La Rocca - Altervista
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La Rocca - Altervista
4/2008 NOTIZIARIO DI STORIA E ATTUALITÀ SANTAGATESE n. 4 reg. trib. ps nr. 427 - Dir. Resp. G. Dall’Ara. Redazione Sant’Agata Feltria Fax 0541/929744 - Grafica e fotocomposizione: il Ponte - Stampa: La Pieve poligrafica editore, V. Verucchio - email: [email protected] Sommario 2 Dateci una mano a restaurare la Chiesa del Soccorso 3 Un’estate coi fiocchi 4 Una medaglia d’argento dimenticata 5 La Pieve di Ponte Messa 6 Notizie dell’800 7 La storia del Rettorato 8 Francesco Buffoni il repubblicano 9 Parliamo di calcio 10 Un libro di Efrem Satanassi 11 Fotocronaca 12 Una giornata con Angelo Berardi ROCCA È UN’INIZIATIVA Comitato Fiere Ed Iniziative Promozionali “ Sapere, Passato e Bellezza Il momento straordinario che stiamo vivendo e le necessità che esso pone sono fatti apposta per attribuire all’Istruzione e alla Cultura (...) un grande compito politico: quello di rianimare il Paese tutto, di aiutarlo a riannodare il filo della sua storia, e dunque a ritrovare senso e identità, alla fine fiducia in se stesso. Istruzione e Cultura, infatti, hanno a che fare nella loro essenza con il Sapere, il Passato e la Bellezza, cioè con il cuore dell’ identità italiana. Sapere, Passato e Bellezza rappresentano le tre grandi prospettive che da sempre caratterizzano e per più versi racchiudono l’intera nostra vicenda, le tre prospettive che da secoli sono valse a mantenere questa piccola penisola mediterranea al centro dell’attenzione del mondo, portando il nome italiano oltre ogni confine. Sappiamo bene l’uso insopportabilmente retorico che tante volte di quelle tre parole si è fatto, ma ciò non toglie che è proprio da esse che possiamo, e in certo senso dobbiamo, ripartire. L’Italia esiste, infatti, ha una compattezza identitaria e civile che adeguatamente sollecitata è capace di diventare lavoro, impegno, industriosità, fantasia di costruzioni istituzionali e sociali, solo in forza del legame che riesce a mantenere con quel cuore della sua storia. Ciò che la tiene insieme e la sua anima sono lì: nel Sapere, nel Passato, nella Bellezza. Il conoscere, il portare a sé il mondo e ripensarlo dentro di sé, che ha rappresentato lo strumento costante della multiforme crescita delle nostre collettività; e poi il rapporto con l’Antichità, con le origini classiche e cristiane, che continua ad essere per noi non solo fonte di un pre- stigio planetario ma anche motivo non estinguibile di autoriconoscimento, di una pietas del Ricordare e del Custodire in cui si riassume un tratto universale di civiltà; e infine la singolare vocazione italiana all’invenzione e all’armonia delle forme che, a partire dal paesaggio e dai mille modi della quotidianità, si è riversata poi in una vicenda artistica immensa: quanto ci piacerebbe che i nostri ministri dell’Istruzione e della Cultura ricordassero al Paese queste cose! Quanto ci piacerebbe che se ne ricordassero essi per primi quando si tratta di organizzare la scuola, l’università, i musei, la tutela del nostro patrimonio culturale, superando i mille inciampi burocratici di ogni giorno! Quanto ci piacerebbe, soprattutto, che essi riuscissero a parlare al Paese per l’appunto mettendo il Sapere, il Passato e la Bellezza al centro di un alto discorso politico rivolto al futuro della collettività nazionale! Forse essi non sospettano neppure l’ascolto che potrebbero ottenere. Forse la politica, questa triste generazione politica a cui è toccato in sorte di governare l’Italia disanimata attuale, neppure immagina le energie che essa potrebbe suscitare solo che sapesse trovare le parole, le immagini e le idee giuste!”. Queste righe sono una parte dell’editoriale che Ernesto Galli della Loggia ha pubblicato sul Corriere della Sera il 22 luglio 2008. Crediamo che l’invito contenuto nell’articolo sia valido per ogni realtà del nostro Paese, e anche per la nostra, naturalmente. La Rocca Settembre/Ottobre 2008 ATTUALITà L Restauriamo l’altare della Chiesa del Soccorso a Chiesa della Madonna del Soccorso è una dei tanti luoghi di devozione mariana del nostro paese: un tesoro enorme che un giorno speriamo di valorizzare in modo adeguato. E’ appena stato pubblicato un libro di Manlio Flenghi (il nono volume della nostra collana di studi storici santagatesi) che racconta il legame di S. Agata Feltria con la Chiesa della Madonna del Soccorso. In passato quel legame era più evidente di oggi perché la vecchia strada per andare da S. Agata verso Rimini passava di fianco alla chiesa, che oggi invece resta isolata. Tutti i santagatesi peraltro conoscono l’immagine della Madonna che salva il bambino dalle mani del demonio, una immagine promossa dalla Chiesa che voleva affermare come la Vergine, o meglio Dio attraverso di lei, vince il male. Tutti conoscono il corsetto con i fori di proiettile conservato in chiesa (la vicenda andò così: nel 1893 Elisa Para transitava sul ponte di San Giovanni dal quale proveniva un losco figuro; di fronte al pericolo pregò la Madonna del Soccorso, e così rimase illesa nonostante 5 proiettili le avessero attraversato il corsetto). Tutti poi conosciamo la festa attuale con la benedizione delle automobili, ma non tutti ricordiamo le origini della festa che risalgono al passato. Già nell’800 si celebrava nel mese di agosto la festa dei marinai. La Rocca ha pubblicato nel 1994 un racconto di Alvaro Masi che gli era stato raccontato dal nonno nato nel 1862. La cosa interessante è che quel racconto che parla di marinai salvati dopo aver pregato la Madonna del Soccorso, e che proprio per questo ogni anno venivano a S. Agata per la festa, ha trovato conferma grazie a Bruno Baroncelli che ha scovato a Ravenna un documento del 1881 (pubblicato anch’esso dal nostro giornale) che attesta che la Madonna del Soccorso di S. Agata è all’origine