Pinerolo: facciamo benchmarking territoriale?

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Pinerolo: facciamo benchmarking territoriale?
Anno 6, Dicembre 2015
n. 121
I N D I A L O G O .it
Indialogo . i t , a u t o r i z z . N . 2 d e l 1 6 . 6 . 2 0 1 0 d e l Tr i b unale di Pinerolo - dir.Antonio Denanni
Pinerolo:
facciamo
benchmarking
territoriale?
Dibattito sul futuro di Pinerolo / 4
Isa Demaria di Legambiente:
La città e il patrimonio ambientale
Riccardo Rudiero: «In zona
San Michele
c’era una volta
una cartiera...»
Luigi Cargnano, M5Stelle: “Prima il programma,
poi il candidato sindaco”
Buone News
A cura di Gabriella Bruzzone
www.memoro.org
La Banca della Memoria
Un database per raccogliere i ricordi
Nasce nel 2008 dall’idea di un gruppo
di giovani torinesi e poco per volta inizia
a farsi conoscere anche fuori dall’Italia,
aprendo sedi in tutto il mondo: si chiama
Memoro, meglio conosciuta come Banca
della Memoria.
Il progetto no profit coinvolge chiunque
abbia desiderio di mantenere viva la
memoria su determinati fatti o situazioni e
fornisce un database consultabile da tutti
sul sito internet www.memoro.org e su
YouTube.
L’obiettivo è archiviare video e audio
di persone nate prima del 1950 per
raccogliere ogni tipo di testimonianza:
racconti di avvenimenti storici, aneddoti
personali, consigli, ricordi di infanzia... Ciò
che conta è non dimenticare.
I media utilizzati – video, audio, internet –
sono quelli che, a parare degli ideatori, meglio
si prestano a trattenere il ricordo originale,
in maniera più pura possibile, conservando
e riproducendo sfumature nel tono di
voce, nell’espressione, nella gestualità.
Tutti elementi che contribuiscono a fornire
un quadro completo del ricordo e a ricreare
l’emozione di un determinato momento.
Non ci sono requisiti speciali per accedere
al progetto, chiunque può diventare
cercatore di memoria: basta munirsi di
fotocamera, cellulare o registratore e
intervistare una persona nata prima degli
anni Cinquanta. La testimonianza raccolta
quindi, dopo essere stata valutata dalla
redazione, sarà caricata sulla piattaforma
apposita e potrà essere visionata o
ascoltata dagli altri utenti.
Diverse sono le tematiche ma l’obiettivo
rimane uno solo: creare valore culturale. Non
dimenticare, infatti, significa perpetuare
ricordi che altrimenti andrebbero persi,
mantenendo viva l’attenzione su eventi,
usanze, abitudini.
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Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni
S
o
m
m
a
|Pinerolo: benchmarking!
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Anni fa mi è capitato di visitare i laboratori di
ricerca della Indesit dove ho visto in funzione con
mia meraviglia gli elettrodomestici delle principali
marche mondiali invece che i propri. “Stiamo studiando le caratteristiche, i pregi e i difetti dei concorrenti per migliorare i nostri prodotti “ mi dissero.
Stavano facendo quello che in termini tecnici si
chiama benchmarking, un lavoro di comparazione
e di studio di prodotti concorrenti per migliorare i
propri, una pratica usuale nelle aziende.
Da un po’ di anni il benchmarking è diventato
usuale anche nelle amministrazioni pubbliche per
misurare, in comparazione con altre città, i servizi
erogati e la pianificazione del territorio.
E se facessimo del benchmarking anche a Pinerolo, non solo per confrontare i servizi offerti con
quelli di altre città, ma anche per programmare il
nostro territorio, in particolare in questo periodo
preelettorale nel quale si stanno preparando i programmi per il prossimo quinquennio? Un po’ di aria
nuova non farebbe che bene!
Fare benchmarking naturalmente richiede la voglia
di studiare, di uscire dal chiacchiericcio quotidiano,
di fare ricerca, di andare a vedere cosa hanno fatto
altre città come la nostra per emergere e innovarsi, per valorizzare il capitale umano, per sfruttare
le proprie potenzialità, ecc. Insomma richiede la
voglia di uscire dal proprio provincialismo, dal fermarsi all’articolo del giornale locale o al dibattito
della cultura casalinga. Richiede di andare a cercare
per il mondo gli esempi virtuosi e coglierne il meglio
per la propria città (come ha fatto Torino nel 2002)
Insomma richiede una grande voglia di uscire dal
localismo che ci soffoca andando con lo sguardo
oltre i confini del territorio, ben oltre quelli della
vicina Saluzzo.
Antonio Denanni
4
PINEROLO / INDIALOGO.it
.
Direttore Responsabile
Antonio Denanni
Collaborano: Emanuele Sacchetto, Alessia Moroni, Aurora Fusillo, Gabriella Bruzzone, Andrea Obiso, Andrea Bruno, Chiara Gallo, Cristiano Roasio, Nadia Fenoglio, Giulia Pussetto, Francesca
Costarelli, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Marianna Bertolino,
Federico Gennaro, Isidoro Concas, Sara Nosenzo,
Con la partecipazione di Elvio Fassone
photo: Giacomo Denanni, Andrea Costa, Lara Fantone
Indialogo.it, Autorizzazione del Tribunale di Pinerolo, n. 2 del
16/06/2010 - Ed. Associazione Culturale Onda d’Urto Onlus
redazione
Tel. 0121397226 - E-mail: [email protected]
STAMPA: Servizi Grafici, Bricherasio
r
i
o
Buone News
a
il nostro patrimonio ambientale
intervista a Luigi Carignano, m5s
c’era una volta una cartiera
generazione “bataclan” e oltre
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Dibattito sul futuro di pinerolo/ 4
Politica giovane young
8Urbanistica & Architettura
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Lettere al giornale
Uomini del Pinerolese
m. marchiando pacchiola e l’arte
Vita pinerolese
il circolo scherma pinerolese: 30 anni
amnesty: i venerdì di raif badawi
la seconda vita dei pneumatici
la grande opportunità dei bandi
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Visibili & Invisibili
Tecnologia & Innovazioni
Giovani & Lavoro
Tutto Bandi
i bandi del mese di dicembre
Poesia e scritti agli adulti
il visitatore
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Giovani & Animazione
Teatro
Per Mostre e Musei
il ritorno di caravaggio e i caravaggeschi
le avventure del grande campo
pika palindromo
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21
Storiae
Officine del suono
Cose dell’altromondo
transumanza e violenza sulle donne
cineforum 2015/16
23Viaggiare
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i luoghi dei maya
Amici di Pinerolo Indialogo
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o
primo pian
Dibattito sul futuro di Pinerolo /4
di Isa Demaria, presidente di Legambiente Pinerolo
Il nostro patrimonio ambientale
«Pinerolo è veramente collocata in una
splendida posizione, con un clima mite»
«Siamo da sempre convinti che cultura e bellezza siano non solo risorse
di attrazione turistica, ma elementi di benessere, capaci di produrre buona
economia ed anche crescita di coscienza civica»
Proseguono gli interventi sul futuro di Pinerolo e sulle
sue risorse da valorizzare (nella stesura dei prossimi
programmi elettorali!): la prima risorsa, dopo quella
umana, è quella naturale. Interviene la presidente di
Legambiente di Pinerolo, Isa Demaria. AD
Mi è spesso capitato, arrivando a Pinerolo
da fuori ed osservandola come farebbe
un viaggiatore capitatovi casualmente, di
pensare che la città è veramente collocata
in una splendida posizione, ai piedi di una
corona di montagne, di fronte ad una fertile
pianura, allo sbocco di valli che garantiscono
buona ventilazione e poca nebbia.
La natura è stata ed è benigna con la
nostra città, le fornisce tra l’altro acqua
di ottima qualità e sapore, un elevato
numero di giorni di sole ogni anno, un
clima tendenzialmente mite, innumerevoli
possibilità di camminare nel verde, in collina
o in montagna.
Gli uomini non sempre hanno saputo
apprezzare adeguatamente questi doni e
mostrare in cambio cura e attenzione per
l’ambiente che li circonda. Lo si nota fin dalla
prima occhiata vedendo come la città abbia
avuto, soprattutto negli ultimi decenni,
una espansione piuttosto disordinata,
disomogenea e poco aggraziata come
tipologia di costruzioni (basti il confronto
tra San Maurizio ed il grattacielo o tra le
zone medioevali oppure ottocentesche ed
alcune delle urbanizzazioni recenti).
Una Pinerolo che ripensi il suo futuro
anche valorizzando la sua bella collocazione
ambientale deve dunque in primo luogo
darsi nuove regole urbanistiche, un nuovo
Piano Regolatore che, vista la sostanziale
stabilità della popolazione residente,
fermi altre cementificazioni di suolo
ancora verde, potenzi la riqualificazione,
anche energetica, del patrimonio edilizio
esistente e promuova la ristrutturazione e
la risistemazione delle aree oggi in degrado
esistenti anche in centro città (si pensi alla
Turk o all’ antico collegio dei Gesuiti..).
