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I quaderni di
A cura di Alberto Mucci
Con la nomadicitá
cambiano le abitudini
Nomadicità. La parola sta comparendo nei dizionari, fino ad oggi fermi alla
parola “nomade”, derivante dal greco “pascolare”, cioè cambiare
continuamente la propria abitazione permanente. La nomadicità ha oggi
ben altro significato, collegato all’applicazione delle nuove tecnologie
dell’informazione e della comunicazione. Significa la possibilità operativa
di essere sempre e comunque, anche quando ci spostiamo, in collegamento
con l’universo mondo, partecipi della società della comunicazione.
Nel numero di ottobre 2006 di Telèma ci siamo occupati dei dispositivi (il
terminale, il PC, ecc.) che permettono di collegarci alle reti. (“Siamo
nell’epoca del TUTTOFONINO” abbiamo scritto, coniando anche in questo
caso una parola che riassume il significato dello strumento e il suo utilizzo).
In questo numero ci occupiamo, facendo parlare come di consueto esperti
e tecnici, di come la crescente diffusione della nomadicità stia cambiando
il modo di vivere e di operare di ciascuno di noi; di come si abbiano ricadute
sull’attività economica, sulle imprese, sui servizi pubblici e privati.
Le trasformazioni sono profonde e continue. La nuova tecnologia è un
dispositivo che permette la connessione costante con le reti e quindi di
comunicare con radio a banda larga e con costi definiti quasi nulli. I risultati
vengono giudicati positivi.
Gli esempi si susseguono. Basta oggi un’antenna per dare vita ad un punto
di accesso alla rete Wi-Fi e quindi a tutte le reti. Così in un aeroporto, in
un supermercato, in una università, in un grande condominio. L’apertura
di nuove porte è incessante…
Supplemento al numero 245 di aprile 2007 di
indice
La nomadicità nell’evoluzione delle telecomunicazioni
43
Le tecniche per la nomadicità
45
Nomadicità, turismo e tecnologie wireless
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Ubiquo è bello: come viaggiare senza portatile e senza sentirne la mancanza
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Mobility: opportunità per le persone e le aziende
56
La user experience del nomadic computing
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Soluzioni WiMAX nomadiche, tra fisso e mobile
61
Le attività della Fondazione Ugo Bordoni sulle reti Wi-Fi
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Il quaderno di Telèma è stato realizzato dalla Fondazione Ugo Bordoni
(Presidente il Prof. Giordano Bruno Guerri, Direttore Generale il Consigliere Guido Salerno
Aletta, Direttore delle Ricerche l’ing. Mario Frullone).
Coordinatore del Quaderno: Francesco Matera e Gianni Celata.
Hanno collaborato: Agostino Santoni, HP Personal Systems Group;
Marco Stendardo, Università “La Sapienza”; Andrea Bernardini, Massimo Celidonio,
Daniela D’Aloisi, Cristina Delogu, Dario Di Zenobio, Ermanno Fionda, Raffaele Nicolussi,
Luca Rea, Fondazione Ugo Bordoni.
SONO USCITI NEL 2006/2007:
2005/GENNAIO
2006
FEBBRAIO
2006
D-cinema dalla pellicola al file
MARZO
2006
Il “punto” sulla firma digitale in Italia
APRILE
2006
La casa digitale apre nuove porte
MAGGIO
2006
Politica industriale e terrorismo: l’importanza dell’“intelligence”
GIUGNO
2006
LUGLIO/AGOSTO
2006
SETTEMBRE
2006
OTTOBRE
2006
NOVEMBRE
2006
2006/GENNAIO
2007
FEBBRAIO
2007
MARZO
2007
Le sfide 2006 della Tecnologia della lingua
DICEMBRE
Tv, dati e telefono si fondono sempre di più
La TV ad Alta Definizione sul trampolino di lancio
Accesso radio: wimax in “pole position”
E ora siamo nell’epoca del “TUTTOFONINO”
Il digitale offre al cinema nuovi spazi di diffusione
La domanda di comunicazione chiede di aggiornare Internet
Modelli di business per le tv locali
Cresce la multimodalità nella comunicazione
DICEMBRE
CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI
La nomadicità nell’evoluzione
delle telecomunicazioni
ra le novità che il mondo dell’ICT ci ha
fornito negli ultimi 5 anni quella della
connessione dei PC alle reti di telecomunicazioni senza fili è sicuramente una delle più interessanti, almeno per le sue potenzialità. Questa modalità di connessione, che
è ottenuta mediante una trasmissione via radio, è stata definita nomadicità, in quanto l’utente può rimanere connesso alla rete TLC pur
spostandosi all’interno di un area coperta da
questo servizio via radio.
La tecnologia più nota che permette la nomadicità è quella delle Wireless LAN (WLAN)
ed in particolare quella definita dallo standard
IEEE 802.11, più conosciuto col termine Wireless Fidelity (Wi-Fi). Dal 1999, quando è stato approvato lo standard 802.11b, che è stato poi il più utilizzato, tantissime sono state le
applicazioni e molte le strategie che sono state pensate per l’evoluzione nel campo delle
TLC. Possiamo dire che nel 2002 iniziò la
profonda diffusione delle reti WLAN e si cominciò a diffondere il concetto di nomadicità.
Ovviamente nacque anche la necessità di una
regolamentazione di queste reti e in Italia nel
2003 venne introdotto il Decreto Ministeriale
per la regolamentazione dei servizi Wi-Fi ad
uso pubblico in locali aperti al pubblico o in
aree confinate a frequentazione pubblica quali aeroporti, stazioni ferroviarie e marittime e
centri commerciali; tale regolamentazione venne poi estesa a tutto il territorio nazionale con
il Decreto del Ministro Landolfi.
Le reti Wi-Fi iniziarono anche ad esser viste
come tecniche per il superamento del digital
divide ed in particolare per portare la larga
banda in aree non coperte dal servizio ADSL,
e non sono stati pochi gli esempi di zone in
cui vennero realizzate delle reti ad hoc, specialmente in aree rurali. Nel Quaderno di Telèma di aprile 2004 fu già affrontato il tema del
Wi-Fi per le comunità montane.
Ciò che comunque portò alla profonda diffusione delle reti WLAN fu il concetto di vedere questa rete radio come un’appendice del-
T
APRILE 2007
la rete di accesso fissa e quindi come una rete che incrementava il valore della rete a larga banda. E così le reti WLAN si sono fortemente diffuse specialmente in ambienti indoor
per fornire connessioni alla rete Internet senza fili e questo è avvenuto in particolare in ambienti pubblici con grandi affollamenti (stazioni, aeroporti…), in aziende, ma anche nelle
abitazioni per liberarsi dal noioso e costoso
problema della cablatura. Questi ambienti si
sono sempre più ampliati sino a realizzare delle coperture per intere metropoli: è successo
in alcune città come Filadelfia, sta avvenendo
in tante altre città, anche in Italia come a Bologna, Roma e Milano.
Oggi le reti WLAN sono viste come una
enorme potenzialità per la diffusione di svariati servizi e costituiscono il valore aggiunto per
molte attività. Ad esempio la presenza di ambienti Wi-Fi è divenuta una delle caratteristiche che arricchiscono la recettibilità degli alberghi e certamente una rete Wi-Fi non può
mancare in un centro congressi.
L’enorme vantaggio per l’utente che scambia dati con una rete WLAN, rispetto ad una
rete mobile (GSM, GPRS, UMTS) è innanzitutto il costo enormemente più basso della connessione; e questo sta facendo nascere una
serie di iniziative per la distribuzione delle informazioni in ambienti circoscritti come ad esempio musei e percorsi turistici.
Le reti WLAN sono anche viste come nuove reti per la telefonia. È ben noto che telefonando tramite le reti IP (tecnica nota come
Voice over IP, VoIP, vedi ad esempio il Quaderno di Telèma di settembre 2005) si possono ottenere degli ottimi risparmi rispetto alla telefonia convenzionale. La tecnica VoIP,
nata attaccando una cuffia e un microfono ad
un PC connesso a sua volta alla rete di accesso fissa (sistema economico ma certamente un po’ scomodo), sta trovando proprio
con le reti WLAN un ruolo straordinario in
quanto la connessione può divenire sempre
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LA NOMADICITÀ NELL’EVOLUZIONE DELLE TELECOMUNICAZIONI
più mobile grazie a dispositivi sempre più piccoli. Oggi sono molti i terminali come cellulari e palmari che sono già presenti sul mercato e che possiedono la modalità Wi-Fi; il concetto è semplice: il terminale si connette alla
rete WLAN se c’è copertura, altrimenti si connette alla rete mobile.
Tra i principali fattori che spingono una così crescente diffusione dei dispositivi Wi-Fi,
soprattutto per impieghi domestici, sono da
sottolineare i costi contenuti e le tecnologie
impiegate sempre più ottimizzate per la navigazione wireless. I PC portatili, in particolare
i laptop, hanno autonomie in termini di durata che consentono di lavorare fino sei ore in
assenza di rete elettrica, e sono dotati di processori Intel Centrino od equivalenti che montano a bordo tecnologie pensate per accessi
ad Internet senza fili: un esempio è l’HSDPA
(High Speed Downlink Packet Access) montato sui processori Intel Centrino che consente 14Mbps teorici contro gli attuali 2Mbps del
WCDMA. I costi di questi macchine si aggira-
no tra i 500 e i 2000 euro andando incontro a
tutte le esigenze, i costi dei dispositivi Wi-Fi
sono ancora meno onerosi, un dispositivo WiFi infatti più essere acquistato con un costo
non superiori ai 100 euro.
Questi motivi di “economicità” si aggiungono a tutti i vantaggi dovuti alla nomadicità
e costituiscono soluzioni che oltre ad essere estremamente efficienti divengono anche
accessibili.
Le tecnologie nomadiche in questi ultimi anni si sono molto evolute: da un lato i terminali sono divenuti sempre più piccoli e maneggevoli, dall’altro le reti radio sono cambiate offrendo prestazioni sempre migliori (ad es. con
le nuove versioni 802.11) e con raggi di copertura molto maggiori. In questo ambito la
tecnica WiMAX avrà un ruolo fondamentale
per la nomadicità su lunghe distanze.
