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ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 193-194 INDICE Editoriale Editorial G. Bovo …………………………………………………………………….. ITTIOPATOLOGIA Pubblicazione quadrimestrale Rivista ufficiale della Società Italiana di Patologia Ittica PREMIO TESI “SIPI 2006” Approccio sistematico a Gyrodactylus salaris (Platyhelminthes, Monogenea) e sua prima descrizione in Italia Systematic approach to Gyrodactylus salaris (Platyhelminthes, Monogenea): first report in Italy G. Paladini, A. Gustinelli, M.L. Fioravanti, A.P. Shinn ….……………….. Direttore responsabile: Dott. Giuseppe Ceschia Responsabile scientifico: Dott. Marino Prearo c/o Laboratorio di Ittiopatologia e Acquacoltura, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta Via Bologna, 148 10154 Torino Tel.: 011-2686251 Fax: 011-2474458 E-mail: [email protected] Comitato scientifico: Prof.ssa Maria Letizia Fioravanti Prof. Francesco Quaglio Prof. Pietro Giorgio Tiscar Segreteria S.I.P.I.: Prof. Pietro Giorgio Tiscar Università degli Studi di Teramo, Dpt. di Scienze Biomediche Comparate, Piazza Aldo Moro, 45 64100 Teramo Tel. & Fax: 0861-412868 E-mail: [email protected] Autorizzazione: Tribunale di Udine n° 10 del 27 marzo 1990 Codice ISSN: ISSN 1824-0100 Foto di copertina: Gyrodactylus salaris: particolare. Foto di Giuseppe Paladini pag. 197 PREMIO TESI “SIPI 2006” Principali patologie dei Syngnathidae in cattività The main disease of Syngnathidae in captivity C. Bombardini, D. Florio, L. Fichtel, M.L. Fioravanti …………………….. pag. 205 PREMIO TESI “SIPI 2006” Indagine sull’infezione da Betanodavirus in specie ittiche selvatiche Investigation on Betanodavirus infection in wild fish species M. Grodski, E. Galletti, S. Ciulli …………………………………………... pag. 213 Episodio d’infezione da Pseudomonas fluorescens in storione siberiano (Acipenser baeri) d’allevamento Pseudomonas fluorescens infection in farmed Siberian sturgeon (Acipenser baeri) R. Brunetti, F. Gasparri, S. Marturano, M. Prearo ……………….………... pag. 221 Studio epidemiologico della Perkinsosi nella vongola filippina (Ruditapes philippinarum) allevata nella Laguna di Marano (Nord Adriatico) Epidemiology of Perkinsosis of manila clam (Ruditapes philippinarum) farmed in the Marano Lagoon (North Adriatic Sea) G. Ceschia, L. Sgro, G. Capelli, A. Zentilin, R. Ramirez Tafur, M. Sello … pag. 227 Parasitological monitoring of commercial native bivalves from St. Gilla lagoon (Sardinia, South Western Mediterranean) Monitoraggio parassitologico di bivalvi autoctoni di interesse commerciale della laguna di S.ta Gilla (Sardegna, Mediterraneo Sud-Occidentale) J. Culurgioni, V. D’Amico, R. De Murtas, G. Canestri Trotti, V. Figus ….. Tipografia: Sistem Copy S.a.s. Via Emilia, 47 – 40064 Ozzano Emilia (BO) pag. 195 pag. 243 Metazoan parasite fauna of conger eel Conger conger L. from Sardinian waters (Italy) Parassitofauna in grongo, Conger conger L., delle acque della Sardegna J. Culurgioni, V. D’Amico, E. Coluccia, A. Mulas, V. Figus ……………... 193 pag. 253 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 193-194 Referees: Abete Maria Cesarina Alborali Loris Beraldo Paola Bossù Teresa Bovo Giuseppe Bozzetta Elena Caffara Monica Canestri Trotti Giorgio Ceschia Giuseppe Ciulli Sara Colorni Angelo D’Amelio Stefano Di Cave David Dörr Ambrosius Josef Martin Elia Antonia Concetta Figueras Antonio Fioravanti Maria Letizia Galeotti Marco Galuppi Roberta Ghittino Claudio Gustinelli Andrea Malvisi Josè Manfrin Amedeo Marcer Federica Marino Giovanna Mattiucci Simonetta Orecchia Paola Quaglio Francesco Regoli Francesco Romalde Jesus Lopez Rubini Silva Salati Fulvio Scapigliati Giuseppe Tampieri Maria Paola Tiscar Pietro Giorgio Volpatti Donatella Zaghini Anna Zanoni Renato Giulio Gastro-protective effect of capsaicin in Anguilla anguilla (Linnaeus, 1758): evidence from an experimental study on gastric bags Effetto gastro-protettivo della capsaicina in Anguilla anguilla (Linneo, 1758): studio sperimentale su sacchetti gastrici M.G. Denaro, G. Caruso, L. Genovese ……………………………………. pag. 263 Norme per gli autori Instructions to authors pag. 273 194 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 195-196 Editoriale Editorial Giuseppe Bovo Vice Presidente della Società Italiana di Patologia Ittica ______________________________ Cari Soci, l’occasione offertami dalla preparazione di questo editoriale, mi consente di raggiungerVi tutti, in un’unica occasione, standomene comodamente seduto alla mia scrivania. Il primo pensiero che mi sopravviene, dopo l’apertura del documento, va dritto al Convegno di Abano. Lo so, ci sono state alcune carenze organizzative e, soprattutto, il tempo meteorologico non è stato dei migliori; a qualcuno, arrivato da angoli più soleggiati del Paese, non ho potuto tacere la verità per cui ho confermato che quello di quei giorni era il tipico tempo “Padano”…… non ho ottenuto risposta, probabilmente si sono sentiti più fortunati e non hanno voluto dirlo, forse solo per pudore. Per chi non si è fermato però posso assicurare che il fine settimana ci ha regalato due giornate solari che hanno consentito, ai pochi che invece avevano azzardato il prolungamento della loro permanenza, di godere appieno della piscina termale dell’Hotel Mioni-Pezzato. Voci di corridoio riportano anche che, per rifarsi del cattivo tempo, alcuni Soci si sono arresi alla “spalmatura” di cioccolato, proposta dal Wellness Center Tea Rose dell’Hotel. Se l’organizzazione locale ha mostrato qualche pecca (spero la vogliate considerare solo veniale), l’organizzazione scientifica si è rivelata complessivamente forte, come sempre, del contributo dei molti amici che si sono prodigati al meglio delle loro forze, come il gruppo di Bologna, Teramo e tutti gli altri che ringrazio calorosamente. La parte scientifica ritengo sia stata all’altezza delle precedenti edizioni. Avevamo lavorato a lungo per organizzare la tavola rotonda ed avere, con noi, alcuni dei ricercatori più rappresentativi ed alla fine eravamo soddisfatti: tutti gli esperti contattati ci avevano confermato la loro presenza. A mio avviso quest’ampia adesione rappresenta già un primo importante risultato che personalmente interpreto come elemento di stima nei nostri confronti, di apprezzamento del nostro lavoro, della nostra Associazione, della nostra rivista. Purtroppo le mille piccole cose che si susseguono, durante lo svolgimento di un Convegno, non mi hanno permesso di assistere a tutte le sezioni ma, quando ho potuto, l’ho fatto molto volentieri e con l’attenzione dovuta: ho apprezzato la qualità di vari lavori, spesso presentati da giovani ricercatori che mi auguro abbiano la possibilità di continuare il lavoro iniziato. La SIPI è una associazione giovane, fatta da giovani (con qualche rara eccezione … ) e nei giovani crede tanto da aver istituito un premio annuale per la migliore tesi sperimentale nel campo dell’ittiopatologia, giunto, quest’anno, alla terza edizione. All’unanimità il Consiglio ha selezionato il lavoro di Giuseppe Paladini e, nel corso della premiazione, la soddisfazione 195 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 195-196 di “Doctor Girodattilo” si è fatta palesemente manifesta quando, dalla borsa di Paul (Midtlyng), è spuntata casualmente una cravatta infestata da giganti, quanto artistici Girodattili Norvegesi D.O.C.. Il tutto è avvenuto “da Nicola” il ristorante individuato da alcuni fedelissimi, ad un tiro di doppietta dalla sede del Convegno. In fondo anche la cena sociale non era male; indubbiamente si poteva trovare qualcosa di più tipico, ma sarebbe stato necessario avventurarsi nei colli veneti, con qualche difficoltà per il trasporto. Tutte queste cose, la parte scientifica e la parte più gioviale sono state agevolate dal contributo economico di vari sponsor, alcuni dei quali ci seguono, fedelmente, da anni e che voglio ringraziare citandoli singolarmente: - Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie; - Associazione Piscicoltori Italiani; - Skretting Italia – Hendrix S.p.A.; - Schering-Plough Animal Health; - Biomar Italia - Valle Ca’ Zuliani - Veronesi L’ultimo pensiero va al prossimo Convegno che, con ogni probabilità, vista la coincidenza della Conferenza Internazionale EAFP, a cui certamente riservate la precedenza, in termini di presentazione di lavori, verrà organizzato in forma ridotta, soprattutto per consentire il rinnovo delle cariche sociali e non interrompere una tradizione che dura da 13 anni. Vorrei concludere questo mio breve intervento augurandomi ed augurandovi di poterci ritrovare ancora a lungo per discutere di fatti scientifici e diluire il tutto con la nostra amicizia. Il Vice Presidente SIPI Giuseppe Bovo 196 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 197-203 PREMIO TESI “S.I.P.I. 2006” Approccio sistematico a Gyrodactylus salaris (Platyhelminthes, Monogenea) e sua prima descrizione in Italia Systematic approach to Gyrodactylus salaris (Platyhelminthes, Monogenea): first report in Italy Giuseppe Paladini1, Andrea Gustinelli2, Maria Letizia Fioravanti2 , Andrew Paul Shinn3 1 Corso di Laurea in Acquacoltura ed Ittiopatologia, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Bologna, Sede di Cesenatico; 2 Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Patologia Animale, Università di Bologna, Ozzano Emilia (BO); 3 Institute of Aquaculture, University of Stirling, FK9 4LA, Scotland, UK ______________________________ SUMMARY - The monogenean Gyrodactylus salaris Malmberg, 1957 is one of the most important parasites of farmed fish in Europe mainly for the heavy damages and losses caused in Atlantic salmon (Salmo salar), and for this reason in the past it was listed as a List III pathogen under the Fish Health Directive 91/67/EEC. Although rainbow trout (Oncorhynchus mykiss) represents a suitable carrier host for G. salaris, the presence of this species has been never officially reported in Italy. More in general, information about the identity of Gyrodactylus species diffused in Italian rainbow trout farms are very scarce. Therefore during 2004 and 2005 a survey was carried out in 8 rainbow trout farms in order to search for and identify Gyrodactylus species. Morphological and molecular features of Gyrodactylus specimens collected allowed to identify 4 different species, G. salaris, G. teuchis, G. derjavini and G. truttae and to point out for the first time the presence of G. salaris and G. teuchis on the national territory. Key words: Gyrodactylus salaris, Gyrodactylus spp., Rainbow trout, Oncorhynchus mykiss, Identification, Italy. ______________________________ INTRODUZIONE I parassiti monogenei Gyrodactylidae appartenenti al genere Gyrodactylus von Nordmann, 1832, vengono frequentemente indicati quali responsabili di problemi sanitari e perdite produttive in acquacoltura. In particolare G. salaris ha dimostrato un’elevata patogenicità per il salmone atlantico (Salmo salar), soprattutto allo stadio di parr (I anno di età) e smolt (dal II al V anno di età), tanto da venire inserito nell’Elenco III dell’Allegato A della Direttiva 91/67/CEE. Sebbene la nuova normativa europea di polizia sanitaria in acquacoltura (Direttiva 2006/88/CE) non prenda più in considerazione questo parassita, la sua importanza sanitaria per il salmone atlantico viene confermata dalle numerose ricerche e pubblicazioni scientifiche in corso. Va inoltre evidenziato come questo monogeneo possa parassitare in forma latente numerose altre specie di salmonidi che rappresentano quindi ospiti di trasporto di estrema rilevanza nella diffusione del parassita (Malmberg, 1993; Shinn et al., 1998; Dalgaard et al., 2003; Buchmann et al., 2004; Dalgaard et al., 2004). In particolare la trota iridea (Oncorhynchus mykiss) è stata descritta frequentemente come ospite asintomatico o sub-clinico di G. salaris e per tal motivo viene considerata un serbatoio ideale del parassita. 197 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 197-203 In Italia, sebbene la troticoltura rappresenti il maggiore comparto produttivo dell’acquacoltura dulciacquicola, mancano dati scientifici sulla presenza di G. salaris nelle trote iridee d’allevamento, così come peraltro risultano essere estremamente carenti in generale le informazioni sulle specie di monogenei Gyrodactylidae che possono essere reperite in questo ospite. Si è quindi condotta un’indagine al fine di individuare le specie di Gyrodactylus presenti in troticolture nazionali, conducendo esami parassitologici su trote iridee provenienti da allevamenti intensivi ubicati in diverse regioni italiane ed applicando i criteri identificativi suggeriti dal Manual of Diagnostic Tests for Aquatic Animals (OIE, 2003), inerenti morfometria delle strutture chitinose dell’opisthaptor ed analisi molecolare. MATERIALI E METODI Da ottobre 2004 a giugno 2005 sono stati condotti campionamenti in otto troticolture intensive ubicate nelle regioni Veneto (tre allevamenti), Umbria (due allevamenti), Toscana, Trentino Alto-Adige e Abruzzo (Tabella 1). Per ogni allevamento sono stati esaminati 20 soggetti di trota iridea di lunghezza compresa tra 10 e 40 cm. Da ogni esemplare è stato raccolto, previa eutanasia per spinalizzazione, il muco cutaneo mediante raschiamento di superficie corporea e pinne. Il materiale prelevato è stato fissato in alcool etilico 70° e sottoposto ad osservazione allo stereomicroscopio per la ricerca di monogenei girodattilidi. I parassiti isolati sono stati identificati nel corso di un periodo di studio all’estero condotto presso il laboratorio di Parassitologia dell’Institute of Aquaculture dell’Università di Stirling (Scotland, UK). Dopo accurata pulizia in acqua distillata, 51 esemplari sono stati sottoposti a leggera digestione in soluzione proteolitica (Shinn et al., 1993) in modo da mantenere intatti gli organi chitinosi ed eliminare i tessuti molli, quindi montati su vetrino in fissativo di Malmberg (Malmberg, 1957). L’impiego di tecniche enzimatiche consente di ottenere un preparato estremamente sottile ed appiattito rendendo più facilmente osservabili gli apparati chitinosi utili all’identificazione del parassita (Malmberg, 1970; Shinn et al., 1993). Si è quindi proceduto all’osservazione microscopica dei preparati utilizzando un microscopio Olympus BH2 a contrasto di fase e una camera digitale JVC KY-F30B 3CCD con il programma Zeiss KS300 iC/Windows Release ver. 3.0 (1997) (Carl Zeiss Vision GmbH, Munchen, Germany / Imaging Associates Ltd., Thame, Oxfordshire, UK). Ai fini identificativi sono state applicate le seguenti metodologie. - Point-to-point Analysis Per ogni esemplare sono stati presi in considerazione 25 parametri morfometrici, di cui 11 per l’hamulus, 6 per la barra ventrale e 8 per gli uncini marginali, raccogliendo in totale 1.275 misure, applicando il protocollo indicato da Shinn et al. (2004) con il software PointR ver. 1.0 (© Shinn, Bron, Kay & Sommerville, 2003, Universities of Stirling & Glasgow, UK). - Statistical Classification I dati rilevati con il software Point-R sono stati inseriti in un programma di analisi statistica contenente un database delle principali specie di girodattili dei salmonidi. Tale software (S-PLUS 2000, Professional Release 3 © 1988-2000 Mathsoft, Inc.) è in grado di effettuare una comparazione tra le misure degli esemplari in studio e quelle delle specie di Gyrodactylus inserite nel database, indicandone le probabilità di appartenenza ad una determinata specie (Kay et al., 1999; Shinn et al., 2000). 198 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 197-203 - OGRE (Optical Gyro Recognition) La terza analisi é stata effettuata utilizzando il programma OGRE (Optical Gyro Recognition) ver. 1.0 (© Shinn, Bron, Kay & Sommerville, 2003, Universities of Stirling & Glasgow, UK) che attraverso vari passaggi di pulizia, ricostruzione e tagli dell’immagine permette di ottenere l’esatto profilo delle strutture anatomiche utili all’identificazione. Le immagini così ottenute sono state poi confrontate e sovrapposte a quelle di specie già classificate utilizzando i software MultiHook Comparisons ver. 1.0 e HookAlign I-IV ver. 1.0 databases (© Shinn, Bron, Kay & Sommerville, 2003, Universities of Stirling & Glasgow, UK). - PCA (Principal Component Analysis) Il PCA consiste in un’analisi discriminante che mostra graficamente e tridimensionalmente le similitudini fra le diverse specie di Gyrodactylus spp. grazie all’immissione, all’interno del software Statistical Release 6.0 (© StatSoft, Inc., 1984-2001, Tulsa, OK, USA), di tutte le misure “point to point” precedentemente rilevate. Per poter ottenere questo grafico è necessario definire preliminarmente due variabili corrispondenti alle due misure morfometriche che influiscono maggiormente sulla discriminazione di specie (Shinn et al., 1996; 2001). - PCR (Polymerase Chain Reaction) Per riuscire ad effettuare anche l’analisi molecolare delle specie di girodattili rinvenute, ritenuta imprescindibile dall’analisi morfometrica nel Manual of Diagnostic Tests for Aquatic Animals dell’OIE, si è proceduto alla dissezione della parte anteriore di 14 dei 51 parassiti in esame, prima della digestione proteolitica. Tale porzione veniva posta in alcool etilico 95° ed inviata al dott. Haakon Hansen presso i laboratori del Zoological Museum dell’University of Oslo (Norvegia), dove si procedeva all’analisi molecolare mediante PCRRFLP dell’intera regione ITS dell’rRNA. RISULTATI E DISCUSSIONE La presenza di monogenei appartenenti al genere Gyrodactylus è stata rilevata nelle trote iridee prelevate presso 5 (62,5%) degli 8 allevamenti sottoposti a campionamento. In tabella 1 vengono indicate le specie di girodattili identificate nel corso della ricerca, con indicazione della regione in cui erano ubicati gli allevamenti positivi. VENETO G. salaris (n=6) UMBRIA TOSCANA G. salaris (n=2) G. teuchis (n=8) G. salaris (n=1) G. teuchis (n=5) G. derjavini (n=4) G. salaris (n=10) TRENTINO ALTO-ADIGE G. salaris (n=4) G. truttae (n=1) Tabella 1 - Specie di Gyrodactylus identificate nel corso della ricerca Table 1 – Gyrodactylus species identified during the survey 199 ABRUZZO ----- ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 197-203 Come si può osservare in tabella, è stato possibile identificare grazie alle analisi morfometriche 4 diverse specie di girodattili: G. salaris, G. derjavini, G. teuchis e G. truttae (Figure 1 A-D). Figura 1 - Hamuli e uncini marginali di Gyrodactylus salaris (A), G. derjavini (B), G. teuchis (C), G. truttae (D). Figure 1 - Hamuli and marginal hooks of Gyrodactylus salaris (A), G. derjavini (B), G. teuchis (C), G. truttae (D). La presenza di G. salaris é stata riscontrata in tutti gli allevamenti risultati positivi. In particolare, in due allevamenti tutti gli esemplari sottoposti a identificazione morfologica sono stati riferiti esclusivamente a G. salaris, mentre nei restanti tre allevamenti G. salaris è stato riscontrato in associazione ad altre specie. Appare poi interessante come in Umbria, in entrambi gli allevamenti presi in considerazione, il numero di esemplari identificati come G. teuchis sia risultato predominante. Inoltre la specie G. derjavini è stata individuata soltanto nelle trote iridee campionate in questa regione. Per quanto concerne il Veneto, nell’unico allevamento risultato positivo sono stati reperiti girodattili appartenenti esclusivamente alla specie G. salaris, così come nei campioni provenienti dalla regione Toscana. Nel Trentino Alto-Adige, oltre ad un unico esemplare di G. truttae, specie già descritta in altre troticolture europee, sono stati evidenziati alcuni esemplari di G. salaris. Lo studio delle sequenze dei 14 esemplari sottoposti ad analisi molecolare ha confermato la presenza in Italia di G. teuchis, G. derjavini e G. salaris, mentre l’identificazione di 200 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 197-203 G. truttae è stata condotta solo morfologicamente in quanto nel corso delle ricerche è stato isolato un unico esemplare di questa specie. Ricerche effettuate in passato in Danimarca (Lindenstrøm et al., 2003) avevano rilevato nelle trote d’allevamento le stesse quattro specie da noi identificate nelle troticolture italiane. Questi risultati sembrano indicare la trota iridea quale ospite idoneo per questi girodattili che, anche a diverse latitudini, mostrerebbero una notevole ospite-specificità. In riferimento alle diverse procedure di identificazione morfologica applicate in questa ricerca, va evidenziato come l’applicazione di una singola procedura sia spesso insufficiente ad ottenere un’identificazione di specie, rendendo necessario integrare tutte le analisi di identificazione morfometrica. A titolo di conferma la conduzione parallela di analisi molecolari appare di notevole importanza (Lindenstrøm et al., 2003). Il rilevamento, negli esemplari di G. salaris raccolti nelle troticolture nazionali, di lievi differenze morfologiche rispetto a parassiti della stessa specie isolati da salmonidi presenti nei fiumi norvegesi, conferma la possibilità che le caratteristiche morfologiche di girodattili appartenenti alla stessa specie possano essere influenzate da fattori abiotici quali in particolare la temperatura (Harris, 1998). CONCLUSIONI Questa ricerca ha permesso di individuare, per la prima volta in Italia, la presenza di G. salaris nelle trote iridee d’allevamento, ampliando la distribuzione geografica di questo parassita (Ergens, 1983; Rintamaki, 1989; Keranen et al., 1992; Mo, 1994; Shinn et al., 1995; Johnston et al., 1996; Nielsen & Buchmann, 2001; Cunningham et al., 2003; Bakke et al., 2004). Risulta inoltre di estremo interesse il reperto di G. teuchis, descritto originariamente in Francia (Cunningham et al., 2001) e solo sporadicamente in Danimarca e Scozia, le cui caratteristiche biologiche e patologiche non risultano ancora definite e la cui presenza in Italia non era stata ancora segnalata. Per quanto riguarda G. derjavini e G. truttae, frequentemente riportati in troticolture di altri paesi europei, risultano anch’essi diffusi negli allevamenti di trote nazionali sebbene siano stati evidenziati con frequenza minore rispetto alle precedenti due specie. Appare particolarmente importante aver acquisito, nel corso delle ricerche condotte per la realizzazione di questa tesi, le conoscenze tecnico-scientifiche necessarie a condurre l’identificazione di specie dei girodattili dei salmonidi, con particolare riferimento a G. salaris, di estremo interesse non solo da un punto di vista strettamente parassitologico, ma anche e soprattutto in funzione dell’importanza sanitaria che questo parassita riveste nella salmonicoltura comunitaria. RINGRAZIAMENTI Parte delle ricerche sono state condotte grazie ad una borsa di studio all’estero del Corso di Laurea in Acquacoltura ed Ittiopatologia di Cesenatico finanziata dalla Banca di Credito Cooperativo di Sala di Cesenatico (FC). 