del culto analogo di Ravenna, nella Chiesa di San Biagio, introdotto proprio dai marinai. Il culto della Madonna “Bentornati a casa” anno 1979 Riconoscibili: Prof. Fausto Rinaldi, Federica Guidi, Leonardo Guidi, Beatrice Bonci, Michela Magnani, Laura Boldrini, Federica Migliarini, Andrea Salone, Andrea Rinaldi,Massimiliano Sartini, Morena Celli, Romina Valli, Gabriele Sartini, Alessandro Cappelli, Sabrina Alessandrini, Elena Marchetti, Francesco Bonci. del Soccorso di S. Agata a Ravenna è precedente al 1828, ed era molto diffuso, tanto che nei secoli scorsi la nostra chiesa era tappezzata di tavolette nelle quali erano disegnate delle barche in mezzo al mare burrascoso, portate come ex voto dai marinai salvati dai pericoli. Il libro di Flenghi, che è stato presentato in Teatro l’11 settembre scorso, raccoglie queste ed altre vicende legate alla Chiesa del Soccorso, e serve a finanziarne i lavori. Chi volesse contribuire al restauro dell’altare può contattare Enzo Gentili, o rivolgersi al Comitato Beni Culturali che ha la sede in piazza Garibaldi. Le scherzose definizioni dei nostri antenati Schèvli arpnet Prét bruset Roca spiantéta I rapei dla Ptréla I castagnèr ad Montbandet Libièn selta grepp I ranuchièi dla Turcèla I lumachèi ad Sartièn I brêcch ad Scavlèn Ptrèla squaiunèta Al bèli done ad Macién I gat ad Macién I capron ad Suan Scavolo rupinato (causa le molte frane) Pereto bruciato (Rocca Pratiffi) Forse per le grandi famiglie di una volta, finite in miseria Per l’ottimo terreno di Petrella adatto alla coltivazione delle rape. (Da una rapa avevano ricavato un confessionale!) Sicuramente si ricordano le squisite castagne di Monte Benedetto. Per il terreno alquanto scosceso della zona di Libiano. (Libiano, come Torricella e Sartiano, faceva parte del rettorato di Sant’Agata) Nella zona di Torricella c’erano diversi laghetti con ottime rane. Ricercatissime le lumache di Sartiano. I somari di Scavolino. Forse perché prendevano in giro i forestieri? Maciano era famoso (ed ancora è) per le sue belle donne. Ricordato anche per i gatti. I caproni di Soanne. Dai ricordi di Giocondo Bartolini La Rocca Settembre/Ottobre 2008 News Un’estate coi fiocchi Il giornale del tuo paese S SOTTOSCRIZIONI e guardiamo alle iniziative che si sono svolte nel territorio santagatese l’estate 2008 ha segnato una piccola svolta. Il merito va tutto ai Comitati di Petrella, Pereto, S. Agata e Maiano, ognuno dei quali è riuscito ad organizzare iniziative radicate nel territorio, e talvolta di spessore. Per intenderci niente a che vedere con le iniziative calate dall’alto che caratterizzano di solito il cartellone degli eventi della Provincia di Pesaro, o il costosissimo cartellone teatrale invernale del Comune, e niente a che vedere con il costante declino che purtroppo caratterizza le manifestazioni commerciali della locale pro loco. Il Comitato di Petrella ha consolidato la manifestazione “El temp ad prima”, giunta alla terza edizione che coinvolge tutti gli abitanti del borgo – e di quelli vicini - e attira un pubblico sempre più numeroso. Il Comitato di Maiano anche quest’anno ha puntato tutto su sulla festa paesana dal 12 al 16 agosto, una serie di iniziative di comunità sullo stile dei “bentornati a casa”. Il Comitato di Pereto ha ideato due belle manifestazioni, “Pereto off road” e il Palio di Pereto, che sono piaciute moltissimo e che siamo certi cresceranno ulteriormente già l’anno prossimo. Il Comitato di S. Agata oltre alla mostra su don Marella tenuta aperta tutta l’estate e visitata da duemila persone, ha organizzato una iniziativa teatrale (l’opera “Rita di Donizzetti), ha collaborato alla presentazione del libro sulla Chiesa della Madonna del Soccorso, ha collaborato con il Comitato di Petrella rappresentando la commedia “Il paese più bello del mondo”, e ha organizzato una serata sul quadro di Pedro Berruguete trafugato a San Girolamo 200 anni fa. Sul versante giovani molto apprezzate anche le iniziative musicali del Gruppo Giovani di S. Agata che ha promosso una bella serie di martedì musicali, e del gruppo giovani dell’Oratorio che in luglio ha messo in scena il musical su S. Teresa di Calcutta, che ha avuto 4 repliche (una a San Marino), ed ha coinvolto più di 40 persone sul palcoscenico. Insomma, anche se il paese propone ancora poco rispetto alla programmazione di altre realtà, o rispetto alle iniziative di qualche tempo fa, il bilancio è positivo. Buda Pietro, 48100 Ravenna Mordini Dorina, San Donato Mariani Eva, Novafeltria Vicini Giovanni, Sant’Agata Feltria Marani Pietro, Pegli (Ge) Marani Tonino, Pegli (Ge) Vicini Anna, Sant’Agata Feltria Bartolini Ada, Verucchio Valli Pierangelo, Sant’Agata Feltria Masini Michelle, Sant’Agata Feltria Astorri Ennio, Sant’Agata Feltria Diana Florindo, Sant’Agata Feltria Paci Gina, Sant’Agata Feltria Mancini Augusto, Sant’Agata Feltria Masini Rollo Chiara, Milano Masini Enrica, Sant’Agata Feltria Ruffini Marino, Sant’Agata Feltria Zanotti Osvaldo, Sant’Agata Feltria Grazie ai volontari che hanno provveduto a scrivere e distribuire il giornale, grazie al lavoro di redazione di Enzo Liverani che digita gli articoli e cura l’archivio dei sottoscrittori, a Paola Boldrini che distribuisce la Rocca dal primo numero, cioè da sempre, a Mario Nalin che si occupa della tipografia e della piegatura dei giornali, ad Alessia Dellamea che distribuisce il giornale e raccoglie le adesioni nella cartoleria di piazza Garibaldi, ad Arrigo Bonci che coordina la distribuzione, alle fotografie di Marco Zanchini e di Emanala Liverani, e grazie ai lettori e sostenitori, numerosi come sempre. Se il giornale vi piace ditelo ai vostri amici, e chiedete loro di sottoscrivere, per ricevere regolarmente la Rocca! Se volete aiutarci a fare più bello questo giornale, inviateci articoli, fotografie, ricordi, lettere e commenti. Se non siete d’accordo