il biotopo di Zarnicco - Progetto integrato cultura del Medio Friuli

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il biotopo di Zarnicco - Progetto integrato cultura del Medio Friuli
a cura di Paola Tubaro
Fig. 1- La curiosa infiorescenza del pallone di neve (Viburnum opulus).
Fig. 2 – Un prato di graminacee bordato da filari di vegetazione
arborea tra Falmbro e Flambruzzo.
mesofite, specie arboree ed arbustive idrofile, prati
stabili del marisceto e del molinieto, in prossimità
delle olle e praterie umide nella fascia più esterna.
Anche qui le specie endemiche di particolare pregio
sono l’Erucastrum palustre, l’Armeria helodes e la
Centaurea forojuliensis. La prossimità al fiume Stella e l’abbondanza di acque sul territorio consentono il soggiorno di una ricca e particolare avifauna:
il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), dai monti si è
spinto fino a questa stazione di pianura, nidificando vicinissimo alle fresche correnti di risorgiva non
molto dissimili dal suo ambiente originario. Il fragile
uccellino, dalla coda cortissima, corre agile sul fondo delle rogge, servendosi delle ali a mo’di remi per
becchettare qualche larva o piccolo crostaceo. Fabbrica il nido utilizzando le piante acquatiche sulle
quali depone da quattro a sei uova bianche che si
schiudono nell’arco di quindici - diciasette giorni.
Scheda n° 3. 2. 8
Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli
La zona delle risorgive: il biotopo di Zarnicco
Lasciato alle spalle il biotopo di Flambro, si prosegue verso Flambruzzo, seguendo un percorso parallelo alla roggia Mezzal, costeggiato di macchie
boschive che bordano i prati: platani, olmi e farnie
la fanno da padroni, mentre il sottobosco si colora
con il bianco dei fiori di sambuco (Sambucus nigra),
di biancospino (Crataegus monogyna), della sanguinella (Cornus sanguinea) e del pallone di neve
(Viburnum opulus). Quest’ultimo, come il Biancospino, è un arbusto che può assumere anche il portamento di un piccolo albero. Curiosa è l’infiorescenza
a forma di cime piane con spiccato dimorfismo, cioè
con fiori diversi nella stessa pianta: quelli centrali piccoli, ermafroditi, di color bianco verdastro e i
periferici grandi e sterili, formati da cinque petali
bianchi. Un tempo la corteccia veniva utilizzata a
scopi farmaceutici. La sanguinella prende il nome
dal colore che assumono in autunno le nervature dei
rami, che un tempo venivano usati per fare canestri;
tuttora il legno duro e compatto dà ottimi manici
di attrezzi. L’olio dei semi veniva impiegato nelle
lampade e per fare sapone. Tra un filare e l’altro di
alberi, l’intrico del luppolo, dei rovi e della madreselva oppone una verde barriera al nostro desiderio
di addentrarci nella boscaglia, così proseguiamo ai
margini, nella radura, dove tra il verde spiccano i
graziosi sigilli di salomone (Polygonatum officinale)
prevaricati, però, dalla infestante consolida maggiore. Raggiungiamo di nuovo i prati, al bordo dei quali, in riva al fossato, fiorisce una moltitudine di calenzole (Euphorbia helioscopia), di un pallido giallo
nell’ombrella terminale chiusa. Sembra che il nome
della specie abbia origine dal fatto che la pianta si
volta sempre verso il sole, ma questa è, e rimane,
solo una supposizione di Plinio. Seguendo sempre la
stessa roggia, che ora assume il nome di Cusana, ci
avviamo verso il paese di Flambruzzo, percorrendo
una stretta strada in mezzo alla campagna, mentre allunghiamo lo sguardo all’intorno, verso i prati
coltivati, dove una marea di graminacee oscilla lentamente al vento in un fruscio impercettibile. Fonti
storiche accreditate attestano che, a poca distanza dal luogo in cui ci troviamo, è presente un’area
archeologica di particolare interesse, situata sulla
riva destra del corso d’acqua, non lontano dal Fiume Stella. Si tratta di emergenze databili in età
romana, collegate all’attività di una o più fornaci,
testimoniata dalla rubefazione del terreno e dal rinvenimento di parecchio materiale: tegole, mattoni e
coppi, frammenti refrattari ed argilla concotta. Del
resto la morfologia del territorio, sensibilmente ondulata, con un susseguirsi di dossi ed avallamenti,
segnala l’impronta delle antiche cave di argilla che
fornivano il materiale di cottura alle fornaci stesse.
L’ambito naturale, definito biotopo n° 14 Risorgive
di Zarnicco, anch’esso inserito nel Sito di Importanza Comunitaria (SIC) “Risorgive dello Stella”, ripete
i vari elementi del paesaggio di risorgiva che abbiamo incontrato a Flambro: boschetti di latifoglie
Geografia
La zona delle risorgive: il biotopo di Zarnicco
Geografia
Fig. 4 - L’Armeria helodes, emblema della zona delle risorgive.
(Foto di Tommaso Pivetta)
Fig. 5 - Sigillo di Salomone (Polygonatum officinale).
(Foto di Tommaso Pivetta)
delle loro esigenze, le molteplici piccole nicchie
ecologiche formate all’interno del corso d’acqua. Le
acque fresche e limpide del canale offrono un ambiente ottimale anche alla Trota, la cui sottospecie
più diffusa e immessa dall’uomo è la Salmo trutta
fario, che richiede acque a rapido deflusso e buona
ossigenazione.
La zona delle risorgive: il biotopo di Zarnicco
Bibliografia
• J Felix, La Fauna d’Europa, Longanesi e C., Milano, 1976
• G. Corbet e D. Ovenden, Guida ai mammiferi d’Europa,
Muzzio, Padova, 1985
• F. Martini, La vegetazione, in Stella, Le risorgive e
il suo parco, pp. 55-85, Tricesimo, 1989
Fig. 3 - Lo splendido fiore del cardo selvatico.
(Foto di Tommaso Pivetta)
Migratori sono invece il Lodolaio o Falco subbuteo,
e lo Smeriglio, entrambi svernanti in Africa. Il Lodolaio è un elegante esemplare dei falconidi, abilissimo nel predare al volo piccoli uccelli che poi
spenna sugli alberi. Le macchie di bosco, oltre a una
nutrita schiera di rapaci notturni, Allocco e Gufo
comune, ospitano anche piccoli mammiferi come la
Volpe, ma soprattutto la Donnola (Mustela nivalis),
un piccolo coraggioso carnivoro, molto longevo, visto che può vivere fino a sette anni e che si ciba
principalmente di topolini, ma non disdegna anche
i ratti. In prossimità degli abitati è facile ritrovare
anche la Faina (Martes foina), che condivide con la
Donnola lo stesso tipo di alimentazione, completandola con frutti come ciliegie e prugne di cui è
ghiotta. La roggia Cusana, come tutte le correnti
di risorgiva accoglie numerose varietà di pesci ed
altri animali acquatici che occupano, a seconda
Per ricercare e approfondire
• Nelle zone umide della Bassa, prima della bonifica del
1921, era presente la zanzara Anopheles, veicolo del
Plasmodio che causa la malattia della malaria. Conduci
una breve ricerca sugli effetti e sul modo di diffusione di
questa malattia.
Scheda n° 3. 2. 8
Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli