Comunità in ascolto
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Comunità in ascolto
Periodico della comunità parrocchiale di Coccaglio - Gennaio 2015 - n° 1/73 Editoriale Direttore responsabile sac. Giuseppe Mensi periodico della Comunità parrocchiale di Coccaglio Autorizzazione del Tribunale di Brescia n° 26/2007 dell’8 settembre 2004 Gennaio 2015 - n° 1/73 Sommario Direttore sac. Giovanni Gritti Logo e copertina Ugo Capretti Correzione delle bozze Rosa Cucchi Si ringrazia il gruppo di persone che provvedono alla distribuzione ABBONAMENTO 2015 Avvio del nuovo anno, Mese della Pace, Ottavario per l’unità dei Cri- ordinario €14,00 e Giornata per la Vita Consacra- sostenitore €30,00 ta, Giornata Mondiale del Mala- benemerito, quanto si desidera oltre la somma indicata per il “sostenitore” stiani, Giornata per la Vita, Anno to, Quaresima: le circostanze di una copia questo periodo sono molte e, in un modo e nell’altro sono tutte € 2,80 Per spedizione postale aggiungere per toccate nelle pagine di questo primo numero del 2015 del nostro periodico parrocchiale. l’Italia €10,00 per l’estero €12,00 In caso di mancato recapito postale, si prega di telefonare (v. numeri a pag. 51), oppure scrivere: Non vengono affrontate, e perciò almeno le accenniamo qui, altre circostanze: la Giornata per il Alla Redazione de dialogo ebraico-cristiano, ricorsa “La vecchia Pieve” il 17 gennaio, e la Giornata della p.za L. Marenzio, 22f Memoria dell’Olocausto; ambedue le ricorrenze toccano temi importanti e, 25030 Coccaglio BS in qualche modo, tra loro collegati: una migliore comprensione, scevra da oppure inviare messaggio di posta elettronica a [email protected] stereotipi e pregiudizi, avrebbe forse evitato le alcune delle premesse da cui è scaturita l’immane tragedia consumatasi nei campi di sterminio nazisti. È importante ricordare, fare memoria, affinché non si ripeta più un tale orrore. La matita che richiama i colori dell'arcobaleno, nella copertina ideata dal nostro Ugo, ci ricorda l'impegno di essere "disegnatori" di pace e di convivenza pacifica e rispettosa, da parte di tutti nei confronti di tutti. Non possiamo dare conto di responsabilità che competono al servizio postale. Per i residenti, qualora a causa di qualche disguido il bollettino non venisse recapitato, rimane opportuno effettuare la segnalazione come sopra indicato, ma è anche possibile recuperare il numero mancante ritirandolo in sacrestia o in fondo alla chiesa. Buona lettura. Per i collaboratori de “La vecchia Pieve” - Il prossimo numero uscirà il 22 marzo 2015. Gli articoli, in corpo 12 e formato .doc, su dischetto o, preferibilmente, all’indirizzo di posta elettronica (v. sotto), devono pervenire entro il I dello stesso mese. Non rispondiamo della mancata pubblicazione degli articoli che perverranno oltre tale data. Gli scritti, compreso lo spazio per le immagini, non devono sopravanzare le due pagine. La Redazione non è tenuta a dare giustificazione degli articoli che ritiene opportuno non pubblicare o, all’occorrenza, modificare. Vengono pubblicati scritti che siano almeno frutto di una rielaborazione personale da parte di chi li presenta. - Le immagini vanno presentate nel formato informatico loro proprio, non incorporate nei documenti di testo. - Il materiale informatico, fotografico o di altro tipo consegnato per la pubblicazione va ritirato nell’ufficio parrocchiale entro 10 giorni dalla pubblicazione; il mancato ritiro verrà inteso come autorizzazione alla cestinatura. Recapito degli articoli: p.za Luca Marenzio 22f (canonica o sacrestia-ufficio parrocchiale) - [email protected] 2 Editoriale La famiglia e il riconoscimento giuridico di altre forme di convivenza Il nostro vescovo, in occasione del Te Deum di fine anno ha affrontato il tema della famiglia e del riconoscimento giuridico delle altre forme di convivenza. Abbiamo evidenziati il passaggio che meglio sintetizza il suo pensiero. Ne ascoltiamo un ampio estratto. C i apprestiamo a iniziare un anno nuovo, lasciando alle spalle il 2014 con tutte le tribolazioni e le gioie che ci ha donato […]. Seguendo l’insegnamento di Geremia, non abbiamo paura dei segni del cielo o delle configurazioni astrali: di queste cose – dice il profeta – hanno paura i pagani; a noi l’amore incondizionato di Dio offre una sorgente di speranza inesauribile. Il che, naturalmente, non ci esonera dal riflettere responsabilmente su noi stessi, sulle nostre scelte, per verificare quali siano buone e abbiano prodotto effetti positivi; quali siano malfatte e abbiano prodotto danni. Fare questa analisi è necessario per non essere stolti e per non produrre danni ulteriori a noi e agli altri. Ci sono, nel nostro modo corrente di pensare e di vivere, elementi che hanno bisogno di essere verificati e forse cambiati? Parto da un’ipotesi molto semplice: che buona parte del disagio che stiamo vivendo sia dovuta a un eccesso di individualismo anarchico che motiva le sue scelte col solo desiderio privato e non tiene conto degli effetti che la soddisfazione dei desideri individuali ha sul benessere collettivo. Non ce l’ho con l’individualismo in se stesso, cioè con la scoperta del soggetto come soggetto, con la rivendicazione della sua libertà, con l’aumento progressivo dei diritti che vengono riconosciuti a tutti. Sono anzi convinto che si tratta di scelte buone, che hanno contribuito a rendere la nostra società più umana. Il problema nasce quando la rivendicazione degli spazi di libertà e di realizzazione del singolo viene avanzata senza attenzione agli effetti che questa rivendicazione ha sulla vita degli altri. È il progresso di tutti che permette ai singoli di godere spazi di libertà sempre più grandi. […]. Se ciascuno tende ad assolutizzare i suoi desideri, se la società va dietro ai desideri dei singoli, finirà per disgregarsi il tessuto della solidarietà sociale e, alla fine, il singolo stesso si troverà privato dei tanti benefici che una società coesa gli garantiva. Insomma: libertà personale e responsabilità sociale non sono contraddittorie e nemmeno estranee una all’altra, come spesso si ritiene; vanno invece insieme: insieme crescono e insieme decadono. L a società è un sistema che unisce persone e gruppi sociali con vincoli che valorizzano l’apporto di ciascuno al bene di tutti e impediscono che uno (il più ricco o il più furbo o il più forte) prevarichi sugli altri. È illusione pensare che si possa togliere o spostare un elemento del sistema lasciando il resto del sistema intatto: quando si muove un pezzo degli scacchi cambia, poco o tanto, il valore di posizione di tutti gli altri pezzi. Se dal complesso della società togliamo un elemento, il suo posto sarà prontamente occupato dagli altri e il risultato complessivo sarà diverso. Questo non significa che non si deve cambiare nulla; al contrario, siamo ben consapevoli che la società umana è in continua evoluzione e che irrigidirla in una forma particolare è il modo migliore per soffocarla e farla morire. Ma quando si fa un cambiamento, se si vuole essere saggi, si deve calcolare prima il prezzo che questo cambiamento comporta a tutti i livelli: economico, sociale, umano. Non esistono cambiamenti reali a costo zero. Si cambi, dunque, ma con sag- 3 Editoriale gezza, e misurando in anticipo quello che saremo chiamati a pagare. Spiego subito dove voglio arrivare. C’è un movimento culturale forte, sostenuto da quasi tutti i mezzi di comunicazione, che spinge per il riconoscimento giuridico di forme diverse di convivenza, altre rispetto alla famiglia: le coppie di fatto di chi desidera convivere senza matrimonio, le coppie omosessuali. Non si tratta di questione di fede; non è definito da nessun Concilio che non si possono legalizzare forme di convivenza diverse da quella familiare; quindi non ci sono in gioco eresie e scomuniche. Si tratta però di un cambiamento culturale e sociale profondo e sarà bene ci chiediamo se andando per questa strada miglioriamo o peggioriamo la società. Già non stiamo proprio scoppiando di salute; vale la pena non fare passi falsi. La domanda è: il benessere della società migliorerà se riconosciamo giuridicamente queste convivenze? O tenderà a peggiorare? L a famiglia fatta di marito moglie e figli ha sempre avuto dalla sua parte l’appoggio della società perché risponde a un bisogno essenziale della società stessa: quello di garantire al meglio la procreazione, l’educazione dei figli, il loro accompagnamento fino all’età adulta. Se non nascono figli, la società non ha futuro; tutte le possibili riforme politiche o economiche diventano, a lunga scadenza, inefficaci. Se i figli non vengono educati in un contesto di sicurezza e di amore, diventeranno più gravi le loro sofferenze, più facili le loro deviazioni e nasceranno quindi problemi maggiori per la società. Se i figli sono pensati come ‘proprietà’ dei genitori, sono quindi voluti per la loro realizzazione umana, sarà più difficile che i figli imparino a usare correttamente della loro libertà; tenderanno a diventare o ribelli o conformisti. I figli costano molto dal punto di vista economico ed esistenziale, in termini di disagi e di rinunce: se i genitori non sono educati all’oblatività – cioè al dono gratuito, al sacrificio di sé – sentiranno i figli come pesi e ostacoli e tenderanno a diventare aggressivi nei loro confronti. Se si sceglie di stare insieme solo per una maggiore gratificazione personale, il bilancio sarà normalmente negativo. La forza della famiglia è il fatto che essa nasce (o almeno: dovrebbe nascere) da un progetto comune di vita nel quale ciascuno (marito e moglie) si impegna per la vita e il bene dell’altro, e insieme ci si impegna per la vita e il bene dei figli, e insieme coi figli ci si impegna per il bene della società, e insieme con tutta la società ci s’impegna per un mondo più umano e giusto. È possibile muoversi in questa direzione senza garantire la stabilità della famiglia nel tempo? Questa stabilità permette alle persone (marito e moglie) di affrontare il futuro e le sue incertezze con una fiducia di fondo, potendo contare sulla presenza e sull’aiuto affettivo ma anche effettivo dell’altro. Nello stesso modo una famiglia stabile permette ai figli minori di guardare al futuro con meno di insicurezza; non è un bene da poco. La vita sociale fiorisce quando c’è una fiducia di fondo condivisa dalle persone. La crisi economica che stiamo patendo ha, tra le sue cause, anche questa. Una convivenza che non assume alcun impegno di durata nel tempo, soddisfa alle medesime esigenze della famiglia? O stiamo favorendo una insicurezza diffusa, che produce insoddisfazione, paura e quindi aggressività? Se riteniamo che la famiglia sia il bene della società, la strada è quella di favorirla rispetto ad altre convivenze; non per un pregiudizio ideologico o morale, ma per il servizio che la famiglia offre alla società. Se riteniamo invece che la tendenza a impiantare convivenze senza impegni migliori la società perché rende le persone più felici, il loro riconoscimento giuridico avrà un senso. Quale sia la mia opinione è del tutto chiaro da quanto ho detto. In ogni modo non si può dire che queste scelte non incidano sullo status della famiglia tradizionale. È ben diversa l’esperienza della famiglia se la società la riconosce come l’unica forma di convivenza deputata alla procreazione e all’educazione della prole o se invece qualsiasi forma di convivenza viene riconosciuta come tale. Naturalmente, si possono avere opinioni diverse, ma senza barare al gioco, senza fare passare per neutrale quello che neutrale non è. L’anno nuovo che iniziamo è un’opportunità: ci viene dato ancora tempo; sta a noi saperlo usare con saggezza in modo da costruire una società più solidale e fraterna, più sicura e ricca di speranza. È anche il mio augurio di buon anno per tutti i Bresciani. † Luciano Monari 4 Editoriale All’inizio del nuovo anno Ai fratelli e alle sorelle di Coccaglio C arissimi, da qualche settimana siamo entrati nell’anno nuovo. “Possiamo sperare in quell’aggettivo ‘nuovo’ che, messo accanto all’anno che inizia, promette qualcosa di inedito e apre quindi uno spazio alla speranza. Questa, per un cristiano, non dovrebbe mai venire meno”. Sono parole del nostro Vescovo. Speriamo che il 2015 sia per davvero, per il nostro Paese, l’annunciato annus felix, che consenta a tante famiglie di ritrovare serenità e ai giovani di almeno intravedere la possibilità di progettare il proprio futuro: credo che anche l’interminabile crisi economica in atto stia dando il suo contributo al drastico calo dei Matrimoni e dei Battesimi; per quanto riguardo questi ultimi, l’anno che si è chiuso è stato annus horribilis al pari del 2013. La notizia che ci giungono da Nave e da altre Comunità della Diocesi, interessate dalla crisi di un’importante gruppo metalmeccanico che mette a rischio centinaia di posti di lavoro è inquietante. Auguriamo una soluzione che permetta di superare la preoccupazione da cui tante famiglie, proprio a cavallo delle celebrazioni natalizie, sono state colpite. Le stragi terroristiche di Parigi, esecrabili quanto mai, hanno assorbito quasi totalmente l’attenzione, mettendo decisamente in secondo piano i massacri nel Nord della Nigeria: la vita di centinaia - forse anche due migliaia – di persone vale forse meno di quella di circa venti persone, solo perché quelle stavano in Africa (lontano dagli occhi, lontano dal cuore) e queste a Parigi e dodici di esse erano giornalisti? Bene si è fatto a manifestare per la libertà di espressione; va anche precisato che questa non corrisponde alla libertà di ferire nel più 2011, quando ancora l’inverno somigliava all’inverno … profondo la sensibilità delle persone, siano esse miliardi o fosse anche una sola. C arissimi, stiamo poi molto attenti a non fare di ogni erba un fascio; quei terroristi erano musulmani, ma non tutti i Musulmani sono terroristi, così come non tutti noi Italiani siamo mafiosi, e non tutti i terroristi sono musulmani. Ne abbiamo molti tra noi, li conosciamo e sappiamo che si tratta, in genere, di buone persone; chi tra loro fosse un “poco di buono”, lo sarebbe non perché musulmano, ma per le stesse ragioni – personali, familiari, sociali – per cui si trovano “poco di buono” anche tra i figli della nostra terra. 5 Editoriale Una foto degli anni ’80: con don Tarcisio alcuni dei consacrati originari di Coccaglio: gli ancor giovani sr. Martina Foschetti, madre Mariuccia e padre Delio Donghi; madre Palma Pedrali è passata qualche anno fa all’eterna giovinezza; a sinistra alcune delle Madri presenti a quel tempo nell’Oratorio femminile. Anno della vita consacrata P apa Francesco ha indetto l’Anno per la Vita Consacrata. Tocchiamo con mano l’assenza di comunità di vita consacrata femminile (suore) in tante delle nostre parrocchie, a cominciare dalla nostra, dove la presenza della comunità delle Canossiane è cessata nel 2001: ancor di più è nostro dovere pregare per loro e per le vocazioni a questo stato di vita, senza trascurare gli Istituti maschili. Anche in questo caso tocchiamo con mano: basta guardare la consistenza della Comunità nel convento dell’Annunciata e osservare la difficoltà con cui altre comunità religiose maschili a noi vicine riescono a far fronte alle richieste di collaborazione. In ogni caso, la persona consacrata dà testimonianza innanzitutto per quello che è che per quello che fa; la vita della Comunità cristiana, la Chiesa, ha in essa un prezioso scrigno di grazia. Il nostro pensiero va alle persone consacrate presenti in Parrocchia: sono tre e vivono la consacrazione secolare; a quelle che in essa hanno prestato servizio e a quelle la cui vocazione è nata tra noi. L’immagine qui sopra evoca due di questi tre insiemi. Rimando ad uno dei prossimi numeri le considerazioni su quanto “bolle in pentola” per il campo dell’Oratorio e non solo. Il Signore vi dia pace don Giovanni 6 Comunità in ascolto Messaggio del Santo Padre FRANCESCO per la celebrazione della XLVIII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE "NON PIÚ SCHIAVI, MA FRATELLI" 1° gennaio 2015 […] 2. Il tema che ho scelto per il presente messaggio richiama la Lettera di san Paolo a Filemone, nella quale l’Apostolo chiede al suo collaboratore di accogliere Onesimo, già schiavo dello stesso Filemone e ora diventato cristiano e, quindi, secondo Paolo, meritevole di essere considerato un fratello. Così scrive l’Apostolo delle genti: «È stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo» (Fm 15-16). Onesimo è diventato fratello di Filemone diventando cristiano. Così la conversione a Cristo, l’inizio di una vita di discepolato in Cristo, costituisce una nuova nascita (cfr2 Cor 5,17; 1 Pt 1,3) che rigenera la fraternità quale vincolo fondante della vita familiare e basamento della vita sociale. N el Libro della Genesi (cfr 1,27-28) leggiamo che Dio creò l’uomo maschio e femmina e li benedisse, affinché crescessero e si moltiplicassero: Egli fece di Adamo ed Eva dei genitori, i quali, realizzando la benedizione di Dio di essere fecondi e moltiplicarsi, generarono la prima fraternità, quella di Caino e Abele. Caino e Abele sono fratelli, perché provengono dallo stesso grembo, e perciò hanno la stessa origine, natura e dignità dei loro genitori creati ad immagine e somiglianza di Dio. Ma la fraternità esprime anche la molteplicità e la differenza che esiste tra i