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I quaderni di A cura di Alberto Mucci Con la nomadicitá cambiano le abitudini Nomadicità. La parola sta comparendo nei dizionari, fino ad oggi fermi alla parola “nomade”, derivante dal greco “pascolare”, cioè cambiare continuamente la propria abitazione permanente. La nomadicità ha oggi ben altro significato, collegato all’applicazione delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Significa la possibilità operativa di essere sempre e comunque, anche quando ci spostiamo, in collegamento con l’universo mondo, partecipi della società della comunicazione. Nel numero di ottobre 2006 di Telèma ci siamo occupati dei dispositivi (il terminale, il PC, ecc.) che permettono di collegarci alle reti. (“Siamo nell’epoca del TUTTOFONINO” abbiamo scritto, coniando anche in questo caso una parola che riassume il significato dello strumento e il suo utilizzo). In questo numero ci occupiamo, facendo parlare come di consueto esperti e tecnici, di come la crescente diffusione della nomadicità stia cambiando il modo di vivere e di operare di ciascuno di noi; di come si abbiano ricadute sull’attività economica, sulle imprese, sui servizi pubblici e privati. Le trasformazioni sono profonde e continue. La nuova tecnologia è un dispositivo che permette la connessione costante con le reti e quindi di comunicare con radio a banda larga e con costi definiti quasi nulli. I risultati vengono giudicati positivi. Gli esempi si susseguono. Basta oggi un’antenna per dare vita ad un punto di accesso alla rete Wi-Fi e quindi a tutte le reti. Così in un aeroporto, in un supermercato, in una università, in un grande condominio. L’apertura di nuove porte è incessante… Supplemento al numero 245 di aprile 2007 di indice La nomadicità nell’evoluzione delle telecomunicazioni 43 Le tecniche per la nomadicità 45 Nomadicità, turismo e tecnologie wireless 50 Ubiquo è bello: come viaggiare senza portatile e senza sentirne la mancanza 53 Mobility: opportunità per le persone e le aziende 56 La user experience del nomadic computing 59 Soluzioni WiMAX nomadiche, tra fisso e mobile 61 Le attività della Fondazione Ugo Bordoni sulle reti Wi-Fi 64 Il quaderno di Telèma è stato realizzato dalla Fondazione Ugo Bordoni (Presidente il Prof. Giordano Bruno Guerri, Direttore Generale il Consigliere Guido Salerno Aletta, Direttore delle Ricerche l’ing. Mario Frullone). Coordinatore del Quaderno: Francesco Matera e Gianni Celata. Hanno collaborato: Agostino Santoni, HP Personal Systems Group; Marco Stendardo, Università “La Sapienza”; Andrea Bernardini, Massimo Celidonio, Daniela D’Aloisi, Cristina Delogu, Dario Di Zenobio, Ermanno Fionda, Raffaele Nicolussi, Luca Rea, Fondazione Ugo Bordoni. SONO USCITI NEL 2006/2007: 2005/GENNAIO 2006 FEBBRAIO 2006 D-cinema dalla pellicola al file MARZO 2006 Il “punto” sulla firma digitale in Italia APRILE 2006 La casa digitale apre nuove porte MAGGIO 2006 Politica industriale e terrorismo: l’importanza dell’“intelligence” GIUGNO 2006 LUGLIO/AGOSTO 2006 SETTEMBRE 2006 OTTOBRE 2006 NOVEMBRE 2006 2006/GENNAIO 2007 FEBBRAIO 2007 MARZO 2007 Le sfide 2006 della Tecnologia della lingua DICEMBRE Tv, dati e telefono si fondono sempre di più La TV ad Alta Definizione sul trampolino di lancio Accesso radio: wimax in “pole position” E ora siamo nell’epoca del “TUTTOFONINO” Il digitale offre al cinema nuovi spazi di diffusione La domanda di comunicazione chiede di aggiornare Internet Modelli di business per le tv locali Cresce la multimodalità nella comunicazione DICEMBRE CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI La nomadicità nell’evoluzione delle telecomunicazioni ra le novità che il mondo dell’ICT ci ha fornito negli ultimi 5 anni quella della connessione dei PC alle reti di telecomunicazioni senza fili è sicuramente una delle più interessanti, almeno per le sue potenzialità. Questa modalità di connessione, che è ottenuta mediante una trasmissione via radio, è stata definita nomadicità, in quanto l’utente può rimanere connesso alla rete TLC pur spostandosi all’interno di un area coperta da questo servizio via radio. La tecnologia più nota che permette la nomadicità è quella delle Wireless LAN (WLAN) ed in particolare quella definita dallo standard IEEE 802.11, più conosciuto col termine Wireless Fidelity (Wi-Fi). Dal 1999, quando è stato approvato lo standard 802.11b, che è stato poi il più utilizzato, tantissime sono state le applicazioni e molte le strategie che sono state pensate per l’evoluzione nel campo delle TLC. Possiamo dire che nel 2002 iniziò la profonda diffusione delle reti WLAN e si cominciò a diffondere il concetto di nomadicità. Ovviamente nacque anche la necessità di una regolamentazione di queste reti e in Italia nel 2003 venne introdotto il Decreto Ministeriale per la regolamentazione dei servizi Wi-Fi ad uso pubblico in locali aperti al pubblico o in aree confinate a frequentazione pubblica quali aeroporti, stazioni ferroviarie e marittime e centri commerciali; tale regolamentazione venne poi estesa a tutto il territorio nazionale con il Decreto del Ministro Landolfi. Le reti Wi-Fi iniziarono anche ad esser viste come tecniche per il superamento del digital divide ed in particolare per portare la larga banda in aree non coperte dal servizio ADSL, e non sono stati pochi gli esempi di zone in cui vennero realizzate delle reti ad hoc, specialmente in aree rurali. Nel Quaderno di Telèma di aprile 2004 fu già affrontato il tema del Wi-Fi per le comunità montane. Ciò che comunque portò alla profonda diffusione delle reti WLAN fu il concetto di vedere questa rete radio come un’appendice del- T APRILE 2007 la rete di accesso fissa e quindi come una rete che incrementava il valore della rete a larga banda. E così le reti WLAN si sono fortemente diffuse specialmente in ambienti indoor per fornire connessioni alla rete Internet senza fili e questo è avvenuto in particolare in ambienti pubblici con grandi affollamenti (stazioni, aeroporti…), in aziende, ma anche nelle abitazioni per liberarsi dal noioso e costoso problema della cablatura. Questi ambienti si sono sempre più ampliati sino a realizzare delle coperture per intere metropoli: è successo in alcune città come Filadelfia, sta avvenendo in tante altre città, anche in Italia come a Bologna, Roma e Milano. Oggi le reti WLAN sono viste come una enorme potenzialità per la diffusione di svariati servizi e costituiscono il valore aggiunto per molte attività. Ad esempio la presenza di ambienti Wi-Fi è divenuta una delle caratteristiche che arricchiscono la recettibilità degli alberghi e certamente una rete Wi-Fi non può mancare in un centro congressi. L’enorme vantaggio per l’utente che scambia dati con una rete WLAN, rispetto ad una rete mobile (GSM, GPRS, UMTS) è innanzitutto il costo enormemente più basso della connessione; e questo sta facendo nascere una serie di iniziative per la distribuzione delle informazioni in ambienti circoscritti come ad esempio musei e percorsi turistici. Le reti WLAN sono anche viste come nuove reti per la telefonia. È ben noto che telefonando tramite le reti IP (tecnica nota come Voice over IP, VoIP, vedi ad esempio il Quaderno di Telèma di settembre 2005) si possono ottenere degli ottimi risparmi rispetto alla telefonia convenzionale. La tecnica VoIP, nata attaccando una cuffia e un microfono ad un PC connesso a sua volta alla rete di accesso fissa (sistema economico ma certamente un po’ scomodo), sta trovando proprio con le reti WLAN un ruolo straordinario in quanto la connessione può divenire sempre 43 LA NOMADICITÀ NELL’EVOLUZIONE DELLE TELECOMUNICAZIONI più mobile grazie a dispositivi sempre più piccoli. Oggi sono molti i terminali come cellulari e palmari che sono già presenti sul mercato e che possiedono la modalità Wi-Fi; il concetto è semplice: il terminale si connette alla rete WLAN se c’è copertura, altrimenti si connette alla rete mobile. Tra i principali fattori che spingono una così crescente diffusione dei dispositivi Wi-Fi, soprattutto per impieghi domestici, sono da sottolineare i costi contenuti e le tecnologie impiegate sempre più ottimizzate per la navigazione wireless. I PC portatili, in particolare i laptop, hanno autonomie in termini di durata che consentono di lavorare fino sei ore in assenza di rete elettrica, e sono dotati di processori Intel Centrino od equivalenti che montano a bordo tecnologie pensate per accessi ad Internet senza fili: un esempio è l’HSDPA (High Speed Downlink Packet Access) montato sui processori Intel Centrino che consente 14Mbps teorici contro gli attuali 2Mbps del WCDMA. I costi di questi macchine si aggira- no tra i 500 e i 2000 euro andando incontro a tutte le esigenze, i costi dei dispositivi Wi-Fi sono ancora meno onerosi, un dispositivo WiFi infatti più essere acquistato con un costo non superiori ai 100 euro. Questi motivi di “economicità” si aggiungono a tutti i vantaggi dovuti alla nomadicità e costituiscono soluzioni che oltre ad essere estremamente efficienti divengono anche accessibili. Le tecnologie nomadiche in questi ultimi anni si sono molto evolute: da un lato i terminali sono divenuti sempre più piccoli e maneggevoli, dall’altro le reti radio sono cambiate offrendo prestazioni sempre migliori (ad es. con le nuove versioni 802.11) e con raggi di copertura molto maggiori. In questo ambito la tecnica WiMAX avrà un ruolo fondamentale per la nomadicità su lunghe distanze. Francesco Matera Fondazione Ugo Bordoni FIGURA 1. LA ZONA DELLA RETE WIRELESS A VILLA BORGHESE. 