Francesco Matera
Fondazione Ugo Bordoni
FIGURA 1. LA ZONA DELLA RETE WIRELESS A VILLA BORGHESE.
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I quaderni di
CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI
Le tecniche per la nomadicità
uando si parla di nomadicità in ambiente Internet comunemente si intende la
possibilità di potersi spostare liberamente rimanendo connessi, ma se ci atteniamo strettamente al vero significato che assume il termine
nel gergo delle reti ci accorgiamo con sorpresa,
che si tratta di un sinonimo di “mobilità limitata”.
In pratica un utente può dirsi nomade esclusivamente nell’area di copertura della Wireless LAN
(WLAN), per cui se prendiamo ad esempio una
rete creata da un telefono cellulare bluetooth un
utente può essere nomade nello spazio di una
stanza, se invece consideriamo una rete WiMAX
dove la copertura è dell’ordine dei Km lo stesso
utente (ovviamente cambiando dispositivo e tecnologia) può essere nomade all’interno di piccola città o di un quartiere di una metropoli.
Le connessioni wireless possono essere di vari tipi a seconda della tecnologia utilizzata, dell’area di copertura e della banda offerta. Scopo di
questo articolo è offrire una rassegna delle reti wireless disponibili ad oggi al fine di meglio chiarire
cosa significa essere nomade nel mondo IP.
Prima di tutto analizziamo in breve quali sono i
motivi che spingono all’impiego di reti senza fili;
tra questi, oltre ai vantaggi per l’utente di potersi
muovere liberamente all’interno delle aree di copertura (note ad esempio come Hot Spot per le
WLAN), va sottolineata l’economicità dei costi di
gestione di queste reti, la completa interoperabilità degli apparati e non ultimo le velocità in gioco
molto spesso prossime a quelle dei dispositivi wired (ad es. ADSL). Le reti wireless rappresentano
soluzioni non invasive, si adottano alle realtà degli edifici, sono veloci e semplici da configurare,
data la loro natura sono reti altamente scalabili e
come già detto estremamente economiche. Per
completezza vanno comunque citati alcuni inconvenienti tipici di queste reti, ad esempio non sempre si riescono a coprire grosse aree, gli ostacoli
fisici spesso ne limitano le potenzialità e sono più
vulnerabili dal punto di vista della sicurezza.
Le reti senza fili, con tutti i loro pro e contro, sono di fatto largamente impiegate; per mettere un
po’ di ordine in questo universo di sigle ed acronimi e cercare di capire meglio questa realtà, cominciamo col definire quali sono le applicazioni di
Q
APRILE 2007
queste reti per poi classificarle in base alla loro caratteristiche.
Tra le maggiori applicazioni che possono interessare una rete senza fili abbiamo prima di tutto
l’estensione delle reti locali, l’interconnessione tra
gli edifici e la connettività di utenti in movimento, la
comodità nel caso gli ambienti non si prestino al
cablaggio come ad esempio edifici storici, o molto più semplicemente la possibilità di realizzare coperture provvisione ad esempio in caso di emergenze naturali (alluvioni, terremoti ecc.).
Le reti wireless esattamente come le reti cablate possono essere classificate in base alle distanze coperte come illustrato nella figura 2 di seguito.
Entrando nello specifico cominciamo a definire più in dettaglio i vari “recinti” di nomadicità entro i quali un utente può essere mobile.
WPAN (Wireless Personal Area Network)
Si tratta di reti wireless che coprono distanze molto piccole (ordine del metro) ed impiegano potenze
limitate, possono essere costituite da reti per lo
scambio di dati tra un PC ed una stampante e da
reti bluetooth (IEEE 802.15) per lo scambio di dati
tra telefoni cellulari o palmari. In genere il loro impiego riguarda la comunicazioni tra dispositivi. Altra tecnologia usate in questo tipo reti oltre al bluetooth è
l’UWB (Ultra Wide Band). Tra le WPAN di recente si
comincia a parlare di WBAN (Wireless Body Area
Network) cioè di reti con aree di copertura minori di
quelle delle WPAN che interessano sostanzialmente comunicazioni tra dispositivi appartenenti alla stessa persona. Le WBAN infatti sono reti disposte intorno al corpo umano o negli indumenti (vedi figura 3) potenzialmente sfruttabili in campo medico e
militare; prevedono sensori disposti su tutto il corpo che dialogano tra loro in tecnologia ZigBee (IEEE
802.15.4) e verso il server personale a sua volta connesso ad Internet tramite WLAN o GPRS.
WLAN (Wireless Local Area Network)
Sono le reti wireless più diffuse basate sullo standard IEEE 802.11x e spesso associate al nome
commerciale di Wi-Fi (wireless fidelity). Coprono
distanze medie dell’ordine delle decine di metri e
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LE TECNICHE PER LA NOMADICITÀ
si impiegano prevalentemente per uso aziendale; altri impieghi, non di meno conto e sempre
crescenti, si hanno nei Wi-Fi hot spot (aeroporti, alberghi, stazioni, hotel, centri commerciali
ecc.) e nelle case (accesso wireless ADSL).
Le reti Wi-Fi agiscono solo a livello di data link e
sono dunque completamente trasparenti agli strati protocollari superiori (IP, TCP, protocolli applicativi), il corretto funzionamento non prevede alcuna modifica al software di rete o alle applicazioni.
Gli standard definiti sono tre: 802.11a, 802.11b
ed 802.11g di cui l’ultimo è quello ad oggi effettivamente impiegato. Nella tabella di pagina 48 sono riportate le bande di frequenza coinvolte, le velocità in Mbit/s ed il range di copertura.
Esistono poi dei gruppi di lavoro (task) che si
occupano di altri aspetti della tecnologia:
쩧 802.11D: Additional Regulatory Domains
I nodi imparano da soli i range di frequenze
utilizzabili ed il vincoli di trasmissione ad
esempio la potenza massima.
쩧 802.11E: Quality of Services
Provvede al supporto della Qualità del Ser-
vizio e la ridefinizione del protocollo CSMS/CA
per includere la gestione delle priorità.
쩧 802.11F: Inter-Access Point Protocols (IAPP)
Provvede ai protocolli di comunicazione fra gli
AP (Access Point) per il roaming degli utenti
da un access point ad un altro.
쩧 802.11H: Dynamic Channel Selection and
Transmission Power Control
Estensione dell’802.11a per evitare interferenze
con i satellite NATO e sistemi radar a micro-onde.
쩧 802.11i: Authentication and Security
Provvede ad introdurre misure di sicurezza.
Un’altra caratteristica delle WLAN consiste nelle diverse implementazioni del livello fisico, nella
fattispecie esistono tre diverse tecnologie:
쩦 Infrarosso (Diffuse Infrared) impiegato
per i ponti ottici
쩦 Frequency Hopping Spread Spectrum
(FH/SS)
쩦 Direct Sequence Spread Spectrum
(DS/SS)
FIGURA 2. STATO ATTUALE DEGLI STANDARD PER LE RETI WIRELESS.
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I quaderni di
CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI
Weather Forecast
ECG
& Tilt sensor
SpO2
& Motion sensor
ZigBee
Emergency
Body
Area
Network
Personal
Server
GPRS
Internet
Caregiver
BluetoothTM
or WLAN
Motion
sensors
Network coordinator &
temperature/ humidity sensor
FIGURA 3. ESEMPIO DI RETE WBAN.
Per ognuna di queste è sancito dallo standard
che la banda impiegata per le trasmissioni sia
quella IMS (Industriale, Medica e Scientifica) cioè
da 902 a 928 MHz, da 2400 a 2483,5 MHz e
da 5725 a 5850 MHz. Lo standard 802.11g lavora nelle frequenze a 2,4 GHz.
In questo mare di sigle e standard ciò che veramente conta per gli utenti è l’incremento notevole di bit rate che si è avuto con il recente
passaggio allo standard g, infatti la banda
maggiore consente una miriade di servizi tra
cui quelli real time impensabili fino a qualche
tempo fa, l’introduzione della QoS poi, garantisce la bontà di applicazioni come ad esempio la video conferenza, il VoIP e l’IPTV fino ad
ora prerogativa (e solo per pochi eletti) delle
reti wired. Gli ampi range di copertura rendono possibile vedere gente passeggiare nei cortili dei propri condomini telefonando in VoIP
tramite i loro palmari connessi ai loro access
point domestici!
Completiamo la rassegna delle componenti che
costituisco una rete Wi-Fi: innanzitutto le WLAN
802.11 sono basate su un’architettura di tipo
cellulare, la cella detta BSS (Basic Service Set)
APRILE 2007
Medical Server
Physician
è un insieme di stazioni a loro volta coordinate
tramite un coordination function.
Le componenti sono:
쩧 Stazioni (STA), cioè terminali con meccanismi di accesso al mezzo wireless e contatto radio con l’access point
쩧 Basic Service Set, gruppo di stazioni che
utilizzano la stessa frequenza radio
쩧 Access Point (AP), stazione integrata nella
WLAN e nel sistema di distribuzione
쩧 Distribution system (DS), rete di interconnessione per formare una rete logica
쩧 Portale, bride ad altre reti (wired) è in pratica il punto dove un DS è connesso ad altre
LAN non 802.11
WMAN
(Wireless Metropolitan Area Network)
Si tratta di reti con raggi di copertura molto ampli dell’ordine delle decine di Km che interessano
quelle distanze che nelle reti fisse vengono chiamate: ultimo miglio (Last mile) e rete di giunzione
(backhaul o middle mile). Costituiscono di fatto le
reti più efficaci per la riduzione del Digital Divide
47
LE TECNICHE PER LA NOMADICITÀ
tramite l’estensione della banda larga nelle aree
rurali. La nomadicità di un utente all’interno di una
rete WMAN si estende in confini ben più grandi di
quelli di un utente Wi-Fi: qui la nomadicità trova la
sua completa realizzazione. Parlare di una rete
WMAN non può prescindere dal parlare di una rete WiMAX, che è ad oggi il sistema candidato a
supportare reti di questo tipo.
Cominciamo col definire cosa significa l’acronimo
WiMAX che sintetizza la più completa definizione di
Worldwide Interoperability for Microwave
Access, in sintesi l’interoperabilità a livello planetario per i sistemi di accesso a microonde o wireless. Molto spesso sentiamo e leggiamo che WiMAX è una tecnologia in grado di coprire dai servizi fissi ai servizi mobili, che rappresenta una sorta di
panacea per ogni esigenza e bisogno di connettività. Il moto “connessi sempre, dovunque” sembra
avere trovato risposta e soluzione in WiMAX.
