N°2 2015 - TorinoMedica.com
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TORINO MEDICA anno XXV numero 2 _2015 comunicazione informazione formazione LA RIVISTA DELL’ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI E ODONTOIATRI DELLA PROVINCIA DI TORINO SPENDERE MENO O SPENDERE MEGLIO? SUPERFARMACI ANTI EPATITE C: PER MOLTI M A Dentisti NON PER TUTTI? La Carta dei Diritti al Pronto Soccorso e legionellosi: perchè non è un problema di salute pubblica Il futuro d e l l a Sanità Piemontese. L’Ordine ha incontrato l’assessore Saitta e il direttore Moirano CONFLITTI D’INTERESSE: e se facessimo finta che non esistono? Sommario 5 numero 2 luglio 2015 La Rivista è inviata a tutti gli iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Torino e provincia e a tutti i Consiglieri degli Ordini d’Italia. 7 16 Direzione, Redazione, Corso Francia 8 10143 Torino Tel. 011 58151.11 r.a. Fax 011 505323 [email protected] www.omceo.to.it Presidente Guido GIUSTETTO Vice Presidente Guido REGIS Segretaria Rosella ZERBI Editoriale Spendere meno o spendere meglio? Guido Giustetto Tribuna Il futuro della Sanità Piemontese Nicola Ferraro La Carta dei Diritti al Pronto Soccorso Franco Aprà Le nostre radici 1965-2015: il CTO di Torino compie 50 anni Arnaldo Francia Franco Lupano Focus Conflitti di interesse Mario Nejrotti Luca De Fiore 36 Chi fa cosa Consiglieri Domenico BERTERO Tiziana BORSATTI Emilio CHIODO Riccardo DELLAVALLE Ivana GARIONE Anna Rita LEONCAVALLO Elsa MARGARIA Aldo MOZZONE Il dedalo maschi contro le 52 Medici donne medico 26 Tesoriere Chiara RIVETTI 47 prima pagina Transatlantico 38 41 prima pagina 54 Superfarmaci anti epatite C: per molti ma non per tutti? Nicola Ferraro Un “Centro nascite” presso l’ospedale Sant’Anna di Torino Nicola Ferraro Pierpaolo Berra 56 60 Pianeta solidarietà Cute Project Eva Mesturino RUBRICHE I servizi dell’Ordine Comunicati Corsi e congressi in pillole CONGRESSI Discutendo di Odontostomatologia Dentisti e legionellosi: perché non è un problema di salute pubblica Nicola Ferraro Roberta SILIQUINI Renato TURRA Roberto VENESIA Patrizia BIANCUCCI (Od.) Gianluigi D’AGOSTINO (Od.) Bartolomeo GRIFFA (Od.) Commissione Odontoiatri Gianluigi D’AGOSTINO Presidente Patrizia BIANCUCCI Claudio BRUCCO Bartolomeo GRIFFA Paolo ROSATO Revisori dei Conti Riccardo FALCETTA Presidente Carlo FRANCO Angelica SALVADORI Vincenzo MACRÌ Supplente TORINO MEDICA Direttore: Guido Giustetto Direttore responsabile: Mario Nejrotti Caporedattore: Nicola Ferraro Aut. del Tribunale di Torino n. 793 del 12-01-1953 Per spazi pubblicitari: SGI Srl Via Pomaro 3 - 10136 Torino Tel. 011 359908 / 3290702 - Fax 011 3290679 - e-mail: [email protected] - www.sgi.to.it Grafica e Design SGI Srl Stampa La Terra Promessa Onlus NOVARA Chiuso in redazione il 2 luglio 2015 LUGLIO 2015 3 Villa Raby prima pagina Editoriale VILLA RABY “SPAZI ALLA CULTURA” CORSO FRANCIA 6-8, TORINO La sede dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino, nella cornice dello splendido Villino Raby, gioiello del Liberty italiano, opera nel 1901 dell’Architetto Pietro Fenoglio, offre i suoi spazi di incontro a Istituzioni, Associazioni, Gruppi Culturali e privati. Tutti i Medici Chirurghi e Odontoiatri, le loro Istituzioni, Associazioni di Categoria, Società Scientifiche che vorranno organizzare Convegni, Congressi, Workshop, Corsi di Formazione, Incontri, Riunioni, Assemblee Societarie, a tutti i livelli, dal locale all’internazionale, potranno usufruire degli spazi più adatti. Sono a loro disposizione cinque sale per ogni esigenza di incontro culturale e professionale: dalla grande Sala Congressi con 250 posti a sedere e le migliori dotazioni tecniche, alla piccola e affascinante Sala Piano per 20 posti, adatta anche per concerti da camera. Le sale dell’Ordine sono usufruibili anche da parte di Istituzioni, Associazioni e Gruppi non medici, sia a livello cittadino che nazionale. VILLA RABY: UN POLO CULTURALE NEL CUORE DELLA CITTÀ DI TORINO Guido Giustetto SPENDERE MENO O SPENDERE MEGLIO? Il titolo di questo editoriale è ripreso da quello del convegno annuale dell’Associazione Alessandro Liberati - Network Italiano Cochrane1 che si è tenuto recentemente a Torino. I diversi interventi e la discussione si sono concentrati soprattutto sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, cercando di individuare ai diversi livelli gestionali (centrale, regionale, aziendale, professionale) quali strumenti possono essere messi in campo per rendere la revisione della spesa sanitaria seria, efficace, equa. Per quanto riguarda la medicina clinica ci si è chiesto se ci sono degli ambiti particolari dell’attività quotidiana nei quali un medico può agire, riducendo le prestazioni inutili e gestendo le aspettative inappropriate dei pazienti. INUTILI ALMENO IL 30% DELLE PRESTAZIONI MEDICHE SALA CONFERENZE, COMPRENDE: SALA CONSIGLIO, COMPRENDE: Sala fino a 250 posti | Radiomicrofoni a mano o spillo | Videoproiezione | Videoconferenza Over IP o ISDN | Computer di sala/Computer Regia | Adattatore per Mac (specificare modello) | Spazi espositivi n.___ | Videoregistratore DVD | Audioregistrazione | Spazio per coffe break e lunch | Centro Slide in rete | Remote Controlle per Slide | Freccia Laser | Slide tappo – logo Jpeg evento Sala fino a 23 posti | Videoproiezione su schermo | Computer SALA PIANOFORTE (ATTIGUA ALLA SALA CONSIGLIO ALLA QUALE È COLLEGATA DA UNA PORTA) Sala fino a 20 posti SALA EX CARROZZERIA COMPRENDE: MANSARDA COMPRENDE: Sala fino a 45 posti | Videoproiezione su schermo | Computer Sala fino a 30 posti | Videoproiezione su schermo | Computer di sala 4 LUGLIO 2015 La letteratura2 è sostanzialmente unanime nel valutare come inutili almeno il 30% delle prestazioni mediche: visite, indagini diagnostiche, prescrizioni di farmaci. In alcuni casi sono i medici a prescrivere di loro iniziativa una prestazione inappropriata, in altri la prescrizione deriva dalla richiesta (e dalla conseguente contrattazione) del paziente, influenzato in questo da molteplici fattori. Tra questi, quello forse più importante è l’attesa miracolistica nei confronti della medicina, come strumento in grado di risolvere o rimandare all’infinito qualsiasi problema di salute. Sicuramente questo atteggiamento è alimentato dall’immagine che vuole dare di sé il Sistema Medico (“nel 2016 siamo pronti per il trapianto del cervello”), da una generale accondiscendenza in questo senso dei media (per altro spesso pagata dalla pubblicità, come nel caso dei supplementi salute dei quotidiani), dalla proposta di una società composta solo di persone belle, sane, efficienti. Tutto ciò è reso possibile anche perché nei cittadini si è persa la capacità di discernere i diversi livelli di gravità dei disturbi (tutto potrebbe essere un cancro) e manca la consapevolezza dei limiti degli ac- certamenti diagnostici e delle terapie, scambiando per certezze quelle che sono probabilità. Una certa responsabilità su questa incomprensione ce l’ha anche la nostra scuola, se l’OCSE3, nell’indagine che valuta i livelli di conoscenze e capacità delle popolazioni adulte in literacy (lettura e comprensione di testi scritti, in parte anche scrittura al computer o su carta), numeracy (comprensione e risoluzione di problemi matematici), ha classificato l’Italia rispettivamente all’ultimo e al penultimo posto su 24 paesi. Ulteriori elementi di confondimento per i cittadini sono i contrasti di parere tra i colleghi, le interferenze del settore privato sul servizio sanitario nazionale, i diffusi conflitti di interesse (vedi a questo proposito il focus nelle pagine che seguono), la deriva delle scelte del medico verso un atteggiamento difensivistico, per ridurre il rischio di un giudizio di responsabilità per malpractice. A questo proposito, una recente indagine4 condotta negli Stati Uniti, nell’ambito del progetto Choosing wisely, ha evidenziato che tra i medici: • Il 73% dice che la frequenza di test non necessari è un problema serio • Il 66% sente di avere la responsabilità di evitare che i pazienti eseguano esami inutili • Il 53% riconosce di prescrivere un test anche se lo ritiene non necessario se il paziente insiste • Il 58% ritiene di essere nella posizione migliore per fronteggiare le richieste inappropriate • Il 72% riferisce che mediamente ciascun medico prescrive un esame inutile ogni settimana • Il 47% valuta che i pazienti chiedano un test inutile almeno una volta alla settimana • Il 70% afferma che, se si parla con il paziente per spiegare l’inutilità dell’esame, questi spesso evita di farlo. A rendere più dubbiosa, sul versante del medico clinico, la scelta appropriata delle procedure o dei farmaci viene la recente affermazione5 di Richard Horton, a lungo editor di The Lancet, secondo la quale i risultati del 50% della produzione scien- u LUGLIO 2015 5 prima pagina prima pagina Editoriale Tribuna tifica sono semplicemente falsi, per altro confermando una valutazione del 2005 di Ioannidis6, recentemente riproposta dall’autore al convegno di Torino, già citato7. PIÙ RAZIONALITÀ NELLE SCELTE DEL MEDICO, MENO RICHIESTE INAPPROPRIATE DA PARTE DEI PAZIENTI Allora, come può il medico rendere più razionale la scelta degli accertamenti? Come può fronteggiare le richieste inappropriate dei pazienti? È indubbio che noi medici abbiamo un dovere deontologico in questo senso, chiaramente richiamato da almeno tre articoli del nostro Codice: il 6, il 13 e il 56, laddove stabiliscono che il nostro operato “deve fondarsi sulle evidenze scientifiche disponibili, sull’uso ottimale delle risorse e sul rispetto dei principi di efficacia clinica, di sicurezza e di appropriatezza” e che non vanno diffuse notizie “tali da alimentare infondate attese e speranze illusorie”. Sono convinto che lo strumento più efficace che possiamo usare per ridurre le prestazioni inutili è la buona comunicazione con il paziente. La comunicazione, oltre ad una capacità innata, richiede anche delle competenze tecniche che non tutti abbiamo, ma che tutti possiamo acquisire. Al versante comunicativo-relazionale la Scuola di Medicina, che già egregiamente forma i nostri giovani colleghi sul versante cognitivo, dovrebbe dedicare un’energia particolare. L’ascolto è forse il momento più forte della relazione medico-paziente e la capacità di discutere insieme le scelte è un’abilità che al medico non dovrebbe mancare. È necessario dedicare tempo, con atteggiamento anche complice, a quei pazienti che sono più perplessi, più influenzabili dalla pubblicità, dai falsi miti, dai suggerimenti degli inesperti, che in altre parole ci appaiono più lontani, anche se ciò ci appare sicuramente faticoso e contro intuitivo. In questo, la disponibilità di tempo è essenziale e varrebbe la pena che nei nostri contratti e convenzioni questo semplice strumento fosse valorizzato come una variabile indipendente. Solo in questo modo riusciremo finalmente a trasmettere ai cittadini il messaggio che: • La medicina è imprecisa quasi sempre • I suoi risultati non sono sicuri • Le sue scelte sono basate su probabilità e non su certezze. ¢ L’AVVISO DI RICHARD SMITH IN SALA D’ATTESA? Forse dovremmo mettere un cartello nelle sale d’attesa dei nostri studi e reparti che riporti il famoso avviso8 di Richard Smith: • • • • • • • • • La morte è inevitabile La maggior parte delle malattie gravi non può essere guarita Gli antibiotici non servono per curare l’influenza Le protesi artificiali ogni tanto si rompono Gli ospedali sono luoghi pericolosi Tutti i farmaci hanno anche effetti collaterali La maggioranza degli interventi sanitari produce solo benefici marginali e molti non funzionano affatto Gli screening producono anche risultati falsi negativi e falsi positivi Oltre che acquistare indiscriminatamente tecnologie sanitarie, esistono altri modi per investire le risorse economiche 1. http://associali.it/riunione-2015/ 2. Brody H. From an ethics of rationing to an ethics of waste avoidance. N Engl J Med 2012; 366: 1949-51. 3. http://skills.oecd.org/skillsoutlook.html 4.http://www.choosingwisely.org/survey-physicians-are-aware-that-many-medical-tests-and-proceduresare-unnecessary-see-themselves-as-solution/ 5. http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736%2815%2960696-1/fulltext 6. http://journals.plos.org/plosmedicine/article?id=10.1371/journal.pmed.0020124 7. http://dottprof.com/2015/05/ricerca-e-letteratura-scientifica-che-casino/ 8. BMJ 1999;318:209 6 LUGLIO 2015 IL FUTURO DELLA SANITÀ PIEMONTESE L’ORDINE HA INCONTRATO L’ASSESSORE SAITTA E IL DIRETTORE MOIRANO a cura di Nicola Ferraro L’incontro è avvenuto a Villa Raby sabato 16 maggio scorso nella Sala Convegni di fronte ad un gruppo numeroso di iscritti con i componenti dell’Esecutivo al tavolo dei relatori. Molto difficile riportare in maniera esauriente la fitta trama degli argomenti affrontati che hanno avuto (come si può vedere dal programma dell’incontro riportato in questo servizio) la riorganizzazione dei servizi ospedalieri e territoriali. Da un punto di vista più cronachistico chi scrive può testimoniare l’esistenza di un clima aperto, franco e cordiale, per nulla ingessato e improntato ad un confronto che potrebbe rivelarsi davvero utile per individuare modalità future con cui la professione medica sarà esercitata nella nostra regione: la PIEMONTESE garanzia fondamentale perché il diritto alla tutela IL FUTURO DELLA SANITÀ L’ORDINE HA INCONTRATO L’ASSESSORE IL DIRETTORE MOIRANO dellaSAITTA saluteEcontinui ad essere un valore forte e condiviso. L’incontro è avvenuto a Villa Raby sabato 16 maggio scorso nella Sala Convegni di fronte ad un gli argomenti trattati sono stati molti gruppo numeroso di iscritti conMa i componenti dell’Esecutivo al tavolo dei relatori. Molto difficiledi più di quelli preventivati riportare in maniera esauriente la fitta nel tramaprogramma. degli argomenti affrontati che hanno avuto (come si Gli Odontoiatri, per bocca del Presidente CAO di può vedere dal programma dell’incontro riportato in questo servizio) la riorganizzazione dei servizi ospedalieri e territoriali. Da un punto di vista più in cronachistico chi scrive può testimoniare Torino, già apertura hanno per esempio chiesto all’Assessorato di l’esistenza di un clima aperto, franco e cordiale, per nulla ingessato e improntato ad un confronto poter essere ascoltati che potrebbe rivelarsi davvero utile per individuare modalità future con cui la professione medica di più rispetto al passato; sarà esercitata nella nostra regione: la garanzia fondamentale perché il diritto alla tutela della salutein Sala ha avuto modo di ma tutto il pubblico di iscritti presenti continui ad essere un valore forte e condiviso. formulare domande e nel diprogramma. ricevereGlirisposte su aspetti generali della Ma gli argomenti trattati sono stati molti di più di quelli preventivati Odontoiatri, per bocca del Presidente CAO di Torino, già in apertura hanno per esempio chiesto Sanità, ma molto spesso anche su aspetti particolari dell’attività all’Assessorato di poter essere ascoltati di più rispetto al passato; ma tutto il pubblico di iscritti presenti in Sala ha avuto modo di formulare domande e di ricevere risposte su aspetti generali esercitata della professionale medica quotidianamente. Sanità ma molto spesso anche su aspetti particolari dell’attività professionale medica esercitata Il Presidente Giustetto ha riconosciuto all’Assessore Saitta grandi quotidianamente. Il Presidente Giustetto ha riconosciuto all’Assessore Saitta grandi capacità di ascolto e di capacità di ascolto e di valutazione di problemi e difficoltà. valutazione di problemi e difficoltà. Sarà la cronaca politica (già nelle prossime settimane) a raccontare gli sviluppi di questo Sarà evento che si è svolto senza dubbio in(già un clima moltoprossime costruttivo. settimane) a raccontare la cronaca politica nelle Sull’incontro la redazione ha realizzato due interviste (all’Assessore Antonio Saitta, al Direttore gli sviluppi diDiquesto evento che si è svolto senza dubbio Fulvio Moirano) e registrato le dichiarazioni del Presidente Giustetto. seguito il codice Qr con cui si può accedere direttamente da smartphone allo spazio di www.videomedica.org dove sono in un clima molto costruttivo. scaricabili i tre servizi video. Sull’incontro la redazione ha realizzato due interviste (all’Assessore Antonio Saitta, al Direttore Fulvio Moirano) e registrato le dichiarazioni del Presidente Giustetto. Di seguito il codice Qr con cui si può accedere direttamente da smartphone allo spazio di www.videomedica.org dove sono scaricabili i tre servizi video. Nel corso dell’incontro è stato anche presentato il documento dell’Ordine sul riordino dell’assistenza territoriale in Piemonte. Pubblichiamo di seguito il testo. Ricordiamo ai lettori che sul numero precedente di Torino Medica, a pagina 38, è stato pubblicato il documento dell’Ordine relativo al riordino della rete ospedaliera piemontese. Nicola Ferraro LUGLIO 2015 7 prima pagina Tribuna Nel corso dell’incontro è stato anche presentato il documento dell’Ordine sul riordino dell’assistenza territoriale in Piemonte. Pubblichiamo di seguito il testo. Ricordiamo ai lettori che sul numero precedente di Torino Medica, a pagina 38, è stato pubblicato il documento dell’Ordine relativo al riordino della rete ospedaliera piemontese. I principali obiettivi della riorganizzazione delle Cure Territoriali devono secondo il nostro parere essere: RIORDINO DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE IN PIEMONTE PREMESSA La contrazione dei numeri di posti letto ed il complessivo ridimensionamento della rete ospedaliera devono andare di pari passo con un potenziamento delle capacità delle cure territoriali di rispondere alla domanda crescente di prestazioni sanitarie proveniente dai cittadini per mantenere quei livelli di qualità dell’assistenza sanitaria italiana descritti dal recente documento/rapporto dell’OCSE (Ministero della Salute - Revisione Ocse sulla qualità dell’assistenza sanitaria in Italia 15 gennaio 2015). In questo documento si sottolinea tra l’altro che le cure primarie sono capaci di fornire un servizio di buona qualità a costi contenuti. DIMENSIONE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE IN PIEMONTE In Piemonte operano sul territorio con loro proprio studio, e quindi costituiscono punti distribuiti capillarmente disponibili a rispondere alla richiesta di prestazioni sanitarie, 3.321 MMG e 450 PLS. (dati riportati a maggio 2014 nell’Annuario Statistico del servizio sanitario nazionale del Ministero della salute - Direzione generale del sistema informativo e statistico sanitario Ufficio di direzione statistica, raccolti nel 2011). Vi sono inoltre 138 postazioni di Continuità assistenziale nelle quali operano medici che nel 2011 hanno effettuato 540.812 visite. Sempre dai dati riportati nell’annuario si evince che nello stesso anno i casi trattati in ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) sono stati 29.545 di cui il 69% di persone > 65 anni ed il 13% malati terminali. Complessivamente in Piemonte sono stati trattati in ADI 663 assistiti per 100.000 abitanti contro i 2.613/100.000 e 1.322/100.000 rispettivamente di Emilia Romagna e Veneto. I contatti annui della medicina primaria (intendendo per contatti “tutte le visite in ambulatorio che terminano con la registrazione di una diagnosi, di una prescrizione farmaceutica, di una indagine 8 LUGLIO 2015 diagnostica-strumentale e/o di qualunque altro intervento che il Medico di Medicina Generale registra nella cartella clinica informatizzata”, secondo quanto riportato nel VIII Report Health Search. Istituto di Ricerca della SIMG: società italiana di Medicina Generale e delle cure primarie - Anno 2013 - 2014, pag. 9) sono in Piemonte in un anno circa 36.104.400 corrispondenti a 8.1 contatti annui per residente. Nella fascia di età 75 - 84 anni il numero di contatti annui per la popolazione maschile arriva a 18.8 per assistito. Le patologie che comportano maggior carico di lavoro sono in ordine decrescente l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, le dislipidemie, le malattie ischemiche cardiache, la MRGE, le patologie del rachide vertebrale, i distiroidismi e la depressione. CRITICITÀ Come garantire i LEA previsti dalle norme nazionali tenendo conto del ridimensionamento in corso della rete ospedaliera? Come garantire agli operatori livelli di sicurezza e di adeguato supporto tecnologico? Come garantire efficienti reti assistenziali territoriali, integrate con il secondo livello assistenziale sanitario e con il livello sociale? Come garantire l’appropriatezza nell’uso delle risorse? Come rimediare alla carenza di progettualità per il territorio del nostro SSR che fino ad ora si è dimostrato prevalentemente ospedalocentrico? Come garantire che le nuove forme aggregative della MG, della PLS e della medicina specialistica ambulatoriale siano basate sulla libera professione auto-organizzata per obiettivi misurabili e dimostrabili? OBIETTIVI I principali obiettivi della riorganizzazione delle Cure Territoriali devono secondo il nostro parere essere: È sulla analisi che segue che riteniamo di dover fare delle osservazioni. • Dare risposta ai bisogni appropriati di salute dei cittadini attraverso una medicina di prossimità • Sviluppare la prevenzione • Gestire le patologie croniche sul territorio limitando l’accesso al livello ospedaliero per le acuzie o per le riacutizzazioni • Gestire la fase terminale. STRUMENTI Per raggiungere questi obiettivi si indicano i seguenti opportuni strumenti: • Riorganizzazione e potenziamento delle cure domiciliari attenuando, tra l’altro, le attuali disparità esistenti tra le diverse Aziende Sanitarie Locali • Riorganizzazione delle cure residenziali con adeguamento della parte normativa • Informatizzazione delle sedi di erogazione delle prestazioni (Continuità assistenziale, specialistica ambulatoriale) • Realizzazione del Fascicolo sanitario elettronico del cittadino • Promozione della cultura dell’appropriatezza anche attraverso la identificazione del primo prescrittore territoriale ed ospedaliero (dare la possibilità e responsabilità al primo prescrittore, all’interno del SSN, di richiedere direttamente gli esami relativi alla propria branca e necessari per dare risposta al quesito clinico che gli è stato proposto senza costringere le persone a rimpalli avanti e indietro per ottenere la riprescrizione su modulo SSN da parte del MMG dell’esame richiesto dallo specialista - cosa assurda, ma che nonostante tutto continua ad accadere) anche per mezzo di occasioni formative comuni che coinvolgano Medici operanti sul territorio e in ospedale. A tale proposito fa scuola l’esperienza di eventi formativi sugli esami di laboratorio come TSH-R, azotemia, esami per la contraccezione, esami preoperatori, avvenuta in passato nella nostra Regione e che ha avuto ricadute in termini di miglioramento dell’appropriatezza • Creazione di sedi strutturali territoriali e delle forme organizzative per la medicina convenzionata (AFT, UCCP) come previsto dalle norme legislative che prevedano l’integrazione della Continuità Assistenziale e del Servizio Emergenza 118 convenzionato con il SSN, ponendo preventivamente rimedio all’attuale sottodimensionamento (evidente nella città di Torino) del numero di medici di Continuità assistenziale e con utilizzo di personale di segreteria e infermieristico adeguatamente formato alle caratteristiche delle Cure Territoriali • Promozione della medicina di iniziativa per la gestione delle patologie croniche (sul modello della Gestione Integrata del diabete) • Integrazione con le strutture di supporto sociale • Creazione di uno sportello telefonico di consultazione all’interno del Servizio pubblico (per alcune branche specialistiche per migliorare l’appropriatezza nella richiesta degli esami di maggior impatto sulla salute dei cittadini) • Promozione dell’assistenza specialistica a livello di comunità e territoriale attraverso una riorganizzazione della rete specialistica territoriale COMMENTO AL DOCUMENTO REGIONALE (13 aprile 2015) La premessa contiene una constatazione senza dubbio condivisibile: “tutti i paesi a maggiore sviluppo manifestano l’esigenza di fornire una nuova e migliore risposta ai bisogni dei pazienti cronici e pluripatologici”. È sulla analisi che segue che riteniamo di dover fare delle osservazioni. Innanzitutto è quantomeno singolare che in un documento che ha per oggetto la riorganizzazione delle Cure Territoriali si parta da una analisi dei numeri degli interventi ospedalieri e di Pronto Soccorso. Ciò rappresenta, con chiara evidenza, un vizio di fondo nella progettualità degli estensori del documento: la riorganizzazione delle Cure Territoriali sembra avere come obiettivi prioritari quelli di ridurre i ricoveri e gli accessi in PS e non quello di consentire al territorio di essere dotato degli strumenti per potenziare e migliorare l’attività che già svolge sul versante della prevenzione e della gestione della cronicità. Il documento identifica nei numeri della attività di emergenza e di ricoveri ospedalieri le motivazioni e giustificazioni della necessità di riorganizzare le cure territoriali ponendo l’accento sugli accessi in Pronto Soccorso come spia di una debolezza del territorio stesso nel dare risposta alla domanda di assistenza “in quel 90,53% di codici bianchi e verdi va ricercata l’inappropriatezza, cioè tutti quei pazienti che si recano in PS perché non trovano una risposta sul territorio, anche se molto spesso esiste”. u LUGLIO 2015 9 prima pagina Tribuna Ormai è consolidato che il problema del Pronto Soccorso è strettamente legato alla difficoltà di assorbire tutte le persone che si rivolgono ad esso in modo appropriato e che non trovano posto successivamente al primo soccorso nelle sedi adeguate (reparti ospedalieri, strutture residenziali, ADI). I dati riportati dal Tavolo interaziendale per lo svi- Diap 1 Simulazione: impegno per la gestione degli accessi per codice triage non ricoverati BIANCO VERDE GIALLO ROSSO TOTALI 299.479 1.251.480 205.907 12.021 1.768.887 16,9% 70,7% 11,6% 0,7% 100,0% non per ogni totali per accessi totali ricoverati ricoverati non ricoverato non ricoverati inappropriati inappropriate 99,1% 296.634 90,5% 1.132.214 64,3% 132.460 30,5% 3.666 1.564.974 Ore permanenza in PS pre-ricovero Ore totali impegno PS Quota impegno orario pazienti da ricoverare Quota impegno orario accessi appropriati dimessi Quota impegno orario accessi inappropriati dimessi Diap 2 luppo di una rete integrata di prestazioni dell’area metropolitana (Gruppo Accessi in pronto soccorso: primi risultati Progress report 20.11.2014 - Coordinatore Dott. Giulio Fornero, gruppo del quale fanno parte prevalentemente specialisti di PS) sono in questo senso assai dimostrativi. 