La Rocca - Altervista

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La Rocca - Altervista
4/2008
NOTIZIARIO DI STORIA E ATTUALITÀ SANTAGATESE n. 4 reg. trib. ps nr. 427 - Dir. Resp. G. Dall’Ara. Redazione Sant’Agata Feltria
Fax 0541/929744 - Grafica e fotocomposizione: il Ponte - Stampa: La Pieve poligrafica editore, V. Verucchio - email: [email protected]
Sommario
2
Dateci una mano a restaurare
la Chiesa del Soccorso
3
Un’estate coi fiocchi
4
Una medaglia d’argento dimenticata
5
La Pieve di Ponte Messa
6
Notizie dell’800
7
La storia del Rettorato
8
Francesco Buffoni il repubblicano
9
Parliamo di calcio
10
Un libro di Efrem Satanassi
11
Fotocronaca
12
Una giornata con Angelo Berardi
ROCCA È UN’INIZIATIVA
Comitato Fiere
Ed Iniziative Promozionali
“
Sapere, Passato
e Bellezza
Il momento straordinario che stiamo vivendo e le necessità che esso
pone sono fatti apposta per attribuire all’Istruzione e alla Cultura (...)
un grande compito politico: quello di
rianimare il Paese tutto, di aiutarlo a
riannodare il filo della sua storia, e dunque a ritrovare senso e identità, alla fine
fiducia in se stesso. Istruzione e Cultura, infatti, hanno a che fare nella loro
essenza con il Sapere, il Passato e la Bellezza, cioè con il cuore dell’ identità
italiana. Sapere, Passato e Bellezza rappresentano le tre grandi prospettive che
da sempre caratterizzano e per più versi racchiudono l’intera nostra vicenda,
le tre prospettive che da secoli sono
valse a mantenere questa piccola penisola mediterranea al centro dell’attenzione del mondo, portando il nome
italiano oltre ogni confine. Sappiamo
bene l’uso insopportabilmente retorico
che tante volte di quelle tre parole si è
fatto, ma ciò non toglie che è proprio
da esse che possiamo, e in certo senso
dobbiamo, ripartire. L’Italia esiste, infatti, ha una compattezza identitaria e
civile che adeguatamente sollecitata è
capace di diventare lavoro, impegno, industriosità, fantasia di costruzioni istituzionali e sociali, solo in forza del legame che riesce a mantenere con quel
cuore della sua storia. Ciò che la tiene
insieme e la sua anima sono lì: nel Sapere, nel Passato, nella Bellezza. Il conoscere, il portare a sé il mondo e ripensarlo dentro di sé, che ha rappresentato
lo strumento costante della multiforme
crescita delle nostre collettività; e poi il
rapporto con l’Antichità, con le origini classiche e cristiane, che continua ad
essere per noi non solo fonte di un pre-
stigio planetario ma anche motivo non
estinguibile di autoriconoscimento, di
una pietas del Ricordare e del Custodire
in cui si riassume un tratto universale di
civiltà; e infine la singolare vocazione
italiana all’invenzione e all’armonia
delle forme che, a partire dal paesaggio e dai mille modi della quotidianità, si è riversata poi in una vicenda
artistica immensa: quanto ci piacerebbe che i nostri ministri dell’Istruzione e
della Cultura ricordassero al Paese queste cose! Quanto ci piacerebbe che se
ne ricordassero essi per primi quando
si tratta di organizzare la scuola, l’università, i musei, la tutela del nostro patrimonio culturale, superando i mille inciampi burocratici di ogni giorno!
Quanto ci piacerebbe, soprattutto, che
essi riuscissero a parlare al Paese per
l’appunto mettendo il Sapere, il Passato
e la Bellezza al centro di un alto discorso politico rivolto al futuro della collettività nazionale! Forse essi non sospettano neppure l’ascolto che potrebbero
ottenere. Forse la politica, questa triste
generazione politica a cui è toccato in
sorte di governare l’Italia disanimata attuale, neppure immagina le energie che
essa potrebbe suscitare solo che sapesse
trovare le parole, le immagini e le idee
giuste!”.
Queste righe sono una parte dell’editoriale
che Ernesto Galli della Loggia ha pubblicato sul Corriere della Sera il 22 luglio
2008. Crediamo che l’invito contenuto
nell’articolo sia valido per ogni realtà del
nostro Paese, e anche per la nostra, naturalmente.
La Rocca
Settembre/Ottobre 2008
ATTUALITà
L
Restauriamo l’altare
della Chiesa del Soccorso
a Chiesa della Madonna del
Soccorso è una dei tanti luoghi
di devozione mariana del nostro
paese: un tesoro enorme che un giorno
speriamo di valorizzare in modo adeguato.
E’ appena stato pubblicato un libro
di Manlio Flenghi (il nono volume
della nostra collana di studi storici
santagatesi) che racconta il legame di
S. Agata Feltria con la Chiesa della
Madonna del Soccorso. In passato
quel legame era più evidente di oggi
perché la vecchia strada per andare da
S. Agata verso Rimini passava di fianco
alla chiesa, che oggi invece resta isolata.
Tutti i santagatesi peraltro conoscono
l’immagine della Madonna che salva
il bambino dalle mani del demonio,
una immagine promossa dalla Chiesa
che voleva affermare come la Vergine,
o meglio Dio attraverso di lei, vince il
male.
Tutti conoscono il corsetto con i fori
di proiettile conservato in chiesa (la
vicenda andò così: nel 1893 Elisa Para
transitava sul ponte di San Giovanni
dal quale proveniva un losco figuro; di
fronte al pericolo pregò la Madonna
del Soccorso, e così rimase illesa
nonostante 5 proiettili le avessero
attraversato il corsetto). Tutti poi
conosciamo la festa attuale con la
benedizione delle automobili, ma non
tutti ricordiamo le origini della festa
che risalgono al passato. Già nell’800
si celebrava nel mese di agosto la festa
dei marinai. La Rocca ha pubblicato
nel 1994 un racconto di Alvaro Masi
che gli era stato raccontato dal nonno
nato nel 1862. La cosa interessante è
che quel racconto che parla di marinai
salvati dopo aver pregato la Madonna
del Soccorso, e che proprio per questo
ogni anno venivano a S. Agata per
la festa, ha trovato conferma grazie
a Bruno Baroncelli che ha scovato
a Ravenna un documento del 1881
(pubblicato anch’esso dal nostro
giornale) che attesta che la Madonna
del Soccorso di S. Agata è all’origine del
culto analogo di Ravenna, nella Chiesa
di San Biagio, introdotto proprio
dai marinai. Il culto della Madonna
“Bentornati a casa” anno 1979
Riconoscibili:
Prof. Fausto Rinaldi,
Federica Guidi, Leonardo Guidi, Beatrice
Bonci, Michela Magnani, Laura Boldrini,
Federica Migliarini,
Andrea Salone, Andrea
Rinaldi,Massimiliano
Sartini, Morena Celli,
Romina Valli, Gabriele Sartini, Alessandro
Cappelli,
Sabrina
Alessandrini,
Elena
Marchetti, Francesco
Bonci.