Nell’ambito del WiMAX esistono due differenti sistemi a cui sono associati due differenti standard:
쩦 IEEE 802.16-2004 inizialmente indicato come 16d.
Questo standard indirizza le applicazioni Fisse.
쩦 IEEE 802.16-e abbreviato a 16e che invece
è focalizzato sulle applicazioni mobili.
Per semplificare la divisione diciamo che il 16d sta
all’ADSL come il 16e sta al GSM. Merita comunque una precisazione il fatto che mentre con l’ADSL siamo sostanzialmente costretti ad usufruire
dei servizi in larga banda stando a casa, il 16d ci
permette di avere la stessa tipologia di servizio in
ogni dove. È qui che il concetto di nomadicità trova il suo ambiente più congegnale: mi sposto, mi
collego e opero… Il tutto supportato da un sistema in grado di offrire dati, voce su IP e video sulla larga banda, con una copertura cellulare simile
ai sistemi mobili e potenzialmente in grado di permettere il roaming. Ma cosa offre di fatto il WiMAX?
Tre sono le parole chiave in questo campo: Wireless, Convergenza e Standard. Andiamo ad esaminarle nel dettaglio. Una delle esigenze, delle nostre necessità quotidiane è rappresentata dal fatto di potere essere fruitori di servizi in qualunque
luogo ci troviamo. Questa necessità, molte volte
guidata dalle esigenze di business, si complementa con la nostra continua richiesta e bisogno di ricevere e scambiare informazioni. Informazioni di
diversa natura, dalle e-mail alla ricerca in Internet,
dalla comunicazione vocale alla condivisione di applicazioni, dalla ricerca di servizi (viabilità, ristorazione, viaggi, alberghi, news…) alla fruizione di applicazioni quali video, news in real time, gaming…
Tutto questo diventa ancora più importante e fondamentale quanto più siamo in ambienti diversi da
quello domestico e/o lavorativo. La risposta è allora legata ai diversi luoghi in cui ci troviamo e che
solo un sistema radio, senza fili, senza ubicazione
fissa può offrire. Abbiamo inoltre il bisogno che le
varie reti che ci forniscono servizi diversi parlino tra
loro e tra loro siano integrate. In un solo termine
“convergano” raccogliendo le diverse esigenze ed
istanze in un unico “sistema” in grado di erogare i
servizi da noi richiesti. Per finire occorre essere in
grado di offrire soluzioni che possano essere accessibili a tutti e per fare questo occorre che la tecnologia sia disponibile. Il primo passo perché questo avvenga è che sia standard, cioè comune con
regole e processi uguali per tutti.
TABELLA 1. CARATTERISTICHE WI-FI.
Stato
Frequenza (Ghz)
Banda
(Mbit/s)
Velocità
(mW EIRP)
Potenza
(m)
Range
802.11
APPROVATO ’97
OBSOLETO
2.4-2.483,5
1-2
100
30..80
802.11b
APPROVATO ‘99
CORRETTO ‘01
2.4-2.483,5
1-11
160-3200
30..150
802.11a
APPROVATO ’99
5.15-5.725
54
200-1000
30..150
802.11g
IN ESECUZIONE
2.4-2.483,5
54
1000
30..100
48
I quaderni di
CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI
Caratteristiche
Scenario
Fisso e Nomadico.
Servizi
Voip, VIDoIP, trasferimento dati, Internet/Intranet, backhoul.
Dimensioni celle
1-15 Km (PMP);<50(PTP).
Livello Fisico
쩦
쩦
쩦
Attività dinamica della modulazione (BPSK?64QAM)
e della codifica (1/2,2/3,3/4) su base utente.
256 OFDM per garantire il funzionamento NLOS.
Efficienza spettrale.
5 bps/Hz in aria,2.7-3.3 bps/Hz a livello Ethernet massimizzata
in TDD adattivo (UL/DL) per servizi asimmetrici.
Duplexing
FDD e TDD.
Canali Radio
Canalizzazione a 3.5 e 7 MHz nella banda a 3.5 Ghz.
Cifratura
DES e AES.
QoS
Supporto dei profili UGS,nrtPS,rtPSe BE.
TABELLA 2. CARATTERISTICHE DELLE IEEE 802.16 DEL WIMAX.
WiMAX raccoglie tutti gli elementi chiave di cui abbiamo parlato ed offre:
쩧 Accesso a banda larga per file transfer, accesso a data base, ad Intranet
ed Internet, trasmissione Video, VoIP
쩧 Throughput fino a 75 Mbit/s
쩧 Ampiezza di banda selezionabile
쩧 Gestione della QoS
쩧 Elevata sicurezza
쩧 Servizio fisso/nomadico in evoluzione
verso portabile/mobile
쩧 Raggio di cella nominale fino a 50 Km
WiMAX gode di un’alta efficienza spettrale grazie a
schemi avanzati di codifica ed una modulazione adattiva per ottimizzare il trade-off fra Throughput e copertura. L’impiego della tecnica OFDM garantisce la
robustezza ai cammini multipli, la sicurezza è basata sull’autenticazione del terminale ed alla cifratura
in aria. WiMAX è versatile, può impiegarsi PTP (Point
to Point) oppure PTM (Point to Multipoint).
WWAN (Wireless Wide Area Network)
Sono le reti wireless a copertura più vasta che
interessano soprattutto le reti cellulari, ed in alcun casi anche satellitari.
APRILE 2007
In questo contesto la nomadicità perde l’accezione del gergo delle rete ed acquista connotazioni relative al mondo della telefonia, della video telefonia, e di recente anche della TV
fonia; seppure siamo portati a ragionare in
termini di “telefonate” e non di navigazione
questo non esclude la possibilità di essere
connessi anche in reti WWAN. Ad esempio
con l’avvento dei telefoni UMTS (Universal
Mobile Telecommunication System) lo scenario evolve rapidamente e la connessione ad
Internet dal telefonino diventa un’operazione
sempre più diffusa. Le tecnologie messe in
campo per la connessione sono GSM, GPRS
ed UMTS e lo sviluppo sempre crescente di
HSDPA (High Speed Downlink Packet Access)
montato sui processori Intel Centrino che consente 14Mbps teorici contro gli attuali 2Mbps del WCDMA.
In sintesi sono state descritte le attuali tecnologie per dare modo ad un utente Internet di muoversi liberamente continuando ad essere connesso ed esercitare le proprie attività, senza essere vincolato ad una postazione fissa.
Luca Rea Fondazione Ugo Bordoni
49
NOMADICITÀ, TURISMO E TECNOLOGIE WIRELESS T4-
Nomadicità, turismo
e tecnologie wireless
termine nomadicità ha avuto un sempre crescente impiego negli ultimi mesi andando di pari passo con quelle
tecnologie che sono nate e si sono sviluppate
per la mobilità: le tecnologie wireless.
La nomadicità è andata via via concretizzandosi
come un soggetto, una comunità, una nuova realtà
di utenti di riferimento a cui proporre servizi e utilities tecnologicamente avanzati che vengano incontro alla loro condizione di smart mobs. Folle intelligenti, appunto, abituate ad usare e-device sempre più evoluti ed essere always-on. Un nuovo
mercato per le aziende del settore, ma un mercato con sempre nuove connotazioni, severo censore delle innovazioni che devono essere soprattutto funzionali e vantaggiose dal punto di vista del
servizio proprio per il loro status “precario”.
Nuovi scenari di questo mercato si aprono adesso in un settore che in Italia contribuisce
all’11,4% del PIL, ma che ha sofferto l’aumento della competitività globale: il turismo.
Il turista è per definizione “nomade” ed anche il
turista si è evoluto nel suo approccio al viaggio e
al soggiorno. Ormai la connessione a banda larga negli alberghi non è più un servizio a valore aggiunto, ma una conditio sine qua non. Una grossa porzione del flusso turistico internazionale è disposta a dedicare una parte del suo budget per
avere dei servizi technology based che valorizzino la visita e ne ottimizzi i tempi. Un turista sempre più autonomo, che sempre più programma e
confeziona il suo viaggio senza l’aiuto di intermediari, interessato al territorio e alla cultura da scoprire attraverso gli strumenti che Internet gli mette a disposizione. Si va oltre il concetto di prodotto e servizio per approdare al concetto dell’esperienza che il prodotto e il servizio abilitano.
Le nuove tecnologie wireless rappresentano
l’occasione di esplorare a pieno una città e le
sue ricchezze attraverso l’integrazione di informazioni multimediali nel tessuto urbano e all’interno di musei o spazi espositivi, creando e gestendo flussi turistici secondo percorsi disegnati da un lato nell’interesse del turista e dall’altro
nell’interesse della sensibilizzazione alla cultura
IL
50
del luogo e della tutela di beni architettonici e
archeologici.
Si possono fornire guide elettroniche su device portatile che accompagnino il turista in base
alla sua posizione in un preciso momento (funzionalità di location awareness) fornendo informazioni sulla vicissitudini storiche, sui dettagli architettonici e artistici grazie anche a snelle ricostruzioni 3D dell’ambiente, sulla posizione di altri punti di interesse nelle vicinanze, ma anche
informazioni sulla mobilità, sui servizi o sulle offerte commerciali. È il caso di Viaggio in Roma
un progetto del Consorzio RomaWireless in fase di realizzazione, finanziato dalla Camera di
Commercio di Roma, che prevede nel primo step
l’ampliamento della maglia Wi-Fi, già precedentemente predisposta dal consorzio nelle Ville Storiche, a tutta l’Ansa Barocca della Capitale, il tessuto più denso e ricco di beni archeologici e culturali. Una volta ultimata questo primo step si
passerà alla predisposizione del “servizio” per il
turista vero e proprio. Si tratta della realizzazione
di portali di prossimità a cui il turista potrà accedere collegandosi alla rete RomaWireless semplicemente aprendo il browser Internet del suo
smart-phone, piuttosto che del suo notebook o
della sua console portatile. Una guida contestuale al luogo in cui viene fruita che sia Piazza Navona o Il Colosseo o Piazza di Spagna, con contenuti multimediali snelli, facilmente navigabili e
comprensibili. Testo, immagini, video e ricostruzioni 3D che facciano scoprire scorci più o meno noti della capitale, aggiungendo curiosità, dettagli e contributi folkloristici attraverso una foto
storica o il clip di un film girato in quella location.