Sempre entrando in città si vede da un lato
l’impianto ACEA dove viene efficacemente
trattata e recuperata buona parte dei rifiuti
organici da noi prodotti, dall’ altro lato della
circonvallazione si nota però la crescente
collina della discarica e si può anche
vedere, a lato delle grandi vie di accesso,
una quantità significativa di plastiche e altri
rifiuti abbandonati.
Anche per quanto riguarda i rifiuti occorre
dunque che Pinerolo faccia qualche sforzo
in più. Non solo dobbiamo aumentare la
percentuale di raccolta differenziata oggi
sostanzialmente ferma attorno al 50%
(avviando, almeno sperimentalmente in
qualche quartiere, la raccolta “porta a porta”,
ad esempio) ma deve crescere il senso di
responsabilità di tutti noi nei confronti
dell’ambiente che ci circonda, anche quello
del marciapiede o del viale sotto casa.
Anche la intensa circolazione atmosferica
garantita dalla posizione allo sbocco delle
valli non basta poi a garantirci una buona
qualità dell’aria che respiriamo. Ogni anno gli
“sforamenti” dei parametri di accettabilità ,
misurati dall’ ARPA, anche se non altissimi
4
Isa Demaria: «Pinerolo: ha una collocazione ambientale da valorizzare»
sono tuttavia decisamente troppi. Una
delle cause va rintracciata sicuramente nel
traffico intenso che attraversa Pinerolo,
soprattutto nelle sue zone centrali :
centinaia di autobus ogni giorno percorrono
Corso Torino , spesso senza farvi neppure
sosta , ed anche il numero di spostamenti
in automobile è rilevante. Occorre dunque
a nostro avviso elaborare un adeguato
“piano per una mobilità sostenibile”
(come richiesto anche dall’ associazione
Salvaciclisti) piano che comprenda la
rinascita della ferrovia per la Val Pellice,
lo spostamento sulla circonvallazione del
percorso per gli autobus che non hanno
fermate in centro, l’incentivazione delle
piste e dei percorsi ciclabili, la moderazione
della velocità nel centro urbano e in tutte
le aree residenziali, l’identificazione di
opportune aree di parcheggio fuori dal
centro ed una corrispondente opportunità
di “trasporto urbano leggero”.
Una realtà che invece non si vede
ad occhio nudo ma è importante nella
valutazione della qualità ambientale della
nostra città sono i suoi consumi energetici.
Anche noi dobbiamo fare la nostra parte
per limitare l’uso di energia fossile e di
conseguenza le emissioni in atmosfera ed i
conseguenti cambiamenti climatici.
Essenziale è la riqualificazione del nostro
patrimonio edilizio, visto che per scaldare
e illuminare gli edifici oggi consumiamo
più del doppio del necessario. Oggi poi
le nuove tecnologie ci offrono numerosi
strumenti per produrre energia «pulita» e
per meglio conoscere la dinamica dei nostri
consumi rendendo così possibile limitarli e
risparmiare, anche per quello che attiene ad
esempio l’illuminazione pubblica.
Infine Pinerolo dovrebbe meglio
valorizzare tre fattori decisivi per la qualità
non solo della sua immagine, ma della vita
dei suoi cittadini: il suo patrimonio storico/
artistico/culturale, la buona agricoltura , le
montagne.
Siamo da sempre convinti che cultura e
bellezza siano non solo risorse di attrazione
turistica, ma elementi di benessere, capaci
di produrre buona economia ed anche
crescita di coscienza civica.
Per questo riteniamo necessario che la
città si impegni per il recupero dei beni
architettonici esistenti in Pinerolo (es.
la Cappella di Santa Lucia, il cosiddetto
“palazzo Acaia”.....), valorizzi meglio
l’esistente
(completamento
della
sistemazione museale di Palazzo Vittone,
Civico Istituto musicale.....), progetti in
modo innovativo e partecipato la creazione
nella Caserma Bochard di una moderna
“piazza dei saperi”, con una nuova ed
efficiente biblioteca, servizi informativi e
turistici, istituzioni e spazi culturali/ricreativi
sia pubblici che privati.
Importante sarà anche dare il giusto valore
alla cintura agricola pinerolese, una realtà
capace di fornire prodotti “del territorio”
e di buona qualità, che va però messa in
condizione di lavorare al meglio, fornendole
servizi ed opportunità di qualificazione
sempre maggiore e creando spazi adeguati
e certificati di commercializzazione.
Crediamo infine che le nostre montagne
possano essere sempre di più uno spazio
di svago e benessere sia per noi che per
un ampio numero di turisti, creando anche
nuove opportunità di economia e lavoro per
i residenti, a condizione che alle valli siano
garantiti adeguati servizi (dai trasporti, alla
sanità, alla connessione telematica) e che
crescano le proposte di fruizione sostenibile
(meno auto e moto, più biciclette, cavalli
e scarponi, niente eliski e tanti percorsi
storico/culturali) per un pubblico che vuole
godere la bellezza della montagna senza
rovinarne l’ambiente.
Per Pinerolo, come per l’ Italia e per la
Terra che ci ospita, il futuro potrà essere
buono e desiderabile solo se sapremo
trovare un equilibrio tra le nostra attività e
la natura che ci circonda, accettando i limiti
che le risorse e l’ambiente ci indicano.
Isa Demaria, Presidente Circolo Legambiente Pinerolo
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in citt à
Politica giovane young
A. Denanni per la rubrica di Emanuele Sacchetto
Il neoconsigliere 5Stelle Luigi Carignano
«Noi prima decidiamo in modo collettivo
il programma e poi il candidato sindaco»
«A questa amministrazione faccio due critiche fondamentali: una che non ha una visione
d’insieme, sembra che si ragioni e si decida a compartimenti stagni. Due, non ci sono
idee in quale direzione andare. Da questo punto di vista si sono persi cinque anni»
Luigi Carignano è il nuovo consigliere
comunale del Movimento 5 Stelle subentrato
in Consiglio comunale a Luca Salvai. Luigi,
informatico, ha già collaborato con noi
scrivendo sull’importanza della banda larga
per il rilancio del territorio (cfr. Pinerolo
Indialogo,
n.10/
2012).
Lo incontriamo per capire
cosa bolle in pentola per le
prossime amministrative tra
i 5Stelle.
Raccontaci innazitutto delle
tue impressioni sulla politica
in città vista dal Palazzo.
La politica vista dal
palazzo è più complicata
di quello che sembra da
fuori. Spesso si criticano le
scelte dell’amministrazione
perché non si conoscono
le dinamiche che portano a
quelle scelte e quindi una
cosa che farebbe bene a
tutti sarebbe quella di entrare a far parte
dell’amministrazione. Un’altra cosa che
mi sento di affermare è il grande impegno
di tempo che è richiesto per fare bene
il lavoro di consigliere (leggere gli atti,
informarsi ecc.). Oltre a questo grava sul
mio impegno anche quello di presidente
della Commissione bilancio, che per diritto
spetta alla minoranza.
Un giudizio sull’attuale amministrazione?
A questa amministrazione faccio due
critiche fondamentali: una che non ha una
visione d’insieme, sembra che si ragioni e si
decida a compartimenti stagni. La seconda,
legata alla prima, è che c’è stata della
inattività nelle scelte sul futuro, non ci sono
state delle scelte in quale direzioni andare,
che cosa si vuole far diventare Pinerolo. Da
questo punto di vista questa amministrazione
ha perso cinque anni.
Che cosa ti riproponi per questi 5-6 mesi che
rimangono?
Una cosa che mi
piacerebbe
portare
a termine e che
abbiamo
proposto
noi del Movimento
5 stelle con Sel ed
altri è il Regolamento
sull’istituto
di
partecipazione,
che
vuol
dire
istituire
anche
a
Pinerolo
come in altre città
la possibilità di fare
referendum propositivi
o abrogativi, attraverso
la raccolta firme ed
altre regole. Questo
per avvicinare di più la politica ai cittadini e
fare in modo che le scelte non siano cadute
dall’alto, ma partecipate. Insieme a questo
vi è il bilancio partecipativo, dove ogni anno
l’amministrazione mette a disposizione una
quota del bilancio, che viene decisa dai
cittadini, attraverso il coinvolgimento, la
presentazione di proposte, ecc.
Veniamo
alle
prossime
elezioni
amministrative. Avete già individuato un
potenziale candidato, lo designerete via
web?
Non ci saranno delle votazioni online, per
le comunali non è necessario. Noi usciremo
a breve con il candidato sindaco, nel giro di
66
«La prima cosa che faremo, in caso di vittoria, sarà di individuare e tagliare gli sprechi» 7
poche settimane.
Il programma invece lo avete già definito?
Per ora abbiamo dei gruppi di lavoro sul
programma elettorale, non solo con gli
attivisti. Stiamo ascoltando anche persone
esterne della società civile, delle associazioni,
del volontariato... competenti nei vari settori
per sentire le loro opinioni su varie tematiche
della città. Questo lavoro preliminare si
collega anche ai candidati che saranno in
lista, che saranno tra quelli che partecipano
alla stesura del programma: prima la stesura
del programma condiviso e poi le candidature.