del Soccorso di S. Agata a Ravenna
è precedente al 1828, ed era molto
diffuso, tanto che nei secoli scorsi la
nostra chiesa era tappezzata di tavolette
nelle quali erano disegnate delle barche
in mezzo al mare burrascoso, portate
come ex voto dai marinai salvati dai
pericoli. Il libro di Flenghi, che è stato
presentato in Teatro l’11 settembre
scorso, raccoglie queste ed altre vicende
legate alla Chiesa del Soccorso, e serve
a finanziarne i lavori. Chi volesse
contribuire al restauro dell’altare può
contattare Enzo Gentili, o rivolgersi
al Comitato Beni Culturali che ha la
sede in piazza Garibaldi.
Le scherzose definizioni dei nostri antenati
Schèvli arpnet
Prét bruset
Roca spiantéta
I rapei dla Ptréla
I castagnèr ad Montbandet
Libièn selta grepp
I ranuchièi dla Turcèla
I lumachèi ad Sartièn I brêcch ad Scavlèn
Ptrèla squaiunèta
Al bèli done ad Macién
I gat ad Macién
I capron ad Suan
Scavolo rupinato (causa le molte frane)
Pereto bruciato
(Rocca Pratiffi) Forse per le grandi famiglie
di una volta, finite in miseria
Per l’ottimo terreno di Petrella adatto alla
coltivazione delle rape. (Da una rapa avevano
ricavato un confessionale!)
Sicuramente si ricordano le squisite castagne di Monte Benedetto.
Per il terreno alquanto scosceso della zona di
Libiano. (Libiano, come Torricella e Sartiano,
faceva parte del rettorato di Sant’Agata)
Nella zona di Torricella c’erano diversi laghetti
con ottime rane.
Ricercatissime le lumache di Sartiano.
I somari di Scavolino.
Forse perché prendevano in giro i forestieri?
Maciano era famoso (ed ancora è)
per le sue belle donne.
Ricordato anche per i gatti.
I caproni di Soanne.
Dai ricordi di Giocondo Bartolini
La Rocca
Settembre/Ottobre 2008
News
Un’estate
coi fiocchi
Il giornale
del tuo paese
S
SOTTOSCRIZIONI
e guardiamo alle iniziative che si sono svolte nel territorio santagatese l’estate 2008 ha segnato una piccola svolta. Il merito va
tutto ai Comitati di Petrella, Pereto, S. Agata e Maiano, ognuno
dei quali è riuscito ad organizzare iniziative radicate nel territorio, e
talvolta di spessore. Per intenderci niente a che vedere con le iniziative
calate dall’alto che caratterizzano di solito il cartellone degli eventi della Provincia di Pesaro, o il costosissimo cartellone teatrale invernale del
Comune, e niente a che vedere con il costante declino che purtroppo
caratterizza le manifestazioni commerciali della locale pro loco.
Il Comitato di Petrella ha consolidato la manifestazione “El temp ad
prima”, giunta alla terza edizione che coinvolge tutti gli abitanti del
borgo – e di quelli vicini - e attira un pubblico sempre più numeroso.
Il Comitato di Maiano anche quest’anno ha puntato tutto su sulla
festa paesana dal 12 al 16 agosto, una serie di iniziative di comunità
sullo stile dei “bentornati a casa”. Il Comitato di Pereto ha ideato due
belle manifestazioni, “Pereto off road” e il Palio di Pereto, che sono
piaciute moltissimo e che siamo certi cresceranno ulteriormente già
l’anno prossimo. Il Comitato di S. Agata oltre alla mostra su don
Marella tenuta aperta tutta l’estate e visitata da duemila persone, ha
organizzato una iniziativa teatrale (l’opera “Rita di Donizzetti), ha
collaborato alla presentazione del libro sulla Chiesa della Madonna del
Soccorso, ha collaborato con il Comitato di Petrella rappresentando la
commedia “Il paese più bello del mondo”, e ha organizzato una serata
sul quadro di Pedro Berruguete trafugato a San Girolamo 200 anni
fa.
Sul versante giovani molto apprezzate anche le iniziative musicali del
Gruppo Giovani di S. Agata che ha promosso una bella serie di martedì
musicali, e del gruppo giovani dell’Oratorio che in luglio ha messo in
scena il musical su S. Teresa di Calcutta, che ha avuto 4 repliche (una
a San Marino), ed ha coinvolto più di 40 persone sul palcoscenico.
Insomma, anche se il paese propone ancora poco rispetto alla
programmazione di altre realtà, o rispetto alle iniziative di qualche
tempo fa, il bilancio è positivo.
