Il Sole 24 Ore -_21-12

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Il Sole 24 Ore -_21-12
Impresa & territori 19
Il Sole 24 Ore
Mercoledì 21 Dicembre 2016 - N. 349
Infrastrutture. Dopo anni di studi e polemiche il Parlamento ha ratificato il progetto dell’alta capacità ferroviaria che passerà in Val Susa
L’ANALISI
C’è l’ok definitivo alla Torino-Lione
Francesco
Antonioli
Un’opera
che investe
sul futuro
del territorio
Domani è prevista l’approvazione finale dell’opera anche da parte dei deputati francesi
PIEMONTE
Alessandro Arona
pVia libera definitivo della Ca-
mera, a larga maggioranza, alla
legge di ratifica dei trattati internazionali sulla linea internazionale della Torino-Lione (nuova
ferrovia ad alta capacità). Su 391
deputati presenti, 285 hanno votato a favore, la maggioranza PdNcd ma anche Forza Italia e Lega
Nord, 103 contrari, Movimento 5
Stelle e Sel, 3 astenuti.
Dopo il via libera del Senato il
16 novembre, la Camera ha approvato (in via definitiva) il disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'accordo ItaliaFrancia del 24 febbraio 2015 a Parigi sulla Torino-Lione (sezione
transfrontaliera da 8,6 miliardi
di euro) e del Protocollo addizionale firmato a Venezia l'8
marzo 2016 che decide l'avvio
dei lavori per lotti costruttivi,
con annesso regolamento antimafia approvato dal promotore
pubblico italo-francese Telt il 7
giugno 2016 a Torino.
«Il processo di ratifica - fa sapere la società italo-francese Telt,
responsabile per progetti e appalti - procede positivamente anche
in Francia, dove il provvedimento sarà il 22 dicembre al voto
dell'Assemblée nationale».
GLI SCHIERAMENTI
A favore hanno votato
i partiti di maggioranza,
Forza Italia e Lega Nord,
mentre contro si sono
espressi 5 Stelle e Sel
I cinquestelle hanno tuonato
contro il provvedimento, in aula e
sul blog di Beppe Grillo. Tuttavia
parlare di «un'opera che sventra
una valle, prosciuga i corsi d'acqua, sparge polvere di amianto su
tutto il territorio» (blog di Grillo)
o «con costi stimati per 26 miliardi di euro» (post su Facebook di
Luigi Di Maio) sembra far riferimento al vecchio progetto dei
tempi del governo Berlusconi e
del ministro delle "grandi opere"
Pietro Lunardi, quello attaccato
dai No Tav dal 2003 in poi e ancora in pista fino al 2011.
Per la parte in territorio italiano prevedeva un costo di 8,99 miliardi di euro, di cui 4.563 per la
parte italiana della tratta internazionale (12,2 km di tunnel di base,
che in tutto è lungo 57, e 23 km di
nuova tratta in Italia, tra cui i 19,2
km del tunnel dell'Orsiera a rischio amainato), e 3.027 milioni
per la tratta interamente italiana
(altri 27 km di nuova tratta Av in
Val di Susa, 14,5 km del tunnel di
Sant'Antonio e i 4,9 della galleria
artificiale di Rivalta di Torino).
Un costo totale di 8,99 miliardi
di euro, che però la project review
condotta su input del ministro
delle Infrastrutture, Graziano
Delrio, negli ultimi due anni ha dimezzato a 4.500 milioni.
Come? La parte italiana della
tratta comune si è ridotta di tracciato (operazione Monti 2012)
scendendo di costo da 4.563 a
2.600 milioni. Ma soprattutto la
parte italiana, da Bussoleno a To-
rino, sarà nei nuovi progetti per
23,5 km un potenziamento in sede
della linea storica, eliminando il
tunnel dell'Orsiera, e riducendo i
tunnel sotto la collina morenica
di Torino da 14,5 a 8,9 km. Il costo
si abbassa da 3.027 a 1.700 milioni.
In sostanza, il costo lato Italia è
sceso da 8,99 a 4,5 miliardi, mentre gli oneri a carico dello Stato
italiano da 8,82 a 4,95 miliardi
(3,055 per la parte internazionale,
tutti già stanziati, e 1,7 per la parte
italiana, da stanziare).
«L'opera - ha commentato il
commissario di governo Paolo
Foietta, presidente dell'Osservatorio - serve a ridurre i gas serra
nel trasporto merci e passeggeri,
e crea le condizioni per l'obiettivo
Ue del 50% di trasporto merci su
ferrovia, togliendo oltre un milione di Tir dalla strada». «Ogni anno - ha ricordato il capogruppo Pd
Ettore Rosato, sostenendo l'opera - 40 milioni di tonnellate di
merci attraversano le Alpi per essere trasportate tra Italia e Francia, e il 91% viaggia su strada (quasi 2,6 milioni camion l'anno)».
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L’alta capacità ferroviaria tra Italia e Francia
IL TRACCIATO
Annecy
FRANCIA
Saint-Exupéry
ITALIA
LIONE
Aosta
Albertville
Avressieux
Bourgoin-Jallieu
Chambéry
Montméllan
TUNNEL DI BASE
Saint-Didier
de-la Tour
Ivrea
57,5 km
Caselle
Grenoble
Saint-Jeande-Maurienne
Modane
Susa Bussoleno
Avigliana
Bardonecchia
Valence
Sezione
transfrontaliera
Settimo Torinese
Chiusa
San Michele
Orbassano
TORINO
IL COSTO DELLA SEZIONE TRANSFRONTALIERA
Francia
Italia
Europa
25%
35%
40%
8,6
miliardi
Fonte: Telt
I lavori lungo la linea. Entro fine gennaio il progetto definitivo per l’accesso al cantiere principale, poi la gara per le aree di interscambio
Conto alla rovescia per le opere preliminari
Filomena Greco
TORINO
pLa scadenza numero uno è
consegnare entro fine gennaio il
progetto definitivo del nuovo accesso al cantiere principale della
Torino-Lione sul territorio nazionale. Da Chiomonte, utilizzando l’attuale tunnel geognostico
della Maddalena in fase di completamento, la fresa scaverà verso
Susa, dove sarà realizzata la futura stazione internazionale, “gemella” di quella in territorio francese, a Saint Jean de Maurienne.
Collegato a questo passaggio, c’è
la gara da 30 milioni per allestire
23 zone di interscambio all’interno della galleria di Chiomonte,
funzionali agli scavi per il tunnel
di base. Secono possibile step nel
L’AVANZAMENTO
Al momento si sta scavando
sia in Val Susa sia in Francia,
a Saint Martin La Porte; attesa
a regime un’occupazione
di circa 3mila addetti
2017 sarà la gara per il lavori di ingegneria sul versante italiano e
per la realizzazione dello svincolo per Chiomonte lungo la A32.
Attualmente, oltre che in Valsusa, si sta scavando in Francia, a
Saint Martin La Porte. In questo
secondo caso lo scavo è in asse
con il futuro tunnel di base e i 9
chilometri di tunnel in fase di realizzazione nei prossimi mesi rappresentano la prima parte della
tratta internazionale. In totale 57
chilometri di percorso sotto la
montagna che in realtà saranno
162 chilometri di galleria tra tunnel di base a doppia canna – ognuna per un senso di marcia – discenderie e bypass.
Tutte le gare per i 12 lotti, da cui
scaturiranno un centinaio di contratti, saranno internazionali. Il
tema delle ricadute sul territorio,
in termini di occupazione e di lavoro per le aziende del settore, resta in primo piano e nasconde
qualche insidia come sottolinea
Stefano Esposito, senatore del Pd:
«La suddivisione del lavoro in lotti facilita il sistema, ma è impor-
Media. Da Agcom «Focus sui bilanci 2011-2015» - Per le Tlc -20% del giro d’affari
Editoria, in 5 anni -30% di ricavi
MILANO
pGli effetti della lunga crisi si
vedono tutti nel Focus sui bilanci
2011-2015 redatto dall’Autorità
per le Garanzie nelle Comunicazioni e riguardante il settore, allargato, dei media.
In cinque anni, dal 2011 al 2015,
quella che emerge dall’analisi
dell’Agcom è la fotografia forse
anche di una mancata trasformazione resa necessaria proprio da
crisi e nuove tecnologie, ma evidentemente non colta da operatori ed editori. Nello specifico, i
dati dell’Authority indicano forti
contrazioni dei ricavi nel quinquennio, con una perdita pari al
30% per l’editoria quotidiana e
periodica e di oltre il 20% per il
settore delle telecomunicazioni.
Aggregando tutti i settori d’interesse di Agcom – editoria, servizi postali, telecomunicazioni,
servizi media audiovisivi – l’Autorità ha messo nero su bianco
anche una decisa riduzione dei livelli di profittabilità, con il margine operativo lordo sceso mediamente dal 31,9% al 23,8% nel periodo di riferimento.
Nello specifico, a mancare all’appello nel settore editoria sono
circa due miliardi di ricavi nel
quinquennio. Quelli ottenuti in
Italia (3,86 miliardi nel 2015), hanno registrato una flessione del 31,2
per cento. Su base annua i ricavi
totali nel 2015 mostrano una flessione del 4,8% (-3,8% quelli domestici) mentre il margine operativo lordo - mediamente pari al
10,8% nel 2011 - scende al 7,3% nel
2015, in flessione di un punto rispetto all'anno precedente
VERSANTE LAVORO
Forte riduzione nel periodo
per i livelli occupazionali
nei servizi postali (-6mila)
e fra gli addetti (-5.200)
delle telecomunicazioni
Relativamente al settore televisivo, nel periodo considerato i
ricavi delle principali imprese si
riducono di 940 milioni di euro,
una flessione principalmente
dovuta alla contrazione degli introiti pubblicitari. Anche la redditività è in calo: il margine lordo
(Ebitda) passa dal 28,7% del 2011
al 20,1% del 2015 e il margine net-
to (Ebit) scende dal 5,4% a - 0,7
per cento. Sostanzialmente stabile risulta invece la patrimonializzazione (intesa quale rapporto tra patrimonio netto e
passività complessive), che
scende in misura consistente
nel 2012 per tornare nel 2015 vicina ai livelli di inizio periodo.
I livelli occupazionali complessivi mostrano tra il 2011 e il
2015 una diminuzione di 14.200
addetti. Il calo ha interessato in
particolare il comparto dei servizi postali (-6mila) e delle telecomunicazioni (-5.200). Per quanto
riguarda il settore Tv, l’occupazione complessiva (21mila nel
2015) rimane invece sostanzialmente stabile rispetto al 2011 grazie alla crescita – sottolinea
Agcom – degli addetti di Sky e dei
nuovi players quali Discovery,
Qvc Italia, e Viacom che compensa la riduzione dei dipendenti di
Rai e Mediaset e delle imprese a
diffusione locale. Gli effetti della
crisi hanno maggiormente colpito il settore dell'editoria che ha visto una contrazione occupazionale del 16% (circa 2.800 unità).
A. Bio.
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VISION DISTRIBUTION
Cinema, intesa
fra Sky Italia
e produttori
pÈ stata costituita Vision
Distribution. L’azienda che
si occuperà di distribuzione
cinematografica è frutto dell’accordo tra il Gruppo Sky
Italia e cinque tra le principali società di produzione indipendenti italiane: Cattleya,
Indiana, Lucisano Media
Group, Palomar, Wildside.
Il cda della società – composto da Andrea Scrosati
(presidente), Margherita
Amedei, Luisa Borella, Carlo Degli Esposti, Mario Gianani, Benedetto Habib, Domenico Labianca, Federica
Lucisano, Nicola Maccanico, Luca Sanfilippo, Riccardo Tozzi – nella sua prima
seduta ha nominato amministratore delegato Nicola
Maccanico.
Farmaceutica. Acquisita la tecnologia per rilevare le cellule tumorali nei pazienti
Menarini, shopping hi-tech negli Usa
TOSCANA
Silvia Pieraccini
FIRENZE
pMenarini fa shopping in Usa e
si prepara a chiudere l’anno con
una crescita dei ricavi superiore al
6%a3,5miliardidieuro.Perilgruppo farmaceutico fiorentino che fa
capoallafamigliaAleotti,sitrattadi
un consolidamento della presenza
industriale negli Stati Uniti, dove
già possiede laboratori di ricerca a
San Diego, in California. Ora Menarini acquisisce dall’americana
Janssen Diagnostics il business
CellSearch Ctc, unica tecnologia
approvata dalla Fda (Food and
drug administration) per rilevare
lecelluletumoralicircolantineipazienti oncologici. L’operazione – il
cui valore non è stato reso noto, e
che avviene attraverso Menarini
Silicon Biosystems – comprende
anche il passaggio dello stabilimentoproduttivoedellaboratorio
per la diagnosi oncologica che si
trovanovicinoaFiladelfia,incuilavorano una trentina di persone.
«Questa acquisizione è un traguardo importante per Menarini
SiliconBiosystems–spieganoifratelli Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, presidente e vicepresidente
del gruppo Menarini – che conterà
ora anche su uno stabilimento produttivo negli Usa e si arricchirà del
know how di scienziati statunitensi operanti ad altissimo livello nel
settore della diagnostica oncologica». La tecnologia americana di
CellSearch Ctc estrae dal sangue le
cellule tumorali circolanti con una
metodologia già approvata dalla
Fda. Fino a oggi il processo si fermava qui ed era possibile solo
“contare” tali cellule, ma non analizzarle. Ora interverrà la tecnologiaitalianaDeparraydicuidispone
Menarini, che è in grado di isolare
quelle cellule, già certificate come
tumorali,unaaduna,cosìdaanalizzarneilgenomaelemutazionisenza contaminazioni e trovare il farmacopiùadattoaciascunpaziente,
una terapia “cucita addosso” per
una medicina personalizzata e di
precisione. L’abbinamento delle
due tecnologie CellSearch e Daparray, secondo Menarini, con-
sentiràdieffettuaredaunsemplice
prelievo di sangue la mappatura
del genoma e delle mutazioni tumorali di ciascun paziente, oltre
cheunaprognosipiùrigorosaeuna
valutazione del rischio di ricorrenza della malattia con una precisione senza precedenti.
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NECROLOGI
La direzione e la redazione del Sole
24 Ore partecipano con affetto al
dolore della collega Silvia Sperandio per la scomparsa della mamma
Leda Ficini
Milano, 20 dicembre 2016
IL NUMERO
162
Km di scavi per la Torino-Lione
Tanti saranno i chilometri di
gallerie tra tunnel di base a
doppia canna, discenderie e
bypass che saranno realizzati
nei prossimi anni. Attualmente
si scava in Valsusa, per
realizzare il tunnel
geognostico della Maddalena,
e sul fronte francese la fresa è
al lavoro a Saint Martin La
Porte per i primi chilometri di
scavo in asse con il futuro
tunnel di base
tante non farsi trovare impreparati, le aziende devono attrezzarsi
con possibili aggregazioni in vista
degli appalti e qualificarsi per giocare un ruolo anche sul fronte dei
subappalti. Allo stesso modo le
istituzioni, in particolar modo la
Regione, devono giocare un ruolo
per ottimizzare le ricadute sul territorio». Per valore dell’opera e
per il carattere internazionale dei
bandi, i lavori per la Torino-Lione
possono rappresentare una occasione di sviluppo per il territorio,
con ricadute stimate in circa
3mila addetti, a regime, nei cantieri. «Parliamo di cifre assai significative in un periodo di scarsi investimenti pubblici – sottolinea
Chiara Borio, vicepresidente del
Collegio edile di Torino che la settimana scorsa, accanto al sistema
confindustriale, Ance Piemonte,
Confapi, Api Torino e altre sigle
ha sottoscritto un documento di
sostegno all’opera – e le nostre imprese guardano con grande interesse agli appalti di taglio più piccolo, dai 5 ai 50 milioni. Per questo
puntiamo a sostenere politiche di
aggregazione e promuoviamo la
nascita di consorzi stabili tra le
nostre imprese. Ci auguriamo
inoltre che l’idea di una tutela, per
quanto morbida, del ruolo delle
imprese locali possa trovare una
applicazione concreta».
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S
i parte. La nuova linea
ferroviaria Torino-Lione
va. Ma ha ragione il
presidente del Piemonte
Chiamparino: iter troppo lungo,
popolazioni interessate
dall’opera che vanno coinvolte
fin dall’inizio del progetto (non
dopo) e, da subito, massima
attenzione alle ricadute
economiche e corresponsabilità
nel controllo della legalità (dal
rispetto dei tempi e dei costi alle
infiltrazioni). Detto ciò, i numeri
in democrazia dicono che il Tav
si fa: si può essere contrari, ma le
scelte si rispettano (esiste una
subdola, violenta filigrana delle
logiche nimby) e non si fanno
sabotaggi (comunque sia andata
la vicenda dello scrittore Erri De
Luca, è inquietante legittimare
chi li auspica). Troppi scontri in
questi anni. L’opposizione non
violenta è sempre un buon
ingrediente (non tutti, sia chiaro,
in Valle di Susa, sono “no Tav”).
Cosicché la scelta della sindaca
di Torino Chiara Appendino di
sfilarsi dall’Osservatorio non è
proprio condivisibile. Appaga la
sua vociante base pentastellata,
ma avrebbe potuto continuare,
per offrire dall’interno delle
istituzioni critiche documentate
e intelligenti. O è meglio
strizzare l’occhio alle logiche
sovversive? (un film già visto in
altri periodi storici...). Ora, come
hanno sottolineato tutte le
associazioni imprenditoriali, su
le maniche per il bene del
territorio e dell’Italia. TorinoLione (e Terzo Valico)
investono sul futuro. Gli sprechi
sui quali risparmiare sono altri, e
tanti: a partire da certe stanze
della politica.
@FAntonioli
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20 Impresa & territori
Il Sole 24 Ore
Mercoledì 21 Dicembre 2016 - N. 349
LAVORO
In breve
TLC
Zte assume,
Ericsson
verso i tagli
I cinesi di Zte si
aggiudicano la gara per
occuparsi delle nuova rete
mobile della nascente
Wind-3 Italia e si preparano
a nuove assunzioni.
L’intesa è ormai
praticamente raggiunta e
Zte si occuperà
dell’implementazione,
gestione e upgrade della
rete della nuova società.
Come riportato sul Sole 24
Ore del 18 dicembre, Zte ha
ora in programma 2.500
assunzioni in Italia e
prevede di realizzare nel
Mezzogiorno un centro
ricerca, in aggiunta alle
attuali sedi di Torino,
Milano e Roma. Alla gara
per aggiudicarsi un
contratto valutato fra 800 e
900 milioni hanno preso
parte big come Ericsson,
Huawei e Nokia. E proprio
ieri l’agenzia Bloomberg ha
rilanciato sulle
contromosse di Ericsson:
taglio di mille posti di
lavoro in Italia, circa un
quarto del totale dei
dipendenti. Ericsson
gestisce il network di Ck
Hutchison in Italia e una
parte di quello di Wind.
Proprio la perdita della
commessa, secondo
Bloomberg, sarebbe alla
base della valutazione del
colosso svedese. C’è ora da
capire quale sarà l’impatto
finale, visto che anche in
Italia potrebbe replicarsi
quanto accaduto in
Germania dove Zte, dopo
essersi aggiudicata la
fornitura della rete di EPlus, ha assunto 750
dipendenti del precedente
fornitore Alcatel-Lucent
portando la sua forza lavoro
nel Paese a oltre 900 unità.
Rinnovi. Dopo sette anni dalla scadenza, siglata l’intesa per il nuovo contratto che riguarda seimila addetti
Anas, 118 euro in busta paga
Prevista un’una tantum per la vacanza contrattuale di 250 euro
Cristina Casadei
pA 7 anni dalla scadenza, è
stato rinnovato il contratto di
Anas (il gestore della rete stradale ed autostradale italiana).
Filt Cgil, Fit Cisl, Uilpa-Anas,
Sada, Snala e Ugl hanno sottoscritto l’ipotesi di rinnovo del
contratto collettivo nazionale
2016-2018 che riguarda circa 6
mila lavoratori e prevede un incremento retributivo di 118 euro
al livello medio con una una tantum per il periodo di vacanza
contrattuale di 250 euro.
Il blocco del rinnovo contrattuale per le società pubbliche e
per tutto il pubblico impiego ha
fatto sì che la parte normativa del
contratto Anas sia rimasta ferma
dal 2009 ad oggi. A maggior ragione oggi le novità introdotte
appaiono di particolare importanza. In particolare, secondo
quanto spiega una nota sindaca-
le, l’istituzione del premio di risultato, l’introduzione della clausola sociale in caso di cambio appalto mantenendo i diritti precedenti all’applicazione del Jobs
Act, l’estensione e l’integrazione
del contributo aziendale per la
I PUNTI QUALIFICANTI
Introdotta la clausola sociale
in caso di cambio appalto
con i diritti pre-Jobs Act
e previdenza complementare
estesa a tutti
previdenza complementare a
tutti i dipendenti con un contributo aggiuntivo dello 0,50%, l’assunzione dell’accordo confederale sulla violenza di genere, con
introduzione di una procedura a
tutela delle donne vittime di vio-
lenza, la fruibilità in forma oraria
dei congedi parentali e l’introduzione di un sistema di solidarietà
tra dipendenti sulle ferie ed i permessi non goduti e il riferimento
all’applicazione contrattuale
della norma sulle unioni civili».
Infine sul fronte delle relazioni
industriali l’accordo favorisce la
partecipazione del sindacato, accrescendo i compiti dei comitati
paritetici salute e sicurezza e dei
comitati pari opportunità e attraverso la costituzione di un ente
bilaterale.
Il nuovo contratto «agisce e
fornisce risposte su un’ampia tastiera di materie e offre una prospettiva ad interessanti sviluppi
di unificazione del lavoro che
opera nella viabilità», osserva il
segretario generale della Filt
Cgil Alessandro Rocchi. La segretaria nazionale della Filt Tatiana Fazi aggiunge che «l’alline-
L’ACCORDO
118
L’aumento
Il nuovo contratto di lavoro Anas
che sarà valido per il triennio
2016-2018 prevede un aumento
di 118 euro. Prevista anche una
una tantum di 250 euro
7
La scadenza
Il rinnovo è arrivato a 7 anni
dalla scadenza del precedente
contratto
6mila
Gli addetti
L'intesa raggiunta con i
sindacati riguarda i 6mila
collaboratori di Anas
amento al 2018 della scadenza di
questo contratto con quello delle
Autostrade conferma la prospettiva di unificazione, già dal
prossimo rinnovo, nel contratto
unico della viabilità». «Per la prima volta - dice Antonio Piras, segretario generale della Fit-Cisl si stipula un contratto a livello di
gruppo che prevede un sistema
di relazioni industriali strutturato a livello nazionale e aziendale,
che consente da un lato il rilancio
dell’azienda, mantenendo dall’altro garanzie importanti per i
lavoratori». «Sul piano normativo - prosegue il segretario nazionale di Ugl Viabilità e Logistica,
Paola Avella - è importante la garanzia offerta dalla clausola sociale per la continuità del rapporto di lavoro. Da segnalare anche
l’istituzione del Fondo di sostegno e di solidarietà».
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Arredamento. Dei 215 addetti in esubero, in 70 si presentano alle selezioni per la società che lavorerà il poliuretano
Newco Natuzzi, solo 30 accettano il posto
PUGLIA
Vincenzo Rutigliano
pSono solo 30 gli operai in esu-
bero strutturale licenziati a luglio
da Natuzzi, che hanno accettato di
essere
ricollocati
nella
“New.comfort srl ”, la new.co costituita per internalizzare il taglio
del poliuretano per le imbottiture
dei salotti e consentire, così, con
investimenti per 5 milioni, anche
la riapertura del sito di Ginosa.