Una cosa diversa da quella degli altri partiti,
dove prima si scelgono le persone e poi si
fanno i programmi: noi facciamo all’inverso.
Il Mov5S ha aperto le candidature anche agli
esterni, avete avuto molte richieste?
In questi anni abbiamo acquisito più
competenze
anche all’interno,
però
abbiamo
ancora
bisogno
della consulenza
di professionisti
esterni
al
movimento.
Le
persone
che
saranno in lista
saranno
però
solo
persone
che conosciamo
del movimento;
per la stesura
del
programma
invece accettiamo la partecipazione e il
consiglio di tutti. Per gli assessorati siamo
aperti al contributo di tecnici ed esperti nelle
varie discipline dove occorrono competenze,
già ora stiamo cercando di individuare
persone disponibili.
Spesso i partiti guardano solo a se stessi
e non si rendono conto che fuori ci sono
persone più brave di loro.
Quali sono per voi del Movimento 5 Stelle le
priorità per questa nostra città?
Io penso innanzitutto alla qualità della vita
per i cittadini pinerolesi, a incominciare dalla
viabilità, che è diventata un grosso problema
per Pinerolo (non solo per le buche); poi
metterei in campo tutte le azioni necessarie
per rilanciare il piccolo commercio in centro,
e qui mi collego al centro storico che è da
valorizzare. E con queste tutte le altre piccole
cose. Abbiamo anche obiettivi più ambiziosi,
però prima di metterli in campo preferiamo
partire da queste cose ordinarie da sistemare.
I grandi temi come la Bochard, la Scuola di
Cavalleria, ecc. verranno a seguire.
La prima cosa che affronterete in caso di
vittoria alle prossime amministrative?
Poichè in futuro ci saranno sempre meno
risorse, la prima cosa che faremo sarà
di capire se ci sono sprechi, poi sempre
nell’ottica del risparmio punteremo
a
informatizzare completamente la macchina
comunale. Tutto questo permetterebbe di
liberare delle risorse per fare altre cose.
Qualcuno in città sostiene che l’elezione del
prossimo
sindaco
sarà
soprattutto
una
competizione
tra PD e Movimento
5Stelle. Pensate di
vincere?
Stando ai
sondaggi nazionali,
che per esperienza
si
confermano
anche
a
livello
locale, pare che sia
questo lo scenario.
Naturalmente questo
dipende dai cittadini.
Noi
sicuramente
ci impegneremo per vincere e stiamo
approntando una squadra per questo. Siamo
comunque convinti che andremo bene.
Confidiamo anche sui problemi interni degli
altri competitors che noi non abbiamo.
Un’ultima domanda sulla banda larga per la
quale tu ci avevi già fatto un articolo
Rispetto ad allora (ottobre 2012), il problema
è rimasto irrisolto, il cavo è ancora fermo alla
rotonda della Porporata (ora la Telecom si
sta muovendo con energie proprie). Anche
qui come in altri campi (scuola universitaria,
tribunale) si è rimasti incapaci di prevedere e
programmare.
io
t e r r it o r
Urbanistica & Architettura
di Riccardo Rudiero
A Pinerolo in zona San Michele
C’era una volta una cartiera...
In località “dei Battitori da Carta”, risalente a fine XIV sec.
rischia di essere abbattuta per una “rigenerazione urbanistica”!
C’era una volta una cartiera che, insieme
ad altre tre, costituiva uno dei motivi
di orgoglio e di prestigio di cui Pinerolo
godeva nel Piemonte antico e moderno.
Inizio di una storia? Potrebbe esserlo.
Se così fosse, saremmo pronti ad
aspettarci un bel lieto fine. Eppure,
come oramai ci hanno abituato le fiabe
moderne, questo è ancora tutto da
vedere! Infatti la cartiera in questione
che, come le altre, si trova nella località
conosciuta come “dei Battitori da
Carta” (nome piuttosto eloquente con
cui era conosciuta l’attuale zona di San
Michele), purtroppo rischia moltissimo: in
nome di una “rigenerazione urbanistica”
– la stessa, famigerata, che ci ha lasciato
in eredità una spianata di terra al posto
della fabbrica elettrodi della Società Talco
Grafite Val Chisone e dell’antico mulino
di San Giovanni, in via Vigone, a ridosso
della ferrovia – potrebbe essere destinata
al totale abbattimento.
Non c’è da stupirsi: è un edificio
vecchio, malsano, improduttivo. Eppure,
se c’è qualcosa che ci è stato detto fin
da bambini, proprio da coloro i quali ci
cullavano solleticando la nostra fantasia,
dai vecchi saggi c’è molto da imparare.
Bisogna saperli ascoltare. E anche la
cartiera in questione ha molto da dirci!
Essa sorgeva lungo il ramo destro della
biforcazione del canale Moirano – grande
propulsore dell’industria cittadina fin dal
Medioevo – in fondo a via Gorizia, e fu
impiantata da un mastro saviglianese a
fine XIV secolo. La fiorente industria della
carta pinerolese fu sempre monopolio
quasi esclusivamente privato e, grazie a
un’imprenditoria abile e lungimirante, era
una macchina ben congeniata che dava
lavoro a molte persone (oltre a rimpinguare
le tasche dell’amministrazione locale
attraverso la tassazione sugli edifici
industriali e sull’affitto dell’acqua del
Moirano). Tanto abili erano i mastri
cartai pinerolesi che i loro prodotti non
servivano esclusivamente per soddisfare
il fabbisogno locale, ma anche estero,
con l’esportazione che talvolta passava
addirittura dai porti di Genova e Savona.
Lo stabilimento di via Gorizia non fece
eccezione e, passando di proprietario
in proprietario, giunse ad essere nelle
disponibilità della contessa Rosa Maffei di
Boglio (tra il 1776 e il 1834), ricordata dai
pinerolesi per aver acquistato, con spirito
di pietà cristiana al fine di scongiurarne
la demolizione, lo stabile già convento di
San Francesco, attuale sede delle suore
di San Giuseppe.
La fabbrica produsse la sua pregiata carta
fino al 1869, quando venne convertita
per le lavorazioni laniere, attività ben più
remunerativa in una stagione di cambi
epocali legati all’industria. Nello stesso
periodo, praticamente tutte le altre
cartiere subirono la stessa trasformazione,
e com’è andata a finire lo sappiamo tutti:
infatti oggi a Pinerolo non ne rimane che
una, quella dei signori Cassina. Come se
non bastasse, allo stesso modo non resta
più neppure uno degli stabilimenti tessili,
costretti a chiudere nella seconda metà
del XX secolo a causa della concorrenza
proveniente dall’Asia.
Tornando allo stabilimento di via
Gorizia, può certamente dirsi che la sorte
non fu delicata con esso: nel 1922 subì
un grave incendio che lo distrusse in
gran parte, e tutti i macchinari vennero
spostati altrove. Quando nel 1937
cambiò di proprietà, la scelta fu quella
di non ricostruirlo, bensì di edificare un
capannone ex novo poco distante, e di
recuperare del vecchio edificio solo una
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«L’unica idea per recuperare un pezzo di storia della nostra già martoriata città è la sua totale demolizione?»
piccola percentuale a fini residenziali.
Nel 1960 la produzione cessò
definitivamente e il complesso venne
affittato alla Società del Parco, che
utilizzò gli spazi per l’allevamento,
l’esposizione e la vendita di animali.
A metà degli anni Novanta l’attività
della Società si spostò in Val Lemina, e
questa dismissione lasciò in eredità alla
città ciò che vediamo tutt’oggi: la parte
bruciata su via Gorizia è praticamente
in rovina, mentre le porzioni ancora in
piedi sono il cascinale che affaccia sul
cortile interno e il capannone industriale
scoperchiato.
Orbene, a fronte di questa lunga (e
travagliata) vicenda, l’unica idea per
recuperare un importante pezzo di storia
della nostra già martoriata città (ci si vuol
dimenticare, nel novero degli scempi, la
caserma del Vauban abbattuta nel 1960
per far spazio al parcheggio di piazza
Terzo Alpini?) è la sua totale demolizione?
È vero, l’area è al momento fortemente
degradata, e qualcosa bisognerà pur
fare. E perseguire la riconversione di
una porzione di territorio già edificato,
salvaguardando quelle libere con altra
destinazione d’uso è cosa saggia
e apprezzabile, un ottimo punto di
partenza. Tuttavia le dinamiche odierne,
tra cui gran peso ha quella economica,
spesso fanno perdere di vista – e questo
è un grosso rischio – i valori storici e
culturali che in modo più o meno evidente
attraversano le varie epoche. Lo sanno i
tanti appassionati di storia locale, che al
patrimonio di Pinerolo dedicano tempo
e fatica. Lo sanno le associazioni come
Italia Nostra, da sempre attive (e reattive)
per preservare quanto di culturalmente
importante sorge sul nostro territorio.