201 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 197-203 BIBLIOGRAFIA Bakke T.A., Nielsen K.B. & Shinn A.P. (2004). Chaetotaxy applied to Norwegian Gyrodactylus salaris Malmberg, 1957 (Monogenea) clades and related species from salmonids. Folia Parasitologica, 51: 253-261. 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The application of chaetotaxy in the discrimination of Gyrodactylus salaris Malmberg, 1957 (Gyrodactylidae: Monogenea) from species of the genus parasitising British salmonids. Int. J. Parasitol., 28: 805-814. Tesi 1a classificata al Premio “SIPI 2006” 203 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 204 204 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 205-211 PREMIO TESI “S.I.P.I. 2006” Principali patologie dei Syngnathidae in cattività The main disease of Syngnathidae in captivity Corinne Bombardini 1, Daniela Florio 2, Lara Fichtel 3, Maria Letizia Fioravanti 2 1 Corso di Laurea in Acquacoltura ed Ittiopatologia, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Bologna, Sede di Cesenatico; 2 Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Patologia Animale, Università di Bologna, Ozzano Emilia (BO); 3 Medico Veterinario del Parco Oltremare di Riccione (RN) ______________________________ SUMMARY - The family Syngnathidae includes several species of seahorse, pipefish and seadragon of great interest to the public aquarium industry. Although the scientific knowledge about their biology and husbandry in captivity has been improved in recent years, information on their diseases is still poor. From May 2005 to March 2006 a mixed population of 90 syngnathids housed at an Italian public aquarium were subjected to diagnostic procedure in order to identify the cause of sporadic and/or chronic morbidity and mortality. All the fish were subjected to parasitological, bacteriological and mycological examinations. The results showed a range of opportunistic organisms, highlighting the importance of good management procedures to prevent common diseases of syngnathids. The actual pathogenic role of some parasites, bacteria and mycotic organisms has yet to be investigated. Furthermore, some non infectious diseases, such as Gas Bubble Disease (GBD) and thyroidal disorders were also observed. Key words: Syngnathids, Diseases, Public aquarium. ______________________________ INTRODUZIONE Alla famiglia Syngnathidae appartengono specie appartenenti al gruppo dei cavallucci marini, dei pesci ago e dei dragoni marini (Kuiter, 2003). Questi teleostei sono di estremo interesse commerciale in quanto circa 20 milioni di esemplari vengono pescati ogni anno per il loro utilizzo nella medicina tradizionale cinese e nella fabbricazione di souvenir. L’ingente pressione antropica a cui sono stati sottoposti i singnatidi ha reso necessaria la loro tutela attraverso la regolamentazione del loro commercio. Attualmente tutte le specie di cavallucci sono inserite nell’appendice II del regolamento CITES e numerose specie sono indicate anche nella ‘Red List’ dell’International Union for Conservation of Nature and Natural Resources (IUCN) stilata nel 2003 (www.redlist.org). I singnatidi sono inoltre animali molto apprezzati negli acquari pubblici, dove esistono però ancora molteplici problematiche inerenti la loro corretta stabulazione. Le insufficienti conoscenze tecnico-scientifiche sui parametri ambientali e nutrizionali necessari al mantenimento del loro benessere, determinano conseguentemente condizioni stressanti tali da influenzare lo stato di salute di questi animali, peraltro particolarmente sensibili ad ogni 205 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 205-211 alterazione dell’omeostasi. Inoltre, a causa della carenza di informazioni organiche sulle patologie che possono colpire questi teleostei in cattività, si hanno frequenti difficoltà nell’individuare le opportune strategie di profilassi e controllo da adottare. Nell’arco di un anno di studio si sono quindi condotte osservazioni sullo stato sanitario dei singnatidi stabulati presso le vasche espositive e presso il settore quarantena di un parco acquatico nazionale, provvedendo a condurre esami diagnostici approfonditi volti ad individuare gli agenti patogeni di maggiore rilievo. MATERIALI E METODI Da maggio 2005 a marzo 2006 sono stati sottoposti ad esami parassitologici, batteriologici, micologici ed istologici complessivamente 90 Syngnathidae, in particolare 67 cavallucci marini (34 Hippocampus erectus - He, 24 H. abdominalis - Ha, 7 H. zosterae - Hz, 2 H. barbouri - Hb), 21 pesci ago (10 Syngnathus typhle - St, 7 S. scovelli - Sc, 4 Syngnathoides biaculeatus - Sb) e 2 dragoni marini (1 Phycodurus eques - Pe - e 1 Phyllopterix taeniolatus - Pt). L’esame parassitologico a fresco è stato condotto su cute, branchie ed organi interni. Per l’identificazione di protozoi ciliati è stata condotta impregnazione argentica (Klein’s method) su raschiati cutanei e branchiali. L’identificazione di metazoi è stata condotta previo isolamento e chiarificazione dei parassiti in glicerina o lattofenolo di Amman. L’esame colturale per batteri è stato effettuato mediante semina da rene, cervello e/o cute e branchie su Tryptic Soy Agar (TSA) + 2% NaCl, Brain Heart Infusion Agar (BHIA) + 2% NaCl, Blood Agar (BA), Thiosulphate Citrate Bile Salt Sucrose Agar (TCBS), Flexibacter maritimus Medium (FMM) ed incubazione per 24-48 ore a 25°C ±1. L’esame colturale per micobatteri è stato condotto omogenando pool di fegato e rene ed inoculandoli su Middlebrook 7H10 e Löwenstein–Jensen (LJM), incubando per 2 mesi a 25°C ±1 e 30°C ±1. Sono state inoltre allestite impronte da cute, branchie ed organi interni colorate mediante metodica di Ziehl-Neelsen classica e modificata per Nocardia (Kinyoun). Gli isolati batterici sono stati identificati mediante test fenotipici e sistemi API del commercio (BioMérieux, France) (API 20E, 20NE, ZYM, 20CAUX, 50CH). Per quanto concerne l’esame micologico, porzioni di cute e branchie sono state seminate su Glucose Yeast Extract +Acido Oxolinico +Penicillina Agar (GY+OX+P) ed incubate per 10 giorni a 18 e 25°C ±1. L’esame istologico è stato condotto su porzioni d’organo fissate in formalina tamponata al 10% ed incluse in paraffina e le sezioni, dello spessore di 6 µm, sono state colorate con Ematossilina-Eosina (EE), Giemsa (G) e Ziehl-Neelsen (ZN). RISULTATI Le osservazioni sanitarie condotte nei singnatidi stabulati presso le vasche espositive e nel settore di quarantena di un parco acquatico nazionale nel corso dell’anno di studio hanno permesso di individuare molteplici patologie ad eziologia parassitaria, batterica, micotica e non infettiva, queste ultime rappresentate dalla Gas Bubble Disease e dall’iperplasia tiroidea. Nella tabella 1 vengono schematizzati i principali reperti parassitari, batterici e micotici individuati nel corso del periodo d’osservazione. 206 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 205-211 REPERTI PARASSITARI, BATTERICI E MICOTICI He Ha Hz Hb St Sc Sb Pe Pt Peritrichi sessili 10 - - - - 4 1 - - Scuticociliatida - - - - - - 1 1 1 Microspora-Glugea sp. 2 - - - - - - - - Gyrodactylus sp. - - - - 8 2 - - - Vibrio spp. 7 9 4 2 - 5 - - - Aeromonas spp. 6 - - - - 4 - - - T. maritimum - - - - 8 - - - - Mycobacterium spp. 9 - - - 9 1 1 - - T. paurometabola - - - 2 - - - - - Cladosporium spp. 1 - 4 1 - - - - - Tabella 1: Principali reperti parassitari, batterici e micotici individuati nei Syngnathidae esaminati nel corso dell’indagine. Table 1: Main parasitological, bacterial and mycological findings from Syngnathidae examined during the survey. I reperti patologici ad eziologia parassitaria rinvenuti durante gli esami autoptici sono stati numerosi, alcuni rappresentati da organismi chiaramente opportunisti e d’irruzione secondaria rispetto a disordini metabolici o ad episodi primari infettivi (es. ciliati peritrichi sessili), altri da parassiti di indubbio carattere patogeno con segni clinici o lesioni ad essi riferibili, come nel caso di ciliati Scuticociliatida Uronema-like (Foto 1, 2 e 3) e di trematodi Monogenea del genere Gyrodactylus (Foto 7). Nel primo caso, oltre ad un episodio du scuticociliatosi cutaneo-branchiale, sono stati osservati due casi d’infezione sistemica in due dragoni marini stabulati in un sistema in cui si erano verificate repentine escursioni della temperatura a seguito di un malfunzionamento strutturale. L’intervento mirato a ripristinare le condizioni ottimali dell’acquario, in associazione ad operazioni di disinfezione dell’ambiente, ha dimostrato una buona efficacia nel risolvere la parassitosi negli altri animali presenti nello stesso sistema. Per quanto riguarda la girodattilosi, registrata in S. scovelli e S. typhle, il sovraffollamento in vasca si è dimostrato un importante fattore predisponente. A dimostrazione di ciò, l’allargamento dei soggetti stabulati, unitamente al loro trattamento con sostanze disinfettanti, ha permesso di controllare rapidamente la parassitosi. Fra gli altri reperti parassitari riscontrati sporadicamente nel corso dell’indagine vanno ricordati microsporidi riferibili al genere Glugea a livello cutaneo (Foto 5 e 6), flagellati del genere Ichtyobodo sp. a livello branchiale, mixosporidi del genere Ceratomyxa nella cistifellea, trematodi digenei e stadi larvali di Proteocephalidae a livello intestinale, questi ultimi reperiti solo in soggetti di recente importazione. Tra gli agenti patogeni di natura batterica, nel corso dell’indagine sono stati isolati Vibrio spp., Aeromonas spp., Tenacibaculum maritimum, Tsukamurella paurometabola e Mycobacterium spp. In particolare V. alginolyticus, spesso in associazione ad Aeromonas spp. e T. maritimum sono stati frequentemente isolati in associazione a gravi lesioni cutanee (Foto 4) e branchiali (foto 8 e 9). Mentre l’isolamento di V. alginolyticus è stato condotto da tutte le specie del genere Hippocampus e da S. scovelli, T. maritimum è stato isolato solo da soggetti di S. typhle. Durante il periodo d’osservazione sono state osservate frequentemente infezioni sostenute da Mycobacteryum spp. nei lotti di singnatidi stabulati nelle vasche di quarantena e soprattutto in soggetti di H. erectus, S. typhle, S. scovelli e S. biaculeatus. La 207 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 205-211 patologia osservata nei soggetti colpiti (Foto 10, 11, 12 e 13) era riconducibile al quadro tipico delle micobatteriosi ittiche, sebbene si siano spesso osservate lesioni nodulari a carico della cute oltre a quelle disseminate negli organi interni. Quando veniva riscontrata un’infezione da Mycobacterium spp. si procedeva allo stamping out del lotto colpito ed all’accurata disinfezione della vasca con prodotti a base di cloro. Infine gli esami micologici hanno permesso di isolare da 5 soggetti, a livello cutaneo, Cladosporium spp., un ifomicete ambientale che rappresenta probabilmente un semplice contaminante di lesioni preesistenti. Fra le patologie non infettive la “gas bubble disease” (Foto 14 e 15) e l’iperplasia tiroidea (Foto 16) sono risultate le problematiche sanitarie più importanti, a conferma dell’esigenza di approfondire le conoscenze tecnico-scientifiche inerenti le esigenze dei singnatidi in cattività. La “gas bubble disease” nei cavallucci marini si può presentare in forme diverse, alcune comuni quali la sovradistensione del marsupio del maschio e gli enfisemi sottocutanei nella regione caudale, altri meno frequenti come l’iperinsufflazione della vescica natatoria e gli enfisemi sottocutanei nella regione della testa. La specie più colpita è risultata essere H. erectus. Il trattamento di questa patologia può essere condotto con successo mediante somministrazione di inibitori dell’anidrasi carbonica nel caso degli enfisemi sottocutanei e mediante cateterismo manuale nel caso della sovradistensione del marsupio. L’iperplasia tiroidea, nota anche come “gozzo”, macroscopicamente si manifesta con un aumento del volume della camera branchiale per la presenza di formazioni sacciformi bilaterali dovute all’iperplasia del tessuto tiroideo. Per controllare e prevenire questo fenomeno si procede con l’integrazione di iodio per via alimentare e per bagno. La specie maggiormente colpita da questa patologia si è dimostrata H. erectus. Tavola 1 - Foto 1-2-3: Infezione sistemica da Scuticociliatida Uronema-like: cheratite (1); numerosi ciliati Uronema-like in raschiato cutaneo, esame microscopico a fresco (80x) (2); ciliato Uronema-like nel lume di vaso epatico, sezione istologica (EE, 40x) (3); Foto 4: Erosioni cutanee a livello del cranio in corso di infezione da Vibrio alginolyticus; Foto 5-6: Lesioni cutanee da microsporidi (5), spore di microsporidi evidenziabili nelle lesioni, esame microscopico a fresco (100x) (6); Foto 7: Esemplare di Gyrodactylus spp. da cute (40x); Foto 8-9: quadro istologico di branchie con massiva presenza di batteri filamentosi riconducibili a Flavobacteriaceae; si osserva marcato sfaldamento dell’epitelio sino a totale distruzione delle lamelle (8, EE; 9, Giemsa, 40x); Foto 10-11-12-13: Micobatteriosi - noduli giallastri (frecce) visibili macroscopicamente all’apertura della cavità celomatica (10); lesioni emorragico-necrotiche a carico della zona buccale (11), nodulo cutaneo a livello della regione caudale (12), sezione istologica di fegato con presenza di numerosi batteri acido-alcool resistenti (ZN, 40x) (13); Foto 14-15: Gas bubble disease - enfisema sottocutaneo (14), sezione istologica di branchie con embolia gassosa (EE, 40x) (15); Foto 16: ingrossamento sacciforme bilaterale della tiroide in H. erectus affetto da iperplasia tiroidea. Table 1 - Photos 1-2-3: Systemic infection due to Scuticociliatida Uronema-like: keratitis (1); several ciliates Uronema-like in skin scraping, microscopical exam (80×) (2); ciliate Uronema-like in the lumen of a liver vessel, histological section (H&E, 40x) (3); Foto 4: Skin lesions on the head in Vibrio alginolyticus infection; Photos 56: skin lesions due to microsporidia (5), spores of microsporidia from lesions, fresh microscopical exam (100×) (6); Photo 7: Gyrodactylus spp. from skin (40x); Photos 8-9: histological sections of gills with massive presence of filamentous bacteria referable to Flavobacteriaceae; epithelium is heavily sloughed off up to complete destruction of lamellae (8, H&E; 9, G, 40x); Photos 10-11-12-13: Micobacteriosis - yellowish nodules (arrows) well visible at opening of the body cavity (10); hemorrhagic-necrotic lesions in the mouth region (11), skin nodule in the caudal region (12), histological section of liver with presence of numerous acid fast bacteria (ZN, 40×) (13); Photos 14-15: Gas bubble disease – subcutaneous emphysema (14), histological section of gills with gas bubbles (H&E, 40×) (15); Photo 16: bilateral sacciform enlargement of thyroid gland in H. erectus with thyroid hyperplasia. 208 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 205-211 1 3 2 6 5 4 9 8 7 10 11 10 12 13 16 14 15 209 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 205-211 DISCUSSIONE E CONCLUSIONI Va innanzitutto evidenziato come la maggior parte delle patologie riscontrate nei Syngnathidae esaminati nel corso di un anno di indagine sia apparsa sostenuta da patogeni opportunisti che, nelle condizioni artificiali proprie dell’acquario (alimentazione forzata, parametri dell’acqua spesso non ottimali, ecc.) trovano numerosi fattori predisponenti l’insorgenza di stati di malattia. A tal riguardo vanno ad esempio annoverati i ciliati dell’ordine Scuticociliatida che si sono dimostrati capaci di causare gravi infezioni superficiali e sistemiche in presenza di traumatismi cutanei e/o di fluttuazioni anche minime della temperatura dell’acqua (Cheung et al., 1980). Parimenti, ciliati peritrichi sessili sono stati osservati anche ad alte intensità d’infezione in soggetti che presentavano infezioni batteriche preesistenti o condizioni d’iperplasia tiroidea. Anche per quanto concerne gli agenti batterici isolati nel corso di questa ricerca va messo in evidenza come quelli più frequenti siano stati V. alginolyticus, Vibrio spp., Aeromonas spp., ritenuti tipici patogeni opportunisti in condizioni di stabulazione forzata e di stati di stress nell’ospite (Koldewey, 2005). Per quanto concerne i micobatteri atipici va evidenziato come anche questi saprofiti siano stati isolati, seppur con notevole frequenza, sempre da soggetti stabulati nel sistema di quarantena, ad indice della necessità di operare sempre attenti controlli sugli animali di nuova introduzione al fine di prevenirne l’ingresso nei settori espositivi. L’importanza di questi microrganismi in ambiente d’acquario è infatti da non sottovalutare, in quanto lo stato di stress cronico in cui vivono gli animali qui stabulati, unitamente alle condizioni forzate di ricircolo e di equilibrio dei parametri dell’acqua, possono facilmente scatenare l’insorgenza delle micobatteriosi quali gravi patologie croniche in grado di provocare notevoli perdite e mortalità (Snieszko, 1978). Inoltre l’impossibilità di condurre trattamenti risolutivi negli animali colpiti conduce in genere alla necessità di effettuare l’eradicazione della malattia con stamping out di pesci di grande valore quali tipicamente i Syngnathidae, vuoti sanitari e disinfezioni estremamente dannose per i vegetali e gli invertebrati presenti nell’acquario. L’isolamento sporadico di T. paurometabola dovrà essere meglio studiato in futuro per poterne definire l’esatto significato sanitario (Florio et al., 2004). Tra gli agenti parassitari che possono essere considerati patogeni primari vanno invece annoverati i monogenei del genere Gyrodactylus, che hanno causato pesanti infestazioni in alcuni soggetti di Syngnathidae. Sebbene l’insorgenza della girodattilosi venga in genere correlata al sovraffollamento in vasca, nell’ambiente chiuso dell’acquario anche l’introduzione di un solo soggetto parassitato può rappresentare il punto di partenza di gravi infestazioni a causa del ricircolo dell’acqua e dello stretto contatto tra gli animali stabulati, con facile passaggio del parassita da un ospite all’altro. Fra le patologie non infettive l’iperplasia tiroidea e la “gas bubble disease” sono risultate le problematiche sanitarie più importanti, a conferma della necessità di approfondire le informazioni scientifiche inerenti le esigenze nutrizionali ed ambientali dei Syngnathidae in modo da impostare un’idonea profilassi volta a prevenire l’insorgenza di queste malattie. In linea generale le patologie osservate nei Syngnathidae stabulati a scopo ornamentale sono state in gran parte poste in relazione a patogeni opportunisti e/o a stati carenziali dell’ospite, indicando come prioritario il miglioramento delle conoscenze sulle tecniche di gestione in cattività di questi delicati teleostei, in modo da rispettarne maggiormente il benessere e garantirne quindi le condizioni di immunocompetenza. Appaiono infine di estrema importanza la corretta gestione del sistema di quarantena e la costante attenzione sanitaria verso tutti i settori del parco acquatico al fine di prevenire l’ingresso di patologie infettive e parassitarie ed evitarne il propagarsi alle diverse vasche di stabulazione. 