0,30 88.990 2,00 2.264.428 6,00 794.760 6,00 21.998 3.170.176 95,0% 20,0% 0,0% 0,0% 6 6 12 18 24 4.393.653 4.393.653 5.617.129 6.840.605 8.064.082 27,85% 27,8% 43,6% 53,7% 60,7% 59,92% 59,9% 46,9% 38,5% 32,6% 12,23% 12,2% 9,6% 7,9% 6,7% Discussione e sintesi conclusiva della prima fase • Il numero di accessi in PS non sembra nel complesso in incremento • Esiste una discreta variabilità di consumo di accessi al PS e di codici bianchi per ASL di residenza e dunque di bisogno/governo della domanda • L’impegno di gestione dei codici bianchi nel PS sembra nel complesso poco rilevante • Esiste una discreta variabilità per quanto riguarda il rispetto dello standard di 6 ore nelle diverse sedi di PS Discussione e sintesi conclusiva 84.541 452.886 0 0 537.426 ricoverati 1,0% 9,5% 35,7% 69,5% 2.845 119.266 73.447 8.355 203.913 per ogni ricoverato 6 6 6 6 Il nuovo sistema organizzativo 36 48 72 deve essere 10.511.034 12.957.987 17.851.892 pensato in 69,8% 75,5% 82,2% 25,0% 20,3% 14,7% particolare per 5,1% 4,1% 3,0% la sua capacità di dare risposta ai bisogni di 1 salute creati dalla complessità Discussione e sintesi conclusiva e fragilità della prima fase correlate agli • In sintesi l'analisi effettuata orienta a assistiti anziani sviluppare ulteriori valutazioni/interventi e ai portatori • non tanto sul versante degli accessi impropri al PS, quanto su altri fattori che rappresentanodi i patologie reali determinanti degli elevati tempi di croniche e alla permanenza dei pazienti in PS fase terminale • e del contestuale affollamento: della vita. • - i percorsi intra-ospedalieri da PS verso i reparti • - i percorsi di uscita dall‘ospedale verso le strutture di postacuzie e il territorio Discussione e sintesi conclusiva 1 della prima fase 2 della prima fase • Il numero di accessi inDiap PS non 3 sembra nel complesso in incremento • Esiste una discreta variabilità di consumo di accessi al PS e di codici bianchi per ASL di residenza e dunque di bisogno/governo della domanda • L’impegno di gestione dei codici bianchi nel PS sembra nel complesso poco rilevante • Esiste una discreta variabilità per quanto riguarda il rispetto dello standard di 6 ore nelle diverse sedi di PS 1 • In sintesi l'analisi effettuata orienta a sviluppare ulteriori valutazioni/interventi • non tanto sul versante degli accessi impropri al PS, quanto su altri fattori che rappresentano i reali determinanti degli elevati tempi di permanenza dei pazienti in PS • e del contestuale affollamento: • - i percorsi intra-ospedalieri da PS verso i reparti • - i percorsi di uscita dall‘ospedale verso le strutture di postacuzie e il territorio 2 I numeri in realtà ci dicono che le prestazioni di primo livello erogate sul territorio sono talmente superiori da poter affermare che gli accessi impropri al PS non possono essere attribuibili ad una carente risposta da parte del territorio. Per fare qualche esempio, in una Regione come il Piemonte annualmente sono eseguite più di 36.000.000 milioni di visite solo dal Medico di famiglia, vengono prodotte 42.141.857 (dati del 2011) prescrizioni di farmaci, redatti centinaia di migliaia di certificati di inabilità temporanea al lavoro. In gestione integrata del diabete nel 2014 il trend di trattamento è in crescita così come il raggiungimento dei LAP per il compenso della pressione arteriosa, della emoglobina glicata e del colesterolo LDL si assesta tra il 60 e l’80%. La riorganizzazione delle cure territoriali va pensata non per dare risposta ad una domanda tanto più ipertrofica quanto più si dovesse incrementare la disponibilità in tempi e luoghi di risposta (per il noto meccanismo di induzione di incremento di domanda per un eccesso di offerta, senza peraltro che questo possa contribuire a ridurre il ricorso al PS), ma parametrata su una attenta analisi dei reali bisogno di salute che sono sostanzialmente legati alla crescita costante del numero di soggetti affetti da patologie croniche oppure di persone anziane e, ancor di più in quella sintesi di bisogni che esprimono le persone anziane e affette da patologie croniche. La domanda di salute, se non governata, costituisce una fonte incontrollabile di inappropriatezza, così come costituisce fonte di inappropriatezza la spinta al consumo derivante dai pur legittimi stakeholders della salute, cioè i portatori di interesse (ad esempio produttori di farmaci e tecnologie), il cui controllo diventa tanto più indispensabile quanto più si affacciano sul mercato opportunità di cura molto costose, ma necessarie e per le quali occorre trovare risorse a scapito di prestazioni superflue. A proposito delle nuove forme organizzative della medicina territoriale, AFT e UCCP, va secondo noi precisato che la loro costituzione non deve in alcun modo minare un pilastro fondante quale è il rapporto fiduciario tra il medico e pediatra di scelta, che deve restare ben individuato, ed il proprio assistito, così come deve essere mantenuta l’attuale capillarità di diffusione degli studi sul territorio. Premessa alla costituzione delle AFT deve essere il superamento degli attuali tetti previsti per l’incentivazione alla creazione di forme associative a sede unica, medicine di gruppo, che devono rimanere attive anche nella prospettiva di una organizzazione avanzata. Il nuovo sistema organizzativo deve essere pensato in particolare per la sua capacità di dare risposta ai bisogni di salute creati dalla complessità e fragilità correlate agli assistiti anziani e ai portatori di patologie croniche e alla fase terminale della vita. La collaborazione di medici di assistenza primaria, di continuità assistenziale, che possono diventare progressivamente una unica figura a quota in parte oraria e in parte capitaria, con Pediatri di Libera scelta, emergenza -118 e specialisti ambulatoriali del territorio (con relativa diagnostica di primo livello), è indispensabile per la prevenzione e gestione delle patologie a più alto impatto sulla popolazione (diabete, BPCO, patologie connesse al rischio cardiovascolare, patologie dell’invecchiamento) la cui gestione sul territorio può incidere nel diminuire il carico sull’ospedale e agevolare il rientro al domicilio dopo le riacutizzazioni. Nel documento proposto non si fa cenno al fatto che in Piemonte sono già attive modalità organizzative avanzate degli operatori territoriali (MMG, CA, PLS, con il possibile coinvolgimento della specialistica ambulatoriale) che sono le equipe di assistenza territoriale la cui trasformazione in strutture funzionalmente attive dovrebbe essere molto più agevole rispetto ad altre Regioni. Anche dal punto di vista della gestione di patologie croniche, nella nostra regione è attiva la Gestione Integrata del Diabete che rappresenta un modello esportabile per altre regioni e per altre patologie e che ha dato risultati lusinghieri. Anche l’ADI che è riconosciuta come sottoutilizzata nella nostra Regione, è nata proprio in Piemonte circa 25 anni fa, ma con il tempo è stata oggetto di una involuzione a macchia di leopardo, per cui in molte aree viene ridimensionata probabilmente a causa di tagli strutturali che dovrebbero invece risparmiarla per la sua straordinaria capacità di ridurre il ricorso alle cure ospedaliere. Una linea guida ampiamente condivisa e fatta propria dall’OMS prevede che il 70% dei malati di tumore, nelle ultime fasi della vita, potrebbero giovarsi di cure palliative prestate a domicilio e morire a casa propria. L’obiettivo generale del progetto dovrebbe essere di miglioramento continuo del Servizio di assistenza domiciliare integrata nella Regione. Nel dettaglio, gli obiettivi specifici da perseguire sono: 1. la promozione in ogni Distretto dell’assunzione in ADI dei malati terminali; 2. la formazione dei Medici di Assistenza Primaria e del personale di assistenza sui temi delle cure domiciliari, ovverosia le cure palliative, la valutazione multidimensionale, l’approccio per obiettivi di salute, la pianificazione degli interventi, l’educazione del malato e della famiglia; u 10 LUGLIO 2015 LUGLIO 2015 11 prima pagina Tribuna 3. la definizione con i Medici di Assistenza Primaria di linee guida per il trattamento a domicilio dei principali problemi di questi utenti, dalla terapia del dolore alla gestione corretta dei principali sintomi collaterali dei pazienti oncologici in fase terminale. Per contro non sono più procrastinabili interventi che mirino a sollevare il territorio dagli oneri connessi con la richiesta di prestazioni indotte dall’ospedale. Il costringere gli assistiti a peregrinare tra ospedale e territorio per ottenere la ricetta autorizzante la prestazione richiesta dallo specialista ospedaliero nell’ambito del percorso diagnostico o terapeutico impostato, porta da un lato a complicare gli iter per il cittadino e dall’altro crea anche confusione nella attribuzione dei capitoli di spesa al reale prescrittore. A proposito della ristrutturazione e riorganizzazione del ruolo e dimensionamento del Distretto Socio-sanitario e delle strutture amministrative, argomento che occupa molto spazio nel documento Regionale in bozza, vogliamo sottolineare il rischio che tale operazione rischi di trasformarsi in un intervento a carattere esclusivamente cosmetico qualora non siano chiariti preventivamente gli obiettivi e le ricadute previste sulla salute dei cittadini così come abbiamo cercato di fare in questo nostro documento. Ci corre l’obbligo di segnalare un pericolo laddove nella bozza regionale si fa cenno alla creazione di una centrale di ricevimento delle chiamate “l’inizio del processo di ristrutturazione immediatamente attuabile passa anche attraverso la centralizzazione h 24 delle chiamate non urgenti per le cure primarie…” Questa idea va ben spiegata perché se si volesse sostituire l’attuale contatto telefonico diretto con il medico curante con una centrale di risposta telefonica da parte di personale ancorchè addestrato, si perderebbe tutto quel patrimonio di conoscenza diretta dell’assistito e dei suoi problemi che permette al curante di gestire in modo congruo le richieste di aiuto sanitario provenienti dagli assistiti stessi. ¢ ORDINE DEI MEDICI ED ODONTOIATRI ORDINE DEI MEDICI ED ODONTOIATRI DI TORINO DI TORINO ORDINE DEI MEDICI ED ODONTOIATRI DI TORINO Sabato 16 maggio 2015 ore 10‐13 Sabato 16 maggio 2015 ore 10‐13 MEDICI ed ODONTOIATRI INCONTRANO MEDICI ed ODONTOIATRI INCONTRANO L’ASSESSORE SAITTA E IL DIRETTORE MOIRANO Sabato 16 maggio 2015 ore 10‐13 L’ASSESSORE SAITTA E IL DIRETTORE MOIRANO Villa Raby, corso Francia 8 – Torino MEDICI ed ODONTOIATRI INCONTRANO Villa Raby, corso Francia 8 – Torino L’ASSESSORE SAITTA E IL DIRETTORE MOIRANO Da sin. D.ssa Rosella Zerbi Segretaria dell’Ordine, Dott. Gianluigi D’agostino Presidente CAO-Torino, Assessore Antonio Saitta, Dott. Fulvio Moirano Direttore generale Sanità del Piemonte, Dott. Guido Giustetto Presidente OMCeO di Torino, Dott. Guido Regis Vice Presidente OMCeO di Torino Saluti e Introduzione Presidente OMCeO Torino Villa Raby, corso Francia 8 – Torino Ore 10 Saluti e Introduzione Ore 10.15 Ore 10 Ore 10.15 Presidente CAO Torino Il punto di vista dell’Omceo sulla OMCeO Torino riorganizzazione della rete ospedaliera Saluti e Introduzione Presidente OMCeO Torino Il punto di vista dell’Omceo sulla OMCeO Torino riorganizzazione della rete ospedaliera Presidente CAO Torino OMCeO Torino Il punto di vista dell’Omceo sulla riorganizzazione della rete territoriale Il punto di vista dell’Omceo sulla OMCeO Torino Il punto di vista dell’Omceo sulla OMCeO Torino riorganizzazione della rete ospedaliera riorganizzazione della rete territoriale Dr F. MOIRANO Intervento preordinato Direttore Direzione Sanità Il punto di vista dell’Omceo sulla OMCeO Torino Intervento preordinato Dr F. MOIRANO riorganizzazione della rete territoriale Direttore Direzione Sanità dr A. SAITTA Intervento preordinato Assessore Sanità Intervento preordinato Dr F. MOIRANO Intervento preordinato dr A. SAITTA Direttore Direzione Sanità Assessore Sanità Dibattito con domande dalla platea all’Assessore e al Direttore Sanità Intervento preordinato dr A. SAITTA Dibattito con domande dalla platea all’Assessore e al Direttore Sanità Conclusioni Assessore Sanità e Assessore Sanità Presidente OMCeO Torino Conclusioni Assessore Sanità e Dibattito con domande dalla platea all’Assessore e al Direttore Sanità Presidente OMCeO Torino Conclusioni Assessore Sanità e LUGLIO 2015 Presidente OMCeO Torino Ore 10.25 Ore 10.15 Ore 10.25 Ore 10. 35 Ore 10.25 Ore 10. 35 Ore 10.50 12 Ore 10 Ore 10.50 Ore 10. 35 Ore 11,10 Ore 10.50 Ore 11,10 Ore 12.45 Ore 12.45 Ore 11,10 Ore 12.45 LUGLIO 2015 Presidente OMCeO Torino Presidente CAO Torino 13 prima pagina Tribuna ASSISTENZA TERRITORIALE: RIFERIMENTI NORMATIVI ASSISTENZA TERRITORIALE: RIFERIMENTI NORMATIVI Nel Patto per la Salute 2014 – 2016, nel quale sono tra l’altro determinati il fabbisogno d Sanitario Nazionale, i fabbisogni regionali – costi standard e Livelli Essenziali di Assiste proposito dell’Assistenza territoriale nell’Art.5 comma 1 si dispone che “al fine di promu modello multi professionale e interdisciplinare, le Regioni, nell’ambito della propria auto decisionale e organizzativa, istituiscono le Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP) e Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) quali forme organizzative della medicina con …, esse perseguono obiettivi di salute e di attività definiti dall’Azienda sanitaria e dal Di secondo un modello-tipo coerente con nel i contenuti degli e definito dalle Regioni al f Nel Patto per la Salute 2014 - 2016, quale sono tra l’altroACN determinati il fabbisogno del Servizio Sanitario Nazionale, i fabbisogni regionali – costi standard e Livelli Essenziali di Assistenza, a propogarantire uniformità assistenziale”. Nel comma 3: “ogni AFT della medicina generale ed sito dell’Assistenza territoriale nell’Art.5 comma 1 si dispone che “al fine di promuovere un modello pediatria è funzionalmente ad leuna UCCP. Le AFT dellaautonomia medicina generale, che multi professionale ecollegata interdisciplinare, Regioni, nell’ambito della propria decisionale e organizzativa, istituiscono le Unità di Cure Primarie rappresentano (UCCP) e le Aggregazioni Funzionalidei prof un bacino di utenza riferito a non più Complesse di 30.000 abitanti, l’insieme quali forme organizzative della medicina convenzionata …, esse perseguono obiettivi che hanno in Territoriali carico (AFT) il cittadino che esercita la scelta nei confronti del singolo medico”. di salute e di attività definiti dall’Azienda sanitaria e dal Distretto, secondo un modello-tipo coerente Nell’accordo Stato-Regioni del 25 Marzo 2009 è sancita l’importanza strategica per le cure territoriali con i contenuti degli ACN e definito dalle Regioni al fine di garantire uniformità assistenziale”. Nel dell’associazionismo tra i professionisti che operano nell’ambito dell’Assistenza Primaria in quanto Nei comma 4 e 5 dello stesso articolo poi definite leècaratteristiche delleadUCCP che comma 3: “ogni AFT della medicinasono generale e della pediatria funzionalmente collegata una “permette di attuare una assistenza territoriale integrata attraverso le diverse modalità organizzative Nell’accordo Stato-Regioni del 25 Marzo 2009 è sancita l’importanza strategica per le cure UCCP. Le AFT della medicina generale, che coprono un bacino di utenza riferito a non più di 30.000 sono parte fondamentale ed essenziale del Distretto e permettono una relazione diretta tra che rendono possibile lo scambio di informazioni cliniche e l’integrazione tra ospedale e territorio territoriali dell’associazionismo tra i professionisti che operano nell’ambito dell’Assistenza abitanti, rappresentano l’insieme dei professionisti che hanno in carico il cittadino che esercita la finalizzato allo sviluppo di percorsi diagnostici-terapeutici-assistenziali dedicati”. l’assistenza territoriale e gli altri nodi della rete assistenziale: Primaria in Collettivi quanto Nazionali “permette attuareGenerale, una assistenza territoriale integrata scelta nei confronti del singolo medico”. Negli Accordi per ladiMedicina della Pediatria di Libera Scelta e della attraverso le diverse Nei comma 4 e 5 dello stesso articolo sono poi definite le caratteristiche delle UCCP che (comma 6) Specialisticaorganizzative Ambulatoriale, sono poirendono definite le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) come teamcliniche e l’integrazione modalità che possibile lo scambio di informazioni sono parte fondamentale ed essenziale del Distretto e permettono una relazione diretta tra l’assistenmonoprofessionali che di fatto superano le associazioni semplici e in rete previste dai precedenti actra ospedale e territorio finalizzato allo sviluppo di percorsi diagnostici-terapeutici-assistenziali za territoriale e gli altri nodi della rete assistenziale: cordi (ad esempio art.54 ACN 2005 per la MG). Le AFT integrano la propria attività con quella di altri dedicati”. professionisti convenzionati nel territorio, di altre professioni e dell’ospedale, nell’ambito di organizzazioniAccordi multi professionali “UnitàNazionali Complesse diper Curela Primarie (UCCP).Generale, della Pediatria di Libera Scelta e della Negli Collettivi Medicina L’obbligatorietà delle aggregazioni, in particolare l’obbligo per e medici convenzionati Specialistica Ambulatoriale, sono poi definite le Regioni Aggregazioni Funzionalidi Territoriali (AFT) come realizzare le AFT, già inserite nelle norme convenzionali, è stata poi sancita dalla Legge 8 Novembre team checondimodificazioni, fatto superano le associazioni semplici e in rete previste dai 2012 monoprofessionali n. 189 Conversione in Legge, del Decreto Legge 13 Settembre 2012, n.158, recante disposizioni urgenti promuovere lo sviluppo del Paese più alto di tutela precedenti accordi (adperesempio art.54 ACN 2005mediante per laun MG). Lelivello AFT integrano la propria attività dellaquella salute (cosiddetta Balduzzi). In essa viene ribadita l’esigenza di mettere mano con urgenza con di altri Legge professionisti convenzionati nel territorio, di altre professioni e dell’ospedale, al potenziamento dell’assistenza territoriale introducendo a tal fine una serie di novità nei principi nell’ambito di organizzazioni multi professionali “Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP). che dovranno ispirare i prossimi accordi Collettivi Nazionali per la Medicina del Territorio. Nell’Art. L’obbligatorietà dellel’art. aggregazioni, in particolare l’obbligo e medici convenzionati di 1 di tale Legge si modifica 8 della Legge 502/92 con il riconoscimento delleper AFT Regioni e delle UCCP, con l’introduzione del ruolo unico per la Medicina Generale rivolto, quest’ultimo, ad un progressivo realizzare le AFT, già inserite nelle norme convenzionali, è stata poi sancita dalla Legge 8 superamento della separazione tra Assistenza Primaria e Continuità Assistenziale e definire quindi una Novembre 2012 n. 189 Conversione in Legge, con modificazioni, del Decreto Legge 13 Settembre unica figura di Medico di Medicina Generale, con il riconoscimento del ruolo degli specialisti ambula2012, n.158, recante disposizioni urgenti promuovere sviluppo del Paese mediante un più alto toriali convenzionati nell’ambito dell’assistenza primariaper e della specificità dellalo pediatria di famiglia. livello di tutela della salute (cosiddetta Legge Balduzzi). In essa viene ribadita l’esigenza di mettere mano con urgenza al potenziamento dell’assistenza territoriale introducendo a tal fine una serie di novità nei principi che dovranno ispirare i prossimi accordi Collettivi Nazionali per la Medicina del Territorio. Nell’Art. 1 di tale Legge si modifica l’art. 8 della Legge 502/92 con il riconoscimento delle AFT e delle UCCP, con l’introduzione del ruolo unico per la Medicina Generale rivolto, quest’ultimo, ad un progressivo superamento della separazione tra Assistenza Primaria e Continuità Assistenziale e definire quindi una unica figura di Medico di Medicina Generale, con il riconoscimento del ruolo degli specialisti ambulatoriali convenzionati nell’ambito dell’assistenza primaria e della specificità della pediatria di famiglia. 