«Disoccupazione cifre allarmanti»
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«Disoccupazione cifre allarmanti»
X I NORDBARESE 1° MAGGIO L’APPELLO DELLA CGIL Mercoledì 1 maggio 2013 MISURE ANTICRISI Il «sì» alla Cgil da Giovanni Alfarano, Cosimo Cannito, Pasquale Cascella, Patrizia Corvasce e Michele Rizzi «Disoccupazione cifre allarmanti» Barletta, intanto c’è una strana impennata di disabili guerra, di lavoro, di servizio e vittime del dovere e del terrorismo. A questo totale vanno, inoltre, inclusi gli inoccupati assoluti, che sono 1.568 (1.483 = + 5,42), di cui maschi 639 (617 = + 3,44%) e femmine 929 (866 = + 6,78%). l BARLETTA. Cinque dei sei candidati sindaci hanno aderito alla proposta della Camera del Lavoro-Cgil di avviare un confronto sulla «proposta di un piano anticrisi per Barletta». Hanno aderito Giovanni Alfarano, Cosimo Cannito, Pasquale Cascella, Patrizia Corvasce e Michele Rizzi, non ancora Giuseppe Tupputi. LA PROPOSTA DELLA CGIL -«Con l'avvio della petizione cittadina a sostegno della “Proposta di piano anti-crisi per Barletta" - è il segretario Cgil Franco Corcella che precisa - e la sottoscrizione della stessa da parte dei candidati sindaci, la Cgil ritiene di sottoporla ad una discussione più ampia nel corso di un pubblico dibattito durante il quale tutti i candidati in campo potranno confrontarsi ed esprimere più compiutamente le proprie posizioni in materia di lavoro, interventi sociali emergenziali e programmatici nonché di sviluppo del nostro territorio a partire proprio dai contenuti della detta proposta, pur nella consapevolezza delle specifiche attribuzioni legislative assegnate all’ente locale». «Alle forze politiche in campo ed ai loro candidati sindaci, - prosegue Corcella - la Cgil ritiene di offrire, in tal modo, una opportunità di discussione seria, civile, propositiva e lungimirante su questioni impellenti, concrete e di interesse generale, sottoscrivendo in tempo reale, al termine del confronto con la cittadinanza e con la Camera Comunale del Lavoro, una dichiarazione di impegno politico/amministrativo di attuazione del detto piano anti-crisi e che risulti essere vincolante per le linee programmatiche di mandato del futuro sindaco che lo porrà tra le primissime priorità dell’ azione ammi- nistrativa prossima del medesimo e dell’intero nuovo Consiglio Comunale. Pertanto, i destinatari della presente sono invitati a partecipare al detto confronto pubblico il giorno 15 maggio, alle 18, nella sala consiliare di corso Vittorio Emanuele». I DATI ALLARMANTI -Questi i dati generali sulla disoccupazione a Barletta resi noti dalla Cgil. Gli iscritti al Centro territoriale per l’impiego (al 31 dicembre 2012, rapportati a quelli al 16 luglio 2012) totale: 15.939 (14.253 = +10,57%), di cui maschi 7.905 (6.999 = +11,46%), femmine 8.034 (7.254 = +9,70%); per fasce di età: <25 anni di età: 2.233 (1.841 = + 17,55%), e >25 anni di età: 13.706 (12.412 = + 9,44%). Nei 15.939 disoccupati totali, sono compresi 1.840 (1.142 = +37,93%) iscritti ai sensi della Legge 12 marzo 1999, n. 68 riferita alle "Norme per il diritto al lavoro dei disabili" , di cui maschi 1.065 (671 = +37%) e femmine 775 (471 = +39,22%) ai quali si aggiungono altri 309 tra vedove e orfani di IMPENNATA DI DISABILITÀ «Altro dato “curioso” è rappresentato dal vertiginoso incremento degli iscritti come disabili - aggiunge Corcella - Non si spiega quel + 37,93%, passando dai 1.142 ai 1.840 in soli sei mesi, senza contare gli altri 309 inseriti a vario altro titolo, che porterebbero il totale degli iscritti a 2.149! Sembrerebbe che a Barletta, d’improvviso, ci sia stata una impennata di disabilità di ogni tipo (invalidi civili, di guerra, del lavoro, per servizio, ciechi e sordomuti, vedove…)¸ quale espressione di un disagio sociale più generale e totalizzante che produce effetti deleteri sulla qualità della vita quotidiana e, in qualche modo la “disabilita”! Oppure un volersi rifugiare verso altre “soluzioni” che – in qualche misura – “ammortizzano” il disagio sociale e consentono di sopravvivere il più dignitosamente possibile! (Ma questo richiederebbe un approfondimento di altro genere!). Il problema è che di assunzioni non se ne parla né per i molto abili, né per