44 I quaderni di CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI Le tecniche per la nomadicità uando si parla di nomadicità in ambiente Internet comunemente si intende la possibilità di potersi spostare liberamente rimanendo connessi, ma se ci atteniamo strettamente al vero significato che assume il termine nel gergo delle reti ci accorgiamo con sorpresa, che si tratta di un sinonimo di “mobilità limitata”. In pratica un utente può dirsi nomade esclusivamente nell’area di copertura della Wireless LAN (WLAN), per cui se prendiamo ad esempio una rete creata da un telefono cellulare bluetooth un utente può essere nomade nello spazio di una stanza, se invece consideriamo una rete WiMAX dove la copertura è dell’ordine dei Km lo stesso utente (ovviamente cambiando dispositivo e tecnologia) può essere nomade all’interno di piccola città o di un quartiere di una metropoli. Le connessioni wireless possono essere di vari tipi a seconda della tecnologia utilizzata, dell’area di copertura e della banda offerta. Scopo di questo articolo è offrire una rassegna delle reti wireless disponibili ad oggi al fine di meglio chiarire cosa significa essere nomade nel mondo IP. Prima di tutto analizziamo in breve quali sono i motivi che spingono all’impiego di reti senza fili; tra questi, oltre ai vantaggi per l’utente di potersi muovere liberamente all’interno delle aree di copertura (note ad esempio come Hot Spot per le WLAN), va sottolineata l’economicità dei costi di gestione di queste reti, la completa interoperabilità degli apparati e non ultimo le velocità in gioco molto spesso prossime a quelle dei dispositivi wired (ad es. ADSL). Le reti wireless rappresentano soluzioni non invasive, si adottano alle realtà degli edifici, sono veloci e semplici da configurare, data la loro natura sono reti altamente scalabili e come già detto estremamente economiche. Per completezza vanno comunque citati alcuni inconvenienti tipici di queste reti, ad esempio non sempre si riescono a coprire grosse aree, gli ostacoli fisici spesso ne limitano le potenzialità e sono più vulnerabili dal punto di vista della sicurezza. Le reti senza fili, con tutti i loro pro e contro, sono di fatto largamente impiegate; per mettere un po’ di ordine in questo universo di sigle ed acronimi e cercare di capire meglio questa realtà, cominciamo col definire quali sono le applicazioni di Q APRILE 2007 queste reti per poi classificarle in base alla loro caratteristiche. Tra le maggiori applicazioni che possono interessare una rete senza fili abbiamo prima di tutto l’estensione delle reti locali, l’interconnessione tra gli edifici e la connettività di utenti in movimento, la comodità nel caso gli ambienti non si prestino al cablaggio come ad esempio edifici storici, o molto più semplicemente la possibilità di realizzare coperture provvisione ad esempio in caso di emergenze naturali (alluvioni, terremoti ecc.). Le reti wireless esattamente come le reti cablate possono essere classificate in base alle distanze coperte come illustrato nella figura 2 di seguito. Entrando nello specifico cominciamo a definire più in dettaglio i vari “recinti” di nomadicità entro i quali un utente può essere mobile. WPAN (Wireless Personal Area Network) Si tratta di reti wireless che coprono distanze molto piccole (ordine del metro) ed impiegano potenze limitate, possono essere costituite da reti per lo scambio di dati tra un PC ed una stampante e da reti bluetooth (IEEE 802.15) per lo scambio di dati tra telefoni cellulari o palmari. In genere il loro impiego riguarda la comunicazioni tra dispositivi. Altra tecnologia usate in questo tipo reti oltre al bluetooth è l’UWB (Ultra Wide Band). Tra le WPAN di recente si comincia a parlare di WBAN (Wireless Body Area Network) cioè di reti con aree di copertura minori di quelle delle WPAN che interessano sostanzialmente comunicazioni tra dispositivi appartenenti alla stessa persona. Le WBAN infatti sono reti disposte intorno al corpo umano o negli indumenti (vedi figura 3) potenzialmente sfruttabili in campo medico e militare; prevedono sensori disposti su tutto il corpo che dialogano tra loro in tecnologia ZigBee (IEEE 802.15.4) e verso il server personale a sua volta connesso ad Internet tramite WLAN o GPRS. WLAN (Wireless Local Area Network) Sono le reti wireless più diffuse basate sullo standard IEEE 802.11x e spesso associate al nome commerciale di Wi-Fi (wireless fidelity). Coprono distanze medie dell’ordine delle decine di metri e 45 LE TECNICHE PER LA NOMADICITÀ si impiegano prevalentemente per uso aziendale; altri impieghi, non di meno conto e sempre crescenti, si hanno nei Wi-Fi hot spot (aeroporti, alberghi, stazioni, hotel, centri commerciali ecc.) e nelle case (accesso wireless ADSL). Le reti Wi-Fi agiscono solo a livello di data link e sono dunque completamente trasparenti agli strati protocollari superiori (IP, TCP, protocolli applicativi), il corretto funzionamento non prevede alcuna modifica al software di rete o alle applicazioni. Gli standard definiti sono tre: 802.11a, 802.11b ed 802.11g di cui l’ultimo è quello ad oggi effettivamente impiegato. Nella tabella di pagina 48 sono riportate le bande di frequenza coinvolte, le velocità in Mbit/s ed il range di copertura. Esistono poi dei gruppi di lavoro (task) che si occupano di altri aspetti della tecnologia: 쩧 802.11D: Additional Regulatory Domains I nodi imparano da soli i range di frequenze utilizzabili ed il vincoli di trasmissione ad esempio la potenza massima. 쩧 802.11E: Quality of Services Provvede al supporto della Qualità del Ser- vizio e la ridefinizione del protocollo CSMS/CA per includere la gestione delle priorità. 쩧 802.11F: Inter-Access Point Protocols (IAPP) Provvede ai protocolli di comunicazione fra gli AP (Access Point) per il roaming degli utenti da un access point ad un altro. 쩧 802.11H: Dynamic Channel Selection and Transmission Power Control Estensione dell’802.11a per evitare interferenze con i satellite NATO e sistemi radar a micro-onde. 쩧 802.11i: Authentication and Security Provvede ad introdurre misure di sicurezza. Un’altra caratteristica delle WLAN consiste nelle diverse implementazioni del livello fisico, nella fattispecie esistono tre diverse tecnologie: 쩦 Infrarosso (Diffuse Infrared) impiegato per i ponti ottici 쩦 Frequency Hopping Spread Spectrum (FH/SS) 쩦 Direct Sequence Spread Spectrum (DS/SS) FIGURA 2. STATO ATTUALE DEGLI STANDARD PER LE RETI WIRELESS. 46 I quaderni di CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI Weather Forecast ECG & Tilt sensor SpO2 & Motion sensor ZigBee Emergency Body Area Network Personal Server GPRS Internet Caregiver BluetoothTM or WLAN Motion sensors Network coordinator & temperature/ humidity sensor FIGURA 3. ESEMPIO DI RETE WBAN. Per ognuna di queste è sancito dallo standard che la banda impiegata per le trasmissioni sia quella IMS (Industriale, Medica e Scientifica) cioè da 902 a 928 MHz, da 2400 a 2483,5 MHz e da 5725 a 5850 MHz. Lo standard 802.11g lavora nelle frequenze a 2,4 GHz. In questo mare di sigle e standard ciò che veramente conta per gli utenti è l’incremento notevole di bit rate che si è avuto con il recente passaggio allo standard g, infatti la banda maggiore consente una miriade di servizi tra cui quelli real time impensabili fino a qualche tempo fa, l’introduzione della QoS poi, garantisce la bontà di applicazioni come ad esempio la video conferenza, il VoIP e l’IPTV fino ad ora prerogativa (e solo per pochi eletti) delle reti wired. Gli ampi range di copertura rendono possibile vedere gente passeggiare nei cortili dei propri condomini telefonando in VoIP tramite i loro palmari connessi ai loro access point domestici! Completiamo la rassegna delle componenti che costituisco una rete Wi-Fi: innanzitutto le WLAN 802.11 sono basate su un’architettura di tipo cellulare, la cella detta BSS (Basic Service Set) APRILE 2007 Medical Server Physician è un insieme di stazioni a loro volta coordinate tramite un coordination function. Le componenti sono: 쩧 Stazioni (STA), cioè terminali con meccanismi di accesso al mezzo wireless e contatto radio con l’access point 쩧 Basic Service Set, gruppo di stazioni che utilizzano la stessa frequenza radio 쩧 Access Point (AP), stazione integrata nella WLAN e nel sistema di distribuzione 쩧 Distribution system (DS), rete di interconnessione per formare una rete logica 쩧 Portale, bride ad altre reti (wired) è in pratica il punto dove un DS è connesso ad altre LAN non 802.11 WMAN (Wireless Metropolitan Area Network) Si tratta di reti con raggi di copertura molto ampli dell’ordine delle decine di Km che interessano quelle distanze che nelle reti fisse vengono chiamate: ultimo miglio (Last mile) e rete di giunzione (backhaul o middle mile). Costituiscono di fatto le reti più efficaci per la riduzione del Digital Divide 47 LE TECNICHE PER LA NOMADICITÀ tramite l’estensione della banda larga nelle aree rurali. La nomadicità di un utente all’interno di una rete WMAN si estende in confini ben più grandi di quelli di un utente Wi-Fi: qui la nomadicità trova la sua completa realizzazione. Parlare di una rete WMAN non può prescindere dal parlare di una rete WiMAX, che è ad oggi il sistema candidato a supportare reti di questo tipo. Cominciamo col definire cosa significa l’acronimo WiMAX che sintetizza la più completa definizione di Worldwide Interoperability for Microwave Access, in sintesi l’interoperabilità a livello planetario per i sistemi di accesso a microonde o wireless. Molto spesso sentiamo e leggiamo che WiMAX è una tecnologia in grado di coprire dai servizi fissi ai servizi mobili, che rappresenta una sorta di panacea per ogni esigenza e bisogno di connettività. Il moto “connessi sempre, dovunque” sembra avere trovato risposta e soluzione in WiMAX. Nell’ambito del WiMAX esistono due differenti sistemi a cui sono associati due differenti standard: 쩦 IEEE 802.16-2004 inizialmente indicato come 16d. Questo standard indirizza le applicazioni Fisse. 