Oggi pomeriggio a Bari, in regione, sarà chiuso l’accordo con i
sindacati e l’azienda e, per i 30 disponibili, verrà formalizzata la ri-
chiesta di cig in deroga necessaria
all’avvio della new.co 100% Natuzzi. I 30 disponibili all’assunzione, e dunque al ricollocamento,
sono la metà quasi esatta dei 70
che, in queste ultime settimane,
avevano accettato di ascoltare le
condizioni del ricollocamento,
ovvero «le stesse clausole normative del contratto di assunzione in
Natuzzi» e prospettive di inserimento stabile in linea con il piano
industriale. Altri 140 lavoratori invece, quasi i due terzi dei 215 lavoratori licenziati a metà luglio e per
i quali Natuzzi aveva proposto,
nei mesi scorsi, il ricollocamento
appunto nella new.co distinta dal
gruppo, non hanno semplicemente risposto alle convocazioni.
Una scelta che, di fatto, ha posto
nel nulla la parte dell’accordo quadro con il quale, il 15 novembre, le
parti avevano stabilito cig in deroga nelle more della riassunzione
nella società a costituirsi per dare
prospettive agli ultimi 215 lavoratori in esubero, dopo che in oltre
100 avevano accettato esodi incentivati, fino a 60.000 euro, proposti dall’azienda. A spiegare il no
anche solo agli incontri, e quindi al
ricollocamento e al lavoro attivo,
potrebbero esserci molte ragioni.
In primo luogo il paletto posto dal
gruppo di Santeramo di voler procedere all’assunzione nella
new.co dei lavoratori che «avranno già definito il contenzioso con
Natuzzi spa», o che vi avrebbero
rinunciato per effetto di una transazione economica, garantendo
così «uno sviluppo armonico del
nuovo rapporto di lavoro, superando fattori pregressi». La transazione, con successiva assunzione, è stata proposta anche nel caso
di una pronuncia di primo grado,
mentre in assenza di volontà a definire consensualmente il contenzioso Natuzzi «si rimetterà alle
decisioni della magistratura al termine dell’iter giudiziario». Forse
questi paletti hanno avuto il loro
peso oppure, semplicemente, a 12
anni dai primi provvedimenti di
cig molti operai si sono strutturati
in questa condizione, ovvero «rifiutano il lavoro», come dice Silvano Penna, segretario regionale
Fillea-Cgil. Cioè preferiscono i 3
anni di mobilità a carico dell’Inps
con, a conti fatti, una manciata di
denaro in meno – poco meno di
1.000 euro nette - rispetto al trattamento salariale previsto dalla
“New.comfort”. In ogni caso il
processo non si ferma.
«La tempistica non va modificata - avverte Penna - . L’azienda
parta con questi 30, li formi e se ad
aprile 2017 non ci saranno altre disponibilità tra gli ex-Natuzzi si andrà ai disoccupati di lunga durata». Altra novità è l’annuncio che a
gennaio – grazie alle nuove aperture di negozi nel mondo e al rientro, in Puglia, dall’estero, dell’ultima tranche di produzioni della
gamma Editions – gli operai delle
fabbriche, oggi in solidarietà, incrementeranno l’orario di lavoro
giornaliero a 6 ore.
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Call center. Tavolo a oltranza al ministero
Almaviva, si tratta
per evitare
2.500 esuberi
Andrea Biondi
pTrattativa a oltranza nella
vertenza Almaviva Contact.
Dopo una giornata di discussioni al Ministero dello Sviluppo
economico – poi sfociate anche
in incontri separati – a tarda sera
sindacati e azienda, sotto la regia
del viceministro allo Sviluppo
Economico Teresa Bellanova, si
sono riuniti per una sorta di tempo supplementare atto a evitare
in extremis il baratro di 2.511 licenziamenti, e la chiusura delle
sedi di Roma e Milano per il gigante dei call center italiano, del
gruppo Almaviva.
A quanto risulta al Sole 24 Ore,
l’incontro chiesto per le 21.30 dai
sindacati aveva all’ordine del
giorno una proposta in arrivo
proprio dalle organizzazioni.
«Stiamo provando ad andare
avanti a oltranza alla ricerca spasmodica di un accordo che eviti
assolutamente il licenziamento
di 2.511 persone», ha spiegato
Pierpaolo Mischi (Uilcom Uil).
Alla base della proposta uscita
dai sindacati c’era una sorta di
congelamento degli scatti.
La trattativa, purtroppo, sembra avere imboccato un piano
inclinato che spinge dritto verso il fallimento, anche se le dimensioni della vertenza (2.511
esuberi), il settore (quello dei
call center) e il fatto che i licenziamernti siano previsti fra
Centro e Sud Italia rendono evidente come sull’esito finale giocheranno vari fattori esterni di
un certo rilievo.
Certo è che la giornata – la penultima per trovare un accordo
prima che arrivi la deadline della
mezzanotte di oggi per la scadenza della procedura – non è
iniziata nelle condizioni migliori dopo il fallimento dell’altroieri dell’ultimo tentativo fatto dal
ministro Carlo Calenda e dal vi-
ceministro Bellanova: un lodo
non negoziabile.
L’ipotesi è stata rispedita al
mittente dai sindacati, mentre i
manager di Almaviva, pur accogliendo la disponibilità del governo, hanno sottolineato che
«non potranno accettare proposte sprovviste di azioni e strumenti capaci di garantire un piano di risanamento economicamente sostenibile».
Dopo circa un’ora dall’inizio
dell’assemblea plenaria al Mise,
la riunione è stata sospesa perché su richiesta dei sindacati si è
deciso di procedere con una serie di riunioni ristrette.
IN STALLO
Le parti restano lontane
e la giornata è andata avanti
con riunioni ristrette
Per trovare un’intesa
c’è tempo fino alla mezzanotte
Ieri a tarda sera la proposta
sindacale e la trattativa a oltranza. Intanto, che l’esecutivo stia
fornendo il massimo supporto
lo conferma anche Giorgio Serao, segretario nazionale Fistel
Cisl, specificando però che nonostante le parti siano state invitate a trovare un accordo,
questo «sembra sempre più improbabile». La trattativa «è
molto difficile e ancora lontana
da una possibile intesa, ma continuiamo a provarci», ha commentato anche Marco Del Cimmuto, segretario nazionale della Slc Cigl.
Intanto il tempo è agli sgoccioli. Senza un accordo dopo
la mezzanotte di oggi potranno partire le lettere di licenziamento.
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STILI&TENDENZE
In breve
RETAIL
Dolce&Gabbana
apre a Saint Barth
Pitti Uomo. A gennaio la sfilata nella Sala Bianca, che ospitò il debutto di Armani
Stefano Ricci ottimista:
«Tornano i clienti russi»
Distretti. Le richieste di Assocalzaturifici
Per le calzature
cruciale il sostegno
di banche e partner
Ilaria Vesentini
Tappa caraibica per
Dolce&Gabbana, grazie
alla prima boutique
sull’isola delle Antille
francesi Saint Barthelemy,
meglio nota come Saint
Barth e meta del turismo di
fascia alta. Il negozio è
disposto su due piani e
supera i 300 metri di
superficie; il progetto,
curato dall’architetto
statunitense Steven Harris,
fonde lo stile tipico dei
Caraibi, le atmosfere e i
colori del Mediterraneo e il
marmo, che rimanda agli
interni delle residenze degli
anni 50 in Italia. Al piano
terra, nel giardino tropicale
circondato da palme, c’è un
Martini Bar, che si rifà al
binomio boutique-bar che
Dolce&Gabbana ha creato
a Milano in corso Venezia.
HOTELLERIE
Altagamma premia
wine resort Venissa
Il wine resort Venissa della
famiglia Bisol, nella Laguna
di Venezia, è stato premiato
come “miglior progetto di
hotellerie” nella seconda
edizione del “Premio
giovani imprese-Believing
in the Future” della
Fondazione Altagamma, a
cui fanno capo i più grandi
marchi del made in italy
www.moda24.ilsole24ore.com
Schmidt, direttore
degli Uffizi: presto
a Firenze una
«galleria dedicata»
Sull’Arno. Al
centro, Claudia e
Stefano Ricci. A
sinistra e destra i
figli Filippo e
Niccolò
Giulia Crivelli
pOggi può suonare strano, ma
le affinità elettive tra Germania e
Italia esistono, eccome. L’elenco
di tedeschi che hanno capitolato
davanti alla bellezza e al fascino
caotico (per i loro standard) del
nostro Paese è lunghissimo. A
cominciare da Goethe, appunto.
Ora a rafforzare questo legame c’è Eike Schmidt, 48 anni, tedesco di Friburgo, che dall’agosto 2015 è il direttore delle Gallerie degli Uffizi, il più visitato museo italiano (circa 2 milioni gli
ingressi dello scorso anno). Schmidt parla inglese, tedesco, francese e... latino: proprio così, lo
parla, perché per diventare storico dell’arte ha letto ogni tipo di
testo antico.
Dall’incontro del direttore degli Uffizi con Stefano Ricci, stilista e imprenditore fiorentino, è
nata l’idea di riaprire alla moda la
Sala Bianca di Palazzo Pitti, che
insieme al Giardino di Boboli ricade sotto la responsabilità di
Schmidt. L’11 gennaio, secondo
giorno di Pitti Uomo 91, la grande
manifestazione dedicata alle collezioni maschili di fascia alta, Stefano Ricci sfilerà nella Sala Bianca, chiamata così per gli stucchi e
le decorazioni voluti, nel 1775, dal
Granduca Pietro Leopoldo
Asburgo Lorena. «Sono emozionato, forse un po’ spaventato. Ma
soprattutto orgoglioso – spiega
Stefano Ricci nel suo showroom
milanese, una “foresta di radica”
e oggetti preziosi all’interno del-
l’hotel Principe di Savoia –. Noi
fiorentini abbiamo la fortuna di
crescere circondati da un patrimonio artistico senza uguali nel
mondo, la sua bellezza diventa
anche la nostra quasi per osmosi.
Entrare nella storia degli Uffizi è
un riconoscimento al lavoro fatto in tutti questi anni. Abbiamo
preservato il know how artistico
degli artigiani, mi si perdoni il bisticcio di parole, e siamo diventati ambasciatori del made in Italy
nel mondo».
Stefano Ricci esporta oltre il
90% della produzione e nel 2016
il fatturato sarà di circa 145 milioni, in linea con l’anno precedente.
Per il 2017 l’imprenditore è cautamente ottimista: «Nel 2016 il rallentamento dell’Asia ha penalizzato tutti i marchi del lusso, già
“orfani” dei clienti russi – spiega
l’imprenditore –. Ma negli ultimi
tre mesi abbiamo notato segnali
positivi sia nel negozio di Milano,
dove si sono visti, di nuovo, clienti dalla Russia, sia nelle boutique
locali. Credo che la crisi economica si vada risolvendo e Eike
Schmidt lo può confermare».
«Là dove fallisce la diplomazia
tradizionale, può avere successo
quella culturale: nel 2016 abbiamo portato una mostra su Raffaello al Puškin di Mosca e il suc-
Anteprima.
Total ook
Stefano Ricci
per l’autunnoinverno 2017-18
La borsa è in
coccodrillo
cesso è stato tale da far prolungare gli orari al museo, per la prima
volta nella sua storia, fino alle 22 –
racconta Schmidt –. In Italia si
deve venire per lo shopping, la
cultura, il divertimento; scegliere solo una di queste tre cose sarebbe un peccato. Abbiamo
smarrito l’insegnamento dei latini: utile dulci miscere, uniamo
l’utile al dilettevole, diceva Orazio». Il ritorno della moda in Sala
Bianca è anche l’occasione per
parlare del nuovo progetto di
Schmidt: «Prendendo spunto dal Fashion Institute del
Metropolitan o del Lacma
di Los Angeles e dal V&A
di Londra, daremo vita a
una vera Galleria del costume, che non avrà rivali
al mondo».
Dilettevole (anche)
l’11 gennaio sarà certamente: alla sfilata Stefano Ricci ha invitato
clienti e buyer da tutto il
mondo, che vedranno le
collezioni dell’autunno-inverno 2017-18 e faranno i loro ordini. Ma
soprattutto assisteranno a uno spettacolo unico, grazie al contrasto
tra affreschi rinascimentali e stile contemporaneo dell’eleganza maschile.
«Un anno e mezzo
fa abbiamo lanciato
la linea junior e nella
Sala Bianca vedremo sfilare anche alcuni bambini –
svela Stefano Ricci –. Poi parteciperemo al Pitti Bimbo, la più importante fiera del settore. È un
progetto molto interessante per
mercati come Russia, Medio
Oriente, ma pure per la Corea,
dove i clienti sono sofisticati
quasi quanto i giapponesi».
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SAN MAURO PASCOLI (FC)
pServono banche più attente
alle specifiche esigenze delle imprese calzaturiere che hanno
cambiato profondamente pelle
in questi sette anni di crisi e di selezione verso l’alto del mercato,
pur restando saldamente radicate nei distretti. E servono imprenditori più aperti a partner finanziari e a capitali esterni che
potrebbero accompagnare meglio del debito bancario strategie
di crescita dimensionale e competitiva. Sono le due sfide lanciate ieri in occasione del convegno
sulla finanza straordinaria per il
made in Italy calzaturiero “Io ci
credito”, organizzato da Assocalzaturifici, Unindustria ForlìCesena e Studio Tremonti Romagnoli Piccardi e Associati a
Villa Torlonia, nel cuore del distretto di San Mauro Pascoli.
Il tema della finanza diventa
dunque cruciale per la crescita di
un comparto come quello calzaturiero – 5mila imprese, 77mila
addetti, 14 miliardi di euro di giro
d’affari – che dal 2008 al 2015 ha
perso il 21% delle imprese e il 14%
della produzione, ma ha aumentato del 25% l’export valorizzando del 34% il prezzo del “made
in”. Oggi l’85% del business si fa
oltreconfine. «Le nostre aziende
vogliono banche più attente e
maggiore attenzione all’economia reale – afferma Annarita Pilotti, presidente di Assocalzaturifici –. Oggi siamo obbligati a investire sempre di più per essere
competitivi, ma le aziende da sole non riescono a sostenere il
progressivo crescere dell’impegno economico richiesto per restare sul mercato. Ecco perché il
rapporto con banche e investitori è diventato fondamentale».
È una mano tesa quella che gli
imprenditori calzaturieri porgono alle banche, ma che le banche
faticano a stringere. «I dati di bilancio confermano la proprietà
transitiva tra dimensione aziendale, patrimonializzazione, internazionalizzazione e facilità di
accesso al credito», spiega l’economista Alessandro Grasso dell’Università di Macerata a conferma del fatto che i soldi delle
banche vanno alle imprese più
solide e strutturate. «Spesso a separare i due mondi – aggiunge – è
anche un deficit di managerialità
3%
Aziende aperte a capitali esterni
C’è forte resistenza a perdere il
controllo da parte delle Pmi
70%
Imprese soddisfatte della banca
L’indagine campionaria rileva
però molte richieste disattese
e cultura economico-finanziaria
delle imprese, incapaci di comunicare con trasparenza bilanci e
piani di investimento».
Lo Shoe Report 2016 di Assocalzaturifici-Ermeneia rileva
che sebbene 7 imprese su 10 del
settore siano soddisfatte del rapporto con gli istituti bancari, sono in molte a chiedere criteri di
valutazione più evoluti e completi per aiutare le Pmi meno capitalizzate ma con più potenziale di crescita; e solo il 3% degli imprenditoriconsideralapossibilità di aprire il capitale a investitori
esterni, seppur consapevoli della necessità di sviluppare sistemi
di finanza extra-bancaria.
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Tessile
Cotton Usa,
le aziende
chiedono
tracciabilità
pDa sempre impegnata nel-
la valorizzazione dell’industria del cotone, americana e
non solo, l'associazione Cotton Usa è attiva anche in Italia,
dove si trovano molte aziende
che utilizzano il cotone statunitense, tra i migliori al mondo.
L’ultima iniziativa in ordine
di tempo di Cotton Usa nel nostro Paese è un’indagine condotta a dicembre su un panel di
aziende del tessile-moda e dell’arredamento-casa.
Molto chiari e incoraggianti
per tutti i produttori di cotone i
risultati: il 59% degli intervistati considera il cotone la fibra
più versatile e adatta a seguire i
trend della moda, grazie alla
sua qualità e sostenibilità, tema sempre più importante anche per i consumatori finali.
Per il 63% delle aziende interpellate da Cotton Usa, l’aspetto più rilevante nella scelta di
un fornitore è la tracciabilità
della filiera, seguito dal rispetto dei lavoratoti (59%). Secondo la percezione delle aziende,
i consumatori italiani, rispetto
a 7-8 anni fa, sono più attenti alle caratteristiche del cotone e
per il 40% degli intervistati gli
italiani sono persino più esigenti della media europea in
materia di qualità delle fibre.
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Piantagioni. La coltivazione del
cotone è diffusa in molti Stati Usa
Impresa & territori 21
Il Sole 24 Ore
Mercoledì 21 Dicembre 2016 - N. 349
EDILIZIA
Infrastrutture/1. Operativi in questi giorni, dopo un lungo iter, gli Addendum 2015 e 2016 del Contratto Rfi
In breve
Piani ferroviari per 18 miliardi
CONGIUNTURA
Istat: produzione
cantieri in calo
Alle grandi opere il 58%, il resto nodi urbani, linee regionali, upgrading
Ottobre nero per le
costruzioni. Gli ultimi dati
sull'attività edilizia diffusi
dall'Istat certificano una
nuova caduta della
produzione. La flessione
riguarda sia il dato mensile
che il bilancio dei primi
dieci mesi dell'anno. A
ottobre la produzione è
scesa dello 0,9% rispetto a
settembre (dato
destagionalizzato) .
Ancora più pesante il
confronto su base annua.
Rispetto a ottobre 2015, la
flessione della produzione
raggiunge il 5,5% (dato
grezzo) e il 2,2% nell'indice
depurato dagli effetti di
calendario. Anche il
bilancio dei primi 10 mesi è
negativo, facendo
registrare un calo dell0
0,6% del dato grezzo e
dello 0,3% del dato corretto
dagli effetti di calendario
rispetto allo stesso periodo
del 2015.
Alessandro Arona
pNel giro di un mese, tra no-
vembre e dicembre, si sono
sbloccati programmi di investimento sulle ferrovie nazionali
per 17,9 miliardi di euro, interamente finanziati. I due "Aggiornamenti", 2015 e 2016, del contratto Stato-Rfi (Gruppo Fs), parte
Investimenti, sono diventati operativi dopo un lungo iter (documenti scaricabili dal sito di "Edilizia e Territorio", Il Sole 24 Ore).
L'Addendum 2015 (8.971 milioni di euro di nuove risorse),
firmato nel novembre 2015 e vistato dal Cipe il 23 dicembre
2015, dopo la pubblicazione in
Gazzetta il 28 aprile e i pareri
parlamentari è stato approvato
con decreto Mit-Mef il 9 settembre scorso, registrato dalla Corte dei Conti il 2 novembre.
Molto più rapido invece l'iter
dell'Aggiornamento 2016 (8.934
milioni). Approvata la legge di
Stabilità, il documento è stato de-
finito tra Mit e Rfi nel luglio scorso e "vistato" al Cipe il 10 agosto.
Poi, per accelerare un iter ancora
fermo ai pareri parlamentari, il
governo Renzia ha approvato
per legge l'Addendum 2016 con
la conversione del decreto legge
Fiscale, in vigore dal 2 dicembre.
BANDI E CONTRATTI
Rfi prevede che opere
per il 72% del valore totale
possano andare a bando
(o a general contractor)
entro la fine del 2017
È la "cura del ferro" messa in
campo da due anni dal Ministro
delle Infrastrutture Graziano
Delrio. La spesa effettiva per investimenti di Rfi, dopo aver toccato
il minimo di 2,9 miliardi di euro
nel 2014, è risalita a 3,6 miliardi lo
scorso anno ed è prevista in ulte-
riore crescita quest'anno a 4 miliardi, per salire nei prossimi anni
(nelle previsioni Rfi) fino a 4,8/5
miliardi all'anno. I due Addendum contrattuali sbloccati in queste settimane servono proprio a
dare benzina a questa crescita.
Considerandoliinsieme(17.905
milioni di euro), il 58% delle nuove
risorse sono destinate alle "grandi
opere". Sono 10.401 milioni.
Tra queste il Terzo Valico dei
Giovi (2.230 milioni in tutto), il
tunnel del Brennero (2.140 milioni nei due Addendum), tutti già
anticipati dal Cipe. Poi, nell'aggiornamento 2015, 1.500 milioni
per la Brescia-Verona Av e 1.364
per la Verona-Padova, per la Napoli-Bari in tutto 500 milioni (345
per il primo lotto funzionale della
Frasso Telesino-Vitulano e 155
per il 1° lotto costruttivo della
Apice-Orsara). Poi ci sono 1.450
milioni per il primo lotto VeronaBrennero e 826 milioni per il primo lotto della Giampilieri-Fiu-
mefreddo (Messina-Catania).
Poi ci sono altre "nuove opere", ma dedicate a "Potenziamento e sviluppo delle linee regionali", per 2.327 milioni (il 13%
del totale). Tra queste un tratto
di velocizzazione della SalernoReggio Calabria (ferroviaria),
per 190 milioni, il raddoppio
Ponte S. Pietro-Bergamo-Montello (64 mln), un lotto del Nodo
di Novara (81 mln), il raddoppio
della Empoli-Granaiolo.
Il resto dei due programmi
(5,177 miliardi, il 29% del totale)
va a Sicurezza e ammodernamenti. Per il Piano sicurezza
1.848 milioni (antisismica, opere
anti-dissesto, piano binari, sicurezza gallerie, tecnologie per la
circolazione, eliminazione passaggi a livello, etc...).
Poi 829 milioni per Tecnologie
circolazione ed efficientamento,
1.139 mln per Upgrading delle
aree metropolitane (120 milioni
per il Nodo di Torino, 206 per Mi-
lano, 40 per Venezia, 185 per Roma, più altri diffusi.
Altri 742 andranno all'Upgrading corridoi viaggiatori (lunga
percorrenza), tra cui 63 mln per
Genova-Ventimiglia, 137 mln per
la Roma-Napoli Av e convenzionale, 65 mln per la velocizzazione
della Torino-Genova (1° fase), 50
mln per il potenziamento della
Milano-Genova (1° fase).
Infine 619 milioni per i corridoi merci, interventi di adeguamento di sagome (gallerie), peso, lunghezza dei treni (aree di
manovra), per renderli capaci di
reggere il traffico merci con
standard europei.
Secondo Rfi il 65% dell'Addendum 2015 è "cantierabile" entro
un anno (bandi di gara o affidamento ai general contractor),
quello 2016 all'80%. Questo significa che, nelle previsioni, 12,9 miliardi di euro su 17,9 andranno sul
mercato entro la fine del 2017.
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Infrastrutture/2. Via libera al piano da 155 milioni per ridurre i consumi energetici, opere assegnate con bandi di accordo quadro
Nuova luce in 708 gallerie stradali
Alessandro Lerbini
ROMA
Nuova luce all'interno di oltre
700 gallerie gestite dall'Anas.
Al via un piano da 155 milioni
con interventi che saranno assegnati tramite bandi di accordo quadro. Il Consiglio di
Amministrazione di Anas ha
approvato il progetto #greenlight che si pone l'obiettivo
di ridurre i consumi energetici per l'illuminazione nelle
gallerie della rete stradale di
competenza.
Il progetto prevede la sostituzione dei corpi illuminanti obsoleti con Led di ulti-
QUOTIDIANO EDILIZIA
E TERRITORIO
Investimenti ferroviari
per 18 mld: i documenti
Sul web i testi integrali degli
Aggiornamenti 2015 e 2016 dei
contratti Rfi: i patti tra Mit e
società, tutte le opere finanziate.
www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com
ma generazione con regolazione puntuale e monitoraggio dei consumi.
L'obiettivo del piano riguarda non solo la riduzione
dei consumi e la migliore gestione degli impianti di illuminazione, ma anche l'innalzamento dei livelli di sicurezza
IL PROGRAMMA
Il piano sarà attuato
in due step: la prima tranche
di investimenti (45 milioni)
sarà realizzata entro il 2019,
poi scatterà la fase 2
all'interno delle stesse gallerie, potenziando la visibilità e
la qualità di diffusione delle
luci artificiali.
