Intervento mio anno giudiziario - Procura Generale della Repubblica

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Intervento mio anno giudiziario - Procura Generale della Repubblica
PROCURA GENERALE DELLA REPUBBLICA DI TRENTO
Giovanni Ilarda
Procuratore Generale della Repubblica
Intervento del Procuratore Generale
Assemblea Generale della Corte d’Appello di Trento
Inaugurazione dell’anno giudiziario 2017
Signor Presidente,
nel prendere la parola a nome dei magistrati del pubblico ministero, rivolgo
innanzitutto, anch’io, un deferente saluto al Presidente della Repubblica e
ringrazio il rappresentate del C.S.M., dell’on Ministro della Giustizia, dell’A.N.M., i
colleghi della magistratura ordinaria, amministrativa e contabile, i rappresentanti
della giustizia tributaria, della magistratura onoraria e dell’avvocatura, le Autorità,
le donne e gli uomini delle forze dell’ordine e degli uffici giudiziari che hanno
lavorato e continuano lavorare per un servizio giustizia sempre migliore
nell’interesse dei cittadini.
La cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario non è un appuntamento
annuale fine a se stesso, ma un mezzo di attuazione di fondamentali principi
costituzionali: la magistratura è indipendente da ogni altro potere e amministra la
giustizia nel nome del popolo, ma alla collettività deve rendere conto del proprio
operato.
Un aspetto che ci tenevo a sottolineare come premessa di un intervento che sarà
volutamente breve, senza per questo venir meno al dovere di una chiara e
completa attività di referto e all’obbligo di rendiconto dal momento che le
principali voci di spesa e i dati analitici di produttività degli uffici del P.M. sono
stati resi disponibili sul sito internet dell’ufficio che, con la diretta collaborazione
dell’avvocato generale e il supporto di straordinari colleghi che oggi siedono al
mio fianco, mi è stato dato il privilegio di guidare.
Mi limiterò quindi ad un bilancio di sintesi muovendo da una considerazione di
fondo sull’incidenza economica di un servizio giustizia efficiente e sulle
conseguenti ricadute sociali.
Secondo le conclusioni di diversi studi di settore alti costi e tempi lunghi della
giustizia civile generano gravi danni all’economia, riducono le condizioni di
sopravvivenza delle imprese minori, alterano le condizioni di concorrenza del
mercato e causano una perdita complessiva annua che è stata calcolata in circa
l’1% del Pil.
Il che trova riscontro nella relazione di alcuni giorni fa al Parlamento nella quale il
Ministro della Giustizia ha evidenziato che l’efficienza della giustizia civile è un
fattore decisivo per la ripresa economica del Paese.
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Rilevanti sul piano economico sono, però, anche le conseguenze del buon
funzionamento della giustizia penale, essendo in tal caso ancora di più
immediata percezione la perdita di attrattività di un territorio ai fini degli
investimenti derivante da una non adeguata capacità di risposta dello Stato di
fronte alla criminalità, anche quando si tratti di microcriminalità.
Il problema numero uno del Paese, ci ha ricordato il Presidente Mattarella nel
suo discorso di fine anno, è quello occupazionale e non occorre essere esperti di
macroeconomia per comprendere come la competitività e lo sviluppo non
dipendano soltanto dalle capacità degli imprenditori e dei lavoratori, ma anche da
una serie di fattori strutturali e istituzionali che definiscono il sistema in cui le
imprese si trovano ad operare, generando un indotto dal quale dipende la
creazione dei posti di lavoro, la ricchezza delle famiglie e il benessere dell’intera
collettività.
Nel sintetizzare le conclusioni cui sono pervenuti
prevenuti gli studiosi di economia del
diritto sulle interrelazioni fra giustizia e sviluppo ho deliberatamente voluto
evidenziare che le ricadute riguardano soprattutto le piccole e medie imprese e
che, per quanto riguarda la giustizia penale, il condizionamento dipende anche
dalla capacità di accertamento e pronta repressione degli episodi di
microcriminalità.
L’ho fatto per sottolineare come la problematica interessi anche il Trentino Alto
Adige il cui tessuto produttivo è costituito in prevalenza da imprese di piccole e
medie dimensioni e dove i reati di maggiore allarme sociale riguardano proprio
l’area della microcriminalità.