210 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 205-211 BIBLIOGRAFIA Cheung P.J., Nigrelli R.F. & Ruggieri G.D. (1980). Studies on the morphology of Uronema marinum Dujardin (Ciliatea: Uronematidae) with a description of the histopathology of the infection in marine fishes. J. Fish Dis., 3: 295-303. Florio D., Marcer F., Fichtel L., Quaglio F. & Fioravanti M.L. (2004). Isolamento di Tsukamurella paurometabola e Vibrio alginolyticus da Hippocampus barbouri (Barbour’s seahorse) stabulati in acquario. Abstract XI Convegno Nazionale S.I.P.I., Finale Ligure (SV): 27. Koldewey H. (2005). Syngnathid husbandry in public aquariums, 2005 Manual. Zoological Society of London, London, UK: 1-137. Kuiter R.H. (2003). Seahorse, pipefish and their relatives, a comprehensive guide to Syngnathiformes. TMC Publishing, Chorleywood, UK: 2-7. Snieszko S.F. (1978). Mycobacteriosis (Tubercolosis) of fishes. Fish and Wildl. Serv. Div. of Fishery Res., Washington D.C. Tesi 2a classificata al Premio “SIPI 2006” 211 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 212 212 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 213-219 PREMIO TESI “S.I.P.I. 2006” Indagine sull’infezione da Betanodavirus in specie ittiche selvatiche Investigation on Betanodavirus infection in wild fish species Marco Grodzki, Elena Galletti, Sara Ciulli Corso di Laurea in Acquacoltura ed Ittiopatologia, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Bologna, Sede di Cesenatico, viale Vespucci, 2 – 47042 Cesenatico (FC), Italy ______________________________ SUMMARY – Betanodavirus infection has a cosmopolitan distribution and causes a pathology defined Viral Nervous Necrosis or Viral Encephalo-Retinopathy responsible of high mortality in several farmed marine fish species with consequent high economical losses. Betanodaviruses are little ssRNA virus classified in Nodaviridae family and divided in 4 species. The infection has been also signalled in wild fish, so it is important to inquire on their possible role in the epidemiological cycle. The aim of this study was to investigate the presence of Betanodavirus infections in wild fish of the Middle Adriatic Sea and to characterize genetically the isolated viral strains. Brain samples from 293 fish belonging to 22 different species were collected at the fish market of Cesenatico. Samples were pooled and analyzed for Betanodavirus infection with virus isolation on the cell line SSN-1. Where specific cytophatic effect was visualised Betanodavirus infection was confirmed by RT-PCR analysis. Genetic characterization of viruses isolated was conducted by sequencing and phylogenetic analysis. Thirteen samples from 10 different species resulted positive. Sequencing and phylogenetic analysis confirmed that the isolated viruses belong to the RGNNV genotype and evidenced a high grade of similarity with strains previously isolated from farmed fish. Key words: Betanodavirus, Marine fish, Middle Adriatic Sea, Phylogenetic analysis, RT-PCR, RGNNV . ______________________________ INTRODUZIONE I Betanodavirus sono virus appartenenti alla famiglia Nodaviridae, capaci di infettare i pesci responsabili di una patologia definita Encefalo-Retinopatia Virale (ERV) o Necrosi Nervosa Virale. Questa malattia ha una distribuzione cosmopolita ed è responsabile di elevata mortalità in larve e stadi giovanili di varie specie ittiche marine d’allevamento con conseguenti elevate perdite economiche (Munday et al., 2002). I Betanodavirus sono piccoli virus, a simmetria icosaedrica, privi di envelope e il loro genoma è composto da 2 molecole di RNA a polarità positiva. La molecola RNA1 del peso di 3,1 kbp è responsabile della sintesi della RNA-polimerasi RNA-dipendente, mentre la molecola RNA2 del peso di 1,4 kbp sintetizza la proteina del capside virale. Sulla base dell’analisi del genoma è stato possibile suddividere il genere Betanodavirus in 4 genotipi recentemente riconosciuti dalla tassonomia ufficiale come 4 specie: SJNNV (Striped Jack Nervous Necrosis Virus), BFNNV (Barfin Flounder Nervous Necrosis Virus), TPNNV (Tiger Puffer Nervous Necrosis Virus) e RGNNV (Redspotted Grouper Nervous Necrosis Virus) (Nishizawa et al., 1997; Fauquet et al., 2005). Dal 1995 l'ERV è stata segnalata anche in Italia dove la specie maggiormente colpita è 213 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 213-219 costituita dal branzino (Dicentrarchus labrax). Al momento si presume che le specie recettive, a livello mondiale, siano oltre 40. L’elenco comprende molte specie marine provenienti da paesi con acque sia calde che fredde e anche alcune specie di acqua dolce. L’infezione è stata segnalata anche nei soggetti selvatici ed il loro ruolo è intensamente studiato sia con prove sperimentali, sia con studi di biologia molecolare al fine di caratterizzare e comparare i ceppi isolati da soggetti selvatici e da soggetti d’allevamento (Gagné et al., 2004; Gomez et al., 2004). Il virus si trasmette sia attraverso il contatto diretto, sia mediante l’acqua, attrezzature e mangime fresco. Un importantissimo ruolo nella diffusione del patogeno è rivestito dai riproduttori; infatti, in alcune specie è possibile anche la trasmissione verticale. La sintomatologia specifica è prevalentemente nervosa: nuoto circolare o a spirale, improvvisi scatti alternati a letargia, posizione verticale. La malattia è caratterizzata da lesioni istopatologiche quali vacuolizzazione dei neuroni, della materia grigia dell’encefalo e della retina e la necrosi del Sistema Nervoso Centrale. L’ERV può essere diagnosticata attraverso la dimostrazione delle caratteristiche lesioni nell’encefalo e/o nella retina tramite la microscopia ottica, attraverso la rilevazione dei virioni, antigeni virali o nucleotidi virali nel campione, oppure tramite l’evidenziazione di anticorpi specifici nel siero o nei fluidi corporei. Non essendo ancora disponibili metodi terapeutici o vaccinali per limitare la malattia, bisogna ricorrere alla profilassi diretta tramite il controllo dell’ambiente e la diagnosi precoce. A tal fine si rende indispensabile ampliare le conoscenze su alcuni aspetti epidemiologici e diagnostici della malattia. In particolare è necessario indagare la presenza dell’infezione nei soggetti selvatici ed il loro possibile ruolo nel ciclo epidemiologico. MATERIALI E METODI Per questa indagine, sono stati analizzati campioni di encefalo prelevati da pesci selvatici appartenenti a 22 specie ittiche marine reperite presso il Mercato Ittico di Cesenatico (FC). Il pescato proveniva dalla zona di pesca compresa tra Rimini e Ravenna. I campionamenti sono stati effettuati settimanalmente dal 25 maggio al 6 dicembre 2005 con un’interruzione dal 6 luglio al 15 settembre a causa del fermo pesca. La quantità di pesci prelevati ad ogni singolo campionamento è stata variabile, da un massimo di 33 pesci ad un minimo di 4 pesci con una media di 16,27 pesci a campionamento; in totale sono stati raccolti 293 pesci. Le specie campionate sono le seguenti (il numero di pesci prelevati di ogni specie viene indicato fra parentesi): alice/acciuga (19), pagro (4), orata (4), sogliola (4), passera (2), aguglia (1), ombrina (1), mormora (1), pesce prete (1), alaccia (3), ghiozzo (66), cefalo (18), triglia di fango (39), boga (17), mazzola/gallinella (27), merlano/molo (21), suro (13), sarda/sardina (14), sarago/sparo (8), suacia/zanchetta (12), sgombro (10) e nasello (8). I pesci sono stati processati come pool di più esemplari omogenei per specie e giornata di prelievo. I campioni di encefalo sono stati omogenati, decontaminati con soluzione antibiotata e quindi processato per l’isolamento virale su SSN-1 (Figura 1) (Frerichs et al., 1996). Ogni campione è stato processato sia tal quale, sia con una diluizione 1:10. La coltura cellulare è stata quindi osservata giornalmente fino alla comparsa dell’effetto citopatico (ECP) oppure per almeno 15 giorni in assenza di comparsa dello stesso. Sia in presenza sia in assenza di ECP per ciascun campione sono state effettuate 2 subcolture con surnatante cellulare 7 giorni post infezione. I lisati cellulari dei campioni che hanno manifestato l’effetto citopatico sono stati quindi processati per l’estrazione dell’acido nucleico virale, retrotrascrizione e amplificazione genica. L’estrazione dell’RNA è stata eseguita da 500 µl di surnatante della coltura cellulare tramite TRI-REAGENT (Sigma®, Germania) seguendo le indicazioni della 214 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 213-219 ditta fornitrice e l’RNA è stato eluito in 40 µl di H2O addizionata con RNA secure (Ambion®, USA). L’amplificazione genica è stata condotta tramite RT-PCR in due steps. La reazione di retrotrascrizione è stata condotta con l’enzima Multiscribe Reverse Transcriptase (Perkin Elmer®, U.S.A.) e con random hexamers. L’amplificazione genica è stata condotta con i primers S6-S7 (Ciulli et al., 2005a; 2005b) per l’amplificazione dell’intera porzione codificante della proteina del capside. L’amplificazione del cDNA è stata eseguita con MasterTaq (Eppendorf®, Germania). I prodotti della PCR sono stati purificati con High Pure PCR Product Purification Kit (Roche, Germania) e sequenziati con sequenziatore automatico ABI 377 (Applied Biosystem, CA). Le sequenze ottenute sono state allineate e comparate usando il programma Clustal W (Thompson et al., 1994) del software Lasargene Biocomputing (DNASTAR Inc. Madison, USA) con sequenze disponibili su GenBank. L'analisi filogenetica è stata condotta con il programma MEGA versione 2.1 (Kumar et al., 2004). La distanza filogenetica è stata calcolata usando il metodo Jukes-Cantor e l'albero filogenetico è stato costruito seguendo il metodo Neighbour-joining. Al fine di valutare l'attendibilità dell'analisi filogenetica è stato eseguito il test di boostrap 1000 ripetizioni. Fig. 1 Fig. 2 Figura 1 – Monostrato cellulare della linea SSN-1. Figura 2 – Monostrato cellulare con effetto citopatico da Betanodavirus. Figure 1 –SSN-1 cell line monolayer. Figure 2 – Cytopatic effect by Betanodavirus.in SSN-1 cell line monolayer. 215 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 213-219 RISULTATI Tredici campioni hanno dato esito positivo in coltura cellulare. I campioni di suro e di aguglia hanno manifestato effetto citopatico al 2° passaggio, 7 giorni post infezione, mentre negli altri casi è stato possibile evidenziare l´effetto citopatico tipico al terzo passaggio generalmente dopo 2-5 giorni di infezione (Figura 2). La RT-PCR ha confermato per tutti i campioni isolati la presenza di Betanodavirus. Nella tabella 1 sono riportate le specie, il numero di soggetti per campione e la data di raccolta dei campioni positivi per Betanodavirus. Dieci specie ittiche sono risultate colpite dall’infezione, 4 (cefalo, sardina, triglia, ghiozzo) delle quali erano già state precedentemente segnalate sensibili all’infezione e trovate infette in precedenti indagini svolte su soggetti di allevamento o selvatici (Guercio et al., 2005). Sei specie (suro, mazzola/gallinella, aguglia, molo, nasello, boga), invece, non erano mai state segnalate come sensibili, né sono riportate indagini in soggetti di tale specie. Calcolando la percentuale di campioni positivi per specie, mazzola/gallinella è risultata la specie più frequentemente colpita dall’infezione (30%), a seguire erano interessati il 28,6% dei ghiozzi, il 25% delle sarde e naselli, il 18,2% dei cefali, il 14,3% dei suri, il 12,5% dei merlani ed il 9,1% delle triglie. Il campione di aguglia risultato positivo era l’unico disponibile per quella specie. In totale l’11,9% dei campioni è risultato positivo all’infezione evidenziando una elevata diffusione dell’infezione in soggetti selvatici. Otto ceppi dei 13 isolati sono stati sequenziati (Tabella 1) ed è stato ottenuto un frammento di 362 bp comprendente la regione variabile dell’RNA2 del genoma virale. Specie di provenienza Nome comune Nome scientifico Cefalo Mugil cephalus Cefalo Mugil cephalus Suro Trachurus spp. Mazzola/Gallinella Trigla lucerna Sardina Sardina pilchardus Aguglia Belone belone Triglia Mullus barbatus Merlano/ Molo Merlangius merlangus merlangus Mazzola/Gallinella Trigla lucerna Nasello Merluccius merluccius Ghiozzo Gobius sp. Boga Boops boops Mazzola/Gallinella Trigla lucerna N° soggetti 3 1 4 4 4 1 1 2 2 2 3 1 1 Data di campionamento 8 giugno 29 giugno 15 settembre 21 settembre 21 settembre 2 ottobre 18 ottobre 25 ottobre 8 novembre 16 novembre 16 novembre 16 novembre 16 novembre Sequenza SI/NO NO SI SI NO SI SI NO NO SI SI SI SI NO Tabella 1 - Specie, numero di soggetti per campione e la data di raccolta dei campioni positivi per Betanodavirus. Table 1 – The fish species, the number of subjects and sampling dates for Betanodavirus positive samples are reported. Le sequenze ottenute sono state comparate con i ceppi di referenza e sulla base dell’identità nucleotidica e dell’analisi filogenetica attribuite al genotipo RGNNV (Figura 3). 216 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 213-219 DlEV-Sp20Sba Triglia2 sicilia cefalo 29/06 boga 16/11 nasello 16/11 Sarda sicilia Dl-2 mazzola 08/09 DlEV-441-03 DlEV-77-00 Triglia1 sicilia DlEV-411PD-96 ghiozzo 16/11 Dl-5 ghiozzo sicilia DlEV-98-00 DlEV-351-01 Liza ramada DlEV-It23Sba DlEV-It19Sba Dl-7 88 Dl-8 Dl-6 DlEV-Gr02Sba DlEV-Pt08Sba DLEV-Gr12Sba Dl-3 99 99 Dl-4 DlEV-1348-03 DlEV-1416-03 sarda 21/09 aguglia 02/10 suro 15/09 DlEV-1213-03 BFNNV-D38635 99 HNNV-AF160473 SJNNV-D30814 99 TPNNV95-D38637 0.05 Figura 3 – Analisi filogenetica dei campioni positivi. Figure 3 – Phylogenetic analysis of positive samples. Sulla base dell’analisi filogentica i ceppi analizzati si dividono in 2 cluster con il 100% di identità nucleotidica all’interno del gruppo e il 98,2% di identità fra i due gruppi evidenziando la circolazione di due ceppi virali diversi. Comparando i ceppi analizzati con sequenze di ceppi isolati in focolai di ERV da branzino Europeo nel Mediterraneo e di ceppi isolati da specie selvatiche in una precedente indagine effettuata sul pescato del Canale di Sicilia (Sicilia) si osserva ancora la divisione in due gruppi. In entrambi i gruppi sono comunque presenti sia ceppi isolati da branzino, sia ceppi isolati da selvatici. L’identità nucleotidica fra ceppi selvatici e domestici varia dal 92,5 al 100% mostrando la circolazione degli stessi ceppi virali in allevamento e nelle popolazioni selvatiche. Non si osserva invece correlazione tra i raggruppamenti e la specie ospite di provenienza; infatti un ceppo isolato da sarda in un precedente studio è diverso (98,2% identità nucleotidica) da quello isolato in questo studio. I ceppi, invece, di cefalo, mazzola/gallinella e nasello mostrano una elevata similarità con i ceppi isolati da pesci selvatici pescati nel canale di Sicilia, avendo una identità nucleotidica del 99,7-100%. 217 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 213-219 DISCUSSIONI E CONCLUSIONI L'infezione da Betanodavirus è stata segnalata per la prima volta alla fine degli anni ’80. In poco tempo questa infezione ha assunto una distribuzione cosmopolita interessando un numero crescente di specie ittiche. La malattia che i Betanodavirus determinano viene comunemente evidenziata negli allevamenti dove le condizioni di stress ed elevata densità di popolazione incrementano la suscettibilità della specie ospite al virus. Recenti studi comunque evidenziano che l’infezione è diffusa anche fra i selvatici, dove solo molto raramente è stata osservata qualche forma clinica. Con questa indagine si è voluto contribuire alla conoscenza della diffusione dell’infezione da Betanodavirus nelle specie ittiche selvatiche che comunemente vivono nel Medio Adriatico. L’indagine ha permesso di evidenziare l’infezione in 6 nuove specie fino ad oggi mai segnalate come infette da Betanodavirus e in soggetti di 4 altre specie precedentemente segnalate come infette, ma in altre aree geografiche. Il virus è risultato diffuso sia in specie stanziali che in specie pelagiche (aguglia, sardina e boga) che possono facilmente entrare in contatto con soggetti di allevamento. Le positività ottenute, in relazione ai tempi di campionamento evidenziano una maggiore circolazione del virus nel periodo settembre-ottobre, facendo pensare che essa sia il risultato dell’amplificazione virale che avviene durante i focolai estivi negli allevamenti. Il sequenziamento e l’analisi filogenetica hanno evidenziato che si tratta di Betanodavirus genotipo RGNNV e che i ceppi circolanti nei selvatici hanno un alto grado d’identità con i ceppi isolati da soggetti allevati, facendo ipotizzare un probabile ed allarmante ruolo di portatori asintomatici dei soggetti selvatici di queste specie ittiche. Deve comunque essere ancora chiarito se l’infezione in queste specie selvatiche sia una possibile sorgente dell’infezione negli allevamenti o se si tratta solo della conseguenza della massiva amplificazione virale che avviene durante i focolai stessi. Il coinvolgimento di specie pelagiche capaci di spostarsi in un ampio territorio le rende comunque una possibile via di trasmissione e diffusione del virus da un allevamento ad un altro e pertanto la conoscenza ed il monitoraggio delle specie recettive è fondamentale al fine di controllare l’infezione. BIBLIOGRAFIA Ciulli S., Galletti E., Vaccari F., Prosperi S. (2005a) Evidenziazione e quantificazione di Betanodavirus con REAL TIME PCR. Atti LIX Convegno Nazionale Società Italiana delle Scienze Veterinarie, Viareggio, 21-24 settembre 2005: 173. Ciulli S., Natale A., Cannella V., Purpari G., Di Marco P., Ferrantelli V., Castiglione F., Scagliarini A. & Guercio A. (2005b). Evidenziazione dell’infezione da Betanodavirus in specie ittiche selvatiche in Sicilia. Atti del XII Convegno nazionale Società Italiana di Patologia Ittica. Cesenatico 29 settembre1 ottobre 2005: 2. Fauquet, C.M., Mayo, M.A., Maniloff, J., Desselberger, U. & Ball, L.A. (2005). 