Come hai saputo della Scuola di Cinema, Televisione e Nuovi Media?
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Come hai saputo della Scuola di Cinema, Televisione e Nuovi Media?
Scheda di Ammissione corsi 2012-2013 COGNOME E NOME NATO A IL Canosa di Puglia RESIDENTE A 16/10/1985 Bari RECAPITI TELEFONICI EMAIL Dell’Olio Leonardo 0809146111 [email protected] Come hai saputo della Scuola di Cinema, Televisione e Nuovi Media? Ho saputo della Scuola di Cinema , Televisione e Nuovi Media tramite un seminario tenuto nel 2012 dal critico cinematografico Francesco Alò, nell’ambito del festival cinematografico Bifest e volto a descrivere la realtà delle scuole di cinema in Italia e all’estero. Sentendo parlare Alò della scuola di cinema di Milano con molta attenzione, ho valutato quest’ultima come una realtà in cui i vari settori disciplinari della scuola interagiscono per una coesione tra gli studenti e per stimolare l‘arricchimento personale. Inoltre la scuola sembra essere una fucina per l’apprendimento di preziose nozioni tecniche e comportamentali rivolte ad incentivare l’originalità nel lavoro personale, di cui il mio temperamento si nutre. Tra i seguenti mestieri segnala i primi tre in ordine di interesse (1°,2°, 3°): • FONICO DI PRESA DIRETTA PER CINEMA/TV/EVENTI: SOUND DESIGNER • OPERATORE DI RIPRESA PER CINEMA E TELEVISIONE 2 • MONTATORE CINEMATOGRAFICO / TELEVISIVO 3 • ANIMATORE (TRADIZIONALE / DIGITALE 3D • SCENEGGIATORE/ AUTORE TELEVISIVO • DIRETTORE DI PRODUZIONE / AIUTO REGIA / SEGRETARIA D'EDIZIONE • REGISTA PER IL CINEMA E TELEVISIONE • MULTIMEDIA PROJECT MANAGER 1 Motiva le tue tre scelte Il primo ambito d’interesse nel quale sento di voler offrire il mio contributo e arricchirmi di ulteriori competenze specifiche è la regia per il cinema e televisione, in quanto attraverso le esperienze pratiche che ho maturato in ambito audiovisivo - ambito al quale mi sono accostato da lungo tempo ritengo di aver raggiunto una certa propensione nel gestire l'elaborazione della messa in scena, attraverso una costruzione dei piani di visione tesa a mettere in risalto lo stato caratteriale ed emotivo dei personaggi. Ciò mi è stato possibile attraverso la costante attenzione che ho nutrito per la messa in scena, coltivata fin dall'illuminante corso di formazione audiovisiva tenuto dal regista Paolo De Falco, e maturata attraverso il contributo che ho offerto presso l’associazione LAP - Laboratorio Audiovisivo Permanente, di cui sono membro fondatore dove ho svolto funzioni di coordinatore , che mi hanno permesso di comprendere le questioni della continuità e della fruibilità dei miei elaborati. Inoltre grazie anche ai miei studi universitari in lettere moderne con indirizzo teatrale, ho coltivato un acceso interesse per la composizione della scena che ho potuto approfondire anche autonomamente tramite lo studio di diversi manuali inerenti l’argomento. Allo stesso tempo mi sento affascinato dalla struttura del racconto per la profondità psicologico-caratteriale che attiene ai personaggi capace di condurre ad una narrazione stabile e mutevole. A questo proposito la mia esperienza mi ha insegnato che i caratteri dei personaggi debbano essere delineati fin dall’inizio della lavorazione ed essere costruiti su dinamiche interiori e di sovrapposizione, frutto di processi graduali e progressivi. Mi sono cimentato infatti in una prima prova da regista, realizzando un cortometraggio documentario sul tema dell’immigrazione vista come integrazione, seguendo una squadra di calcio emergente composta da soli migranti. Ho preparato i soggetti da intervistare portandoli a esporre la loro esperienza liberamente e spronandoli nel descrivere le loro aspettative al fine di concentrare il lavoro sulla loro personalità. Da questa prima esperienza ho potuto affrontare i problemi tecnici di ripresa, in particolare quelli attinenti la luminosità, che ho fronteggiato dando sempre risalto ai volti e agli oggetti in scena, evidenziandone le forme e i contorni. Ho dovuto quindi pensare già in fase di ripresa al montaggio e la maggiore difficoltà da me incontrata è insorta nel gestire durante le sequenze della scena, soluzioni di raccordo immediato. L'intenzione di approdare ad un lavoro del tutto