con il contenuto degli articoli pubblicati, o più semplicemente volete dire la vostra opinione, scriveteci. Le vostre foto, il nostro sito web Avete scattato delle belle fotografie? Inviatecele subito. Le pubblicheremo sul giornale e nel nostro sito web. Se è da molto tempo che non lo visitate fatelo subito! Il sito web curato da Gino Sampaoli è ora pieno di informazioni e di fotografie inedite del nostro paese. Nel sito trovate i numeri della Rocca usciti dal 2001 ad oggi. Ecco l’indirizzo http://santagata.altervista.org. Sottoscrivi anche tu per la Rocca Sostenitore 15 Euro Benemerito 25 Euro Le sottoscrizioni possono essere inviate alla redazione della Rocca, Casella Postale 26, 61019 S. Agata Feltria (Pesaro), oppure presso la nuova cartolibreria in Piazza Garibaldi a S. Agata Feltria. Marini Rina, Genova Vicini Arnaldo, Longiano Sartini Fosco, Sant’Agata Feltria Camporesi Orlando, Sant’Agata Feltria Boschi Gerardo, Sant’Agata Feltria Simoncelli Pinedo, Ferrara Valli Giuseppina, Genova Baroncelli Bruno, Ravenna Bartolini Antonio, Sestri Ponente Rinaldi Corrado, Sant’Agata Feltria Paolucci Riceputi Maria, Certosa di Rivarolo Guidi Gabriele, Rimini Cangini Marie Joelle, Sant’Agata Feltria Liverani Giorgio, Sant’Agata Feltria Cappelli Luciano, 6031 Charleroi Pettinelli – Nesti Franca, 50134 Firenze Della Bella Antonio, Pontassieve Enzo Montironi, Fontaine l’Eveque - Belgique Masetti Zannini, Roma Alessandro Croce, Casarza Ligure Emilio Faeti, Sesto San Giovanni Liverani Fernando, Bologna Urbini Luigi, Livry-Gargan Mastini Anna Marina, Casteldelci Cecchi Rosa Anna, Rimini Gasperoni Gabriella, Casarza Ligure Manni Marco, Brescia Don Piero Perego, Treviglio Narducci Quinto, Rimini Ronchi Marisa, Sant’Agata Feltria Rinaldi dott. Maurizio, Rimini Rinaldi Piero, Bologna Sacchini Pierluigi, Rimini Chiari Cinzia, Gualdo di Roncofreddo La Rocca Settembre/Ottobre 2008 PERSONAGGI Gregorio Buda Una Medaglia d’Argento dimenticata R icordiamo in questa pagina un personaggio dimenticato, un soldato, decorato, che per una serie di motivi non compare nell’elenco dei caduti in guerra in nessuno dei paesi dove è nato e ha vissuto, e forse per questo la sua memoria ci è ancora più cara. Sergente maggiore, motorista di aerosilurante della famosa squadriglia “Gruppo Buscaglia”, dove non erano accettati né piantagrane, né fifoni, né lavativi, ma piloti e personale con grinta ed esperienza Gregorio Buda nasce a Sarsina l’11 settembre 1907 decorato della medaglia d’argento al valore militare “sul campo” con la seguente motivazione: «Partecipava quale motorista mitragliere di velivolo aerosilurante alla luminosa vittoria dell’ala d’Italia nei giorni 14-15 giugno 1942 nel Mediterraneo. Incurante della violentissima e precisa reazione contraerea, che colpiva gravemente il velivolo durante l’attacco ad un incrociatore pesante, assolveva con serena fermezza il suo compito, respingendo il prolungato attacco della caccia avversaria e contribuendo all’abbattimento di due velivoli, fino a quando cadeva sulla sua arma, gravemente ferito». Nipote di Decio Raggi, medaglia d’oro della Ia Guerra Mondiale; era residente a Miniera di Perticara dal 1937. Impiegato alla Montecatini, nell’ufficio stipendi e paghe. Deceduto a Castelvetrano (TP) il 18 giugno 1942 in seguito a ferite riportate in combattimento. Lascia la moglie Docci Ottavia Maria, insegnate elementare prima ad Ugrigno e poi a Miniera di Perticara, e i figli Pietro il più grande (di sette anni), Maria Santa, Simonetta e Maria Teresa. Racconto dell’atterraggio dell’aerosilurante con a bordo Gregorio Buda, mortalmente ferito R imango impietrito; poco dopo passa con un’altra camionetta Buscaglia che mi fa segno di avvicinarmi: «Moretti è stato colpito gravemente» mi dice, «e non so se ce la farà a rientrare; se riuscirà, arriverà malconcio, per prudenza bisogna togliere tutto ciò che è vicino alla pista». Poco dopo si sente un rumore di motori al massimo, non è il caratteristico ritmico suono dell’S 79 quando i tre motori sono regolati allo stesso numero di giri. Questo è il rumore rabbioso di uno sforzo teso al massimo. Ecco che all’orizzonte si profila l’S 79 di Moretti, riesce a malapena a superare la collinetta in fondo al campo e subito sprofonda e atterra duro sulla pista. Dopo poche decine di metri di rullaggio comincia a imbardare sulla destra, si sposta al limite della pista, una ruota sprofonda in una buca e fa perno, tutto il velivolo compie un paio di giri pazzi e si schianta sul terreno in un turbinio di polvere che sembra fumo. I mezzi di soccorso si precipitano e io sono tra i primi ad arrivare; Moretti è già fuori ed aiuta a portar giù uno dei suoi che, privo di sensi, sembra quasi morto; è il sergente maggiore Gregorio Buda che viene subito adagiato sulla barella, col viso sanguinante. La Rocca Settembre/Ottobre 2008 ATTUALITà La Pieve di Ponte Messa riapre dopo due anni di restauri L ’antica chiesa era stata chiusa in seguito ad una scossa di terremoto che ne aveva compromesso la stabilità e aveva reso impraticabili le due navate laterali ed il presbiterio. Le origini della Pieve risalgono alla fine del XII secolo, ma da antiche pergamene conservate nell’archivio arcivescovile di Ravenna, risulta che alcuni secoli prima, ne esisteva una precedente. La pergamena più antica risale all’anno 912 e parla chiaramente della «Plebe sancti Petri ad Missa». Questa faceva parte delle diciotto pievi che suddividevano in circoscrizioni il territorio dell’antica diocesi del Montefeltro. Basta fermarsi a guardare le pietre della facciata per rimanere colpiti ed affascinati dalla storia e dall’arte che viene evocata dalla Pieve di Ponte Messa: dalla bifora, alle decorazioni lungo le pareti; sul portale, immagini di angeli e di animali con il loro carattere simbolico, che nel medioevo erano vere e proprie catechesi. All’interno