E, prima di tutto, lo sapeva bene la
contessa Rosa Maffei, che a suo tempo
tutelò l’ex convento di San Francesco in
Pinerolo, facendolo così giungere intatto
a noi. Ora si tratterebbe di seguire il suo
esempio, e a nostra volta preservare,
per riconoscenza, la sua cartiera.
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PINEROLO
Lettere al giornale
di Elvio Fassone
Generazione “Bataclan”, e oltre
Fino a non molto tempo fa era uso che se un
forestiero entrava in un paese o in un centro abitato
di piccole dimensioni, spesso gli si avvicinava una
persona del posto, che, con l’aria di voler fare
quattro chiacchiere di benvenuto, gli chiedeva se
cercava qualcuno, se aveva bisogno di aiuto o se
gli era utile qualche indicazione. E nel contempo,
sempre con fare amichevole, gli chiedeva da dove
veniva, che mestiere faceva, di chi era figlio se
giovane, e simili bonarie informazioni, che non
infastidivano nessuno perché facevano parte del
costume. Qualcosa di simile avveniva nei quartieri
più omogenei delle città.
Sembra cosa dei secoli passati, ma era usanza
tranquilla sino a due o tre generazioni fa: la prima
applicazione di un utile mix tra una rudimentale
solidarietà e un leggero controllo sociale, in un
costume che considerava estraneo chi vivesse
anche solo a quattro chilometri di distanza.
La mobilità sociale ha reso impercettibile
la mescolanza fra gli individui prossimi, e
per l’effetto è scomparsa quell’usanza.
Ma un nuovo trauma da integrazione si
è posto, questa volta con costi pesanti,
in conseguenza delle migrazioni interne
degli anni ‘50 e ‘60: sembrava una cosa
intollerabile, invece a qualche distanza di
tempo ne godiamo i frutti positivi.
Un terzo rimescolamento, non
solo fra individui ma tra appartenenti
a popoli diversi, si è poi verificato ad
opera della “generazione Erasmus” e
della lenta marcia verso l’Europa. Migliaia di giovani
non solo si muovono disinvoltamente tra i vari
Stati e trascorrono in essi segmenti della loro vita,
ma scelgono partners di altra nazionalità, fondano
famiglie multi-stato, intrecciano culture e abitudini,
sebbene con taluno di questi altri popoli abbiamo
anche combattuto guerre sanguinose.
Fino ad ora queste contaminazioni sono state
assorbite senza troppa fatica, perché le prime
erano innocue, le seconde portavano vantaggi, la
terza è stata ed è volontaria e gioiosa. Oggi siamo
chiamati ad un nuovo melting più impegnativo dei
precedenti, per varie ragioni: perché la convivenza
si sta instaurando con etnie culture e religioni
molto lontane da noi; perché questa mescolanza
ci è imposta e non è scelta; e soprattutto
perché una quota di questo nuovo “prossimo”
ha comportamenti aggressivi e propositi di
sopraffazione radicale (“con le vostre leggi vi
invaderemo, con le nostre vi domineremo”).
L’atteggiamento più istintivo è quello della
contrapposizione: dopo i ripetuti choc di Parigi e
simili, i richiami alla tolleranza sembrano prediche
di anime belle. E tuttavia le grandi maree della
storia non si possono arginare con la diga di una
violenza simmetrica. La “generazione Bataclan”
ha la responsabilità non tanto di predicare
quanto di inventare una vera cultura della
convivenza e dell’ibridazione: ma non da sola,
bensì accompagnata da quello sguardo lungo che
dovrebbe essere la vera nobiltà della politica.
Questo significa crescere all’ombra di nuovi modi
di pensare, nei quali la flessibilità non è solo più il
verbo della produzione ma l’abito della mente; significa disseminare l’occidente di luoghi istituzionali
di convivenza e di conoscenza reciproca, nei quali lo
scambio non è un fatto di folklore e di buone maniere, ma
apprendimento di come molti
sono i modi di stare nel mondo.
In questa revisione del modo
di essere (che per certi aspetti
ricorda la rivoluzione culturale
dell’illuminismo, dalla quale è
discesa la vera etica universale
della modernità) ogni angolo
della nostra terra di approdo
può e deve diventare scuola
e palestra di umanità nuova.
E’ difficile credere che saranno i bombardamenti
a porre un freno alle atrocità del Califfato; molto
più efficace sarà il prosciugare le cause reali
dell’aggressività, il dare vita a una moltitudine di
segni visibili, alle case della convivenza, alle scuole
dell’anima, ai mille luoghi nei quali la nota risposta
di Einstein (“razza?”: “umana”) non sarà solo una
citazione da convegno, ma un modo reale di vivere.
(A proposito: non si era auspicato, proprio
su queste pagine, che l’annosa questione della
destinazione della ex caserma Bochard offrisse
una buona opportunità in questa direzione? e
non sarebbe una decisione illuminata il fare di
essa un capitolo della declamata “prospettiva
metropolitana” e dei piani strategici che tanto
tanto ci affascinano? Se persino la storia si muove
a suggerire, è un vero peccato non ascoltare).
10
Società
Uomini del Pinerolese
a cura di Sara Nosenzo
Mario Marchiando Pacchiola
Una vita con la scuola e con l’arte
Mario Marchiando Pacchiola, una vita nella
scuola come insegnante di Storia dell’Arte e
un’altra vita come critico d’arte e organizzatore
di mostre, direttore del Museo Diocesano, della
Pinacoteca e tanto altro ancora.
Ci racconta un po’ di sé per i più giovani che
forse non la conoscono?
Per cominciare sono un pinerolese doc:
nato a Pinerolo, via del Duomo dove è nato il
Galup! Sono stato lì fino a 11 anni poi ci siamo
spostati verso la periferia. Ho frequentato il
Liceo
Artistico
all’Accademia
Albertina, da pendolare, quando
si accettavano 25 ragazzi e 25
ragazze. Eravamo tutti assetati
di mostre artistiche e coi miei
compagni si è creato un solido
rapporto di amicizia. Sono una
persona molto aperta al dialogo
anche se sono partito con una
grande timidezza: a 11 anni, i
Salesiani di Torino mi affidarono
una poesia da recitare sul palco
a memoria. Mi mancò l’attacco
e rimasi muto. Quella poesia
mancata mi servì molto e la
ricordo come momento positivo
perché mi spronò ad esprimermi e
a smettere di essere impacciato,
“genà”. Studiare all’Accademia
per diventare insegnante di arte:
questo era il mio proposito e lo
mantenni insegnando al Buniva,
alle magistrali, a Bricherasio fino
alla Brignone. Ora sono “l’inquilino più anziano”
di Palazzo Vittone.
Come è nata la sua passione per l’arte?
Mio padre era muratore e mia madre sarta,
due persone che mi hanno permesso di diventare
quello che desideravo. La passione è un piccolo
dono che uno ha; io avevo la passione per l’arte
e per il disegno; con dedizione e costanza ho
coltivato ciò che mi piaceva di più. Disegnavo
spesso sul balcone guardando il centro di
Pinerolo e un giorno raffigurai un panettone. Il
Commendatore, in visita alle cognate mie vicine
di casa, vide il mio disegno e lo mise nella sua
panetteria. Il giorno dopo mi arrivò un panettone
davvero grande. Questo è stato uno dei miei
successi nell’arte! Devo dire che ho sempre
trovato una buona accoglienza tra le persone che
incontravo, la mia passione mi ha sempre aiutato
a condividere con altri emozioni e discorsi.
Pinerolo è una città d’arte e di artisti?
Distinguo sempre tra artisti e dilettanti, dove
la seconda parola sta per le persone che per
diletto e piacere dipingono o scolpiscono. Si
diventa artista quando l’opera trascende e arriva
a qualcosa di più alto, prima si è dilettanti. Si
diventa artisti per passione, non
per raggiungere il successo.
C’è in Pinerolo una politica
culturale efficace, pensiamo
anche al Polo Culturale…
Bisognerebbe uscire
dall’assolutismo,
esporre
le proprie idee e le proprie
sensazioni ricordandoci che
ci sono molte opinioni e che il
bene finale è per la città, non
per il singolo esponente.
Lei è anche l’inventore del
Pinarolium. Ha ancora senso
oggi in un mondo globalizzato
un premio di questo tipo?
Il premio nacque perché
la società inizialmente ti è
grata, ma col passare degli
anni la grandezza nell’agire
non viene più riconosciuta.
Dissi di inventare questo
premio, anche perché non si
facevano più i cavalieri al merito, per poter dire
«Sei stato bravo in questo». Sempre nel rispetto
delle vicinanze e senza offendere nessuno, la
scelta doveva mettere in luce ruoli di prestigio
per la città.
Col passare degli anni tutti pensano alla
discendenza, a chi lasciare l’eredità. Ha già
individuato qualcuno a cui passare il testimone?
Ci sono dei giovani che si sono fatti avanti?