Tutto questo costruito su una piattaforma assolutamente scalabile su tutti i device, perché webbased, che aggiri, quindi, uno dei problemi principali di questo campo, ovvero l’obsolescenza
delle tecnologie degli smart-phone piuttosto che
dei Pocket PC.
Un’altra possibilità è quella che permette di gestire dei sistemi augmented reality on site. Una soluzione che può essere adottata sia nelle zone urbane di grosso spessore culturale, sia nelle aree
I quaderni di
CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI
archeologiche vere e proprie. Parliamo di itinerari che prevedano l’interazione con diverse tecnologie che aumentino, appunto, le percezioni e le
informazioni che l’utente riceverebbe “a nudo”.
Un esempio
History unwired, ad esempio, un progetto realizzato da La Biennale di Venezia, l’Università IUAV
e il MIT di Boston, Motorola, Dell Italia, 3 Italia, è
un documentario multimediale che guida il visitatore attraverso uno dei sestrieri meno conosciuti di Venezia e utilizza un palmare o un cellulare UMTS con connettività bluetooth per mettere in contatto il turista con le persone, gli eventi
e la storia della città. Combina le tecnologie mobili con linguaggi che vengono dal cinema, dal
design e dalle arti visive. L’utente vive un tour di
2 ore con le cuffie attraverso il racconto di 5 personaggi “caratteristici”, che diventa un “film a cielo aperto” con l’aiuto di video e animazioni, incontri con gli abitanti del luogo e 2 installazioni di
arte interattiva posizionate nell’ambiente esterno
e attivate attraverso il riconoscimento del segnale bluetooth emesso dal palmare. Un viaggio
emozionale disegnato per offrire uno spaccato
diverso della visita a Venezia, incoraggiando il
contatto con la popolazione locale e rendendo il
turista più consapevole rispetto alla vera natura
e ai problemi del luogo.
Un esempio, invece, di augmented reality in un
sito archeologico è Lifeplus, prototipo di sistema per la visita con realtà aumentata testato a
Pompei. Il turista si può muovere nel sito archeologico e, grazie a occhiali 3D, può visualizzare in tempo reale monumenti, oggetti e brevi scene animante sovrimposte allo scenario archeologico che si sta visitando in quel momento. Il rilevamento della posizione del turista avviene attraverso DGPS e Digital Compass e garantisce la precisione del geoposizionamento
continuo. Un progetto pregevole soprattutto per
l’alta qualità e la velocità del caricamento delle
immagini (real-time; tracking rendering e composizione dell’immagine aumentata attorno ai
200 ms), nonché l’attenzione alla cura dei dettagli dagli abiti e la mimica dei personaggi, alle
ambientazioni naturali. Questi tipi di progetto
sono importantissimi anche per controllare il flusso di turisti nei siti archeologici, guidandoli e sen-
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sibilizzandoli, frenando e gestendo così l’irrimediabile deterioramento dei siti stessi.
L’innovazione tecnologica diventa cruciale nella
scelte di rilancio dell’offerta turistica. I servizi su
tecnologia mobile devono essere integrati con il
resto della rosa dei servizi offerti dal Paese dando nuova linfa soprattutto a quel patrimonio culturale irripetibile che l’Italia può vantare. La diffusione capillare delle tecnologie mobili rappresenta un’opportunità unica per una comunicazione
e un’offerta capillare e ubiqua per i turisti. Ma se
siamo ad un’era matura delle reti di trasmissioni
di dati, con il Wi-Fi che rappresenta una certezza dal punto di vista dello standard e permette
sia l’accesso alla rete Internet che la determinazione della posizione dell’utente per i servizi location based, la scelta dei device su cui offrire i
servizi non ha una direzione specifica visto l’ampia gamma e il continuo avvicendamento di nuovi modelli e software. Inoltre le imprese che producono le tecnologie non vedono ancora un ritorno economico da contenuti e software pensati per i servizi turistici, dunque non investono
in questa direzione. Dunque, il “disordine” tecnologico si somma alla miopia delle Istituzioni che
producono quella disorganizzazione davanti agli
occhi di tutti nel gestire un turismo archeologicoculturale secondo dei principi scientifici.
Turismo alternativo
Ma le nuove tecnologie ci possono consentire
di assecondare e gestire anche i flussi che nascono dalle nuove tendenze del turismo cosiddetto alternativo. Comunità sempre crescenti,
infatti, si spostano in tutto il mondo alla ricerca
di luoghi che possano appagare i loro interessi
che non corrispondono a quelli del turismo tradizionale. Una di queste è quella composta ad
esempio dagli appassionati di diving che costruiscono i propri viaggi su percorsi e location
che permettono immersioni in mare aperto. Comunità dunque nomadi per definizione, proprio
perché fuggono dalle località tipiche del turismo
di massa, trovandosi spesso lontani dalle aree
urbane e con pochissime risorse tecnologiche
a loro disposizione. Ma se a questi turisti non si
possono offrire i servizi diretti di cui abbiamo
parlato in precedenza soprattutto per le difficoltà di connessione e di copertura dei vari se-
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NOMADICITÀ, TURISMO E TECNOLOGIE WIRELESS T4-
gnali di rete mobile, si possono costruire per loro, anche se indirettamente, dei servizi preziosi
grazie ai sistemi di rilevamento GPS. Si possono utilizzare questi sistemi, infatti, per particolari applicazioni topografiche, per disegnare
nuove cartografie enhanced, per costruire sistemi informativi geografici (GIS) che permettono l’acquisizione, la registrazione, l’analisi, la visualizzazione e la restituzione di informazioni derivanti da dati geografici.
Un’applicazione interessantissima di questo tipo è Archeomar, un progetto del Ministero per i
Beni e le Attività Culturali che mira al censimento e al posizionamento georeferenziato del patrimonio archeologico marino sommerso, un altro
serbatoio di meraviglie incredibile del nostro Paese. Il passo successivo è quello di definire una
cartografia vettoriale della costa e dei fondali con
rilevamento topografico satellitare DGPS delle
aree di interesse archeologico. Un servizio che
può rivelarsi interessantissimo per la mole crescente di turisti che si dedicano al diving e si muovono proprio in relazione alla possibilità di ammirare tesori sommersi nelle profondità marine.
Questo tipo di mappature possono dunque fornire delle carte ad hoc che mettano in relazione
siti di particolare interesse per il turismo alternativo, ma anche del turismo archeologico-culturale più ricercato, con il contesto ambientale, geologico e antropologico, permettendo di definire
adeguate pratiche di fruizione economica e turistica delle aree interessate, ma anche di sensibilizzare i turisti alla tutela ambientale di posti spesso eccezionali e immutati nella loro bellezza proprio perché poco conosciuti e inesplorati.
Il sistema cartografico GIS è dunque un servizio che si può rivelare utilissimo per la governance del territorio più che per la fruizione turistica diretta, ma che può diventare un asset fondamentale proprio per venire incontro alle esigenze di questi nuovi turismi nomadi.
Dialogo continuo
Ma tutto questo deve necessariamente passare da una rinnovata vision di governo e coordinamento del settore, un dialogo continuo tra
strutture ricettive, enti turistici e culturali del territorio e Pubbliche Amministrazioni.
Le politiche del turismo e del cultural heritage tendono a stabilire dei buoni manifesti teorici e reto-
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rici, non solo scarsamente innovativi, ma anche
raramente applicabili. Manca una governance seria del turismo che da un lato costituisca gruppi
di ricerca che uniscano archeologici ed informatici, ma anche sociologi del turismo ed esperti di
trasferimento tecnologico e dall’altro non manchi di finanziare progetti validi che non trovano
un modello di business e rimangono troppo spesso nella loro fase prototipale.
Le applicazioni tecnologiche in campo turistico
e specialmente in quello del turismo culturale, sono una chance decisiva per coniugare turismo,
qualità e sostenibilità dell’offerta turistica.
A questo proposito un gruppo di imprese, di università e di centri di ricerca di Roma e del Lazio,
hanno appena lanciato una proposta, che la Regione Lazio ha accolto e che si appresta a presentare al MIUR, di un “distretto tecnologico dell’ICT
per i Beni e le Attività Culturali” per riqualificare l’offerta di Beni e Attività Culturali che tanta parte hanno nella crescita dell’offerta turistica.
Il valore aggiunto dei Beni e delle Attività culturali
è pari circa a 15 miliardi di Euro e permette l’occupazione di circa 400.000 persone nel nostro
Paese. Da qui l’esigenza di un’attenzione forte che,
attraverso l’uso delle tecnologie ICT e delle nuove piattaforme di comunicazione mobile e nomadica, permetta una fruibilità in remoto e in tempo
reale di Beni e Attività che costituiscono un elemento di arricchimento complessivo di una società. Vari economisti, tra cui J. Nef negli Stati Uniti e Paolo Leon in Italia, hanno sottolineato il nesso tra crescita culturale, innovazione e sviluppo
economico. D’altro canto, Robert Florida con le
sue 3 T (Tecnologia, Talenti e Tolleranza) ha coniugato in maniera non dissimile il rapporto tra i processi di sviluppo e quelli di creatività che nascono
proprio in un ambiente culturale attivo e aperto.
Per questa ragione quando si parla di tecnologie
ICT, di comunicazione wireless che permette la
comunicazione everywhere, si introduce un discorso che riguarda in maniera indiretta il turismo e in
ogni caso l’esperienza culturale, ma che, in tutti i
casi, ha una connotazione non limitata ai suoi
aspetti specifici, ma allargata a quelli complessivi
di sviluppo e competitività di un paese.
Gianni Celata Docente di Economia della
Comunicazione, Università “La Sapienza” di
Roma, con la collaborazione di Marco Stendardo
I quaderni di
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Ubiquo è bello:
come viaggiare senza portatile
e senza sentirne la mancanza
idea di convergenza risulta sempre più
legata ad una soluzione mobile e leggera, a differenza del passato quando il terminale d’elezione era il televisore o il computer.