Oltre la metà dei tunnel avrà
una nuova illuminazione: su
un numero complessivo di
1.300 gallerie in gestione, Anas
ha individuato 708 gallerie su
cui intervenire prioritariamente con il piano. Le gallerie
interessate dagli interventi di
efficientamento energetico
sono presenti su tutto il territorio nazionale, in particolare
nelle nuove macro-aree Anas:
39 in Sardegna, 49 in Sicilia, 92
nel Nordovest, 65 nel Nordest,
145 al Centro, 112 nell'area Tirrenica, 89 nell'area Adriatica,
117 in Calabria.
Il piano si articolerà in due
fasi. Una prima tranche di investimenti per circa 45 milioni di euro, con cui si realizzeranno interventi su circa 200
gallerie nel triennio 2017-19.
Una seconda tranche per 110
milioni di euro da attivare
successivamente.
L'illuminazione delle gallerie è la primaria voce di costo
della spesa energetica Anas.
Con il programma #greenlight
è stimato un risparmio che
consentirà ad Anas di rientrare
dell'investimento iniziale in
circa 7 anni, al netto dei previsti ribassi in fase di gara.
«L'Italia – ha spiegato il presidente di Anas, Gianni Vittorio Armani –per la sua particolare orografia, è il paese europeo con il più alto numero
di gallerie che ora potranno
contare anche su sistemi di illuminazione moderni ed efficienti. Il piano - ha sottolineato Armani - è un importante
investimento che dimostra
non solo una nuova attenzione e sensibilità ai temi
dell'ambiente e del risparmio
delle risorse energetiche, ma
anche un ulteriore concreto
impegno di Anas nel migliorare i livelli di sicurezza».
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MERCATI IN ITALIA
di Alessio Romeo
entre proseguono a ritmo sostenuto
gli acquisti di grano tenero da parte dei
paesi nordafricani (con l'apertura di una
nuova asta in Egitto), le Borse merci nazionali si sono stabilizzate su valori vicini ai minimi per il frumento duro, la cui ripresina autunnale si è già sgonfiata. Restano comunque bassi anche i prezzi del grano tenero, dove l'offerta supera abbondantemente la
domanda. Prosegue a ritmi elevati anche
l'exportdigranidalMarNero,checontribuisce a tenere basse le quotazioni. Ieri alla Granaria di Milano non c'è stata nessuna variazione per l'intero comparto dei frumenti,
mentre va segnalata l'ulteriore crescita dei
prezzi della soia estera geneticamente modificata, giunta a ridosso dei 430 euro a tonnellata, con un aumento secco di 9 euro nella
seduta di ieri. Invariato il mais; tra i cereali
minori aumenti diffusi in Europa per orzo e
avenachepartonoperòdalivellimoltobassi.
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INDICI CONFINDUSTRIA
Indici dei prezzi delle merci aventi mercato internaz., (34 prodotti) ponderati sul
commercio mondiale (Usd) e sul commercio italiano (º)
Euro correnti
(base 1977=100)
Ott16
Set16
Ott15
Ott16
Set16
Ott15
117,66
99,25
158,03
83,15
177,27
343,46
206,11
291,97
461,22
386,61
244,39
322,76
119,04
97,32
154,10
92,53
173,75
347,45
200,01
304,81
460,48
356,11
247,24
307,23
132,67
76,16
178,02
138,43
141,65
327,90
176,41
343,89
380,63
364,95
242,24
309,85
121,78
102,65
163,55
86,14
183,45
355,54
213,18
302,38
477,37
400,30
252,98
334,15
121,07
98,91
156,72
94,18
176,68
353,43
203,28
310,20
468,33
362,32
251,48
312,55
134,71
77,26
180,72
140,66
143,77
332,96
178,96
349,35
386,42
370,64
245,98
314,67
BORSA ELETTRICA
Prezzo unico nazionale del 21.12.2016
¤/MWh
Ore
¤/MWh
Ore
55,567940
70,150000
09.00
01.00
53,000000
70,690000
10.00
02.00
50,230000
68,508780
11.00
03.00
49,000000
65,607370
12.00
04.00
49,000000
62,445120
13.00
05.00
50,000000
62,541510
14.00
06.00
55,798090
64,706740
15.00
07.00
67,490000
64,632330
16.00
08.00
CEREALI
Olio di oliva
Listino dei prezzi all'ingrosso rilevati da apposita Commisione consultiva
nominata dalla Camera di Commercio di Milano e resi noti dall'Associazione Granaria (euro/tonn., vagone o autotreno o cisterna completi, per pronta
consegna e pagamento, escluso imballaggio e Iva per merce sana, leale e
mercantile). I prezzi si intendono per merce resa franco Milano.
13.12.16
Grani
Nazionali teneri:
frumento di f.za (A) p.s. 79/80
panificabile sup. (A) p.s. 77/78
panificabile (A) p.s. 74/76
biscottiero (A) p.s. 74/76
altri usi
Esteri teneri:
Comunit. senza caratt. int.
Comunitario biscott.
Comunitario panif.
Comunitario pan. sup.
Comunitario di forza
Altre origini
Canada W.R.S. n.2 (pr. 14%)
Northern S. n.2 (pr. 14%)(A)
Nazionali duri:
Pr. Nord-Italia fino p.s. 78/79
B. mercantile p.s. 77/78
Mercantile p.s. 76/77
Pr. Centro-Italia fino p.s.78/79
B. mercantile p.s. 77/78
Mercantile p.s. 76/77
Pr. Sud-Italia fino
Esteri duri:
Comunitari
Non Comunitari
¤/MWh
66,282480
73,901170
79,775980
75,582770
73,424390
69,904650
62,221440
60,790080
DIAMANTI
Valori Best - Average, in dollari Usa per carato. I prezzi indicati si intendono per la vendita
all'ingrosso e all'origine nei Paesi di produzione, al netto di spese, valore aggiunto e imposte.
Brillanti da 0.50 - 0.69 carati
Colore
Qualità
Valori al 23.11.2016
D (bianco extra eccezionale +)
if
5440 - 6783
E (bianco extra eccezionale)
vvs1
3520 - 4464
E (bianco extra eccezionale)
vvs2
2729 - 3376
F (bianco extra +)
vs1
2348 - 2998
G (bianco extra)
if
3380 - 4095
G (bianco extra)
vvs1
2880 - 3558
H (bianco)
vvs2
2280 - 2752
H (bianco)
vs1
2196 - 2724
I (bianco sfumato)
vs2
1594-2096
J (bianco sfumato)
if
1782 - 2466
J (bianco sfumato)
vvs1
1538 - 2008
K (bianco leggermente colorito)
vvs2
1288 - 1604
K (bianco leggermente colorito)
vs1
1298 - 1605
Valutazione riferita a pietre corredate da certificazione di validità internazionale, tagliate a
«brillante», di buone proporzioni di taglio, esenti da particolarità naturali indesiderate.
Fonte: Rapaport, New York (Internet: www.diamonds.net)
20.12.16
222-240
198-208
183-185
183-185
177-180
222-240
198-208
183-185
183-185
177-180
177-178
—
181-184
194-199
218-241
194-0
283-287
280-284
177-178
—
181-184
194-199
218-241
194-0
283-287
280-284
214-219
—
—
—
217-222
—
—
214-219
—
—
—
217-222
—
—
—
299-309
—
299-309
Tipo 00 - W 380-430 prot. ss min. 14
Tipo 00 - W 280-330 prot. ss min. 13
Tipo 00 - W 180-200
555-585
455-485
380-400
555-585
455-485
380-400
Semola con car. di legge
Semola car. sup. min. legge
semola rimacinata
semolato
Farina per panificazione
345-350
460-465
505-525
305-310
227-232
345-350
460-465
505-525
305-310
227-232
Farinaccio rinfusa
Farinaccio sacco pm
Tritello rinfusa
Tritello sacco pm
Crusca e cruschello rinfusa
Crusca e cruschello sacco pm
Cubettato nazionale
Cubettato estero
Germe (C)
156-158
—
126-127
—
118-119
—
124-125
110-0
470-600
156-158
—
128-129
—
120-121
—
124-125
112-0
470-600
Farinetta
Farinaccio
Tritello e cruschello (D)
Cubettato
192-207
140-142
117-119
124-125
192-207
140-142
119-121
124-125
Alimentare (Regg. UE)
Naz. Zootecnico (c.103) Afl. B1<5 ppb
Nazionale ibrido (c.tto 103)
Comunitario
Non comunitario
Bioenergetico
194-195
183-185
176-177
185-187
189-190
—
194-195
183-185
176-177
185-187
189-190
—
Sfarinati di grano tenero
Sfarinati di grano duro
Sottoprodotti lavorazione grano tenero
Sottoprodotti lavorazione grano duro
Granoturco
Derivati lavorazione del granoturco
Farina bramata
Farina integ. per mangime
Spezzato degerm. ibrido
Glutine (prot. 57% s.t.q.)
Farina glutinata
Farinetta
Corn gluten feed
Germe (b. 20% grassi s.t.q.)
Distillati prot. gr. 30-32%
Cereali minori e sostitutivi
Ore
17.00
18.00
19.00
20.00
21.00
22.00
23.00
24.00
Mauro Salerno
ROMA
pPerde quota, anche se non
è ancora stata del tutto accantonata, l’ipotesi di una proroga
della scadenza del 19 aprile per
varare il primo decreto correttivo al codice degli appalti.
Mentre si delinea un cronoprogramma più preciso delle
tappe che la cabina di regia insediata a Palazzo Chigi intende seguire per arrivare in tempo al traguardo.
L’obiettivo dei tecnici al lavoro nella commissione è quello di arrivare con il provvedimento pronto per il primo passaggio in Consiglio dei ministri
a inizio febbraio. Come è noto,
infatti, l’iter di approvazione
del correttivo è identico a quello seguito per il varo del nuovo
codice. Ci sono, cioè, trenta
giorni per un passaggio al Consiglio di Stato, alla Conferenza
unificata e, in contemporanea,
alle commissioni parlamentari.
In caso di parere negativo, poi,
il Governo rimanda indietro il
testo alle commissioni, dandogli altri 15 giorni. In tutto quindi
tra un passaggio e l’altro servono più o meno due mesi tra la
prima e la seconda approvazione in Consiglio dei ministri.
Il primo passo della cabina
di regia è stato quello di provare a ottenere direttamente alla
fonte informazioni sulle criticità incontrate dalle amministrazioni in questi primi mesi
di applicazione del Dlgs
50/2016. Venerdì scorso è stato inviato a decine di migliaia
di Rup al lavoro nelle stazioni
appaltanti di tutta Italia un
questionario mirato a far
emergere le difficoltà. Le risposte dovranno arrivare entro il 16 gennaio. Da qui arriverà la prima base di lavoro per la
commissione. Altri spunti ar-
riveranno dalla raccolta dei
verbali delle audizioni che in
questi ultimi mesi sono state
convocate in Parlamento proprio in vista del correttivo.
Quanto ai contenuti, la cabina di regia si sta concentrando
non solo sulle ipotesi di modifica al codice. Da questo punto di
vista vengono confermate le
indiscrezioni delle ultime settimane. Con l’attenzione molto
focalizzata sui punti di maggiore criticità rilevati in questi primi mesi di applicazione del codice: dal subappalto (tetto del
SCADENZE
Il decreto deve essere
varato entro il 19 aprile,
ma non è ancora del tutto
accantonata l'ipotesi
di una proroga
30% legato all’intero importo e
terna dei subappaltatori) all’estensione del periodo di riferimento per la qualificazione
delle imprese di costruzione.
Oltre alle correzioni di merito
ci saranno ovviamente correzioni di tipo formale e modifiche puntate a raccordare meglio le disposizioni che hanno
dato difficoltà di interpretazione. Mentre altri punti potrebbero essere trattati con circolari o comunicati congiunti con
l’Anac. Nel correttivo, oltre alle richieste avanzate dall’Anticorruzione sulle modifiche da
apportare alle norme sui commissari di gara e sul rating di
impresa, dovrebbe poi trovare
spazio anche un chiarimento
definitivo sul valore (più o meno) cogente delle linee guida
emanate dall’Authority presieduta da Raffaele Cantone.
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SULLE ALTRE PIAZZE
A MILANO
Prodotti
M
Alimentari (tot.)
Bevande
Cereali
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Vari industriali
Metalli
Combustibili (totale)
Totale (escl. combust.)
Totale generale
Decreto correttivo
sul codice appalti
verso l’ok a febbraio
Edizione domenicale su www.ilsole24ore.com/indicienumeri
A Milano cresce
ancora la soia Ogm
Dollari correnti
(base 1977=100)
Contratti. Cabina di regia al lavoro
Segale
Orso Nazionale Leggero p.s. 52/57
Nazionale Pesante p.s. 59/62
Orzo comunitario
Avena naz. p.s. 40/45
Avena estera
Triticale
Sorgo nazionale (E)
Pellets/fettucce di manioca (F)
Pisello proteico
407-412
407-412
207-208
207-208
277,50-278 277,50-278
830-850
830-850
153-158
153-158
158-162
158-162
154-156
154-156
204-215
209-220
—
—
—
151-154
165-168
170-185
164-185
215-230
165-169
177-180
—
259-271
—
151-154
165-168
0-185
164-185
215-230
165-169
177-180
—
264-281
Frumento tenero
Frumento duro
Mais
Orzo
Risone
Semi di soia
395-408
315-325
335-355
296-306
870-900
600-620
395-408
315-325
335-355
296-306
870-900
600-620
Semi di soia nazionali
Semi di soia esteri m
Integrali tostati m
390-394
416-418
421-423
390-394
425-427
430-432
Di semi di arachide
Di semi di girasole
Di germe di mais m
Di soia delecitinato m
Di semi di colza m
Di lino industriale
—
775-785
—
830-835
—
—
—
—
—
830-835
—
—
1810-1820
895-900
—
890-895
—
980-985
—
1800-1810
895-900
—
890-895
—
1000-1005
—
Agricoltura biologica
Semi oleosi
Oli vegetali grezzi
Oli vegetali raffinati alimentari
Di semi di arachide
Di semi di girasole
Di germe di mais m
Di semi di soia m
Di semi di colza m
Di palma raffin. bifrazion. 64
Di semi vari m
Extra vergine nazionale
Extra vergine comunitario
Rettificato
Di sansa rettificato
Panelli
5800-6100
3700-3950
3480-3530
1970-1990
5800-6100
3700-3950
3500-3550
1980-2000
di germe di mais (L)
di lino
250-270
370-405
255-275
370-405
di colza (U) m
di cotone (M)
di girasole integrale
di girasole decorticato
di germe di mais naz. (T)
di soia nazionale m
di soia estera m
di soia decorticata naz.le m
di soia decorticata estera m
249-252
—
167-179
217-227
165-167
372-373
372-373
382-392
378-392
249-254
—
167-179
217-227
165-167
377-378
377-378
387-397
383-397
756-758
761-763
729-731
694-696
687-689
734-736
699-701
692-694
1633-1643
1653-1663
1855-1880
1623-1633
1643-1653
1835-1860
—
205-210
156-158
98-100
166-170
182-184
—
222-247
170-225
95-107
95-107
120-150
68-75
155-159
—
205-210
156-158
98-100
166-170
182-184
—
222-247
170-225
95-107
95-107
120-150
68-75
157-161
—
—
910-915
850-855
—
1060-1065
910-915
980-990
930-935
—
414-415
—
484-485
478-480
—
—
—
930-935
850-855
—
1080-1085
910-915
980-990
930-935
—
419-420
—
489-490
483-485
—
376-378
369-370
330-365
243-253
163-173
84-85
105-106
68-70
376-378
369-370
330-365
243-253
163-173
84-85
105-106
68-70
395-435
290-335
285-335
410-435
355-380
315-335
270-290
290-310
290-310
450-500
—
275-295
270-285
255-265
320-335
395-435
290-335
285-335
410-435
355-380
315-335
270-290
290-310
290-310
450-500
—
275-295
270-285
255-265
320-335
920-970
695-745
750-800
850-900
650-680
750-780
650-680
650-680
750-780
1155-1215
—
650-680
660-700
1020-1070
920-970
695-745
750-800
850-900
650-680
750-780
650-680
650-680
750-780
1155-1215
—
650-680
660-700
1020-1070
Farine di estrazione
Grassi e farine animali
Sego uso zootecnico (2-3 FFA-MIU 1%)-FAC 7-9
Grasso uso zootecnico:
acidità 4% MIU 1%
max ac. 7% FFA-MIU 3%
max ac. 10% FFA-MIU 3%
Farina pesce:
Peruviana faq
Cilena steam dried
Danese standard
Foraggi
erba medica disidrat. extra
erba medica disidrat. 1 qlt
erba medica disidrat. 2 qlt
sfarinato erba medica integ.
melasso barbabietole canna
polpe ess.barbabietole rinf.
carrube pellettate
frantumate
erba medica disidr. balloni
fieno maggengo pressato
fieno agostano pressato
fieno di erba medica pressato
paglia pressata
Bucce di soia
Prodotti convenzionali
Semi di soia esteri
semi di soia integr. Tostati
olio grezzo germe di granoturco
olio grezzo semi di soia delecit.
olio grezzo semi di colza
olio raff. di germe granoturco
olio raff. di semi di soia
olio raff. di semi di colza
olio raff. di semi vari
farina estr. colza
farina estr. soia nazionale
farina estr. soia estera
farina estr. soia dec nazion.
farina estr. soia dec estera
bucce di soia
Sottoprodotti lavorazione del riso
Corpettone
Corpetto
Mezzagrana
Grana verde
Farinaccio
Pula di riso (max 2,5% c.)
Pula vergine (max. 1,7%)
Lolla di riso
Risoni (H)
Volano, Arborio - resa: 53/57
Roma 57/61
Baldo 55/59
Carnaroli e similari 53/58
Augusto 56/61
Loto, Nembo 54/60
Luna CL, Dardo 60/63
Sant' Andrea 52/58
Thai Bonnet e similari 59/63
Vialone nano 49/53
Padano - Argo 60/64
Lido, Crono e similari 59/64
Balilla 59/63
Sole
Selenio 60/64
Risi
Arborio-Volano
Roma
Baldo
Parboiled Baldo
Ribe/Loto e similari
Parboiled Ribe
Sant'Andrea
Thaibonnet
Parboiled Thaibonnet
Vialone nano
Padano Argo
Lido e similari
Originario e similari
Carnaroli
(A) I prezzi si riferiscono al grano con Falling Number minimo 220 (Reg. Cee
nº 689/92).- (B) Per i corrispondenti tipi 0 le quotazioni vanno ridotte di
L.1.000 al quintale.- (C) Il prezzo minimo si riferisce allo zootecnico, il
massimo a quello per alimentazione.- (D) Il prezzo minimo è riferito al
cruschello, il massimo al tritello.
(E) Il prezzo minimo si riferisce al sorgo rosso, il massimo al Bianco.- (F) Il
minimo è riferito al prodotto thailandese, il massimo al cinese o similari.(G) Il prezzo minimo è riferito al prodotto in fette, il massimo a quello in
pellets alla rinfusa.- (H) Esclusi i diritti E.N.R. di #/tonn.- (I) Partenza centro
raccolta Lombardia.
(L) Il massimo si riferisce a prodotto con prot. inferiori a 21%.- (M) Il
minimo è riferito a merce col 37/38% proteine + grassi, il max col 46/47%.(N) Il minimo si riferisce a Melasso di bietole, il max a Melasso di canna.(T) Il prezzo è riferito a prodotto con porteine inferiori al 23%.- (U) Il prezzo
minimo è riferito a provenienza India.
Bari
Rilevazione della Borsa merci di Bari del 20/12/2016. Prezzi al netto dell'Iva,
prezzi in ¤.
Frutta secca
Mandorle sgusciate massa dolce originaria f.co magazzino Bari la tonnellata
5800-5900; massa amara 5600-5700.
Oli commestibili
Olio di oliva (grezzo alla prod.) extra vergine acidità max 0,4% 5,706; acidità max 0,8% 5,10-5,30; tracciato ISO acidità max 0,4% 6,20; Biologico
6,30-6,60; Dop terra di Bari 5,80-6,05; Vergine non quot.; Lampante
2,95; Raffinato 3,40; di sansa di oliva raffinato ac. fino 0,3% 1,95; di
oliva estratto con solvente (esano) ac. 3-5% non quot.; ac. 5-10% 1,52; ac. 1015% non quot.; ac. 15-20% non quot.; ac. 20-25% non quot.; ac. 25-30% non
quot.; ac. 30-35% non quot.; ac. 35-40% non quot.; ac. 40-45% non quot.. acidi
di raffinazione (oleine): da lampante 0,55; da esanolo non quot.; da semi
0,45; sanse verigini : da impianti continui non quot.; Oli di semi alimentari
raffinati (da raffineria a grossista f.co arrivo Bari): di arachide 1,78; di soia
0,85; di girasole 0,88; di mais 1,05; di semi vari non quot..
Cereali
Grano duro naz. F.co camion partenza (Puglia-Lucania): fino p.s. 80 210215; buono mercantile p.s. 79 200-205; mercantile p.s. 77 190195; mandorlato p.s. 76 non quot.; slavato p.s. 71/72 non quot.; di
importazione nazionalizzato f.co porto Bari: comunitario non
quot.; extracomunitario non quot.. Grano tenero naz. F.co arrivo Puglia:
speciale n. 1 p.s. 80 248-253; fino p.s. 78 201-205; di importazione
nazionalizzato f.co porto Bari: comunitario non quot.; extracomunitario non
quot.. Granoturco naz. F.co camion arrivo Bari 203-205; di importazione
nazionalizzato Bari: comunitario non quot.; extracomunitario non
quot.. Orzo naz. Bari e provincia qual. Media 159-164; rinfusa di importazione
nazionalizzato Bari: comunitario non quot.; extracomunitario non
quot.. Avena naz. Bari e provincia qual. Media 133-143; di importazione
nazionalizzata Bari: comunitaria non quot.; extracomunitaria non
quot.. Farina tipo 00 telata f.co partenza Puglia: W min 300 335-340; tipo 00
305-310; tipo 0 305-310; tipo 00 arrivo Bari prod. Italia centro settentrionale
300-305. Cruscami di grano duro e tenero f.co camion partenza Puglia:; crusca
larga di tenero, cruschello sacco carta 149-154; cruscame di tenero cubettato
rinfusa 94-95; tritello di duro rinfusa 88-89; cruscame di duro cubettato
rinfusa 94-95; 123 107-113; sacco carta 144-148; di tenero in sacchi carta
156-161. Semola telata rimacinata per panif. f.co partenza Puglia cen. 82/84
380-385; telata ceneri 82/84 350-355; telata ceneri 88/90 320325; semolato non quot.. Risi prod. Nazionale f.co arrivo Bari e provincia: fino
Ribe 730-780; superfino Arborio 1010-1060; fino parboiled Ribe 800850; fino parboiled Roma 1050-1100. Lenticchie pr. Nazionale 810910; prod. estera Eston (piccole) 1170-1220; Large 12501300. Fagioli produzione nazionale non quot.; prod. estera cannellini 12401290; tondini 1100-1150; borlotti 1520-1570; piattelli 12101260. Ceci nazionali massa neri non quot.; nazionali massa bianchi 930980; provenienza Messico 2000-2050; esteri calibro 31-32 1540-1590; esteri
calibro 29-30 1400-1450. Piselli prod nazionale non quot.; prod. Estera
marrowfats 900-950. Fave nazionali e d'importazione naz. franco arrivo
Bari intere (Cottoie) 1550-1600; favino bianco 204-209; favino nero 220225; estere sgusciate 1560-1610. Lupini nazionali non quot.; produzione
estera non quot..
di legge 330-335; semola rimacinata per panificazione sacco carta 390-410; in
confezione da 1 kg. 500-550; farina di duro (f.co arrivo rinfusa) non quot..
