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Le Piagge, Firenze - Anno XII - Seconda serie - Numero 1 - Giugno 2007
www.altracitta.org
COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, aRTICOLO 34
La scuola è aperta a tutti.
L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre
provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
1 euro
Spedizione in abbonamento postale ar t. 2 comma 20/C L. 662/96
Le Piagge, Firenze - Anno XII - Seconda serie - Numero 7 - Novembre 2008 - www.altracitta.org
Altre scuole possibili
La classe
senza
cattedra
Secondo anno per la
scuola informale per adulti
delle Piagge: non lezioni
ma scambi di conoscenza
S
ettembre, suona la campanella nelle scuole e anche alle Piagge
comincia un nuovo anno, il secondo, della scuola informale per
adulti.
è lunedì sera e al Centro sociale il Pozzo, tra i saluti di chi si ritrova
dopo un po’ di tempo, si riuniscono intorno ad un tavolo, coperto da
quaderni, vocabolari e testi della costituzione italiana, una dozzina di
persone. Alunni ed insegnanti, gli uni a fianco agli altri, non svelano il
proprio ruolo, perché proprio questo è lo spirito della scuola: mettere in
comune delle conoscenze e trasmettere saperi in uno scambio orizzontale
e reciproco.
L’esperienza, che lo scorso anno ha riscosso un gran successo, riunendo
circa venti persone, nasce proprio da un’esigenza partita dalla comunità
delle Piagge. Tra le tante iniziative del centro veniva spesso ripetuta
una domanda: “e per noi non fate nulla?”. Questo l’interrogativo di un
gruppo di persone che, per diversi motivi, si sono trovate a dover interrompere gli studi abbastanza presto e che a distanza di anni sentivano
l’esigenza di migliorare la propria cultura. Questo l’interrogativo che
esce timido ma deciso dalla bocca di Maria, che per prima l’ha pronunciato e che ricorda: “Spesso non riesco a tirare fuori quello che ho dentro,
soprattutto se devo parlare di me c’è qualcosa che mi blocca e ho sempre
paura di non sapermi esprimere. Anche in classe spesso restavo in silenzio, ma ora le cose stanno cominciando a cambiare”
Intorno a quel tavolo è palpabile l’entusiasmo dei partecipanti. Stretti
nei loro cappotti, non negano un sorriso, mentre si raccontano e spiegano i motivi che li hanno spinti di nuovo “sui banchi”. “Sono cresciuta in
mezzo a tanta gente e conoscere nuove persone e stare insieme mi fa stare
bene” così Valeria sottolinea l’importanza della socializzazione, mentre
Pina, sistemandosi gli occhiali, dice “davanti a una lettera ufficiale da
scrivere ho sempre un po’ timore” e, d’accordo col marito, che ha dovuto
lasciare la scuola bambino per lavorare, e altri, tra cui Filomena, che
(continua a pagina 4)
3
1
Città
All’orizzonte niente di nuovo
Un altro centro commerciale nella Piana? Poca fantasia
e molta faccia tosta nei progetti per Osmannoro sud
Editoriale
Sotto il grembiule, tagli
L
a scuola italiana cambia, cambierà, è già cambiata. È difficile districarsi tra le dichiarazioni e le ritrattazioni dei diversi esponenti del governo, l’unica cosa certa sono i provvedimenti: ci sono decreti che mirano a tagliare le spese fingendo di avere in mente un nuovo
(anzi vecchio e perciò sicuro) modello di scuola, ma anche mozioni
che fingono di affrontare realisticamente una realtà sociale complessa che la scuola riflette e riproduce al suo interno e invece mirano a
usare la proporzione numerica degli stranieri per classe per garantire la loro subordinazione alla nostra cultura e delle nostre tradizioni.
Quali? Quelle di una debole identità nazionale o quelle locali inventate
di sana pianta a fini politici?
I decreti ci parlano di classi separate per gli stranieri, di tagli al tempo
pieno e di maestri unici nella scuola primaria, di tagli a tutti gli altri
gradi di istruzione.
La cosa più triste in questo settore come in altri di intervento sociale è la
rincorsa di una parte dei dirigenti e funzionari a giustificare e confermare i provvedimenti del ministro Gelmini per accreditarsi presso i nuovi
potenti e non perdere il proprio status e ruolo.
Il nostro paese – come ogni altro nella situazione contemporanea – può e deve basare la sua capacità di tenuta economica e sociale sulle conoscenze e competenze diffuse nella popolazione a
tutti gli strati sociali e in tutte le fasi della vita: è necessario questo investimento per essere capaci di elaborare risposte adeguate alle sfide di un mondo che cambia in fretta e in modo sempre più
interconnesso.
La scelta del governo di tagliare gli investimenti sull’istruzione, la cultura e la formazione è un segno preciso della sua idea classista della
società italiana. La priorità è distruggere la scuola pubblica e con questa
l’unica possibilità per tutti i cittadini di avere un’istruzione laica e democratica secondo valori e principi socialmente condivisi. In seguito chi
potrà si pagherà corsi e scuole private e gli altri avranno un’istruzione/
formazione dequalificata e quindi poco spendibile.
La mancanza di un fermo dissenso e, anzi, l’accettazione supina annunciata dal Presidente della Repubblica Napolitano fanno capire che il
problema sono i soldi, non il merito della questione.
L’unica consolazione in questo scenario sono i moltissimi studenti genitori, dirigenti e insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado che hanno fatto sentire la loro voce, manifestando, occupando
scuole e università, discutendo come non è stato fatto in parlamento del
significato della scuola e del suo valore.
In questo numero presentiamo due esperienze di scuola diversa da quella
istituzionale, che possono dare spunti di riflessione pedagogici, didattici
e di utilizzo delle risorse.
CASE POPOLARI, C’è
QUALCOSA CHE NON VA
I più poveri restano fuori dalle graduatorie.
