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copertina_laurana_Mozzi:copertina_berlusconario.qxd 03/01/2011 15.13 Pagina 1 Giulio Mozzi è nato nel 1960. Abita a Padova. Ha pubblicato sei raccolte di racconti: Questo è il giardino (Theoria, 1993; poi Sironi, 2005), La felicità terrena (Einaudi, 1996), Il male naturale (Mondadori, 1998), Fantasmi e fughe (Einaudi, 1999), Fiction (Einaudi, 2001), Sono l’ultimo a scendere (Mondadori, 2009). Giulio Mozzi il male naturale Giulio Mozzi il male naturale A me piacerebbe che si seppellissero i morti nei pioppeti che ci sono dappertutto sui bordi della città, nelle anse del fiume e dei canali che la circondano. Sotto ogni pioppo seppellirei un morto e le radici dell’albero avvolgerebbero lentissimamente il corpo come fa il ragno crociato quando si butta sulla preda e la stringe a sé con tutte le otto zampe e poi la morde iniettando il veleno che non uccide ma paralizza, in modo che la carne rimanga viva e fresca per i pasti successivi: allo stesso modo le radici dell’albero mi avvolgerebbero e poi una, con lentezza vegetale, mi trafiggerebbe sottraendomi quel tanto di vita che serve per la vita dell’albero. il male naturale © Eugenio Nastri narrativa italiana Mozzi RIMMEL racconti ISBN 978-88-96999-01-1 Progetto grafico: Studio Grafico Ceccherini, Milano Foto copertina: © Aron Demetz / Inverno / 2006 € 15,50 Esiste un male che non è colpa di nessuno. Un male naturale. Pubblicato originariamente nel 1998, accolto da una ventata di polemiche, e velocemente sparito dagli scaffali delle librerie, Il male naturale, il più “sporco” e informe tra i libri di quello che è considerato in Italia un maestro della scrittura limpida, è diventato pian piano, negli anni, grazie all’affetto e alla tenacia di un manipolo di lettori, un autentico libro di culto. Nel Male naturale Giulio Mozzi dispiega ancora una volta il suo sguardo attentissimo, quasi prensile, capace di farci apparire arcani e stupendi gli oggetti e le situazioni della vita più quotidiana. Solo che qui, in questo libro, lo sguardo penetra nei corpi, nella carne, nel sesso, e ci mostra come tutto ciò che è alla radice della gioia umana – la vitalità del corpo, la soddisfazione della carne, l’entusiasmo del sesso – a un’osservazione ravvicinata e meticolosa può apparire abitato dal male. Non un male morale, un male che sia colpa di qualcuno: ma un male naturale, costitutivo del nostro essere. Una nuova postfazione, scritta da Mozzi appositamente per questa edizione, racconta le disavventure nelle quali si può incorrere perché si è cercato di guardare ciò da cui tutti preferiscono distogliere lo sguardo. E un saggio di Demetrio Paolin mostra come la pratica di guardare l’inguardabile sia nient’altro che una pratica religiosa.