Buda Pietro, 48100 Ravenna
Mordini Dorina, San Donato
Mariani Eva, Novafeltria
Vicini Giovanni, Sant’Agata Feltria
Marani Pietro, Pegli (Ge)
Marani Tonino, Pegli (Ge)
Vicini Anna, Sant’Agata Feltria
Bartolini Ada, Verucchio
Valli Pierangelo, Sant’Agata Feltria
Masini Michelle, Sant’Agata Feltria
Astorri Ennio, Sant’Agata Feltria
Diana Florindo, Sant’Agata Feltria
Paci Gina, Sant’Agata Feltria
Mancini Augusto, Sant’Agata Feltria
Masini Rollo Chiara, Milano
Masini Enrica, Sant’Agata Feltria
Ruffini Marino, Sant’Agata Feltria
Zanotti Osvaldo, Sant’Agata Feltria
Grazie ai volontari che hanno provveduto a scrivere e
distribuire il giornale, grazie al lavoro di redazione di
Enzo Liverani che digita gli articoli e cura l’archivio
dei sottoscrittori, a Paola Boldrini che distribuisce la
Rocca dal primo numero, cioè da sempre, a Mario Nalin che si occupa della tipografia e della piegatura dei
giornali, ad Alessia Dellamea che distribuisce il giornale e raccoglie le adesioni nella cartoleria di piazza Garibaldi, ad Arrigo Bonci che coordina la distribuzione,
alle fotografie di Marco Zanchini e di Emanala Liverani, e grazie ai lettori e sostenitori, numerosi come
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Marini Rina, Genova
Vicini Arnaldo, Longiano
Sartini Fosco, Sant’Agata Feltria
Camporesi Orlando, Sant’Agata Feltria
Boschi Gerardo, Sant’Agata Feltria
Simoncelli Pinedo, Ferrara
Valli Giuseppina, Genova
Baroncelli Bruno, Ravenna
Bartolini Antonio, Sestri Ponente
Rinaldi Corrado, Sant’Agata Feltria
Paolucci Riceputi Maria, Certosa di Rivarolo
Guidi Gabriele, Rimini
Cangini Marie Joelle, Sant’Agata Feltria
Liverani Giorgio, Sant’Agata Feltria
Cappelli Luciano, 6031 Charleroi
Pettinelli – Nesti Franca, 50134 Firenze
Della Bella Antonio, Pontassieve
Enzo Montironi, Fontaine l’Eveque - Belgique
Masetti Zannini, Roma
Alessandro Croce, Casarza Ligure
Emilio Faeti, Sesto San Giovanni
Liverani Fernando, Bologna
Urbini Luigi, Livry-Gargan
Mastini Anna Marina, Casteldelci
Cecchi Rosa Anna, Rimini
Gasperoni Gabriella, Casarza Ligure
Manni Marco, Brescia
Don Piero Perego, Treviglio
Narducci Quinto, Rimini
Ronchi Marisa, Sant’Agata Feltria
Rinaldi dott. Maurizio, Rimini
Rinaldi Piero, Bologna
Sacchini Pierluigi, Rimini
Chiari Cinzia, Gualdo di Roncofreddo
La Rocca
Settembre/Ottobre 2008
PERSONAGGI
Gregorio Buda
Una Medaglia d’Argento dimenticata
R
icordiamo in questa
pagina un personaggio dimenticato, un
soldato, decorato, che per
una serie di motivi non compare nell’elenco dei caduti in
guerra in nessuno dei paesi
dove è nato e ha vissuto, e
forse per questo la sua memoria ci è ancora più cara.
Sergente maggiore, motorista di aerosilurante della famosa squadriglia “Gruppo
Buscaglia”, dove non erano
accettati né piantagrane, né
fifoni, né lavativi, ma piloti
e personale con grinta ed
esperienza
Gregorio Buda nasce a Sarsina l’11 settembre 1907
decorato della medaglia
d’argento al valore militare
“sul campo” con la seguente motivazione:
«Partecipava quale motorista mitragliere di velivolo
aerosilurante alla luminosa
vittoria dell’ala d’Italia nei
giorni 14-15 giugno 1942
nel Mediterraneo.
Incurante della violentissima
e precisa reazione contraerea,
che colpiva gravemente il velivolo durante l’attacco ad
un incrociatore pesante, assolveva con serena fermezza
il suo compito, respingendo
il prolungato attacco della
caccia avversaria e contribuendo all’abbattimento di
due velivoli, fino a quando
cadeva sulla sua arma, gravemente ferito».
Nipote di Decio Raggi,
medaglia d’oro della Ia
Guerra Mondiale; era residente a Miniera di Perticara dal 1937. Impiegato alla
Montecatini, nell’ufficio
stipendi e paghe.
Deceduto a Castelvetrano
(TP) il 18 giugno 1942 in
seguito a ferite riportate in
combattimento.
Lascia la moglie Docci
Ottavia Maria, insegnate elementare prima ad
Ugrigno e poi a Miniera di
Perticara, e i figli Pietro il
più grande (di sette anni),
Maria Santa, Simonetta e
Maria Teresa.
Racconto dell’atterraggio dell’aerosilurante
con a bordo Gregorio Buda, mortalmente ferito
R
imango impietrito; poco dopo passa con un’altra camionetta Buscaglia che mi fa segno di avvicinarmi: «Moretti è stato colpito gravemente» mi dice, «e non so se ce la farà a rientrare; se riuscirà, arriverà malconcio,
per prudenza bisogna togliere tutto ciò che è vicino alla pista».
Poco dopo si sente un rumore di motori al massimo, non è il caratteristico ritmico suono dell’S 79 quando i tre
motori sono regolati allo stesso numero di giri. Questo è il rumore rabbioso di uno sforzo teso al massimo.
Ecco che all’orizzonte si profila l’S 79 di Moretti, riesce a malapena a superare la collinetta in fondo al campo e
subito sprofonda e atterra duro sulla pista.
Dopo poche decine di metri di rullaggio comincia a imbardare sulla destra, si sposta al limite della pista, una ruota
sprofonda in una buca e fa perno, tutto il velivolo compie un paio di giri pazzi e si schianta sul terreno in un turbinio di polvere che sembra fumo.
I mezzi di soccorso si precipitano e io sono tra i primi ad arrivare; Moretti è già fuori ed aiuta a portar giù uno dei
suoi che, privo di sensi, sembra quasi morto; è il sergente maggiore Gregorio Buda che viene subito adagiato sulla
barella, col viso sanguinante.
La Rocca
Settembre/Ottobre 2008
ATTUALITà
La Pieve di Ponte Messa
riapre dopo due anni di restauri
L
’antica chiesa era stata chiusa in
seguito ad una scossa di terremoto che ne aveva compromesso
la stabilità e aveva reso impraticabili le
due navate laterali ed il presbiterio.
Le origini della Pieve risalgono alla fine
del XII secolo, ma da antiche pergamene
conservate nell’archivio arcivescovile
di Ravenna, risulta che alcuni secoli
prima, ne esisteva una precedente.
La pergamena più antica risale all’anno
912 e parla chiaramente della «Plebe
sancti Petri ad Missa».
Questa faceva parte delle diciotto pievi
che suddividevano in circoscrizioni
il territorio dell’antica diocesi del
Montefeltro.
Basta fermarsi a guardare le pietre
della facciata per rimanere colpiti ed
affascinati dalla storia e dall’arte che
viene evocata dalla Pieve di Ponte
Messa: dalla bifora, alle decorazioni
lungo le pareti; sul portale, immagini di
angeli e di animali con il loro carattere
simbolico, che nel medioevo erano vere
e proprie catechesi.
All’interno le tre navate con l’alto
presbiterio, ed in basso la cripta che
invita a rimanere in silenzio di fronte a
Dio, nella preghiera.
