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Olycom/
Un gigante mondiale
di nome Tata
di Silvia Bruschieri
Con un fatturato di 5,5 miliardi di dollari e 22 mila dipendenti, il
nuovo partner di Fiat è il più grande produttore automobilistico
indiano, il quinto nel mondo per i veicoli commerciali. Ecco una
breve storia del gruppo fondato da Jamsetji Tata nel 1868
Tata Motors Limited fa parte di Tata Group, fondato da
Jamsetji Tata nel 1868. I grandi gruppi diversificati a controllo
familiare – come il Gruppo Tata – hanno avuto storicamente
un ruolo di rilievo nell’economia indiana: alla fine degli anni
’80 circa due terzi delle attività dell’industria privata erano
controllate dai venti maggiori gruppi, tre quarti dei quali erano
a loro volta a controllo familiare. E, nonostante l’avvio del processo di liberalizzazione dell’economia indiana nel corso degli
anni ’90, il controllo familiare delle grandi imprese resta una
nota caratteristica di questa economia.
Le attività del Gruppo Tata si sviluppano, già dagli anni ’70
del ‘800, in settori diversi: dal tessile ai servizi alberghieri, dal
settore siderurgico a quello dell’elettricità, dalla chimica ai tra170
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sporti aerei. Negli anni che seguono la conquista dell’indipendenza dall’Impero britannico il gruppo continua a espandersi:
nel settore alimentare – per esempio con la costituzione della
Tata Tea – in quello dei servizi per l’esportazione, dell’editoria,
delle telecomunicazioni, delle assicurazioni, del software; e l’elenco potrebbe continuare.
A partire dal 2000, dopo la ristrutturazione del gruppo
seguita all’insediamento alla presidenza di Ratan Tata, Tata
Group si rende protagonista di numerose acquisizioni all’estero: si comincia con l’operazione che porta nelle mani della
compagnia indiana l’importante marchio britannico di te Tetley
Tea – suscitando per questo notevole scalpore – e si arriva fino
alla battaglia attualmente in corso con la brasiliana CSN per
l’acquisizione del produttore di acciaio Corus, una società
anglo-olandese che occupa 47.000 persone ed è attiva in 40
Paesi. Tata Group rappresenta oggi uno dei più grandi conglomerati industriali indiani, con 96 società – 28 delle quali quotate in borsa – attive nei settori chimico, energetico, dei materiali, dell’engineering, dei beni di consumo, della comunicazione e
dei sistemi informatici, che danno lavoro, nel complesso, a
oltre 200000 persone. Il fatturato del gruppo nell’anno 2005-06
è stato di 21,9 miliardi di dollari, pari al 2,8% circa del PIL
indiano.
Tata Motors rappresenta una “new entry” nel mondo dei
produttori di automobili, nel quale compie i primi passi nel
corso degli anni ’90: il lancio dei primi veicoli per il trasporto
_Tata Motors rappresenta una new entry nel
mondo dei produttori mondiali di auto. È già
diventata la più grande società automobilistica indiana, quinto produttore mondiale di veicoli commerciali medi e pesanti e secondo
produttore di autovetture
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DOSSIER
_Con la presidenza di Ratan Tata, il Gruppo si
è reso protagonista di numerose acquisizioni
all’estero, dal marchio britannico Tetley Tea,
fino alla battaglia in corso per l’anglo-olandese Corus
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passeggeri – la Tata Sierra – è del 1991 e quello del modello
Indica è del 1998. Prima di allora – la società è stata infatti
fondata nel 1945 – le sue attività consistevano principalmente
nella produzione di veicoli commerciali, cominciata nel 1954
con un accordo di collaborazione con la tedesca Daimler Benz.
Nonostante la sua breve “storia” come produttore di automobili – e nonostante alcune difficoltà iniziali: la Indica presentò dei problemi di qualità non da poco, con conseguenti
danni economici e di immagine per l’azienda, che non raggiunse la quota di mercato che era stata fissata per questo modello
– Tata Motors ha conseguito dei risultati piuttosto brillanti.
Nel 2000 iniziano le esportazioni della Indica; nel 2004 Tata
Motors e MG Rover lanciano il modello CityRover, una versione di Indica adattata per il mercato europeo; nello stesso anno
Tata Motors è la prima azienda ingegneristica indiana a quotarsi alla borsa di New York; nel 2005 produce il suo cinquecentomillesimo veicolo per il trasporto passeggeri e intesse
l’alleanza con Fiat, sfociata negli accordi del 2006.
Una prima intesa operativa con il gruppo italiano, nel gennaio dello scorso anno, stabilisce che Tata distribuirà in India i
modelli Palio e Siena prodotti da Fiat vicino a Bombay. Pochi
mesi dopo, in maggio, Ratan Tata, dal 1991 presidente della
Tata Sons, capogruppo del Gruppo Tata e di Tata Motors, entra
nel consiglio di amministrazione di Fiat Auto come indipendente. In dicembre vengono formalizzati i termini dell’accordo
per la costituzione di una joint venture per la produzione –
presso lo stabilimento Fiat già esistente a Ranjangaon – di
automobili, sia di marca Fiat sia di marca Tata, destinate al
mercato interno e alle esportazioni, e per la produzione di
motori e cambi.