le tre navate con l’alto presbiterio, ed in basso la cripta che invita a rimanere in silenzio di fronte a Dio, nella preghiera. La riapertura della pieve porta con se anche una grande novità: il campanile. Non è stato voluto per capriccio di qualcuno né semplicemente perché servivano le campane, ma già nell’antica struttura si notava sul lato sinistro una torre come “mozzata” che, fatte le dovute ispezioni, si è capito doveva essere un’antica torre campanaria. Una prova stava nel fatto che nella volta più alta si vedevano i fori dove passavano le corde delle campane. Tra la gente non sono mancati momenti di commozione, quando il suono delle tre campane, dedicate alla Santissima Trinità, alla Beata Vergine Maria e a san Pietro Apostolo – seppure per una semplice prova tecnica – ha riempito di una nuova atmosfera il paese di Ponte Messa, segno dell’attaccamento della gente alla loro Pieve. La riapertura della chiesa è avvenuta il 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo, con una Messa solenne celebrata dal Vescovo della diocesi, Mons. Luigi Negri. Liberamente tratto da un articolo di Maurizio Farneti - Avvenire Domenica 15 giugno 2008 la foto è del 1933 e ritrae Giannina Ronchi, moglie di Emilio Faeti, con panorama di Perticara e calcaroni alle spalle Limbiate premia il nostro concittadino RICCI È la più prestigiosa benemerenza civica che la città di Limbiate consegna ogni anno a cittadini e associazioni che, con il loro impegno e lavoro, hanno contribuito alla crescita della comunità limbiatese. Si tratta di una miniatura d’oro che riproduce un’ape che, oltre a rappresentare l’operosità, è anche il simbolo di Limbiate. «Sono orgoglioso di consegnare questa onorificenza – ha detto il Sindaco, Antonio Romeo – ad una persona che ha meritato questo premio e per il bene che ha fatto a Limbiate». Luigi Ricci (sostenitore di “Rocca” fin dagli inizi) nel 1969 fondò il Corpo Bandistico “Corrado Rinaldi” nel tentativo di dar vita ad una realtà locale da tempo attesa in una Limbiate che offriva ancor ben poco ai giovani, in termini di opportunità di socializzazione e aggregazione. Ragazzi e ragazze delle scuole elementari, adolescenti e qualche adulto: si formò ben presto un gruppo di persone accomunate dalla volontà di imparare l’arte meravigliosa della musica. Per questi giovani, il nostro Luigi Ricci è stato un vero insegnante e un padre attento e premuroso. Tenace e determinato, portò il corpo bandistico a consolidarsi negli anni, fino a raggiungere alti livelli professionali, diventando un importante punto di riferimento per la città di Limbiate. Il premio è conferito al Cav. maestro Luigi Ricci, per l’impegno profuso e la collaborazione disinteressata e generosa offerta in tanti anni alla città di Limbiate. Complimenti e tanti auguri anche dalla redazione di «Rocca». Tratto da LIMBIATE notizie Periodico a cura dell’Amministrazione comunale di Limbiate . La Rocca Settembre/Ottobre 2008 BREVI DI STORIA Anche Mercato Saraceno voleva i Cappuccini G li abitanti di Mercato Saraceno si lamentano che i frati cappuccini di Sant’Agata (Stato Pontificio) si rechino a questuare nel loro territorio, facente parte di altro Stato, e che da questo fatto, non ricavino nessun beneficio. Vorrebbero a Mercato un certo numero di religiosi, in permanenza. All’Amministrazione Centrale dell’Emilia. Qui abbiamo un Ospizio, che è abitato soltanto in occasione del Perdono, da due, o tre Frati Cappuccini. Dal nostro Territorio, e dal contiguo dell’Emilia ricavano, li Cappuccini di S.Agata Feltria stato Pontificio, il sostentamento per la maggior parte dell’anno. Di mal occhio si vede dal Popolo, e da Noi, che vada così malamente fuori di Stato, e vino, e grano, e tant’altro. La Popolazione desidera ardentemente di veder qui permanere un certo numero di detti Frati, e ci tormentano di continuo. Non ignoriamo quanto pericoloso potrebbe essere questo passo, e che potressimo con ciò dar ricetto alla serpe entro il nostro serbo; ma non sappiamo come resistere alle replicate istanze del Popolo, che in realtà trovasi necessitato per la mancanza quasi totale di Preti, che confessano, e che ufficiano la Chiesa. Permetteteci dunque di potere intimare ai Cappuccini di S.Agata, che venghino stabilirsi in quest’Ospizio in quel dato numero, onde bastar possa la questua, che raccolgono nel Territorio dell’Emilia, sotto pena di divieto di più questuare nel Territorio dell’Emilia. Questi, o verranno, ed ecco paga la popolazione, e smentita dal fatto la calunnia aristocratica, che si cerca di distruggere la Religione, o non verranno, ed eccoci al coperto delle importunità del Popolo, e giustamente impedita la questua, ed il trasporto in altro stato delle nostre derrate. Sarà nostro pensiero d’invigilare sulla condotta di tali Individui, ed in attenzione di grato riscontro vi auguriamo. Salute Rispetto, Giuseppe Bufalini per il Presidente, Gio. Mami per il Segretario, Municipalità di Mercato Saraceno, 5 agosto 1797 Ecco l’immagine del vecchio Campanile di S. Agata crollato nell’800 D Il Campanile di una volta ovendosi provvedere adeguatamente alla demolizione del Campanile, già diruto in gran parte, con sommo pericolo della sottostante casa, la Giunta delibera sentire, anche più, il parere dell’ing. Botticelli Santi, quindi adottare quelle misure che l’urgenza… Allo scopo di adottare un qualche tamponamento in proposito alla demolizione del Campanile della Chiesa Collegiata, già in gran parte diruto e minacciante, nel resto, di precipitare, da un momento all’altro, con manifesto pericolo dei sottoposti fabbricati e con certa ruina delle Campane, sul medesimo apposte. Il sig.Sindaco dà, sull’argomento, comunicazione di una dettagliata relazione, prodotta dall’ing Dr. Giovanni Santi, per la quale si conclude essere impossibile il tentarne una regolare demolizione, senza certo pericolo