alberto da vercelli
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alberto da vercelli
WIKIPEDIA ALBERTO AVOGADRO DEI CONTI DI SABBIONETA nato da una famiglia francese di origine nobiliare nel 1149 a Castel Gualtieri - forse odierna Gualtieri o Castrum Gualterii (corte del Gualtirolo) nella diocesi di Parma è venerato come santo dalla Chiesa cattolica canonico regolare di SANT'AGOSTINO della chiesa di Santa Croce a Mortara, di cui fu priore, per un anno vescovo di Bobbio e dal 1185 al 1205 a Vercelli, dove fu MEDIATORE PER LA PACE nel 1194 tra Pavia e Milano e tra Parma e Piacenza nel 1199, dal 1205 PATRIARCA DI GERUSALEMME. Come vescovo si impegnò in materia di legislazione ecclesiastica e formulò lo statuto per i Canonici di Biella e la regola degli Umiliati. Nel 1205 da papa Innocenzo III nominato Patriarca di Gerusalemme, dovette risiedere a San Giovanni d'Acri, capitale di Outremer da quando Gerusalemme era stata riconquistata da Saladino. Si impegnò attivamente per la pacifica convivenza tra le confessioni cristiane presenti nella regione e tra queste e il mondo islamico. Gli eremiti del monte Carmelo, tra il 1206 e il 1214, chiesero ad Alberto di scrivere la loro formula vitae, poi approvata prima da papa Onorio III nel 1226 e confermata definitivamente come vera e propria Regula da papa Innocenzo IV il 1º ottobre 1247, con la bolla Quae honorem Conditoris (cf. Reg. Vat. 21, fol. 465v466r). Il 14 settembre 1214 durante la processione per l'Esaltazione della Santa Croce fu assassinato da un altro religioso, il Gran Maestro dell'Ospedale del Santo Spirito, che egli aveva rimosso dall'incarico per cattiva condotta. Dizionario Biografico dell’Enciclopedia TRECCANI ALBERTO DA VERCELLI Nacque da nobile famiglia nel territorio della diocesi parmense. I necrologi cosiddetti eusebiani, la migliore fonte narrativa su A., precisano che nacque "de Castro Gualterii", a cui possono corrispondere oggi con eguale probabilità le due località di Gualtieri nella diocesi di Guastalla o di Gualtirolo nella diocesi di Reggio Emilia (cfr. Rationes Decimarum Italiae. Aemilia, a cura di A. Mercati, E. Nasalli-Rocca, P. Sella, Città del Vaticano 1933, pp. 363, 382), mentre non è documentata la sua appartenenza agli AVOGADRO che gli è attribuita con il nome. Dopo studi letterari e giuridici entrò fra i canonici regolari di S. Croce nel convento di Mortara, di cui divenne priore verso il 1180. Eletto, ma non consacrato vescovo di Bobbio, fu subito trasferito alla sede di Vercelli nel 1185. In questa città, dopo aver ottenuto dal papa Urbano III che prendesse la diocesi sotto la sua protezione, assunse un notevole rilievo per i buoni rapporti che riuscì a stabilire con Enrico VI (come del resto aveva fatto con Federico Barbarossa a Bobbio), da cui il 30 novembre 1191 vide confermati i beni della propria Chiesa. Accanto all'imperatore rimase anche più tardi, sottoscrivendo un DIPLOMA IMPERIALE PER LA CHIESA DI NOVARA il 9 agosto 1196 e seguendolo poi subito dopo nell'Italia meridionale, a Taranto, ove Enrico VI andava ammassando uomini e mezzi per una crociata. Durante questo viaggio ebbe da Enrico VI l'importante incarico di guidare un'ambasceria di alti dignitari, con pieni poteri per trattare ed eventualmente concludere un ACCORDO SU TUTTE LE QUESTIONI TRA PAPATO ED IMPERO. L'ambasceria, che fu inviata, secondo quanto sembra più probabile, verso il marzo del 1197, non giunse