Il che significa che se anche per il 2016 Trento e Bolzano occupano i primi posti
della classifica nazionale delle città per qualità della vita, grazie anche (e non
posso fare a meno di evidenziarlo) alla performance degli uffici giudiziari, ciò non
consente di adagiarsi sugli allori.
Innanzitutto perché i positivi risultati finora conseguiti non escludono che si possa
fare ancor meglio in futuro.
In secondo luogo perché alcuni dati delle rilevazioni statistiche rappresentano
degli alerts che meritano attenta considerazione.
Una prima riflessione va fatta sull’assenza di procedimenti per reati di criminalità
organizzata.
Un dato confortante che conferma l’esistenza un contesto sociale sano, immune
da quei fenomeni che hanno interessato altre regioni del nord dove si sono
riversati flussi finanziari dipendenti dal riciclaggio di capitali.
La circostanza che il Trentino sia una delle regioni che meno di altre ha subito le
conseguenze dell’attuale crisi economica strutturale induce, tuttavia, a tenere alta
la guardia.
Un atteggiamento che impone soprattutto alla magistratura inquirente della sede
distrettuale una speciale attenzione per cogliere ogni segnale di possibili tentativi
di penetrazione del territorio da parte di certe forme di criminalità.
Una speciale attenzione che si impone anche perché la globalizzazione dei
mercati, l’abbattimento delle frontiere, i moderni sistemi di trasporto e la facilità di
accesso ai mezzi di comunicazione di massa hanno determinato sviluppo e
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progresso, ma inevitabilmente anche l’esposizione ad un maggiore rischio di
aree territoriali sino ad ora risultate non vulnerabili.
La riprova della fondatezza di tale preoccupazione si rinviene nelle indagini per
reati di terrorismo internazionale che sono state condotte dalla Procura della
Repubblica di Trento e che hanno già portato ad una sentenza di condanna e al
rinvio a giudizio di altri imputati dinanzi alla Corte d’Assise di Bolzano, con gravi
implicazioni anche sul piano della sicurezza direttamente collegate all’escalation
degli attentati terroristici di analoga matrice nello scenario internazionale.
Un tema, quello della sicurezza, che a Bolzano si è imposto all’attenzione con
prepotenza anche con riferimento alla trattazione dei processi civili di esecuzione
a fronte delle azioni intimidatorie poste in essere da numerosi debitori aggregatisi
in un movimento che proclama il disconoscimento della sovranità dello Stato.
Si tratta anche in questo caso di un fenomeno nato altrove che ha superato i
confini e che sino ad ora sembra avere raccolto un certo consenso soltanto in
Alto Adige, suscitando serie preoccupazioni sotto il profilo della sicurezza.
La sensibilità e prontezza dimostrate al riguardo dai Commissari del Governo di
Trento e di Bolzano, dalle forze dell’ordine e dalla competente Direzione
Generale del Ministero della Giustizia mi impone di darne pubblicamente atto.
Non meno allarmante è il dato riguardante il microspaccio di sostanze
stupefacenti.
I procedimenti avviati dalla Procura della Repubblica di Trento sono stati 232 a
fronte dei 145 del precedente periodo, con un aumento del 60% che ha coinvolto
225 persone; la scomposizione del dato aggregato evidenzia che nel 72% dei
casi le indagini hanno riguardato cittadini stranieri.
Notevole e persino superiore il numero delle indagini avviate per gli stessi reati
dalla Procura di Bolzano dove sono stati iscritti 331 procedimenti che hanno
coinvolto 508 persone, il 50% delle quali di origine straniera.
Un trend che trova conferma nelle rilevazioni fatte presso la Procura di Rovereto
dove risultano promosse 77 indagini a carico di 128 persone, con un aumento
percentuale del 30% degli indagati che anche in tale area territoriale risultano in
massima parte stranieri.
Il che significa che quello dell’immigrazione, che è innanzitutto un problema
sociale che impone solidarietà, accoglienza, politiche dell’integrazione,
attenzione per chi è stato meno fortunato di noi, controllo su chi specula sui
bisogni altrui, è divenuto anche in Trentino un problema giudiziario per il quale,
tuttavia, come è ovvio, la soluzione non può essere, giudiziaria.