della vita degli operatori, essendo che la base del pilastro, che da sulla Sacristia, è del tutto screpolata e sconnessa, per modo da presentare lo spettacolo di una rovina imminente. Prima, però, di adottare l’ultimo espediente della demolizione totale, a forza di funi, del Campanile, propone il tentativo di far leva in uno dei posti su cui poggia, attualmente, il pilastro in pericolo, cadendo il quale senza travaglio, l’intero sovrastante pilastro stesso potrà giudicarsi, dall’interno dello stesso, sia, tuttora, in buon stato da assicurare le operazioni di smantellamento e di una regolare demolizione. Osserva poi, infine, che, nello stato presente del fabbricato, qualunque sia il mezzo di demolizione, non si può, a meno di non correre nel pericolo …(?) La Giunta, sentita la relazione dell’Ingegnere, visto non esservi altro mezzo adottabile per tentare un tale demolizione, considerato l’estremo pericolo che, anche attualmente, vengono i sottoposti fabbricati e le Campane, considerato, infine, non potersi lasciare il Campanile nello stato attuale senza adottare un qualche tamponamento, anche per motivo di sicurezza pubblica, delibera, unanimemente, di adottare il progetto presentato dall’ing. Santi, affidandone l’incarico della esecuzione ai muratori Tonti Luigi e Buccin Giovanni. Agosto 1865 Sulla domanda avanzata dal canonico don Francesco Narducci che sia fatto sgombrare dalle macerie e dai sassi il fondo del capitolo sottoposto alla loro nuova Sacristia, ivi depositate per ordine del Municipio, nell’atto della demolizione del Campanile, la Giunta stabilisce commettere allo stesso sig. don Narducci tale incarico salvo al medesimo le spese rimborsate dal Comune di quanto dovrà spendere. 16 marzo 1865 Le notizie brevi di storia sono a cura di Franco Vicini La Rocca Settembre/Ottobre 2008 STORIA L’antico rettorato di Sant’Agata Feltria Francesco Lombardi ha pubblicato un interessante saggio sulla storia antica di S. Agata. Enzo Liverani ne ha tratto alcuni stralci che pubblichiamo di seguito. er una sfortunata serie di circo- – presuppone la presenza di un delegato stanze storiche e storiografiche il papale in loco. rettorato di Sant’Agata Feltria ri- … A fronte di ciò bisogna invece amsulta un organismo comunitario presso- mettere che – nonostante la natura di ché nebuloso. Infatti, nonostante le mi- piccola ed isolata unità periferica dello gliaia di documenti per lo più inediti, Stato della Chiesa – il rettorato di Sanfra fonti pontificie, atti imperiali, rogiti t’Agata Feltria si è tramandato in una notarili, lettere pubbliche e private che forma politico istituzionale, ammini– direttamente o indirettamente – nel- strativa, economica e sociale forse unica, l’arco di oltre sei secoli facciano men- che ha avuto una continuità plurisecozione di questa antica e originale forma lare e che ha costituito il legame consoistituzionale, la stessa nella sua vera so- lidato di più comunità minori attorno stanza non è conosciuta a livello pub- ad un centro «capitale», conservando blicistico ed è raramente riconosciuta significative connotazioni di unitarietà anche in studi specifici su tali ordina- anche nell’attuale contesto storico. menti giuridici. Certamente l’istituzio- … Ed ecco cosa ne pensava Papa Urbane nasce come rettorato autonomo con no IV nel 1264, nel conferire la rettoun proprio titolare. ria del ducato di Spoleto e della Marca Ma nei tempi della sua origine i docu- Anconetana: «Poiché noi non possiamo menti sono quasi del tutto carenti, per trovarci contemporaneamente in divercui tale nome non viene mai ad emer- se parti per esercitarvi il nostro ufficio, gere, pur trattandosi di una entità che – di conseguenza come noi rappresentiacome territorio della Chiesa a sé stante mo Cristo in terra, così i rettori rappre- P sentano noi dove la nostra presenza è necessaria». Sono espressioni che sintetizzano la teoria teocratica del potere temporale dei papi: e questo può estendersi a pieno diritto al rettorato delle terre di Sant’Agata Feltria, che costituì fin dall’origine un’entità autonoma rispetto alle altre ripartizioni legionarie dello Stato della Chiesa, come la Massa, la Marca, il Patrimonio di S. Pietro in Tuscia, la Campagna e Marittima, il ducato di Spoleto e quello di Benevento. … Anche solo dopo questa prima ricognizione, si può concludere che il rettorato di Sant’Agata Feltria rappresenta una dimensione politica originale, emblematica e unica nel suo genere, nel quadro della storia locale fra Marche, Romagna e Toscana. Sorse in piena epoca feudale, come territorio non feudalizzato, in un ambiente circondato dai più fieri feudatari imperiali e ghibellini, come i conti di Montefeltro, i signori della Faggiola, i Guidi di Bagno, e fu quasi sempre di parte papale e guelfa. Il Rettorato di S. Agata nelle ricerche di Franco Dall’Ara A Franco Dall’Ara, che sta ultimando le ricerche in previsione della pubblicazione di una nuova storia di Sant’Agata, abbiamo chiesto un breve commento alle tesi contenute nel saggio di Lombardi. Quando è sorto il Rettorato di Sant’Agata, che è “una ripartizione politica dello stato medievale della Chiesa”? Lombardi scrive di un “lungo periodo di gestazione dello Stato della Chiesa (dalla donazione di re Pipino dell’anno 756)” fino al “Concordato di Worms, 23 sett. 1122”. Per Sant’Agata la situazione era molto più complessa “e occorsero ancora molti decenni”. Personalmente distinguerei lo Stato della Chiesa /Patrimonio di San Pietro (= Chiesa di Roma) che, a parte Pipino, ha già una precedente donazione di Liutprando del 728, e che di fatto esiste da alcuni secoli (vedi gli atti amministrativi di Gregorio Magno, 600), dal Patrimonio della Chiesa di Ravenna, del quale fa parte il territorio santagatese. Il Rector è una figura dell’amministrazione periferica romana, sopravvissuta anche all’arrivo di popoli nuovi (barbari) quali i Franchi, che per es. nelle province a maggioranza romana il rappresentante del potere non lo chiamano conte o duca ma rector (vedi la Provenza). La Chiesa di Ravenna, erede dell’amministrazione bizantina (=romana) che ha il proprio patrimonio aggregato per masse, mette a capo delle masse un amministratore che chiama Rettore. Le masse sono all’origine anche della comunità di Sant’Agata, in particolare quella di Cella Fausti, in cui troviamo il più antico monastero (IX secolo, dopo il concilio di Aquisgrana dell’817). Vedrei quindi una costituzione graduale del Rettorato di Sant’Agata, in più fasi: 1- nel sec. IX la Massa di Cella Fausti, amministrata da un Rettore, presumibilmente l’abate di San Salvatore. E prima ancora il cellario del monastero ravennate (mensa di Sant’Apollinare). 