però a conclusione per l'insurrezione nel Mezzogiorno d'Italia, e poi per la malattia e la morte di papa Celestino III e dello stesso imperatore. Tornato a Vercelli nel novembre del 1197, A. fu attivo nel governo e nell'amministrazione della diocesi, fissando nel 1185 il cerimoniale per il primo ingresso dei vescovi in Vercelli e tenendo nel 1191 un sinodo diocesano. Numerosi documenti lo indicano abile e accorto nel disbrigo degli affari, con cui riuscì a ricuperare molti beni alienati malamente dai predecessori, e ricordano la sua decisione di mantenere nel capitolo tre maestri che insegnassero gratuitamente - un teologo, un grammatico ed uno "scriptor". Incaricato da Innocenzo III di varie e delicate mansioni, A. vide pienamente riconosciuti i propri meriti quando, in sostituzione di Soffredo, cardinale del titolo di S. Prassede e legato pontificio, i canonici regolari del S. Sepolcro lo elessero PATRIARCA DI GERUSALEMME. Confermata la sua elezione da Amalrico II, re di Gerusalemme e da Pietro, patriarca di Antiochia, fu consacrato il 17 febbraio 1205, ricevendo il pallio e la nomina a legato pontificio per quattro anni e altre facilitazioni per il migliore svolgimento della missione, tra cui l’esenzione dalla visitatio ad limina. Giunse in Terrasanta nei primi mesi del 1206 e, poiché Gerusalemme dal 1187 era in mani turche, pose residenza a S. GIOVANNI D'ACRI. Validamente sorretto da Innocenzo III, acquistò ben presto un grandissimo rilievo, anche per i suoi meriti di uomo di chiesa e di diplomatico: si sforzò prima di tutto di mantenere la pace fra i principi crociati, spingendoli anche ad un'unione coi principi locali e, secondo quanto aveva chiesto il papa con lettera del 13 febbraio 1208 intervenne presso Boemondo IV, conte di Tripoli, per la liberazione del patriarca d'Antiochia, Pietro. Nel 1211 agì perché la scomunica contro il re d'Armenia Leone II per le sue azioni contro i templari fosse rigorosamente rispettata in Palestina (ottenendo anche l'approvazione del papa, che intervenne presso il patriarca d'Antiochia e gli altri prelati di Terrasanta), su incarico del papa esaminò la regolarità dell'elezione dell'arcivescovo di Nicosia e agì per riconciliare tra loro Ugo I di Cipro e Gualtieri di Montbéliard, connestabile del Regno di Gerusalemme. Nei primi mesi del 1213 si occupò di ottenere la liberazione dei cristiani prigionieri ad Alessandria e, alla morte dell’unica erede del Regno di Gerusalemme - Maria di MONFERRATO che aveva unito in matrimonio con Giovanni di BRIENNE il 14 settembre 1210, riuscì ad ottenere che i principi crociati rimanessero uniti intorno a Giovanni e sua figlia Jolanda - Regina di Gerusalemme, che nel 1225 sposa Federico II e nel 1228 muore partorendo Corrado IV (*). Mentre si disponeva a ritornare in Italia per prender parte al concilio ecumenico indetto da Innocenzo III per il novembre 1215, ove si doveva discutere anche la grave situazione della Terrasanta, dopo aver vanamente tentato la restituzione di Gerusalemme mediante negoziati e una delegazione da Seif-ed-Din Malik al-Muazzam, il 14 settembre 1214 durante le celebrazioni nella chiesa di S. Croce a S. Giovanni d'Acri venne assassinato da un chierico (probabilmente piemontese, di Caluso d’Ivrea) che aveva deposto per indegnità dalla carica di maestro dell'ospedale dello Spirito Santo. A. scrisse la REGOLA PER GLI EREMITI AL MONTE CARMELO (confermata da Onorio III il 