In Regione allo studio una nuova legge
a pagina 2
PERCHè LE OCCUPAZIONI
Le ragioni di studenti e ricercatori in difesa
del diritto allo studio e al lavoro
a pagina 2
A LEZIONE DI LIBERTà
Leggere e scrivere come strumenti di riscatto
sociale: la scuola dei Sem Terra in Brasile
a pagina 3
PAROLE CHE ESCLUDONO
Giuseppe Faso sul ‘razzismo democratico’
a pagina 3
UN LIDO ALLE PIAGGE?
Tanto cemento e qualche idee bizzarra nel
Piano di riqualificazione del quartiere
a pagina 4
AFFUMICATI E IGNORATI
Ancora proteste in via del Pesciolino per i
vapori irritanti e nocivi, ma il Comune tace
a pagina 4
V
i sentite stanchi, preoccupati, tristi? O magari arrabbiati, aggressivi,
irrequieti? Forse il vostro problema è che non sapete dove andare a
fare acquisti. Nei dintorni di Firenze sono così pochi i centri commerciali, gli ipermercati, gli outlet… Per fortuna ci sono ancora degli spazi
illogicamente vuoti dove poterne costruire di nuovi e meravigliosi, e soddisfare così un bisogno davvero sentito dalla cittadinanza.
Dev’essere questo il ragionamento da cui è nata l’idea per l’ennesimo insediamento commercial-ricreativo nella piana dell’Osmannoro, per l’esattezza
ad Osmannoro Sud, dove un tempo sorgeva lo stabilimento Longinotti e
dove nell’estate 2007 si è svolta la rassegna musicale Italia Wave.
Per l’ampia area, di proprietà del Gruppo Fratini, il regolamento urbanistico
del Comune di Sesto Fiorentino prevede appunto una destinazione prevalentemente commerciale, anche se tra gli intenti c’è anche quello di “realizzare
‘qualcosa che non c’è’ nel campo dell’intrattenimento”. Così veniva dichiarato nel maggio scorso durante la firma di un protocollo di intesa fra proprietà
e amministrazione che dava il via alla ‘procedura di valutazione degli effetti
socio-economici’. Lo studio, condotto dal centro di ricerca Sociolab, si è concretizzato in alcuni incontri con cittadini e rappresentanti di associazioni
varie e di categoria, “per mettere in luce qualità, criticità e bisogni della
zona”. Era scritto sul volantino-invito per uno degli ultimi focus group, dove i
presenti hanno potuto chiacchierare a ruota libera sull’Osmannoro, e persino
dire cosa preferirebbero trovare in vendita nel futuro centro, ma mai per un
attimo rimettere in discussione l’idea stessa di costruirlo! Per chiarire che si
trattava di un incontro per consumatori, più che per cittadini, è anche stato
elargito a ciascuno un buono spesa da 50 euro….
In realtà, la Regione ha posto un limite preciso per i nuovi spazi commerciali
tra Firenze, Prato e Pistoia: non più di 30mila metri quadri fino al 2010.
Praticamente l’estensione del solo progetto Fratini, a cui però dovrebbero
sommarsi il centro di Novoli e l’ipermercato di San Bartolo a Cintoia, per
restare nei dintorni. Staremo a vedere quale scappatoia sarà inventata per
non rinunciare all’affare…
“Gates of Florence”, questo il nome del progetto, è un altro classico esempio
di ‘urbanistica contrattata’: le amministrazioni locali rinunciano a pianificare sulla base di necessità e obiettivi pubblici, mentre concedono ai privati il
permesso di fare ciò che vogliono in cambio di vantaggi più o meno concreti.
Nel caso dell’Osmannoro, nuova viabilità, parchi attrezzati, e altro ancora
da definire. Il fatto che un intervento simile non solo non sia necessario, ma
possa anche esser dannoso, producendo una saturazione insostenibile della
zona, dove già esistono l’Ipercoop, la Carrefour, l’Ikea e i Gigli, con tutto il
traffico annesso, diventa un dettaglio secondario.
Per chi da tempo ha abbandonato i jeans per la speculazione immobiliare,
come i Fratini, è ovvio che il vuoto abbia senso solo se riempito di cemento.
È scandaloso però che l’orrore del vuoto sia condiviso anche dagli urbanisti
stipendiati dai comuni, incapaci di capire il valore degli spazi non costruiti,
che vuoti poi non sono.
La Piana fiorentina infatti non è vuota, ma piena di vita e di natura da salvaguardare, anche oltre le aree protette già individuate. La città e l’area metropolitana hanno bisogno di ‘vuoti’, semplicemente per respirare, senza contare
che anche il vuoto può essere progettato. Con più creatività ed intelligenza e
meno cemento.
Cecilia Stefani
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Le Piagge, Firenze - Anno XII - Seconda serie - Numero 7 - Novembre 2008
Autorecupero, finalmente si può
Le Ferrovie ringraziano
Anche i cani sotto sgombero
Dopo anni di trattative, sgomberi, impiego della forza pubblica,
processi, due strutture fiorentine abbandonate da decenni - l’ex
ospedale Bice Cammeo di via Aldini e l’ex asilo Ritter di via
Reginaldo Giuliani - saranno recuperate da chi già le occupa.
Settanta persone potranno avere finalmente una casa, in cambio
del lavoro necessario a ristrutturarla. Le famiglie, organizzate in due
cooperative, pagheranno i lavori attraverso mutui aperti grazie alla
copertura finanziaria della Regione. Il lavoro di recupero porterà a
vantaggio di tutti anche 12 appartamenti per l’edilizia popolare.
è l’autorecupero: un modo intelligente per risolvere due problemi in
un colpo solo. L’Altracittà ne parlava più di dieci anni fa…
Altri 135.000 mq, pari a 25 campi da calcio, verranno edificati
a Firenze grazie al protocollo d’intesa sottoscritto da Regione,
Provincia e Comune che concede alle Ferrovie dello Stato di poter
costruire in alcune delle zone più prestigiose della città: Porta al
Prato, viale Belfiore, Centrale del latte, Campo di Marte e Romito.
