l`industria musicale sta morendo

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l`industria musicale sta morendo
L'INDUSTRIA MUSICALE STA MORENDO?
Partiamo da qualche semplice dato. Nel primo semestre del 2002, le vendite di Cd sono
diminuite dell'undici per cento. Gli acquisti di Cd vergini invece sono aumentati del quaranta per
cento, e gli utenti di Kazaa, il maggiore servizio on line per la condivisione di file audio, sono
triplicati. Allo stesso tempo, i siti riconosciuti dalle case discografiche per lo scaricamento di
mp3 a pagamento attraggono un numero di visitatori davvero ridicolo.
Appena dieci anni fa, i colossi mediatici proprietari delle maggiori case di produzione credevano
che i successi musicali da loro prodotti si sarebbero rivelati delle miniere d'oro. Oggi, invece, le
maggiori etichette discografiche stanno perdendo profitti o si trovano addirittura in rosso, e il
settore sta colando a picco.
Le etichette musicali danno alla pirateria informatica la colpa dei loro mali. E in parte hanno
ragione. Basta visitare un sito per la condivisione e scaricamenti di file musicali e verificare
quanti milioni di utenti sono connessi in quel momento per capire la vastità del fenomeno.
Ma ciò non spiega in toto il fenomeno: bisogna ammettere che il settore musicale in questo
momento non gode di molte simpatie. A torto o a ragione, le case discografiche sono odiate
dalla classe politica (perché corrompono i giovani), dai gestori di siti Internet, dalle Radio,
dalle TV musicali (per la questione del copyright), e dai consumatori (per i prezzi eccessivi).
D’altro canto molti musicisti detestano le grandi etichette e, in nome della libertà espressiva,
preferiscono crearsi siti internet con i quali commercializzare direttamente le proprie opere.
Certo è che al momento nel settore musicale l’industri discografica, con i suoi produttori, i suoi
studi di registrazione, i suoi promotori di concerti e tour, sembra ancora indispensabile per
coltivare i talenti musicali emergenti. È altrettanto vero, però, che nell’era digitale della musica
post-discografia gli artisti troveranno altri modi per promuoversi.
Eliminare il controllo delle case discografiche potrebbe voler dire ridurre i costi di produzione,
aumentare il numero dei soggetti in gioco e, in definitiva, democratizzare l'intero processo. Il
risultato sarebbero meno superstar mondiali ma anche più musicisti di successo a livello locale.
Dunque: l’industria musicale sta morendo? Le alternative sembrano due: o l’industria
musicale riesce a valorizzare il proprio ruolo sociale rinunciando in parte a quello economico,
oppure sembra destinata a soccombere, superata dagli eventi tecnologici e culturali in atto.