Meritevoli di attenzione sono, inoltre, i risultati di altre rilevazioni:
- su 7 omicidi 3 riguardano una donna e sempre le donne sono vittime di lesioni
con una parabola ascendente che fa registrare un aumento delle persone
sottoposte ad indagini del 68% a Rovereto, del 61% a Bolzano e del 16% a
Trento, mentre i casi di stalking si riducono a Trento, ma aumentano a Bolzano e
Rovereto;
- in tema di circolazione stradale è notevole l’aumento delle persone indagate per
omissione di soccorso: + 40% a Trento, + 17% a Bolzano; così come aumentano
anche le persone sottoposte ad indagini per guida in stato di ebrezza o dopo
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avere assunto stupefacenti e quelle che in tali condizioni hanno causato degli
incidenti;
- non sono confortanti, anche se si tratta di valori numerici contenuti, neppure i
dati riguardanti gli infortuni mortali sul lavoro per i quali si registra un aumento
delle persone indagate sia a Trento che a Bolzano e a Rovereto;
- un particolare allarme hanno suscitato diversi danneggiamenti e attentati
incendiari ascrivibili, secondo le investigazioni di polizia, ad un gruppo anarchico
operante in Provincia di Trento.
- numericamente poco rilevanti, invece, i procedimenti per reati di corruzione e
concussione;
- ma il dato più preoccupante, almeno sotto il profilo dell’allarme sociale
percepito, è quello che riguarda i procedimenti per furto in abitazione a carico di
ignoti, per i quali è stato rilevato un imponente incremento sull’intero territorio
regionale, essendo stati accertati 1.602 episodi a Trento a fronte di 996 dell’anno
precedente, con un incremento del 37%, 959 a Bolzano a fronte di 764, con un
incremento del 25% e 288 a Rovereto, a fronte di 206, con un aumento
percentuale del 40%;
- per l’area minorile merita di essere evidenziato, invece, che la Procura di
Bolzano ha lamentato gravi criticità collegate alla presenza di minori stranieri non
accompagnati a causa dell’insufficiente capacità ricettiva delle strutture di prima
accoglienza.
Questi in estrema sintesi i dati che riguardano gli aspetti funzionali dell’attività
degli uffici requirenti.
Permettetemi di passare, a questo punto, ad altro argomento, quello del back
office organizzativo dal quale dipendono il funzionamento del sistema, la sua
efficienza e i costi a carico della finanza pubblica.
Nel periodo in considerazione tutti gli uffici requirenti hanno mantenuto alti
standards di produttività, spesso migliorando la performance dell’anno
precedente.
I magistrati della Procura Generale hanno partecipato a 250 udienze penali e
hanno assicurato la presenza del P.M. in 73 udienze civili; un dato da non
trascurare, anche se sfugge, di solito, all’attenzione mediatica, perché il P.M.
interviene anche nelle cause civili quando vi sono in gioco interessi superiori,
diversi da quelli delle parti in causa, come accade quando si tratta di
salvaguardare gli interessi dei figli minori in presenza di due genitori che litigano;
e hanno esaminato ai fini delle impugnazioni ben 6.386 sentenze penali,
emettendo, anche 335 provvedimenti di esecuzione della pena.
Per il resto, arrotondando i numeri per comodità espositiva, risulta che:
- la Procura di Trento, ha dovuto far fronte ad una sopravvenienza di 17.000
nuovi affari, definendone 18.000, con una riduzione delle pendenze del 25%.
- la Procura di Bolzano ha registrato la sopravvenienza di 24.000 procedimenti
con una capacità di risposta che ha portato a definirne nell’insieme 35.000 e ha
determinato la riduzione delle pendenze complessive del 61,5%.
- a Rovereto le pendenze sono state ridotte dell’8%.
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- la produttività è stata significativa pure negli uffici minorili.
Tali risultati sono stati raggiunti nonostante le vacanze d’organico.
In occasione della recentissima revisione nazionale dell’organico della
magistratura la dotazione degli uffici del Trentino è rimasta invariata, essendosi
ritenuta la relativa consistenza adeguata alle esigenze.
Una valutazione che appare condivisibile, anche perché le inevitabili vacanze,
dipendenti dal fisiologico turnover, sono state solo di breve durata: i magistrati
vincitori del concorso riservato per la Provincia di Bolzano a breve assumeranno
servizio, il C.S.M. ha provveduto, con grande celerità, alla copertura di un posto
presso la Procura Generale, ha nominato il Procuratore della Repubblica di
Bolzano e ha già avviato la procedura per la scelta del nuovo Procuratore di
Trento.