Una pura speculazione immobiliare denunciata dal gruppo consiliare
Unaltracittà. Alcune aree addirittura cambiano destinazione
urbanistica con il semplice accoglimento di una osservazione delle
FS. E in cambio? Niente. Anzi, le Ferrovie tagliano 20 Eurostar al
giorno a partire da dicembre, e rispetto al servizio pendolari dicono:
«Il servizio costa e senza risorse non può essere migliorato».
Il canile di via del Termine dovrà essere demolito. Il Tribunale
amministrativo regionale della Toscana ha respinto i ricorsi
contro l’ordinanza del Comune di Sesto, sentenziando che i rifugi
costruiti per gli animali ospiti sono “illegittimi e abusivi” e quindi
vanno buttati giù. Inoltre l’Unione Amici del Cane e del Gatto e
gli altri proprietari dei terreni sono stati condannati al pagamento
delle spese di giudizio. Il sindaco di Sesto Gianni Gianassi si è
detto soddisfatto. Assai meno contenti saranno i 300 cani e 100
gatti ospitati finora nel canile, finiti adesso in balìa di un destino
nient’affatto chiaro. Per la realizzazione del nuovo canile ad
Ugnano ci vorrà infatti ancora almeno un anno.
UNIVERSITà 1
L’autunno caldo degli studenti...
Sotto un sole quasi primaverile, i ragazzi discutono in assemblea,
la decisione è presa: occupazione! La protesta nasce dal rischio che
l’Università venga privatizzata, come prevede la legge 133 che autorizza, ma di fatto obbliga, visti i tagli, le Università a trasformarsi
in Fondazioni di diritto privato.
La situazione dell’Ateneo fiorentino sembra segnata, visto il buco
nel bilancio di oltre 30 milioni di euro. Questa disastrosa situazione
economica è stata creata, in gran parte, da una politica che ha preferito privilegiare i professori già titolari della cattedra rispetto alle
nuove assunzioni, creando tra l’altro un enorme numero di precari.
I ragazzi evidenziano il fatto che con la privatizzazione l’Università
non sarebbe più libera: la ricerca scientifica sarebbe decisa dagli enti
privati che la finanziano, quella dell’area umanistica sparirebbe. I
gruppi studenteschi, che hanno attuato un blocco di esami e lezioni,
rivendicano il diritto agli studi universitari garantita a chiunque,
cercando l’appoggio di genitori, commercianti (che rispondono positivamente, essendo la presenza di universitari motore dell’economia
fiorentina) e professori. Questi ultimi hanno appoggiato la protesta
concretamente con iniziative come lezioni in piazza, seminari sul
problema, o la “24 ore no-stop” promossa dal Collettivo di matematica, cui hanno aderito 24 insegnanti che a ruota hanno fatto lezione
dalle 8 del lunedì alle 7 del giorno dopo. Qualcuno poi fa anche un
passo in più come, per esempio, a Giurisprudenza dove si elabora
una proposta di legge alternativa o a Scienze della Formazione dove
si studiano alternative pedagogiche a questa legge e alla 137, che ha
colpito la scuola primaria, difendendo così una professionalità che
rischia di diventare inutile.
Valentina Bernardini
2
UNIVERSITà 2
...e quello dei precari
Investimenti adeguati e interventi innovativi per l’Università: questo chiede il Coordinamento dei ricercatori precari del Polo delle
Scienze Sociali di Firenze, in un documento condiviso da tutti gli
Atenei d’Italia e anche dall’estero.
La 133, dicono, non è una riforma, ma una legge di bilancio, per cui
propone dei tagli ma non soluzioni alternative.
In Italia la spesa per Università e ricerca è già tra le più basse d’Europa, non è accettabile tagliare ancora. Secondo la legge, i professori
ordinari che andranno in pensione saranno rimpiazzati in numero
molto minore e da precari, negando così ogni possibilità di carriera
ai ricercatori, che svolgono gran parte del lavoro, spesso ricoprendo
mansioni non comprese nei loro contratti e non retribuite.
Altro punto chiave è la trasparenza dei metodi di reclutamento. I
tagli, infatti, colpiscono tutti gli Atenei senza guardare alla qualità.
La proposta è di introdurre un organo di controllo sugli Atenei e
nuovi metodi nei concorsi. Al momento infatti non si guarda al curriculum , ma a prove scritte e orali, facilmente pilotabili.
Infine la 133, autorizzando la privatizzazione delle Università, rischia di creare una situazione con pochi poli nazionali, dove si continueranno solo studi in settori specifici, già finanziati con successo da
anni dalle grandi industrie, trascurandone del tutto altri.
Rispetto alla protesta, la posizione dei docenti a Firenze è varia: a
Scienze Matematiche sono compatti nell’approvare il blocco delle
lezioni, altrove più ambigui. I ricercatori vorrebbero chiedere loro
una presa di posizione ufficiale, convocandoli in Consiglio di Facoltà, dove però i precari non sono rappresentati affatto!
V.B.
Case popolari, in Toscana sono
i più poveri che restano fuori
Ancora in lavorazione la nuova legge regionale, mentre la
politica dei comuni sembra più incline a favorire i costruttori
L
a casa in Toscana è sempre
più un’emergenza. La responsabilità è da addossare
principalmente ai comuni, troppo sovente tendenti a favorire gli
interessi dei costruttori, piuttosto che le famiglie bisognose. Ma
i dati mostrano anche una forte
ingiustizia nei criteri di assegnazione delle case popolari. Ecco
perché è la Regione – competente in materia – a dover approvare
una nuova legge.
Sta provando a promuoverla da
tempo l’assessore alla casa Eugenio Baronti. “Ci stiamo lavorando – spiega – una normativa che
dopo 4 anni che se ne discute, in
cui è cresciuta l’ingiustizia sociale ed è aumentato lo spreco di
risorse, è diventata ormai improrogabile”. Ma il tema è delicato
e lo stesso assessore fa intendere
che le resistenze non sono facili
da vincere.