fratelli, pur legati per nascita e aventi la stessa natura e la stessa dignità. In quanto fratelli e sorelle, quindi, tutte le persone sono per natura in relazione con le altre, dalle quali si differenziano ma con cui condividono la stessa origine, natura e dignità. È in forza di ciò che la fraternità costituisce la rete di relazioni fondamentali per la costruzione della famiglia umana creata da Dio […]. Nel racconto delle origini della famiglia umana, il peccato di allontanamento da Dio, dalla figura del padre e dal fratello diventa un’espressione del rifiuto della comunione e si traduce nella cultura dell’asservimento (cfr Gen 9,25-27), con le conseguenze che ciò implica e che si protraggono di generazione in generazione: rifiuto dell’altro, maltrattamento delle persone, violazione della dignità e dei diritti fondamentali, istituzionalizzazione di diseguaglianze. Di qui, la necessità di una conversione continua all’Alleanza, compiuta dall’oblazione di Cristo sulla croce, fiduciosi che «dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia … per mezzo di Gesù Cristo» (Rm 5,20.21). Egli, il Figlio amato (cfr Mt 3,17), è venuto per rivelare l’amore del Padre per l’umanità. Chiunque ascolta il Vangelo e risponde all’appello alla conversione diventa per Gesù «fratello, sorella e madre» (Mt 12,50), e pertanto figlio adottivo di suo Padre (cfr Ef 1,5). Non si diventa però cristiani, figli del Padre e fratelli in Cristo, per una disposizione divina autoritativa, senza l’esercizio della libertà personale, cioè senza convertirsi liberamente a Cristo. L’essere figlio di Dio segue l’imperativo della conversione: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo» (At 2,38). Tutti quelli che hanno risposto con la 7 fede e la vita a questa predicazione di Pietro sono entrati nella fraternità della prima comunità cristiana (cfr1 Pt 2,17; At 1,15.16; 6,3; 15,23): ebrei ed ellenisti, schiavi e uomini liberi (cfr1 Cor 12,13; Gal 3,28), la cui diversità di origine e stato sociale non sminuisce la dignità di ciascuno né esclude alcuno dall’appartenenza al popolo di Dio. La comunità cristiana è quindi il luogo della comunione vissuta nell’amore tra i fratelli (cfr Rm 12,10; 1Ts 4,9; Eb 13,1; 1 Pt 1,22; 2 Pt 1,7). Tutto ciò dimostra come la Buona Novella di Gesù Cristo, mediante il quale Dio fa «nuove tutte le cose» (Ap 21,5), sia anche capace di redimere le relazioni tra gli uomini, compresa quella tra uno schiavo e il suo padrone, mettendo in luce ciò che entrambi hanno in comune: la filiazione adottiva e il vincolo di fraternità in Cristo. Gesù stesso disse ai suoi discepoli: «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15). I molteplici volti della schiavitù ieri e oggi Fin da tempi immemorabili, le diverse società umane conoscono il fenomeno dell’asservimento dell’uomo da parte dell’uomo. Ci sono state epoche nella storia dell’umanità in cui l’istituto della schiavitù era generalmente accettato e regolato dal diritto. […] Lo schiavo poteva essere venduto e comprato, ceduto Comunità in ascolto e acquistato come se fosse una merce. Oggi, […] malgrado la comunità internazionale abbia adottato numerosi accordi al fine di porre un termine alla schiavitù in tutte le sue forme e avviato diverse strategie per combattere questo fenomeno, ancora oggi milioni di persone – bambini, uomini e donne di ogni età – vengono private della libertà e costrette a vivere in condizioni assimilabili a quelle della schiavitù. Penso a tanti lavoratori e lavoratrici, anche minori, asserviti nei diversi settori, a livello formale e informale, dal lavoro domestico a quello agricolo, da quello nell’industria manifatturiera a quello minerario, tanto nei Paesi in cui la legislazione del lavoro non è conforme alle norme e agli standard minimi internazionali, quanto, sia pure illegalmente, in quelli la cui legislazione tutela il lavoratore. Penso anche alle condizioni di vita di molti migranti che, nel loro drammatico tragitto, soffrono la fame, vengono privati della libertà, spogliati dei loro beni o abusati fisicamente e sessualmente. Penso a quelli tra di loro che, giunti a destinazione dopo un viaggio durissimo e dominato dalla paura e dall’insicurezza, sono detenuti in condizioni a volte disumane. Penso a quelli tra loro che le diverse circostanze sociali, politiche ed economiche spingono alla clandestinità, e a quelli che, per rimanere nella legalità, accettano di vivere e lavorare in condizioni indegne, specie quando le legislazioni nazionali creano o consentono una dipendenza strutturale del lavoratore migrante rispetto al datore di lavoro, ad esempio condizionando la legalità del soggiorno al contratto di lavoro… Sì, penso al “lavoro schiavo”. Penso alle persone costrette a prostituirsi, tra cui ci sono molti minori, ed alle schiave e agli schiavi sessuali; alle donne forzate a sposarsi, a quelle vendute in vista del matrimonio o a quelle trasmesse in successione ad un familiare alla morte del marito senza che abbiano il diritto di dare o non dare il proprio consenso. Non posso non pensare a quanti, minori e adulti, sono fatti oggetto di traffico e di mercimonio per l’espianto di organi, per essere arruolati come soldati, per l’accattonaggio, per attività illegali come la produzione o vendita di stupefacenti,o per forme mascherate di adozione internazionale. Penso infine a tutti coloro che vengono rapiti e tenuti in cattività da gruppi terroristici, asserviti ai loro scopi come combattenti o, soprattutto per quanto riguarda le ragazze e le donne, come schiave sessuali. Tanti di loro spariscono, alcuni vengono venduti più volte, seviziati, mutilati, o uccisi. Alcune cause profonde della schiavitù Oggi come ieri, alla radice della schiavitù si trova una concezione della persona umana che ammette la possibilità di trattarla come un oggetto. Quando il peccato corrompe il cuore dell’uomo e lo allontana dal suo Creatore e dai suoi simili, questi ultimi non sono più percepiti come esseri di pari dignità, come fratelli e sorelle in umanità, ma vengono visti come oggetti. La persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, con la forza, l’inganno o la costrizione fisica o psicologica viene privata della libertà, mercificata, ridotta a proprietà di qualcuno; viene trattata come un mezzo e non come un fine. 8 […] Altre cause concorrono a spiegare le forme contemporanee di schiavitù. Tra queste, penso anzitutto alla povertà, al sottosviluppo e all’esclusione, specialmente quando essi si combinano con il mancato accesso all’educazione o con una realtà caratterizzata da scarse, se non inesistenti, opportunità di lavoro. Non di rado, le vittime di traffico e di asservimento sono persone che hanno cercato un modo per uscire da una condizione di povertà estrema, spesso credendo a false promesse di lavoro, e che invece sono cadute nelle mani delle reti criminali che gestiscono il traffico di esseri umani. Queste reti utilizzano abilmente le moderne tecnologie informatiche per adescare giovani e giovanissimi in ogni parte del mondo. Anche la corruzione di coloro che sono disposti a tutto per arricchirsi va annoverata tra le cause della schiavitù. Infatti, l’asservimento ed il traffico delle persone umane richiedono una complicità che spesso passa attraverso la corruzione degli intermediari, di alcuni membri delle forze dell’ordine o di altri attori statali o di istituzioni diverse, civili e militari. […]. Altre cause della schiavitù sono i conflitti armati, le violenze, la criminalità e il terrorismo. Numerose persone vengono rapite per essere vendute, oppure arruolate come combattenti, oppure sfruttate sessualmente, mentre altre si trovano costrette a emigrare, lasciando tutto ciò che possiedono: terra, casa, proprietà, e anche i familiari. Queste ultime sono spinte a cercare un’alternativa a tali condizioni terribili anche a rischio della propria dignità e sopravvivenza, rischiando di entrare, in tal modo, in quel circolo vizioso che le rende preda della miseria, della corruzione e delle loro perniciose conseguenze. Un impegno comune per sconfiggere la schiavitù 5. Spesso, osservando il fenomeno della tratta delle persone, del traffico illegale dei migranti e di altri volti co- Comunità in ascolto nosciuti e sconosciuti della schiavitù, si ha l’impressione che esso abbia luogo nell’indifferenza generale. Se questo è, purtroppo, in gran parte vero, vorrei ricordare l’enorme lavoro silenzioso che molte congregazioni religiose, specialmente femminili, portano avanti da tanti anni in favore delle vittime. Tali istituti operano in contesti difficili, dominati talvolta dalla violenza, cercando di spezzare le catene invisibili che tengono legate le vittime ai loro trafficanti e sfruttatori; catene le cui maglie sono fatte sia di sottili meccanismi psicologici, che rendono le vittime dipendenti dai loro aguzzini, tramite il ricatto e la minaccia ad essi e ai loro cari, ma anche attraverso mezzi materiali, come la confisca dei documenti di identità e la violenza fisica […]. Occorre anche un triplice impegno a livello istituzionale di prevenzione, di protezione delle vittime e di azione giudiziaria nei confronti dei responsabili. Inoltre, come le organizzazioni criminali utilizzano reti globali per raggiungere i loro scopi, così l’azione per sconfiggere questo fenomeno richiede uno sforzo comune e altrettanto globale da parte dei diversi attori che compongono la società […]. Negli ultimi anni, la Santa Sede, accogliendo il grido di dolore delle vittime della tratta e la voce delle congregazioni religiose che le accompagnano verso la liberazione, ha moltiplicato gli appelli alla comunità internazionale affinché i diversi attori uniscano gli sforzi e cooperino per porre termine a questa piaga. Inoltre, sono stati organizzati alcuni incontri allo scopo di dare visibilità al fenomeno della tratta delle persone e di agevolare la collaborazione tra diversi attori, tra cui esperti del mondo accademico e delle organizzazioni internazionali, forze dell’ordine di diversi Paesi di provenienza, di transito e di destinazione dei migranti, e rappresentanti dei gruppi ecclesiali impegnati in favore delle vittime. Mi auguro che questo impegno continui e si rafforzi nei prossimi anni. Globalizzare la fraternità, non la schiavitù né l’indifferenza Nella sua opera di «annuncio della verità dell’amore di Cristo nella società», la Chiesa si impegna costantemente nelle azioni di carattere caritativo a partire dalla verità sull’uomo […]. La storia di Giuseppina Bakhita, la santa originaria della regione del Darfur in Sudan, rapita da trafficanti di schiavi e venduta a padroni feroci fin dall’età di nove anni, e diventata poi, attraverso dolorose vicende, “libera figlia di Dio” mediante la fede vissuta nella consacrazione religiosa e nel servizio agli altri, specialmente i piccoli e i deboli […]. In questa prospettiva, desidero invitare ciascuno, nel proprio ruolo e nelle proprie responsabilità particolari, a operare gesti di fraternità nei confronti di coloro che sono tenuti in stato di asservimento. Chiediamoci come noi, in quanto comunità o in quanto singoli, ci sentiamo interpellati quando, nella quotidianità, incontriamo o abbiamo a che fare con persone che potrebbero essere vittime del traffico di esseri umani, o quando dobbiamo scegliere se acquistare prodotti che potrebbero ragionevolmente essere stati realizzati attraverso lo sfruttamento di altre persone. Alcuni di noi, per in9 differenza, o perché distratti dalle preoccupazioni quotidiane, o per ragioni economiche, chiudono un occhio. Altri, invece, scelgono di fare qualcosa di positivo, di impegnarsi nelle associazioni della società civile o di compiere piccoli gesti quotidiani – questi gesti hanno tanto valore! – come rivolgere una parola, un saluto, un “buongiorno” o un sorriso, che non ci costano niente ma che possono dare speranza, aprire strade, cambiare la vita ad una persona che vive nell’invisibilità, e anche cambiare la nostra vita nel confronto con questa realtà. Dobbiamo riconoscere che siamo di fronte ad un fenomeno mondiale che supera le competenze di una sola comunità o nazione. Per sconfiggerlo, occorre una mobilitazione di dimensioni comparabili a quelle del fenomeno stesso. Per questo motivo lancio un pressante appello a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, e a tutti coloro che, da vicino o da lontano, anche ai più alti livelli delle istituzioni, sono testimoni della piaga della schiavitù contemporanea, di non rendersi complici di questo male, di non voltare lo sguardo di fronte alle sofferenze dei loro fratelli e sorelle in umanità[…]. Sappiamo che Dio chiederà a ciascuno di noi: “Che cosa hai fatto del tuo fratello?” (cfr Gen 4,9-10). La globalizzazione dell’indifferenza, che oggi pesa sulle vite di tante sorelle e di tanti fratelli, chiede a tutti noi di farci artefici di una globalizzazione della solidarietà e della fraternità […]. Dal Vaticano, 8 dicembre 2014 FRANCISCUS Comunità in ascolto TIRÉM INÁNZ… Andiamo avanti se volete … di don Titta C ari Amici: pace e bene a tutti! Sto pensando che sia logico e doveroso nutrire un certo “pudore silenzioso” relativo alle cose o realtà personali. Ma motivato dal desiderio di alcuni lettori… che io continui la mia piccola e povera storia, andrò avanti presentandone alcune tappe, con la speranza di fare un po’ di bene specialmente ai nostri giovani. *** Ecco: la mia PRIMA MESSA la celebrai il 5 luglio 1954, di buon mattino, assistito dal rev.do don Savino - il prefetto dei teologi osj - presenti mamma e papà con altri familiari ed amici, presso il Santuario Porta Paradisi di Asti. Che emozione e trepidazione all’altare di Dio, che al dir del salmista rende gioiosa la nostra giovinezza anche oltre i novant’anni (caro don Agostino…). Cari Amici: per la prima volta GESÙ UOMO DIO – eucaristicamente – mi nasceva nelle mani consacrate di fresco che Gli facevano come da culla. Che scossa di SPIRITO SANTO, rinnovata nel mio povero cuore, quando, imitando Gesù, pronunciai le parole della consacrazione sul Pane e sul Vino: “Questo è il mio Corpo … Questo è il mio Sangue …”. In quel momento, confuso ma contento, senza alcun mio merito, mi sentivo “alter Christus” e comprendevo a fondo l’espressione tante volte meditata sul valore e la dignità del sacerdote celebrante l’Eucarestia: “per nos saepe renascis, Domine” (= per nostro mezzo Tu, Signore rinasci ogni giorno). E che commozione – vicendevole – quando diedi la Santa Comunione ai miei cari genitori = collaboratori di Dio Padre nel darmi la vita (23 luglio 1928). *** Vi dirò che non andai subito a Faverzano – mio paesello nativo – visto che da poche settimane mi aveva preceduto per la sua Prima Messa il già citato don Angelo Marchini, ordinato in cattedrale a Brescia il 19 giugno del 1954. E proprio l’11 di luglio partii con un gruppo di pellegrini astensi diretto a LOURDES. Con me c’era pure il mio condiscepolo don Luigi Zanzottera, che i coccagliesi hanno conosciuto bene nelle vesti di Vescovo missionario in Perù (diocesi di Huaraz) sulle Ande. Venuto a farmi visita quando ero giovane curato di mons. Remo Tonoli, che lo ospitò per tre giorni, mons. Luigi conservò sempre buona memoria della nostra comunità franciacortina … anche per le generose offerte per i suoi indios Kuechua y Haimarà. Ricordo che una giovanissima sposa gli donò il suo abito nuziale indossato solo il giorno prima. La prima tappa di quel pellegrinaggio indimenticabile fu a Savona presso il rinomato Santuario della Madonna della Misericordia. Là il Rettore mi incaricò di presiedere l’Eucarestia e, bontà sua, mi fece celebrare col prezioso calice usato dall’eroico e santo pontefice Pio VII, vero martire di quella nera canaglia che fu Napoleone che lo confinò nella fortezza di Fontainbleau in Francia. Ma quel Santo Padre, una volta liberato, poté tornare a Roma, mentre lo sconfitto Buonaparte finirà prigioniero nell’isola di Sant’Elena! *** Ed eccoci a Lourdes, vera centrale mondiale della preghiera, della sofferenza santificata e dell’Eucarestia, classica città di Maria l’Immacolata madre di Gesù. Molti di voi, cari lettori, vi sono andati, sostando in ore di preghiera alla Grotta di Massabielle, ove la BIANCA SIGNORA l’11 febbraio del 1858 apparve alla giovinetta Bernadette Soubirous. Con la Sua autodefinizione IO SONO L’IMMACOLATA CONCEZIONE la Madonna confermò la veridicità del dogma pronunciato la mattina dell’8 dicembre 1854 dal beato Pio IX. Io vi arrivai proprio cento anni dopo, per manifestarLe insieme a tanti pellegrini di ogni nazione l’affetto e la filiale riconoscenza per tante grazie ricevute. Voi sapete che il beato papa bresciano Paolo VI affermava che: “Un vero prete non può che essere mariano”. Sottovoce oso dirvi che il compianto mons. Lorenzo Levini il 4 luglio del 1979, dicendo due parole buone alla Messa del mio 25° di sacerdozio (ero curato a Pontoglio), fra l’altro disse: “Sono due gli amori di don Titta: la Madonna e gli Alpini”. Sono tanti i ricordi, ma uno speciale ve lo voglio dire. Un confratello francese, in carrozzina, lo sentii esclamare: “L’umanità ha bisogno della nostra sofferenza”. Allora io mi avvicinai a lui, lo abbracciai. Avendo egli saputo che io ero prete novello, mi baciò in fronte dicendomi: “Caro fratello, ti ricorderò ogni giorno a Gesù e alla Madonna”. *** E venne il giorno (25 luglio 1954) del gioioso ritorno al 10 Comunità in ascolto mio paesello nativo per celebrare la mia “Prima Messa” tanto attesa dai miei compaesani. Vi arrivai su una bella automobile insieme ai miei due giovani padrini (Titta Bignetti e Piero Preti). Ma passato il nodo stradale Manerbio-Cignano, ecco sbucare dieci giovani cavalieri agresti, cavalcanti su dieci destrieri e mettersi a fianco dell’auto accompagnandomi fino al ponte del fiume Gamberina (all’entrata di Faverzano). E qui ebbi attimi di forte emozione vedendo in gioiosa attesa una vera folla di faverzanesi guidati dal rev.do don Silvio Zamboni neo parroco da soli cinque mesi. Questi si era subito rimboccato le maniche … Alcuni lo definirono subito “don Camillo” per il suo stile strapaesano nel dirigere la parrocchia, con particolare attenzione ai giovani, entrando così nel cuore della gente. La comunità era stata ben preparata sia da don Silvio, sia dal curato don Gentili e sia dalle buone suore della Sacra Famiglia. E così mi accostai con altri confratelli a quell’altare dove fin da piccolo avevo fatto il chierichetto. Non vi dico la commozione … Bellissima l’eseguita Missa Pontificalis del Perosi cantata dal coro parrocchiale diretto dallo stesso don Silvio. L’omelia la tenne un mio ex professore don Angelo Ragnoli, originario di Bedizzole (Bs) – noto ex cappellano militare della Divisione Acqui trucidata dai nazifascisti per ribellione patriottica nell’isola di Cefalù –. Che gioia distribuire “Gesù – Ostia” a familiari, amici e compaesani. Un buon pranzo venne consumato presso il locale asilo infantile e poi ci fu una bella serata con canti ed interventi festosi presso l’oratorio maschile. Ma il caro don Silvio mi fece un tiro birbone. Mi prese in disparte dicendomi: “Fra due giorni io vado al mare per rimettermi in sesto … e tu fai il parroco del tuo paese fino al mio ritorno!”