico si sono potuti ridurre di circa due mesi. Rimane
comunque il problema correlato all’utilizzo del software aziendale, che si è dimostrato inadeguato
per le esigenze dell’attività della commissione. Continua l’esperienza della sede “satellite” di
Legnago avviata per agevolare gli utenti dell’area della ULSS 21 che richiedevano una MOLTI UTENTI
maggiore vicinanza territoriale della CML ed una riduzione dei tempi di attesa. PRENOTANO
Permanendo a Verona l’attività di accettazione e prenotazione il numero delle visite MA NON SI
effettuate è rimasto comunque sempre esiguo.
SOTTOPONGONO
Anche quest’anno permane elevato il numero di utenti che dopo aver A VISITA
prenotato la visita non effettua gli accertamenti prescritti o non si sottopone alla
visita stessa. Questo ha determinato, come negli anni passati, significativi problemi di gestione.
Di fatto il numero dei visitati è risultato notevolmente inferiore al numero dei prenotati.
85
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
CML: EPIDEMIOLOGIA
I
FATTORI DI
RISCHIO
E
Relazione Sanitaria anno 2007
PREVENZIONE
Nel 2007 il 48.7% del totale delle persone visitate erano soggetti con problemi alcool
correlati (4641). Detto valore è ulteriormente aumentato mantenendo livelli
inaccettabili (Grafico n. 6.2/2).
Graf. 6.2/2: Numero utenti visitati in CML dal 2000 al 2007 per patologie alcool correlate
6.000
5.000
4.829
4.656
4.559
4.641
2004
2005
2006
2007
4.000
2.649
3.000
2.000
3.013
2.184
1.738
1.000
0
2000
2001
2002
2003
La percentuale dei soggetti sottoposti a visita per revisione per guida in stato di
ebbrezza alcolica riconosciuti non idonei per dimostrata, clinicamente e/o laboratoristicamente,
dipendenza o abuso in atto di sostanze alcoliche, dal 1999 al 2007 è andata progressivamente
diminuendo passando dal 26,8 % al 5.3%; (graf. 6.2/3) oltre il 90% di tali soggetti ad una seconda
visita è stato riconosciuto idoneo, per avvenuto miglioramento dei rilievi clinici e di laboratorio a
seguito di sospensione o rilevante diminuzione dell’assunzione di bevande alcoliche e nei controlli
successivi ha dimostrato di mantenere nel tempo adeguati stili di vita. Si può ipotizzare che il
calo registrato, pur necessitando tale dato di ulteriori conferme, possa ascriversi al buon
risultato prodotto dagli interventi preventivi effettuati a diversi livelli.
Graf. 6.2/3 Soggetti visitati in CML per alcool riconosciuti non idonei – confronto % su popolazione
omologa: visite per revisione – visite per conferma
30,0
26,8
Revisioni
25,0
15,0
Conferme
19,0
20,0
14,1
14,0
10,6
9,7
10,0
6,5
9,1
7,6
5,7
4,7
5,0
6,1
3,6
3,7
5,2 4,9 5,3
4,3
0,0
1999
2000
2001
2002
86
2003
2004
2005
2006
2007
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Il numero dei fattori di rischio implicati nella genesi di un incidente stradale è alto. Tali
fattori sono stati ricompresi in tre aree: uomo, ambiente, veicolo. Gli studi effettuati hanno
dimostrato che il 70% degli incidenti stradali è da attribuire a fattori umani, il 20% a fattori
ambientali, il 10% a fattori legati al veicolo. Ogni utente visitato riceve informazioni dettagliate
circa i danni che l’assunzione protratta ed eccessiva di alcool produce su l’organismo umano ed i
pericoli connessi con la guida in stato di ebbrezza. Coloro che risultano affetti da sindrome da
dipendenza alcolica o che presentano segni o sintomi da abuso cronico di alcool sono avviati ai
Servizi Territoriali di Alcologia per un percorso terapeutico – riabilitativo. Inoltre tutti i recidivi
per l’art. 186 del Codice della Strada (guida in stato di ebbrezza alcolica) devono frequentare un
corso educativo di 2/3 giornate, predisposto appositamente dai Servizi Territoriali di Alcologia,
incentrato sull’argomento alcool e guida. La collaborazione con i Servizi Territoriali di Alcologia si
è dimostrata proficua e la maggioranza degli utenti, malgrado l’iniziale disappunto, ha giudicato
l’esperienza utile. Permane sempre alta la percentuale di soggetti visitati per problemi correlati
all’uso di sostanze stupefacenti e riconosciuti non idonei: 15.1% (Grafico n.6.2/4).
Se si prendono in esame i soggetti sottoposti a revisione perché fermati alla guida in
condizioni di intossicazione acuta da sostanze stupefacenti, la percentuale di non idonei è del
26.5 % (31 non idonei su 117 visitati).
Graf. 6.2/4 % di soggetti visitati in CML riconosciuti non idonei nell’anno 2007 confronto % su campione
omologa .
15,1
16,0
14,0
12,0
10,0
7,4
8,0
6,3
6,0
3,1
4,0
2,0
4,2
4,6
Malattie
psichiche
Alcol
3,4
0,0
Malattie
Cardiovasc.
Diabete
Epilessia
Stupefacenti Deficit visus
Elevata anche la percentuale di soggetti affetti da malattie cardiovascolari e da diabete mellito
riconosciuti non idonei.
6.3 INCIDENTI
INTOSSICAZIONI
DOMESTICI
DOMESTICHE DA MONOSSIDO DI CARBONIO
Gli impianti termici installati nelle nostre abitazioni (caldaie per il riscaldamento,
scaldacqua, fornelli a gas, stufe a metano e a legna, …) possono rappresentare un pericolo per la
salute se installati in modo scorretto e/o non sottoposti a controlli periodici da parte di tecnici
esperti.
Se i gas prodotti dalla combustione non vengono allontanati dall'ambiente e/o non vi è un
costante rinnovo dell'aria nel locale si può verificare la formazione e l'accumulo di gas dannosi
per la salute delle persone, in particolare il monossido di carbonio (CO), gas altamente velenoso
che può provocare anche la morte.
87
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Dai dati raccolti nell'ambito dell'Osservatorio provinciale sulle intossicazioni domestiche
da CO, cui partecipano i Servizi Igiene e Sanità Pubblica delle tre ULSS della provincia, emerge
che ogni anno in provincia di Verona un numero non trascurabile di persone si avvelenano con il
CO. Nel 2007 nella provincia di Verona si sono avuti 9 incidenti che hanno causato l’intossicazione
di 29 persone, tutte sopravvissute.
Graf. 6.3/1: intossicazioni da co nella Provincia di Verona
100
Vivi
86
90
Morti
80
68
70
62
60
50
54
51
43
42
37
40
30
56
54
37
30
29
29
20
10
0
2
3
2
0
3
0
0
1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000
2
3
1
5
0
1
0
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Nella maggioranza dei casi gli impianti che hanno causato l’intossicazione presentavano
irregolarità, anche gravi, che si possono far risalire al momento dell’ installazione.
Quasi costante è il riscontro di insufficiente ventilazione dei locali di installazione degli
impianti, per ridotta dimensione o assenza dei fori di aerazione necessario per garantire un
costante rinnovo dell'aria consumata nel processo di combustione.
Questo fatto pone il problema della qualità del lavoro di chi installa gli impianti che forse
non ha abbastanza presenti le conseguenze sanitarie (e infine anche penali) di un impianto mal
fatto. Tale accorgimento è reso ancor più necessario dalle volumetrie sempre più ridotte delle
abitazioni e dall'utilizzo di serramenti a tenuta che hanno drasticamente ridotto gli scambi di
aria dei locali con l'esterno. In alcuni casi il foro era stato occluso per evitare che l'aria fredda
entrasse nei locali di abitazione. Quasi il 45% degli intossicati erano stranieri. Questo fenomeno,
già riscontrato negli anni precedenti, si collega al problema della disponibilità di case di qualità
accettabile per queste persone e risulta particolarmente critico se si considera che gli stranieri
costituiscono a Verona più dell’11% della popolazione. Anche la mancanza di conoscenza delle
problematiche legate all’uso degli impianti rappresenta un fattore di rischio per gli stranieri.
Infatti 3 dei 4 incidenti che hanno coinvolto gli stranieri sono stati causati dall’uso di
bracieri in locali chiusi. La prima azione preventiva è quella di disporre all'interno delle abitazioni
di impianti termici sicuri. L'utilizzo di installatori e manutentori abilitati per l’installazione degli
impianti e per le verifiche degli stessi devono diventare abitudini consolidate di tutti gli
utilizzatori degli impianti potenzialmente dannosi. È anche utile che la popolazione abbia le
informazioni adeguate per riconoscere i primi sintomi dell'avvelenamento.
88
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
7 L A S ICUREZZA
DIRITTI SALUTE
E
NEI
L UOGHI
DI
L AVORO
O
LAVORO
Nel mercato del lavoro si assiste ad una crescente diversificazione delle forme di
occupazione con l’espansione dei rapporti di lavoro temporanei. I cambiamenti nell’organizzazione
del lavoro, in particolare le modalità più flessibili di organizzazione dell’orario di lavoro e una
gestione delle risorse umane più individuale e maggiormente orientata al risultato hanno
un’incidenza profonda sui problemi legati alla salute sul luogo di lavoro o, più in generale, sul
benessere sul luogo di lavoro.
Il tipo di contratto e l’anzianità nell’impresa presentano una correlazione negativa con la
salute sul luogo di lavoro. Sempre più la sicurezza del lavoro si dimostra essere correlata con la
regolarità delle forme di lavoro al punto che diventa impensabile distinguere il controllo della
sicurezza dal più generale rispetto dei diritti fondamentali del lavoro.
7.1 INFORTUNI
SUL
LAVORO
Ogni anno in Italia si registrano un milione di infortuni ufficiali a cui si aggiungono circa
200.000 infortuni non denunciati a causa del lavoro nero, quelli occultati in forma di malattia o
sottoforma di infortunio domestico.
A queste cifre si sommano l’insorgenza di numerose patologie vecchie e nuove o
scarsamente denunciate o non riconosciute di origine professionale. Il costo economico
complessivo stimato è di circa il 3% del PIL (oltre 40 miliardi di euro l’anno).
Il costo sociale per i lavoratori, per le famiglie, per la società è considerevole. Nella
provincia di Verona il costo (costi sanitari, costi dovuti agli indennizzi, costi a carico delle
imprese ecc.) che il fenomeno infortunistico complessivamente produce è stimabile in circa
90.000.000 Euro/anno.
Nel Veneto nel 2006 gli infortuni denunciati nei tre settori (industria, servizi e
agricoltura) sono stati 111.123, con una quota di oltre 130 mortali e oltre 2.000 invalidanti; le
malattie professionali sono oltre 2.000 con una quota rilevante è costituita da ipoacusie,
patologie articolari e muscolo scheletriche. Nel settore dell’agricoltura, rispetto al 2005, sono
diminuiti del 4,7%. La provincia di Verona conta 22.361 infortuni e risulta essere la più
interessata dal fenomeno degli infortuni stradali con 58 casi nel 2006.
I dati esposti si riferiscono ai casi trattati dall’INAIL per fini assicurativi. In queste
statistiche non vengono considerati gli eventi lievi cioè infortuni con prognosi inferiore a tre
giorni (franchigia) e gli infortuni occorsi a lavoratori “in nero”.
La provincia di Verona anche per il 2006 presenta il maggior numero, in valore
assoluto, di infortuni denunciati e mortali, nell’industria, servizi e in agricoltura (in misura
pari al 20% degli infortuni denunciati nella Regione).
Negli ultimi quattro anni (dal 2003 al 2006) tuttavia si registra un calo del 13,7% a
fronte dell’8,4% rilevato a livello regionale. Il dato è tanto più significativo se si tiene conto del
progressivo incremento, a livello regionale e provinciale, della base occupazionale.
