I segreti della vendita al dettaglio
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I segreti della vendita al dettaglio
STRATEGIE STRATEGIA. Come impostare strategie di vendita e retail con successo I segreti della vendita al dettaglio Sia grandi imprese che Pmi possono eccellere nelle vendite se gestiscono in maniera innovativa gli elementi chiave del retail, spiegano Gianluca Strata e Danilo Zatta O Danilo Zatta a.d. di Simon-Kucher & Partners, società leader nella consulenza su strategie marketing e pricing, è autore dei bestseller Management strategico, Revenue Management, Strategie di Pricing, Capire la strategia d’impresa e Campioni nascosti. [email protected] ggi la vendita al dettaglio ha raggiunto dimensioni inimmaginabili. Wal-Mart è diventata l’azienda leader nel mondo in termini di vendite, superando in fatturato giganti manufatturieri come General Motors ed Esso. Nuove tecnologie come l’Rfid stanno inoltre migliorando le performance nelle vendite e, più in generale, dei processi gestionali di retail, e costantemente si creano nuove opportunità e modalità per avviare attività di retail o per affiliarsi a un retailer già presente sul mercato. Per contro, i rivenditori devono affrontare sfide sempre più complesse. La maggior parte dei consumatori p annoiata dallo shopping tradizionale o non dispone di tempo sufficiente da dedicargli. I distributori a volte hanno un numero eccessivo di punti vendita, che contribuisce a creare un eccesso di offerta che essi cercano poi di fronteggiare abbassando i prezzi, e quindi scatenando guerre promozionali disastrose, capaci solo di ridurre i margini di profitto senza avere tuttavia un effetto significativo sui volumi. Vi è poi il chiaro trend che vede clienti sempre più esigenti, informati e orientati al servizio, a fronte del quale i rivenditori introducono modelli basati sul self-service e sull’automazione per migliorare i costi di gestione. Inoltre, per molti retailer, c’è ancora incertezza sulle strategie da perseguire, ad esempio nel canale on line: non è chiaro a che cosa dare il maggior peso, se al miglioramento e allo sviluppo della propria immagine, all’informazione per il cliente sui prodotti e servizi offerti, oppure direttamente alle transazioni come ulteriore mezzo di sviluppo della propria quota di mercato. Tutti i retailer, comunque, in ogni mercato, devono trovare risposte a una serie di quesiti fondamentali. – Come si può servire al meglio il cliente realizzando un margine di profitto adeguato? – Come è possibile differenziarsi in un ambiente competitivo che offre una vastissima gamma di alternative al cliente? – Come si può far crescere il proprio business agendo sulla fidelizzazione della clientela già acquisita? Come costruire una strategia retail Vision. Alla base di ogni attività retail di successo vi è una precisa visione imprenditoriale. Volendo schematizzare e semplificare con alcuni esempi, si può dire che la visione può nascere dall’offerta, ovvero: una nuova idea di prodotto/servizio (es. forno a microonde), l’utilizzo di un nuovo canale o format di vendita di un prodotto/servizio già esistente (es. e-commerce), l’introduzione di un prodotto/servizio in un nuovo mercato (es. mercati emergenti), l’implementazione di nuove tecnologie (es. evoluzione dalla telefonia fissa alla telefonia mobile), un nuovo modello di pricing (es. voli low cost). In altri casi, la visione imprenditoriale può derivare da un’analisi della domanda: evoluzione delle caratteristiche sociodemografiche (es. fenomeni di immigrazione), L’impresa n°11/2008 119108IMP1108_000EStrategieZatta2 2 13-11-2008 13:57:36 STRATEGIE evoluzione del comportamento di consumo (es. riduzione del tempo a disposizione, aumento della mobilità), impatto del cosiddetto “effetto moda” (es. nuove collezioni sempre più ravvicinate nell’abbigliamento). Mission. Dalla visione deve nascere la cosiddetta “missione”, ovvero la definizione della strategia e del ruolo dell’impresa all’interno del mercato per cogliere le opportunità emerse dal lato dell’offerta o della domanda. Nell’elaborazione della visione e della missione dell’impresa intervengono alcuni importanti processi decisionali. Una scelta è relativa alla focalizzazione su un determinato prodotto/servizio, piuttosto che alla generalizzazione dell’offerta. Si distingue in questo senso tra “canale