Comunità in ascolto

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Comunità in ascolto
Periodico della comunità parrocchiale di Coccaglio - Gennaio 2015 - n° 1/73
Editoriale
Direttore responsabile
sac. Giuseppe Mensi
periodico della Comunità parrocchiale
di Coccaglio
Autorizzazione del Tribunale di Brescia
n° 26/2007 dell’8 settembre 2004
Gennaio 2015 - n° 1/73
Sommario
Direttore
sac. Giovanni Gritti
Logo e copertina
Ugo Capretti
Correzione delle bozze
Rosa Cucchi
Si ringrazia il gruppo di persone che
provvedono alla distribuzione
ABBONAMENTO 2015
Avvio del nuovo anno, Mese della
Pace, Ottavario per l’unità dei Cri-
ordinario
€14,00
e Giornata per la Vita Consacra-
sostenitore
€30,00
ta, Giornata Mondiale del Mala-
benemerito, quanto si desidera oltre la
somma indicata per il “sostenitore”
stiani, Giornata per la Vita, Anno
to, Quaresima: le circostanze di
una copia
questo periodo sono molte e, in
un modo e nell’altro sono tutte
€
2,80
Per spedizione postale aggiungere per
toccate nelle pagine di questo
primo numero del 2015 del nostro
periodico parrocchiale.
l’Italia
€10,00
per l’estero
€12,00
In caso di mancato recapito postale, si
prega di telefonare (v. numeri a pag. 51),
oppure scrivere:
Non vengono affrontate, e perciò
almeno le accenniamo qui, altre circostanze: la Giornata per il
Alla Redazione de
dialogo ebraico-cristiano, ricorsa
“La vecchia Pieve”
il 17 gennaio, e la Giornata della
p.za L. Marenzio, 22f
Memoria dell’Olocausto; ambedue le ricorrenze toccano temi importanti e,
25030 Coccaglio BS
in qualche modo, tra loro collegati: una migliore comprensione, scevra da
oppure inviare messaggio di posta elettronica a [email protected]
stereotipi e pregiudizi, avrebbe forse evitato le alcune delle premesse da cui
è scaturita l’immane tragedia consumatasi nei campi di sterminio nazisti. È
importante ricordare, fare memoria, affinché non si ripeta più un tale orrore.
La matita che richiama i colori dell'arcobaleno, nella copertina ideata dal nostro Ugo, ci ricorda l'impegno di essere "disegnatori" di pace e di convivenza
pacifica e rispettosa, da parte di tutti nei confronti di tutti.
Non possiamo dare conto di responsabilità che competono al servizio postale.
Per i residenti, qualora a causa di qualche disguido il bollettino non venisse recapitato, rimane opportuno effettuare la
segnalazione come sopra indicato, ma
è anche possibile recuperare il numero
mancante ritirandolo in sacrestia o in
fondo alla chiesa.
Buona lettura.
Per i collaboratori de “La vecchia Pieve”
- Il prossimo numero uscirà il 22 marzo 2015. Gli articoli, in corpo 12 e formato .doc, su dischetto o, preferibilmente,
all’indirizzo di posta elettronica (v. sotto), devono pervenire entro il I dello stesso mese. Non rispondiamo della mancata pubblicazione degli articoli che perverranno oltre tale data. Gli scritti, compreso lo spazio per le immagini, non devono
sopravanzare le due pagine.
La Redazione non è tenuta a dare giustificazione degli articoli che ritiene opportuno non pubblicare o, all’occorrenza,
modificare. Vengono pubblicati scritti che siano almeno frutto di una rielaborazione personale da parte di chi li presenta.
- Le immagini vanno presentate nel formato informatico loro proprio, non incorporate nei documenti di testo.
- Il materiale informatico, fotografico o di altro tipo consegnato per la pubblicazione va ritirato nell’ufficio parrocchiale
entro 10 giorni dalla pubblicazione; il mancato ritiro verrà inteso come autorizzazione alla cestinatura.
Recapito degli articoli: p.za Luca Marenzio 22f (canonica o sacrestia-ufficio parrocchiale) - [email protected]
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Editoriale
La famiglia e il riconoscimento
giuridico di altre forme di convivenza
Il nostro vescovo, in occasione del Te Deum di fine anno ha affrontato il tema della famiglia
e del riconoscimento giuridico delle altre forme di convivenza. Abbiamo evidenziati il
passaggio che meglio sintetizza il suo pensiero. Ne ascoltiamo un ampio estratto.
C
i apprestiamo a iniziare un anno nuovo, lasciando alle spalle
il 2014 con tutte le tribolazioni e le gioie che ci ha donato […].
Seguendo l’insegnamento di Geremia, non abbiamo paura dei segni del cielo o delle configurazioni astrali: di queste cose – dice il
profeta – hanno paura i pagani; a noi l’amore incondizionato di
Dio offre una sorgente di speranza inesauribile. Il che, naturalmente, non ci esonera dal riflettere responsabilmente su noi stessi, sulle
nostre scelte, per verificare quali siano buone e abbiano prodotto
effetti positivi; quali siano malfatte e abbiano prodotto danni. Fare
questa analisi è necessario per non essere stolti e per non produrre
danni ulteriori a noi e agli altri. Ci sono, nel nostro modo corrente
di pensare e di vivere, elementi che hanno bisogno di essere verificati e forse cambiati? Parto da un’ipotesi molto semplice: che buona
parte del disagio che stiamo vivendo sia dovuta a un eccesso di individualismo anarchico che motiva le sue scelte col solo desiderio privato e non tiene conto degli effetti che la soddisfazione dei desideri
individuali ha sul benessere collettivo. Non ce l’ho con l’individualismo in se stesso, cioè con la scoperta del soggetto come soggetto,
con la rivendicazione della sua libertà, con l’aumento progressivo dei diritti che vengono riconosciuti a
tutti. Sono anzi convinto che si tratta di scelte buone, che hanno contribuito a rendere la nostra società
più umana. Il problema nasce quando la rivendicazione degli spazi di libertà e di realizzazione del singolo
viene avanzata senza attenzione agli effetti che questa rivendicazione ha sulla vita degli altri. È il progresso
di tutti che permette ai singoli di godere spazi di libertà sempre più grandi. […]. Se ciascuno tende ad assolutizzare i suoi desideri, se la società va dietro ai desideri dei singoli, finirà per disgregarsi il tessuto della
solidarietà sociale e, alla fine, il singolo stesso si troverà privato dei tanti benefici che una società coesa
gli garantiva. Insomma: libertà personale e responsabilità sociale non sono contraddittorie e nemmeno
estranee una all’altra, come spesso si ritiene; vanno invece insieme: insieme crescono e insieme decadono.
L
a società è un sistema che unisce persone e gruppi sociali con vincoli che valorizzano l’apporto di
ciascuno al bene di tutti e impediscono che uno (il più ricco o il più furbo o il più forte) prevarichi
sugli altri. È illusione pensare che si possa togliere o spostare un elemento del sistema lasciando il resto
del sistema intatto: quando si muove un pezzo degli scacchi cambia, poco o tanto, il valore di posizione
di tutti gli altri pezzi. Se dal complesso della società togliamo un elemento, il suo posto sarà prontamente
occupato dagli altri e il risultato complessivo sarà diverso. Questo non significa che non si deve cambiare
nulla; al contrario, siamo ben consapevoli che la società umana è in continua evoluzione e che irrigidirla in
una forma particolare è il modo migliore per soffocarla e farla morire. Ma quando si fa un cambiamento,
se si vuole essere saggi, si deve calcolare prima il prezzo che questo cambiamento comporta a tutti i livelli:
economico, sociale, umano. Non esistono cambiamenti reali a costo zero. Si cambi, dunque, ma con sag-
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Editoriale
gezza, e misurando in anticipo quello che saremo chiamati
a pagare.
Spiego subito dove voglio arrivare. C’è un movimento culturale forte, sostenuto da quasi tutti i mezzi di comunicazione, che spinge per il riconoscimento giuridico di forme
diverse di convivenza, altre rispetto alla famiglia: le coppie
di fatto di chi desidera convivere senza matrimonio, le coppie omosessuali. Non si tratta di questione di fede; non è
definito da nessun Concilio che non si possono legalizzare
forme di convivenza diverse da quella familiare; quindi non ci sono in gioco eresie e scomuniche. Si tratta
però di un cambiamento culturale e sociale profondo e sarà bene ci chiediamo se andando per questa strada miglioriamo o peggioriamo la società. Già non stiamo proprio scoppiando di salute; vale la pena non
fare passi falsi. La domanda è: il benessere della società migliorerà se riconosciamo giuridicamente queste
convivenze? O tenderà a peggiorare?
L
a famiglia fatta di marito moglie e figli ha sempre avuto dalla sua parte l’appoggio della società perché
risponde a un bisogno essenziale della società stessa: quello di garantire al meglio la procreazione,
l’educazione dei figli, il loro accompagnamento fino all’età adulta. Se non nascono figli, la società non ha
futuro; tutte le possibili riforme politiche o economiche diventano, a lunga scadenza, inefficaci. Se i figli
non vengono educati in un contesto di sicurezza e di amore, diventeranno più gravi le loro sofferenze, più
facili le loro deviazioni e nasceranno quindi problemi maggiori per la società. Se i figli sono pensati come
‘proprietà’ dei genitori, sono quindi voluti per la loro realizzazione umana, sarà più difficile che i figli
imparino a usare correttamente della loro libertà; tenderanno a diventare o ribelli o conformisti. I figli costano molto dal punto di vista economico ed esistenziale, in termini di disagi e di rinunce: se i genitori non
sono educati all’oblatività – cioè al dono gratuito, al sacrificio di sé – sentiranno i figli come pesi e ostacoli
e tenderanno a diventare aggressivi nei loro confronti. Se si sceglie di stare insieme solo per una maggiore
gratificazione personale, il bilancio sarà normalmente negativo. La forza della famiglia è il fatto che essa
nasce (o almeno: dovrebbe nascere) da un progetto comune di vita nel quale ciascuno (marito e moglie) si
impegna per la vita e il bene dell’altro, e insieme ci si impegna per la vita e il bene dei figli, e insieme coi
figli ci si impegna per il bene della società, e insieme con tutta la società ci s’impegna per un mondo più
umano e giusto. È possibile muoversi in questa direzione senza garantire la stabilità della famiglia nel
tempo? Questa stabilità permette alle persone (marito e moglie) di affrontare il futuro e le sue incertezze
con una fiducia di fondo, potendo contare sulla presenza e sull’aiuto affettivo ma anche effettivo dell’altro. Nello stesso modo una famiglia stabile permette ai figli minori di guardare al futuro con meno di
insicurezza; non è un bene da poco. La vita sociale fiorisce quando c’è una fiducia di fondo condivisa dalle
persone. La crisi economica che stiamo patendo ha, tra le sue cause, anche questa. Una convivenza che non
assume alcun impegno di durata nel tempo, soddisfa alle medesime esigenze della famiglia? O stiamo favorendo una insicurezza diffusa, che produce insoddisfazione, paura e quindi aggressività? Se riteniamo che
la famiglia sia il bene della società, la strada è quella di favorirla rispetto ad altre convivenze; non per un
pregiudizio ideologico o morale, ma per il servizio che la famiglia offre alla società. Se riteniamo invece che
la tendenza a impiantare convivenze senza impegni migliori la società perché rende le persone più felici, il
loro riconoscimento giuridico avrà un senso. Quale sia la mia opinione è del tutto chiaro da quanto ho detto. In ogni modo non si può dire che queste scelte non incidano sullo status della famiglia tradizionale. È
ben diversa l’esperienza della famiglia se la società la riconosce come l’unica forma di convivenza deputata
alla procreazione e all’educazione della prole o se invece qualsiasi forma di convivenza viene riconosciuta
come tale. Naturalmente, si possono avere opinioni diverse, ma senza barare al gioco, senza fare passare
per neutrale quello che neutrale non è. L’anno nuovo che iniziamo è un’opportunità: ci viene dato ancora
tempo; sta a noi saperlo usare con saggezza in modo da costruire una società più solidale e fraterna, più
sicura e ricca di speranza. È anche il mio augurio di buon anno per tutti i Bresciani.
† Luciano Monari
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Editoriale
All’inizio del nuovo anno
Ai fratelli e alle sorelle di Coccaglio
C
arissimi,
da qualche settimana siamo entrati nell’anno nuovo.
“Possiamo sperare in quell’aggettivo ‘nuovo’ che, messo accanto all’anno che inizia, promette qualcosa di inedito e apre quindi uno spazio alla speranza. Questa, per un cristiano, non dovrebbe mai venire meno”. Sono parole del nostro Vescovo. Speriamo che il 2015 sia per davvero, per il nostro Paese,
l’annunciato annus felix, che consenta a tante famiglie di ritrovare serenità e ai giovani di almeno
intravedere la possibilità di progettare il proprio futuro: credo che anche l’interminabile crisi economica in atto stia dando il suo contributo al drastico calo dei Matrimoni e dei Battesimi; per quanto
riguardo questi ultimi, l’anno che si è chiuso è stato annus horribilis al pari del 2013.
La notizia che ci giungono da Nave e da altre Comunità della Diocesi, interessate dalla crisi di un’importante gruppo metalmeccanico che mette a rischio centinaia di posti di lavoro è inquietante. Auguriamo una soluzione che permetta di superare la preoccupazione da cui tante famiglie, proprio a
cavallo delle celebrazioni natalizie, sono state colpite.
Le stragi terroristiche di Parigi, esecrabili quanto mai, hanno assorbito quasi totalmente l’attenzione,
mettendo decisamente in secondo piano i massacri nel Nord della Nigeria: la vita di centinaia - forse
anche due migliaia – di persone vale forse meno di quella di circa venti persone, solo perché quelle stavano in Africa (lontano dagli occhi, lontano dal cuore) e queste a Parigi e dodici di esse erano giornalisti?
Bene si è fatto a manifestare per la libertà di espressione; va anche precisato che questa non corrisponde
alla libertà di ferire nel più
2011, quando ancora l’inverno somigliava all’inverno …
profondo la sensibilità delle
persone, siano esse miliardi
o fosse anche una sola.
C
arissimi, stiamo poi
molto attenti a non
fare di ogni erba un fascio; quei terroristi erano
musulmani, ma non tutti
i Musulmani sono terroristi, così come non tutti noi
Italiani siamo mafiosi, e
non tutti i terroristi sono
musulmani. Ne abbiamo
molti tra noi, li conosciamo
e sappiamo che si tratta, in
genere, di buone persone;
chi tra loro fosse un “poco
di buono”, lo sarebbe non perché musulmano, ma per le stesse ragioni – personali, familiari, sociali –
per cui si trovano “poco di buono” anche tra i figli della nostra terra.
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Editoriale
Una foto degli anni ’80: con don Tarcisio alcuni dei consacrati originari di Coccaglio: gli ancor giovani sr. Martina Foschetti, madre Mariuccia
e padre Delio Donghi; madre Palma Pedrali è passata qualche anno fa all’eterna giovinezza; a sinistra alcune delle Madri presenti a quel tempo
nell’Oratorio femminile.
Anno della vita consacrata
P
apa Francesco ha indetto l’Anno per la Vita Consacrata. Tocchiamo con mano l’assenza di comunità di vita consacrata femminile (suore) in tante delle nostre parrocchie, a cominciare dalla nostra, dove la presenza della comunità delle Canossiane è cessata nel 2001: ancor di più è nostro dovere
pregare per loro e per le vocazioni a questo stato di vita, senza trascurare gli Istituti maschili. Anche in
questo caso tocchiamo con mano: basta guardare la consistenza della Comunità nel convento dell’Annunciata e osservare la difficoltà con cui altre comunità religiose maschili a noi vicine riescono a far
fronte alle richieste di collaborazione.
In ogni caso, la persona consacrata dà testimonianza innanzitutto per quello che è che per quello che
fa; la vita della Comunità cristiana, la Chiesa, ha in essa un prezioso scrigno di grazia.
Il nostro pensiero va alle persone consacrate presenti in Parrocchia: sono tre e vivono la consacrazione
secolare; a quelle che in essa hanno prestato servizio e a quelle la cui vocazione è nata tra noi. L’immagine qui sopra evoca due di questi tre insiemi.
Rimando ad uno dei prossimi numeri le considerazioni su quanto “bolle in pentola” per il campo
dell’Oratorio e non solo.
Il Signore vi dia pace
don Giovanni
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Comunità in ascolto
Messaggio del Santo Padre FRANCESCO per la celebrazione della
XLVIII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
"NON PIÚ SCHIAVI, MA FRATELLI"
1° gennaio 2015
[…] 2. Il tema che ho scelto per il presente messaggio richiama la Lettera di
san Paolo a Filemone, nella quale l’Apostolo chiede al suo collaboratore di
accogliere Onesimo, già schiavo dello
stesso Filemone e ora diventato cristiano e, quindi, secondo Paolo, meritevole
di essere considerato un fratello. Così
scrive l’Apostolo delle genti: «È stato
separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più
però come schiavo, ma molto più che
schiavo, come fratello carissimo» (Fm
15-16). Onesimo è diventato fratello di
Filemone diventando cristiano. Così la
conversione a Cristo, l’inizio di una vita
di discepolato in Cristo, costituisce una
nuova nascita (cfr2 Cor 5,17; 1 Pt 1,3)
che rigenera la fraternità quale vincolo
fondante della vita familiare e basamento della vita sociale.
N
el Libro della Genesi (cfr 1,27-28)
leggiamo che Dio creò l’uomo
maschio e femmina e li benedisse, affinché crescessero e si moltiplicassero:
Egli fece di Adamo ed Eva dei genitori,
i quali, realizzando la benedizione di
Dio di essere fecondi e moltiplicarsi,
generarono la prima fraternità, quella
di Caino e Abele. Caino e Abele sono
fratelli, perché provengono dallo stesso grembo, e perciò hanno la stessa
origine, natura e dignità dei loro genitori creati ad immagine e somiglianza
di Dio. Ma la fraternità esprime anche
la molteplicità e la differenza che esiste tra i fratelli, pur legati per nascita
e aventi la stessa natura e la stessa dignità. In quanto fratelli e sorelle, quindi, tutte le persone sono per natura
in relazione con le altre, dalle quali si
differenziano ma con cui condividono
la stessa origine, natura e dignità. È in
forza di ciò che la fraternità costituisce
la rete di relazioni fondamentali per la
costruzione della famiglia umana creata da Dio […]. Nel racconto delle origini
della famiglia umana, il peccato di allontanamento da Dio, dalla figura del
padre e dal fratello diventa un’espressione del rifiuto della comunione e si
traduce nella cultura dell’asservimento
(cfr Gen 9,25-27), con le conseguenze
che ciò implica e che si protraggono
di generazione in generazione: rifiuto
dell’altro, maltrattamento delle persone, violazione della dignità e dei diritti
fondamentali, istituzionalizzazione di
diseguaglianze. Di qui, la necessità di
una conversione continua all’Alleanza,
compiuta dall’oblazione di Cristo sulla
croce, fiduciosi che «dove abbondò il
peccato, sovrabbondò la grazia … per
mezzo di Gesù Cristo» (Rm 5,20.21).