È evidente tuttavia che la riduzione di questo fenomeno si può ottenere solo attraverso
un impegno fattivo e costante di tutti i soggetti istituzionali e sociali interessati al mondo del
lavoro e all’impresa. La salute e la sicurezza sul lavoro non è un problema confinato al mondo del
lavoro in senso stretto, ma interessa la collettività a partire dal mondo della scuola.
89
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Particolare attenzione nelle azioni di prevenzione va posta, oltre ovviamente alla
sicurezza sui luoghi di lavoro, al contrasto dell’irregolarità del lavoro in ogni forma o tipo.
L’indice di incidenza (rapporto tra il numero degli infortuni denunciati ed il numero degli
occupati secondo fonte ISTAT) permette una lettura più realistica del fenomeno rispetto al
valore assoluto perché tiene conto della base occupazionale. Il grafico seguente mostra gli indici
di incidenza per 1000 occupati nel periodo 2001-2006, distinguendo tra Italia, Veneto e provincia
di Verona.
Graf. 7.1/1 Trend del numero degli infortuni per 1000 occupati in Italia, Veneto e provincia di Verona
85
ITALIA
79,4
80
VERONA
76,6
75
70
VENETO
70,6
67,6
63,7
65
66
62,8
61,6
59,2
60
57,9
55,2
55
50
47,4
45,3
45
53,9
43,9
43,1
41,6
40,4
40
35
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Nonostante una flessione percentuale significativa, l’indice di incidenza degli infortuni in
provincia di Verona si mantiene su valori più elevati rispetto a quelli del Veneto e dell’Italia.
Nella provincia, con riferimento alle ditte del territorio, il 40% degli infortuni denunciati
avvengono nell’Industria, il 28% interessa il comparto artigianato. Ogni anno gli infortuni
definiti(4), riconosciuti (esclusi quelli in itinere), nel comparto artigianale ammontato a circa 2.800.
Un dato interessante è che verificando la qualifica dell’infortunato risulta che il 30%
(mediamente) degli infortuni definiti coinvolge il titolare della ditta, con i valori più alti
nell’agroindustria e pesca (51,3%), nei trasporti (45,3%), nelle costruzioni (37%), nel legno
(27,4%).
Nel 2006 i cittadini stranieri residenti nella provincia di Verona risultavano 72.630 con
un incremento del 10,5% rispetto al 2005 ed un’incidenza percentuale sulla popolazione pari all’
8,2% (Veneto 7,3%).
4
Infortuni con “definizione positiva” o “riconosciuti” Sono gli infortuni che corrispondono alla definizione
prevista dall’art. 2 del T.U. sia per quanto riguarda l’aspetto sanitario che quello amministrativo. Rientrano
negli infortuni riconosciuti le seguenti tipologie di definizione (TE=temporanea, PE=permanente, MS=mortale
senza superstiti, MC=mortale con superstiti, RS=regolare senza indennizzo). Gli infortuni riconosciuti sono il
dato più importante da considerare in quanto sono quelli che rientrano a pieno titolo nella definizione di
infortunio sul lavoro.
90
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Gli infortuni a carico dei lavoratori stranieri (nella provincia di Verona) nell’Industria e
Servizi e Agricoltura, sono stati 4.205 di cui 4.049 nell’industria e servizi (un infortunio su cinque
vede coinvolto uno straniero residente) e 156 nell’agricoltura (che rappresentano l’8,4% degli
infortuni totali in agricoltura). Nel complesso nell’anno 2006, nel Veneto, per i cittadini stranieri
si è registrato un aumento degli infortuni pari al +3,7%, mentre nella provincia di Verona il dato è
in calo dell’ 1,7%.Uno dei settori più a rischio di infortunio grave e mortale si conferma l’edilizia.
In provincia di Verona si verificano il 18,8% degli infortuni denunciati nel Veneto, anche se
nell’anno 2006, come possiamo osservare dalla tabella seguente, si rileva una riduzione
significativa (pari a -10,9%), in termini assoluti e relativi del fenomeno, soprattutto se
confrontata con un dato medio regionale invariato.
Tab. 7.1/1:Infortuni denunciati in edilizia
PROVINCE
N° ADDETTI
2005
N°
INFORTUNI
2005
T.I.
2005
N° ADDETTI
2006
N°INFORTUNI
2006
T.I.
2006
%
2006/2005
Belluno
7.913
645
8.1
8.129
655
8.0
1,55
Padova
30.385
1.991
6.5
31.452
2.101
6.7
5,52
Rovigo
9.327
490
5.2
9.503
457
4.8
- 6,73
Treviso
32.201
2.102
6.5
33.331
2.149
6.4
2,24
Venezia
30.862
2.205
7.1
31.835
2.299
7.2
4,26
Verona
31.832
2.497
7.8
32.268
2.225
6.9
- 10,89
Vicenza
27.791
2.094
7.5
33.086
1.962
5.9
- 6,30
Veneto
170.331
12.024
7.0
179.604
11.848
6.6
- 1,46
T.I. tasso di incidenza: rapporto tra il n° di lavoratori e n° di infortuni
7.2 INFORTUNI
MORTALI E CON ESITI PERMANENTI
Nonostante il decremento di infortuni mortali registrato a partire dagli anni 50 (v. Graf.
7.2/1) ogni anno in Italia si registrano ancora circa 1.300 morti sul lavoro.
Graf. 7.2/1 :Infortuni mortali sul lavoro in Italia (dati INAIL)
91
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Nel 2007 gli infortuni mortali denunciati all’INAIL in provincia di Verona e per i quali
l’Istituto ha aperto un fascicolo sono stati 20 (di cui 6 in itinere). Di questi 15 sono stati già
riconosciuti, tre risultano ancora in fase di accertamento e due considerati negativi (non
riconosciuti ai fini assicurativi).
Nell’ULSS 20 (nell’anno 2007) gli infortuni mortali denunciati all’INAIL sono stati 6 (di
cui 3 dei quali in itinere). Di questi, tre sono stati riconosciuti, due in fase di accertamento e un
ultimo considerato negativo.
Graf. 7.2/2: Infortuni mortali denunciati nella Provincia di Verona e nella ULSS 20 (Fonte: Flussi INAIL
WEB e provinciali)
40
30
25
20
13
28
35
20
12
11
28
26
18
13
20
7
10
7
6
10
0
2000
2001
2002
2003
2004
Infortuni mortali Provincia VR
2005
2006
2007
Infortuni mortali ULSS 20
Per dare evidenza degli infortuni mortali complessivi accaduti nella ULSS 20 in ambienti
di lavoro, a prescindere della classificazione dell’INAIL, nella tabella 7.2/1 sono stati inseriti
oltre ai casi denunciati e valutati dall’Istituto Assicurativo anche quelli valutati dallo SPISAL
anche se non riconosciuti dall’Istituto.
In totale gli infortuni mortali a conoscenza del servizio sono 10.
Tab. 7.2/1: 2007 - ULSS 20: Infortuni mortali classificati per comparto e per dinamica dell’evento
NUMERO
COMPARTO
DINAMICA
CONDIZIONE
PROFESSIONALE
RICONOSCIMENTO
INAIL
1
Edilizia
- caduta da scala a libro
Pensionato
no
1
Metalmeccanica
- Annegamento in vasca di raffreddamento
Lavoratore
accertamento
1
Metalmeccanica
- caduta da impalcatura (trabattello)
Lavoratore
si
1
Agricoltura
-
Rovesciamento trattrice
-
no
2
Agricoltura
-
Lavori in cisterna interrata
Pensionato e
figlio
no
1
Servizi
- aggressione a mano armata in negozio
Lavoratore
accertamento
1
Servizi
- incidente stradale
Lavoratore
si
1
Servizi
- incidente stradale
Lavoratore
si
1
Servizi
- incidente stradale (bicicletta)
Lavoratore
no
Tot 10
Le modalità di accadimento della maggior parte degli infortuni gravi e mortali di cui alla
tabella sono descritte nel sito del Dipartimento (http://prevenzione.ulss20.verona.it/).
92
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Nel 2006 gli infortuni con esiti permanenti (nel settore dell’Industria, Commercio,
Servizi e Agricoltura) riconosciuti dall’INAIL (il dato è ancora in fase di aggiornamento)
sono stati 663 nella provincia di Verona, mentre l’ultimo dato disponibile della nostra ULSS
è di 221 nel 2005.
Nel dato sono compresi anche gli infortuni avvenuti in itinere .
Graf. 7.2/3 : Infortuni con esiti Permanenti nella Provincia di Verona e nella ULSS 20 (fonte dati
INAIL WEB, Epiwork 2006)
800
700
646
596
600
500
679
663
524
471
400
300
656
239
267
323
306
303
221
200
100
2000
2001
2002
2003
Infortuni Permanenti Provincia VR
2004
2005
2006
Infortuni Permanenti ULSS 20
N.B. I dati ULSS relativi all’anno 2006 non sono ancora disponibili.
I NTERVENTI
EFFETTUATI PER INFORTUNIO GRAVE E MORTALE
Nel corso dell’anno 2007 sono state effettuate dal Servizio 107 inchieste complesse
(inchieste che prevedono sopralluoghi in ambienti di lavoro e trasmissione di rapporti
all’Autorità Giudiziaria) e 69 inchieste brevi (senza interventi sul luogo dell’infortunio). In
32 (29,9%) casi delle 107 inchieste portate a termine sono state individuate responsabilità
penali per omissione di misure di prevenzione.
I settori produttivi interessati sono stati: la metalmeccanica/metallurgia (26,7%), i
servizi/sanità (21,7%), l’edilizia (16,8%), l’agricoltura (13,8%), l’alimentare (6,9%), ed infine
i comparti della chimica, lapideo/estrattivo tessile, trasporti, cartotecnica, calzaturiero,
conciario.
7.3 LE
MALATTIE PROFESSIONALI NELL ’ULSS
20
Dal 1997 le malattie professionali nell’ULSS 20 mostrano un trend calante, ad
indicare che siamo in presenza di un miglioramento delle condizioni generali di prevenzione
nei confronti dei fattori di rischio più tradizionali di tipo fisico e chimico i cui danni sono
riconosciuti ed indennizzati dall’Istituto Assicuratore.
Il grafico successivo riporta l’andamento della curva delle malattie professionali
nell’ULSS n. 20, denunciate nell’ambito dell’attività ambulatoriale del Servizio.
93
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Graf. 7.3/1: ULSS 20 - Malattie professionali segnalate allo SPISAL, nel periodo 1993 – 2007
400
350
300
250
200
150
100
50
0
284
341
318
276
256
253
241
163
190
161
138
142
105
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
61
2006
95
2007
Malattie Professionali ULSS 20
L’analisi dei casi evidenzia, nel tempo, il calo della patologia uditiva da rumore, che
mantiene comunque il primato tra le patologie professionali denunciate, da addebitarsi spesso a
condizioni di lavoro pregresse, relative anche ad alcuni decenni fa.
Tab. 7.3/1: Malattie professionali denunciate allo SPISAL anni 2000-2007
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Ipoacusie
148
76
89
69
72
53
21
38
Dermatiti
8
19
4
6
8
3
3
6
Patologie dell’apparato respiratorio
13
9
12
41
11
8
3
2
Patologie dell’apparato muscoloscheletrico.
11
10
14
16
19
25
26
36
Tumori (escluso mesoteliomi)
5
3
8
1
3
0
3
6
Mesoteliomi
6
5
8
4
0
4
2
2
Disturbi da disadattamento
Lavorativo (mobbing ecc.)
0
0
0
0
7
12
3
5
Altre
3
4
3
2
8
4
0
0
Totale
194
126
138
139
128
109
61
95
Risultano in aumento le patologie dell’apparato muscolo-scheletrico da sovraccarico
bio-meccanico sia degli arti superiori (tendiniti, sindrome del tunnel carpale, periartriti),
conseguenti ad attività che comportano l’effettuazione di movimenti ripetitivi, sia del
rachide (lombosciatalgie, discopatie e spondiloartrosi) da movimentazione manuale di
carichi.