specializzato” (es. enoteca, profumeria, libreria) e “canale despecializzato” (es. supermercato). Leader o follone. Un’altra decisione importante è se si intende intraprendere un ruolo da “leader” o da “follower” nei confronti dei concorrenti. Il leader si propone di fare innovazione di prodotto, immagine, prezzo o posizionamento, in genere investendo e rischiando su ogni iniziativa per conquistare sempre nuovi clienti e mercati in anticipo rispetto alla concorrenza; il follower invece esamina la proposta del leader, ne verifica l’efficacia, e poi agisce come risposta, differenziandosi in qualche modo per difendere la propria quota di mercato. Target. È poi importante definire il proprio obiettivo in merito alla copertura del mercato, sia in termini di numero clienti che di posizionamento geografico. Le grandi catene della distribuzione organizzata, ad esempio, puntano alla più ampia base clienti, sia in termini di numerosità di clienti gestiti che di presenza sul territorio. Ma vi sono altri retailer che invece, per la natura della propria offerta o per una propria scelta di posizionamento, si focalizzano su una base clienti ristretta o su un mercato locale, cercando di massimizzare la fidelizzazione della clientela individuata come target. Nell’ambito della strategia di copertura del mercato rientrano anche tutte le valutazioni inerenti l’opportunità di svilupparsi mediante una rete di punti vendita di proprietà o di abbinare, e in che misura, una rete in affiliazione. Ciò che è importante sottolineare per il successo del retailer è che non bisogna rimanere ancorati in modo statico alle decisioni prese rispetto alla propria visione e missione iniziali: è necessario riesaminare continuamente lo scenario competitivo, sia dal lato dell’offerta che della domanda, per agire in modo dinamico ed eventualmente ricalibrare il proprio percorso e obiettivo. Gianluca Strata è membro della Direzione di Essere Benessere s.p.a. Opera da alcuni anni nella filiera del farmaco, per l’avvio di progetti di sviluppo e innovazione, con particolare riferimento al riposizionamento dei gruppi di acquisto e all’implementazione di catene retail. gianluca.strata@ esserebenessere.it Come integrare le variabili La strategia di retail deve essere concepita tenendo in debita considerazione variabili controllabili e incontrollabili, ossia esogene. L’abilità del retailer di comprendere e Battaglia di prezzi Dollar Tree attacca Wal-Mart Un eccellente esempio di strategia retail vincente, e in particolare di come si possa competere con un concorrente proprio sul suo punto di forza, è quello di Dollar Tree rispetto a Wal-Mart, più grande di circa 100 volte. Dollar Tree ha infatti costruito una strategia per attaccare Wal-Mart basata proprio sulla fonte di competitività di questo gigante: i prezzi bassi. Dollar Tree si è così sviluppata da un unico punto vendita a catena nazionale statunitense che vende ogni prodotto fino a un prezzo massimo di un dollaro. Cibi congelati, cornici, fino ad arrivare a casalinghi, libri, ecc., Dollar Tree vende tutto da un dollaro in giù. Vista la rapidissima crescita di Dollar Tree e spinti dal desiderio di contrastare il forte potere di acquisto di Wal-Mart, produttori come Procter & Gamble hanno iniziato a sviluppare prodotti specifici per questa catena, ad esempio confezioni ridotte di detersivi, per rientrare nel limite massimo di un dollaro. La maggior parte dei prodotti sugli scaffali di Dollar Tree proviene tuttavia dalle attività svolte da centinaia di buyer che scrutinano costantemente il mercato. Così, quando un concorrente cancellò un grande ordine di patatine Pringles, Dollar Tree ne acquistò subito due tonnellate per pochi centesimi a confezione, vendendole in pochi giorni. La giusta implementazione ha permesso a Dollar Tree di crescere in maniera profittevole, ritagliandosi una nicchia di mercato nel settore di bassa gamma grazie a un chiaro posizionamento. L’impresa n°11/2008 119108IMP1108_000EStrategieZatta3 3 13-11-2008 13:57:37 STRATEGIE Un mix di prodotti vincente Il caso CO.Import Un caso significativo italiano è quello di CO.Import. L’azienda nasce dalla geniale intuizione di Raffaella e Claudio Poggio con l’apertura nel 1997, a Savona, di un primo punto vendita con un format unico in Italia, che prevedeva un vasto assortimento a prezzi particolarmente competitivi. «Un punto di