쩦 IEEE 802.16-e abbreviato a 16e che invece è focalizzato sulle applicazioni mobili. Per semplificare la divisione diciamo che il 16d sta all’ADSL come il 16e sta al GSM. Merita comunque una precisazione il fatto che mentre con l’ADSL siamo sostanzialmente costretti ad usufruire dei servizi in larga banda stando a casa, il 16d ci permette di avere la stessa tipologia di servizio in ogni dove. È qui che il concetto di nomadicità trova il suo ambiente più congegnale: mi sposto, mi collego e opero… Il tutto supportato da un sistema in grado di offrire dati, voce su IP e video sulla larga banda, con una copertura cellulare simile ai sistemi mobili e potenzialmente in grado di permettere il roaming. Ma cosa offre di fatto il WiMAX? Tre sono le parole chiave in questo campo: Wireless, Convergenza e Standard. Andiamo ad esaminarle nel dettaglio. Una delle esigenze, delle nostre necessità quotidiane è rappresentata dal fatto di potere essere fruitori di servizi in qualunque luogo ci troviamo. Questa necessità, molte volte guidata dalle esigenze di business, si complementa con la nostra continua richiesta e bisogno di ricevere e scambiare informazioni. Informazioni di diversa natura, dalle e-mail alla ricerca in Internet, dalla comunicazione vocale alla condivisione di applicazioni, dalla ricerca di servizi (viabilità, ristorazione, viaggi, alberghi, news…) alla fruizione di applicazioni quali video, news in real time, gaming… Tutto questo diventa ancora più importante e fondamentale quanto più siamo in ambienti diversi da quello domestico e/o lavorativo. La risposta è allora legata ai diversi luoghi in cui ci troviamo e che solo un sistema radio, senza fili, senza ubicazione fissa può offrire. Abbiamo inoltre il bisogno che le varie reti che ci forniscono servizi diversi parlino tra loro e tra loro siano integrate. In un solo termine “convergano” raccogliendo le diverse esigenze ed istanze in un unico “sistema” in grado di erogare i servizi da noi richiesti. Per finire occorre essere in grado di offrire soluzioni che possano essere accessibili a tutti e per fare questo occorre che la tecnologia sia disponibile. Il primo passo perché questo avvenga è che sia standard, cioè comune con regole e processi uguali per tutti. TABELLA 1. CARATTERISTICHE WI-FI. Stato Frequenza (Ghz) Banda (Mbit/s) Velocità (mW EIRP) Potenza (m) Range 802.11 APPROVATO ’97 OBSOLETO 2.4-2.483,5 1-2 100 30..80 802.11b APPROVATO ‘99 CORRETTO ‘01 2.4-2.483,5 1-11 160-3200 30..150 802.11a APPROVATO ’99 5.15-5.725 54 200-1000 30..150 802.11g IN ESECUZIONE 2.4-2.483,5 54 1000 30..100 48 I quaderni di CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI Caratteristiche Scenario Fisso e Nomadico. Servizi Voip, VIDoIP, trasferimento dati, Internet/Intranet, backhoul. Dimensioni celle 1-15 Km (PMP);<50(PTP). Livello Fisico 쩦 쩦 쩦 Attività dinamica della modulazione (BPSK?64QAM) e della codifica (1/2,2/3,3/4) su base utente. 256 OFDM per garantire il funzionamento NLOS. Efficienza spettrale. 5 bps/Hz in aria,2.7-3.3 bps/Hz a livello Ethernet massimizzata in TDD adattivo (UL/DL) per servizi asimmetrici. Duplexing FDD e TDD. Canali Radio Canalizzazione a 3.5 e 7 MHz nella banda a 3.5 Ghz. Cifratura DES e AES. QoS Supporto dei profili UGS,nrtPS,rtPSe BE. TABELLA 2. CARATTERISTICHE DELLE IEEE 802.16 DEL WIMAX. WiMAX raccoglie tutti gli elementi chiave di cui abbiamo parlato ed offre: 쩧 Accesso a banda larga per file transfer, accesso a data base, ad Intranet ed Internet, trasmissione Video, VoIP 쩧 Throughput fino a 75 Mbit/s 쩧 Ampiezza di banda selezionabile 쩧 Gestione della QoS 쩧 Elevata sicurezza 쩧 Servizio fisso/nomadico in evoluzione verso portabile/mobile 쩧 Raggio di cella nominale fino a 50 Km WiMAX gode di un’alta efficienza spettrale grazie a schemi avanzati di codifica ed una modulazione adattiva per ottimizzare il trade-off fra Throughput e copertura. L’impiego della tecnica OFDM garantisce la robustezza ai cammini multipli, la sicurezza è basata sull’autenticazione del terminale ed alla cifratura in aria. WiMAX è versatile, può impiegarsi PTP (Point to Point) oppure PTM (Point to Multipoint). WWAN (Wireless Wide Area Network) Sono le reti wireless a copertura più vasta che interessano soprattutto le reti cellulari, ed in alcun casi anche satellitari. APRILE 2007 In questo contesto la nomadicità perde l’accezione del gergo delle rete ed acquista connotazioni relative al mondo della telefonia, della video telefonia, e di recente anche della TV fonia; seppure siamo portati a ragionare in termini di “telefonate” e non di navigazione questo non esclude la possibilità di essere connessi anche in reti WWAN. Ad esempio con l’avvento dei telefoni UMTS (Universal Mobile Telecommunication System) lo scenario evolve rapidamente e la connessione ad Internet dal telefonino diventa un’operazione sempre più diffusa. Le tecnologie messe in campo per la connessione sono GSM, GPRS ed UMTS e lo sviluppo sempre crescente di HSDPA (High Speed Downlink Packet Access) montato sui processori Intel Centrino che consente 14Mbps teorici contro gli attuali 2Mbps del WCDMA. In sintesi sono state descritte le attuali tecnologie per dare modo ad un utente Internet di muoversi liberamente continuando ad essere connesso ed esercitare le proprie attività, senza essere vincolato ad una postazione fissa. Luca Rea Fondazione Ugo Bordoni 49 NOMADICITÀ, TURISMO E TECNOLOGIE WIRELESS T4- Nomadicità, turismo e tecnologie wireless termine nomadicità ha avuto un sempre crescente impiego negli ultimi mesi andando di pari passo con quelle tecnologie che sono nate e si sono sviluppate per la mobilità: le tecnologie wireless. La nomadicità è andata via via concretizzandosi come un soggetto, una comunità, una nuova realtà di utenti di riferimento a cui proporre servizi e utilities tecnologicamente avanzati che vengano incontro alla loro condizione di smart mobs. Folle intelligenti, appunto, abituate ad usare e-device sempre più evoluti ed essere always-on. Un nuovo mercato per le aziende del settore, ma un mercato con sempre nuove connotazioni, severo censore delle innovazioni che devono essere soprattutto funzionali e vantaggiose dal punto di vista del servizio proprio per il loro status “precario”. Nuovi scenari di questo mercato si aprono adesso in un settore che in Italia contribuisce all’11,4% del PIL, ma che ha sofferto l’aumento della competitività globale: il turismo. Il turista è per definizione “nomade” ed anche il turista si è evoluto nel suo approccio al viaggio e al soggiorno. Ormai la connessione a banda larga negli alberghi non è più un servizio a valore aggiunto, ma una conditio sine qua non. Una grossa porzione del flusso turistico internazionale è disposta a dedicare una parte del suo budget per avere dei servizi technology based che valorizzino la visita e ne ottimizzi i tempi. Un turista sempre più autonomo, che sempre più programma e confeziona il suo viaggio senza l’aiuto di intermediari, interessato al territorio e alla cultura da scoprire attraverso gli strumenti che Internet gli mette a disposizione. Si va oltre il concetto di prodotto e servizio per approdare al concetto dell’esperienza che il prodotto e il servizio abilitano. Le nuove tecnologie wireless rappresentano l’occasione di esplorare a pieno una città e le sue ricchezze attraverso l’integrazione di informazioni multimediali nel tessuto urbano e all’interno di musei o spazi espositivi, creando e gestendo flussi turistici secondo percorsi disegnati da un lato nell’interesse del turista e dall’altro nell’interesse della sensibilizzazione alla cultura IL 50 del luogo e della tutela di beni architettonici e archeologici. Si possono fornire guide elettroniche su device portatile che accompagnino il turista in base alla sua posizione in un preciso momento (funzionalità di location awareness) fornendo informazioni sulla vicissitudini storiche, sui dettagli architettonici e artistici grazie anche a snelle ricostruzioni 3D dell’ambiente, sulla posizione di altri punti di interesse nelle vicinanze, ma anche informazioni sulla mobilità, sui servizi o sulle offerte commerciali. È il caso di Viaggio in Roma un progetto del Consorzio RomaWireless in fase di realizzazione, finanziato dalla Camera di Commercio di Roma, che prevede nel primo step l’ampliamento della maglia Wi-Fi, già precedentemente predisposta dal consorzio nelle Ville Storiche, a tutta l’Ansa Barocca della Capitale, il tessuto più denso e ricco di beni archeologici e culturali. Una volta ultimata questo primo step si passerà alla predisposizione del “servizio” per il turista vero e proprio. Si tratta della realizzazione di portali di prossimità a cui il turista potrà accedere collegandosi alla rete RomaWireless semplicemente aprendo il browser Internet del suo smart-phone, piuttosto che del suo notebook o della sua console portatile. Una guida contestuale al luogo in cui viene fruita che sia Piazza Navona o Il Colosseo o Piazza di Spagna, con contenuti multimediali snelli, facilmente navigabili e comprensibili. Testo, immagini, video e ricostruzioni 3D che facciano scoprire scorci più o meno noti della capitale, aggiungendo curiosità, dettagli e contributi folkloristici attraverso una foto storica o il clip di un film girato in quella location. Tutto questo costruito su una piattaforma assolutamente scalabile su tutti i device, perché webbased, che aggiri, quindi, uno dei problemi principali di questo campo, ovvero l’obsolescenza delle tecnologie degli smart-phone piuttosto che dei Pocket PC. Un’altra possibilità è quella che permette di gestire dei sistemi augmented reality on site. Una soluzione che può essere adottata sia nelle zone urbane di grosso spessore culturale, sia nelle aree I quaderni di CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI archeologiche vere e proprie. Parliamo di itinerari che prevedano l’interazione con diverse