Tra le “malattie emergenti” si segnalano, negli ultimi due anni, diversi casi di
patologie psico-fisiche come stress, sindromi ansioso-depressive, disturbi psicosomatici
dovute a una non corretta organizzazione del lavoro.
Il Servizio di Medicina del Lavoro dell’Università di Verona, centro di riferimento
regionale per la diagnosi dei casi di “mobbing” ha esaminato 350 casi nel periodo 2003-2007
(140 nel 2007), provenienti da un bacino d’utenza regionale.
Continuano le segnalazioni di tumori polmonari da amianto (nell’ULSS 20 nel 2007 ci
sono stati due casi di mesotelioma pleurico) in lavoratori che furono esposti nel passato. Il
grafico seguente evidenzia l’andamento della frequenza dei casi di mesotelioma pleurico
(neoplasia correlata all’esposizione all’amianto) nella provincia di Verona.
94
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
L’andamento dal 1997 al 2007 evidenzia l’aumento del numero di casi accertati negli
ultimi anni (se si esclude il dato parziale del 2007) e conferma quanto previsto in base ai
periodi di esposizione ad amianto il cui culmine, sia per livello che per diffusione nella
popolazione, si colloca negli anni settanta. Va ricordato il lungo periodo di latenza di questo
tipo di tumore, 30 anni in media.
Graf. 7.3/2: Casi di mesotelioma accertati in Provincia di Verona dallo SPISAL: 1997- 2006
12
11
10
10
9
9
9
8
8
6
5
4
2
2
3
2
1
0
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
N.B. I dati relativi all’anno 2007 sono parziali, non comprendono i casi della ULSS 21 e Ulss 22.
7.4 INTERVENTI
DI VIGILANZA NELLE AZIENDE
Nell’ULSS 20 nell’anno 2007, le imprese controllate sono state in totale 866
(comprensive di 437 imprese edili). Sono stati redatti 499 verbali di contravvenzioni (374
ad imprese edili). Nei successivi sopralluoghi di verifica, si è riscontrato la regolarizzazione
agli adempimenti previsti dalle norme di sicurezza.
In totale i sopralluoghi effettuati nell’anno 2007 sono stati pari a 1.283.
Tab. 7.4/1: Attività di vigilanza anno 2007
PRODOTTO
SPECIFICA
Imprese Edili controllate
Interventi di
prevenzione
Aziende oggetto di intervento di prevenzione e vigilanza
programmate (escluso az. edili)
Aziende controllate per esposti, inchieste infortuni, malattie prof.,
piani amianto, NIP (escluso az. edili)
Totale interventi
Verbali redatti
NUMERO
588
137
141
866
totale verbali contravvenzioni
Sopralluoghi effettuati
499
1.283
95
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
EDILIZIA
L’edilizia rappresenta il comparto a maggior rischio di infortunio grave. Alla presenza di
gravi problemi di sicurezza, si affianca l'espandersi di altri fattori sociali come l’impiego di
manodopera immigrata, più soggetta a rapporti di lavoro irregolare, l’utilizzo di lavoratori
autonomi e di ditte artigiane, in realtà lavoratori parasubordinati, nella forma di appalti e subappalti a cascata.
L’azione di vigilanza del Servizio nella ULSS 20, nell’anno 2007 è stata esercitata in 437
cantieri. Le unità locali controllate (imprese edili), comprendendo le imprese impiegate ed i
lavoratori autonomi in esse presenti, sono state 588.
I verbali di prescrizione sono stati 374, con le misure di prevenzione da adottare,
contestati alle imprese e denunciate alle Autorità Giudiziarie.
OPERAZIONE CANTIERI SICURI
A livello provinciale nel comparto dell’edilizia particolare menzione merita l’iniziativa
“Operazione Cantieri Sicuri”, avviata nel 2006 per iniziativa della Prefettura di Verona (5) quale
esperienza provinciale di coordinamento tra Enti.
OBIETTIVO: garantire più elevati standard di controllo della sicurezza e della regolarità del
lavoro nel comparto delle costruzioni edili nella provincia di Verona.
In particolare gli interventi sono stati finalizzati al controllo dei rischi di caduta dall’alto, al
rischio di seppellimento, al contrasto del lavoro nero ed al controllo dell’obbligo formativo,
qualora il datore di lavoro risultasse responsabile del servizio di prevenzione e protezione.
Il risultato conseguito nell’anno 2007 dalle varie amministrazioni pubbliche, sia nel corso
di interventi coordinati tra Enti sia con riferimento ad interventi singoli (come ARPAV o Polizia
6
Municipale) ha portato al controllo di 1.091 cantieri( ), dove operavano 1.185 imprese.
Tab. 7.4/2: Attività di vigilanza sulla sicurezza in edilizia: anno 2007
VIGILANZA
IN EDILIZIA
Cantieri ispezionati
NUMERO
1.091
Ulss 20
437
Ulss 21
Ulss 22
DPL
ARPAV
Pol. Mun. VR
168
318
48
92
28
Imprese interessate alle ispezioni
1.185
Verbali di prescrizione (contravvenzione)
547
Sequestri di cantiere
9
Totale sanzioni per violazione delle norme di sicurezza del lavoro
€ 704.677
5
La Prefettura di Verona, attraverso la Conferenza Permanente–Sezione Servizi alla Persona, che vedono la presenza di
Enti istituzionalmente preposti alla vigilanza e controllo (Inail, Inps, D.P.L., Ulss 20, 21, 22, Arpav, Collegio Costruttori
Edili, CGIL, CISL, UIL, API, Casartigiani, CNA, Ispesl, Polizia Municipale).
6
In provincia di Verona, ogni anno, vengono notificati circa 5.000 cantieri dei quali una frazione stimabile nel 50% dei
casi, presenta rischio di caduta dall’alto o altri rischi mortali.
96
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Rispetto al problema della sicurezza è emerso che il 60% dei cantieri non è ancora
adeguatamente protetto contro il rischio di caduta dall’alto.
Inoltre si registra una diffusa tendenza ad affidare all'esterno funzioni aziendali di
organizzazione della sicurezza posti in capo al datore di lavoro, tutto ciò a discapito della
cultura della sicurezza dell’impresa.
I verbali di prescrizione contestati per violazione delle norme fondamentali di
sicurezza (n. 547) corrispondono al 50,1% dei cantieri controllati (nel 2006 erano state
accertate violazioni nel 60% dei cantieri ispezionati) e al 46% delle imprese.
In 9 casi si è proceduto al sequestro del cantiere per gravissime carenze di
sicurezza, compreso un rilevante appalto privato.
L’Operazione Cantieri Sicuri ha comunque permesso di incrementare il controllo del
territorio nei cantieri edili.
La tabella seguente documenta infatti come nel corso di due anni sia raddoppiata la
percentuale di controllo, arrivando al 27% del totale dei cantieri notificati.
Conteggiando anche gli interventi di assistenza effettuati dai Comitati Paritetici
Territoriali si arriva oltre il 35% dei cantieri notificati, cioè un cantiere ogni tre è stato
interessato da interventi di controllo o di assistenza.
Tab. 7.4/3: Attività di vigilanza sui cantieri nella provincia di Verona: anni 2005-2007
ENTI
ULSS
NOTIFICHE
20
2498
21
22
2005
CANTIERI
%
NOTIFICHE
207
8
2980
1019
246
24
1741
126
7
5258
579
11
5255
ISPEZIONATI
2006
CANTIERI
%
NOTIFICHE
348
12
2158
437
859
183
21
787
168
21
1416
300
21
1060
318
30
831
16
4005
1091
ISPEZIONATI
ALTRI*
TOT.
2007
CANTIERI
ISPEZIONATI
%
20
158
27
* DPL, ARPAV, Pol. Municipale VR
Gli accertamenti relativi alla regolarità del lavoro (7) da parte di INPS, INAIL e DPL,
per i relativi profili di competenza che ha comportato un autonomo lavoro istruttorio
aggiuntivo, ha rilevato che nelle 797 imprese vi erano 206 lavoratori in nero.
I contributi evasi accertati pari a 1.837.411 Euro.
Nel settore edile un dato che si rileva è che dal 2006 al 2007 i lavoratori iscritti
alla Cassa Edile VR sono aumentati di 1.983 unità.
7
Le irregolarità comprendono, per l’INPS, situazioni di parziale inadempimento del versamento dei contributi, quali quelle
conseguenti ad omessa registrazione a libro paga di ore effettivamente lavorate e retribuite (dipendente con impiego
part-time e utilizzato a tempo pieno) o a ritardata iscrizione di lavoratori rispetto alla data di inizio dell’attività
lavorativa nel cantiere. Le irregolarità per la DPL sono conseguenti alla irrogazione di sanzioni amministrative per illeciti
omissivi inerenti la mancata costituzione del rapporto di lavoro, compresa la maxisanzione di cui all'articolo 36-bis della
legge 248/2006, mentre per l’INAIL le irregolarità riscontrate sono dovute alla mancata denuncia di nuovo lavoro e alla
mancata tenuta in cantiere dei registri presenze, in particolare all'inizio del periodo degli accertamenti.
97
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Tab. 7.4/4: Attività di vigilanza sulla regolarità del lavoro: anno 2007
VIGILANZA
SULLA REGOLARITÀ DEL LAVORO
NUMERO
Imprese ispezionate
797
regolari
329
irregolari
478
Lavoratori
Lavoratori regolari
1.419
Lavoratori irregolari
40
Lavoratori in nero
206
Sospensione lavori
18
Tipo accertamento
Valore in €
Contributi evasi DPL
1.086.716
Premi evasi INAIL
268.545
Contributi evasi INPS
1.573.240
Totale
2.928.501
Sanzioni erogate da DPL
Valore in €
sanzioni amministrative
932.161
Maxi sanzione
905.250
Totale
1.837.411
Sul piano organizzativo il principale risultato ha riguardato la realizzazione di una Rete
Pubblica di Prevenzione composta da: Inail, INPS, Direzione Lavoro, Ulss, Polizia Municipale di
Verona, ARPAV con la condivisone delle risorse e l’incrementato dei livelli di efficienza. Per il
2008 il programma prevede la messa a regime della forma di controllo integrato dei cantieri sul
binomio sicurezza del lavoro–regolarità del lavoro.
AGRICOLTURA
Nel corso del 2007 sono state controllate complessivamente 155 aziende agricole. In 41
di queste lo SPISAL ha rilevato problemi di sicurezza per mancata presenza di protezioni alle
macchine ed attrezzature, causa di lesioni gravi e permanenti. Le principali carenze riguardavano
la mancata protezione: dell'albero cardanico e delle prese di forza delle macchine, la protezione
degli organi di trasmissione del moto. Altro problema in ordine di gravità riguardava la mancata
protezione del posto di guida del trattore, che ogni anno causa infortuni mortali nella nostra
provincia. In 14 aziende lo SPISAL ha condotto un’inchiesta per infortunio grave/mortale. I
tecnici del SIAN-SISP del Dipartimento di Prevenzione inoltre hanno controllato la sicurezza
delle macchine ed attrezzature in ulteriori 100 aziende agricole. Nell’anno 2007 inoltre è stato
realizzato dal Servizio e distribuito (in 30.000 copie nel territorio regionale), agli imprenditori
agricoli, attraverso le principali organizzazioni agricole e all’EBAT di Treviso, il “manuale lavoro
sicuro
in
agricoltura”.
Il
manuale
è
stato
pubblicato
anche
sui
siti:
http://prevenzione.ulss20.verona.it e www.safetynet.it. Inoltre è stato concesso l’utilizzo del
manuale all’IRIPA ente di formazione della Coldiretti per la formazione a distanza destinata agli
imprenditori agricoli.