Cruscami
Di grano tenero crusca 165-175; cruschello 165-175; farinaccio 190195; prod. della vagliatura e pulitura dei cereali (escl. riso) non quot.. Di grano
duro cruschello-tritello cubettato 118-119; in sacchi non quot.; farinaccio
rinfusa 133-135; in sacchi 160-165; farinetta zootecnica non quot.; prod.
vagliatura e pulitura dei cereali non quot..
Pasta
Franco compr. Campania, caratteristiche di legge: in confezione da kg. 5 non
quot.; in confezione da kg. 1 670-920; in confezione da kg. 0,5 700-950; scarti
della lavorazione e/o rottami di pasta non quot..
Risi
Franco camion arrivo compr. Campania: superfino Arborio 10501150; superfino Baldo 700-800; superfino Thai 620-700; superfino Ribe 650700; semifino Roma non quot.; comune 580-630; parboiled fino Ribe 720800; parboiled superfino Thai 700-800; in confezione da kg. 5, maggioraz.
euro/t 70; in confezione da kg. 1, maggioraz. euro/t 80; in confezione da kg. 1,
maggioraz. Sottovuoto 160.
Farine proteiche
Farine proteiche: di soia estera rinfusa 44% 365-375; est. rinf. 47% 375376; girasole estera proteica naz 35-38% non quot.; soia naz. rinf. Adriatica
44% non quot.; soia naz. rinf. Adriatica 47% (fr. arrivo) non quot.; Farine di
pesce Perù Cile 70% non quot.; naz. 60/65% non quot..
Leguminose
Fagioli naz. Lamon non quot.; cannellini argentini 1200-1300; bruni
olandesi 1250-1300; tondini Nord America 1100-1150. Lenticchie verdi
piccole 1200-1300; verdi regular 1030-1040; verdi giganti 1020-1030; rosse
1020-1030. Ceci crivello 29/30 1200-1300; crivello 31/32 14001500; Messicani 1800-1900. Fave estere nazionalizzate: Quinghai non
quot.; Quindongu non quot.; Jangsu non quot.; Gansu non quot.; Ningbo non
quot.; favino comunitario 225-230. Carrube Latina/Campania non
quot.; frantumate t.m.arr. non quot..
Imperia
Rilevazione della CdC di Imperia del 20/12/2016. Prezzi riferiti a vendite da
produttore a grossista, f.co Imperia, Iva e provvigioni escluse, pronta consegna
e pagamento.
Oli commestibili
(quotazione max riferita a vendita diretti a consumatori finali)
Produzione locale - Olio di oliva taggiasca: extra vergine ac. max 0,5% D.O.P.
"Riviera dei Fiori" 10-13; extravergine di oliva, ac. O,8% 9-11; Olive
taggiasche da olio D.O.P. 1,44-1,68; da olio 1,36-1,52; da salamoia 1,60-2; in
salamoia 3,50-4,30. Produzione nazionale - Olio di oliva extra vergine ac. max
0,8% 5,80-6,30; vergine ac. 2% non quot.. Olio di oliva raffinato ac. 0,5% 3,403,50; lampante ac. 3/5 3,10-3,20; ac. 5/8 3-3,10; di sansa raffinato ac. 0,5%
1,85-1,90; di sansa e di oliva 1,85-1,90; di sansa grezzo ac. base 5/10 non
quot.. Olio di semi (raffinati): arachidi 1,80-1,85; mais 1-1,10; girasole 0,900,95; soia 0,90-0,95; soia grezzo non quot.. Produzione estera - Olio di
oliva: Spagna extra vergine di oliva "Borjas" ac. 0,2/0,3% 3,80-4,10; lampante
ac. max 2% 2,75-3; Grecia: extra vergine di oliva "Kalàmata" ac. 0,2,/0,3% 44,20.
Napoli
Reggio Emilia
Rilevazione della Borsa Merci di Napoli del 20/12/2016. (Prezzi per
tonnellata, base rinfusa, esclusa Iva e arrivo).
Suini
Cereali
Frumenti teneri naz. min. 79 ps. varietà speciali non quot.; min. 78 ps fino
non quot.; min. 76 ps misto non quot.; min. 72 ps mercantile non
quot.. Frumenti teneri esteri (EXTRA C.E.E.): Northern Spring Usa 1/2 278280; canadian W.R.S.(Manitoba) n.1/2 282-283; lituano std. 11,5 prot 76/78
non quot.; lettone prot 14% Prot.- p.s. 78/80 non quot.; ucraino 11.5% prot.
min. non quot.; ucraino 15% prot. min. non quot.; estero p.s. 78 (moldavo) non
quot.; Russo/ 15,00% prot. S.s. P.S.79/80 non quot.; estero p.s. 76 Serbo 182183. Frumenti duri naz. f.co arr.: fino 79/80-13-20/25-2 230-233; b.
mercantile 77/40/13/2 220-233; mercantile 74/12/2 slavato non
quot.. Frumenti duri esteri: Cwad 2/1 non quot.; Cwad 3/4 non quot.; Spagna
79/89 13% non quot.; Graco 79/80 13% non quot.; 2/3 HAD non quot.; Turco
non quot..
Farine
Farina (F.a. panificatore) tipo 00 Granito (sacco carta/cotone) 395-445; tipo
00 con caratt. min. di legge 325-335; tipo 00 W 180/200 min. Prot. S.S. 11,5%
335-345; tipo 00 W 250/300 min. Prot. S.S. 12,5% 365-415; tipo 00 pacchi
1/5/10 kg 340-380; tipo 0 Mantinoba W 350/380 465-565; tipo 0 con caratt.
min. di legge 325-335. tipo integrale 325-335; Semole di frumento duro (f.co
past. rinf): con caratt. di legge 305-310; con caratteristiche superiori ai minimi
Rilevazione della Camera di Commercio di Reggio Emilia del 20/12/2016.
Capi d'allevamento: DOT marchiati 6 Kg. 6,65; 15 kg. 3,95; 25 kg. 2,79; 30
kg. 2,52; 40 kg. 2,16; 50 kg. 2,02; 65 kg. 1,72; 80 kg. 1,58; 100 Kg. 1,46. Capi
da macello a peso vivo: magri da macelleria 90/115 kg. 1,69. Grassi 115/130
kg. 1,54; 130/144 kg. 1,57; 144/156 kg. 1,59; 156/176 kg. 1,65; 176/180 kg.
1,65; 180/185 kg. 1,62; oltre i 185 kg. 1,56. Scrofe I qual. 0,67; II qual.
0,59. Capi da macello a peso morto: 115/125 kg. 2; 125/140 kg. 2,06; 140/145
kg. 2,06; 145/150 kg. 2,01; oltre i 150 kg. 1,92.
Bovini
Da macello a peso vivo: vacca I qualità 0,96-1,10; II qualità 0,530,81; scarto 0,36-0,44; Tori (entro i 24 mesi) 1,16-1,27; Vitelli extra (razze da
incroci da carne) 3,20-3,40; polacchi I qualità 2,90-3,10; I qualità 2,202,25; II qualità 2-2,15; Capi da macello a peso morto: vacca di I qualità 22,30. II qualità 1,20-1,85; scarto 0,90-1,10; Tori (entro i 24 mesi) 2,102,30; Manzette (scottone) e giovenche non quot.. Da allevamento e da
riproduzione: vitelli bleu belga 5,10-5,80; II categoria 3,40-4,10; da latte I
qualità bianchi e neri 1,30-1,50. II qualità 40-60 kg. non quot..
Cereali
Frumento tenero var. spec.panificabile di forza W>300 p/l 0,6 non
quot.; naz. panificabile var. spec. W250 179-181; naz. panificabile tenero fino
ps 78 175-177; b. mercantile ps 74/76 168-170; mercantile ps <74 non
quot.; Granoturco naz. ibrido comune 166-168; mais verde base 25 non
quot.; est. naz. non quot.. Orzo nazionale kg/hl 65/66 159-161; 63/64 154156; 61/62 149-151; est. pesante non quot.. Sorgo nazionale (franco
partenza) non quot.; rosato 154-156. Risone Ribe 280-290; riso Ribe 550650; risone comune 290-310; comune 570-670; risone Arborio 430-450; riso
Arborio 860-960; risone Roma Baldo 280-330; riso Roma Baldo 650750. Farina di frumento: tipo 00 475-525; tipo 0 448-488; semola di grano
duro con caratt. di legge 586-590; con car. sup. min. legge 601-610; Farina
integrale di granone sacco carta 214-216; Crusca e cruschello di grano tenero
naz. rinfusa autotr. compl. 118-119; part. fraz. 138-139; sacco carta autotr.
compl. 158-159; sacco carta part. fraz. 182-183. Cruscame di grano tenero
cubettato naz. rinfusa 122-123; cubettato di grano duro rinfusa 122123. Farinaccio rinfusa aut. compl. 155-156; rinfusa part. fraz 183-188; di
grano tenero sacco carta 178-182. Sottoprodotti del riso: corpetto 365370; mezzagrana 335-360; grana verde 220-240; farinaccio 135-137; pula
vergine 113-119.
Mangimi
Farina di estrazione di girasole (prot. 28%) non quot.; di soia tostata (partite
fraz. rinfusa motrice) 396-397; naz. rinfusa 392-393; est. rinfusa (prot. 44%)
372-373; estera rinfusa pellets non quot.; di pesce (prot. 72% s.t.q.) non
quot.; (prot. 64% s.t.q.) non quot.; Polpe di bietola secche 167-168.
Caseari
Zangolato di creme fresche per la burrificazione 2,65; siero f.co caseificio
(per 100 kg) 0,15-0,32. Parmigiano reggiano qualita' scelta 12% fra 0-1 per
lotti di partita Produzione minimo 30 mesi e oltre 11,70-11,90; Produzione
minimo 24 mesi e oltre 10,60-10,85; Produzione minimo 18 mesi e oltre 1010,25; Produzione minimo 12 mesi e oltre 9,35-9,70.
Treviso
Rilevazione della Borsa merci di Treviso del 20/12/2016. Prezzi in ¤.
Vini
Alla prod., al grado/100 lt. Rossi Merlot: IGT Marca Trevigiana gr.10/12 5,606; DOC Venezia 6,50-7; DOC Piave non quot.; DOC Montello e C. Asolani non
quot.; Cabernet IGT Marca Trevigiana gr.11/13 6-6,50; DOC Venezia
(Sauvignon/Franc) 7-7,50; DOC Piave non quot.; DOC Montello e C. Asolani non
quot.. Pinot nero IGT Marca Trevigiana gr.10,5/12 0,90-1. Raboso: IGT rosso
Marca Trev. gr.9/11 6,50-7; IGT rosato Marca Trev. gr.9,5/11 6,50-7; DOC
Venezia rosato 7,30-7,80; DOC Piave non quot.. Bianchi IGT Marca Trevig.
gr.10.5/12 4,50-5; DOC Venezia bianco non quot.. Tai (Tocai Friulano) IGT
Marca trevig. gr.10.5/12.5 5,50-6; DOC Piave non quot.. Verduzzo IGT Marca
trevig. gr.10/12 6-6,30; DOC Piave non quot.. Pinot Bianco IGT Marca trevig.
gr.9.5/12.5 7,50-8; Pinot Grigio IGT Marca trevig. gr.12/12.5 0,95-1,05; v.n.f.
(atto a Igt M.T.) non quot.; DOC Venezia non quot.. Chardonnay IGT Marca
trevig. gr. 9.5/12.5 7,20-7,80; DOC Piave 7,50-8; DOC Venezia 7,508. Incrocio Manzoni 6.0.13 IGT Marca trevig. gr. 11/12.5 0,90-1. Sauvignon
IGT Marca trevig. gr. 10/12 7-9; Glera IGT Marca trevig. gr. 9/10 non quot.; IGT
colli trevig. gr.9/10 non quot.. Prosecco Doc 1,80-2; v.n.f. (atto a Prosecco Doc)
gr. 9/10 non quot.; DOCG Conegliano-Valdobbiadene 2,40-2,60; DOCG
Superiore di Cartizze non quot.; DOCG Asolo 2,15-2,25; Pinot e Chardonnay
(atti al taglio con DOCG) 1,90-2,10. Vino Novello rosso gradi 12 0,900,95. Mosti conc. (gr. Fehling in peso x0.6x100kg) conc. Rosso non
quot.; concentrato rettif. naz. 2,90-3,10.
Vercelli
Rilevazione della Borsa merci di Vercelli del 20/12/2016 (escluse
mediazioni, Iva e per i Risoni i diritti di contratto per l'Ente Nazionale Risi),
Cereali
Prezzi intesi per pagamento a 60 gg. data contratto. per i Risi f.co riseria, su
mezzo trasporto o p.za tela merce.
Risoni Balilla, Centauro e similari 275-285; Sole CL 250-260; Selenio e
similari 320-335; Tipo Ribe 275-285; Loto e similari 322-337; Augusto 370380; S. Andrea e similari 305-315; Roma e similari 285-335; Baldo e similari
310-335; Arborio e Volano 385-435; Carnaroli e similari 385-435; Thaibonnet
e similari 295-305. Sottoprodotti del Riso corpetto 355-365; mezzagrana
335-355; risina, risetto 330-340; risetto parboiled 245-295; grana verde 220230; pula max 1 % di silice 105-120; pula 92-102; lolla 3138; Frumento panificabile non quot.; altri usi non quot.. Orzo naz. leggero p.s.
min. di 60 non quot.; naz. pesante p.s. magg. di 60 non quot.. Granoturco ibrido
<5 ppb 167-170; ibrido <20 ppb non quot.; verde base 30% umidita' <20 ppb
non quot.. Leguminose soia nazionale 370-380; Risi>TH>lavorati: Originario
(comune) 500-550; Selenio 620-680; S.Andrea 570-620; Roma 610660; Baldo 610-660; Ribe 560-590; Augusto 630-680; Arborio 9351035; Carnaroli 1000-1100; Thaibonnet 530-580. Risi Parboiled Ribe 660690; Baldo 710-760; Thaibonnet 630-680. Leguminose fagioli tipo Saluggia
2000-2200. Avena naz. non quot.. Farina frumento panif. 300 W prot. 13 600610; frumento panif. max 220 W 510-530; di granoturco integrale 220240. Crusca 170-180. Tritello 160-170. Foraggi fieno di erba medica
nazionale 150-160; fieno maggengo di prato 90-100; fieno agostano non
quot.. Paglie di frumento, segale e orzo 100-110; di riso 40-50.
BRASILE
GLOBAL REPORT
Barriere. A penalizzare le imprese italiane i pesanti
dazi applicati a numerose categorie di merci upagina 23
MERCOLEDÌ 21 DICEMBRE 2016
WWW.ILSOLE24ORE.COM
Arredo e design. Pesa l’insicurezza della classe media
ma la ripresa è prevista per il prossimo anno upagina 23
Automotive. Continua la richiesta
di componentistica italiana upagina 23
America Latina. La politica non garantisce la stabilità del passato - Anche l’attuale presidente Temer a rischio impeachment
INTERVISTA
Rio in bilico tra ripresa e stallo
La stagnazione del gigante sudamericano potrebbe protrarsi anche nel 2017
Roberto Da Rin
SAN PAOLO. Dal nostro inviato
pÈ già svaporato l’entusiasmo
per la ripartenza del Brasile; l’avvio del mandato di Michel Temer,
presidente ad interim dopo l’impeachment che ha destituito Dilma Rousseff, avrebbe dovuto istillare un po’ di fiducia tra gli operatori economici e magari eliminare
alcune incrostazioni burocratiche e partitiche, ascrivibili alla
lunga permanenza al governo del
Pt (partito dei lavoratori).
Invece niente. Corruzione e
stagnazione economica sembrano matasse difficili da dipanare.
L’economia non riparte e il ciclone “mani pulite” brasiliane non si
arresta: molti di coloro che avevano gioito delle accuse ai funzionari di partito vicini a Lula e a Rousseff , ora rischiano di finire invischiati negli stessi capi di imputazione. «Sa cosa si dice qui? - mi
chiede una anziana donna di colore alla fermata dell’autobus quando un bianco corre sta facendo jogging, quando corre un nero
sta scappando dalla polizia». Poi
una risata compiaciuta, di chi ha
spiegato un pezzo di Paese a uno
straniero. «Ora però scappano anche i bianchi, dalle indagini della
polizia e soprattutto dai giudici».
Mani pulite brasiliana
Il Pmdb (partito del movimento
democratico brasiliano), è un partito centrista, coeso solo dalla convergenza di interessi. Temer ne è
il presidente, negli ultimi dieci anni ha appoggiato Rousseff e poi
l’ha pugnalata, cavalcando un processo per impeachment che vari
costituzionalisti hanno giudicato
improprio. «Ora il rischio di patire
la stessa fine è elevato – spiega José Luiz Del Roio, storico italobrasiliano, già senatore in Italia – dato
che le accuse mosse dai vertici di
Odebrecht, (grande gruppo industriale del Paese) sono schiaccianti: si parla di tangenti destinate direttamente a Temer». Insomma,
se cadesse anche lui, si confermerebbe la maledizione del Pmdb: i
due presidenti che il partito ha dato al Brasile, José Sarney (19851990) e Itamar Franco (1993-1994)
furono nominati rispettivamente
in seguito alla morte e all’impeachment del presidente in carica.
L’operazione anticorruzione denominata “Lava Jato”, autolavaggio, è stata avviata due anni e mezzo fa e ha già consentito l’incarcerazione di molti imprenditori brasiliani oltre a vari politici di spicco.
Nessun politico è ancora andato a
giudizio; la legge brasiliana prevede che sia solo la Corte Suprema
l’organo competente a giudicare
ministri e parlamentari in carica. I
tempi si allungano e la “mani pulite” brasiliana rischia di protrarsi a
lungo, con danni gravi.
Crisi senza fine o luce in fondo
al tunnel ?
La congiuntura degli ultimi tempi
non depone a favore dell’ottimismo. Il Paese si è aggiudicato l’organizzazione della Coppa del
Mondo del 2014 e le Olimpiadi del
2016, ma non è stato in grado di trasformare il boom economico del
2010, trainato dalle materie prime,
in una crescita sostenibile. Nel
2015 il Paese è sprofondato in una
recessione con il Pil che ha perso
quasi il 4% e il 2016 sembra essere
un anno altrettanto difficile, con
I LIMITI E LE OPPORTUNITÀ
Bassa produttività e scarsa
competitività sono i talloni
d’Achille del Paese ma per le
Pmi c’è grande spazio per gli
investimenti di lungo periodo
una flessione del 3,5 per cento. Nel
2017 gli analisti prevedono una inversione di tendenza, con un Pil in
crescita dell’1%, ma c’è chi intravede note pessimistiche anche
per l’anno prossimo.
Un report dell’Ufficio studi di
Sace spiega che il Brasile ha aumentato i consumi negli ultimi
decenni ma non è stato in grado di
incrementare la produttività. Gli
investimenti in rapporto al Pil sono bassi (inferiori al 18%) e il Paese si è classificato 123° su 189 Paesi
nella classifica Doing Business
2017 della Banca Mondiale. Tra il
LA PAROLA
CHIAVE
Lava Jato
7L’operazione denominata “Lava
Jato”, autolavaggio, è
un’operazione anticorruzione
avviata due anni e mezzo fa e ha già
consentito l’incarcerazione di molti
imprenditori brasiliani oltre a vari
politici di spicco. Nessun politico è
ancora andato a giudizio; la legge
brasiliana prevede che sia solo la
Corte Suprema l’organo competente
a giudicare ministri e parlamentari
in carica. L’operazione è stata
avviata dalla polizia federale il 17
marzo 2014 per portare alla luce un
sistema di tangenti all’interno
dell’azienda petrolifera statale
Petrobras. Un giro di tangenti del
valore di 10.000 milioni di real
brasiliani. Secondo le forze
dell’ordine è la più grande
operazione anti-corruzione nella
storia del Brasile e rischia di
protrarsi a lungo.
FOTOLIA
1950 e il 2014 la produttività del lavoro brasiliana è aumentata del
197%, un risultato modesto se paragonato alla Corea del Sud o alla
Cina che hanno registrato, rispettivamente, un +1.605% e un
+2.176%. Bassa produttività e
scarsa competitività sono i talloni d’Achille del modello economico brasiliano.
Sia chiaro, ci sono anche dei
punti di forza nel modello economico di Lula e poi di Rousseff. Per
Giorgio Trebeschi, economista
della Banca d’Italia, «è impossibile negare che nei 13 anni del Pt il
Brasile abbia vissuto un profondo
mutamento sociale: l’estrema povertà è stata ridotta del 63%, il reddito medio da lavoro è aumentato
del 25%, il tasso di scolarizzazione
è cresciuto, il numero dei laureati
raddoppiato, la sanità pubblica è
migliorata, così come l’accesso al
credito e ai servizi finanziari, anche tra i meno abbienti. E la fame è
stata debellata».
La scommessa
Qui! Group: il lancio
delle card in favela
Roberto Da Rin
SAN PAOLO. Dal nostro inviato
pIl Brasile vive una crisi
Le pmi in Brasile
Le imprese che intendono operare nel Paese non devono sottovalutare alcune debolezze strutturali: una carenza di manodopera
qualificata, un basso livello di produttività, un inadeguato livello di
istruzione, eccessive politiche
protezionistiche, l’incertezza giuridica in materia economica.
Eppure nel triennio 2017-2019 le
previsioni Sace lasciano intravedere opportunità interessanti,
con un tasso di crescita medio annuo dell’export italiano vicino al 3
per cento. A fare da traino c’è il settore della meccanica strumentale
(impiegata nel settore alimentare,
tessile, abbigliamento, packaging,
lavorazione di metalli, vetro e plastica), dei mezzi di trasporto, del
tessile e abbigliamento e dei prodotti chimico-farmaceutici. Un
altro settore che dà prospettive interessanti è quello fotovoltaico. Ci
crede il management di Convert,
società operativa nella fornitura
di componenti per la movimentazione dei pannelli. Giuseppe Moro è il fondatore della società che
nel 2016 ha fatturato 42 milioni di
euro (di cui l’80% all’estero). Convert do Brasil è stata costituita nel
gennaio 2016; solo nello Stato di
Bahia sono in fase di avvio due
parchi fotovoltaici con potenza
oltre 100 e oltre 200 MW. Solo il
primo impianto, quello da 100
MW, prevede una commessa di
24milioni di dollari.
Spazio ce n’è quindi, per una base produttiva (quella brasiliana)
diventata vecchia, nella quale si
possono inserire le pmi italiane
più dinamiche: infilarsi in quel
varco stretto tra le grandi opportunità del Paese e le inefficienze
del sistema industriale interno.
Gregorio Fogliani
San Paolo. La capitale economica del Brasile
Criticità e prospettive
L’ECONOMIA
LA POLITICA
LE PREVISIONI
Il Brasile ha aumentato i
consumi negli ultimi decenni
ma non è stato in grado di
incrementare la produttività.