L’accordo prevede inoltre la commercializzazione delle auto
Fiat attraverso la rete di vendita indiana di Tata. Tra Fiat e Tata
sono inoltre allo studio progetti di collaborazione industriale e
commerciale che riguardano il mercato dell’America Latina, ed
in particolare la produzione di veicoli con marchi Fiat e Tata
nello stabilimento Fiat di Cordoba (Argentina).
Tata Motors partecipa poi a diverse altre joint venture costituite in India con partner stranieri, tra cui Tata Cummins,
avviata con Cummins (USA) per la produzione di motori per
Tata Motors; Telco Construction Equipment Company, con
Hitachi Machinery Company (Giappone), per la produzione e
vendita di macchine movimento terra e attrezzature per
costruzioni; Tata Holset, con Holset Engineering Company
(RU), per la produzione di parti di motori. Nel 2006 è stato
inoltre concluso l’accordo con il produttore brasiliano
Marcopolo per la costituzione di una joint venture in India per
la produzione di autobus e pullman sia per il mercato indiano
sia per le esportazioni. La società ha inoltre effettuato alcune
operazioni di rilievo all’estero: nel 2004 l’acquisizione di
Daewoo Commercial Vehicle Co. Ltd (Corea del Sud), ribattezzata Tata Daewoo Commercial Vehicle Co. Ltd e nel 2005 l’acquisto del 21% delle azioni del produttore spagnolo di autobus
Hispano Carrocera, con un’opzione per l’acquisto successivo
del restante pacchetto azionario.
Tata Motors rappresenta oggi la più grande società automo-
In conclusione, il mercato indiano dell’auto risulta di grande
interesse per le imprese del settore, indiane e straniere: le vendite di auto nuove sono passate da 675.000 unità del periodo
2001-2002 a 1,1 milione di unità nel periodo 2004-2005 e si
stima che nel 2010 questa cifra possa salire a 2 milioni di vetture circa. Per cogliere queste opportunità stanno rivolgendo
uno sguardo interessato verso l’India i principali attori del settore: oltre a Fiat, che si è mossa in questa direzione con l’accordo con Tata, i grandi costruttori già presenti hanno in programma l’ampliamento dei loro investimenti (ad esempio
Hyundai, GM, Ford), mentre quelli ancora assenti stanno pensando di entrare sul mercato (per esempio, Volkswagen e
Renault).
Se in generale Tata Motors intende affermarsi come “global
player” nel mondo dei produttori automobilistici, nel contesto
indiano il suo obiettivo principale è quello di avvicinare l’impresa leader Maruti che nel 2005 deteneva una quota di mercato superiore al 40%, contro una quota di Tata del 19% circa.
Per colmare il proprio distacco, Tata lavora tra l’altro da diversi
anni al progetto della “vettura da 100.000 rupie”, pari – al
cambio di 57 rupie per 1 euro – a 1.754 euro. Nello scorso
dicembre la costruzione del nuovo stabilimento per la produzione di quest’auto è stata approvata dal governo del West
Bengala e, se tutto procede secondo i piani, le prime vetture
dovrebbero essere pronte entro un anno e mezzo. Non si tratterà della versione a costo ridotto di un modello precedente, né
della copia di qualche modello sviluppato in passato da qualche
produttore internazionale, bensì di un’auto concepita del tutto
ex novo: un articolo che potrebbe trovare un’ottima risposta
presso il pubblico indiano, ma sulle cui prestazioni in termini
di sicurezza e impatto ambientale viene sollevata qualche perplessità e che per questo probabilmente sarebbe difficile commercializzare sui mercati dei Paesi più industrializzati, almeno
per il momento.
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bilistica indiana, quinto produttore mondiale di veicoli commerciali medi e pesanti e secondo produttore indiano di autovetture dopo Maruti, la joint venture costituita negli anni ’80
tra la casa giapponese Suzuki e il governo indiano. Tata Motors
ha 22.000 dipendenti e nell’anno 2005-06 ha registrato un fatturato di 5,5 miliardi di dollari, il 14% del quale deriva dalle
esportazioni. La produzione è concentrata in alcuni centri principali in India – Jamshedpur, Pune e Lucknow – ed è affiancata
da una rete di oltre 2.000 punti vendita, di distribuzione di
ricambi e di fornitura di servizi. Le risorse che l’impresa destina alla R&S ammontano al 2% circa del fatturato annuale e
presso il suo centro ricerche di Pune lavorano 1.400 ricercatori.
I suoi veicoli, sia commerciali sia per il trasporto passeggeri,
sono esportati verso Europa, Africa, Medio Oriente, Asia del
Sud e del Sud-est e Australia e la società dispone di unità di
assemblaggio in Malesia, Bangladesh, Ucraina, Kenya, Spagna,
Russia e Senegal. Di un anno fa, infine, l’annuncio della prossima apertura di uno stabilimento di questo tipo anche in
Zambia.
_Nel 2004 Tata Motors e MG Rover lanciano
il modello City Rover, una versione di Indica
adattata per il mercato europeo
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