Una recente ricerca dell’Irpet
ci dice che oggi in Toscana le
fasce più povere e disagiate rimangono fuori dalla possibilità
di accedere alle case popolari. Il
reddito familiare medio di chi
ha accesso all’edilizia sovvenzionata – a totale carico dello
Stato e destinata alle famiglie
più disagiate – è infatti di
17.506 euro. Il reddito medio
di chi accede al contributo per
l’affitto – che dovrebbe alleggerire la situazione delle famiglie
mediamente disagiate – è invece di 11.304 euro.
Balza subito all’occhio che i più
poveri si trovano non nella fascia
di maggiore protezione, ma nella
seconda fascia. Su 20.000 famiglie che fanno domanda per avere
il canone di mercato alleggerito,
solo il 50% viene soddisfatto. è
la richiesta delle famiglie meno
disagiate infine, che dovrebbe essere soddisfatta dall’edilizia agevolata. Secondo la ricerca poi, il
5% circa dei 24.600 assegnatari ha un reddito che supera i 50
mila euro, dove il reddito medio
regionale toscano è di 32.000
euro. A fronte di questo, oltre
20.000 famiglie con reddito medio di 11.000 euro, sono costrette fuori dal sistema e solo il 50%
di loro ottengono un contributo
affitto estremamente modesto rispetto al costo reale di un affitto
di mercato.
I dati dell’indagine mettono in
rilievo anche la lunga permanenza delle famiglie assegnatarie
negli alloggi Erp. Ciò significa
che appartamenti grandi sono
usati da famiglie piccole, spesso
addirittura da single, mentre si
assiste al sovraffollamento di famiglie numerose in appartamenti troppo piccoli.
Ma le anomalie non finiscono
qui: vi sono persone che vivono
in bilocali e pagano un canone mensile, a parità di reddito,
uguale a chi vive in alloggi di
grande dimensioni. Oppure c’è
chi paga lo stesso canone mensile nonostante una differenza di
reddito che qualche volta arriva
addirittura alla metà.
Per tutte queste ragioni, fra le
linee guida necessarie per la nuova legge, deve esserci anzitutto
l’incremento del patrimonio Erp
e di edilizia agevolata in affitto.
In sostanza: investire maggiormente sulle case popolari. E poi
rivedere e calibrare i criteri di
selezione dei singoli interventi,
anche superando la suddivisione
classica fra edilizia sovvenzionata
o agevolata e favorire così progetti integrati.
Certamente poi serve la collaborazione dei comuni. Proprio
quello che non sta facendo Firenze, favorendo i costruttori
rispetto all’edilizia pubblica. E’
successo così per il piano 20.000
alloggi in affitto, che maschera
il regalo fatto ai palazzinari. Cementificazioni autorizzate con
varianti al piano regolatore su
aree precedentemente destinate
a servizi pubblici, verde pubblico o agricolo. Solo una parte di
queste case è destinata ad edilizia
agevolata.
Duccio Tronci
La casa agli italiani? è già così
Chi sono i beneficiari delle case in affitto nella nostra regione? La recente indagine dell’Irpet
ci offre una fotografia piuttosto chiara. Le case popolari sono assegnate per il 61,1% a toscani,
per il 31,3% a persone provenienti dal resto d’Italia, solo per il 7,6% a persone che vengono
dall’estero. Anche per il contributo sull’affitto si rileva che il 70,5% è assegnato a toscani e italiani
e il 29,5% a chi viene dall’estero. Sull’edilizia agevolata invece, abbiamo ancora la maggioranza
pari al 75% delle risorse destinate a toscani, 22,5% a persone provenienti dal resto d’Italia e solo
il 2,5% a chi viene dall’estero.
Dati che mettono in luce come “falso” il
luogo comune secondo cui le case popolari
sarebbero ormai ad esclusivo appannaggio
degli “extracomunitari”.
Tutto questo mentre a Firenze l’emergenza
abitativa rende sempre più difficile la
situazione anche degli stranieri. Il comune e
la polizia, come già annunciato nel numero
scorso dell’Altracittà, hanno sgomberato
i cittadini somali che avevano occupato lo
stabile di via Pergolesi. Qui, in assenza di una
moderna legge sull’asilo nel nostro paese,
i somali avevano trovato un tetto sotto cui
ripararsi. “Le precarie condizioni igienicosanitarie” il motivo ufficiale dello sgombero.
Una parte di loro ha occupato gli ex magazzini
del Meyer in via Luca Giordano. Altri sono
stati sistemati in residenze cittadine, mentre
i rimanenti si sono uniti alle altre occupazioni
in atto in città.
Le Piagge, Firenze - Anno XII - Seconda serie - Numero 7 - Novembre 2008
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Ventottomila senza motore
Più pedali, più guadagni
Ventottomila biciclette al giorno entrano ed escono dal centro storico di Firenze.
Sono i numeri rilevati il 2 ottobre nel corso dell’iniziativa Contabici, promossa
dall’assessorato all’ambiente insieme alle associazioni FirenzeinBici e Città
Ciclabile. Malgrado l’accanimento della Polizia Municipale, lo stato delle strade
e i pericoli del traffico, gli affezionati del mezzo di trasporto più ecologico ed
efficiente sembrano non demordere. I numeri sono infatti analoghi a quelli dell’anno
precedente. Purtroppo molto simili sono anche le lamentele dei ciclisti, raccolte
dall’Ufficio Bici del Comune: oltre il 40% riguardano la carenza delle rastrelliere,
quasi altrettante i problemi sulle piste, mentre il 16% segnala rastrelliere occupate
da rottami di bici. Per le segnalazioni, potete usare la cartolina telematica che
trovate all’indirizzo http://agenda21areafiorentina.comune.fi.it/cartolina/
Venti dollari in più in busta paga a chi prende la bicicletta per
andare al lavoro. è questo il succo della legge firmata da George W.