personale mi ha permesso di approfondire la tecnica del montaggio e della ripresa in tutte le sue sfaccettature. Lo studio della musica che coltivo da oltre dieci anni e la conoscenza dell’acustica poi mi hanno permesso di cercare già in fase di ripresa delle differenti frequenze sonore da utilizzare in fase di post produzione. Il secondo ambito d’interesse prescelto è quello dell’ operatore di ripresa, poiché ho manifestato da sempre una particolare attenzione per l’immagine, la sua composizione e la funzione primaria che essa svolge nell’elaborato audiovisivo come singola unità al servizio della scena. Ciò che mi affascina nel mestiere dell’operatore è il modo in cui si sposta l’attenzione dalle porzioni fotografate ampie, come i campi lunghi, a quelle più strette, fino al dettaglio. La ripresa deve essere espressione personale della forma e deve tener presente anche delle relazioni tra i personaggi per denotarne il comportamento. Le scelte relative alla fase di ripresa devono tenere in considerazione infine la reazione del pubblico e ottenere degli effetti armonici e non repulsivi, a meno che ciò non sia voluto appositamente. Ciò detto la ripresa deve mostrare con attenzione l’ambiente in cui i personaggi vivono e agiscono, ed offrire una prospettiva unitaria che nasca da un'edificazione progressiva innestata su dinamiche di contesto fino a giungere a quelle interne ai personaggi. Il piano sequenza invece deve contenere movimenti necessari, perchè movimenti di macchina superflui corrono il rischio di disperdere la sua forza estetica e il suo valore. Tra le mie esperienze in qualità di operatore di ripresa ci sono collaborazioni con gruppi musicali quali No Muzak e Broken chords, diversi servizi giornalistici, per la webtv Europapuglia e collaborazioni teatrali con le compagnie Artestudio 11 coordinata dall’Università di Bari e Vicoquartomazzini di Terlizzi. Tali esperienze mi hanno portato ad una disamina attenta dei problemi inerenti l’esposizione, i cambiamenti di luce e l’accostamento degli elementi interni all’inquadratura. Il montaggio mi appassiona invece perchè momento conclusivo del lavoro durante il quale si ottimizza un percorso iniziato in fase di pre-produzione con un risultato tangibile e personale. Attraverso il montaggio si possono raggruppare le sequenze, raccordare i fotogrammi, e grazie all'ausilio della musica comunicare direttamente con lo spettatore. Mediante l’esperienza di montatore di servizi giornalistici per europapuglia webtv ho maturato un’attenta analisi delle dinamiche di assestamento di scena, e ho dovuto trovare soluzioni immediate per inquadrature che presentavano discontinuità e problematiche nei raccordi. Il mio approccio al montaggio è basato sull’importanza che attribuisco alle singole immagini, necessaria per la costruzione del racconto, che deve essere retta sempre da una rigorosa applicazione di un metodo formale. Credo che sia necessario rendere lo spettatore partecipe del processo che porta all’accostamento delle immagini, offrendogli la possibilità di cogliere gli elementi più significativi della rappresentazione e dei risvolti interiori dei personaggi. Lo studio dei fenomeni acustici e musicali, mi ha portato ad analizzare la configurazione acustica del film e a risaltare i raccordi sonori, in sintonia con l’apparato visivo. Dalla mia propensione ad unire immagini e suoni a livello semiotico è nato un elaborato sui film di guerra dal titolo “Il vento soffia tra le sponde del fiume” da me montato e volto a costruire di pari passo la colonna sonora (in cui si inserisce il commento musicale) e la successione delle immagini. Il montaggio della colonna sonora deve permettere allo spettatore di partecipare all’azione cinematografica tramite una percezione non convenzionale dei suoni, che devono evidenziare sempre il contesto in cui s’instaurano e valorizzare i pensieri e le azioni dei personaggi, nonché il loro stato emotivo. Dunque anche l’apparato sonoro del film necessita di una ricerca artistica tenuta insieme da una solida struttura, che va attuata fin dalle prime fasi di lavorazione del film, per essere poi ottimizzata nel lavoro consapevole e personale del montatore. Quale esperienza ha influito maggiormente sulla tua