. *** Poi ritornai nel mio seminario di Asti per completare il corso teologico, finito il quale i superiori mi incaricarono di insegnare lettere nel ginnasio inferiore. Lo feci per vari anni e con soddisfazione. E vi dirò che col tempo ne uscivano bravi sacerdoti (alcuni missionari in gamba). Voi coccagliesi ne avete conosciuto almeno uno: don Luigi Marsero, che a tre “tornate” fu eletto provinciale osj ed ora è prevosto in Alba (Cn). Mi è caro ricordare che dal sabato alla domenica sera potei fare “il curato” a Castel Boglione seguendo specialmente i giovani di quel paese … dai quali uscì il noto fra Enzo Bianchi, priore fondatore della Comunità di Bose, abile conferenziere e scrittore, ben conosciuto anche a Brescia. *** Nel settembre 1962 il prevosto di San Giuliano Milanese, ove da anni si era trasferito mio papà coi familiari trovando lavoro come stimato giardiniere a Metanopoli, chiese ai miei superiori la mia collaborazione pastorale. Vi dirò che il prevosto don Carcano Luigi (cugino del ben conosciuto salesiano don Galli) fu per me un vero maestro e guida nell’apostolato. Per l’arrivo di tanta gente, specie dal sud, diede mano a costruire una chiesa parrocchiale più ampia ed ariosa (consacrata il 2 giugno 1966 dall’arcivescovo cardinale Giovanni Colombo) senza dimenticare un rinnovato oratorio con varie aule usate durante la settimana per le scuole medie e la domenica per il catechismo ed altro … Oltre al ministero sacerdotale, fui insegnante di religione nelle medie, assistente delle ACLI e della San Giulianese Calcio (sul cui campo giocarono anche le vecchie glorie dell’Inter di Helenio Herrera). Quante scale salite per incontrare e benedire la nuova gente! Quante corse per portare Gesù ai vari malati e provvedere ai bisognosi di lavoro aiutato dal collocatore municipale! E mi è dolce anche ricordare il mio servizio “ad tempus” presso l’Abbazia delle Benedettine di Viboldone, chiamate un tempo dal cardinale Schuster e poi paternamente seguite dal cardinale Gian Battista Montini. Alcune di queste monache guidate dalla madre Anna Maria Canopi, chiamate dal vescovo di Novara, si trasferirono all’isola di San Giulio (Orta). Molti conosceranno la madre Canopi per i suoi libri e le conferenze tenute in varie diocesi a vescovi e preti, con vera competenza ascetico-pastorale. Era desiderio di don Carcano che io venissi incardinato fra i preti ambrosiani, sostenuto in questo dal vicario generale don Giuseppe Schiavini. Ma il Signore aveva su di me un altro progetto. Il lavoro mi aveva assorbito tutte le energie! Mi recai allora a Re (Val Vigezzo) per ritemprarmi. E là chiesi alla “Madonna del Sangue” la grazia di guarire e quella di ritornare come prete nella mia Brescia. Arrivai quindi a Coccaglio, nella mia diocesi nativa, nell’ottobre 1966, dove l’indimenticabile vescovo mons. Luigi Morstabilini mi mandò come collaboratore di don Remo inserendomi fra il clero diocesano. Cari Amici, buona strada! Pregate per me, grazie. 11 Comunità in ascolto L’ Esortazione Apostolica del Santo Padre EVANGELII GAUDIUM diacono Francesco A lla Luce della gioia: avvieremo il commento di questa Esortazione Apostolica col capitolo secondo. Esso presenta gli ostacoli all’evangelizzazione, sempre suscitati dallo “spirito cattivo” il diavolo; alcuni sono esterni dalla Chiesa e derivano sia dall’attenzione ossessiva all’economia di una “cultura del benessere” che liquida i poveri, i malati, gli anziani come scarti di produzione, sia dal relativismo e del rifiuto “beffardo” di norme morali oggettive, valide per tutti, sulla cui esistenza la Chiesa non rinuncia a insistere. Il relativismo, con la sua tremenda superficialità sulle “questioni morali”, non danneggia solo la religione “ma la vita sociale in genere”. Nei Paesi in via di sviluppo si rinnovano situazioni di persecuzione dei cristiani, mentre prolificano nuovi movimenti religiosi che si presentano a colmare i vuoti lasciati dalla propaganda dell’ateismo e talora da un cristianesimo poco efficace. In Occidente un laicismo aggressivo vuole ridurre la fede e la Chiesa all’ambito privato e intimo e negare ai Pastori il diritto di levare la loro voce in difesa di un’antropologia che è naturale prima che cristiana, specie in tema di famiglia e di matrimonio. Papa Francesco cita qui il documento dei Vescovi francesi pubblicato prima dell’approvazione della legge sul matrimonio omosessuale e critico nei confronti di quella legge, il quale insegna che il matrimonio non nasce dal sentimento amoroso, effimero per definizione, ma dalla profondità dell’impegno assunto degli sposi. L’individualismo postmoderno e globalizzato favorisce uno stile di vita che indebolisce lo sviluppo e la stabilità dei legami tra persone, che snatura i vincoli famigliari e tuttavia anche in Occidente rimane, aldilà della partecipazione alla vita della Chiesa, una cultura segnata dalla fede, che talora si manifesta ancora, dinanzi agli attacchi del secolarismo at- tuale, con reazioni vigorose e impreviste. Segnali positivi, ma molto rimane da fare. Troppi cattolici, compresi sacerdoti e religiosi, passano troppo tempo a seguire la coltura mediatica, finendo per assorbire una marcata sfiducia nei confronti del messaggio della Chiesa e per sviluppare una sorta di complesso di inferiorità, che li conduce a relativizzare o ad occultare la loro identità cristiana e le loro convinzioni, cedendo al relativismo in una specie di ossessione per essere come tutti gli altri. Due sono le tentazioni più gravi oggi, afferma l’Esortazione: la convinzione che, comunque sia, su certe battaglie abbiamo già perso: è il senso della sconfitta, che ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura e la mondanità spirituale di cui papa Francesco parla spesso che non è il gusto del lusso e delle ricchezze (quella mondanità materiale), ma il fare il bene in nome dell’uomo e non in nome di Dio. A ben vedere anche qui il Papa ripete temi già illustrati in precedenza. L’altra tentazione è quella della mondanità spirituale e riguarda sia i nuovi gnostici che si presentano come moderni e aggiornati, sia i nuovi pelagiani, i quali pensano che la fedeltà da “museo” di un certo stile cattolico proprio del passato, basti di per sé alla salvezza. Dalla mondanità spirituale nascono conflitti continui nella Chiesa, tra cui quelli promossi in nome dei diritti delle donne. Il Papa è disponibile a ogni valorizzazione del ruolo della donna nella Chiesa, ma ricorda pure che il sacerdozio riservato agli uomini, come segno di Cristo Sposo che si consegna nell’Eucarestia, è una questione che non si pone in discussione. L’Evangelii gaudium è una somma delle parole chiave del pontificato di Francesco, nel senso che da subito la sua principale missione è stata quella di far ritornare il Vangelo nell’attualità del mondo e della Chiesa. 12 Comunità in ascolto (74) a cura di don Giovanni Siamo nel periodo tra le due sessioni del Sinodo dei Vescovi dedicato alla Famiglia; inoltre l’istituzione “famiglia” sta attraversando nella cultura e nella mentalità occidentale fase molto delicata; prossimi al compimento del primo anniversario della sua canonizzazione, presentiamo questa preghiera di Giovanni Paolo II, anche in vista della Giornata per la Vita Per l’unità dei Cristiani, con questa preghiera continuiamo a rendere omaggio al nostro nuovo beato bresciano, nell'anno montiniano a lui dedicato. Al divino Autore della Chiesa Proteggi la famiglia O divino Redentore che hai amato la Chiesa e hai dato te stesso, al fine di santificarla e farla comparire innanzi a te risplendente di gloria, fa’ rifulgere, sopra di essa il tuo volto santo! Dio, dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra, Padre, che sei Amore e Vita, fa’ che ogni famiglia umana sulla terra diventi, mediante il tuo Figlio Gesù Cristo, «nato da Donna», e mediante lo Spirito Santo, sorgente di divina carità, un vero santuario della vita e dell’amore per le generazioni che sempre si rinnovano. Fa’ che la tua grazia guidi i pensieri e le opere dei coniugi verso il bene delle loro famiglie e di tutte le famiglie del mondo. Fa’ che le giovani generazioni trovino nella famiglia un forte sostegno per la loro umanità e la loro crescita nella verità e nell’amore. Fa’ che l’amore, rafforzato dalla grazia del Sacramento del Matrimonio, si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi, attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie. Fa’, infine, te lo chiediamo per intercessione della sacra Famiglia di Nazaret, che la Chiesa, in mezzo a tutte le nazioni della terra possa compiere fruttuosamente la sua missione nella famiglia e mediante la famiglia. Per Cristo nostro Signore, che è la via, la verità e la vita nei secoli dei secoli. Amen. Che la tua Chiesa una nella tua carità, santa nella partecipazione della tua stessa santità sia ancor oggi nel mondo vessillo di salvezza per gli uomini, centro di unità di tutti i cuori, ispiratrice di santi propositi per un rinnovamento generale e trascinatore. Che i suoi figli, lasciata ogni divisione e indegnità, le facciano onore, sempre e ovunque, affinché tutti gli uomini, che ancora non le appartengono, guardando ad essa trovino te, via, verità e vita, e in te siano ricondotti al Padre, nell’unità dello Spirito Santo! Amen, amen. b. Paolo VI, 1963 Supernova E0102 galassia di Magellano s. Giovanni Paolo II, 1984 Siamo nell’anno per la vita consacrata indetto da papa Francesco e il 2 febbraio ne ricorre la Giornata. "Tocchiamo con mano 13 Comunità in ascolto l’assenza di comunità di vita consacrata femminile (suore) in tante delle nostre parrocchie: ancor di più è nostro dovere pregare per loro e per le vocazioni a questo stato di vita" (v. pag. 6) luminosa Sapienza. Concedi che il loro cuore non sia altro che uno slancio d’amore, un affetto che ti sia consacrato e che non si riprenda più, un dono senza limiti, come il tuo. Fa’ delle loro azioni una sincera testimonianza della tua forza onnipotente, una trasparente rivelazione del tuo bruciante amore. Fa’ della loro vita una pura sorgente di generosità, lo sgorgare limpido, nel loro intimo, della tua ineffabile vita divina. Trinità Santa, poiché hai voluto discendere nelle persone consacrate per prendere interamente possesso della loro anima, fa’ di loro il tuo santuario, definitivamente a te riservato. Fa’ del loro essere una totale adorazione della tua grandezza, una dimora della tua santità scevra da qualsiasi elemento estraneo; fa’ della loro condotta una pura lode della tua presenza, un continuo atto di ringraziamento per i tuoi benefici; fa’ del loro sguardo una vera contemplazione del tuo Essere infinito; del loro pensiero un modesto, ma fedele riflesso della tua Vieni a colmare, con la pienezza sovrabbondante della tua divinità, l’abisso della loro miseria umana, e prendi tutto in loro per trasformare tutto in te! Cfr. Jean Galot SJ 14 Comunità in ascolto O san Giuseppe, tu conosci La Quaresima è tempo di conversione; essa può essere presentata con l’immagine dell’inversione di rotta, come cambiamento di mentalità, come atti concreti di penitenza e condivisione, o tutte queste cose insieme. Conformemente all’invito del santo Padre ad essere “Chiesa in uscita”, questa preghiera ce la presenta con l’immagine dell’uscire da sé: una conversione che diventa testimonianza e slancio missionario. La forza di uscire Glorioso san Giuseppe, che velasti la tua incomparabile e regale dignità di custode di Gesù e della Vergine Maria sotto le umili apparenze di artigiano, e col tuo lavoro ne sostentasti la vita, proteggi con amabile potenza i figli che ti sono particolarmente affidati. O Signore, mentre osservo la mia vita mi scopro chiuso in me stesso, assente dalla storia dei fratelli, lontano dal tuo piano di amore. Tu conosci le loro angustie e le loro sofferenze, perché tu stesso le provasti, al fianco di Gesù e della sua madre. Donami la forza di uscire dal mio io, riempimi della capacità di godere del volto dei fratelli, stimola in me l’ansia di creare comunione con ogni creatura che tu mi fai incontrare. Non permettere che, oppressi da tante preoccupazioni, dimentichino il fine per cui sono stati creati da Dio; non lasciare che i germi della sfiducia si impadroniscano delle loro anime immortali. Gli uomini ti potranno conoscere se io ritrovo l’energia di dimenticarmi, i fratelli rinnoveranno la speranza nella vita se io do loro la tua mano, gli amici scopriranno il tuo volto se io sarò la tua trasparenza. Ricorda a tutti i lavoratori che nei campi, nelle officine, nelle miniere, nei laboratori della scienza, non sono soli a operare, gioire e soffrire, ma che accanto ad essi c’è Gesù, con Maria, madre sua e nostra, a sostenerli, a tergerne il sudore, a impreziosire le fatiche. Insegna loro a fare del lavoro, come tu hai fatto, uno strumento altissimo di santificazione. O Signore, sia la mia vita il pane che rinfranca, sia il mio gesto la bevanda che disseta, sia la mia parola la luce che brilla. Allora in una comunione di crescita e di donazione con tutti i fratelli, in unione con Maria sarò un magnificat al tuo nome e un vangelo per il mondo intero. s. Giovanni XXIII, 1959 don Giacomo Luzietti In vista della solennità di s. Giuseppe, prossimi al compimento del primo anniversario della canonizzazione del Papa buono, presentiamo questa sua preghiera al Santo, la cui devozione è uno dei tratti che lo accomuna a papa Francesco. Fu papa Giovanni a voler che il nome di s. Giuseppe fosse inserito nell’unica preghiera eucaristica allora in uso (il “Canone romano”, pregh. Euc. I); papa Francesco ha portato a compimento quella disposizione del suo Predecessore disponendone l’attuazione anche nelle preghiere eucaristiche poste in uso dalla riforma liturgica di Paolo VI 15 Comunità in ascolto IN CAMMINO CON... S. Francesco di Sales - 25 Continuiamo la lettura dell’ “Introduzione alla vita devota” di s. Francesco di Sales, opera nota anche con il nome di Filotea. Affinché la lettura delle riflessioni e dei suggerimenti del Santo sia meditata e non frettolosa, ne viene suggerita una cadenza mensile. Il linguaggio, naturalmente, è quello dell’epoca dell’Autore; nella forma espressiva, non sempre conforme al nostro linguaggio di oggi, occorre trovare la sostanza. febbraio Capitolo XXIII GLI ESERCIZI DELLA MORTIFICAZIONE ESTERIORE […] Non ho mai approvato il metodo di coloro che per riformare l'uomo cominciano dall'esterno: dal contegno, dall'abito, dai capelli. Mi sembra che si debba cominciare dal di dentro: Convertitevi a me con tutto il cuore, dice Dio. Figlio mio, dammi il tuo cuore; e questo perché è il cuore la sorgente delle azioni, per cui le azioni sono secondo il cuore […]. È proprio vero perché chi ha Gesù nel cuore lo ha ben presto anche in tutte le azioni esteriori […] potrai dire sinceramente, sull'esempio di S. Paolo: Vivo sì, ma non più io; è Cristo che vive in me. A dirla in breve, chi conquista il cuore dell'uomo conquista tutto l'uomo. Ma proprio questo cuore, dal quale vogliamo cominciare, ha bisogno di essere educato su come darsi una linea di condotta e un comportamento, di modo che non si manifesti soltanto la santa devozione, ma anche una profonda saggezza con altrettanta discrezione. A tal fine eccoti alcuni consigli. Se sei in condizione di sopportare il digiuno, farai bene a digiunare qualche giorno in più di quelli che comanda la Chiesa; perché, oltre all'effetto ordinario del digiuno, che è quello di liberare lo spirito, sottomettere la carne, praticare la virtù e accrescere l'eterna