Gli investimenti in rapporto
al Pil sono bassi (inferiori al
18%) e il Paese si è
classificato 123° su 189 Paesi
nella classifica Doing
Business 2017 della Banca
Mondiale.Tra il 1950 e il
2014 la produttività del
lavoro brasiliana è
aumentata del 197%, un
risultato modesto se
paragonato alla Corea del
Sud o alla Cina che hanno
registrato, rispettivamente,
un +1.605% e un +2.176%
Il Pmdb (partito del movimento
democratico brasiliano), è un
partito centrista, coeso solo dalla
convergenza di interessi. Temer
ne è il presidente, negli ultimi
dieci anni ha appoggiato
Rousseff e poi l’ha abbandonata,
cavalcando un processo per
impeachment che molti hanno
giudicato improprio. Se cadesse
anche Temer, si confermerebbe
la maledizione del Pmdb: i due
presidenti che il partito ha dato al
Brasile, José Sarney (1985-1990)
e Itamar Franco (1993-1994)
furono nominati rispettivamente
in seguito alla morte e
all’impeachment del presidente
in carica
Nel triennio 2017-2019 le
previsioni Sace lasciano
intravedere opportunità
interessanti, con un tasso di
crescita medio annuo
dell’export italiano vicino al 3
per cento. A fare da traino c’è il
settore della meccanica
strumentale (impiegata nel
settore alimentare, tessile,
abbigliamento, packaging,
lavorazione di metalli, vetro e
plastica), dei mezzi di
trasporto, del tessile e
abbigliamento e dei prodotti
chimico-farmaceutici. Un altro
settore che dà prospettive
interessanti è quello del
fotovoltaico
© RIPRODUZIONE RISERVATA
politica ed economica di notevole intensità. C’è chi posticipa i progetti di investimento e chi li annulla. Ma anche
chi li ha avviati e non torna indietro. Gregorio Fogliani, 58
anni, genovese, è presidente
di Qui! Group, società italiana leader in Italia nel settore
dei titoli di servizio, dei sistemi di pagamento e dei programmi di fidelizzazione a
beneficio del dipendente.
«Abbiamo vinto lo scudetto e
ora vogliamo giocare in
Champion», dichiara Fogliani al Sole-24Ore.
Non vi preoccupa la crisi
del Brasile ?
Ne seguiamo gli sviluppi,
ovvio. Ci sono spazi, eccome,
anche con la crisi. Questo è un
Paese geograficamente immenso, con 200 milioni di abitanti, molti giovani. Operiamo nel settore delle carte per
il welfare aziendale e sociale,
abbiamo saputo superare indenni il ciclo economico più
difficile dal Dopoguerra. E
abbiamo deciso di sbarcare in
Brasile, con un investimento
di 20milioni di euro, effettuato nel 2015. Una scommessa,
certo. Ma abbiamo ottime ragioni per guardare con ottimismo. Ci aspettiamo i primi
frutti già nel 2017.
Come pensate di vincere la scommessa? Il vostro sbarco in Brasile che
tipo di filosofia aziendale
abbraccia?
La stessa che in Italia. Ci
muoviamo con una piattaforma adattabile da Paese a Paese Ci rivolgiamo, per esempio, ai milioni di brasiliani
non bancarizzati, senza conto corrente. La strada da seguire in Brasile è quella già
tracciata da Olivetti e Pirelli,
con un occhio alla tecnologia.
Il futuro è quello del secondo
Welfare, la tecnologia può
semplificare la vita delle persone. La nostra piattaforma è
quella di ampliare il mercato
dei voucher elettronici. Nel
2015 abbiamo firmato un protocollo di intesa con Anci, Associazione nazionale dei comuni italiani per innovare e
digitalizzare il welfare pubblico degli enti locali.
I vostri numeri in Italia?
Abbiamo 20 milioni di
utenti, 180mila esercizi convenzionati e abbiamo chiuso
il 2015 con 650 milioni di fatturato. Siamo partiti 25 anni
fa con i “buoni pasto”, l’intuizione è stata quella di preve-
Presidente. A capo di Qui! Group
«L’idea è offrire
un secondo welfare
con il ritorno detassato
dei buoni pasto»
dere spazi di crescita ulteriori. L’innovazione e la tecnologia sono stati i fattori su cui
abbiamo puntato per aprire
una vera e propria «autostrada dei servizi». In altre parole una piattaforma su cui inserire qualsiasi tipo di buono. Il Brasile è senz’altro un
Paese di opportunità, ma anche di rischi. Ci sono ancora
decine di milioni di poveri,
evidentemente difficili da
intercettare con delle card.
Chi usufruisce dei nostri servizi può trarre grandi vantaggi da una card. Le dirò di
più: riteniamo di avere spazi
di crescita interessanti proprio tra i non-ricchi.Persino
nelle favelas, dove comunque c’è capacità di spesa e dinamismo. Le aree su cui puntiamo sono comunque tre:
San Paolo, Rio de Janeiro,
nord e sud del Brasile.
Il cash back, uno dei vostri cavalli di battaglia, come funziona?
Un utente paga 100 e ti ritorna il 10 o il 15% detassato.
Se un utente usasse solo la
carta per il pranzo di mezzogiorno, avrebbe un “salario” a
fine anno. La piattaforma My
Welfare, mirata alla gestione
dei flexible benefit, garantisce l’abbattimento dei costi
per l’azienda che la sottoscrive e la massima libertà ai dipendenti che la utilizzano. Liberi di scegliere tra varie opzioni: rimborso dei libri di
scuola dei figli, assistenza sanitaria integrativa, asili o baby sitter on demand.
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Occasioni perse. I Giochi hanno portato più trasporto pubblico e urbanizzazione ma le emergenze sociali e economiche restano
Il miracolo mancato delle Olimpiadi
Maria Luisa Colledani
pDopo il banchetto olimpi-
co, a base di medaglie, samba,
alegria e record, e turisti (in
numero inferiore alle attese,
per la verità), il Brasile è alle
prese con fastidiose emicranie, se non proprio con un'indigestione.
Il Paese, che ha ospitato primo in Sud America - i Giochi 2016, vive a temperature
polari. Eppure è già estate
nell'emisfero australe. I fondamentali, come negli ultimi
anni, sono un rosario di segni
meno, anche se in lieve miglioramento. Il Pil del 2016 dovrebbe segnare un -3,4 (meglio del -3,7% previsto a metà
anno), la produzione indu-
striale è sempre sott'acqua
(-7,3%, ma a marzo andava
peggio -11,3%), la disoccupazione è all'11,8%.
Insomma, l'Olimpiade non
ha fatto cambiare passo al Paese, il ritmo rimane lento, ma
neppure ci si aspettava un miracolo dai cinque cerchi. È già
stato un miracolo che Rio de
Janeiro e il Brasile abbiano saputo garantire 16 giorni di
SEGNI MENO
Il Pil 2016 segnerà un -3,4%,
la produzione industriale
resta sott’acqua (-7,3%),
mentre la disoccupazione
è all’11,8%
competizioni regolari, senza
eventi traumatici, senza proteste nelle piazze, senza morti
ammazzati nelle strade (come invece è successo poi: negli ultimi mesi sono stati uccisi tre italiani).
La sintesi è del Cio, il Comitato olimpico internazionale:
«Sono stati i più perfetti dei
Giochi imperfetti» e pensare
che, ad inizio agosto, proprio
il Cio, di fronte al fallimento
dello Stato federale di Rio, al
villaggio olimpico da completare, aveva dovuto aprire i
cordoni della borsa per dare
una parvenza di normalità.
Poi, dopo la cerimonia del 5
agosto, il Brasile ha risposto:
né Zika, né l'inquinamento
della baia di Guanabara, né la
violenza hanno rovinato la festa. In cattedra è salito lo sport
con i suoi eroi, Michael Phelps, Simone Biles, Usain Bolt
con un Triplete da leggenda, e
nessuno ha più pensato ai miliardi spesi (la cifra esatta non
si saprà mai) per organizzare
il banchetto olimpico.
Quello sarà un confronto –
doloroso, temiamo – con il
quale il Brasile avrà a che fare
a lungo, considerata la situazione congiunturale e visti i
precedenti poco illustri di Paesi che hanno pagato per decenni l’organizzazione di
un’Olimpiade (su tutti il Canada dopo Montreal 1976).
Per ora i brasiliani si godono il
meglio dei Giochi: a Losanna,
sede del Cio, si pronuncia legacy (lascito), l'imperativo
categorico delle future Olimpiadi per renderle sostenibili.
A Rio sono nuove linee di trasporto pubblico (prima del
2016 solo il 18% dei carioca
aveva un bus o una metro vicino a casa, ora il 63%), riurbanizzazione di aree del centro
in stato di abbandono da anni
(la zona portuale, in particolare), nuove strutture sportive
smontate a Rio e ricollocate ai
quattro angoli del Paese. «In
città – dice Fabio Palma, direttore dello Ied che ha sede a Rio
– si respira un’aria nuova, pur
fra le tante emergenze sociali
che conosciamo. La Linha
AFP
Vermelha della metro, il tram
che va dall’aeroporto cittadino fino alla stazione dei bus
hanno alleggerito il traffico in
centro. Questa nuova rete favorisce fermento, l’avvio di
start up creative, innovative;
porta giovani in città e il porto
è di nuovo vitale».
L’operazione Lava Jato, la
tangentopoli in salsa brasiliana, continua; la corruzione è
un male endemico; lo Stato federale è al collasso; i cittadini
hanno bocciato il sindaco
Eduardo Paes, vero faro dei
Giochi, e hanno eletto Marcelo Crivella, leader conservatore e vescovo evangelico, ma
la vita continua: «L’economia
creativa – conclude Palma –
salverà Rio e i Giochi hanno
ridato fiducia al Paese». Che
forse è ancora più preziosa di
milioni di real.a
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I Giochi Olimpici 2016 di Rio de Janeiro. La cerimonia di apertura
Brasile 23
Il Sole 24 Ore
Mercoledì 21 dicembre 2016 - N. 349
Occasioni di business. Opportunità nel tessile e meccanica strumentale
Continua il muro dei dazi
ma il potenziale resta
Cresce la domanda per imballaggi e macchine agricole
Laura Cavestri
pAl traino dei due principali
eventi sportivi – la Coppa del
Mondo del 2014 e le Olimpiadi
del 2016 – la prospettiva, per le
imprese, sembrava legata a una
crescita dei prezzi delle materie
prime cui si legavano sia una
lunga lista di progetti di investimento in infrastrutture, sia un
aumento della domanda di consumi interna. Ma se, ancora nel
2013 il Pil era salito del 3% rispetto all’anno prima, portando
l’export italiano alla cifra record di 5 miliardi di euro, nel
2015 è bruscamente crollato al
-3,8 per cento (quest’anno è ancora negativo, -3,3%, ma è previsto in crescita l’anno prossimo).
Di pari passo ha fatto l’export
italiano: che nel 2014 ha perso
terreno (-7,6%, pari a 4,6 miliardi) e l’anno scorso ha fatto-17,5%
sull’anno precedente (ovvero
3,8 miliardi).
Troppo poco per un Paese
che ha 200 milioni di abitanti,
una classe media dai gusti
emancipati e chiare origini italiane, ma – da sempre – un enorme “muro difensivo” alla frontiera: dazi tra i più alti alle importazioni di prodotti finiti. Un
arrocco protezionistico a tutela
dell’industria nazionale che
non sembra aver portato particolari anticorpi alla manifattura
locale. Dazi. Ma non solo Si tratta di una realtà stratificata. Che
parte da dazi alle importazioni
quasi sempre a due cifre, cui, in
base alle tipologie di prodotto,
spesso si sommano barriere
non tariffarie (come requisiti
tecnici, sanitari, ambientali, restrizioni quantitative, quote,
prezzi minimi). Sul fronte dazi,
negli anni, le cose non sono sostanzialmente cambiate. Si va
da un’imposizione media tra il 4
e il 10% per i prodotti in pelle al
35% sull’abbigliamento. Dal
45% sui costumi da bagno al 3540% delle macchine utensili
standard (che se però sono riconosciute ad alto valore aggiunto
possono rientrare in un dazio
minore attorno al 12-14 per cento). Particolarmente penalizzato, per altro, il legno-arredo, su
cui gravano dazi che possono
arrivare all’80% del valore della
merce. Ma non basta. Oltre alle
imposte federali, i singoli Stati
decidono quelle sul valore aggiunto, che possono variare dal
4 al 25% e, oltre a generare una
“guerra fiscale” tra gli Stati per
attrarre investimenti, hanno effetti sui prezzi finali e quindi
sulla domanda interna. Ciliegina sulla torta, da 3 anni, è in vigore anche un prelievo del 4% sulle operazioni economiche e la
circolazione dei prodotti tra gli
Stati brasiliani.
cia, secondo per la soia e derivati, quarto per la carne suina.
«C’è quindi – ha proseguito
Terzulli – domanda potenziale
per i nostri macchinari agricoli,
alimentari e imballaggi, macchine per la lavorazione dei metalli, vetro, plastica, pietre naturali, macchine per fonderie,
macchine per calzature e concerie. L’industria locale ha bisogno di trasferimenti di knowhow e di continui aggiornamen-
LE PROSPETTIVE
Il Brasile è il quinto maggior
produttore tessile mondiale e
il secondo maggior produttore
e il terzo maggior consumatore
di denim al mondo
LO SCENARIO
Made in Italy e prospettive
Al netto di ciò, secondo Sace, c’è
però luce in fondo al tunnel. Il
Brasile è il quinto maggior produttore tessile mondiale dopo
Cina, India, Stati Uniti e Pakistan; è il secondo maggior produttore e il terzo maggior consumatore di denim al mondo ed
è il quarto maggior produttore
di abbigliamento mondiale dopo Cina, India e Turchia. «Vi sono dunque – ha sottolineato
Alessandro Terzulli, chief economist di Sace – opportunità nel
settore del tessile e abbigliamento e nella meccanica strumentale. Il Brasile è inoltre un
Paese ricco di materie prime». È
il primo produttore mondiale di
caffè e di cellulosa, secondo per
etanolo, ferro e bauxite, terzo
per la frutta, quinto per i cereali.
È anche il primo esportatore
mondiale di carne bovina e pollame, zucchero e succo d’aran-
Meccanica. Ma le esportazioni sono ai livelli del 2006
Gli indici Sace
 Export Opportunity Index è
l'indicatore elaborato da Sace
che misura le potenzialità del
Brasile in relazione all’export
italiano. 54/100 Investment
Opportunity lndex è il nuovo
indicatore, sempre di Sace, che
serve ad aiutare le imprese
italiane ad orientare le strategie
d’investimento in Brasile. Si
intendono, così, i Paesi che
possono rivelarsi ottimi contesti
di sviluppo o piattaforme ideali
per le nostre aziende
Gli investimenti
 Il flusso d’investimenti diretti
netti dall’Italia verso il Brasile nel
2015 è stato di circa 964 milioni
di euro, concentrato per oltre il
30% nei servizi e nelle
telecomunicazioni e per un altro
30% nel settore dei mezzi di
trasporto
ti delle tecnologie già esistenti,
per poter aumentare la sua produttività, oltre a pezzi di ricambio o servizi post-vendita».
La presenza italiana nel Paese
registra oltre 900 filiali e stabilimenti produttivi operanti, ha
generato occupazione per oltre
140 mila addetti e un fatturato di
circa 30 miliardi. Tra le grandi
società si annoverano, tra le altre, nel settore dei trasporti, il
gruppo Finmeccanica, Alitalia,
Azimut Benetti, Iveco, Fca; nell’alimentare e bevande Barilla,
Campari, Ferrero, Lavazza; nel
settore delle costruzioni, Ghella, Salini Impregilo. Nel settore
energetico Enel ed Eni. Nell’occhialeria, Luxottica e Safilo.
Perchè sul fronte degli investimenti diretti esteri (Ide), il Brasile, pur tra la tempesta di questi
anni, rimane ancora oggi il primo beneficiario in America Latina e la quinta destinazione al
mondo. Dopo il boom del 20092011, i flussi verso il Brasile sono
andati rallentando nel tempo fino a raggiungere i 65 miliardi di
dollari nel 2015 (nel 2011 erano
96 miliardi). I settori più attrattivi, le attività finanziarie e assicurative, l’estrattivo, le telecomunicazioni e l’automotive. Il
flusso d’investimenti diretti
netti dall’Italia verso il Brasile
nel 2015 è stato di circa 964 milioni di euro, concentrato per oltre il 30% nei servizi e nelle telecomunicazioni e per un altro
30% nel settore dei mezzi di trasporto. «Se da una parte c’è una
buona presenza delle nostre imprese – ha concluso Terzulli –
dall’altra, per chi vuole affacciarsi per la prima volta nel Paese, le opportunità sono ancora
tante. Bisogna però saperle cogliere e soprattutto proteggersi
da eventuali rischi».
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Agroalimentare. Piattaforme per lanciare i prodotti
Scambi commerciali
INTERSCAMBIO COMMERCIALE CON L’ITALIA
Valori in milioni di euro
2009
COSA IMPORTIAMO DAL BRASILE
Valori in milioni di euro
2.416
2.693
IMPORT
EXPORT
SALDO
TASSO DI CRESCIDA DEL PIL
Prezzi costanti. Var. %
Ortofrutta
480
278
3,9
4
Carta/Cartone
2010
3.314
3.877
IMPORT
EXPORT
SALDO
563
397
Minerali/Metalli
233
2011
IMPORT
EXPORT
SALDO
4.148
4.782
IMPORT
EXPORT
SALDO
3.402
4.994
Cuoio/Pelletteria
187
634
Carne
2012
2013
1,1
2
0
-2
-4
154
11
12
13
14
3.209
5.075
IMPORT
EXPORT
SALDO
1.865
COSA ESPORTIAMO IN BRASILE
TASSO DI DISOCCUPAZIONE
Valori in milioni di euro
Valori in percentuale
Macchine da impiego generale
15,0
12,5
331
2014
2015
Gen/Ago
2016
15 16* 17**
1.592
3.101
4.691
IMPORT
EXPORT
SALDO
1.591
3.202
3.869
IMPORT
EXPORT
SALDO
12,5
Macchine di impiego speciale
228
2.166
2.067
5,9
Prodotti chimici e farmaceutici
667
IMPORT
EXPORT
SALDO
10,0
225
Autoveicoli
5,0
218
-99
7,5
(*) Stime; (**) Previsioni
11
12
13
14
15 16* 17**
Fonte: Osservatorio Economico Mise
Design. Si paga l’incertezza della classe media
Automotive. Nel Paese il 3% dell’export del comparto
Know-how italiano Nel food avanzano Arredo, ripresa
Componentistica,
nel settore ceramica le partnership locali prevista per il 2018 la richiesta è alta
Luca Orlando
pLa “saudade” questa volta è
tutta nostra, o meglio delle nostre imprese. Un nostalgico
rimpianto comprensibile per il
Brasile che fu, non troppi anni
fa peraltro, dove la meccanica
tricolore incontrava un crescente successo.
Lo stop dell’economia di Brasilia e la pesante svalutazione
del real, rientrata solo in parte,
hanno abbattuto il potere d’acquisto locale, con effetti evidenti anche per il comparto
meccanico. In alcuni settori, in
particolare nei macchinari, dove le commesse hanno anche
valenza pluriennale, gli effetti
più duri si evidenziano soprattutto ora, come testimoniato
699
milioni
Primi nove mesi del 2016
Export meccanico giù del 36%
con cali diffusi a più comparti
dalle statistiche Istat. La voce
macchinari e attrezzature, che
spazia dai robot al valvolame,
dai tubi ai macchinari, dai rubinetti alle presse, si conferma
prima area di esportazione del
nostro paese, con una quota
nell’ordine del 35%, ma i valori
assoluti sono oggi drasticamente ridimensionati. Per la
meccanica tricolore nei primi
nove mesi del 2016 le vendite oltreconfine dirette verso il Brasile si sono ridotte del 36% a
quota 699 milioni di euro. Proiettando il trend a fine anno, in
assenza di cambiamenti, la stima è di un mercato inferiore ai
900 milioni di euro, esattamente la metà rispetto a quanto realizzato appena nel 2014. Il che riporterebbe in valori correnti le
lancette dell’export al lontano
2006 (839 milioni di vendite
della meccanica) mentre tenendo conto dell’inflazione si
dovrebbe tornare ancora più
indietro. La crisi è pesante e dif-
fusa, con drastici cali di commesse che coinvolgono ogni
settore. Nelle macchine da dosatura e confezionamento il
mercato dei primi nove mesi si
riduce del 40%, per le macchine
utensili del 55%, per gli apparati
da sollevamento e movimentazione del 57%. Anche se il Brasile, gravato da pesanti dazi e
ostacoli rilevanti all’export,
non è mai stato l’Eldorado per la
nostra meccanica, ancora pochi anni fa, nel 2013, il paese rappresentava per i nostri costruttori il 2,8% delle vendite totali,
esattamente allo stesso livello
della Polonia. Oggi la quota del
Brasile sull’export meccanico è
precipitata all’1,26% mentre la
Polonia, nel frattempo (e per
fortuna) ha incrementato gli
acquisti di oltre il 15% e vale due
volte e mezza Brasilia.
Difficoltà evidenti anche
per le imprese nazionali presenti in Brasile con siti produttivi, come capita al gruppo
Rossini, 60 milioni di ricavi, attivo negli equipaggiamenti per
macchine grafiche.
«Per la domanda interna spiega il presidente Felice
Rossini - è stato un anno difficilissimo. Di fatto abbiamo lavorato sulla ricambistica, perché il mercato delle macchine
grafiche è completamente fermo. Noi ce la siamo cavata anche grazie all’export, con
qualche ordine in arrivo da paesi vicini come Argentina, Cile o Colombia».
Il fondo, tuttavia, potrebbe
essere vicino e per alcune imprese le commesse stanno ripartendo, ad esempio nei
macchinari per ceramica.
«Abbiamo nuove commesse
in arrivo - spiega l’ad di Siti
B&T Fabio Tarozzi e in generale mi pare che nel paese il
peggio sia alle spalle. Alcuni
investitori stranieri hanno rilevato aziende, che ristrutturano inserendo nuove tecnologie. Noi stessi stiamo rilanciando in Brasile con una nuova sede, anche produttiva».
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Emanuele Scarci
pSi sgonfia il miraggio del Brasile. Il nuovo grande mercato
per l’agroalimentare italiano
non ha retto ai colpi della crisi,
ma rimane un Paese con oltre
200 milioni di consumatori. Secondo i dati elaborati dall’ufficio
studi di Federalimentare, nei
primi nove mesi del 2016
l’export tricolore è scivolato del
12,5% a 110 milioni mentre l’import dal Brasile ha tenuto, consolidandosi a 768 milioni, appena il 3% in meno. Il saldo commerciale è rimasto in profondo
rosso per la bilancia agroalimentare italiana: 665 milioni.
L’import tricolore è molto
focalizzato sulle materie prime, e in particolare sul caffè che
-12,5%
Scivolone
Il calo dell’export verso il Brasile
nei primi nove mesi del 2016
rappresenta metà del valore
complessivo: 330 milioni (-16%,
nonostante le scorte di caffè siano ai minimi dal 2011). Ma anche i semi oleosi e le carni fanno
la parte del leone con, rispettivamente, 176 milioni (+62%) e
123 milioni (-9,5%). L’export italiano è invece inciampato sul
vino (-15% a 18 milioni), la pasta
(-9% a 16 milioni) e il dolciario
(-49% a 10 milioni).
Federalimentare lega la recessione brasiliana anche alla profonda depressione dei prezzi
delle materie prime, fondamentali per molti Paesi in via di sviluppo. In effetti l’export verso
Brasilia è sempre stato modesto,
ma, con il boom dei Paesi Bric, diverse imprese si erano convinte
a puntarci, cercando un partner
per la distribuzione, o addiritturaainvestiredirettamentesuimprese locali. Come, per esempio,
avevano progettato Barilla e
Granarolo. Il gigante della pasta
e del dolciario continua il lavoro
di penetrazione con l’export e
mediante partnership locali
mentre Granarolo, la scorsa primavera, ha acquisito la società
brasiliana Yema distribuidora
de alimentos, specializzata nella
produzione e distribuzione di
caseari, con due stabilimenti e 12
milioni di ricavi. A 9 mesi dall’investimento qual è il giudizio di
Granarolo? «Sapevamo delle
difficoltà del Brasile - risponde il
presidente Gianpiero Calzolari ed è per questo che ci siamo insediati nell’area di San Paolo, a forte concentrazione urbana, dove
abbiamo trovato un partner
estremamente pro-attivo. Nonostante tutto però siamo ottimisti e contiamo di arrivare a 21
milioni di ricavi entro il 2019.
Senza escludere altre acquisizioni in Brasile».