2- 997: Ugo, nel 1004 poi conte di Bertinoro, ottiene in feudo dall’Arcivescovo di Ravenna alcune masse nel Montefeltro, fra le quali Cella Fausti e altre di quelle che saranno le Terre di Sant’Agata 3- nel 1153 Rettore è l’abate di Mont’Ercole 4- alla fine dei Cavalca (1177) e del potere del Barbarossa (1202) gradualmente la Chiesa di Roma incamera il patrimonio della Chiesa di Ravenna, inglobandolo nel Patrimonio di San Pietro: lo Stato della Chiesa sarà poi regolamentato dalle Costituzioni del Lautrec (1318) e dell’Albornoz (1355). 5- nelle varie riorganizzazioni dello Stato, le Terre di Sant’Agata mantengono una loro autonomia amministrativa, anche se aggregate sotto un unico Rettore prima della Massa Trabaria, poi della Marca di Ancona. La Rocca Settembre/Ottobre 2008 PERSONAGGI Francesco Buffoni, il repubblicano Pubblichiamo di seguito due articoli dei primi del ‘900 sul garibaldino santagatese Francesco Buffoni. Grazie a Franco Dall’Ara che ce li ha segnalati V i fingete montanaro e non lo siete; io invece che lo sono, ho toccato con mano i frutti prodotti dalla propaganda anticlericale e repubblicana. Ai tempi famosi dei lavoratori di Boratella, era la repubblica che comandava sovrana ed educava la classe lavoratrice alla scuola anticlericale. Se dalle cupe e silenziose gallerie di quelle abbandonate miniere, uscisse la voce degli infelici uccisi a tradimento e laggiù sepolti invendicati, allora intendereste quali effetti produceva la propaganda anticlericale del partito repubblicano. E questa propaganda di cui fate uso oggi per galvanizzare il vostro partito che intristisce, servirà al lavoratore per suggestionare i suoi istinti brutali e ridurlo al vizio. Non si rendeva dunque buffo il Buffoni quando a Boratella, proprio a Boratella, in una pubblica conferenza, osava dire che «il prete è ostacolo ad ogni civile progresso»? Il Buffoni doveva dimostrare oggettivamente a base di argomenti tolti dalla storia di quel luogo, il «progresso civile» di quei lavoratori dominati dalla repubblica romagnola, ed allora anche i muri delle case – testimoni silenziosi di tanti delitti – gli avrebbero dato ragione. Sant’Agata Feltria, 30 dicembre 1905. Il giorno 12 corrente fu discussa in questa Pretura una causa che aveva suscitato grandissimo interesse, non tanto pel fatto da cui aveva avuto origine, quanto per le circostanze e significato annessovi. Il fatto, in breve, riportato anche dall’Avvenire d’Italia, è questo: L’arciprete di Montepetra, D. Francesco Giannini, trovatosi come di consueto, il 15 agosto u.s. alla Fiera dell’Assunta a Romagnano, frazione di questo comune, allorché rincasando co’ suoi fratelli Sisto ed Ermenegildo ed alcuni altri della parrocchia, veniva villanamente insultato con triviali ingiurie ed anche vilmente aggredito con bastoni e con sassi che gli vennero lanciati contro. I nobili eroi di questa gloriosa impresa furono: Valgiusti Giuseppe – Poggioli Giuseppe – Macherozzi Isidoro – Narducci Giuseppe – Ortolani Giovanni e Gori Silvestro, i quali non ristavano dal gridare: È ora di finirla coi preti e colla loro bottega! Come era da aspettarsela, il D. Giannini sporse querela contro quei rustici teppisti di nuovo genere. L’attesa pel dibattimento era vivissima, poiché v’entrava di mezzo un prete, e gli imputati, appartenendo ad una società socialistoide-anarchica, s’erano posti sotto la tutela di patrocinatori dello stesso colore, di Francesco Buffoni santagatese e dell’Avv. Gino Giommi di Cesena. E si andava montando l’ambiente col dipingere a foschi colori il D. Giannini, col ripetere il sentimentale ritornello: «trattarsi di poveri lavoratori della terra e doversi perdonare come perdonò Cristo ecc. ecc.». Ma intanto si mettevano su prove false, intanto si facevano pressioni, si voleva ad ogni costo la sconfitta di D. Giannini e si cantava già vittoria, preludendo al trionfo che avrebbero celebrato in mezzo a desideratissimo banchetto, mentre sulla agognata preda, il prete, si riserbavano di sfogare le generose loro espansioni, con una solennissima fischiata… La soluzione però della causa dimostrò che v’è ancora un po’ di giustizia a questo mondo. La seduta fu tenuta nell’aula del Consiglio Comunale, stante il numero considerevole delle prove che erano una trentina e la folla stragrande che era accorsa da ogni parte, avida d’assistere all’umiliante sconfitta del prete! E le smargiassate del Buffoni, uno dei difensori degli imputati, ne mettevano già bella e spacciata la causa… È vero che sfoderò tutta la sua ineffabile erudizione coll’esumare rancide e decrepite tirate anticlericali; è vero che tuonava come un semidio furente, contro l’anima nera che ardiva lottare coi numi della democrazia rossa; è vero che a corto d’argomenti, scagliava improperi ed ingiurie, ma che monta? Non è qui il loro forte? Ebbe un contegno più educato il suo collega, Avv. Gino Giommi, quantunque divagasse fuori dal seminato e si perdesse a far della politica, approfittando dell’occasione, per far propaganda pro domo sua socialistica! Non sfuggì però ad