ricompensa in cielo, il digiu- no ci dà modo di dominare i nostri appetiti, e mantenere la sensualità e il corpo sottomessi allo spirito […]. Il mercoledì, il venerdì e il sabato sono i giorni che i primi cristiani più facilmente consacravano alla astinenza […]. Il digiuno e il lavoro domano la carne. Se il lavoro che fai ti è necessario, o è molto utile alla gloria di Dio, sono del parere che sia meglio per te affrontare la fatica del lavoro che quella del digiuno; questo è il pensiero della Chiesa che dispensa anche dai digiuni comandati quelli che si consacrano a lavori utili al servizio di Dio e del prossimo. C'è chi fa fatica a digiunare, chi invece a servire gli ammalati, un altro a visitare i prigionieri, a confessare, a predicare, consolare gli afflitti, pregare ed altri esercizi simili: queste ultime fatiche valgono di più di quella del digiuno, perché, oltre a darci ugualmente il dominio sulla carne, in più ci offrono frutti molto più apprezzabili […]. La notte, ciascuno secondo la propria costituzione, deve prendersi il tempo sufficiente per dormire; questo per poter essere pienamente sveglio e fresco di giorno. Si aggiunga che la Sacra Scrittura in cento modi, l'esempio dei Santi e motivi di ordine naturale, ci raccomandano fortemente, come momento più ricco e producente del giorno, il mattino. Oltre a ciò pensa che Nostro Signore viene chiamato Sole che sorge, la Madonna 16 Alba del giorno. Penso che tutto ciò indichi che è segno di virtù coricarsi di buon'ora la sera per potersi alzare per tempo il mattino. Certamente è il tempo più bello, il più dolce e il meno occupato; anche gli uccelli ci invitano, al mattino per tempo, a lodare Dio; di modo che l'alzarsi presto giova alla salute e alla santità […]. Dio ti dice: Percuoti spezza fendi, strapazza prima il tuo cuore, perché è contro di esso che sono adirato. Per guarire il prurito non serve molto lavarsi e fare il bagno, quanto piuttosto purificare il sangue e rinfrescare il fegato. Allo stesso modo per sanare i nostri vizi, è bene, sì, mortificare la carne, ma più ancora e necessario purificare i nostri affetti e rinnovare il nostro cuore. Per chiudere, ricordati di non dare mai seguito a penitenze corporali senza aver avuto il parere favorevole del tuo direttore spirituale. marzo Capitolo XXIV LE CONVERSAZIONI E LA SOLITUDINE Ricercare le conversazioni e fuggirle sono due estremi ugualmente riprovevoli in una devozione civile quale è quella che vado proponendoti. La fuga dalla conversazione tradisce un senso di superiorità e disprezzo nei confronti del prossimo; la ricerca, Comunità in ascolto Basilica di S Clemente a Casauria Abruzzo, cripta per contro, tradisce tendenza all'ozio e alla professione di perditempo. Bisogna amare il prossimo come se stessi e, per dimostrargli amore, non bisogna evitare di incontrarlo; ma per dimostrare che vogliamo bene anche a noi stessi, occorre rimanere con noi quando ne abbiamo l’opportunità. E questa l'abbiamo quando siamo soli: Pensa a te stesso, dice S. Bernardo, e poi agli altri. Se dunque nulla ti impone di far visite o riceverne a casa tua, rimani in te stessa e conversa con il tuo cuore. Ma se ti capita di trovarti in compagnia o, per qualche giusto motivo devi andare a cercarla tu stessa, vacci con Dio, Filotea, e guarda il prossimo con cuore contento e occhio felice. Vengono chiamate cattive conversazioni quelle che si tengono con intenzione perversa, o anche se quelli che vi partecipano sono viziosi, scriteriati, dissoluti; da quelle bisogna stare lontano, come fanno le api che si tengono lontane dai gruppi di tafani e di calabroni. Allo stesso modo che quelli i quali sono stati morsi da cani arrabbiati, sudano, hanno il fiato e la saliva pericolose, soprattutto per i bambini e le persone di costituzione delicata, quei viziosi depravati costituiscono semAlpe Scemerdone (Alpi Retiche) pre un pericolo e un rischio per coloro che li frequentano, soprattutto se si tratta di persone dalla devozione ancora tenera e delicata. Ci sono conversazioni che hanno il solo scopo di divertire, servono per distrarsi un po' dalle occupazioni serie; a quelle è chiaro che non dobbiamo consacrarci; lasciamo loro soltanto il tempo libero destinato a riposarci. Altre conversazioni hanno per fine la buona educazione, come, ad esempio, lo scambio di visite e certe riunioni che si fanno per onorare il prossimo: direi che per quelle non bisogna farsi scrupolo nel disertarle. Però nemmeno essere troppo incivili dimostrando per esse disprezzo. Facciamo con moderazione il nostro dovere, evitando in ugual misura di essere rozzi e leggeri. Rimangono le conversazioni utili, quali quelle delle persone devote e virtuose: Filotea, ritieni una grande grazia incontrarne spesso. La vigna piantata tra gli olivi dà un'uva grassa che sa di oliva; un'anima che si trovi a frequentare spesso gente di virtù partecipa necessariamente delle loro qualità. I fuchi da soli non fanno miele, ma in compagnia delle api qualche cosa riescono a fare. La conversazione con le anime devote ci aiuta molto nell'esercizio della devozione. In ogni conversazione occorre dare sempre la preferenza alla spontaneità, alla semplicità, alla dolcezza, alla misura […]. In via ordinaria la nostra conversazio17 ne deve essere dominata da una gioia moderata. S. Romualdo e s. Antonio vengono molto lodati perché, nonostante tutte le austerità, avevano sempre il volto e le parole illuminate di gioia, allegria e civiltà. Sta allegra con chi è contento, ti ripeto con l'Apostolo; sii sempre contenta, ma in Nostro Signore, e la tua moderazione sia nota a tutti gli uomini. Per gioire in Nostro Signore, è necessario che il motivo della tua gioia non solo sia lecito, ma anche onesto […]. Ma oltre alla solitudine mentale, nella quale ti è sempre possibile rifugiarti anche in mezzo alle più rumorose compagnie, devi amare anche la solitudine locale e reale; non voglio spedirti nel deserto, come s. Maria Egiziaca, s. Paolo, s. Antonio, Arsenio e gli altri padri eremiti, ma penso che ogni tanto ti farebbe bene rimanere sola in camera tua, nel tuo giardino o altrove, dove ti sia possibile raccogliere il tuo spirito nel tuo cuore e ritemprare la tua anima con buoni propositi e santi pensieri, o con qualche buona lettura […]. Abbiamo anche l'esempio di s. Ambrogio riferito da s. Agostino: spesso entrava in camera sua (non chiudeva mai la porta a nessuno), e lo guardava leggere. Aspettava un po', poi se ne andava per non disturbarlo e, senza dir parola, pensando che il tempo che rimaneva a quel grande pastore per ritemprare e distendere il proprio spirito, dopo il carico di una giornata di lavoro, non doveva essergli tolto. Anche Nostro Signore agì allo stesso modo con gli Apostoli dopo che gli avevano raccontato le loro fatiche nella predicazione e nel ministero: Venite in disparte, disse loro, e riposatevi un po'. Comunità in ascolto L’ANNUNCIO DEL REGNO: “IL DISCORSO DELLA MONTAGNA” (13) di Antonio Corsini L ’opera di annuncio del regno di Gesù ha il suo centro, il suo cuore, in quello che comunemente viene chiamato il “Sermone della montagna” che solitamente viene identificato con il discorso delle Beatitudini, ma non è solo questo. Due sono gli Evangelisti che lo riportano, Matteo (5,1 a 8,1) e Luca (6,17-49). Nella locazione spaziale del discorso i due Evangelisti non concordano, Matteo che vi dedica ampio spazio lo colloca “sul monte”, probabilmente nella zona al nord del lago di Galilea, vicino a Cafarnao, mentre Luca, che lo propone in forma più breve, lo pone “in luogo pianeggiante”. Questa diversità di collocazione può essere spiegata col fatto che quasi sicuramente Gesù predicava cose simili in luoghi e con uditori diversi e pertanto i due scriventi possono essersi rifatti a fonti diverse, ma abbiamo anche imparato che gli Evangelisti descrivono eventi, fatti, discorsi concreti aggiungendo delle valenze utili a richiamarne o approfondirne l’importanza esegetica, pertanto Matteo, che scrive per una comunità di giudei, potrebbe aver collocato il discorso sul monte per collegarlo all’esperienza del Sinai dove Dio parlò a Mose e gli diede le tavole della legge. Come Dio diede la legge a Mosè sul monte, così Gesù porta a perfezione tale legge parlando ai suoi discepoli sul monte. Luca scrive per cristiani provenienti dal mondo non giudaico che non sono in grado di capire e approfondire facilmente eventuali collegamenti con eventi della tradizione ebraica. Entrambi collocano il discorso dopo che Cristo ha raccolto attorno a sé i dodici e dopo che la sua predicazione ha smosso le folle; anche sulla folla Matteo e Luca sono concordi, si tratta di una folla composta non solo dagli apostoli, da discepoli o curiosi locali ma: “Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decapoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano” (Mt. 4,25). “C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone” (Lc. 4,17). Con questo sottolineano che il discorso di Gesù non era solo per i pochi intimi, per apostoli e discepoli che già avevano scelto di seguirlo ma era (ed è) per tutte le genti per tutti coloro che aldilà della loro provenienza geografica, culturale, morale, spirituale desiderano avvicinarsi a Lui per far parte del Suo Regno. Per approfondire questo discorso ci faremo guidare dal testo di Matteo introducendo dove necessario dei paralleli con il brano di Luca. Matteo sottolinea che Gesù: “Si pose 18 a sedere…”, assumendo la posizione tra la folla di colui che legifera o del maestro in cattedra, ma non intende dettare leggi né dare disposizioni, ma proporre con autorevolezza e non con autoritarismo, un progetto di vita che lui sta vivendo e che porterà a compimento con la sua passione, morte e risurrezione. Nel suo discorso Gesù approfondisce molte tematiche che vale la pena almeno di elencare. Il cap. cinque inizia con le Beatitudini 5,1-12, segue l’invito ai discepoli ad essere sale della terra e luce del mondo 5,13-16, si presenta come colui che porta a compimento la legge, 5,17-19. Dal versetto 20 al versetto 48 del quinto capitolo troviamo esortazioni riguardanti la nuova giustizia, l’ingiuria, l’offerta, il perdono, la concupiscenza, il ripudio, l’adulterio, il giuramento e l’invito all’amore al nemico. Il cuore del cap. sei è sicuramente l’insegnamento della preghiera del Padre nostro (6, 7-15), ma vi troviamo anche indicazioni su come fare l’elemosina, pregare e digiunare in segreto, senza pavoneggiarsi davanti agli uomini; un richiamo a qual è il vero tesoro e l’invito ad abbandonarsi alla provvidenza. Il cap. sette si apre con l’esortazione a non giudicare per non essere giudicati 7, 1-5, prosegue con l’invito a non profanare le cose sante 7, 6 ; riprende il discorso sulla preghiera sottolineandone l’efficacia 7,7-14 ed infine parla dei falsi profeti e dei veri discepoli 7,15-28. LE BEATITUDINI, solo questa parte iniziale del discorso necessiterebbe Comunità in ascolto di una lunga e approfondita riflessione, è fuori discussione che da queste righe emerge la carta di identità del cristiano. Colui che intende conoscere e vivere Cristo non lo può realizzare a prescindere da quanto indicato in esse: “parlare e insegnava loro dicendo: 3 Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4 Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 5 Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10 Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi” (Mt. 5, 1-12). Alla voce beato il vocabolario indica un uomo “Felice, pienamente appagato e soddisfatto.”. Per la Chiesa beato è colui “Che gode della visione di Dio”, e si riferisce a persone defunte, ma qui Gesù le riferisce a persone viventi, come a dire che chi persegue la via delle beatitudini vive felice, pienamente appagato, soddisfatto godendo della visione di Dio. Il Catechismo Della Chiesa Cattolica parla delle beatitudini dal n° 1716 al 1729, al n° 1717 così si esprime: “Le beatitudini dipingono il volto di Gesù Cristo e ne descrivono la cari- tà; esse esprimono la vocazione dei fedeli associati alla gloria della sua Passione e della sua Risurrezione; illuminano le azioni e le disposizioni caratteristiche della vita cristiana; sono le promesse paradossali che, nelle tribolazioni, sorreggono la speranza; annunziano le benedizioni e le ricompense già oscuramente anticipate ai discepoli; sono inaugurate nella vita della Vergine e di tutti i Santi”. Per la vita. Le beatitudini sono intese come atteggiamenti, condizioni di vita da perseguire per entrare nella cerchia dei beati, ma Gesù non parla dicendo beato chi si farà, diventerà povero, umile, mite ecc. ma le sue indicazioni sono per chi vive queste situazioni e questo ci richiama a quello che è il modo di agire del Padre. Gesù incoraggia i suoi ascoltatori molti dei quali vivevano le situazioni descritte dicendo loro che possono gioire perché non il loro operare ma sono le azioni di Dio a portare, alimentare questa gioia. Così per ogni affermazione risponde con una azione grandiosa e riparatrice di cui Dio stesso si fa carico. Ai poveri dice: “Rallegratevi e gioite, pur consapevoli della vostra povertà di qualsiasi tipo sia, materiale, sociale, spirituale, non negatela perché Dio onnipotente, re e pastore è totalmente dalla vostra parte e vi dona il suo regno, tutto Se Stesso. Agli afflitti chiede di non indurirsi e lasciarsi sopraffare dalle sofferenze perché Dio stesso si fa carico di consolare, trasformando il dolore in un dono di amore e salvezza per tutti gli uomini. Il cristiano può vivere nella mitezza senza desiderio di affermarsi con la violenza, la sopraffazione, perché così vivendo Dio stesso lo renderà 19 padrone della terra e la donerà come spazio per una vita tranquilla e serena. A chi si affligge per la mancanza di giustizia a vari livelli Gesù li invita a affidarsi alla giustizia del Padre che sazierà appieno le loro aspettative. Ai suoi discepoli indica la strada del perdono e della misericordia verso gli altri e verso se stessi perché la misericordia è l’unica forma di misura con cui Dio ci giudicherà. A coloro che si riconoscono una certa purezza di cuore che li spinge ad orientare i propri desideri verso la volontà di Dio li invita a coltivare questa loro indole perché il loro cammino li porta all’incontro personale con il Padre. A chi lo segue Cristo chiede di impegnarsi per la pace fondata sulle promesse di Dio e non su quelle di uomini, perché questa è la strada per divenire figli di Dio. Ricercare al giustizia di Dio può comportare sofferenze, rifiuti, persecuzioni ma a essi Dio dona il Suo regno. Infine Gesù sa che seguendo Lui si può essere insultati, perseguitati, calunniati e anche messi a morte a causa sua, ma dichiara beati coloro che vivono queste situazioni perché Lui e il Padre sono già un tutt’uno con loro. Le beatitudini non sono semplici insegnamenti o ordini da eseguire per, ma sono la descrizione delle vie che conducono al Regno dei cieli, alla intimità con Gesù e il Padre che ci donano lo Spirito Santo che con la sua grazia ci sostiene nelle azioni della vita di tutti i giorni per indirizzarla verso la realizzazione del regno di Dio nella nostra vita quotidiana. Gesù stesso ha vissuto le beatitudini dimostrando che realizzandole si può passare per la sofferenza e la morte, ma alla fine si sperimenta alla risurrezione, l’appartenenza totale a Dio. Un 2015 di pace e bene Comunità in cammino Vita della Comunità 15 novembre 2014 - 11 gennaio 2015 Sono figli di Dio, con il Battesimo: 38 39 Dotti Marchi Leonardo Jordy da Michele e Scarnà Francesca Massetti Rayan Francesco da Maurizio e Berardi Danila b. 21 dicembre b. 21 dicembre Il Battesimo, nei prossimi mesi, sarà celebrato la prima (ore 11.20) e la terza (ore 16.00) Domenica di febbraio; in Quaresima, la celebrazione del Battesimo è sospesa, conformemente all’indicazione del Direttorio diocesano per la celebrazione dei Sacramenti. Si riprenderà con la Veglia Pasquale (4 aprile), la terza Domenica di aprile alle ore 16.00, la prima Domenica di maggio (11.20), durante la Veglia di Pentecoste (sabato 23 maggio ore 18.00). Ci hanno preceduto nell’eternità: 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 1 2 Lorini Pietro, di anni 95 Caratti Maria, di anni 92 Rossetti Angela Giuseppina, di anni 83 Imberti Giulio, di anni 96 Caruna Oliva Natalia, di anni 72 Goffi Emilio, di anni 82 Barabese Anna, di anni 91 Briconi Graziella, di anni 64 Barabanti Mario, di anni 63 Donghi Francesco, di anni 70 Panzera Alessandro, di anni 85 Mazzotti Giulio, di anni 86 Bertoli Giuseppina Caterina, di anni 67 Zuliani Licinio, di anni 85 m. 15 novembre m. 17 novembre m. 25 novembre m. 2 dicembre m. 5 dicembre m. 6 dicembre m. 11 dicembre m. 11 dicembre m. 19 dicembre m. 21 dicembre m. 24 dicembre m. 29 dicembre 2014 m. 5 gennaio 2015 m. 11 gennaio La nostra partecipazione nella preghiera per tutte le persone colpite dal dolore del lutto a causa delle persone care che sono passate all’altra vita, in particolare a coloro che sono stati o tuttora sono collaboratori dell’Oratorio e/o della Parrocchia: a Maria Agnese Cadeo, la figlia Daniela Lorini e gli altri congiunti per la perdita di Pietro; a Marino Dotti e al fratello per quella della mamma Maria, già maestra elementare. Oltre che alla sposa e agli altri familiari, ci uniamo al gruppo degli Alpini, che in Giulio Imberti ha perso il suo “portabandiera” e uno degli ultimi testimoni diretti dell’epopea di quel Corpo. Ricordo di Lina (Oliva Natalia) Non può mancare questo ricordo particolare per la cara Lina che, inaspettatamente, ci ha lasciato. La nostra preghiera riconoscente per lei, sempre attiva nel servizio di volontaria delle pulizie della chiesa e nell’accudire il corredo liturgico. Ricordo di Mario La strabocchevole presenza alle sue esequie ha testimoniato la stima e l’affetto di tante persone che hanno espresso la consapevolezza del debito di riconoscenza a lui dovuto da tanti nella nostra Comunità nel generoso esercizio della sua professione. In memoria di Giusy Eravamo in tanti a porgerle il saluto cristiano, i componenti del “suo” Civico Corpo Bandistico in prima fila accanto ai congiunti. Ricordando lei, prima a giungere nell’abbraccio eterno della Trinità santissima in questo nuovo anno, per molti anni presidente e, ultimamente, presidente onoraria, intendiamo tributare riconoscenza anche alla nostra Banda, sempre disponibile a rendere più festose alcune circostanze della vita parrocchiale e civica. 