L’export di caseari italiani è quasi inesistente (5 milioni nel 2015)
mainBrasileoperailgruppoParmalat (controllata da Lactalis)
con 17 stabilimenti e 1.300 addetti; nel 2016 ha acquisito altre società consolidando le quote di
mercato in un Paese dove, nei
primi 9 mesi dell’anno, continua
ad essere in recessione, ma si cominciano a vedere segnali positivi che ha spinto alla ripresa della valuta locale, dopo il forte deprezzamento del 2015.
La produzione di latte si è ridotta, -3% nel 2016, che segue il
-2,9% del 2015: il forte deprezzamento della valuta locale ha fatto
scattare i prezzi dei mangimi che
hanno costretto gli allevatori a
ridurre la dimensione degli allevamenti, con riduzione di produzione e aumento del costo del
latte. «Sì, è vero, in questa fase sottolinea Calzolari - ci sono difficoltà sul reperimento della materia prima latte e i prezzi sono in
crescita. Questo però non impedisce di realizzare il nostro modello di business: produrre in
Brasile prodotti locali, realizzando una piattaforma per il Sudamerica per i nostri prodotti tipici. Rivolti a una comunità di 25
milioni di consumatori di origine italiana».
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Giovanna Mancini
pFino a un paio di anni il Brasile era una meta irrinunciablie
per i marchi del design made in
Italy, perlomeno di quelli posizionati sull’alto di gamma. Difficile certo – perché dazi sulle importazioni fino all’80% vogliono
dire “confinare” i prodotti del legno-arredo made in Italy alla fascia del lusso – ma irrinunciabile.
Affinità di gusti, presenza di architetti e designer in stretto contatto con le imprese italiane, una
classe media e colta in rapida
crescita: tutto questo ha spinto le
aziende di arredamento a investire in questo Paese. Alcune di
esse, dopo aver aperto negozi e
showroom nelle vie principali di
San Paolo, Rio de Janeiro, Santos
80%
Il freno dei dazi
I dazi sull’import di arredo dalla
Ue arrivano fino all’80%
o Salvador de Bahia, cominciavanoanchearagionaresullapossibilità di aprire stabilimenti in
loco, per aggirare il problema
delle tariffe doganali in entrata.
Oggilasituazioneècambiatae
tra gli imprenditori italiani prevale la cautela: la crisi politica ed
economica del Paese ha impoverito la classe media e creato
un’incertezza generale che colpisce anche i consumi di design
made in Italy. Secondo il centro
studi di FederlegnoArredo, in
due anni le vendite di mobili italiani in Brasile si sono quasi dimezzate, invertendo il trend di
crescita che aveva invece caratterizzato le esportazioni dal
2009 al 2014. Dai 17,6 milioni di
euro di sette anni fa, nel 2014
l’export ha raggiunto i 48 milioni.
Un record rapidamente perduto: il 2015 ha chiuso con esportazioni per 38,4 milioni, in ulteriore
discesa quest’anno, con vendite
per 22,06% tra gennaio e settembre (-25,5% rispetto allo stesso
periodo dell’anno scorso).
È chiaro che il problema non
sono (solo) i dazi, già esistenti
negli anni in cui le vendite correvano, quanto la crisi economica.
Anche se, spiega l’economista
Enrico Cietta di Diomedea, società di consulenza per le aziende italiane in Brasile, «la crisi del
mercato brasiliano è istituzionale e politica, prima che economica». Una crisi che ha colpito soprattutto la classe media e non a
caso il Governo ha varato di recente alcune misure per sostenere questa parte della popolazione, soprattutto nell’accesso al
credito per la casa. Gli effetti di
ciò sulle importazioni in Brasile
di arredamento italiano non saranno tuttavia immediati, prevede Cietta: «la classe di reddito
più alta non è stata frenata dalla
crisi economica, quanto dall’incertezza. Per questo, anche se
una ripresa è prevista nel 20172018, la riattivazione completa
dei consumi dell’arredamento
italiano in Brasile potrebbe avvenire con un certo ritardo e solo
alla fine del 2018».
Il Brasile resta però un mercato su cui non si può non essere
presenti, anche se per il momento può essere più strategico
mantenere le posizioni che investire per rafforzare la propria
presenza. Ne è convinto Giulio
Cappellini, designer e imprenditore che con l’azienda di famiglia
(parte del Poltrona Frau Group),
da anni frequenta questo Paese:
«I dazi elevati e la crisi sono sicuramente un problema che ha frenato il mercato in questi ultimi
due anni – ammette –. Ma il Brasile è talmente grande e popoloso che le persone in grado di acquistare design made in Italy ci
sono». Una strategia – osserva –
potrebbe essere avviare in loco
piccole produzioni: «Noi ci stiamo pensando, con una selezione
di prodotti che qui potrebbero
avere maggiore mercato – spiega –. Ma si tratta di un processo
lungo perché è essenziale trovare produttori e partner di elevata
capacità e qualità.
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Filomena Greco
pIrischidiunpaesechestaregi-
strando cali importanti nella produzione e nel mercato automotive. Le opportunità di una realtà
che assorbe il 75% dell’export di
componentistica made in Italy diretta al Sudamerica. Se l’interscambio di veicoli e automobili
con il Brasile è irrisorio, i componentistiitalianihannoesportatoin
Brasile prodotti per un valore
complessivo pari a 570 milioni di
euro, il 3% delle esportazioni del
comparto, circa i tre quarti dell’export verso l’intero Sud America, con una bilancia commerciale
in positivo per oltre 470 milioni.
«Quellobrasilianoèunodeipiù
consistenti mercati al mondo per
il comparto automotive e rappre-
570
milioni
Il valore dell’export
Della componentistica
automotive italiana in Brasile
senta una scelta strategica – sottolinea Giuseppe Barile, presidente
del Gruppo Componenti Anfia,
associazione nazionale delle imprese della filiera Automotive –
per le aziende del settore che intendano internazionalizzare investendo direttamente nel paese.
Nonostante stia attraversando un
periodo di crisi, la presenza sul
mercato brasiliano di quasi tutti i
costruttori e, contemporaneamente, l’applicazione di elevate
barriere commerciali all’import,
rendonolalocalizzazioneproduttiva un elemento strategico per
guadagnarequotedimercato».La
presenza di Fiat Chrysler in Brasile, con due stabilimenti operativi,
rappresenta un elemento chiave
per i principali gruppi della componentistica italiana, da Brembo a
Fiamm,manelpaesesonopresentiancherealtàpiùdinicchia,come
FocacciaGroup,aziendadiCervia
attiva nell’allestimento di veicoli
speciali e nella produzione di
componentisticaperleautodesti-
nate a forze dell’ordine e al trasportodeidisabili,con21milionidi
fatturato e 150 addetti 30 dei quali
inSudamerica.«DopolaSvizzera,
il Brasile ha rappresentato la nostra seconda sede produttiva all’estero, grazie ad una joint-ventureconunoperatorelocale»spiega
il responsabile dell’azienda Riccardo Focaccia. La situazione nel
paese è complicata, afferma, «ma
il mercato c’è, in un anno abbiamo
raggiunto il milione di fatturato
conallestimentisullevetturedella
polizia locale».
Tornando ai numeri del Brasile, il paese ha registrato nel 2015
unafortecontrazionedellaproduzione di autoveicoli (2,4 milioni di
unità, in calo del 22,8% rispetto al
2014), un trend che caratterizza
ancheil2016,conipriminovemesi
dell’anno che fanno segnare una
produzione a quota 1,56 milioni di
unità, il 17,9% in meno rispetto all’anno prima. Il calo nella produzionediautoveicoliinBrasileèdovuto soprattutto alla contrazione
nella domanda interna, con un
mercatoaquota2,57milionidiunità l’anno scorso, meno 26,6% rispetto all’anno prima. Le elevate
barriere commerciali esistenti nel
paese rendono le imprese fortemente dipendenti dal mercato interno, un fattore al momento limitanteperilBrasile.Cheperòvanta,
tralesuepeculiarità,unasignificativa quota di mercato detenuta da
veicolialimentatiabenzinaedetanolo. Una opportunità importante per aziende che hanno investito
su questa tecnologia. È il caso del
Gruppo Mossi e Ghisolfi che proprio in Brasile ha progettato il primo stabilimento di produzione
con tecnologia Proesa e che oggi è
in trattativa, attraverso le sue controllate Beta Renewables e Biochemtex «con diverse aziende locali - dice una nota - interessate a
produrre bioetanolo di seconda
generazioneapartiredabiomassa
lignocellulosica grazie alla tecnologia proprietaria innovativa, sviluppata in Italia, che consente un
aumentoproduttivodicircail30%
di bioetanolo per ogni ettaro coltivato con canna da zucchero».
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Il Sole 24 Ore
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Politica e società 25
Il Sole 24 Ore
Mercoledì 21 Dicembre 2016 - N. 349
Il dilemma che agiterà il 2017: referendum sul lavoro o legge elettorale
N
el calendario parlamentare del
prossimo anno sono già cerchiati in
rosso due appuntamenti, due “patate bollenti” per i partiti. La prima è la legge elettorale che sarà discussa dopo la sentenza della Consulta – il 24 gennaio - e che
sarà il fattore decisivo per determinare la
data del voto e quindi il “destino” del 2017.
La seconda è il referendum sul Jobs act: anche su questo dovrà esprimersi la Corte
(l’11 gennaio) e pure questa decisione condizionerà la scadenza della legislatura perché – come ha detto il ministro Poletti – se si
va alle urne si potrà rinviare un test popolare molto temuto da Governo e Pd.
Test che appare a maggior ragione a ri-
POLITICA 2.0
Economia & Società
di Lina Palmerini
40%
Soglia fissata dall’Italicum per il ballottaggio
Il meccanismo è uno dei punti della legge
elettorale su cui dovrà esprimersi la Consulta
schio dopo l’altra gaffe del ministro del Lavoro sui giovani, di cui dovrà riferire al Senato il 10 gennaio, data decisa ieri. «Conosco chi è andato via e sta bene dove sta, l’Italia non soffrirà a non averli più tra i piedi»,
questa è la frase “incriminata” di Poletti sui
ragazzi che emigrano e mai parole così
sciatte si sarebbero potute ascoltare in anni in cui il lavoro era il cuore della politica.
È da un po’, invece, che i governi trattano il dossier-welfare come fosse il Mattarellum o il Consultellum: una corsa alle regole senza un’analisi sociale e uno spessore culturale, un terreno arato solo dal punto di vista normativo. La sensazione è che
negli ultimi anni, il lavoro sia diventato
uno dei luoghi di applicazione del cosiddetto “vincolo esterno”, cioè della necessità di adeguarsi a uno standard legislativo europeo, a quei suggerimenti scritti
nella lettera della Bce del 2011. Si può discutere se sia una linea teorica giusta o
sbagliata – e per molti è giusta – ma questo
ha trasformato una materia viva come il
lavoro in un campo arido.
Un recinto di leggi e numeri, di cavilli
statistici mentre in molte parti d’Italia si
aprivano conflitti salariali su 5 euro all’ora
per giovani precari. E tanto più si apriranno
nuovi fronti in un momento in cui globalizzazione e rivoluzione digitale stanno travolgendo mestieri e professioni livellando
Caos Roma. La sindaca sul suo fedelissimo arrestato: «Marra non mi ricattava, non temo ciò che dirà ai magistrati»
No dei revisori al bilancio, altra grana per Raggi
«Spazi di finanza non sufficienti» - Ora il preventivo triennale dovrà essere modificato
Andrea Marini
Manuela Perrone
IMAGOECONOMICA
pNon c’è pace per la giunta Rag-
gi. Ieri è arrivata una ulteriore tegola: l’Oref, l’Organo di revisione economico-finanziaria del Comune,
ha dato parere non favorevole alla
proposta di bilancio di previsione
del Campidoglio per il 2017-2019. La
notizia è arrivata proprio quando
l’iter di approvazione della manovra si stava avviando a conclusione:
dopoilvialiberadellagiunta(ametà
novembre)edellacommissioneBilancio (la scorsa settimana) l’obiettivo del M5S era quello di avere l’ok
definitivo dell’Aula entro il 31 dicembre. Un colpo inaspettato, che
ha lasciato di sasso la sindaca e l’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo. Perché con lo stop dell’Oref l’iter
dovrà ricominciare, con una nuova
delibera di giunta. Il Campidoglio
ha comunque tempo fino al 28 febbraioprimachescattil’iterdelcommissariamento.
LagiornataerainiziataconRaggi
che aveva annunciato l’avvio di verifiche sugli atti dell’ex direttore del
personale Raffaele Marra, interrogato ieri in carcere dai pm. «Non temo né le parole di Marra né l’esposto di Raineri», l’ex capo di gabinetto, ha aggiunto la sindaca. Nel pomeriggio, poi, dopo una
sospensione di quasi 4 ore, in Assemblea il presidente M5S Marcel-
Sindaca di Roma. Virginia Raggi
L’ITER DEL BILANCIO
Ok della Giunta
 A metà novembre la Giunta
Raggi aveva approvato lo
schema del bilancio di previsione
del Comune di Roma per il 20172019
Il parere dei revisori
 Proprio quando il bilancio era
giunto in Assemblea per l’ok
definitivo, è arrivato lo stop dei
revisori : ora servirà una nuova
delibera di giunta
lo De Vito ha comunicato la bocciaturadell’Oref,primavoltaperunbilancio previsionale.
I revisori nei loro rilievi non hanno indicato cifre. Tuttavia le conclusioni sono chiare: è «necessario
un incremento nell’arco del triennio degli stanziamenti del fondo
passivitàpotenziali»esonoritenuti
«non conseguibili i saldi di finanza
pubblica previsti». «Riguardo le
entrate – prosegue l’Oref – non si riscontra un adeguato e specifico
programma di recupero delle entrate tributarie e patrimoniali. Inoltre non trovano riscontro le raccomandazioni del ministero dell’Economia e le previsioni del piano di
rientro in riferimento alla razionalizzazione e/o alienazione delle
partecipazioni in società che non
svolgono attività per il raggiungimento di fini istituzionali». I revisori «ribadiscono la necessità di effettuare, a cadenze trimestrali, la verifica delle entrate per recupero di
evasione tributaria, Imu, Tasi, Tari,
trasferimenti di enti o privati, contributo per rilascio permesso di costruire, sanzioni per contravvenzione al codice della strada, dividendi da società partecipate». L’organo di revisione «ritiene non
sufficienti gli spazi di finanza pubblica necessari al rispetto dell’equilibrio finanziario», con «una non
corretta previsione degli ingenti e
imminentioneriderivantidaidebiti
fuori bilancio, dalle passività derivanti dalla gestione delle partecipate, dalla realizzazione della linea
metropolitana C e dell’ammodernamento di quelle esistenti».
In serata è arrivata la reazione di
Mazzillo: «Valuteremo le prescrizioni e le osservazioni dell’Oref, in
modo che la giunta possa adottare
alpiùprestounnuovoschemadibilancio. I revisori sono stati particolarmente rigorosi e noi vogliamo
raccogliere questa sfida». L’assessore non ha però rinunciato a far
notare che «analoghi rilievi effettuatidall’Orefinpassatononhanno
maiprodottoparerinegativielevalutazioni espresse oggi sono riferibili non al bilancio corrente ma a
criticità ereditate dalle passate amministrazioni». All’attacco l’opposizione: «Non era mai successo, è
una bocciatura clamorosa», ha sottolineato la capogruppo Pd Michela Di Biase. «Un mese senza assessore al Bilancio, ricambio ai vertici
della Ragioneria e incapacità di gestire i rapporti con l’Oref: questo è il
risultato», ha aggiunto Valeria Baglio, consigliera Pd. Stefano Fassina di Si-Sel, si è appellato a Beppe
Grillo: «Valuti se ci sono le condizioni per proseguire». Fdi-An con
Fabrizio Ghera ha invocato le dimissioni di Raggi.
Scarpellini ammette: «Ho dato
i soldi a Marra perché era dirigente»
Ivan Cimmarusti
re la verità. Quella tangente da
367mila euro data dall’imprenditore edile Sergio Scarpellini al dirigente di Roma, Raffaele Marra,
doveva «passare come un prestito». Incastrato dalle intercettazioni ambientali, il palazzinaro ha
ammesso: Volevo una persona al
ComunediRoma»e«hodatoisoldi a Marra perché è un dirigente».
Ruoterebbe attorno a una presunta questione di «potere» la
mazzetta che nel 2013 Scarpellini
concede a Marra, denaro passato
con due assegni circolari usati per
acquistare un appartamento di
proprietà dell'Enasarco nel quartiere Prati Fiscali, a Roma. I due sono stati sottoposti a interrogatorio
di garanzia dal sostituto procuratore Barbara Zuin e dal procuratore aggiunto Paolo Ielo. Dopo l’iniziale esitazione, Scarpellini ha
vuotato il sacco. Ha raccontato
che aveva necessità che qualcuno,
«nell’Amministrazione», tutelasse i suoi interessi. Qualcuno che
avesse potere.
In un primo momento sia Marra sia Scarpellini avrebbero negato la corruzione. Entrambi avrebbero assicurato che quel denaro
era «un prestito». Tuttavia gli inquirenti hanno contestato esclusivamente all’imprenditore edile
una intercettazione ambientale
OGGI MURARO INTERROGATA
Oggi l’interrogatorio dell’ex
assessore all’Ambiente Muraro
Aperto un fascicolo per la
nomina di Renato Marra alla
direzione Turismo
registrata nel suo ufficio. Una discussione di Scarpellini con la
propria segretaria, in cui quest’ultima affermerebbe: «Ricorda di
dire che quel denaro è un prestito». È stato allora che il palazzinaro ha ammesso la corruzione.
Un’ammissione di colpevolezza che ora rischia di far precipitare
ulteriormente la posizione di
Marra, il quale fino alla fine ha negato che quel denaro fosse una
tangente. La posizione dell’ex
braccio destro della Raggi potrebbe presto aggravarsi ulteriormente. La Procura, infatti, ha un secondo procedimento. Un fascicolo
senza indagati né ipotesi di reato è
stato aperto sulla base dell’esposto di Codacons, che chiede una
«verifica approfondita della procedura che avrebbe condotto Renato Marra, fratello del capo del
personale del Comune di Roma
Raffaele Marra, al vertice della neonata Direzione del Turismo».
Stando alla denuncia, sulla quale i
magistrati stanno cercando di fare chiarezza, dietro questa assunzione ci potrebbero essere presunti «profili di illegittimità», come fa notare la denuncia a firma
dell’avvocato Giuseppe Ursini,
del collegio di presidenza dell’associazione. In particolare - è la loro ipotesi - si «potrebbe delineare
non solo la violazione dell’articolo 7 del Codice di Comportamen-
Gianni
Trovati
Rilievi
da accogliere,
non è più tempo
di altri rinvii
R
to dei dipendenti pubblici («il dipendente si astiene dal partecipare all’adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere
interessi propri, ovvero di suoi
parenti, affini entro il secondo
grado»), ma anche responsabilità
penalmente rilevanti, quali il reato di abuso d’ufficio».
Oggi invece è previsto l’interrogatorio dell’ex assessore all’Ambiente, Paola Muraro,
iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di violazione
del Testo unico in materia ambientale. L’imputazione fa riferimento alla sua precedente carica di consulente Ama, la municipalizzata dei rifiuti di Roma,
con delega Aia (Autorizzazione
integrata ambientale) degli impianti Tmb (Trattamento meccanico biologico) a Rocca Cencia e in via Salaria, nella Capitale. La posizione dell’ex assessore, però, è al centro di ulteriori
verifiche per le sue presunte ingerenze in Ama. In particolare i
magistrati stanno svolgendo accertamenti sulla procedura di
approvazione della nuova Macrostruttura della municipalizzata, un restyling aziendale che
sarebbe stato fatto con presunte
pressioni sulla dirigenza.
egole alla mano, la
bocciatura decisa dai
revisori dei conti per il
preventivo del Campidoglio
non è definitiva. La giunta,
spiega l’articolo 239 del testo
unico degli enti locali, può
anche decidere di non
accogliere le obiezioni dei
controllori, a patto che sia in
grado di «motivare
adeguatamente» questa scelta.
E qui arrivano i problemi.
A leggere il referto dei
professionisti, per rispettare il
pareggio di bilancio nel 2017 al
Campidoglio servono due
miracoli. Bisogna far
impennare le entrate, tra l’altro
spesso una tantum, anche con
una lotta all’evasione di cui non
si intravede lo «specifico e
adeguato programma di
recupero» più volte invocato
senza successo dai revisori. E
nelle uscite bisogna evitare
sorprese dalle tante pentole in
ebollizione rappresentate dai
debiti fuori bilancio, dalla
pioggia di ricorsi che pendono
sul Campidoglio e dalle
garanzie rilasciate negli anni
scorsi nell’operazione sui
«punti verde qualità», vera e
propria summa di come non si
devono gestire i soldi di una
comunità. Proprio quest’ultima
operazione, nata nel lontano
1995 per creare centri sportivi e
ricreativi nelle periferie e
trasformatasi di giunta in
giunta in una generosa
concessione di garanzie
pubbliche senza controllo,
mostra però che anche molte
opposizioni, negli anni scorsi al
governo della Capitale, non
hanno esattamente le carte in
regola per fare lezioni. Più della
polemica politica, allora, sarà il
caso di ascoltare le parole dei
revisori, abbandonando l’idea
di puntellare un bilancio con il
fiato corto mentre strade,
trasporti ed edifici pubblici
della Capitale spiegano fin
troppo chiaramente che il
tempo dei rinvii è scaduto.
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Il presunto voto di scambio. Per avere l'elenco dei sindaci presenti all'incontro nella campagna per il referendum
Caso De Luca, blitz Gdf in regione Campania
pInduzione al voto di scambio.
È l’ipotesi di reato per il governatore Vincenzo De Luca a cui lavora l’inchiesta della Procura di Napoli che ieri ha inviato la Guardia
di Finanza nella sede della Regione Campania per acquisire
l’elenco dei sindaci che parteciparono all’incontro durante la
campagna per il sì alla riforma.
Si tratta dell’incontro con oltre
300 sindaci della Campania che si
svolse all’Hotel Ramada durante
il quale De Luca invitò con un linguaggio colorito ad impegnarsi
attivamente per il voto. Per quell’audio pubblicato dal Fatto quo-
tidiano De Luca è stato iscritto
nei giorni scorsi nel registro degli
indagati della procura partenopea per l’ipotesi di induzione al
voto di scambio. La Finanza ha
eseguito un provvedimento firmato dal pm Stefania Buda, titolare dell’inchiesta, coordinata
L’ESITO DELLE VERIFICHE
I finanzieri non avrebbero
trovato la lista dei nomi e
per questo il Pm avrebbe
ascoltato quattro membri
dello staff del governatore
dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino. Gli inquirenti intendono individuare i sindaci che
parteciparono all’incontro per
poter poi eventualmente verificare se vi siano state promesse e
pressioni per convincerli a impegnarsi nella campagna referendaria per il sì. A quanto si è appreso, il blitz dei finanzieri è stato infruttuoso: negli uffici della Regione non era custodito infatti
alcun elenco. Per tale motivo il
pm ieri ha ascoltato, in qualità di
persone informate dei fatti, quattro esponenti dello staff del governatore. In un primo momento
il fascicolo - contenente anche
una denuncia presentata dal consigliere regionale del M5s Valeria Ciarambino - era stato registrato al modello 45 tra le notizie
di fatti non costituenti reato. In
seguito il fascicolo è stato trasmesso al modello 21, con l’iscrizione di De Luca nel registro degli indagati: un passaggio tecnico
- spiegarono gli inquirenti - necessario per poter procedere all’interrogatorio di alcuni testimoni. «Blitz e contro blitz non mi
fanno né caldo né freddo», è stato
ieri il commento di De Luca.
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VATILEAKS
Papa dà libertà
condizionale
a Vallejo Balda
pPapa
Francesco ieri ha
concesso la libertà condizionale a monsignor Vallejo Balda, già segretario della Prefettura per gli Affari economici,
che stava scontando nella caserma della Gendarmeria la
sua pena detentiva. Il prelato
era stato coinvolto e condannato nel caso Vatileaks II.