Ci sono giovani collaboratori capaci e sto
iniziando a pensare a come sfumare la mia
posizione in favore di qualcun altro. A Pinerolo,
siamo fortunati, ci sono persone molto
appassionate e capaci. La città è in buone mani!
11
12
ondo
così per il m
Vita pinerolese
di Alessia Moroni
Festeggia i suoi 30 anni
Il Circolo Scherma di Pinerolo
Pinerolo, 1983. Il professore di Matematica e
Fisica Bruno Angeli e il geometra Mario Martini
aprono la prima sala di scherma. Una sala
piccola, con uno spogliatoio ed uno spazio per la
segreteria. Poi la convezione con l’Assessorato
allo Sport fa approdare il CSP nella palestra di
Piazza Guglielmone 1. Ancora oggi, la sala per
tirare di scherma è sempre la stessa; proprio lì,
incontriamo Alida Angeli, la moglie del maestro
Bruno Angeli, e due dei tre istruttori del settore
giovanile: Francesco Barile e Luca Russo.
«All’inizio non abbiamo fatto pubblicità, ma
è stato un continuo passaparola – spiega Alida
– La nostra politica è
sempre stata quella
di aprire la scherma a
tutti, con tariffe basse e
la possibilità di utilizzare
la palestra. Abbiamo
sempre continuato ad
avere persone molto
in
gamba».
Sono
stati infatti numerosi
i successi: ogni anno
hanno festeggiato un
campione regionale, tra
i quali anche Francesco e Luca.
Maria Francesca Angeli, la figlia di Bruno
e l’attuale istruttrice di riferimento insieme al
Maestro Pagano (grande amico del compianto
Maestro Angeli e validissimo tecnico che
vanta numerosi campioni internazionali tra
i suoi allievi), ha fatto parte, come atleta,
della nazionale italiana under 20 e assoluta.
Nonostante i riconoscimenti sportivi, sia i
ragazzi sia Alida affermano che per il Circolo,
e soprattutto per il maestro Bruno, «la vera
vittoria è sempre stata che questi ragazzi,
indipendentemente dagli impegni lavorativi,
universitari o famigliari, venivano qui a tirare
con regolarità e impegno».
Oltre ai successi e al duro lavoro, gli allievi del
Circolo hanno partecipato a scambi sia nazionali,
a Varese e a Torino, sia internazionali, a Gap.
L’occasione dei festeggiamenti vuole dunque
ricordare la storia del Circolo, ma soprattutto
il maestro Bruno Angeli, che ha dato tutto sé
stesso per i suoi ragazzi, tanto da trasmettere
loro la passione per l’insegnamento. Nato
a Bolzano, inizia a praticare la scherma fin
da giovane, arrivando a livello nazionale.
Dopo aver superato gli esami all’Accademia
Schermistica di Napoli, diviene maestro alle tre
armi. «Ho sempre avuto una rivale, ed era la
scherma», racconta la moglie Alida.
Francesco Barile, Luca Russo e Gabriele
Adduasio sono ora istruttori a tutti gli effetti
e si occupano dei bambini e dei ragazzi che
imparano, giorno per giorno, non solo a tirare
di scherma, ma soprattutto ad affrontare
la vita con coraggio
e onestà. Luca e
Francesco raccontano
che si rispecchiano
in quello che hanno
vissuto con Bruno
«è proprio il rapporto
maestro-allievo
che
fa la differenza. La
gara è un duello e
bisogna prima di tutto
imparare a gestire sé
stessi. Quello che noi
facciamo – spiega Luca – è un ricalco di quello
che il maestro ci ha insegnato». La scherma
è infatti uno dei pochissimi sport in cui il
maestro, durante la gara, sta proprio dietro al
ragazzo, a fondo pedana. Questa accortezza
serve per aiutare nei momenti di sconforto,
spiega Francesco «A volte basta uno sguardo
per capirsi. Se l’avversario inizia il duello in una
posizione particolare o se si è in difficoltà, è
difficile rimanere concentrati. Per questo noi
siamo lì e questo rapporto è la gratificazione
più grande».
Tutti gli istruttori sono molto attenti alla
loro formazione: studiano all’Università,
partecipano a stage e conferenze. Sono degli
esempi per tutti gli iscritti, proprio come
lo è stato il loro maestro. Dunque come si
festeggerà il trentennale del Circolo Scherma
Pinerolo? «Mi piacerebbe che fosse una sorta
di rimpatriata, che guarda non solo al passato,
ma anche al futuro», ci risponde Alida.
12
diritti umani
Visibili & Invisibili
13
gruppo giovani amnesty international
Il venerdì di Raif Badawi
Raif Badawi è originario dell’Arabia Saudita, è
marito e padre di famiglia. Il 29 luglio 2013 è stato
condannato dal tribunale penale di Gedda a sette
anni di carcere e 600 frustate. In realtà dal 17
giugno dell’anno precedente
Raif era già detenuto nel
carcere Briman di Gedda.
Tutto ciò perché si poneva
delle domande, perché
rifletteva e voleva riflettere
con i suoi connazionali
sul ruolo della religione.
Perciò aveva fondato il
“Free Saudi Liberals”, un
forum atto alla discussione
delle dinamiche e delle
varie realtà che la religione
aveva instaurato in Arabia
Saudita, ma così facendo ha “violato” le norme del
sistema informatico e insultato le autorità religiose
del Paese. Succesivamente, il primo settembre
2014 la condanna di Raif è aumentata a 10 anni di
prigionia, 1000 frustate più una multa di 1000000
rial sauditi (196000 euro) e il 9 gennaio successivo
è stato frustato pubblicamente dopo la preghiera del
venerdì davanti alla moschea al-Jafali di Gedda. A
febbraio il caso fu sottoposto alla Corte Suprema
della Corte d’Appello di Gedda, ma il 7 giugno le
condanne a 10 anni di carcere e 1000 frustate
sono state riconfermate dalla
stessa. Amnesty International
si occupa di difendere ad ogni
costo il diritto alla libertà e
all’espressione di Raif (l’appello
di Amnesty http://www.
amnesty.it/Arabia_Saudita_
attivista_online_apostasia),
ma ovviamente il blogger
rischia ogni venerdì di ricevere
nuovamente 50 frustate per
la sua volontà di esprimere
un’idea. Il prezzo di questa
sua volontà è molto alto, ma il
suo valore lo è ancora di più. La pedina mossa da
Raif non deve essere eliminata, dev’essere protetta,
aiutata e sostenuta, perché se dovesse tornare un
altro venerdì nero per i diritti umani, quelle frustate
inflitte fisicamente a Raif sarebbero un’enorme
sconfitta, una perdita di umanità.
Giovani,Tecnologia@Innovazioni
di Greta Gontero
La seconda vita dei pneumatici
Come ben sappiamo ogni anno vengono
buttate quantità enormi di pneumatici,
il che, sebbene la gomma possa
essere totalmente riciclata, comporta
inquinamento ambientale.
Ma, durante l’anno in corso,
la Finnish Tyre Recycling
Company e Apila Group
hanno effettuato in Finlandia
dei test finalizzati al riutilizzo
degli pneumatici vecchi.
Si è così scoperto che i
pneumatici triturati e pestati
ottengono una superficie detta “biofilm” la
quale, essendo in grado di attrarre fosforo,
azoto e altri elementi presenti nell’acqua,
permette il processo depurativo dell’acqua
grazie alla presenza, sulla sua superficie,
della flora batterica “ghiotta” di queste
sostanze.
Gli elementi presenti
nell’acqua
vengono
così
mangiati
dai
microbi che vivono sul
battistrada e che, in tale
modo, permettono la
depurazione dell’acqua.
Così un materiale
che fino ad ora è stato
considerato “inquinante”, adesso è in parte
responsabile della depurazione delle riserve
idriche contaminate del pianeta.
io
territor
14
Giovani & Lavoro
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a cura di Aurora Fusillo
per realizzare i propri progetti
La grande opportunità dei bandi
I bandi sono modalità con cui enti, istituzioni, organizzazioni mettono a disposizione
della collettività somme di denaro per realizzare progetti, iniziative, idee.
Il mondo dei bandi è talmente vasto, ricco di opportunità e occasioni per ottenere
finanziamenti per avviare un’impresa o un
progetto, per realizzare uno scambio, per
acquistare un computer o realizzare un
concerto... che ci si perde. Al punto che di
fronte alle difficoltà per reperirli e parteciparvi molti si scoraggiano e vi rinunciano,
non sfruttando così le grandi opportunità di
erogazione di denaro da parte di enti vari a
incominciare dalla Unione europea.
La parte più impegnativa dell’utilizzo di
un bando come sistema di finanziamento è
innanzitutto quella del trovarlo. Occorre entrare un po’ nella logica dei bandi, e di chi
li propone, per poter farsi un’idea di come
parteciparvi.
È uno spazio che permette ad associazioni
e imprese non profit e pure profit di sviluppare il proprio fare, dando vita a collaborazioni diffuse e attivando network territoriali.