Egli, il Figlio amato (cfr Mt 3,17), è venuto per rivelare l’amore del Padre per
l’umanità. Chiunque ascolta il Vangelo e risponde all’appello alla conversione diventa per Gesù «fratello,
sorella e madre» (Mt 12,50), e pertanto
figlio adottivo di suo Padre (cfr Ef 1,5).
Non si diventa però cristiani, figli
del Padre e fratelli in Cristo, per una
disposizione divina autoritativa,
senza l’esercizio della libertà personale, cioè senza convertirsi liberamente
a Cristo. L’essere figlio di Dio segue
l’imperativo della conversione: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il
perdono dei vostri peccati, e riceverete
il dono dello Spirito Santo» (At 2,38).
Tutti quelli che hanno risposto con la
7
fede e la vita a questa predicazione di
Pietro sono entrati nella fraternità della
prima comunità cristiana (cfr1 Pt 2,17;
At 1,15.16; 6,3; 15,23): ebrei ed ellenisti,
schiavi e uomini liberi (cfr1 Cor 12,13;
Gal 3,28), la cui diversità di origine e
stato sociale non sminuisce la dignità
di ciascuno né esclude alcuno dall’appartenenza al popolo di Dio. La comunità cristiana è quindi il luogo della comunione vissuta nell’amore tra i fratelli
(cfr Rm 12,10; 1Ts 4,9; Eb 13,1; 1 Pt 1,22;
2 Pt 1,7). Tutto ciò dimostra come la
Buona Novella di Gesù Cristo, mediante il quale Dio fa «nuove tutte le cose»
(Ap 21,5), sia anche capace di redimere
le relazioni tra gli uomini, compresa
quella tra uno schiavo e il suo padrone, mettendo in luce ciò che entrambi
hanno in comune: la filiazione adottiva
e il vincolo di fraternità in Cristo. Gesù
stesso disse ai suoi discepoli: «Non vi
chiamo più servi, perché il servo non sa
quello che fa il suo padrone; ma vi ho
chiamato amici, perché tutto ciò che
ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15).
I molteplici volti della schiavitù ieri e
oggi
Fin da tempi immemorabili, le diverse
società umane conoscono il fenomeno
dell’asservimento dell’uomo da parte
dell’uomo. Ci sono state epoche nella
storia dell’umanità in cui l’istituto della schiavitù era generalmente accettato
e regolato dal diritto. […] Lo schiavo poteva essere venduto e comprato, ceduto
Comunità in ascolto
e acquistato come se fosse una merce.
Oggi, […] malgrado la comunità internazionale abbia adottato numerosi
accordi al fine di porre un termine alla
schiavitù in tutte le sue forme e avviato
diverse strategie per combattere questo fenomeno, ancora oggi milioni di
persone – bambini, uomini e donne di
ogni età – vengono private della libertà
e costrette a vivere in condizioni assimilabili a quelle della schiavitù.
Penso a tanti lavoratori e lavoratrici,
anche minori, asserviti nei diversi settori, a livello formale e informale, dal
lavoro domestico a quello agricolo, da
quello nell’industria manifatturiera a
quello minerario, tanto nei Paesi in cui
la legislazione del lavoro non è conforme alle norme e agli standard minimi
internazionali, quanto, sia pure illegalmente, in quelli la cui legislazione tutela il lavoratore.
Penso anche alle condizioni di vita di
molti migranti che, nel loro drammatico tragitto, soffrono la fame, vengono
privati della libertà, spogliati dei loro
beni o abusati fisicamente e sessualmente. Penso a quelli tra di loro che,
giunti a destinazione dopo un viaggio durissimo e dominato dalla paura e dall’insicurezza, sono detenuti in
condizioni a volte disumane. Penso a
quelli tra loro che le diverse circostanze sociali, politiche ed economiche
spingono alla clandestinità, e a quelli
che, per rimanere nella legalità, accettano di vivere e lavorare in condizioni
indegne, specie quando le legislazioni
nazionali creano o consentono una
dipendenza strutturale del lavoratore
migrante rispetto al datore di lavoro,
ad esempio condizionando la legalità
del soggiorno al contratto di lavoro…
Sì, penso al “lavoro schiavo”. Penso alle
persone costrette a prostituirsi, tra cui
ci sono molti minori, ed alle schiave e
agli schiavi sessuali; alle donne forzate a sposarsi, a quelle vendute in vista
del matrimonio o a quelle trasmesse in
successione ad un familiare alla morte
del marito senza che abbiano il diritto
di dare o non dare il proprio consenso.
Non posso non pensare a quanti, minori e adulti, sono fatti oggetto di traffico e di mercimonio per l’espianto di
organi, per essere arruolati come soldati, per l’accattonaggio, per attività illegali come la produzione o vendita di
stupefacenti,o per forme mascherate di
adozione internazionale.
Penso infine a tutti coloro che vengono rapiti e tenuti in cattività da gruppi
terroristici, asserviti ai loro scopi come
combattenti o, soprattutto per quanto
riguarda le ragazze e le donne, come
schiave sessuali. Tanti di loro spariscono, alcuni vengono venduti più volte,
seviziati, mutilati, o uccisi.
Alcune cause profonde della schiavitù
Oggi come ieri, alla radice della schiavitù si trova una concezione della persona umana che ammette la possibilità di
trattarla come un oggetto. Quando il
peccato corrompe il cuore dell’uomo e
lo allontana dal suo Creatore e dai suoi
simili, questi ultimi non sono più percepiti come esseri di pari dignità, come
fratelli e sorelle in umanità, ma vengono visti come oggetti. La persona umana, creata ad immagine e somiglianza
di Dio, con la forza, l’inganno o la costrizione fisica o psicologica viene privata della libertà, mercificata, ridotta
a proprietà di qualcuno; viene trattata
come un mezzo e non come un fine.
8
[…] Altre cause concorrono a spiegare le
forme contemporanee di schiavitù. Tra
queste, penso anzitutto alla povertà, al
sottosviluppo e all’esclusione, specialmente quando essi si combinano con il
mancato accesso all’educazione o con
una realtà caratterizzata da scarse, se
non inesistenti, opportunità di lavoro.
Non di rado, le vittime di traffico e di
asservimento sono persone che hanno cercato un modo per uscire da una
condizione di povertà estrema, spesso
credendo a false promesse di lavoro, e
che invece sono cadute nelle mani delle
reti criminali che gestiscono il traffico
di esseri umani. Queste reti utilizzano
abilmente le moderne tecnologie informatiche per adescare giovani e giovanissimi in ogni parte del mondo.
Anche la corruzione di coloro che
sono disposti a tutto per arricchirsi va
annoverata tra le cause della schiavitù. Infatti, l’asservimento ed il traffico
delle persone umane richiedono una
complicità che spesso passa attraverso la corruzione degli intermediari, di
alcuni membri delle forze dell’ordine
o di altri attori statali o di istituzioni
diverse, civili e militari. […]. Altre cause
della schiavitù sono i conflitti armati, le
violenze, la criminalità e il terrorismo.
Numerose persone vengono rapite per
essere vendute, oppure arruolate come
combattenti, oppure sfruttate sessualmente, mentre altre si trovano costrette
a emigrare, lasciando tutto ciò che possiedono: terra, casa, proprietà, e anche i
familiari. Queste ultime sono spinte a
cercare un’alternativa a tali condizioni
terribili anche a rischio della propria
dignità e sopravvivenza, rischiando di
entrare, in tal modo, in quel circolo vizioso che le rende preda della miseria,
della corruzione e delle loro perniciose
conseguenze.
Un impegno comune per sconfiggere la
schiavitù
5. Spesso, osservando il fenomeno
della tratta delle persone, del traffico
illegale dei migranti e di altri volti co-
Comunità in ascolto
nosciuti e sconosciuti della schiavitù, si
ha l’impressione che esso abbia luogo
nell’indifferenza generale.
Se questo è, purtroppo, in gran parte
vero, vorrei ricordare l’enorme lavoro
silenzioso che molte congregazioni religiose, specialmente femminili, portano avanti da tanti anni in favore delle
vittime. Tali istituti operano in contesti
difficili, dominati talvolta dalla violenza, cercando di spezzare le catene invisibili che tengono legate le vittime ai loro
trafficanti e sfruttatori; catene le cui
maglie sono fatte sia di sottili meccanismi psicologici, che rendono le vittime
dipendenti dai loro aguzzini, tramite
il ricatto e la minaccia ad essi e ai loro
cari, ma anche attraverso mezzi materiali, come la confisca dei documenti di
identità e la violenza fisica […]. Occorre
anche un triplice impegno a livello istituzionale di prevenzione, di protezione delle vittime e di azione giudiziaria
nei confronti dei responsabili. Inoltre,
come le organizzazioni criminali utilizzano reti globali per raggiungere i
loro scopi, così l’azione per sconfiggere
questo fenomeno richiede uno sforzo
comune e altrettanto globale da parte
dei diversi attori che compongono la
società […].
Negli ultimi anni, la Santa Sede, accogliendo il grido di dolore delle vittime
della tratta e la voce delle congregazioni religiose che le accompagnano
verso la liberazione, ha moltiplicato gli
appelli alla comunità internazionale affinché i diversi attori uniscano gli sforzi
e cooperino per porre termine a questa
piaga. Inoltre, sono stati organizzati
alcuni incontri allo scopo di dare visibilità al fenomeno della tratta delle persone e di agevolare la collaborazione tra
diversi attori, tra cui esperti del mondo
accademico e delle organizzazioni internazionali, forze dell’ordine di diversi Paesi di provenienza, di transito e di
destinazione dei migranti, e rappresentanti dei gruppi ecclesiali impegnati
in favore delle vittime. Mi auguro che
questo impegno continui e si rafforzi
nei prossimi anni.
Globalizzare la fraternità, non la schiavitù
né l’indifferenza
Nella sua opera di «annuncio della verità dell’amore di Cristo nella società», la
Chiesa si impegna costantemente nelle
azioni di carattere caritativo a partire
dalla verità sull’uomo […]. La storia di
Giuseppina Bakhita, la santa originaria della regione del Darfur in Sudan,
rapita da trafficanti di
schiavi e venduta a padroni feroci fin dall’età
di nove anni, e diventata poi, attraverso dolorose vicende, “libera
figlia di Dio” mediante la fede vissuta nella
consacrazione religiosa
e nel servizio agli altri,
specialmente i piccoli e i deboli […]. In questa prospettiva,
desidero invitare ciascuno, nel proprio
ruolo e nelle proprie responsabilità
particolari, a operare gesti di fraternità
nei confronti di coloro che sono tenuti
in stato di asservimento. Chiediamoci come noi, in quanto comunità o in
quanto singoli, ci sentiamo interpellati
quando, nella quotidianità, incontriamo o abbiamo a che fare con persone
che potrebbero essere vittime del traffico di esseri umani, o quando dobbiamo
scegliere se acquistare prodotti che potrebbero ragionevolmente essere stati
realizzati attraverso lo sfruttamento
di altre persone. Alcuni di noi, per in9
differenza, o perché distratti dalle preoccupazioni quotidiane, o per ragioni
economiche, chiudono un occhio. Altri,
invece, scelgono di fare qualcosa di positivo, di impegnarsi nelle associazioni
della società civile o di compiere piccoli
gesti quotidiani – questi gesti hanno
tanto valore! – come rivolgere una parola, un saluto, un “buongiorno” o un
sorriso, che non ci costano niente ma
che possono dare speranza, aprire strade, cambiare la vita ad una persona che
vive nell’invisibilità, e anche cambiare la
nostra vita nel confronto con questa realtà. Dobbiamo riconoscere che siamo
di fronte ad un fenomeno mondiale che
supera le competenze di una sola comunità o nazione. Per sconfiggerlo, occorre
una mobilitazione di dimensioni comparabili a quelle del fenomeno stesso.
Per questo motivo lancio un pressante
appello a tutti gli uomini e le donne di
buona volontà, e a tutti coloro che, da
vicino o da lontano, anche ai più alti
livelli delle istituzioni, sono testimoni
della piaga della schiavitù contemporanea, di non rendersi complici di questo male, di non voltare lo sguardo di
fronte alle sofferenze dei loro fratelli e
sorelle in umanità[…]. Sappiamo che
Dio chiederà a ciascuno di noi: “Che
cosa hai fatto del tuo fratello?” (cfr Gen
4,9-10). La globalizzazione dell’indifferenza, che oggi pesa sulle vite di tante
sorelle e di tanti fratelli, chiede a tutti
noi di farci artefici di una globalizzazione della solidarietà e della fraternità […].
Dal Vaticano, 8 dicembre 2014
FRANCISCUS
Comunità in ascolto
TIRÉM INÁNZ…
Andiamo avanti se volete …
di don Titta
C
ari Amici: pace e bene a tutti! Sto pensando che sia logico e doveroso nutrire un certo “pudore silenzioso” relativo
alle cose o realtà personali. Ma motivato
dal desiderio di alcuni lettori… che io continui la mia piccola e povera storia, andrò
avanti presentandone alcune tappe, con
la speranza di fare un po’ di bene specialmente ai nostri giovani.
*** Ecco: la mia PRIMA MESSA la celebrai il 5 luglio 1954, di buon mattino, assistito dal rev.do don Savino - il prefetto dei
teologi osj - presenti mamma e papà con
altri familiari ed amici, presso il Santuario Porta Paradisi di Asti. Che emozione e
trepidazione all’altare di Dio, che al dir del
salmista rende gioiosa la nostra giovinezza anche oltre i
novant’anni (caro don Agostino…).
Cari Amici: per la prima volta GESÙ UOMO DIO – eucaristicamente – mi nasceva nelle mani consacrate di fresco che
Gli facevano come da culla. Che scossa di SPIRITO SANTO,
rinnovata nel mio povero cuore, quando, imitando Gesù,
pronunciai le parole della consacrazione sul Pane e sul Vino:
“Questo è il mio Corpo … Questo è il mio Sangue …”. In quel
momento, confuso ma contento, senza alcun mio merito, mi
sentivo “alter Christus” e comprendevo a fondo l’espressione
tante volte meditata sul valore e la dignità del sacerdote celebrante l’Eucarestia: “per nos saepe renascis, Domine” (= per
nostro mezzo Tu, Signore rinasci ogni giorno). E che commozione – vicendevole – quando diedi la Santa Comunione
ai miei cari genitori = collaboratori di Dio Padre nel darmi la
vita (23 luglio 1928).
*** Vi dirò che non andai subito a Faverzano – mio paesello
nativo – visto che da poche settimane mi aveva preceduto per
la sua Prima Messa il già citato don Angelo Marchini, ordinato
in cattedrale a Brescia il 19 giugno del 1954. E proprio l’11
di luglio partii con un gruppo di pellegrini astensi diretto a
LOURDES. Con me c’era pure il mio condiscepolo don Luigi
Zanzottera, che i coccagliesi hanno conosciuto bene nelle vesti
di Vescovo missionario in Perù (diocesi di Huaraz) sulle Ande.
Venuto a farmi visita quando ero giovane curato di mons.
Remo Tonoli, che lo ospitò per tre giorni, mons. Luigi conservò sempre buona memoria della nostra comunità franciacortina … anche per le generose offerte per i suoi indios Kuechua
y Haimarà. Ricordo che una giovanissima sposa gli donò il suo
abito nuziale indossato solo il giorno prima. La prima tappa
di quel pellegrinaggio indimenticabile fu a Savona presso il
rinomato Santuario della Madonna della Misericordia. Là il
Rettore mi incaricò di presiedere l’Eucarestia e, bontà sua, mi
fece celebrare col prezioso calice usato dall’eroico e santo pontefice Pio VII, vero martire di quella nera canaglia che fu Napoleone che lo confinò nella fortezza di Fontainbleau in Francia.
Ma quel Santo Padre, una volta liberato, poté tornare a Roma,
mentre lo sconfitto Buonaparte finirà prigioniero nell’isola di
Sant’Elena!
*** Ed eccoci a Lourdes, vera centrale mondiale della preghiera, della sofferenza santificata e dell’Eucarestia, classica città
di Maria l’Immacolata madre di Gesù. Molti di voi, cari lettori, vi sono andati, sostando in ore di preghiera alla Grotta di
Massabielle, ove la BIANCA SIGNORA l’11 febbraio del 1858
apparve alla giovinetta Bernadette Soubirous. Con la Sua autodefinizione IO SONO L’IMMACOLATA CONCEZIONE
la Madonna confermò la veridicità del dogma pronunciato
la mattina dell’8 dicembre 1854 dal beato Pio IX. Io vi arrivai proprio cento anni dopo, per manifestarLe insieme a tanti
pellegrini di ogni nazione l’affetto e la filiale riconoscenza per
tante grazie ricevute. Voi sapete che il beato papa bresciano
Paolo VI affermava che: “Un vero prete non può che essere
mariano”. Sottovoce oso dirvi che il compianto mons. Lorenzo Levini il 4 luglio del 1979, dicendo due parole buone alla
Messa del mio 25° di sacerdozio (ero curato a Pontoglio), fra
l’altro disse: “Sono due gli amori di don Titta: la Madonna e
gli Alpini”. Sono tanti i ricordi, ma uno speciale ve lo voglio
dire. Un confratello francese, in carrozzina, lo sentii esclamare: “L’umanità ha bisogno della nostra sofferenza”. Allora io
mi avvicinai a lui, lo abbracciai. Avendo egli saputo che io ero
prete novello, mi baciò in fronte dicendomi: “Caro fratello, ti
ricorderò ogni giorno a Gesù e alla Madonna”.
*** E venne il giorno (25 luglio 1954) del gioioso ritorno al
10
Comunità in ascolto
mio paesello nativo per celebrare la mia “Prima Messa” tanto
attesa dai miei compaesani. Vi arrivai su una bella automobile insieme ai miei due giovani padrini (Titta Bignetti e Piero Preti). Ma passato il nodo stradale
Manerbio-Cignano, ecco sbucare dieci giovani cavalieri agresti, cavalcanti
su dieci destrieri e mettersi a fianco
dell’auto accompagnandomi fino al
ponte del fiume Gamberina (all’entrata di Faverzano). E qui ebbi attimi
di forte emozione vedendo in gioiosa
attesa una vera folla di faverzanesi
guidati dal rev.do don Silvio Zamboni
neo parroco da soli cinque mesi. Questi si era subito rimboccato le maniche
… Alcuni lo definirono subito “don
Camillo” per il suo stile strapaesano
nel dirigere la parrocchia, con particolare attenzione ai giovani, entrando
così nel cuore della gente. La comunità era stata ben preparata sia da don Silvio, sia dal curato don
Gentili e sia dalle buone suore della Sacra Famiglia. E così mi
accostai con altri confratelli a quell’altare dove fin da piccolo
avevo fatto il chierichetto. Non vi dico la commozione … Bellissima l’eseguita Missa Pontificalis del Perosi cantata dal coro
parrocchiale diretto dallo stesso don Silvio. L’omelia la tenne
un mio ex professore don Angelo Ragnoli, originario di Bedizzole (Bs) – noto ex cappellano militare della Divisione Acqui
trucidata dai nazifascisti per ribellione patriottica nell’isola
di Cefalù –. Che gioia distribuire “Gesù – Ostia” a familiari,
amici e compaesani. Un buon pranzo venne consumato presso il locale asilo infantile e poi ci fu una bella serata con canti
ed interventi festosi presso l’oratorio maschile. Ma il caro don
Silvio mi fece un tiro birbone. Mi prese in disparte dicendomi:
“Fra due giorni io vado al mare per rimettermi in sesto … e tu
fai il parroco del tuo paese fino al mio ritorno!”.