98
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
8 I L M ONDO A NIMALE
8.1 DIMENSIONE
IL
E
PRODUTTIVA
CAMPO D’INTERVENTO
Dall’anagrafe informatizzata del Servizio Veterinario, nel territorio dell’ULSS n. 20
risultano esistere n. 2805 allevamenti di animali di tutte le specie da produzione con una
popolazione animale così ripartita:
Tab. 8.1/1: Popolazione animale
SPECIE
ANIMALE
NUMERO
CAPI
Bovini da riproduzione
33.600
Bovini da carne
61.200
Ovi-caprini
3.000
Equini
1.200
Suini
37.000
Polli (*)
6.000.000
Galline ovaiole (*)
850.000
Faraone (*)
200.000
Tacchini (*)
3.000.000
Anatre (*)
un sacco di bestie
20.000
Conigli
170.000
Fagiani (*)
45.000
Quaglie (*)
400.000
Apiari
210
Ittiocolture
8
(*) Numero animali presenti per ciclo di allevamento.
Tab. 8.1/2: Statistica macellazioni
MACELLAZIONE
•
•
CARNI ROSSE
DIFFERENZA
MACELLAZIONI
CARNI BIANCHE
DIFFERENZA
Capi 2007
Capi 2006
2006-2007
Capi 2007
Capi 2006
2006-2007
54.323
60.405
-6.082
36.615.683
37.598.410
-982.732
I dati riportati in tabella evidenziano:
il numero capi avicoli macellati presso la nostra ULSS è in linea con il dato nazionale che
ha visto una stabilità delle produzioni e dei consumi di carni bianche (avicole) la
scomparsa delle preoccupazioni del consumatore in merito alla paventata “pandemia
influenzale” e al senso di tranquillità e fiducia verso il servizio veterinario che ha messo
in atto misure di sorveglianza, monitoraggio e controllo divulgando il più possibile l’attività
svolta e i risultati ottenuti.
La macellazione di animali per la produzione di carni rosse si allinea alla tendenza
nazionale che ormai registra una diminuzione dei consumi di questo tipo di carni.
99
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
8.2 VIGILANZA
Relazione Sanitaria anno 2007
E ISPEZIONI
ALIMENTI
Nell’ASL le attività che producono e distribuiscono alimenti sono numerose. Su queste
attività nel corso dell’anno 2007 il servizio veterinario ha effettuato complessivamente n. 10.455
interventi di vigilanza e controllo, suddivisi come specificato nella tabella che segue.
Tab. 8.2/1.: Interventi di vigilanza
VIGILANZA
N. INTERVENTI
Vigilanza in depositi ingrosso non riconosciuti C.E.
Vigilanza rivendite al minuto
75
1.670
Vigilanza c/o impianti di lavorazione carni
764
Vigilanza c/o impianti produttrici carne
406
Vigilanza c/o impianti M/S/F CE
1.890
Vigilanza c/o impianti CE avicunicoli/selvagg.
1.715
Vigilanza c/o impianti CE trasformazione latte e derivati
62
Vigilanza presso caseifici aziendali
15
Vigilanza c/o impianti CE prodotti pesca
492
Vigilanza centri imballaggio uova
21
Vigilanza impianti prodotti d'uovo
82
Vigilanza lavorazione miele e prodotti apicoltura
19
Vigilanza pasticceria industriale e pastifici
115
Vigilanza e ispezione su strutture agrituristiche
32
Vigilanza su ristorazione collettiva
124
Vigilanza prodotti in scambi intra ed extra CE
2.973
Totale
10.455
ISPEZIONE
N. INTERVENTI
Visita ispettiva macelli avicoli
3.187
Visita ispettiva macellazione presso agriturismi
39
Visita ispettiva in macelli riconosciuti
1.710
Visita ispettiva in macelli a capacità limitata
532
Visita ispettiva laboratori di sezionamento riconosciuti
520
Visita ispettiva carcasse da macellazione speciale
Macellazione suini a domicilio
12
683
Totale
6.683
CAMPIONAMENTI
Piano Nazionale residui in allevamento e macello
Piano Nazionale residui su alimenti
Campionamenti
Totale
100
N. INTERVENTI
1.010
273
2.320
3.603
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Oltre all’attività di ispezione di tutti gli animali macellati negli impianti autorizzati,
anche le industrie alimentari e gli allevamenti vengono periodicamente sottoposti a controlli
di vario tipo a seconda delle esigenze come previsto dal “Libro Bianco” e dal reg. CEE
178/2002 che prevede un controllo di filiera distribuito “dal campo alla tavola” finalizzato
alla sicurezza alimentare e alla tracciabilità degli alimenti.
Negli allevamenti i controlli mirano innanzitutto all’identificazione degli animali e, in
un secondo momento, alla verifica dello stato sanitario, del benessere, dell’utilizzo dei
farmaci, dei mangimi e degli eventuali inquinanti ambientali.
Nelle industrie alimentari vengono verificati l’aspetto igienico sanitario delle materie
prime (comprese quelle provenienti da altri Stati sia comunitari che extracomunitari), delle
lavorazioni, delle strutture e degli impianti e dei prodotti finiti.
A completamento dell’attività di vigilanza trovano applicazione i campionamenti, mirati
o casuali, contemplati nel Piano Nazionale Residui e quelli demandati alle A. ULSS da parte
degli uffici periferici del Ministero della Salute quali UVAC (Ufficio Veterinario
Adempimenti CEE) e PIF (Posto di Ispezione Frontaliero).
PIANO
NAZIONALE RESIDUI
Ha come finalità quella di evidenziare i rischi di residui pericolosi per il consumatore
negli animali e nei prodotti di origine animale a livello della filiera produttiva (allevamento,
macello, stabilimento di lavorazione, conservazione) fino al consumo diretto.
Tale Piano, elaborato dal Ministero della Salute in ottemperanza a quanto previsto
dalla U.E. nel “Libro Bianco”, viene applicato dalla Regione secondo la realtà produttiva e
zootecnica, di ogni A.U.L.S.S.
Nel 2007 sono stati eseguiti 1.035 esami. con nessuna positività.
8.3 MALATTIE
INFETTIVE ED INFESTAZIONI
Tutelare il patrimonio zootecnico dalle malattie infettive con particolare attenzione
per quelle di interesse antropozoonosico, rappresenta da sempre uno dei più importanti
compiti del Servizio Veterinario
INFLUENZA
AVIARIA
È proseguita costantemente l’attività di controllo per questa malattia infettiva sulla
base dei piani già messi in atto negli anni 1999-2003, periodo in cui si era verificato un
notevole interessamento degli allevamenti e l’eliminazione di circa un milione e mezzo di capi
avicoli.
A seguito di questa emergenza era stato perfezionato da parte del Centro Regionale
di Epidemiologia Veterinaria, un sistema di geo-referenziazione del territorio che ha
comportato l’attribuzione a tutti gli allevamenti di coordinate geografiche per una precisa
identificazione di ogni attività produttiva (v. mappa allegata: la scala ridotta consente di
individuare la densità e non le singole attività produttive, pari a 450 allevamenti avicoli
censiti).
101
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Anche nel 2007 questo sistema di codifica e di monitoraggio ha consentito la sospensione
della vaccinazione, con l’abbattimento dei relativi costi, ed inoltre ha permesso la
programmazione degli accasamenti, controllata dal Servizio Veterinario, riducendo la possibilità
di diffusione della malattia grazie alla sincronia delle varie attività dell’allevamento (carico,
pulizie, ecc). Inoltre, in caso di focolaio, si riducono enormemente i tempi di intervento e
l’estinzione dello stesso.
Prosegue l’attività regionale finalizzata alla riconversione degli allevamenti avicoli in zone
ad altissima densità e con notevoli problemi di impatto ambientale.
L’obiettivo di questo programma è di trasformare il volume degli allevamenti destinati alla
riconversione in cubatura utilizzabile per edilizia civile, artigianale o commerciale (credito
edilizio).
102
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Attività su animali vivi
Nel territorio di competenza tutti gli allevamenti avicoli sono sottoposti ad attività di
monitoraggio e controllo mediante il prelevamento di campioni; inoltre visto l’andamento
epidemiologico favorevole la vaccinazione dei soggetti è stata sospesa.
Nel 2007 sono stati eseguiti oltre 8500 esami
Attività su prodotti alimentari
Tutte le carni sono state sottoposte ad ispezione sanitaria prima durante e dopo la
macellazione.
Si è provveduto inoltre a controllare gli esercizi di vendita e produzione compresi quelli
gestiti da extracomunitari che producono Kebab. In questo campo è stata svolta attività di
controllo congiuntamente al Corpo di Polizia Municipale, effettuando sequestri e chiusure di
attività.
MALATTIA
DELLA
LINGUA BLU (BLUETONGUE)
È una malattia virale dannosa nelle pecore ma che riconosce il bovino come serbatoio del
virus che è trasmesso da vari tipi di zanzare (culicoides ).
La malattia è presente nelle aree subtropicali e da alcuni anni era presente anche nelle
regioni meridionali italiane. Grazie alle azioni di controllo e vigilanza non ha mai interessato i
nostri allevamenti.
Nel corso del 2006 in alcuni paesi del Nord Europa (paesi Bassi, Francia ecc.) si sono
rilevati alcuni focolai di una variante (BTV8 ) che si è dimostrata più aggressiva per il bovino.
Nel corso del 2007 si è assistito ad una grande diffusione nel Nord Europa e
conseguentemente a seguito delle massicce importazioni di animali da ristallo, necessari per i
nostri allevamenti, è stata rilevata la presenza di soggetti positivi al sierotipo BTV8. I servizi nel
2007 hanno effettuato il controllo degli animali nelle stalle e alla macellazione.
Tab. 8.3/1.: Riepilogo aziende controllate e campioni esaminati per Bluetongue anticorpi – anno 2007
AZIENDE CONTROLLATE
CAMPIONI EFFETTUATI
emergenz
monitoraggio
monitoraggio
totale
emergenza
monitoraggio
monitoraggio
totale
a
in allevamento
al macello
complessivo* epidemica
in allevamento
al macello
complessivo
epidemica
40
19
175
212
1.725
221
615
2.561
*il totale delle aziende controllate non corrisponde alla somma delle aziende controllate per le diverse causali perché la
stessa azienda può essere controllata per più causali
ZECCHE
Nei territori collinari e montani sempre più frequenti sono le segnalazioni da parte di
cittadini della presenza di questi parassiti.
Nel corso del 2007 è sono state rilevate ancora infestazioni in animali al pascolo, sia
domestici che selvatici. Il pericolo è rappresentato dalla trasmissione di alcune malattie anche
gravi all’uomo (Malattia di Lyme, Encefaliti Trasmissibili, Babesia ecc.).
Pertanto è continuato il progetto di ricerca in collaborazione con l’Istituto
Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, l’Università di Padova e il Corpo Forestale dello
Stato che prevede la raccolta e l’identificazione delle zecche in alcuni siti della Val d’Illasi e delle
valli limitrofe con il controllo sierologico degli animali che pascolano nei siti di raccolta.
103
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Il progetto ha evidenziato la presenza delle infezioni summenzionate che saranno oggetto di
ulteriori approfondimenti.
LEISHMANIOSI
La leishmaniosi canina, è oggetto da parte del servizio veterinario di monitoraggio dal
1995. La Leishmania infantum è infatti una parassitosi importante in campo veterinario ed un
problema di sanità pubblica. (v. mappa).
SIEROPREVALENZA
1%
DELLA
LEISHMANIOSI NELL’AREA DI
MONITORAGGIO
2,6%
3,5%
Infezion
e
INSERIRE allegato 3 MAPPA LEI.
Tutta l’attività di ricerca svolta nel 2004-2005, in collaborazione con le Amministrazioni
dei Comuni dell’est veronese, e che ha evidenziato la presenza in forma autoctona del parassita,
si è concretizzata in azioni di educazione sanitaria rivolte alla popolazione, in particolare ai
proprietari dei cani, e al massiccio coinvolgimento dei veterinari liberi professionisti che in
prevalenza seguono gli animali d’affezione.