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Tesi 3a classificata al Premio “SIPI 2006” 219 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 220 220 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 221-226 Episodio d’infezione da Pseudomonas fluorescens in storione siberiano (Acipenser baeri) d’allevamento Pseudomonas fluorescens infection in farmed Siberian sturgeon (Acipenser baeri) Rinaldo Brunetti 1, Filippo Gasparri 2, Stefano Marturano 3, Marino Prearo 1* 1 Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, Via Bologna, 148 – 10154 Torino; 2 Skretting Italia, Hendrix S.p.A., Fraz. S. Zeno – 37060 Mozzecane (VR); 3 Studio Acqua Nostra, Via Bareggio 12/411 – 20090 Cusago (MI) ______________________________ RIASSUNTO - Nel corso dell’estate 2005 si è verificato un focolaio da Pseudomonas fluorescens in un allevamento di storione siberiano (Acipenser baeri) situato nel Nord Italia, con una mortalità del 40% circa. I soggetti colpiti erano esemplari giovani, della taglia di circa 10 grammi, allevati in vasche circolari interne di circa 15 m3, dotate di ossigenazione automatica, con una temperatura dell’acqua attorno ai 22-24°C. All’esame necroscopico i pesci presentavano lesioni cutanee in prossimità della regione perianale; all’apertura della cavità corporea si evidenziava la distensione della vescica natatoria e la presenza di un’enterite emorragica, particolarmente evidente nel tratto terminale dell’intestino. L’esame colturale, effettuato da rene e milza, ha dato esito positivo, con crescita di colonie in purezza su terreni di primo isolamento. La successiva caratterizzazione fenotipica e biochimica del germe ha consentito di identificarlo come P. fluorescens. La terapia si è basata sull’utilizzo di mangime medicato con ossitetraciclina alla dose di 75 mg/kg di p.v. per 10 giorni con remissione completa della sintomatologia. L’isolamento di P. fluorescens in A. baeri rappresenta una nuova segnalazione tra le patologie di origine batterica che colpiscono questa specie ittica, non essendo nota altra comunicazione sul territorio nazionale. SUMMARY – During the summer of 2005, an outbreak of Pseudomonas fluorescens, with a mortality rate of about 40%, was isolated in farmed Siberian sturgeon (Acipenser baeri) in North Italy. The affected subjects were young specimens, about 10 grams in size, bred in internal circular tanks of about 15 m3, equipped with automatic oxygenation, having a water temperature of about 22-24°C. Externally, fish presented cutaneous lesions close to the perianal region. Necroscopic examination showed a distension of the swim bladder and the presence of hemorrhagic enteritis, especially evident in the terminal tract of the intestine. The cultural examination, carried out on kidney and spleen, was positive, with pure colonies, and successive phenotypic and biochemical characterization allowed us to identify the germ as P. fluorescens. The therapy was based on the use of food medicated with oxytetracycline at a dose of 75 mg/kg of weight for 10 days with complete remission of the symptoms. The isolation of P. fluorescens in A. baeri represents a new pathology of bacterial origin affecting this species since there have not been other reports in Italy. Key words: Siberian sturgeon, Acipenser baeri, Bacterial disease, Pseudomonosis, Pseudomonas fluorescens. ______________________________ * Corresponding author: c/o Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta; Area Diagnostica Generale e Sanità Animale, Laboratorio di Ittiopatologia e Acquacoltura, Via Bologna, 148 - 10154 Torino. Tel.: 011-2686251; Fax: 011-2474458; E-mail: [email protected] 221 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 221-226 INTRODUZIONE La storionicoltura in Italia ha radici relativamente recenti; infatti, i primi impianti sono sorti sul territorio lombardo alla fine degli anni settanta. Numerose sono le specie e gli ibridi che vengono allevati, sia per le loro carni sia per le uova; tra questi troviamo lo storione ladano (Huso huso), lo storione bianco (Acipenser transmontanus), lo storione russo (Acipenser gueldenstaedti) e lo storione siberiano (Acipenser baeri). Gli Acipenseridi appartengono all’ordine degli Acipenseriformi e sono caratterizzati dalla presenza sulla cute, priva di squame, di cinque serie longitudinali di scudi ossei che conferiscono una forma pentagonale alla sezione trasversale del corpo (Tortonese, 1970). Lo storione siberiano (Acipenser baeri) (Brandt, 1869) oggetto di questo studio, viene allevato in particolar modo per le carni che vengono consumate in tranci e che hanno un tipico colore bianco-grigiastro. Questa specie fu importata dalla Russia prima in Francia nel 1975 e successivamente in Italia nel 1988. Lo storione siberiano raggiunge in due anni di allevamento i 2-2,5 Kg a 15-18°C, con un indice di conversione medio compreso tra 1,8 e 2,5 nei primi 2-3 anni di allevamento, mentre negli anni successivi è decisamente superiore (fra 2 e 4) (Hochleithner & Gessner, 1999). Pseudomonas fluorescens appartiene alla famiglia delle Pseudomonadaceae e può essere descritto come un bacillo Gram negativo, non sporigeno, ossidasi positivo, mobile per la presenza di flagelli polari e con metabolismo aerobio. Una caratteristica di P. fluorescens è la produzione di pigmenti che, illuminati con lunghezze d’onda di 254 nm (ultravioletto) risultano fluorescenti (Palleroni, 1984). Tale specie viene normalmente descritta come un saprofita non patogeno, che colonizza ambienti terrestri, acquatici e la superficie di molte piante. E’ causa di alcune patologie nei vegetali, come ad esempio la necrosi del midollo in piante di pomodoro (Demir, 1990; Saygili et al., 2004). Nell’uomo è causa di infezioni a basso livello di virulenza, soprattutto in pazienti ospedalizzati, (Simor et al.,1985), in pazienti anziani immunocompromessi (Pappas et al., 2006) e provoca raramente setticemie più gravi in pazienti oncologici (Hsueh et al., 1998). P. fluorescens è normalmente presente nelle acque libere (Allen et al., 1983) e viene descritto in ittiopatologia sia come un patogeno secondario che invade tessuti già danneggiati, sia come un patogeno primario a bassa virulenza (Roberts & Horne, 1978). È stato segnalato come causa di malattia in diverse specie ittiche quali tinca (Tinca tinca) (Ahne et al., 1982), carpa (Cyprinus carpio) e diversi altri ciprinidi (Farkas, 1984), pescigatto (Ictalurus melas e I. punctatus) (Ghittino, 1985; Inglis et al., 1993), trota fario (Salmo trutta fario) e trota marmorata (S. trutta marmoratus) (Prearo et al., 2002). È noto anche come causa di ulcere cutanee in esemplari di trota iridea (Oncorhynchus mykiss) affetti da Necrosi Pancreatica Infettiva in forma cronica (Roberts & Horne, 1978). Scopo del presente lavoro è quello di descrivere un episodio di setticemia batterica causata da P. fluorescens in giovanili di storione siberiano stabulati in vasche circolari, con sintomatologia evidente ed elevata mortalità. MATERIALI E METODI Nel corso dell’estate 2005, sono giunti in laboratorio alcuni esemplari di storioni siberiani provenienti da un allevamento dell’Italia settentrionale in cui si stava verificando un episodio di elevata mortalità. I soggetti colpiti erano della taglia di circa 10 grammi e venivano allevati in vasche circolari di circa 15 m3, dotate di ossigenazione automatica, con una temperatura dell’acqua attorno ai 22-24°C. L’acqua di pozzo normalmente usata in questo 222 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 221-226 periodo, veniva mescolata in quantità uguali con acqua di superficie proveniente da un canale sito in prossimità dell’allevamento. I soggetti sono stati sottoposti ad esame parassitologico a fresco per la ricerca di parassiti. All’esame necroscopico, eseguito su tutti i soggetti mediante dissezione, ha fatto poi seguito l’esame colturale di primo isolamento, eseguito tramite prelievo da rene e milza e semine su piastre di Columbia Agar addizionato con il 5% di sangue defibrinato di montone (AGS) (Microbiol). Le colonie, sviluppatesi dopo 24-48 ore di incubazione a 22 ± 2°C, sono state sottoposte ad analisi fenotipiche (trapianto su terreni selettivi quali il Pseudomonas Isolation Agar PIA e test di motilità) e biochimiche mediante l’utilizzo di gallerie API 20NE (bioMérieux). Una volta individuato il germe, è stato allestito l’antibiogramma secondo la metodica di Kirby-Bauer, utilizzando piastre di Muller-Hinton Agar e saggiando l’efficacia in vitro dei più comuni antibiotici utilizzati per i batteri Gram negativi che colpiscono i pesci. L’approccio terapeutico si è basato sulla somministrazione di un mangime medicato con ossitetraciclina, alla concentrazione di 75 mg/kg di p.v. per 10 giorni. RISULTATI L’esame necroscopico ha permesso di evidenziare la presenza di lesioni cutanee in prossimità della regione perianale e di rigonfiamento della parete addominale; all’apertura della cavità corporea si è potuto notare una estrema distensione della vescica natatoria e in diversi soggetti analizzati la presenza di un’imponente enterite emorragica, particolarmente evidente nel tratto terminale dell’intestino. L’esame parassitologico effettuato su cute e branchie è risultato negativo per tutti i soggetti esaminati. L’esame colturale di primo isolamento è risultato positivo, con crescita di colonie già dopo circa 18 ore di incubazione a 22 ± 2°C su AGS. Il germe isolato in purezza, era rappresentato da un bacillo Gram negativo, ossidasi positivo, mobile, capace di crescere a 4°C, ma non a 41°C; la crescita su terreni selettivi (PIA), metteva in evidenza colonie azzurro-verdastre che, se sottoposte a luce ultravioletta, emettevano una caratteristica fluorescenza. La caratterizzazione biochimica del ceppo isolato, eseguita in micrometodo (API 20NE), ha fornito i risultati evidenziati in tabella 1. La lettura dell’antibiogramma ha mostrato in vitro una sensibilità intermedia ad Ossitetraciclina e Tetraciclina, mentre il germe è risultato resistente ad Acido Oxolinico, Amoxicillina, Ampicillina, Enrofloxacina, Florfenicolo, Flumequine, Sulfametazolo potenziato con Trimethoprim e Tiamfenicolo. La terapia, effettuata mediante la distribuzione di mangime medicato per 10 giorni, ha portato alla completa remissione dei sintomi a partire dal quarto-quinto giorno di somministrazione. La mortalità totale del presente episodio, dalla comparsa dei primi sintomi alla fine della terapia, è stata calcolata intorno al 40% circa. 223 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 221-226 Reazione Esito NO3 - Riduzione dei nitrati TRP - Produzione di indolo dal triptofano GLU - Fermentazione del glucosio ADH - Arginina deidrolasi URE - Ureasi ESC - Idrolisi dell’esculina GEL - Idrolisi della gelatina PNPG - β-galattosidasi GLU - Assimilazione del glucosio ARA - Assimilazione dell’arabinosio MNE - Assimilazione del mannosio MAN - Assimilazione del mannitolo NAG - Assimilazione dell’n-acetil-glucosamina MAL - Assimilazione del maltosio GNT - Assimilazione del gluconato CAP - Assimilazione del caprato ADI - Assimilazione dell’adipato MLT - Assimilazione del malato CIT - Assimilazione del citrato PAC - Assimilazione del fenil-acetato OX - Ossidasi Codice identificativo finale Negativo Negativo Negativo Positivo Negativo Negativo Positivo Negativo Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Negativo Positivo Positivo Negativo Positivo Positivo Negativo Positivo 0157557 Tabella 1 – Caratteristiche biochimiche, valutate mediante API 20NE, del ceppo di Pseudomonas fluorescens isolato. Table 1 – Biochemical characteristics (API 20NE) of Pseudomonas fluorescens strain. DISCUSSIONE E CONCLUSIONI La Pseudomonosi da Pseudomonas fluorescens colpisce pesci d’acqua calda e fredda, sia dulciacquicoli che marini; la localizzazione è generalmente cutanea, soprattutto a carico di coda e pinne ed è in grado di determinare lesioni necrotiche che possono arrivare fino alla totale compromissione dell’organo (Ghittino, 1985). Sono stati segnalati casi con elevate mortalità, anche del 90%, in avannotti di tinca, i quali presentavano lesioni emorragiche a carico della cute e della base delle pinne; inoltre è stata riscontrata la presenza di liquido ascitico in cavità peritoneale, di petecchie emorragiche a livello branchiale, epatico, splenico e lungo il tratto intestinale, con un quadro tipico di setticemia batterica (Ahne et al., 1982). In Italia, un caso di setticemia batterica da P. fluorescens è stata diagnosticata durante un’epizoozia in trotelle fario e marmorate allevate in un impianto montano da ripopolamento, dove la mortalità ha raggiunto il 30% circa dei soggetti colpiti, con presenza di lesioni emorragiche a carico di cute, pinne, branchie, grasso periviscerale e intestino (Prearo et al., 2002). Per quanto riguarda invece le patologie di origine batterica negli Acipenseridi, le segnalazioni risultano essere relativamente scarse, soprattutto sul nostro territorio. Alle 224 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 221-226 segnalazioni di patologie causate da Yersinia ruckeri in storioni siberiani (A. baeri) in Francia (Vuillaume et al., 1987) e da Plesiomonas shigelloides in storione comune (A. sturio) in Germania in soggetti provenienti dalla Russia (Klein et al., 1993), si devono aggiungere le segnalazioni italiane con isolamento di Flexibacter columnaris da storione bianco (A. transmontanus) (Dottori et al., 1990) e di Aeromonas hydrophila da sterleto (A. ruthenus) (Quaglio et al., 2000) e storione siberiano (Colussi et al., 2005). Inoltre è stata dimostrata la suscettibilità di storione bianco ad Edwardsiella ictaluri tramite infezione sperimentale (Baxa et al., 1990). Nel caso in oggetto si è potuta constatare una forma setticemica, ad elevata mortalità, dove i giovani storioni presentavano una sintomatologia aspecifica. Per le caratteristiche di patogenicità del germe in questione la causa primaria di tale episodio è da imputarsi probabilmente alla distensione della vescica natatoria, evenienza relativamente frequente nelle forme giovanili di storione, sottoposti a stress di varia natura. L’utilizzo di acqua superficiale proveniente da un canale di alimentazione esterno, avvenuto alcuni giorni prima della comparsa delle manifestazioni cliniche, oltre a rappresentare la possibile via di entrata del germe in allevamento, ha senza dubbio sottoposto gli storioni ad un forte stress fisico, rendendoli probabilmente più vulnerabili a patologie secondarie come la Pseudomonosi. Tale segnalazione rappresenta il primo caso di Pseudomonosi da P. fluorescens in storioni siberiani in Italia e costituisce un ulteriore tassello nella descrizione di quadri patologici di origine batterica che colpiscono gli Acipenseridi. BIBLIOGRAFIA Ahne W., Popp W. & Hoffman R. (1982). 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Allo scopo, sono stati effettuati campionamenti mensili in due zone di allevamento (ingrasso): Zona A, Porto Lignano e Zona B, Isola di Marinetta. Su ogni campione, costituito da 50 soggetti, sono stati condotti esami istologici ed esami colturali quantitativi in Ray Fluid Thioglicollate Medium. Perkinsus sp. è stato rinvenuto in quasi tutti i soggetti esaminati: 76-100%. Nella zona A il numero di spore per soggetto varia tra 0 e 1.320.000; quello di spore/g tra 0 e 1.702.127. Il valore medio spore/g si colloca tra 13.805 (marzo 2004) e 219.647 (ottobre 2003). Nella zona B il numero di spore per soggetto varia tra 0 e 3.000.000; quello di spore/g tra 0 e 3.273.137. Il valore medio spore/g è compreso tra 43.794 (giugno 2003) e 783.390 (agosto 2004). Le vongole allevate nella zona B mostrano una media di spore significativamente più elevata di quelle della zona A. La diversa salinità riscontrata tra le due zone e la diversa composizione del substrato possono aver influenzato la variazione del grado di infestazione di Perkinsus sp. SUMMARY - Manila clam, farmed in the Marano Lagoon, is infested by the aetiological agent responsible for this infection, Perkinsus sp., as revealed by survey performed in the last years on several clam samples. The purpose of this research project was to observe the progression of the disease during farming cycle and to estimate the influence of the environment on the disease status. Monthly, two areas in the lagoon were sampled: Area A, Lignano harbour and Area B, Marinetta Island. Samples, each one of 50 subjects, were analysed by histology and by incubation of tissues in Ray’s Fluid Thioglycollate Medium (RFTM). Perkinsus sp. was found in nearly all the examined subjects: 76-100%. In area A, the number of hypnospores/individual ranged between 0 and 1320000, while the number of hypnospores/g between 0 and 1702127. The mean value of hypnospores/g ranged between 13805 (March 2004) and 219647 (October 2003). In area B, the number of hypnospores/individual ranged between 0 and 3000000, while the number of hypnospores/g between 0 e 3273137. The mean value of hypnospores/g ranged between 43794 (June 2003) and 783390 (August 2004). The mean value of hypnospores found in clams farmed in the area B was significantly higher than that found in clams from the area A. The different salinity characterizing the two areas and the different bottom composition may be the cause of the difference found in the Perkinsus sp. infection level. Key words: Manila clam, Ruditapes philippinarum, Perkinsus spp., Perkinsus olseni, Perkinsus mediterraneus, Pathology. _______________________________ * Corresponding author: c/o Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Laboratorio Patologia Molluschi, Via della Roggia 102 - 33030 Basaldella di Campoformido (UD). Tel.: 0432-561196; Fax: 0432-561532; E-mail: [email protected]. 227 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 227-242 INTRODUZIONE Il genere Perkinsus include diverse specie di parassiti protisti che infettano numerosi molluschi marini. La sua presenza è segnalata in oltre 50 specie popolanti le acque sia temperate sia tropicali dell’Oceano Pacifico e dell’Oceano Atlantico. Maggiori segnalazioni si hanno nelle specie più commercializzate: Crassostrea virginica (USA), Haliotis spp. (Australia) e Ruditapes spp. (Corea, Europa). In Europa è riscontrato soprattutto nelle vongole (R. decussatus e R. philippinarum) negli Stati che maggiormente allevano queste specie o che gestiscono, ai fini commerciali, zone naturali (Portogallo, Spagna, Francia, Italia). Inizialmente, la specie rinvenuta in Europa era stata identificata come P. atlanticus (Azevedo, 1989). Recentemente, da studi genetici di diversi isolati riferibili al genere Perkinsus, si ritiene che P. atlanticus e P. olseni (segnalato in Haliotis spp. australiane) siano la stessa specie (Murrell et al., 2002); pertanto per “diritto di prima segnalazione” gli organismi riferibili al genere Perkinsus segnalati in Europa, salvo ritrovamento di nuove specie, dovrebbero essere attribuiti alla specie P. olseni. D’altra parte nel 2004 organismi riferibili al genere Perkinsus sono stati segnalati in ostrica piatta (Ostrea edulis) nelle Isole Baleari spagnole (Casas et al., 2004) ed attribuiti a P. mediterraneus n. sp. La malattia causata da questi organismi è conosciuta come Perkinsosi ed è molto studiata, poiché le viene attribuita, talvolta, responsabilità diretta in casi di mortalità in Europa, ad esempio nell’allevamento di R. decussatus e R. philippinarum in Portogallo (Ruano & Cachola, 1986) e Spagna (Figueras et al., 1992). Per l’Europa, la prima segnalazione di Perkinsus si è avuta nel 1978 in R. decussatus della Laguna di Venezia (Da Ros & Canzonier, 1985; 1986). Poiché l’introduzione della vongola filippina (R. philippinarum) in Italia (Laguna di Venezia) si è avuta nel 1983, appare evidente l’esistenza di Perkinsus prima di tale introduzione, anche se la pratica di allevamento può averne rinforzato la presenza. Da Ros & Canzonier (1985; 1986) segnalano Perkinsus in O. edulis in banchi naturali della Laguna di Venezia. Secondo questi Autori, già durante l’inverno 1978 il parassita era stato riscontrato in ostriche piatte, importate dalla Grecia ed immesse nel Nord Adriatico. Nella Laguna di Marano (Nord Adriatico), in cui l’allevamento di R. philippinarum ha avuto inizio nel 1986, è stata segnalata tale parassitosi nel 1991 (Ceschia et al., 1991). In tale area, la Cooperativa ALMAR Scarl possiede schiuditoio, preingrasso ed ingrasso (100 ettari), nonché un’area naturale gestita (con reimmersione di prodotto reperito commercialmente in Italia e/o estero) per la raccolta da parte della Cooperativa Pescatori S. Vito. Dato l’elevata presenza di Perkinsus nelle vongole della Laguna di Marano, evidenziata dall’analisi di diversi campioni in questi ultimi anni, ci si è proposti di studiare la Perkinsosi durante un ciclo di allevamento e di valutare l’influenza dei parametri temperatura e salinità ed eventuali altri fattori ambientali sullo sviluppo della patologia. MATERIALE E METODI La Cooperativa ALMAR utilizza per l’ingrasso della vongola filippina due zone: una di 60 ettari nelle vicinanze del Porto di Lignano (zona A) e la seconda di 40 ettari in un’area limitata verso il mare dal cordone litorale dell’isola di Marinetta (zona B). 