tecnologie che aumentino, appunto, le percezioni e le informazioni che l’utente riceverebbe “a nudo”. Un esempio History unwired, ad esempio, un progetto realizzato da La Biennale di Venezia, l’Università IUAV e il MIT di Boston, Motorola, Dell Italia, 3 Italia, è un documentario multimediale che guida il visitatore attraverso uno dei sestrieri meno conosciuti di Venezia e utilizza un palmare o un cellulare UMTS con connettività bluetooth per mettere in contatto il turista con le persone, gli eventi e la storia della città. Combina le tecnologie mobili con linguaggi che vengono dal cinema, dal design e dalle arti visive. L’utente vive un tour di 2 ore con le cuffie attraverso il racconto di 5 personaggi “caratteristici”, che diventa un “film a cielo aperto” con l’aiuto di video e animazioni, incontri con gli abitanti del luogo e 2 installazioni di arte interattiva posizionate nell’ambiente esterno e attivate attraverso il riconoscimento del segnale bluetooth emesso dal palmare. Un viaggio emozionale disegnato per offrire uno spaccato diverso della visita a Venezia, incoraggiando il contatto con la popolazione locale e rendendo il turista più consapevole rispetto alla vera natura e ai problemi del luogo. Un esempio, invece, di augmented reality in un sito archeologico è Lifeplus, prototipo di sistema per la visita con realtà aumentata testato a Pompei. Il turista si può muovere nel sito archeologico e, grazie a occhiali 3D, può visualizzare in tempo reale monumenti, oggetti e brevi scene animante sovrimposte allo scenario archeologico che si sta visitando in quel momento. Il rilevamento della posizione del turista avviene attraverso DGPS e Digital Compass e garantisce la precisione del geoposizionamento continuo. Un progetto pregevole soprattutto per l’alta qualità e la velocità del caricamento delle immagini (real-time; tracking rendering e composizione dell’immagine aumentata attorno ai 200 ms), nonché l’attenzione alla cura dei dettagli dagli abiti e la mimica dei personaggi, alle ambientazioni naturali. Questi tipi di progetto sono importantissimi anche per controllare il flusso di turisti nei siti archeologici, guidandoli e sen- APRILE 2007 sibilizzandoli, frenando e gestendo così l’irrimediabile deterioramento dei siti stessi. L’innovazione tecnologica diventa cruciale nella scelte di rilancio dell’offerta turistica. I servizi su tecnologia mobile devono essere integrati con il resto della rosa dei servizi offerti dal Paese dando nuova linfa soprattutto a quel patrimonio culturale irripetibile che l’Italia può vantare. La diffusione capillare delle tecnologie mobili rappresenta un’opportunità unica per una comunicazione e un’offerta capillare e ubiqua per i turisti. Ma se siamo ad un’era matura delle reti di trasmissioni di dati, con il Wi-Fi che rappresenta una certezza dal punto di vista dello standard e permette sia l’accesso alla rete Internet che la determinazione della posizione dell’utente per i servizi location based, la scelta dei device su cui offrire i servizi non ha una direzione specifica visto l’ampia gamma e il continuo avvicendamento di nuovi modelli e software. Inoltre le imprese che producono le tecnologie non vedono ancora un ritorno economico da contenuti e software pensati per i servizi turistici, dunque non investono in questa direzione. Dunque, il “disordine” tecnologico si somma alla miopia delle Istituzioni che producono quella disorganizzazione davanti agli occhi di tutti nel gestire un turismo archeologicoculturale secondo dei principi scientifici. Turismo alternativo Ma le nuove tecnologie ci possono consentire di assecondare e gestire anche i flussi che nascono dalle nuove tendenze del turismo cosiddetto alternativo. Comunità sempre crescenti, infatti, si spostano in tutto il mondo alla ricerca di luoghi che possano appagare i loro interessi che non corrispondono a quelli del turismo tradizionale. Una di queste è quella composta ad esempio dagli appassionati di diving che costruiscono i propri viaggi su percorsi e location che permettono immersioni in mare aperto. Comunità dunque nomadi per definizione, proprio perché fuggono dalle località tipiche del turismo di massa, trovandosi spesso lontani dalle aree urbane e con pochissime risorse tecnologiche a loro disposizione. Ma se a questi turisti non si possono offrire i servizi diretti di cui abbiamo parlato in precedenza soprattutto per le difficoltà di connessione e di copertura dei vari se- 51 NOMADICITÀ, TURISMO E TECNOLOGIE WIRELESS T4- gnali di rete mobile, si possono costruire per loro, anche se indirettamente, dei servizi preziosi grazie ai sistemi di rilevamento GPS. Si possono utilizzare questi sistemi, infatti, per particolari applicazioni topografiche, per disegnare nuove cartografie enhanced, per costruire sistemi informativi geografici (GIS) che permettono l’acquisizione, la registrazione, l’analisi, la visualizzazione e la restituzione di informazioni derivanti da dati geografici. Un’applicazione interessantissima di questo tipo è Archeomar, un progetto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che mira al censimento e al posizionamento georeferenziato del patrimonio archeologico marino sommerso, un altro serbatoio di meraviglie incredibile del nostro Paese. Il passo successivo è quello di definire una cartografia vettoriale della costa e dei fondali con rilevamento topografico satellitare DGPS delle aree di interesse archeologico. Un servizio che può rivelarsi interessantissimo per la mole crescente di turisti che si dedicano al diving e si muovono proprio in relazione alla possibilità di ammirare tesori sommersi nelle profondità marine. Questo tipo di mappature possono dunque fornire delle carte ad hoc che mettano in relazione siti di particolare interesse per il turismo alternativo, ma anche del turismo archeologico-culturale più ricercato, con il contesto ambientale, geologico e antropologico, permettendo di definire adeguate pratiche di fruizione economica e turistica delle aree interessate, ma anche di sensibilizzare i turisti alla tutela ambientale di posti spesso eccezionali e immutati nella loro bellezza proprio perché poco conosciuti e inesplorati. Il sistema cartografico GIS è dunque un servizio che si può rivelare utilissimo per la governance del territorio più che per la fruizione turistica diretta, ma che può diventare un asset fondamentale proprio per venire incontro alle esigenze di questi nuovi turismi nomadi. Dialogo continuo Ma tutto questo deve necessariamente passare da una rinnovata vision di governo e coordinamento del settore, un dialogo continuo tra strutture ricettive, enti turistici e culturali del territorio e Pubbliche Amministrazioni. Le politiche del turismo e del cultural heritage tendono a stabilire dei buoni manifesti teorici e reto- 52 rici, non solo scarsamente innovativi, ma anche raramente applicabili. Manca una governance seria del turismo che da un lato costituisca gruppi di ricerca che uniscano archeologici ed informatici, ma anche sociologi del turismo ed esperti di trasferimento tecnologico e dall’altro non manchi di finanziare progetti validi che non trovano un modello di business e rimangono troppo spesso nella loro fase prototipale. Le applicazioni tecnologiche in campo turistico e specialmente in quello del turismo culturale, sono una chance decisiva per coniugare turismo, qualità e sostenibilità dell’offerta turistica. A questo proposito un gruppo di imprese, di università e di centri di ricerca di Roma e del Lazio, hanno appena lanciato una proposta, che la Regione Lazio ha accolto e che si appresta a presentare al MIUR, di un “distretto tecnologico dell’ICT per i Beni e le Attività Culturali” per riqualificare l’offerta di Beni e Attività Culturali che tanta parte hanno nella crescita dell’offerta turistica. Il valore aggiunto dei Beni e delle Attività culturali è pari circa a 15 miliardi di Euro e permette l’occupazione di circa 400.000 persone nel nostro Paese. Da qui l’esigenza di un’attenzione forte che, attraverso l’uso delle tecnologie ICT e delle nuove piattaforme di comunicazione mobile e nomadica, permetta una fruibilità in remoto e in tempo reale di Beni e Attività che costituiscono un elemento di arricchimento complessivo di una società. Vari economisti, tra cui J. Nef negli Stati Uniti e Paolo Leon in Italia, hanno sottolineato il nesso tra crescita culturale, innovazione e sviluppo economico. D’altro canto, Robert Florida con le sue 3 T (Tecnologia, Talenti e Tolleranza) ha coniugato in maniera non dissimile il rapporto tra i processi di sviluppo e quelli di creatività che nascono proprio in un ambiente culturale attivo e aperto. Per questa ragione quando si parla di tecnologie ICT, di comunicazione wireless che permette la comunicazione everywhere, si introduce un discorso che riguarda in maniera indiretta il turismo e in ogni caso l’esperienza culturale, ma che, in tutti i casi, ha una connotazione non limitata ai suoi aspetti specifici, ma allargata a quelli complessivi di sviluppo e competitività di un paese. Gianni Celata Docente di Economia della Comunicazione, Università “La Sapienza” di Roma, con la collaborazione di Marco Stendardo I quaderni di CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI Ubiquo è bello: come viaggiare senza portatile e senza sentirne la mancanza idea di convergenza risulta sempre più legata ad una soluzione mobile e leggera, a differenza del passato quando il terminale d’elezione era il televisore o il computer. Il telefono è naturalmente visto dagli utenti come terminale di servizi convergenti. È quanto emerge da un rapporto dell’Istituto per la Competitività presentato a Roma lo scorso gennaio: un’analisi delle notizie riguardanti i tre principali terminali - telefono, televisione, computer - apparse sul Financial