Salita al colle di San Francesco a Fiesole

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Salita al colle di San Francesco a Fiesole
Salita al colle di San Francesco a Fiesole *
di Carlo Salvianti
Fiesole dal colle lunato è il titolo di un fascicolo di una serie popolare (Le cento città d'Italia, 18871906) e un attributo che aderisce ormai ad ogni descrizione del gruppo collinare che ospitò e
condizionò l'impianto e lo sviluppo della città antica.
Veduta dei Colli di Fiesole da N-W località Olmo, Da sn: Montececeri - S. Apollinare – centro città –
colle S. Francesco – faglia Mugnone – Monte Rinaldi. ( C. Salvianti 2010).
Il ritaglio cartografico permette di apprezzare, attraverso le curve di livello, la conformazione del
suolo, quasi uno zoccolo preordinato ad accogliere la vita e la civiltà. In ambiente marino per
sedimentazione, compressione e coesione mineralogica si forma l'arenaria (della specie pietra
serena) materia prima stratificata costitutiva delle colline nella immagine. Fenomeni tettonici,
con il sollevamento della crosta terrestre e lo scivolamento dei banchi di roccia, portano agli
assetti definitivi che conosciamo oggi.
La scala temporale si estende per milioni di anni.
Curiosità e interesse accompagnano la descrizione scientifica dei processi geologici mentre la
nuda essenziale bellezza di Genesi (1,9) induce ad una quieta contemplazione.
Fig. 2 - Da: CARTOGRAFIA TECNICA REGIONALE
TOSCANA, Anno 2000, scala 1:5000.
L'orientamento della formazione del macigno, pietra
serena, è nel senso NW– SE con una inclinazione di
-20° verso la valle del Mugnone apprezzabile
facilmente per esempio nella Fonte sotterra e nella
sottostante via del Fossataccio (“a franapoggio”). Il
segmento cartografico mostra il colle di San
Francesco, lo sviluppo dell'abitato di Fiesole, che
prevalentemente ricalca quello della città etrusco
romana, e il Monte Ceceri, il più cospicuo rilievo di
fronte alle mura etrusche di levante.
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Fig. 3 - Abitazione con oratorio del Santo Sepolcro all'interno. (C. Salvianti 2003).
Sull'oratorio esiste un vincolo del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Soprintendenza per i
beni Ambientali e Architettonici di Firenze e Pistoia notificato al Comune di Fiesole con n. prot. 19657
del 24/12/1990.
Oratorio del Santo Sepolcro
Al numero civico 7 sulla salita di via San Francesco si nota un arco
acuto costruito con bozze di pietra sopra la porta d'ingresso di una
abitazione il tutto inserito in una facciata d'intonaco di colore giallo
arancio, pittura che sta omologando l'aspetto anche delle antiche
dimore di campagna. E' quanto resta a ricordo visibile di un oratorio
del Santo Sepolcro “perché fatta a similitudine di quello, vedendovisi
tuttavia una stanza sotterranea, dove si scende per una cattiva scala, con un
altare sopra del quale posa una Pietà”. Eretta nel 1323 era patrimonio
della Compagnia dell'Assunta (con sede annessa alla basilica di S.
Alessandro pochi metri più a monte). Con la soppressione di questa
“tutta la fabbrica fu ridotta ad uso privato di chi l'acquistò alla subasta”[1].
Il Santo Sepolcro, che tuttora esiste sul colle francescano sebbene non visitabile (abitazione
privata) è un tipo di monumento che ebbe larghissima diffusione nel Medioevo. Si voleva
riprodurre architettonicamente la tomba dove Cristo fu deposto consacrando uno spazio
liturgico votato alla memoria della Passione e della Resurrezione, al rivivere i gesti e i rituali
della città santa. Alcuni pellegrini tornati da Gerusalemme, sentita come centro e madre di tutte
le chiese, riportavano disegni schematici del Sepolcro non certo misure e rilievi. Le
“ricostruzioni” avevano un eminente valore simbolico ed evocativo.