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APPROFONDIMENTO ONLINE
«Politica 2.0 - Economia & Società»
di Lina Palmerini www.ilsole24ore.com
Sala ritorna in Comune: «Sono
certo di essere innocente»
Sara Monaci
pDopo5giornidiautosospensio-
L’ANALISI
re un’altra debacle di consensi sarà quella
che - in modo un po’ sprovveduto - ha detto
il ministro Poletti: fare un accordo sulla
legge elettorale e andare al voto anticipato
per evitare il referendum. Se quindi la Consulta darà il via libera ai quesiti, il paradosso sarà che si sentirà parlare ancora più di
legge elettorale per correre a elezioni ed
evitare un dibattito pubblico sul lavoro.
Che è diventata la spina nel fianco del Pd.
Milano. Dopo l’autosospensione per l’accusa di falso nell’inchiesta sulla piastra di Expo
MILANO
L’inchiesta. Per i Pm l’ex braccio destro di Raggi e il costruttore si sarebbero messi d’accordo per definire la tangente un «prestito»
pUn «accordo» per nasconde-
con il criterio della precarietà lavori intellettuali e colletti blu, senza più riparo per
nessuno. Né basterà la ricetta del reddito di
cittadinanza dei 5 Stelle a un mondo che richiede percorsi formativi nuovi, un ripensamento dei modelli d’impresa e non solo
sussidi e assistenza.
I più giovani hanno già punito Matteo
Renzi – come ha lui stesso ammesso – bocciando la sua riforma costituzionale ma
quell’ascolto che il leader del Pd ha promesso appare complicato. Soprattutto dopo aver scelto come interlocutori del mondo giovanile due ministri – all’Istruzione e
al Lavoro – protagonisti di una gaffe dopo
l’altra. Alla fine, l’unica strategia per evita-
ne,dopoaversaputodiessereindagato dalla Procura generale, il sindaco di Milano Giuseppe Sala rientraalsuoposto.Lohaannunciatoieri usando un canale insolito: una
lettera sul suo profilo Facebook indirizzataatuttiicittadini.
Per gli aspetti formali si dovrà
aspettareoggipomeriggio,quando
parlerà in consiglio comunale a PalazzoMarino,doveripartiràapieno
regime l’attività con la giunta che finora lo ha sostenuto, insieme alla
maggioranzadicentrosinistra.
Lalettera
Scrive Sala: «Ho scelto una via diversa, irrituale. Ho deciso di autosospendermi poiché su un punto
non si può transigere: un professionista, un uomo d’azienda e, tanto più, un amministratore pubblico hanno nell’integrità morale
l’elemento insostituibile della
propria credibilità. Ne va della dignità personale e della concreta
possibilità di agire nell’esclusivo
interesse dei cittadini».
Quanto alle indagini, il sindaco
spiega di aver parlato tramite il
suo legale con la Procura generale, che lo accusa di falso ideologico e materiale per l’appalto del
2012 per la piastra di servizi di
Expo, quando era amministratore delegato. Ringrazia dunque di
aver fatto verifiche che «hanno
chiarito sufficientemente il merito dell’indagine e l’inesistenza di
altri capi di imputazione». E per
questo torna a fare il sindaco.
Nessuna nota ufficiale, nemmeno dall’ufficio comunicazione
di Palazzo Marino. Ieri Sala ha
usato solo le vie ufficiose. E del resto anche lo strumento dell’autosospensione è stato pionieristico:
tecnicamente non esiste, formalmente si tratta di “assenza tempo-
ranea”. È stato adottato in modo
simbolico, senza chiari contorni
istituzionali, per dare un’immagine di trasparenza, dopo aver appresodiessereindagatodallaProcurageneraleperfalsoideologico
e materiale nell’inchiesta avviata
nel 2014 sull’appalto per la piastra
dei servizi di Expo, di cui era all’epoca amministratore delegato
(e in seguito commissario unico).
La scelta è stata invece criticata
dalle opposizioni per essere una
formula poco chiara, e ritenuta un
«ricattoallamagistratura»dalleaderdi“Energieperl’Italia”Stefano
Parisi,suoavversarioalleammini-
VERIFICHE IN PROCURA
Oggi la relazione al
consiglio: «Le verifiche
hanno chiarito l’inesistenza
di altri capi di
imputazione»
strative,cheperòierisièdettocontento del suo rientro. L’autosospensione ha invece rafforzato il
sindaco all’interno della sua area
di riferimento politico, visto che
nessuno-dalPdfinoaSel-havacillato di fronte alle accuse degli inquirenti, invitando il sindaco a
rientrare a Palazzo Marino.
Sala su Facebook ha spiegato di
non voler dare una risposta «normaleescontata»,epolemicamente
ha sottolineato che non è normale
che il sindaco di Milano apprenda
di un’indagine dalla stampa. «Non
posso negare il mio stupore nell’aver appreso la notizia dalla stampa. Mi direte, non è certo la prima
volta. Vero, ciò nondimeno dobbiamotuttiinsiemefareunosforzo
per non considerare la cosa “normale”.NonloèseriguardauncittadinoenonloèseriguardailSindaco
diMilano,conleresponsabilitàche
porta verso la collettività».
Leindagini
L’inchiesta in Procura generale intanto prosegue. L’accusa nei confronti di Sala è di aver retrodatato
due verbali per permettere la sostituzione rapida di due membri della
commissione appaltatrice. Non è
tuttavia scontato che ci sarà una
proroga delle attività di indagine di
altri6mesi.
L’inchiesta è stata sfilata dalla
Procura generale alla Procura
della Repubblica, che invece
avrebbe voluto l’archiviazione
non ravvisando il dolo. Ora, dopo
un primo mese di indagine, il gip
deve decidere se concedere o menoulterioretempoagliinquirenti.
Altri indagati hanno deciso di
chiedereunostopallarevoca.L’avvocatoLucaTroyer,difensoredell’ex manager di Expo Angelo Paris
ha chiesto al gip Lucio Marcantonio di rigettare l’istanza avanzata
dalla Procura generale. Anche lui,
che ha già patteggiato all’interno di
un altro filone di inchiesta su Expo,
è indagato nella vicenda dell’appaltoperlapiastradeiservizi,insieme al manager Antonio Acerbo
(che ha anche lui patteggiato). La
decisione del gip è attesa per la prima settimana di gennaio.
Il sindaco Sala ha intanto spiegato di rispettare le indagini. E dice:
«Non ho alcun motivo di polemizzare con la magistratura, di cui rispettoillavoro,tantoessenzialenel
funzionamento di un sistema democratico. Né ho motivo di lamentarmi per le inchieste che riguardano Expo 2015. Io ho sempre agito
nell’unicointeressediportareExpo
2015 al successo, con tutte le opere
pronte il giorno dell’inaugurazione». Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha chiamato il sindaco esprimendo apprezzamento
perladecisioneditornarealavoro.
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L’agenda. A inizio anno anche la delibera sulla cessione del 4% di A2a dal comune di Brescia
Dalla sicurezza al bilancio,
i dossier urgenti per il sindaco
MILANO
pIeri il sindaco Giuseppe
Sala è tornato a Palazzo Marino, per una riunione con i
suoi assessori e per avere un
riepilogo delle questioni urgenti da affrontare entro il 31
dicembre. La questione sicurezza, dopo i fatti drammatici di Berlino, torna una
priorità per i prossimi giorni
anche per Milano. Poi sul tavolo ci sono anche il bilancio
previsionale 2017 e il voto in
consiglio comunale per la riqualificazione urbanistica
dell’area di Cascina Merlata,
vicina al sito di Expo.
Il primo incontro è stato
con il prefetto di Milano Alessandro Marangoni e con l’assessora alla Sicurezza Carmela Rozza, a cui ha partecipato anche il console tedesco
Peter von Wesendonk. Nei
prossimi 15 giorni si dovranno
garantire misure di sicurezza
antiterroristiche e al tempo
stesso il normale decorrere
delle festività, con tanta gente
che si riversa nelle strade del
centro della città. Ci sono 800
uomini dell’esercito a Milano, che in questo periodo verranno riorganizzati e concentrati nelle vie principali.
Nelle zone delle passeggiate e dei mercati natalizi ci saranno delle barriere per evitare che entrino camion o auto
tra le persone. Inoltre aumenteranno i pattugliamenti nelle
vie adiacenti a piazza Duomo.
Allerta particolarmente alta
durante la notte di Capodanno, per il concerto in piazza.
Il bilancio previsionale del
Comune, su cui si è appena
iniziato a discutere, verrà
probabilmente redatto negli
ultimi giorni di dicembre. Ci
sarà una delibera di giunta,
che poi dovrà iniziare l’iter in
consiglio comunale. È il primo vero bilancio che porterà
la firma di Giuseppe Sala sindaco e del suo assessore al Bilancio Roberto Tasca.
Infine: in questi giorni ci
sarà il voto in consiglio sulla
riqualificazione dell’area di
Cascina Merlata, a Nord
Ovest della città, dove c’è un
progetto di costruzione di
abitazioni libere e in housing
sociale da realizzare nei prossimi dieci anni, per un miliardo di euro di investimenti. La
delibera ha già superato
l’ostacolo degli emendamenti, ma ora deve essere votata
definitivamente entro il 24
dicembre, prima che il documento scada.
A inizio anno verrà infine
valutata la delibera sulla cessione del 4% della multiutility
A2a da parte del Comune di
Brescia, che insieme a Milano
è l’azionista di controllo. Anche Palazzo Marino deve dare l’ok all’operazione.
«SISTEMA TANGENTI»
E il Pm chiede
il commissariamento
di Fiera Milano
pIlPmdiMilanoPaoloStorari
S.Mo.
ha chiesto il commissariamento
ditutteleattivitàdiFieraMilano,
non solo della partecipata Nolostand, già commissariata pochi
mesi fa a seguito di un’indagine
sulle infiltrazioni criminali sugli
allestimenti di alcuni padiglioni
di Expo. Dopo le indagini ci sono
state 11 misure di custodia cautelare, tra cui quelle nei confronti
di Giuseppe Nastasi e Liborio
Pace, legati alle famiglie siciliane di Pietraperzia e Partanna,
che con il consorzio Dominus
erano riusciti ad accaparrarsi i
subappalti della Nolostand. Secondo il pm l’amministrazione
giudiziale disposta nei mesi
scorsi non è riuscita ad azzerare
la contaminazione delle infiltrazioni e si sospetta un sistema di
tangenti negli appalti. Per questo ha chiesto la sostituzione del
cda sia di Fiera Milano che di
Nolostand. La richiesta è stata
formulata in mattinata davanti
al Tribunale di Sorveglianza che
ha, nel frattempo, concesso la
proroga di sei mesi per il commissariamento di Nolostand.
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26 Politica e società
Il Sole 24 Ore
Mercoledì 21 Dicembre 2016 - N. 349
Quirinale. Il capo dello Stato allo scambio di auguri con le istituzioni - «No all’odio nella dialettica politica»
Il «freno» di Mattarella al voto
«Serve prima una riforma omogenea e con ampio consenso» - Pieni poteri al Governo
Sistema di voto. Salvini insorge: basta un mese e mezzo per il Mattarellum
Asse Pd-M5S-Fi, slitta la legge elettorale
Berlusconi: ritorno al proporzionale
Emilia Patta
Lina Palmerini
pUn appuntamento tradizio-
nale, quello dello scambio di auguri con le alte cariche, ma il discorso di ieri di Sergio Mattarella è stato tutt’altro che rituale.
Perché alla formalità dell’occasione ha contrapposto la sostanza di alcune affermazioni che
hanno convinto la platea dei politici di una conclusione: che prima della fine di giugno non si vota. Una deduzione tutta politica,
che il capo dello Stato mai si sognerebbe di dire o pensare, ma il
fatto di aver messo paletti ben
precisi alle forze politiche ha in
qualche modo proiettato anche
un arco temporale. Per esempio,
l’aver detto esplicitamente che
prima di andare alle urne serve
una riforma che renda «omogenee e non inconciliabili tra loro»
le leggi elettorali. Dunque, la
prima missione è fare una riforma, ma farla anche con un consenso più largo del solo perimetro Pd più partito di Alfano. «È
augurabile che, sulle regole elettorali, si registri in Parlamento
un consenso auspicabilmente
generale, comunque più ampio
di quello della maggioranza di
governo».
Ecco, già questo traguardo
oggi appare molto complicato
da raggiungere nell’arco di poche settimane o un paio di mesi.
Se infatti la sentenza della Consulta arriverà a fine gennaio
(come pensano i più ottimisti),
solo da quel momento le Camere si metteranno a lavorare, proprio come hanno deciso ieri i
partiti e come ha comunicato il
presidente della Commissione
Affari Costituzionali della Camera, Andrea Mazziotti (gruppo Civici e Innovatori). Dunque
non si entrerà nel vivo prima di
febbraio.
Ma il capo dello Stato ha anche spiegato che proprio il vuoto
legislativo sulle regole elettorali
ha sorretto «l’esigenza di un Governo nella pienezza delle sue
funzioni, senza la quale il Parlamento non potrebbe procedere
all’approvazione di alcuna normativa elettorale». Una stoccata l’ha riservata a quei partiti - Lega e 5 Stelle - che continuano a
parlare di Esecutivi non espressi
dal popolo: la Costituzione va rispettata nella sua interezza - ha
detto - e nella Carta non c’è l’elezione diretta. Dunque chi ha fatto la battaglia referendaria a difesa della Costituzione dovrebbe ricordarne anche le norme.
Ma il vero punto che ha acceso
l’attenzione dei politici è quando ha affidato al Governo Gentiloni «il compito e il dovere» di
IMPEGNI INTERNAZIONALI
Il Colle insiste sui due
impegni internazionali da
onorare, a cominciare dal G7.
Un “paletto” alle urne che
arriva fino alla fine di giugno
RENZI E BERLUSCONI
Assente il leader del pd,
tornato il Cavaliere. Unica
dei 5 stelle la Raggi.
Mattarella ringrazia Renzi
per i tre anni di lavoro
affrontare una serie di dossier
impegnativi: «dall’avvio della
ricostruzione del terremoto alla
condizione economica del paese, dalla sicurezza del risparmio
affidato al sistema bancario, all’occupazione, dalla gestione
del complesso fenomeno migratorio ai rilevanti impegni internazionali dell’Italia». Temi che
hanno fatto pensare alla fine naturale della legislatura, nel febbraio 2018. Anche qui, insomma,
è scattato il riflesso della politica
sull’orologio delle urne.
Infine, anche l’insistenza sugli impegni internazionali da
onorare, ha portato a una data
per le elezioni: non prima della
fine di giugno. Tra l’ingresso nel
Consiglio di sicurezza dell’Onu,
alle celebrazioni a Roma - a fine
marzo - dei 60 anni dei Trattati
di Roma, per concludere a fine
maggio, a Taormina, con la riunione del G7 sotto la presidenza
italiana, si arriva a estate inoltrata. «Impegni europei e internazionali - ha detto Mattarella - in
cui sono in gioco il ruolo e il prestigio dell’Italia». Una campagna elettorale nel pieno di questa impegnativa sessione internazionale appare difficile agli
occhi del Quirinale.
Il cuore del suo discorso, però,
quello a cui ha dedicato più spazi
di riflessione (e non solo perché
anche lui ne è stato vittima) è il
clima di odio che attraversa politica e social. «È un appello che
desidero rivolgere a tutti gli ambienti del nostro Paese, particolarmente a quello politico, a
quello dei mezzi di comunicazione, a quello dei social. Chi suscita e diffonde sentimenti di
odio agisce contro la comunità e
si illude di poterne orientare la
direzione. L’odio che penetra in
una società la pervade e si rivolge in tutte le direzioni, verso tutti e ciascuno».
All’appuntamento di ieri c’è
stato il debutto di Paolo Gentiloni e l’assenza di Matteo Renzi al
quale il capo dello Stato ha rivolto un ringraziamento «nell’opera prestata al servizio del Paese
in quasi tre anni di intenso impegno». Vera star l’ex premier Silvio Berlusconi che dopo tante
assenze (lo scorso anno non
c’era) e dopo il disgelo con Mattarella, ieri è apparso completamente a suo agio anche a disegnare scenari politici e non solo
aziendali. Presente anche una
solitaria Virginia Raggi che è
stata l’unica dei 5 Stelle ma mentre era al Colle è arrivata la notizia della bocciatura del bilancio
di Roma. Un esordio non felice.
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IMAGOECONOMICA
ROMA
pUna partita cruciale, quella
Scambio di auguri. Il capo dello Stato Sergio Mattarella (a destra) con il
premier Paolo Gentiloni
DOPO LE PAROLE DEL MINISTRO
Alla Camera
mozione M5S
contro Poletti
pMozione di sfiducia M5S a
Montecitorio contro il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Un’iniziativa (prima firmataria Tiziana Ciprini) che
arriva dopo le affermazioni
sui giovani che hanno deciso
di lasciare l’Italia (in alcuni casi «un bene non averli più tra i
piedi»). Ad annunciarlo il
blog di Beppe Grillo.
«Basta falsa solidarietà e
basta scuse. Vedremo chi sta
con lui e chi sta con i giovani»
si legge nel post firmato M5S
Cameradal titolo “#IoSfiducioPoletti, chi sta con i giovani
voti la sua sfiducia». «Se c’è
uno che non soffriremmo ad
avere tra i piedi è lui» sottolineano.
Mentre il ministro è tornato
ancora ieri a scusarsi con un
video su Facebook: «Non ho
mai pensato che sia un bene
per l’Italia il fatto che ci siano
giovani che se ne vanno, volevo solo sottolineare che qui ci
sono dei giovani bravi, che ci
sono giovani competenti, impegnati e che a questi giovani
bisogna dare questo riconoscimento». I giovani che vanno all’estero, ha detto Poletti
«sono una risorsa importante». Intanto Sinistra italiana
chiede la calendarizzazione a
gennaio in Senato della propria mozione di sfiducia per
cui sta già raccogliendo le firme.
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della legge elettorale, che però
comincerà solo a tempo debito. E
cioè dopo il pronunciamento
della Corte costituzionale sui ricorsi contro l’Italicum atteso per
il 24 gennaio. Da una parte la spada di Damocle della Consulta,
dall’altra le parole di Sergio Mattarella sulla necessità di tornare
al voto solo dopo aver approvato
leggi elettorali omogenee alla
Camera (per la quale è al momento in vigore il maggioritario Italicum) e al “sopravvissuto” Senato(per il quale vige invece il proporzionale Consultellum). Leggi
elettorali omogenee,è il monito
del Capo dello Stato, e il più condivise possibile. In questo scenario qualsiasi tentativo di “blitz” in
Parlamento nasce già morto. E lo
dimostra la giornata di ieri alla
Camera, con la Lega di Matteo
Salvini attivissima a rilanciare il
Mattarellum proposto domenica scorsa dal segretario Matteo
Renzi all’assemblea nazionale
del Pd. Da una parte la mozione
leghista che intendeva accelerare sulla legge elettorale facendo
lavorare il Parlamento anche durante le feste è stata “respinta”
nella Capigruppo («un nostro
provvedimento per tornare al
Mattarellum c’è già, una legge
non si fa con le mozioni», taglia
corto il capogruppo del Pd Ettore
Rosato); dall’altra la richiesta di
Sinistra italiana di avviare subito
la discussione sulla legge elettorale in commissione Affari costituzionali, sempre a Montecitorio, è stata stoppata da un inedito
asse tra i partiti più grandi: Pd,
M5S e Forza Italia («è opportuno
attendere il pronunciamento
della Consulta sull’Italicum», è la
spiegazione del capogruppo
dem in Commissione Emanuele
Fiano). La chiosa, naturalmente
propagandistica, è di Salvini:
«Troppa gente vuole tirare a
campare alle spalle degli italiani,
è uno schifo».
In verità Salvini non è il solo a
voler ritornare alle urne il prima
possibile: lo vuole anche il Movimento 5 stelle e lo vuole anche
Renzi, al netto delle resistenze di
parte dei gruppi parlamentari del
Pd. Ma la proposta del Mattarellum partiva già in salita, visto che
solo Salvini e la leader dei Fratelli
d’Italia Giorgia Meloni sono favorevoli. Contrari i grillini, che
temono di uscire perdenti nel
confronto dei collegi che premia
la qualità dei candidati e il loro radicamento nel territorio, e contrario Silvio Berlusconi, che i collegi li ha sempre odiati e che proprio ieri ha fatto il suo rientro in
scena al Quirinale per lo scambio
FI E IL GOVERNO
Il Cavaliere tende la mano a
Gentiloni: non siamo pronti
per il voto. La capigruppo dice
no all’accelerazione: sistema
elettorale dopo la Consulta
LE POSIZIONI
Pd
 Renziharilanciatoil
Mattarellum,ancheper
compattareilPd.Mal’obiettivoè
tornarealvotoprimapossibile:o
conilMattarellumoilsistemache
usciràdallaConsulta
M5S
 Contrariaicollegi,chiedonodi
tornaresubitoalvotoconlalegge
cheusciràdallaConsulta,estesa
alSenato
Fi
 Berlusconi è da sempre
contrario ai collegi del
Mattarellum: l’obiettivo è il
proporzionale con sbarramento
Lega e FdI
 Solo la Lega e FdI sono
favorevole al ritorno al
Mattarellum
di auguri tra le alte cariche dello
Stato riproponendo con molta
chiarezza il suo schema: sistema
proporzionale e, dopo il voto,
grande coalizione con il Pd.
«Dobbiamo sederci attorno a un
tavolo - diceva salutando tutti
tranne il presidente emerito
Giorgio Napolitano -. Il Mattarellum ha funzionato in un sistema
che era bipolare. Adesso il sistema è tripolare e non funziona
più». Alla contrarietà di Berlusconi va poi aggiunta quella dei
centristi di Angelino Alfano,
principale alleato del Pd al governo. Ed è chiaro che i voti della Lega non possono sostituire quelli
di Alleanza popolare, politicamente e anche numericamente.
Il rilancio del Mattarellum è
servito piuttosto a Renzi a blindare il Pd su una posizione internamente condivisa in vista del pronunciamentodellaConsulta.PerchénelloschemadelleaderdelPd
non ci sono vie di mezzo, che servirebbero solo a prolungare la legislatura: o Mattarellum, salvando quel po’ di maggioritario che si
puòsalvare,oilsistemacheuscirà
dalla sentenza della Consulta.
Quello che sta a cuore a Renzi è
non superare la dead line delle urne a giugno. Anche per questo il
leader Pd, che oggi sarà a Roma
per riunire i segretari regionali e
provinciali, nelle prossime settimanesiterràindispartedalPalazzo.Comeperaltrohafattoierinon
partecipando all’appuntamento
quirinalizio. La vera partita sarà
sulla data del voto, più che sul modello elettorale, e inizierà solo a fine gennaio. Non a caso ieri Berlusconi,chealvotoanticipatononci
vuole andare, sottolineava cin
soddisfazionel’ariachesirespirava al Colle: «È giusto che si allonti
la data del voto. Non siamo preparati assolutamente, e poi deve arrivare una legge elettorale condivisa». Ed è Gianni Letta, anche lui
al Quirinale, a chiosare per l’ex
premier: «Qui prima di ottobre
non si va a votare».