La riapertura della pieve porta con se
anche una grande novità: il campanile.
Non è stato voluto per capriccio di
qualcuno né semplicemente perché
servivano le campane, ma già nell’antica
struttura si notava sul lato sinistro
una torre come “mozzata” che, fatte
le dovute ispezioni, si è capito doveva
essere un’antica torre campanaria. Una
prova stava nel fatto che nella volta più
alta si vedevano i fori dove passavano le
corde delle campane.
Tra la gente non sono mancati momenti
di commozione, quando il suono delle
tre campane, dedicate alla Santissima
Trinità, alla Beata Vergine Maria e a
san Pietro Apostolo – seppure per una
semplice prova tecnica – ha riempito di
una nuova atmosfera il paese di Ponte
Messa, segno dell’attaccamento della
gente alla loro Pieve.
La riapertura della chiesa è avvenuta
il 29 giugno, festa dei santi Pietro e
Paolo, con una Messa solenne celebrata
dal Vescovo della diocesi, Mons. Luigi
Negri.
Liberamente tratto da un articolo
di Maurizio Farneti - Avvenire Domenica 15 giugno 2008
la foto è del 1933
e ritrae Giannina
Ronchi, moglie
di Emilio Faeti,
con panorama
di Perticara
e calcaroni
alle spalle
Limbiate
premia il nostro
concittadino
RICCI
È
la più prestigiosa benemerenza
civica che la città di Limbiate
consegna ogni anno a cittadini e
associazioni che, con il loro impegno e
lavoro, hanno contribuito alla crescita
della comunità limbiatese.
Si tratta di una miniatura d’oro
che riproduce un’ape che, oltre a
rappresentare l’operosità, è anche il
simbolo di Limbiate.
«Sono orgoglioso di consegnare questa
onorificenza – ha detto il Sindaco,
Antonio Romeo – ad una persona che
ha meritato questo premio e per il bene
che ha fatto a Limbiate».
Luigi Ricci (sostenitore di “Rocca” fin
dagli inizi) nel 1969 fondò il Corpo
Bandistico “Corrado Rinaldi” nel
tentativo di dar vita ad una realtà locale
da tempo attesa in una Limbiate che
offriva ancor ben poco ai giovani, in
termini di opportunità di socializzazione
e aggregazione.
Ragazzi e ragazze delle scuole elementari,
adolescenti e qualche adulto: si formò
ben presto un gruppo di persone
accomunate dalla volontà di imparare
l’arte meravigliosa della musica.
Per questi giovani, il nostro Luigi
Ricci è stato un vero insegnante e un
padre attento e premuroso. Tenace e
determinato, portò il corpo bandistico
a consolidarsi negli anni, fino a
raggiungere alti livelli professionali,
diventando un importante punto di
riferimento per la città di Limbiate.
Il premio è conferito al Cav. maestro
Luigi Ricci, per l’impegno profuso
e la collaborazione disinteressata e
generosa offerta in tanti anni alla città
di Limbiate.
Complimenti e tanti auguri anche dalla
redazione di «Rocca».
Tratto da LIMBIATE notizie
Periodico a cura dell’Amministrazione
comunale di Limbiate
.
La Rocca
Settembre/Ottobre 2008
BREVI DI STORIA
Anche Mercato Saraceno
voleva i Cappuccini
G
li abitanti di Mercato Saraceno si lamentano che i frati
cappuccini di Sant’Agata (Stato Pontificio) si rechino a questuare nel loro territorio, facente parte di altro Stato, e che
da questo fatto, non ricavino nessun beneficio. Vorrebbero a Mercato
un certo numero di religiosi, in permanenza.
All’Amministrazione Centrale dell’Emilia.
Qui abbiamo un Ospizio, che è abitato soltanto in occasione del
Perdono, da due, o tre Frati Cappuccini. Dal nostro Territorio, e
dal contiguo dell’Emilia ricavano, li Cappuccini di S.Agata Feltria
stato Pontificio, il sostentamento per la maggior parte dell’anno.
Di mal occhio si vede dal Popolo, e da Noi, che vada così malamente fuori di Stato, e vino, e grano, e tant’altro. La Popolazione
desidera ardentemente di veder qui permanere un certo numero
di detti Frati, e ci tormentano di continuo.
Non ignoriamo quanto pericoloso potrebbe essere questo passo, e
che potressimo con ciò dar ricetto alla serpe entro il nostro serbo;
ma non sappiamo come resistere alle replicate istanze del Popolo,
che in realtà trovasi necessitato per la mancanza quasi totale di
Preti, che confessano, e che ufficiano la Chiesa.
Permetteteci dunque di potere intimare ai Cappuccini di S.Agata,
che venghino stabilirsi in quest’Ospizio in quel dato numero, onde
bastar possa la questua, che raccolgono nel Territorio dell’Emilia,
sotto pena di divieto di più questuare nel Territorio dell’Emilia.
Questi, o verranno, ed ecco paga la popolazione, e smentita dal
fatto la calunnia aristocratica, che si cerca di distruggere la Religione, o non verranno, ed eccoci al coperto delle importunità del
Popolo, e giustamente impedita la questua, ed il trasporto in altro
stato delle nostre derrate.
Sarà nostro pensiero d’invigilare sulla condotta di tali Individui,
ed in attenzione di grato riscontro vi auguriamo.
Salute Rispetto,
Giuseppe Bufalini per il Presidente,
Gio. Mami per il Segretario,
Municipalità di Mercato Saraceno, 5 agosto 1797
Ecco l’immagine del vecchio Campanile di S. Agata crollato nell’800
D
Il Campanile
di una volta
ovendosi provvedere adeguatamente alla demolizione del Campanile, già diruto in gran
parte, con sommo pericolo della sottostante
casa, la Giunta delibera sentire, anche più, il parere dell’ing. Botticelli Santi, quindi adottare quelle misure che
l’urgenza…
Allo scopo di adottare un qualche tamponamento in
proposito alla demolizione del Campanile della Chiesa
Collegiata, già in gran parte diruto e minacciante, nel
resto, di precipitare, da un momento all’altro, con manifesto pericolo dei sottoposti fabbricati e con certa ruina
delle Campane, sul medesimo apposte.
Il sig.Sindaco dà, sull’argomento, comunicazione di
una dettagliata relazione, prodotta dall’ing Dr. Giovanni Santi, per la quale si conclude essere impossibile il
tentarne una regolare demolizione, senza certo pericolo
della vita degli operatori, essendo che la base del pilastro,
che da sulla Sacristia, è del tutto screpolata e sconnessa,
per modo da presentare lo spettacolo di una rovina imminente.