Times tra il 1982 e il 2006 mostrano un deciso recupero del telefono rispetto al televisore ma soprattutto rispetto a computer. Le cause sono la richiesta di mobilità, la personalizzazione spinta dell’oggetto telefono, e il crescente numero di funzioni che il telefono racchiude in sé. La presentazione del nuovo telefono dell’Apple ne è un esempio: la funzione primaria cessa di essere quella di strumento di comunicazione interpersonale e diventa quella di media player. Tuttavia il telefono presenta dei limiti quando l’attività lavorativa richiede di portare con sé quantità considerevoli di Giga in documenti, filmati, ecc., oppure quando dobbiamo consultare archivi o accedere al nostro computer in ufficio. Per quanto le dimensioni delle memorie siano L’ ridotte, e teoricamente siamo in grado di trasportare decine di giga in una scatoletta 12x7x1,5cm, non riusciremmo mai a ricreare il nostro ambiente di lavoro. Ripercorrendo la storia delle memorie “trasportabili”, si nota come siano cambiate sia le dimensioni che le capacità. All’inizio furono i dischetti, grandi ma di scarse dimensioni, sostituiti da altri dischi più piccoli ma di maggior capienza. L’ultimo compagno di viaggio è la penna USB, che dai 64Mb dei primi modelli è cresciuta vertiginosamente andando a sfiorare i 20Gb attuali attraverso un’inarrestabile corsa. La pennetta è diventata, per inciso, anche uno status symbol: pennette modellate come i personaggi di Guerre Stellari, a forma di mattoncino Lego, addirittura d’oro e ricoperte di pietre preziose si sono affiancate a quelle più classiche in plastica e metallo andando quasi a perdere la loro originale funzionalità per ricoprire quella di oggetto di moda. Non sono diminuite solo le dimensioni dei sistemi d’immagazzinamento, ma anche quella dei sistemi di elaborazione: in tutti gli aeroporti o sui treni, ogni viaggiatore business (e non solo) ha il suo portatile con cui lavora, gioca, guarda un film o naviga in Internet. Un enorme salto tecnologico che è iniziato con gli ingombranti “tra- FIGURA 4. DIFFUSIONE DELLA BANDA LARGA IN ITALIA. APRILE 2007 53 UBIQUO È BELLO: COME VIAGGIARE SENZA PORTATILE E SENZA SENTIRNE LA MANCANZA FIGURA 5. SCHERMATA DI DOCS&APPLICATIONS DI GOOGLE. sportabili” ed ha portato a macchine di ridottissime dimensioni, quasi come un quaderno. Stando al contesto descritto sinora, una definizione appropriata per lavoro ubiquo potrebbe essere: lavoro svolto ovunque, portando con sé strumenti e mezzi personali compresi documenti e software, ossia quanto necessario allo svolgimento delle proprie attività. Tale soluzione ha il vantaggio di essere semplice ed efficace: inoltre rende l’utente indipendente, anche se spesso viene a mancare proprio l’unico documento indispensabile, rendendo inutili i Giga di documenti nonché il povero portatile. Tra l’altro non va dimenticato che il laptop, seppur piccolo, non è certo ancora uno strumento da taschino: non è un palmare che però, come abbiamo già rilevato, non fornisce quella praticità d’uso necessaria a svolgere lunghi lavori. C’è poi un non banale problema di sicurezza: si corre infatti il rischio di dover portare con sé materiale riservato, che guarda caso è già pronto in una invitante confezione, la pennetta o meglio ancora il portatile, che possono attirare le indesiderate attenzioni di persone interessate ad un economico cambio di proprietario. Anche il concetto di lavoro ubiquo si è evoluto. Una delle ragioni che hanno favorito tale evoluzione è stata la diffusione della banda larga. I dati dell’ultimo rapporto Assinform (Rapporto Assinform sull’Informatica, le telecomunicazioni e i contenuti multimediali 2006, AITech-As- 54 sinform/NetConsulting) per quanto riguarda il numero degli accessi a banda larga in Italia sono confortanti: tra il 2004 e 2005 c’è stato un aumento di oltre 2 milioni di utenti - corrispondente ad un incremento del 52,4% - sia per la xDSL, che è cresciuta del 52,9% arrivando a quasi sei milioni e mezzo di utenti, che per la fibra ottica, che è arrivata a 300.000 utenti con un incremento del 40,1%. La tendenza si è mantenuta anche nel primo semestre del 2006, con un aumento di ben il 37,2% rispetto allo stesso periodo del 2005: si è arrivati a 7,545 milioni di utenti (Fig. 4). Questa crescita è stata inoltre accompagnata da un aumento della velocità di connessione e da un sfruttamento della capacità con servizi sempre più innovativi. Se questo è il quadro italiano, nel resto del mondo industrializzato la situazione è molto più rosea. Siamo quindi in uno scenario in cui parlare di lavoro ubiquo vuole dire: ritrovo il mio ufficio, i miei strumenti, i miei documenti, i miei applicativi, lo stesso desktop ovunque sia. Il concetto di base è semplice: se in ogni computer con cui posso collegarmi riesco ad avere una situazione identica a quella del mio ufficio o di casa perché portare con me ingombranti, pesanti strumenti e documenti sensibili? Le soluzioni che si affacciano al mercato sono sempre più numerose, ma probabilmente nessuna è accattivante come quella proposta da uno dei marchi più famosi dell’informatica, Google. In questo caso, il nome è una garanzia che attira gli I quaderni di CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI utenti, come tutti gli altri servizi e tool che l’azienda di Mountain View ha proposto in questi anni. In questo caso Google non è stata la prima azienda a proporre questa idea, ha però personalizzato il concetto realizzando Docs&Spreadsheet (Documenti e Fogli di Lavoro nella versione italiana mostrata in Fig. 5) che ormai molti conoscono e usano con profitto. Grazie a questi servizi, è possibile memorizzare online, sui capienti e remoti dischi della società, i propri documenti Word e i fogli di lavoro Excel: a breve saranno possibili anche altri formati, come ad esempio Powerpoint. Ai già abbondantemente dichiarati vantaggi di questa nuova filosofia del lavoro ubiquo, cugino evoluto del telelavoro, se ne aggiungono altri, come ad esempio la condivisione dei documenti. A chiunque sia capitato di dover realizzare un lavoro a più mani, sa quanto sia difficile districarsi tra le varie versioni attraverso successivi di scambi di email, oppure sincronizzare le varie parti che contribuiscono all’insieme. Se il sistema gestisce, attraverso meccanismi di revisioni, l’accesso contemporaneo da parte di più utenti al documento, le modifiche apportate sono visibili e condivise da tutte: alla fine il proprietario del documento approva quelle ritenute soddisfacenti che diventano quindi definitive. I vantaggi di gestire la condivisione attraverso un sistema condiviso su web sono evidenti. D’altra parte questo è già stato dimostrato dai vari sistemi wiki, che hanno dato origine ai siti Wikipedia, diffusi in tutto il mondo. I requisiti per usare il sistema di Google sono minimi: un elaboratore, senza alcuna distinzione del tipo di piattaforma superando quindi anche problemi di incompatibilità tra piattaforme, e una connessione a banda larga. Anche il risparmio di denaro è un fattore che gioca a favore di questa soluzione. In una soluzione residenziale, c’è bisogno di una licenza del software utilizzato per ogni macchina su cui è installato: possiamo calcolare una media di tre licenze per ogni applicativo nel caso tipico di un utente in mobilità che possedesse tre calcolatori, uno a casa, uno fisso in ufficio e un laptop. I costi sostenuti sono alti. Nel caso ubiquo, non solo l’eventuale licenza sarebbe indipendente dal numero di macchine possedute dall’utente perché legata alla singola persona, ma potreb- APRILE 2007 be essere assolutamente superflua perché la suddetta suite dovrebbe essere messa a disposizione da Google. Al momento l’uso è assolutamente gratuito, e tale dovrebbe rimanere. Un altro aspetto è legato alla sicurezza. La memorizzazione remota dei dati è vantaggiosa, ma presenta anche una vulnerabilità. Il vantaggio è chiaro: la vita dei nostri dati non è più vincolata dalla salute dell’hardware che lo ospita ma dipende da quella dei grossi sistemi in cui è immagazzinata. Generalmente questi sono prodotti industriali caratterizzati da una maggiore robustezza e, soprattutto, soggetti a politiche di backup e protezione contro shock e attacchi informatici. Il rischio è, invece, legato al possibile tentativo di furto informatico cui può andare soggetto un qualsiasi utente che trasmetta i propri dati su Internet. In qualsiasi punto del collegamento che si viene ad instaurare tra sorgente e destinazione potrebbe verificarsi un tentativo di furto, noto col nome di sniffing avente l’obiettivo di realizzare una copia dei dati in transito in quel momento per utilizzarli a fini di lucro. Proteggersi contro questi furti è possibile e costituisce una dura sfida che quotidianamente pone di fronte hacker e sistemisti di rete. Il sistema di Google è solo un primo passo verso una vera ubiquità. Questa visione è parte del paradigma dell’ubiquitous computing secondo cui molti computer servono tanti utenti, in un modo completamente trasparente per loro. Il concetto non è nuovo, risale almeno al 1996 ad opera degli scienziati dello storico Xerox Parc: questa filosofia fu anche definita come the age of calm technology. I computer, le applicazioni fanno un passo indietro e si situano nel background delle nostre vite, nel senso che non appaiono più in primo piano pur rimanendo sempre presenti e forse più affidabili e sicuri. L’ubiquità, insieme allo sviluppo delle reti di nuova generazione da cui non può prescindere, promette di rendere più facile il nostro lavoro futuro, abolendo ogni barriera spazio-temporale e favorendo la circolazione di informazioni, conoscenza e contenuti di varia natura. Daniela D’Aloisi e Raffaele Nicolussi Fondazione Ugo Bordoni 55 MOBILITY: OPPORTUNITÀ PER LE PERSONE E LE AZIENDE