Continua inoltre il monitoraggio entomologico dell’insetto vettore del parassita, il
Flebotomo, e lo studio del comportamento biologico e della diffusione nel territorio. Anche nel
2007 si è registrato l’allargarsi dell’endemia con interessamento della Valle di Cazzano di
Tramigna, del promontorio verso la Val d’Alpone e del comune di Soave con casi autoctoni
segnalati.
IDATIDOSI- CISTICERCOSI
Anche nel 2006 sono state rilevate in fase di macellazione alcune cisti idatidee in bovini
provenienti da allevamenti collinari, montani e da paesi CE e animali con cisticercosi anche in
forma diffusa, problema che sarà affronto in collaborazione con il Laboratorio di Parassitologia
dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie in uno specifico progetto di ricerca.
104
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
ALTRE
Relazione Sanitaria anno 2007
MALATTIE INFETTIVE
Il patrimonio bovino, attualmente, risulta indenne da Leucosi Bovina e Brucellosi e la
Regione Veneto è stata dichiarata dalla U.E. ufficialmente indenne per queste malattie.
Nel corso del 2007, a seguito dei controlli effettuati, numerosi allevamenti hanno
evidenziato le caratteristiche per l’attribuzione della qualifica di allevamento ufficialmente
indenne da I.B.R. (Rinotracheite Bovina Infettiva), con notevole vantaggio per il patrimonio
bovino soprattutto delle zone pedemontane.
Iniziate nel 1998 in collaborazione con la sezione di Verona dell’Istituto
Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie proseguono le ricerche negli allevamenti e
nell’ambiente della zona montana per la valutazione della prevalenza della paratubercolosi e
per specifici piani di risanamento.
APICOLTURA
Il settore apicoltura sta vivendo un momento di particolare difficoltà, parecchi
apiari registrano la scomparsa di alcune famiglie per patologie non ancora ben chiare
(cosiddetta sindrome da spopolamento).
La Varroa, la Peste America e una forma di parassitosi AETHINA TUMIDA,
sottoposta in ambito comunitario alla notifica obbligatoria DEC. 82/894/CE, sono patologie
importanti.
Mantengono un ruolo di rilievo le infezioni virali e gli interventi di vigilanza e di
educazione sanitaria svolti dai medici veterinari e dall’esperto apistico risultano essere
sempre più importanti.
8.4 BENESSERE
ANIMALE NEGLI ALLEVAMENTI
La sensibilità verso il mondo animale porta ad un’attenzione sempre maggiore alle
modalità di allevamento e trasporto necessarie per assicurare un maggior benessere degli
animali, in ottemperanza a quanto disposto dal D.Lvo 146/2001.
Sono stati sottoposti a ispezione e vigilanza tutti gli allevamenti di vitelli, suini e
galline ovaiole presenti sul territorio.
Inoltre, negli stabilimenti di macellazione, vengono verificate giornalmente le
condizioni di benessere degli animali durante il trasporto e la macellazione.
Totale allevamenti controllati n° 109
In applicazione del REG. CEE 01/2005 che regolamenta il trasporto degli animali vivi il
servizio ha attivato i corsi di formazione per i conducenti/guardiani con il rilascio degli
appositi attestati.
ISPEZIONE COMUNITARIE
Nel corso dell’anno il servizio veterinario è stato interessato da quattro ispezioni
comunitarie riguardanti:
• L’anagrafe bovina;
• Le modalità di smaltimento dei rifiuti di origine animale.
105
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
EDUCAZIONE
Relazione Sanitaria anno 2007
SANITARIA
Il Servizio ha organizzato convegni indirizzati agli allevatori su varie problematiche
relative alla monticazione degli animali, alla profilassi delle malattie infettive e per fornire
compiute informazioni sulla tracciabilità nella produzione primaria (reg. CEE 178/2002).
Particolare riguardo è stato posto nella informazione ed educazione sanitaria degli
allevatori per l’applicazione di tutte le misure di biosicurezza e benessere animale. Prosegue
l’attività di formazione dei Medici Veterinari in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico delle
Venezie, con il SIVEMP (Sindacato medici veterinari), con l’Università di Medicina Veterinaria
Padova e con l’Ordine dei Medici Veterinari della Provincia. In collaborazione con il SIAN è
continuata l’attività di formazione del personale addetto alla preparazione e vendita dei prodotti
alimentari previsti dalla normativa regionale in sostituzione del libretto di idoneità sanitaria.
8.5 RANDAGISMO
RANDAGISMO
FELINO
Un articolato impianto legislativo nazionale e regionale vieta il maltrattamento e tutela
l’esistenza dei gatti liberi sul territorio, prevedendo sanzioni amministrative e penali per i
trasgressori (Legge 189/2004 che modifica il Codice Penale).
Al Servizio Veterinario Multizonale (SVM) è affidato il compito di tutelare la salute degli
animali, controllarli demograficamente con le sterilizzazioni, conciliare l’igiene dell’ambiente e
proteggere la popolazione dalle malattie potenzialmente trasmesse dai gatti. È una funzione
complessa che talvolta registra situazioni estreme, dai tentativi di avvelenare gli animali a
zoomania di persone socialmente fragili che convivono in condomini con un numero esagerato di
gatti semiliberi ed in precarie condizioni igieniche.
Graf. 8.5/1: flusso mensile dei gatti liberi catturati curati e sterilizzati (nel 2006-2007)
80
Anno 2007
72
70
Anno 2006
63
60
50
58
62
58
66
64
55
58
54
57
54
50
40
37
31
30
28
34
28
65
41
41
nov
dic
26
20
20
19
10
0
gen
feb
mar
apr
mag
giu
106
lug
ago
set
ott
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Il flusso degli interventi segue l’andamento dell’anno precedente, con alcune flessioni dovute a
carenza di operatori tecnici addetti alle catture, compensate parzialmente dai volontari. Sono stati
catturati e condotti a visita ambulatoriale e sterilizzazione chirurgica n°529 gatti provenienti da 85
diverse colonie censite dal SVM in collaborazione con i volontari gattofili e le amministrazioni
comunali. Tutti i gatti sterilizzati vengono tatuati nella superficie interna dell’orecchio, a Dx con le
ultime due cifre dell’anno ed il numero progressivo di interventi, a Sx con ULSS 20. La provenienza è
stata da 65 colonie del Comune di Verona, 1 da Vestenanova, 2 da Lavagno, 1 da Castel d’Azzano, 1 da
San Giov. Lupatoto, 2 da Grezzana, 1 da Buttapietra, 1 da Tregnago, 1 da Cerro, 3 da
Boscochiesanuova, 1 da Arcole, 1 da San Bonifacio, 2 da Albaredo , 3 da San Martino Buon Albergo.
SOLUZIONE DI CONTINUITÀ DELLA
LINEA ALBA, PER L’ESECUZIONE
DELL’OVARIECTOMIA BILATERALE
Le colonie di gatti randagi vengono seguite da un folto gruppo di volontari tesserati (n° 221)
che si attengono alle linee guida elaborate dal SVM, per assicurare la tutela dei gatti liberi e l’igiene
dei luoghi dove sono presenti le colonie.
RANDAGISMO
CANINO
Il SVM effettua le catture dei cani liberi vaganti sul territorio di tutta la Provincia di Verona,
in attuazione di una Convenzione tra l’Azienda ULSS 20 e le Aziende ULSS 21 e 22. Con il progressivo
pensionamento degli operatori tecnici dipendenti, addetti alla cattura dei cani, ed il blocco delle
assunzioni di personale specifico, le catture dal mese di dicembre 2007 vengono integrate in orario
diurno da delegati dell’Associazione San Francesco, come previsto dall’art. 6 della Legge Regionale
Veneta 28 dicembre 1993 n° 60. Il flusso mensile delle catture è riportato nel seguente grafico.
Graf. 8.5/2: Flusso mensile catture di cani randagi
100
91
Anno 2007
90
80
88
Anno 2006
77
70
83
78
74
69
67
63
60
57
60
73
74
68
66
56
54
59
57
54
50
47
40
81
46
43
30
gen
feb
mar
apr
mag
giu
107
lug
ago
set
ott
nov
dic
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
In totale sono stati catturati 766 cani, 422 nel territorio dell’Azienda ULSS 20, 88 nel
territorio dell’Azienda ULSS 21 e 256 nel territorio dell’Azienda ULSS 22.
La media giornaliera di catture oscilla dai 2 ai 3 cani.
Graf. 8.5/3: attività presso il canile sanitario anni 2006/2007
83
Presenze al 31 dic
113
115
Sterilizzati
Anno 2007
154
Anno 2006
40
Morti
37
419
Adottati
409
336
Riscattati
362
766
Entrati
819
0
100
200
300
400
500
600
700
800
900
La movimentazione cani nell’anno 2007 indica una riduzione delle catture (-53) e un
incremento dei riscatti che sono risultati il 43,8% degli entrati. È un indicatore che misura
l’efficienza dell’anagrafe canina e ci posiziona ai vertici di risultato a livello regionale e nazionale.
Le adozioni sono passate dal 33,49% al 54,6%. Il successo delle adozioni è stato determinato
anche dalla vetrina informatica “Cerco casa” dove sono pubblicate le foto dei nuovi cani entrati,
consultabile all’indirizzo http://prevenzione.Ulss20.verona.it/cercocasa.html
Il Canile Sanitario è un osservatorio epidemiologico che interessa la ricerca scientifica, in
particolare il Laboratorio di Parassitologia dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, con il quale
collaboriamo per l’identificazione delle micosi zoonosiche.
Sono stati eseguiti n° 117 controlli ematologici di cani catturati nelle zone a rischio a Sud della
Provincia di Verona, per la ricerca di Dirofilaria imitis risultati tutti negativi; lo scorso anno era positivo il
7,8% dei controlli.
Con tendenza opposta sono risultati positivi a Leishmania infantum n° 14 soggetti su 313 controlli
pari al 4,47%, lo scorso anno il tasso era al 1,4%, rilievo che evidenzia una situazione epidemiologica
enzootica.
8.6 COLOMBI
IN CITTÀ
Si ritiene che i colombi di città (Colomba livia) provengano dalle zone agricole, dove
venivano allevati prevalentemente per finalità alimentari.
Si sono poi ben ambientati nelle città, trovando disponibilità di cibo, luoghi di
nidificazione e l’assenza di antagonisti, diventando sinantropi, cioè conviventi con le persone, delle
quali non hanno alcun timore.
108
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Giuridicamente, ai sensi dell’art.1 della Legge 27/12.1977 n° 968 sulla tutela della
fauna, sono considerati “patrimonio indisponibile dello stato”.
La Regione Veneto con DGR n° 272 del 06/02/2007 dispone all’art.5 dell’Allegato A
“Il Sindaco, ai sensi del D.Lgs. 267/2000, per la tutela della salute e dell’igiene pubblica e
del decoro urbano, su conforme parere e su proposta del Servizio Veterinario dell’Azienda
ULSS di competenza, può disporre interventi sulle popolazioni di animali sinantropi in libertà,
compreso la cattura ed, ove necessario, la eventuale soppressione, allo scopo di monitorare lo
stato sanitario di dette popolazioni, controllarne le nascite, e di risolvere eventuali problemi
igienico-sanitari da essi creati”.
Il SVM nel 2007 ha fatto 38 sopralluoghi nel Comune di Verona per verificare le
condizioni di salute e di nutrizione dei volatili.
Le aree maggiormente popolate sono: Castelvecchio e Corso Cavour, Piazza Brà, Piazza
Erbe, Piazza dei Signori, Piazzale Stefani, Fiera; in queste sedi la presenza di posatoi
notturni crea notevoli disagi ai residenti a causa del guano, degli odori , dei rumori e della
polverosità.
