9. Il giovane Hermann 1955 - 1956
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9. Il giovane Hermann 1955 - 1956
9. Il giovane Hermann 1955 - 1956 scheda “In duecento anni la nostra Schabbach non è cambiata quanto è cambiata nei dieci anni successivi alla guerra” commenta Glasisch all’inizio dell’episodio. Siamo all’epoca del boom economico: “il vero miracolo lo ha fatto Anton, nel giro di quattro anni ha davvero costruito una fabbrica. Suo padre Paul lo ha aiutato con i dollari”. Ci accorgiamo solo ora di quanto “l’americano” abbia effettivamente segnato l’Heimat che in seguito all’arrivo del capitale si è progressivamente deteriorata. Quel che non era riuscito a fare il nazismo lo ha fatto il boom economico. La squallida festa organizzata da Anton è del tutto equivalente a quella che aveva celebrato il ritorno di Paul a Schabbach. Con la stessa volgarità Anton magnifica il proprio successo economico, proponendosi come modello da imitare: “La vita cambia nell’Hunsruck come nel resto della Germania” dirà agli ospiti della sua festa. Anche i Wiegand si adeguano ai nuovi tempi riciclandosi nell’unione cristiano-democratica e mettendosi a fare esperimenti per l’industria chimica. Loro stanno sempre dalla parte giusta come sottolinea Anton furioso perché suo zio “appesta l’aria dell’Hunsruck”. “Forse si può fare qualcosa con il denaro pubblico” risponde Wilfried alle sue richieste di risarcimento. Chi non riesce a raggiungere il successo è invece Ernst. Privilegiando la sua passione per il volo rispetto al senso degli affari, sarà capace di fallire in tempi di boom economico. In questo episodio le diversità fra i due fratelli si accentueranno fino a raggiungere i toni di un vero e proprio scontro. Significativa a questo proposito la scena della richiesta di aiuto economico da parte di Ernst: Anton non lo ascolta nemmeno, intento com’è ad ammirare il suo apparecchio ottico, mentre Ernst appoggia i suoi bilanci sopra il “monumento alle scarpe” orgoglio di Anton. “Tu sei un avventuriero, e resterai un avventuriero” gli dice Anton rifiutandosi di concedergli il prestito. Mentre Anton si ergerà a baluardo della tradizione scagliandosi decisamente contro la relazione tra Hermann e Klara, Ernst capirà i sentimenti del fratello minore arrivando perfino a portargli di nascosto le lettere dell’amante. Il giovane Hermann, che per volere della madre è il primo della famiglia a studiare, si appassiona alla musica e alla letteratura e sulla spinta dell’entusiasmo giovanile rifiuta il generale processo di imborghesimento che investe l’Hunsruck. Egli si rivolta contro i “borghesi di merda” e contro la famiglia che lo vuole ingegnere ignorando le sue vere passioni. Nel suo idealismo, Hermann oppone a tutto ciò un netto rifiuto: “fabbrica” è la parola che vorrebbe annientare. Il conflitto tra i nuovi valori sociali che si affermano negli anni del boom economico e la tensione verso la conoscenza e l’arte è ben rappresentato dall’antagonismo tra le due donne dell’adolescenza di Hermann. Egli prende posizione sin dall’inizio commentando le disavventure familiari di Ernst: “al diavolo tutte le famiglie” dice imbracciando la sua chitarra. Maria teme di perdere i contatti con Hermann ora che gli interessi del ragazzo si concentrano su argomenti con cui lei non ha familiarità e la sua reazione è quella di opprimerlo con le sue attenzioni: “Da quella volta che ha fatto tardi lo devo svegliare io la mattina” dice a Lotti chiedendogli di lasciarlo in pace. Dal canto suo Hermann la umilia con il proprio sapere: “Noi adesso studiamo la trigonometria e tu non sai neanche cos’è”. Se la saggia Katharina continuava anche nella vecchiaia ad essere un punto di riferimento per la sua capacità di comprendere l’essenza dei tempi nuovi (del tutto simili a quelli vecchi), Maria non può vantare la stessa apertura mentale (ora che i tempi sono davvero mutati) e non capisce la sincerità dell’amore tra Klara e il “suo bambino”. Klara si presenta, quindi, come rivale materna, tanto più in quanto donna matura. “Se tua madre si accorge di qualcosa mi ammazza” continuerà a ripetere a Hermann. La contrapposizione è netta ed è perfettamente messa in scena con il confronto tra la sequenza in cui Hermann viene introdotto al sesso, resa pura dall’adozione del bianco e nero in un episodio prevalentemente a colori e quella immediatamente successiva (tutta giocata per contrasto) che mostra, dopo un’inquadratura di raccordo, un’inquietante soggettiva di Hermann e in seguito il primo piano a colori di Maria che con fare inquisitorio interroga il figlio: “Cosa hai fatto ieri sera?”. Il giovane, che poche ore prima si è mostrato nudo all’amante, si mostra nudo anche alla propria madre che, visibilmente turbata, intuisce l’avvenuto mutamento: “Non ti riconosco più”, gli dice. Il rapporto tra Hermann e Klara è destinato a finire tragicamente, ce lo dice la bellissima inquadratura che chiude il loro duetto in soffitta: costruita tenendo il manico della chitarra in primo piano e la donna sullo sfondo, essa esprime una precisa scala di valori. Anche Klara se ne lamenta: “C’è un punto dove non ci arrivo con la voce. Mi avevi detto che questa canzone l’avevi scritta per me. E allora perché ci hai messo quelle note così alte?”. La risposta di Hermann è un po’ crudele: “È vero, all’inizio volevo scriverla per te, ma poi la composizione si è resa indipendente”. La lettera di Klara intercettata da Maria risuona su una desolante panoramica della cucina, un tempo piena di gente, ora svuotata. Quella panoramica è l’inquadratura con cui Reitz prende congedo dalla propria Heimat e dalla propria madre. Hermann andrà all’appuntamento di capodanno guidando la macchina di Anton. Qualche sequenza prima, l’uso dell’automobile “senza patente” gli era stato espressamente vietato. Dichiarando di volere e di potere fare a meno della patente di Anton, Hermann compie il suo primo esplicito gesto di ribellione: è diventato un adulto. Terminato il liceo, ci dice un cartello finale, Hermann lascerà Schabbach per studiare musica nelle principali capitali europee e diventare compositore.