I bandi più conosciuti sono quelli delle
fondazioni (Crt, San Paolo, Cariplo, ecc.), ai
quali in genere si rivolgono le associazioni
di volontariato, ma ci sono anche quelli degli enti pubblici, dei Comuni, delle Regioni,
dell’Unione Europea, soprattutto questi ultimi, che offrono delle grandi opportunità.
Sui bandi europei ci sono delle vere e proprie agenzie che offrono consulenza e aiuto
nella progettazione. «Nonostante i progressi, spesso ignoriamo l’esistenza dei fondi e
poche volte ci proponiamo come capofila di
un consorzio: spesso c’è scarsa comprensione di regole e meccanismi di erogazione
dei finanziamenti» affermano Achille Perego
e Laura Caserta,giornalisti, in una loro ricerca sui bandi europei. «L’immagine è quella
di un Paese che non approfitta adeguatamente di una grande opportunità». Anche
perchè non è facile reperire informazioni
«perché sono parcellizzate su un’infinità di
leggi, regolamenti, delibere a livello europeo
e nazionale. Il sistema più semplice è monitorare regolarmente i siti principali (a partire
da Cordis.Europa.eu) e da questi muoversi
nella rete dei siti collegati affiancando la
consultazione delle varie pubblicazioni della
Ue come la rivista della ricerca, i manuali e
le guide».
Una piccola impresa per aderire ai bandi europei ha due possibilità: «richiedere i
fondi per le nuove imprese (start up) e l’imprenditoria giovanile, che di solito sono distribuiti su base nazionale con bandi spesso
regionali, o per il settore in cui si intende
operare (agricoltura, servizi, pesca...). Oppure rivolgersi direttamente alla Comunità
europea».«Il bando rimane aperto di solito 3
mesi. Nel bando ci sono i requisiti, l’indicazione del budget, le regole per presentare la
domanda. Le domande ammesse ricevono
un punteggio e chi riceve i voti maggiori ottiene i finanziamenti. Generalmente si tratta
di somme a fondo perduto che finanziano i
progetti dal 50% fino al 100% e vengono
erogate in 6-12 mesi. E’ una gara».
Onda d’Urto - Consulenza bandi
Da settembre Onda d’Urto ha avviato il progetto Consulenza bandi, attraverso il quale si danno informazioni e consulenza sui bandi italiani ed
europei: uno sportello informativo è aperto il venerdì dalle 15 alle 18 e il
sabato dalle 10 alle 12, con Francesca Villiot e Gabriella Bruzzone.
Ai giovani del territorio interessati ad avere informazioni ed approfondimenti sui bandi Onda d’Urto offre un servizio gratuito nei giorni sopra indicati.
Il link dei bandi su: http://www.pineroloindialogo.it/eventi/
documenti
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Tutto Bandi
A cura di Gabriella Bruzzone
i bandi del Mese di dicembre
BANDO
Digital for Social
Linee guida per
l’assistenza all’infanzia e
alla terza età
OPEN
Linee Guida per la
valorizzazione dei beni
storico-artistici
Call Open
ENTE PROMOTORE
OGGETTO
Fondazione Vodafone Italia
http://fondazionevodafone.
digitalforsocial.it/
Sostegno a progetti di tecnologia digitale
20/12/2015
Iniziative volte a migliorare il benessere
della persona e della famiglia (con
particolare attenzione all’infanzia e alla
terza età)
31/12/2015
Compagnia di San Paolo
Iniziative che sperimentino nuove forme
http://www.compagniadisanpaolo. di partecipazione alla cultura mirate da
ampliare e diversificare la domanda
it/ita/Bandi/OPEN
culturale
31/12/2015
Enel Cuore Onlus
http://www.enelcuore.it/chisiamo/
Compagnia di San Paolo
Crescita culturale e sviluppo economico
locale
31/12/2015
Sostegno a iniziative che sperimentino
nuove forme di partecipazione alla
cultura e che mirino ad ampliare e
diversificare la domanda culturale
31/12/2015
Progetti nell’ambito di arti visive,
performative e degli altri linguaggi della
cultura contemporanea (audiovideo,
fotografia, scrittura, architettura, grafica,
etc…)
7/2/2016
Ministero del Lavoro e delle Attività di volontariato in progetti di utilità
Politiche Sociali
sociale
http://www.lavoro.gov.it/AreaSociale/
diamociunamano/Pages/default.
aspx
1/2/2017
www.compagniadisanpaolo.it/
ita/Bandi/Linee-Guida-per-lavalorizzazione-dei-beni-storico-artistici
Compagnia di San Paolo
http://www.
compagniadisanpaolo.it/ita/
News/OPEN
ORA! Linguaggi
contemporanei,
produzioni innovative
#diamociunamano
Erasmus + Plus
SCADENZA
Compagnia di San Paolo
http://www.
compagniadisanpaolo.it/
ita/Bandi/ORA!-Linguaggicontemporanei-produzioniinnovative
Agenzia Nazionale Giovani
Migliorare le competenze degli studenti
2020
Riutilizzo delle stazioni per attività sociali
Senza
scadenza
Sostegno a soggetti che operano nei
seguenti ambiti: Istruzione – formazione,
http://www.fondazionelonati.it/
istituzionale, minori – giovani, anziani,
presenta-progetto.asp
sanitario, ricerca, cultura, sociale
Senza
scadenza
www.agenziagiovani.it/
erasmusplus.aspx
Stazioni ferroviarie in
comodato gratuito
Fondazione Lonati,
richieste libere
Ferrovie dello stato
www.rfi.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=3aa
298af418ea110VgnVCM1000003f16f9
0aRCRD
Fondazione Lonati
l e ttu r e
Giovani & Animazione
Il libro “Come svitare un bullone”
Raccolta di poesie e lettere agli adulti
Frutto dell’esperienza al campo estivo di Laval in Val Troncea nell’estate 2014
dei ragazzi dell’Oratorio S.Domenico di Pinerolo, in cui vengono raccolti i pensieri
dei giovani partecipanti sotto forma di poesie e scritti.
Hai conosciuto il mondo, visto sorrisi
e sentito teneri abbracci.
Hai cominciato a voler bene, sei diventato sempre più grande,
hai cominciato ad avere amici.
Hai conosciuto chi ti ha cambiato la vita, hai viaggiato
hai avuto esperienze che non dimenticherai.
Hai visto spettacoli naturali, hai perso il controllo,
hai cercato a volte disperatamente di tenerlo.
Hai taciuto, parlato
URLATO.
Ti sei fatto ascoltare, hai cambiato animi,
hai cercato a volte di farti capire ma senza successo.
Hai amato, hai cercato di amare,
hai odiato.
Ti sei messo in mostra, sei passato in secondo piano
sei stato a volte al centro dell’attenzione.
Hai stretto la mano a chi era vivo e lo hai rimpianto quando non c’era più
a tenerla.
Un giorno qualcuno terrà la tua fintantoché sarai abbastanza forte da tener
la presa.
E hai vissuto, in ogni caso, in ogni dove, in qualsiasi modo.
E hai vissuto.
E sei cresciuto.
Stefano
16
16
Teatro
arte& olo
spettac
17
di Sara Nosenzo
Al Teatro Sociale
Il Visitatore
Berggstrasse 19. Un indirizzo che gli appassionati di psicologia non possono non
conoscere: l’ubicazione dello studio del dottor Sigmund Freud.
È l’aprile del 1938, albori della Seconda
Guerra Mondiale, e la persecuzione adottata
dal nazismo inizia prepotentemente ad invadere l’Austria. La Gestapo permetterebbe la
fuga del dottor Freud e della figlia Anna in
cambio di una firma su un documento su cui
viene scritto che in alcun modo ha subito
offese, percosse o intimidazioni da parte del
governo nazista. Una richiesta offensiva a
cui la figlia Anna gli chiede di sottostare per
il loro bene, per la loro salvezza.
Il Sigmund Freud
di Alessandro
Haber
è
malato,
traballante
e testardo:
dà più importanza al
suo
orgoglio piuttosto che alla
salvezza dal
regime.
La
figlia Anna
invece, un’incisiva Nicoletta Robello Bracciforti, è il personaggio che maggiormente
incarna la forza e la speranza. Questi due
primi attori delineano il quadro dello spettacolo di Éric-Emmanuel Schmitt e calano la
platea in un’atmosfera tesa e preoccupante.
Si fa riferimento alla morte senza dirne il
nome, ma ogni presente riesce a sentirla.
Bussano alla porta. Un ufficiale della Gestapo irrompe nell’abitazione in cerca di notizie
e denaro, questi si lascia spesso corrompere
dai Freud limitando le azioni contro di loro.
Quella sera, purtroppo, il carattere irruento
di Anna non gioca a loro favore e la visita
si conclude con l’arresto della donna. Freud
è sconvolto, inerme, un anziano incapace di
agire.
Proprio in questo momento di sconforto
appare una figura in un angolo buio della
stanza: un uomo trasandato inizia a parlare con il dottore. Chi è questo “visitatore”?
Niente meno che Dio! Una conversazione
incredibile e ammaliante.
