VII. I reperti botanici, p. 181

Transcript

VII. I reperti botanici, p. 181
VII. I REPERTI BOTANICI
Nel progetto di scavo del castello di Montarrenti era prevista una campionatura dei depositi stratigrafici delle aree indagate per il recupero dei
materiali botanici.
Qui di seguito è presentata una sintesi dei risultati delle analisi condotte da John Giorgi sui campioni svolti, che tiene conto dei nuovi dati emersi
con la messa in fase delle stratigrafie archeologiche indagate 116.
Nelle aree poste sui versanti della collina i risultati della campionatura si sono rivelati minimi (i
pochi semi rinvenuti nell’area 8000 sono relativi a strati del XIII secolo ed appartengono alla
specie di frumento chiamata Triticum
Monococcum, ad altre graminacee non identificabili e alla vite), mentre quelli riguardanti la
parte sommitale dell’insediamento (area 1000)
hanno fornito dati importanti per il periodo compreso tra la seconda metà dell’VIII e il X secolo.
La campionatura dell’area 1000 è stata realizzata impostando una quadrettatura di 1 m ×1 m,
con orientamento Nord-Sud/Ovest-Est; all’interno di ogni quadrato sono stati poi prelevati campioni di 20×20 cm, che sono stati sottoposti a
flottazione e setacciatura.
Gli strati che hanno restituito materiali botanici
sono:
– US 6130, 1727, 1966, 1978, 6132, 6135, 6138,
6141, 6144, 6146, 6148, 6148, 6148, 6151,
6153, 6156, 6164, 6168, 6174, 6177, 6180,
6180, 6183, 6183, 6186, 6186, 6189, 6189,
6193, 6193, 6193, 6196, 6196, 6196, 6198,
6201, 6203, 6222, 6225, 6227, 6228, 6229,
6231, 6231, 6231, 6233, 6235, 6237, 6247,
6247, 6247, 6249, 6253, 6255, 6258, 6259,
6260, 6261, 6262, 6265, 6272, 6273, 6277,
6283, 6287, 6291, 6293, 6299, 6300, 6303,
6304, 6305, 6310, 6311, 6312, 6314, 6317,
6318, 6322, 6325, 6328, 6416, 6419, 6427,
6430, 6449, 6450, 6451, 6452, 6453, 6471,
6474, 6475, 6475, 6476, 6476, 6477, 6477,
6478, 6478, 6478, 6479, 6479, 6480, 6480,
6481, 6481, 6482, 6482, 6483, 6483, 6484,
6484, 6485, 6490, 6492, 6493, 6494, 6496,
116
GIORGI (inedito b).
6497, 6499, 6501, 6531, 6657, 6658, 6664,
6734, 6747, 6782: strato che si forma in seguito alla distruzione del magazzino di seconda metà
VIII-IX secolo, composto da carboni, cenere e
frammenti ceramici per uno spessore che varia
da 1 a 3 cm;
– US 6129, 6131, 6133, 6136, 6139, 6142, 6147,
6149, 6152, 6154, 6162, 6165, 6166, 6172,
6175, 6178, 6181, 6184, 6187, 6190, 6191,
6194, 6197, 6199, 6200, 6202, 6205, 6206,
6207, 6230, 6232, 6234, 6322, 6324, 6325,
6326, 6329, 6426, 6428, 6431, 6446, 6458,
6459, 6460, 6461, 6464, 6465, 6466, 6467,
6468, 6469, 6473, 6487, 6489, 6491, 6495,
6498, 6500, 6530, 6667: strato uguale a 6130;
– US 1750, 1751, 1752, 1753: riempimento del
forno associato al granaio, composto da terra di
colore marrone chiaro mista a grano carbonizzato;
– US 6134: strato datato alla seconda metà VIIIIX secolo, composto da terra argillosa di colore
bruno-arancio, che si estende dietro il limite nord
della terrazza, con andamento est-ovest, obliterando la maggior parte delle buche di palo della
struttura lignea A (Periodo II, Fase D, Attività 1)
e quelle della parete est della struttura B (Periodo II, Fase D, Attività 2);
– US 1401, 1719, 1725, 1902, 1905, 1906, 1907,
1910, 1911, 1912, 1922, 1923, 1931, 1943 (sez.
1): strato con grani di calcare di 1 cm. di diametro, pesantemente contaminato con pezzetti di
carbone, cenere, calcare bruciato e malta, interpretato come livello di vissuto relativo alle capanne di fine X secolo.