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Il Sole 24 Ore
Mercoledì 21 Dicembre 2016 - N. 349
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Il Sole 24 Ore
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Parafarmacia Pharma Natur Corso Nazionale 180, Termoli; CASERTAΠ8Nb]NQXN4bXV^_[NIXN7ͶEeVVXSb_
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Pozzuoli Piazza Giovanni KK<<<, 1 Sparanise; Parafarmacia Amica Di Marrandino Teresa Via Luigi Sturzo 8, Teano; CATANIA – Farmacia Croce Rossa Via Etnea 274; Parafarmacia Gea
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San Salvo; COMOΠ8Nb]NQXNBbcS^XV_IXNAN``NͺCOSENZAΠCNbNTNb]NQXNCWNb]NbSRIXN3ͶFSbbNͺCNbNTNb]NQXN5_^T_bdXCXNkkNMe]PX^Xͺ8Nb]NQXN9N[[_IXN4be^_
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Farmacia Di Ciolo Via Mazzini 41, Forte Dei Marmi; Farmacia Giannini Via Pescantina 60, Lunata; MACERATA Π 8Nb]NQXN CSdbNQQX IXN CXNfS ͥ3^VͶ 6_^ 4_cQ_ ͦͺ 8Nb]NQXN
CNQQNQSbaeN4_bV_FT_bkNQ_cdNͺ8Nb]NQXNF_[X]N^XCXNkkNH^XdĪ͹G_[S^dX^_ͺMASSA CARRARA – Farmacia Biso Eredi Nicolai Piazza Accademia 1, Carrara; Antica Premiata
Farmacia Clementi Via Roma 111, Fivizzano; MATERA – Parafarmacia Dr.ssa Mazzone Via Conversi 9; Parafarmacia Toma Via Dei Peucezi 24/B; Parafarmacia Muliero Via San Giovanni
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Via Marghera 18; Farmacia Farini Via Arnaldo Da Brescia 1; Farmacia Umanitaria Via Maiocchi 14; Farmacia Ponte Vittoria Via Visc. Di Modrone 1; Farmacia Senato Via Senato 2;
8Nb]NQXN<VSNIXN9Ͷ@_RS^Nͺ8Nb]NQXNBbX_CXNkkNI<8SPPbNX_ͺ8Nb]NQXN8_b]NVVXN5_bc_4eS^_c3XbScͺ8Nb]NQXN4S^NddXIXNFͶ9X_fN^^Xce[@eb_ͺ8Nb]NQXNG_[cd_XIXN
Il Sole 24 Ore
Mercoledì 21 Dicembre 2016 - N. 349
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Il Sole 24 Ore
Mercoledì 21 Dicembre 2016 - N. 349
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VICE PRESIDENTE: Carlo Robiglio
AMMINISTRATORE DELEGATO: Franco Moscetti
Il «disastro di Trump»
e le note di Krugman
G
entile Dr. Galimberti,
sono un affezionato lettore del suo
quotidiano, che da sempre si
distingue per equilibrio e imparzialità.
Sono rimasto colpito dall’articolo
pubblicato a pag. 26 del 23 novembre u.s.,
titolato “II disastro di Trump? Ci sarà,
anche se non subito”, a firma di Paul
Krugman. Mi chiedo come sia possibile
che un Premio Nobel possa esprimersi con
toni così aspri, e persino livorosi, nei
confronti di un Presidente eletto dal
popolo della democrazia piu grande e
rappresentativa della Terra. È incredibile
e inaccettabile che questo signore, pieno di
sussiego e autoreferenzialità («Su Brexit
avevo ragione io», «e naturalmente non
Gianfranco Fabi
Fabrizio Galimberti
Guido Gentili
Adriana Cerretelli
Salvatore Carrubba
Le lettere vanno inviate a:
Il Sole-24 Ore "Lettere al Sole-24 Ore"
Via Monte Rosa, 91
20149 Milano
email: [email protected]
includere per favore nome,
indirizzo e qualifica
ma capisco come sia necessario, per il momento, dare un’apertura di credito al Presidente-eletto. Ci sarà tempo per criticare
quello che farà, quando e come lo farà. Per
il momento non è molto utile profetare
sfracelli. Ciò detto, ci andrei piano a parlare di suffragio universale. Se l’America
credesse davvero al suffragio universale, il
Presidente sarebbe Hillary Clinton, che ha
ottenuto, secondo i risultati definitivi, circa 2 milioni e 600mila voti in più rispetto a
Trump. Su questo punto la rimando alla risposta data al lettore Donato su questa rubrica del 23 novembre scorso.
dimenticare mai chi è dalla parte della
ragione»), possa ergersi non solo a giudice
di un Presidente in fieri non ancora messo
alla prova dei fatti, ma anche a profeta di
immani sventure e calamità che si
abbatteranno sugli Stati Uniti e sul
«mondo intero», nel corso del suo
mandato presidenziale.
Tutto questo perché il risultato elettorale
non ha dato ragione alla previsione
auspicata dal Prof. Krugman? Appartiene
anche lui a quelle illuminate élite che
vorrebbero vedere soppresso il suffragio
universale?
Andrea Donti
La firma esatta
Caro Donti, è vero, Paul Krugman è uno
che non le manda a dire e i suoi toni sono
spesso aspri, ma a un premio Nobel si può
perdonare questo fare ispido. Le confesso
che nonostante tutto Krugman mi sta
simpatico (e Trump mi sta antipatico),
Nella lettera pubblicata ieri e indirizzata a
Gianfranco Fabi i firmatari erano Lorenzo
De Grandi e Claudio Zamagni (Co fondatori Choralia). Per un banale errore tipografico un nome era sbagliato. Ce ne scusiamo
con gli interessati.
Domenico Rosa
L’INCHIESTA
Dietro l’euro, lo scudo dell’oro
Gli investimenti urgenti
per rafforzare l’Europa Negli ultimi anni, migliaia di tonnellate di lingotti sono rientrate nell’Eurozona dagli Usa
L’EDITORIALE
di Alessandro Plateroti
di Alberto Quadrio Curzio
u Continua da pagina 1
u Continua da pagina 1
L
a ragione è che Juncker ha un programma politico e strategico presentato nel luglio 2014 al Parlamento europeo
che lo ha eletto mentre il Consiglio europeo è molto condizionato dall’opinione degli elettori dei singoli stati. Juncker
è più proattivo e il Consiglio è più frenante.
Difesa e industria. Il tema della difesa e dalla sicurezza è
stato trattato dal Consiglio anche con riferimento agli investimenti industriali e in ricerca e sviluppo. Qui è importante la
Comunicazione della Commissione indirizzata a fine novembre a tutte le altre istituzioni europee con un “Piano d’azione
per la difesa europea”. Sul tema Juncker si era spesso espresso
chiarendo il principio che la Ue, pur essendo principalmente
un “soft power”, non potrà svolgere a lungo questo ruolo senza capacità integrate di difesa.
Quindi nel suo discorso sullo “Stato dell’unione del 2016” ha
annunciato il varo di un Fondo europeo per la difesa per supportare l’innovazione nell’industria europea. Non si tratta di
un generico intendimento perché il Fondo prefigura due “finestre di opportunità” complementari per l’industria della difesa. La prima riguarda le collaborazioni nella ricerca per sviluppare tecnologie innovative nella elettronica, nei metamateriali, nei software criptati, nella robotica ecc. Molte di queste
ricerche sono utili anche alle applicazioni civili. Nel budget
europeo 2017 sono previsti 25 milioni per il fondo con la previsione di salire a 90 fino al 2020 e a 500 milioni annui nel quadro
finanziario poliennale successivo. La seconda “finestra” è
l’utilizzo del fondo per incentivare gli Stati membri ad acquisti
e investimenti in pool. I Paesi membri della Ue sommati sono
i secondi al mondo per spese in difesa, ma si stima che la mancanza di cooperazione tra di loro costi da 25 e 100 miliardi annui. Un enorme risparmio sarebbe quindi possibile con l’effetto di spostare risorse altrove con aumenti di efficienza. Gli statual-nazionalismi frenano questa messa in comune, in tal modo aumentando le spese e riducendo l’efficacia delle stesse.
Tutto ciò ha trovato positiva ma cauta accoglienza nel Consiglio europeo che ha chiesto alla Commissione di presentare
un Programma dettagliato per la costituzione del fondo e alla
Bei di sostenere gli investimenti in ricerca per la difesa.
Migrazioni e investimenti. Il Consiglio ha trattato della dimensione interna (riallocazione e integrazione) e della dimensione esterna con riferimento sia alla guardia di frontiera
e costiera sia a varie tipologie di partenariato con Paesi di origine e di transito delle migrazioni. Interessiamoci qui dei partenariati per lo sviluppo sostenibile nei Paesi di provenienza
dei migranti considerando due eventi: il “migration compact”
italiano e il piano europeo per gli investimenti esterni. Il “migration compact” del Governo italiano, inoltrato alla commissione europea in aprile, mantiene una chiara proposta per la
quale la Ue offre ai principali Paesi di provenienza supporti
economici e operativi chiedendo loro controllo delle frontiere, cooperazione in materia di rimpatri, contrasto al traffico di
esseri umani. L’Alto Rappresentante per la politica estera e
per la sicurezza europea, Federica Mogherini, ha presentato al
Consiglio alcuni risultati conseguiti nelle iniziative già intraprese. Il “Piano investimenti esterni” della Commissione europea supera precedenti iniziative di aiuti allo sviluppo e punta con forza su precisi partenariati finanziari, tecnici e di governance. Due sono i pilastri principali: finanziamenti e investimenti. Il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile (Efsd) con
un potenziale di 88 miliardi di euro di cui 44 mobilitabili da investitori pubblici e privati garantiti da 3,35 miliardi del bilancio
europeo e i rimanenti mobilitabili se analoga garanzia sarà data dagli Stati membri.
La destinazione degli investimenti privilegia le infrastrutture e lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese, con
particolare attenzione alla creazione di posti di lavoro. I rapporti tra Ue e l’Africa sono attualmente fondati sull’accordo di
Cotonou del 2000 e spaziano teoricamente a 360 gradi ma sulla loro incisività si possono nutrire vari dubbi. Ben vengano
dunque nuove iniziative di investimenti europei “a fronte” dei
quali stanno aumentando molto quelli cinesi. Per noi sarebbe
utile una collaborazione con la Cina perché il problema africano è troppo grande per la Ue da sola anche per il crescente
squilibrio demografico tra Africa ed Europa.
L’Europa in Italia nel 2017. L’anno prossimo si celebrano i
60 anni dei Trattati di Roma sulla cui prospettiva storica va incardinata una rinnovata Europa forte e concreta nella solidarietà per lo sviluppo interno e per nuove cooperazioni esterne: due politiche di pace inscindibili.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
P
erché a distanza di sei mesi, e
malgrado la cortina di riservatezza, emerge chiaramente
che quel trasferimento aereo
di 30 tonnellate di lingotti, più che il
tassello di un «giallo» è la punta di un
iceberg la cui massa sommersa si muove da quasi otto anni al riparo dagli occhi del mercato e sulla spinta di «correnti» più geopolitiche che di ordinaria gestione di attività finanziarie strategiche. Con l’aggiunta di quelle 30
tonnellate di «metallo giallo» ritirate
dagli Stati Uniti, un gruppo ristretto di
Stati europei ha riportato in patria – e
solo negli ultimi 18 mesi – la cifra record di oltre 400 tonnellate d’oro da
New York e da Londra, le due capitali
finanziarie mondiali che dal 1945 custodiscono più della metà del «tesoro
aureo sovrano» di almeno 100 nazioni.
Prove certe non esistono, ma sono in
molti a sospettare che dietro lo scudo
dell’euro si stia creando uno scudo fatto d’oro. Ma non per tutti.
Un riposizionamento strategico
Sulla base dei piani su cui nessun governo ha fatto grande pubblicità ma la
cui esistenza è stata confermata nei rispettivi parlamenti, Germania, Olanda, Belgio e Austria – il blocco delle nazioni-guida dell’Europa Centrale e
della stessa eurozona – si avvia a riportare sotto la propria gestione diretta
più del 50% delle riserve auree totali
nazionali tra il 2018 e il 2020: anche
prendendo in considerazione solo i
quattro «big» dell’eurosistema (reimpatri non dettagliati di lingotti sono in
corso anche da parte della Francia,
della Romania e della Polonia tra i Paesi Ue, a cui si può aggiungere la Svizzera che avrebbe in programma di riportare nei Cantoni fino a 500 tonnellate
d’oro custodite tra Londra e New
York). In questo puzzle da centinaia di
miliardi di euro, va poi inserito un altro tassello non meno rilevante per
avere una visione d’insieme del fenomeno: dietro il rimpatrio dell’oro, comincia a delinearsi infatti un più vasto
riposizionamento strategico dell’intero stock delle riserve sovrane europee, e non solo di quelle. A rilevarlo è
stato lo stesso World Gold Council, la
fonte ufficiale di studi e statistiche per
l’intero mercato mondiale dell’oro:
nel suo ultimo rapporto mensile (dicembre 2016) le rilevazioni indicano
chiaramente che dopo quasi 15 anni in
cui l’incidenza dell’oro sul totale delle
riserve sovrane nazionali medie (oro,
valuta e titoli) è scesa costantemente
in quantità (ma cresciuta enormemente in valore grazie all’aumento dei
prezzi), il trend degli ultimi 24 mesi
evidenzia l’avvio di un ribilanciamento a favore del metallo giallo, nuovamente percepito dai governi come
l’asset-rifugio più stabile e sicuro. «Le
nazioni-guida dell’eurozona, come la
Germania, la Francia o l’Olanda – dice
Koos Jansen, analista di punta di Bullionstar, la borsa digitale dei metalli
preziosi con sede a Singapore – e quelle che presentano al contrario le maggiori fragilità e criticità economiche,
finanziarie e politiche (come l’Italia, il
Portogallo e la Grecia) hanno riserve
in oro pari in media al 60% di quelle totali. La novità è che chi era sceso sotto
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Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.
il 50% dopo l’avvento dell’euro sta ritornandoci rapidamente». La nascita
dell’eurozona, da quanto sembra, aveva dato un po’ a tutti una apparente
certezza di sicurezza finanziaria e valutaria, spingendo molti Paesi a lasciare inalterate le scorte di oro all’estero,
riducendo però lo stock nazionale. Almeno fino all’amaro risveglio.
Dopo la crisi, la corsa al rimpatrio
Dal 2009, anno di avvitamento della recessione e della crisi del debito sovrano in Europa, dei salvataggi bancari e
delle bancarotte nazionali (Grecia,
Portogallo, Irlanda e Cipro furono salvate dai prestiti di Fmi, Bce e Commissione Ue, la cosiddetta Troika), è cominciata una vera e propria corsa al
rimpatrio dell’oro sovrano: tra Asia ed
Europa, la stessa Federal Reserve di
New York ha calcolato in oltre 7mila
tonnellate la quantità di lingotti riportati a casa in gran segreto sia dai Paesi
sulla sponda opposta del Pacifico che
su quella dell’Atlantico: nel dettaglio,
lo stock di lingotti custoditi nel sottosuolo di Manhattan dalla Federal Reserve è crollato dalle oltre 12.500 tonnellate del 2008 a poco più di 5.200 tonnellate. Dove siano finite precisamente non è noto, anche se tutti sono
convinti che gran parte sia stata rimpatriata da Cina, Russia e India, oltre che
naturalmente dall’Europa. «Ogni Paese sembra avere buone ragioni per riprendersi l’oro finora affidato ad americani e inglesi – conclude l’esperto del
metal exchange di Singapore – ma è
chiaro che esiste un comune denominatore: l’incertezza. Nessuno può dire
con certezza quale sarà l’andamento
dei cambi valutari e dei tassi di interesse, quali saranno gli effetti della Brexit
sulle relazioni economiche e finanziarie in Europa a processo di uscita del
Regno Unito ultimato, quali relazioni
geopolitiche e quali instabilità commerciali emergeranno dall’America di
qui ai prossimi quattro anni con Donald Trump al timone degli Usa. L’oro,
soprattutto in fasi di aspettative in caduta libera come questa, diventa il miglior paracadute finanziario e psicologico per le nazioni». Nel caso dell’Eurozona, la corsa al rimpatrio dell’oro
sovrano si inserisce certamente tra
queste problematiche latenti, ma con
la solita specificità: la diffidenza strutturale nelle relazioni politiche e finanziarie tra Stati. Anche se l’imponente
QE della Bce ha riportato sotto controllo l’andamento dei tassi di interesse e gli spread nazionali, il denaro non
ricuce né la fiducia reciproca, né le vecchie ferite mai rimarginate: anzi, a giudicare dal travagliato cammino della
legge italiana di Stabilità, lo scontro tra
rigoristi ed espansionisti resta da 8 anni con le stesse formazioni: la Germania, l’Olanda, l’Austria e il Belgio da una
parte, l’Italia, la Grecia, la Spagna e il
Portogallo dall’altra. Beh, sapere che la
squadra dei «Goldfinger» accumula
munizioni d’oro per averle pronte all’uso in caso di emergenza, mentre
quella dei «Piigs» annaspa nei debiti e
nel rigore, non è certamente rassicurante per chi già guarda con preoccupazione al dicembre 2017, quando la
Bce dovrebbe terminare gli acquisti
straordinari di titoli di Stato che hanno
permesso all’europeriferia di tenere ai
minimi i rendimenti dei propri bond.
«Nel caso specifico – spiega l’econo-
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Sole 24 ORE S.p.A. - Servizio Abbonamenti - Casella Postale 10592 - 20111 Milano, indicando: NOME / COGNOME / AZIENDA / VIA / NUMERO CIVICO /
ga tanto allarme sulle ripercussioni e
sui rischi del distacco britannico dall’Europa, se è poi la stessa Bce a fare da
“garante” alla solidità e la sicurezza
prospettica della piazza finanziaria
londinese, lasciandogli in custodia o
gestione quasi un terzo delle proprie
riserve auree? Il «giallo del metallo
giallo» continua.
Il metallo giallo e l’economia mondiale
IL RIMPATRIO DELL’ORO
Il rimpatrio dell’oro
I depositi d’Oro stranieri presso la Frnby
7.800
7.600
La «fuga» dei lingotti italiani
7.400
7.200
7.000
6.800
6.600
6.400
6.200
6.000
G ‘99
O ‘00
L ‘02
A ‘04
G ’06
O ‘07
L ‘09
A ‘11
G ‘13
M ‘14
Fonte: Frbny
LE RISERVE AUREE
Dati aggiornati a dicembre 2016
Tonnellate
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
8.133,5
3.377,9
2.814,0
2.451,8
2.435,8
1.842,6
1.583,1
1.040,0
765,2
612,5
Stati Uniti
Germania
IMF
Italia
Francia
Cina
Russia
Svizzera
Giappone
Paesi Bassi
% sul totale riserve
75,3%
69,5%
n.d.
68,4%
66,2%
2,3%
16,3%
6,1%
2,5%
64,1%
Fonte: World Gold Council
mista di una grande banca d’affari – se
anche l’euro saltasse o si dovesse decidere di “sdoppiarlo” in due valute con
diverso valore, poter contare sulla protezione delle riserve in oro può fare la
differenza».
La discrezione di Francoforte
Come giudicare, insomma, la corsa ai
rimpatri dei lingotti europei e il boom
di prenotazioni sui «cargo della speranza» in viaggio dall’America? Qui
non si tratta più di giudicare i comportamenti di un manipolo di speculatori
senza scrupoli, ma di accettare passivamente la buona fede di comportamenti che per quanto legittimi, approfondiscono il solco, le asimmetrie e la
diffidenza tra cittadini e istituzioni nazionali e sovrannazionali. Una riflessione e un esempio che potrebbero
partire proprio dal ruolo-guida della
Bce, visto che la stessa Eurotower volle
inserire a fine anni 90 una quota significativa di lingotti d’oro sovrani (il 30%
della quota di riserve nazionali conferite dai Paesi membri)a garanzia della
solidità di Eurotower. Pochi ricordano
infatti che a garanzia del bilancio della
Bce (ma non dell’euro) i soci dell’euroclub hanno versato nel complesso 767
tonnellate d’oro sovrano, una montagna di lingotti su cui l’Europa sembra
avere però una gestione e una visione
quasi bipolare: se da un lato è riconosciuto dalla stessa Banca centrale come un asset-chiave per la sicurezza del
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suo bilancio, dal lato della sua gestione
e custodia non sembra attribuirgli di
fatto tale ruolo. La grande trasparenza
con cui diffonde dati, informazioni e
dettagli su ogni atto della vigilanza
(compresi quelli di carattere legale) e
soprattutto la precisione con cui elenca ogni mese tutte le varie operazioni
monetarie straordinarie con cui ha salvato finora le sorti dell’Eurozona, la
Bce non parla mai volentieri del modo
in cui conserva e gestisce l’oro dei cittadini europei.
L’unica cosa certa, è che a Francoforte non solo non è depositato neanche
un lingotto delle 504 tonnellate d’oro
che la Bce ha dichiarato di possedere a
fine 2015, e che meno della metà di questo tesoro - bene rifugio, indicatore di
fiducia e riserva di valore per eccellenza - è ai confini dell’Eurosistema, cioè a
Roma (Banca d’Italia) e Lisbona (Banca del Portogallo). Al contrario, più del
50% dei lingotti Bce, secondo le stime
degli analisti di BullionStar, è “curiosamente” affidato alla custodia (e in parte si dice alla gestione) di due banche
centrali che con l’Eurozona e con l’euro non hanno nulla a che fare, la Fed di
New York da un lato e la Bank of England a Londra dall’altro. Anche tralasciando il fatto (peraltro non positivo) che la Bce non conduce neppure
un audit, o anche la più semplice verifica contabile fisica sull’oro custodito in
America e Regno Unito, resta sul tavolo l’ennesimo paradosso: come si spie-
la spedizione del quotidiano e per l'invio di materiale promozionale.
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E scendendo verso Sud, si arriva fino
all’Italia, che con 2.400 tonnellate
d’oro – pari a un valore di 105 miliardi di
euro(più o meno 5 volte la manovra
contenuta nella Legge di Stabilità per il
2017 – si colloca nella quarta posizione
della graduatoria mondiale delle riserve auree nazionali e nella prima per fedeltà al metallo giallo. Ma pochi sanno
che l’enorme patrimonio in lingotti
d’oro (degli italiani) che il Governo
conferì a Bankitalia con la privatizzazione del 2014, è rimasto solo per metà
nei confini italiani: oltre 1.000 tonnellate sono infatti volate in America in
custodia della Fed di New York: gli altri due depositi importanti sono a Londra e in persino in Svizzera, presso la
Bri e la banca centrale cantonale.
Alle riserve in lingotti dichiarate
formalmente da Bankitalia come proprie si aggiungono poi altre 150 tonnellate di oro custodite per conto della
Bce. Con un apprezzabile sforzo di trasparenza (certamente superiore alla
media di quanto fatto dagli istituti centrali di altri Paesi europei), Bankitalia
ha infatti pubblicato nel 2014 un documento di 3 pagine (Le riserve auree
della Banca d’Italia) ha fornito per la
prima volta informazioni-chiave per
dare una visione di massima del proprio patrimonio in oro sovrano. Tra le
novità, due restano ancora rilevanti: la prima riguarda l’oro della Bce, la
seconda, come detto,la mappa del tesoro e l’assenza di strategia sui rimpatri. A questo proposito, è interessante
notare la linearità della banca nelle
strategie sulle proprie riserve auree,
soprattutto in confronto agli zig zag di
molti partner europei: Palazzo Koch,
che ha oltre il 68% delle proprie riserve strategiche rappresentate dall’oro,
non solo è tra le pochissime banche
centrali che non ne hanno venduto un
grammo anche quando ne hanno avuta la possibilità in base agli accordi internazionali (2014 e 2015), ma non figura neppure tra le istituzioni intenzionate a medio termine a cederne una
parte o a rimpatriarne quote più o meno significative come scelto da altre
banche centrali europee.
Detto questo, è ora di affrontare altre
due questioni: quanti voli carichi d’oro
sono stati tracciati da BullionStar verso l’Europa, per quali capitali e quali
Paesi sono più attivi nel ponte aereo
transatlantico? E che cosa dichiarano i
governi a tale proposito? Ma soprattutto: c’è forse in disegno preciso che
spinge tante nazioni a rimpatriare centinaia di tonnellate d’oro? E infine: la
fortuna dell’oro è la “sfortuna” del
mondo, oppure nel futuro del metallo
giallo è in incubazione un ruolo-guida
nella rivoluzione finanziaria del denaro virtuale e delle Blockchain? Insomma, siamo alla vigilia di un nuovo Gold
Standard 2.0?
Prima di due puntate
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