30 gennaio 1226), da cui ebbe origine il monachesimo carmelitano, che considera perciò a ragione Alberto da Vercelli suo legislatore. Controversa è la data della compilazione: il 1171 come riportato sul documento è insostenibile, poiché Alberto giunse in Terra Santa solo nel 1206, perciò gli studiosi la collocano appunto tra il 1206 ed il 1209. BIBLIOGRAFIA : Potthast, Regesta Pontificum Romanorurn,I, Graz 1957, nn. 2564, 2637, 2643, 2755, 2998, 3265, 3314, 3448, 3454, 3455, 3685, 3716, 4247-4249, 4306, 4604-4605, 4612, 4650, 4685, 4720, 4783, 4858; R. Röhricht, Regesta Regni Hyerosolimitani,Oeniponte 1892 (v. Indice); T. Haluszynskyi, Acta Innocentii papae III,Città del Vaticano 1944, pp.25 s., 39, 41, 44, 240, 306 s, 405 s, 412, 444-447; F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia. Il Piemonte,Torino 1898, pp.171 e 484-487; G. Colombo, I necrologi eusebiani,in Bollett. stor.-bibliogr. subalpino,VI (1901), pp.6-8; H. Zimmermann, Die päpstliche Legation in der ersten Hälfte des 13. Jahrhunderts,Paderborn 1913, pp.67-68 epassim; P. Zerbi, Papato, impero e "respubblica christiana" dal 1187 al 1198,Milano s.a., p.126 n. 221; V. Pfaff, Kaiser Heinrichs VI. höchstes Angebot an die römische Kurie (1196), Heidelberg 1927, pp. 6165; R. Grousset, Histoire des Croisades et du royaume franc de Jérusalem,III, Paris s.a. [ma 1936], pp. 170, 191, 193; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés,I, coll. 1564-1567. Assai antico nell'ordine carmelitano, il culto di A. venne approvato dalla Congregazione dei riti il 20 giugno 1609. Il patriarcato latino di Gerusalemme ne celebra l'ufficio il 26 settembre. La diocesi di Vercelli celebra la sua festa l'8 aprile, in ricordo della consegna della regola come nella originale tradizione carmelitana, data recentemente trasferita al 16 settembre per i monaci dell'osservanza e per i carmelitani scalzi al 25 dello stesso mese. (*) MOGLI e AMANTI e figli di FEDERICO II ( Jesi, 1194 - Fiorentino foggese, 1250) nel 1209 matrimonio con COSTANZA D’ARAGONA - madre di Enrico VII (1211-1242) e morta nel 1222; da data imprecisata relazione con ALAYTA VON URSLINGEN E DI MARANO (1200-1267, figlia di Corrado di Urslingen conte di Assisi, duca di Spoleto e signore di Marano - forse in Valpolicella o Tirolo) - madre di Enzo di Sardegna (Re Enzo) e Caterina (sposata a Giacomo del Carretto, conte di Finale Ligure, marchese di Savona e signore di Alessandria) nel 1225 nozze con JOLANDA DI BRIENNE e marchesa del MONFERRATO - madre di Margherita e di Corrado IV (1228-1254 / Duca di Svevia, Re di Germania, Re di Sicilia e imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Gerusalemme, marito di Elisabetta di Baviera e padre di Corradino), morì di parto nel 1228; dal 1225 relazione con BIANCA LANCIA del MONFERRATO, sposata nel 1250 al proprio capezzale per legittimare alla discendenza i figli - Costanza (1230-1307, sposata a Giovanni III Ducas Vatatze, imperatore d'Oriente ), forse Violante di Svevia (1233-1264, sposata a Riccardo Sanseverino conte di Caserta) e Manfredi (1232-1266, Re di Sicilia e dal 1254 al reggente del Sacro Romano Impero come tutore del nipote Corradino - Re di Gerusalemme, nato nel 1252 e dal 1254 orfano di Corrado IV) nel 1235 nozze con ISABELLA D’INGHILTERRA - madre di Enrico ‘Carlotto’ che non sopravvisse all’infanzia e nel 1241 una neonata deceduta per le complicazioni del parto, letale anche per la puerpera