20 Comunità in cammino Calendario liturgico - pastorale GENNAIO 25 - Domenica III del tempo ordinario Gesù diceva: « Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo » (Mc. 1, 15) Festa esterna di s. Giovanni Bosco e s. Agnese: Giornata della Comunità Educativa dell’Oratorio ore 14.00 nel “Focolare”, incontro per la Comunità Educativa dell’Oratorio 26 - lunedì ore 16.30 s. Messa in memoria del compianto don Agostino (in caso di funerale passa a un sabato sera) FEBBRAIO 1 - Domenica IV del tempo ordinario Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!” (Mc. 1, 27) Oggi si celebra la 37a “Giornata per la vita”, voluta dai Vescovi italiani per attirare l'attenzione dei credenti e degli uomini di buona volontà sul tema del rispetto alla vita, dal suo concepimento fino alla sua naturale conclusione; per suscitare iniziative volte a sensibilizzare l'accoglienza e la promozione della vita, diritto per ogni essere umano che si affaccia su questo mondo ore 11.20 celebrazione comunitaria del Battesimo ore 15.30 nell’oratorio “Maria Tonelli” , incontro per i genitori dei fanciulli del gruppo “Nazareth” ore 15.30 nel “Focolare”, incontro per i genitori dei fanciulli del gruppo “Antiochia” 2 - lunedì 3 - martedì ore 9.00 ore 20.30 5 - giovedì 6 - venerdì 7 - sabato Presentazione del Signore - festa Giornata per la Vita Consacrata: ricordiamo nella preghiera le persone consacrate originarie della nostra Comunità e quelle che ci vivono s. Messa distinta, che inizia con la Liturgia della Luce S. Biagio, vescovo e martire - memoria facoltativa secondo la consuetudine, al termine delle ss. Messe, celebrate secondo lorario feriale (salvo funerale), viene impartita la benedizione della gola, cosa che verrà fatta anche alle nella apposita celebrazione della Parola di Dio primo del mese, giornata mensile di preghiera per le vocazioni: dopo la Messa delle 9.00 fino alle 11.00 in chiesa, dalle 20.30 alle 21.30 (con preghiera per le situazioni familiari difficili) nella chiesetta dell’Oratorio “Maria Tonelli” primo del mese dedicato alla devozione del sacro Cuore primo del mese dedicato alla devozione alla b. V. Maria 8 - Domenica V del tempo ordinario La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli (a Gesù) parlarono di lei. Egli, accostandosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli (Mc. 1,30-31) ore 14.20 nel “Focolare”, terzo incontro per i genitori dei preadolescenti (gruppi “Efeso” e “Tessalonica”) ore 15.30 nell’oratorio “Maria Tonelli”, terzo incontro per i genitori dei fanciulli del gruppo “Cafarnao” 9 - lunedì ore 20.15 nell’oratorio“Maria Tonelli”, incontro per gli Animatori dei Centri di Ascolto della Parola di Dio 11 - mercoledì b. Vergine di Lourdes - memoria facoltativa Ricorre la “Giornata Mondiale del Malato", istituita da s. Giovanni Paolo II come 21 Comunità in cammino ore 16.00 14 - sabato “momento forte di preghiera, condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il santo volto di Cristo, che soffrendo, morendo e risorgendo ha operato la salvezza dell'umanità" Preghiera mariana in Casa Albergo per gli ospiti e per tutti gli ammalati Santi Cirillo e Metodio, patroni d'Europa - festa 15 - Domenica VI del Tempo Ordinario Venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi puoi guarirmi!”. Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, guarisci” (Mc. 1,40-41) (Santi Faustino e Giovita, martiri, Patroni della Diocesi) Primo giorno del Triduo per i Defunti: le ss. Messe sono celebrate a suffragio dei Defunti della Parrocchia ore 15.00 Esposizione del Ss. Sacramento e adorazione comunitaria; adorazione personale fino alle 16.00 16 - lunedì continua il Triduo. L'ufficio che precede la s. Messa è quello per i defunti ore 8.00 s. Messa preceduta dalle Lodi alle 7.50 ore 9.00 s. Messa preceduta dall'Ora media (Terza) alle 8.55 ore 16.30 s. Messa preceduta dal Vespro ore 20.30 nelle rispettive sedi, Centri di Ascolto della Parola di Dio 17 - martedì continua e si conclude il Triduo dei Defunti, con i medesimi orari di ieri Termina la prima parte del TEMPO ORDINARIO che riprenderà dopo Pentecoste, il 25 maggio TEMPO DI QUARESIMA per le proposte del Tempo di Quaresima, vedere pag. 25 18 - mercoledì Le Ceneri: solenne inizio della Quaresima È giorno di astinenza dalle carni (=magro) per tutti e di digiuno per coloro che vi sono tenuti (v. pag. xx) ore 8.00 - 9.00 ss. Messe precedute dalla Liturgia delle Ore (7.50 e 8.55) ore 16.30 s. Messa, a cui sono invitati in particolare fanciulli e ragazzi ore 20.30 s. Messa di avvio del cammino quaresimale, per gli adolescenti, i giovani e gli adulti 19 - giovedì 20 - venerdì 21 - sabato ore 14.30 ore 16.15 ore 15.00 ore 17.00 sacramento della Riconciliazione per i ragazzi (“Antiochia”, “Efeso” e “Tessalonica”) sacramento della Riconciliazione per i fanciulli (“Gerusalemme”, “Emmaus”) È giorno di astinenza in chiesa, Via Crucis almeno un sacerdote è presente per la Confessione di giovani e adulti 22 - Domenica I di Quaresima Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto ed egli ci rimase quaranta giorni, tentato da satana (Mc. 1, 12) (CATTEDRA DI S. PIETRO, apostolo) ore 15.30 nel “Focolare”, quinto incontro per i genitori e i fanciulli del gruppo “Betlemme” ore 15.30 nell’oratorio “Maria Tonelli”, secondo incontro per i genitori del gruppo “Emmaus” 25 - mercoledì ore 20.30 27 - venerdì ore 7.30 ore 7.50 ore 15.00 in chiesa, appuntamento quaresimale per gli adolescenti, i giovani e gli adulti: primo incontro della Scuola di preghiera in pieve, appuntamento quaresimale per i ragazzi in S. Pietro, appuntamento quaresimale per i fanciulli in chiesa, Via Crucis 22 Comunità in cammino MARZO 1 - Domenica II di Quaresima Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e lì portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime (Mc. 9, 2-3) in giornata ritiro II per i gruppi “Gerusalemme” ed “Emmaus” ore 15.00 in chiesa, Via Crucis ore 15.30 nel “Focolare” incontro per i genitori del gruppo “Antiochia” 2 - lunedì ore 20.30 4 - mercoledì ore 20.30 incontro zonale per gli adolescenti e i giovani (ritiro II) in chiesa, appuntamento quaresimale per gli adolescenti, i giovani e gli adulti: secondo incontro della Scuola di preghiera primo del mese, giornata mensile di preghiera per le vocazioni: dopo la Messa delle 9.00 fino alle 11.00 in chiesa, dalle 20.30 alle 21.30 (con preghiera per le situazioni familiari difficili) nella chiesetta dell’Oratorio “Maria Tonelli” 6 - venerdì primo del mese dedicato alla devozione del sacro Cuore È giorno di astinenza ore 7.30 in pieve, appuntamento quaresimale per i ragazzi ore 7.50 in S. Pietro, appuntamento quaresimale per i fanciulli ore 15.00 in chiesa, Via Crucis 7 - sabato primo del mese, dedicato alla devozione verso la Madonna ore 17.00 almeno un sacerdote è presente per la Confessione di giovani e adulti 5 - giovedì 8 - Domenica III di Quaresima Gesù fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori dal tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e rovesciò i banchi e ai venditori di colombe disse: “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato” (Gv. 2, 17) in giornata ritiro II per il gruppo “Nazareth” ore 15.00 in chiesa, Via Crucis 9 - lunedì ore 20.15 nell’Oratorio “Maria Tonelli”, incontro per gli Animatori dei Centri di Ascolto 11 - mercoledì ore 20.30 in chiesa, appuntamento quaresimale per gli adolescenti, i giovani e gli adulti: terzo incontro della Scuola di preghiera 13 - venerdì ore 7.30 in pieve, appuntamento quaresimale per i ragazzi ore 7.50 in S. Pietro, appuntamento quaresimale per i fanciulli ore 15.00 in chiesa, Via Crucis 14 - sabato ore 17.00 almeno un sacerdote è presente per il Sacramento della Confessione 15 - Domenica IV di Quaresima Gesù disse: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio ha mandato il suo Figlio (...) perché il mondo si salvi" (Gv. 3, 16) in giornata ritiro II per il gruppo “Cafarnao” nel pomeriggio celebrazione della prima Confessione per i fanciuli del medesimo gruppo ore 15.00 in chiesa, Via Crucis 16 - lunedì ore 20.30 18 - mercoledì 1 - alle 14.30 2 - alle 20.00 nelle rispettive sedi, Centri di Ascolto della Parola di Dio si anticipa ad oggi il ritiro II per gli adulti, in prossimità della Pasqua, a suo tempo previsto per la prossima settimana; è presente il nuovo predicatore (e confessore) forestiero; due le possibilità: momento di preghiera, proposta di riflessione, possibilità di preghiera personale e guidata, davanti all'Eucaristia solennemente esposta; benedizione eucaristica conclusiva e possibilità di partecipare al rosario e alla s. Messa delle 16.30 per chi è impossibilitato nel pomeriggio, secondo le medesime modalità 23 Comunità in cammino 19 - giovedì ore 9.00 20 - venerdì ore 7.30 ore 7.50 ore 15.00 ore 20.30 S. GIUSEPPE, sposo della B.V. Maria - solennità s. Messa distinta in onore di s. Giuseppe È giorno di astinenza in pieve, appuntamento quaresimale per i ragazzi in S. Pietro, appuntamento quaresimale per i fanciulli in chiesa, Via Crucis in chiesa, appuntamento quaresimale per gli adolescenti, i giovani e gli adulti: quarto incontro della Scuola di preghiera 22 - Domenica V di Quaresima 23 - lunedì ritiro II per i gruppi “Antiochia”, “Efeso” e “Tessalonica” nel “Focolare”, quarto incontro per i genitori dei preadolescenti (gruppi “Efeso” e “Tessalonica”) in chiesa, Via Crucis nell’oratorio “Maria Tonelli”, terzo incontro per i genitori dei fanciulli del gruppo “Emmaus” nel “Focolare”, sesto incontro per i genitori dei fanciulli del gruppo “Betlemme” nel “Focolare”, secondo incontro per i padrini e le madrine fino a sabato 28 marzo, nella chiesetta dell’Oratorio “Maria Tonelli”, preghiera quaresimale per gli adolescenti e i giovani Gesù rispose “(. . .) Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita, la perde (...) Se uno mi vuol servire, mi segua e, dove sono io, là sarà anche il mio servo” (Gv. 12, 24-26) in giornata ore 14.20 ore 15.00 ore 15.30 ore 15.30 ore 16.00 ore 6.30 ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE - solennità ore 20.00 processione al santuario sul monte e s. Messa con le altre Comunità della nostra Zona pastorale 26 - giovedì ore 15.00 sacramento della Riconciliazione per i ragazzi (“Antiochia”, “Efeso” e “Tessalonica”) ore 16.15 sacramento della Riconciliazione per i fanciulli (“Gerusalemme”, “Emmaus”) 27 - venerdì È giorno di astinenza ore 7.30 in pieve, appuntamento quaresimale per i ragazzi ore 7.50 in S. Pietro, appuntamento quaresimale per i fanciulli ore 15.00 in chiesa, Via Crucis, ore 20.30 in chiesa, appuntamento quaresimale per gli adolescenti, i giovani e gli adulti: quinto incontro della Scuola di preghiera Annunciazione Borno 28 - sabato ore 17.00 almeno un sacerdote è presente per il Sacramento della Confessione 25 - mercoledì tela dell'Annunciazione, nel santuario dell'Annunciata di Borno 24 Comunità in cammino Proposte per vivere la Quaresima Gli appuntamenti quaresimali sono occasioni di grazia proposte alla Comunità parrocchiale, un aiuto ad attuare il cammino di conversione e santificazione secondo le tipiche coordinate: preghieraascolto, penitenza, carità. a) Per tutti, in particolare per gli adulti: ✍ Ogni giorno feriale, le ss. Messe sono precedute dalla celebrazione della Liturgia delle Ore: le Lodi alle 7.50, l'Ora di Terza alle 8.55, il Vespro alle 16.30. ✍ Ogni lunedì e mercoledì la Messa delle 9.00 è preceduta dalla Via Crucis ✍ Ogni venerdì, ore 15.00: Via Crucis distinta, in chiesa b) Per i fanciulli e i ragazzi: ✍ Fanciulli: ogni venerdì alle 7.50, nella chiesa di S. Pietro, breve incontro di riflessione e preghiera ✍ Ragazzi: ogni venerdì alle 7.30, in pieve, breve incontro di riflessione e preghiera ✍ ritiro (II): per il gruppo “Nazareth” Domenica 8 marzo per il gruppo “Cafarnao” Domenica 15 marzo per il gruppo “Gerusalemme” Domenica I marzo per il gruppo “Emmaus” Domenica I marzo per il gruppo “Antiochia” Domenica 22 marzo per il gruppo “Efeso” Domenica 22 marzo per il gruppo “Tessalonica” Domenica 22 marzo c) Per gli adolescenti e i giovani: ✍ scuola di preghiera, alle 20.30, in chiesa parrocchiale il 25/02, il 4, l’11, il 20 e il 27 marzo ✍ esperienza zonale di spiritualità (ritiro II), il 2 marzo ✍ settimana di preghiera dal 23 al 29 marzo alle 6.30, nella chiesetta dell’Oratorio femminile d) Per i giovani-adulti e gli adulti: ✍ scuola di preghiera, alle 20.30, in chiesa parrocchiale il 25/02, il 4, l’11, il 20 e il 27 marzo ✍ ritiro (II) mercoledì 18 marzo, alle 14.30 o alle 20.00, in chiesa parrocchiale La Scuola di preghiera Gli appuntamenti che si era soliti tenere i mercoledì di quaresima e le Via crucis nelle Diaconie sono sostituiti, quest’anno da quest’esperienza particolare, alla quale tutti sono caldamente invitati a partecipare. Ai consueti momenti di preghiera, sostituiamo la Scuola di preghiera. Gli incontri, tenuti dai Frati Minori del convento di Rezzato, prevedono riflessione sulla preghiera ed esperienza pratica. S. Giacomo faceva notare ai destinatari della sua Lettera che la loro preghiera consisteva in un chiedere cose sbagliate; s. Paolo, nel cap. 8 della Lettera ai Romani, ci dice che spesso non sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti inesprimibili. Vogliamo imparare a lasciar emergere in noi questo “gemito” dello Spirito ed educarci a vivere la preghiera come incontro e dialogo con il Signore, in modo che essa sia per davvero il “respiro” della nostra vita interiore E’ bene ricordare che 1) tutti i venerdì di Quaresima sono di magro. 2) il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì santo sono di magro e digiuno 25 Comunità in cammino MESSAGGIO PER LA 37a GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA (1° febbraio 2015) SOLIDALI PER LA VITA «I bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli; i bambini perché porteranno avanti la storia, gli anziani perché trasmettono l'esperienza e la saggezza della loro vita». Q ueste parole ricordate da Papa Francesco sollecitano un rinnovato riconoscimento della persona umana e una cura più adeguata della vita, dal concepimento al suo naturale termine. È l’invito a farci servitori di ciò che “è seminato nella debolezza” (1 Cor 15,43), dei piccoli e degli anziani, e di ogni uomo e ogni donna, per i quali va riconosciuto e tutelato il diritto primordiale alla vita. Quando una famiglia si apre ad accogliere una nuova creatura, sperimenta nella carne del proprio figlio “la forza rivoluzionaria della tenerezza” e in quella casa risplende un bagliore nuovo non solo per la famiglia, ma per l’intera società. Il preoccupante declino demografico che stiamo vivendo è segno che soffriamo l’eclissi di questa luce. Infatti, la denatalità avrà effetti devastanti sul futuro: i bambini che nascono oggi, sempre meno, si ritroveranno ad essere come la punta di una piramide sociale rovesciata, portando su di loro il peso schiacciante delle generazioni precedenti. Incalzante, dunque, diventa la domanda: che mondo lasceremo ai figli, ma anche a quali figli lasceremo il mondo? Il triste fenomeno dell’aborto è una delle cause di questa situazione, impeden- do ogni anno a oltre centomila esseri umani di vedere la luce e di portare un prezioso contributo all’Italia. Non va, inoltre, dimenticato che la stessa prassi della fecondazione artificiale, mentre persegue il diritto del figlio ad ogni costo, comporta nella sua metodica una notevole dispersione di ovuli fecondati, cioè di esseri umani, che non nasceranno mai. Il desiderio di avere un figlio è nobile e grande; è come un lievito che fa fermentare la nostra società, segnata dalla “cultura del benessere che ci anestetizza” e dalla crisi economica che pare non finire. Il nostro paese non può lasciarsi rubare la fecondità. È un investimento necessario per il futuro assecondare questo desiderio che è vivo in tanti uomini e donne. Affinché questo desiderio non si trasformi in pretesa occorre aprire il cuore anche ai bambini già nati e in stato di abbandono. Si tratta di facilitare i percorsi di adozione e di affido che sono ancora oggi eccessivamente carichi di difficoltà per i costi, la burocrazia e, talvolta, non privi di amara solitudine. Spesso sono coniugi che soffrono la sterilità biologica e che si preparano a divenire la famiglia di chi