Sono stati catturati nei mesi di gennaio-febbraio e novembre-dicembre n° 101
soggetti dai quali sono state prelevati campioni di feci e di sangue per accertamenti analitici.
Alcuni soggetti presenti in Borgo Trento e Borgo Venezia erano parassitari da
Pseudolynchia canariensis, mosca ematofaga dei colombi.
Alcuni soggetti catturati in zona Stadio e Fiera erano infestati da Argasidi o zecche
molli.
Tutti i soggetti catturati sono stati poi liberati dopo il prelievo.
8.7 RATTI
E INSETTI
Il personale tecnico assegnato al SVM ha assicurato anche nell’anno 2007 le
disinfezioni, disinfestazioni e derattizzazioni in tutte le sedi ospedaliere, distrettuali e
amministrative gestite dall’Azienda ULSS 20 in orario ordinario ed in pronta disponibilità
nelle urgenze.
Da dicembre dell’anno 2005 le Aziende ULSS hanno dismesso gli oneri degli
interventi di disinfestazione e derattizzazione, di competenza delle Amministrazioni
Comunali.
È stato necessario assicurare una transizione graduale e la continuità dei
trattamenti contro le zanzare e i ratti.
Con il Comune di Verona ed AMIA SPA l’Azienda ULSS 20 ha sottoscritto un
Protocollo d’Intesa il 30 maggio 2006, nel quale sono definite competenze, obiettivi e
strumenti operativi.
Agli altri Comuni è stata data l’opportunità di avvalersi delle prestazioni di AMIA
SPA o gestire in proprio i servizi tramite personale dipendente o appalti.
Il SVM del Dipartimento di Prevenzione ha assicurato il necessario supporto tecnico
per l’organizzazione dei servizi, la tipologia di presidi ed attrezzature e la consulenza per i
capitolati di appalto, oltre al monitoraggio degli infestanti e le prove di efficacia.
La maggioranza dei Comuni ha attivato il servizio di disinfestazione e
derattizzazione nelle aree pubbliche (24 Comuni su 36).
109
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Graf. 8.7/1: popolazione dell’ULSS 20 censita alla data del 31/12/2006 coperta dal servizio dei Comuni
nell’anno 2006 e 2007
Anno 2007
Anno 2006
Scoperti
17%
Serviti
83%
Scoperti
8%
Serviti
92%
Il grado di copertura è ulteriormente migliorato, rimangono ancora esclusi alcuni Comuni
situati in area montana dove sono meno favorevoli le proliferazione di zanzare e ratti.
L’ULSS 20 effettua la stima dei livelli di intervento necessari per il territorio, convalida
il calendario dei trattamenti ed esegue il monitoraggio degli infestanti finalizzato alle verifiche
di efficacia e ri-orientamento delle procedure di prevenzione.
In particolare sono state modificate le procedure di derattizzazione, escludendo i
trattamenti a spaglio e privilegiando il sistema di controllo tramite rat-dispenser o tane
artificiali, nelle quali solo i ratti possono entrare ed alimentarsi con le esche.
Nel Comune di Verona sono stati posizionati n° 1.824 punti di adescamento che
consentono di quantificare i consumi e di conseguenza il livello di infestazione; entro il primo
semestre del 2009 tutta la città di Verona sarà derattizzata utilizzando questo metodo.
È stato chiesto ai Comuni di compilare un questionario sulle attività di
disinfestazioni/derattizzazioni effettuate nell’anno 2007 ed il preventivo per l’anno 2008.
Quasi tutti i Comuni registrano le segnalazioni dei cittadini.
I focolai di Chikungunya verificatisi la scorsa estate nelle Province di Ravenna, Rimini e
Cesena hanno incentivato la necessità di emanare Ordinanze Sindacali per la prevenzione delle
infestazioni da zanzare.
I trattamenti antilarvali sono utilizzati correttamente in via prioritaria, lasciando la
scelta degli adulticidi nei casi di emergenza.
Il SVM ha gestito il monitoraggio con 37 postazioni installate nel Comune di Verona e 25
negli altri Comuni di pianura dell’Azienda ULSS 20. In totale sono stati effettuati tra maggio ed
ottobre 682 campionamenti con identificazione di uova, larve ed adulti.
L’andamento dell’infestazione risponde è direttamente proporzionale alla temperatura
media ed alla piovosità, nella realtà è molto più importante la prima, in quanto se non piove la
disponibilità di acqua è comunque garantita in modo artificiale.
I casi recenti di Chikungunya che hanno colpito più di 200 persone nella vicina Romagna,
sono stati favoriti dalla presenza elevatissima del vettore zanzara tigre: nel grafico n. 8.7/2
viene riportato il numero medio di uova raccolte nelle ovitrappole a Verona e a Ravenna nello
stesso periodo.
Ciò dimostra che il rischio di esposizione a malattie trasmesse dai vettori è proporzionale
alla presenza dei medesimi, quindi bisogna abbattere la carica infestante con azioni di
prevenzione e con interventi adeguati nelle aree pubbliche e private.
110
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Graf. 8.7/2: ULSS 20:monitoraggio dell’infestazione da zanzare con postazioni di ovitrappole – n° medio di
uova dei campioni di Verona e di Ravenna
29/09-13/10
28
2
17/09-27-09
media+RA
51
1
06/09-17/09
media+ VR
81
3
21/08-06/09
172
6
08/08-21/08
101
7
24/07-08/08
4
10/07-24/07
5
28/06-10/07
191
145
113
2
15/06-28/06
120
7
04/06-15/06
54
10
21/05-04/06
6
0
41
50
100
150
200
Altri elementi da tener presente nella programmazione degli interventi di prevenzione sono:
• Il ciclo biologico è direttamente proporzionale all’incremento di temperatura ed alla
disponibilità di acqua;
• Lo sviluppo ottimale è con temperatura media (TM) compresa tra i 20 e 25 °C;
• Sotto i 18°C di TM l’ovodeposizione rallenta per arrestarsi con TM < di 15°C, anche con
livelli di piovosità consistenti;
• La disponibilità di acqua è un fattore limitante per la Culex ma non per Albopictus.
Tra maggio e giugno 2007 è stato organizzato a Verona,in collaborazione con il S.I.Ve.P., il
Convegno “Una città libera da ratti e insetti vettori di malattie” al quale hanno partecipato
Tecnici della Prevenzione, Medici Veterinari, Medici Igienisti, Assistenti Sanitari e Funzionari
delle Amministrazioni Comunali e delle Imprese di Disinfestazione.
Sono state presentati sistemi gestionali e di prevenzione per le più frequenti infestazioni
urbane, in modo approfondito per il controllo delle infestazioni da blatte nei condomini.
111
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
112
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
9 L A P REVENZIONE I NUTILE
LA
E
LEGGE
La normativa che riguarda le attività prevenzione è, nel nostro Paese, zeppa
UN PAESE
di disposizioni inutili; molte di queste sono storicamente datate e benché la loro
DI NORME
mancanza di efficacia sia palese è particolarmente difficile abolirle.
INUTILI
I tentativi di semplificazione che, assieme ad un gruppo nazionale, compio
da molti anni, hanno fornito, finora, risultati modesti (sono illustrati nel sito del
Dipartimento di Prevenzione (http://prevenzione.Ulss20.verona.it/evidence.html).
Particolarmente importante, in questa partita, è stata la scelta di alcune regioni (tra
cui la nostra) di giocare un ruolo autonomo rispetto all’Amministrazione centrale dello Stato.
Nel 2003, infatti, la Regione Veneto ha emanato la L.R. n.41 con la quale
IL RUOLO
venivano disattivate 6 norme particolarmente inutili (i particolari sono rinvenibili
DELLE
nel sito già citato).
REGIONI
Una di queste riguardava la sostituzione dei libretti sanitari (LISA) per
alimentaristi con iniziative di formazione ed informazione sanitaria, analogamente
alle azioni già adottate in altre regioni italiane (Lombardia, Emilia Romagna, Toscana,
Piemonte, provincia di Trento).
Contro queste decisioni regionali, il Governo è ricorso di fronte alla Corte
GOVERNO
Costituzionale che, il primo giugno 2004, ha dichiarato inammissibili le obiezioni di
CONTRO
legittimità costituzionali avanzate dal governo confermando la validità delle scelte
REGIONE
regionali.
Si tratta di una sentenza particolarmente importante dato che ribadisce che il
Governo non può ostacolare le scelte delle Regioni di abbandonare norme tecniche superate
sostituendole con provvedimenti più efficaci.
La decisione della Corte Costituzionale ha indotto l’allora Ministro della Salute
Girolamo Sirchia ad attivare (con un decreto del 13 ottobre 2004) una commissione, insediata
nel gennaio del 2005, che ha avuto mandato di definire entro sei mesi un primo elenco di
norme obsolete da eliminare.
La Commissione ha prodotto entro il 28 giugno 2005, un elenco di 36 “procedure
certamente non utili” di cui ha chiesto formalmente l’eliminazione.
Il 9 febbraio 2006 la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha
approvato il “Documento sulla semplificazione delle procedure relativamente alle
autorizzazioni, certificazioni ed idoneità sanitarie” redatto dal nostro gruppo.
Il 17 gennaio 2007 è stato, così, presentato al Senato il disegno di legge n. 1249
“Disposizioni per la semplificazione degli adempimenti amministrativi connessi alla tutela
della salute”, che ha, sì, superato il voto del senato, il 12 dicembre 2007, ma è stato “colto”
dalla crisi di governo azzerando il lavoro fatto.
Questo disegno di legge, fra l’altro, non riprendeva in toto il provvedimento licenziato
dalla Conferenza delle regioni dato che estenuanti trattative con gli uffici romani avevano già
portato allo stralcio di alcuni importanti provvedimenti: quello relativo al “Certificato di
idoneità fisica per l’assunzione di apprendisti non a rischio” e quelli relativi all’”Isolamento di
animali per il controllo dell’infezione rabbica” e la “Sospensione della visita veterinaria prima
del carico dei suini domestici, da trasportare fuori comune”.
113
PIENO
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
In altri termini, a metà 2008, sono ancora i vigore norme che già nel 2005 avevamo
considerato inutili.
La fine ingloriosa di questo ennesimo tentativo mi riconferma nella convinzione che se la
sanità veneta vorrà togliersi di dosso un peso assurdo (per sé ma soprattutto per gli utenti)
dovrà tornare alla strada già percorsa con successo di abrogare con atto autonomo le procedure
inutili. SERVONO SCELTE AUTONOME DELLA NOSTRA REGIONE
LO
STATO ATTUALE
Il 3 e 4 Giugno, si è tenuto il terzo convegno nazionale di Castelbrando, a Cison di
Valmarino, dove assieme a tutti gli altri igienisti italiani abbiamo fatto ancora una volta il punto su
questa non entusiasmante situazione e sottolineato che, specie, in tempi di scarse risorse
destinate alla prevenzione, è senza logica che l’autorità legislativa mantenga in attive norme che
producono solo costi.
COSA
ELIMINARE
È continuata, in ogni caso, l’attività del comitato nazionale EBP che ha il compito di
individuare altre pratiche inutili da abolire.
I lavori, come prevedibile, procedono a rilento dato che non è chiaro, una volta individuate
le norme, come fare per abolirle.
Elenco di seguito la serie di normative che ho chiesto di sottoporre a verifica di efficacia:
- La normativa attuale di controllo tramite visite fiscali dei dipendenti in malattia;
- Il controllo medico periodico per lavoratori addetti ai videoterminali;
- I controlli sanitari per lavoratori precedentemente esposti ad amianto;
- L’attuazione di visita mediche di soggetti che intendono praticare attività motoria in
palestre o gruppi organizzati;
- L’affidamento alle ASL del controllo sui funghi epigei posti in vendita;
- La riduzione da 10 a 5 anni dell’intervallo di tempo di validità dei requisiti sanitari per
guidare un autoveicolo dopo i 50 anni di età. (NUOVE NORME DA VERIFICARE).
