Cultura Immagini di città

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Cultura Immagini di città
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Corriere della Sera Sabato 26 Gennaio 2013
MI
Cultura
&Tempo libero
Pussy Riot via Skype
Il tuffo dei coraggiosi
alla Libreria delle Donne
nel Naviglio Grande
Rock, diritti civili, politica e libertà sono gli
ingredienti dell’incontro in programma
questo pomeriggio alla Libreria delle Donne
(via Pietro Calvi 29, ore 18, ingresso libero).
Partendo dal libro «Una preghiera punk per
la libertà» (Il Saggiatore), Laura Colombo e
Sara Gandini rievocano la battaglia delle
Pussy Riot (foto) contro il regime di Vladimir
Putin. In collegamento via Skype, la Pussy
Katja Samusievic’.
Torna anche quest’anno il Cimento
invernale, la nuotata amatoriale nelle acque
del Naviglio Grande. Domani il rito
meneghino, nato nel lontano 1895,
coinvolgerà 108 ardimentosi, tra cui 13
donne. In programma anche la 1a Fiera del
Cimento, mercatino di artigianato (dalle ore
9). Aprirà la sfida agonistica il «Trofeo di
ghiaccio» tra le storiche Canottieri Olona e
Canottieri Milano. (m. lott.)
Album I cittadini hanno
suggerito a cinque grandi
fotografi i luoghi da
ritrarre: sono nate così le
«Cartoline da Milano» che
troverete domani con il
«Corriere» e «La Lettura»
Set cinematografico Alex Majoli cattura
in bianco e nero uno scorcio atipico di
via Ripamonti, con persone e cavalli
Ieri e oggi Sopra, Stefano De Luigi:
l’uscita della metropolitana della
stazione di Porta Garibaldi. A destra,
Franco Pagetti: una vecchia
trattoria-bar che ha resistito alla
speculazione edilizia degli anni 70 in via
delle Forze Armate
Silenzio Sopra, Luca Campigotto ritrae la
Galleria. In basso, Alessandro Scotti: studenti
sui gradini dell’ISU in zona Città Studi
Immagini di città
di LORENZO VIGANÒ
C
hiudete gli occhi e pensate alle fotografie di Milano. Quali vi vengono in
mente? Quelle di Alfa Castaldi,
di Gianni Berengo Gardin, di Gabriele Basilico; di una città rimasta agli anni Settanta, alle manifestazioni studentesche, alle fabbriche, alla strage di piazza Fontana. Una città in bianco e nero.
Perché nonostante in questi ultimi decenni Milano si sia sensibilmente trasformata, non c’è
un libro — a colori — né una
mostra che abbiano testimoniato questo cambiamento, politico e architettonico. Una galleria
di immagini che oltre a ricordare tale cambiamento per primo
a chi la abita, lasci un segno per
Conferme
«Piazza del Duomo il
posto più democratico,
segnalato soprattutto
dagli stranieri»
il futuro. Nasce da qui, da questa consapevolezza-esigenza, il
progetto «Cartoline da Milano»,
due supplementi in edicola gratuitamente con il «Corriere della
Sera» e «La Lettura» — il primo
domani, il secondo domenica 3
febbraio — che illustrano la Milano di oggi attraverso cinque
racconti fotografici d’autore.
«Quando abbiamo scoperto
che l’archivio fotografico del Comune era fermo al 1901 ci siamo resi conto che avremmo dovuto fare qualcosa», spiega Camilla Invernizzi, titolare dell’omonima agenzia che ha ideato il progetto con Art for Business e il Comune. «Dovevamo
costruire una memoria, per noi
e per le generazioni di domani.
Ma anziché decidere autonomamente la struttura del lavoro e
Una «galleria» che ricorda il mutare
di una metropoli viva e incompresa
commissionarlo secondo le nostre esigenze ai fotografi che ritenevamo più indicati, abbiamo
voluto chiedere direttamente ai
cittadini quali erano le vie, le
piazze, le strade, gli scorci di Milano che amano di più e in cui
vivono quotidianamente». Così,
a copertura delle zone della città, dalla zona uno alla nove, sono state intervistate oltre 500
persone (ciascuna archiviata
con foto e cartolina di risposta
in mano), le cui indicazioni sono poi servite da guida ai fotografi una volta scelta la loro zona preferita.