i poco abili, e si continua – invece – ad assistere a continue emorragie di occupati, con l’invasione di manovalanza e manodopera “a nero” a basso costo resa da cassintegrati, mobilitati, disoccupati e/o inoccupati vari – veri o presunti tali - in opifici di ogni dimensione e tipologia produttiva, col solo risultato di “smontare” quel poco di lavoro “regolare” che è rimasto nel tessuto industriale e mettere le premesse di un futuro senza speranza né prospettiva». MIRAGGIO LAVORO La Cgil chiede impegni precisi ai candidati sindaci BARLETTA IL SEGRETARIO GENERALE PROVINCIALE DELLA FILCAMS-CGIL, GIOVANNI D’ALÒ «Ristabiliti dopo due anni i diritti sindacali» l BARLETTA. «Ristabiliti i diritti sindacali alla Vegapol Istituto di Vigilanza di Canosa», lo segnala Giovanni D’Alò, segretario generale della Filcams Cgil Provinciale che prosegue «finalmente dopo quasi due anni è giunta al termine l’annosa vicenda che vedeva in contrapposizione la Filcams Cgil di Barletta, Andria, Trani, rappresentata da Giovanni Dalò in qualità di segretario generale, assistita dallo Studio Carpagnano, e la Direzione della Società di Vigilanza Vegapol S.r.l. con sede in Canosa che conta alle sue dipendenze oltre sessanta lavoratori». Il segretario provinciale fa riferimento alla vertenza con un istituto di vigilanza IL GIUDIZIO -«La Vegapol nel lontano dicembre 2011 - è sempre D’Alò che precisa - decideva, in modo del tutto autonomo e senza nessun confronto preventivo, di non concedere alcuni giorni di permesso sindacale arrogandosi il diritto di riproporzionare il monte ore dei permessi sindacali spettanti in barba alle leggi e alle normative di miglior favore stabilite dai contatti nazionali di lavoro». «Con questo comportamento - prosegue D’Alò - la Società ha leso l’operatività e la libertà sindacale e pertanto la Filcams Bat ha presentato ricorso presso il Tribunale di Trani Sezione Lavoro, chiedendo di accertare l’antisindacalità della condotta della Vegapol». LA SENTENZA - «Finalmente dopo un duro e aspro scontro anche nelle aule giudiziarie il giudice del Lavoro del Tribunale di Trani ha ritenuto giusto accogliere il ricorso presento dalla Filcams Cgil Bat, condannando e riconoscendo l’istituto di vigilanza colpevole di condotta antisindacale e ordinandole di cessare ogni atteggiamento di tipo antisindacale con conseguente rimozione degli stessi mediante la corresponsione di quanto non erogato al lavoratore, (risarcendo al lavoratore le sei giornate lavorative) condannando inoltre l’istituto soccombente al pagamento delle spese di giudizio processuali». «Una sentenza che pone fine (perlomeno sui permessi sindacali) nell ‘istituto - conclude D’Alò - . L’esito del giudizio rappresenta «una grande e meritata soddisfazione per i lavoratori dell’Istituto di Vigilanza e per la Filcams Cgil Bat» SULLA DIVERSITÀ DI TRATTAMENTI INTERVIENE VINCENZO LAMONACA DELL’UGL l SPINAZZOLA. «Ci siamo lasciati qualche mese fa, ragionando degli effetti della recente giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti Umani (la c.d. sentenza Torreggiani, successiva alla c.d. Sulejmanovic del luglio 2009), che ha condannato l’Italia per violazione del divieto di trattamenti inumani e degradanti dovuto al sovraffollamento carcerario. interviene Vincenzo Lamonaca (Ugl) - In quell’occasione si analizzavano, per l’ennesima volta, le reali ragioni della chiusura del penitenziario di Spinazzola, nonostante un ordine del giorno del Governo Monti ed un altro più recente della Provincia, ove si assumevano impegni formali per la riapertura del carcere di Spinazzola. Evidentemente gli impegni degli organi di Governo e degli enti del territorio contano poco, ma ancora meno contano le dichiarazioni di tutti i politici transitati sulla “passerella” di Spinazzola, forse più per strappare la citazione sul quotidiano o sull’emittente di turno, che per occuparsi fino in fondo del problema». «Non è questa la vision sindacale dell’Ugl: Spinazzola è un penitenziario ormai chiuso, e Dio solo sa se e quando esso potrà essere riaperto, ma il megafono mediatico in questo momento serve per far sapere alla comunità qual è l’incedere dell’Amministrazione Penitenziaria; dove e come vengono spesi i soldi pubblici; perché viene