8. L`americano 1945 - 1947

Transcript

8. L`americano 1945 - 1947
8. L’americano
1945 - 1947
il personaggio
Ernst
In un posto qualunque della Francia
Un gendarme presso una chiesa chiede delle informazioni, una giovane suora si preoccupa e guarda
verso il campanile, il gendarme si allontana.
Dentro il campanile si trova Ernst ferito che ha una visione:
Heil Hitler Ernst, io sono la nostalgia. Ti ricordi del vecchio cimitero tra Rhaunen e Schabbach dove
vicino alla strada c’è “la croce dei fantasmi”? Di notte tu cercavi sempre di passarci davanti molto in
fretta e ti mettevi a fischiare, mentre fra i cespugli si innalzavano i fuochi fatui. Tuo fratello Anton che
non ha mai voluto volare e che è attaccato alla terra non si è mai spaventato come te.
Tu sentivi sempre i brividi dietro la schiena. Io ti sono stato vicino quando hai aperto il tettuccio del tuo
Messerschmitt e ti sei buttato nel vuoto. Era buio fuori e tu sprofondavi nella notte con il tuo paracadute
e sentivi avvicinarsi una terra ignota e ostile e non potevi sapere se finivi in un bosco, in qualche
burrone o in un lago. Ti sei immaginato tutto ciò di cui un pilota può avere paura, tutto ciò contro cui ti
potevi schiantare, ma non potevi fare nulla. Ti sono stato vicino quando la cinghia del tuo paracadute si
rompeva e lentamente tu scivolavi giù. Poi ti sei trovato appeso a un albero, infreddolito e semi svenuto,
immerso in un odore di sangue e di resina. La resina di un albero francese al quale eri rimasto appeso.
Per sei settimane sei rimasto nascosto. Ernst nessun Dio in Francia potrà mai restituire la vita al tuo
fuhrer.
13 maggio 1946, un lunedì
Lo stesso giorno del ritorno di Paul in casa Simon si presenta anche Klara mandata a Schabbach da
Ernst
Maria – Mio figlio Ernst l’ha mandata qui?
Katharina spiega a Paul che il “piccolo” Ernst è vivo, questi le risponde: Allora anche Ernst ha fatto la
guerra. Non mi era mai venuto in mente che i ragazzi fossero andati in guerra.
Klara – Ernst vi manda a dire che prima deve andare a ritirare i suoi documenti ad Amburgo e che poi
deve fare una commissione importante su nello Schleswig-Holstein, ma dopo viene qui. Mi ha detto di
non preoccuparmi e che da voi sarei stata al sicuro.
Maria – Vediamo quello che si può fare. È proprio tipico del nostro Ernst.
In camera Klara racconta a Lotti e Martha il modo in cui ha conosciuto Ernst:
Doveva servirgli ad Amburgo per riavere i suoi documenti per questo aveva così tanto caffè.
Poi di colpo nel treno si è fatto buio e io l’ho sentito che raccontava delle sue battaglie aeree. Di come
era stato abbattuto e di come se l’era cavata in Francia. Mi sono venuti i brividi nella schiena.
Mentre Klara mostra le sue foto alle ragazze entra Maria che chiede ancora notizie di Ernst, Klara le
mostra alcune foto di uomini che fanno mercato nero, ma sostiene che Ernst vi era andato solo per
comprarle delle calze di seta.
Maria – E ora dove sarà il nostro Ernst?
Klara – Non lo so. Mi ha detto solo di aspettarlo qui.
“Questo è tipico di Ernst è sempre lo stesso” ripete ancora Maria.
Nei pressi di Schabbach si ferma un auto, ne scendono Ernst e la sua compagna Frigga per alimentare
il bruciatore.
Frigga – Perché non andiamo a trovare i tuoi?
Ernst – Vedi loro non capirebbero se io tornassi dopo tanto tempo e poi sparissi di nuovo la mattina
dopo.
“Hai forse una donna che ti aspetta?” chiede Frigga.
“Non credo proprio.” risponde Ernst riferendosi forse alla possibilità che Klara si sia realmente recata
a Schabbach ad aspettarlo.
Dopo di che Ernst dà un’ultima occhiata al villaggio prima di risalire in auto e ripartire.
Qualche tempo dopo vediamo Ernst recarsi in una falegnameria dove incontra il suo vecchio
comandante.
Ernst – Le comunico il rientro della mia missione di guerra e la perdita totale del veicolo. Le consegno
la chiave di accensione e il libro di bordo.
Comandante – Senta Simon la guerra è finita che cosa ci fai qui? La smetta con queste stupidaggini.
Ernst – Per me la guerra è finita solo quando le ho comunicato il mio rientro.
In seguito:
Ernst – È da un anno e mezzo che vado girando, dalla Francia a qui. E ho capito che in giro c’è tutto
quello che si può desiderare solo che non è la dove serve. Ma questo non è che un problema di trasporti.
Io voglio tornare a volare.
Comandante – Il cielo non ci appartiene più.
Ernst – Ma noi non possiamo rimanere a strisciare per terra.
Comandante – Io sono stato un soldato e per questo ora mi trovo qua a fare l’apprendista. Almeno per i
prossimi cento anni noi tedeschi non potremo più volare.
Una sera a Wiesbaden Ernst e Frigga assistono ad uno spettacolo in un locale notturno:
Ernst – Frigga non guardare da quella parte là dove ci sono quei due al bar. Quello a destra è un mio zio.
Quell’altro non so chi sia (si tratta di suo padre, Eduard e Paul infatti si trovano anch’essi a
Wiesbaden).
Ernst mostra a Frigga un cofanetto pieno di diamanti – Questo è il mio tesoro nascosto. Per mettere
insieme tutto questo c’è voluto un anno e mezzo di lavoro. Questo è il mio tesoro per i tempi di pace.
Quando avrò un bel gruzzolo mi comprerò un aeroplano e volerò via.
Frigga – Certo che sei strano ora tutti vogliono stare in campagna invece tu no.
I due escono e al bancone Ernst e Paul incrociano i loro sguardi senza riconoscersi.