Bush nei suoi ultimi giorni da Presidente degli Stati Uniti. Il Bicycle
Commuter Act entrerà in vigore da gennaio 2009 e premierà con
questo bonus, esente da tasse, tutti i lavoratori che lasceranno
l’auto a casa. Non solo, anche i ciclisti per passione possono
aspirare all’incentivo, a patto di dimostrare che in bicicletta ci vanno
davvero. Così si punta non soltanto a ridurre l’inquinamento ma
anche a stimolare i cittadini a fare più moto, nel paese dove una
persona su quattro è obesa. Solo per questa volta, non potremmo
copiare gli americani?
La scuola dei Sem Terra
Grazie ad un metodo cubano, in cinquemila hanno imparato
a leggere e scrivere: un passo fondamentale verso la libertà
M
aria Creuza, occhi neri
da indio, è una donna
silenziosa e riservata:
36 anni, 7 figli. La più grande, 18
anni, vive a San Luis, la capitale
del Maranhão, Nord Est del Brasile. L’ultima arrivata ha appena
due mesi. Maria, con il marito e
i figli, abita a Irma Dorothy, accampamento non troppo distante
da Nina Rodrigues, municipio
di 9.675 abitanti nello Stato del
Maranhão. Sono circa sessanta le
famiglie qui accampate. Provengono da quattro diverse comunità
e da anni risiedono nella zona.
La prima occupazione risale al
1999 ma è soltanto nel 2007, grazie all’intervento del Movimento
Dos Trabalhadores Rurais Sem
Terra (MST), che nasce l’accampamento vero e proprio. La terra,
circa 42.000 ettari di proprietà
di un unico fazenderos, produce
fondamentalmente mais, manioca, riso e fagioli, tutti ingredienti tipici della dieta quotidiana di
queste famiglie. è qui che, ospite
della famiglia di Maria Creuza,
trascorro i primi cinque giorni
del viaggio di conoscenza attraverso gli accampamenti e gli
insediamenti dei Sem Terra del
Maranhão organizzato dall’ARCS, la Ong del sistema Arci.
La sera Maria va a scuola, la stessa
che, la mattina, frequentano i suoi
figli; insieme a lei, altri uomini e
donne che vanno a scuola per imparare a leggere e scrivere. Uno
dei problemi maggiori, qui come
in tutto il Nord Est brasiliano,
è infatti l’analfabetismo. Circa il
70% della popolazione dell’intero
municipio, quasi 12.000 abitanti,
non sa né leggere né scrivere.
L’analfabetismo riguarda i giovani
come gli adulti. Dati dell’Istituto
Brasiliano di Geografica e Statistica del 2006 registrano che la
popolazione brasiliana per l’11%
è analfabeta, il che corrisponde a
più di 14 milioni di persone di età
non superiore ai 15 anni. Ma gli
analfabeti effettivi sono molti di
più; si stimano quasi 20 milioni
di persone in tutto il Brasile. Ed è
proprio il Nord Est a possedere il
maggior indice di analfabetismo
del paese, 21% della popolazione.
BENI COMUNI
Caro bollette, la Regione indaga
Nessuna speciale procedura d’inchiesta. Sarà la stessa commissione Territorio e Ambiente del
Consiglio regionale toscano ad effettuare un’indagine conoscitiva
sul caro bollette emerso dal caso
Publiacqua - Co.Vi.Ri. (vedi Altracittà n. 6). Sessanta giorni per
schiarirsi le idee e decidere cosa
fare. Si sono fatti comunque sentire in audizione i movimenti per la ripubblicizzazione del bene
idrico: “Tutta colpa della gestione privatistica del servizio”.
Ma sono molte le questioni sul piatto. “Alla Commissione regionale – dice Luciano D’Antonio del Coordinamento unitario acqua
pubblica Firenze – abbiamo chiesto quanto incidano sui bilanci gli
oneri di rappresentanza”. Sotto accusa sono anche stipendi e premi
per i dirigenti.
A concorrere al calcolo del costo al metro cubo poi, c’è la quantità
di acqua sfruttata. I contatori per il calcolo sono però in mano alla
stessa Publiacqua, che riscuote le bollette. Ma chi garantisce che la
quantità sia quella reale? Altro capitolo è quello del depuratore, per
cui i fiorentini pagano in bolletta. Ma il depuratore non c’è. Una
situazione dichiarata illegittima persino dalla Corte Costituzionale.
Intanto, la situazione per i dipendenti di Publiacqua è sempre più
pesante: qui l’Inail ha concesso una pensione di invalidità per mobbing (persecuzioni e umiliazioni nell’ambiente di lavoro, n.d.r.) con indennizzo per danno permanente. Si tratta di uno dei primi casi in
Italia. è per questo che lo stesso Inail sarebbe intenzionato a chiedere i danni alla S.p.a. del servizio idrico fiorentino.
Duccio Tronci
RAZZISMO
Le parole che escludono
Due donne a lezione. Sulle magliette, in portoghese, una frase di Che Guevara - “la cosa più
importante è che tutti i compagni che non sanno leggere e scrivere siano alfabetizzati” - e lo
slogan “Tutti e tutte i senza terra studiano”
Solo nel Maranhão, sono circa un
milione di persone.
Un problema serio e grave. Nel
giugno del 2007, il Movimento
dei Sem Terra insieme al Governo
del Maranhão e all’AESCA (Associazione Statale della Cooperazione Agricola) ha inaugurato una
campagna nazionale di alfabetizzazione, basata sul metodo cubano chiamato “Sim, eu posso” (Sì,
io posso). L’obiettivo è il superamento dell’analfabetismo nelle
aree rurali del paese, tanto negli
accampamenti che negli insediamenti dei Sem Terra.
A fronte di politiche pubbliche
sull’educazione ritenute spesso
insufficienti, il Movimento è riuscito grazie all’iniziativa popolare
Il Movimento dei lavoratori rurali senza terra
L’ MST è uno dei partner storici dell’Arci con il quale si
sviluppano azioni e attività sia a livello nazionale che
territoriale. Con l’MST Arci realizza campi di lavoro e
conoscenza (in particolare nello stato del Maranhao),
scambi culturali e formativi e piccoli progetti di
cooperazione decentrata, promossi dai territoriali Arci
in collegamento con Mst statuali, impegnati soprattutto
su tematiche come la cultura, l’acqua, l’agricoltura
bioecologica e i risvolti sociali che questa ha nei confronti
dei contadini circondati dalle monocolture, dai pesticidi e
dalle multinazionali.