«Ne è uscito un spaccato reale e tangibile del rapporto tra la
metropoli e chi la abita», continua Invernizzi. «Con alcune curiosità. Come il fatto che piazza
del Duomo risulta essere il posto più democratico della città,
segnalato soprattutto dagli stranieri che ovunque abitino vanno lì per incontrare gli amici; e
il diverso atteggiamento dei milanesi, legati soprattutto ai luoghi dell’infanzia o, ma solo idealmente, agli angoli più caratteristici di Milano come il vicolo dei
lavandai (dove poi ammettono,
però, di non andare mai)».
«Non solo: dalle interviste è
emerso anche un nuovo, inaspettato orgoglio per una città
considerata per luogo comune
brutta e trascurata», aggiunge
Valeria Cantoni, presidente di
Art for Business. «Un orgoglio
profondo per una metropoli difficile, complessa e ricca di contraddizioni, proprio quelle contraddizioni che i milanesi dimostrano di amare». Soprattutto è
stato smentito lo stereotipo del
milanese centripeto, perché il
luogo del cuore non ha nulla a
che vedere con le vetrine, ma è
legato alle possibilità di aggregazione (la piazza, i parchi, i locali), o alle stagioni. «Al contrario
dell’immagine del milanese
chiuso e diffidente, abbiamo
sempre incontrato persone disponibili, felici di esprimere le
loro idee sulla città», continua
Valeria Cantoni, «di guardarla,
anziché limitarsi a usarla, a viverla di corsa, a fuggirla nel
week end».
Cinque i fotografi di «Cartoline da Milano», «scelti», spiega
Giovanna Calvenzi, photo editor che ha seguito il progetto,
«per avere una rappresentanza
delle diverse tendenze della foto-
Obiettivi
grafia contemporanea»: Luca
Campigotto, abituato a lavorare
sul paesaggio urbano; Stefano
De Luigi, fotogiornalista, legato
a lunghi progetti; Alessandro
Scotti, convertitosi recentemente alla rilettura dello spazio urbano, Alex Majoli, presidente di
Magnum, fotogiornalista dal
bianco e nero inteso, e Franco
Pagetti, fotogiornalista di grandi eventi. I primi tre compaiono
nel primo fascicolo, gli ultimi
due (più Luca Campigotto) nel
secondo.
Ma che tipo di Milano esce
dalle loro foto? «Quella di Campigotto», continua Giovanna
Calvenzi, «che ha ritratto il centro storico di notte
e in agosto, è una
Milano enfatica, eppure commovente; è
la Milano del cuore,
che trasmette un silenzio e una magnificenza che nella vita
quotidiana non si notano e che soltanto la
notte permette di percepire. Quella di Majoli, che ha girato con assistenti e luci, lavorando con cavalletto e grande formato, è un set cinematografico su cui accadono microeventi che
la trasformano in una scenografia involontaria. La Milano
di Pagetti, invece, è la Milano
della gente che lavora e si ritrova, che prende i mezzi, che la vive, mentre quella di De Luigi cerca un dialogo tra gli spazi e il
verde, una relazione con la natura e il tempo. Infine, la Milano
di Scotti è una città che crea un
dialogo tra la monumentalità, la
spazialità e la gente che ne fruisce».
Per tutti, una città difficile da
ritrarre. Una città che non si lascia fotografare, che scappa via,
che è viva poche ore al giorno e
sempre attraversata soltanto da
persone in movimento. «Cartoline da Milano» diventa allora
un’occasione per fermarsi a
guardarla, per riflettere sulla
sua forma e la sua anima. In una
parola per (ri)scoprirla.
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Si chiama «Cartoline da
Milano» il supplemento
gratuito in edicola
domani con il «Corriere
della Sera e «La Lettura»
— il secondo numero,
domenica 3 febbraio —
che propone cinque
racconti per immagini
della Milano di oggi
realizzati da altrettanti
grandi fotografi: Luca
Campigotto, Stefano De
Luigi, Alessandro Scotti,
Alex Majoli e Franco
Pagetti (i primi tre nel
supplemento di domani,
gli ultimi due, più ancora
Campigotto, nel
secondo). «Cartoline da
Milano» è un documento
visivo sulla
trasformazione della città
realizzato seguendo le
indicazioni dei suoi
abitanti che, attraverso
oltre 500 interviste
realizzate in tutta la
metropoli, hanno indicato
le vie, le strade e gli
scorci da loro più amati.
Ma è anche un’indagine
sul rapporto
contemporaneo dei
milanesi con la città: un
rapporto profondo e
tormentato, in continua
evoluzione