Prima, però, di adottare l’ultimo espediente della demolizione totale, a forza di funi, del Campanile, propone
il tentativo di far leva in uno dei posti su cui poggia,
attualmente, il pilastro in pericolo, cadendo il quale
senza travaglio, l’intero sovrastante pilastro stesso potrà
giudicarsi, dall’interno dello stesso, sia, tuttora, in buon
stato da assicurare le operazioni di smantellamento e di
una regolare demolizione. Osserva poi, infine, che, nello stato presente del fabbricato, qualunque sia il mezzo
di demolizione, non si può, a meno di non correre nel
pericolo …(?)
La Giunta, sentita la relazione dell’Ingegnere, visto non
esservi altro mezzo adottabile per tentare un tale demolizione, considerato l’estremo pericolo che, anche attualmente, vengono i sottoposti fabbricati e le Campane,
considerato, infine, non potersi lasciare il Campanile
nello stato attuale senza adottare un qualche tamponamento, anche per motivo di sicurezza pubblica, delibera,
unanimemente, di adottare il progetto presentato dall’ing. Santi, affidandone l’incarico della esecuzione ai
muratori Tonti Luigi e Buccin Giovanni.
Agosto 1865 Sulla domanda avanzata dal canonico don
Francesco Narducci che sia fatto sgombrare dalle macerie e dai sassi il fondo del capitolo sottoposto alla loro
nuova Sacristia, ivi depositate per ordine del Municipio,
nell’atto della demolizione del Campanile, la Giunta
stabilisce commettere allo stesso sig. don Narducci tale
incarico salvo al medesimo le spese rimborsate dal Comune di quanto dovrà spendere.
16 marzo 1865
Le notizie brevi di storia sono a cura di Franco Vicini
La Rocca
Settembre/Ottobre 2008
STORIA
L’antico rettorato di Sant’Agata Feltria
Francesco Lombardi ha pubblicato un interessante saggio sulla storia antica di S. Agata. Enzo Liverani ne ha tratto alcuni stralci che pubblichiamo di seguito.
er una sfortunata serie di circo- – presuppone la presenza di un delegato
stanze storiche e storiografiche il papale in loco.
rettorato di Sant’Agata Feltria ri- … A fronte di ciò bisogna invece amsulta un organismo comunitario presso- mettere che – nonostante la natura di
ché nebuloso. Infatti, nonostante le mi- piccola ed isolata unità periferica dello
gliaia di documenti per lo più inediti, Stato della Chiesa – il rettorato di Sanfra fonti pontificie, atti imperiali, rogiti t’Agata Feltria si è tramandato in una
notarili, lettere pubbliche e private che forma politico istituzionale, ammini– direttamente o indirettamente – nel- strativa, economica e sociale forse unica,
l’arco di oltre sei secoli facciano men- che ha avuto una continuità plurisecozione di questa antica e originale forma lare e che ha costituito il legame consoistituzionale, la stessa nella sua vera so- lidato di più comunità minori attorno
stanza non è conosciuta a livello pub- ad un centro «capitale», conservando
blicistico ed è raramente riconosciuta significative connotazioni di unitarietà
anche in studi specifici su tali ordina- anche nell’attuale contesto storico.
menti giuridici. Certamente l’istituzio- … Ed ecco cosa ne pensava Papa Urbane nasce come rettorato autonomo con no IV nel 1264, nel conferire la rettoun proprio titolare.
ria del ducato di Spoleto e della Marca
Ma nei tempi della sua origine i docu- Anconetana: «Poiché noi non possiamo
menti sono quasi del tutto carenti, per trovarci contemporaneamente in divercui tale nome non viene mai ad emer- se parti per esercitarvi il nostro ufficio,
gere, pur trattandosi di una entità che – di conseguenza come noi rappresentiacome territorio della Chiesa a sé stante mo Cristo in terra, così i rettori rappre-
P
sentano noi dove la nostra presenza è
necessaria». Sono espressioni che sintetizzano la teoria teocratica del potere
temporale dei papi: e questo può estendersi a pieno diritto al rettorato delle
terre di Sant’Agata Feltria, che costituì
fin dall’origine un’entità autonoma rispetto alle altre ripartizioni legionarie
dello Stato della Chiesa, come la Massa,
la Marca, il Patrimonio di S. Pietro in
Tuscia, la Campagna e Marittima, il ducato di Spoleto e quello di Benevento.
… Anche solo dopo questa prima ricognizione, si può concludere che il rettorato di Sant’Agata Feltria rappresenta
una dimensione politica originale,
emblematica e unica nel suo genere, nel
quadro della storia locale fra Marche,
Romagna e Toscana. Sorse in piena epoca feudale, come territorio non feudalizzato, in un ambiente circondato dai
più fieri feudatari imperiali e ghibellini,
come i conti di Montefeltro, i signori
della Faggiola, i Guidi di Bagno, e fu
quasi sempre di parte papale e guelfa.
Il Rettorato di S. Agata nelle ricerche di Franco Dall’Ara
A
Franco Dall’Ara, che sta ultimando le ricerche in previsione della pubblicazione di una nuova storia di Sant’Agata, abbiamo chiesto un breve commento alle tesi
contenute nel saggio di Lombardi.
Quando è sorto il Rettorato di Sant’Agata, che è “una ripartizione politica dello stato medievale della Chiesa”?
Lombardi scrive di un “lungo periodo di gestazione dello
Stato della Chiesa (dalla donazione di re Pipino dell’anno
756)” fino al “Concordato di Worms, 23 sett. 1122”. Per
Sant’Agata la situazione era molto più complessa “e occorsero ancora molti decenni”.
Personalmente distinguerei lo Stato della Chiesa /Patrimonio di San Pietro (= Chiesa di Roma) che, a parte Pipino,
ha già una precedente donazione di Liutprando del 728, e
che di fatto esiste da alcuni secoli (vedi gli atti amministrativi di Gregorio Magno, 600), dal Patrimonio della Chiesa
di Ravenna, del quale fa parte il territorio santagatese. Il
Rector è una figura dell’amministrazione periferica romana, sopravvissuta anche all’arrivo di popoli nuovi (barbari)
quali i Franchi, che per es. nelle province a maggioranza
romana il rappresentante del potere non lo chiamano conte
o duca ma rector (vedi la Provenza). La Chiesa di Ravenna,
erede dell’amministrazione bizantina (=romana) che ha il
proprio patrimonio aggregato per masse, mette a capo delle
masse un amministratore che chiama Rettore.