alcuno la ineccepibile correttezza del metodo di difesa seguito dall’egregio Avvocato della P. C. sig. Innocenzo Storni-Ringhieri di Bologna, il quale con profonda conoscenza del giure, con attraente e persuasiva logica, seppe addimostrare evidentemente la reità degli imputati, mettendo al muro con solidi argomenti le scariche elettriche dei contradditori. Ed oltre alla non comune erudizione palesò di possedere anche una buona dose di pazienza nel sopportare così a lungo le invettive del Buffoni, che in un momento di parossismo pretofobo, lo invitò fuori dall’aula e minacciò di lanciargli contro il calamaio!!! Degno di ammirazione fu il Sig. Pretore Dott. Severino Celli, magistrato veramente saggio ed integerrimo, che non si lasciò imporre da prepotenza alcuna e seppe far doverosa giustizia, malgrado l’aperta ostilità dei piazzaioli ivi raccolti per gridare il crucifige addosso al prete! Ma il prete riportò vittoria giuridicamente non solo, ma anche moralmente, giacchè fu riconosciuto che il D. Giannini, per la sua irreprensibile condotta sia di Sacerdote, come di cittadino, non aveva dato motivo a divenir vittima di quegli sfregi codardi. La sentenza condannava gli imputati a 25 giorni di reclusione, oltre i danni e le spese, applicando tuttavia la legge del perdono. Questo dovrebbe servire al reciproco rispetto e delle persone e delle opinioni; ma, come suol dirsi, purtroppo la botte dà il vino che ha! Le previste foto del Musical dei giovani dell’Oratorio saranno pubblicate sul prossimo numero La Rocca Settembre/Ottobre 2008 LA SANTAGATESE IN SECONDA CATEGORIA L Il sogno diventa realtà a notizia era nell’aria da tempo, ma ora è diventata ufficiale: la squadra di calcio del nostro paese, la Santagatese, nella prossima stagione 2008-2009 giocherà in seconda categoria. Sarà inserita nel girone S. Lo scorso 9 maggio i giallorossi disputarono la finale di Coppa città di Rimini, contro il Torconca, allo stadio “Romeo Neri”. Un traguardo prestigioso raggiunto per la prima volta nella storia dei nostri portacolori. Una serata sicuramente indimenticabile; quasi cinquecento santagatesi erano presenti sulle tribune dello stadio romagnolo, compreso il primo cittadino Goffredo Polidori. Gli ultras “ I FALCHI” muniti di tamburi e megafono, allestirono una coreografia splendida, con bandiere, striscioni e oltre cento sciarpe da sventolare. Un tifo incessante dal primo all’ultimo minuto. Purtroppo, con un perentorio 2-0, la coppa l’ha portata a casa il Torconca, ma rimane il ricordo indelebile di un sogno sportivo. Avendo raggiunto la finale, la Santagatese, che nella scorsa stagione militava in terza categoria, è stata ripescata, grazie anche alla rinuncia d’iscrizione di una squadra riminese. Ora bisogna sicuramente rimboccarsi le maniche perché sarà un campionato spettacolare ma molto difficile. Il presidente Olivieri sta rinforzando la squadra in ogni reparto, e verrà presentata allo stadio in occasione della prima partita di coppa. L’impegno della società però non basta, c’è bisogno del sostegno di tutti; l’apporto dei tifosi e degli ultras “I FALCHI” sarà fondamentale. La campagna abbonamenti è aperta. Per prenotare la tessera rivolgersi all’amministrazione: Tel. 3339237805. Prezzi abbonamento per tutte le partite in casa: Adulti 29,00 euro – Ragazzi (dai 14 ai 18 anni) euro 19,00 Raffaele Bartolini Anche quest’anno eravamo tutti al tradizionale pranzo “dai frati” La Rocca Settembre/Ottobre 2008 Efrem Satanassi Mistico Dolore, un libro da non perdere Presentiamo qualche frase dell’ultimo libro di Efrem Satanassi, Mistico Dolore, edito da Il Ponte Vecchio, e in parte ambientato a S. Agata. Davvero una bella storia (...) Furio ed Andreina in quieta passeggiata guardano dall’alto la bellezza notturna da un poggio che sovrasta Sant’Agata Feltria, una località del Montefeltro dove vive da clarissa l’amica di Andreina che ha assunto il nome di Suor Elisabetta, al secolo Monica Porzio, grande latinista di fine novecento. Tre ore e mezza da Roma, si potrebbe dire una periferia decentrata della capitale e già l’occhio, ma soprattutto l’anima si espande in un respiro ampio, purificato. I segni essenziali della vita naturale ci sono tutti: un firmamento lindo e vicino dipinto nella volta scura che si può ammirare nella completezza del suo ampio mantello. (...) Si muovono lentamente, quasi fossero trattenuti da un’inerzia felice. L’albergo grande emana intorno un ovattato biancore e non rutila di luci profane. Quasi una notte di sempre se non ci fosse lo sfolgorìo opulento di San Marino, quasi un’immensa luce accesa sopra l’Adriatico. E poi nel cielo d’oriente la vampa arancione della notte anche troppo viva di Rimini a non dare pausa all’ansito del giorno. Quassù la notte ha mantenuto parte dei suoi diritti. Il giorno per la vita, la notte per il riposo, il sogno. Giunti davanti all’hotel Falcon i due si lasciano. Furio a gironzolare per le viuz- ze solitarie del paese, strette fenditure poste a separazione delle case alte, solide nel tempo con i loro muri di pietra fluviale e rossicci mattoni coperti da una scura patina di antico. In alto, resa più imponente dai fari che ne illuminano tutta la vertiginosa incollatura ad un piede di roccia, troneggia la dimora dei nobili Fregoso, un castello arcigno come i tempi e le vicende che ne giustificarono la costruzione. Furio si ferma ad ammirare quel compendio di storia, di lotte, di passaggi di proprietà, di laboriosi rogiti notarili. (...) Andreina ha bussato con tocco misurato ad una porticina scura, favorita nel suo incedere dall’aiuto della illuminazione pubblica. Si apre una grata oltre la quale appare il volto sfuocato di una monaca che le parla sottovoce. - Suor Elisabetta sa di questa visita? Bene, allora vado ad avvertirla, si trova in cappella per l’ora del silenzio. - Tante grazie. Scompare il volto della suora