228 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 227-242 Fiume Stella Figura 1 - Laguna di Marano (UD). Zona A e zona B: aree di allevamento (ingrasso) della vongola filippina (da Cooperativa ALMAR). Figure 1 - Lagoon of Marano (UD – Italy). Zone A and zone B: rearing areas of manila clam (Coop. ALMAR). Le vongole, superata la taglia di 10 mm, vengono seminate direttamente sul fondale, con una densità di 200 individui/m2, fino al raggiungimento della taglia commerciale (> 25 mm). L’ingrasso viene fatto su di un substrato di matrice sabbioso-fangosa. Per ciascuna fase di allevamento (preparazione terreno di semina, semina, protezione mediante stesura di reti in materiale plastico, pulizia e raccolta) vengono utilizzati sistemi meccanizzati. Il seme prodotto nello schiuditoio della ALMAR o acquisito sul mercato nazionale e/o estero, viene reimmerso per l’ingrasso due volte l’anno: in primavera ed in estate. La ricerca è stata condotta dal 4 dicembre 2002 al 25 marzo 2003 (fase di preingrasso) e dal 7 maggio 2003 al 19 ottobre 2004 (fase di ingrasso). La scelta delle zone di ricerca e del periodo è stata suggerita dalla normale routine d’allevamento della Cooperativa. Durante la primavera (7 maggio 2003), leggermente in ritardo dato il prolungarsi di temperature particolarmente rigide, sono state effettuate semine nelle due zone. Il materiale di semina era di origine locale (schiuditoio della Cooperativa). Mensilmente venivano effettuati campionamenti nelle due aree di ingrasso: - Zona A - Porto Lignano: substrato con componente sabbiosa del 20% (resto fangoso), area fortemente influenzata dalla vivificazione marina attraverso la bocca di Porto Lignano e dall’immissione di acqua dolce dai fiumi sfocianti a Nord della Laguna di Marano; - Zona B - Isola di Marinetta: substrato con componente sabbiosa del 10%, area meno esposta ai flussi idrici, essendo protetta dal cordone litorale, e caratterizzata da bassi fondali emergenti durante i periodi di bassa marea. 229 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 227-242 Contemporaneamente al prelievo dei campioni sono stati raccolti dati ed informazioni riguardanti caratteristiche fisiche e meteorologiche: temperatura, salinità, condizioni meteo e stato di marea. Ogni campione era costituito da 50-55 soggetti. Appena raccolti venivano portati al Laboratorio Patologia Molluschi dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie di Basaldella di Campoformido (UD) per essere sottoposti ai seguenti accertamenti: - misurazione di lunghezza e peso di ogni soggetto/campione; - esami istologici normalmente condotti su 25-30 soggetti/campione - esami colturali quantitativi in Ray Fluid Thioglicollate Medium (RFTM) sul mollusco in toto, 25 soggetti/campione. L’esame istologico è stato effettuato secondo le normali procedure istologiche (fissazione in fissativo di Carson, processazione, inclusione in paraffina, taglio, colorazione EmatossilinaEosina, lettura al microscopio ottico). Questa analisi fornisce informazioni riguardanti la reazione dei tessuti, la distribuzione dei trofozoiti di Perkinsus e la presenza di altre forme parassitarie. Non fornisce però dati quantitativi e non è abbastanza sensibile per evidenziare gli stati iniziali dell’infezione. L’esame colturale quantitativo è stato condotto mediante coltura della polpa del mollusco in RFTM. Con questa tecnica tutti i parassiti nei diversi stadi di maturazione aumentano di volume e diventano più facilmente visibili ed identificabili e non si ha perdita di parassiti eventualmente presenti nei tessuti. L’intero corpo del mollusco, dopo essere stato prelevato dalla conchiglia, viene asciugato su carta assorbente per rimuovere il liquido intervalvare e pesato. Successivamente il mollusco viene sminuzzato e posto ad incubare in 20 ml di Tioglicolato per 4-5 giorni al buio a temperatura ambiente. Si procede in seguito alla centrifugazione a 2500 rpm per 10 minuti e all’eliminazione del surnatante. Per la lisi, il tessuto è sospeso in 20 ml di una soluzione 2M di NaOH ed incubato a bagnomaria a 60°C per 1-3 ore. Dopo centrifugazione a 2500 rpm per 10 minuti, rimosso il surnatante, si effettuano 5 lavaggi in 10 ml di acqua distillata, con successive centrifugazioni, a cui fa seguito l’eliminazione del surnatante. Quindi 100 µl di sedimento diluito in 1 ml di acqua distillata, sono posti su filtro Millipore con porosità 0,22 µm, prima di procedere alla colorazione (1 ml di soluzione di Lugol al 20%) ed alla conta dei parassiti presenti mediante microscopio ottico. Se il numero dei parassiti risulta elevato, si procede alla diluizione fino al raggiungimento di una lettura ottimale. Al termine del conteggio si moltiplica il numero delle spore trovato per 10 (fattore di diluizione standard) e per l’eventuale altra diluizione apportata (n° spore totale) e si divide per il peso della polpa dell’animale (g) in modo da esprimere il n° spore/g. La differenza di positività per l’infezione da Perkinsus nei due anni di indagine è stata valutata tramite il test esatto di Fisher. Il numero di spore/g è stato trasformato in logaritmo naturale ([LN (x+1)] al fine di tendere alla normalità della distribuzione e poter utilizzare strumenti statistici parametrici. Le eventuali correlazioni fra il numero di spore/g e le variabili temperatura, salinità, lunghezza e peso del mitilo sono state valutate tramite il coefficiente di correlazione r di Pearson. Il software utilizzato è stato SPSS per Windows, versione 12.01. RISULTATI Temperatura dell’acqua Nella Zona A la temperatura è risultata compresa tra 3,0°C e 29,5°C; nella Zona B tra 4,0°C e 30,5C°. L’ampia oscillazione è dovuta ad un ambiente poco profondo. Durante il 2003 si è avuto un periodo caldo molto lungo e privo di precipitazioni (giugno-settembre) (Tabella 1). 230 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 227-242 Salinità Nella Zona A i valori sono risultati compresi tra 14,8‰ e 33,3‰; nella zona B tra 21,3‰ e 35,0‰. Mediamente valori maggiori sono stati riscontrati nella Zona B. Come riportato precedentemente questa zona è più protetta, con ricambio idrico più lento e meno condizionato dai corsi d’acqua che sfociano in laguna (Tabella 1). Data Ora ZONA A Salinità T °C ‰ ZONA B Salinità T °C ‰ 07/05/03 06/06/03 04/07/03 07/08/03 02/09/03 15/10/03 07/11/03 09/12/03 07/01/04 04/02/04 16/03/04 21/04/04 18/05/04 23/06/04 20/07/04 23/08/04 19/09/04 19/10/04 9,30 7,35 9,45 14,45 15,30 16,00 15,00 14,00 16,00 16,00 11,00 9,00 7,00 8,00 17,00 8,45 17,30 15,20 20,5 24,0 26,0 29,5 24,0 16,5 12,0 11,0 3,0 7,0 12,0 15,0 19,5 21,0 27,5 23,0 20,5 16,0 21,0 25,0 25,0 30,5 24,0 17,0 12,0 11,5 4,0 7,5 12,0 15,0 18,5 22,0 30,0 24,0 23,0 16,0 18,0 24,6 26,5 33,3 25,9 27,5 21,3 16,0 15,4 24,4 14,8 19,3 19,1 15,6 24,4 24,2 19,5 26,1 28,9 29,6 32,8 35,0 32,5 32,9 29,1 22,5 24,2 24,4 21,3 27,2 25,5 29,1 29,5 32,5 30,8 28,8 Condizioni meteo Marea sereno sereno poco nuvoloso quasi sereno sereno nuvoloso\bora nuvoloso\bora sereno nuvoloso\calma poco nuvoloso\nebbia sereno sereno sereno sereno sereno sereno/tramontana sereno molto nuvoloso crescente crescente crescente crescente crescente calante calante calante calante crescente calante crescente crescente crescente calante crescente calante calante Tabella 1 - Caratteristiche fisiche e meteo delle zone di sperimentazione. Table 1 - Physical and meteorological characteristics of experimental area. Biometrie Alla fine della sperimentazione le vongole della zona A sono risultate avere un peso medio di 7,7 g e una lunghezza media di 32,2 mm, quelle della zona B, 8,4 g e 31,5 mm. Durante il primo anno, i soggetti immessi in primavera hanno presentato una variazione sia in peso sia in lunghezza tra le due zone (A-B); a fine ricerca i valori sono risultati molto simili (Tabelle 2 e 3; Grafici 1 e 2). Stato sanitario Esame colturale quantitativo Perkinsus sp. è stato trovato in molti soggetti esaminati: 76-96%. Il numero di spore per soggetto è variato tra 0 e 127.000; quello delle spore/g tra 0 e 1.336.842. Il valore medio delle spore/g si è collocato tra 7.006 (febbraio 2003) e 123.755 (dicembre 2002). 231 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 227-242 Data 25.02.03 25.03.03 07.05.03 06.06.03 04.07.03 07.08.03 02.09.03 15.10.03 07.11.03 09.12.03 07.01.04 04.02.04 16.03.04 21.04.04 18.05.04 23.06.04 20.07.04 23.08.04 19.09.04 19.10.04 Min 0,063 0,050 0,069 0,363 0,329 0,192 0,548 0,544 0,526 0,676 0,418 0,305 0,332 0,657 1,363 3,073 3,493 5,400 7,014 4,527 Peso totale (g) Max Media 0,102 0,080 0,128 0,087 0,852 0,269 1,131 0,645 1,469 0,713 1,217 0,601 2,044 1,041 2,830 1,250 2,416 1,107 1,905 1,259 1,891 0,994 3,042 1,122 3,587 1,490 6,499 2,261 4,419 2,773 6,001 4,457 11,696 6,785 10,827 7,305 18,025 10,053 11,697 7,718 D.S. 0,010374 0,018039 0,186875 0,214749 0,299493 0,258199 0,362508 0,555259 0,535887 0,380838 0,407943 0,610232 0,828492 1,169679 0,860380 0,941333 2,172489 1,507214 2,840287 1,655501 Min 5,2 6,1 6,9 12,0 11,2 0,9 14,0 13,3 13,0 14,0 12,0 10,8 11,0 14,4 18,0 22,7 24,5 29,2 31,2 26,3 Lunghezza totale (mm) Max Media D.S. 8,0 6,7 0,576715 9,1 7,3 0,687992 16,9 10,3 2,538536 17,5 14,5 1,719671 23,0 15,1 2,708277 17,5 13,0 4,027336 20,5 16,7 1,766796 23,2 17,2 2,538129 21,5 16,4 2,534745 21,0 17,5 1,865226 20,7 16,0 2,302157 25,0 16,6 3,225249 25,0 18,0 3,746296 29,5 21,0 3,230542 26,6 22,7 2,307907 30,0 26,6 2,065446 36,0 30,8 3,086136 35,4 31,7 1,821172 40,8 34,7 2,589080 35,6 32,2 2,090255 Tabella 2 - Caratteristiche peso medio e lunghezza media delle vongole nella Zona A. Table 2 - Mean weight and length of manila clam (zone A). Data 25.02.03 25.03.03 07.05.04 06.06.03 04.07.03 07.08.03 02.09.03 15.10.03 07.11.03 09.12.03 07.01.04 04.02.04 16.03.04 21.04.04 18.05.04 23.06.04 20.07.04 23.08.04 19.09.04 19.10.04 Min 0,063 0,050 0,082 0,248 0,419 0,954 1,527 1,621 1,726 2,107 1,787 2,606 1,869 3,322 3,914 4,471 4,871 4,650 6,927 5,227 Peso totale (g) Max Media 0,102 0,080 0,128 0,087 0,580 0,271 1,320 0,555 2,114 1,174 3,900 2,098 3,476 2,439 5,122 2,749 5,392 3,675 6,061 3,935 6,868 3,952 8,105 4,745 7,493 4,582 9,375 5,492 8,874 6,065 11,727 7,524 11,864 8,385 12,106 7,348 12,485 8,940 12,199 8,400 D.S. 0,010374 0,018039 0,136191 0,279085 0,425191 0,646654 0,617749 0,802605 1,018407 1,180776 1,330368 1,405334 1,453167 1,565486 1,553855 1,844045 1,806065 1,896967 1,380920 1,695898 Min 5,2 6,1 7,0 10,3 12,5 16,7 18,5 19,0 19,0 19,0 18,7 21,8 20,0 23,3 24,0 24,8 26,8 25,5 30,0 26,0 Lunghezza totale (mm) Max Media D.S. 8,0 6,7 0,576715 9,1 7,3 0,687992 14,0 10,5 2,182712 18,4 13,3 2,306426 24,0 17,3 2,917904 27,0 20,9 2,222971 24,5 21,2 1,807365 28,5 22,7 2,178164 30,4 24,5 2,688754 30,0 24,8 2,854383 30,4 24,5 3,097757 31,0 26,8 2,612949 31,3 26,0 2,735282 34,0 27,7 2,823750 32,6 28,4 2,606613 37,0 30,8 2,910624 36,5 31,4 2,270154 35,1 30,5 2,319001 35,7 32,5 1,805519 36,9 31,5 2,415802 Tabella 3 - Caratteristiche peso medio e lunghezza media delle vongole nella Zona B. Table 3 - Mean weight and length of manila clam (zone B). 232 Grafici 1-2 - Peso medio e lunghezza media delle vongole nelle zone A e B. Graphics 1-2 -Mean weight and length of manila clam (zones A and B). ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 227-242 233 07.05.03 06.06.03 04.07.03 07.08.03 02.09.03 15.10.03 07.11.03 09.12.03 07.01.04 04.02.04 16.03.04 21.04.04 18.05.04 23.06.04 20.07.04 23.08.04 19.09.04 19.10.04 04.12.02 09.01.03 25.02.03 25.03.03 Data 0,628 0,812 1,522 1,113 1,256 2,187 2,150 2,188 1,800 0,043 0,072 0,151 0,249 0,483 0,419 0,857 0,942 0,688 0,494 0,120 0,405 0,221 0,017 0,328 0,433 0,027 0,072 0,235 0,057 0,105 0,190 0,003 0,512 0,028 0,006 0,629 0,013 0,002 0,085 0,110 0,012 0,102 0,136 Max 0,039 Min 234 1,219 1,340 1,329 1,174 0,837 0,589 0,588 0,365 0,208 0,201 0,206 0,238 0,234 0,209 0,097 0,100 0,118 0,049 0,014 0,007 0,061 0,065 Media Peso polpa (g) 1000 300 50 200 40 70 70 40 0 0 50 100 70 90 0 0 0 0 0 0 0 0 Min 540 127000 161000 1320000 137000 174000 510000 148000 61000 50000 32000 121000 61000 115000 259000 104000 142000 51000 46000 37000 6700 Media 30560 113321 32470 27168 46256 22474 13959 5411 4338 16136 16889 17511 46854 22173 17816 4891 3902 2930 INGRASSO 284 40 6922 6158 34421,2 14806,2 10465,7 8179,8 29527,5 18980,3 27634,4 74125,6 27007,2 31281,5 11396,3 10528,2 8384,0 1336,7 105,2 25328,3 9136,9 D.S. 39667,4 272694,0 36187,6 41792,4 103713,6 PREINGRASSO 30000 Max 6000 36000 21000 11000 10000 10000 11000 1660 500 285 11000 8000 14000 17000 6000 160 30 80 10 20 170 820 Mediana 586 302 23 191 77 130 118 105 0 0 221 552 548 545 0 0 0 0 0 0 0 0 Min Tabella 4- Peso polpa, n° spore totali e n° spore/g nelle vongole della Zona A Table 4- Body weight, total spore and spores/g in manila clams reared (zone A) 0,245490 0,333607 0,306022 0,446734 0,216340 0,227088 0,288615 0,200797 0,122651 0,089238 0,061130 0,125442 0,112084 0,076755 0,056020 0,081917 0,051692 0,044160 0,004518 0,003234 0,025141 0,021099 D.S. N° spore totali 147166 735376 83922 243356 478873 183850 110707 98591 244274 725490 281081 373376 1702127 622754 1302752 301369 308641 1275862 446666 90000 1336842 638297 Max 25099 78484 27271 28406 54441 35623 22534 13805 34247 79992 79235 71532 219647 114803 183959 38457 31934 64534 19102 7006 80947 123755 Media N° spore/g 33891,5 169871,3 29254,5 50269,9 104958,3 45962,9 23617,3 23159,3 60195,1 161694,2 86107,0 91698,7 416322,6 150148,1 303453,7 76109,3 80799,6 253717,5 89083,1 17537,5 268204,5 196682,6 D.S. 8720 29190 10971 11088 11655 22106 19710 5725 1937 1914 64024 28753 62330 78703 65217 1875 350 3478 1176 3330 4117 976 Mediana ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 227-242 07.05.03 06.06.03 04.07.03 07.08.03 02.09.03 15.10.03 07.11.03 09.12.03 07.01.04 04.02.04 16.03.04 21.04.04 18.05.04 23.06.04 20.07.04 23.08.04 19.09.04 19.10.04 04.12.02 09.01.03 25.02.03 25.03.03 Data 1,164 0,893 1,437 1,270 1,750 1,832 1,668 2,176 1,538 1,631 1,555 1,672 0,311 0,349 0,474 0,437 0,682 0,499 0,692 0,697 0,483 0,730 0,630 0,571 0,183 0,896 0,605 0,160 0,315 0,295 0,226 0,229 0,039 0,028 0,006 0,024 0,013 0,002 0,107 0,110 0,012 0,014 0,136 Max 0,039 Min 235 1,053 0,990 0,949 1,107 1,279 0,981 1,108 1,029 0,868 0,761 0,561 0,692 0,520 0,395 0,363 0,133 0,088 0,054 0,014 0,007 0,061 0,065 Media Peso polpa (g) 4000 1000 2000 350 600 1000 3000 3000 620 1000 1000 5000 510 680 40 0 0 20 0 0 0 0 Min 1660000 2350000 3000000 720000 700000 1131000 556000 800000 686000 1035000 828000 780000 730000 1450000 376000 97000 54000 54000 6700 540 Media 307680 519280 805560 198028 144464 204560 166680 301400 251776 323200 279600 211520 214040 251067 63709 13537 2642 4856 INGRASSO 284 40 6922 6158 9136,9 D.S. 475325,8 614694,9 703538,1 208970,8 147444,5 258655,5 155126,2 235092,4 275106,3 241057,0 260400,5 226702,5 233247,4 307310,9 102278,7 23150,4 10722,2 12828,0 1336,7 105,2 25328,3 PREINGRASSO 127000 30000 Max 261 993 3996 225000 115000 366 118000 2607 899 151000 790000 2722 117000 131000 633 1244 1730 346000 312000 2053 303000 158000 1847 10703 121 1497 5000 156000 64000 0 130000 0 40 0 10 1110 0 20 266 0 170 130 0 Min 820 Mediana Tabella 5 - Peso polpa, n° spore totali e n° spore/g nelle vongole della Zona B. Table 5 - Body weight, total spore and spores/g in manila clams reared (zone B). 0,246753 0,173150 0,254659 0,215361 0,389407 0,303388 0,314415 0,343685 0,236302 0,262071 0,183298 0,216374 0,146801 0,124441 0,109213 0,061583 0,054521 0,027675 0,004518 0,003234 0,025141 0,021099 D.S. N° spore totali 1830209 2445369 2522756 482686 453661 767299 538035 713429 1223628 1470170 1566666 1287128 1533613 3273137 1089855 836206 964285 2133333 446666 90000 1336842 638297 Max 282540 510310 783390 169728 124575 206683 156209 266029 287842 434879 525368 319135 405858 647611 176168 114769 43794 127788 19102 7006 80947 123755 Media N° spore/g 442299,6 658996,8 626157,4 167387,7 113637,1 213002,0 146986,3 216673,6 333757,6 368258,7 496537,3 369706,7 455538,7 692113,6 291173,9 206505,8 192275,7 434032,8 89083,1 17537,5 268204,5 196682,6 D.S. 147625 97077 794573 111111 105054 172661 122816 300752 193390 359550 529147 84544 307304 493670 15723 10620 1020 2727 1176 3330 4117 976 Mediana ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 227-242 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 227-242 Zona A - Perkinsus sp. è stato rinvenuto in quasi tutti i soggetti esaminati: 76-100%. Il numero di spore per soggetto è variato tra 0 e 1.320.000; quello delle spore/g tra 0 e 1.702.127. Il valore medio spore/g è collocato tra 13.805 (marzo 2004) e 219.647 (ottobre 2003) (Tabella 4; Grafico 3). Zona B - Perkinsus sp. è stato rinvenuto in quasi tutti i soggetti esaminati: 76-100%. Il numero di spore per soggetto è variato tra 0 e 3.000.000; quello delle spore/g tra 0 e 3.273.137. Il valore medio di spore/g si è collocato tra 43.794 (giugno 2003) e 783.390 (agosto 2004) (Tabella 5; Grafico 3). 900000 800000 700000 n° spore/g 600000 500000 zona A n° spore/g zona B n° spore/g 400000 300000 200000 100000 7. 05 .0 3 6. 06 .0 3 4. 07 .0 3 7. 08 .0 3 2. 09 .0 3 15 .1 0. 03 7. 11 .0 3 9. 12 .0 3 7. 01 .0 4 4. 02 .0 4 16 .0 3. 04 21 .0 4. 04 18 .0 5. 04 23 .0 6. 04 20 .0 7. 04 23 .0 8. 04 19 .0 9. 04 19 .1 0. 04 0 Grafico 3 - N° spore/g presenti nelle vongole delle zone A-B. Graphic 3 - Spores/g in manila clam (zones A and B). Esame istologico L’esame istologico non è stato condotto su un numero omogeneo di soggetti per campione. Complessivamente, sono risultati positivi nella Zona A il 39,1% dei soggetti esaminati, nella Zona B il 57,82% (Tabella 6). Come per l’esame colturale quantitativo, anche per l’esame istologico i soggetti allevati nella Zona B risultavano maggiormente infestati da Perkinsus sp. rispetto a quelli della Zona A (Tabella 7). Analisi statistica Le medie di spore/g rilevate in generale nei due anni di indagine non sono risultate statisticamente significative. Le vongole allevate su terreno fangoso hanno mostrato una media di spore significativamente più elevata di quelle coltivate su terreno sabbioso. In generale i mesi tardo primaverili-estivi (maggio, giugno e luglio) hanno mostrato una media di spore/g significativamente inferiore rispetto ai mesi più freddi (da settembre a gennaio). 236 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 227-242 Data 04.12.02 09.01.03 25.02.03 25.03.03 07.05.03 06.06.03 04.07.03 07.08.03 15.10.03 07.11.03 09.12.03 07.01.04 04.02.04 16.03.04 21.04.04 18.05.04 23.06.04 20.07.04 23.08.04 19.09.04 19.10.04 Zona A % Zona B % 56,0 48,0 4,0 4,0 preingrasso primavera 36,0 36,0 40,0 36,0 0,0 75,0 28,5 50,0 50,0 62,5 42,8 58,3 33,3 60,0 40,0 37,5 28,0 24,0 24,0 52,0 56,0 72,0 68,0 52,0 73,3 92,0 88,0 56,0 64,0 84,0 90,6 80,0 64,0 Tabella 6 - Esame istologico: % soggetti positivi per Perkinsus sp. Table 6 - Histological investigation: Perkinsus sp. positive samples (%). Data 04.12.02 09.01.03 25.02.03 25.03.03 07.05.03 06.06.03 04.07.03 07.08.03 02.09.03 15.10.03 07.11.03 09.12.03 07.01.04 04.02.04 16.03.04 21.04.04 18.05.04 23.06.04 20.07.04 23.08.04 19.09.04 19.10.04 Zona A % Zona B % 92,0 96,0 88,0 76,0 preingrasso primavera 84,0 76,0 96,0 96,0 100,0 100,0 100,0 100,0 95,8 96,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 76,0 96,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Tabella 7 - Esame colturale quantitativo: % soggetti positivi per Perkinsus sp. Table 7 - Cultural investigation: Perkinsus sp. positive samples (%). 237 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 227-242 Correlazioni Nella tabella seguente (Tabella 8) vengono riportati i coefficienti di correlazione fra il numero di spore e le variabili peso polpa, peso totale e lunghezza della vongola e fra il numero di spore, temperatura e salinità dell’acqua al momento del prelievo. Benché alcune correlazioni siano significative, i valori dei coefficienti sono bassi, indicando una mancanza di relazione lineare fra il numero di spore conteggiate e le variabili esaminate. variabili Peso polpa Peso totale (g) Lunghezza (mm) Temperatura Salinità Zona A .059 .075 .093* .035 .074 Zona B .212** .282** .356** -.209** -.097* * La correlazione è significativa al livello 0,05. ** La correlazione è significativa al livello 0,01. Tabella 8 – Coefficienti di correlazione tra il numero di spore e le diverse variabili. Table 8 – Correlation coefficients between spores numbers and parameters. 