*** Poi ritornai nel mio seminario di Asti per completare il
corso teologico, finito il quale i superiori mi incaricarono di
insegnare lettere nel ginnasio inferiore. Lo feci per vari anni e
con soddisfazione. E vi dirò che col tempo ne uscivano bravi
sacerdoti (alcuni missionari in gamba). Voi coccagliesi ne avete
conosciuto almeno uno: don Luigi Marsero, che a tre “tornate” fu eletto provinciale osj ed ora è prevosto in Alba (Cn). Mi
è caro ricordare che dal sabato alla domenica sera potei fare “il
curato” a Castel Boglione seguendo specialmente i giovani di
quel paese … dai quali uscì il noto fra Enzo Bianchi, priore fondatore della Comunità di Bose, abile conferenziere e scrittore,
ben conosciuto anche a Brescia.
*** Nel settembre 1962 il prevosto di San Giuliano Milanese,
ove da anni si era trasferito mio papà coi familiari trovando
lavoro come stimato giardiniere a Metanopoli, chiese ai miei
superiori la mia collaborazione pastorale. Vi dirò che il prevosto don Carcano Luigi (cugino del ben conosciuto salesiano
don Galli) fu per me un vero maestro e guida nell’apostolato.
Per l’arrivo di tanta gente, specie dal sud, diede mano a costruire una chiesa parrocchiale più ampia ed ariosa (consacrata il
2 giugno 1966 dall’arcivescovo cardinale Giovanni Colombo)
senza dimenticare un rinnovato oratorio con varie aule usate
durante la settimana per le scuole medie e la domenica per il
catechismo ed altro … Oltre al ministero sacerdotale, fui insegnante di religione nelle medie, assistente delle ACLI e della
San Giulianese Calcio (sul cui campo giocarono anche le vecchie glorie dell’Inter di Helenio Herrera). Quante scale salite
per incontrare e benedire la nuova gente! Quante corse per
portare Gesù ai vari malati e provvedere ai bisognosi di lavoro
aiutato dal collocatore municipale! E mi è dolce anche ricordare il mio servizio “ad tempus” presso l’Abbazia delle Benedettine di Viboldone, chiamate un tempo dal cardinale Schuster e
poi paternamente seguite dal cardinale Gian Battista Montini.
Alcune di queste monache guidate dalla madre Anna Maria
Canopi, chiamate dal vescovo di Novara, si trasferirono all’isola di San Giulio (Orta). Molti conosceranno la madre Canopi
per i suoi libri e le conferenze tenute in varie diocesi a vescovi e
preti, con vera competenza ascetico-pastorale. Era desiderio di
don Carcano che io venissi incardinato fra i preti ambrosiani,
sostenuto in questo dal vicario generale don Giuseppe Schiavini. Ma il Signore aveva su di me un altro progetto. Il lavoro
mi aveva assorbito tutte le energie! Mi recai allora a Re (Val Vigezzo) per ritemprarmi. E là chiesi alla “Madonna del Sangue”
la grazia di guarire e quella di ritornare come prete nella mia
Brescia. Arrivai quindi a Coccaglio, nella mia diocesi nativa,
nell’ottobre 1966, dove l’indimenticabile vescovo mons. Luigi Morstabilini mi mandò come collaboratore di don Remo
inserendomi fra il clero diocesano. Cari Amici, buona strada!
Pregate per me, grazie.
11
Comunità in ascolto
L’ Esortazione Apostolica del Santo Padre
EVANGELII GAUDIUM
diacono Francesco
A
lla Luce della gioia: avvieremo il commento di questa
Esortazione Apostolica col capitolo secondo. Esso presenta gli ostacoli all’evangelizzazione, sempre suscitati dallo
“spirito cattivo” il diavolo; alcuni sono esterni dalla Chiesa
e derivano sia dall’attenzione ossessiva all’economia di una
“cultura del benessere” che liquida i poveri, i malati, gli anziani come scarti di produzione, sia dal relativismo e del rifiuto
“beffardo” di norme morali oggettive, valide per tutti, sulla cui
esistenza la Chiesa non rinuncia a insistere. Il relativismo, con
la sua tremenda superficialità sulle “questioni morali”, non
danneggia solo la religione “ma la vita sociale in genere”. Nei
Paesi in via di sviluppo si rinnovano situazioni di persecuzione
dei cristiani, mentre prolificano nuovi movimenti religiosi che
si presentano a colmare i vuoti lasciati dalla propaganda dell’ateismo e talora da un cristianesimo poco efficace. In Occidente
un laicismo aggressivo vuole ridurre la fede e la Chiesa all’ambito privato e intimo e negare ai Pastori il diritto di levare la
loro voce in difesa di un’antropologia che è naturale prima
che cristiana, specie in tema di famiglia e di matrimonio. Papa
Francesco cita qui il documento dei Vescovi francesi pubblicato prima dell’approvazione della legge sul matrimonio omosessuale e critico nei confronti di quella legge, il quale insegna
che il matrimonio non nasce dal sentimento amoroso, effimero per definizione, ma dalla profondità dell’impegno assunto
degli sposi. L’individualismo postmoderno e globalizzato favorisce uno stile di vita che indebolisce lo sviluppo e la stabilità
dei legami tra persone, che snatura i vincoli famigliari e tuttavia anche in Occidente rimane, aldilà della partecipazione
alla vita della Chiesa, una cultura segnata dalla fede, che talora
si manifesta ancora, dinanzi agli attacchi del secolarismo at-
tuale, con reazioni vigorose e impreviste. Segnali positivi, ma
molto rimane da fare. Troppi cattolici, compresi sacerdoti e
religiosi, passano troppo tempo a seguire la coltura mediatica,
finendo per assorbire una marcata sfiducia nei confronti del
messaggio della Chiesa e per sviluppare una sorta di complesso di inferiorità, che li conduce a relativizzare o ad occultare la
loro identità cristiana e le loro convinzioni, cedendo al relativismo in una specie di ossessione per essere come tutti gli altri.
Due sono le tentazioni più gravi oggi, afferma l’Esortazione: la
convinzione che, comunque sia, su certe battaglie abbiamo già
perso: è il senso della sconfitta, che ci trasforma in pessimisti
scontenti e disincantati dalla faccia scura e la mondanità spirituale di cui papa Francesco parla spesso che non è il gusto del
lusso e delle ricchezze (quella mondanità materiale), ma il fare
il bene in nome dell’uomo e non in nome di Dio. A ben vedere
anche qui il Papa ripete temi già illustrati in precedenza. L’altra
tentazione è quella della mondanità spirituale e riguarda sia i
nuovi gnostici che si presentano come moderni e aggiornati,
sia i nuovi pelagiani, i quali pensano che la fedeltà da “museo”
di un certo stile cattolico proprio del passato, basti di per sé
alla salvezza. Dalla mondanità spirituale nascono conflitti
continui nella Chiesa, tra cui quelli promossi in nome dei diritti delle donne. Il Papa è disponibile a ogni valorizzazione del
ruolo della donna nella Chiesa, ma ricorda pure che il sacerdozio riservato agli uomini, come segno di Cristo Sposo che
si consegna nell’Eucarestia, è una questione che non si pone
in discussione. L’Evangelii gaudium è una somma delle parole
chiave del pontificato di Francesco, nel senso che da subito la
sua principale missione è stata quella di far ritornare il Vangelo nell’attualità del mondo e della Chiesa.
12
Comunità in ascolto
(74)
a cura di don Giovanni
Siamo nel periodo tra le due sessioni del Sinodo dei Vescovi dedicato
alla Famiglia; inoltre l’istituzione “famiglia” sta attraversando
nella cultura e nella mentalità occidentale fase molto delicata;
prossimi al compimento del primo anniversario della sua
canonizzazione, presentiamo questa preghiera di Giovanni Paolo
II, anche in vista della Giornata per la Vita
Per l’unità dei Cristiani, con questa preghiera continuiamo a
rendere omaggio al nostro nuovo beato bresciano, nell'anno
montiniano a lui dedicato.
Al divino Autore della Chiesa
Proteggi la famiglia
O divino Redentore
che hai amato la Chiesa
e hai dato te stesso,
al fine di santificarla
e farla comparire innanzi a te
risplendente di gloria,
fa’ rifulgere, sopra di essa il tuo volto santo!
Dio, dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra,
Padre, che sei Amore e Vita,
fa’ che ogni famiglia umana sulla terra diventi,
mediante il tuo Figlio Gesù Cristo, «nato da Donna»,
e mediante lo Spirito Santo,
sorgente di divina carità,
un vero santuario della vita e dell’amore
per le generazioni che sempre si rinnovano.
Fa’ che la tua grazia
guidi i pensieri e le opere dei coniugi
verso il bene delle loro famiglie
e di tutte le famiglie del mondo.
Fa’ che le giovani generazioni
trovino nella famiglia un forte sostegno
per la loro umanità e la loro crescita
nella verità e nell’amore.
Fa’ che l’amore,
rafforzato dalla grazia del Sacramento del Matrimonio,
si dimostri più forte di ogni debolezza
e di ogni crisi, attraverso le quali,
a volte, passano le nostre famiglie.
Fa’, infine, te lo chiediamo
per intercessione della sacra Famiglia di Nazaret,
che la Chiesa,
in mezzo a tutte le nazioni della terra
possa compiere fruttuosamente
la sua missione nella famiglia
e mediante la famiglia.
Per Cristo nostro Signore,
che è la via, la verità e la vita
nei secoli dei secoli.
Amen.
Che la tua Chiesa
una nella tua carità,
santa nella partecipazione della tua stessa santità
sia ancor oggi nel mondo
vessillo di salvezza per gli uomini,
centro di unità di tutti i cuori,
ispiratrice di santi propositi
per un rinnovamento generale e trascinatore.
Che i suoi figli,
lasciata ogni divisione e indegnità,
le facciano onore, sempre e ovunque,
affinché tutti gli uomini,
che ancora non le appartengono,
guardando ad essa trovino te, via, verità e vita,
e in te siano ricondotti al Padre,
nell’unità dello Spirito Santo!
Amen, amen.
b. Paolo VI, 1963
Supernova E0102
galassia di Magellano
s. Giovanni Paolo II, 1984
Siamo nell’anno per la vita consacrata indetto da papa Francesco
e il 2 febbraio ne ricorre la Giornata. "Tocchiamo con mano
13
Comunità in ascolto
l’assenza di comunità di vita consacrata femminile (suore) in
tante delle nostre parrocchie: ancor di più è nostro dovere pregare
per loro e per le vocazioni a questo stato di vita" (v. pag. 6)
luminosa Sapienza.
Concedi che il loro cuore non sia altro che uno slancio
d’amore,
un affetto che ti sia consacrato e che non si riprenda più,
un dono senza limiti, come il tuo.
Fa’ delle loro azioni una sincera testimonianza
della tua forza onnipotente, una trasparente rivelazione
del tuo bruciante amore.
Fa’ della loro vita una pura sorgente di generosità,
lo sgorgare limpido, nel loro intimo, della tua ineffabile
vita divina.
Trinità Santa,
poiché hai voluto discendere nelle persone consacrate
per prendere interamente possesso della loro anima,
fa’ di loro il tuo santuario, definitivamente a te riservato.
Fa’ del loro essere una totale adorazione della tua
grandezza,
una dimora della tua santità scevra da qualsiasi elemento
estraneo;
fa’ della loro condotta una pura lode della tua presenza,
un continuo atto di ringraziamento per i tuoi benefici;
fa’ del loro sguardo una vera contemplazione del tuo
Essere infinito;
del loro pensiero un modesto, ma fedele riflesso della tua
Vieni a colmare, con la pienezza sovrabbondante della tua
divinità,
l’abisso della loro miseria umana,
e prendi tutto in loro per trasformare tutto in te!
Cfr. Jean Galot SJ
14
Comunità in ascolto
O san Giuseppe, tu conosci
La Quaresima è tempo di conversione; essa può essere presentata
con l’immagine dell’inversione di rotta, come cambiamento di
mentalità, come atti concreti di penitenza e condivisione, o tutte
queste cose insieme. Conformemente all’invito del santo Padre
ad essere “Chiesa in uscita”, questa preghiera ce la presenta
con l’immagine dell’uscire da sé: una conversione che diventa
testimonianza e slancio missionario.
La forza di uscire
Glorioso san Giuseppe,
che velasti la tua incomparabile e regale dignità
di custode di Gesù e della Vergine Maria
sotto le umili apparenze di artigiano,
e col tuo lavoro ne sostentasti la vita,
proteggi con amabile potenza i figli
che ti sono particolarmente affidati.
O Signore, mentre osservo la mia vita
mi scopro chiuso in me stesso,
assente dalla storia dei fratelli,
lontano dal tuo piano di amore.
Tu conosci le loro angustie
e le loro sofferenze,
perché tu stesso le provasti,
al fianco di Gesù e della sua madre.
Donami la forza di uscire dal mio io,
riempimi della capacità di godere del volto dei fratelli,
stimola in me l’ansia di creare comunione
con ogni creatura che tu mi fai incontrare.
Non permettere che,
oppressi da tante preoccupazioni,
dimentichino il fine
per cui sono stati creati da Dio;
non lasciare che i germi della sfiducia
si impadroniscano delle loro anime immortali.
Gli uomini ti potranno conoscere
se io ritrovo l’energia di dimenticarmi,
i fratelli rinnoveranno la speranza nella vita
se io do loro la tua mano,
gli amici scopriranno il tuo volto
se io sarò la tua trasparenza.
Ricorda a tutti i lavoratori
che nei campi, nelle officine,
nelle miniere, nei laboratori della scienza,
non sono soli a operare, gioire e soffrire,
ma che accanto ad essi c’è Gesù,
con Maria, madre sua e nostra,
a sostenerli, a tergerne il sudore,
a impreziosire le fatiche.
Insegna loro a fare del lavoro,
come tu hai fatto,
uno strumento altissimo di santificazione.
O Signore, sia la mia vita il pane che rinfranca,
sia il mio gesto la bevanda che disseta,
sia la mia parola la luce che brilla.
Allora in una comunione di crescita
e di donazione con tutti i fratelli,
in unione con Maria
sarò un magnificat al tuo nome
e un vangelo per il mondo intero.
s. Giovanni XXIII, 1959
don Giacomo Luzietti
In vista della solennità di s. Giuseppe, prossimi al compimento
del primo anniversario della canonizzazione del Papa buono,
presentiamo questa sua preghiera al Santo, la cui devozione è uno
dei tratti che lo accomuna a papa Francesco. Fu papa Giovanni a
voler che il nome di s. Giuseppe fosse inserito nell’unica preghiera
eucaristica allora in uso (il “Canone romano”, pregh. Euc. I);
papa Francesco ha portato a compimento quella disposizione del
suo Predecessore disponendone l’attuazione anche nelle preghiere
eucaristiche poste in uso dalla riforma liturgica di Paolo VI
15
Comunità in ascolto
IN CAMMINO CON...
S. Francesco di Sales - 25
Continuiamo la lettura dell’ “Introduzione alla vita devota” di s. Francesco di Sales, opera
nota anche con il nome di Filotea.
Affinché la lettura delle riflessioni e dei suggerimenti del Santo sia meditata e non frettolosa,
ne viene suggerita una cadenza mensile.
Il linguaggio, naturalmente, è quello dell’epoca dell’Autore; nella forma espressiva, non
sempre conforme al nostro linguaggio di oggi, occorre trovare la sostanza.
febbraio
Capitolo XXIII
GLI ESERCIZI DELLA
MORTIFICAZIONE ESTERIORE
[…] Non ho mai approvato il metodo
di coloro che per riformare l'uomo
cominciano dall'esterno: dal contegno, dall'abito, dai capelli. Mi sembra
che si debba cominciare dal di dentro:
Convertitevi a me con tutto il cuore,
dice Dio. Figlio mio, dammi il tuo
cuore; e questo perché è il cuore la
sorgente delle azioni, per cui le azioni
sono secondo il cuore […].
È proprio vero perché chi ha Gesù nel
cuore lo ha ben presto anche in tutte
le azioni esteriori […] potrai dire sinceramente, sull'esempio di S. Paolo:
Vivo sì, ma non più io; è Cristo che
vive in me. A dirla in breve, chi conquista il cuore dell'uomo conquista
tutto l'uomo.
Ma proprio questo cuore, dal quale
vogliamo cominciare, ha bisogno di
essere educato su come darsi una linea di condotta e un comportamento, di modo che non si manifesti soltanto la santa devozione, ma anche
una profonda saggezza con altrettanta discrezione. A tal fine eccoti alcuni
consigli.
Se sei in condizione di sopportare il
digiuno, farai bene a digiunare qualche giorno in più di quelli che comanda la Chiesa; perché, oltre all'effetto
ordinario del digiuno, che è quello
di liberare lo spirito, sottomettere la
carne, praticare la virtù e accrescere
l'eterna ricompensa in cielo, il digiu-
no ci dà modo di dominare i nostri
appetiti, e mantenere la sensualità e
il corpo sottomessi allo spirito […]. Il
mercoledì, il venerdì e il sabato sono
i giorni che i primi cristiani più facilmente consacravano alla astinenza
[…].
Il digiuno e il lavoro domano la carne. Se il lavoro che fai ti è necessario,
o è molto utile alla gloria di Dio, sono
del parere che sia meglio per te affrontare la fatica del lavoro che quella
del digiuno; questo è il pensiero della
Chiesa che dispensa anche dai digiuni comandati quelli che si consacrano
a lavori utili al servizio di Dio e del
prossimo.
C'è chi fa fatica a digiunare, chi invece a servire gli ammalati, un altro a visitare i prigionieri, a confessare, a predicare, consolare gli afflitti, pregare
ed altri esercizi simili: queste ultime
fatiche valgono di più di quella del
digiuno, perché, oltre a darci ugualmente il dominio sulla carne, in più ci
offrono frutti molto più apprezzabili
[…].
La notte, ciascuno secondo la propria
costituzione, deve prendersi il tempo sufficiente per dormire; questo
per poter essere pienamente sveglio
e fresco di giorno. Si aggiunga che
la Sacra Scrittura in cento modi, l'esempio dei Santi e motivi di ordine
naturale, ci raccomandano fortemente, come momento più ricco e producente del giorno, il mattino. Oltre a
ciò pensa che Nostro Signore viene
chiamato Sole che sorge, la Madonna
16
Alba del giorno. Penso che tutto ciò
indichi che è segno di virtù coricarsi
di buon'ora la sera per potersi alzare per tempo il mattino. Certamente
è il tempo più bello, il più dolce e il
meno occupato; anche gli uccelli ci
invitano, al mattino per tempo, a lodare Dio; di modo che l'alzarsi presto
giova alla salute e alla santità […].