Basilica di S. Alessandro
Una chiesa paleocristiana, di impianto basilicale, ritenuta del VI secolo al tempo del re goto
Teodorico, promotore della rinascita dell'arte e dei monumenti dopo le invasioni barbariche,
fondata su resti antichi. Originariamente chiamata Chiesa di S. Pietro in Gerusalemme fu
intitolata a S. Alessandro vescovo di
Fiesole quando il suo corpo vi fu
deposto nel 582. Era stato ucciso in
modo proditorio da sicari nel fiume
Reno presso Bologna al ritorno da
una missione presso il re
longobardo Autari a Pavia per
ricuperare la giurisdizione e i beni della
sua Chiesa usurpatigli ingiustamente
dal Senator di Fiesole [2]. La devozione
popolare gli attribuisce singolari
prodigi che nella narrazione hanno
la freschezza e il colore naïf dei miti
sugli eroi leggendari delle città
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antiche.
Fig. 4 – BONAIUTI T, S. Alessandro. Stampa 1826. Tavola VII (ASC Fiesole). L'aspetto è quello del restauro
recente di G. Del Rosso.
Avvicinandosi adunque alla Città di Fiesole [In occasione del trasporto del suo corpo] pervenuti che furono
dove una via si partiva in due volendo quei che lo portavano entrare in quella che conduceva alla Cattedrale,
la quale era fuori [Badia fiesolana]: fu di tanto peso aggravato miracolosamente il Santo Corpo, che non
ebbono mai forza di poterlo movere in verso quella. Perché risolvendosi pigliare la via della Città senza
niuna difficoltà vel portarono. E siccome per volontà di Dio con grande onore dentro a quella lo collocarono
nella chiesa di S. Pietro in Gerusalemme stata da lui nuovamente riacquistata da esso Re de Longobardi.
“[ ]dopo qualche tempo alcuni huomini malvagi cercando oro e argento, apersero il Sepolcro di questo
glorioso Santo, ma vedendo quel corpo tutto luminoso e risplendente rimasero tanto confusi e acciecati, che
si ammazzarono l'un l'altro. Fu poi riserrato il sepolcro da S. Romano Vescovo di Fiesole, il quale successe a
S. Alessandro. Si ha per tradizione, che un ciliegio secco, nel passare il corpo del Santo, ritornò verde, e
produsse subito i frutti.” [3]
La basilica subì nel tempo un processo di degrado culminato con la sua trasformazione nel 1782 in
cimitero a sterro e la demolizione del tetto a capriate.
Il Capitolo della Cattedrale di Fiesole concesse la cappella di S. Girolamo, in fondo alla navata
destra di S. Alessandro, all'architetto Giuseppe Del Rosso (Roma 1760 – Firenze 1831 ), con
diritto di sepoltura per sé e per la moglie, in segno di riconoscenza per l'opera di restauro della
basilica prestata gratuitamente nel 1814. Una epigrafe del 1820, in latino, lo qualifica come
“consultore architetto per la riparazione delle pubbliche fabbriche e monumenti della città di
Firenze”e come “membro e maestro di architettura dell'Accademia di Belle Arti”. I suoi meriti
nei confronti di Fiesole: aver illustrato gli antichi monumenti con scritti, disegni a proprie
spese, aver preservato dalla rovina con la propria opera e con gli scritti la basilica.
Un pesante restauro che sarà eseguito negli anni 1956-1973, all'insegna ideologica del ritorno alle
origini, cancellerà quasi totalmente l'originale ricostruzione in forme neoclassiche eseguita da
Giuseppe Del Rosso e comprometterà fatalmente i residui giacimenti archeologici.
Egli era stato avviato alla professione dal padre architetto e si era perfezionato presso la scuola di
architettura istituita nel 1784 dal granduca Pietro Leopoldo. Soggiornò per studio a Roma dove
poté studiare direttamente i monumenti antichi, conoscere e frequentare architetti di nuove
tendenze, studiosi d'arte e letterati. Le sue ricerche su Fiesole restano ad oggi un caposaldo
scientifico e una insostituibile fonte di conoscenza.