250000 35 30 °C 150000 20 15 100000 n° spore/g 200000 25 Temperatura zona A n° spore/g 10 50000 5 19.10.04 19.09.04 23.08.04 20.07.04 23.06.04 18.05.04 21.04.04 16.03.04 4.02.04 7.01.04 9.12.03 7.11.03 2.09.03 15.10.03 7.08.03 4.07.03 6.06.03 0 7.05.03 0 250000 35 30 15 100000 Salinità zona A n° spore/g 10 50000 5 19.10.04 19.09.04 23.08.04 20.07.04 23.06.04 18.05.04 21.04.04 16.03.04 4.02.04 7.01.04 9.12.03 7.11.03 15.10.03 2.09.03 7.08.03 4.07.03 0 6.06.03 0 7.05.03 salinità % 150000 20 n° spore/g 200000 25 Grafici 4-5 - Temperatura, salinità e numero di spore/g in vongole relative alla zona A. Graphics 4-5 - Temperature, salinity and spores/g (zone A). 238 35 900000 30 800000 700000 600000 20 500000 400000 15 300000 10 40 900000 35 800000 700000 30 Salinità % 600000 25 500000 400000 20 15 300000 10 Salinità zona B n° spore/g 19.10.04 19.09.04 23.08.04 20.07.04 23.06.04 18.05.04 21.04.04 16.03.04 4.02.04 7.01.04 9.12.03 7.11.03 15.10.03 2.09.03 0 7.08.03 0 4.07.03 200000 100000 6.06.03 5 7.05.03 Temperatura zona B n° spore/g 19.10.04 19.09.04 23.08.04 20.07.04 23.06.04 18.05.04 21.04.04 4.02.04 16.03.04 7.01.04 9.12.03 7.11.03 2.09.03 15.10.03 7.08.03 0 4.07.03 0 6.06.03 200000 100000 7.05.03 5 n° spore/g °C 25 n° spore/g ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 227-242 Grafici 6-7 - Temperatura, salinità e numero di spore/g in vongole relative alla zona B. Graphics 6-7 - Temperature, salinity and spores/g (zone B). DISCUSSIONE E CONCLUSIONI La ricerca condotta fotografa quanto avvenuto nei due anni in esame in normali zone di allevamento di vongola filippina della Laguna di Marano. Zona di allevamento, stagionalità di introduzione, seme preingrassato, densità di popolazione, ecc., sono quelle abituali e compatibili con l’habitat. Le condizioni ambientali e trofiche, molto simili nelle due zone, permettono di raggiungere la taglia minima commerciale (25 mm) in circa 12 mesi dall’introduzione del seme, in circa 18 mesi, una taglia maggiore, commercialmente più remunerativa (<30 mm). La temperatura e la salin ità osservate rispecchiano, in parte, quelle rilevate annualmente nella zona; la variazione più significativa si è avuta nei valori della temperatura osservati nei mesi di giugno-luglio 2003, superiori alla norma. La Perkinsosi nelle zone oggetto di ricerca è presente nell’arco di tutto l’anno. I soggetti sono infetti già dalla fase di preingrasso. Mediamente la sua presenza tende a ridursi durante il periodo invernale-primaverile, per poi crescere a partire dall’estate e raggiungere un picco durante fine estate-inizio autunno. Durante 239 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 227-242 il primo anno di allevamento, i mesi con il grado maggiore di infezione sono stati settembre (Zona B) e ottobre (Zona A); nel secondo anno i mesi di agosto (Zona B) e settembre (Zona A). I soggetti allevati nella Zona B presentavano un grado di infezione statisticamente significativo più elevato rispetto a quelli della Zona A. Normalmente il grado di infezione aumenta con l’età: il numero medio di spore/g nei soggetti del secondo anno è maggiore rispetto ai soggetti del primo anno. Dalla ricerca questo non si evince. Molti fattori possono condizionare la presenza e l’intensità della Perkinsosi. Molte considerazioni concernenti l’epidemiologia hanno focalizzato delle responsabilità, per quanto riguarda fattori esterni, nella temperatura e nella salinità. In Europa, il maggior numero di informazioni si ha dall’allevamento e dalle prove in vitro effettuate da ricercatori portoghesi e spagnoli su R. decussatus e R. philippinarum. Presenza ed intensità diminuiscono con il decrescere della temperatura e della salinità, mentre aumentano con l’accrescimento di questi parametri, entro determinati limiti, legati alla specie allevata e alle esigenze del parassita. Negli allevamenti spagnoli di R. decussatus si hanno segnalazioni di mortalità durante tutto l’anno, maggiormente dalla primavera all’autunno, con due picchi: primavera-fine estate ed inizio autunno, quando la temperatura dell’acqua è compresa tra 15-28°C (La Peyne & Nickens, 2002; Villalba et al., 2005). Valori simili per la temperatura sono riportati da più Autori, che hanno basato i loro studi su dati raccolti durante fenomeni di mortalità o sullo studio in vitro del ciclo biologico del parassita (in particolare fase di sporulazione). Una ricerca condotta da Cigarria et al. (1997) per valori di temperatura compresi tra 15-25°C, sottolinea che la mortalità coincide con il verificarsi delle temperature più elevate. Ordas & Figueras (1998) riportano che a temperature comprese tra 5-37°C è presente Perkinsus, con valori ottimali tra 16-26°C. Casas et al. (2002) riportano valori compresi tra 15-32°C, con intervallo ottimale tra 19-28°C. Da prove in vitro effettuate in Francia da Auzoux-Bordenave et al. (1995), risulta che i valori ottimali siano compresi tra 24-28°C. La temperatura osservata durante la sperimentazione era caratterizzata da un’ampia oscillazione, dovuta all’ambiente poco profondo. Nei mesi (agosto-ottobre) in cui Perkinsus era maggiormente infettante (numero spore/g), il valore della temperatura si collocava tra 16 e 24°C. Questi valori bene si inseriscono tra quelli riportati in letteratura (15-28°C) come ottimali per la presenza del parassita. I valori riscontrati durante l’arco di un anno (3-30,5°C) sono compatibili con la sopravvivenza della specie allevata (3-32°C in banchi naturali) (Gosling, 2003) e le esigenze del parassita. A differenza di quanto riportato da alcuni Autori (mortalità nelle vongole con temperature superiori a 25°C), nella ricerca condotta nella Laguna di Marano non sono stati evidenziati episodi di mortalità. Poiché non sono state rilevate variazioni significative di temperatura tra le due zone, non si ritiene che la temperatura sia la causa del diverso grado di infestazione da Perkinsus riscontrato. Per quanto riguarda la salinità, i vari Autori riportano valori compresi tra 15-40 ‰ (Ordas & Figueras, 1998) e 25-35‰ (Auzoux-Bordenave et al., 1995; Casas et al., 2002). Casas et al. (1999) riportano il valore 5‰ come limite al di sotto del quale si possono verificare casi di mortalità nelle vongole. Gosling (2003) riporta come valori ottimali per la specie R. philippinarum 13-35‰. I valori di salinità riscontrati durante la sperimentazione variano a seconda delle zone: mediamente si possono raggiungere valori minori nella zona A (14,8-33,3‰) rispetto alla zona B (21,3-35,0‰), in quanto influenzata dall’apporto di acqua dolce dai fiumi che sfociano a nord della laguna di Marano. 240 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 227-242 La zona B, inoltre, è più protetta, in quanto collocata a ridosso dell’isola della Marinetta all’interno della laguna. Questo fa sì che il substrato su cui vengono allevate le vongole abbia una composizione diversa: in particolare varia la presenza di sabbia, inferiore mediamente del 10-20% rispetto alla zona A. La diversa salinità riscontrata tra le due zone e la diversa composizione del substrato possono pertanto aver influenzato la variazione del grado di infestazione di Perkinsus. BIBLIOGRAFIA Auzoux-Bordenave S., Vigario A.M., Ruano F., Domart-Coulon I. & Doumenc D. (1995). 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Study of Perkinsus in the carpet shell clam Tapes decussatus in Galicia (NW Spain). I. Identification of the aetiological agent and in vitro modulation of zoosporulation by temperature and salinity. Dis. Aquat. Org., 50: 51-61. Ceschia G., Zentilin A. & Giorgetti G. (1991). Presenza di Perkinsus in vongole veraci (Ruditapes philippinarum) allevate nel Nord-Est Italia. Boll. Soc. It. Patol. Ittica, 5: 101-108. Cigarria J., Rodriguez C. & Fernandez J.M. (1997). Impact of Perkinsus sp. on Manila clam Ruditapes philippinarum beds. Dis. Aquat. Org., 29: 117-120. Da Ros L. & Canzonier W.J. (1985). Perkinsus, a protistan threat to bivalve culture in the Mediterranean basin. Bull. Eur. Ass. Fish Pathol., 5, 2: 23-27. Da Ros L. & Canzonier W.J. (1986). Perkinsus, a protistan threat to bivalve culture in the Mediterranean basin. In: Pathology in marine aquaculture, European Society, Special Publication No. 9: 137. Figueras A., Robledo J.A.F. & Novoa B. (1992). 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Org., 65: 257-267. 242 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 243-252 Parasitological monitoring of commercial native bivalves from St. Gilla lagoon (Sardinia, South Western Mediterranean) Monitoraggio parassitologico di bivalvi autoctoni di interesse commerciale della Laguna di S.ta Gilla (Sardegna, Mediterraneo Sud-Occidentale) Jacopo Culurgioni1, Valeria D’Amico1, Riccardo De Murtas1, Giorgio Canestri Trotti2, Vincenza Figus1* 2 1 Dipartimento di Biologia Animale ed Ecologia, Viale Poetto 1 - 09126 Cagliari, Italy; Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo, Via Accademia Albertina 13 - 10123 Torino, Italy ______________________________ SUMMARY - Between July 2004 and July 2006, a total of 671 commercial bivalves, 399 Tapes (Ruditapes) decussatus, 149 Cerastoderma glaucum and 123 Mytilus galloprovincialis, from St. Gilla lagoon (Sardinia, South Western Mediterranean) were examined for protozoan and metazoan parasites. The results showed high total prevalence of infections in both T. decussatus and C. glaucum (89.5% and 89.3% respectively). They both presented the unicellular parasites belonging to the genera Perkinsus and Nematopsis. The carpet shells harboured the higher number of metazoan parasites: the Digenea Bacciger bacciger, Lasiotocus longicystis and Gymnophallus choledochus, the Turbellaria Paravortex cardii and an unidentified Nematoda larvae, whereas C. glaucum harboured the Digenea Labratrema minimus and the unidentified Nematoda. On the other hand, mussels harboured only one Digenea species (i.e. Proctoeces maculatus), one Turbellaria, P. cardii and the above cited Nematoda larvae, all with low values of prevalence. RIASSUNTO - Nel periodo compreso tra Luglio 2004 e Luglio 2006 sono stati esaminati 399 Tapes (Ruditapes) decussatus, 149 Cerastoderma glaucum e 123 Mytilus galloprovincialis, tutti provenienti dalla Laguna di S.ta Gilla (Sardegna, Mediterraneo Sud-Occidentale), per un totale di 671 esemplari. I risultati hanno evidenziato un'alta prevalenza totale di infezioni sia in T. decussatus che in C. glaucum (89,5% e 89,3% rispettivamente). Entrambe le specie inoltre presentano parassiti unicellulari appartenenti ai generi Perkinsus e Nematopsis. La vongola verace ospita il maggior numero di parassiti metazoi: i digenei Bacciger bacciger, Lasiotocus longicystis e Gymnophallus choledochus, il turbellare Paravortex cardii e larve di nematodi non identificate, mentre C. glaucum ospita il digeneo Labratrema minimus e larve di nematodi non identificate. Diversamente, nei mitili non sono stati individuati protozoi, ma una sola specie di Digenea (Proctoeces maculatus), una di Turbellaria (P. cardii) e larve di nematodi riportabili a quelle riferite in T. decussatus e C. glaucum, tutti con bassa prevalenza. Key words: Parasite infections, Tapes (Ruditapes) decussatus, Cerastoderma glaucum, Mytilus galloprovincialis, St. Gilla lagoon, Sardinia, Italy. ______________________________ * Corresponding Author: c/o Dipartimento di Biologia Animale ed Ecologia, Viale Poetto 1 - 09126 Cagliari, Italy. Tel.: 070-6758057; Fax: 070-6758022; E-mail: [email protected]. 243 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 243-252 INTRODUCTION St. Gilla lagoon (Sardinia, South Western Mediterranean), the largest lagoon in South Sardinia, is one of the most important brackish area of the whole region. Fishing and aquaculture, actively followed within this area, represent an important share of the entire fishing sector, but the frequent prohibitions of these practices due to organical pollution make the resources unbalanced and discontinuous. These interruptions have negative economic and occupational consequences. Among the numerous native bivalve species living in this lagoon, Tapes (Ruditapes) decussatus L. (Veneridae), Cerastoderma glaucum Poiret, 1789 (Cardiidae) and Mytilus galloprovincialis L. (Mytilidae) are certainly the most valued and exploited. The first two species live in beds diffused almost in the whole bottom of the lagoon, where they are fished by traditional technics, while the third one is farmed in long lines situated in the “A” zone (microbiologically safe water) of the lagoon. A second stock of M. galloprovincialis, not commercially exploited, lives attached on wood structures named “lavorieri”. Data concerning parasite infections of T. decussatus, C. glaucum and M. galloprovincialis from St. Gilla have been previously reported by Figus et al. (2003; 2004a; 2004b; 2006). The first aim of this study was to verify and analyze the parasite infections of the three bivalve hosts, then to compare the current results with those previously recorded between June 2002 and June 2004, in part showed in the above cited literature. MATERIALS AND METHODS Between July 2004 and July 2006, 399 T. decussatus, 149 C. glaucum and 123 M. galloprovincialis, 29 of which sampled from “lavorieri”, all of commercial size, were examined for parasite infections. Within a few hours after sampling the specimens were measured and opened. Sections (1 cm2) of mantle, gill and intestinal tissues were squashed between glass slides and examined under a light microscope for unicellular parasites. Mantle and gill fragments of the same specimens were also incubated in Fluid Thyoglicollate Medium (Ray, 1952) and examined after 10 days for the presence of Perkinsus hypnospores. Parts of digestive gland, visceral mass, gonads and foot were observed under a dissecting stereomicroscope for metazoan parasites. These parasites were identified, counted and fixed in 70% ethanol or AFA (Alcohol, Formalin and Acetic Acid). Infection prevalence (P%) and its 95% confidence interval (CI) have been calculated. For protozoan parasites mean density (MD) ± SE and abundance (A) ± SE (evaluated on the basis of the mean number of parasites in 10 microscope fields at 400x per tissue sample). For metazoan parasites mean intensity (MI) ± SE and abundance ± SE, have been determined according to Bush et al. (1997). Statistical differences between current results and those previously recorded have been determined by the Chi-square test. RESULTS As shown in Table 1, the total prevalence of infections in T. decussatus and in C. glaucum resulted considerably higher (89.5% and 89.3% respectively) than those observed in M. galloprovincialis (7.3%). Details by host are reported as follows. 244 245 S, S+ C Proctoeces maculatus L Nematoda larvae M I 0.3 (0-1.4) 13.3 (10.2-17.1) 0 0 1.8 (0.7-3.7) 32.3 (27.8-37.2) 20.3 (16.5-24.6) 30.8 1.8 31.6 (27.1-36.4) 73.2 81.7 83.2 (79.1-86.7) 89.5 (90.0-92.3) P% (CI) 1.0 4.3 ± 0.7 --- --- 3.5 ± 1.0 4.3 ± 0.5 n. e. MI ± SE 3.3 ± 0.4 0.8 ± 0.3 10.7 ± 0.8 15.3 ± 1.9 MD± SE 0.003 ± 0.0 0.6 ± 0.1 --- --- 0.1 ± 0.03 1.4 ± 0.2 n. e. 1.0 ± 0.2 0.02 ± 0.01 7.9 ± 1.4 12.5 ± 1.6 A ± SE 1.3 (0-4.9) 0 0 0.7 (0-3.8) 0 0 0 77.9 85.2 89.3 (83.0-93.7) 6.0 11.4 11.4 (6.9-17.8) 89.3 (83.0-93.7) P% (CI) 1.0 --- --- n. e. --- --- --- MI ± SE 3.9 ± 0.5 9.9 ± 1.1 1.0 ± 0.5 3.3 ± 0.6 MD± SE 0.01 ± 0.01 --- --- n. e. --- --- --- 3.0 ± 0.4 8.5 ± 1.0 0.1 ± 0.03 0.4 ± 0.1 A ± SE Cerastoderma glaucum (149) 2.4 (0.3-7.1) 0.8 (0-4.6) 4.1 (1.2-9.4) 0 0 0 0 0 0 7.3 (3.4-13.6) P% (CI) 2.0 ± 0.6 1.0 n. e. --- --- --- --- MI ± SE --- --- MD± SE Tabella 1 - Infezioni parassitarie in bivalvi commerciali autoctoni della laguna di S.ta Gilla, da Luglio 2004 a Luglio 2006. Legenda: HS = ipnospora; OC = oocisti; S = sporocisti; C = cercaria; MC = metacercaria; A = adulto; J =giovanile; L = larva. I = intestino; Gi = branchie; Go = gonadi; VM = massa viscerale; F = piede; S = sifone; M = mantello; BV = vasi sanguigni; n.e. = non calcolabile. 0.05 ± 0.03 0.01 ± 0.01 n. e. --- --- --- --- --- --- A ± SE Mytilus galloprovincialis (123) Table 1 - Parasitic infections of commercial native bivalves from St. Gilla Lagoon, from July 2004 to July 2006. Legenda: HS = hypnospore; OC = oocyst; S = sporocyst; C = cercaria; MC = metacercaria; A = adult; J = juvenile; L = larva. I = intestine; Gi = gills; Go = gonads; VM = visceral mass; F = foot; S = syphon; M = mantle; BV = blood vessels; n.e. = not evaluable. A, J Paravortex cardii Turbellaria VM, M S, S+ C Labratrema minimus VM, M, BV VM, M S, MC Go, VM I Gi tot I Gi tot Site F, S S, S+ C OC HS Stage MC Lasiotocus longicystis Gymnophallus choledochus Bacciger bacciger Digenea Nematopsis Apicomplexa Perkinsus Dinoflagellata Parasites Tapes decussatus (399) ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 243-252 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 243-252 Tapes decussatus The prevalence of Perkinsus sp. Levine, 1978 infection was 83.2%, with a mean density in gill samples examined of 15.3 hypnospores per 10 microscope field at 400x. The elements of this unicellular parasite, which has been recently shown to be closely related to Dinoflagellata (Siddall et al., 1997; Bushek et al., 2002), were recognized by the round shape and the diameter of 15.1-60.0 µm after Ray’s technique. Isolated and irregularly distributed oval oocysts of Nematopsis sp. 1 Schneider, 1892 (Apicomplexa, Eugregarinorida) measuring 8.3-14.2 x 5.6-8.1 µm, were observed in 31.6% of 399 carpet shells examined, with a mean density in intestinal tissues of 3.3 per 10 microscope fields at 400x. Among Digenea, sporocysts and cercariae of Bacciger bacciger (Rudolphi, 1819) Nicoll, 1914 (Fellodistomidae) were detected in 81 (P% = 20.3) specimens of T. decussatus. The different development of his larval stages, heavily infecting the gonads and/or the whole visceral mass, and the high number of elements irregularly distributed in host's organs, didn’t allow to evaluate the intensity of infection. Encapsuled metacercariae of Lasiotocus longicystis Bartoli, 1965 (Monorchiidae), were present embedded in the foot and siphons epithelia of 32.3% of the carpet shells analyzed. This infection appeared with a mean intensity of 4.3. Non-encapsuled metacercariae of Gymnophallus choledochus Odhner, 1900 (Gymnophallidae) free in the visceral mass and in the mantle cavity of 7 (P% = 1.8) T. decussatus were observed with a mean intensity of 3.5. Adults and juvenile stages of the Turbellaria Paravortex cardii Hallez, 1909 (Graffillidae) were observed in the intestinal lumen with a prevalence of 13.3% and mean intensity of 4.3. One specimen of an unidentified Nematoda, associated to the epithelium of one carpet shell’s mantle, was detected. Cerastoderma glaucum The prevalence of Perkinsus sp. was 11.4%, with mean density of 3.3 evalued in gill tissue. Diameter of its hypnospores ranged between 16.1 and 45.9 µm. Nematopsis sp. 2 oocysts, morphologically different and slightly smaller than those found in T. decussatus, isolated or aggregated in clusters, containing from 2 to numerous elements, were observed. This infection was present in 89.3% of the examined cockles with a mean density of 9.9 in intestinal samples. Only one out of 149 C. glaucum examined harboured a massive infection by sporocysts and cercariae of the Bucephalidae Labratrema minimus (Stossich, 1887) Maillard, 1975 invading the visceral mass and the pallial cavity. Intensity of this heavy infection could not be exactly determined. The specimens of observed Nematoda larvae seemed, by morphological evidence, to belong to the same species of that observed in T. decussatus. The larvae were detected on the mantle of 1.3% of cockles. Mytilus galloprovincialis The mussels were infected by the Fellodistomidae Proctoeces maculatus (Loos, 1901) Odhner, 1911 (syn. Cercaria tenuans) with a prevalence of 4.1%. Their gonads, the mantle and the blood vessels were heavily infected by bright orange sporocysts and tailless cercariae. In some case the tissues of the host appeared destroyed showing the aspect named "orange sickness". The high number of parasites didn't allow to estimate the mean intensity, as seen in T. decussatus and in C. glaucum for the other massive infections by Digenea. 