Dio ti dice: Percuoti spezza fendi,
strapazza prima il tuo cuore, perché
è contro di esso che sono adirato. Per
guarire il prurito non serve molto lavarsi e fare il bagno, quanto piuttosto
purificare il sangue e rinfrescare il
fegato. Allo stesso modo per sanare
i nostri vizi, è bene, sì, mortificare la
carne, ma più ancora e necessario purificare i nostri affetti e rinnovare il
nostro cuore.
Per chiudere, ricordati di non dare
mai seguito a penitenze corporali
senza aver avuto il parere favorevole
del tuo direttore spirituale.
marzo
Capitolo XXIV
LE CONVERSAZIONI E LA
SOLITUDINE
Ricercare le conversazioni e fuggirle
sono due estremi ugualmente riprovevoli in una devozione civile quale è
quella che vado proponendoti.
La fuga dalla conversazione tradisce
un senso di superiorità e disprezzo
nei confronti del prossimo; la ricerca,
Comunità in ascolto
Basilica di S Clemente a
Casauria Abruzzo, cripta
per contro, tradisce tendenza all'ozio e alla professione di perditempo.
Bisogna amare il prossimo come se stessi e, per
dimostrargli amore, non
bisogna evitare di incontrarlo; ma per dimostrare
che vogliamo bene anche a
noi stessi, occorre rimanere
con noi quando ne abbiamo l’opportunità. E questa
l'abbiamo quando siamo
soli: Pensa a te stesso, dice S. Bernardo, e poi agli altri. Se dunque nulla ti
impone di far visite o riceverne a casa
tua, rimani in te stessa e conversa con
il tuo cuore. Ma se ti capita di trovarti
in compagnia o, per qualche giusto
motivo devi andare a cercarla tu stessa, vacci con Dio, Filotea, e guarda il
prossimo con cuore contento e occhio felice. Vengono chiamate cattive
conversazioni quelle che si tengono
con intenzione perversa, o anche se
quelli che vi partecipano sono viziosi,
scriteriati, dissoluti; da quelle bisogna stare lontano, come fanno le api
che si tengono lontane dai gruppi di
tafani e di calabroni.
Allo stesso modo che quelli i quali
sono stati morsi da cani arrabbiati,
sudano, hanno il fiato e la saliva pericolose, soprattutto per i bambini e le
persone di costituzione delicata, quei
viziosi depravati costituiscono semAlpe Scemerdone (Alpi Retiche)
pre un pericolo e un rischio per coloro che li frequentano, soprattutto se
si tratta di persone dalla devozione
ancora tenera e delicata. Ci sono conversazioni che hanno il solo scopo
di divertire, servono per distrarsi un
po' dalle occupazioni serie; a quelle è
chiaro che non dobbiamo consacrarci; lasciamo loro soltanto il tempo libero destinato a riposarci.
Altre conversazioni hanno per fine la
buona educazione, come, ad esempio,
lo scambio di visite e certe riunioni
che si fanno per onorare il prossimo:
direi che per quelle non bisogna farsi
scrupolo nel disertarle. Però nemmeno essere troppo incivili dimostrando per esse disprezzo. Facciamo con
moderazione il nostro dovere, evitando in ugual misura di essere rozzi e
leggeri.
Rimangono le conversazioni utili,
quali quelle delle persone devote e
virtuose: Filotea, ritieni una grande
grazia incontrarne spesso. La vigna
piantata tra gli olivi dà un'uva grassa
che sa di oliva; un'anima che si trovi a frequentare spesso gente di virtù
partecipa necessariamente delle loro
qualità.
I fuchi da soli non fanno miele, ma
in compagnia delle api qualche cosa
riescono a fare. La conversazione
con le anime devote ci aiuta molto
nell'esercizio della devozione. In ogni
conversazione occorre dare sempre la
preferenza alla spontaneità, alla semplicità, alla dolcezza, alla misura […].
In via ordinaria la nostra conversazio17
ne deve essere dominata da una gioia moderata. S. Romualdo
e s. Antonio vengono
molto lodati perché,
nonostante tutte le
austerità, avevano sempre il volto e le parole
illuminate di gioia, allegria e civiltà.
Sta allegra con chi è
contento, ti ripeto con
l'Apostolo; sii sempre
contenta, ma in Nostro Signore, e la
tua moderazione sia nota a tutti gli
uomini.
Per gioire in Nostro Signore, è necessario che il motivo della tua gioia non
solo sia lecito, ma anche onesto […].
Ma oltre alla solitudine mentale,
nella quale ti è sempre possibile rifugiarti anche in mezzo alle più rumorose compagnie, devi amare anche la
solitudine locale e reale; non voglio
spedirti nel deserto, come s. Maria
Egiziaca, s. Paolo, s. Antonio, Arsenio
e gli altri padri eremiti, ma penso che
ogni tanto ti farebbe bene rimanere
sola in camera tua, nel tuo giardino
o altrove, dove ti sia possibile raccogliere il tuo spirito nel tuo cuore e ritemprare la tua anima con buoni propositi e santi pensieri, o con qualche
buona lettura […].
Abbiamo anche l'esempio di s. Ambrogio riferito da s. Agostino: spesso
entrava in camera sua (non chiudeva
mai la porta a nessuno), e lo guardava leggere. Aspettava un po', poi se ne
andava per non disturbarlo e, senza
dir parola, pensando che il tempo che
rimaneva a quel grande pastore per
ritemprare e distendere il proprio spirito, dopo il carico di una giornata di
lavoro, non doveva essergli tolto.
Anche Nostro Signore agì allo stesso
modo con gli Apostoli dopo che gli
avevano raccontato le loro fatiche
nella predicazione e nel ministero:
Venite in disparte, disse loro, e riposatevi un po'.
Comunità in ascolto
L’ANNUNCIO DEL REGNO:
“IL DISCORSO DELLA MONTAGNA” (13)
di Antonio Corsini
L
’opera di annuncio del regno
di Gesù ha il suo centro, il suo
cuore, in quello che comunemente
viene chiamato il “Sermone della
montagna” che solitamente viene
identificato con il discorso delle Beatitudini, ma non è solo questo. Due
sono gli Evangelisti che lo riportano,
Matteo (5,1 a 8,1) e Luca (6,17-49).
Nella locazione spaziale del discorso
i due Evangelisti non concordano,
Matteo che vi dedica ampio spazio
lo colloca “sul monte”, probabilmente
nella zona al nord del lago di Galilea, vicino a Cafarnao, mentre Luca,
che lo propone in forma più breve, lo
pone “in luogo pianeggiante”. Questa diversità
di collocazione può essere spiegata col fatto che
quasi sicuramente Gesù
predicava cose simili in
luoghi e con uditori diversi e pertanto i due
scriventi possono essersi
rifatti a fonti diverse, ma
abbiamo anche imparato che gli Evangelisti
descrivono eventi, fatti,
discorsi concreti aggiungendo delle valenze utili
a richiamarne o approfondirne l’importanza esegetica, pertanto Matteo, che scrive per una comunità di
giudei, potrebbe aver collocato il discorso sul monte per collegarlo all’esperienza del Sinai dove Dio parlò a
Mose e gli diede le tavole della legge.
Come Dio diede la legge a Mosè sul
monte, così Gesù porta a perfezione
tale legge parlando ai suoi discepoli
sul monte. Luca scrive per cristiani
provenienti dal mondo non giudaico che non sono in grado di capire
e approfondire facilmente eventuali
collegamenti con eventi della tradizione ebraica.
Entrambi collocano il discorso dopo
che Cristo ha raccolto attorno a sé i
dodici e dopo che la sua predicazione ha smosso le folle; anche sulla
folla Matteo e Luca sono concordi,
si tratta di una folla composta non
solo dagli apostoli, da discepoli o
curiosi locali ma: “Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decapoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e
da oltre il Giordano” (Mt. 4,25). “C’era
gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone”
(Lc. 4,17). Con questo sottolineano
che il discorso di Gesù non era solo
per i pochi intimi, per apostoli e discepoli che già avevano scelto di seguirlo ma era (ed è) per tutte le genti
per tutti coloro che aldilà della loro
provenienza geografica, culturale,
morale, spirituale desiderano avvicinarsi a Lui per far parte del Suo
Regno. Per approfondire questo discorso ci faremo guidare dal testo di
Matteo introducendo dove necessario dei paralleli con il brano di Luca.
Matteo sottolinea che Gesù: “Si pose
18
a sedere…”, assumendo la posizione
tra la folla di colui che legifera o del
maestro in cattedra, ma non intende
dettare leggi né dare disposizioni,
ma proporre con autorevolezza e
non con autoritarismo, un progetto
di vita che lui sta vivendo e che porterà a compimento con la sua passione, morte e risurrezione. Nel suo
discorso Gesù approfondisce molte
tematiche che vale la pena almeno di
elencare. Il cap. cinque inizia con le
Beatitudini 5,1-12, segue l’invito ai
discepoli ad essere sale della terra e
luce del mondo 5,13-16, si presenta
come colui che porta a compimento
la legge, 5,17-19. Dal versetto
20 al versetto 48 del quinto
capitolo troviamo esortazioni riguardanti la nuova giustizia, l’ingiuria, l’offerta, il
perdono, la concupiscenza,
il ripudio, l’adulterio, il giuramento e l’invito all’amore
al nemico. Il cuore del cap.
sei è sicuramente l’insegnamento della preghiera del
Padre nostro (6, 7-15), ma
vi troviamo anche indicazioni su come fare l’elemosina,
pregare e digiunare in segreto, senza pavoneggiarsi davanti agli
uomini; un richiamo a qual è il vero
tesoro e l’invito ad abbandonarsi alla
provvidenza.
Il cap. sette si apre con l’esortazione
a non giudicare per non essere giudicati 7, 1-5, prosegue con l’invito
a non profanare le cose sante 7, 6 ;
riprende il discorso sulla preghiera
sottolineandone l’efficacia 7,7-14 ed
infine parla dei falsi profeti e dei veri
discepoli 7,15-28.
LE BEATITUDINI, solo questa parte
iniziale del discorso necessiterebbe
Comunità in ascolto
di una lunga e approfondita riflessione, è fuori discussione che da
queste righe emerge la carta di identità del cristiano. Colui che intende
conoscere e vivere Cristo non lo può
realizzare a prescindere da quanto
indicato in esse: “parlare e insegnava
loro dicendo:
3 Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4 Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
5 Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
6 Beati quelli che hanno fame e sete della
giustizia,
perché saranno saziati.
7 Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8 Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9 Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10 Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11 Beati voi quando vi insulteranno, vi
perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni
sorta di male contro di voi per causa mia.
12 Rallegratevi ed esultate, perché grande
è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti
perseguitarono i profeti che furono prima
di voi” (Mt. 5, 1-12).
Alla voce beato il vocabolario indica
un uomo “Felice, pienamente appagato e soddisfatto.”. Per la Chiesa beato è colui “Che gode della visione di
Dio”, e si riferisce a persone defunte,
ma qui Gesù le riferisce a persone viventi, come a dire che chi persegue la
via delle beatitudini vive felice, pienamente appagato, soddisfatto godendo della visione di Dio.
Il Catechismo Della Chiesa Cattolica
parla delle beatitudini dal n° 1716
al 1729, al n° 1717 così si esprime:
“Le beatitudini dipingono il volto di
Gesù Cristo e ne descrivono la cari-
tà; esse esprimono la vocazione dei
fedeli associati alla gloria della sua
Passione e della sua Risurrezione; illuminano le azioni e le disposizioni
caratteristiche della vita cristiana;
sono le promesse paradossali che,
nelle tribolazioni, sorreggono la speranza; annunziano le benedizioni e
le ricompense già oscuramente anticipate ai discepoli; sono inaugurate nella vita della Vergine e di tutti
i Santi”.
Per la vita.
Le beatitudini sono intese come atteggiamenti, condizioni di vita da
perseguire per entrare nella cerchia
dei beati, ma Gesù non parla dicendo
beato chi si farà, diventerà povero,
umile, mite ecc. ma le sue indicazioni sono per chi vive queste situazioni e questo ci richiama a quello che è
il modo di agire del Padre. Gesù incoraggia i suoi ascoltatori molti dei
quali vivevano le situazioni descritte
dicendo loro che possono gioire perché non il loro operare ma sono le
azioni di Dio a portare, alimentare
questa gioia. Così per ogni affermazione risponde con una azione grandiosa e riparatrice di cui Dio stesso si
fa carico. Ai poveri dice: “Rallegratevi
e gioite, pur consapevoli della vostra
povertà di qualsiasi tipo sia, materiale, sociale, spirituale, non negatela
perché Dio onnipotente, re e pastore
è totalmente dalla vostra parte e vi
dona il suo regno, tutto Se Stesso.
Agli afflitti chiede di non indurirsi e
lasciarsi sopraffare dalle sofferenze
perché Dio stesso si fa carico di consolare, trasformando il dolore in un
dono di amore e salvezza per tutti gli
uomini. Il cristiano può vivere nella
mitezza senza desiderio di affermarsi
con la violenza, la sopraffazione, perché così vivendo Dio stesso lo renderà
19
padrone della terra e la donerà come
spazio per una vita tranquilla e serena. A chi si affligge per la mancanza
di giustizia a vari livelli Gesù li invita
a affidarsi alla giustizia del Padre che
sazierà appieno le loro aspettative.
Ai suoi discepoli indica la strada del
perdono e della misericordia verso
gli altri e verso se stessi perché la misericordia è l’unica forma di misura
con cui Dio ci giudicherà. A coloro
che si riconoscono una certa purezza di cuore che li spinge ad orientare
i propri desideri verso la volontà di
Dio li invita a coltivare questa loro
indole perché il loro cammino li porta all’incontro personale con il Padre. A chi lo segue Cristo chiede di
impegnarsi per la pace fondata sulle
promesse di Dio e non su quelle di
uomini, perché questa è la strada per
divenire figli di Dio. Ricercare al giustizia di Dio può comportare sofferenze, rifiuti, persecuzioni ma a essi
Dio dona il Suo regno. Infine Gesù
sa che seguendo Lui si può essere insultati, perseguitati, calunniati e anche messi a morte a causa sua, ma dichiara beati coloro che vivono queste
situazioni perché Lui e il Padre sono
già un tutt’uno con loro. Le beatitudini non sono semplici insegnamenti o ordini da eseguire per, ma sono
la descrizione delle vie che conducono al Regno dei cieli, alla intimità
con Gesù e il Padre che ci donano lo
Spirito Santo che con la sua grazia
ci sostiene nelle azioni della vita di
tutti i giorni per indirizzarla verso la
realizzazione del regno di Dio nella
nostra vita quotidiana. Gesù stesso
ha vissuto le beatitudini dimostrando che realizzandole si può passare
per la sofferenza e la morte, ma alla
fine si sperimenta alla risurrezione,
l’appartenenza totale a Dio.
Un 2015 di pace e bene
Comunità in cammino
Vita
della
Comunità
15 novembre 2014 - 11 gennaio 2015
Sono figli di Dio, con il Battesimo:
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Dotti Marchi Leonardo Jordy
da Michele e Scarnà Francesca
Massetti Rayan Francesco
da Maurizio e Berardi Danila
b. 21 dicembre
b. 21 dicembre
Il Battesimo, nei prossimi mesi, sarà celebrato la prima (ore 11.20) e la terza (ore 16.00) Domenica di febbraio; in Quaresima, la celebrazione del Battesimo è sospesa, conformemente all’indicazione del Direttorio diocesano per la celebrazione dei Sacramenti. Si riprenderà con la Veglia Pasquale (4 aprile), la terza Domenica di aprile alle ore 16.00, la prima
Domenica di maggio (11.20), durante la Veglia di Pentecoste (sabato 23 maggio ore 18.00).
Ci hanno preceduto nell’eternità:
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1
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Lorini Pietro, di anni 95
Caratti Maria, di anni 92
Rossetti Angela Giuseppina, di anni 83
Imberti Giulio, di anni 96
Caruna Oliva Natalia, di anni 72
Goffi Emilio, di anni 82
Barabese Anna, di anni 91
Briconi Graziella, di anni 64
Barabanti Mario, di anni 63
Donghi Francesco, di anni 70
Panzera Alessandro, di anni 85
Mazzotti Giulio, di anni 86
Bertoli Giuseppina Caterina, di anni 67
Zuliani Licinio, di anni 85
m. 15 novembre
m. 17 novembre
m. 25 novembre
m. 2 dicembre
m. 5 dicembre
m. 6 dicembre
m. 11 dicembre
m. 11 dicembre
m. 19 dicembre
m. 21 dicembre
m. 24 dicembre
m. 29 dicembre 2014
m. 5 gennaio 2015
m. 11 gennaio
La nostra partecipazione nella preghiera per tutte le persone colpite dal dolore del lutto a causa delle persone care che sono passate all’altra vita, in
particolare a coloro che sono stati o tuttora sono collaboratori dell’Oratorio e/o della Parrocchia: a Maria Agnese Cadeo, la figlia Daniela Lorini e
gli altri congiunti per la perdita di Pietro; a Marino Dotti e al fratello per quella della mamma Maria, già maestra elementare. Oltre che alla sposa
e agli altri familiari, ci uniamo al gruppo degli Alpini, che in Giulio Imberti ha perso il suo “portabandiera” e uno degli ultimi testimoni diretti
dell’epopea di quel Corpo.
Ricordo di Lina (Oliva Natalia)
Non può mancare questo ricordo particolare per la cara Lina che, inaspettatamente, ci ha lasciato. La nostra preghiera riconoscente per lei, sempre
attiva nel servizio di volontaria delle pulizie della chiesa e nell’accudire il corredo liturgico.
Ricordo di Mario
La strabocchevole presenza alle sue esequie ha testimoniato la stima e l’affetto di tante persone che hanno espresso la consapevolezza del debito di
riconoscenza a lui dovuto da tanti nella nostra Comunità nel generoso esercizio della sua professione.
In memoria di Giusy
Eravamo in tanti a porgerle il saluto cristiano, i componenti del “suo” Civico Corpo Bandistico in prima fila accanto ai congiunti. Ricordando lei,
prima a giungere nell’abbraccio eterno della Trinità santissima in questo nuovo anno, per molti anni presidente e, ultimamente, presidente onoraria, intendiamo tributare riconoscenza anche alla nostra Banda, sempre disponibile a rendere più festose alcune circostanze della vita parrocchiale
e civica.