non ha famiglia, sperimentando “quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita” (Mt 7,14). La solidarietà verso la vita – accanto a queste strade e alla lodevole opera di tante 26 associazioni – può aprirsi anche a forme nuove e creative di generosità, come una famiglia che adotta una famiglia. Possono nascere percorsi di prossimità nei quali una mamma che aspetta un bambino può trovare una famiglia, o un gruppo di famiglie, che si fanno carico di lei e del nascituro, evitando così il rischio dell’aborto al quale, anche suo malgrado, è orientata. Una scelta di solidarietà per la vita che, anche dinanzi ai nuovi flussi migratori, costituisce una risposta efficace al grido che risuona sin dalla genesi dell’umanità: “dov’è tuo fratello?” (cfr. Gen 4,9). Grido troppo spesso soffocato, in quanto, come ammonisce Papa Francesco “in questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!” . La fantasia dell’amore può farci uscire da questo vicolo cieco inaugurando un nuovo umanesimo: «vivere fino in fondo ciò che è umano (…) migliora il cristiano e feconda la città» . La costruzione di questo nuovo umanesimo è la vera sfida che ci attende e parte dal sì alla vita. Roma, 7 ottobre 2014 Memoria della Beata Vergine del Rosario Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana Comunità in cammino Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio 2015) Il tempo dedicato ai malati è santo, «lode a Dio» “Il nostro mondo dimentica a volte il valore speciale del tempo speso accanto al letto del malato, perché si è assillati dalla fretta, dalla frenesia del fare, del produrre, e si dimentica la dimensione della gratuità, del prendersi cura, del farsi carico dell’altro”. dell’uscita da sé verso il fratello come uno dei due comandamenti principali che fondano ogni norma morale». Inoltre, Jorge Mario Bergoglio mette in evidenza «quanti cristiani testimoniano non con le parole ma con la loro vita» accanto ai malati; questi vivono «un grande cammino di santificazione» perché se «è facile servire per qualche giorno» è invece «difficile accudire una persona per mesi o per anni, anche quando essa non è più in grado di ringraziare». S ono le parole di Papa Francesco nel messaggio per la XXIII Giornata Mondiale del Malato che si celebra l’11 febbraio 2015. “Mi rivolgo a tutti voi – ha esordito il Santo Padre – che portate il peso della malattia e siete in diversi modi uniti alla carne di Cristo sofferente; come pure a voi, professionisti e volontari nell’ambito sanitario”. Prendendo spunto da un’espressione del Libro di Giobbe, “Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo”, ha meditato sulla “sapienza del cuore”, atteggiamento infuso dallo Spirito Santo in “chi sa aprirsi alla sofferenza dei fratelli e riconosce in essi l’immagine di Dio”. A rticolando in più punti il suo discorso il vescovo di Roma ha affermato che sapienza del cuore è servire, stare, uscire da sé, essere solidali col fratello. “Quanti cristiani anche oggi testimoniano, non con le parole, ma con la loro vita radicata in una fede genuina – ha osservato il Papa – di essere ‘occhi per il cieco’ e ‘piedi per lo zoppo’! Persone che stanno vicino ai malati che hanno bisogno di un’assistenza continua, di un aiuto per lavarsi, per vestirsi, per nutrirsi”. Questo servizio, ha osservato, è un “grande cammino di santificazione”. È una bugia ipocrita quella che «si nasconde dietro certe espressioni che insistono sulla “qualità della vita” per indurre a credere che le vite gravemente affette da malattia non sareb- bero degne di essere vissute», «tuona» inoltre il Pontefice. Su questa «grande menzogna» dice: «Anche quando la malattia, la solitudine e l’inabilità hanno il sopravvento sulla nostra vita di donazione, l’esperienza del dolore può diventare luogo privilegiato della trasmissione della grazia». E allora «le persone immerse nel mistero della sofferenza e del dolore, accolto nella fede, possono diventare testimoni viventi di una fede che permette di abitare la stessa sofferenza, benché l’uomo con la propria intelligenza non sia capace di comprenderla fino in fondo». «Il nostro mondo dimentica a volte il valore speciale del tempo speso accanto al letto del malato – è la denuncia papale – perché si è assillati dalla fretta, dalla frenesia del fare, del produrre, e si dimentica la dimensione della gratuità, del prendersi cura, del farsi carico dell’altro». Per Francesco «dietro questo atteggiamento c’è spesso una fede tiepida». E allora il Papa esorta: «Vorrei ricordare ancora una volta l’assoluta priorità 27 I l Pontefice esprime anche un altro monito: «La vera carità è condivisione che non giudica, che non pretende di convertire l’altro»; «è libera da quella falsa umiltà che sotto sotto cerca approvazione e si compiace del bene fatto». Il Pontefice ha concluso con una preghiera alla Vergine: “Fa’ che, nel servizio al prossimo sofferente e attraverso la stessa esperienza del dolore, possiamo accogliere e far crescere in noi la vera sapienza del cuore”. (dal sito dei Camilliani) Comunità in cammino dal Consiglio Pastorale Parrocchiale seduta del 21 novembre 2014 Il segretario - Gian Mario Zigliani Nell’ultima seduta del Consiglio Pastorale Parrocchiale i temi all’ordine del giorno sono stati: - Verifica e bilancio sulla nuova impostazione della settimana mariana. - Breve relazione da parte di suor Pia Pelucchi sul progetto riguardante la ricerca sul mondo del lavoro. - Verifica diocesana del progetto I. C. F. R. (Iniziazione Cristiana Ragazzi e Fanciulli). a) - Il parroco in merito alla nuova impostazione ed alla partecipazione della Comunità alle funzioni per la settimana mariana svoltasi dal 28 settembre al 5 ottobre ha riferito l’andamento altalenante di presenze nelle varie serate, con un bilancio nel complesso, più incoraggiante rispetto agli anni scorsi ed alla volontà di proporre questo calendario di celebrazioni, con qualche piccola modifica, anche per il futuro. Da incrementare l’esperienza della preghiera mariana vissuta nelle “piccole comunità territoriali”. b) – suor Pia Pelucchi, delle Suore operaie della Santa Casa di Nazareth, ci ha relazionato sull’iniziativa pastorale intrapresa mesi fa a Cologne (a cui partecipano anche nostri parrocchiani) e giunta a metà percorso sul tema: “Il mondo del lavoro nella pastorale”, con la partecipazione di imprenditori sensibili al problema, docenti, sociologi, genitori, gruppo famiglie, scolari. Il dibattito vuole porre in luce la difficoltà tra lavoro come è impostato oggi e la famiglia, gli orari e le esigenze lavorative tolgono molto spazio al rapporto famigliare, la speranza che qualcosa cambi è forse un’utopia, ma discuterne è già un passo avanti. c) - Don Giovanni ha compilato, dopo il dibattito, la verifica e bilancio relativo alla nostra Parrocchia, riguardo al percorso I.C.R.F. che la Diocesi di Brescia ha richiesto, commentando i vari traguardi raggiunti, alcuni più confortanti ed altri meno. La catechesi per i genitori, anche se con qualche mugugno da parte di alcuni, negli ultimi anni ha visto dei buoni miglioramenti. Il cammino di Iniziazione Cristiana dei ragazzi vede una discreta disposizione al raccoglimento, alla preghiera e all’apprendimento dei contenuti essenziali della Fede Cristiana. Il rapporto tra il cammino I.C.F.R. si può dire che ha favorito un rafforzamento del legame tra la famiglia e la vita oratoriana. Mentre negativa, o quasi assente, la partecipazione alla S. Messa domenicale ed alla vita dell’oratorio dopo il cammino dell’ I.C.F.R. Offerte per la gestione ordinaria dell’Oratorio (novembre-dicembre 2014) 01/11 I Ribaltati per la Curida de Cucai 01/11N.N. 01/01 Utilizzo sala e cucina 04/11N.N. 04/11 Per manutenzione aula 06/11 Assemblea di condominio 08/11 Per lavastoviglie bar 11/11 Assemblea di condominio 11/11 Utilizzo sala e cucina 18/11 Utilizzo sala 19/11 Gruppo Yoga * 20/11N.N. 20/11N.N. 20/11 Assemblee di condominio 01/12 Classi 1972 – 1973 01/12N.N. 01/12 Vitali Gomme 05/12 Assemblea di condominio 06/12 Salone e cucina €520,00 € 100,00 € 150,00 € 50,00 € 50,00 € 40,00 € 1.700,00 € 40,00 € 200,00 € 50,00 € 200,00 € 50,00 € 4,00 € 140,00 € 325,00 € 2,50 € 100,00 € 40,00 € 50,00 07/12 Scout Chiari 08/12 GAS Coccaglio 08/12 Associazione Pensionati * 16/12 Per attività oratoriane 16/12 Per attività oratoriane 16/12N.N. 17/12N.N. 17/12 Gruppo Yoga * 18/12 Assemblea di condominio 23/12N.N. 23/12 Sala per corso di chitarra 23/12 Unitas Coccaglio * 27/12 Compleanno nel bar 29/12N.N. 31/12 Assemblee di condominio € 60,00 € 55,00 € 250,00 € 1.000,00 € 300,00 € 150,00 € 30,00 € 200,00 € 30,00 € 20,00 € 50,00 € 150,00 € 30,00 € 50,00 € 90,00 Totale Grazie di cuore a tutti! € 6.276,50 (*: attività svolte presso l’Oratorio Maria Tonelli) 28 Comunità in cammino • dall’oratorio PRESEPIO Q uest’anno alcuni ragazzi del gruppo Antiochia, seguiti dai catechisti, hanno preparato il presepio al Focolare. Per alcune sere hanno preso forbici, cartone, colla, pennelli e colori e hanno ritagliato, incollato e colorato personaggi, stelle, animali, case e alberi. Tra un divertimento, una risata e uno scherzo, ne è risultato un presepio molto carino, frutto del lavoro e dell’impegno di questi ragazzi. Grazie a loro, si è potuto realizzare un bel presepio anche con materiali molto semplici. 29 Comunità in cammino • dall’oratorio EPIFANIA 2015 I G l Corteo dei Magi verso la chiesa con l’oro, l’incenso e la mirra simbolici, il momento di preghiera in compagnia del Presepio vivente, il cammino verso S. Pietro accompagnati dalla piccola banda hanno caratterizzato il pomeriggio della grande solennità dell’Epifania. A questo, novità di quest’anno, si sono aggiunte le iniziative curate dal “Comitato S. Pietro”: concerto della piccola banda, del piccolo coro “Primavera” e di un coro di bambini provenienti dalla Provincia, Lumezzane, se non ricordo male. razie a tutti coloro che hanno curato le diverse iniziative, plauso al “Comitato S. Pietro” per il riuscitissimo e molto visitato (meritatamente) presepio (di cui non siamo riusciti a catturare adeguate immagini) e per le iniziative che hanno contribuito a creare un momento molto bello nel pomeriggio dell’Epifania, aiutandoci anche in tal modo a caratterizzare questa Solennità che passa spesso in secondo piano rispetto al Natale. 30 Comunità in cammino • dall’oratorio La sera del 13 dicembre la nostra Comunità ha ricevuto un bel dono di S. Lucia: senza alcun costo per le casse parrocchiali, il coro polifonico "La Rocchetta" di Palazzolo s/O, accompagnato dall'insieme di archi "Nuova Armonia", ci ha offerto un concerto ad alto livello di musica sacra: preghiera e gusto estetico si sono unite, anticipando l'atmosfera festosa delle vicine fesività natalizie. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno realizzato e reso possibile il tutto. 31 Comunità in cammino • dall’oratorio 32 Comunità in cammino • dall’oratorio TUTTI IN CAMPO CON CANTERA! “S cuola, rispetto ed educazione” sono i valori con cui la Cantera del Barcellona calcio cresce i suoi giocatori per farli diventare “Campioni nel campo, ma anche nella vita”. Anche a Coccaglio, da tre anni a questa parte, esiste una Cantera, che accoglie i ragazzi del paese e quelli iscritti all’associazione calcistica Unitas. Questo progetto nasce dalle riflessioni e dalle proposte in merito al tempo “non scolastico” dei ragazzi portate avanti dall’Amministrazione Comunale (Ufficio Servizi Sociali e Politiche Giovanili) nell’ambito del “progetto Giovani”, in collaborazione e con il supporto del gruppo “Facciamoci Rete”, in cui l’Amministrazione Comunale si è confrontata con le associazioni e gli enti del territorio in merito alle politiche sociali per i minori e le loro famiglie. L a nostra Cantera, quindi, non ha l’obiettivo di formare nuovi calciatori, ma vuole offrire uno spazio ai ragazzi per trascorrere del tempo insieme, per essere Campioni nella vita di tutti i giorni, o almeno per provarci! Cantera è un tempo di compiti, ma anche di gioco, di laboratori e di divertimento. Un filo rosso collega i vari momenti: fare delle esperienze insieme ed essere un gruppo, formato da tante persone diverse tra di loro, che scopre la bellezza di condividere, di conoscersi e di crescere, facendo tesoro proprio di quelle caratteristiche che rendono le persone diverse le une dalle altre, e per questo, uniche. Certo, non è semplice, anche perché la Cantera Senior (quella dedicata ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado) ha raggiunto la soglia dei 60 iscritti, mentre la Cantera Junior (ragazzi delle classi quinte della scuola primaria), la soglia di 40. I numeri sono veramente importanti, ma ad accogliere i ragazzi, oltre ad una figura educativa professionale e a Bernardo, allenatore dell’Unitas, c’è un gruppo di 7 ragazzi volontari che si stanno dimostrando attenti ai bisogni dei ragazzi. I n questi tre mesi iniziali, abbiamo incontrato alcune delle associazioni di Coccaglio, che hanno condiviso dei momenti con noi. L’associazione DISEGUAL che ci ha regalato preziosi spunti di riflessione sul tema della diversità, che non è necessariamente limite, ma “punto di partenza” per creare nuove relazioni. Entrare in relazione con l'altro vuol dire entrare in contatto con un'altra identità, cioè con qualcuno che è "diverso" da me: attraverso ciò si diventa più ricchi e si cresce! Le mamme dell’associazione hanno risposto alle domande dei ragazzi, con molta pazienza e dolcezza. L ’associazione AGE ha organizzato, come negli anni precedenti, il tanto atteso laboratorio di cucina. Per il mese di dicembre, il gruppo impegnato in questa attività, ha preparato i biscottini di pasta frolla. Oltre a portare a casa un sacchettino pieno di biscotti i ragazzi hanno imparato una ricetta che potranno riprovare a fare insieme alla loro famiglia. Per i prossimi mesi ci saranno altre associazioni di Coccaglio che passeranno dei momenti con noi, tra cui il GAS, ARTE e DANZA e una giornata speciale con UNITAS. Oltre all’incontro con le associazio33 ni i ragazzi si sono cimentati in laboratori manuali, creato lavoretti natalizi, e imparato nuovi giochi, con i quali si impara anche a perdere, quindi a divertirsi con gli altri, ma soprattutto si impara il rispetto, la “parola d’ordine“ di Cantera. Un altro momento veramente importante è quello dei compiti: i ragazzi, suddivisi in piccoli gruppi, li eseguono e studiano, seguiti dall’educatrice e dai volontari, con una particolare attenzione ai ragazzi DSA seguiti da un’educatrice specializzata in questo ambito. L’oratorio “Il Focolare” ci ospita, fornendoci gli spazi per le attività. Da parte dell’educatrice e dei volontari, l’intento è quello di porre al centro di tutto la relazione educativa con i ragazzi, con l’ascolto ed il dialogo come elementi prioritari. Particolare attenzione viene data all’osservazione delle dinamiche che si creano nel gruppo, fondamentali per creare un clima sereno per ognuno dei ragazzi. L a condivisione di una metodologia educativa comune ha anche la finalità di sviluppare in loro la capacità critica di porsi delle domande, di essere curiosi, di mettersi nei panni altrui, di essere creativi e unici! Il nostro percorso insieme diventa così un piccolo passo nella scoperta della propria identità e, contemporaneamente, una valorizzazione delle differenze. Dopo le vacanze Natalizie Cantera ricomincerà le sue attività, con energia nuova e tanta voglia di percorrere un pezzo di strada insieme, per diventare davvero CAMPIONI NELLA VITA. Veronica Martina Comunità in cammino • dall’oratorio A carnevale si balla! Sabato 14 febbraio 2015 il gruppo dei Ribaltati organizza "Un ballo in maschera" Un serata per stare insieme divertendosi con balli di gruppo, disco anni 70/80, ballo liscio, latino ecc. presso il salone dell'Oratorio femminile, in via Cavour,11. La serata, a ingresso libero, è aperta a tutti, famiglie, giovani, ragazzi, perfino alle coppie che festeggiano San Valentino. Per divertirsi basta poco: una maschera, l'allegria e la voglia di stare insieme. I Ribaltati organizzano giochi, un rinfresco e la musica, a partire dalle 21:00 e fino alle 24:00. Tutti in maschera! Carnevale viene una volta sola in un anno! Come puoi contribuire alle spese per la ristrutturazione del Focolare 1 - Anzitutto, frequentandolo: ciò dà senso all’impegno che si sta affrontando. 