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Fig. 5 - La carta, eseguita nel 1812 da Angelo Bini, un fiesolano “professore marmista”, su richiesta di
Giuseppe Del Rosso, che la riscontrò esatta, è il primo lavoro del genere su Fiesole ispirato ai nuovi
criteri tecnico scientifici propugnati dalla cultura illuminista nella quale il committente si era formato.
Egli la pubblicò in appendice alle sue Congetture [...]. (ASC Fiesole).
A fianco ubicazione dell'antica rocca secondo G.Del Rosso. (C. Salvianti 2010).
Nella pianta dell'antica città commissionata da Del Rosso al fiesolano Angelo Bini risulta di
grande suggestione il tracciato delle mura della imponente e munitissima rocca de' Fiesolani [ ]
situata sulla maggiore eminenza di quell'antica città. Le misure espresse in piedi parigini (1 piede
parigino = 32,484 cm.) sono di 234 metri ca. sul lato maggiore che guarda a levante e la metà in
ciascun lato stretto in modo che l'insieme formava un rettangolo di due quadrati. Aveva tre muraglie di
contorno parallele, che circonvallavano il poggetto, e nel centro due torri quadrate di piedi sessantasette
[22 metri ca.] per ciaschedun lato.[...] Queste come gemelle furono ritrovate nelle fondamenta loro,
gemelle pure, e simili vogliamo credere, che fossero nella elevazione, che ci è affatto ignota. [...] ed io non
dubito che queste torri più che alle osservazioni astronomiche servissero per esplorare i movimenti dei
Liguri, dei Galli, e de' Romani, ora amici, or nemici agli etruschi, che loro stavangli in mezzo. [...]Le torri
in pianta erano quadrate poiché tali furon ritrovate nel lor posamento in parte leggermente incassato nel
masso, che le sostiene, e in parte rilevato con qualche sasso rimastoci.
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Fig. 6-6a - Affioramenti degli strati di pietra serena e presumibili resti della rocca etrusca sui quali fu edificato il
convento. Tracce evidenti di coltivazione di cava di età non precisabile. (C. Salvianti 2014).
Fig. 7 Angolo Ovest del convento impostato direttamente sugli strati di arenaria affioranti.- Chiostro, lato Est (C.
Salvianti 1980)
L'acropoli di San Francesco
All'interno del convento francescano,
che nel suo poderoso sviluppo
iniziato nel XV secolo è arrivato a
coprire una grande parte della
superficie della rocca, sono
rintracciabili frammenti di mura
antiche componibili in una pianta.
La presenza di una cinta muraria e
della rocca è compatibile con una
fase storica di avvenuto impianto
urbano che si attribuisce
generalmente all'epoca ellenistica
con qualche residua incertezza per
scarsità di dati archeologici. Gli
archeologi concordano sulla
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posizione chiave o cuscinetto di Fiesole nel complesso movimento di beni, tecnologia, uomini e
civiltà che interessò l'Etruria centro meridionale e quella settentrionale in rapporto all'Etruria
transappenninica. Una lunga fase preurbana dall'età del ferro fino all'età arcaica avrà trovato
sul rilievo naturale di San Francesco una opportuna sede di sviluppo. Un sinecismo di
popolamento avrà portato al predominio sui gruppi sparsi nel territorio e alla costituzione
dell'organismo urbano munito forse su modello greco.
Pareti scoscese di macigno, cavato fino ai tempi nostri e particolarmente ricercato per la buona
qualità (cave bandite e riservate ai monumenti fiorentini dal governo granducale)
aggiungevano alla rocca un naturale motivo di difesa.
BONAIUTI T., Convento di San Francesco. A ds facciata Basilica di S. Alessandro. Stampa 1826, Tavola
VI (ASCFiesole) e, sotto, aspetto attuale.