Mobility: opportunità per le persone e le aziende successo dei dispositivi mobili nel nostro Paese continua ad essere sorprendente: la diffusione di notebook, telefoni cellulari e palmari con navigatori GPS testimonia la crescente consapevolezza, da parte di tutte le tipologie di utenti, delle potenzialità delle tecnologie wireless. In azienda, le tecnologie mobili contribuiscono a migliorare la produttività e semplificare i processi interni ed esterni, rendendoli più efficienti ed efficaci. I professionisti mobili hanno necessità di avere costantemente accesso alla posta elettronica, ai dati e alle applicazioni aziendali, estendendo il concetto di rete oltre i confini dell’ufficio. La possibilità di rispondere a una richiesta in qualsiasi momento e da qualunque luogo, ovvero essere produttivi sul territorio come in sede, facilita l’attività lavorativa e aumenta l’operatività di ogni persona e, di conseguenza, quella complessiva dell’impresa. Da un altro punto di vista, le tecnologie mobili aprono la strada a modalità di lavoro più flessibili e adattabili alle singole esigenze delle persone, che hanno l’opportunità di gestire meglio i tempi dell’attività professionale e della vita privata. In questo scenario, pervasività e convergenza sono le nuove parole chiave, con il conseguente diffondersi di dispositivi che, in un unico prodotto, combinano la capacità di navigare su Internet, ricevere e-mail, telefonare, verificare l’agenda e i contatti. Il computer è diventato quindi uno strumento decisamente personale sul quale ciascuno di noi conserva la propria esperienza lavorativa e privata, fatta di dati, documenti, messaggi e-mail, fotografie e video. Da sempre attenta all’evoluzione del mercato e delle esigenze dei clienti, HP si è posta l’obiettivo di rendere il computer ancora più personale e strettamente collegato alle esigenze individuali. HP è oggi in grado di offrire una gamma completa di soluzioni, all’interno del- IL 56 la quale i clienti business e consumer possono scegliere il prodotto, le periferiche, gli accessori e i servizi post-vendita più adeguati alle proprie necessità specifiche. In particolare, per ciò che riguarda le soluzioni mobili, HP propone notebook, tablet PC, palmari, fotocamere digitali e stampanti wireless che consentono di cogliere tutte le opportunità delle tecnologie di ultima generazione. HP assicura ai clienti la più ampia flessibilità anche nella selezione e l’acquisto dei prodotti. La capillare rete dei partner HP, presente su tutto il territorio italiano, permette infatti di scegliere il rivenditore più adatto e più vicino, con la certezza di trovare l’esperienza, le competenze e la qualità tipiche di HP. Due casi di successo AEROPORTI DEL GARDA Aeroporti Sistema del Garda, di cui fanno parte il Valerio Catullo di Verona Villafranca e il Gabriele D’Annunzio di Brescia Montichiari, è oggi uno dei più importanti comprensori d’Europa. Negli ultimi anni, ha visto incrementare il traffico di merci e passeggeri e, di conseguenza, la complessità delle infrastrutture da gestire. Per ottenere il massimo dell’efficienza, le attività di manutenzione degli scali sono state affidate a una società controllata, ADG Engineering, che si occupa anche dello sviluppo delle soluzioni IT a supporto dei processi aeroportuali. Una delle esigenze più critiche che ADG Engineering ha dovuto affrontare è il monitoraggio delle piste di atterraggio e decollo. Considerando l’estensione delle piste e la necessità di localizzare con la massima precisione le anomalie o i guasti, lo staff tecnico aveva bisogno di un dispositivo mobile che offrisse, oltre alle funzionalità tipiche di un palmare, anche la fotocamera, il sistema GPS e la con- I quaderni di CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI nettività wireless. Dopo attente valutazioni, è stato scelto l’HP iPAQ hw6915. “Attraverso un’applicazione software dedicata, l’operatore utilizza il palmare HP per acquisire la posizione tramite il sistema GPS, scattare le foto del guasto e memorizzare il rilievo effettuato”, ha spiegato Paolo Zanelli, presidente di ADG Engineering. “I dati vengono mantenuti localmente sul palmare e successivamente trasferiti sul server di Aeroporti del Garda, sincronizzando l’applicazione via rete wireless”. Tutti i dati vengono gestiti dal sistema informativo della Direzione Infrastrutture, che analizza statisticamente le aree più soggette ad usura, ne studia le cause e programma gli interventi di manutenzione preventiva. La soluzione sviluppata sul palmare HP iPAQ hw6915 consente anche il monitoraggio e la mappatura degli ostacoli intorno all’aeroporto, in modo da mantenere gli standard di sicurezza delle piste e quindi del decollo e atterraggio degli aerei. “L’adozione del palmare HP iPAQ hw6915 ci ha consentito di ottimizzare le nostre risorse, facendo risparmiare tempo prezioso al nostro staff addetto alla manutenzione nella localizzazione dei guasti”, ha commentato Antonio Zerman, Direttore Infrastrutture di Aeroporti del Garda. “Vista la dimensione delle piste, il sistema GPS integrato ci ha davvero agevolato e ci permette di lavorare in maniera più efficiente e tempestiva”. STUDIO SAVIOLI Fondato a Genova nel 1982, Studio Savioli offre servizi di progettazione a 360° e si distingue per la massima cura del particolare e i più alti livelli di qualità dei materiali. Negli ul- APRILE 2007 timi anni lo Studio ha maturato una significativa esperienza nelle realtà virtuali applicate all’architettura e al design, nello sviluppo di modelli tridimensionali e nelle presentazioni mediante real-time rendering. Dovendo visitare i clienti per proporre le diverse soluzioni elaborate, lo Studio aveva necessità di dotarsi di una workstation mobile che fosse sufficientemente potente da supportare i software di progettazione, ma al tempo stesso leggera e con una buona batteria. Con il supporto di Mantero Sistemi, HP Preferred Partner, lo Studio ha scelto l’HP Compaq nw8240, che si è rivelata affidabile, robusta e performante. Nel 2006 Studio Savioli ha seguito lo sviluppo di un importante intervento edilizio, progettato dall’arch. Tonini, per residenze di lusso in Liguria, nella Riviera di Levante. Lo Studio si è occupato sia della parte grafica, sia della comunicazione visiva. Il progetto prevedeva anche la simulazione del panorama che si sarebbe visto dagli appartamenti in costruzione: utilizzando la mobile workstation HP, sono stati preparati tutti i materiali idonei alla presentazione del prodotto e di supporto alla vendita. “L’utilizzo della mobile workstation HP ci ha consentito di ottenere ottimi risultati e incrementare il nostro business. Per continuare a crescere, dobbiamo accettare nuove sfide e nuovi progetti che richiedono una dotazione IT sempre più sofisticata. Per questo stiamo pensando di sostituire la macchina attualmente in uso con un modello più recente e più potente, che ci consentirà di migliorare ulteriormente la qualità del servizio offerto”, ha concluso Alessandro Savioli, fondatore di Studio Savioli. Agostino Santoni General Manager HP Personal Systems Group 57 MOBILITY: OPPORTUNITÀ PER LE PERSONE E LE AZIENDE Città e altre aree Wi-Fi Sono tante ormai le città che hanno realizzato delle vaste coperture con tecnica Wi-Fi permettendo agli utenti svariati servizi in nomadicità. L’esempio più noto è quello di Filadelfia, dove il comune ha creato una società senza fini di lucro, la Wireless Philadelhia. Obiettivo: costruire un network su 135 miglia quadrate, capace di far accedere ai servizi Internet oltre un milione e mezzo di persone. Investimento: 50 milioni di dollari in cinque anni. Ma sono molte le città negli USA in cui gli amministratori locali vedono nelle reti Wi-Fi una fondamentale metodologia per offrire servizi ai cittadini. Tra queste ricordiamo Cleveland, l’area di Hollywood a Los Angeles, San Francisco, New Orleans, Madison e Tempe. In Europa sono due le città che hanno avviato progetti per la grande diffusione Wi-Fi: Parigi e Amsterdam. Altra città europea che ha creato una infrastruttura wireless per eminenti esigenze di sicurezza è Londra dove l’amministrazione autonoma del centro, Westminster City Council, utilizza telecamere Wi-Fi per la videosorveglianza. Maggiori dettagli possono essere trovati sul sito: h t t p : / / w w w . d i s t r e t t o i c t . i t / c m s / u p l o a d s / 2 5 9 9 4 4 3 c e 2 3 d c 8 0 4 0 d 0 . 