2 - Offerta libera che può essere consegnata ai sacerdoti, al diacono o nel corso della raccolta “pro opere parrocchiali” e “pro Oratorio”, normalmente la prima e la seconda Domenica di ogni mese e in altre particolari occasioni, di volta in volta indicate 3 - Offerta libera tramite versamento o bonifico, detraibile ai fini dell’Irpef, sul CC n. 2085X87, presso la Banca Popolare di Sondrio - ag. di Coccaglio; ABI 05696 - CAB 54360 - CIN X, intestato a “Il Focolare A.P.S. ONLUS”. Per il bonifico è necessario il codice IBAN: IT87 X056 9654 3600 0000 2085 X87 4 - Impegno morale o scritto a versare una quota fissa periodica, in occasione della giornata mensile “pro Oratorio” o direttamente ai sacerdoti o al diacono 5 - Prestiti gratuiti (senza interesse) 6 - Contribuire alla ristrutturazione dell’Oratorio può essere un modo alternativo per partecipare alle gioie o ai lutti di parenti o amici 7 - Oltre all’8 per mille secondo le possibilità indicate sul modulo per la dichiarazione dei redditi, è possibile destinare a enti specifici il 5 per mille. È possibile attuare questa opzione indicando nell’apposito spazio della dichiarazione dei redditi il CF n. 91018070176 dell’associazione “Il Focolare A.P.S. onlus” 34 Comunità aperta POCHE PAROLE PER IL NUOVO ANNO ( di G. Pedrali ) benedizione di Dio! Nel nostro piccolo, la Caritas Parrocchiale “ Porta Aperta” a nome della Comunità continua nella sua missione di aiuto e ascolto delle molte realtà di povertà e disagio che sono presenti nel nostro comune. Infatti, nell’anno appena trascorso, abbiamo raggiunto quanto segue: I l Santo Padre Francesco, nella Evangelii Gaudium, scrive: “Desidero una chiesa povera per i poveri”; tuttavia, nella stessa esortazione, ha ribadito con fermezza il dovere di tutti i cristiani di lottare contro la povertà. È naturale, allora chiedersi: Come si può volere la povertà e incitare a combatterla? O perché dovremmo volere essere poveri, quando Dio è fonte di ricchezza? Se ci vuole poveri, perché allora combattere la povertà in suo nome? E se ci vuole ricchi e felici, perché allora amare la povertà? Il “problema” della povertà, sembrava essere stato definitivamente superato nei Paesi Occidentali grazie ai successi economici senza precedenti raggiunti dal secondo dopoguerra in poi. L’attuale crisi economica e l'immigrazione massiccia di gente che fugge dalla guerra, dallo sterminio e da situazioni disperate in diverse parti dell'Africa e del Medio Oriente cercando scampo nel Vecchio Continente, hanno ridato centralità al tema della povertà e dei poveri. La Chiesa, seguendo il messaggio del Vangelo, li assiste e li soccorre, • Sono state distribuite più di 3500 borse – famiglia di generi alimentari • Raccolta delle Palme: € 600 • Giornata del pane a favore della Caritas Diocesana: € 599 • Abbiamo speso, per provvedere all’acquisto dei generi alimentari, € 4112.85 • Abbiamo dato ai nostri tre missionari ritornati a Coccaglio: € 600 da quando non esisteva neppure l'idea di stato sociale. Questo ci deve far riflettere e dovremmo capire che…i poveri sono la ricchezza della Chiesa. Dunque sono la nostra ricchezza: poiché tutti noi siamo la Chiesa. Se voltiamo la faccia, se cambiamo marciapiede se li vediamo, se non ascoltiamo il loro grido…come facciamo a dirci cristiani. San Lorenzo, alla richiesta dell’imperatore romano di consegnare le ricchezze della Chiesa, gli portò tutti i poveri di Roma. Di fronte a questa marmaglia di “ultimi” l’imperatore romano fece trucidare e bruciare il diacono Lorenzo. L’imperatore, ricco per potenza e gloria, ma povero di cuore non aveva capito quel gesto. E noi cosa scegliamo di essere in questo nuovo anno? Desideriamo essere come il martire Lorenzo che donò la sua vita per la Chiesa ed i poveri o desideriamo rimanere nelle ricchezze effimere di questo mondo e chiusi in noi stessi? Spero davvero che lo Spirito santo illumini i cuori della nostra Comunità e faccia rivivere il desiderio di vivere la Carità come dono e 35 U n grazie sincero va ai ragazzi, ai docenti ed al Dirigente Scolastico della Scuola Primaria e della Scuola Secondaria di primo grado per la loro sensibilità. All’Amministrazione Comunale, agli assistenti sociali, agli amici della Dispensa sociale, all’Aido che con pazienza e professionalità collaborano con noi. Alle associazioni e gruppi che, in diversi modi, ci danno una mano. Ad una famiglia del nostro paese che ogni mese ci sostiene economicamente ed alla Grafica Essebi sempre disponibile per quanto riguarda la cancelleria. Al Lions Club che ci ha dato la possibilità di donare dei buoni spesa. Un grande ringraziamento va a tutta la Comunità che… seppur vive questa crisi economica… non ci lascia soli in questa missione di aiuto ai poveri. A tutti un invito: NON LASCIATECI SOLI e sostenete la missione della Caritas che opera in nome della comunità! Comunità aperta Ottavario di preghiera per l’unità dei Cristiani (18-25 gennaio) “Dammi un po’ d’acqua da bere” (Giovanni 4, 7) C are sorelle e cari fratelli in Cristo, la grazia e la pace del Signore Gesù, unico nostro Redentore e fondamento sicuro della nostra fede comune, sia sempre con voi! L a proposta di preghiera e di riflessione che in questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci arriva dal Brasile, e per la quale siamo riconoscenti ai nostri fratelli che testimoniano la fede al di là dell’Oceano, ci porta quest’anno a sederci tutti attorno al pozzo di Giacobbe: forse affaticati per il viaggio, come Gesù, forse incuriositi, turbati, ma anche aperti alla conoscenza di quell’uomo capace di un discorso chiaro e profondo, così come succede alla donna di Samaria. È l’evangelista Giovanni a presentarci questo racconto (4,1-42), che costituisce il tema di fondo di quest’anno. Almeno due atteggiamenti si intrecciano quindi in questa pagina dell’evangelista teologo, come Giovanni viene definito in particolare dai nostri fratelli di Oriente; atteggiamenti che rivelano due storie, due vite, due persone, cioè quella del Maestro e quella della Samaritana, ma atteggiamenti nei quali anche noi possiamo riconoscere molto della nostra esperienza di donne e di uomini credenti. Innanzitutto Gesù, seduto presso il poz- zo, affaticato per il viaggio. Quanto spesso anche noi sediamo affaticati, nei nostri circoli, nelle nostre accademie, nelle chiese o nelle piazze dove si sviluppa la nostra quotidianità; quanto spesso anche a noi sembra di non avere più quella forza necessaria per il cammino, forse nemmeno il desiderio di camminare, la spinta propulsiva capace di rimettere in moto. Il cammino della fede e in particolare il cammino verso l’unità dei credenti in Cristo a volte dà l’impressione di essere quasi bloccato, o quanto meno affaticato per un viaggio che certamente gli ha fatto conoscere delle tappe importanti, ma che ora sembra rallentato, assopito. Al punto che quella richiesta del Signore, “dammi da bere”, può diventare l’espressione della sete di ciascuno di noi: sete di senso, sete di novità, di gesti significativi, di incoraggiamento, sete di vedere ostacoli che si allontanano e traguardi che si avvicinano. È una sete profonda, capace di interrogare quotidianamente quanti si appassionano per l’ecumenismo; quella stessa sete poi che sono costretti a condividere tanti fratelli che, loro malgrado, vivono sulla propria pelle il dramma del contrasto, della discriminazione razziale o religiosa, della divisione, della guerra… “Dammi da bere”: a chiedere dell’acqua è il Signore stesso; è il Figlio di Dio fatto Uomo; è Colui che i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere, Colui per 36 mezzo del quale tutte le cose sono state create, Colui che non ha né inizio né fine, Egli chiede da bere alla donna di Samaria, a me, a te, a ciascuno di noi! È Dio che si fa Uomo fino in fondo, al punto da far sua la nostra sete, al punto da condividere quella sete di certezze che è tipica dell’esistenza di ognuno di noi. Cosa significa questo? Significa che sul cammino dell’unità non siamo soli; significa che il desiderio di intravvedere il traguardo di una comunione sempre più piena non è un desiderio solo nostro o di chi si spende per l’ecumenismo e il dialogo tra i discepoli del Maestro; no, è il Maestro stesso che condivide questo cammino, è Egli stesso che lavora, spinge, incoraggia, prega affinché questo traguardo si avvicini. E l’acqua che Gesù chiede a noi è l’acqua della nostra fiducia. C hiunque abbia un’esperienza di cammino in montagna, su una via di pellegrinaggio antica o moderna o altrove, chiunque abbia la possibilità di muoversi a piedi, sa che, mentre il sedersi affaticati e il cercare da bere è assolutamente normale, il rimanere seduti nasconde però il rischio di non volersi più rialzare. Ecco, Gesù ci invita proprio a questo: a non rimanere seduti! Ci spinge, il Signore, a non lasciare spazio alla stanchezza e men che meno alla delusione, o a quella rassegnazione che fa credere che ciò che si poteva dire e fare in campo ecumenico è ormai stato compiuto e che ulteriori sviluppi sono improbabili, se non addirittura impossibili. “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da bere!», tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. Non ha dubbi il Signore: dobbiamo (o dovremmo…) essere in un atteggiamento continuo di supplica, per avere anche Comunità aperta to il suo cuore al Cristo, ha intrecciato la sua sete di verità con l’attesa profonda di Gesù, quella di incontrare la vita dell’uomo. C noi di quell’acqua viva. Ecco il grande valore allora di una Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: quello di unire le voci per chiedere insieme il “dono di Dio”. Ed è quanto mai significativo e bello, appunto, il farlo insieme. Lo sappiamo e lo crediamo: la forza di una preghiera fatta insieme è analoga a quella delle molte pietre che costituiscono un unico muro: si tengono insieme l’una con l’altra, si consolidano, non lasciano spazio a fratture e mantengono salda tutta la costruzione. Così è la preghiera che unisce tradizioni, abitudini, lingue diverse: molte “pietre” che costruiscono un unico “muro”, molte voci che condividono un unico ritmo di preghiera. E così, forse senza nemmeno accorgercene, pregare insieme ci permette di anticipare quella stessa unità che insieme chiediamo. Ecco il “dono di Dio” che Gesù vorrebbe offrire alla Samaritana e, attraverso di lei, a ciascuno di noi: il dono di essere una cosa sola, realisticamente anticipato nei molti toni di voce di una preghiera unica. Unità non ancora realizzata e allo stesso tempo già sperimentabile: non con l’illusione di un traguardo raggiunto, ma con la spinta propulsiva di una partenza sempre nuova, per un cammino sempre possibile. Certo, però, “se tu conoscessi il dono di Dio”, afferma Gesù. A indicare il fatto che non è scontato, che il dono dell’u- nità va conosciuto, cercato, desiderato ardentemente. Tutti noi dobbiamo chiederci fino a che punto conosciamo questo dono di Dio, se lo desideriamo realmente nelle nostre attività e riflessioni, se proviamo a creare lo spazio necessario affinché il dono dell’unità sia cercato dai fedeli, dalle comunità, da noi stessi. Se davvero conoscessimo il dono di Dio e la potenza di quell’acqua viva che egli ci offre nel suo Figlio Gesù, non ci sarebbe più futuro per quel certo senso di rassegnazione e di abbattimento che talvolta allaga il campo dell’ecumenismo, e che è il segnale che forse conosciamo più le nostre incertezze e perplessità che non il dono di Dio. Che cosa allora conosciamo di più? Che cosa desideriamo realmente conoscere e sperimentare più da vicino? È proprio così che acquista grande importanza anche l’atteggiamento della donna di Samaria, che nel suo interloquire col Maestro rappresenta certamente tutti noi. Un atteggiamento incuriosito e turbato forse dalla sorpresa di trovarsi di fronte un Giudeo che le chiede da bere, così come noi abbiamo il diritto di restare anche turbati di fronte alle sfide che il Signore ci lancia con il suo vangelo; ma allo stesso tempo sappiamo di essere invitati a conoscere il Maestro, ad entrare sempre più nel suo stile di vita, a far nostra la sua stessa sete di unità. La donna di Samaria ha aper37 arissime sorelle, carissimi fratelli in Cristo, questo oggi viene chiesto anche a noi: confidare al Signore la nostra sete di senso e aiutare i nostri fratelli in umanità a fare altrettanto; portare gli uomini e le donne del nostro tempo a conoscere il dono di Dio, e farlo insieme, come discepoli che riconoscono la diversità e la ricchezza delle tradizioni di ciascuno, ma che sperimentano allo stesso tempo la forza dell’unità. Possa allora il Signore benedire tutti i gesti di comunione di cui si fanno costruttori i nostri pastori in via ufficiale e tanti nostri fedeli nella ferialità dell’esistenza. L’unico nostro Maestro ci conceda di confermare il cammino comune verso la pienezza dell’unità; il Figlio unigenito dell’Onnipotente ci doni di dissetarci dell’acqua che lui stesso ci dà: acqua di verità, che possa purificare gli occhi del nostro cuore e renderli più capaci di intravvedere i segni di comunione che abbelliscono il nostro cammino, lo rafforzano e lo guidano verso una unità sempre più concreta. Chiesa Cattolica † Mansueto Bianchi, Vescovo di Pistoia Presidente, Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo della CEI Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia Pastore Massimo Aquilante, Presidente Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e di Malta ed Esarcato per l’Europa Meridionale † Metropolita Gennadios, Arcivescovo Ortodosso d’Italia e di Malta ed Esarca per l’Europa Meridionale Cultura e notizie • Curiosando nello Scrigno La pala/pagliotto del Suffragio di G. Pedrali E ntriamo un po’ nell’opera: (foto 2) sette persone, suddivise in 4 gruppi: il primo di tre persone che pregano guardando la Vergine e chiedendo la sua intercessione; una è posta al centro con gli occhi rivolti verso l’alto e la bocca aperta in segno di preghiera; poi troviamo due donne che si coprono i seni, ed infine una persona solitaria, messa in un angolo che prega (forse potrebbe essere il committente?). Nel secondo piano, vediamo a dx (foto 3) un monaco che, con una brocca di acqua fresca, irrora la terra per far sì che l’acqua = che nella sacra Scrittura è simbolo di purificazione e di rinascita nel Signore, possa raggiungere le anime purganti. Questo avviene grazie alla preghiera (suffragium). Alle sue spalle troviamo un paesaggio dove si foto 1 P ochi sanno che, nei tempi passati, nella nostra Comunità operava l’Arciconfraternita di Santa Maria del Suffragio che aveva il compito di: "dare sacra sepoltura ai corpi benedetti e a quelli mal caduti o abandonati" inoltre doveva diffondere il culto per le anime sante del Purgatorio. Nell’archivio di Stato a Milano, si trova scritto che a "Cocalio, in terra Brexiana, vi è una pia Comunità che prega e honora le anime sante del Purgatorio e per esse fa grandi processioni con honore di popolo…A.D. MDCXX" In quest’epoca, come Pontefice, regnava Paolo V e vescovo-duca di Brescia era Marino Zorzi. La nostra Comunità aveva ancora il titolo di Dicastero Pievano ed includeva, inoltre, il titolo di prepositurale. Di tutto questo passato, e di questa venerazione per i morti, ci sono rimasti i Sacri Tridui, alcuni paramenti preziosi e particolari, alcune tele del catafalco e questa meravigliosa piccola pala. Il quadro, (foto 1) olio su tela, risalente a fine ‘600, è diviso in tre scene particolari: 1 le anime del Purgatorio che pregano e sono nelle fiamme; 2 un angelo che guida un bambino ed un monaco; 3 la Vergine col Bambino. Tutto racchiuso in una cornice, un po’ insolita, con volute ed angioletti dorati. Una scritta latina indica la committenza: Sanctae mariae Suffagii Archiconfraternitas. ai piedi della Vergine è posto un cartiglio con la parola: suffragium = preghiere. foto 3 nota un acquedotto romano ed una chiesa. A sx troviamo un angelo che conduce un fanciullo fuori da una città in fiamme. E queste fiamme piovono dal cielo. Questo ricorda la purificazione ed il castigo che Dio operò su Sodoma e Gomorra che non vollero convertirsi e pentirsi. Sopra tutto veglia la Santa Vergine con il Bambino che… ascoltando le preghiere… intercede presso il Figlio. Particolari, e un po’ buffi, sono i quattro teschi che ricordano quelli del catafalco funebre. foto 2 38 Cultura e notizie Proèrbe e poesìe cüntade só nel nòst dialèt. Stórie e tradisiù dèla nòstra provìncia Proverbi I montagnì per 'na castègna i völ 'na àca prégna (I montanari per una castagna vogliono una mucca gravida) I laùr che piàs sa impara sübit (Le cose che piacciono si imparano subito) El g'ha mandàt zò 'I manech de la scua (Ha ingoiato il manico della scopa) Riferito al modo di camminare diritto, in dialetto sténch, con il collo rigido. STÓRIE Lassa zò la caàgna (Calare la cesta, ossia passare a miglior vita) Questa volta, attraverso la corrispondenza di Don Tarciso Moreschi di Malonno, missionario “fidei donum”, attualmente parroco nella missione di Ilembula in Tanzania, ho cercato mostrare dal vivo ciò tutti i giorni si compie in una missione africana. Sono scritti che lo stesso ha inviato a tutti i volontari che si sono recati da lui per aiutarlo materialmente. Comunico, in premessa, i dati in mio possesso utili per conoscere meglio la figura del sacerdote. La é zò come Dio la manda (Vien giù come Dio la manda) Piove a dirotto. L'è töt ciàr come l'aqua tröbia (È tutto chiaro come l'acqua torbida) Perfetto stato di confusione. A pagà va pià (A pagare vai piano) Conobbi don Tarcisio nell’anno 1989, in occasione del mio primo un intervento di volontariato svolto, insieme ad altri quatto amici di Brescia, presso la sua parrocchia di Kiliba, in Zaire, ora Repubblica Democratica del Congo. L’anno successivo, a causa di attriti sorti con la polizia politica locale, per aver aiutato delle persone contrarie al regime, fu inviato dal suo vescovo a gestire la missione Kamituga, un paese al margine della foresta pluviale distante cica 350 chilometri da Kiliba. In seguito ad una sua richiesta, il nostro gruppo, forte di nuove leve, tornò da lui circa un mese per alcuni lavori di riparazione e ampliamento delle varie strutture della missione.Tre anni dopo in seguito a sua richiesta, ottenne il rimpatrio. La curia di Brescia, lo inviò allora in qualità di curato, nella parrocchia di Cologne dove vi rimase per circa due anni. Poi, in seguito a qualche disappunto con l’anziano parroco oppure il richiamo alla semplicità dei costumi dell’Africa dove aveva lavorato per parecchi anni, forse ancora troppo forte, lo convinse a chiedere di ritornare in terra di missione Monsignor Foresti lo inviò allora come parroco nella nuova missione di Mtwango. Un grosso villaggio posto al margine estremo dell’altopiano, oltre il quale s’innalzano i monti Kipengere che fanno da contrafforte al lago Niassa.Insieme ad un mio collega di lavoro ed un meccanico appena messo in pensione da uno stabilimento metallurgico di Brescia, tornammo ad aiutarlo nella nuova sede gestita in precedenza dai padri della Consolata. Éder l'erba alta (Vedere l'erba alta) Saper fiutare la convenienza. Iga 'na bröta lömàga (Avere una brutta faccia) Non stare proprio bene. Fósch come 'n canàl stòp (Buio come un canale saturo) Iga ‘l mal dèla nóna (Avere il male della nonna) Essere tremolante nel fisico e nel cervello. Fregàga zò gnè le scarpe (Non pulirgli nemmeno le scarpe) Non accettare umiliazioni. Fas deleguà i òss (Farsi liquefare le ossa) Si dice - o si diceva - durante la brutta stagione. Significa scaldare le membra intirizzite dal freddo. 