20
Comunità in cammino
Calendario liturgico - pastorale
GENNAIO
25 - Domenica
III del tempo ordinario Gesù diceva: « Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo » (Mc. 1, 15)
Festa esterna di s. Giovanni Bosco e s. Agnese: Giornata della Comunità Educativa dell’Oratorio
ore 14.00
nel “Focolare”, incontro per la Comunità Educativa dell’Oratorio
26 - lunedì
ore 16.30
s. Messa in memoria del compianto don Agostino (in caso di funerale passa a un sabato sera)
FEBBRAIO
1 - Domenica IV del tempo ordinario
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con
autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!” (Mc. 1, 27)
Oggi si celebra la 37a “Giornata per la vita”, voluta dai Vescovi italiani per attirare l'attenzione dei credenti e degli uomini di buona volontà sul tema del rispetto alla vita, dal suo concepimento fino alla sua
naturale conclusione; per suscitare iniziative volte a sensibilizzare l'accoglienza e la promozione della vita,
diritto per ogni essere umano che si affaccia su questo mondo
ore 11.20
celebrazione comunitaria del Battesimo
ore 15.30 nell’oratorio “Maria Tonelli” , incontro per i genitori dei fanciulli del gruppo “Nazareth”
ore 15.30 nel “Focolare”, incontro per i genitori dei fanciulli del gruppo “Antiochia”
2 - lunedì
3 - martedì
ore 9.00
ore 20.30 5 - giovedì
6 - venerdì
7 - sabato
Presentazione del Signore - festa
Giornata per la Vita Consacrata: ricordiamo nella preghiera le persone consacrate originarie della nostra Comunità e quelle che ci vivono
s. Messa distinta, che inizia con la Liturgia della Luce
S. Biagio, vescovo e martire - memoria facoltativa
secondo la consuetudine, al termine delle ss. Messe, celebrate secondo lorario feriale
(salvo funerale), viene impartita la benedizione della gola, cosa che verrà fatta anche alle
nella apposita celebrazione della Parola di Dio
primo del mese, giornata mensile di preghiera per le vocazioni: dopo la Messa delle 9.00
fino alle 11.00 in chiesa, dalle 20.30 alle 21.30 (con preghiera per le situazioni familiari
difficili) nella chiesetta dell’Oratorio “Maria Tonelli”
primo del mese dedicato alla devozione del sacro Cuore
primo del mese dedicato alla devozione alla b. V. Maria
8 - Domenica V del tempo ordinario
La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli (a Gesù) parlarono di lei. Egli, accostandosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli (Mc. 1,30-31)
ore 14.20 nel “Focolare”, terzo incontro per i genitori dei preadolescenti (gruppi “Efeso” e “Tessalonica”)
ore 15.30 nell’oratorio “Maria Tonelli”, terzo incontro per i genitori dei fanciulli del gruppo “Cafarnao”
9 - lunedì
ore 20.15
nell’oratorio“Maria Tonelli”, incontro per gli Animatori dei Centri di Ascolto della Parola di Dio
11 - mercoledì b. Vergine di Lourdes - memoria facoltativa
Ricorre la “Giornata Mondiale del Malato", istituita da s. Giovanni Paolo II come
21
Comunità in cammino
ore 16.00
14 - sabato
“momento forte di preghiera, condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della
Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il santo volto
di Cristo, che soffrendo, morendo e risorgendo ha operato la salvezza dell'umanità"
Preghiera mariana in Casa Albergo per gli ospiti e per tutti gli ammalati
Santi Cirillo e Metodio, patroni d'Europa - festa
15 - Domenica VI del Tempo Ordinario
Venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi puoi guarirmi!”. Mosso a compassione, stese
la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, guarisci” (Mc. 1,40-41)
(Santi Faustino e Giovita, martiri, Patroni della Diocesi)
Primo giorno del Triduo per i Defunti: le ss. Messe sono celebrate a suffragio dei
Defunti della Parrocchia
ore 15.00
Esposizione del Ss. Sacramento e adorazione comunitaria; adorazione personale fino
alle 16.00
16 - lunedì continua il Triduo. L'ufficio che precede la s. Messa è quello per i defunti
ore 8.00
s. Messa preceduta dalle Lodi alle 7.50
ore 9.00
s. Messa preceduta dall'Ora media (Terza) alle 8.55
ore 16.30
s. Messa preceduta dal Vespro
ore 20.30
nelle rispettive sedi, Centri di Ascolto della Parola di Dio
17 - martedì
continua e si conclude il Triduo dei Defunti, con i medesimi orari di ieri
Termina la prima parte del TEMPO ORDINARIO che riprenderà dopo Pentecoste, il 25 maggio
TEMPO DI QUARESIMA
per le proposte del Tempo di Quaresima, vedere pag. 25
18 - mercoledì Le Ceneri: solenne inizio della Quaresima
È giorno di astinenza dalle carni (=magro) per tutti e di digiuno per coloro che vi sono
tenuti (v. pag. xx)
ore 8.00 - 9.00 ss. Messe precedute dalla Liturgia delle Ore (7.50 e 8.55)
ore 16.30
s. Messa, a cui sono invitati in particolare fanciulli e ragazzi
ore 20.30
s. Messa di avvio del cammino quaresimale, per gli adolescenti, i giovani e gli adulti
19 - giovedì
20 - venerdì
21 - sabato
ore 14.30
ore 16.15
ore 15.00
ore 17.00
sacramento della Riconciliazione per i ragazzi (“Antiochia”, “Efeso” e “Tessalonica”)
sacramento della Riconciliazione per i fanciulli (“Gerusalemme”, “Emmaus”)
È giorno di astinenza
in chiesa, Via Crucis
almeno un sacerdote è presente per la Confessione di giovani e adulti
22 - Domenica I di Quaresima
Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto ed egli ci rimase quaranta giorni, tentato da satana (Mc. 1, 12)
(CATTEDRA DI S. PIETRO, apostolo)
ore 15.30 nel “Focolare”, quinto incontro per i genitori e i fanciulli del gruppo “Betlemme”
ore 15.30 nell’oratorio “Maria Tonelli”, secondo incontro per i genitori del gruppo “Emmaus”
25 - mercoledì ore 20.30
27 - venerdì
ore 7.30
ore 7.50
ore 15.00
in chiesa, appuntamento quaresimale per gli adolescenti, i giovani e gli adulti: primo incontro della
Scuola di preghiera
in pieve, appuntamento quaresimale per i ragazzi
in S. Pietro, appuntamento quaresimale per i fanciulli
in chiesa, Via Crucis
22
Comunità in cammino
MARZO
1 - Domenica II di Quaresima
Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e lì portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime (Mc. 9, 2-3)
in giornata ritiro II per i gruppi “Gerusalemme” ed “Emmaus”
ore 15.00
in chiesa, Via Crucis
ore 15.30
nel “Focolare” incontro per i genitori del gruppo “Antiochia”
2 - lunedì ore 20.30
4 - mercoledì ore 20.30
incontro zonale per gli adolescenti e i giovani (ritiro II)
in chiesa, appuntamento quaresimale per gli adolescenti, i giovani e gli adulti: secondo incontro
della Scuola di preghiera
primo del mese, giornata mensile di preghiera per le vocazioni: dopo la Messa delle
9.00 fino alle 11.00 in chiesa, dalle 20.30 alle 21.30 (con preghiera per le situazioni
familiari difficili) nella chiesetta dell’Oratorio “Maria Tonelli”
6 - venerdì
primo del mese dedicato alla devozione del sacro Cuore
È giorno di astinenza
ore 7.30
in pieve, appuntamento quaresimale per i ragazzi
ore 7.50
in S. Pietro, appuntamento quaresimale per i fanciulli
ore 15.00
in chiesa, Via Crucis
7 - sabato
primo del mese, dedicato alla devozione verso la Madonna
ore 17.00
almeno un sacerdote è presente per la Confessione di giovani e adulti
5 - giovedì
8 - Domenica
III di Quaresima
Gesù fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori dal tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei
cambiavalute e rovesciò i banchi e ai venditori di colombe disse: “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre
mio un luogo di mercato” (Gv. 2, 17)
in giornata ritiro II per il gruppo “Nazareth”
ore 15.00
in chiesa, Via Crucis
9 - lunedì
ore 20.15
nell’Oratorio “Maria Tonelli”, incontro per gli Animatori dei Centri di Ascolto
11 - mercoledì ore 20.30
in chiesa, appuntamento quaresimale per gli adolescenti, i giovani e gli adulti: terzo incontro della
Scuola di preghiera
13 - venerdì
ore 7.30
in pieve, appuntamento quaresimale per i ragazzi
ore 7.50
in S. Pietro, appuntamento quaresimale per i fanciulli
ore 15.00
in chiesa, Via Crucis
14 - sabato
ore 17.00
almeno un sacerdote è presente per il Sacramento della Confessione
15 - Domenica
IV di Quaresima
Gesù disse: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non
muoia, ma abbia la vita eterna. Dio ha mandato il suo Figlio (...) perché il mondo si salvi" (Gv. 3, 16)
in giornata ritiro II per il gruppo “Cafarnao”
nel pomeriggio celebrazione della prima Confessione per i fanciuli del medesimo gruppo
ore 15.00
in chiesa, Via Crucis
16 - lunedì
ore 20.30
18 - mercoledì 1 - alle 14.30
2 - alle 20.00
nelle rispettive sedi, Centri di Ascolto della Parola di Dio
si anticipa ad oggi il ritiro II per gli adulti, in prossimità della Pasqua, a suo tempo previsto per la
prossima settimana; è presente il nuovo predicatore (e confessore) forestiero; due le possibilità:
momento di preghiera, proposta di riflessione, possibilità di preghiera personale e guidata, davanti
all'Eucaristia solennemente esposta; benedizione eucaristica conclusiva e possibilità di partecipare
al rosario e alla s. Messa delle 16.30
per chi è impossibilitato nel pomeriggio, secondo le medesime modalità
23
Comunità in cammino
19 - giovedì ore 9.00
20 - venerdì
ore 7.30
ore 7.50
ore 15.00
ore 20.30
S. GIUSEPPE, sposo della B.V. Maria - solennità
s. Messa distinta in onore di s. Giuseppe
È giorno di astinenza
in pieve, appuntamento quaresimale per i ragazzi
in S. Pietro, appuntamento quaresimale per i fanciulli
in chiesa, Via Crucis
in chiesa, appuntamento quaresimale per gli adolescenti, i giovani e gli adulti: quarto incontro della
Scuola di preghiera
22 - Domenica
V di Quaresima
23 - lunedì
ritiro II per i gruppi “Antiochia”, “Efeso” e “Tessalonica”
nel “Focolare”, quarto incontro per i genitori dei preadolescenti (gruppi “Efeso” e “Tessalonica”)
in chiesa, Via Crucis
nell’oratorio “Maria Tonelli”, terzo incontro per i genitori dei fanciulli del gruppo “Emmaus”
nel “Focolare”, sesto incontro per i genitori dei fanciulli del gruppo “Betlemme”
nel “Focolare”, secondo incontro per i padrini e le madrine
fino a sabato 28 marzo, nella chiesetta dell’Oratorio “Maria Tonelli”, preghiera quaresimale per
gli adolescenti e i giovani
Gesù rispose “(. . .) Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce
molto frutto. Chi ama la sua vita, la perde (...) Se uno mi vuol servire, mi segua e, dove sono io, là sarà anche
il mio servo” (Gv. 12, 24-26)
in giornata
ore 14.20 ore 15.00
ore 15.30 ore 15.30 ore 16.00 ore 6.30
ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE - solennità
ore 20.00
processione al santuario sul monte e s. Messa con le altre Comunità della nostra Zona
pastorale
26 - giovedì
ore 15.00
sacramento della Riconciliazione per i ragazzi (“Antiochia”, “Efeso” e “Tessalonica”)
ore 16.15
sacramento della Riconciliazione per i fanciulli (“Gerusalemme”, “Emmaus”)
27 - venerdì
È giorno di astinenza
ore 7.30
in pieve, appuntamento quaresimale per i ragazzi
ore 7.50
in S. Pietro, appuntamento quaresimale per i fanciulli
ore 15.00
in chiesa, Via Crucis,
ore 20.30
in chiesa, appuntamento quaresimale per gli adolescenti, i giovani e gli adulti: quinto incontro della
Scuola di preghiera
Annunciazione Borno
28 - sabato
ore 17.00
almeno un sacerdote è presente per il Sacramento della Confessione
25 - mercoledì tela dell'Annunciazione, nel
santuario dell'Annunciata di
Borno
24
Comunità in cammino
Proposte per vivere la Quaresima
Gli appuntamenti quaresimali sono occasioni di grazia proposte alla Comunità parrocchiale, un
aiuto ad attuare il cammino di conversione e santificazione secondo le tipiche coordinate: preghieraascolto, penitenza, carità.
a) Per tutti, in particolare per gli adulti:
✍ Ogni giorno feriale, le ss. Messe sono precedute dalla celebrazione della Liturgia delle Ore: le
Lodi alle 7.50, l'Ora di Terza alle 8.55, il Vespro alle 16.30.
✍ Ogni lunedì e mercoledì la Messa delle 9.00 è preceduta dalla Via Crucis
✍ Ogni venerdì, ore 15.00: Via Crucis distinta, in chiesa
b) Per i fanciulli e i ragazzi:
✍ Fanciulli: ogni venerdì alle 7.50, nella chiesa di S. Pietro, breve incontro di riflessione e preghiera
✍ Ragazzi: ogni venerdì alle 7.30, in pieve, breve incontro di riflessione e preghiera
✍ ritiro (II):
per il gruppo “Nazareth” Domenica 8 marzo
per il gruppo “Cafarnao” Domenica 15 marzo
per il gruppo “Gerusalemme” Domenica I marzo
per il gruppo “Emmaus” Domenica I marzo
per il gruppo “Antiochia” Domenica 22 marzo
per il gruppo “Efeso” Domenica 22 marzo
per il gruppo “Tessalonica” Domenica 22 marzo
c) Per gli adolescenti e i giovani:
✍ scuola di preghiera, alle 20.30, in chiesa parrocchiale il 25/02, il 4, l’11, il 20 e il 27 marzo
✍ esperienza zonale di spiritualità (ritiro II), il 2 marzo
✍ settimana di preghiera dal 23 al 29 marzo alle 6.30, nella chiesetta dell’Oratorio femminile
d) Per i giovani-adulti e gli adulti:
✍ scuola di preghiera, alle 20.30, in chiesa parrocchiale il 25/02, il 4, l’11, il 20 e il 27 marzo
✍ ritiro (II) mercoledì 18 marzo, alle 14.30 o alle 20.00, in chiesa parrocchiale
La Scuola di preghiera
Gli appuntamenti che si era soliti tenere i mercoledì di quaresima e le Via crucis nelle Diaconie sono
sostituiti, quest’anno da quest’esperienza particolare, alla quale tutti sono caldamente invitati a partecipare.
Ai consueti momenti di preghiera, sostituiamo la Scuola di preghiera. Gli incontri, tenuti dai Frati Minori del
convento di Rezzato, prevedono riflessione sulla preghiera ed esperienza pratica. S. Giacomo faceva notare ai
destinatari della sua Lettera che la loro preghiera consisteva in un chiedere cose sbagliate; s. Paolo, nel cap. 8
della Lettera ai Romani, ci dice che spesso non sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito
stesso intercede per noi con gemiti inesprimibili. Vogliamo imparare a lasciar emergere in noi questo “gemito”
dello Spirito ed educarci a vivere la preghiera come incontro e dialogo con il Signore, in modo che essa sia per
davvero il “respiro” della nostra vita interiore
E’ bene ricordare che
1) tutti i venerdì di Quaresima sono di magro.
2) il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì santo sono di magro e digiuno
25
Comunità in cammino
MESSAGGIO PER LA
37a GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA
(1° febbraio 2015)
SOLIDALI PER LA VITA
«I bambini e gli anziani costruiscono il
futuro dei popoli; i bambini perché porteranno avanti la storia, gli anziani perché
trasmettono l'esperienza e la saggezza della loro vita».
Q
ueste parole ricordate da Papa
Francesco sollecitano un rinnovato riconoscimento della persona
umana e una cura più adeguata della
vita, dal concepimento al suo naturale
termine. È l’invito a farci servitori di
ciò che “è seminato nella debolezza”
(1 Cor 15,43), dei piccoli e degli anziani, e di ogni uomo e ogni donna,
per i quali va riconosciuto e tutelato il
diritto primordiale alla vita. Quando
una famiglia si apre ad accogliere una
nuova creatura, sperimenta nella carne
del proprio figlio “la forza rivoluzionaria della tenerezza” e in quella casa
risplende un bagliore nuovo non solo
per la famiglia, ma per l’intera società.
Il preoccupante declino demografico
che stiamo vivendo è segno che soffriamo l’eclissi di questa luce. Infatti, la denatalità avrà effetti devastanti sul futuro: i bambini che nascono oggi, sempre
meno, si ritroveranno ad essere come la
punta di una piramide sociale rovesciata, portando su di loro il peso schiacciante delle generazioni precedenti. Incalzante, dunque, diventa la domanda:
che mondo lasceremo ai figli, ma anche a quali figli lasceremo il mondo? Il
triste fenomeno dell’aborto è una delle
cause di questa situazione, impeden-
do ogni anno a oltre centomila esseri
umani di vedere la luce e di portare un
prezioso contributo all’Italia. Non va,
inoltre, dimenticato che la stessa prassi
della fecondazione artificiale, mentre
persegue il diritto del figlio ad ogni costo, comporta nella sua metodica una
notevole dispersione di ovuli fecondati,
cioè di esseri umani, che non nasceranno mai. Il desiderio di avere un figlio è
nobile e grande; è come un lievito che
fa fermentare la nostra società, segnata
dalla “cultura del benessere che ci anestetizza” e dalla crisi economica che
pare non finire. Il nostro paese non può
lasciarsi rubare la fecondità. È un investimento necessario per il futuro assecondare questo desiderio che è vivo in
tanti uomini e donne. Affinché questo
desiderio non si trasformi in pretesa
occorre aprire il cuore anche ai bambini già nati e in stato di abbandono. Si
tratta di facilitare i percorsi di adozione
e di affido che sono ancora oggi eccessivamente carichi di difficoltà per i costi,
la burocrazia e, talvolta, non privi di
amara solitudine. Spesso sono coniugi che soffrono la sterilità biologica e
che si preparano a divenire la famiglia
di chi non ha famiglia, sperimentando
“quanto stretta è la porta e angusta la
via che conduce alla vita” (Mt 7,14). La
solidarietà verso la vita – accanto a queste strade e alla lodevole opera di tante
26
associazioni – può aprirsi anche a forme nuove e creative di generosità, come
una famiglia che adotta una famiglia.
Possono nascere percorsi di prossimità
nei quali una mamma che aspetta un
bambino può trovare una famiglia, o
un gruppo di famiglie, che si fanno carico di lei e del nascituro, evitando così
il rischio dell’aborto al quale, anche
suo malgrado, è orientata. Una scelta
di solidarietà per la vita che, anche dinanzi ai nuovi flussi migratori, costituisce una risposta efficace al grido che
risuona sin dalla genesi dell’umanità:
“dov’è tuo fratello?” (cfr. Gen 4,9). Grido troppo spesso soffocato, in quanto,
come ammonisce Papa Francesco “in
questo mondo della globalizzazione
siamo caduti nella globalizzazione
dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla
sofferenza dell’altro, non ci riguarda,
non ci interessa, non è affare nostro!”
. La fantasia dell’amore può farci uscire da questo vicolo cieco inaugurando
un nuovo umanesimo: «vivere fino in
fondo ciò che è umano (…) migliora il
cristiano e feconda la città» . La costruzione di questo nuovo umanesimo è la
vera sfida che ci attende e parte dal sì
alla vita.
Roma, 7 ottobre 2014
Memoria della Beata Vergine del Rosario
Consiglio permanente della
Conferenza Episcopale Italiana
Comunità in cammino
Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio 2015)
Il tempo dedicato ai malati è santo,
«lode a Dio»
“Il nostro mondo dimentica a volte il valore speciale del tempo speso accanto al letto
del malato, perché si è assillati dalla fretta,
dalla frenesia del fare, del produrre, e si
dimentica la dimensione della gratuità, del
prendersi cura, del farsi carico dell’altro”.
dell’uscita da sé verso il fratello come
uno dei due comandamenti principali che fondano ogni norma morale».