Info: www.attivarci.it
e alla forza dei suoi militanti, ad
alfabetizzare circa 1.500 studenti
solo nel Maranhão e quasi 5.000
Sem Terra in tutto il Brasile. Il
metodo cubano “Sim, eu posso” è
ritenuto il migliore, anche se non
rappresenta l’unico metodo educativo utilizzato. I risultati raggiunti a Cuba come nel Venezuela
sono, infatti, ritenuti ottimi.
“Sim, eu posso” è un metodo semplice: lezioni video registrate,
pochi alunni, un educatore, un
manuale e contenuti presentati in
modo facilmente intuibile. La parola viene scomposta in sillabe, si
analizza la sillaba e si costruiscono
frasi utilizzando la stessa sillaba.
Ad ogni vocale si associa un numero da 1 a 5 e ad ogni consonante un numero da 6 a 30.
Il metodo può inoltre adattarsi
a situazioni diversificate. Molti
accampamenti e insediamenti
dei Sem Terra si trovano in aree
rurali spesso molto distanti dal
più vicino municipio e dunque
non facilmente raggiungibili.
Questo significa che non sempre
è possibile disporre di una scuola con degli insegnanti. A partire dalla lezione, si affrontano
temi importanti legati alle necessità comuni: dalla salute, alle
relazioni familiari, alla storia, all’ambiente.
“Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini si
educano insieme, con la mediazione del mondo”. Così scriveva
Paulo Freire, famoso pedagogo
brasiliano morto nel maggio del
1997; parole che sintetizzano al
meglio il pensiero dell’MST che,
proprio sulla “Pedagogia dell’Oppresso” di Freire, ha costruito la
propria pratica educativa. Il tema
dell’educazione è dunque fondamentale. Per il movimento, l’educazione deve essere vincolata alle
necessità e alle sfide della lotta per
la riforma agraria. è parte a tutti
gli effetti del progetto di trasformazione politica della società.
Non è facile imparare a leggere e
scrivere per chi, come Maria Creuza, una penna in mano non l’ha
mai tenuta. Ma la soddisfazione di
quanti, a fine corso, sono riusciti a
scrivere anche soltanto il proprio
nome, è forte e l’emozione tanta.
“Sim, eu posso!”; un piccolo grande passo verso il superamento della schiavitù dell’analfabetismo,
male che tiene soggiogate ancora
oggi intere popolazioni in tutto il
mondo.
Floriana Pagano
Intervistiamo Giuseppe Faso autore del libro “Lessico del razzismo
democratico. Le parole che escludono” (Derive e approdi, 10 euro).
Giuseppe Faso è un esperto d’intercultura e formatore, coordinatore
del Centro interculturale dell’Empolese Valdelsa. Il libro raccoglie
articoli e interventi dell’autore che analizzano parole come ‘extracomunitario’ usate comunemente dai giornalisti, gli intellettuali, i
politici e dalla massa dei cittadini senza riflettere sul razzismo che
contengono queste espressioni. “Lessico del razzismo democratico”
è un libro intelligente e utile perché, come dice lo scrittore Paolo
Nori nella sua introduzione “questo libro, se uno lo legge, cambia il
suo modo di parlare.”
Riflettere sulle parole non è un aspetto secondario di questi tempi? “È necessario capire gli effetti che le parole hanno sulle cose, i
sentimenti, le esistenze delle persone. Lo strapotere dei media ci
ricorda che oggi più che mai il dire ha a che fare col fare. Le parole
e le strategie retoriche praticate da politici e intellettuali predeterminano schemi cognitivi e slogan con cui poi l’opinione pubblica si
preclude la comprensione della realtà, e la sostituisce con fantasmi
razzisti”.
Un esempio recente (e quindi non incluso nel libro) di parole che
escludono, apparentemente non razziste?
“Non si lascia passare occasione per richiamare gli immigrati al rispetto delle ‘regole’. E, a volte, si tratta di regole presunte,inventate
là per là, non scritte, che contraddicono regole scritte nella Costituzione o altrove. Poi c’è il ‘sentimento popolare’, usato da molti
(e dal corsivista ‘spiritoso’ di Repubblica Michele Serra) come alibi
per legittimare la mobilitazione anti-immigrati, senza indagarne
le cause (come se i sentimenti popolari nascessero da meccaniche
divine, direbbe Battiato): e tra le cause principali ci sono i discorsi di quindici anni di spiritosi a buon mercato, come Serra, che
hanno accesso ai media, e costruiscono l’immagine negativa degli
stranieri”.
Chi dovrebbe leggere questo libro?
“Le persone che credono di stare dalla parte giusta (la democrazia, la legalità) e che cadono nelle trappole della xenofobia eretta a
sistema ­ e così contribuiscono a rafforzarla. Chi proclama di essere
‘contro ogni razzismo’: l’autopresentazione positiva che copre un
razzismo inconsapevole o funge da alibi per evitare di intervenire
quotidianamente su piccoli episodi di razzismo, piccoli e grandi
diritti vilipesi”.
Maurizio Sarcoli
Irma Dorothy
Irma Dorothy era una
anziana suora cattolica
statunitense. è morta
ammazzata sabato 12
febbraio 2005 in un
insediamento di 60
famiglie di contadini
senza terra, a 30 miglia
dalla città di Anapu nello
Stato di Rio de Janeiro.
Una presenza scomoda e
quindi da eliminare: Irma
Dorothy ha dedicato
tutta la vita a lottare per
la causa dei senza terra
brasiliani, a combattere
per i diritti di milioni di
famiglie che ogni giorno
lottano per la giustizia
sociale. Una giustizia che
in Brasile non può esistere
senza riforma agraria,
abolizione del latifondo e
ridistribuzione della terra.