Le masse sono all’origine anche della comunità di Sant’Agata, in particolare quella di Cella Fausti, in cui troviamo il
più antico monastero (IX secolo, dopo il concilio di Aquisgrana dell’817).
Vedrei quindi una costituzione graduale del Rettorato di
Sant’Agata, in più fasi:
1- nel sec. IX la Massa di Cella Fausti, amministrata da un
Rettore, presumibilmente l’abate di San Salvatore. E prima
ancora il cellario del monastero ravennate (mensa di Sant’Apollinare).
2- 997: Ugo, nel 1004 poi conte di Bertinoro, ottiene in
feudo dall’Arcivescovo di Ravenna alcune masse nel Montefeltro, fra le quali Cella Fausti e altre di quelle che saranno
le Terre di Sant’Agata
3- nel 1153 Rettore è l’abate di Mont’Ercole
4- alla fine dei Cavalca (1177) e del potere del Barbarossa
(1202) gradualmente la Chiesa di Roma incamera il patrimonio della Chiesa di Ravenna, inglobandolo nel Patrimonio di San Pietro: lo Stato della Chiesa sarà poi regolamentato dalle Costituzioni del Lautrec (1318) e dell’Albornoz
(1355).
5- nelle varie riorganizzazioni dello Stato, le Terre di Sant’Agata mantengono una loro autonomia amministrativa,
anche se aggregate sotto un unico Rettore prima della Massa Trabaria, poi della Marca di Ancona.
La Rocca
Settembre/Ottobre 2008
PERSONAGGI
Francesco Buffoni, il repubblicano
Pubblichiamo di seguito due articoli dei primi del ‘900 sul garibaldino santagatese
Francesco Buffoni. Grazie a Franco Dall’Ara che ce li ha segnalati
V
i fingete montanaro e non lo
siete; io invece che lo sono, ho
toccato con mano i frutti prodotti dalla propaganda anticlericale e
repubblicana. Ai tempi famosi dei lavoratori di Boratella, era la repubblica che
comandava sovrana ed educava la classe
lavoratrice alla scuola anticlericale.
Se dalle cupe e silenziose gallerie di quelle abbandonate miniere, uscisse la voce
degli infelici uccisi a tradimento e laggiù
sepolti invendicati, allora intendereste
quali effetti produceva la propaganda
anticlericale del partito repubblicano. E
questa propaganda di cui fate uso oggi
per galvanizzare il vostro partito che
intristisce, servirà al lavoratore per suggestionare i suoi istinti brutali e ridurlo
al vizio. Non si rendeva dunque buffo
il Buffoni quando a Boratella, proprio
a Boratella, in una pubblica conferenza,
osava dire che «il prete è ostacolo ad ogni
civile progresso»?
Il Buffoni doveva dimostrare oggettivamente a base di argomenti tolti dalla
storia di quel luogo, il «progresso civile»
di quei lavoratori dominati dalla repubblica romagnola, ed allora anche i muri
delle case – testimoni silenziosi di tanti
delitti – gli avrebbero dato ragione.
Sant’Agata Feltria, 30 dicembre 1905.
Il giorno 12 corrente fu discussa in questa Pretura una causa che aveva suscitato grandissimo interesse, non tanto
pel fatto da cui aveva avuto origine,
quanto per le circostanze e significato
annessovi. Il fatto, in breve, riportato
anche dall’Avvenire d’Italia, è questo:
L’arciprete di Montepetra, D. Francesco
Giannini, trovatosi come di consueto, il
15 agosto u.s. alla Fiera dell’Assunta a
Romagnano, frazione di questo comune, allorché rincasando co’ suoi fratelli Sisto ed Ermenegildo ed alcuni altri
della parrocchia, veniva villanamente
insultato con triviali ingiurie ed anche
vilmente aggredito con bastoni e con
sassi che gli vennero lanciati contro. I
nobili eroi di questa gloriosa impresa
furono: Valgiusti Giuseppe – Poggioli
Giuseppe – Macherozzi Isidoro – Narducci Giuseppe – Ortolani Giovanni e
Gori Silvestro, i quali non ristavano dal
gridare: È ora di finirla coi preti e colla
loro bottega! Come era da aspettarsela, il
D. Giannini sporse querela contro quei
rustici teppisti di nuovo genere. L’attesa
pel dibattimento era vivissima, poiché
v’entrava di mezzo un prete, e gli imputati, appartenendo ad una società socialistoide-anarchica, s’erano posti sotto la
tutela di patrocinatori dello stesso colore, di Francesco Buffoni santagatese e
dell’Avv. Gino Giommi di Cesena.
E si andava montando l’ambiente col
dipingere a foschi colori il D. Giannini,
col ripetere il sentimentale ritornello:
«trattarsi di poveri lavoratori della terra
e doversi perdonare come perdonò Cristo
ecc. ecc.». Ma intanto si mettevano su
prove false, intanto si facevano pressioni, si voleva ad ogni costo la sconfitta
di D. Giannini e si cantava già vittoria,
preludendo al trionfo che avrebbero celebrato in mezzo a desideratissimo banchetto, mentre sulla agognata preda, il
prete, si riserbavano di sfogare le generose loro espansioni, con una solennissima fischiata…
La soluzione però della causa dimostrò
che v’è ancora un po’ di giustizia a questo mondo. La seduta fu tenuta nell’aula del Consiglio Comunale, stante il
numero considerevole delle prove che
erano una trentina e la folla stragrande che era accorsa da ogni parte, avida
d’assistere all’umiliante sconfitta del
prete! E le smargiassate del Buffoni, uno
dei difensori degli imputati, ne mettevano già bella e spacciata la causa… È
vero che sfoderò tutta la sua ineffabile
erudizione coll’esumare rancide e decrepite tirate anticlericali; è vero che tuonava come un semidio furente, contro
l’anima nera che ardiva lottare coi numi
della democrazia rossa; è vero che a corto d’argomenti, scagliava improperi ed
ingiurie, ma che monta? Non è qui il
loro forte? Ebbe un contegno più educato il suo collega, Avv. Gino Giommi,
quantunque divagasse fuori dal seminato e si perdesse a far della politica, approfittando dell’occasione, per far propaganda pro domo sua socialistica! Non
sfuggì però ad alcuno la ineccepibile
correttezza del metodo di difesa seguito
dall’egregio Avvocato della P. C. sig. Innocenzo Storni-Ringhieri di Bologna,
il quale con profonda conoscenza del
giure, con attraente e persuasiva logica,
seppe addimostrare evidentemente la
reità degli imputati, mettendo al muro
con solidi argomenti le scariche elettriche dei contradditori.