246 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 243-252 Figure 1 – Perkinsus sp. hypnospores in the gill tissue of Tapes (Riditapes) decussatus. Figure 2 – Nematopsis sp. 1 oocysts in the intestine of Tapes (Ruditapes) decussatus. Figure 3 – Nematopsis sp. 2 oocysts in the gill tissue of Cerastoderma glaucum. Figura 1 – Ipnospore di Perkinsus sp. in tessuto branchiale di Tapes (Ruditapes) decussatus. Figura 2 – Oocisti di Nematopsis sp. 1 nell’intestino di Tapes (Ruditapes) decussatus. Figura 3 – Oocisti di Nematopsis sp. 2 in tessuto branchiale di Cerastoderma glaucum. 247 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 243-252 In 3 mussels, an unidentified Nematoda by morphological evidence belonging to the same species of the larvae observed in T. decussatus and C. glaucum was found. Only 1 mussel harboured in the intestine the Turbellaria P. cardii. DISCUSSION AND CONCLUSIONS The absence of Perkinsus sp. and Nematopsis sp. infections in examined mussels determined the different values of total parasite prevalences between M. galloprovincialis and the other two monitored bivalves. Otherwise these infections in T. decussatus and in C. glaucum reached high prevalences. In detail, the prevalence of Perkinsus sp. was higher in T. decussatus than in C. glaucum. This significative difference (χ2 = 238.73) may be due to a better immune response of cockles to parasite or to a greater specificity of Perkinsus sp. for T. decussatus. On the contrary, Nematopsis infection was higher in cockles than in carpet shells, with the more significative differences in gill tissue than in intestinal tissue (respectively χ2 = 404.76; χ2 = 95.65). These dissimilarities suggest that Nematopsis sp. 1 infecting T. decussatus, morphologically and dimensionally different from the congeneric one Nematopsis sp. 2 infecting C. glaucum, may be strongly organ-specific and that the carpet shell may have a better resistance to parasites of this genus. With regard to Digenea, none of the detected species was common to the three monitored bivalves. The infection of B. bacciger has been already reported in T. decussatus and Paphia (Tapes) aurea from St. Gilla lagoon (Figus et al., 2002a; 2002b; 2004b). Sporocyst and cercariae of this parasite were observed in P. aurea from Gulf of Naples (Palombi, 1933; 1934) and from the Adriatic Sea (Polenta & Froglia, 1997; Orecchia et al., 1998). Metacercariae occur in Copepoda (Palombi, 1934) while the adults infect teleosts (Orecchia et al., 1988; Radujković et al., 1989). Adults of B. bacciger were also found in Atherina boyeri from St. Gilla lagoon, with a prevalence of 10.0% (Figus et al., 2002c). L. longicystis metacercariae were already been reported in T. decussatus and in other Veneridae from St. Gilla lagoon (Figus et al., 2004b). This parasite was detected and described for the first time by Bartoli (1965) in T. decussatus and in Tapes aureus from Camargue Sea (France), with a prevalence higher than those found in specimens examined in this work, respectively of 47% and 32.3%. Sporocysts and metacercariae of G. choledochus were previously detected in C. glaucum from Marceddì lagoon and from St. Gilla lagoon (Figus et al., 2004a; 2004b). The occurrence of its larval stages was detected in Cerastoderma spp. from Mediterranean sea by Loos-Frank (1969) as reported by Lauckner (1983). Larval forms of L. minimus are reported for the first time in C. glaucum from St. Gilla lagoon while their presence was already observed in specimens from Marceddì lagoon (Figus et al., 2004a). Palombi (1934) observed this parasite as Bucephalopsis haimeana in T. decussatus and T. aureus from Gulf of Naples. Recently, this parasite was detected during a monitoring study in one specimen of P. aurea from St. Gilla lagoon (Culurgioni, 2006). Larval stages of P. maculatus (syn. Cercaria tenuans) have been reported in M. galloprovincialis from Venice lagoon (Munford et al., 1981; Sigovini et al., 1981; Brisinello et al., 1986) and from the Gulf of Trieste by D’Alba et al. (1986). This is the first record of this parasite in M. galloprovincialis from Sardinian waters. Furthermore, adults of P. maculatus were recently detected in the intestine of one specimen of Conger conger from Gulf of Cagliari (Sardinia). 248 249 S, S+ C Proctoeces maculatus 0.9 (0-3.3) L Nematoda larvae 0.3 (0-1.4) 13.3 (10.2-17.1) 0 0 1.8 (0.7-3.7) 32.3 (27.8-37.2) 20.3 (16.5-24.6) 31.6 (27.1-36.4) 83.2 (79.1-86.7) 0.26 2.17 --- --- 2.54 69.17 17.28 110.3 5 0.75 3.35 χ2 0 0.9 (0-5.2) 0 0 8.4 (3.9-15.5) 0 0 81.3 (72.5-88.1) 28.0 (19.9-37.6) 84.1 (75.6-90.4) 2002-2004 (223) 1.3 (0-4.9) 0 0 0.7 (0-3.8) 0 0 0 89.3 (83.0-93.7) 11.4 (6.9-17.8) 89.3 (83.0-93.7) 2004-2006 (399) P% (CI) 0.23 0.03 --- 0.03 10.63 --- --- 2.63 10.41 1.05 χ2 0.8 (0-4.6) 2.4 (0.3-7.1) 1.24 4.1 (1.2-9.4) 0 0 --- Tabella 2 - Infezioni parassitarie in bivalvi commerciali autoctoni della laguna di S.ta Gilla. Confronto tra le prevalenze registrate in due bienni successivi. Legenda: HS = ipnospora; OC = oocisti; S = sporocisti; C = cercaria; MC = metacercaria; A = adulto; J = giovanile; L = larva. 0.37 0.13 --0 --- --- --- --- 3.25 0 0 0 0 7.3 (3.4-13.6) 2004-2006 (399) χ2 0 0 0 0 0 2002-2004 (223) P% (CI) Table 2 - Parasitic infections of commercial native bivalves from St. Gilla Lagoon. Comparison between prevalences recorded in two biennal periods. Legenda: HS = hypnospore; OC = oocyst; S = sporocyst; C = cercaria; MC = metacercaria; A = adult; J = juvenile; L = larva. 9.0 (5.6-13.6) A, J Paravortex cardii Turbellaria 0 S, S+ C Labratrema minimus 0 0 S, MC 35.9 (29.6-42.6) 75.8 (69.6-81.2) 79.8 (73.9-84.8) 67.3 (60.6-73.3) S, S+ C OC HS 89.5 (90.0-92.3) 94.2 (90.1-96.8) MC Lasiotocus longicystis Gymnophallus choledochus Bacciger bacciger Digenea Nematopsis Apicomplexa Perkinsus Dinoflagellata 2004-2006 (399) 2002-2004 (223) P% (CI) 0 Stage 0 Parasites Mytilus galloprovincialis 0 Cerastoderma glaucum 0 Tapes decussatus ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 243-252 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 243-252 A comparison with previous data concerning parasitic infections in bivalves from St. Gilla lagoon monitored between June 2002 and June 2004 is pointed out in Table 2. In T. decussatus the prevalence of Perkinsus sp. increased lightly from 79.8% to 83.2%, while there was a significative decrease of Nematopsis sp. 1 infection from 75.8% to 31.6% (χ2 = 110.35). On the contrary, in C. glaucum there was a significative decrease of prevalence, from 28.0% to 11.4% (χ2 = 10.41) of Perkinsus sp. infection, while the prevalence of Nematopsis sp. 2 infection rised from 83.6% to 89.3%. Concerning to Digenea infections of B. bacciger and L. longicystis in T. decussatus, in the current study a significative decrease of prevalences compared with those evalued in the period June 2002-June 2004, has been recorded (Table 2). Furthermore, in C. glaucum infection of G. choledochus disappeared. On the other hand, in the last two-years period, new infections as G. choledochus in T. decussatus, L. minimus in C. glaucum and P. maculatus in M. galloprovincialis, were detected. It is noticeable that P. maculatus infection occurred only in specimens of mussels collected from “lavorieri” and at this moment this parasite has not been observed in M. galloprovincialis from the long lines of the farm. To date, it seems difficult to ascribe this unhomogeneous and discontinuous pattern of infections to abiotical factors as water salinity and temperature recorded by the local PMPASL (Presidio Multizonale di Igiene e Prevenzione, Azienda Sanitaria Locale n. 8, Cagliari). In fact, the mean annual values of these parameters, during this four-years period, didn’t have such significative variations as they would influence so markedly all the prevalences of several infections in different hosts. Further studies may give more elements to find correlations between abiotical causes and variations in parasite infections level in bivalves from St. Gilla lagoon. REFERENCES Bartoli P. (1965). Lasiotocus longicystis n. sp. 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Incidenza di Mytilicola intestinalis e Cercaria tenuans nei mitili (Mytilus galloprovincialis) allevati in Friuli-Venezia Giulia. Atti S.I.S.Vet., 40: 1031-1034. 250 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 243-252 Figus V., Culurgioni J. & Canestri Trotti G. (2002a). Trematoda infections in Tapes (Ruditapes) decussatus from St. Gilla Lagoon (Cagliari-Italy). Parassitologia, 44, 1: 69. Figus V., Culurgioni J. & Canestri Trotti G. (2002b). Monitoraggio parassitologico di P. aurea e P. aurea var. bicolor (Mollusca, Bivalvia) della laguna di S.ta Gilla (Cagliari-Italia). Boll. Soc. It. Patol. Ittica, 35: 55-63. Figus V., Culurgioni J. & Canestri Trotti G. (2002c). Atherina (Hepsetia) boyeri from St. Gilla lagoon (Cagliari-Italy): trematoda infections. Parassitologia, 44, 1: 70. Figus V., Culurgioni J., De Murtas R. & Canestri Trotti G. (2003). Nematopsis and Perkinsus infections in Tapes decussatus (L .) (Bivalvia: Veneridae) from St. Gilla lagoon (Sardinia, Western Mediterranean). Biol. Mar. 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Ray S.M. (1952). A culture technique for the diagnosis of infections with Dermocystidium marinum Mackin, Owen and Collier in oysters. Science, 116: 360-361. 251 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 243-252 Siddall M.E., Reece K.S., Graves J.E. & Burreson E.M. (1997). 'Total evidence' refutes the inclusion of Perkinsus species in the phylum Apicomplexa. Parasitology, 115, 2: 165-176. Sigovini G., Piaser D. & Giorgetti G. (1981). Ricerca sulla presenza di Cercaria tenuans nei mitili della Laguna Veneta (Mytilus galloprovincialis). Atti S.I.S.Vet., 35: 653-654. 252 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 253-261 Metazoan parasite fauna of conger eel Conger conger L. from Sardinian waters (Italy) Parassitofauna in grongo, Conger conger L., delle acque della Sardegna Jacopo Culurgioni, Valeria D’Amico, Elisabetta Coluccia, Antonello Mulas, Vincenza Figus* Dip. Biologia Animale ed Ecologia, Università di Cagliari, Viale Poetto 1 - 09126 Cagliari, Italy _______________________________ SUMMARY - Between March and May 2006, 26 specimens of conger eel Conger conger L (Osteichthyes, Congridae) caught from waters near to Sardinian coast, were examined for metazoan parasites. Twenty taxa, thirteen of which identified morphologically to the species level, were recorded. The checklist compiled after this preliminary study includes 2 ectoparasites species, the copepod Hatschekia sp. and the polychaeta Ichthyotomus sanguinarius, and 18 endoparasites species comprising 8 digeneans, 3 cestodes, 6 nematodes and 1 acanthocephala. Most of this parasite species have been previously reported in conger eel from Mediterranean Sea except for Hatschekia sp., Proctoeces maculatus, Scolex pleuronectis and Cucullanus bioccai, new records for this host in the Mediterranean basin. RIASSUNTO – Da Marzo a Maggio 2006 sono stati esaminati parassitologicamente 26 esemplari di grongo Conger conger L. (Osteichthyes, Congridae), pescati nelle acque circostanti le coste della Sardegna. Sono stati individuati 20 taxa, 13 dei quali identificati morfologicamente a livello di specie. L’elenco stilato dopo questo studio preliminare include 2 specie ectoparassite, il copepode Hatschekia sp. e il polichete Ichthyotomus sanguinarius, e 18 endoparassiti comprendenti 8 digenei, 3 cestodi, 6 nematodi e 1 acantocefalo. Gran parte di queste specie è stata precedentemente segnalata in gronghi del Mar Mediterraneo, eccetto Hatschekia sp., Proctoeces maculatus, Scolex pleuronectis e Cucullanus bioccai, nuove segnalazioni in questo ospite nel bacino Mediterraneo. Key words: Conger eel, Conger conger, Parasites, Mediterranean basin, Sardinian Sea. _______________________________ * Corresponding Author: c/o Dipartimento di Biologia Animale ed Ecologia, Viale Poetto 1 - 09126 Cagliari, Italy. Tel.: 070-6758057; Fax: 070-6758022; E-mail: [email protected] 253 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 253-261 INTRODUCTION The conger eel, Conger conger L. (Osteichthyes, Congridae) is a benthic species living in rocky and sandy bottoms between 10 and 1000 m. It is widely distributed in the Eastern Atlantic, in the Western Black Sea and it is very common in all the Mediterranean Sea (Relini et al., 1999). Its diet is mainly based on Osteichthyes, Crustaceans, Molluscs and Polychaeta, with feeding pattern varying in relation to living depth and to its reproductive cycle (Cau & Manconi, 1984). Previous studies on its parasitic fauna, with particular attention to Digenea, in different areas of the Mediterranean basin have been done. From the Adriatic Sea, records of parasites of conger eel were reported by Orecchia et al. (1985; 1988) and Radujković et al. (1989); from the Tyrrhenian and Ligurian Sea by Orecchia & Paggi (1978), Paggi et al. (1998); from the western Mediterranean by Bartoli et al. (2005), but, to date, there are no detailed reports on parasite communities in specimens fished in Sardinian waters. The aim of this first study was to characterize the parasitic fauna of conger eel stock from these waters moreover contributing to the knowledge of its metazoan parasites in Mediterranean Sea. MATERIALS AND METHODS Between March and May 2006, 26 specimens of conger eel, ranging from 39 to 106 cm total length, fished at different depths in the Gulf of Palmas (600 m), Gulf of Cagliari (400 m) and Gulf of Arbatax (40 m) have been examined for parasitic infections. The specimens were transported to the laboratory, measured and weighed, then dissected by using standard parasitological techniques. The viscera and the gills were removed and observed together with body surface and cavities. All the parasites were removed, identified according to morphological criteria, counted and then preserved in 70% ethanol or in AFA (Alcohol, Formalin and Acetic Acid). Life stages of parasites and their sites of infections are reported in Table 1. Parasite prevalence and its 95% confidence intervals, mean intensity and abundance, listed in Table 1, were calculated according to Bush et al. (1997). RESULTS Twenty parasite taxa, thirteen of which identified to the species level, were recorded. Their list and the site of infection in the hosts are reported in Table 1. All the examined fishes were infected by at least one parasite species, reaching 100% of total prevalence of infection. The ectoparasites were represented by two species: Hatschekia sp. Poche, 1902 (Copepoda) (Fig. 1, 2, 3) and Ichthyotomus sanguinarius Eisig, 1906 (Polychaeta) (Fig. 4, 5). The copepod specimens collected from the gills of 8 (P% = 30.8) conger eels have been morphologically ascribed to genus Hatschekia. The mean intensity of infection was 4.1, ranging from 1 to 12 parasites per host. The polychaete I. sanguinarius, the only species of the family Ichthyotomidae, has been found attached on fins and on skin of 11.5% of conger eels examined, with mean intensity of 17.3 but with a wide intensity range, being one C. conger heavily infected by 50 of these ectoparasites. Endoparasites collected included 8 species of Digenea, 6 of Nematoda, 1 of Acanthocephala and 1 species of Cestoda with several larval stages belonging to Tetraphyllidaea and Trypanorhyncha. 254 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 253-261 Conger conger (26) Infected Infected by: Digenea Lecithochirium rufoviride Lecithochirium fusiforme Hemiuridae sp. Prosorhynchus crucibulum Prosorhynchus aculeatus Dolichoenterum longissimum Helicometra fasciata Proctoeces maculatus Cestoda Tetraphyllidea spp. * Scolex pleuronectis * Trypanorhyncha spp. * Nematoda Hysterothylacium sp. * Cucullanus bioccai Nematoda sp. * Anisakis simplex type I * Cristitectus congeri * Anisakis simplex type II * Acanthocephala Acanthocephala sp. Polychaeta Ichthyotomus sanguinarius Copepoda Hatschekia sp. Site(s) P%(CI) MI±SE A±SE 100 (87.5-100) 62.2 ± 21.6 62.2 ± 21.6 S S S I I S I I 69.2 (48.6-85.4) 42.3 (23.8-62.6) 26.9 (11.7-47.4) 30.8 (14.6-51.4) 26.9 (11.7-47.4) 3.8 (0.0-19.4) 3.8 (0.0-19.4) 3.8 (0.0-19.4) 6.3 ± 2.1 6.8 ± 3.5 3.0 ± 1.1 3.7 ± 1.1 59.0 ± 23.5 1.0 2.0 13.0 4.4 ± 1.5 2.9 ± 1.6 0.8 ± 0.4 1.3 ± 0.5 15.9 ± 7.9 0.04 ± 0.04 0.1 ± 0.1 0.5 ± 0.5 I I I - GB 38.5 (20.6-58.9) 34.6 (17.6-55.2) 7.7 (0.0-24.9) 56.0 ± 35.3 16.5 ± 4.9 5.5 ± 0.5 21.5 ± 14.2 5.1 ± 2.1 0.4 ± 0.3 VC S-I I - VC S-I I I 61.5 (41.0-79.4) 46.2 (27.0-66.2) 23.1 (9.0-43.3) 11.5 (1.69-29.9) 7.7 (0.0-24.9) 3.8 (0.0-19.4) 3.3 ± 0.6 6.3 ± 2.4 1.8 ± 0.4 1.0 ± 0.0 1.5 ± 0.5 1.0 2.0 ± 0.5 2.9 ± 1.3 0.4 ± 0.2 0.1 ± 0.1 0.1 ± 0.1 0.04 ± 0.04 I 3.8 (0.0-19.4) 1.0 0.04 ± 0.04 F 11.5 (1.69-29.9) 17.3 ± 16.3 2.0 ± 1.9 G 30.8 (14.6-51.4) 4.1 ± 1.4 1.2 ± 0.5 Legenda: * = larvae; G = gills; F = fins; S = stomach; I = intestine; GB = gall bladder; VC = ventral cavity. (* = larva; G = branchie; F = pinne; S = stomaco; I = intestino; GB = vescica natatoria; VC = cavità ventrale). Table 1 - Parasite species of Conger conger from Sardinian waters. Tabella 1 - Specie parassite di Conger conger delle acque della Sardegna. Adults of Digenea belonging to 8 species included in 4 families were identified by morphological analysis. Among these families, Hemiuridae, represented by Lecithochirium rufoviride (Rudolphi, 1819) Lühe, 1901 (Fig. 7), Lecithochirium fusiforme Lühe, 1901, and an unidentified species, showed the higher prevalence of infection (80.8%). All the specimens were collected from the hosts’ stomach. Bucephalidae of the species Prosorhynchus crucibulum (Rudolphi, 1819) Odhner, 1905, Prosorhynchus aculeatus Odhner, 1905 (Fig. 6), both in intestine, and Dolichoenterum longissimum Ozaki, 1924, in stomach, infected 12 conger eels (P% = 33.3). Helicometra fasciata (Rudolphi, 1819) Odhner, 1902 (Opecoelidae) and Proctoeces maculatus (Looss, 1901) Odhner, 1911 (Fellodistomidae) (Fig. 8) showed prevalence of 3.8%, being both detected in the intestine of one host. Larval stages of Cestoda occurred in 38.4% of conger eels. Identification to species level was possible only for Scolex pleuronectis Muller, 1788 (Fig. 9), while morphology of Tetraphyllidaea and Trypanorhyncha larvae (Fig. 10) didn’t allow further identification. All the specimens were found in the intestine, except for one infection by Trypanorhyncha, observed also in gall bladder. 255 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 253-261 1 2 3 4 5 Plate 1 – Figure 1 – Hatschekia sp., cephalothorax. Figure 2 – Hatschekia sp., uropods. Figure 3 – Hatschekia sp., portion of an egg sac. Figure 4 – Ichthyotomus sanguinarius, hindbody. Figure 5 – Ichthyotomus sanguinarius, eggs between pseupods. Tavola 1 – Figura 1 – Hatschekia sp., cefalotorace. Figura 2 – Hatschekia sp., uropodi. Figura 3 – Hatschekia sp., porzione di sacca ovigera. Figura 4 – Ichthyotomus sanguinarius, estremità posteriore. Figura 5 – Ichthyotomus sanguinarius, uova. 256 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 253-261 6 7 9 8 10 Plate 2 – Figure 6 – Prosorhynchus aculeatus, adult. Figure 7 – Lecithochirium rufoviride, adult. Figure 8 – Proctoeces maculatus, adult. Figure 9 – Scolex pleuronectis. Figure 10 – Trypanorhyncha sp., larva. Tavola 2 – Figura 6 – Prosorhynchus aculeatus, adulto. Figura 7 – Lecithochirium rufoviride, adulto. Figura 8 – Proctoeces maculatus, adulto. Figura 9 – Scolex pleuronectis. Figura 10 – Trypanorhyncha sp., larva. 257 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 253-261 12 11 13 14 16 15 17 Plate 3 – Figure 11 – Anisakis simplex Type I, head. Figure 12 – Anisakis simplex Type I, ventriculum. Figure 13 – Anisakis simplex Type I, caudal portion. Figure 14 – Cristitectus congeri, adult. Figure 15 – Cristitectus congeri, anterior portion. Figure 16 – Cucullanus bioccai adult female, anterior portion. Figure 17 – Cucullanus bioccai adult female, caudal portion. Tavola 3 – Figura 11 – Anisakis simplex Tipo I, estremità anteriore. Figura 12 – Anisakis simplex tipo I, ventricolo. Figura 13 – Anisakis simplex Tipo I, estremità caudale. Figura 14 – Cristitectus congeri, adulto. Figura 15 – Cristitectus congeri, adulto, estremità anteriore. Figura 16 – Cucullanus bioccai femmina adulta, estremità anteriore. Figura 17 - Cucullanus bioccai femmina adulta, estremità posteriore. 