Tra le infrastrutture di epoca etrusco romana è al momento visibile, nel pianoro boscoso sul lato
NW del convento, una cisterna scavata nel macigno.
cisterna etrusco romana (C. Salvianti 1980)
L'acrocoro fiesolano da base materiale per l'insediamento di gruppi umani e la loro successiva
evoluzione in forme sociali urbane si può dire oggi una metafora del cammino in ascesa
dell'uomo. Si può guardare così con affetto e stupore all'impianto e sviluppo del convento di S.
Francesco.
Un'abitazione e cappella della famiglia dei Portigiani diventa romitorio, col nome di Santa Maria
del Fiore, di una comunità di religiose alle quali il vescovo Andrea Corsini dette la regola nel
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1350.Una volta trasferitesi presso il ponte alla Badia (da qui saranno dette “Monache di Lapo”)
le religiose vendono chiesa e romitorio ai frati francescani nel 1407. A quest'epoca l'ordine
francescano (la Regola bollata era stata approvata dal papa Onorio III nel 1223) ha già una storia
ricca e per certi versi travagliata e un' attività di predicazione itinerante, missionaria, custodia
dei luoghi santi, studio e fondazione di una tradizione filosofico teologica. Nel secolo XV il
movimento dell'Osservanza teso a ripristinare la pratica rigorosa della Regola ebbe tra i
promotori S. Bernardino da Siena che fu anche qui a Fiesole. Il papa Leone XIII nel 1897 riunì in
una sola famiglia, i Frati Minori (OFM), i quattro gruppi di francescani che si erano andati
formando restando tutelata l'identità di ognuno di essi.
note
[1] - BANDINI A. M., Lettere XII ad un amico nelle quali si ricerca e si illustra l'antica e moderna situazione della
città di Fiesole, Firenze, 1800, rist. anastatica, Firenze 2003, p.196.
[2] - idem, p.200.
[3] - RAZZI S, Vita di S. Alessandro, citata. in BRUNORI D., Notizie [...] pp 24-25.
Nota bibliografica
DEL ROSSO G., Saggio di osservazioni sui monumenti dell'antica città di Fiesole, Firenze, 1814.
idem
Una giornata d'istruzione a Fiesole, Firenze, 1826.
idem
Congetture sopra due monumenti etrusco fiesolani, Pisa, 1826.
BRUNORI D., Notizie intorno alla basilica ed al martirio di S. Alessandro Vescovo di Fiesole, Fiesole, 1911.
DEI B., S. M. del Fiore sui colli di Fiesole ora S. Francesco, Firenze, 1907.
MINISTERO DELLA EDUCAZIONE NAZIONALE, Catalogo delle cose d'arte e di antichità d'Italia. Fiesole.
A cura di Odoardo Giglioli. Roma 1933.
LOMBARDI M., Faesulae, Roma, 1941.
DIZIONARIO BIOGRAFICO DEGLI ITALIANI, Roma, 1960 - vol. 36, s. v. Del Rosso Giuseppe.
CAPUTO G., I prodromi storici di Faesulae, Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, Serie VIII, vol. XXVI,
fasc. 5-6, 1971
CRESTI C., Giuseppe Del Rosso: un architetto fiorentino fra rivoluzione e restaurazione, in: Dalla libreriola
dell'architetto fiorentino Giuseppe Del Rosso. Libri, manoscritti, disegni, Firenze, 1983.
SCUDIERI M. - SFRAMELI M., Le chiese di Fiesole e dintorni. Guida storico artistica, Fiesole 1991.
MINECCIA F., La pietra e la città. Famiglie artigiane e identità urbana a Fiesole dal XVII al XIX secolo, Venezia,
1996.
SALVARANI R., La fortuna del Santo Sepolcro nel Medioevo. Spazio, liturgia, Architettura, Milano, 2008.
* edizione rivista e ampliata di SALVIANTI C., Il corno a ponente, in Corrispondenza n. 54 a. 2008 (XXVIII).
Carlo Salvianti
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