5 9 9 2 4 9 7 4 . d o c In Italia uno dei principali esempi è quello del Comune di Roma che ha attivato reti Wi-Fi in alcuni parchi cittadini come Villa Borghese, Villa Torlonia, Villa Ada e Villa Pamphili e in alcune zone del Centro storico. Di Roma Wireless se ne è parlato nel Quaderno di Telèma di settembre 2006. Altre città che hanno realizzato vaste coperture Wi-Fi sono Milano, Bologna, Torino, Reggio Emilia e Catania. Oltre alle grande città sono ormai tanti i piccoli e medi comuni che hanno realizzato ampie coperture Wi-Fi. Citiamo alcuni esempi nella Puglia come Putignano e Ostuni. Le reti Wi-Fi vengono viste come delle grandi opportunità dal punto di vista turistico. Negli Usa sono sempre più i porti turistici con hotspot Wi-Fi che consentono connessioni a banda larga anche ai natanti (entro 50 km dalla costa). In Italia il porto di Nettuno è stato uno dei primi nel mondo a dotarsi di una rete Wi-Fi (vedi Quaderni di Telèma ottobre 2004). Fra i Wisp più atwww.bluwireless.i t ), un operatore nato per fornire connettività witivi in questo settore c’è Bluwireless (w reless in ambito pubblico e che ha attivato hot spot Wi-Fi a Borgo Marinari a Napoli. Lo stesso ha fatto in Toscana nella Marina di Cala Galera, a Porto Ercole. Dal canto suo Airware (www.airware.it), società specializzata nello sviluppo di soluzioni wireless per le aziende e promotrice del portale www.airgate.it - uno dei principali siti di riferimento sul wireless - ha deciso di aprire un hot spot pubblico sulla spiaggia presso lo stabilimento balneare Albos Club di Fregene (Roma). Elitel ha attivato una collaborazione con la Rotonda di Ostia per garantire la navigazione in Rete in modalità Wi-Fi da tutto il comprensorio turistico. IL PORTO DI NETTUNO (RM), UNO DEI PRIMI NEL MONDO AD INTRODURRE LA TECNICA WI-FI. 58 I quaderni di CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI La user experience del nomadic computing i no a poco tempo fa, il dispositivo per accedere ai dati era unico e fisso (il computer di casa). Poi è diventato mobile con tutti i limiti di potenza di calcolo e di ricettività che conosciamo (come nei palmari e nei cellulari di ultima generazione). Infine i dati dell’utente si sono spostati dal dispositivo del computer e hanno cominciato a risiedere sulla rete. F Da ora in poi, avremo tanti dispositivi di grande potenza always on, cioè sempre connessi alla rete, che consentiranno agli utenti di accedere a un computer di un Internet Point in qualsiasi parte del mondo, o di utilizzare il proprio palmare camminando per strada, per ritrovarsi con lo stesso desktop, gli stessi bookmark e, in alcune situazioni, gli stessi programmi a disposizione nel computer di casa. Il computer non è più il contenitore di dati e informazioni ma lo strumento per accedervi. Il fenomeno descritto in queste poche righe viene definito in molti modi, qui ci limiteremo a chiamarlo nomadic computing. Il termine è stato introdotto nel 1995 da Leonard Kleinrock (Nomadic Computing – an opportunity. Computer Communication Review) per descrivere sia l’uso di piccoli dispositivi portatili e senza fili per la comunicazione e l’accesso alle informazioni, sia la capacità delle tecnologie informatiche di permettere la connessione anche in movimento. Uno dei tratti più interessanti del nomadic computing è la delocalizzazione dei dati che ne facilita l’accesso, permettendo di accedervi da dispostivi diversi sparpagliati nell’universo web senza che sia chiaro dove essi risiedano e svincolandosi dal problema di backup e procedure particolari di sicurezza. Il maggiore vantaggio è infatti proprio la protezione contro disastri hardware APRILE 2007 che causano, spesso, la perdita totale o parziale dei dati residenti sulla macchina vittima del malfunzionamento. L’altro lato della medaglia è però l’aumento del rischio di hacking: i nostri documenti personali viaggiano attraverso centinaia di computer e chilometri di fibra ottica prima di raggiungere la loro destinazione e durante questi innumerevoli passaggi potrebbero venire “spiati”. Esistono diverse tecniche e tecnologie atte a ridurre al minimo questo rischio ma seppur basso, esso continua a esistere. D’altra parte, la delocalizzazione dei dati, l’accedere sempre e dovunque, porta al superamento dei propri limiti spaziali e temporali, eliminando o restringendo sempre più le differenze tra vita privata e vita lavorativa. Detto questo è chiaro che per il nomadic computing non è più il caso di parlare di usabilità, ma è meglio parlare di user experience. Il concetto di usabilità infatti è strettamente legato al dispositivo con cui l’utente può accedere ai suoi dati. Ma poiché ora può accedervi da qualunque luogo, il dispositivo non è più così importante, e quindi il concetto di usabilità non è più sufficiente e si impone invece quello di user experience. Normalmente l’usabilità è definita come “il grado con cui un prodotto (un’interfaccia, un’applicazione, un servizio) può essere usato da specifici utenti per raggiungere specifici obiettivi, con efficacia, efficienza e soddisfazione, in specifici contesti d’uso”. Con il nomadic computing, gli specifici contesti d’uso o ambienti non sono più così definiti e, a priori, non si sa neanche quali siano. La user experience definisce l’insieme delle sensazioni provate dall’utente durante 59 LA USER EXPERIENCE DEL NOMADIC COMPUTING l’interazione con una applicazione, un servizio, al di là dello strumento che usa e dell’ambiente in cui si trova. Rispetto al nomadic computing, la user experience può tenere conto del modo in cui diversi ambienti influenzano l’interazione e contemporaneamente anche del modo in cui l’interazione con una determinata applicazione influenza i diversi ambienti. Inoltre, come abbiamo detto, il nomadic computing è una social technology che tende sempre più a integrare la vita privata con quella lavorativa. La user experience può offrire nuovi strumenti per definire e misurare questa integrazione, inserendo anche aspetti più emotivi oltre all’efficacia, efficienza e soddisfazione, con cui si misurava l’usabilità. Non si tratta più di valutare l’uso, l’interazione con un determinato servizio o applicazione, ma si tratta piuttosto di migliorare la qualità della vita quotidiana dell’utente. Per ottenere una buona user experience con il nomadic computing è importante che l’utente abbia la massima connettività in qualsiasi cosa faccia e che il flusso delle informazioni sia sempre ininterrotto e continuo: l’utente deve essere in grado di accedere ai suoi dati in ogni momento senza vincoli tecnologici, legati al dispositivo o al tipo di connessione e attraverso dispositivi che siano davvero amichevoli e non invadenti. Niente deve distoglierlo dal flusso creativo o lavorativo in cui sta operando: la sua attenzione deve es- 60 sere rivolta all’azione da compiere non allo strumento. Inoltre, un rischio col nomadic computing è che gli utenti, potendo andare continuamente avanti e indietro tra diverse fonti di informazione e tra diversi canali, possano incorrere in incomprensioni, cambi di prospettiva e errori di interpretazione. Una progettazione basata sulla user experience può aiutare a mantenere la continuità dell’esperienza dell’utente. Quello che bisogna assicurargli è la possibilità di costruire un’esperienza che colleghi tutto, quello che Joel Grossman (Designing for Bridge Experiences, UX matters, 2006) ha definito come bridge experiences (esperienza-ponte). Costruire una esperienza-ponte significa garantire all’utente una continuità nel passaggio da un contesto a un altro. Permettergli di mantenere un modello mentale e un’interazione omogenei nel passaggio da un sito a un altro; da un dispositivo a un altro; dal dispositivo al web; dall’hardware al software; dal mondo web a quello fisico e viceversa. Raggiungere questo obiettivo è la sfida che il design dell’interazione e la user experience saranno chiamati ad affrontare sempre più nei prossimi anni. Cristina Delogu, Andrea Bernardini e Raffaele Nicolussi Fondazione Ugo Bordoni I quaderni di CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI Soluzioni WiMAX nomadiche, tra fisso e mobile discute molto delle promettenti capacità delle varie versioni di WiMAX (Worldwide Interoperability for Microwave Access) WiMAX “fisso” e WiMAX “Mobile” e di come e dove queste nuove tecnologie possano essere utilizzate. In particolare, il concetto di servizio nomadico o portatile viene spesso relegato alla definizione dello standard 802.16e WiMAX Mobile. È possibile pensare ad una modalità WiMAX nomadico a partire dallo standard “fisso” 802.16 della IEEE, come viene proposto dalla TeleCIS Wireless (CA), USA. La nomadicità come risposta alle necessità di gran parte del mercato mobile e primo passo verso l’ubiquità su banda larga. La tecnologia WiMAX ha sollevato l’interesse e l’attrazione di tutta l’industria del Wireless Broadband. Ciò è dovuto alle potenzialità ed alla flessibilità della sua tecnologia che ne fanno l’obiettivo di molte applicazioni. Paradossalmente è proprio tale flessibilità a creare confusione su come e dove applicare lo stesso WiMAX nel vasto mondo delle tecnologie Wireless attuali e future. La stessa IEEE, creatrice dello standard 802.16, ha tentato di incasellare in qualche modo questa tecnologia operando una distinzione fondamentale tra sistema operativo “fisso” e “mobile”. Lo dimostra lo standard 802.16-2004, che fa riferimento al sistema operativo fisso, e la versione attualmente in corso di definizione 802.16e, che fa riferimento al sistema mobile. I due standard prima nominati, benché utili a stimolare la discussione, nascondono tuttavia un terzo e importante modo operativo che sta a metà tra il “fisso” e il “fully mobile” cui spesso si fa riferimento come nomadico o portatile. Il concetto di portabilità non è nuovo in generale, tuttavia non se ne è discusso molto fino ad oggi tra gli esperti, in quanto si ritiene erroneamente che i requisiti tecnici dello strumento nomadico a disposizione dell’utente finale Si APRILE 2007 siano ben rappresentati dall’ultima versione standard della IEEE, la 802.16e. Ma, da un punto di vista tecnico, lo standard attuale 802.16-2004 della IEEE, se applicato nel modo giusto, può far da supporto a questo tipo di operatività esattamente come l’802.16e, anzi può farlo più velocemente. Con il chip WiMAX-compatibile TCW 1620, la TeleCIS Wireless fornisce un supporto all’applicazione nomadica che va ben al di là dello standard 802.16e, introducendo di fatto una prima ondata di prodotti nomadici. Nomadico: che cos’è e dove funziona Il modo operativo nomadico (o portatile) serve alla comunicazione radio su banda larga entro una certa area quando l’utente o lo strumento finale sta fermo in un posto o si muove a passo d’uomo entro quell’area. Ciò significa che l’utente può collegarsi a una rete WiMAX da casa, può portarsi al lavoro lo strumento abilitato per WiMAX (PDA, laptop modem o “handset”) oppure collegarsi alla rete WiMAX dall’una e dall’altro. È anche possibile mantenersi collegati a WiMAX mentre ci si muove all’interno dell’area coperta dalla rete WiMAX. Dal punto di vista del fornitore del servizio, questo significa “possedere” un cliente