Il telefono è naturalmente visto dagli utenti come terminale di servizi convergenti.
È quanto emerge da un rapporto dell’Istituto per
la Competitività presentato a Roma lo scorso
gennaio: un’analisi delle notizie riguardanti i tre
principali terminali - telefono, televisione, computer - apparse sul Financial Times tra il 1982
e il 2006 mostrano un deciso recupero del telefono rispetto al televisore ma soprattutto rispetto a computer.
Le cause sono la richiesta di mobilità, la personalizzazione spinta dell’oggetto telefono, e il crescente numero di funzioni che il telefono racchiude in
sé. La presentazione del nuovo telefono dell’Apple ne è un esempio: la funzione primaria cessa
di essere quella di strumento di comunicazione
interpersonale e diventa quella di media player.
Tuttavia il telefono presenta dei limiti quando l’attività lavorativa richiede di portare con sé quantità considerevoli di Giga in documenti, filmati,
ecc., oppure quando dobbiamo consultare archivi o accedere al nostro computer in ufficio.
Per quanto le dimensioni delle memorie siano
L’
ridotte, e teoricamente siamo in grado di trasportare decine di giga in una scatoletta
12x7x1,5cm, non riusciremmo mai a ricreare il
nostro ambiente di lavoro.
Ripercorrendo la storia delle memorie “trasportabili”, si nota come siano cambiate sia le dimensioni che le capacità. All’inizio furono i dischetti,
grandi ma di scarse dimensioni, sostituiti da altri
dischi più piccoli ma di maggior capienza. L’ultimo compagno di viaggio è la penna USB, che
dai 64Mb dei primi modelli è cresciuta vertiginosamente andando a sfiorare i 20Gb attuali attraverso un’inarrestabile corsa. La pennetta è diventata, per inciso, anche uno status symbol: pennette modellate come i personaggi di Guerre Stellari, a forma di mattoncino Lego, addirittura d’oro e ricoperte di pietre preziose si sono affiancate a quelle più classiche in plastica e metallo andando quasi a perdere la loro originale funzionalità per ricoprire quella di oggetto di moda.
Non sono diminuite solo le dimensioni dei sistemi d’immagazzinamento, ma anche quella dei
sistemi di elaborazione: in tutti gli aeroporti o sui
treni, ogni viaggiatore business (e non solo) ha
il suo portatile con cui lavora, gioca, guarda un
film o naviga in Internet. Un enorme salto tecnologico che è iniziato con gli ingombranti “tra-
FIGURA 4. DIFFUSIONE DELLA BANDA LARGA IN ITALIA.
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UBIQUO È BELLO: COME VIAGGIARE SENZA PORTATILE E SENZA SENTIRNE LA MANCANZA
FIGURA 5. SCHERMATA DI DOCS&APPLICATIONS DI GOOGLE.
sportabili” ed ha portato a macchine di ridottissime dimensioni, quasi come un quaderno.
Stando al contesto descritto sinora, una definizione appropriata per lavoro ubiquo potrebbe
essere: lavoro svolto ovunque, portando con sé
strumenti e mezzi personali compresi documenti e software, ossia quanto necessario allo svolgimento delle proprie attività.
Tale soluzione ha il vantaggio di essere semplice ed efficace: inoltre rende l’utente indipendente, anche se spesso viene a mancare
proprio l’unico documento indispensabile, rendendo inutili i Giga di documenti nonché il povero portatile. Tra l’altro non va dimenticato
che il laptop, seppur piccolo, non è certo ancora uno strumento da taschino: non è un palmare che però, come abbiamo già rilevato,
non fornisce quella praticità d’uso necessaria
a svolgere lunghi lavori.
C’è poi un non banale problema di sicurezza:
si corre infatti il rischio di dover portare con sé
materiale riservato, che guarda caso è già pronto in una invitante confezione, la pennetta o meglio ancora il portatile, che possono attirare le
indesiderate attenzioni di persone interessate
ad un economico cambio di proprietario.
Anche il concetto di lavoro ubiquo si è evoluto.
Una delle ragioni che hanno favorito tale evoluzione è stata la diffusione della banda larga.
I dati dell’ultimo rapporto Assinform (Rapporto
Assinform sull’Informatica, le telecomunicazioni e i contenuti multimediali 2006, AITech-As-
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sinform/NetConsulting) per quanto riguarda il
numero degli accessi a banda larga in Italia sono confortanti: tra il 2004 e 2005 c’è stato un
aumento di oltre 2 milioni di utenti - corrispondente ad un incremento del 52,4% - sia per la
xDSL, che è cresciuta del 52,9% arrivando a
quasi sei milioni e mezzo di utenti, che per la fibra ottica, che è arrivata a 300.000 utenti con
un incremento del 40,1%.
La tendenza si è mantenuta anche nel primo semestre del 2006, con un aumento di ben il 37,2%
rispetto allo stesso periodo del 2005: si è arrivati
a 7,545 milioni di utenti (Fig. 4). Questa crescita è
stata inoltre accompagnata da un aumento della
velocità di connessione e da un sfruttamento della capacità con servizi sempre più innovativi.
Se questo è il quadro italiano, nel resto del mondo industrializzato la situazione è molto più rosea.
Siamo quindi in uno scenario in cui parlare di lavoro ubiquo vuole dire: ritrovo il mio ufficio, i miei
strumenti, i miei documenti, i miei applicativi, lo
stesso desktop ovunque sia. Il concetto di base
è semplice: se in ogni computer con cui posso
collegarmi riesco ad avere una situazione identica a quella del mio ufficio o di casa perché portare con me ingombranti, pesanti strumenti e documenti sensibili?
Le soluzioni che si affacciano al mercato sono
sempre più numerose, ma probabilmente nessuna è accattivante come quella proposta da uno
dei marchi più famosi dell’informatica, Google. In
questo caso, il nome è una garanzia che attira gli
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utenti, come tutti gli altri servizi e tool che l’azienda di Mountain View ha proposto in questi anni.
In questo caso Google non è stata la prima azienda a proporre questa idea, ha però personalizzato il concetto realizzando Docs&Spreadsheet (Documenti e Fogli di Lavoro nella versione italiana
mostrata in Fig. 5) che ormai molti conoscono e
usano con profitto. Grazie a questi servizi, è possibile memorizzare online, sui capienti e remoti dischi della società, i propri documenti Word e i fogli di lavoro Excel: a breve saranno possibili anche altri formati, come ad esempio Powerpoint.
Ai già abbondantemente dichiarati vantaggi di
questa nuova filosofia del lavoro ubiquo, cugino evoluto del telelavoro, se ne aggiungono altri, come ad esempio la condivisione dei documenti. A chiunque sia capitato di dover realizzare un lavoro a più mani, sa quanto sia difficile districarsi tra le varie versioni attraverso successivi di scambi di email, oppure sincronizzare le varie parti che contribuiscono all’insieme.
Se il sistema gestisce, attraverso meccanismi di
revisioni, l’accesso contemporaneo da parte di
più utenti al documento, le modifiche apportate
sono visibili e condivise da tutte: alla fine il proprietario del documento approva quelle ritenute
soddisfacenti che diventano quindi definitive.
I vantaggi di gestire la condivisione attraverso
un sistema condiviso su web sono evidenti. D’altra parte questo è già stato dimostrato dai vari
sistemi wiki, che hanno dato origine ai siti Wikipedia, diffusi in tutto il mondo.
I requisiti per usare il sistema di Google sono
minimi: un elaboratore, senza alcuna distinzione del tipo di piattaforma superando quindi anche problemi di incompatibilità tra piattaforme,
e una connessione a banda larga.
Anche il risparmio di denaro è un fattore che
gioca a favore di questa soluzione.
In una soluzione residenziale, c’è bisogno di una
licenza del software utilizzato per ogni macchina
su cui è installato: possiamo calcolare una media
di tre licenze per ogni applicativo nel caso tipico
di un utente in mobilità che possedesse tre calcolatori, uno a casa, uno fisso in ufficio e un laptop. I costi sostenuti sono alti. Nel caso ubiquo,
non solo l’eventuale licenza sarebbe indipendente dal numero di macchine possedute dall’utente perché legata alla singola persona, ma potreb-
APRILE 2007
be essere assolutamente superflua perché la suddetta suite dovrebbe essere messa a disposizione da Google. Al momento l’uso è assolutamente gratuito, e tale dovrebbe rimanere.
Un altro aspetto è legato alla sicurezza. La memorizzazione remota dei dati è vantaggiosa,
ma presenta anche una vulnerabilità. Il vantaggio è chiaro: la vita dei nostri dati non è più
vincolata dalla salute dell’hardware che lo ospita ma dipende da quella dei grossi sistemi in
cui è immagazzinata. Generalmente questi sono prodotti industriali caratterizzati da una
maggiore robustezza e, soprattutto, soggetti
a politiche di backup e protezione contro
shock e attacchi informatici. Il rischio è, invece, legato al possibile tentativo di furto informatico cui può andare soggetto un qualsiasi
utente che trasmetta i propri dati su Internet.
In qualsiasi punto del collegamento che si viene ad instaurare tra sorgente e destinazione
potrebbe verificarsi un tentativo di furto, noto
col nome di sniffing avente l’obiettivo di realizzare una copia dei dati in transito in quel
momento per utilizzarli a fini di lucro. Proteggersi contro questi furti è possibile e costituisce una dura sfida che quotidianamente pone di fronte hacker e sistemisti di rete.
Il sistema di Google è solo un primo passo verso una vera ubiquità. Questa visione è parte del
paradigma dell’ubiquitous computing secondo
cui molti computer servono tanti utenti, in un
modo completamente trasparente per loro. Il
concetto non è nuovo, risale almeno al 1996 ad
opera degli scienziati dello storico Xerox Parc:
questa filosofia fu anche definita come the age
of calm technology. I computer, le applicazioni
fanno un passo indietro e si situano nel background delle nostre vite, nel senso che non appaiono più in primo piano pur rimanendo sempre presenti e forse più affidabili e sicuri.
L’ubiquità, insieme allo sviluppo delle reti di nuova generazione da cui non può prescindere, promette di rendere più facile il nostro lavoro futuro, abolendo ogni barriera spazio-temporale e
favorendo la circolazione di informazioni, conoscenza e contenuti di varia natura.