Ed oltre alla non comune erudizione
palesò di possedere anche una buona
dose di pazienza nel sopportare così a
lungo le invettive del Buffoni, che in
un momento di parossismo pretofobo,
lo invitò fuori dall’aula e minacciò di
lanciargli contro il calamaio!!!
Degno di ammirazione fu il Sig. Pretore
Dott. Severino Celli, magistrato veramente saggio ed integerrimo, che non
si lasciò imporre da prepotenza alcuna
e seppe far doverosa giustizia, malgrado
l’aperta ostilità dei piazzaioli ivi raccolti
per gridare il crucifige addosso al prete!
Ma il prete riportò vittoria giuridicamente non solo, ma anche moralmente,
giacchè fu riconosciuto che il D. Giannini, per la sua irreprensibile condotta
sia di Sacerdote, come di cittadino, non
aveva dato motivo a divenir vittima di
quegli sfregi codardi.
La sentenza condannava gli imputati a
25 giorni di reclusione, oltre i danni e
le spese, applicando tuttavia la legge del
perdono. Questo dovrebbe servire al reciproco rispetto e delle persone e delle
opinioni; ma, come suol dirsi, purtroppo la botte dà il vino che ha!
Le previste foto del Musical
dei giovani dell’Oratorio saranno
pubblicate sul prossimo numero
La Rocca
Settembre/Ottobre 2008
LA SANTAGATESE IN SECONDA CATEGORIA
L
Il sogno diventa realtà
a notizia era nell’aria da tempo, ma ora è diventata ufficiale:
la squadra di calcio del nostro
paese, la Santagatese, nella prossima
stagione 2008-2009 giocherà in seconda categoria. Sarà inserita nel girone S. Lo scorso 9 maggio i giallorossi
disputarono la finale di Coppa città di
Rimini, contro il Torconca, allo stadio
“Romeo Neri”. Un traguardo prestigioso raggiunto per la prima volta nella
storia dei nostri portacolori. Una serata sicuramente indimenticabile; quasi
cinquecento santagatesi erano presenti
sulle tribune dello stadio romagnolo,
compreso il primo cittadino Goffredo
Polidori.
Gli ultras “ I FALCHI” muniti di tamburi e megafono, allestirono una coreografia splendida, con bandiere, striscioni e oltre cento sciarpe da sventolare.
Un tifo incessante dal primo all’ultimo
minuto. Purtroppo, con un perentorio
2-0, la coppa l’ha portata a casa il Torconca, ma rimane il ricordo indelebile
di un sogno sportivo.
Avendo raggiunto la finale, la Santagatese, che nella scorsa stagione militava
in terza categoria, è stata ripescata, grazie anche alla rinuncia d’iscrizione di
una squadra riminese.
Ora bisogna sicuramente rimboccarsi
le maniche perché sarà un campionato
spettacolare ma molto difficile. Il presidente Olivieri sta rinforzando la squadra
in ogni reparto, e verrà presentata allo
stadio in occasione della prima partita
di coppa. L’impegno della società però
non basta, c’è bisogno del sostegno di
tutti; l’apporto dei tifosi e degli ultras “I
FALCHI” sarà fondamentale.
La campagna abbonamenti è aperta.
Per prenotare la tessera rivolgersi all’amministrazione: Tel. 3339237805.
Prezzi abbonamento per tutte le partite in casa: Adulti 29,00 euro – Ragazzi
(dai 14 ai 18 anni) euro 19,00
Raffaele Bartolini
Anche quest’anno
eravamo tutti
al tradizionale
pranzo “dai frati”
La Rocca
Settembre/Ottobre 2008
Efrem Satanassi
Mistico Dolore,
un libro da non perdere
Presentiamo qualche frase dell’ultimo libro di Efrem Satanassi, Mistico Dolore, edito
da Il Ponte Vecchio, e in parte ambientato a S. Agata. Davvero una bella storia
(...) Furio ed Andreina in quieta passeggiata guardano dall’alto la bellezza
notturna da un poggio che sovrasta
Sant’Agata Feltria, una località del
Montefeltro dove vive da clarissa l’amica di Andreina che ha assunto il nome
di Suor Elisabetta, al secolo Monica
Porzio, grande latinista di fine novecento. Tre ore e mezza da Roma, si potrebbe dire una periferia decentrata della
capitale e già l’occhio, ma soprattutto
l’anima si espande in un respiro ampio,
purificato. I segni essenziali della vita
naturale ci sono tutti: un firmamento
lindo e vicino dipinto nella volta scura
che si può ammirare nella completezza
del suo ampio mantello. (...) Si muovono lentamente, quasi fossero trattenuti
da un’inerzia felice. L’albergo grande
emana intorno un ovattato biancore e
non rutila di luci profane. Quasi una
notte di sempre se non ci fosse lo sfolgorìo opulento di San Marino, quasi
un’immensa luce accesa sopra l’Adriatico. E poi nel cielo d’oriente la vampa
arancione della notte anche troppo viva
di Rimini a non dare pausa all’ansito
del giorno. Quassù la notte ha mantenuto parte dei suoi diritti. Il giorno per
la vita, la notte per il riposo, il sogno.
Giunti davanti all’hotel Falcon i due si
lasciano. Furio a gironzolare per le viuz-
ze solitarie del paese, strette fenditure
poste a separazione delle case alte, solide
nel tempo con i loro muri di pietra fluviale e rossicci mattoni coperti da una
scura patina di antico. In alto, resa più
imponente dai fari che ne illuminano
tutta la vertiginosa incollatura ad un
piede di roccia, troneggia la dimora dei
nobili Fregoso, un castello arcigno come
i tempi e le vicende che ne giustificarono la costruzione. Furio si ferma ad ammirare quel compendio di storia, di lotte, di passaggi di proprietà, di laboriosi
rogiti notarili. (...) Andreina ha bussato
con tocco misurato
ad una porticina
scura, favorita nel
suo incedere dall’aiuto della illuminazione pubblica.
Si apre una grata
oltre la quale appare il volto sfuocato
di una monaca che
le parla sottovoce.
- Suor Elisabetta
sa di questa visita?
Bene, allora vado ad
avvertirla, si trova
in cappella per l’ora
del silenzio.
- Tante grazie.