formazione? L’esperienza che mi ha spinto ad occuparmi continuativamente di audiovisivo come già accennato è quella relativa al corso pratico per filmaker ciack migrantes, tenuto dal regista Paolo De Falco, che mi ha indirizzato verso l’approccio formale, evidenziando il rapporto fra le immagini e il significato che esse assumono attraverso i movimenti e la costruzione interna dell’inquadratura. Mediante il metodo di analisi di Paolo De Falco, che mi ha condotto ad approfondire la materia audiovisiva tramite uno studio sistematico, ho potuto fare esperienza diretta dei metodi attraverso i quali una scena può essere rappresentata, ad esempio mostrando nella stessa inquadratura i personaggi che svolgono l’azione, attraverso CT o CL, oppure con diversi master shot in cui mostrare i personaggi singolarmente che interagiscono seguendo una struttura frammentata, ma che si regge sulla forma; o anche attraverso l’uso del montaggio interno, con movimenti di macchina, tesi a favorire fluidità ed una resa filmica più aderente alla rappresentazione del reale, ma allo stesso tempo più enfatica. Allo stesso modo anche la profondità di campo è un procedimento realistico, ma quando quest’ultimo è attuato deve essere relazionato al contesto visivo e lo spettatore deve poter realizzare tutti i piani di visione offerti dalla profondità. Difatti come notava Andrè Bazin, la profondità di campo ed il piano sequenza sono forme del linguaggio cinematografico che permettono allo spettatore di poter scegliere gli elementi più significativi dell’inquadratura ed unirli per la costruzione del senso, diversamente da quanto accade nella regia invisibile in cui è il regista che è arbitro degli elementi della composizione. Attraverso il laboratorio ciack migrantes, ho potuto approfondire le mie conoscenze sulla ripresa nel cinema, cercando di cogliere nell’immagine le relazioni con le altre inquadrature e seguendo un rigoroso criterio di composizione, sotto la supervisione del direttore della fotografia Domenico Migailo. Contestualmente ai miei studi universitari durante i quali ho studiato in particolare storia e teoria del cinema, della musica e del teatro, ho frequentato poi altri workshop, tra i quali quelli del Bifest di Bari, e quelli ospitati dal festival cinematografico Wordless di Acquaviva delle fonti. Il primo tenuto dal direttore della fotografia Malcom Occhetto, mi ha permesso di approfondire le relazioni che si instaurano tra i piani dell’inquadratura e tra gli oggetti e le persone fotografate. Ho trovato utile continuare questa ricerca, applicandomi costantemente nella ripresa video e valutando le difficoltà che s’incontrano nello stabilizzare l’immagine e nel creare con le immagini diversi piani di visione, così da poter favorire la struttura del montaggio. Tali valutazioni, accostate ad uno studio continuo, mi hanno permesso di creare delle riprese che seguendo una rigorosa struttura, dessero anche importanza ai contenuti, inerenti l’azione ed il pensiero dei personaggi. Ho potuto inoltre realizzare diversi montaggi video, attraverso cui ho fronteggiato le prime difficoltà nell’assemblare le immagini guidato dai preziosi insegnamenti teorici del montatore Massimo Lapertosa (un altro tutor del corso Ciak Migrantes). L’attenzione che quest’ultimo mi spronava ad avere nei confronti delle singole immagini e delle traccie sonore -che devono mostrare compatibilità con la traccia video- mi ha portato ad approfondire queste relazioni tramite un altro seminario dell'edizione 2011 del festival Wordless, tenuto dal montatore Luca Gasparini teso ancora una volta ad approfondire il rapporto tra sonoro ed immagini, guardando con particolare attenzione alla soggettiva sonora. Ho sviluppato così una disposizione quasi naturale all’accostamento di immagini condensate di diversi significati, e cariche della dimensione interna ai personaggi, insieme ad una forma sonora attinente e tesa a risaltare le dinamiche d’azione. Da qui ho approfondito l’attenzione per i suoni extra diegetici, la parola innaturale ed il narratage, i quali coinvolgono lo spettatore rendendolo partecipe dei contrasti che vivono i personaggi e lo caricano allo stesso tempo di tensioni emotive. 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