Daniela D’Aloisi e Raffaele Nicolussi
Fondazione Ugo Bordoni
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MOBILITY: OPPORTUNITÀ PER LE PERSONE E LE AZIENDE
Mobility: opportunità
per le persone e le aziende
successo dei dispositivi mobili nel
nostro Paese continua ad essere
sorprendente: la diffusione di notebook, telefoni cellulari e palmari con navigatori GPS testimonia la crescente consapevolezza, da parte di tutte le tipologie di utenti,
delle potenzialità delle tecnologie wireless.
In azienda, le tecnologie mobili contribuiscono a migliorare la produttività e semplificare i
processi interni ed esterni, rendendoli più efficienti ed efficaci. I professionisti mobili hanno necessità di avere costantemente accesso alla posta elettronica, ai dati e alle applicazioni aziendali, estendendo il concetto di
rete oltre i confini dell’ufficio. La possibilità di
rispondere a una richiesta in qualsiasi momento e da qualunque luogo, ovvero essere
produttivi sul territorio come in sede, facilita
l’attività lavorativa e aumenta l’operatività di
ogni persona e, di conseguenza, quella complessiva dell’impresa.
Da un altro punto di vista, le tecnologie mobili aprono la strada a modalità di lavoro più
flessibili e adattabili alle singole esigenze delle persone, che hanno l’opportunità di gestire meglio i tempi dell’attività professionale e della vita privata. In questo scenario,
pervasività e convergenza sono le nuove parole chiave, con il conseguente diffondersi
di dispositivi che, in un unico prodotto, combinano la capacità di navigare su Internet,
ricevere e-mail, telefonare, verificare l’agenda e i contatti.
Il computer è diventato quindi uno strumento decisamente personale sul quale ciascuno di noi conserva la propria esperienza lavorativa e privata, fatta di dati, documenti,
messaggi e-mail, fotografie e video. Da sempre attenta all’evoluzione del mercato e delle esigenze dei clienti, HP si è posta l’obiettivo di rendere il computer ancora più personale e strettamente collegato alle esigenze individuali. HP è oggi in grado di offrire una
gamma completa di soluzioni, all’interno del-
IL
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la quale i clienti business e consumer possono scegliere il prodotto, le periferiche, gli accessori e i servizi post-vendita più adeguati alle proprie necessità specifiche. In particolare,
per ciò che riguarda le soluzioni mobili, HP
propone notebook, tablet PC, palmari, fotocamere digitali e stampanti wireless che consentono di cogliere tutte le opportunità delle
tecnologie di ultima generazione.
HP assicura ai clienti la più ampia flessibilità
anche nella selezione e l’acquisto dei prodotti. La capillare rete dei partner HP, presente
su tutto il territorio italiano, permette infatti di
scegliere il rivenditore più adatto e più vicino,
con la certezza di trovare l’esperienza, le competenze e la qualità tipiche di HP.
Due casi di successo
AEROPORTI DEL GARDA
Aeroporti Sistema del Garda, di cui fanno parte il Valerio Catullo di Verona Villafranca e il
Gabriele D’Annunzio di Brescia Montichiari, è
oggi uno dei più importanti comprensori d’Europa. Negli ultimi anni, ha visto incrementare
il traffico di merci e passeggeri e, di conseguenza, la complessità delle infrastrutture da
gestire. Per ottenere il massimo dell’efficienza, le attività di manutenzione degli scali sono state affidate a una società controllata, ADG
Engineering, che si occupa anche dello sviluppo delle soluzioni IT a supporto dei processi aeroportuali.
Una delle esigenze più critiche che ADG Engineering ha dovuto affrontare è il monitoraggio delle piste di atterraggio e decollo. Considerando l’estensione delle piste e la necessità
di localizzare con la massima precisione le
anomalie o i guasti, lo staff tecnico aveva bisogno di un dispositivo mobile che offrisse,
oltre alle funzionalità tipiche di un palmare, anche la fotocamera, il sistema GPS e la con-
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nettività wireless. Dopo attente valutazioni, è
stato scelto l’HP iPAQ hw6915.
“Attraverso un’applicazione software dedicata, l’operatore utilizza il palmare HP per acquisire la posizione tramite il sistema GPS,
scattare le foto del guasto e memorizzare il
rilievo effettuato”, ha spiegato Paolo Zanelli,
presidente di ADG Engineering. “I dati vengono mantenuti localmente sul palmare e successivamente trasferiti sul server di Aeroporti del Garda, sincronizzando l’applicazione via
rete wireless”.
Tutti i dati vengono gestiti dal sistema informativo della Direzione Infrastrutture, che analizza statisticamente le aree più soggette ad
usura, ne studia le cause e programma gli
interventi di manutenzione preventiva. La soluzione sviluppata sul palmare HP iPAQ
hw6915 consente anche il monitoraggio e la
mappatura degli ostacoli intorno all’aeroporto, in modo da mantenere gli standard di sicurezza delle piste e quindi del decollo e atterraggio degli aerei.
“L’adozione del palmare HP iPAQ hw6915 ci
ha consentito di ottimizzare le nostre risorse,
facendo risparmiare tempo prezioso al nostro
staff addetto alla manutenzione nella localizzazione dei guasti”, ha commentato Antonio
Zerman, Direttore Infrastrutture di Aeroporti
del Garda. “Vista la dimensione delle piste, il
sistema GPS integrato ci ha davvero agevolato e ci permette di lavorare in maniera più
efficiente e tempestiva”.
STUDIO SAVIOLI
Fondato a Genova nel 1982, Studio Savioli
offre servizi di progettazione a 360° e si distingue per la massima cura del particolare e
i più alti livelli di qualità dei materiali. Negli ul-
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timi anni lo Studio ha maturato una significativa esperienza nelle realtà virtuali applicate all’architettura e al design, nello sviluppo di modelli tridimensionali e nelle presentazioni mediante real-time rendering.
Dovendo visitare i clienti per proporre le diverse soluzioni elaborate, lo Studio aveva necessità di dotarsi di una workstation mobile che fosse sufficientemente potente da supportare i
software di progettazione, ma al tempo stesso
leggera e con una buona batteria. Con il supporto di Mantero Sistemi, HP Preferred Partner,
lo Studio ha scelto l’HP Compaq nw8240, che
si è rivelata affidabile, robusta e performante.
Nel 2006 Studio Savioli ha seguito lo sviluppo
di un importante intervento edilizio, progettato
dall’arch. Tonini, per residenze di lusso in Liguria, nella Riviera di Levante. Lo Studio si è occupato sia della parte grafica, sia della comunicazione visiva. Il progetto prevedeva anche la
simulazione del panorama che si sarebbe visto
dagli appartamenti in costruzione: utilizzando la
mobile workstation HP, sono stati preparati tutti i materiali idonei alla presentazione del prodotto e di supporto alla vendita.
“L’utilizzo della mobile workstation HP ci ha
consentito di ottenere ottimi risultati e incrementare il nostro business. Per continuare a
crescere, dobbiamo accettare nuove sfide e
nuovi progetti che richiedono una dotazione
IT sempre più sofisticata. Per questo stiamo
pensando di sostituire la macchina attualmente in uso con un modello più recente e più potente, che ci consentirà di migliorare ulteriormente la qualità del servizio offerto”, ha concluso Alessandro Savioli, fondatore di Studio
Savioli.
Agostino Santoni General Manager
HP Personal Systems Group
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MOBILITY: OPPORTUNITÀ PER LE PERSONE E LE AZIENDE
Città e altre aree Wi-Fi
Sono tante ormai le città che hanno realizzato delle vaste coperture con tecnica Wi-Fi permettendo agli utenti svariati servizi in nomadicità. L’esempio più noto è quello di Filadelfia, dove il comune ha creato una società senza fini di lucro, la Wireless Philadelhia. Obiettivo: costruire un network su 135 miglia quadrate, capace di far accedere ai servizi Internet oltre un milione e mezzo di persone. Investimento: 50 milioni di dollari in cinque anni. Ma sono molte le città negli USA in cui gli amministratori locali vedono nelle reti Wi-Fi una
fondamentale metodologia per offrire servizi ai cittadini. Tra queste ricordiamo Cleveland, l’area di Hollywood
a Los Angeles, San Francisco, New Orleans, Madison e Tempe. In Europa sono due le città che hanno avviato
progetti per la grande diffusione Wi-Fi: Parigi e Amsterdam. Altra città europea che ha creato una infrastruttura wireless per eminenti esigenze di sicurezza è Londra dove l’amministrazione autonoma del centro, Westminster City Council, utilizza telecamere Wi-Fi per la videosorveglianza. Maggiori dettagli possono essere
trovati sul sito: h t t p : / / w w w . d i s t r e t t o i c t . i t / c m s / u p l o a d s / 2 5 9 9 4 4 3 c e 2 3 d c 8 0 4 0 d 0 . 5 9 9 2 4 9 7 4 . d o c
In Italia uno dei principali esempi è quello del Comune di Roma che ha attivato reti Wi-Fi in alcuni parchi
cittadini come Villa Borghese, Villa Torlonia, Villa Ada e Villa Pamphili e in alcune zone del Centro storico.
Di Roma Wireless se ne è parlato nel Quaderno di Telèma di settembre 2006. Altre città che hanno realizzato vaste coperture Wi-Fi sono Milano, Bologna, Torino, Reggio Emilia e Catania. Oltre alle grande città
sono ormai tanti i piccoli e medi comuni che hanno realizzato ampie coperture Wi-Fi. Citiamo alcuni esempi nella Puglia come Putignano e Ostuni. Le reti Wi-Fi vengono viste come delle grandi opportunità dal
punto di vista turistico. Negli Usa sono sempre più i porti turistici con hotspot Wi-Fi che consentono connessioni a banda larga anche ai natanti (entro 50 km dalla costa). In Italia il porto di Nettuno è stato uno
dei primi nel mondo a dotarsi di una rete Wi-Fi (vedi Quaderni di Telèma ottobre 2004). Fra i Wisp più atwww.bluwireless.i t ), un operatore nato per fornire connettività witivi in questo settore c’è Bluwireless (w
reless in ambito pubblico e che ha attivato hot spot Wi-Fi a Borgo Marinari a Napoli. Lo stesso ha fatto in
Toscana nella Marina di Cala Galera, a Porto Ercole. Dal canto suo Airware (www.airware.it), società specializzata nello sviluppo di soluzioni wireless per le aziende e promotrice del portale www.airgate.it - uno
dei principali siti di riferimento sul wireless - ha deciso di aprire un hot spot pubblico sulla spiaggia presso lo stabilimento balneare Albos Club di Fregene (Roma). Elitel ha attivato una collaborazione con la Rotonda di Ostia per garantire la navigazione in Rete in modalità Wi-Fi da tutto il comprensorio turistico.