14 LUGLIO 2015 Nel Patto per la Salute 2014 – 2016, nel quale sono tra l’altro determinati il fabbisogno del Servizio Sanitario Nazionale, i fabbisogni regionali – costi standard e Livelli Essenziali di Assistenza, a LUGLIO 2015 15 Focus CONFLITTI DI INTERESSE Il Focus che pubblichiamo su questo numero è dedicato ad un problema di cui si discute ormai da decenni in molte Nazioni del mondo: il conflitto di interesse in medicina (CdI). Nel nostro Paese i contributi a questa discussione non sono stati molti e i passi avanti per trovare una soluzione al problema non sono così evidenti. Tra esiguità delle risorse dedicate alla ricerca in campo sanitario da parte dello Stato e la necessità di fare profitto da parte delle aziende, i sanitari, che con esse collaborano a vario titolo, sono spesso portati ad essere “grati” a chi comunque di fatto permette lo sviluppo delle conoscenze in campo diagnostico e terapeutico. Spesso, anche inconsapevolmente, formulano giudizi e interpretazioni di dati “più favorevoli” del dovuto ai prodotti studiati e finanziati dall’industria. Come si dice nell’articolo di approfondimento, a cura di Il Pensiero Scientifico, che cita il commento di Marco Bobbio ad una definizione del NEJM di oltre 20 anni fa: “Il conflitto di interessi è una condizione, non un comportamento”. È evidente che come tale prescinde dall’onestà e buona volontà di chi partecipa a ricerche e studi. Al nostro Ordine non poteva sfuggire da un lato la delicatezza del problema e dall’altro la necessità di prendere una posizione iniziale per suscitare, si spera, un profondo dibattito sull’argomento. In Italia si tende a non parlare di situazioni scottanti fino a quando, purtroppo, non divengono oggetto di attenzione della Magistratura. L’Ordine con questa iniziativa editoriale vuole dare un contributo concreto alla discussione per giungere a proporre una soluzione che resti nell’ambito della professione, guidata nel proprio operare dal Codice Deontologico. RTM Mario Nejrotti CONFLITTI DI INTERESSE E BISOGNI DI SALUTE Nell’interessante approfondimento, che inaugura la collaborazione di Torino Medica con Il Pensiero Scientifico Editore, a firma di Luca De Fiore, Associazione Alessandro Liberati - Network Italiano Cochrane, sul problema e la storia dei Conflitti di Interesse in medicina (CdI), l’Autore esamina il problema da numerosi punti di vista: dall’editoria alla ricerca. Si discute su quanto l’industria farmaceutica e dei dispositivi diagnostico terapeutici fa per aumentare il proprio profitto. Ma che risvolto concreto può avere sulla pratica clinica e sull’opinione pubblica la pianificazione della collaborazione industriale con clinici e accademici, che fungono da testimonial, a puro scopo commerciale? L’industria investe esclusivamente per un profitto che tende a non avere limiti. 16 LUGLIO 2015 I sanitari, invece, per loro dovere, debbono scegliere le strade migliori per il paziente nella diagnosi, terapia, informazione e vendita di prodotti al dettaglio. Le strategie industriali coinvolgono ormai diffusamente i cittadini nelle loro campagne di commercializzazione. Questo accade sia dal punto di vista terapeutico, sia da quello diagnostico per le patologie più diffuse come ipercolesterolemia, diabete, disturbi urologici ed erettili nel maschio, disturbi dispeptici, ipertensione arteriosa, patologie osteoarticolari, disturbi cognitivi nell’anziano. Tale coinvolgimento crea un’ulteriore pressione sui terapeuti, già sottoposti ad un continuo “imbonimento” dai collaboratori scientifici e dalle campagne di informazione di settore. I messaggi pubblicitari “generalisti” sono per la quasi totalità esagerati e mirati a stupire il profano per la “potenza” e la “velocità di azione” del prodotto o per la sua capacità diagnostica. Citiamo un esempio per tutti: lo spot della bella, giovane signora che al bar beve nell’acqua calda, che fuma come una pozione, il sintoma- I messaggi pubblicitari “generalisti” sono per la quasi totalità esagerati e mirati a stupire il profano per la “potenza” e la “velocità di azione” del prodotto o per la sua capacità diagnostica. tico contro l’influenza e poi illuminandosi in viso dice: “E adesso cinema!”, suggerendo un effetto magico del farmaco. Il cittadino deve essere affascinato dal rimedio offerto, poi rassicurato e infine stimolato ad affidarvisi acriticamente. Negli spot l’esposizione dei rischi delle terapie viene sempre affidata ad una voce fuori campo che elenca velocemente gli effetti negativi, “potenzialmente anche gravi”, del prodotto pubblicizzato. La divulgazione scientifica “pilotata”, che ormai ha una diffusione incontrollabile attraverso i media tradizionali, ma soprattutto attraverso la rete, ha un impatto enorme sul giudizio e l’emotività dei singoli. Queste campagne mascherate si trasformano rapidamente in “vox populi” con la pericolosa, ma purtroppo ancora attuale, trasformazione in acritica “vox Dei” che ne attesta la veridicità. Esse sono in grado di far nascere bisogni di salute falsi e aspettative irrealizzabili, che influenzano prima le decisioni dei singoli sanitari e poi le stesse scelte politiche. Quando stimati e conosciuti professionisti dibattono in pubblico o sulle riviste più quotate i risultati di studi e ricerche, ma volutamente mettono l’accento sui lati positivi, trascurando quelli negativi o falsando in qualunque modo la realtà per interesse personale, innescano un meccanismo a catena che coinvolgerà tutti i sanitari e soprattutto i cittadini con profonde modificazioni nella cultura della salute. Il clinico, quando a questo flusso di informazione, spesso non completamente falsa, ma falsata, partecipano testate autorevoli e istituzioni importanti, si sente costretto a mutare le proprie opinioni diagnostiche e prescrittive per non restare isolato e non sembrare agli occhi del cittadino un “sorpassato ignorante”. Senza sposare il partito dei “farma-criticoni”, citati nell’articolo che segue, occorre fare una rifles- sione sugli effetti sociali ed economici negativi di tale situazione, con spreco di risorse e potenziali rischi individuali per la continua espansione della platea dei malati e la strumentale necessità di medicalizzarli. La colpa di chi indulge per interesse industriale o personale ad affermazioni artefatte o addirittura false è grave e dovrebbe essere stigmatizzata ed esposta ad una critica sociale diffusa. Altra cosa è avere da parte di sanitari collaborazioni limpide e dichiarate con industrie farmaceutiche o di dispositivi. Certamente è obiettivamente difficile porre confini precisi e facilmente controllabili ai diversi tipi di collaborazione, ma, in mancanza di strategie di più largo respiro, quella della trasparenza sembra essere la strada più percorribile. Fino a quando, infatti, i governi non smetteranno di abdicare alle proprie responsabilità istituzionali e saranno in grado di trattare la ricerca, in particolare, e la salute, più in generale, come un investimento e non come una spesa, le stragrande maggioranza delle risorse stanziate per questi ambiti saranno di origine privata e le spese per la salute continueranno a crescere. Timidi tentativi di razionalizzare la spesa sono stati messi in atto in questi ultimi anni dai sistemi sanitari europei. Essi principalmente tendono a controllare e colpire l’ultimo proscrittore. Ma spesso quei farmaci e quei dispositivi diagnostico terapeutici contestati a valle, hanno ottenuto a monte l’assenso dei sistemi di controllo nazionali e internazionali per l’immissione in commercio. Quindi, senza una profonda svolta culturale, l’impossibile concordanza tra profitto e bene comune in sanità continuerà a rendere il CdI una realtà concreta e limitante, solo mitigata da episodi isolati di lungimiranza industriale o dall’onestà professionale degli operatori in contatto quotidiano con i cittadini. LUGLIO 2015 17 Focus Luca De Fiore Associazione Alessandro Liberati Network Italiano Cochrane CONFLITTI DI INTERESSI: E SE FACESSIMO FINTA CHE NON ESISTONO? L’annuncio del Governo Renzi ha colto tutti di sorpresa: “Il prossimo, sarà il mese del conflitto di interessi”. Da tempo, infatti, dell’argomento si parlava molto poco: era stato messo tra parentesi, come qualcosa di tanto ingombrante quanto complesso da affrontare e, auspicabilmente, da risolvere. Il suo ritorno sulle scene della politica italiana ha coinciso con la riaccensione del confronto sullo stesso tema nell’ambito clinico e politico-sanitario. Una coincidenza, sicuramente, ma il merito - o la responsabilità: dipende dai punti di vista - è del New England Journal of Medicine (NEJM): il settimanale biomedico con impact factor più elevato. Forse anche per questa ragione, i tre articoli che la rivista di Boston ha dedicato all’argomento sembrano aver lasciato il segno. Riportiamo la definizione del CdI pubblicata in un articolo di oltre 201 anni fa proprio sul NEJM2 e in un libro che, qui in Italia, ha rappresentato un contributo fondamentale alla discussione. Ecco dunque cos’è il conflitto di interessi, nella traduzione dell’autore Marco Bobbio: “In termini generali, possiamo dire che si verifica un conflitto di interessi «quando ci si trova in una condizione nella quale il giudizio professionale, riguardante un interesse primario (la salute di un paziente o la veridicità dei risultati di una ricerca o l’oggettività della presentazione di un’informazione), tende a essere indebitamente influenzato da un interesse secondario (guadagno economico, vantaggio personale)». Questa definizione ribadisce il concetto che il conflitto di interessi è una condizione, non un comportamento”. Al termine di un decennio di intenso dibattito, l’Institute of Medicine statunitense pubblicò un ampio documento che intendeva fornire delle linee-guida per tutti gli stakeholder del sistema sanitario. L’obiettivo del report era contrastare i conflitti di interesse, che rappresentavano “una minaccia per l’integrità della ricerca scientifica, per l’obiettività della formazione professionale, per la qualità dell’assistenza sanitaria e per la fiducia del pubblico nella medicina”.3 Prima sorpresa: la rivista della Massachusetts Medical Society non ha affidato il compito di trattare l’argomento ad una forma di peso o ad un collaboratore esperto o particolarmente autorevole: piuttosto, a Lisa Rosenbaum, giovane cardiologa 18 LUGLIO 2015 di Harvard, presentata però con la semplice qualifica di “national correspondent of the Journal”. Considerato l’argomento in questione, in molti saranno andati a guardare i conflitti di interesse da lei dichiarati nell’apposito spazio che il sito del NEJM mette a disposizione degli autori per rendere nota la disclosure. Ma molto più di questa dichiarazione vale la frase inserita dalla Rosenbaum a conclusione del terzo dei suoi contributi:4 “Recentemente - scrive - per la prima volta mi è stato chiesto di fare una consulenza per un’azienda. Il mio primo pensiero è stato: Affascinante! Ma subito dopo ho pensato: Non c’è modo. Avrei dovuto dichiarare la collaborazione, la mia credibilità avrebbe sofferto e non avrei avuto modo di difendermi”. IL LAVORO DI LISA ROSENBAUM PER LA RIVISTA NEJM La specialità clinica più familiare alla Rosenbaum traspare da gran parte degli esempi di cui si avvale a supporto della propria tesi. Il primo, con cui prende l’avvio l’articolo di apertura della serie5, riguarda le linee-guida sul controllo dell’ipercolesterolemia uscite nel 2013 che ampliavano in misura rilevante la popolazione eleggibile a terapia con statine per ridurre il rischio cardiovascolare. A giudizio di Rosenbaum, le raccomandazioni intendevano soprattutto “avviare una discussione sulle statine, piuttosto che obbligare a trattare” i pazienti con un medicinale di quella classe. Nonostante queste buone intenzioni, le linee-guida sono state accolte con scetticismo perché 7 dei 15 componenti del comitato che le aveva preparate avevano relazioni con aziende che commercializzavano statine. Si trattava “per lo più di supporto per la ricerca o di compensi per consulenze”, precisa la Rosenbaum, e “non sembra ragionevole concludere che le raccomandazioni fossero motivate dal desiderio di avere un vantaggio economico”. Un altro esempio citato da Rosenbaum è indicativo dell’obiettivo di scuotere l’emotività del medico - forse prima ancora che la sua coscienza - e dell’intenzione di rivolgersi anche all’opinione pubblica inevitabilmente raggiunta dai mass media che avessero ripreso il confronto aperto dal settimanale. “Immagina che tua madre ottantacinquenne - col desiderio di diventare centenaria soffra di stenosi aortica. A rischio per l’intervento di chirurgia tradizionale, sarebbe la candidata ideale per la TAVI (Transcatheter Aortic Valve Implantation ndr). Ricoverata in scompenso cardiaco in unità coronarica, tua mamma trova due specialisti: uno fa ricerca sulla patologia valvolare grazie ad un grant di un’azienda produttrice di device, l’altro è un opinion leader che si è più volte espresso a sfavore di un’assistenza eccessivamente aggressiva nel fine vita, sottolineando come i finanziamenti industriali ai medici contribuiscano allo spreco di risorse e all’aumento della spesa sanitaria. (…) Quale dei due medici sceglieresti per tua madre?”6 Terzo esempio, utile a delineare il quadro: un salto all’indietro ci porta nel 1999, anno in cui fu pubblicato uno studio sul ruolo dei conflitti di interesse nel dibattito sull’utilità dei calcio-antagonisti nella terapia dell’ipertensione. Allora, gli opinion leader si espressero con tanta maggiore probabilità a favore dell’uso di questi farmaci quanto più saldi erano i loro legami con le industrie. Fin qui, ammette Rosenbaum, è cosa nota. Raramente però si fa menzione di quello che l’autrice è convinta sia un punto fondamentale: “i medici favorevoli al ricorso ai calcio-antagonisti avevano ragione”. Siamo ad un passaggio chiave dell’argomentazione dei tre articoli del NEJM: gli interessi economici dei medici che hanno relazioni con l’industria farmaceutica o elettromedicale non sono in conflitto con gli interessi dei pazienti. A farla breve, il conflitto di interessi non fa male a nessuno. LE REGOLE DELL’AIFA Nel 2012 L’Agenzia italiana del farmaco si è dotata di un proprio Regolamento per la disciplina dei conflitti d’interesse in linea con gli orientamenti europei e internazionali per assicurare che l’integrità delle valutazioni scientifiche dei medicinali non sia compromessa da interessi privati nel settore farmaceutico. Il Regolamento è stato aggiornato il 15 maggio scorso con norme più stringenti sui possibili conflitti attribuiti ai componenti degli organi decisionali e di controllo. Come ha dichiarato il direttore generale Luca Pani il nuovo regolamento “assicura il raggiungimento di un equilibrio virtuoso tra l’esigenza di garantire l’assoluta imparzialità di tutti coloro che lavorano o collaborano con l’Agenzia e quella di impiegare le migliori competenze disponibili nella valutazione scientifica”. Come delineato in una nota dall’Agenzia l’aggiornamento riguarda nello specifico gli “interessi diretti dichiarati” che occupano la posizione più alta (livello 3) nella scala di rischio individuata dall’AIFA dopo gli “interessi indiretti dichiarati” (livello 2) e “nessun interesse dichiarato” (livello 1), attribuiti in seguito alla valutazione delle dichiarazioni di interessi presentate con cadenza annuale. La nuova versione del Regolamento introduce tre diverse categorie all’interno degli “interessi diretti dichiarati”. La prima riguarda coloro che hanno avuto un ruolo da leader in un precedente impiego nell’industria farmaceutica: per queste persone vige il divieto illimitato di partecipare alle attività dell’AIFA su tutti i farmaci commercializzati dall’azienda in questione o su un prodotto specifico. La seconda comprende soggetti che hanno dichiarato di avere conflitti di interessi finanziari o familiari o di aver ricevuto fondi o sovvenzioni da un’azienda: in questo caso gli interessi decadono dopo 3 anni, periodo al termine del quale è possibile essere coinvolti nell’attività dell’Agenzia. La terza e ultima categoria racchiude interessi dichiarati che non rientrino nelle due fattispecie precedenti: il livello di coinvolgimento deve essere valutato caso per caso a seconda del ruolo del dichiarante. Beninteso, i problemi esistono e - sebbene in modo molto sintetico - anche questi contributi offrono alcuni esempi memorabili: dal caso Vioxx (il farmaco antidolorifico i cui pesanti effetti indesiderati sull’apparato cardiovascolare furono taciuti dalla Merck) alla vasta opera di corruzione messa in atto da GSK a vantaggio dei medici cinesi. “Le interazioni tra medici e industria sono frequenti e diverse - scrive Rosenbaum - e vanno dall’offerta del sandwich da 10 dollari al grant di ricerca da un milione”. Si tratta, però, di casi di “industria corrotta” che interagisce con “medici corruttibili”. Episodi isolati, insomma, che influenzano in modo eccessivo l’opinione pubblica. È necessario lasciare da parte l’indignazione per discutere come gestire al meglio le interazioni per aiutare il progresso dell’assistenza al paziente: questo è, infatti, l’obiettivo comune che unisce i professionisti sanitari e le aziende. Comunanza di vedute che è stata del tutto trascurata da un approccio che per diversi anni ha gridato alla corruzione anche quando si trattava, invece, di lecita collaborazione. Il primo dei farma-criticoni (pharmascolds), ricorda Lisa Rosenbaum, fu proprio un grande direttore del NEJM, Arnold Relman, che nel 1980 esortò i medici a “non aver alcun conflitto di interesse economico e relazioni di denaro con l’industria, per poter rappresentare onestamente le aspettative dei pazienti”. Si trattava di un approccio basato sui principi etici, che prescindeva da qualsiasi valutazione sull’entità della posta in gioco. Dieci dollari, in altre parole, contavano quanto diecimila. Nel 1984, Relman introdusse regole precise per la gestione dei conflitti di interesse, per la prima volta nella storia dell’editoria scientifica. Nei decenni successivi, nota Rosenbaum, si sono susseguite analisi e approfondimenti di u LUGLIO 2015 19 Focus ogni tipo. È indicativo che, quanto fugacemente e criticamente citati, due libri fondamentali come On the take7 e Bad pharma8 non siano neanche riportati in bibliografia: trattati alla stregua di pamphlet polemici, senza una parola sugli autori: Jerome P. Kassirer e Ben Goldacre. Il primo anche lui già direttore del NEJM e il secondo medico inglese conosciuto in tutto il mondo scientifico per il suo impegno per la trasparenza e l’integrità in sanità. Non un cenno neanche a Marcia Angell, anche lei in passato editor-in-chief del NEJM e autrice di un altro testo fondamentale sul conflitto di interessi, The truth about the drug companies.9 Ricostruire alcuni passaggi della storia del NEJM può aiutare a comporre un quadro più esauriente. Era la fine di luglio del 1999 quando il New York Times commentava le dimissioni forzate di Kassirer dalla direzione del NEJM. Aveva assunto il ruolo di editor-in-chief dopo Relman e la sua storia professionale parlava chiaro: clinico medico alla Tufts University School of Medicine e docente a Yale, era l’alfiere del cosiddetto clinical reasoning, approccio al quale aveva dedicato un libro di grande valore.10 Il suo allontanamento dal NEJM era dovuto alla sua contrarietà nei confronti della decisione della Massachusetts Medical Society - proprietaria della rivista - di associare il marchio del settimanale ad una serie di prodotti editoriali non collegati con l’attività del settimanale. L’opposizione a questa sorta di merchandising era dovuta al semplice desiderio di difendere la “reputazione” del giornale. Kassirer si opponeva anche alla decisione di trasferire la direzione della rivista dalla Countway Library di Harvard alla sede impersonale della Society, a Waltham, ad una ventina di chilometri ad ovest della baia di Boston. L’intransigenza del direttore licenziato aveva certamente a che fare con la sua determinazione a difendere il progetto culturale da qualsiasi potenziale conflitto di interesse. On the take, il libro scritto da Kassirer e uscito nel 2005, è interamente dedicato al conflitto di interessi. Difficile non notare come sia stato pubblicato da una casa editrice britannica (sebbene dalla sede di New York) e no-profit, come la Oxford University press. Lo sguardo di Kassirer è severo: “Iniziai a percepire l’entità del coinvolgimento degli accademici con l’industria - scrive nel libro - durante la mia direzione del NEJM. A quel tempo, la nostra politica editoriale permetteva di scrivere delle rassegne e degli editoriali solo ai medici liberi da conflitti di interessi con aziende i cui prodotti (o quelli della concorrenza) fossero citati nell’articolo. (…) Trovare autori senza conflitti sembrava diventare via via più difficile nel corso degli anni Novanta. (…) Il mio successore, Jeffrey Drazen, cambiò le regole nel 2002. Era radicalmente in disaccordo con la policy precedente, e per giustificare il cambiamento spiegò che era diventato ormai estremamente difficile trovare autori liberi da condizionamenti”. REGOLE SENZA LIMITI Il dibattito sul conflitto di interessi nel medical publishing si è riacceso anche dentro i confini italiani in risposta alle politiche sempre più restrittive in attesa all’International Society of Drug Bulletins (ISDB), la rete mondiale dei bollettini e dei riviste di informazione su farmaci e terapie. Mentre stiamo chiudendo questo numero di Torino Medica in Redazione, sappiamo che nella prossima assemblea (27-30 giugno pv), l’ISDB porterà al voto tre nuovi emendamenti per dimostrare e garantire la totale indipendenza dei propri membri dall’industria farmaceutica, tanto dal punto di vista economico quanto intellettuale. Le regole in discussione dettano che tutti gli autori esterni della rivista debbano essere liberi da qualsiasi conflitto di interessi e danno tempo tre anni alle riviste che fanno capo all’ISDB per allinearsi ai nuovi requisiti, pena l’espulsione. Maurizio Bonati, direttore di Ricerca & Pratica che è stata tra i fondatori dell’ISDB, considera questa posizione un arretramento culturale, giudicandola eccessivamente rigida e restrittiva. “Il recepimento costituirebbe inoltre non solo un limite alla discussione, ma una scarsa fiducia nel lavoro editoriale di un gruppo collaborativo, basato sui principi di indipendenza, trasparenza ed eticità e, da ultimo, poca considerazione della criticità del lettore.” Giampaolo Velo, Mauro Venegoni e Pietro Dri della rivista Focus Farmacovigilanza (membro dell’ISDB) commentano che l’unico modo per ovviare al problema del conflitto di interessi “non sia fingere di risolvere il problema creandosi uno schermo di solo apparente verginità ma è all’opposto portare alla luce i conflitti stessi. Atteggiamento peraltro che è assunto da tutte le più importanti riviste scientifiche internazionali le quali non vietano certo ai ricercatori con conflitti d’interesse di pubblicare i loro lavori sulle loro testate, ma impongono che essi siano resi trasparenti”. Invece di “castigare” le riviste e restringerne i gradi di libertà con paletti sempre più stretti, andrebbero promosse altre politiche editoriali che sensibilizzano i lettori sul tema dei conflitti di interessi rendendo palesi i conflitti stessi. Tra Kassirer e Drazen, in attesa della decisione definitiva in merito a chi dovesse assumere la direzione della rivista, la Massachusetts Medical Society affidò il settimanale “ad interim” a Marcia Angell, già nello staff della rivista. Fu la prima (e ultima, ad oggi) donna a ricoprire l’incarico di editor-in-chief del NEJM. “Sono stata testimone diretta dell’influenza dell’industria sulla ricerca medica nei due decenni che ho lavorato al NEJM - ha scritto nel suo libro. TIMELINE SUL CONFLITTO D’INTERESSI (CDI) On the take, il libro scritto da Kassirer e uscito nel 2005, è interamente dedicato al conflitto di interessi. 1980 L’editoriale “Il nuovo intreccio medico-industriale” a firma del direttore del NEJM, Arnold Relman, segna un evento fondamentale nella storia del CdI. Bibliografia: Relman AS. The new medical-industrial complex. N Engl J Med 1980; 303: 963-70 Free Full Text 1984 Il NEJM è la prima rivista biomedica che introduce la dichiarazione del CdI. Bibliografia: Relman AS. Dealing with conflicts of interest. N Engl J Med 1984;310:1182-3 1993 Un articolo pubblicato sul NEJM definisce il CdI come una condizione e non come un comportamento. Condizione che deve essere contrastata con delle regole. Bibliografia: Dennis F. Thompson. Understanding Financial Conflicts of Interest. N Engl J Med 1993; 329:573-57 1999 Il direttore del NEJM, Jerome Kassirer, si interroga sui conflitti di interessi nascosti e sui limiti della disclosure del conflitto. “La migliore soluzione per i conflitti di interesse è non averne”. Nelle posizioni decisionali delle redazioni, dei comitati per le linee guida, delle commissioni dell’FDA e società scientifiche, dovrebbero essere nominate persone libere da legami finanziari con l’industria. Bibliografia: Jerome Kassirer. Disclosure’s failing: what is the alternative? Acad Med 2009; 84: 1180-1 2000 La direttrice del NEJM, Marcia Angell, punta il dito contro il proliferare dei rapporti tra industria e mondo accademico: “L’Accademia è in vendita?” Bibliografia: Marcia Angell. Is Academic Medicine for Sale? New England Journal of Medicine v.342, n.20, p.1516-1518 18may00 A ottobre la sezione italiana della Cochrane dedica il proprio convegno annuale ai CdI. Farmindustria elabora un nuovo Codice Etico che regola i rapporti con i medici nel campo dell’informazione e dell’aggiornamento del “farmaco”. 