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Informazioni allo 055/601790
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Le Piagge, Firenze - Anno XII - Seconda serie - Numero 7 - Novembre 2008
La ‘bonifica’ degli stranieri
Un caffè e un biglietto
La Bottega delle meraviglie
Alba del 27 ottobre, Osmannoro: 50 persone fra
cui donne e bambini vengono cacciate dalle loro
misere abitazioni, poi distrutte. Il Comune di Sesto
Fiorentino definisce l’operazione una ‘bonifica
ambientale’. Noi la definiamo un atto di razzismo,
semplicemente perché ha colpito delle persone
straniere, indifese, a cui non è stata offerta
nessuna sistemazione alternativa. Il sindaco
‘democratico’ di Sesto continua così la sua azione
persecutoria nei confronti degli immigrati presenti
sul territorio comunale.
In seguito ad un accordo tra Unicoop e
Trenitalia, sarà possibile entro la fine del mese
acquistare i biglietti del treno presso il bar del
Centro commerciale Coop delle Piagge. è già
qualcosa, ma non basta. Per garantire una reale
possibilità di utilizzo della stazione delle Piagge,
e demolire gli alibi dei tanti che si ostinano a
prendere l’auto, gli utenti tornano a chiedere
l’installazione di una biglietteria automatica, che
permetta l’acquisto dei titoli di viaggio ad ogni
ora del giorno e della notte.
Ricordiamo che alla Bottega di EquAzione potete
trovare prodotti del commercio equo e solidale
(alimentari, artigianato, abbigliamento), la pasta
e il vino di Libera, cosmetici naturali, detersivi
alla spina, libri, cd, riviste (fra cui Carta, Aam
Terranuova, Altreconomia, A rivista anarchica
e chiaramente l’Altracittà) e molto altro ancora.
La Bottega è aperta in via Lombardia 1p, con
i seguenti orari: lunedì dalle 16 alle 19.30; dal
martedì al sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle
19.30; domenica dalle 10 alle 13.
Studiare per scelta e per riscatto Affumicati!
Storie diverse nel gruppo degli adulti, ma in comune una Vapori irritanti e nocivi: in via
forte esigenza: sentirsi più sicuri per muoversi nel mondo del Pesciolino la tosse continua
(segue dalla prima) ha un pessimo
ricordo della pluriclasse frequentata nell’infanzia, afferma il piacere di potersi finalmente concedere
di coltivare una passione per lo
studio, cui si era stati costretti a
rinunciare. Gianna, invece, riven-
dica ad alta voce l’utilità di acquisire conoscenze importanti per
difendere i propri diritti.
Forte è il risvolto umano di questa
esperienza, in cui la caratteristica
è ascoltare gli altri, arricchirsi reciprocamente dei bagagli di vita
4
che ciascuno porta con sé e sentirsi forti del parere e dell’appoggio
di un gruppo di fronte ai problemi quotidiani, che spesso diventano argomento di discussione e
dialogo nella “classe”.
Infatti, anche i temi affrontati,
I
che vanno dall’etimologia delle
parole all’approccio con l’informazione, sono proposti e approvati di volta in volta dagli
studenti stessi. Così Beppina, insegnante di professione, con una
grande dolcezza, dice: “Sto imparando pian piano a decostruirmi, a cambiare il mio modo di
pensare, e ad aprirmi all’ascolto
degli altri del gruppo”.
Gruppo affiatato quanto eterogeneo, legato, oltre che dalla
curiosità che anima gli occhi di
tutti, dall’appartenenza alla comunità delle Piagge, formato da
persone provenienti da diverse
realtà, per lo più dal sud d’Italia, ma spesso con esperienze di
spostamenti, anche all’estero,
alle spalle.
Proseguono altri progetti similari al Centro sociale Il Pozzo, come
la scuola di alfabetizzazione di
base per adulti e quella di italiano per stranieri, oltre alla scuola
informale, che niente meglio delle parole di Gianni, coordinatore
che gli altri scherzosamente chiamano “rettore”, può descrivere,
quando, pieno di entusiasmo, ci
tiene a sottolineare come fondamento di queste riunioni settimanali sia il fatto che “ciascuno,
nessuno escluso, porta il suo!”
divieti ci sono, ma le
sostanze
pericolose
si continuano a respirare. Sembrano non avere
pace gli abitanti di via
del Pesciolino: 11 palazzi a Quaracchi che ospitano 122 famiglie impegnate ormai da due anni
in una battaglia per la
salute. Hanno deciso di
farsi nuovamente sentire scrivendo a Comune,
Provincia, Asl e Arpat. C’è odore di catrame, ma soprattutto ci sono
irritazioni, agli occhi e alle vie respiratorie. Una ditta che produce
asfalto, distante 500 metri da qui, non rispetta le regole già imposte
dalle autorità.
Le pressioni degli abitanti sembravano aver prodotto risultati tranquillizzanti. La ditta avrebbe chiuso l’impianto di recupero, responsabile
dei fumi.
Ma non è stato così. Proprio l’Arpat aveva sollecitato per la ditta, la
revisione delle procedure di autorizzazione. I vapori di emissione – secondo una ricerca dell’Inail - contengono infatti agenti chimici potenzialmente cancerogeni. Che arrivano anche di notte, nonostante l’impianto debba rimanere chiuso. Sostanze che inalano anche i bambini di
due asili nido comunali che sorgono nei pressi, oltre a numerose altre
abitazioni civili.
Intanto, numerose altre forme di degrado sono segnalate nella zona.
Container e letti a cielo aperto in riva all’Arno, ma soprattutto la fabbrica ex-Gover, da tempo abbandonata. Amianto a cielo aperto vicino
a decine di abitazioni e ai due asili di cui sopra. Si tratta di una delle
zone previste nei piani di bonifica dell’Arpat, di cui l’Altracittà si è già
occupata.