IL PORTO DI NETTUNO (RM), UNO DEI PRIMI NEL MONDO AD INTRODURRE LA TECNICA WI-FI.
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I quaderni di
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La user experience
del nomadic computing
i no a poco tempo fa, il dispositivo
per accedere ai dati era unico e fisso (il computer di casa). Poi è diventato mobile con tutti i limiti di potenza di calcolo e di ricettività che conosciamo (come
nei palmari e nei cellulari di ultima generazione). Infine i dati dell’utente si sono spostati dal dispositivo del computer e hanno
cominciato a risiedere sulla rete.
F
Da ora in poi, avremo tanti dispositivi di
grande potenza always on, cioè sempre
connessi alla rete, che consentiranno agli
utenti di accedere a un computer di un Internet Point in qualsiasi parte del mondo, o
di utilizzare il proprio palmare camminando
per strada, per ritrovarsi con lo stesso desktop, gli stessi bookmark e, in alcune situazioni, gli stessi programmi a disposizione nel computer di casa. Il computer non
è più il contenitore di dati e informazioni
ma lo strumento per accedervi.
Il fenomeno descritto in queste poche righe
viene definito in molti modi, qui ci limiteremo a chiamarlo nomadic computing. Il termine è stato introdotto nel 1995 da Leonard
Kleinrock (Nomadic Computing – an opportunity. Computer Communication Review)
per descrivere sia l’uso di piccoli dispositivi portatili e senza fili per la comunicazione
e l’accesso alle informazioni, sia la capacità
delle tecnologie informatiche di permettere
la connessione anche in movimento.
Uno dei tratti più interessanti del nomadic
computing è la delocalizzazione dei dati che
ne facilita l’accesso, permettendo di accedervi da dispostivi diversi sparpagliati nell’universo web senza che sia chiaro dove
essi risiedano e svincolandosi dal problema di backup e procedure particolari di sicurezza. Il maggiore vantaggio è infatti proprio la protezione contro disastri hardware
APRILE 2007
che causano, spesso, la perdita totale o
parziale dei dati residenti sulla macchina
vittima del malfunzionamento. L’altro lato
della medaglia è però l’aumento del rischio
di hacking: i nostri documenti personali
viaggiano attraverso centinaia di computer e chilometri di fibra ottica prima di raggiungere la loro destinazione e durante
questi innumerevoli passaggi potrebbero
venire “spiati”.
Esistono diverse tecniche e tecnologie atte
a ridurre al minimo questo rischio ma seppur
basso, esso continua a esistere. D’altra parte, la delocalizzazione dei dati, l’accedere
sempre e dovunque, porta al superamento
dei propri limiti spaziali e temporali, eliminando o restringendo sempre più le differenze
tra vita privata e vita lavorativa.
Detto questo è chiaro che per il nomadic
computing non è più il caso di parlare di
usabilità, ma è meglio parlare di user experience. Il concetto di usabilità infatti è
strettamente legato al dispositivo con cui
l’utente può accedere ai suoi dati. Ma poiché ora può accedervi da qualunque luogo, il dispositivo non è più così importante, e quindi il concetto di usabilità non è
più sufficiente e si impone invece quello di
user experience.
Normalmente l’usabilità è definita come “il
grado con cui un prodotto (un’interfaccia,
un’applicazione, un servizio) può essere usato da specifici utenti per raggiungere specifici obiettivi, con efficacia, efficienza e soddisfazione, in specifici contesti d’uso”. Con il
nomadic computing, gli specifici contesti d’uso o ambienti non sono più così definiti e, a
priori, non si sa neanche quali siano.
La user experience definisce l’insieme delle sensazioni provate dall’utente durante
59
LA USER EXPERIENCE DEL NOMADIC COMPUTING
l’interazione con una applicazione, un servizio, al di là dello strumento che usa e dell’ambiente in cui si trova. Rispetto al nomadic computing, la user experience può tenere conto del modo in cui diversi ambienti influenzano l’interazione e contemporaneamente anche del modo in cui l’interazione con una determinata applicazione influenza i diversi ambienti.
Inoltre, come abbiamo detto, il nomadic
computing è una social technology che tende sempre più a integrare la vita privata con
quella lavorativa. La user experience può
offrire nuovi strumenti per definire e misurare questa integrazione, inserendo anche
aspetti più emotivi oltre all’efficacia, efficienza e soddisfazione, con cui si misurava l’usabilità. Non si tratta più di valutare l’uso,
l’interazione con un determinato servizio o
applicazione, ma si tratta piuttosto di migliorare la qualità della vita quotidiana
dell’utente.
Per ottenere una buona user experience con
il nomadic computing è importante che l’utente abbia la massima connettività in qualsiasi cosa faccia e che il flusso delle informazioni sia sempre ininterrotto e continuo: l’utente deve essere in grado di accedere ai suoi
dati in ogni momento senza vincoli tecnologici, legati al dispositivo o al tipo di connessione e attraverso dispositivi che siano davvero amichevoli e non invadenti. Niente deve
distoglierlo dal flusso creativo o lavorativo in
cui sta operando: la sua attenzione deve es-
60
sere rivolta all’azione da compiere non allo
strumento. Inoltre, un rischio col nomadic
computing è che gli utenti, potendo andare
continuamente avanti e indietro tra diverse
fonti di informazione e tra diversi canali, possano incorrere in incomprensioni, cambi di
prospettiva e errori di interpretazione.
Una progettazione basata sulla user experience può aiutare a mantenere la continuità dell’esperienza dell’utente. Quello che
bisogna assicurargli è la possibilità di costruire un’esperienza che colleghi tutto,
quello che Joel Grossman (Designing for
Bridge Experiences, UX matters, 2006) ha
definito come bridge experiences (esperienza-ponte).
Costruire una esperienza-ponte significa
garantire all’utente una continuità nel passaggio da un contesto a un altro. Permettergli di mantenere un modello mentale e
un’interazione omogenei nel passaggio da
un sito a un altro; da un dispositivo a un
altro; dal dispositivo al web; dall’hardware al software; dal mondo web a quello fisico e viceversa.
Raggiungere questo obiettivo è la sfida che
il design dell’interazione e la user experience saranno chiamati ad affrontare sempre
più nei prossimi anni.
Cristina Delogu, Andrea Bernardini
e Raffaele Nicolussi
Fondazione Ugo Bordoni
I quaderni di
CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI
Soluzioni WiMAX nomadiche,
tra fisso e mobile
discute molto delle promettenti capacità delle varie versioni di WiMAX
(Worldwide Interoperability for Microwave Access) WiMAX “fisso” e WiMAX “Mobile” e di come e dove queste nuove tecnologie possano essere utilizzate. In particolare, il
concetto di servizio nomadico o portatile viene spesso relegato alla definizione dello standard 802.16e WiMAX Mobile. È possibile pensare ad una modalità WiMAX nomadico a partire dallo standard “fisso” 802.16 della IEEE,
come viene proposto dalla TeleCIS Wireless
(CA), USA.
La nomadicità come risposta alle necessità di
gran parte del mercato mobile e primo passo
verso l’ubiquità su banda larga.
La tecnologia WiMAX ha sollevato l’interesse
e l’attrazione di tutta l’industria del Wireless
Broadband. Ciò è dovuto alle potenzialità ed
alla flessibilità della sua tecnologia che ne fanno l’obiettivo di molte applicazioni. Paradossalmente è proprio tale flessibilità a creare confusione su come e dove applicare lo stesso
WiMAX nel vasto mondo delle tecnologie Wireless attuali e future.
La stessa IEEE, creatrice dello standard
802.16, ha tentato di incasellare in qualche
modo questa tecnologia operando una distinzione fondamentale tra sistema operativo “fisso” e “mobile”. Lo dimostra lo standard
802.16-2004, che fa riferimento al sistema operativo fisso, e la versione attualmente in corso
di definizione 802.16e, che fa riferimento al sistema mobile. I due standard prima nominati,
benché utili a stimolare la discussione, nascondono tuttavia un terzo e importante modo operativo che sta a metà tra il “fisso” e il “fully mobile” cui spesso si fa riferimento come nomadico o portatile.
Il concetto di portabilità non è nuovo in generale, tuttavia non se ne è discusso molto fino
ad oggi tra gli esperti, in quanto si ritiene erroneamente che i requisiti tecnici dello strumento nomadico a disposizione dell’utente finale
Si
APRILE 2007
siano ben rappresentati dall’ultima versione
standard della IEEE, la 802.16e. Ma, da un
punto di vista tecnico, lo standard attuale
802.16-2004 della IEEE, se applicato nel modo giusto, può far da supporto a questo tipo
di operatività esattamente come l’802.16e, anzi può farlo più velocemente.
Con il chip WiMAX-compatibile TCW 1620, la
TeleCIS Wireless fornisce un supporto all’applicazione nomadica che va ben al di là dello
standard 802.16e, introducendo di fatto una
prima ondata di prodotti nomadici.
Nomadico: che cos’è e dove funziona
Il modo operativo nomadico (o portatile) serve
alla comunicazione radio su banda larga entro
una certa area quando l’utente o lo strumento finale sta fermo in un posto o si muove a
passo d’uomo entro quell’area. Ciò significa
che l’utente può collegarsi a una rete WiMAX
da casa, può portarsi al lavoro lo strumento
abilitato per WiMAX (PDA, laptop modem o
“handset”) oppure collegarsi alla rete WiMAX
dall’una e dall’altro. È anche possibile mantenersi collegati a WiMAX mentre ci si muove all’interno dell’area coperta dalla rete WiMAX.
Dal punto di vista del fornitore del servizio, questo significa “possedere” un cliente nell’intera
area, il che naturalmente aumenta le opportunità di “business”.