Una volta identificate le specie botaniche di appartenenza dei semi, è stata effettuata un’analisi
della loro distribuzione spaziale all’interno dei
singoli strati campionati:
*US 1401:
– la parte nord-est (US 1905) dello strato conteneva una grande quantità di chicchi di Triticum
monococcum, seguito dal Triticum aestivum/
durum, mentre quella sud-est ha restituito
Sorghum e piccole quantità di Setaria italica. Una
modestissima concentrazione di Hordeum è stata rinvenuta al centro della metà est dello strato.
213
Questa distribuzione dei reperti botanici può
suggerire una diversa collocazione spaziale dei
prodotti immagazzinati;
– la parte ovest (US 1922, 1923) mostra una netta
prevalenza del Triticum monococcum e del
Triticum aestivum/durum, con piccole quantità
di Hordeum e Setaria italica.
Dato che le specie botaniche attestate hanno differenti periodi di semina e di raccolto, la compresenza di semi di diverso tipo sembra indicare
non tanto un tipo di coltivazione mista, quanto
un certa varietà di prodotti immagazzinati.
*US 1750=1751=1752=1753: i semi trovati
negli strati relativi al forno appartengono in gran
parte alla specie Sorghum, sebbene siano presenti,
in percentuali minori, la Setaria italica e
l’Hordeum. Probabilmente il forno era utilizzato per seccare i chicchi che dovevano essere macinati117.
*US 6130: l’area ricca di semi copriva una superfice di 12 m ×6 m, con un’alta concentrazione di
Triticum monococcum e Triticum aestivum/durum,
insieme a Setaria italica e Hordeum, mentre assente è il Sorghum. Anche in questo caso sembra
plausibile ipotizzare una differente distribuzione
spaziale dei prodotti immagazzinati.
*US6129: presenta, nelle medesime percentuali, i tipi attestati per lo strato 6130;
*US 6134: presenta, nelle medesime percentuali, i tipi attestati per lo strato 6130 e 6129.
Le specie di appartenenza dei materiali botanici
rinvenuti negli strati dell’area 1000 mostrano una
netta prevalenza dei cereali (circa il 90%), con
qualità a semi grandi (il Triticum monococcum, il
Triticum aestivum e durum, il Triticum dicoccum
e la Spelta, l’ Hordeum, la Secale cereale e l’Avena) e piccoli (Setaria italica e Panicum miliaceum).
Il frumento e la Secale cereale erano impiegate
per ottenere farine adatte alla panificazione,
mentre l’Avena, l’Hordeum, il Sorghum e i migli
potevano essere utilizzati per l’alimentazione
degli animali, oltre che dell’uomo. È possibile
che per la panificazione si utilizzasse anche una
mistura di più cereali.
I dati realtivi a Montarrenti, che trovano confronti con quelli dello scavo del Poggio del Boccaccio118, mostrano che i grani inferiori aveva-
117
GIORGI (inedito), p. 16; FENTON 1978.
Nello scavo del Poggio del Boccaccio sono stati trovati semi carbonizzati di Triticum e Hordeum seguiti dal
Panicum miliaceum, dalle fave e dai ceci (D E M ARINIS
1977, p. 181).
118
no un ruolo non marginale rispetto ai Triticum
Monococcum e Triticum Durum. Questi risultano invece prevalenti nella maggior parte dei
siti italiani alto119 e basso medievali120 indagati
stratigraficamente.
Oltre ai cereali compare a Montarrenti il Linium
usitatissimum e, tra le leguminose, la Vicia faba
e il Pisum, il Lathyrus sativus e il Lathyrus cicera.
Sono attestate anche la Vitis vinifera, il Ficus carica, il Pyrus communis e il Malus sylvestris, il
Sambucus e la Quercus.
La compresenza di cereali e leguminose può indicare un tipo di coltivazione che impiegava un
sistema di rotazione biennale121: le leguminose
hanno infatti la capacità di ristabilire i livelli di
azoto nel suolo. Piccole quantità di leguminose
sono state documentate sia nei siti alto (D85 in
Molise122) che bassomedievali italiani.
Il lino, trovato anche nel sito D85 in Molise,
poteva essere usato sia per realizzare tessuti che
come cibo per animali e uomini, e la vite, specie
comune nell’alto medioevo toscano123, poteva
essere coltivata sui versanti della collina. L’assenza dell’olivo conferma la mancata diffusione
della coltivazione specializzata di questa specie
nella Toscana altomedievale124.