Inoltre, Jorge Mario Bergoglio mette
in evidenza «quanti cristiani testimoniano non con le parole ma con
la loro vita» accanto ai malati; questi
vivono «un grande cammino di santificazione» perché se «è facile servire
per qualche giorno» è invece «difficile
accudire una persona per mesi o per
anni, anche quando essa non è più in
grado di ringraziare».
S
ono le parole di Papa Francesco
nel messaggio per la XXIII Giornata Mondiale del Malato che si celebra l’11 febbraio 2015. “Mi rivolgo
a tutti voi – ha esordito il Santo Padre
– che portate il peso della malattia e
siete in diversi modi uniti alla carne
di Cristo sofferente; come pure a voi,
professionisti e volontari nell’ambito sanitario”. Prendendo spunto da
un’espressione del Libro di Giobbe,
“Io ero gli occhi per il cieco, ero i
piedi per lo zoppo”, ha meditato
sulla “sapienza del cuore”, atteggiamento infuso dallo Spirito Santo in “chi sa aprirsi alla sofferenza
dei fratelli e riconosce in essi l’immagine di Dio”.
A
rticolando in più punti il suo
discorso il vescovo di Roma ha
affermato che sapienza del cuore
è servire, stare, uscire da sé, essere
solidali col fratello. “Quanti cristiani anche oggi testimoniano, non con
le parole, ma con la loro vita radicata
in una fede genuina – ha osservato
il Papa – di essere ‘occhi per il cieco’
e ‘piedi per lo zoppo’! Persone che
stanno vicino ai malati che hanno
bisogno di un’assistenza continua, di
un aiuto per lavarsi, per vestirsi, per
nutrirsi”. Questo servizio, ha osservato, è un “grande cammino di santificazione”.
È una bugia ipocrita quella che «si
nasconde dietro certe espressioni che
insistono sulla “qualità della vita”
per indurre a credere che le vite gravemente affette da malattia non sareb-
bero degne di essere vissute», «tuona»
inoltre il Pontefice. Su questa «grande menzogna» dice: «Anche quando
la malattia, la solitudine e l’inabilità
hanno il sopravvento sulla nostra vita
di donazione, l’esperienza del dolore
può diventare luogo privilegiato della trasmissione della grazia». E allora
«le persone immerse nel mistero della
sofferenza e del dolore, accolto nella
fede, possono diventare testimoni
viventi di una fede che permette di
abitare la stessa sofferenza, benché l’uomo con la propria intelligenza non sia capace di comprenderla fino in fondo».
«Il nostro mondo dimentica
a volte il valore speciale del
tempo speso accanto al letto del malato – è la denuncia
papale – perché si è assillati dalla fretta, dalla frenesia
del fare, del produrre, e si dimentica la dimensione della
gratuità, del prendersi cura,
del farsi carico dell’altro».
Per Francesco «dietro questo
atteggiamento c’è spesso una
fede tiepida». E allora il Papa
esorta: «Vorrei ricordare ancora una volta l’assoluta priorità
27
I
l Pontefice esprime anche un altro
monito: «La vera carità è condivisione che non giudica, che non pretende di convertire l’altro»; «è libera
da quella falsa umiltà che sotto sotto
cerca approvazione e si compiace del
bene fatto». Il Pontefice ha concluso
con una preghiera alla Vergine: “Fa’
che, nel servizio al prossimo sofferente e attraverso la stessa esperienza
del dolore, possiamo accogliere e far
crescere in noi la vera sapienza del
cuore”.
(dal sito dei Camilliani)
Comunità in cammino
dal
Consiglio Pastorale Parrocchiale
seduta del 21 novembre 2014
Il segretario - Gian Mario Zigliani
Nell’ultima seduta del Consiglio Pastorale Parrocchiale i
temi all’ordine del giorno sono stati:
- Verifica e bilancio sulla nuova impostazione della settimana mariana.
- Breve relazione da parte di suor Pia Pelucchi sul progetto
riguardante la ricerca sul mondo del lavoro.
- Verifica diocesana del progetto I. C. F. R. (Iniziazione
Cristiana Ragazzi e Fanciulli).
a) - Il parroco in merito alla nuova impostazione ed alla partecipazione della Comunità alle funzioni per la settimana
mariana svoltasi dal 28 settembre al 5 ottobre ha riferito
l’andamento altalenante di presenze nelle varie serate, con
un bilancio nel complesso, più incoraggiante rispetto agli
anni scorsi ed alla volontà di proporre questo calendario di
celebrazioni, con qualche piccola modifica, anche per il futuro. Da incrementare l’esperienza della preghiera mariana
vissuta nelle “piccole comunità territoriali”.
b) – suor Pia Pelucchi, delle Suore operaie della Santa Casa
di Nazareth, ci ha relazionato sull’iniziativa pastorale intrapresa mesi fa a Cologne (a cui partecipano anche nostri parrocchiani) e giunta a metà percorso sul tema: “Il mondo del
lavoro nella pastorale”, con la partecipazione di imprenditori
sensibili al problema, docenti, sociologi, genitori, gruppo famiglie, scolari. Il dibattito vuole porre in luce la difficoltà tra
lavoro come è impostato oggi e la famiglia, gli orari e le esigenze lavorative tolgono molto spazio al rapporto famigliare,
la speranza che qualcosa cambi è forse un’utopia, ma discuterne è già un passo avanti.
c) - Don Giovanni ha compilato, dopo il dibattito, la verifica e bilancio relativo alla nostra Parrocchia, riguardo
al percorso I.C.R.F. che la Diocesi di Brescia ha richiesto,
commentando i vari traguardi raggiunti, alcuni più confortanti ed altri meno. La catechesi per i genitori, anche
se con qualche mugugno da parte di alcuni, negli ultimi
anni ha visto dei buoni miglioramenti. Il cammino di Iniziazione Cristiana dei ragazzi vede una discreta disposizione al raccoglimento, alla preghiera e all’apprendimento
dei contenuti essenziali della Fede Cristiana. Il rapporto
tra il cammino I.C.F.R. si può dire che ha favorito un rafforzamento del legame tra la famiglia e la vita oratoriana.
Mentre negativa, o quasi assente, la partecipazione alla S.
Messa domenicale ed alla vita dell’oratorio dopo il cammino dell’ I.C.F.R.
Offerte per la gestione ordinaria dell’Oratorio
(novembre-dicembre 2014)
01/11 I Ribaltati per la Curida de Cucai
01/11N.N.
01/01 Utilizzo sala e cucina
04/11N.N.
04/11 Per manutenzione aula
06/11 Assemblea di condominio
08/11 Per lavastoviglie bar
11/11 Assemblea di condominio
11/11 Utilizzo sala e cucina
18/11 Utilizzo sala
19/11 Gruppo Yoga *
20/11N.N.
20/11N.N.
20/11 Assemblee di condominio
01/12 Classi 1972 – 1973
01/12N.N.
01/12 Vitali Gomme
05/12 Assemblea di condominio
06/12 Salone e cucina
€520,00
€ 100,00
€ 150,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 40,00
€ 1.700,00
€ 40,00
€ 200,00
€ 50,00
€ 200,00
€ 50,00
€
4,00
€ 140,00
€ 325,00
€
2,50
€ 100,00
€ 40,00
€ 50,00
07/12 Scout Chiari
08/12 GAS Coccaglio
08/12 Associazione Pensionati *
16/12 Per attività oratoriane
16/12 Per attività oratoriane
16/12N.N.
17/12N.N.
17/12 Gruppo Yoga *
18/12 Assemblea di condominio
23/12N.N.
23/12 Sala per corso di chitarra
23/12 Unitas Coccaglio *
27/12 Compleanno nel bar
29/12N.N.
31/12 Assemblee di condominio
€ 60,00
€ 55,00
€ 250,00
€ 1.000,00
€ 300,00
€ 150,00
€ 30,00
€ 200,00
€ 30,00
€ 20,00
€ 50,00
€ 150,00
€ 30,00
€ 50,00
€ 90,00
Totale
Grazie di cuore a tutti!
€ 6.276,50
(*: attività svolte presso l’Oratorio Maria Tonelli)
28
Comunità in cammino • dall’oratorio
PRESEPIO
Q
uest’anno alcuni ragazzi del gruppo Antiochia, seguiti dai catechisti, hanno preparato il presepio al
Focolare. Per alcune sere hanno preso forbici, cartone, colla, pennelli e colori e hanno ritagliato, incollato e colorato
personaggi, stelle, animali, case e alberi. Tra un divertimento, una risata e uno scherzo, ne è risultato un presepio
molto carino, frutto del lavoro e dell’impegno di questi
ragazzi. Grazie a loro, si è potuto realizzare un bel presepio anche con materiali molto semplici.
29
Comunità in cammino • dall’oratorio
EPIFANIA 2015
I
G
l Corteo dei Magi verso la chiesa con l’oro, l’incenso e la
mirra simbolici, il momento di preghiera in compagnia
del Presepio vivente, il cammino verso S. Pietro accompagnati dalla piccola banda hanno caratterizzato il pomeriggio della grande solennità dell’Epifania. A questo,
novità di quest’anno, si sono aggiunte le iniziative curate
dal “Comitato S. Pietro”: concerto della piccola banda, del
piccolo coro “Primavera” e di un coro di bambini provenienti dalla Provincia, Lumezzane, se non ricordo male.
razie a tutti coloro che hanno curato le diverse iniziative, plauso al “Comitato S. Pietro” per il riuscitissimo e molto visitato (meritatamente) presepio (di cui
non siamo riusciti a catturare adeguate immagini) e per
le iniziative che hanno contribuito a creare un momento molto bello nel pomeriggio dell’Epifania, aiutandoci
anche in tal modo a caratterizzare questa Solennità che
passa spesso in secondo piano rispetto al Natale.
30
Comunità in cammino • dall’oratorio
La sera del 13 dicembre la nostra Comunità ha ricevuto un bel dono di S. Lucia: senza alcun costo per le casse
parrocchiali, il coro polifonico "La Rocchetta" di Palazzolo s/O, accompagnato dall'insieme di archi "Nuova
Armonia", ci ha offerto un concerto ad alto livello di musica sacra: preghiera e gusto estetico si sono unite, anticipando l'atmosfera festosa delle vicine fesività natalizie. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno realizzato e reso
possibile il tutto.
31
Comunità in cammino • dall’oratorio
32
Comunità in cammino • dall’oratorio
TUTTI IN CAMPO CON CANTERA!
“S
cuola, rispetto ed educazione” sono i valori con cui la
Cantera del Barcellona calcio cresce
i suoi giocatori per farli diventare
“Campioni nel campo, ma anche
nella vita”. Anche a Coccaglio, da tre
anni a questa parte, esiste una Cantera, che accoglie i ragazzi del paese
e quelli iscritti all’associazione calcistica Unitas. Questo progetto nasce
dalle riflessioni e dalle proposte in
merito al tempo “non scolastico”
dei ragazzi portate avanti dall’Amministrazione Comunale (Ufficio
Servizi Sociali e Politiche Giovanili)
nell’ambito del “progetto Giovani”,
in collaborazione e con il supporto
del gruppo “Facciamoci Rete”, in cui
l’Amministrazione Comunale si è
confrontata con le associazioni e gli
enti del territorio in merito alle politiche sociali per i minori e le loro
famiglie.
L
a nostra Cantera, quindi, non
ha l’obiettivo di formare nuovi calciatori, ma vuole offrire uno
spazio ai ragazzi per trascorrere del
tempo insieme, per essere Campioni
nella vita di tutti i giorni, o almeno
per provarci! Cantera è un tempo di
compiti, ma anche di gioco, di laboratori e di divertimento. Un filo
rosso collega i vari momenti: fare
delle esperienze insieme ed essere un
gruppo, formato da tante persone
diverse tra di loro, che scopre la bellezza di condividere, di conoscersi e
di crescere, facendo tesoro proprio
di quelle caratteristiche che rendono
le persone diverse le une dalle altre,
e per questo, uniche. Certo, non è
semplice, anche perché la Cantera
Senior (quella dedicata ai ragazzi
della scuola secondaria di primo
grado) ha raggiunto la soglia dei 60
iscritti, mentre la Cantera Junior (ragazzi delle classi quinte della scuola
primaria), la soglia di 40. I numeri
sono veramente importanti, ma ad
accogliere i ragazzi, oltre ad una figura educativa professionale e a Bernardo, allenatore dell’Unitas, c’è un
gruppo di 7 ragazzi volontari che si
stanno dimostrando attenti ai bisogni dei ragazzi.
I
n questi tre mesi iniziali, abbiamo incontrato alcune delle associazioni di Coccaglio, che hanno
condiviso dei momenti con noi. L’associazione DISEGUAL che ci ha regalato preziosi spunti di riflessione
sul tema della diversità, che non è
necessariamente limite, ma “punto
di partenza” per creare nuove relazioni. Entrare in relazione con l'altro vuol dire entrare in contatto con
un'altra identità, cioè con qualcuno
che è "diverso" da me: attraverso ciò
si diventa più ricchi e si cresce! Le
mamme dell’associazione hanno risposto alle domande dei ragazzi, con
molta pazienza e dolcezza.
L
’associazione AGE ha organizzato, come negli anni precedenti,
il tanto atteso laboratorio di cucina. Per il mese di dicembre, il gruppo impegnato in questa attività, ha
preparato i biscottini di pasta frolla.
Oltre a portare a casa un sacchettino pieno di biscotti i ragazzi hanno
imparato una ricetta che potranno
riprovare a fare insieme alla loro famiglia.
Per i prossimi mesi ci saranno altre
associazioni di Coccaglio che passeranno dei momenti con noi, tra cui il
GAS, ARTE e DANZA e una giornata
speciale con UNITAS.
Oltre all’incontro con le associazio33
ni i ragazzi si sono cimentati in laboratori manuali, creato lavoretti
natalizi, e imparato nuovi giochi,
con i quali si impara anche a perdere, quindi a divertirsi con gli altri,
ma soprattutto si impara il rispetto,
la “parola d’ordine“ di Cantera.
Un altro momento veramente importante è quello dei compiti: i ragazzi, suddivisi in piccoli gruppi, li
eseguono e studiano, seguiti dall’educatrice e dai volontari, con una
particolare attenzione ai ragazzi
DSA seguiti da un’educatrice specializzata in questo ambito.
L’oratorio “Il Focolare” ci ospita, fornendoci gli spazi per le attività. Da
parte dell’educatrice e dei volontari,
l’intento è quello di porre al centro
di tutto la relazione educativa con
i ragazzi, con l’ascolto ed il dialogo
come elementi prioritari. Particolare
attenzione viene data all’osservazione delle dinamiche che si creano nel
gruppo, fondamentali per creare un
clima sereno per ognuno dei ragazzi.
L
a condivisione di una metodologia educativa comune ha anche
la finalità di sviluppare in loro la capacità critica di porsi delle domande,
di essere curiosi, di mettersi nei panni altrui, di essere creativi e unici! Il
nostro percorso insieme diventa così
un piccolo passo nella scoperta della
propria identità e, contemporaneamente, una valorizzazione delle differenze.
Dopo le vacanze Natalizie Cantera
ricomincerà le sue attività, con energia nuova e tanta voglia di percorrere un pezzo di strada insieme, per diventare davvero CAMPIONI NELLA
VITA.
Veronica Martina
Comunità in cammino • dall’oratorio
A carnevale si balla!
Sabato 14 febbraio 2015
il gruppo dei Ribaltati organizza
"Un ballo in maschera"
Un serata per stare insieme divertendosi con balli di gruppo,
disco anni 70/80, ballo liscio, latino ecc.
presso il salone dell'Oratorio femminile, in via Cavour,11.
La serata, a ingresso libero, è aperta a tutti, famiglie, giovani, ragazzi,
perfino alle coppie che festeggiano San Valentino.
Per divertirsi basta poco: una maschera, l'allegria e la voglia di stare insieme.
I Ribaltati organizzano giochi, un rinfresco e la musica,
a partire dalle 21:00 e fino alle 24:00.
Tutti in maschera!
Carnevale viene una volta sola in un anno!
Come puoi contribuire alle spese per la ristrutturazione del Focolare
1 - Anzitutto, frequentandolo: ciò dà senso all’impegno che si sta affrontando.
2 - Offerta libera che può essere consegnata ai sacerdoti, al diacono o nel corso della raccolta “pro opere
parrocchiali” e “pro Oratorio”, normalmente la prima e la seconda Domenica di ogni mese e in altre particolari occasioni, di volta in volta indicate
3 - Offerta libera tramite versamento o bonifico, detraibile ai fini dell’Irpef, sul CC n. 2085X87, presso la
Banca Popolare di Sondrio - ag. di Coccaglio; ABI 05696 - CAB 54360 - CIN X, intestato a “Il Focolare A.P.S. ONLUS”. Per il bonifico è necessario il codice IBAN: IT87 X056 9654 3600 0000 2085 X87
4 - Impegno morale o scritto a versare una quota fissa periodica, in occasione della giornata mensile “pro
Oratorio” o direttamente ai sacerdoti o al diacono
5 - Prestiti gratuiti (senza interesse)
6 - Contribuire alla ristrutturazione dell’Oratorio può essere un modo alternativo per partecipare alle gioie
o ai lutti di parenti o amici
7 - Oltre all’8 per mille secondo le possibilità indicate sul modulo per la dichiarazione dei redditi, è possibile
destinare a enti specifici il 5 per mille. È possibile attuare questa opzione indicando nell’apposito
spazio della dichiarazione dei redditi il CF n. 91018070176 dell’associazione “Il Focolare A.P.S.
onlus”
34
Comunità aperta
POCHE PAROLE PER IL NUOVO ANNO
( di G. Pedrali )
benedizione di Dio! Nel nostro piccolo, la Caritas Parrocchiale “ Porta Aperta” a nome della Comunità continua
nella sua missione di aiuto e ascolto
delle molte realtà di povertà e disagio
che sono presenti nel nostro comune.
Infatti, nell’anno appena trascorso, abbiamo raggiunto quanto segue:
I
l Santo Padre Francesco, nella Evangelii Gaudium, scrive: “Desidero una
chiesa povera per i poveri”; tuttavia, nella stessa esortazione, ha ribadito con
fermezza il dovere di tutti i cristiani di
lottare contro la povertà. È naturale,
allora chiedersi: Come si può volere la povertà e incitare a combatterla? O perché dovremmo volere essere poveri, quando Dio è
fonte di ricchezza? Se ci vuole poveri, perché
allora combattere la povertà in suo nome? E
se ci vuole ricchi e felici, perché allora amare
la povertà?