Per il personale amministrativo, invece, le vacanze hanno carattere cronico e
continuano ad essere imponenti, raggiungendo punte del 27% nella Procura di
Trento e del 46% in quella di Bolzano.
Alle inevitabili conseguenze si è riusciti a fare fronte soltanto attingendo a
personale di altre amministrazioni a vario titolo distaccato e alle risorse umane
rese disponibili dalla Regione sulla base di un accordo di programma con il
Ministero della Giustizia.
Non sono mancate le attrezzature e le altre risorse infrastrutturali; ma anche in
questo caso grazie al supporto regionale.
Sul fronte dell’acquisizione e dell’impiego delle nuove tecnologie sono stati
ottenuti buoni risultati anche per l’incisiva attività svolta dai magistrati referenti
distrettuali per l’informatica e dai magistrati di riferimento dei singoli uffici.
Quasi tutti i servizi giudiziari sono informatizzati e quasi tutte le comunicazioni
per le quali la legge lo consente avvengono in via telematica.
Le ombre riguardano l’approccio culturale ai nuovi metodi di lavoro, la formazione
del personale, l’assistenza sistemistica e i servizi al cittadino per i quali una
radicale rivisitazione del sistema di governance, dell’architettura e dei contenuti
statici degli attuali siti internet appare indispensabile.
Iniziative in tale direzione sono già state assunte dalla Procura Generale dove si
è provveduto alla realizzazione di un nuovo sito web e alla creazione dello
sportello giudiziario online del cittadino.
Presso lo stesso ufficio, in via sperimentale e in vista dell’estensione a tutte le
sedi giudiziarie, è stata attivata anche una rete wi-fi, con l’obiettivo di renderla al
più presto disponibile al pubblico per le informazioni di orientamento generale
all’interno degli edifici giudiziari; l’infrastrutturazione è stata realizzata con risorse
interne grazie a dei collaboratori straordinari.
È di tutta evidenza, tuttavia, che non si può continuare con il fai da tè.
Le prospettive perché ciò non avvenga ci sono.
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Il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo delle norme di attuazione di alcune
previsioni dello Statuto regionale che apporteranno una vera e propria rivoluzione
negli uffici giudiziari del Trentino.
A decorrere dal 1° gennaio sono state delegate alla Regione, con possibilità di
subdelega provinciale, le funzioni statali riguardanti l’attività amministrativa e
organizzativa di supporto agli uffici giudiziari, con il trasferimento del personale
non dirigenziale nei ruoli regionali e l’assunzione a carico della finanza locale di
tutti gli oneri riguardanti gli immobili e la relativa infrastrutturazione.
Si tratta di un modello unico nel sistema giudiziario italiano che impone, però,
una riflessione intorno alle possibili ricadute sull’autonomo esercizio della
funzione giurisdizionale, voluto dalla Costituzione non come privilegio di casta,
ma a garanzia dell’eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.
Con il nuovo sistema, infatti, e semplificando al massimo, i capi degli uffici
giudiziari diventano generali che dispongono di truppe la cui consistenza, la cui
dislocazione e il cui armamento dipende da altri.
In che misura ciò possa incidere sull’indipendente ed autonomo esercizio della
giurisdizione è evidente per chiunque.
La straordinaria esperienza di autonomia trentina mi induce a ritenere che il
pericolo sia soltanto teorico, ma il rischio in linea di principio esiste e suggerisce
di tenerne conto, per quanto possibile, almeno in sede di stesura di quel
protocollo che risulta previsto come ulteriore momento attuativo del trasferimento
di funzioni.
Fatta tale premessa posso, però, esprimere la convinzione che il decentramento
pone le basi perché gli uffici del Trentino, che già vantano invidiabili primati,
diventino ben presto, per l’efficienza e per la qualità dei servizi resi alla
collettività, punto di riferimento dell’intero sistema giudiziario nazionale.
E concludo proprio con questo auspicio e con grazie a tutti gli intervenuti e a
quanti si sono impegnati e continuano a impegnarsi per l’affermazione e la
diffusione dei valori della legalità; un grazie per questo impegno in ambito
scolastico all’A.N.M. del Trentino e un grazie sincero, in particolare, mi sia
consentito, ai magistrati e al personale di tutti gli uffici del pubblico ministero.
Le chiedo, quindi, signor Presidente, al termine degli interventi che seguiranno, di
volere dichiarare aperto il nuovo anno giudiziario.
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