Insieme alle piante domestiche sono state trovate piccole quantità di semi di altre specie probabilmente selvatiche che, avendo frutti delle medesime dimensioni dei cereali coltivati, erano difficilmente eliminabili con la setacciatura:
l’Agrostemma githago, il Lolium temulentum,
l’Anthemis, il Chenopodium, il Galium, il
Medicago, il Polygonum e la Setaria.
L’ampia varietà di specie di cereali contenute negli strati alto medievali di Montarrenti sembra
indicare un tipo di coltivazione differenziata che
permetteva di avere una dipendenza minore dalle
variazioni climatiche, nella misura in cui le attività di semina, coltivazione e mietitura interessavano periodi dell’anno diversi: il grano era se-
119
I siti altomedievali dove risultano prevalenti il Triticum
Monococcum e il Triticum durum sono: D85, Colle Castellano in Molise (COSTANTINI , GIORGI (inedito)), Monte
Gelato (GIORGI (inedito a) e Anguillara (COSTANTINI et alii
1983, pp. 393-414) nel centro Italia, e Luni (CASTELLETTI
1997, pp. 736-741) in Toscana.
120
I siti bassomedievali dove risultano prevalenti il
Triticum Monococcum e il Triticum durum sono Crypta
Balbi (FITT , GIORGI (inedito)) a Roma, palazzo Vitelleschi
(COSTANTINI et alii (in stampa)) di Tarquinia, Piazza Centro Italia (GIORGI (inedito) a Rieti e Farfa (LEGGIO et alii
1988, pp. 424-431) in Sabina.
121
Cfr. WICKHAM 1997, p. 127.
122
VEEN VAN DER 1985, pp. 211-224.
123
Cfr. WICKHAM 1997, p. 127.
124
Ibidem, p. 127.
214
Tav. 43
minato in autunno e raccolto all’inizio dell’estate, mentre la Setaria ed il Sorghum erano seminati in tarda primavera e raccolti poco dopo l’inizio dell’autunno. Anche l’analisi dei contratti
agrari toscani alto medievali125 (VIII-IX secolo)
ha mostrato come in questo periodo fosse diffusa la coltivazione di un’ampia gamma di specie
di cereali (frumento, segale, Hordeum, Spelta,
Panicum miliaceum e Setaria italica): probabilmente, secondo Andreolli, ogni area produceva
un’ampia varietà di prodotti agricoli capaci di
assicurare la sussistenza degli abitanti. La maggiore frequenza nei documenti delle menzioni
del grano rispetto a quelle dei cereali minori può
essere spiegata con il fatto che i signori prelevavano, e quindi documentavano, solo i tipi di granaglie migliori126.
Lo scavo del villaggio di Montarrenti non ha
mostrato alcuna traccia della lavorazione dei
prodotti agricoli (battitura, setacciatura, etc.),
dato questo che, insieme all’alto grado di ripulitura dei chicchi trovati nell’area 1000, ha fatto
ipotizzare che il sito avesse esclusivamente un
ruolo di raccolta e ridistribuzione.
In netto contrasto con quanto detto sembra essere l’assenza di siti alto medievali individuati
nella ricognizione del territorio di Montarrenti,
125
126
Cfr ANDREOLLI 1981, pp. 125-126.
Cfr. WICKHAM 1997, p. 127.
assenza che potrebbe però dipendere da più fattori127:
– modesta visibilità del territorio coperto da vegetazione;
– difficile identificazione, all’epoca della
ricognizoine, della ceramica alto medievale;
– persistenza, nei medesimi luoghi in cui si trovavano le case altomedievali, degli edifici in pietra che si diffondono nella campagna con la
mezzadria; questi edifici avrebbero occultato le
traccie delle forme insediative più antiche.
Proponendo un confronto con modelli elaborati
per il sito dell’età del bronzo di Assiros128, Giorgi
ha ipotizzato che il granaio di Montarrenti fosse
impiegato per conservare un surplus agricolo da
utilizzare nei momenti di bisogno. Il fatto però
che il Triticum sia stato immagazzinato dopo essere stato ripulito completamente, trattamento che
ne riduce la resistenza e la conservazione, fa ipotizzare allo stesso studioso un uso immediato del
prodotto. A tale conclusione condurrebbe anche
la presenza di un forno e di una macina nella stessa fase del granaio (Tav. 43). Il grado di ripulitura
dei semi non toglie poi la possibilità che questi
fossero a breve termine ridistribuiti o consumati
in differenti periodi dell’anno.
127
In questo lavoro non sono stati nuovamente studiati i
materiali ceramici della ricognizione, per i quali si è tenuto conto dei dati già editi in BARKER et alii 1986.
128
JONES et alii 1986, pp. 96-103.
215
216