nell’intera area, il che naturalmente aumenta le opportunità di “business”. Contrariamente al “fully mobile”, il sistema WiMAX nomadic non è in grado di mantenere la connessione alla rete mentre siete in auto e/o treno ecc, ma serve in tutti quei casi in cui ad esempio siete seduti a casa, su una panchina al parco, vi muovete nelle vicinanze di casa o camminate dal lavoro alla fermata dell’autobus ecc. In altre parole il WiMAX Nomadic è la mobilità a passo d’uomo e il primo passo verso l’ubiquità della banda larga. L’analogia con un Wi-Fi Hot Spot espanso può dare una prima idea della potenza di una rete WiMAX nomadica. Mettendo a confronto Wi- 61 SOLUZIONI WIMAX NOMADICHE, TRA FISSO E MOBILE Fi e WiMAX, la superiorità di quest’ultimo come performance, QoS (Quality of Services) e portata (in km quadrati) apre scenari di uso e applicazioni molto più ampi per una zona WiMAX nomadica, dalle e-mail alle comunicazioni a voce, ai video-game, alla sicurezza della navigazione web e molto altro. WiMAX e nomadico: subito Come si è visto, un sistema o una rete in grado di sostenere la funzione nomadica risponde alle necessità di un mercato più vasto rispetto a un semplice WiMAX in modalità fissa. Fino ad oggi si è detto e accettato dall’industria in generale che la modalità nomadica dovesse aspettare gli esiti dell’802.16e prima di poter lanciare prodotti capaci di operare in termici nomatici e di produrre profitto. Tuttavia, quando si esaminano da vicino i requisiti della funzione nomadica, ci si rende conto che così non è, e che una funzione nomadica è possibile con prodotti compatibili con WiMAX fisso. Il limite di una eventuale distribuzione capillare della funzione nomadica non è rappresentato dallo standard, ma dalla messa in opera dello standard stesso e, più in particolare, dagli ASIC (Application-Specific Integrated Circuit) che alimentano i prodotti WiMAX. Ad esempio, l’applicazione TeleCIS Wireless TCW 1620 risponde ai requisiti di una diffusione del WiMAX nomadico e offre agli operatori servizi avanzati e maggiori opportunità di guadagno prima dell’arrivo della mobilità totale su banda larga. Requisiti nomadici: lo standard I requisiti principali di una funzione nomadica dipendono dal fatto che gli strumenti utilizzati sono portatili e quindi alimentati a batteria. Questo problema è stato affrontato con lo standard 802.16-2004, che permette un’applicazione opzionale chiamata sotto-canalizzazione (subchannellization). Con questa tecnica non c’è bisogno che un CPE (Customer Premises Equip- FIGURA 6. SCHEMA A BLOCCHI DELLA LOZIONE TECNOLOGICA INDIVIDUATA DALLA TELECIS WIRELESS; IL SISTEMA QUI RIPORTATO È IL TELECIS TCW 1620. 62 I quaderni di CON LA NOMADICITÁ CAMBIANO LE ABITUDINI ment) trasmetta al BTS (Base Transceivers Station) su tutti i le sotto-portanti (sub-carriers), ottenendo un sensibile risparmio energetico. Nella prima versione dello standard 802.16e viene usata la modulazione OFDMA (Orthogonal Frequency Division Multiple Access). Per l’unità CPE o utente finale trasmetteranno unicamente su un piccolo sottoinsieme di toni. Benché vi siano molte altre differenze significative tra i due standard in termini di risparmio energetico per l’unità CPE, questa è la caratteristica più importante. Quindi, un prodotto che può sostenere l’802.16-2004 con la caratteristica opzionale della sub-canalizzazione avrà la stessa efficienza energetica di uno strumento basato sull’802.16e. Requisiti nomadici: i prodotti Poiché, sia lo standard 802.16-2004 che lo standard 802.16e sono in grado di implementare la funzione nomadica e gli strumenti portatili, sono questi stessi prodotti che distribuiscono la banda larga nomadica. I requisiti di uno strumento nomadico si basano in gran parte sull’ASIC che supporta MAC (Media Access Control) e la compatibilità di PHY (Physical Layer), come pure sulla catena RF (Radio Frequency). I requisiti dell’ASIC sono riassunti di seguito: 쩦 Consumo energetico (ricezione) – la durata della batteria è un punto fondamentale degli strumenti portatili. Quindi è importante che lo standard sia in grado di sostenere un’operatività di base che, a livello strettamente tecnico, riduca il consumo energetico. Ma l’applicazione di queste caratteristiche nel prodotto stesso deve fare di più. L’ASIC deve avere un’efficiente alimentazione, per un consumo massimo di 800 mw quando è in stato di ricezione attiva. 쩦 Consumo energetico (trasmissione) – poiché la maggior parte dell’energia si consuma in stato di ricezione, è altrettanto importante conservare l’energia anche nel modo “trasmissione”. APRILE 2007 Questo si risolve in qualche modo con la sub-canalizzazione, una caratteristica opzionale del WiMAX. Può essere ulteriormente migliorata quando vengono usate anche tecniche quali “Transmit Diversity Combining” dal CPE al BTS, come avviene con il TCW 1620. 쩦 Calore – strettamente legate alla portabilità sono la dimensione ridotta e la densità. I chip per questi strumenti di solito sono inseriti in uno spazio minimo (come una PC card -PCMCIA: Personal Computer Memory Card International Association-) e quindi devono generare poco calore. Naturalmente il calore e la potenza sono correlati quindi, quanta più energia un ASIC consuma, tanto più calore sarà generato. 쩦 Footprint – gli strumenti portatili sono per definizione piccoli e leggeri. Per la maggior parte dei chip il peso non rappresenta un problema. Ma per alcuni, lo spazio occupato (footprint) può essere davvero importante. Le dimensioni di un chip da utilizzare in un PCMCIA, o addirittura in un “handset”, non hanno grossi limiti, ma ovviamente più piccolo è il chip, meglio è. Quando si applicano tecnologie avanzate come MIMO (Multiple Input, Multiple Output), per aumentarne ancora di più le prestazioni, si dovrà aver cura di mantenerne non solo la potenza, ma anche la dimensione, il più possibile ridotte. La tecnologia “smart” antenna MIMO permette di ottenere prestazioni fino a 8 volte superiori rispetto ai tradizionali apparati 802.11b/g (Wireless Local Area Network). 쩦 Performance or Range – è la copertura di un portatile, maggiore sarà la sua “usabilità” montando un WiMAX CPE in uno strumento piccolo come un PDA, non è possibile includere antenne ad alto guadagno, per estendere la portata. È quindi necessario che lo strumento sia dotato della portata necessaria, o di dB aggiuntivi di link budget, mediante tecnologie di processo del segnale quali quella del MIMO. 63 SOLUZIONI WIMAX NOMADICHE, TRA FISSO E MOBILE Un esempio: l’approccio TeleCIS Wireless nomadico Avendo ottenuto l’equivalenza tra standard fisso e mobile, in termini di caratteristiche tecniche in grado di operare a basso consumo di energia, la scelta di quali sono i chip che rispondono ai requisiti operativi della modalità nomadica per alimentare PDA, laptop e handset ricade sui fornitori di tale tecnologia. TeleCIS Wireless risponde a tutti questi requisiti con il suo System-on-a-Chip TCW 1620, vedi figura 6. Il chip è compatibile con WiMAX Mandatory e incorpora le caratteristiche opzionali di WiMAX. Contiene anche le Rx Technologies® dell’azienda, cioè un pacchetto di caratteristiche che ne aumentano la performance, tra le quali l’estensione della portata e basso consumo di energia. Inoltre, l’ASIC integrato è dotato di capacità di supporto di un 2 antenne MIMO CPE con un unico chip, che gli attribuisce le alte prestazioni necessarie per la modalità nomadica, in una soluzione tecnologica che non teme confronti. Conclusioni Il reale valore della tecnologia Wireless sta nella sua capacità di permettere all’utente finale libertà di movimento durante la comunicazione. Lo standard WiMAX fisso avrà un’ampia diffusione perché è capace di comunicare a voce e per via telematica. Ma è la capacità di gestire la banda larga in modalità nomadica che permetterà una maggiore e forte diffusione di questo standard. L’obiettivo del sistema Wireless è l’ubiquità su banda larga, cioè la possibilità di connettervi ovunque e in qualunque momento. Con la modalità nomadica dello standard IEEE 802.16-2004 e la compatibilità totale con il WiMAX fisso, il mercato dei sistemi Wireless su banda larga promette una crescita significativa sia in termini di innovazione sia in termini economici. Ermanno Fionda Fondazione Ugo Bordoni Le attività della Fondazione Ugo Bordoni sulle reti Wi-Fi Il tema della nomadicità è stato uno dei principali temi di ricerca della Fondazione Ugo Bordoni, ed è stato trattato sotto diversi punti di vista, primo tra tutti come supporto al Ministero delle Comunicazioni ed in particolare alla Direzione DGSCER. Sono state sperimentate diverse architetture di rete con test di Qualità del Servizio, sono state implementate reti wireless in piccoli comuni (es. S. Giuliano dei Lombardi dopo il terremoto) e in grandi città (come ad esempio Lecce) e realizzando impianti particolarmente innovativi come ad esempio la Città della Scienza a Napoli. Inoltre la Fondazione Ugo Bordoni, per conto del Ministero delle Comunicazioni, sta curando il censimento degli hot-spot Wi-Fi. L’obiettivo di tale progetto è di realizzare uno strumento ad uso esclusivo del Ministero che potrà impiegarlo per proprie finalità istituzionali consentendogli allo stesso tempo di avere una panoramica generale sulla diffusione e distribuzione di tali hot-spot sul territorio nazionale. Il data base è in via di realizzazione e comprenderà informazioni riguardanti aspetti logistici, tecnici e di localizzazione del sito. Dai dati attualmente disponibili risulta che il numero di operatori WISP autorizzati per lo svolgimento di questa attività sono circa 250, e la maggior parte di essi gestisce hot-spot di piccole dimensioni soprattutto concentrati in strutture alberghiere. Dario Di Zenobio e Massimo Celidonio Fondazione Ugo Bordoni 64 I quaderni di