2004 The BMJ pubblica un numero monografico sulle relazioni tra industria e medicina: Richard Smith definisce le protagoniste “uneasy bedfellows”. Bibliografia: Richard Smith. Medical journals and pharmaceutical companies: uneasy bedfellows. BMJ 2003; 326: 1202 2004 Esce il libro di Marcia Angell “La verità sulle case farmaceutiche”. Bibliografia: Marcia Angell, The truth about the drug companies. How they deceive us and what to do about it, New York, Random House, 2004 2004 Il primo libro italiano sul CdI: “Giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza” di Marco Bobbio Bibliografia: Marco Bobbio, Giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza. Torino: Einaudi, 2004 2005 I rapporti tra industria e medicina in un libro di Jerome P. Kassirer, ex-direttore del NEJM Bibliografia: Jerome P. Kassirer. On the take. How medicine’s complicity with big business can endanger your health, New York, Oxford University Press, 2005 u 20 LUGLIO 2015 LUGLIO 2015 21 Focus 2006 Richard Smith (ex-direttore di The BMJ) pubblica il libro “The trouble with medical journals”. Bibliografia: Richard Smith. The trouble with medical journals. London: RCP Press, 2006. 2008 L’International Committee of Medical Journal Editors propone un modello “uniforme” per la dichiarazione del CdI. Un CdI si verifica quando un autore, un revisore o un editor possiede legami di natura personale oppure economica in grado di condizionare impropriamente le loro azioni. Bibliografia. International Committee of Medical Journals Editors. Uniform Requirements for Manuscript Submitted to Biomedical Journals: Writing and Editing for Biomedical Publication. (Updated October 2008) http://www.icmje.org Drazen JM, Van der Weyden MB, Sahni P, et al. Uniform format for disclosure of competing interests in ICMJE journals. N Engl J Med 2009;361:1896-7. Drazen JM, de Leeuw PW, Laine C, et al. Toward more uniform conflict disclosures - the updated ICMJE conflict of interest reporting form. N Engl J Med 2010; 363:188-9. 2008 Viene coniato il nuovo lemma “pharmascolds” per definire le critiche alla relazioni tra l’industria farmaceutica e la ricerca accademica. Bibliografia: Shaywitz D, Stossel T. Attack of the Pharmascolds. The self-righteous foes of industry-funded medical research. The weekly Standard 2008; 13: 33 http://www.weeklystandard.com/Content/ Public/Articles/000/000/015/062rllwe.asp (…) Ho visto aziende esercitare un livello di controllo sulle modalità con cui la ricerca era condotta impensabile ai tempi del mio ingresso al giornale, e l’obiettivo era chiaramente quello di avere la certezza che i propri medicinali uscissero bene dagli studi condotti e pubblicati.”Anche il libro della Angell prima citato9 è quasi interamente centrato sui conflitti di interesse ed è difficilmente spiegabile la ragione per la quale sia stato trascurato dai tre articoli di approfondimento preparati dalla Rosenbaum. CODICE DI DEONTOLOGIA MEDICA 2014 ART. 30 CONFLITTO DI INTERESSI Il medico evita qualsiasi condizione di conflitto di interessi nella quale il comportamento professionale risulti subordinato a indebiti vantaggi economici o di altra natura. Il medico dichiara le condizioni di conflitto di interessi riguardanti aspetti economici e di altra natura che possono manifestarsi nella ricerca scientifica, nella formazione e nell’aggiornamento professionale, nella prescrizione diagnostico-terapeutica, nella divulgazione scientifica, nei rapporti individuali e di gruppo con industrie, enti, organizzazioni e istituzioni, o con la Pubblica Amministrazione, attenendosi agli indirizzi applicativi allegati. (Per gli indirizzi applicativi vedi: http://www.fnomceo.it/fnomceo/Indirizzi+applicativi+allegati.html?t=a&id=116364) 2009 Le proposte dell’Institute of Medicine su come controllare i conflitti di interesse Bibliografia: Institute of Medicine. Conflict of Interest in Medical Research, Education, and Practice. 2009. National Academies Press (US); 2009 http://www.nap.edu/catalog.php?record_id=12598 2011 In un editoriale Fiona Godlee, direttrice di The BMJ, prende una posizione netta contro il CdI. Bibliografia. Godlee F. Turning the tide on conflicts of interest. BMJ 2011; 343: d5147. 2012 L’Agenzia Europea dei Medicinali e a seguire l’Agenzia Italiana del Farmaco redigono il primo regolamento sul CdI. 2014 The BMJ introduce una politica sui CdI più restrittiva: dal 2015 editoriali e articoli educazionali possono essere scritti solo da autori senza legami con l’industria. Bibliografia. Chew M, Brizzell C, Abbasi K, Godlee F. Medical journals and industry ties. BMJ 2014; 349: g7197 2014 Su Twitter la campagna #pharmaban lanciata da Richard Smith sul conflitto d’interessi nel mondo dell’editoria medico-scientifica. 2015 Il 13 gennaio nasce il Codice di Etica degli Annali dell’Istituto Superiore di Sanità: un capitolo è dedicato ai CdI. Bibliografia. Petrini C, Ricciardi G. The “Code of Ethics of the Italian National Institute of Health”. Ann Ist Super Sanità 2015; 51: 3-4. A maggio il NEJM cambia posizione sul CdI: la corrispondente Lisa Rosenbaum puntualizza che non deve essere sottovalutata la relazione tra medicina e industria. Bibliografia. Rosenbaum L. Beyond moral outrage-Weighing the trade-offs of COI regulation. N Eng J Med 2015; 372: 2064-8. Rosenbaum L. Reconnecting the dots-Reinterpreting industry-physician relations. N Eng J Med 2015; 372: 1860-4. Rosenbaum L. Understanding bias-The case for careful study. N Eng J Med 2015; 372: 1959-63. Drazen J. Revisiting the commercial-academic interface. N Eng J Med 2015; 372: 1853-4. Sul BMJ Robert Steinbrook, Jerome P. Kassirer e Marcia Angell rispondono al NEJM che la relazione tra medicina e industria può crescere senza condizionamenti di tipo economico. Bibliografia. Steinbrook R, Kassirer JP, Angell M. Justifying conflicts of interest in medical journals: a very bad idea. BMJ 2015; 350: h2942. 22 LUGLIO 2015 Da quindici anni, la direzione del NEJM è dunque affidata a Drazen, pneumologo e già clinico al Brigham and Women’s Hospital di Boston e docente a Harvard. In un Editoriale, Drazen ha presentato i tre lavori della Rosenbaum, facendo pubblica ammenda della posizione tenuta dal giornale per molti anni.11 “In nessuna area della medicina i sistemi di diagnostica e le terapie sono così soddisfacenti da non farci desiderare di migliorarla e il loro progresso viene dalla collaborazione”. Tra medicina accademica e industria, ovviamente. “Può darsi che le terapie più efficaci siano adottate più lentamente quando gli informatori scientifici del farmaco sono tenuti alla larga dai nostri luoghi di lavoro - spiega Rosenbaum -. Può essere che si perdano opportunità per comprendere argomenti difficili dal momento che agli esperti non è permesso di scriverne. Può darsi che terapie salvavita che solo la collaborazione tra clinici e industria potrebbe far nascere non vedano la luce”. Poco da aggiungere: lo scenario dipinto dalla Rosenbaum è apocalittico. Sembra di vedere i protagonisti del romanzo di Cormack McCarthy, La strada, camminare tenendosi per mano tra i cumuli di macerie e la complessiva deprivazione di risorse, provocata non da un conflitto nucleare ma dall’intransigenza ostinata e irragionevole dei farmacriticoni prima citati. “THE BMJ” E I RICERCATORI CON LEGAMI CON L’INDUSTRIA ALIMENTARE Tra questi, il posto d’onore sembra essere riservato a “The BMJ”. Al settimanale della British Medical Association è assegnata una sorta di responsabilità editoriale - dunque non riconducibile alla posizione di determinati autori - per un articolo sui legami di alcuni ricercatori con l’industria alimentare. Come in altri passi dei tre articoli della Rosenbaum, l’accusa è di tenere una posizione pregiudizialmente antagonista nei confronti delle aziende portatrici di interessi in ambito sanitario. La posizione di “The BMJ”, in effetti, è molto netta. Con quello che la direttrice della rivista, Fiona Godlee, definiva nel 2011 un ribaltamento di prospettiva,12 The BMJ ha deciso di adottare una politica ancora più restrittiva nel caso di contributi dal valore esplicitamente formativo13: non basta più dichiarare l’esistenza di contatti con l’industria e qualunque esperto abbia intrattenuto rapporti con aziende è di per sé escluso dal novero degli autori degli articoli a carattere educazionale. Il punto di vista della Godlee nasce da una storia decennale in cui la rivista ha mostrato particolare attenzione all’indipendenza da interferenze non soltanto industriali ma anche politiche e religiose. Giova sottolineare come si tratti di una posizione comunque differente da quella esposta negli articoli del NEJM, che sembrano voler minimizzare l’impatto dei conflitti di interesse finanziario sostenendo che tutti i giocatori in campo sono soggetti ad un insieme composito di influenze diverse, tutte potenzialmente negative o - hai visto mai? - anche positive. La direzione scientifica di The BMJ - prima di Steven P. Lock e poi di Richard Smith - è stata costantemente caratterizzata da una disincantata intransigenza, culminata nello straordinario u LUGLIO 2015 23 Focus libro The trouble with medical journals14 scritto proprio da Smith. Il vulcanico past-editor di “The BMJ” non ha perso occasione, durante la propria direzione scientifica della rivista, di sottolineare come gli interessi “in competizione” fossero qualcosa di inevitabile e di realmente onnipresente, arrivando a dichiarare il proprio amore per un coniglietto domestico (da pochi giorni ucciso da una volpe) in occasione di un editoriale sulla sperimentazione animale e la passione per il whisky in calce ad un commento ad uno studio sui danni da alcol. Nonostante lo sguardo critico, Smith sottolineava l’importanza della collaborazione tra le riviste scientifiche e le industrie, invitando però a tenere sempre presente l’inevitabile distanza tra le finalità delle prime (il progresso del confronto scientifico e l’aggiornamento del medico) e delle seconde (massimizzare il profitto). Nel 2003, “The BMJ” pubblicò un fascicolo quasi interamente centrato sulle relazioni pericolose tra medicina e industria: in copertina, un disegno raffigurava un gruppo di medici con le sembianze di maialini serviti a tavola da rappresentanti dell’industria farmaceutica. Ma la punta estrema di un’ironica autocritica era in una nota editoriale in cui lo stesso Smith rifletteva sugli imbarazzanti rapporti tra comunicazione e industrie: la accompagnava un altro disegno in cui una bella ragazza in deshabillé lasciava il letto versandosi da bere e, congedandosi dallo stesso Smith, confessava: “Oh go on, Richard: we need each other…”15 Il numero di “The BMJ” fece scalpore e contribuì enormemente alla discussione sul conflitto di interessi. Anche in Italia ebbe molta eco, dal momento che gran parte dei contenuti furono tradotti e ripubblicati sul Bollettino di informazione sui farmaci edito dalla Agenzia italiana del farmaco. Non sembra corretto, dunque, sostenere, come fa il NEJM, che chi sollecita maggiore attenzione per i rapporti tra medicina e industria sottovaluti l’importanza di una collaborazione. Semplicemente - precisano, proprio su “The BMJ”, Robert Steinbrook, Kassirer e Angell - l’intesa tra le due parti può prosperare senza che sia eccessivamente condizionata da legami di ordine economico. “Compensi per conferenze, pagamenti per il lavoro da ghostwriter o per consulenze non alla luce del sole pregiudicano l’indipendenza del medico, come è stato ripetutamente documentato, e non c’è giustificazione per regali, pranzi, viaggi spese d’albergo o intrattenimento”.16 C’è chi, come Shannon Brownlee del Lown Institute, ha definito la posizione del NEJM come “negazionista”.17 Non si tratterebbe, come sostiene il NEJM, di casi isolati, ma di un’attività sistematica messa in atto dall’industria per condizionare le informazioni scientifiche sulle quali si basa l’operato dei clinici. La mole di prove disponibili fornisce una base di evidenze 1. Bobbio M. Giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza. Medici e industria. Torino: Einaudi, 2004. 2. Thompson DF. Understanding conflict of interest. N Engl J Med 1993;329:573-6. 3. Institute of Medicine. Conflict of interest in medical research, education, and practice. Washington: IOM, 2009. 4. Rosenbaum L. Beyond moral outrage-Weighing the trade-offs of COI regulation. N Eng J Med 2015; 372: 2064-8. 5. Rosenbaum L. Reconnecting the dots-Reinterpreting industry-physician relations. N Eng J Med 2015; 372: 1860-4. 6. Rosenbaum L. Understanding bias-The case for careful study. N Eng J Med 2015;372:1959-63. 7. Kassirer JP. On the take. How medicine’s complicity with big business can endanger your health. New York: Oxford University Press, 2005. 8. Goldacre B. Bad pharma. How drug companies mislead doctors and harm patients. Ed. it. Effetti collaterali. Milano: Mondadori, 2013. 9. Angell M. The truth about the drug companies. How they deceive us and what to do about it. New York: Random House, 2004. 10. Kassirer JP, Wong JB, Kopelman RI. Learning clinical reasoning. Baltimore: Williams & Wilkins, 1991. 11. Drazen J. Revisiting the commercial-academic interface. N Eng J Med 2015;372:1853-4. 12. Godlee F. Turning the tide on conflicts of interest. BMJ 2011; 343: d5147. 13. Chen M, et al. Medical journals and industry ties. BMJ 2014; 349: g7197. 14. Smith R. The trouble with medical journals. London: Royal Society of Medicine Press, 2006. 15. Smith R. Medical journals and pharmaceutical companies: uneasy bedfellows. BMJ 2003; 326: 1202. 16. Steinbrook R, Kassirer JP, Angell M. Justifying conflicts of interest in medical journals: a very bad idea. BMJ 2015; 350:h2942. 17. Brownlee S. The conflict denialists strike back. www.lowninstitute.org/ 29 maggio 2015. 18. Prasad V. Why Lisa Rosenbaum gets conflict of interests policies wrong. www.lowninstitute.org/ 28 maggio 2015. 24 LUGLIO 2015 sufficiente per avere la certezza del rischio. Al contrario, sostiene Vinay Prasad, gli argomenti di Rosenbaum sono basati su congetture:18 non c’è motivo di ritenere che le attuali regole sui conflitti di interesse (secondo Prasad molto poco efficaci) abbiano compromesso l’innovazione. Al contrario, cosa sarebbe potuto succedere se il Congresso degli Stati Uniti avesse fondato un’agenzia federale per lo sviluppo di nuovi farmaci, sfruttando le potenzialità dei centri di ricerca accademica, e distinguendo nettamente l’attività scientifica pubblica dagli interessi privati? Physician Payments Sunshine Act obbliga i produttori di farmaci ed altri dispositivi medici a dichiarare tutti i pagamenti e i regali che fanno ai medici e agli ospedali. A proposito di agenzie governative, uno degli elementi più rilevanti di questo scambio di interventi è nell’accenno che il direttore del NEJM fa alla posizione della Food and Drug Administration: secondo Drazen, la visione della FDA sul conflitto di interessi sarebbe la stessa di quella della rivista della Massachusetts Medical Society. Si tratta di un passaggio passato quasi inosservato ma di particolare importanza: le partite più importanti si giocano in quei contesti. E anche i danni maggiori, alle volte, derivano da decisioni prese in quelle stanze. ¢ E SE PROPONESSIMO UN SUNSHINE ACT ANCHE IN ITALIA ? Il 23 marzo 2010 gli Stati Uniti hanno emanato una legge, detta Physician Payments Sunshine Act (all’interno di un pacchetto di leggi più ampio sulla protezione dei pazienti e l’accesso Alle cure - cosiddetta riforma Obama), che obbliga i produttori di farmaci ed altri dispositivi medici a dichiarare tutti i pagamenti e i regali che fanno ai medici e agli ospedali. Il Sunshine Act non ha lo scopo di limitare i regali e i finanziamenti, ma di renderli trasparenti. La legge è stata elaborata dopo che un gruppo di giornalisti aveva rivelato che nel biennio 2009/10 l’industria farmaceutica aveva elargito a oltre 18.000 medici somme per un totale di circa 320 milioni di dollari, con versamenti intorno ai 250.000 dollari ai dieci medici che guidavano la graduatoria. L’anno scorso sono stati pubblicati ufficialmente i primi dati. Le somme pagate negli ultimi 5 mesi del 2013 raggiungono i 3,5 miliardi di dollari (circa 2,8 miliardi di euro), secondo il primo rapporto dei CMS (Centers for Medicare and Medicaid Services. Andavano segnalate tutte le elargizioni e i pagamenti a medici e a istituzioni di valore superiore ai 10 dollari, compresi i compensi per consulenze e conferenze, le spese relative a viaggi, pasti e intrattenimento, e anche i pagamenti da destinare, su richiesta dei medici, a enti caritatevoli. Più di 540.000 medici e di 1.300 ospedali hanno ricevuto denaro. La spesa sostenuta dall’industria, pari a circa 23 milioni al giorno, sostanzialmente costante dal 2007 (secondo dati ufficiosi) ha storicamente riguardato l’83% dei medici, sotto forma di regali, e il 28% come pagamento per consulenza o per ricerca. Tra i medici che avevano dichiarato, ancora prima del Sunshine Act, di avere ricevuto compensi dall’industria, il 40% aveva partecipato alla costruzione di linee guida. (per dati più dettagliati vedi: http://www.pensiero.it/attualita/articolo.asp?ID_sezione=37&ID_articolo=1261) Guido Giustetto Presidente OMCeO-TO LUGLIO 2015 25 Transatlantico a cura di Nicola Ferraro SUPERFARMACI ANTI EPATITE C: PER MOLTI MA NON PER TUTTI? “Lesioni colpose per omissione di cure. È questa l’ipotesi di reato formulata dalla Procura torinese a carico di ignoti nell’ambito di un fascicolo aperto nelle scorse settimane dal pm Raffaele Guariniello sui costi sostenuti dalle Regioni per acquistare un farmaco che cura l’epatite C. Il medicinale ha un costo che si aggira sui 40 mila euro e le amministrazioni avrebbero difficoltà a sostenerlo senza un contributo statale”. Inizia in questo modo un dispaccio dell’agenzia di stampa ADN-Kronos del 16 maggio scorso quando si era diffusa la notizia di una volontà pubblica di selezionare, secondo criteri medico-scientifici condivisi, i malati ai quali somministrare i nuovi farmaci che promettono risultati terapeutici molto importanti e forse definitivi. “Il Codacons (un’importante associazione nazionale di consumatori, ndr) continua il dispaccio d’agenzia- annuncia di avere presentato nei giorni scorsi “una diffida al ministero della Salute e alle Regioni, affinché i nuovi farmaci contro l’epatite C siano forniti gratuitamente a tutti i pazienti che ne hanno bisogno”. L’associazione “ha avviato anche un’azione per far ottenere il rimborso a chi ha dovuto acquistare i medicinali di tasca propria”. “Questi farmaci rappresentano un grandissimo risultato per la medicina attuale, ma ad oggi - ricorda il Codacons - si pagano a caro prezzo. Il trattamento completo con Sofosbuvir costa ad esempio circa 70 mila euro, mentre il costo al pubblico di un trattamento completo con Simperevir ammonta a circa 42 mila euro. Per tale motivo, e considerata la loro portata innovativa, questi farmaci sono stati inclusi nella fascia ‘A PHT’, ovvero tra i farmaci totalmente rimborsabili e a carico del Servizio sanitario nazionale. Tuttavia ad oggi pervengono segnalazioni di pazienti che, pur avendone diritto, non riescono ad accedere a queste cure”. Auspico che l’indagine di Torino possa accelerare l’accesso alle cure per tutti i pazienti che ne hanno diritto. Lo afferma all’AdnKronos Salute Ivan Gardini, presidente dell’associazione EpaC Onlus. Il problema della ripartizione del Fondo dedicati - ricorda - sta rallentando l’acquisto da parte delle Regioni che non possono anticipare somme tanto ingenti. Il Fondo speciale è stato creato per curare 50 mila pazienti gravi che, secondo le stime fatte dalle istituzioni in collaborazione con le associazioni di settore, da questi farmaci potrebbero trarre un beneficio immediato. Ma secondo le ultime notizie, finora avrebbero avuto accesso alla terapia circa 5 mila malati”. 26 LUGLIO 2015 Le uniche certezze condivise sono che l’Italia, unitamente ai Paesi dell’Europa mediterranea, sebbene con un picco più elevato, presenta una prevalenza della patologia molto più significativa rispetto al resto dei Paesi occidentali, conseguenza di un “modello epidemiologico” differente. ... Fin qui l’essenza di una cronaca giornalistica di una vicenda medico-sanitaria di alto valore politico-sociale-istituzionale in cui però molto facilmente si può correre il rischio di confondere ambiti, ragioni, prospettive, con il rischio di individuare magari, sulla spinta dell’emotività, obiettivi incongrui. Anche se la domanda che si fa la Procura di Torino, perché in India una compressa di Sofosbuvir costi soltanto un dollaro, non può rimanere senza risposta. Occorre dire intanto che qualche settimana dopo la diramazione di quel dispaccio (siamo al 4 giugno scorso), cinque cattedratici romani hanno firmato congiuntamente un documento che tenta di tracciare un profilo medico-sanitario di questa vicenda alla luce delle conoscenze in possesso della comunità scientifica e di una ricerca originale svolta dal gruppo dei firmatari. Sono il Prof. Andreoni Massimo, Professore ordinario Malattie Infettive Università di Roma Tor Vergata e Presidente SIMIT; il Prof. Spandonaro Federico, Professore aggregato Università di Roma Tor Vergata e Presidente CREA Sanità; il Prof. Sarrecchia Cesare, Professore aggregato Università di Roma Tor Vergata; la Dr.ssa Mancusi Letizia, Ricercatore CREA Sanità (Università di Roma Tor Vergata); l’Ing. d’Angela Daniela Ricercatore CREA Sanità (Università di Roma Tor Vergata). Innanzi tutto in quel documento si rivela il numero dei malati in Italia: quasi un milione di malati ma di questi soltanto il 45% è noto. Oltre il 50% casi è al Sud. Si afferma poi che l’eradicazione del virus sarebbe possibile in cinque anni ma solo avviando uno screening di massa e curando tutti i sieropositivi. Trattare solo i più gravi non garantisce sconfitta totale del virus. Il documento è stato critto “perché il dibattito di queste ultime settimane sta assumendo toni e contenuti sempre più “politici”, allontanandosi dalle questioni sostanziali che rimangono quelle dell’accesso e dell’efficacia ed efficienza degli interventi sanitari pubblici”. “(…) il numero di pazienti eleggibili -viene scritto sul documento pubblicato integralmente da Quotidianosanità.it- è un dato essenziale per prendere decisioni davvero consapevoli. Le uniche certezze condivise sono che l’Italia, unitamente ai Paesi dell’Europa mediterranea, sebbene con un picco più elevato, presenta una prevalenza della patologia molto più significativa rispetto al resto dei Paesi occidentali, conseguenza di un “modello epidemiologico” differente. Nel resto dell’Occidente la prevalenza dell’infezione da HCV è più alta nei giovani e negli adulti che nei soggetti più anziani, mentre è vero il contrario in Italia, suggerendo per il nostro Paese un significativo effetto di coorte. Qualche tentativo di stima scientifica c’è stato, ma a nostra conoscenza viziato proprio dal trasferimento alla situazione italiana di strutture e dinamiche epidemiologiche così fortemente difformi dalla nostra realtà”. “(…) In altri termini, avanzare stime di impatto senza avere prima chiarito se l’obiettivo (di sanità pubblica) sia l’eradicazione della patologia (e in tal caso in quanti anni), ovvero la minimizzazione dell’impatto finanziario portato dalle terapie, ovvero la massimizzazione dell’efficacia o ancora la massimizzazione della costo-efficacia… equivale a dare cifre “incontestabili” (il che è l’antitesi dell’approccio scientifico)”. “(…) A tal fine, siamo ripartiti dall’origine del problema, elaborando un modello di stima del carico endemico dell’HCV in Italia; e quindi lo abbiamo corredato di un modello probabilistico atto a simulare gli effetti (tempo di eradicazione, costi, esiti) scegliendo scenari alternativi di intervento pubblico”. “(…) Il modello stima che ci siano