e rimane aperta la grata attraverso la quale si può scorgere un corridoio spoglio. Giunge con piede silenzioso e leggero sventolìo della tonaca la clarissa desiderata. Si apre la porta dall’interno. La monaca chiude la bocca di Andreina con una mano, la prende poi a braccetto e la conduce svelta in una piccola stanza dove il buio viene persuaso a non essere assoluto da una microlampada posta sotto l’immagine di una Madonnina di gesso. Due seggiole pesanti accanto ad un tavolo massiccio. Ora la monaca abbraccia con calore la vecchia compagna. La conduce accanto al flebile lucignolo. Un monastero da ristrutturare Il Monastero delle Clarisse di S. Agata ha avviato un progetto di restauro e di ampliamento dei locali. Per chi volesse dare un contributo per la ristrutturazione del Monastero delle Clarisse ecco i dati: Monastero S. Maria Maddalena, via A. Battelli 12, 61019, S. Agata F. – PU, tel e fax 0541929622; e.mail [email protected] Ecco un’immagine dei lavori di restauro al campanile della Chiesa Collegiata (estate 2008) 10 La Rocca Settembre/Ottobre 2008 FOTOCRONACA Ecco come si mieteva il grano negli anni ‘60 Foto concessa da Maria Cappelli di Ca’ di Vico (Maiano). Da sinistra: Federico Cappelli, Arnaldo Rossi, Renato Rosati, Armando Cappelli, Gino Giorgi Feste in piazza nel mese di agosto. Sul palco i Romagna Trio Note di Storia: Strada S.Agata – Sarsina Settembre 1864. Nota del Sindaco di Sarsina, colla quale stimola il Municipio di Sant’Agata a provvedere, con sollecitudine, a che vengano eseguiti gli studi della strada del Fanante, che dovrà congiungere i due Paesi, come all’accordo stabilito tra i due Comuni. In essa nota si osserva poi che, nel caso il Municipio di S. Agata non avesse rinvenuto l’ingegnere cui commettere gli studi in parola, della intera linea, il Comune di Sarsina si assumerà, egli stesso, l’incarico di ritrovare un ingegnere per tale operazione, purché ne venga autorizzato da quello di S. Agata. La Giunta, considerato essergli, per ora, impossibile il rinvenire un ingegnere cui commettergli gli studi in parola, essendo che la Provincia di Pesaro, cui venne richiesto, non può met11 tere a disposizione del Comune alcun ingegnere del Genio Civile, delibera di facoltizzare il Municipio di Sarsina a rintracciare un ingegnere, cui venga commesso, senz’altro, lo studio della linea stradale che, da Sarsina, mette a S. Agata per la via del Fanante, compartecipando alle spese relative occorrenti, e ciò in esecuzione dell’ordinato di questo Consiglio in data 10-11-1863 La Rocca Settembre/Ottobre 2008 ANGELO BERARDI Due episodi inediti su Angelo Berardi da S. Agata Feltria I n una lettera, allegata nei decreti capitolari della cattedrale di Viterbo del 1688, leggiamo che il signor Domenico Rampiccia, allora maestro della cattedrale, si lamentava per il comportamento del canonico Angelo Berardi di S. Agata Feltria per il fatto che, «andava facendo le musiche per le chiese di Viterbo, non solo le regolari, ma anche le secolari...»1 diritto che spettava solo alla sua persona. Invoca quindi il personale rimprovero del Vescovo (in quel periodo era Urbano Sacchetti), perché le precedenti lamentele non avevano sortito alcun effetto. Sappiamo che in questa data il Berardi era cononico della collegiata di S. Angelo, e da questa lettera si capisce chiaramente che «l’otio del canonicato» non era certo vita per lui. Quindi, noncurante delle conseguenze delle ammonizioni più volte ricevute, si divertiva a comporre ed a far eseguire le sue musiche, pur non avendone il diritto, con sommo fastidio degli altri musici che vedevano in lui un pericoloso rivale. Questo vuole anche significare che in quel tempo, nelle chiese viterbesi, si faceva un largo uso di musica e visto che il signor Domenico Rampiccia non riusciva a soddisfare completamente le esigenze di tutti, la soluzione migliore era quella di rivolgersi a qualcun altro che (come in questo caso il Berardi) non disdegnava certo tali incarichi. Un altro episodio di vita musicale profana, ci è dato sapere dalla prefazione delle Sinfonie a violino solo, di Angelo Berardi. Queste sinfonie, di carattere indubbiamente piacevole e alla moda, furono composte da Berardi per una cer- Il 27 settembre Vi aspettiamo al Teatro Angelo Mariani, per un nuovo incontro su Angelo Berardi Il 27 settembre Vi aspettiamo al Teatro Angelo Mariani, per un nuovo incontro su Angelo Berardi A distanza di quattro secoli Berardi torna a far parlare di sé e la sua musica torna ad essere suonata, come testimonia la giornata di studi coordinata dal Comitato per la difesa dei Beni Culturali di S. Agata Feltria che si terrà il 27 settembre 2008 nella splendida cornice del teatro Angelo Mariani di Sant’Agata Feltria. A partire dalle 15,30 un gruppo di esperti e di musicologi rispolvererà la memoria di questo importante compositore e studioso che diede vita a 13 collezioni di musica pratica e 6 trattati teorici. L’iniziativa è parte della Sagra Musicale Malatestiana. Al termine dell’incontro sarà proposto un concerto di musiche di Angelo Berardi. ta Suor Anna Maria Francesca Rossi, monaca del monastero di S. Agostino di Viterbo, e per le sue compagne, che a quanto pare, si dilettavano tutte di musica. I1 grado di difficoltà delle sei sinfonie (che in realtà possiamo definire canzoni, com’è indicato dall’indice) è alquanto elevato; quindi, sia la dedicataria che le sue compagne, dovevano essere delle buone violiniste. E che dentro le mura di un monastero si facesse questo tipo di musica è abbastanza indicativo per poter immaginare tutto quello che succedeva al di fuori, cosa del resto già riscontrabile dal materiale finora emerso delle numerose feste e rappresentazioni musicali che allietavano la vita della città di Viterbo. Dichiarazione di buona salute Ecco l’immagine di un vecchio documento santagatese scovato da Franco Vicini 12