Il confronto tra Alessio Boni (Dio) e Alessandro Haber (Freud) è uno sviluppo irriverente e spassoso della pièce che fino a quel
momento aveva assunto toni drammatici.
Il “Dio” di Boni è a prima occhiata un giocoso ospite, ma dopo uno sguardo più attento
assume i tratti del dottore, del confidente di
cui Freud ha davvero necessità: Anna è stata portata alla centrale, potrebbe non vederla mai più.
La sua
paura e il
suo
amore
per la figlia
affiorano tra
i tratti spigolosi della sua
personalità e
l’intervento
di Dio, della
fede per così
dire, è la forza di cui ha
bisogno per
trascorrere le interminabili ore prima del rilascio della figlia. Freud ci crede e non ci
crede: in primo luogo è difficile credere a
una persona che annuncia di essere il Creatore, soprattutto se si è uno psicologo; in
secondo luogo ammettere l’esistenza di Dio
senza delle prove, poiché il visitatore non
vuole fornirne, sarebbe come ripudiare tutto
il percorso professionale svolto dal dottore
tramite il suo metodo sperimentale. Ma se
anche Dio esistesse perché permetterebbe
agli uomini di compiere stragi quali quella
del nazismo e dei recenti avvenimenti a Parigi?
Lo spettacolo è dedicato alle vittime degli
attentati a Parigi delle scorse settimane, un
esempio di arte per l’anima della gente.
17
società
Per Mostre e Musei
di Chiara Gallo
A lla F ondazione C osso
Il “ritorno” di Caravaggio e i Caravaggeschi
Mostra al Castello di Miradolo fino al 10 aprile 2016
A fine novembre è stato inaugurato il
nuovo allestimento espositivo curato da
Vittorio Sgarbi presso il Castello di Miradolo. Dopo il Beato Angelico, è l’arte
rivoluzionaria di Caravaggio e dei Caravaggeschi a farla da padrone in casa Cosso fino
al 10 aprile 2016. Una
collettiva che raggruppa circa 40 opere di
artisti Cinque-Seicenteschi come Mattia Preti,
Artemisia Gentileschi,
Tommaso Salini, Ribera, nonché i maestri di
Caravaggio: il Cavalier
d’Arpino e Simone Peterzano.
Un viaggio che ruota
attorno all’opera regina dell’esposizione “La
Maddalena penitente”,
della Galleria Doria Pamphili di Roma, realizzata dal Merisi nel 1597, anno in cui
conobbe uno dei suoi più grandi estimatori, il Cardinal Maria del Monte. La grazia e la simbologia del quadro non sono
ancora espressione di quella decadenza
tipica di Caravaggio, ma la malinconia
sincera e il realismo della donna ritratta preannunciano già uno stile unico e
influente, stile che verrà ripreso da tutti
gli artisti presentati
a Miradolo. Le opere
ritraggono
soggetti
classici della tradizione caravaggesca, dalle nature morte alle
Maddalene penitenti,
per terminare con un
grande
capolavoro
quale Testa recisa di
San Giovanni Battista, dello spagnolo
Ribera, un’immagine
che tra colori e giochi di luci riporta la
vera essenza della
realtà, per quanto forte e cruda essa possa risultare. Questo
era Caravaggio: la veridicità del mondo
che ci circonda, niente di più, niente di
meno. Una lezione che venne assimilata
nel corso dei secoli e che è stata tramandata fino ai grandi rappresentanti della
fotografia e dell’arte moderna.
18
dal tempo
Storiae....
di Cristiano Roasio
Un corvo di passaggio...
Le avventure del Grande Campo
Quando piove nel mais, quasi non ci si
accorge dell’acqua se non fosse per il fango
incanalato in quei solchetti che si fanno
per rincalzarne le radici. In effetti vi starete
chiedendo perché non mi sono addentrato nel
Grande Campo quando questo è stato appena
raccolto, e quindi le sue piante sono dei
tronconi secchi e spuntati, o quando è stato
da poco seminato, e perciò le piantine sono
fragili erbette alte poco più dei nostri stivali:
da noi non succede mai, il Grande Campo è
sempre lì, atemporale e immenso, sembra
non avere né passato né futuro, come le vite
sempre presenti a se stesse.
Ma con queste considerazioni non si procede
e perciò, basta divagare. Piove e fa freddo
eppure riesco sempre ad addormentarmi,
forse stanco per tutto questo procedere senza
direzione. La mattina successiva, ma alla
natura interessa davvero un
concetto così personale come
il tempo e il suo succedersi
casuale?, Sono pimpante e
prossimo alla disperazione:
ho
macinato
chilometri
seguendo tutti i vettori che
l’apparente direzione giusta
mi consigliava, sono perso e
sono distante dal nostro sicuro
villaggio dormiente, Zermesio
e Soriano, ma anche XXZV,
sembrano ormai dei sogni
di carta, quelli raccontati,
sempre più dettagliati di quelli
effettivamente sognati. A
nulla serve imprecare, ma lo
faccio lo stesso. Mi infurio
col mais, lo prendo a pugni e calci e tento di
soffocarlo con mosse tecnicamente ineccepibili,
inefficaci con un avversario così sfuggente.
Il mio canto di disperazione, stranamente,
perché al solito tutti gli inni disperati sono
muti, viene udito da un corvo di passaggio che
decide di arrivare in mio soccorso: si chiama
Germesio la prima cosa che mi confessa, e,
a dir tutta la verità, mi sembra un po’ tocco;
non proprio fuori di testa, ma più simile ad un
corvo che voglia dimenticare in tutto e per
tutto la sua corvità: già quando arriva con
una sigaretta accesa nel becco capisco che
c’è qualcosa che non quadra, quando poi mi
confessa il nome che evidentemente si è dato
da solo, seguito da una sfilza di parolacce
ho la conferma che Germesio o è una mia
allucinazione, o è un corvo fuori dal comune.
Muovi quelle gambe razza di usignolo
bagnato!
La fine non è lontana, è già più vicina
dell’inizio, brutto schifoso aquilotto marcio!
E così via. Prima lo ignoro, poi penso
che dalla sua posizione sopraelevata possa
realmente salvarmi. Il problema è che quelli
in basso pensano sempre che chi sta in alto
possa avere le soluzioni ai loro problemi ed
è per questo che o, come direbbe Germesio,
leccano le ali a chi sta più in alto, o tentano
loro stessi di salire più in alto possibile. Infatti,
la paradossale risposta che
ricevo insieme a cenere, piume
e scagazzi è:
Che diavolo di una gallina dovrei
sapere io, vedo solo mais!
Eh già! Sembra sempre una
novità, una cosa balzana,
capire che chi apparentemente
ha le soluzioni ai tuoi problemi
in realtà o ti ignora o sta per
scaricarti addosso i suoi, di
problemi. Se poi è più in alto ne
ha solo di più grossi. Fine. D’altro
canto è comunque sempre un
piacere parlare con qualcuno
se ci si ritrova immersi nel
nulla e per questo proseguiamo
insieme, io trascinando i
miei arti purulenti di prurito ferite sporco e
stanchezza, lui volteggiando sulla mia testa
spinto dagli improperi più crudeli mai sentiti: è
come se le parolacce fossero per lui penne in
grado di sostenerlo nell’aria. Sembrava essere
una giornata unica, il mio nuovo amico era
in alto ad indirizzarmi verso l’ignoto con gli
insulti, quando non sento un colpo di fucile
attraversare l’aria e da un cumulo di piumaggio
nero insanguinato mi arriva, ormai fievole ed
in caduta, porca di quella gallina lurida!?
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musica
Officine del suono
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di Isidoro Concas
M usica emergente
Pika Palindromo
Pika Palindromo, al secolo Alessio Bourcet, è
un musicista, produttore e video maker di Villar
Perosa, con un passato poliedrico ed un presente
in sviluppo su diverse direzioni.
Pika, il tuo nuovo progetto musicale è un remake
di una musicassetta legata al tuo passato,
Fermati un Attimo dei Sinergia, gruppo locale
in cui figurava tuo zio col nome d’arte di Zorro.
Come è nata quest’idea, e come l’hai sviluppata?
Questa musicassetta è stato il primo mattone
per la mia passione musicale, prima di quel
momento ero passivo alla musica, “mi prendevo”
quello che la televisione o la radio passava. Ma
da quella cassetta qualcosa
è cambiato, ho cominciato
ad
appassionarmi,
ho
iniziato a registrare musica
dalla tv alla radio su diverse
musicassette in modo da
avere le canzoni che mi
piacevano (nella mia vita
internet è arrivato molto
tardi).
Quindi
qualche
tempo fa quando avevo un
pomeriggio vuoto e avevo
voglia di fare musica mi
sono detto “ma perché
non provare a fare una
mia versione di quei brani
che tanto mi avevano
segnato?”.
Il tuo talento polistrumentistico ti ha portato a
vestire questi brani, come annunci nel video di
presentazione del progetto, di generi diversi,
dal rock alla musica balcanica. In un momento
musicale come questo, a tuo parere, quale
significato si può dare al concetto di “genere
musicale”?