oggi nel nostro Paese quasi un milione (circa 998.000) di casi di HCV RNA positivi di cui appena il 45% (circa 435.000) noti al sistema sanitario. Le conseguenze di politica sanitaria di una struttura di prevalenza di questo u LUGLIO 2015 27 Transatlantico tipo sono molte: la più evidente è che trattare i pazienti più gravi (metavir score almeno pari ad F4) implica trattare per oltre il 64% over 75 e per oltre il 33% over 80, con tutte le ovvie conseguenze del caso in termini di beneficio per la Società di questa strategia. I nostri risultati suggeriscono anche che trattare tutti, come intende fare la Toscana (per inciso il numero di casi emersi prodotto dal nostro modello per la Toscana è praticamente sovrapponibile a quelli dichiarato di recente dalla Regione, e questo ci conforta) è certamente più efficiente, ma non implica comunque l’eradicazione della patologia, in quanto i casi emersi e quindi noti sono nell’ordine del 44% dei casi prevalenti; è quindi ipotizzabile una progressiva emersione della casistica ad oggi misconosciuta. L’eradicazione della patologia potrebbe (sempre nei limiti della capacità predittive del nostro modello) essere un obiettivo a 5 anni immaginando uno screening di massa svolto in 5 anni in grado di far emergere almeno il 70% della casistica ad oggi misconosciuta; in assenza di strategie di screening e presupponendo che tutti gli emersi vengano trattati, l’eradicazione richiederebbe almeno 30 anni. Sicuramente la strategia finalizzata al trattamento dei soli casi più gravi non è in grado di garantire l’eradicazione della patologia”. “(…) In conclusione forse sarebbe necessario riportare il dibattito sulla valutazione delle strategie di sanità pubblica, come suggeriscono le riflessioni in itinere in alcuni altri Paesi, che avendo iniziato le terapie prima di noi, si interrogano ora sulla efficacia e anche sull’efficienza del trattare i pazienti più gravi, e tendono a spostare progressivamente l’attenzione sulle strategie di emersione della patologia”. Il testo completo del documento è scaricabile all’indirizzo: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=28801&fr=n Con il codice Qr che segue è possibile accedere immediatamente allo stesso da smartphone. La redazione nel considerare questo fatto di cronaca e il complesso problema medico-sanitario, evidenziato dall’imponente rassegna raccolta pochi sembrano non convivere La redazione nel stampa considerare questoinfatto di giorni, cronacain e ilcui complesso problearmonicamente le esigenze individuali e collettive di tutela della salute, ha deciso di chiedere ad ma medico-sanitario, evidenziato dall’imponente rassegna stampa raccolta Antonio Cartabellotta,inmedico e fondatore del GIMBE la ripubblicazione pochi giorni, in cui sembrano non(http://www.gimbe.org/)*, convivere armonicamente le esigenze di un suo articolo dal titolo “Efficacia e costo-efficacia del sofosbuvir trattamento dell’epatite individuali e collettive di tutela della salute, ha deciso dinel chiedere ad Antonio C” già comparso sullaCartabellotta, testata “Evidence”, di stampa della GIMBE Foundation. la medico eorgano fondatore del GIMBE (http://www.gimbe.org/)*, Questo articolo si candida, secondo la ad essere una“Efficacia base autorevole e documentata di ripubblicazione di redazione, un suo articolo dal titolo e costo-efficacia del una discussione destinata a svilupparsi ancora molto nei contenuti e nel tempo. sofosbuvir nel trattamento dell’epatite C” già comparso sulla testata “EviLa redazione di Torinodence”, Medica ringrazia il dott. Antonio organo di stampa della GIMBE Cartabellotta Foundation. per la sua cortese disponibilità. Questo articolo si candida, secondo la redazione, ad essere una base autorevole e documentata di una discussione destinata a svilupparsi ancora Nicola molto Ferraro nei contenuti e nel tempo. NOTA PER IL COMPOSITORE: di Torino Medica dott. Antonio Cartabellotta Pubblicare di seguitoLailredazione testo dell’articolo. Vediringrazia il PDF ilallegato in archivio file per la cortese disponibilità. (Evidence_Efficacia esua Costo efficacia del sofosbuvir nel trattamento dell'epatite C) con tabelle e box e bibliografia finale. Il testo è riproducibile come tale. *La Fondazione GIMBE ha lo scopo di promuovere e realizzare attività di formazione in ambito sanitario finalizzate *La Fondazione GIMBE ha lo scopo ediricerca promuovere e realizzare attività dia:formazione e • Consolidare la formazione continua dei professionisti sanitari ricerca in ambito sanitario finalizzate a: come processo di autoapprendimento permanente integrato Consolidare la formazione continua dei professionisti sanitari come processo di autonella pratica clinica apprendimento permanente integrato nella pratica clinica • Migliorare la qualità metodologica, l’etica, l’integrità, la rilevan Migliorare la qualità metodologica, rilevanza clinica e il valore za clinica e il valorel’etica, sociale l’integrità, della ricerca la sanitaria sociale della ricerca sanitaria • Favorire il trasferimento delle migliori evidenze scientifiche alle Favorire il trasferimento migliori evidenze scientifiche alle decisioni professionali, decisionidelle professionali, manageriali e di politica sanitaria manageriali e•di politica sanitaria Migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria in termini di sicu Migliorare la qualità dell'assistenza sanitaria in termini sicurezza, efficacia, rezza, efficacia, appropriatezza, equità, di coinvolgimento degli appropriatezza, equità, degli utenti, efficienza utenti,coinvolgimento efficienza ¢ 28 LUGLIO 2015 Position Statement GIMBE OPEN ACCESS Efficacia e costo-efficacia del sofosbuvir nel trattamento dell’epatite C Antonino Cartabellotta1* Medico, Fondazione GIMBE 1 I pazienti con infezione da virus dell’epatite C dovrebbero Tabella 1. Progressione dell’infezione da HCV essere correttamente informati rispetto a due preoccuI pazienti con infezione da virus dell’epatite C dovrebbero essere correttamente informati rispetto è correlata alla storia natupazioni principali1. La prima a due preoccupazioni principali (1). La prima è correlata alla storia naturale della malattia che può rale della malattia che può progredire versoavanzate: forme avanprogredire verso forme sviluppo di cirrosi scompenso della cirrosi, epatocarcinoma, Faseepatica, della malattia N° soggetti zate: sviluppo di cirrosinecessità epatica,discompenso cirrosi, trapianto didella fegato, morte. La seconda riguarda la possibilità di prevenire l’evoluzione Infezione acuta 100 della di malattia e dipende dall’efficacia epatocarcinoma, necessità trapianto di fegato, morte.del trattamento. La seconda riguarda la possibilità di prevenire l’evoluzioInfezione cronica 75-85 ne della malattia e dipende dall’efficacia del trattamento. Sviluppo di epatite cronica 60-70 1. Storia naturale dell’epatite C Evoluzione in cirrosi 5-20 1. Storia naturale dell’epatite C dell’epatite C è asintomatica nella La fase acuta maggior parte dei pazienti: secondo il Centers Sviluppo epatocarcinoma 4-6 La fase acuta dell’epatite è asintomatica nella maggior(CDC) ogni forCDisease Control and Prevention 100 persone con infezione da HCV solo 20-30 sperimentano genericiControl quali astenia, riduzione della parte dei pazienti: secondo il Centerssintomi for Disease Morte dell’appetito, nausea (2). L’evoluzione1-5 malattia riportata nella tabella 1, da and Prevention (CDC) ogni 100èpersone con infezione dacui emergono alcuni dati fondamentali: innanzitutto, il 30-40% dei soggetti con infezione cronica da HCV non sviluppa epatite cronica; in secondo luogo, la cirrosi HCV solo 20-30 sperimentano sintomi generici quali asterispetto allaanni robustezza delleinfine, provela di efficacia, si sviluppa nel 20% dei pazienti dopo una mediana di 40 dall’infezione; mortalità (peroltre che 2 nia, riduzione dell’appetito, nausea . L’evoluzione della benefici del trattamento con sofosbuvir. complicanze della cirrosi e/o epatocarcinoma) all’entità è inferioredei al 5%. malattia è riportata nella tabella 1, da cui emergono al• Tutti gli studi che hanno valutato l’efficacia del sofosbucuni dati fondamentali: innanzitutto, il 30-40% dei sogvir sono stati finanziati, progettati e realizzati dall’aziengetti con infezione cronica da HCV non sviluppa epatite da produttrice Gilead Science e, al momento, non esiste cronica; in secondo luogo, la cirrosi si sviluppa nel 20% alcuno studio indipendente. dei pazienti dopo una mediana di 40 anni dall’infezione; • Non conosciamo il reale valore aggiunto del farmaco infine, la mortalità (per complicanze della cirrosi e/o eparispetto a un confronto appropriato, sia perché mancatocarcinoma) è inferiore al 5%. no trial di efficacia comparativa del sofosbuvir con altri agenti antivirali ad azione diretta, sia perché tutti gli studi 2. Metodi ALLEGATO 1prevedono l’associazione del sofosbuvir con ribavirina ± è stata effettuata una revisione sistematica degli health peginterferon-alfa. technology assessment (HTA) reports sul sofosbuvir, sele... • Alcuni studi presentano limiti metodologici rilevanti zionando quelli pubblicati negli ultimi 12 mesi da agenzie (controlli storici, assenza di blinding) o prevedono un digovernative indipendenti: segno di non-inferiorità. • Institute for Quality and Efficiency in Health Care • Tutti gli studi hanno utilizzato come misura di esito un (IQWiG)3. Aprile 2014 end-point surrogato (box 1), ovvero la risposta virologica • Institute for Clinical and Economic Review (ICER)4. Aprisostenuta – sustained virological response (SVR) – al di le 2014 sotto della soglia minima identificabile a 24 settimane 2. Metodi • Canadian Agency for Drugs and Technologies in Health (CADTH)5. Agosto 2014 È stata effettuata una revisione sistematica degli health technology assessment (HTA) reports sul Citazione. Cartabellotta A. Efficacia e costo-efficacia del sofosbuvir sofosbuvir, quelli pubblicati negli ultimi 12 mesi da agenzie governative indipendenti: • NIHR Horizon Scanning Centre6.selezionando Gennaio 2015 nel trattamento dell’epatite C. Evidence 2015;7(5): e1000111. 7 • Blue Cross Blue Shield Association . Gennaio • Institute (BCBS) for Quality and Efficiency in Health Care26(IQWiG) Pubblicato maggio (3). 2015Aprile 2014 2015 Copyright. 2015 Cartabellotta. • Institute Clinical and Economic Review (ICER)©(4). Aprile 2014 Questo è un articolo open-access, • National Institute for Health and for Care Excellence distribuito con licenza Creative Commons Attribution, che ne con8 (NICE) . Febbraio 2015 sente l’utilizzo, la distribuzione e la riproduzione su qualsiasi supLa valutazione degli HTA reports è stata integrata da reviporto esclusivamente per fini non commerciali, a condizione di sioni sistematiche identificate sulla Cochrane Library e su riportare sempre autore e citazione originale. MEDLINE9,10,11,12,13,14. Fonti di finanziamento. Nessuna. 2.1. Limiti metodologici delle evidenze disponibili Dall’analisi comparativa degli HTA reports inclusi nella Conflitti d’interesse. Nessuno LUGLIO dichiarato 2015 29 Provenienza. Non commissionato, non sottoposto a peer-review. Transatlantico • Canadian Agency for Drugs and Technologies in Health (CADTH) (5). Agosto 2014 • NIHR Horizon Scanning Centre (6). Gennaio 2015 • Blue Cross Blue Shield Association (BCBS) (7). Gennaio 2015 • National Institute for Health and Care Excellence (NICE) (8). Febbraio 2015 La valutazione degli HTA reports è stata integrata da revisioni sistematiche identificate sulla Cochrane Library e su MEDLINE (9,10,11,12,13,14). 2.1. Limiti metodologici delle evidenze disponibili Dall’analisi comparativa degli HTA reports inclusi nella valutazione emergono numerose criticità metodologiche rispetto alla robustezza delle prove di efficacia, oltre che all’entità dei benefici del trattamento con sofosbuvir. • Tutti gli studi che hanno valutato l’efficacia del sofosbuvir sono stati finanziati, progettati e realizzati dall’azienda produttrice Gilead Science e, al momento, non esiste alcuno studio indipendente. • Non conosciamo il reale valore aggiunto del farmaco rispetto a un confronto appropriato, sia perché mancano trial di efficacia comparativa del sofosbuvir con altri agenti antivirali ad azione diretta, sia perché tutti gli studi prevedono l’associazione del sofosbuvir con ribavirina ± peginterferon-alfa. • Alcuni studi presentano limiti metodologici rilevanti (controlli storici, assenza di blinding) o prevedono un disegno di non-inferiorità. • Tutti gli studi hanno utilizzato come misura di esito un end-point surrogato (box 1), ovvero la risposta virologica sostenuta - sustained virological response (SVR) - al di sotto della soglia minima identificabile a 24 settimane (SVR-24) o, dopo lo “sdoganamento” della FDA a 12 settimane (SVR-12) dalla sospensione del farmaco. • La SVR non garantisce l’eradicazione del virus dal sangue (che resta solo al di sotto della soglia minima identificabile), né permette di identificare la persistenza del virus nei tessuti. • Per alcuni sottogruppi di pazienti la stima dell’effetto del trattamento è incerta a causa della loro limitata numerosità campionaria. • Non esistono prove di efficacia dirette su outcome clinicamente rilevanti: evoluzione dell’epatite in cirrosi, scompenso della cirrosi, insorgenza di epatocarcinoma, mortalità. • Non è nota la probabilità di re-infezione nei pazienti che hanno ottenuto una SVR. • Non conosciamo gli effetti avversi, oltre che la compliance, nel mondo reale. Box 1. Validazione degli end-point surrogati • Qualunque end-point surrogato dovrebbe essere validato, dimostrando che è associato in maniera indipendente al miglioramento di outcome clinicamente rilevanti (riduzione della mortalità, della morbilità e delle complicanze) (15,16,17,18,19). • I trial che valutano end-point surrogati, rispetto a quelli che valutano end-point clinicamente rilevanti, sovrastimano l’efficacia dei trattamenti, indipendentemente dal rischio di bias (20). • La validazione della SVR nell’epatite C si basa sul modello HIV, dove il titolo della viremia è un fattore altamente predittivo del decorso clinico dei pazienti e, di conseguenza, la SVR ha un elevato livello di validazione. Viceversa, il livello di viremia nell’epatite C non è predittivo del decorso clinico. Infatti, oltre al fatto che una percentuale di pazienti sviluppa cirrosi scompensata o epatocarcinoma nonostante una SVR, dall’altro numerosi pazienti che ottengono una SVR non avrebbero mai sviluppato forme avanzate di malattia anche in assenza di trattamento. • Considerata la lunga storia naturale dell’epatite C e la relativa difficoltà di validare endpoint surrogati nei trial clinici (21), allo stato attuale delle conoscenze la validazione della SVR come predittore di epatocarcinoma poggia esclusivamente su studi osservazionali (22). In un trial clinico è stata addirittura documentata una relazione inversa (aumento della mortalità (23) nonostante una SVR) e una revisione sistematica di trial non è riuscita a validare l’end-point surrogato nella coorte di pazienti analizzata (24). 3. Raccomandazioni basate su criteri di costo-efficacia Il report pubblicato nel febbraio 2015 dal National Institute for Health and Care Excellence (NICE), dopo una valutazione sistematica dei 13 studi presentati dalla Gilead Science ha identificato: 30 LUGLIO 2015 • L’efficacia del farmaco nei vari sottogruppi di pazienti (tabella 2). • La costo efficacia del trattamento espressa in anni di vita aggiustati per la qualità - Quality Adjusted Life Years (QALY) - offrendo un parametro oggettivo per definire le priorità dei pazienti da trattare (tabella 3). u LUGLIO 2015 31 Transatlantico 4. Conclusioni Il sofosbuvir costituisce una rilevante innovazione terapeutica, ma le evidenze disponibili documentano solo che il farmaco è efficace nel determinare una risposta virologica sostenuta in una percentuale che raggiunge il 90% in alcuni (ma non in tutti) sottogruppi di pazienti. • La storia naturale dell’epatite C e le prove di efficacia disponibili non giustificano in nessun contesto sanitario, indipendentemente dalla disponibilità di risorse, una policy che preveda il trattamento di tutti i pazienti con epatite C con l’obiettivo di prevenire l’evoluzione dell’epatite cronica in cirrosi, lo scompenso della cirrosi, lo sviluppo dell’epatocarcinoma, i trapianti di fegato e la mortalità. • In assenza di prove di efficacia dirette sulla capacità del sofosbuvir di rallentare l’evoluzione dell’epatite C verso forme avanzate di malattia, o di una robusta validazione dell’end-point surrogato SVR, scommettere sui potenziali risparmi per l’assistenza sanitaria è puramente speculativo e non supportato da alcun dato scientifico (25,26). • Assimilare la risposta virologica sostenuta nel singolo paziente alla eradicazione del virus dell’epatite C dalla popolazione è una suggestiva, ma inverosimile, strategia di sanità pubblica. • Considerato che la mortalità nei pazienti con epatite C è molto bassa e che nessuno studio ha dimostrato che il sofosbuvir riduce la mortalità, il termine “farmaco salvavita” è improprio e non dovrebbe più essere utilizzato. • Definire le priorità di trattamento in relazione alla costo-efficacia del sofosbuvir nei vari sottogruppi di pazienti rappresenta oggi l’unica soluzione accettabile dal punto di vista clinico, etico ed economico. • I dati relativi a tutti i pazienti trattati dovrebbero essere raccolti in maniera sistematica al fine di documentare l’efficacia e la sicurezza del farmaco nel mondo reale. • Tutti gli stakeholder che intervengono pubblicamente esaltando l’efficacia del sofosbuvir, oltre le evidenze disponibili, dovrebbero dichiarare gli eventuali conflitti di interesse finanziari e non finanziari. fia Bibliografi 32 LUGLIO 2015 1. 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Nessuno dichiarato Provenienza. Non commissionato, non sottoposto a peer-review. * E-mail: [email protected] 34 LUGLIO 2015 LUGLIO 2015 35 Chi fa cosa UN “CENTRO NASCITE” PRESSO L’OSPEDALE SANT’ANNA DI TORINO Nicola Ferraro Pierpaolo Berra È nato il primo Centro nascite gestito esclusivamente dalle ostetriche, presso l’ospedale Sant’Anna della Città della Salute di Torino. Qui alle ore 19.05 del 10 maggio 2015 è nato il primo bambino. La donna torinese è stata seguita durante la gravidanza dalle ostetriche del Servizio gravidanza fisiologica (referente ostetrica Liberata D’Ambrosio). COS’È UN CENTRO NASCITA L’American Association of Birth Centers lo definisce come un centro, dall’ambiente familiare, in cui viene fornita assistenza ostetrica e neonatale a donne sane con gravidanza a basso rischio. Si tratta di abbinare la sicurezza della nascita in un ambiente altamente specializzato, quale quello del Sant’Anna, con il recupero della dimensione naturale della nascita in ambiente familiare. Con queste premesse e questi obiettivi il 4 maggio 2015 ha iniziato l’attività il “Centro Nascita” piemontese, all’interno dell’ospedale Sant’Anna, presso la Ginecologia ed Ostetricia 2 universitaria, diretta dalla professoressa Tullia Todros. Il Centro è gestito da un gruppo di ostetriche formate e provenienti dalle Unità Operative di ostetricia. Referente delle attività del Centro Nascita è l’ostetrica Lucrezia D’Antuono; coordinatore dell’Area ostetrica, Letizia Francese (DAPS S. Anna). La proposta di tale modello assistenziale risponde a criteri di appropriatezza delle prestazioni e valorizzazione dell’utilizzo della figura professionale dell’ostetrica, che diventa responsabile ed autonoma nell’assistenza delle donne con un basso profilo di rischio. Inoltre in prospettiva comporterà un importante risparmio delle risorse. Il Collegio Interprovinciale delle Ostetriche Torino-Asti ha supportato la realizzazione del progetto. In Italia hanno avviato l’attività altri due centri nascita, uno a Genova e l’altro a Firenze ed in Europa è un modello clinico-organizzativo per l’assistenza al partonascita molto diffuso in alcuni Paesi, (Inghilterra, Svizzera, Germania). Quest’anno in Francia è prevista l’apertura di almeno dieci Maisons de Naissance. Nel Centro possono partorire donne sane, senza fattori di rischio per la gravidanza ed il parto, che siano già state seguite da parte dello stesso piccolo gruppo di ostetriche durante la gravidanza. L’assistenza alla gravidanza, al parto ed al neonato si basa rigorosamente sulle indicazioni che provengono dalle Linee Guida nazionali e internazionali sull’assistenza alla gravidanza fisiologica. Inoltre il reparto è strutturato come se la partoriente fosse a casa propria. Addirittura il papà del neonato ed il primo figlio possono alloggiare 24h/24 e dormire con la neo-mamma per tutta la durata del ricovero in ospedale. Riservatezza, tranquillità, intimità sono caratteristiche ambientali all’insegna dell’umanizzazione che possono far sentire la donna e chi l’accompagna a proprio agio, possono ridurre la percezione del dolore, facilitare la libertà di movimento e l’incontro con il neonato e favorire l’allattamento materno. Il Centro Nascita del Sant’Anna è un luogo posto in posizione decentrata e protetta che ospita un numero ristretto di mamme (5) e di neonati. Le stanze per la nascita sono allestite con supporti che migliorano il confort e facilitano il contenimento del dolore con: vasca da bagno, spalliere, cuscini, materassi. Il resto dell’ambiente è studiato per accogliere le persone coinvolte e per facilitarne le relazioni: aree soggiorno, area ristoro e cucina, tisaneria. Gli ambienti sono stati studiati in modo da facilitare una conduzione naturale del travaglio-parto, nelle situazioni in cui la donna ed il nascituro godano di buona salute: la gravidanza ed il parto si presentano fisiologici e non richiedono cure addizionali. Nel centro si offrono cure centrate sui bisogni della donna, del bambino e della coppia, in accordo con le evidenze scientifiche. Qualora insorgano fattori che modificano il profilo di rischio, in accordo con il medico di guardia e dopo aver informato la mamma, l’ostetrica provvederà al trasferimento nel luogo più appropriato all’interno dell’ospedale, ove è anche disponibile il servizio di Anestesia, diretto dalla Dott.ssa Evelina Gollo. L’obiettivo principale del Centro Nascita è quindi quello di riscoprire e recuperare nel modo migliore la grandezza dell’evento nascita, che coinvolge tutta la famiglia, in un contesto ospedaliero di sicurezza e sostegno. ¢ IL CENTRO NASCITA È IN RETE CON TUTTI I SERVIZI E LE PROFESSIONALITÀ DEL S. ANNA In ogni momento del percorso (gravidanza, parto, puerperio) si può attivare la consulenza del ginecologo. L’assistenza neonatale, nel più assoluto rispetto della fisiologia dell’evento nascita e dell’allattamento al seno, viene effettuata dall’ostetrica e dal personale medico della Neonatologia dell’Università, diretta dal professor Enrico Bertino. 