Scompare il volto della suora e rimane
aperta la grata attraverso la quale si può
scorgere un corridoio spoglio. Giunge
con piede silenzioso e leggero sventolìo della tonaca la clarissa desiderata. Si
apre la porta dall’interno. La monaca
chiude la bocca di Andreina con una
mano, la prende poi a braccetto e la
conduce svelta in una piccola stanza
dove il buio viene persuaso a non essere assoluto da una microlampada posta
sotto l’immagine di una Madonnina
di gesso. Due seggiole pesanti accanto
ad un tavolo massiccio. Ora la monaca
abbraccia con calore la vecchia compagna. La conduce accanto al flebile lucignolo.
Un monastero
da ristrutturare
Il Monastero delle Clarisse di S. Agata ha avviato un progetto di restauro e di ampliamento dei locali. Per chi volesse dare un contributo per la ristrutturazione del Monastero
delle Clarisse ecco i dati: Monastero S. Maria Maddalena, via A. Battelli 12, 61019, S. Agata F. – PU, tel e fax
0541929622; e.mail [email protected]
Ecco un’immagine dei lavori di restauro al campanile della Chiesa
Collegiata (estate 2008)
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La Rocca
Settembre/Ottobre 2008
FOTOCRONACA
Ecco come
si mieteva
il grano
negli anni ‘60
Foto concessa da Maria Cappelli
di Ca’ di Vico (Maiano).
Da sinistra: Federico Cappelli,
Arnaldo Rossi, Renato Rosati,
Armando Cappelli, Gino Giorgi
Feste in piazza
nel mese
di agosto.
Sul palco i
Romagna Trio
Note di Storia: Strada S.Agata – Sarsina
Settembre 1864. Nota del Sindaco di
Sarsina, colla quale stimola il Municipio di Sant’Agata a provvedere, con
sollecitudine, a che vengano eseguiti
gli studi della strada del Fanante, che
dovrà congiungere i due Paesi, come
all’accordo stabilito tra i due Comuni.
In essa nota si osserva poi che, nel caso
il Municipio di S. Agata non avesse
rinvenuto l’ingegnere cui commettere
gli studi in parola, della intera linea,
il Comune di Sarsina si assumerà, egli
stesso, l’incarico di ritrovare un ingegnere per tale operazione, purché ne
venga autorizzato da quello di S. Agata. La Giunta, considerato essergli,
per ora, impossibile il rinvenire un ingegnere cui commettergli gli studi in
parola, essendo che la Provincia di Pesaro, cui venne richiesto, non può met11
tere a disposizione del Comune alcun
ingegnere del Genio Civile, delibera
di facoltizzare il Municipio di Sarsina
a rintracciare un ingegnere, cui venga
commesso, senz’altro, lo studio della linea stradale che, da Sarsina, mette a S.
Agata per la via del Fanante, compartecipando alle spese relative occorrenti, e
ciò in esecuzione dell’ordinato di questo Consiglio in data 10-11-1863
La Rocca
Settembre/Ottobre 2008
ANGELO BERARDI
Due episodi inediti su Angelo Berardi
da S. Agata Feltria
I
n una lettera, allegata nei decreti
capitolari della cattedrale di Viterbo del 1688, leggiamo che il signor
Domenico Rampiccia, allora maestro
della cattedrale, si lamentava per il
comportamento del canonico Angelo
Berardi di S. Agata Feltria per il fatto
che, «andava facendo le musiche per le
chiese di Viterbo, non solo le regolari, ma
anche le secolari...»1 diritto che spettava
solo alla sua persona. Invoca quindi il
personale rimprovero del Vescovo (in
quel periodo era Urbano Sacchetti),
perché le precedenti lamentele non
avevano sortito alcun effetto. Sappiamo che in questa data il Berardi era cononico della collegiata di S. Angelo, e
da questa lettera si capisce chiaramente
che «l’otio del canonicato» non era certo vita per lui. Quindi, noncurante delle conseguenze delle ammonizioni più
volte ricevute, si divertiva a comporre
ed a far eseguire le sue musiche, pur
non avendone il diritto, con sommo
fastidio degli altri musici che vedevano
in lui un pericoloso rivale. Questo vuole anche significare che in quel tempo,
nelle chiese viterbesi, si faceva un largo uso di musica e visto che il signor
Domenico Rampiccia
non riusciva a soddisfare completamente
le esigenze di tutti,
la soluzione migliore
era quella di rivolgersi a qualcun altro che
(come in questo caso il
Berardi) non disdegnava certo tali incarichi.
Un altro episodio di
vita musicale profana,
ci è dato sapere dalla
prefazione delle Sinfonie a violino solo, di
Angelo Berardi. Queste sinfonie, di carattere
indubbiamente
piacevole e alla moda,
furono composte da
Berardi per una cer-
Il 27 settembre Vi aspettiamo
al Teatro Angelo Mariani,
per un nuovo incontro su Angelo Berardi
Il 27 settembre Vi aspettiamo al Teatro Angelo Mariani, per un nuovo incontro su Angelo Berardi
A distanza di quattro secoli Berardi torna a far parlare di sé e la sua musica
torna ad essere suonata, come testimonia la giornata di studi coordinata dal
Comitato per la difesa dei Beni Culturali di S. Agata Feltria che si terrà il 27
settembre 2008 nella splendida cornice del teatro Angelo Mariani di Sant’Agata Feltria. A partire dalle 15,30 un gruppo di esperti e di musicologi rispolvererà la memoria di questo importante compositore e studioso che diede vita a
13 collezioni di musica pratica e 6 trattati teorici. L’iniziativa è parte della Sagra
Musicale Malatestiana.
Al termine dell’incontro sarà proposto un concerto di musiche di Angelo Berardi.
ta Suor Anna Maria Francesca Rossi,
monaca del monastero di S. Agostino
di Viterbo, e per le sue compagne, che
a quanto pare, si dilettavano tutte di
musica. I1 grado di difficoltà delle sei
sinfonie (che in realtà possiamo definire canzoni, com’è indicato dall’indice)
è alquanto elevato; quindi, sia la dedicataria che le sue compagne, dovevano
essere delle buone violiniste. E che dentro le mura di un monastero si facesse
questo tipo di musica è abbastanza
indicativo per poter immaginare tutto
quello che succedeva al di fuori, cosa
del resto già riscontrabile dal materiale finora emerso delle numerose feste e
rappresentazioni musicali che allietavano la vita della città di Viterbo.
Dichiarazione di buona salute
Ecco l’immagine di
un vecchio documento santagatese scovato
da Franco Vicini
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