Contrariamente al “fully mobile”, il sistema WiMAX nomadic non è in grado di mantenere la
connessione alla rete mentre siete in auto e/o
treno ecc, ma serve in tutti quei casi in cui ad
esempio siete seduti a casa, su una panchina
al parco, vi muovete nelle vicinanze di casa o
camminate dal lavoro alla fermata dell’autobus
ecc. In altre parole il WiMAX Nomadic è la mobilità a passo d’uomo e il primo passo verso
l’ubiquità della banda larga.
L’analogia con un Wi-Fi Hot Spot espanso può
dare una prima idea della potenza di una rete
WiMAX nomadica. Mettendo a confronto Wi-
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SOLUZIONI WIMAX NOMADICHE, TRA FISSO E MOBILE
Fi e WiMAX, la superiorità di quest’ultimo come performance, QoS (Quality of Services) e
portata (in km quadrati) apre scenari di uso e
applicazioni molto più ampi per una zona WiMAX nomadica, dalle e-mail alle comunicazioni a voce, ai video-game, alla sicurezza della navigazione web e molto altro.
WiMAX e nomadico: subito
Come si è visto, un sistema o una rete in grado di sostenere la funzione nomadica risponde alle necessità di un mercato più vasto rispetto a un semplice WiMAX in modalità fissa. Fino ad oggi si è detto e accettato dall’industria in generale che la modalità nomadica
dovesse aspettare gli esiti dell’802.16e prima di poter lanciare prodotti capaci di operare in termici nomatici e di produrre profitto.
Tuttavia, quando si esaminano da vicino i requisiti della funzione nomadica, ci si rende
conto che così non è, e che una funzione nomadica è possibile con prodotti compatibili
con WiMAX fisso. Il limite di una eventuale distribuzione capillare della funzione nomadica
non è rappresentato dallo standard, ma dalla
messa in opera dello standard stesso e, più
in particolare, dagli ASIC (Application-Specific Integrated Circuit) che alimentano i prodotti WiMAX. Ad esempio, l’applicazione TeleCIS
Wireless TCW 1620 risponde ai requisiti di una
diffusione del WiMAX nomadico e offre agli
operatori servizi avanzati e maggiori opportunità di guadagno prima dell’arrivo della mobilità totale su banda larga.
Requisiti nomadici: lo standard
I requisiti principali di una funzione nomadica dipendono dal fatto che gli strumenti utilizzati sono portatili e quindi alimentati a batteria. Questo problema è stato affrontato con lo standard
802.16-2004, che permette un’applicazione opzionale chiamata sotto-canalizzazione (subchannellization). Con questa tecnica non c’è bisogno che un CPE (Customer Premises Equip-
FIGURA 6. SCHEMA A BLOCCHI DELLA LOZIONE TECNOLOGICA INDIVIDUATA DALLA TELECIS WIRELESS;
IL SISTEMA QUI RIPORTATO È IL TELECIS TCW 1620.
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I quaderni di
CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI
ment) trasmetta al BTS (Base Transceivers Station) su tutti i le sotto-portanti (sub-carriers), ottenendo un sensibile risparmio energetico.
Nella prima versione dello standard 802.16e
viene usata la modulazione OFDMA (Orthogonal Frequency Division Multiple Access). Per
l’unità CPE o utente finale trasmetteranno unicamente su un piccolo sottoinsieme di toni.
Benché vi siano molte altre differenze significative tra i due standard in termini di risparmio
energetico per l’unità CPE, questa è la caratteristica più importante.
Quindi, un prodotto che può sostenere
l’802.16-2004 con la caratteristica opzionale
della sub-canalizzazione avrà la stessa efficienza energetica di uno strumento basato
sull’802.16e.
Requisiti nomadici: i prodotti
Poiché, sia lo standard 802.16-2004 che lo
standard 802.16e sono in grado di implementare la funzione nomadica e gli strumenti portatili, sono questi stessi prodotti che distribuiscono la banda larga nomadica. I requisiti di
uno strumento nomadico si basano in gran
parte sull’ASIC che supporta MAC (Media Access Control) e la compatibilità di PHY (Physical Layer), come pure sulla catena RF (Radio
Frequency). I requisiti dell’ASIC sono riassunti di seguito:
쩦 Consumo energetico (ricezione) – la durata della batteria è un punto fondamentale
degli strumenti portatili. Quindi è importante che lo standard sia in grado di sostenere
un’operatività di base che, a livello strettamente tecnico, riduca il consumo energetico. Ma l’applicazione di queste caratteristiche nel prodotto stesso deve fare di più. L’ASIC deve avere un’efficiente alimentazione,
per un consumo massimo di 800 mw quando è in stato di ricezione attiva.
쩦 Consumo energetico (trasmissione) –
poiché la maggior parte dell’energia si consuma in stato di ricezione, è altrettanto importante conservare l’energia anche nel modo “trasmissione”.
APRILE 2007
Questo si risolve in qualche modo con la
sub-canalizzazione, una caratteristica opzionale del WiMAX. Può essere ulteriormente migliorata quando vengono usate anche
tecniche quali “Transmit Diversity Combining” dal CPE al BTS, come avviene con il
TCW 1620.
쩦 Calore – strettamente legate alla portabilità sono la dimensione ridotta e la densità.
I chip per questi strumenti di solito sono inseriti in uno spazio minimo (come una PC
card -PCMCIA: Personal Computer Memory
Card International Association-) e quindi devono generare poco calore.
Naturalmente il calore e la potenza sono correlati quindi, quanta più energia un ASIC
consuma, tanto più calore sarà generato.
쩦 Footprint – gli strumenti portatili sono per
definizione piccoli e leggeri. Per la maggior
parte dei chip il peso non rappresenta un
problema. Ma per alcuni, lo spazio occupato (footprint) può essere davvero importante. Le dimensioni di un chip da utilizzare in
un PCMCIA, o addirittura in un “handset”,
non hanno grossi limiti, ma ovviamente più
piccolo è il chip, meglio è.
Quando si applicano tecnologie avanzate
come MIMO (Multiple Input, Multiple Output), per aumentarne ancora di più le prestazioni, si dovrà aver cura di mantenerne
non solo la potenza, ma anche la dimensione, il più possibile ridotte. La tecnologia
“smart” antenna MIMO permette di ottenere prestazioni fino a 8 volte superiori rispetto ai tradizionali apparati 802.11b/g (Wireless Local Area Network).
쩦 Performance or Range – è la copertura di
un portatile, maggiore sarà la sua “usabilità”
montando un WiMAX CPE in uno strumento piccolo come un PDA, non è possibile includere antenne ad alto guadagno, per
estendere la portata.
È quindi necessario che lo strumento sia
dotato della portata necessaria, o di dB
aggiuntivi di link budget, mediante tecnologie di processo del segnale quali quella
del MIMO.
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SOLUZIONI WIMAX NOMADICHE, TRA FISSO E MOBILE
Un esempio: l’approccio
TeleCIS Wireless nomadico
Avendo ottenuto l’equivalenza tra standard fisso e mobile, in termini di caratteristiche tecniche in grado di operare a basso consumo di
energia, la scelta di quali sono i chip che rispondono ai requisiti operativi della modalità nomadica per alimentare PDA, laptop e handset ricade sui fornitori di tale tecnologia. TeleCIS Wireless risponde a tutti questi requisiti con il suo
System-on-a-Chip TCW 1620, vedi figura 6. Il
chip è compatibile con WiMAX Mandatory e incorpora le caratteristiche opzionali di WiMAX.
Contiene anche le Rx Technologies® dell’azienda, cioè un pacchetto di caratteristiche che ne
aumentano la performance, tra le quali l’estensione della portata e basso consumo di energia.
Inoltre, l’ASIC integrato è dotato di capacità di
supporto di un 2 antenne MIMO CPE con un unico chip, che gli attribuisce le alte prestazioni necessarie per la modalità nomadica, in una soluzione tecnologica che non teme confronti.
Conclusioni
Il reale valore della tecnologia Wireless sta nella sua capacità di permettere all’utente finale
libertà di movimento durante la comunicazione. Lo standard WiMAX fisso avrà un’ampia
diffusione perché è capace di comunicare a
voce e per via telematica. Ma è la capacità di
gestire la banda larga in modalità nomadica
che permetterà una maggiore e forte diffusione di questo standard.
L’obiettivo del sistema Wireless è l’ubiquità
su banda larga, cioè la possibilità di connettervi ovunque e in qualunque momento. Con
la modalità nomadica dello standard IEEE
802.16-2004 e la compatibilità totale con il
WiMAX fisso, il mercato dei sistemi Wireless
su banda larga promette una crescita significativa sia in termini di innovazione sia in termini economici.
Ermanno Fionda Fondazione Ugo Bordoni
Le attività della Fondazione Ugo Bordoni sulle reti Wi-Fi
Il tema della nomadicità è stato uno dei principali temi di ricerca della Fondazione
Ugo Bordoni, ed è stato trattato sotto diversi punti di vista, primo tra tutti come supporto al Ministero delle Comunicazioni ed in particolare alla Direzione DGSCER. Sono state sperimentate diverse architetture di rete con test di Qualità del Servizio,
sono state implementate reti wireless in piccoli comuni (es. S. Giuliano dei Lombardi dopo il terremoto) e in grandi città (come ad esempio Lecce) e realizzando impianti particolarmente innovativi come ad esempio la Città della Scienza a Napoli.
Inoltre la Fondazione Ugo Bordoni, per conto del Ministero delle Comunicazioni, sta
curando il censimento degli hot-spot Wi-Fi. L’obiettivo di tale progetto è di realizzare uno strumento ad uso esclusivo del Ministero che potrà impiegarlo per proprie
finalità istituzionali consentendogli allo stesso tempo di avere una panoramica generale sulla diffusione e distribuzione di tali hot-spot sul territorio nazionale.
Il data base è in via di realizzazione e comprenderà informazioni riguardanti aspetti logistici, tecnici e di localizzazione del sito. Dai dati attualmente disponibili risulta che il numero di operatori WISP autorizzati per lo svolgimento di questa attività
sono circa 250, e la maggior parte di essi gestisce hot-spot di piccole dimensioni
soprattutto concentrati in strutture alberghiere.
Dario Di Zenobio e Massimo Celidonio Fondazione Ugo Bordoni
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I quaderni di