36 LUGLIO 2015 LUGLIO 2015 37 Discutendo di Odontostomatologia DENTISTI E LEGIONELLOSI: PERCHÈ NON È UN PROBLEMA DI SALUTE PUBBLICA Gianluigi D’Agostino Nicola Ferraro La stampa torinese ad aprile ha diffuso la notizia di tre odontoiatri che hanno ricevuto una diffida perché erano state rilevate cariche batteriche incongrue del batterio Legionella, agente responsabile della legionellosi, nei circuiti idrici delle poltrone dello studio. In altre parole, per continuare ad esercitare la professione quei professionisti hanno dovuto sottoporre a bonifica l’impianto idrico dello studio. Si è successivamente saputo che la Procura torinese avrebbe incaricato i funzionari dell’Asl di effettuare controlli negli studi odontoiatrici della città. Oltre 50 sarebbero i professionisti che solo fino a metà aprile avrebbero subito le verifiche in studio: in tre di questi gli ispettori avrebbero trovato valori superiori ai quelli consentiti. In uno la carica batterica sarebbe stata di 6.500 “Unità formanti colonie (Ufc)” per litro in prossimità della fontanella da cui è erogata l’acqua nella sputacchiera e 5.000 nella turbina, mentre in un altro studio professionale sarebbe stata rilevata una carica batterica di 100 Ufc. La CAO dell’OMCeO di Torino il 23 aprile scorso ha indetto presso la sua sede di Villa Raby una conferenza stampa, organizzata dall’Ufficio Stampa dell’Ordine, per attribuire alla notizia la sua giusta dimensione medico-sanitaria: i dati rilevati possono infatti essere con molta facilità riscontrabili in qualsiasi struttura edilizia adibita a sede abitativa, a studio medico e non soltanto odontoiatrico. Alla conferenza stampa di giovedì 23 aprile hanno partecipato: - Il dott. Guido GIUSTETTO, Presidente dell’OMCeO di TO - Il dott. Gianuigi D’AGOSTINO, Presidente CAO dell’OMCeO di TO - L’avv. Roberto LONGHIN - La prof.ssa Carla Maria ZOTTI, Associato di Igiene Generale e Applicata Università di Torino - Il dott. Virginio BOBBA, Presidente ANDI-Torino - Il dott. William MANUZZI, Presidente SUSO-Torino - Il dott. Vincenzo MACRÌ, rappresentante dell’AIO Nel corso dell’incontro con i giornalisti si è innanzi tutto affermato che dati pubblicati devono essere confrontati con la normativa vigente: ad oggi non esistono linee guida specifiche per gli studi odontoiatrici e che, comunque, quelle in vigore dal 2000, riferite agli ambienti nosocomiali, prevedono l’indicazione di immediate misure di decontaminazione a fronte di una concentrazione di Legionelle superiore a 10.000 Ufc per litro d’acqua. Ai giornalisti è stato poi annunciato che la categoria professionale degli odontoiatri si è in ogni caso fatta carico del problema istituendo un suo gruppo di studio su questa tematica come testimonia il comunicato dell’ANDI dal titolo “LEGIONELLA: UN GRUPPO DI LAVORO ANDI PER FARE CHIAREZZA. OBIETTIVO DARE INDICAZIONI CHIARE PER EVITARE DI CRIMINALIZZARE LO STUDIO ODONTOIATRICO” (pubblicato sul portale dell’Associazione http://www.andi.it/) e l’articolo a firma del Presidente CAO di Torino, Gianluigi D’Agostino dal titolo “DENTISTI E LEGIONELLA: FORSE VITTIME POSSIBILI MA NON UN PERICOLO PER LA SALUTE PUBBLICA”, pubblicato sul portale dell’Ordine www.torinomedica.org all’indirizzo (http://www.torinomedica. org/torinomedica/?p=11909). La conferenza stampa è stata ripresa integralmente dalla redazione di Torino Medica che ha anche realizzato un’intervista con la Prof.ssa Carla Maria Zotti. I due servizi video sono scaricabili dalla Rete all’indirizzo http:// w w w. v i d e o m e d i c a . o r g / videomedica/?s=legionellosi e immediatamente attraverso uno smartphone attraverso il codice Qr che segue. A completamento della notizia pubblichiamo an-della noti A completamento che un documento, elaborato dalla CAO-Torino, distribuito in conferenza sta e distribuito in conferenza stampa, che è unadasininquinamento Legionella tesi delle conoscenze scientifiche riferibili ai rischi di inquinamento da Legionella in ambito medicosanitario. RISCHIO IN 38 LUGLIO 2015 La Legionella è un bacillo G presenza di uno o più flagel predilezione per gli impiant LUGLIO 2015 capacità di sopravvivenza d (25° – 45° C), a parametri d 39 Discutendo di Odontostomatologia Il dedalo RISCHIO INFETTIVO DA LEGIONELLA NEI CIRCUITI IDRICI DEI RIUNITI ODONTOIATRICI La Legionella è un bacillo Gram negativo, aerobio, asporigeno, generalmente mobile per la presenza di uno o più flagelli. Vive in ambienti acquatici naturali ed artificiali con una spiccata predilezione per gli impianti idrici che presentano rami morti o sezioni soggette a stagnazione. La capacità di sopravvivenza del germe è legata alla presenza di biofilm, alla temperatura dell’acqua (25° - 45° C), a parametri di natura chimica quali pH, presenza di cloro, ferro, rame. Ne sono conosciute 52 specie suddivise in oltre 70 sierogruppi, circa la metà delle quali risultano patogene opportunistiche. L. pneumophila di sierogruppo 1 è la maggiormente implicata nella patologia umana. La trasmissione interumana della legionella non è mai stata dimostrata pertanto l’unica sorgente di infezione a oggi riconosciuta è rappresentata dall’ambiente. L’infezione, che può decorrere anche in modo asintomatico, si estrinseca in due forme cliniche: la febbre di Pontiac e la malattia del Legionario. La prima dopo una incubazione di 24 - 48 ore si manifesta con un quadro simil- influenzale senza interessamento polmonare. La seconda, dopo una incubazione da 2 a 10 giorni dà luogo a una polmonite interstiziale non necessariamente con manifestazioni extra polmonari. Fattori predisponenti la malattia sono l’età avanzata, la presenza di malattie croniche e l’immunodeficienza. Il rischio di ammalarsi è inoltre correlato al grado di intensità dell’esposizione, dipendente dalla quantità di legionelle presenti e dal tempo di esposizione, dalla virulenza e dalla carica infettante dei singoli ceppi L’esito della malattia è condizionato da caratteristiche individuali e da patologie preesistenti che spiegano la diversa suscettibilità alla malattia da parte di soggetti esposti alla stessa fonte di contagio. La letalità media è del 10%, con picchi fino al 30 - 50% nei casi nosocomiali. LEGIONELLA E SICUREZZA AMBIENTALE La presenza di punti di ristagno dell’acqua associata a deboli clorazioni o riscaldamenti non eccessivi (fino a 50°C in caso di acqua distribuita calda) costituiscono situazioni ideali per la proliferazione delle cellule di Legionella che provengono dalla rete idrica di alimentazione. Il serbatoio ambientale molto ampio rende impossibile il perseguimento dell’eliminazione della Legionella negli impianti idrici e di condizionamento. Non esiste accordo in letteratura scientifica, né tra le diverse linee guida pubblicate a livello internazionale, sull’opportunità o meno di eseguire campionamenti ambientali periodici del sistema di distribuzione dell’acqua nelle strutture sanitarie. Inoltre, anche tra coloro che sostengono la necessità di effettuare un monitoraggio periodico dell’acqua, non vi è accordo circa la frequenza di campionamento né le soglie da considerare a rischio (soglie oltre le quali è necessario attivare sistemi di bonifica). LEGIONELLA E ODONTOIATRIA In ambito odontoiatrico a fronte di milioni di prestazioni odontoiatriche prestate negli anni nei paesi industrializzati, non sono mai stati documentati cluster o episodi epidemici che rappresenterebbero la prova della pericolosità delle cure odontoiatriche. Al momento è stato segnalato in Italia un solo caso di malattia sicuramente correlato all’esposizione odontoiatrica (Ricci et al. 2012). I rapporti annuali sulla Legionellosi in vari paesi, compreso quello italiano (Notiziario ISS), riferiscono qualche caso all’anno in cui, come unico fattore di rischio della malattia, è riportato un trattamento odontoiatrico. Tuttavia una esposizione, non documenta da esami microbiologici sul paziente e sull’ambiente, di per sè non costituisce una relazione causale. Lo staff odontoiatrico può essere considerato a rischio di infezione da Legionella, qualora tale microrganismo colonizzi la rete idrica del riunito odontoiatrico in quanto tale apparecchiatura durante il normale funzionamento aerosolizza l’acqua proveniente dai condotti interni. I dati di prevalenza degli anticorpi anti-Legionella riferiti dalla letteratura sono però contrastanti: da alcuni studi emerge una chiara associazione fra la professione odontoiatrica e la presenza di anticorpi anti-Legionella (Fotos et al, 1985; Reinthaler et al., 1988). Altri autori invece non ritengono i dentisti una categoria di operatori particolarmente esposta in quanto il confronto con donatori o con altre categorie non esposte non ha evidenziato differenze statisticamente significative (Oppenheim et al., 1987; Pankhurst et al., 2003). Anche l’American Dental Association (ADA) si è schierata con questi ultimi, pubblicando i risultati ottenuti dallo screening effettuato su 1294 dentisti (ADAF Monitors the Health of the Dental Profession). I test sono stati effettuati nell’ambito del Health Screening Program 2004 (HSP) al fine di valutare il rischio occupazionale da Legionella per i dentisti. Dallo studio è emerso che il 7.4% dei dentisti possedeva anticorpi anti-Legionella pneumophila e questo dato non si discosta dai risultati ottenuti nel 2003 sia sui dentisti (8.6%) che su un gruppo di controllo. Analoghe conclusioni sono riportate in un documento pubblicato dall’ADA nel 2014. Mentre per quanto riguarda il monitoraggio microbiologico finalizzato alla ricerca di Legionella, non sono riportate indicazioni sia nei documenti nazionali (LG italiane legionellosi) sia in quelli internazionali (ADA, CDC, Department of Health UK). ¢ 40 LUGLIO 2015 Franco Aprà Direttore f.f. Dipartimento Emergenza e Accettazione Direttore S.C. Medicina d’Urgenza Ospedale San Giovanni Bosco I Pronto Soccorso sono tra i servizi sanitari più frequentati dagli Italiani e spesso rimangono l’unica risposta che i cittadini trovano ai loro problemi di salute e non solo. LA CARTA DEI DIRITTI AL PRONTO SOCCORSO In un’epoca in cui tutti vogliono parlare di diritti e mai di doveri, come si fa a recuperare il senso della reciproca civile convivenza per permettere relazioni sereni e collaborativi? Potrebbe non esserci una risposta. Se inoltre facciamo questa domanda in un ambito sanitario la situazione diventa ancor più difficile: una parte ha solo doveri l’altra solo diritti. Se poi riduciamo ulteriormente il nostro campo a quello dell’immediatezza, del tutto subito, del non si può aspettare, ci possiamo sentire impotenti davanti a un conflitto permanente apparentemente irrisolvibile. Questa può essere la sensazione che colgono i medici e gli infermieri che lavorano nei Pronto Soccorsi italiani, soprattutto nei centri urbani. La passione per un lavoro unico come quello del Pronto Soccorso sembra non bastare più di fronte alle difficoltà che si presentano quotidianamente: strutture inadeguate, organici striminziti e instabili, pazienti con problemi che sembrano sempre più difficili. Quale risposta possiamo dare a tutto ciò? I Pronto Soccorso sono tra i servizi sanitari più frequentati dagli Italiani (oltre 24 milioni di accessi annui) e spesso rimangono l’unica risposta che i cittadini trovano ai loro problemi di salute e non solo. La crisi economica e sociale, ancora in atto, ha portato ad un sensibile sovraccarico di queste strutture da un punto di vista qualitativo poiché vengono richieste soluzioni a problemi spesso non soltanto di salute. LA SETTIMANA DEL PRONTO SOCCORSO (16 MAGGIO - 24 MAGGIO) La Società Italiana di Medicina d’Urgenza Emergenza (SIMEU), che quest’anno compie 15 anni, ha sempre sostenuto con forza la dignità di attività specialistica della Medicina d’Urgenza. Negli anni la disciplina ha avuto molti successi, tantoché nel 2014 si sono diplomati i primi Specialisti in Medicina d’Urgenza. Tuttavia le difficoltà sopra descritte rischiano di spegnere il grande entusiasmo dei giovani medici e infermieri che si affacciano a quest’attività. Per questo motivo la SIMEU ha promosso, a livello nazionale e per il secondo anno, la “Settimana del Pronto Soccorso (16 maggio - 24 maggio)”. In questo modo si vuole poter avvicinare i cittadini ai problemi del Pronto Soccorso condividendone le soluzioni. Da quest’anno la manifestazione ha raccolto la collaborazione di Cittadinanzattiva - Tribunale per i diritti del malato, che sostiene l’attuazione del diritto costituzionale alla salute. L’idea alla base di questa collaborazione è che solo un’alleanza tra operatori e cittadini può preservare e migliorare il patrimonio dei servizi sanitari d’Emergenza-Urgenza. Nell’ambito di queste iniziative la sezione regionale della SIMEU e quella di Cittadinanzattiva hanno promosso un nuovo modo di affrontare le difficoltà dei pronto soccorso: La carta dei diritti al pronto soccorso. I diritti in questo caso sono di tutti, malati e operatori e, quando i diritti sono condivisi, ci sono anche doveri reciproci per garantire il rispetto di questi stessi diritti. La carta si articola in sette punti che colgono tutti gli aspetti (strutturali, organizzativi, gestionali e professionali) necessari perché i Pronto Soccorso possano continuare a garantire ottimi servizi, cure adeguate e un’ambiente accogliente e collaborativo, amichevole e familiare a chi viene curato ed u assistito, ai suoi famigliari ma anche a chi ci lavora. LUGLIO 2015 41 Il dedalo I diritti sono: 1. Diritto alla presa in carico Indipendentemente dalle caratteristiche del servizio di emergenza urgenza in cui avviene l’accesso, ogni individuo ha diritto a ricevere trattamenti adeguati e a essere indirizzato, nel minore tempo possibile, verso le strutture più appropriate. 2. Diritto alla dignità personale Ogni individuo che viene a trovarsi in situazioni di emergenza e urgenza ha il diritto a non subire riduzioni della dignità personali dovute a strutture inadeguate, carenze di organizzazione o comportamenti arbitrari. 3. Diritto alla continuità dei percorsi di cura Ogni individuo ha diritto a interventi di emergenza o urgenza coordinati con le eventuali cure già in atto e seguito da percorsi appropriati e tempestivi di convalescenza e riabilitazione. 4. Diritto alla prevenzione delle emergenze evitabili Ogni individuo ha diritto a non essere costretto a ricorrere alle strutture di emergenza urgenza soltanto per rimediare alla insufficiente organizzazione dei servizi e dei percorsi di cura. 5. Diritto all’informazione Ogni individuo ha diritto ad accedere ad informazioni aggiornate e attendibili sulla organizzazione dei servizi di emergenza relativi al territorio di residenza e sulle prestazioni effettivamente disponibili nei diversi Pronto soccorso. 6. Diritto alla competenza Ogni individuo ha il diritto ad avere una cura e una assistenza competenti, appropriate e proporzionate alle esigenze del malato. 7. Diritto alle “sei ore” Ogni individuo ha diritto a permanere in Pronto Soccorso il tempo minimo indispensabile e comunque non oltre le sei ore necessarie per i trattamenti di stabilizzazione e il sollecito trasferimento a una sistemazione idonea. ci sono rilevanti problemi ad accedere al pronto soccorso. Per questo motivo il 20 giugno ci sarà una nuova presentazione della Carta dei diritti ad Acqui Terme, che porrà l’attenzione su problemi completamente diversi da quelli di Torino. La speranza di chi ha redatto a Carta è di iniziare un nuovo cammino condiviso tra malati, loro familiari, medici, infermieri e amministratori: essi sono tutti cittadini non parti contrapposte e devono collaborare per salvaguardare il sistema dell’urgenza e più in generale il servizio sanitario pubblico. ¢ PERCHÉ LA CARTA La Carta chiede il rispetto di diritti individuali fondamentali (dignità, equità, informazione) e la presenza di un pronto soccorso eccellente (organizzazione integrata, efficienza, adeguatezza strutturale, competenza). La competenza dei medici e degli infermieri è un punto irrinunciabile per poter avere cure competenti, appropriate e proporzionate alle esigenze del malato. In altre parole si chiede di non demandare solo all’organizzazione l’eccellenza del servizio, come sempre più spesso si sente dire da parte degli amministratori. La Carta è stata concepita per superare la contrapposizione tra chi usufruisce del Pronto Soccorso e chi ci lavora e recuperare un reciproco rispetto: da una parte persone che soffrono dall’atra persone che svolgono un lavoro difficile e gravoso. Il settimo diritto li riassume tutti: è il diritto a rimanere in Pronto Soccorso il tempo minimo necessario perché si decida qual è il destino del malato: il numero di ore deriva dalla letteratura internazionale e in alcuni paesi è diventato un obiettivo nazionale. Questi diritti sono legati tra loro da un filo sottile ma saldo: ad esempio per garantire la dignità della persona, che è quella del paziente ma anche dell’operatore, è necessario che le strutture del Pronto Soccorso siano adeguate da un punto di vista strutturale. Se mancano le strutture, anche con la migliore volontà non si riuscirà mai a garantire la privacy e l’accoglienza a chi viene In Pronto Soccorso e a chi ci lavora. Questo è solo un esempio di come la carta dei diritti deve essere letta. Per ogni diritto sono elencate poi alcuni esempi di violazione e le azioni che vengono richieste per poter garantire i diritti stessi. Gran parte, se non tutte, le richieste sono già state messe in agenda dalla Regione Piemonte e i medici d’urgenza non chiedono di meglio che collaborare ad attuarli, mettendosi in gioco in prima persona. LA CARTA E IL TERRITORIO PIEMONTESE La Carta dei diritti è stata presentata il 22 maggio per quanto riguarda l’area metropolitana di Torino, ma questo non vuol dire che non debba interessare le altre aree zone del Piemonte: andrà declinata in maniera diversa per garantire a tutti gli stessi diritti. Infatti per quanto riguarda i servizi di pronto soccorso il Piemonte è diviso in due: da una parte l’area metropolitana, dove i servizi sono facilmente accessibili ma è difficilissimo ricoverare i pazienti, dall’altra il resto della regione dove in alcune zone 42 LUGLIO 2015 LUGLIO 2015 43 Il dedalo 44 LUGLIO 2015 LUGLIO 2015 45 PKT Poliambulatorio Kinesiterapico Tesoriera srl AMBULATORIO MEDICINA FISICA E RIABILITAZIONE POLIAMBULATORIO SPECIALISTICO Privato - Convenzionato con il SSN Corso Francia, 333/5/c - 10142 TORINO Per informazioni: Tel. e Fax 011.779.59.33 - 779.34.78 [email protected] Sito Internet: www.centrifisioterapia.com NUOVA SEDE PKT Il Poliambulatorio Kinesiterapico Tesoriera ha aperto la nuova sede di Corso Francia 333/5/c in zona Aeronautica. Orario PRENOTAZIONI: dal Lunedì al Venerdì 08,30 – 18,30 orario continuato Orario TERAPIE: dal Lunedì al Venerdì 08,00 – 19,00 orario continuato La zona è servita dalle seguenti linee di trasporti pubblici con i veicoli accessibili a clienti disabili: AUTOBUS Linea 33 – Fermata ERITREA AUTOBUS Linea 36 – Fermata MARCHE METROPOLITANA - Fermata MARCHE PARCHEGGIO GTT VENCHI UNICA PRESTAZIONI POLIAMBULATORIO SPECIALISTICO erogate in regime di CONVENZIONE con il SSN: • Visita Ortopedica • Iniezioni di sostanze terapeutiche nell’articolazione (Infiltrazioni) • Visita Dermatologica • Visita Ortopedica e Infiltrazioni • Visita Dermatologica e Controllo Nei • Visita Cardiologica ed Elettrocardiogramma • Visita Dietologica con stesura dieta personalizzata • Visita Neurologica • Visita Endocrinologica erogate PRIVATAMENTE: • Visita Fisiatrica e di controllo • Iniezioni di sostanze terapeutiche nell’articolazione (Infiltrazioni) • Mesoterapia • Rieducazione disturbi motori sensitivi a Minore Disabilità e a Maggiore Disabilità • Valutazione dei disturbi motori sensitivi a Minore Disabilità e a Maggiore Disabilità • Valutazione Strumentale dei disturbi motori sensitivi • Rieducazione Motoria in gruppo • Linfodrenaggio manuale • Massoterapia connettivale • Rieducazione Strumentale (Isocinetica Easytech / Pedana Stabilometrica / Cicloergometro) • Mobilizzazione colonna vertebrale • Trattamenti logopedici • Elettroterapia Antalgica (Diadinamica – Interferenziale - Tens) • Elettroterapia distrettuale dei muscoli normo o denervati (Elettrostimolazioni) • Laserterapia • Visita Fisiatrica per alterazioni posturali e scoliosi • Ambulatorio specializzato in età evolutiva • Ambulatorio osteoporosi • Infiltrazione e mesoterapia • Rieducazione Posturale Globale RPG • Percorsi riabilitativi personalizzati con valutazione degli obiettivi raggiunti • Pompages • Palestra di ginnastica dolce con metodo Pilates • Rieducazione Strumentale con attrezzature sofisticate (Isocinetica Easytech e Pedana Stabilometrica) • Valutazioni del percorso riabilitativo • Massoterapia connettivale e linfodrenaggio • Massoterapia distrettuale riflessogena • Massokinesiterapia • Mobilizzazione articolare • Mobilizzazione della colonna vertebrale con tecniche chiropratiche • Taping (Bendaggio elastico adesivo) • Tecarterapia manuale e automatica • Magnetoterapia con solenoide IL PKT E L’SKT HANNO STIPULATO CONVENZIONI DIRETTE E INDIRETTE CON I FONDI SANITARI, COMPAGNIE ASSICURATIVE E ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA • Laserterapia LUMIX (laser continuo pulsato e superpulsato) • Terapia ad Onde Meccano – Sonore (VIBRA PLUS) • Ionoforesi • Elettroterapie antalgiche (Diadinamica – Interferenziale - Tens) • Elettrostimolazione • Ultrasuoni a campo mobile • Onde d’urto (Litotrissia extracorporea ESWT) • Ossigeno – ozono terapie • Valutazione e Trattamenti Logopedici • Valutazione e Trattamenti Psicologici • Valutazione e Trattamenti di Neuro Psicomotricità dell’età evolutiva SKT Studio Kinesiterapico Torinese s.r.l. AMBULATORIO MEDICINA FISICA E RIABILITAZIONE Privato - Convenzionato con il SSN Via Lussimpiccolo, 10 - 10141 TORINO Per informazioni: Tel. 011.382.09.52 ! Fax 011.380.60.68 [email protected] Sito Internet: www.centrifisioterapia.com 46 LUGLIO 2015 1965 - 2015: IL CTO DI TORINO COMPIE 50 ANNI ... erogate PRIVATAMENTE: PRESTAZIONI AMBULATORIO DI RECUPERO E RIEDUCAZIONE FUNZIONALE DI 1° LIVELLO erogate in regime di CONVENZIONE con il SSN: Le nostre radici Via Lussimpiccolo è servita dalle seguenti linee di trasporti pubblici: n° 55 con fermata in C.so Racconigi | n° 58 con fermata in Via Spalato Prof. Arnaldo Francia (Primario Emerito del CTO di Torino) L’AMARCORD DI UN SUPERSTITE Pochi anni or sono ho partecipato con particolare interesse alla grandiosa celebrazione del Centenario della fondazione in Italia dei nostri Ordini professionali e nel corso della cerimonia, non senza commozione, ho ritirato la medaglia d’oro conferita dal nostro Ordine ai colleghi con 60 anni di Laurea, espressamente consegnatami dal Consigliere Tesoriere dell’epoca (il dott. Guido Regis, ndr) che era stato uno dei più bravi tra i miei collaboratori nella Radiologia Centrale del CTO di Torino. Già al momento dell’invito alla premiazione, ciascuno di questi anziani colleghi era stato sollecitato, nel caso lo ritenesse opportuno, a presentare, nel corso della cerimonia, eventuali documentazioni, fotografie, memorie o, ancor meglio, a riferire l’episodio o commentare il momento della sua ormai lunga carriera per lui particolarmente significativo che potesse suscitare l’interesse o almeno la curiosità del pubblico presente e soprattutto dei più giovani colleghi. Tutti erano piuttosto restii ad effettuare una scelta prioritaria fra i tanti e tanti ricordi accumulatisi nel corso di una vita professionale già durata 60 anni mentre non mancarono meritori volontari, più disponibili e più solerti a riferire episodi professionali loro occorsi, di piacevole ascolto. Personalmente, in quell’occasione mi limitai ad esprimere per iscritto al Presidente del nostro Ordine, il ringraziamento per aver voluto e saputo inserire la nostra premiazione in una così grandiosa cerimonia. Gli confessai che anche da parte mia esisteva una certa perplessità in merito alla scelta e alla riproposizione di avvenimenti o episodi, tra i tanti degni di ricordo. LUGLIO 2015 47 Le nostre radici Avrei potuto sceglierli ripercorrendo con la memoria il lunghi anni in cui ho frequentato l’Istituto di Patologia Medica dove bravi, indimenticabili maestri, insieme con la semeiotica mi hanno insegnato il culto della deontologia. Avrei potuto cercarli in quei due anni in cui ho avuto l’incarico di medico condotto interino, in Barriera di Milano dove, tra l’altro, la bidella della scuola, sede dell’l’ambulatorio, che fungeva anche da infermeria, ha saputo darmi consigli pratici, oserei dire eccezionali, e dove soprattutto ho incontrato un tipo di clientela di una povertà impressionante, ma quasi sempre di altrettanto incredibile dignità ed onestà e comunque meritevole della mia riconoscenza per l’esperienza che ne ho tratto. Avrei potuto ricercarli nel successivo periodo della mia frequenza presso la Clinica Fornaca, in quegli anni appena inaugurata, dove, forse per la legge del contrappasso, ebbi modo di incontrare certamente tutta una serie di esemplari della più ricca borghesia non solo della nostra regione e persino qualche testa coronata. Volli per altro concludere il mio scritto confidando al Presidente che il ricordo più importante ed indimenticabile della mia vita professionale, assolutamente meritevole di un’assegnazione prioritaria nella mia memoria, sarebbe sempre rimasto il giorno dell’inaugurazione del Centro Traumatologico