Il “problema” della povertà, sembrava
essere stato definitivamente superato
nei Paesi Occidentali grazie ai successi
economici senza precedenti raggiunti
dal secondo dopoguerra in poi. L’attuale crisi economica e l'immigrazione massiccia di gente che fugge dalla
guerra, dallo sterminio e da situazioni
disperate in diverse parti dell'Africa e
del Medio Oriente cercando scampo
nel Vecchio Continente, hanno ridato
centralità al tema della povertà e dei
poveri. La Chiesa, seguendo il messaggio del Vangelo, li assiste e li soccorre,
• Sono state distribuite più di 3500
borse – famiglia di generi alimentari
• Raccolta delle Palme: € 600
• Giornata del pane a favore della Caritas Diocesana: € 599
• Abbiamo speso, per provvedere all’acquisto dei generi alimentari, € 4112.85
• Abbiamo dato ai nostri tre missionari
ritornati a Coccaglio: € 600
da quando non esisteva neppure l'idea
di stato sociale. Questo ci deve far riflettere e dovremmo capire che…i poveri sono la ricchezza della Chiesa. Dunque sono la nostra ricchezza: poiché
tutti noi siamo la Chiesa. Se voltiamo
la faccia, se cambiamo marciapiede se
li vediamo, se non ascoltiamo il loro
grido…come facciamo a dirci cristiani.
San Lorenzo, alla richiesta dell’imperatore romano di consegnare le ricchezze
della Chiesa, gli portò tutti i poveri di
Roma. Di fronte a questa marmaglia
di “ultimi” l’imperatore romano fece
trucidare e bruciare il diacono Lorenzo. L’imperatore, ricco per potenza e
gloria, ma povero di cuore non aveva
capito quel gesto. E noi cosa scegliamo
di essere in questo nuovo anno? Desideriamo essere come il martire Lorenzo che donò la sua vita per la Chiesa ed
i poveri o desideriamo rimanere nelle
ricchezze effimere di questo mondo e
chiusi in noi stessi? Spero davvero che
lo Spirito santo illumini i cuori della
nostra Comunità e faccia rivivere il desiderio di vivere la Carità come dono e
35
U
n grazie sincero va ai ragazzi, ai
docenti ed al Dirigente Scolastico della Scuola Primaria e della Scuola Secondaria di primo grado per la
loro sensibilità. All’Amministrazione
Comunale, agli assistenti sociali, agli
amici della Dispensa sociale, all’Aido
che con pazienza e professionalità
collaborano con noi. Alle associazioni e gruppi che, in diversi modi, ci
danno una mano. Ad una famiglia del
nostro paese che ogni mese ci sostiene economicamente ed alla Grafica
Essebi sempre disponibile per quanto
riguarda la cancelleria. Al Lions Club
che ci ha dato la possibilità di donare
dei buoni spesa. Un grande ringraziamento va a tutta la Comunità che…
seppur vive questa crisi economica…
non ci lascia soli in questa missione
di aiuto ai poveri.
A tutti un invito: NON LASCIATECI SOLI e sostenete la missione della
Caritas che opera in nome della comunità!
Comunità aperta
Ottavario di preghiera per l’unità dei Cristiani (18-25 gennaio)
“Dammi un po’ d’acqua da bere”
(Giovanni 4, 7)
C
are sorelle e cari fratelli in Cristo,
la grazia e la pace del Signore Gesù, unico nostro Redentore e fondamento sicuro della nostra fede comune, sia sempre
con voi!
L
a proposta di preghiera e di riflessione che in questa Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani ci
arriva dal Brasile, e per la quale siamo
riconoscenti ai nostri fratelli che testimoniano la fede al di là dell’Oceano, ci
porta quest’anno a sederci tutti attorno
al pozzo di Giacobbe: forse affaticati per
il viaggio, come Gesù, forse incuriositi,
turbati, ma anche aperti alla conoscenza di quell’uomo capace di un discorso
chiaro e profondo, così come succede
alla donna di Samaria. È l’evangelista
Giovanni a presentarci questo racconto
(4,1-42), che costituisce il tema di fondo
di quest’anno.
Almeno due atteggiamenti si intrecciano quindi in questa pagina dell’evangelista teologo, come Giovanni viene definito in particolare dai nostri fratelli di
Oriente; atteggiamenti che rivelano due
storie, due vite, due persone, cioè quella
del Maestro e quella della Samaritana,
ma atteggiamenti nei quali anche noi
possiamo riconoscere molto della nostra esperienza di donne e di uomini
credenti.
Innanzitutto Gesù, seduto presso il poz-
zo, affaticato per il viaggio. Quanto spesso anche noi sediamo affaticati, nei nostri circoli, nelle nostre accademie, nelle
chiese o nelle piazze dove si sviluppa la
nostra quotidianità; quanto spesso anche a noi sembra di non avere più quella
forza necessaria per il cammino, forse
nemmeno il desiderio di camminare, la
spinta propulsiva capace di rimettere in
moto. Il cammino della fede e in particolare il cammino verso l’unità dei credenti in Cristo a volte dà l’impressione
di essere quasi bloccato, o quanto meno
affaticato per un viaggio che certamente
gli ha fatto conoscere delle tappe importanti, ma che ora sembra rallentato, assopito. Al punto che quella richiesta del
Signore, “dammi da bere”, può diventare l’espressione della sete di ciascuno di
noi: sete di senso, sete di novità, di gesti
significativi, di incoraggiamento, sete
di vedere ostacoli che si allontanano e
traguardi che si avvicinano. È una sete
profonda, capace di interrogare quotidianamente quanti si appassionano per
l’ecumenismo; quella stessa sete poi che
sono costretti a condividere tanti fratelli
che, loro malgrado, vivono sulla propria
pelle il dramma del contrasto, della discriminazione razziale o religiosa, della
divisione, della guerra…
“Dammi da bere”: a chiedere dell’acqua
è il Signore stesso; è il Figlio di Dio fatto Uomo; è Colui che i cieli e i cieli dei
cieli non possono contenere, Colui per
36
mezzo del quale tutte le cose sono state create, Colui che non ha né inizio né
fine, Egli chiede da bere alla donna di
Samaria, a me, a te, a ciascuno di noi!
È Dio che si fa Uomo fino in fondo, al
punto da far sua la nostra sete, al punto da condividere quella sete di certezze
che è tipica dell’esistenza di ognuno di
noi. Cosa significa questo? Significa che
sul cammino dell’unità non siamo soli;
significa che il desiderio di intravvedere
il traguardo di una comunione sempre
più piena non è un desiderio solo nostro
o di chi si spende per l’ecumenismo e il
dialogo tra i discepoli del Maestro; no,
è il Maestro stesso che condivide questo cammino, è Egli stesso che lavora,
spinge, incoraggia, prega affinché questo traguardo si avvicini. E l’acqua che
Gesù chiede a noi è l’acqua della nostra
fiducia.
C
hiunque abbia un’esperienza di
cammino in montagna, su una
via di pellegrinaggio antica o moderna
o altrove, chiunque abbia la possibilità di muoversi a piedi, sa che, mentre
il sedersi affaticati e il cercare da bere
è assolutamente normale, il rimanere
seduti nasconde però il rischio di non
volersi più rialzare. Ecco, Gesù ci invita
proprio a questo: a non rimanere seduti! Ci spinge, il Signore, a non lasciare
spazio alla stanchezza e men che meno
alla delusione, o a quella rassegnazione
che fa credere che ciò che si poteva dire e
fare in campo ecumenico è ormai stato
compiuto e che ulteriori sviluppi sono
improbabili, se non addirittura impossibili.
“Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è
colui che ti dice: «Dammi da bere!», tu
avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe
dato acqua viva”. Non ha dubbi il Signore: dobbiamo (o dovremmo…) essere in
un atteggiamento
continuo di supplica, per avere anche
Comunità aperta
to il suo cuore al Cristo, ha intrecciato
la sua sete di verità con l’attesa profonda di Gesù, quella di incontrare la vita
dell’uomo.
C
noi di quell’acqua viva.
Ecco il grande valore allora di una Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: quello di unire le voci per chiedere
insieme il “dono di Dio”. Ed è quanto
mai significativo e bello, appunto, il farlo insieme. Lo sappiamo e lo crediamo:
la forza di una preghiera fatta insieme è
analoga a quella delle molte pietre che
costituiscono un unico muro: si tengono insieme l’una con l’altra, si consolidano, non lasciano spazio a fratture e
mantengono salda tutta la costruzione.
Così è la preghiera che unisce tradizioni, abitudini, lingue diverse: molte “pietre” che costruiscono un unico “muro”,
molte voci che condividono un unico
ritmo di preghiera.
E così, forse senza nemmeno accorgercene, pregare insieme ci permette di anticipare quella stessa unità che insieme
chiediamo. Ecco il “dono di Dio” che
Gesù vorrebbe offrire alla Samaritana
e, attraverso di lei, a ciascuno di noi: il
dono di essere una cosa sola, realisticamente anticipato nei molti toni di voce
di una preghiera unica. Unità non ancora realizzata e allo stesso tempo già sperimentabile: non con l’illusione di un
traguardo raggiunto, ma con la spinta
propulsiva di una partenza sempre nuova, per un cammino sempre possibile.
Certo, però, “se tu conoscessi il dono di
Dio”, afferma Gesù. A indicare il fatto
che non è scontato, che il dono dell’u-
nità va conosciuto, cercato, desiderato ardentemente. Tutti noi dobbiamo
chiederci fino a che punto conosciamo
questo dono di Dio, se lo desideriamo
realmente nelle nostre attività e riflessioni, se proviamo a creare lo spazio
necessario affinché il dono dell’unità
sia cercato dai fedeli, dalle comunità,
da noi stessi. Se davvero conoscessimo
il dono di Dio e la potenza di quell’acqua viva che egli ci offre nel suo Figlio
Gesù, non ci sarebbe più futuro per quel
certo senso di rassegnazione e di abbattimento che talvolta allaga il campo
dell’ecumenismo, e che è il segnale che
forse conosciamo più le nostre incertezze e perplessità che non il dono di Dio.
Che cosa allora conosciamo di più? Che
cosa desideriamo realmente conoscere e
sperimentare più da vicino?
È proprio così che acquista grande importanza anche l’atteggiamento della
donna di Samaria, che nel suo interloquire col Maestro rappresenta certamente tutti noi. Un atteggiamento incuriosito e turbato forse dalla sorpresa
di trovarsi di fronte un Giudeo che le
chiede da bere, così come noi abbiamo il
diritto di restare anche turbati di fronte
alle sfide che il Signore ci lancia con il
suo vangelo; ma allo stesso tempo sappiamo di essere invitati a conoscere il
Maestro, ad entrare sempre più nel suo
stile di vita, a far nostra la sua stessa sete
di unità. La donna di Samaria ha aper37
arissime sorelle, carissimi fratelli
in Cristo, questo oggi viene chiesto
anche a noi: confidare al Signore la nostra sete di senso e aiutare i nostri fratelli in umanità a fare altrettanto; portare
gli uomini e le donne del nostro tempo
a conoscere il dono di Dio, e farlo insieme, come discepoli che riconoscono la
diversità e la ricchezza delle tradizioni
di ciascuno, ma che sperimentano allo
stesso tempo la forza dell’unità.
Possa allora il Signore benedire tutti i
gesti di comunione di cui si fanno costruttori i nostri pastori in via ufficiale
e tanti nostri fedeli nella ferialità dell’esistenza. L’unico nostro Maestro ci conceda di confermare il cammino comune
verso la pienezza dell’unità; il Figlio
unigenito dell’Onnipotente ci doni di
dissetarci dell’acqua che lui stesso ci dà:
acqua di verità, che possa purificare gli
occhi del nostro cuore e renderli più capaci di intravvedere i segni di comunione che abbelliscono il nostro cammino,
lo rafforzano e lo guidano verso una
unità sempre più concreta.
Chiesa Cattolica
† Mansueto Bianchi, Vescovo di Pistoia
Presidente, Commissione Episcopale per
l’Ecumenismo e il Dialogo della CEI
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
Pastore Massimo Aquilante, Presidente
Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e di Malta ed Esarcato per l’Europa Meridionale
† Metropolita Gennadios,
Arcivescovo Ortodosso d’Italia e di Malta
ed Esarca per l’Europa Meridionale
Cultura e notizie • Curiosando nello Scrigno
La pala/pagliotto del Suffragio
di G. Pedrali
E
ntriamo un po’ nell’opera: (foto 2) sette persone, suddivise in 4 gruppi: il primo di tre persone che pregano guardando la Vergine e chiedendo la sua intercessione;
una è posta al centro con gli occhi rivolti verso l’alto e la
bocca aperta in segno di preghiera; poi troviamo due donne che si coprono i seni, ed infine una persona solitaria,
messa in un angolo che prega (forse potrebbe essere il committente?). Nel secondo piano, vediamo a dx (foto 3) un
monaco che, con una brocca di acqua fresca, irrora la terra
per far sì che l’acqua = che nella sacra Scrittura è simbolo
di purificazione e di rinascita nel Signore, possa raggiungere le anime purganti. Questo avviene grazie alla preghiera
(suffragium). Alle sue spalle troviamo un paesaggio dove si
foto 1
P
ochi sanno che, nei tempi passati, nella nostra Comunità operava l’Arciconfraternita di Santa Maria del Suffragio che aveva il compito di: "dare sacra sepoltura ai corpi
benedetti e a quelli mal caduti o abandonati" inoltre doveva diffondere il culto per le anime sante del Purgatorio. Nell’archivio di Stato a Milano, si trova scritto che a "Cocalio, in
terra Brexiana, vi è una pia Comunità che prega e honora le anime
sante del Purgatorio e per esse fa grandi processioni con honore di
popolo…A.D. MDCXX" In quest’epoca, come Pontefice, regnava Paolo V e vescovo-duca di Brescia era Marino Zorzi. La nostra Comunità aveva ancora il titolo di Dicastero
Pievano ed includeva, inoltre, il titolo di prepositurale. Di
tutto questo passato, e di questa venerazione per i morti,
ci sono rimasti i Sacri Tridui, alcuni paramenti preziosi e
particolari, alcune tele del catafalco e questa meravigliosa piccola pala. Il quadro, (foto 1) olio su tela, risalente a
fine ‘600, è diviso in tre scene particolari: 1 le anime del
Purgatorio che pregano e sono nelle fiamme; 2 un angelo che guida un bambino ed un monaco; 3 la Vergine col
Bambino. Tutto racchiuso in una cornice, un po’ insolita,
con volute ed angioletti dorati. Una scritta latina indica la
committenza: Sanctae mariae Suffagii Archiconfraternitas. ai
piedi della Vergine è posto un cartiglio con la parola: suffragium = preghiere.
foto 3
nota un acquedotto romano ed una chiesa. A sx troviamo
un angelo che conduce un fanciullo fuori da una città in
fiamme. E queste fiamme piovono dal cielo. Questo ricorda la purificazione ed il castigo che Dio operò su Sodoma
e Gomorra che non vollero convertirsi e pentirsi. Sopra
tutto veglia la Santa Vergine con il Bambino che… ascoltando le preghiere… intercede presso il Figlio. Particolari, e
un po’ buffi, sono i quattro teschi che ricordano quelli del
catafalco funebre.
foto 2
38
Cultura e notizie
Proèrbe e poesìe cüntade só nel nòst dialèt.
Stórie e tradisiù dèla nòstra provìncia
Proverbi
I montagnì per 'na castègna i völ 'na àca prégna
(I montanari per una castagna vogliono una mucca gravida)
I laùr che piàs sa impara sübit
(Le cose che piacciono si imparano subito)
El g'ha mandàt zò 'I manech de la scua
(Ha ingoiato il manico della scopa)
Riferito al modo di camminare diritto, in dialetto
sténch, con il collo rigido.
STÓRIE
Lassa zò la caàgna
(Calare la cesta, ossia passare a miglior vita)
Questa volta, attraverso la corrispondenza di Don Tarciso Moreschi di Malonno, missionario “fidei donum”, attualmente parroco nella missione di Ilembula in Tanzania, ho cercato mostrare dal
vivo ciò tutti i giorni si compie in una missione africana.
Sono scritti che lo stesso ha inviato a tutti i volontari che si sono
recati da lui per aiutarlo materialmente.
Comunico, in premessa, i dati in mio possesso utili per conoscere
meglio la figura del sacerdote.
La é zò come Dio la manda
(Vien giù come Dio la manda)
Piove a dirotto.
L'è töt ciàr come l'aqua tröbia
(È tutto chiaro come l'acqua torbida)
Perfetto stato di confusione.
A pagà va pià
(A pagare vai piano)
Conobbi don Tarcisio nell’anno 1989, in occasione del mio
primo un intervento di volontariato svolto, insieme ad altri
quatto amici di Brescia, presso la sua parrocchia di Kiliba, in
Zaire, ora Repubblica Democratica del Congo. L’anno successivo, a causa di attriti sorti con la polizia politica locale,
per aver aiutato delle persone contrarie al regime, fu inviato
dal suo vescovo a gestire la missione Kamituga, un paese al
margine della foresta pluviale distante cica 350 chilometri
da Kiliba. In seguito ad una sua richiesta, il nostro gruppo,
forte di nuove leve, tornò da lui circa un mese per alcuni lavori di riparazione e ampliamento delle varie strutture della
missione.Tre anni dopo in seguito a sua richiesta, ottenne il
rimpatrio. La curia di Brescia, lo inviò allora in qualità di curato, nella parrocchia di Cologne dove vi rimase per circa due
anni. Poi, in seguito a qualche disappunto con l’anziano parroco oppure il richiamo alla semplicità dei costumi dell’Africa dove aveva lavorato per parecchi anni, forse ancora troppo
forte, lo convinse a chiedere di ritornare in terra di missione
Monsignor Foresti lo inviò allora come parroco nella nuova
missione di Mtwango. Un grosso villaggio posto al margine
estremo dell’altopiano, oltre il quale s’innalzano i monti Kipengere che fanno da contrafforte al lago Niassa.Insieme ad
un mio collega di lavoro ed un meccanico appena messo in
pensione da uno stabilimento metallurgico di Brescia, tornammo ad aiutarlo nella nuova sede gestita in precedenza
dai padri della Consolata.
Éder l'erba alta
(Vedere l'erba alta)
Saper fiutare la convenienza.
Iga 'na bröta lömàga
(Avere una brutta faccia)
Non stare proprio bene.
Fósch come 'n canàl stòp
(Buio come un canale saturo)
Iga ‘l mal dèla nóna
(Avere il male della nonna)
Essere tremolante nel fisico e nel cervello.
Fregàga zò gnè le scarpe
(Non pulirgli nemmeno le scarpe)
Non accettare umiliazioni.
Fas deleguà i òss
(Farsi liquefare le ossa)
Si dice - o si diceva - durante la brutta stagione. Significa scaldare le membra intirizzite dal freddo.
39
Cultura e notizie
Ilembula 24\11\2009
Carissimo,
A te che segui con affetto e interesse le vicende delle missioni di Ilembula, Mtwango e Wangingombe, arrivi un particolare saluto nel Signore. Il tempo che viviamo ci costringe a fare delle scelte, almeno così
mi sembra, se non vogliamo essere vissuti. Nel mondo attuale ci sono
molte entità che vorrebbero decidere per noi. Naturalmente i risultati
saranno a loro favore. Anche essere cristiani davvero in questo tempo
esige rivedere la nostra fede e essere sempre pronti a rendere conto a
chiunque del nostro credere. Purtroppo l'ambiente non ci aiuta ad essere cristiani; fare delle scelte significa anche accettare di fare rinunce.
Se siamo permeati dall'amore di Gesù, le rinunce non sono più tali,
ma diventano occasioni di rafforzamento del nostro vincolo con Lui.