chiuso un istituto penitenziario e con motivazioni discutibili si sostiene di mantenere aperto e migliorare un carcere gemello rispetto a quello di Spinazzola. Per questo motivo mi preme informare che oggi (ieri, ndr), 30 aprile 2013, nel carcere di Altamura (gemello di quello di Spinazzola) v’è stato un incontro Carceri per «sex offender» Spinazzola resta un caso tra Amministrazione penitenziaria e organizzazioni sindacali di comparto, col lancio della progettualità della custodia attenuata a sorveglianza dinamica, secondo un modello proposto quasi due anni fa dall’Ugl-Polizia Penitenziaria al Provveditore Regionale, Martone, proprio per evitare la chiusura dell’Istituto di Spinazzola». «L’Amministrazione Penitenziaria riferisce che saranno eseguiti lavori di rifunzionalizzazione della struttura (impianti di videosorveglianza, sistemi antiaggressione e citofonico interno…) tra maggio e giugno in grado di sostenere la progettualità, in un contesto penitenziario praticamente uguale a quello di Spinazzola, per cui non si comprendono le ragioni per cui sia avviato ad Altamura, chiudendo Spinazzola, nonostante le richieste dell’UGL. Il regime di sorveglianza dinamica è già sperimentato in modo positivo in alcuni istituti italiani, ed in Puglia v’è la positiva esperienza di Trani, dove uno dei plessi dell’Istituto locale ha già in atto tale modello. Giova precisare che non v’è contrarietà ad una reingegnerizzazione dei modelli di custodia, ma è necessario che ciò avvenga in sicurezza e senza “truffa delle etichette”. Il timore dell’Ugl Polizia Penitenziaria è quello di introdurre tale novità solo come rimedio endogeno al problema del sovraffollamento carcerario, poiché la giurisprudenza Cedu minimizza i danni derivanti da tale grave fenomeno se i detenuti hanno a disposizione più ore di permanenza all’esterno della stanza detentiva e non stipati in essa. È triste ascoltare il Provveditore Regionale affermare che sarebbe una “aberrazione chiudere Altamura”, impegnandosi ad evitarne la chiusura, mentre nulla si è fatto per mantenere aperto l’istituto gemello di Spinazzola! Il numero di detenuti ospitabili, la loro tipologia (detenuti condannati per reati a sfondo sessuali), l’aliquota di personale necessaria, le modalità di vigilanza da impiegare, le caratteristiche strutturali degli istituti sono praticamente uguali, quindi, qualcuno deve spiegare cosa ha indotto a chiudere Spinazzola e perché il percorso iniziato ad Altamura non è stato proposto nell’altro penitenziario o non possa essere avviato, per riaprire un Istituto elogiato addirittura nei documenti ufficiali della Corte dei Conti!» «Invero, ancor oggi lo stesso Provveditore ritiene (a dire il vero coerentemente, ma in modo apodittico) che la chiusura del carcere di Spinazzola fosse inevitabile, poiché struttura diversa da quella di Altamura: attendiamo ancora le risposte dell’Amministrazione Penitenziaria ai nostri report e documenti ove si prova il contrario… - conclude Lamonaca - Già in altre occasioni abbiamo evidenziato la difficoltà che il sistema penitenziario incontra nel gestire detenuti “sexual offenders”, tanto da rendere necessaria la creazione di circuiti ad hoc o di istituti specifici (in Puglia, appunto, Spinazzola ed Altamura), per cui la paventata chiusura di Altamura, i cui rischi furono anticipati proprio dall’UGL, va scongiurata, come andava evitata quella di Spinazzola. Il direttore dell’Istituto di Altamura, durante l’incontro, ha evidenziato che la violazione del patto trattamentale, siglato tra detenuto e amministrazione, causerà l’allontanamento del detenuto ad altra struttura a regime chiuso. Dove sarà collocato il detenuto intemperante, visto che le sezioni cosiddette precuazionali pugliesi (che non contengono solo “sexual offenders”, ma anche altri soggetti invisi alla popolazione detenuta ordinaria) sono sovente sovraffollate, con notevoli problemi gestionali per la Polizia Penitenziaria. Mentre scrivo questa lettera ho il Provveditore Martone di fronte a me e ho l’impressione che la progettualità della sorveglianza dinamica possa essere solo un “pannicello caldo” utile ad evitare la chiusura di quest’altra struttura penitenziaria, buttando solo la polvere sotto il tappeto… »