Ortopedico e (allora) delle Malattie Sociali e del Lavoro della città di Torino, avvenuta nel giugno del 1965. Nel giugno di quest’anno 2015 si è tenuta una cerimonia commemorativa per il cinquantesimo compleanno di questo ospedale che ha avuto grande rilievo mediatico. Sono lieto ed onorato che, in occasione di questa celebrazione, mi sia consentito di pubblicare questi ricordi sul periodico del nostro Ordine dedicandoli a qualche lettore curioso ma soprattutto ai sopravvissuti che come me erano presenti 50 anni or sono alla festa di quella piuttosto inusuale inaugurazione nonché a tutti gli attuali operatori del C.T.O., medici e non medici, che leggendo questa storia potranno forse acquisire qualche ulteriore notizia in merito alla ancor breve vita dell’Ospedale, dove prestano la loro opera quotidiana. LA NASCITA DEL CTO DI TORINO Alla fine degli anni ‘50 una decina di ospedali erano già operanti in Italia sotto l’egida dell’INAIL, quasi tutti all’avanguardia per il livello qualitativo e funzionale, finalizzati alla diagnosi e alla cura della patologie conseguenti agli incidenti sul lavoro e alle malattie professionali. Per l’eccellenza acquisita e la fama ben meritata erano divenuti in breve tempo non più limitati ad un’utenza costituita unicamente da lavoratori vittime di incidenti o di malattie determinatesi nell’ambiente di lavoro in conseguenza della tipologia professionale ma praticamente a disposizione di tutti i cittadini dell’intero Paese. Torino era rimasta tra le grandi città italiane ancora priva di un presidio ospedaliero del genere. Fu proprio verso la fine degli anni ‘50 che l’INAIL decise di dotare anche la nostra città di un Ospedale con caratteristiche similari a quelle degli altri già esistenti, per le loro finalità diagnosticoterapeutiche denominati Centri Traumatologici Ortopedici e più comunemente e popolarmente indicati come CTO. In quanto ultimo nato della serie, quello di Torino avrebbe dovuto costituire il fiore all’occhiello dell’Istituto oltre che per la bellezza architettonica e per i criteri urbanistici di avanguardia anche per le caratteristiche funzionali, per la modernità delle attrezzature e per la qualificazione del personale tale da costituire, nel campo delle sue specifiche discipline, vero Polo Ospedaliero Universitario dell’intera regione. In qualità di dirigente radiologo della sede piemontese dell’Ente costruttore partecipai personalmente al progetto per la realizzazione di un servizio di radiologia che fosse all’avanguardia europea e in proposito visitai con una apposita commissione una serie di ospedali in Francia, Germania, Inghilterra e Olanda. La realizzazione dell’orgoglioso programma di una costruzione avveniristica di ben sedici piani avvenne nei tempi previsti malgrado l’inizio dei lavori avesse dovuto subire ostacoli non certo per demerito o inerzia dei promotori ma per una serie di difficoltà quasi tutte legate alla inefficienza burocratica, vera spina nel fianco che ostacola e talora avvilisce preziose iniziative in un Paese in cui esistono migliaia di leggi in apparente o reale contraddizione che spesso rendono complessa la loro interpretazione e perfino non priva di rischi anche la loro stessa pur diligente applicazione. Ulteriori difficoltà iniziali erano derivate da una certa, neanche tanto sopita, resistenza locale alimentata in alcuni ambienti ospedalieri e universitari della nostra città non propriamente favorevoli alla nascita di un nuovo presidio. Una certa animosità del terreno scelto per l’edificio u 48 LUGLIO 2015 LUGLIO 2015 49 Le nostre radici del Centro, situato in vicinanza della sponda del Po, piuttosto ostica in relazione alla sua composizione geologica, rese particolarmente difficoltosa la fase iniziale dei lavori ma non riuscì a rallentarne il corso. La capacità mediatrice dei dirigenti dell’Istituto, l’abilità dei progettisti, la professionalità e la tenacia dei costruttori, la disponibilità e l’impegno delle maestranze fecero sì che malgrado i non pochi eventi contrari, con una puntualità cronometrica oggi impensabile (tanti esempi ce ne danno purtroppo quasi quotidiana conferma), la bandiera, simbolo dei lavori edilizi conclusi, sventolasse nei primi mesi del 1965, con un certo anticipo sui tempi previsti, sul pennone issato al sedicesimo piano. Da quel momento il nuovo grattacielo divenne, insieme con pochi altri confratelli in altezza e con la Mole, uno dei punti di riferimento del panorama aereo della nostra città. Sembra oggi quasi incredibile che allora nel giro di pochi anni si siano potute realizzare opere pubbliche di grande portata e suscita forse maggiore stupore, misto di ammirazione e quasi incredulità, che in quell’epoca un istituto pubblico riuscisse a dedicare parte degli utili del suo bilancio fortemente attivo, nella costruzione di ospedali di altissimo livello qualitativo e funzionale finalizzati alla diagnosi e alla cura delle patologie conseguenti agli infortuni sul lavoro e alle malattie professionali quasi tutti all’avanguardia non solo per questo tipo di attività e ben presto, come già detto, a disposizione di tutti i cittadini. Un difficile inizio Purtroppo una infelice inchiesta giudiziaria, del tutto estranea alla costruzione del nuovo ospedale, conclusasi a notevole distanza di tempo con l’assoluzione generale nei confronti di alcuni dirigenti nazionali dell’INAIL condizionò, negli ultimi sei mesi dei lavori dapprima un notevole rallentamento delle procedure amministrative atte a consentire il completamento delle necessarie forniture e successivamente una vera e propria perdita di contatti con i fornitori di alcune importanti attrezzature da tempo programmate, idonee per una corretta degenza dei ricoverati e in particolare indispensabili per le sale operatorie, per il Pronto Soccorso e per la Radiodiagnostica. Di fronte ad una situazione del genere, la direzione dell’Istituto ritenne di rimandare l’apertura dell’ospedale, prevista per la primavera, senza essere in grado, in quella precaria situazione di precisare una data almeno futuribile, procedendo quindi di rinvio in rinvio senza che ne venissero giustificati i motivi se non adducendo risposte evasive e tutta una serie di scuse tra le quali la più brillante era comunque quella dell’impossibilità del Presidente della Repubblica ad intervenire all’eventuale inaugurazione. In realtà la motivazione di quel pesante silenzio derivava dalla cautela se non dalla reale impossibilità dei funzionari dell’INAIL ad assumere responsabilità di firma su qualsiasi documento amministrativo nel corso dell’indagine della Magistratura, sia pure del tutto estranei all’operazione CTO di Torino. È difficile per coloro che hanno vissuto questa avventura dimenticare una solatia mattina del marzo di quel 1965 quando, stanchi della lunga attesa, degli inadempimenti e dei rinvii da parte delle autorità responsabili essi poterono esprimere il loro disappunto all’allora Presidente dell’INAIL On. Sansone giunto appositamente a Torino che prese atto in loco della gravità della situazione riuscendo a mediare, almeno con le autorità regionali, provinciali e comunali, per la parte di loro competenza, al fine di rimuovere una parte dei tanti ostacoli burocratici condizionati dalla particolare situazione dell’Istituto ma anche da una certa indolenza ed inefficienza del potere politico. A conoscenza di questa trattativa e confortati dalla personale garanzia del Presidente, i medici, il personale infermieristico e quello amministrativo già in attività preventiva e organizzativa, in maggioranza proveniente dall’ospedale di San Vito e in parte messi a disposizione della sede INAIL con similari finalità, promossero una specie di assemblea generale di tutti gli operatori. Ad essa parteciparono volontariamente anche tutti i neo assunti, la maggior parte dei quali arrivati dal Sud, dopo aver percorso quella che allora veniva chiamata la via della speranza e già utilizzati in attività di tipo collaborativo, in attesa di assumere i rispettivi ruoli. Vi parteciparono pure i tecnici e le maestranze del cantiere ancora in azione per le varie rifiniture intramurarie. Un atto di coraggio All’unanimità venne deciso di sfidare le pastoie di una farraginosa burocrazia ed anche la scarsa sollecitudine se non l’indifferenza di certe autorità e si convenne di rompere gli indugi e attuare l’apertura dell’Ospedale entro il mese di giugno. Ma era a tutti ben noto che tale decisione avrebbe potuto trovare pubblica ufficializzazione e pratica realizzazione solo quando fosse stato possibile effettuare il trasferimento al nuovo CTO almeno delle Divisioni universitaria ed ospedaliera di Ortopedia sino allora allocate presso l’Ospedale San Vito e quando fossero compiutamente a loro disposizione, le sale operatorie, il Pronto Soccorso, i servizi di Laboratorio e di Radiologia. 50 LUGLIO 2015 Si assisteva a una riscoperta di tutta una serie di valori ed una corale volontà di recupero del tempo perduto e si realizzava un’eccezionale rinascita non solo economica ma anche culturale ed umana. Per avvallare con i fatti un’iniziativa del genere tanto coraggiosa quanto inconsueta fu necessario limitare, almeno all’inizio, l’allestimento dei piani di degenza ad un numero nettamente inferiore alle previsioni e di portare a termine nel più breve tempo possibile quei lavori ritenuti indispensabili per poter garantire un funzionamento di base auspicabilmente provvisorio, per un pur limitato numero di ricoverati nel rigoroso rispetto delle leggi igienico-sanitarie oltre che dei principi etici e deontologici di un corretto servizio professionale. L’impegno messo in atto fu quindi necessariamente senza risparmio ma venne ampiamente appagato dal conseguimento dell’obiettivo proposto. Nel giro di poche settimane vennero completati i lavori necessari per consentire l’apertura di alcuni piani di degenza sufficienti ad accogliere in modo più che dignitoso le prime divisioni di ortopedia trasferite dal San Vito e si poterono attivare tutti i servizi. Non senza difficoltà fu possibile attrezzare soddisfacentemente l’accettazione, il laboratorio e il pronto soccorso che, in attesa dell’installazione nel suo ambito della prevista unità radiodiagnostica, penalizzata dalle more burocratiche e non ancora pervenuta, per qualche tempo avrebbe dovuto utilizzare forzatamente una unità radiologica mobile. Per attivare il Servizio Centrale di Radiologia in contemporanea con l’apertura dei primi piani di degenza fu necessario trasferire d’urgenza un’attrezzatura diagnostica dalla sede Inail di Torino e sistemare in una seconda sala una apparecchiatura ceduta con grande spirito di solidarietà dalla sede di Firenze.Tutto ciò in attesa dell’istallazione delle quattro sale programmate sull’esempio di quelle tecnologicamente più avanzate, e a suo tempo ammirate all’estero, ma purtroppo destinate per alcuni anni a rimanere un magnifico ricordo. Un personale capace di fare squadra Fu solo grazie al grande impegno di tutto il personale nelle sue variegate categorie se già a metà giugno 1965 il CTO di Torino poteva considerarsi disponibile per iniziare la sua vita operativa sia pure in mezzo a tante difficoltà e ancora condizionato da non poche carenze che sarebbero state colmate solo nel giro di alcuni anni per consentirne la completa efficienza. Se ne deve dare merito alle maestranze edili, al personale sanitario già collaudato dall’indiscussa esperienza acquisita, spesso nel corso di tanti anni di servizio, all’ospedale San Vito e alla sua capacità organizzativa nella nuova sede, ai neoassunti in attesa di collocamento che avrebbero dimostrato grande disponibilità non solo all’apprendimento ma all’approfondimento e all’affinamento professionale nei vari ruoli in cui sarebbero stati collocati nonché della loro quasi incredibile capacità di inserimento nella società locale. Il comportamento messo in atto in quell’occasione da tutto il personale nonché da coloro che parteciparono all’avventurosa operazione quasi di protagonismo decisionale, in sintonia con la vocazione di quei meravigliosi anni ‘60, non facilmente riproponibile nella storia recente del nostro paese. Esso può trovare sufficiente credibilità da parte di coloro che quel periodo non l’hanno vissuto solo se, attraverso il racconto degli anziani o la lettura di vecchi giornali o la visione di retrospettive televisive riusciranno a comprendere e compenetrane lo spirito. Solo in tal modo sarà possibile capire quali fossero a quell’epoca la vitalità, l’entusiasmo, l’ottimismo che per quasi due decenni costituirono patrimonio comportamentale di una intera generazione. In questi anni ‘60 infatti, ormai ad una certa distanza dalla fine della guerra, il nostro Paese, come la mitica Fenice stava risorgendo dalle sue ceneri con ritmi sorprendenti e persino imprevedibili. Si assisteva a una riscoperta di tutta una serie di valori ed una corale volontà di recupero del tempo perduto e si realizzava un’eccezionale rinascita non solo economica ma anche culturale ed umana. Sembra infatti oggi riduttivo definire semplicemente quell’epoca come il periodo del boom in quanto in quegli anni avveniva una vera e propria mutazione di tutta la collettività, mai verificatasi in precedenza dall’epoca dell’unione del nostro Paese. Essa fu tale da condizionare la profonda trasformazione del costume e del modo di vivere dell’intera popolazione. Il CTO oggi Oggi il CTO è una stella di prima grandezza nella costellazione ospedaliera della nostra città, parte integrante dell’Ospedale della Salute e della Scienza, certamente punto di riferimento di alcune delle più importanti discipline medico-chirurgiche, senza dubbio per merito della validità dei suoi dirigenti e dei tanti operatori ma anche grazie alla appassionata dedizione e talora all’oscuro lavoro preparatorio di quei primi pionieri. Ed è proprio a quel personale che va un po’di gratitudine da parte di coloro che oggi in questo ospedale svolgono la propria attività in ben differenti condizioni ambientali e finalmente con dotazioni strumentali all’altezza di quelle finalità operative che erano nei programmi dei promotori. Il ricordo di quei pionieri e la conoscenza dei loro sacrifici costituirà certamente per essi ulteriore stimolo per sempre meglio operare con l’Istituzione oggi definita Azienda che per le sue caratteristiche ben si differenzia evidentemente da tutte le altre e impone ben differenti doveri. ¢ LUGLIO 2015 51 Le nostre radici MEDICI MASCHI CONTRO LE DONNE MEDICO Franco Lupano Da “Medico e paziente” anno XXVI, 5 maggio 2000 La resistenza opposta dalla comunità maschile alla riconquista da parte delle donne dell’arte di guarire dopo secoli di emarginazione, è un chiaro esempio dell’importanza del potere insito nella professione medica. Finché si trattava di letterate o pittrici la cosa non disturbava granché; le donne che si occupavano di scienza erano già più sospette, perché entravano in un campo ritenuto “naturalmente” maschile, e inadatto allo spirito femminile, come affermava nel Settecento il reverendo inglese Richard Polwhele: “Come possa accordarsi con la modestia femminile lo studio del sistema sessuale delle piante, io non riesco a capirlo”. Figuriamoci dunque che cosa si poteva pensare di donne che andavano a scrutare nell’animo e nel corpo umano, compreso l’apparato sessuale degli uomini… Ma la battaglia era già persa in partenza, e probabilmente molti se ne rendevano conto. La prima breccia venne aperta, manco a dirlo, negli Stati Uniti, dove nel 1849 si laureò in Medicina la prima donna dell’epoca moderna, Elisabeth Blackwell. In Europa si dovette aspettare gli ultimi decenni del secolo: in Italia la prima laureata è del 1877, più o meno come in Francia, che nel 1885 vantava già 78 ragazze iscritte alla Facoltà di Parigi; in Inghilterra furono ammesse ufficialmente nel 1888, mentre in Germania di fatto 52 LUGLIO 2015 l’accesso fu loro precluso fino alla fine dell’Ottocento, probabilmente attraverso cavilli amministrativi più che dal punto di vista legale: infatti, nel 1882 il chirurgo berlinese Von Bergmann affermava che non accettava studentesse ai suoi corsi perché lo statuto universitario contemplava solo “l’istruzione della gioventù maschile”. Superato comunque lo scoglio dell’ufficialità, la resistenza si spostò sul piano della derisione e della asserita inferiorità dell’intelletto femminile. Il dottor G. B. Ughetti, laureato a Torino, in un suo libro di memorie del 1899 dedica un intero capitolo alle dottoresse. Tanto per cominciare, afferma candidamente: “Ho delle donne idee più che lombrosiane” e su questo non gli si può dar torto. Poi si lancia in alcune previsioni azzardate: “Chi non potrà mai esercitare in campagna, chi non potrà mai levarsi molto in alto in città, nonostante tutta la buona volontà degli emancipatori, è la donna medico”. Da uomo di scienza, si preoccupa di avvalorare le sue tesi con dati precisi: “Da una ventina d’anni in molte Università d’Italia è inscritta qualche studentessa che diventa dottoressa. Ebbene e poi? che ne è stato? Tranne uno o due pianeti satelliti, nessuna è salita ad astra; perciò né scienziate né pratiche; giacché non ne ho sentito parlare, mi auguro che siano ritornate donne” (perché, come è noto, diventando medici entravano in uno stadio di essere asessuato). Ma quanta impazienza! Se solo attendeva ancora cinque anni ecco che trovava una certa Maria Montessori, “La donna ha l’istituto, ha l’arte del medicare, anche quando non ha la scienza; ma questa potendosi avere da ogni cervello sano, ne viene che essa costituisce il medico perfetto; mancando spesso nell’uomo l’arte, spessissimo il cuore” laureata in Medicina e Pedagogia, che, nominata assistente all’Università di Roma, sperimentava il suo nuovo metodo educativo divenuto famoso in tutto il mondo; e non molto più in là, nel 1915, una donna per la prima volta diventava medico condotto in campagna. Il dott. Ughetti deve però riconoscere che la sig. na Klumpke, americana ma laureata a Parigi “ha trovato delle cose bellissime sulla struttura dei nervi nelle cosiddette paralisi radiculari” ma subito dopo aggiunge: “Allato al microscopio poi ha trovato un eccellente marito nella persona del dott. Déjérine, che studiava lo stesso argomento côte-á-côte, e che oggi è una illustrazione della scienza” naturalmente lui, non lei. Il dottor Ughetti, poi, ci informa che in un altro Paese più fortunato del nostro, il Regno Unito, è stata formulata un’interessante proposta per fronteggiare la marea montante delle donne medico, durante il discorso inaugurale del Cancelliere dell’Università d’Irlanda nel 1898: “Quando si rifletta che nei possedimenti orientali della Gran Brettagna vi hanno milioni di donne che si lascerebbero morire fra i più strazianti dolori, anziché permettere ad un medico di guardarle in faccia e di aver che fare con essi in qualsiasi modo, si può intendere quale largo campo sia aperto alle donne inglesi medichesse in quella parte del mondo”. Pensate che idea, mandarle tutte in India!” Scorriamo di qualche decennio ed esaminiamo una rivista del 1926, dal significativo titolo di “Roma Sanitaria e Lazio. Rivista autarchica di critica e movimento sanitario”; nella rubrica Questioni d’attualità il prof. Giulio Palumbo affronta il problema delle dottoresse. L’inizio non è lombrosiano: egli, considerando che nel 1925 le nuove iscritte alla Facoltà di Medicina a Roma erano quarantaquattro, prevede che tale numero “salirà a proporzioni tali da sfatare nel modo più completo la leggenda dell’inferiorità cerebrale delle donne”. Ma subito riemerge una preoccupazione tutta maschile: “La studentessa in Medicina deve conoscere la struttura e la funzione di tutti gli organi nello stato sano e nelle deviazioni morbose, e deve conoscere come la sua collega in Giurisprudenza, tutte le degenerazioni ed i pervertimenti dell’amore”. Quindi smentisce quanto ha affermato in apertura sostenendo: “L’opinione volgare che la donna più che col cervello ragioni col sentimento della sua femminilità non è destituita di ogni base scientifica, ma trova qualche appoggio nella teoria degli ormoni”. Teoria che peraltro non spiega, mentre si dilunga in una dotta disquisizione corroborata da citazioni da Virgilio e dalle Sacre Scritture per giungere alle conclusioni che è facile immaginare: “Nulla è mutato e nulla può mutare, poiché le leggi naturali sono inesorabili” (il vizio delle profezie è difficile da estirpare) “E se la donna vuole eguali diritti, eguali doveri, eguali attività, eguali professioni dell’uomo, poiché il solo mascolinizzarsi non basta, bisogna che essa diventi neutra, o per dirla con un brutto neologismo, che si emuliebri”. Ma tranquilli, il professore sta solo scherzando, e nulla di ciò si avvererà: “Tanto più che le nostre dottoresse, così gentili, così colte e, soprattutto, così di buon senso, messe al bivio, nove volte su dieci gettano la tunica, cioé la laurea, alle ortiche, e dopo vari ondeggiamenti, finiscono collo scegliere occupazioni più consone alla natura muliebre, prima fra tutte quella di trovare un legittimo marito”. Come si vede, gli anni sono trascorsi invano, e le conclusioni sono sempre le stesse; e molti altri ne dovranno ancora trascorrere per non sentire più certe affermazioni. Infatti nel 1950 il professor Umberto Nuvoli, primario dell’Istituto Radiologico del Policlinico di Roma, pubblicando il volume “La Radioterapia ad uso del Medico Pratico” vi pone questa dedica: “A mia moglie, preziosa compagna e collaboratrice, già studentessa di Medicina, che solo dopo avermi sposato comprese a pieno quanto saggiamente operò nel decidersi a non laurearsi”. Dopo tutto questo strazio, da cui il genere maschile ne esce assai malconcio, permettete di citare una voce che ne risollevi sia pure parzialmente le sorti, dimostrando un ben diverso atteggiamento. È quella di Paolo Mantegazza, il famoso medico igienista, che nel 1893, nel suo libro “Fisiologia della donna” auspica: “L’Italia aspetta dalle donne dell’avvenire ciò che le donne del presente non vogliono fare; più che altro, paurose delle critiche degli uomini, che continuano a volerle femmine, non donne!”