LA
RIPROVA
Nel corso dell’anno abbiamo effettuato un’ indagine campione sulla diffusione in Veneto di
un’altra pratica inutile: quella che richiede la presentazione di un certificato medico per
l’effettuazione di attività motorie da parte di palestre varie.
I risultati dell’indagine (che è inserita nel sito del dipartimento) evidenziano in maniera
chiara che le indicazioni regionali che non prevedono certificazioni sanitarie sono largamente
disattese.
La maggior parte degli operatori sportivi, nonostante due diverse disposizioni regionali
specifichino che si tratta di un certificato inutile, continua nella “vecchia” prassi di chiedere a
tutti il certificato medico per attività sportiva non agonistica infliggendo agli utenti una spesa
inutile e ingiustificata.
114
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
10 I L D IPARTIMENTO
DI
P REVENZIONE
E
10.1 SERVIZI/UFFICI
Il Dipartimento si articola in sei Servizi che operano nelle aree di sanità umana ed
animale, e in due Uffici dipendenti direttamente dalla Direzione del Dipartimento:
- Servizio Igiene e Sanità Pubblica (SISP);
- Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (SIAN);
- Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (SPISAL);
- Servizio di igiene della produzione, trasformazione, commercializzazione, conservazione e
trasporto degli alimenti di origine animale e dei loro derivati;
- Servizio igiene e sanità animale, igiene della produzione degli allevamenti e delle
produzioni zootecniche;
- Servizio Veterinario Multizonale (SVM);
- Ufficio di Coordinamento degli screening oncologici;
- Ufficio di Promozione della salute.
Fig. 10.1/1: organigramma del Dipartimento di Prevenzione
UFFICIO
UFFICIODI
DI PROMOZIONE
PROMOZIONE
DELLA
DELLASALUTE
SALUTE
Dipartimento
Dipartimento
di
di Prevenzione
Prevenzione
SERVIZIO
SERVIZIOIGIENE
IGIENE
ALIMENTI
ALIMENTIE
E
NUTRIZIONE
NUTRIZIONE
SERVIZIO
SERVIZIOIGIENE
IGIENEE
E
SANITA’
SANITA’ PUBBLICA
PUBBLICA
SISP
SISP
UFFICIO
UFFICIOIGIENE
IGIENE
EDILIZIA
EDILIZIAE
E
DELLE
DELLE
STRUTTURE
STRUTTURE
COLLETTIVE
COLLETTIVE
UFFICIO
UFFICIO
PROFILASSI
PROFILASSI
MALATTIE
MALATTIE
INFETTIVE
INFETTIVE
PERSONALE
DEL
UFFICIO
UFFICIODI
DI
COORDINAMENTO
COORDINAMENTODEGLI
DEGLI
SCREENING
SCREENINGONCOLOGICI
ONCOLOGICI
SE
RV. P
S ERV.
PREV
REVENZIONE
E NZIONE
IGIENE
ICURE ZZA
IGIE NEE
ES
SICURE
ZZA
AMBIE
NTI DI
ORO
AM BIENTI
DIL
LAV
AVORO
SPISAL
SPISAL
SIAN
SIAN
UFFICIO
UFFICIODI
DI
MEDICINA
MEDICINA
LEGALE
LEGALE
UNITÀ
UNITÀ
FUNZIONALE
FUNZIONALE
IGIENE
IGIENE
ALIMENTI
ALIMENTI
UNITÀ
UNITÀ
FUNZIONALE
FUNZIONALE
IGIENE
IGIENEDELLA
DELLA
NUTRIZIONE
NUTRIZIONE
UNITÀ
UNITÀ
OPERATIVA
OPERATIVADI
DI
VIGILANZA
VIGILANZA
SERVIZIO
SERVIZIOIGIENE
IGIENE
ALIMENTI
ALIMENTIDI
DI
ORIGINE
ORIGINE ANIMALE
ANIMALE
S.VET.
S.VET.
UNITÀ
UNITÀ
OPERATIVA
OPERATIVADI
DI
SORVEGLIANZA
SORVEGLIANZA
EPIDEMIOLOGICA
EPIDEMIOLOGICA
SERVIZIO
SERVIZIOIGIENE
IGIENE
E
ESANITA’
SANITA’
ANIMALE
ANIMALE
S.VET.
S.VET.
SERVIZIO
SERVIZIO
VETERINARIO
VETERINARIO
MULTIZONALE
MULTIZONALE
SVM
SVM
UNITÀ
UNITÀ
OPERATIVA
OPERATIVADI
DI
IGIENE
IGIENEDEL
DEL
LAVORO
LAVORO
DIPARTIMENTO
Albieri Marina, Allegri Davide, Barotti Patrizia, Benedetti Graziano, Bergamasco Rita, Bolcato Ivana, Braga
Carla, Broch Natalino, Burro Paola, Caloini Rosanna, Calovi Carla, Calvetti Maria Grazia, Comin Andrea, De Bortoli
Graziella, De Togni Flavio, De Vittor Gianluigi, Feltrin Ferdinanda, Gallo Ilaria, Garbin Natalino, Giacomini Lucia, Lecca
Valentina, Marani Giuseppe, Menegotti Luisa, Molon Marina, Pettenella Massimo, Poli Renato, Rigo Danilo, Segneghi
Massimo, Tacconi Monica, Veronese Pio Vinicio, Valsecchi Massimo, Zanella Silvana.
UFFICIO
DI
COORDINAMENTO
DEGLI
SCREENING ONCOLOGICI
(Istituito con delibera aziendale n.618 del 6.7.2005).
Compito di questo Ufficio è costituire un riferimento unico per gli aspetti organizzativi,
sia per gli utenti che le strutture dell’Ulss, sviluppare azioni coordinate di promozione ed
informazione alla popolazione, rappresentare un riferimento unico per i programmi di
collaborazione con i soggetti esterni e le associazioni.
La sede operativa è stata individuata nell’ospedale di Marzana.
PERSONALE:
Bellorio Daniele, Chioffi Maria Cristina, Cillari Cinzia, Costa Paolo
115
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
UFFICIO
DI
PROMOZIONE
Relazione Sanitaria anno 2007
DELLA SALUTE
A partire dal 2006 è stato aggregato al Dipartimento di Prevenzione l’Ufficio Promozione della Salute che negli anni
precedenti ha operato nello staff delle Direzione Generale. Questo nuovo inserimento, in analogia a quanto fatto in molti altri
Dipartimenti del Veneto, risponde alla necessità che ogni attività preventiva veda il cittadino sempre più protagonista e capace di
intervenire in modo informato sulla salute propria e collettiva. L’Ufficio Promozione della Salute ha rafforzato il suo ruolo di
risorsa di Staff per la Direzione del Dipartimento sia con la gestione diretta di progetti di promozione della salute di respiro
Locale, Regionale e Nazionale, sia con il supporto alla progettualità del Dipartimento di Prevenzione, dell’Azienda ULSS 20, e delle
istituzioni cittadine. È stata mantenuta e valorizzata come orientamento di fondo l’idea che la promozione di stili di vita sani non
appartiene ai soli servizi sanitari ma all’intera comunità, perché la prevenzione veda il cittadino sempre più protagonista e capace
di intervenire in modo informato sulla salute propria e collettiva, nel segno dei principi generali promossi dall’OMS in particolare
con la Carta di Ottawa del 1986 e con i pronunciamenti successivi fino alla Carta di Bangkok del 2005 Nel marzo 2006 è stato
approvato dall’Amministrazione comunale di Verona il Piano per la Salute, in collaborazione con l'ULSS 20 di Verona, l'Università
degli Studi di Verona, e le Acli provinciali, che intende promuovere una serie di azioni significative, indirizzate ad incrementare il
livello di salute e di benessere dei cittadini. L’obiettivo prioritario è quello di migliorare la consapevolezza di tutti sulle ricadute
che hanno sulla salute e sul benessere le scelte individuali e collettive partendo da alcune azioni che sono già in atto:piano per il
miglioramento della qualità dell'aria, promozione degli stili di vita sani, con particolare riferimento all'attività fisica e alla corretta
alimentazione, l'adozione di misure per aumentare la sicurezza stradale, domestica e nei luoghi di lavoro. Le attività dell’ Ufficio
riguardano determinanti di salute in buona parte già descritti nella presente relazione, e si sono articolate per progetti
PROGETTI
A LIVELLO LOCALE
Progetto Mac – Metropolitan Art Crew (Partner - Area Salute Adolescenziale)
Il MAC, un progetto di animazione territoriale rivolto alle ragazze e ai ragazzi dai 14 ai 18 anni si è svolto presso
l’Istituto d’Arte Nani di via S.Nazaro - Verona da giugno 2006 a giugno 2007, per promuovere la partecipazione sociale degli
adolescenti e l’educazione ad una cittadinanza attiva nel contesto del quartiere “Veronetta”. Sono stati attivati 5 stage
(teatro,danza,musica,web-radio, scenografia) con 125 iscritti; prodotti due spettacoli sperimentali e multimediali e pubblicati 2
DVD contenenti le riprese degli spettacoli; realizzata una festa finale il 1.10.06 con consegna degli attestati di partecipazione da
parte dell’Assessore. È stato attivato un laboratorio di web-radio che ha coinvolto 25 ragazzi e ragazze ed ha prodotto 8 puntate
radiofoniche di 20 minuti trasmesse da RadioVerona e disponibili sul sito web (www.mac-crew.com).
“Incidenti Stradali In Età Adolescenziale” (partner - Area Salute Adolescenziale)
Consulenza e coprogettazione di un intervento presso l’istituto professionale ENAIP su “incidenti stradali in età
adolescenziale”: incontro con il gruppo insegnanti, scelta accurata del materiale da utilizzare del taglio comunicativo da preferire
con i ragazzi.
Progetto Di Contrasto
Adolescenziale)
Al
Bullismo
“Blog/La
Barca
Nel
Bosco”
(partner – Area Salute
Consulenza e coprogettazione della riduzione teatrale del libro “Una barca nel bosco” di Mastracola in collaborazione
con l’Associazione Culturale Pediatri (ACP), la Fondazione AIDA ( Associazione Teatro Ragazzi di Verona) e L’Ufficio Scolastico
Provinciale di Verona (CSA). Dal testo è stata tratta la sceneggiatura di uno spettacolo teatrale chiamato “BLOG/ Una barca nel
bosco” destinato alla rappresentazione nelle Scuole Superiori per il contrasto al Bullismo. La prima azione teatrale si è svolta
presso l’Ist. MARCONI il 13.12.2007 alla presenza di 200 ragazzi/e, 10 insegnanti e 10 operatori sociali . I feedback dei ragazzi/
e dopo lo spettacolo sono stati molto positivi. Le repliche dello spettacolo sono continuate nei mesi successivi.
Progetto Via Pigafetta (Partner – Area Materno Infantile)
Il comune di Verona ha inaugurato il 12 aprile 2007 il Centro Polifunzionale in via Pigafetta ed ha attivato
progressivamente le varie attività che sono focalizzate in particolare all’implementazione del rapporto intergenerazionale
(bambini-anziani). L’Ufficio Promozione della Salute ha svolto un’attività di Consulenza e Co-progettazione riguardo specifiche
attività rivolte alle neomamme in vista della possibile formazione di un gruppo di autoaiuto sull’allattamento.
“Ospedale Amico dei Bambini – Dipartimento Materno Infantile Ospedale San Bonifacio –
(Progetto Aziendale - Area Salute Materno Infantile)
Consulenza e supporto alle attività di promozione dell’allattamento materno secondo gli standard internazionali della
Baby Friendly Hospital Initiative - OMS/UNICEF.