Per informazioni e aggiornamenti, si può leggere il blog messo on line da
alcuni abitanti di via del Pesciolino: http://pesciolino.wordpress.com
Valentina Bernardini
Duccio Tronci
Piano De Carlo, prima e dopo
Heidemarie Schwermer,
Vivere senza soldi
pongono la presenza di nuove costruzioni, e tradiscono a nostro parere lo
spirito del Piano De Carlo, che era centrato sulla riorganizzazione dello
spazio e la valorizzazione delle risorse locali.
Il nuovo piano invece si fonda sulla consueta colata di cemento, nel totale disinteresse per le risorse già presenti nella zona, o per i bisogni dei
cittadini residenti: prevale ancora una volta l’idea di rendere le Piagge
polo di attrazione e consumo da parte del resto della città (come col Viper), mentre chi vive qui da Peretola a Campi non trova un cinema né
una libreria!
Intanto sono già stati realizzati o sono in progetto interventi del tutto
incoerenti con le linee guida del Piano originale, ad esempio le residenze
al posto dell’ex oleificio, o il nuovo distributore della Shell in via Nave
di Brozzi, che diventerà un formidabile attrattore di traffico da via Pistoiese fin dentro le Piagge, laddove De Carlo prevedeva solo strade di
collegamento interno...
Da segnalare che un gruppo di “reduci” del progetto LUDA si stanno ritrovando per studiare il nuovo piano e il precedente studio di fattibilità,
per elaborare eventuali proposte migliorative.
M.S. e C.S.
A sinistra, il nuovo distributore di carburante, in via di ultimazione, posto all’incrocio tra via Nave di Brozzi e via San Donnino.
Precisamente di fronte al cartello del leggendario ‘Parco fluviale dell’Arno’, vedi foto a destra, ancora da immaginare, e a due
passi dalla famigerata ‘Palude’ delle Piagge, che, nonostante numerosi appelli e richiami, è tuttora lasciata al suo destino di
discarica abusiva e rifugio di fortuna per i senza tetto. Proprio in questa zona il nuovo piano prevede numerose costruzioni.
I libri di EquAzione
V
i ricordate il Piano De Carlo? Era il 2004 quando il famoso architetto venne incaricato dal Comune di fare un Piano Guida
per la riqualificazione delle Piagge. Oggi siamo agli studi di fattibilità per quel piano, o per ciò che questo è diventato nel frattempo...
Quello che giorni fa è stato illustrato ai cittadini del quartiere è infatti
cosa un po’ diversa, che dell’originale mantiene solo alcuni tratti.
I quattro temi trainanti di questo nuovo piano sono: la musica, la ricettività, il lido e la residenza innovativa (cioè ecologica).
I primi due temi, musica e ricettività, sono scaturiti dall’ipotesi della
permanenza a Firenze dell’Italia Love Festival (ex Arezzo Wave) che l’anno scorso si svolse a Campi, ma adesso si è ‘trasferito’ a Livorno. Si tratta
quindi di punti non più di forza ma di debolezza, visto che è svanita la
loro ragion d’essere.
La parte del cosiddetto “Lido” (la riva dell’Arno) è un accumulo di interventi cementificatori, con evidenti e altissimi costi di bonifica. Sulla
riva del fiume secondo il Comune nasceranno un disco-pub notturno, un
ristorante e altre attività economiche.
Tutti gli interventi progettati, pensati per attrarre gli investimenti dei
privati, con i quali pagare ad esempio le bonifiche necessarie, presup-
a cura di Alberto Mega
Disco-pub, ristoranti, case e cemento per attrarre i privati
Alla piccola baita delle Piagge, la bottega di EquAzione,
sono finalmente arrivati, dopo la rivista omonima, i libri di
Aam terranuova.
Per far conoscere e dare un po’ l’idea del tipo di volumi che
fanno parte di questo catalogo abbiamo scelto il libro, da
poco uscito, “Vivere senza soldi”, libro che a noi sembra
molto adatto ai tempi che ci circondano.
L’agile racconto narra l’incredibile storia di una donna tedesca, l’autrice Heidemarie Schwermer, che da undici anni ha
eliminato del tutto il denaro dalla propria vita.
La prima impressione è quella di star leggendo un libro di
fantascienza ma continuando e facendosi coinvolgere dalle
sue parole si scopre un mondo che è molto reale e addirittura possibile.
Fulminata da un’intuizione la signora ha deciso di “ impiegare il suo tempo libero per fondare un circolo di scambio
in cui capacità, servizi e oggetti utili possano essere condivisi e scambiati senza che il denaro vi giochi un ruolo. In
questo modo tutti potrebbero permettersi tutto”.
A questo circolo darà il nome di “Centrale dai e prendi” e
da qui avrà inizio l’ avventura di una vita possibile senza
denaro. Una lucida e critica analisi a quelli che sono i valori
della società del consumo viene espressa lungo tutto il libro,
talmente profonda da far concludere l’autrice con le parole
“non avere niente ma essere molto”.
Questa frase a molti potrà
sembrare retorica ma l’autrice è
l’esempio vivente di quanto in
realtà non sia una vuota banalità.
Potete trovare il volume “Vivere senza soldi”, ma anche altri
titoli di Aam terranuova, alla
bottega di EquAzione in via
Lombardia 1/p alle Piagge, ovviamente con il nostro consueto
sconto del 10%.
Buona lettura!
Il progetto Altracittà
L’Altracittà, giornale della periferia è nato nel 1995 per raccontare le dinamiche locali e internazionali della globalizzazione economica e le esperienze di chi resiste e lotta per
un sistema alternativo, più equo e rispettoso della persona e
degli equilibri Nord/Sud del mondo.
Viene pubblicato dalla Comunità delle Piagge, una realtà di
base fondata sulla prassi del coinvolgimento e sulla logica
dell’autodeterminazione sociale.
Internet: http://www.altracitta.org
E-mail: [email protected]
Direttore responsabile: Cecilia Stefani
Progetto grafico: Antonio De Chiara
Registrato al Tribunale di Firenze con il n. 4599 del 11/7/1996
Stampato da Litografia IP con il contributo di ECR FIRENZE
Redazione: Via Barellai, 44 | 50137 Firenze | Tel. 055/601790