. E già dieci anni prima, nel suo “Le tre Grazie”, delineava chiaramente il concetto che aveva della donna medico: “La donna ha l’istituto, ha l’arte del medicare, anche quando non ha la scienza; ma questa potendosi avere da ogni cervello sano, ne viene che essa costituisce il medico perfetto; mancando spesso nell’uomo l’arte, spessissimo il cuore”. ¢ Bibliografia - G. B. Ughetti, Medici e Clienti, Palermo 1899 - Margaret Alic, L’eredità di Ipazia, Editori Riuniti, Roma 1989 - Paolo Mantegazza, Fisiologia della donna, Fratelli Treves Editori, Milano 1893 - Sito Internet FNOMCeO: www.fnomceo.it/libsassi.htm LUGLIO 2015 53 Pianeta solidarietà CUTE PROJECT CUTE PROJECT Il progetto Cute Project è nato due anni fa. La scelta del nome voleva accendere le menti sul gioco di parole tra cute=pelle e cute=bello/carino in inglese… e se volesse significare entrambe le cose? E poi, come si Il progetto Cute Project è nato due anni fa. pronuncia, all’italiana o all’inglese? Questo nome ha suscitato interesse e ha aiutato a far CUTE PROJECT La scelta del nome voleva accendere le menti sul gioco di parole tra ricordare il progetto. Il progetto Cute Project è nato due anni fa. cute=pelle e cute=bello/carino in inglese… e se volesse significare entram- Cute Project oggi è una Onlus che si occupa di formazione in chirurgia plastica ricostruttiva La scelta del nome voleva accendere le menti sul gioco di parole tra cute=pelle e be le cose? E poi, come si pronuncia, all’italiana o all’inglese? Questo nome nei Paesi in via di sviluppo e che opera anche a Torino presso il Sermig, con l’ambulatorio cute=bello/carino in inglese… e se volesse significare entrambe le cose? E poi, come si ha suscitatoall’italiana interesse eoha aiutato a far ricordare progetto. plastica pronuncia, all’inglese? Questo nomeilha suscitato interesse e ha La aiutato a farè per tutti, per le persone più disagiate, e con progetti di prevenzione come Cute Project oggi è una Onlus che si occupa di formazione in chirurgia Occhio alla fiamma, per sensibilizzare soprattutto i giovani in merito alle ustioni. ricordare il progetto. plastica ricostruttiva nei Paesi viasidioccupa sviluppo che opera in anche a Torino Il team di Cute Project è costituito da professionisti di settori diversi, tutti impegnati per gli Cute Project oggi è una Onlusinche di eformazione chirurgia plastica ricostruttiva presso il Sermig, l’ambulatorio La plastica per tutti, peril le persone comuni legati all’attività chirurgica, assistenziale e formativa: ci sono esperti di nei Paesi in via dicon sviluppo e che opera anche a èTorino presso Sermig, conobiettivi l’ambulatorio più disagiate, e con progetti prevenzione come Occhio alla fiamma, per logistica, La plastica è per tutti, per le di persone più disagiate, e con progetti di prevenzione comecomunicazione e ricerca, chirurghi plastici, medici di medicina generale, anestesisti, infermieri e docenti. sensibilizzare soprattutto i giovani in merito alle ustioni. Occhio alla fiamma, per sensibilizzare soprattutto i giovani in merito alle ustioni. Le missioni all’attivo sono tre: Repubblica Democratica del Congo (Ospedale IlIl team Project è costituito da da professionisti professionisti di di settori settori diversi, diversi, tutti tuttiimpegnati team di Cute Project per umanitarie gli Universitario obiettivi comuni all’attività assistenziale e formativa: ci sono esperti di di Kinshasa), nel 2013; Repubblica del Congo (Ospedale di Mossaka) e Benin impegnati per glilegati obiettivi comuni chirurgica, legati all’attività chirurgica, assistenziale (Ospedale Saint Padre Pio di N'Dali), entrambe nel 2014. comunicazione e ricerca, chirurghi plastici, medici di medicina elogistica, formativa: ci sono esperti di logistica, comunicazione e ricerca, chirurghigenerale, In Benin, dove Cute Project torna a giugno 2015, la missione è stata dedicata a Germana anestesisti, infermieri e docenti. plastici, medici di medicina generale, anestesisti, infermieri e docenti. leader culturale, artista ed esperta di formazione che ha creduto fin dall’inizio nel Le missioni umanitarie all’attivo sono tre: Repubblica Democratica del Congo (Ospedale Le missioni umanitarie all’attivo sono tre: Repubblica Democratica del Con- Erba, progetto; sempre a Germana sarà dedicato il centro che si cerca di costruire a N’Dali, per gli Universitario di Kinshasa), nel 2013; Repubblica del Congo (Ospedale di Mossaka) e Benin go (Ospedale Universitario di Kinshasa), nel 2013; Repubblica del Congo esiti di ustioni e cicatrici, formando il personale del luogo. (Ospedale Saint Padre Pio di N'Dali), entrambe nel 2014. (Ospedale di Mossaka) e Benin (Ospedale Saint Padre Pio di N’Dali), ennuova missione in Uganda sarà realizzata a ottobre 2015, a Fort Portal. In Benin, dove Cute Project torna a giugno 2015, la missione è stata dedicataUna a Germana trambe nel 2014. Per approfondire la conoscenza del progetto e tutti gli sviluppi: www.cute-project.org. Erba, leader culturale, artista ed esperta di formazione che ha creduto fin dall’inizio nel In Benin, dove Cute Project torna a giugno 2015, la missione è stata dediprogetto; sempre a Germana sarà dedicato il centro che si cerca di costruire a N’Dali, per gli cata a Germana Erba, leader culturale, artista ed esperta di formazione che esiti di ustioni e cicatrici, formando il personale del luogo. ha fin dall’inizio nel progetto; sempre aa ottobre Germana saràa dedicato il Unacreduto nuova missione in Uganda sarà realizzata 2015, Fort Portal. centro che si cerca di costruire a N’Dali, per gli esiti di ustioni e cicatrici, Per approfondire la conoscenza del progetto e tutti gli sviluppi: www.cute-project.org. formando il personale del luogo. Una nuova missione in Uganda sarà realizzata a ottobre 2015, a Fort Portal. Per approfondire la conoscenza del progetto e tutti gli sviluppi: www.cute-project.org. Eva Mesturino “Cute Project” in Benin, Foto di Carlo Orsi Eva Mesturino NdR Consigliamo vivamente i lettori a navigare nel sito Internet di quest’Associazione. NdR davvero un esempio di eleganza, di chiarezza, di proposte operative che sanno rivolgersi Eva Mesturino Consigliamo vivamente i lettori a navigare nel sito Internet di quest’Asso- È al Mondo con una semplicità coinvolgente perché rifugge dall’enfasi. ciazione. ÈNdR davvero un esempio di eleganza, di chiarezza, di proposte operative che L’attenzione all’aspetto estetico della comunicazione è testimoniato non soltanto dalla possibile accezione inglese del termine “cute” (come esplicitato nell’articolo), ma anche Consigliamo vivamente i lettori a navigare sito Internetperché di quest’Associazione. sanno rivolgersi al Mondo con una semplicitànel coinvolgente rifugge dalla collaborazione col fotografo Carlo Orsi che ha scattato in Benin le due splendide È davvero un esempio di eleganza, di chiarezza, di proposte operative che sanno rivolgersi dall’enfasi. foto in BN riprodotte a corredo del pezzo (http://www.cuteal Mondo con una semplicità coinvolgente perché rifugge dall’enfasi. L’attenzione all’aspetto estetico della comunicazione è testimoniato non project.org/index.php/news/item/381-la-mostra-carloorsibenin-raccontata-da-ceciliaL’attenzione all’aspetto estetico della comunicazione è testimoniato non soltanto dalla soltanto dalla possibile accezione inglese del termine “cute” (come esplici- ghibaudi). possibile accezione inglese del termine “cute” (come esplicitato nell’articolo), ma anche tato nell’articolo), ma anche dalla collaborazione col fotografo Carlo Orsi dalla collaborazione col fotografo Carlo Orsi che ha scattato in Benin le due splendide che scattato in Benin le due splendide foto in BN riprodotte a corredo foto ha in BN riprodotte a corredo del pezzo (http://www.cutedel pezzo (http://www.cute-project.org/index.php/news/item/381-la-moproject.org/index.php/news/item/381-la-mostra-carloorsibenin-raccontata-da-ceciliastra-carloorsibenin-raccontata-da-cecilia-ghibaudi). ghibaudi). Quando l’uso del BN è nelle mani di fotografi capaci e sapienti, come Carlo Orsi, le figure umane emergono nella loro identità più profonda: una drammatizzazione che diventa racconto e non spettacolo. Nicola Ferraro 54 55 rubriche rubriche I servizi dell’Ordine I CORSI FAD DELLA FNOMCeO SI COMUNICA CHE DAL 30 GIUGNO AL 28 AGOSTO 2015 GLI UFFICI DELL’ENTE OSSERVERANNO IL SEGUENTE ORARIO: LUNEDI MARTEDI MERCOLEDI GIOVEDI VENERDI Comunicati Ricordiamo ai nostri iscritti che sul Portale della FNOMCeO (www.fnomceo.it), seguendo il percorso che ora indichiamo, potranno acquisire tutte le informazioni relative ai Corsi di Formazione a Distanza (FAD) attivi e seguendo le indicazioni potranno anche iscriversi e svolgerli. I CORSI FAD DELLA FNOMCeO Ricordiamo ai nostri iscritti che sul Portale della FNOMCeO (www.fnomceo.it), seguendo il Entrati nell’homepage dall’indirizzo www.fnomceo.to.it occorre scorrere col puntatore del mouse, verso il basso, la prima percorso che ora indichiamo, potranno acquisire tutte le informazioni relative ai Corsi di Formazione a Distanza (FAD) attivi e seguendo le indicazioni potranno anche iscriversi e svolgerli. colonna a sinistra. Arrivati al blocco di link cliccabili denominato “NOTIZIE” scorrere col puntatore sino a “Corsi di formaEntrati nell’homepage dall’indirizzo www.fnomceo.to.it occorre scorrere col puntatore del mouse, verso il basso, la prima colonna a sinistra. Arrivati al blocco di link cliccabili denominato zione”. Cliccandovi sopra si accede alla pagina dedicata ai Corsi FAD che ha l’indirizzo: “NOTIZIE” scorrere col puntatore sino a “Corsi di formazione”. Cliccandovi sopra si accede alla pagina dedicata ai Corsi FAD che ha l’indirizzo: http://www.fnomceo.it/fnomceo/showVoceMenu.2puntOT?id=112 http://www.fnomceo.it/fnomceo/showVoceMenu.2puntOT?id=112 Di seguito pubblichiamo anche il codice Qr che permette l’accesso diretto da smartphone. Di seguito pubblichiamo anche il codice Qr che permette l’accesso diretto da smartphone. 8.30-13.30 e 14.00-17.00 8.30-13.30 e 14.00-17.00 8.30-13.30 e 14.00-17.00 8.30-13.30 e 14.00-17.00 8.30-12.30 pomeriggio chiuso L’UFFICIO PREVIDENZA (Pratiche Enpam) sarà aperto al pubblico nei seguenti orari: LUNEDI MARTEDI MERCOLEDI GIOVEDI VENERDI 8.30-13.30 pomeriggio chiuso 8.30-13.30 pomeriggio chiuso 8.30-13.30 pomeriggio chiuso 8.30-13.30 pomeriggio chiuso 8.30-12.30 pomeriggio chiuso CASELLE PEC LA SEGRETARIA DELL’ORDINE Dr.essa Rosella Zerbi Agli iscritti La “Federazione Sanitari Pensionati e Vedove” si occupa della risoluzione dei problemi economicosociali dei medici, farmacisti, veterinari che godono di una pensione e dei loro famigliari. Per maggiori informazioni o per accedere ai servizi dell’Ente, si può telefonare alla signora Teresa Gariglio, 333/8440475, Presidente provinciale dell’Ente, o al dott. Giorgio Cappitelli, 348/6703250, Presidente regionale. (RTM) L’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino ha deliberato di rinnovare la convenzione con POSTECOM per la gestione delle caselle di Posta Elettronica Certificata (PEC), attivate nel 2010 fino al 30 settembre 2015. Il rinnovo della convenzione prevede le stesse modalità di adesione precedentemente adottate e cioè il pagamento a carico di questo Ordine provinciale delle caselle attivate da parte degli iscritti. PER INFORMAZIONI: telefonare allo 011.5815108 oppure inviare mail a [email protected] Per comunicare un cambio di indirizzo Si chiarisce agli iscritti che la procedura corretta per la segnalazione all’ordine di un cambio di residenza o di indirizzo prevede obbligatoriamente la compilazione dell’apposito modulo scaricabile all’indirizzo: www.omeco.to.it à modulistica à modulo variazione indirizzo Questo modulo deve essere inviato via mail all’indirizzo: [email protected] o inviato tramite fax al numero: 011505323 Inoltre si pregano gli iscritti di segnalare alla segreteria amministrativa eventuali disguidi di spedizione della rivista “torino medica” La Redazione di Torino Medica (RTM) 56 LUGLIO 2015 LUGLIO 2015 57 rubriche Corsi e congressi in pillole CORSI ECM DELL’OMCEO DI TORINO quando 17-19 settembre 2015 dove Le informazioni relative agli argomenti dei Corsi e Congressi che l’OMCeO di Torino sta elaborando, oltre ai programmi e alle relative schede d’iscrizione, sono consultabili anche in Rete sia sul sito istituzionale www.omceo. to.it sia sul Portale di informazione e aggiornamento medico-scientifico e culturale www.torinomedica.com. Tutti i Corsi e i Congressi si tengono presso la sede dell’Ordine, Villa Raby, in C.so Francia 8 a Torino. u LA BIBLIOTECA VIRTUALE PER LA SALUTE DELLA REGIONE PIEMONTE (Proposta della Commissione Pari Opportunità) CLUB DELLA LITIASI URINARIA CENTRO CONGRESSI LINGOTTO Via Nizza 294, Torino quando 19/09/2015 u 6° CONGRESSO NAZIONALE 26 settembre ore 8-14 u IL DANNO BIOLOGICO DI TIPO PSICHICO NELLE CATASTROFI dove RESIDENZA RICHELMY Via S.Donato 97, Torino 19/09/2015 u PRENDERSI CURA DEL BAMBINO CON LE MEDICINE COMPLEMENTARI/ NON CONVENZIONALI (CAM)? COME E QUANDO? (Proposta della Commissione Medicine non Convenzionali) quando 23 ottobre 2015 29/9/2015 30/9/2015 1/10/2015 u NBM - MEDICINA BASATA SULLA NARRAZIONE. RIFLESSIONI SULL’ESSERE PROFESSIONISTA DELLA SALUTE, SULL’ESSERE PAZIENTE E SULLA MEDICINA ATTRAVERSO IL CINEMA E LA LETTERATURA. (Proposta della Commissione Etica e Deontologia) dove CENTRO CONGRESSI “MOLINETTE INCONTRA” C.so Bramante 88, Torino quando 10/10/2015 13/10/2015 14/10/2015 u OMEOPATIA PIEMONTESE: METODI DI CURA A CONFRONTO ATTRAVERSO CASI CLINICI (Proposta della Commissione Medicine non Convenzionali) 30-31 ottobre 2015 dove CENTRO CONGRESSI UNIONE INDUSTRIALE DI TORINO Via Vincenzo Vela 17, Torino E/O CON DEMENZA Il diritto alle cure e la riorganizzazione delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie intra ed extra ospedaliere u LO SPORT PER LA PROMOZIONE DELLA SALUTE: DAL PORTATORE DI PROTESI ARTICOLARE ALLE NECESSITÀ DELL’ATLETA u DI FRONTE ALLA MORTE: PERCORSI DI CONSAPEVOLEZZA ED ACCOMPAGNAMENTO (Proposta della Commissione Etica e Deontologia) quando 16 novembre dove IN QUESTA RUBRICA VENGONO PUBBLICATI GRATUITAMENTE TITOLO, DATA, E LUOGO DOVE SI TENGONO I CONVEGNI I CUI PROGRAMMI SONO GIUNTI IN REDAZIONE. SI CONSIGLIA DI CONSULTARE ANCHE IL PORTALE DI INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO MEDICO-SCIENTIFICO E CULTURALE WWW.TORINOMEDICA.COM (HOMEPAGE, COLONNA DI DESTRA, SEZIONE CORSI IN PILLOLE). quando 10 settembre 2015 dove CENTRO CONGRESSI DELL’ORDINE DEI MEDICI Cso Francia 8, Torino 58 u ANZIANI MALATI NON AUTOSUFFICIENTI LUGLIO 2015 u OFFICINA H Via Montenavale 1, Ivrea quando IL CUORE NELLE VARIE ETÀ DELLA VITA 24 novembre 2015 dove INFERNOTTI DELL’OSPEDALE SAN GIOVANNI ANTICA SEDE Via Cavour 31, Torino u CONVEGNO INTERNAZIONALE 2015 I 18 MESI PIÙ IMPORTANTI PER MAMMA E BAMBINO u LA FRAGILITÀ DELLA FAMIGLIA. FRAGILITÀ E DISABILITÀ: UNA SFIDA PER LA FAMIGLIA LUGLIO 2015 59 congressi Pubblicazione di programma a pagamento Ottenuta l’autorizzazione preventiva alla pubblicazione da parte della Direzione della rivista, gli inserzionisti possono rivolgersi direttamente a SGI srl (sig.ra Daniela Cazzaro), al n° telefonico 011.359908 per informazioni preliminari sulle condizioni economiche. Torino - 2/3/4 Ottobre 2015 Agriturismo La Margherita Golf Club Girasoli Carmagnola Str. Pralormo 315 ISTITUTO ITALIANO DI AGOPUNTURA ASSOCIAZIONE MEDICO SCIENTIFICA SEMINARIO PROPEDEUTICO 50 ANNI DI APPLICAZIONI CLINICHE IN AGOPUNTURA, RIFLESSOTERAPIE E TERAPIE NATURALI IN MEDICINA E TERAPIA DEL DOLORE Prof. Luciano Roccia Il Seminario, riservato a tutte le professioni sanitarie viene tenuto dal Prof. Roccia e dai suoi Collaboratori per illustrare e condividere l’esperienza di oltre 50 anni di Attività Clinica in Agopuntura ed altre Terapie Riflesse, Complementari e Naturali alla luce della loro odierna diffusione e del riconoscimento della loro validità in molte patologie croniche e terminali da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Saranno presentate le ricerche e le evidenze dell’Integrative Oncology Centre (Agopuntura, Psicoterapia (Relazione Mente-Corpo), Fitototerapia, Alimentazione dell’MD Anderson Cancer Centre, Houston, Texas. Particolare enfasi sarà dedicata alle reali possibilità terapeutiche di queste terapie sfrondandole da miti ed illusioni e le più recenti ricerche Anatomiche, Neurofisiologiche e Neurochimiche e le Applicazioni Cliniche nell’Uomo e negli Animali con Dimostrazioni pratiche su pazienti volontari. Ampio spazio sarà riservato ai partecipanti per domande e discussioni varie. RELATORI Prof.ssa Elsa Margaria Specialista e già Docente di Anestesiologia e Terapia del Dolore Univ. Di Torino Dott.ssa Tania Re Psicologa, Antropologa. Cattedra UNESCO Univ. di Genova CERFIT Centro di Riferimento per la Fitoterapia della Regione Toscana Dott.ssa Giada Neirotti Biologa, Riflessoterapista. Istituto Italiano Di Agopuntura Membro della Reflexology American Association (USA) Sig.ra Corinne Cader Istituto Europeo di Shiatsu Prof. Leonello Milani Specialista in Neurologia, Direttore Scientifico di “La Medicina Biologica” Direttore Medico Guna Omeopatici Prof. Marzio Panichi Veterinario e già Docente Univ. di Torino Consulente IRCC (Istituto Ricerca Cura del Cancro di Candiolo) Dott. Carlo Ripa Specialista in Med. dello Sport, Docente FISA, Istit. Ital. di Agopuntura Prof. Luciano Roccia già Docente di Chirurgia Generale Univ. di Torino Direttore Istituto Italiano di Agopuntura 60 LUGLIO 2015 Segreteria Organizzativa Dott.ssa Maria Pia Claretta Assandri, Sig.ra Luisa Albrito Il costo di Iscrizione al Corso è di 300 euro Coffee Breaks compresi. Il costo di Iscrizione con Soggiorno, pensione completa, anche vegetariana, per 2 giorni in camera doppia (due ospiti) è di 400 Euro a persona, in singola 460. L’iscrizione è limitata alla recettività dell’Agriturismo e si darà la precedenza ai Medici ed ai residenti. ...la serenitànda! dell’igiene profo Per iscrizioni e-mail a [email protected] specificando titolo, professione ed eventuale prenotazione Soggiorno. Istituto Ital. Agopuntura - Via Pralormo 315 - Carmagnola (To) P. IVA o C.F. 10313670019 PROGRAMMA Venerdì 2 Ottobre 15,00 Presentazione Corso e Docenti. Introduzione al Seminario. La Semeiotica e la Diagnosi. L’Anatomia e le recenti Ricerche. Prof. Luciano Roccia, Dott. Carlo Ripa 16,00 EtnoMedicina e Medicine Etniche. Terapie cutanee nelle diverse tradizioni culturali. Dott.ssa Tania Re 17,00 Coffee Break 17,15 L’Auricoloterapia, l’Approccio Globale al Paziente. La neurofisiologia. Prof. Roccia, Dott. Carlo Ripa 18,15 Dimostrazioni Pratiche su Pazienti. Prof. Roccia, Dott. Carlo Ripa 19,30 Discussione Domande e Risposte Sabato 3 Ottobre 9,00 Il Dolore a 360 gradi. Prof.ssa Elsa Margaria, Prof. Luciano Roccia 10,00 Coffee Break 10,30 Ricerche ed Evidenze dell’Integrative Oncology Centre MD Anderson Cancer Centre Houston USA Agopuntura, Psicoterapia Relazione Mente-Corpo, Fitoterapia, Alimentazione Prof. Roccia, Dott. Tania Re 12,30 Pranzo 14,30 Dimostrazioni pratiche su Pazienti. Prof. Luciano Roccia e Collaboratori 16,30 Coffee Break 16,45 Omeopatia ed Agopuntura. Prof. Leonello Milani 18,00 Dimostrazioni pratiche su pazienti. Prof. Roccia, Prof. Milani 19,00 Discussione Domande e Risposte Domenica 4 Ottobre 9,00 La Riflessoterapia Plantare. Prof. Leonello Milani - Presentazione del Metodo Dott.ssa Giada Neirotti - Dimostrazioni Pratiche 10,30 Coffe Break 10,45 L’Agopuntura in Medicina Veterinaria - Dimostrazioni Pratiche. Prof. Marzio Panichi 11,30 Lo Shiatsu. Sig.ra Corinne Cader 12,30 Discussione e Chiusura Seminario. Prof. Roccia san casa sanificazione ad ozono Sanificare gli ambienti dove viviamo significa salvaguardare la nostra salute. Il sistema san casa di Ren Pell sfrutta le proprietà antimicrobiche dell’ozono e garantisce la perfetta disinfezione di materassi, cuscini, tappeti e poltrone DIRETTAMENTE A CASA TUA vo r un preventi Chiamaci pe o to a z rsonaliz vicino gratuito e pe ll e Ren P più r e n rt a p l a i rivolgit È un sistema REN PELL A.M.G.I VILLANOVA D’ASTI (AT) strada per Chieri 60 tel. e fax 0141.946381 www.renpell.com [email protected] www.facebook.com/renpellamgi LUGLIO 2015 61 congressi Crediti ECM: 8 Centro Congressi Porto Antico Magazzini del Cotone | Calata Molo Vecchio VENERDÌ 13 NOVEMBRE 08.30 Accreditamento congressisti 09.00 Apertura congresso SABATO 14 NOVEMBRE TAVOLA ROTONDA: Le prime 48 ore del paziente ustionato: terapia chirurgica. Le esperienze dei Centri Ustioni di Pisa, Roma, Parma e Catania. LINEE GUIDA NAZIONALI Moderatori: M. Stella e G. Lasagna 09.15-09.50 D. Gavetti, “Linee guida Nazionali: approccio metodologico” 09.50-10.20 COFFEE BREAK TAVOLA ROTONDA: Le prime 48 ore del paziente ustionato: la prevenzione e il trattamento delle infezioni. Moderatori: M. Bersini e G. Maggio 10.20-10.50 C. Viscoli, “L’evoluzione delle resistenze agli antibiotici ed i problemi terapeutici” 10.50-11.10 F. Scaglione, “La farmacocinetica nel grande ustionato” Moderatori: M. Governa e R. D’Alessio 09.00-09.20 A. Di Lonardo 09.20-09.40 P. Palombo 09.40-10.00 E. Caleffi 10.00-10.20 R. Ranno 10.20-10.40 Discussione 10.40-11.00 COFFEE BREAK TAVOLA ROTONDA: Le prime 48 ore del paziente ustionato: discomfort algico e psichico. Moderatori: A. Posadinu e G. Lasagna 11.10-11.40 M. Tavola, “Strategia nella prevenzione delle V.A.P.” 11.40-12.10 Discussione 11.00-11.20 M. Tami, “Analgosedazione nel grande ustionato” 12.10-14.00 LUNCH/SYMPOSIA 11.20-11.40 M. Germoglio, “La prossima volta, restare! Intervento psicologico precoce per l’ustionato ed i suoi familiari” 13.30-14.00 Symposium a cura di MediWound TAVOLA ROTONDA: Le prime 48 ore del paziente ustionato pediatrico: terapia rianimatoria, antibiotica, nutrizionale e chirurgica. Le esperienze dei Centri Ustioni di Firenze e Napoli. Moderatori: D. Melandri e J. Scheef 14.00-14.20 E. Pinzauti 14.20-14.40 A. Merone 14.40-15.00 Discussione TAVOLA ROTONDA: Le prime 48 ore del paziente ustionato: la riabilitazione in fase acuta. Esperienze dei diversi Centri G.U. a confronto. Moderatori: E. Palumbo, G. Lasagna e A. Posadinu 15.00-15.20 P. Sgabussi 15.20-15.40 M. Di Emidio 15.40-16.00 Discussione 16.00-16.30 COFFEE BREAK TAVOLA ROTONDA: Le prime 48 ore del paziente ustionato: terapia rianimatoria, antibiotica e nutrizionale. Le esperienze dei Centri Ustioni di Milano, Padova, Verona e Cesena. Moderatori: M. Stella e D. Mavilio 16.30-16.50 A. Citterio 16.50-17.10 B. Azzena 17.10-17.30 E. Vigato 17.30-17.50 D. Melandri 17.50-18.10 Discussione 11.40-12.00 G. Caputo, “Accettazione del trauma” 12.00-12.20 F. D’Asta, “L’importanza della rete Centri Ustioni-territorio: presentazione del modello inglese e del progetto europeo sulla formazione in emergenza” 12.20-12.50 Discussione 12.50 dalle 14.00 alle 16.00 Chiusura congresso SEMINARIO DI APPROFONDIMENTO “Trattamento delle cicatrici da ustione secondo il protocollo riabilitativo del C.T.O. di Torino ed integrazione con il Taping Neuro Muscolare” A. O .U Città della Salute e della Scienza di Torino, dipartimento di ortopedia, traumatologia e riabilitazione, presidio CTO - Direttore Prof. G. Massazza 14.00-14.45 D. Arena, “Trattamento dell’ ustionato in fase post acuta, valutazione dei fattori predittivi di retrazione funzionale, classificazione e valutazione fisioterapica delle cicatrici; trattamento riabilitativo dell’ustionato in fase degli esiti (massaggio con crema base, kinesiterapia di messa in tensione, desensitizzazione, massaggio con plastilina, compressione e mezzi di contatto, splint) 14.45-15.30 D. Toscano, “Razionale dell’applicazione del TNM sulle cicatrici da ustione (taglio standard, modifica del taglio e applicazione del TNM sulle cicatrici da ustione, su cicatrici estese e su cicatrici chirurgiche). 15.30-16.00 Discussione Il work shop è destinato a tutti gli iscritti al congresso ed in particolare ai Fisioterapisti dei centri ustione e dei reparti di chirurgia plastica , ma anche a fisioterapisti delle strutture riabilitative residenziali ed ambulatoriali per offrire ai pazienti con esiti cicatriziali importanti una continuità riabilitativa sul territorio. Obiettivo del seminario è di offrire ai discenti una serie di strumenti diversificati per il trattamento riabilitativo delle cicatrici estese partendo dall’esperienza maturata sulle cicatrici da ustione che si può allargare a tutti i tipi di cicatrice. Agli strumenti classici si affianca l’integrazione con il TNM. *Al termine del seminario verrà rilasciato un attestato di partecipazione Per restare aggiornati, visitate: www.ustionigenova2015.it Crediti ECM: 8 L’accreditamento ECM è rivolto a tutte le professioni sanitarie, esclusi gli studenti. Per ricevere i creditiLUGLIO ECM sarà 2015 obbligatoria la presenza alle giornate di congresso, con firma di ingresso all’inizio e di uscita alla fine, e la compilazione di tutta la modulistica ECM (incluso il questionario finale). 62 LUGLIO 2015 63 Il Poliambulatorio Villa Iris di Pianezza si impegna quotidianamente nel dare ai vostri figli i migliori strumenti e le più elevate professionalità per accompagnarli nella crescita. Un metodo delicato ma incisivo utilizzato anche con gli adulti e che contraddistingue la Struttura Sanitaria. MODELLO METODOLOGICO MULTISCIPLINARE + Area + Area + Area + Area + Area Per lo sviluppo del bambino si propongono alcune funzioni globali dello sviluppo dell’individuo attraverso diverse Aree di Interventi Riabilitativi: Motorio Sensitiva Cognitiva Comunicativa Affettiva-Relazionale Alimentazione-Deglutizione Valutazione e Trattamenti Riabilitativi Cardiologia, Dermatologia, Fisiatria, Ortopedia, Fisioterapia, Acquaticità, Idrokinesiterapia, Psicologia, Neuropsicomotricità, Foniatria, Logopedia, Otorinolaringoiatria, Odontoiatria, Oculistica, Medicina Sportiva, Educazione Alimentare. dedicato ai bambini Email: [email protected] - Sito: www.poliambulatoriovillairis.it Artemio Brusa Azienda con sistema di gestione qualità certificato N. 50 100 1974-Rev.06 OFFERTA LAVORO: SPECIALISTA IN MEDICINA DELLO SPORT SI CERCA PER POLIAMBULATORIO PLURI SPECIALISTICO CONTATTARE IL 334-6432800