forza iniziale di CO.Import era un assortimento molto ampio mixato tra articoli ad acquisto d’impulso e articoli di servizio nei settori tavola e cucina. Queste due anime commerciali ben definite hanno garantito un target di riferimento molto ampio. Il secondo era un rinnovo dell’assortimento costante che ha creato un’idea di viaggio emozionale e di divertimento, fidelizzando il consumatore. Ancora oggi considero questi i punti di forza del core business, anche se la mission della nostra azienda ci spinge verso un assortimento riqualificato verso l’alto, sempre nel contesto iniziale del grande bazar di lusso», spiega Raffaella Poggio, una dei due fondatori e responsabile del marketing. Espandendo e rinnovando costantemente la propria offerta, CO.Import è divenuto un retailer capace di offrire un’unica esperienza nell’acquisto di oggetti per la tavola, articoli decorativi, gadget, complementi d’arredo, candele, accessori per il bagno e mobili per il giardino. «Quando abbiamo avviato i primi negozi eravamo i maggiori venditori italiani di candele per volumi e per fatturato. Abbiamo continuato a rivedere e a calibrare sia la strategia retail che tutti gli aspetti a essa connessi e il mercato ha premiato la nostra capacità di offrire un assortimento che si rinnova quasi completamente ogni anno riflettendo i trend e i gusti del momento. Il 30% dei prodotti viene rinnovato addirittura ogni tre mesi», conclude Raffaella Poggio. CO.Import vende così diverse migliaia di oggetti attraverso più di 40 punti vendita in Italia che si trovano solitamente in centri commerciali. Retail Management, G. Strata e D. Zatta, Etas, Milano, 2008. prevedere gli effetti di variabili controllabili e incontrollabili è fortemente supportata dall’accesso e utilizzo di informazioni tempestive e dati idonei. In tal senso, con l’evoluzione delle piattaforme tecnologiche aziendali, la criticità non è più rappresentata dalla disponibilità dei dati, quanto dalla capacità di analizzarli e metterli in correlazione per elaborare giudizi e prendere decisioni. Le principali variabili controllabili di una strategia di retail consistono nelle seguenti categorie di base: location e concept di vendita; caratteristiche, ruoli e dimensionamento del personale; assortimento; pricing; comunicazione e immagine e infine processi di logistica. Una strategia completa integra tutte queste aree. Per ognuna di queste variabili vi sono diverse valutazioni da effettuare. Ad esempio, per la scelta dell’ubicazione/location vengono stabilite determinate caratteristiche di zona (es. centro storico, zona ad alto traffico commerciale, centro commerciale) e di superficie. Quindi, nell’ambito delle zone individuate si considera: densità di popolazione e caratteristiche del bacino di utenza, presenza di concorrenti diretti e indiretti, viabilità, accesso al trasporto pubbli- co, disponibilità di parcheggio, prossimità dei fornitori. Poi si effettuano le valutazioni economiche sulle location disponibili: costo di affitto o valore dell’investimento, spesa “una tantum di ingresso”, investimenti di ristrutturazione, spese accessorie. In ogni caso, è fondamentale che nell’ambito del piano strategico il retailer individui i propri obiettivi di posizionamento; per quanto riguarda i punti vendita, è necessario definire i parametri chiave delle decisioni: valori economici, caratteristiche della superficie e del lay-out, caratteristiche della zona, copertura del territorio. In ogni caso, ciò che ogni retailer deve perseguire, in tutte le sue componenti e declinazioni, in ogni momento della sua attività, deve essere la soddisfazione del cliente durante tutto il suo ciclo di vita e di contatto con l’azienda: pre-vendita, vendita e post-vendita. n Per saperne di più Simon H. e Zatta D. (2008), Strategia e cultura d’impresa, Il Sole 24 Ore, Milano. Simon H. e Zatta D. (2007), Campioni nascosti, Il Sole 24 Ore, Milano. L’impresa n°11/2008 119108IMP1108_000EStrategieZatta4 4 13-11-2008 13:57:38 Simon H. e Zatta D. (2006), Strategie di Pricing, Hoepli, Milano. Simon H. e Zatta D. (2006), Capire la strategia d’impresa, Il Sole 24 Ore, Milano. Strata G. e Zatta D. (2008), Retail Management, Etas, Milano. Zatta D. (2008), Management strategico, Hoepli, Milano. Zatta D. (2007), Revenue Management, Hoepli, Milano. AVANZO 119108IMP1108_000EStrategieZatta5 5 13-11-2008 13:57:38