Da tempo è in atto una revisione del Natale. L'aspetto romantico e folcloristico si sta spostando su altre figure: babbo natale, agrifoglio, ren-
narci coi bambini del mondo intero Non possiamo più limitarci solo
ai nostri bimbi, ma, visto che ogni bambino è Gesù, siamo caldamente
invitati a prendere in considerazione ogni bambino. Tutti sappiamo
che il nostro mondo attuale è strutturato più a favore degli adulti che
dei bambini. Spesso addirittura i minori diventano strumenti di odio,
di traffici illeciti e sevizi.
Il Signore viene per chi è malato, per chi ha perso l'orientamento per
chi sta male: a noi rimane solo di accoglierlo. Ma come? Leggendo la
Sua parola, partecipando alla liturgia e frequentando chi vuole accoglierlo.
Ora basta prediche. Veniamo alle notizie. A Wangingombe sono arrivati quattro volontari del servizio civile. Due si occupano della costruzione del centro per disabili e due si stanno già occupando dei disabili stessi. Quattro volontari invece sono andati a Ilunda nel villaggio
TUMAINI. Questi si occupano degli orfani come già facevano i loro
predecessori. Tutti rimarranno per un anno.
A Wangingombe stiamo costruendo il centro per la
riabilitazione dei bambini disabili. Esiste però già un
piccolo fabbricato dove due volontarie, di cui una è fisioterapista, esercitano la loro terapia. Per raggiungere
anche altri bambini abbiamo aperto nel villaggio di
Lyadebwe una stanza nella quale i bambini disabili
vengono a fare esercizi. Nel giro di un mese, apriremo
una stanza anche qui a Ilembula. Frequentemente la
disabilità è causata da lesioni al cervello: sono cerebrolesi. Per loro non c'è molto da fare; si riesce a fare qualche progresso solo grazie alla frequenza di certi esercizi. Più avanti pensiamo di allargare il servizio anche
a quelli che hanno avuto problemi a causa della poliomielite. Prima di Natale voglio iniziare anche la costruzione della casa per i sacerdoti che saranno a capo
della parrocchia di Wangingombe così che nel giro di
poco tempo tale parrocchia che era affidata a me venga affidata a uno o più sacerdoti locali. Quest'anno
la preparazione al Natale sarà in tono minore perché
Padre Otto ha avuto ed ha problemi di pressione e pertanto non posso contare su di lui più di tanto. La preparazione è affidata alle famiglie stesse che dovrebbero
riunirsi ogni sera all'interno della casa, pregare un
po' e leggere un brano della Bibbia. Stiamo insistendo da anni su questo: chissà che poco alla volta entri
tale abitudine. Bisogna anche ricordare che la gente ha
iniziato a coltivare. Le prime piogge sono già cadute e
pertanto molti hanno iniziato a coltivare alacremente. Quest'anno le
piogge saranno abbondanti a causa del fenomeno El Nino che avviene
nell'oceano pacifico. Noi speriamo solo che siano abbastanza regolari.
Credo che dobbiamo pregare e cambiare tutti certe nostre abitudini
onde non rendere invivibile questa nostra terra. Auguri per un Natale
semplice, povero e pieno della grazia di Gesù.
A presto. Don Tarcisio.
Mtwango - don Tarcisio e l'autore con
l'assortimento i ciotole
ne, luci, doni ecc. In questo contesto chi vuol vivere il Natale cristiano
è costretto a rifarsi alla Parola di Dio e ai profeti del nostro tempo. Ormai abbiamo constatato che tutto l’ambaradam che si svolge a Natale
non ha nulla da spartire con Gesù. Siamo pertanto costretti a entrare
in noi stessi, trovare dei tempi di riflessione, unirci a chi segue questo
cammino e pregare di più. Mi sembra che la festa di Natale debba essere anche un momento per riconsiderare il nostro modo di relazio40
Cultura e notizie
POESIA
Camminano più tardi a fianco e fianco
ridendo allegramente fra di loro.
Le fissano le nonne, pensando a quell’età
in cui pure lor svagate assaporavano
quella vita allegra ch’era così bella.
di Tarcisio Benerecetti
Fiera nel villaggio
Appena l’alba tinge il ciel sereno
s’odono i venditor che invitano
le donne per la strada far la spesa.
Le viuzze son invase dalle bancarelle
colme di molte cose belle.
C’è la giostra che fa divertir i ragazzini.
Un tizio con la scimmietta e l’organetto.
Qualche bambino gira e tiene stretto
il lungo filo unito a dei palloni colorati
che oscillano sul capo di tutta quella gente.
Escon più tardi i bimbi dalla scuola
coi grembiulini e i baverini bianchi.
S’avviano lesti a scrutar i birichini
le bancherelle piene di dolciumi
e ad osservar curiosi i venditori.
Nell’accendersi le luci dei lampioni,
ogn’uno torna lesto alla sua casa.
Quanto silenzio poi. Tutto, tutto tace.
S’ode appena il frusciar dell’acqua
che pigramente passa sotto il ponte.
Per i sentieri che portan verso strade
accorrono lesti i contadini nella valle.
Guidano per mano i laboriosi buoi,
ornati per quel dì di nastri e fiocchi rossi,
onde negli affari della fiera far bella figura.
Nei davanzali delle finestre intanto
si affacciano a guardare le fanciulle
i ragazzi che nel vederle fan la fischiatina.
Vanno poi di corsa a farsi belle
tingendosi le guance ed il musetto.
Auguri a Tarcisio, nostro fedele articolista,
e alla sua sposa, per i
cinquant'anni di vita
insieme
41
Cultura e notizie
Presepiando per Coccaglio
42
Cultura e notizie
Numeri Telefonici d’immediata utilità
MUNICIPIO
. centralino
- fax
- Ufficio vigili
- segreteria
- Agente di servizio
- Emergenze
. Ufficio Anagrafe
. Ufficio Tributi
. Ufficio Ragioneria
. Ufficio Servizi sociali
. . Ufficio Tecnico
. Servizi 24 su 24
Associazione Pensionati
030 7725711
030 7721800
030 7725702
030 7725724
335 7250663
335 7637031
030 7725704
030 7725707
030 7725709
030 7725716
030 7725731
335 7637031
030 7703666
Guardia medica – Rovato, via
Lombardia 33/a zona stazione
030 7701921
Pronto soccorso di Chiari
030 711170
Soccorso stradale
116
Guardia di Finanza
117
Carabinieri
112
Soccorso pubblico di emergenza 113
Vigili del fuoco
115
Emergenza sanitaria
118
telefono azzurro
1.96.96
Guardia farmaceutica
800
297002
Ufficio invalidi
030
297002
Corpo Forestale delle Stato
1515
Prenotazioni Az.Osp.Chiari
Visite dal lunedì al sabato
800 017446
www.comune di coccaglio.it 8-20.
Visite con urgenza – bollino
verde .fas.A
dal lunedì al sabato ore:
Scuola Materna
030 7721562
8,30 -16.
Scuola Elementare
030 723730
Scuola Media
030 7721190
Esami radiografici
dal lunedì al venerdì
ore 8,30 - 16.00
Radio parrocchiale
030 2731444
Prestazioni libera
Ferrovie
030 7703004
professione dal
Poste Italiane
030 7721318
Lunedì al venerdì:
Farmacia Tallarini
030 7701217
ore 8,30 – 13,30
Farmacia Comunale
030 7248650
Centralino
Fondaz. Don Gnocchi Rovato 030 72451
Richiedei –Palazzolo
030 7303850
COGEME num. verde
Coccaglio in rete
Volontari del soccorso
sede
servizio diurno
servizio notturno
Dott. Paola Valzorio
Dott. Antonio Bravi
Dott. Emilio Bonfreschi
Dott. Maria Battagliola
030
030
030
030
Ospedale di Iseo
Stessi numeri di
prenotazione dell’ospedale
di Chiari tel. 030 98871
Centralino di Iseo
7241719
723716
7700720
7240121
43
800.638.638 n.ro verde
030
7102301
030
7102301
030
7102822
030
71021
030 7703929
030 7240348
030 7722815
Ospedale Mellini di Orzinuovi stessi numeri di
prenotazione dell’ospedale
Centralino di Orzinuovi
di Chiari tel. 030 99441
Cultura e notizie
Offerte per le opere Parrocchiali 16 novembre 2014 – 10 gennaio 2015
In occasione della visita alla famiglia e benedizione della casa
NN
NN
Giornata per le opere parrocchiali (tavolino) del 7 dicembre 2014
Eccedenza sulla colletta domenicale del 7 dicembre 2014
NN
NN
NN
NN
NN
In occasione della visita alla famiglia e benedizione della casa
In occasione della visita alla famiglia e benedizione della casa
NN
Ass. “Amici della Montagna” – Coccaglio
NN
In occasione della visita alla famiglia e benedizione della casa
Ass. “Il Girasole”
NN
In occasione della visita alla famiglia e benedizione della casa
NN
NN
NN
NN
NN
Giornata per le opere parrocchiali (tavolino) del 4 gennaio 2015
Eccedenza sulla colletta domenicale del 7 dicembre 2014
NN
€
50,00
€
50,00
€200,00
€575,00
€213,00
€
50,00
€
50,00
€
50,00
€
50,00
€
50,00
€
50,00
€
50,00
€400,00
€100,00
€
50,00
€
50,00
€200,00
€400,00
€
50,00
€
50,00
€
50,00
€150,00
€
50,00
€
50,00
€325,00
€248,00
€300,00
Totale
€3.911,00
Altre offerte per la Parrocchia 16 novembre 2014 – 10 gennaio 2015
Per il bollettino parrocchiale
Per il bollettino parrocchiale
In occasione dell’Avvento
In memoria della cara Mamma
Classe 1954
In memoria del caro Sposo e Papà
In ringraziamento alla Madonna
In memoria del caro Sposo e Papà
In memoria della cara Mamma
Fratelli e sorelle in memoria della caro Fratello
Fratelli e sorelle in memoria della caro Fratello
€
10,00
€
10,00
€
20,00
€100,00
€
25,00
€350,00
€
50,00
€100,00
€
50,00
€250,00
€250,00
44
Cultura e notizie
Sorelle, fratelli, cognati/e e nipoti in mr, della cara Congiunta
In memoria del caro Fratello
Per il bollettino parrocchiale
Classe 1934
In memoria della cara Mamma
In ringraziamento
Per i bisognosi
Per i fiori delle Festività
Per i bisognosi
Per Enel, dalla chiesetta di S. Rita
In onore della Madre di Dio
Nipoti (cugini) in memoria dei cari Congiunti
Per la Caritas parrocchiale
In memoria del caro Fratello
In memoria della cara Sposa
€100,00
€100,00
€
20,00
€
90,00
€200,00
€
20,00
€
20,00
€745,00
€
50,00
€
80,00
€
20,00
€420,00
€100,00
€150,00
€100,00
Offerte pro Oratorio 16 novembre 2014 – 10 gennaio 2015
Giornata “pro Oratorio” del 16 novembre
€1.040,00
€
50,00
In occasione del Battesimo
€
20,00
In occ. della visita alla fam. e ben. della casa
€
10,00
NN
€
30,00
NN
€
20,00
NN
€
30,00
NN
In occ. della celebrazione per la festa dei Patroni €100,00
€
20,00
NN
€
10,00
In occ. della visita alla fam. e ben. della casa
€
50,00
NN
€
10,00
NN
€
10,00
NN
€
50,00
NN
€
50,00
NN
€
10,00
NN
€
5,00
NN
€
5,00
NN
€
20,00
NN
€
50,00
NN
€
20,00
NN
€
5,00
NN
€
10,00
NN
€
10,00
NN
€
5,00
NN
€
15,00
NN
NN
NN
NN
NN
Giornata “pro Oratorio” del 14 dicembre
NN
In occ. della visita alla fam. e ben. della casa
NN
NN
NN
NN
In occ. della visita alla fam. e ben. della casa
In occ. della visita alla fam. e ben. della casa
NN
NN
NN
In occasione del Battesimo
In occasione del Battesimo
Ceri di Natale
Raccolta del giorno di Natale
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In occ. della visita alla fam. e ben. della casa
In occ. della visita alla fam. e ben. della casa
In occ. della visita alla fam. e ben. della casa
45
€
50,00
€
20,00
€
20,00
€
10,00
€ 1.075,00
€
10,00
€
5,00
€
40,00
€
20,00
€
40,00
€
50,00
€
20,00
€
40,00
€
40,00
€
20,00
€
10,00
€
50,00
€
50,00
€320,00
€ 1.740,00
€
20,00
€
10,00
€
20,00
€
20,00
€
20,00
€
20,00
Cultura e notizie
Ass. “AVIS” – Coccaglio
In occ. della visita alla fam. e ben. della casa
In occ. della visita alla fam. e ben. della casa
La “Compagnia del ballo”
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In ricordo del Battesimo, in occ. dell’Epifania
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In occ. della visita alla fam. e ben. della casa
In occ. della visita alla fam. e ben. della casa
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Versamenti su “Il Focolare onlus”
€500,00
€
20,00
€
20,00
€900,00
€
20,00
€100,00
€
10,00
€
10,00
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50,00
€
20,00
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20,00
€
50,00
€
50,00
€
20,00
€
20,00
€500,00
€
50,00
€300,00
€
10,00
€
50,00
€
20,00
03-12-2014
30-12-2014
30-12-2014
05-01-2015
€
€
€
€
Totale offerte
€
9.035,00
Altre entrate
Dalla cucina del Focolare
Dalla cucina del Focolare
€
€
971,00
404,22
Totale entrate
€ 10.410,22
Per un errore di calcolo sullo scorso numero del bollettino è stato
indicato il totale di € 18.281,00 di offerte; la somma corretta è
invece di € 11.325. Ne il risulta il seguente
Debito precedente
Debito residuo
€ 223.805,81
€ 213.395,59
Farmacie di turno – GUARDIA FARMACEUTICA
Dal 14 novembre 2014 all’ 11 gennaio 2015
La farmacia di Coccaglio, P.zza Marenzio 10, resta aperta anche il Giovedì.
LOCALITA’
INDIRIZZI
TURNI
DI
GUARDIA
Primo
Secondo
COCCAGLIO
Piaz. L. Marenzio 10
13 – 14
Gennaio
12 – 13
Febbraio
CHIARI
Piazza Moro
2
15 – 16
Gennaio
14 – 15
Febbraio
CHIARI
Via Sala
2/1
17 – 18
Gennaio
16– 17
Febbraio
PALAZZOLO
V. Marconi
14
19 – 20
Gennaio
18 – 19
Febbraio
ROVATO
Via C. Battisti
102/a
21 - 22
Gennaio
20 – 21
Febbraio
CAZZAGO
Via Duomo
51
23– 24
Gennaio
22 – 23
Febbraio
CHIARI
Via Rivetti
31
25 - 26
Gennaio
24 – 25
Febbraio
COCCAGLIO
Via E. Mattei
3
27 – 28
Gennaio
26 – 27
Febbraio
ROVATO
Via Bonomelli
122
29 - 30
Gennaio
28 – 01
Febb. Mar.
ERBUSCO
Via Provinciale
21
31 - 01
Gen. Febb.
02– 03
Marzo
COLOGNE
Piazza Garibaldi
8
02 – 03
Febbraio
04 - 05
Marzo
PALAZZOLO
Via Garibaldi
6
04 - 05
Febbraio
06 – 07
Marzo
CASTELCOVATI
Via De Gasperi
74
06 - 07
Febbraio
08 – 09
Marzo
CHIARI
Via xxv Aprile
17
08 - 09
Febbraio
10 – 11
Marzo
ROVATO
Via Cavour
14
10 – 11
Febbraio
12 – 13
Marzo
150,00
300,00
300,00
150,00
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Cultura e notizie
PARROCCHIA “S. MARIA NASCENTE”
Coccaglio
Orario delle celebrazioni
FESTIVO
ore 16.30
ore 17.30
ore 18.00
ore 7.30
ore 8.15 c.a
ore 8.30
ore 9.00
ore 10.30
ore 15.00
ore 17.30
ore 18.00
s. Messa (Casa Alb. - sabato *)
s. rosario
s. Messa festiva del sabato R
s. Messa
Lodi
s. rosario
s. Messa R
s. Messa R
preghiera pomeridiana, sospesa nelle solennità
s. rosario
s. Messa R
nelle solennità
ore 17.00
ore 17.30
Cultura e notizie
Legenda dei simboli:
* salvo variazioni
** posticipata ad altra ora in caso di funerale
*** anticipata o posticipata ad altra ora
in caso di funerale o di
celebrazione serale sostitutiva
La Parrocchia in rete:
http://www.coccaglio.com
Parrocchia: orario delle celebrazioni, calendari, appuntamenti, ecc.:
http://www.coccaglio.com/Parrocchia.asp
servizio per il Battesimo, il Matrimonio e il
Funerale
http://www.coccaglio.com/mbf.htm
Oratorio (in allestimento):
http://www.coccaglio.com/oratorio
Archivio del Bollettino parrocchiale
http://www.coccaglio.com/archiviobollettino.asp
s. rosario
Vespro solenne
e benedizione eucaristica
Guida al sito internet
http://www.coccaglio.com/sito.asp
Radio parrocchiale (ECZ-InBlu)
http://www.coccaglio.com/radioparrocchiale.asp
FERIALE
ore 7.15
s. rosario R
ore 7.50
Lodi
R
ore 8.00
s. Messa R
ore 8.30
s. rosario o altra devozione R
ore 8.55
Ora di Terza, quando prevista R
ore 9.00** s. Messa R
ore 16.00
s. rosario o altra devozione
ore 16.30*** s. Messa, con il Vespro (variazioni riguardo
all’ora e al luogo: v. calendario liturgico)
NB: Lodi, Ora media e Vespro sono in canto in caso di Ufficio funebre
R = viene trasmesso/a via radio
Numeri telefonici (premettere sempre 030)
Indirizzi di posta elettronica
Parrocchia: [email protected]
Oratorio: [email protected]
[email protected]
redazione del bollettino parrocchiale:
[email protected]
redazione del sito internet:
[email protected]
Charitas parrocchiale:
[email protected]
Gruppo Missionario:
[email protected]
Scout: [email protected]
Casa canonica (abit. don Giovanni) 7721248
Sacrestia - Ufficio parrocchiale
# 7243028
fax Parrocchia
7248203
Segreteria Oratorio “Il Focolare”
723575
Oratorio femminile
7721625
Abitazione don Fabrizio
7721039
Abitazione don Titta
7700340
Abitazione don Lino
7243194
Diacono Francesco
723392
Del Barba Pierino/Orat. femm.
7721102
# durante gli orari di sacrestia
91.85 MHZ
FASCE ORARIE PER LE TRASMISSIONI DALLA NOSTRA CHIESA:
FERIALI: dalle 7.00 alle 7.30; dalle 8.00 alle 9.30;
dalle 18.00 alle 19.30, dalle 20.00 alle 21.30
FESTIVI: dalle 8.30 alle 12.00; dalle 18.00 alle 19.30
Al di fuori di questi orari (per un totale di 5 ore giornaliere)
non ci è possibile trasmettere le nostre celebrazioni
per altre informazioni, v. il sito internet
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Cultura e notizie
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