39 Cultura e notizie Ilembula 24\11\2009 Carissimo, A te che segui con affetto e interesse le vicende delle missioni di Ilembula, Mtwango e Wangingombe, arrivi un particolare saluto nel Signore. Il tempo che viviamo ci costringe a fare delle scelte, almeno così mi sembra, se non vogliamo essere vissuti. Nel mondo attuale ci sono molte entità che vorrebbero decidere per noi. Naturalmente i risultati saranno a loro favore. Anche essere cristiani davvero in questo tempo esige rivedere la nostra fede e essere sempre pronti a rendere conto a chiunque del nostro credere. Purtroppo l'ambiente non ci aiuta ad essere cristiani; fare delle scelte significa anche accettare di fare rinunce. Se siamo permeati dall'amore di Gesù, le rinunce non sono più tali, ma diventano occasioni di rafforzamento del nostro vincolo con Lui. Da tempo è in atto una revisione del Natale. L'aspetto romantico e folcloristico si sta spostando su altre figure: babbo natale, agrifoglio, ren- narci coi bambini del mondo intero Non possiamo più limitarci solo ai nostri bimbi, ma, visto che ogni bambino è Gesù, siamo caldamente invitati a prendere in considerazione ogni bambino. Tutti sappiamo che il nostro mondo attuale è strutturato più a favore degli adulti che dei bambini. Spesso addirittura i minori diventano strumenti di odio, di traffici illeciti e sevizi. Il Signore viene per chi è malato, per chi ha perso l'orientamento per chi sta male: a noi rimane solo di accoglierlo. Ma come? Leggendo la Sua parola, partecipando alla liturgia e frequentando chi vuole accoglierlo. Ora basta prediche. Veniamo alle notizie. A Wangingombe sono arrivati quattro volontari del servizio civile. Due si occupano della costruzione del centro per disabili e due si stanno già occupando dei disabili stessi. Quattro volontari invece sono andati a Ilunda nel villaggio TUMAINI. Questi si occupano degli orfani come già facevano i loro predecessori. Tutti rimarranno per un anno. A Wangingombe stiamo costruendo il centro per la riabilitazione dei bambini disabili. Esiste però già un piccolo fabbricato dove due volontarie, di cui una è fisioterapista, esercitano la loro terapia. Per raggiungere anche altri bambini abbiamo aperto nel villaggio di Lyadebwe una stanza nella quale i bambini disabili vengono a fare esercizi. Nel giro di un mese, apriremo una stanza anche qui a Ilembula. Frequentemente la disabilità è causata da lesioni al cervello: sono cerebrolesi. Per loro non c'è molto da fare; si riesce a fare qualche progresso solo grazie alla frequenza di certi esercizi. Più avanti pensiamo di allargare il servizio anche a quelli che hanno avuto problemi a causa della poliomielite. Prima di Natale voglio iniziare anche la costruzione della casa per i sacerdoti che saranno a capo della parrocchia di Wangingombe così che nel giro di poco tempo tale parrocchia che era affidata a me venga affidata a uno o più sacerdoti locali. Quest'anno la preparazione al Natale sarà in tono minore perché Padre Otto ha avuto ed ha problemi di pressione e pertanto non posso contare su di lui più di tanto. La preparazione è affidata alle famiglie stesse che dovrebbero riunirsi ogni sera all'interno della casa, pregare un po' e leggere un brano della Bibbia. Stiamo insistendo da anni su questo: chissà che poco alla volta entri tale abitudine. Bisogna anche ricordare che la gente ha iniziato a coltivare. Le prime piogge sono già cadute e pertanto molti hanno iniziato a coltivare alacremente. Quest'anno le piogge saranno abbondanti a causa del fenomeno El Nino che avviene nell'oceano pacifico. Noi speriamo solo che siano abbastanza regolari. Credo che dobbiamo pregare e cambiare tutti certe nostre abitudini onde non rendere invivibile questa nostra terra. Auguri per un Natale semplice, povero e pieno della grazia di Gesù. A presto. Don Tarcisio. Mtwango - don Tarcisio e l'autore con l'assortimento i ciotole ne, luci, doni ecc. In questo contesto chi vuol vivere il Natale cristiano è costretto a rifarsi alla Parola di Dio e ai profeti del nostro tempo. Ormai abbiamo constatato che tutto l’ambaradam che si svolge a Natale non ha nulla da spartire con Gesù. Siamo pertanto costretti a entrare in noi stessi, trovare dei tempi di riflessione, unirci a chi segue questo cammino e pregare di più. Mi sembra che la festa di Natale debba essere anche un momento per riconsiderare il nostro modo di relazio40 Cultura e notizie POESIA Camminano più tardi a fianco e fianco ridendo allegramente fra di loro. Le fissano le nonne, pensando a quell’età in cui pure lor svagate assaporavano quella vita allegra ch’era così bella. di Tarcisio Benerecetti Fiera nel villaggio Appena l’alba tinge il ciel sereno s’odono i venditor che invitano le donne per la strada far la spesa. Le viuzze son invase dalle bancarelle colme di molte cose belle. C’è la giostra che fa divertir i ragazzini. Un tizio con la scimmietta e l’organetto. Qualche bambino gira e tiene stretto il lungo filo unito a dei palloni colorati che oscillano sul capo di tutta quella gente. Escon più tardi i bimbi dalla scuola coi grembiulini e i baverini bianchi. S’avviano lesti a scrutar i birichini le bancherelle piene di dolciumi e ad osservar curiosi i venditori. Nell’accendersi le luci dei lampioni, ogn’uno torna lesto alla sua casa. Quanto silenzio poi. Tutto, tutto tace. S’ode appena il frusciar dell’acqua che pigramente passa sotto il ponte. Per i sentieri che portan verso strade accorrono lesti i contadini nella valle. Guidano per mano i laboriosi buoi, ornati per quel dì di nastri e fiocchi rossi, onde negli affari della fiera far bella figura. Nei davanzali delle finestre intanto si affacciano a guardare le fanciulle i ragazzi che nel vederle fan la fischiatina. Vanno poi di corsa a farsi belle tingendosi le guance ed il musetto. Auguri a Tarcisio, nostro fedele articolista, e alla sua sposa, per i cinquant'anni di vita insieme 41 Cultura e notizie Presepiando per Coccaglio 42 Cultura e notizie Numeri Telefonici d’immediata utilità MUNICIPIO . centralino - fax - Ufficio vigili - segreteria - Agente di servizio - Emergenze . Ufficio Anagrafe . Ufficio Tributi . Ufficio Ragioneria . Ufficio Servizi sociali . . Ufficio Tecnico . Servizi 24 su 24 Associazione Pensionati 030 7725711 030 7721800 030 7725702 030 7725724 335 7250663 335 7637031 030 7725704 030 7725707 030 7725709 030 7725716 030 7725731 335 7637031 030 7703666 Guardia medica – Rovato, via Lombardia 33/a zona stazione 030 7701921 Pronto soccorso di Chiari 030 711170 Soccorso stradale 116 Guardia di Finanza 117 Carabinieri 112 Soccorso pubblico di emergenza 113 Vigili del fuoco 115 Emergenza sanitaria 118 telefono azzurro 1.96.96 Guardia farmaceutica 800 297002 Ufficio invalidi 030 297002 Corpo Forestale delle Stato 1515 Prenotazioni Az.Osp.Chiari Visite dal lunedì al sabato 800 017446 www.comune di coccaglio.it 8-20. Visite con urgenza – bollino verde .fas.A dal lunedì al sabato ore: Scuola Materna 030 7721562 8,30 -16. Scuola Elementare 030 723730 Scuola Media 030 7721190 Esami radiografici dal lunedì al venerdì ore 8,30 - 16.00 Radio parrocchiale 030 2731444 Prestazioni libera Ferrovie 030 7703004 professione dal Poste Italiane 030 7721318 Lunedì al venerdì: Farmacia Tallarini 030 7701217 ore 8,30 – 13,30 Farmacia Comunale 030 7248650 Centralino Fondaz. Don Gnocchi Rovato 030 72451 Richiedei –Palazzolo 030 7303850 COGEME num. verde Coccaglio in rete Volontari del soccorso sede servizio diurno servizio notturno Dott. Paola Valzorio Dott. Antonio Bravi Dott. Emilio Bonfreschi Dott. Maria Battagliola 030 030 030 030 Ospedale di Iseo Stessi numeri di prenotazione dell’ospedale di Chiari tel. 030 98871 Centralino di Iseo 7241719 723716 7700720 7240121 43 800.638.638 n.ro verde 030 7102301 030 7102301 030 7102822 030 71021 030 7703929 030 7240348 030 7722815 Ospedale Mellini di Orzinuovi stessi numeri di prenotazione dell’ospedale Centralino di Orzinuovi di Chiari tel. 030 99441 Cultura e notizie Offerte per le opere Parrocchiali 16 novembre 2014 – 10 gennaio 2015 In occasione della visita alla famiglia e benedizione della casa NN NN Giornata per le opere parrocchiali (tavolino) del 7 dicembre 2014 Eccedenza sulla colletta domenicale del 7 dicembre 2014 NN NN NN NN NN In occasione della visita alla famiglia e benedizione della casa In occasione della visita alla famiglia e benedizione della casa NN Ass. “Amici della Montagna” – Coccaglio NN In occasione della visita alla famiglia e benedizione della casa Ass. “Il Girasole” NN In occasione della visita alla famiglia e benedizione della casa NN NN NN NN NN Giornata per le opere parrocchiali (tavolino) del 4 gennaio 2015 Eccedenza sulla colletta domenicale del 7 dicembre 2014 NN € 50,00 € 50,00 €200,00 €575,00 €213,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 €400,00 €100,00 € 50,00 € 50,00 €200,00 €400,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 €150,00 € 50,00 € 50,00 €325,00 €248,00 €300,00 Totale €3.911,00 Altre offerte per la Parrocchia 16 novembre 2014 – 10 gennaio 2015 Per il bollettino parrocchiale Per il bollettino parrocchiale In occasione dell’Avvento In memoria della cara Mamma Classe 1954 In memoria del caro Sposo e Papà In ringraziamento alla Madonna In memoria del caro Sposo e Papà In memoria della cara Mamma Fratelli e sorelle in memoria della caro Fratello Fratelli e sorelle in memoria della caro Fratello € 10,00 € 10,00 € 20,00 €100,00 € 25,00 €350,00 € 50,00 €100,00 € 50,00 €250,00 €250,00 44 Cultura e notizie Sorelle, fratelli, cognati/e e nipoti in mr, della cara Congiunta In memoria del caro Fratello Per il bollettino parrocchiale Classe 1934 In memoria della cara Mamma In ringraziamento Per i bisognosi Per i fiori delle Festività Per i bisognosi Per Enel, dalla chiesetta di S. Rita In onore della Madre di Dio Nipoti (cugini) in memoria dei cari Congiunti Per la Caritas parrocchiale In memoria del caro Fratello In memoria della cara Sposa €100,00 €100,00 € 20,00 € 90,00 €200,00 € 20,00 € 20,00 €745,00 € 50,00 € 80,00 € 20,00 €420,00 €100,00 €150,00 €100,00 Offerte pro Oratorio 16 novembre 2014 – 10 gennaio 2015 Giornata “pro Oratorio” del 16 novembre €1.040,00 € 50,00 In occasione del Battesimo € 20,00 In occ. della visita alla fam. e ben. della casa € 10,00 NN € 30,00 NN € 20,00 NN € 30,00 NN In occ. della celebrazione per la festa dei Patroni €100,00 € 20,00 NN € 10,00 In occ. della visita alla fam. e ben. della casa € 50,00 NN € 10,00 NN € 10,00 NN € 50,00 NN € 50,00 NN € 10,00 NN € 5,00 NN € 5,00 NN € 20,00 NN € 50,00 NN € 20,00 NN € 5,00 NN € 10,00 NN € 10,00 NN € 5,00 NN € 15,00 NN NN NN NN NN Giornata “pro Oratorio” del 14 dicembre NN In occ. della visita alla fam. e ben. della casa NN NN NN NN In occ. della visita alla fam. e ben. della casa In occ. della visita alla fam. e ben. della casa NN NN NN In occasione del Battesimo In occasione del Battesimo Ceri di Natale Raccolta del giorno di Natale NN NN NN In occ. della visita alla fam. e ben. della casa In occ. della visita alla fam. e ben. della casa In occ. della visita alla fam. e ben. della casa 45 € 50,00 € 20,00 € 20,00 € 10,00 € 1.075,00 € 10,00 € 5,00 € 40,00 € 20,00 € 40,00 € 50,00 € 20,00 € 40,00 € 40,00 € 20,00 € 10,00 € 50,00 € 50,00 €320,00 € 1.740,00 € 20,00 € 10,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 Cultura e notizie Ass. “AVIS” – Coccaglio In occ. della visita alla fam. e ben. della casa In occ. della visita alla fam. e ben. della casa La “Compagnia del ballo” NN NN NN NN NN NN NN NN NN NN NN NN In ricordo del Battesimo, in occ. dell’Epifania NN In occ. della visita alla fam. e ben. della casa In occ. della visita alla fam. e ben. della casa NN Versamenti su “Il Focolare onlus” €500,00 € 20,00 € 20,00 €900,00 € 20,00 €100,00 € 10,00 € 10,00 € 50,00 € 20,00 € 20,00 € 50,00 € 50,00 € 20,00 € 20,00 €500,00 € 50,00 €300,00 € 10,00 € 50,00 € 20,00 03-12-2014 30-12-2014 30-12-2014 05-01-2015 € € € € Totale offerte € 9.035,00 Altre entrate Dalla cucina del Focolare Dalla cucina del Focolare € € 971,00 404,22 Totale entrate € 10.410,22 Per un errore di calcolo sullo scorso numero del bollettino è stato indicato il totale di € 18.281,00 di offerte; la somma corretta è invece di € 11.325. Ne il risulta il seguente Debito precedente Debito residuo € 223.805,81 € 213.395,59 Farmacie di turno – GUARDIA FARMACEUTICA Dal 14 novembre 2014 all’ 11 gennaio 2015 La farmacia di Coccaglio, P.zza Marenzio 10, resta aperta anche il Giovedì. LOCALITA’ INDIRIZZI TURNI DI GUARDIA Primo Secondo COCCAGLIO Piaz. L. Marenzio 10 13 – 14 Gennaio 12 – 13 Febbraio CHIARI Piazza Moro 2 15 – 16 Gennaio 14 – 15 Febbraio CHIARI Via Sala 2/1 17 – 18 Gennaio 16– 17 Febbraio PALAZZOLO V. Marconi 14 19 – 20 Gennaio 18 – 19 Febbraio ROVATO Via C. Battisti 102/a 21 - 22 Gennaio 20 – 21 Febbraio CAZZAGO Via Duomo 51 23– 24 Gennaio 22 – 23 Febbraio CHIARI Via Rivetti 31 25 - 26 Gennaio 24 – 25 Febbraio COCCAGLIO Via E. Mattei 3 27 – 28 Gennaio 26 – 27 Febbraio ROVATO Via Bonomelli 122 29 - 30 Gennaio 28 – 01 Febb. Mar. ERBUSCO Via Provinciale 21 31 - 01 Gen. Febb. 02– 03 Marzo COLOGNE Piazza Garibaldi 8 02 – 03 Febbraio 04 - 05 Marzo PALAZZOLO Via Garibaldi 6 04 - 05 Febbraio 06 – 07 Marzo CASTELCOVATI Via De Gasperi 74 06 - 07 Febbraio 08 – 09 Marzo CHIARI Via xxv Aprile 17 08 - 09 Febbraio 10 – 11 Marzo ROVATO Via Cavour 14 10 – 11 Febbraio 12 – 13 Marzo 150,00 300,00 300,00 150,00 46 Cultura e notizie PARROCCHIA “S. MARIA NASCENTE” Coccaglio Orario delle celebrazioni FESTIVO ore 16.30 ore 17.30 ore 18.00 ore 7.30 ore 8.15 c.a ore 8.30 ore 9.00 ore 10.30 ore 15.00 ore 17.30 ore 18.00 s. Messa (Casa Alb. - sabato *) s. rosario s. Messa festiva del sabato R s. Messa Lodi s. rosario s. Messa R s. Messa R preghiera pomeridiana, sospesa nelle solennità s. rosario s. Messa R nelle solennità ore 17.00 ore 17.30 Cultura e notizie Legenda dei simboli: * salvo variazioni ** posticipata ad altra ora in caso di funerale *** anticipata o posticipata ad altra ora in caso di funerale o di celebrazione serale sostitutiva La Parrocchia in rete: http://www.coccaglio.com Parrocchia: orario delle celebrazioni, calendari, appuntamenti, ecc.: http://www.coccaglio.com/Parrocchia.asp servizio per il Battesimo, il Matrimonio e il Funerale http://www.coccaglio.com/mbf.htm Oratorio (in allestimento): http://www.coccaglio.com/oratorio Archivio del Bollettino parrocchiale http://www.coccaglio.com/archiviobollettino.asp s. rosario Vespro solenne e benedizione eucaristica Guida al sito internet http://www.coccaglio.com/sito.asp Radio parrocchiale (ECZ-InBlu) http://www.coccaglio.com/radioparrocchiale.asp FERIALE ore 7.15 s. rosario R ore 7.50 Lodi R ore 8.00 s. Messa R ore 8.30 s. rosario o altra devozione R ore 8.55 Ora di Terza, quando prevista R ore 9.00** s. Messa R ore 16.00 s. rosario o altra devozione ore 16.30*** s. Messa, con il Vespro (variazioni riguardo all’ora e al luogo: v. calendario liturgico) NB: Lodi, Ora media e Vespro sono in canto in caso di Ufficio funebre R = viene trasmesso/a via radio Numeri telefonici (premettere sempre 030) Indirizzi di posta elettronica Parrocchia: [email protected] Oratorio: [email protected] [email protected] redazione del bollettino parrocchiale: [email protected] redazione del sito internet: [email protected] Charitas parrocchiale: [email protected] Gruppo Missionario: [email protected] Scout: [email protected] Casa canonica (abit. don Giovanni) 7721248 Sacrestia - Ufficio parrocchiale # 7243028 fax Parrocchia 7248203 Segreteria Oratorio “Il Focolare” 723575 Oratorio femminile 7721625 Abitazione don Fabrizio 7721039 Abitazione don Titta 7700340 Abitazione don Lino 7243194 Diacono Francesco 723392 Del Barba Pierino/Orat. femm. 7721102 # durante gli orari di sacrestia 91.85 MHZ FASCE ORARIE PER LE TRASMISSIONI DALLA NOSTRA CHIESA: FERIALI: dalle 7.00 alle 7.30; dalle 8.00 alle 9.30; dalle 18.00 alle 19.30, dalle 20.00 alle 21.30 FESTIVI: dalle 8.30 alle 12.00; dalle 18.00 alle 19.30 Al di fuori di questi orari (per un totale di 5 ore giornaliere) non ci è possibile trasmettere le nostre celebrazioni per altre informazioni, v. il sito internet 47 55 Cultura e notizie 48