116
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
PROGETTI
A
Relazione Sanitaria anno 2007
LIVELLO REGIONALE
Progetto Regionale Educazione Sessuale (Capofila - Area Salute Adolescenziale)
È stata implementata la costruzione di un CD che andrà allegato ad un manuale per gli operatori dei Servizi come lavoro
di sintesi del pregresso Progetto Pilota Regionale “Ricerca di modelli nell’educazione alla sessualità in ambito scolastico ed
extrascolastico”. In collaborazione con Consultori Familiari è stata attivata una selezione dei materiali più innovativi ed attuali
emersi dal lavoro effettuato a livello regionale negli anni precedenti.
Progetto Genitoripiù – Livello Regionale (Capofila - Area Salute Materno Infantile)
Dopo avere ideato, promosso e concluso al 31.12.07 la Campagna GenitoriPiù nella Regione Veneto ed aver ricevuto
l’incarico dal Ministero della Salute di estenderla a livello nazionale, la Regione Veneto prosegue anche in qualità di Regione
aderente alla campagna Nazionale GenitoriPiù, sempre con il Coordinamento del Dipartimento di Prevenzione - Ufficio Promozione
della Salute nella promozione di sette azioni sinergiche per la salute nei primi anni di vita.
PERSONALE:
Brunelli Mara, Campara Paola, Feltrin Cristina, Speri Leonardo
SERVIZIO IGIENE
E
SANITÀ PUBBLICA (SISP)
Compito di questo Servizio è individuare e contrastare i fattori di rischio nell'ambito delle
malattie infettive, dell'igiene urbana, dell'organizzazione urbanistica degli abitati e degli stili di vita
pericolosi alla salute. Il Servizio si occupa, inoltre, dei problemi medico-legali relativi ai singoli
cittadini ed alle strutture sanitarie.
PERSONALE:
Beltrame Silvana, Bonomi Anna Lidia, Borasco Stefano, Canipari Annalisa, Corbellari Roberto, De Noni Lucia, Donati
Giuditta, Faccioli Daniele, Fasoli Mario, Fedele Federica, Ferrari Elisabetta, Innocenti Giuliano, Lauria Andrea, Liera
Chiara, Manservisi Silvana, Morgante Susanna, Napoletano Giuseppina, Nguyen Thi My Dung, Pernigo Antonella, Piccolo
Daniela, Poli Fabrizio, Sandrini Anna, Soardo Lorena, Stoppato Ugo, Tognon Lucrezia, Trevisan Laura, Vesentini
Antonella, Zanetti Luigi, Zivelonghi Giambattista
SERVIZIO IGIENE
DEGLI
ALIMENTI
E DELLA
NUTRIZIONE (SIAN)
Compito di questo Servizio provvedere al controllo sulla qualità e sicurezza degli alimenti, e
contrastare i fattori di rischio nutrizionale attraverso l'informazione e l'educazione sanitaria della
popolazione nel suo complesso, nonché attraverso la formazione rivolta a tutto il personale preposto
alla produzione e distribuzione di alimenti e bevande.
PERSONALE:
Cannas Luciano, Chioffi Linda, De Paoli Norma, Eridani Antonio, Ferreri Anna Maria, Guarda Pietro, Gudenzi Francesca,
Martinelli Donato, Milan Pietro, Montoli Monica, Pozzani Laura, Zambaldo Luigi
SERVIZIO PREVENZIONE IGIENE
E
SICUREZZA
NEGLI
AMBIENTI
DI
LAVORO (SPISAL)
Allo SPISAL sono attribuite le funzioni di controllo, vigilanza negli ambienti di lavoro, di
promozione della cultura della salute e della sicurezza con l’obiettivo di contribuire alla
prevenzione delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro.
PERSONALE:
Arcamone Patrizia, Benetti Diego, Bertani Remo, Bonfanti Massimo, Brunetti Loredana, De Togni Giovanni,
Ferro Bruno, Fiorini Cristina, Gallo Ilaria, Ghizzi Paolo, Gobbi Mario, Gomitolo Paolo, Lelli Maria, Marchiori
Luciano, Marcolongo Francesco, Mazzoccoli Pietro, Navolta Laura, Peruzzi Manuela, Reginato Giorgio, Rossi
Lorella, Rubele Paola, Todesco Sonia, Zedde Antonio.
117
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
SERVIZIO
Relazione Sanitaria anno 2007
DI IGIENE DELLA PRODUZIONE, TRASFORMAZIONE, COMMERCIALIZZAZIONE, CONSERVAZIONE E TRASPORTO
DEGLI ALIMENTI DI ORIGINE ANIMALE E DEI LORO DERIVATI
L'attività del Servizio si espleta nella prevenzione, controlli ed indagini epidemiologiche
delle malattie infettive degli animali da reddito e da affezione, in particolar modo rivolte alle
malattie emergenti trasmissibili all'uomo (zoonosi); controllo delle filiere produttive (mangimi,
farmaci, contaminanti); benessere animale ed igiene degli allevamenti da reddito.
PERSONALE
Avanzini Eugenio, Barbisio Paola, Brenzoni Claudio, Busti Renzo, Cavazza Sergio, Dal Forno Arrigo, Derna
Camillo, Lavagnoli Sonia, Micheloni Anselmo, Milia Francesco, Murari Riccardo, Nonis Stefano, Passarini
Gastone, Poggiani Roberto, Rinaldi Aurelio, Ronconi Franco, Seghetto Silvio Silvano, Speri Marina, Strazzabosco
Renzo, Tessari Emilio.
SERVIZIO
IGIENE
E
SANITÀ
ANIMALE,
IGIENE
DELLA
PRODUZIONE
DEGLI
ALLEVAMENTI
E
DELLE
PRODUZIONI
ZOOTECNICHE
L'attività viene espletata mediante l'ispezione, vigilanza e controllo degli alimenti di
origine animale e dei suoi derivati nelle fasi di macellazione, conservazione, trasformazione,
lavorazione, deposito, trasporto e vendita, in particolar modo rivolte al costante e continuo
miglioramento delle condizioni di sicurezza alimentare.
PERSONALE:
Baetta Cesare, Benini Nicola, Bonazzi Michela, Cestaro Fabrizio, Comencini Flavio, Facchetti Mario, Guerra
Giovanni, Mari Luca, Mattone di Benevello Giuseppe, Mazzi Maurizio, Olivi Fiorella, Passarini Gastone, Poli
Renato, Ruggeri Claudio, Saccardo Gianluca, Toffali Paolo, Vantini Enzo, Zordan Myriam.
SERVIZIO VETERINARIO MULTIZONALE (SVM)
Vengono eseguiti i controlli sui lavori appaltati alle Ditte di sanificazione sulle aree
pubbliche. Si effettuano interventi di raccolta e smaltimento delle carcasse di cani e gatti,
disinfezione, disinfestazione, derattizzazione di interesse privato, applicando il Tariffario Unico
Regionale in vigore. Vengono monitorati i focolai di zanzare e lo stato sanitario dell'avifauna di
città. Si eseguono interventi di igiene urbana veterinaria ed il rilascio dei tesserini per
l'alimentazione dei gatti liberi. Il personale è attrezzato e formato per garantire il pronto
intervento di sanificazione in caso di emergenze.
PERSONALE:
Baldazzi Claudia, Bertoni Roberto, Bonomi Giuseppe, Brancaleoni Dario, Caliari Giancarlo, Danzi Walter, Faedo
Giovanni, Ferrarini Francesco, Furnari Carmelo, Imperatore Ronaldo, Pagan dè Paganis Andrea, Panato Claudio,
Sbardellati Flavio, Tosi Alessandra.
118
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
IL
SITO
WEB
DEL
DIPARTIMENTO
DI
Relazione Sanitaria anno 2007
PREVENZIONE
Il portale web del Dipartimento di Prevenzione, con una nuova veste grafica, si trova
all’indirizzo http://prevenzione.ulss20.verona.it. Dal sito è possibile scaricare la modulistica e le
informazioni inerenti l’attività dipartimentale. Anche nel 2007 è stato riscontrato un aumento
degli accessi rispetto all’anno precedente (+41%). Si sono avuti 129.897 visitatori con un totale di
391.541 pagine visualizzate. Le sezioni più viste sono state le pagine dei cani in adozione, lo
Spisal, la modulistica e la Medicina Legale.
PORTALE WEB
LA HOME PAGE DEL SITO DEL DIPARTIMENTO DI
PREVENZIONE
I VISITATORI SONO PREVALENTEMENTE DEL NORD
ITALIA. LE PRIME SETTE CITTÀ DI PROVENIENZA
SONO NELL’ORDINE: MILANO, VERONA, PADOVA,
ROMA, NAPOLI, TORINO, BOLOGNA.
NELLE IMMAGINI IN BASSO SONO RAPPRESENTATI
I PRINCIPALI PUNTI DI ACCESSO E LE SORGENTI
DI TRAFFICO
Graf. 10.1/1: accessi al sito del Dipartimento di Prevenzione
36.715
34.746
30.892
27.454
26.049
19.344
15.358
13.785
15.877
10.078 10.437
1.260
1 trim.
'05
2 trim.
'05
3 trim.
'05
4 trim.
'05
1 trim.
'06
2 trim.
'06
119
3 trim.
'06
4 trim.
'06
1 trim.
'07
2 trim.
'07
3 trim.
'07
4 trim.
'07
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
10.2 COSTI
Relazione Sanitaria anno 2007
(Dati ex Servizio Controllo di Gestione - 3/2007)
SPESE 2005
SPESE 2006
SPESE 2007
PERSONALE DIPENDENTE
2007
Ufficio Amministrativo Unico
Ufficio screening oncologici
1.244.701,09
1.502.996,00
1.398.420,00
34,46
Servizio Igiene e Sanità Pubblica
4.165.656,10
4.925.998,00
4.324.729,00
28,53
780.386,14
823.046,00
683.367,00
11,78
1.378.830,32
1.443.984,00
1.383.235,00
19,79
3.244,72
136,00
430,00
-
Servizio Sanità Animale ed Igiene degli
Allevamenti
1.965.889,12
2.252.954,00
1.991.921,00
16,67
Servizio Controllo Igiene Alimenti di
Origine Animale
1.920.122,59
2.076.644,00
1.864.370,00
19,34
Servizio Veterinario Multizonale
942.368,43
1.074.118,00
935.718,00
14,54
-
173.342,00
233.553,00
3,28
Totale costi diretti Dipartimento di
Prevenzione
12.401.198
14.273.218,00
12.815.743,00
148,39
Totale costo della produzione A.ULSS 20
748.119.973
743.933.075,00
806.646.160,44
1,82%
1,67%
1,59%
Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione
Servizio Prevenzione e Sicurezza
Ambienti di Lavoro
Servizio Veterinario Ufficio
Coordinamento
Ufficio promozione salute
Incidenza del Dipartimento di
Prevenzione sul totale dei costi Ulss 20
Graf. 10.2/1: incidenza dei costi del Dipartimento di Prevenzione sul totale dell’Ulss 20 - anno 2007
1,59%
98,41%
120
Dipartimento di Prevenzione - Ulss 20 di Verona
Relazione Sanitaria anno 2007
Graf. 10.2/2: media presenze del personale dipendente
170
165,29
165
157,57
160
159,77
155
153,17
150
149,35
146,87
145
149,24
148,39
146,48
145,49
140
135
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
L’incremento di personale evidenziato dal grafico, nel 2006, è in realtà frutto
dell’accorpamento nel Dipartimento di un nuovo Ufficio (Educazione alla salute). La dotazione di
personale è di fatto in costante diminuzione dato che i decessi e i pensionamenti non vengono
sostituiti.
Ne consegue un progressivo aumento dell’età del personale. Riporto ad esempio la
distribuzione in età del personale medico del Dipartimento di Prevenzione dalla quale si evince
come sia del tutto assente la fascia di laureati con età inferiore ai 43 anni.
Graf. 10.2/3: Età dei Medici dipendenti c/o il Dipartimento di Prevenzione ULSS 20 al 31.12.2007
3,5
3
3
2,5
2
2
2
2
2
1,5
1
1
1
1
1
1
0,5
0
40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59
121