Quando mi chiedono cosa fai di lavoro non so
cosa rispondere se musicista, videomaker o altro,
figuriamoci quando si tratta di generi musicali.
Non mi è mai piaciuta questa mania di voler
schematizzare e catalogare tutte le cose, lo trovo
molto limitante. Questo, secondo me, crea molti
problemi perché se tu segui una band ti aspetti
di sentire sempre canzoni fatte sullo stesso stile,
mentre secondo me è interessante sentire un
artista che prova a confrontarsi anche con cose
più lontane dal suo genere. Essendo questi fra i
primi miei lavori solisti nessuno si aspetta niente
da me, quindi ho potuto provare a cimentarmi in
qualsiasi cosa mi andasse di provare, ed è stato
veramente stimolante!
Nel tuo lavoro ti sei trovato ad avere a che fare
con quella forma musicale molto poco considerata
che sono le sigle e le sonorizzazioni di programmi
TV e radio. Quali sono, per te, gli aspetti principali
da curare, per questi prodotti musicali?
Forse mi sono trovato bene a fare questo lavoro
perché anche qui non puoi essere fossilizzato
sulle cose che sai già fare. Nella televisione in una
sola giornata puoi lavorare
a un sottofondo western e
una manciata di ore dopo
realizzare un brano funky.
Devi essere molto elastico e
non aver paura di lanciarti.
Un aspetto fondamentale
in questo tipo di produzioni
è la velocità, i tempi sono
risicatissimi e ti ritrovi a
dover produrre una quantità
enorme di musiche. Nella
scorsa primavera abbiamo
curato tutta la produzione
musicale del programma
Karaoke di Angelo Pintus
che andava su Italia 1,
in un mese abbiamo realizzato più di 200 basi!
Avere una buona conoscenza musicale a 360°
è importantissimo perché non ti capiterà quasi
mai di dover fare quello di cui già sei capace e
non puoi permetterti di aspettare “l’ispirazione”.
Quando ti arriva un lavoro devi subito chiarirti le
idee e partire alla carica.
Infine, se non sono segrete, quali saranno le tue
prossime mete?
Sicuramente continuerò col mio canale youtube
che si chiama “Compagnia dello Scatolone”, che
alla fine è solo un contenitore in cui inserisco
tutto quello che faccio. Da qualche tempo sto
provando a scrivere uno spettacolo teatrale per
bambini e spero davvero che questo progetto
possa un giorno vedere la luce. Tuttavia non ho
idea di quello che mi influenzerà nei prossimi mesi
quindi chissà dove mi porterà il mio futuro!
Cosedell’altromondo
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di Oscar Fornaro
La transumanza, ancora attuale
Due pastori, 350 mucche e un viaggio.
Tutto questo raccontato in un documentario
che due giovani pugliesi hanno realizzato.
Le 350 mucche in questione sono di razza
Podolica, una razza che ha poco più di
130.000 capi presenti nella zona centro –
meridionale e in tutta Italia.
Ogni anno due pastori (padre e figlio)
percorrono a piedi dalle montagne dell’Irpinia
alle pianure di Cerignola,
110 chilometri. Viaggiano,
vivono e dormono assieme
agli animali.
Per preservare l’antica
pratica della transumanza,
due giovani di Cerignola,
Giuseppe
Valentino
e
Alessia Lenoci, con il
documentario
“Senza
tempo” e con i suoi 35’ minuti di video,
vogliono
sottolineare
l’importanza
fondamentale dei pascoli, delle difficoltà di
un cammino reso sempre più impraticabile
per un viaggio con gli animali e la cultura del
viaggio a piedi.
Considerato oramai “superato” come
pratica, il documentario prodotto dalla
“AGAINST THE STATIC FILM” mostra
come la pratica della transumanza è tutt’ora
presente e racconta della razza che è in via
di estinzione, la mucca Podolica, che nasce
e muore libera.
In Italia questa antica
usanza prese inizialmente
piede principalmente tra
l’Abruzzo e il Tavoliere
delle Puglie. Nel 1447
divenne la principale fonte
economica per molti paesi
abruzzesi e tale rimase fino
alla fine del 1800.
Il trasferimento degli
animali avviene nelle maggior parte dei
casi attraverso l’autotrasporto, utilizzando
appositi camion.
La Giornata contro la violenza sulle donne
Il 25 novembre è stata la giornata mondiale
dedicata alla violenza sulle donne. Ancora oggi
macchia dell’essere umano.
La data fu scelta in memoria del brutale assassinio delle sorelle Mirabal nel 1960, considerate donne esempio per l’impegno con cui
contrastavano la dittatura della Repubblica Dominicana. Le tre sorelle diedero la vita per la loro
causa, che ancora oggi è un fenomeno globale e
resta una delle forme più gravi di violazione dei
diritti umani.
Una violenza barbara, che non può mai essere
giustificata, neanche da ragioni affettive o parentali. Il rispetto delle donne deve esere sacro come
quello di ogni essere umano.
Nel 2007 circa 100.000 donne hanno
manifestato a Roma senza alcun patrocinio
politico, perché non c’è schieramento politico
o bandiera nazionale che possa andare contro
questo tema.
Queste giornate hanno la funzione di sensibilizzare le coscienze; insieme a una giusta educazione familiare e scolastica si spera riescano ad
evitare ogni tipo di bullismo e di manifestazione
violenta sulle donne, abbassando così i livelli di
brutalità.
Vivere il territorio
Cineforum 2015/16
22
mondo
Appunti di viaggio
A cura di Angelica Pons
via whatsapp
Dai luoghi dei Maya
Sole e temperatura tra i 24 e i 27°, con un
tasso di umidità intorno al 60%. Il pellegrino
Mauro mi racconta su whatsapp in differita
(6 ore) dei luoghi precolombiani che è andato
ad esplorare.
Andammo nello Yucatàn (Stati di Guatemala,
Honduras e Belize) nell’estate di 13 anni fa,
da innamorati: ma il tasso di umidità di oltre
il 90% e nuvole di zanzare fameliche non ne
fecero una vacanza romantica. Ora, tutto
solo, sta girando a piedi e con mezzi locali
la parte nord della medesima penisola, nello
stato del Messico, alla ricerca di siti Maya,
disseminati nella fitta foresta del Petèn.
Partito da Città del Messico, si è recato
prima dalla Virgen, di cui sorge un santuario
presso la collina di Guadalupe, e dove è
custodita la “tilma”, il mantello che ne reca
l’effigie dal 1531, di cui studiosi e ricercatori
non sanno spiegare la tecnica.
Ha visitato proprio in questi giorni il
sito archeologico maya di Chichén Itza.
Il complesso archeologico di Chichén
Itza è patrimonio Unesco dal 1988, ed è
considerato uno delle 7 meraviglie, copre
un’area di 3 kmq e risale ai secoli VI-XI. Il
più celebre degli edifici è “El Castillo”, la
piramide di Kukulkan.
Le piramidi mesoamericane sono nate
come giganteschi tumuli, poi trasformate in
piramidi a gradoni con una piattaforma, sulla
cui sommità si edificava un tempio. Sono
molto simili agli ziqqurat della Mesopotamia.
Le funzioni sono di osservatorio astronomico,
di architettura cerimoniale o imponenti
tombe di re potenti. La più grande al mondo
è quella di Cholula, si trova a Puebla, opera
degli Atzechi, un popolo combattivo che
dominò nel Messico centrale tra il 1300 e il
1500, con capitale Tenochititlan, sulle coste
del lago Texcoco, (foto grande) su cui sorge
l’attuale capitale messicana.
I siti di Chichén Itza, Balancanché,
Chacchobén, Izapa, Labnà, Mayapal,
Palenque, Tortuguero, Uxmal e molti
altri sono testimonianze dei Maya, che si
stabilirono oltre 3000 anni fa nel Messico
Meridionale e nell’America Centrale. Il loro era
un regno florido, la scrittura con geroglifici,
una cultura astronomica e scientifica, la
divisione del calendario molto complessa;
l’economia era basata sul commercio e sulla
coltivazione di mais, fagioli, manioca, cacao
e zucche, e pure del cotone di cui era nota
la tessitura; la vasta rete idrica testimonia
le conoscenze tecniche; la società era coesa
intorno al re di ogni città stato; delle elaborate
credenze sulla vita dell’Oltretomba abbiamo
testimonianze scritte nei codici e nella
produzione artigianale e artistica. Il declino
giunse a fine 1600 per rivalità tra città stato
che cedettero il passo ai conquistadores.
Il pellegrino Mauro si dirigerà a Palenque
nel Chiapàs, patrimonio Unesco, con le
più belle opere Maya. E’ diversa la loro
concezione di bellezza, rimarcata pure da
una pessima abitudine: fasciare la testa
dei neonati tra due tavolette per far sì che
la linea della fronte proseguisse lungo il
naso. Una pallina di pece appesa alla fronte
facilitava lo strabismo, molto apprezzato.
Come cambiano i gusti!
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