258 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 253-261 Six taxa of Nematoda were detected: Anisakis simplex Type I (Fig. 11, 12, 13) and Type II larvae (sensu Berland 1961), Cristitectus congeri Petter, 1970 (Cystidicolidae) (Fig. 14, 15), both found in intestine, Cucullanus bioccai Orecchia & Paggi, 1987 (Fig. 16, 17) found both in intestine and stomach and Hysterothylacium sp. larvae Ward & Magath, 1917 encysted on the connective tissues in the visceral cavity. Almost all of these worms were not viable so that it was difficult to determine their species. Larvae belonging to an undetermined species, encysted in intestine and ventral cavity of 6 conger eels (P% = 23.1) were also observed. Altogether, Nematoda infections occurred in 84.6% of the sample. Only one Acanthocephala sp. in the posterior intestine of one specimen of C. conger was found (P% = 3.8). The morphological features of this specimen didn’t allow to have a further classification. DISCUSSION AND CONCLUSION Results obtained in this study indicate that all the parasite species recognized in conger eel from Sardinian waters were already reported in specimens from different areas of Mediterranean Sea, except for Hatschekia sp., P. maculatus, S. pleuronectis, C. bioccai and C. congeri, new records for Mediterranean conger eel populations. The occurrence of the Copepoda Hatschekia sp. is a new finding in C. conger both from Mediterranean and Eastern Atlantic areas. Belonging to the same family, Congericola pallidus was already reported by Paggi et al. (1998) in specimens from central and southern Tyrrhenian sea. The presence of I. sanguinarius was already mentioned by Stoch (2003) in Gulf of Naples. This parasite, as reported by Martin & Britayev (1998), is specific for Congridae. Normally the infection is due to a couple of worms (male and female) that lives attached to the fins. Otherwise, in this study a very heavy infection by 25 couples of worms, attached also to the skin, was observed. Among Digenea, the most abundant group in terms of number of species, the Hemiuridae L. rufoviride and L. fusiforme were reported in Mediterranean areas. L. rufoviride by Orecchia & Paggi, (1978) and by Paggi et al. (1998), both by Bartoli et al., (2005). Their infections, each with a prevalence of more than 80%, were detected and noticed as most common in the Eastern Atlantic (Vilas & Paniagua, 2004). The Hemiuridae sp. observed in this study may be L. musculus, yet reported in C. conger from Mediterranean Sea (cited by Radujiković et al., 1989), but its morphological features didn’t allow an accurate identification. A proper diagnosis should be obtained by molecular analysis as done by Vilas et al. (2003) for specimens collected in Eastern Atlantic. The Bucephalidae P. crucibulum and D. longissimum were already detected in different Mediterranean areas (Orecchia et al., 1988; Radujković et al., 1989; Paggi et al., 1998). P. crucibulum and P. aculeatus were recently detected by Bartoli et al. (2005) in specimens from the Scandola Nature Reserve off Corsica, both with prevalences higher than those recorded in this investigation. The infection prevalences of H. fasciata and P. maculatus were very low. H. fasciata has already been detected in conger eels from Mediterranean areas, as cited by Radujiković et al. (1989) and observed by Bartoli et al. (2005), while P. maculatus is, in this study, firstly reported in this host. Several species of Teleosts harbour the adults of this Fellodistomidae, while larval stages usually occur in mussels. Sporocysts and cercariae, infecting Mytilus galloprovincialis from St. Gilla lagoon (Gulf of Cagliari) have been recently found (unpublished data). 259 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 253-261 Digenea is the most well represented taxa within the whole parasite community of C. conger. Among this group the species L. rufoviride has the greatest prevalence of infection (P% = 69.2), and P. aculeatus shows the greatest mean intensity and abundance, respectively of 59.0 and 15.9. In spite of this the Cestoda reached the higher number of specimens. Larvae of Trypanorhyncha spp. and Tetraphyllidea spp. were previously detected in this host by Orecchia & Paggi (1978) and Paggi et al. (1998), while S. pleuronectis was observed in Eastern Atlantic conger eels by Sanmartìn et al. (2000), with prevalence (24.32 %), mean intensity (4.17) and mean abundance (1.01) lower than those estimated in this study. Six species of Nematoda have been detected, all at larval stage except for C. bioccai which has previously reported by Orecchia & Paggi (1987) in Mugil cephalus caught in Lake Sabaudia. The most represented Nematoda was Hysterothylacium sp., larvae found in 61.5% of conger eels, with a low mean intensity of 3.3. Different species of this genera, H. aduncum (Orecchia & Paggi, 1978; Orecchia et al., 1985) and H. fabri (Hristovsky & Jardas, 1991) were observed in Mediterranean. Larvae of C. congeri showed a value of prevalence similar to that recorded by Quintero et al. (1989) from Eastern Atlantic, respectively of 7.7% and 8.2%. Larvae of Anisakis Type I and Type II, identified by morphological analysis sensu Berland 1961, were found with different prevalences, respectively of 11.5% and 3.8%. Paggi et al. (1998) reported adults of A. pegreffii in specimens from Tyrrhenian sea. Diagnostic enzymatic analysis would be useful to determine the correct identification of the larvae collected. The results of this study indicate that the parasite fauna of conger eel may be different in the three fishing areas, but the low number and the dishomogeneity of the samples from each of these suggest the advisability of widening this research in order to give a correlation between parasite communities, geographical areas, living depth and age of hosts. Additional data may allow to indicate the use of parasite species as biological tags for C. conger stocks discrimination. Furthermore, considering the whole sample and comparing the results of this study with those carried out in Atlantic conger eel populations it appears that the parasite fauna of conger eels in the Mediterranean basin is more varied since the number of species detected results higher than those reported in Eastern Atlantic by previous authors (Quinteiro et al., 1989; Sanmartìn et al., 2000; Santos & Gibson, 2002; Vilas et al., 2003; Vilas & Paniagua, 2004). REFERENCES Bartoli P., Gibson D.I. & Bray R.A. (2005). Digenean species diversity in teleost fish from a nature reserve off Corsica, France (Western Mediterranean), and a comparison with other Mediterranean regions. J. Nat. History, 39, 1: 47-70. Bush A.O., Lafferty K.D., Lotz J.M. & Shostak A.W. (1997). Parasitology meets ecology on its own terms: Margolis et al. revisited. J. Parasitol., 83, 4: 575-583. Cau A. & Manconi P. (1984). Relationship of feeding, reproductive cycle and bathymetric distribution in Conger conger. 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Gastric bags were prepared from specimens of Anguilla anguilla and used for in vitro study of the ability of capsaicin to recover ulcers induced by aspirin or ethanol. Gastric ulcers were experimentally induced and comparison was made with the same experiment repeated in presence of capsaicin at different concentrations (10-6, 10-5, 10-4 mol/l). Macroscopical observations showed that capsaicin at low doses (10-6 mol/l) was effective in repairing the mucosal layer injured, thus proving in vitro its protective effect on the gastrointestinal tract of this fish species. Moreover, the similar physiological behaviour of the protective effect found between our study and other in vivo studies performed on rats supported the possibility of using the gastro-intestinal tract of eel as a model substrate for pharmacological and toxicological studies. RIASSUNTO – Uno studio sperimentale, macroscopico, è stato effettuato in anguilla (Anguilla anguilla) per valutare l’effetto gastro-protettivo della capsaicina, un principio attivo contenuto nel peperoncino. Sacchetti gastrici sono stati preparati da esemplari di anguilla ed utilizzati per studiare in vitro la capacità della capsaicina di prevenire la formazione di ulcere indotte dall’aspirina o dall’etanolo. Sono state indotte sperimentalmente ulcere gastriche; in parallelo lo stesso esperimento è stato ripetuto in presenza di capsaicina a differenti concentrazioni (10-6, 10-5, 10-4 mol/l). L’osservazione macroscopica ha evidenziato come la capsaicina a basse dosi (10-6 mol/l) sia efficace nel prevenire l’alterazione dello strato mucosale, dimostrando in vitro il suo effetto protettivo sul tratto gastrointestinale di questa specie di pesci. Inoltre, il comportamento simile fra quanto riscontrato in vitro ed altri studi condotti in vivo su ratti, suggerisce la possibilità di utilizzare il tratto gastrointestinale di anguilla come modello sperimentale per saggi farmacologici e tossicologici. Key words: Anguilla anguilla, Gastric ulcer, Capsaicin, Aspirin, Ethanol. _______________________________ * Corresponding Author: c/o Dpt. di Fisiologia Generale e Farmacologia, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Università di Messina, Salita Sperone, 31 – 96166 S. Agata (ME), Italia; Tel.: 090-6765210; Fax: 090-394030; E-mail: [email protected] 263 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 263-271 INTRODUCTION Peptic ulcer represents one of the most spread human diseases in the world; generally, in healthy conditions, mucosal damaging agents and gastric mucosal defences are well balanced (Grossman, 1980). Among these latter, the mucus, covering with a thin layer the surface epithelial cells of the gastrointestinal tract, represent a first line of defence against the acidic environment created by pepsin. Also, mucosal prostaglandins are reported to be involved in modulating gastric mucosal defense mechanisms (Mózsik et al., 1977a; 1977b); their reduction has been considered as a predisposing factor in the genesis of gastric ulcer (Miller, 1983). Other factors which play a role in the mucosal protection include the tight junctions between the surface epithelial cells and the cell turnover, bicarbonate secretion, gastric mucus phospholipids, gastric mucosal blood flow (Miller, 1988). Different drugs have been tested to experimentally induce gastric ulcer and to study their pathogenesis (Szabò & Goldberg, 1990). For some chemicals (acetic, acetylsalicylic acids, bile salts and ethanol) the capability of breaking the gastric mucosal barrier has been demonstrated (Davenport, 1969). On the other hand, several other compounds such as atropine (Mózsik et al., 1980), antacids and cimetidine (MacKercher et al., 1977), or some coating agents, barrier agents or mucosally active drugs have been used in the treatment of acid peptic disorders (Hollander & Tarnawski, 1987). Particular interest is also addressed to compounds of natural origin, showing significant pharmacological properties for the therapy of peptic ulcer disease, such as compounds derived from peppers. Since ancient times, this fruit (Capsicum annuum, belonging to the family of Solanaceae) has been known for the therapeutical properties of its active components, particularly concerning its content in capsaicin (8-methyl-N-vanillyl-6-nonenamide). This alkaloid, responsible for the pungent nature of pepper, is detected in this fruit in amounts ranging from 0.01 to 0.22%, while in form of essential oil (capsicol) it is present in concentrations ranging from 1 to 1.5%. This substance induces pyrexia (Szolcsànyi, 1982), but a lot of studies have suggested its application in medicine for its therapeutic potential (Szallasi & Blumberg, 1993; AbdelSalam et al., 1997). Capsaicin is known to have protective effects not only in the stomach but also in the neonatal pre-treatment of chronic colitis induced in the rat by trinitrobenzene sulfonic acid (Evangelista & Meli, 1989). Concerning the mechanism of action of capsacin, its receptor is a cationic channel which, during its activation, allows a flux of Ca2+ and Na2+ ions (Winter, 1987; Wood et al., 1988) which induces the depolarisation of neuronal membranes of fibres involved in pain generation; then this sensation is transmitted to the brain via the dorsal ganglion. Previous research (Faggio et al., 2000) showed that the gastric mucosa of Teleosts exhibits physiological responses similar to those observed in superior Vertebrata; therefore, it is possible to use fish as experimental models in pharmacological and toxicological experimentation. A study was carried out in order to evaluate the protective effect of capsaicin on gastric ulcers experimentally induced on a Teleost species, Anguilla anguilla (European eel), with the objective of verifying whether, even in in vitro condition (in absence of any nervous regulation and blood flow) this effect is still present. MATERIALS AND METHODS Studied specimens The specimens under experimentation were European eel (Anguilla anguilla) of average age 48 months, showing a mean weight 133 ± 2.3 g and length of 26 cm. They were 264 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 263-271 maintained in the aquaculture plant of the Istituto per l’Ambiente Marino Costiero (IAMC) of Messina, in circular tanks of PVC (capacity 300 l) under natural photoperiod. After a period (thirty days) of acclimatisation, during which fish were not feed, eels were sacrificed after treatment with MS 222 (final concentration 10 g/l), their gastrointestinal tract were removed and the stomach isolated (Figure 1). This organ, Y-shaped, includes two regions (cardial and fundal) with gastric glands, and a third one, the pyloric, folded and without glands. After its removal, the stomach underwent to depletion of the muscle and connectival layers in Petri dishes containing physiological Ringer solution, buffered with HCO3-, under proper oxygenation, then filled with a not-buffered solution and enclosures were made in order to obtain some “gastric bags”. Figure 1 - Removal of the gastrointestinal tract from Anguilla anguilla. Figura 1 - Prelievo del tratto gastrointestinale di Anguilla anguilla. During a first series of experiments, these bags were incubated for 6 h in a beaker containing Ringer solution buffered with HCO3- or with HEPES NaOH. The chemical composition of the solutions used is reported in Table 1; the incubation media (RingerHCO3- or Ringer-HEPES buffers) were also added with histamine 10-4 mol/l, a substance which stimulates the acid secretion by the gastric mucosa of eel (Trischitta et al., 1988). The pH of all the solutions was 8.0 ± 0.1. Tissue oxygenation was ensured by the addition to the solutions of a gas mixture containing 99 ml/l O2 + 1 ml/l CO2, for Ringer–HCO3buffer solution, and containing 100 ml/l O2, for Ringer-HEPES solution. During the second series of experiments, the formation of ulcers (both acid and not-acid) on the gastric mucosa was experimentally induced by treatment with ethanol 10% or aspirin (10-3 mol/l) (used as control gastric bags). Each of the compounds tested during the experiments were added to the incubation beaker at the beginning of the experiment, except for ethanol 10%, which was dissolved in the not-buffered solution and tested by direct inoculation inside the gastric bag. Aspirin was dissolved in methanol (final concentration in the incubation medium, 1 g/l). In order to test the gastro-protective potential of capsaicin, both the experiments were repeated, including as a final step the treatment with this ingredient, dissolved in methanol, and tested at decreasing concentrations (10-4, 10-5, 10-6 mol/l). 265 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 263-271 Ions Na+ K+ ClMg2+ Ca2+ HCO3H2PO4 Glucose Gluconate HEPES Ringer-HCO3(1) Ringer-HEPES (2) 153 4 144 1.4 2.5 20 0.8 20 / / 153 4 144 1.4 2.5 / 0.8 20 15 4.5 Solution without buffer (3) 153 4 144.8 1.4 2.5 / / 20 20 / 1 T Solutions (1) and (2) were added with 99 ml/l O2 and 1ml/l CO2, solution (3) was added with 100 ml/l O2 Table 1 - Composition of the solutions (concentration in mmol/l). Tabella 1 – Composizione delle soluzioni (concentrazione in mmol/l). After incubation, the gastric bags were opened and underwent to macroscopic observation, in order to detect the presence of gastric ulcers and their recovery after treatment with capsaicin. Each kind of experiment was repeated 6 times. Plate 1: Figure 2 - Gastric mucosa of Anguilla anguilla in normal conditions; Figure 3 - Gastric mucosa of Anguilla anguilla after incubation for 6h in Ringer-Hepes and histamine (10-4 mol/l); Figure 4 - Gastric mucosa of Anguilla anguilla after incubation for 6h in Ringer-Hepes, histamine (10-4 mol/l) and capsaicin (10-6 mol/l); Figure 5 - Gastric mucosa of Anguilla anguilla after incubation for 6h in Ringer-HCO3- histamine (10-4 mol/l) and ethanol. The gastric bag is supported by a plastic sheet due to the tissue damage induced by ethanol; Figure 6 Gastric mucosa of Anguilla anguilla after incubation for 6h in Ringer-HCO3- histamine (10-4 mol/l), ethanol and capsaicin (10-6 mol/l); Figure 7 - Gastric mucosa of Anguilla anguilla after incubation for 6 h in Ringer-HCO3histamine (10-4 mol/l) and aspirin (10-3 mol/l); Figure 8 - Gastric mucosa of Anguilla anguilla after incubation for 6h in Ringer-HCO3- histamine (10-4 mol/l), aspirin (10-3 mol/l) and capsaicin (10-6 mol/l). Tavola 1: Figura 2 - Mucosa gastrica di Anguilla anguilla in condizioni fisiologiche normali; Figura 3 - Mucosa gastrica di Anguilla anguilla dopo incubazione per 6h in Ringer-Hepes e istamina (10-4 mol/l); Figura 4 Mucosa gastrica di Anguilla anguilla dopo incubazione per 6 h in Ringer-Hepes, istamina (10-4 mol/l) e capsaicina (10-6 mol/l); Figura 5 - Mucosa gastrica di Anguilla anguilla dopo incubazione per 6h in RingerHCO3- istamina (10-4 mol/l) ed etanolo. Il sacchetto gastrico è adagiato su un supporto di plastica a causa del danno tissutale prodotto dall’etanolo; Figure 6 - Mucosa gastrica di Anguilla anguilla dopo incubazione per 6h in Ringer-HCO3- istamina (10-4 mol/l), etanolo e capsaicina (10-6 mol/l); Figura 7 - Mucosa gastrica di Anguilla anguilla dopo incubazione per 6h in Ringer-HCO3- istamina (10-4 mol/l) e aspirina (10-3 mol/l); Figura 8 Mucosa gastrica di Anguilla anguilla dopo incubazione per 6h in Ringer-HCO3- istamina (10-4 mol/l), aspirina (10-3 mol/l) e capsaicina (10-6 mol/l). 266 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 263-271 2 3 2 3 4 6 5 7 8 267 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 263-271 RESULTS Figure 2 shows the aspect of the stomach of eel in normal conditions, with mucosal folding and clear border (boundaries, margins) of the gastric tissue. After incubation in presence of HCO3-, the gastric tissue did not show any change (not shown in Figure), while in RingerHEPES a wide erosion of the surface mucosal layer was observed, with a flattening of the folded surface (Figure 3). Under this condition, the effects of capsaicin addition were different according to its concentration. In fact, following the incubation with capsaicin at a 10-6 mol/l concentration, the gastric mucosa remained undamaged, with clear borderlines and folds (Figure 4), while at higher doses (10-5 and 10-4 mol/l) this protective effect was mostly undetectable. The treatment with ethanol 10% resulted in a wide erosion of the gastric mucosa, with deep ulcers (Figure 5). Following the treatment with capsaicin, particularly at the 10-6 mol/l concentration a regeneration of the mucosal layer was observed (Figure 6), and ulcers disappeared. The same effect, but not so evident, was recorded after the addition of capsaicin at the highest concentrations (10-5 and 10-4 mol/l). The addition of aspirin (10-3 mol/l) caused erosion and ulcers in the mucosal layer (Figure 7). Capsaicin determined a protective effect similar to that one previously described, with a greater efficacy at the lowest concentration (10-6 mol/l) (Figure 8). DISCUSSION AND CONCLUSIONS Results of the experiments performed provided evidence that capsaicin, even “in vitro” studies, such as those performed in our laboratory, played a protective role on the gastric mucosa. Following the treatment with this compound, in fact, it was possible to prevent the erosion of the gastric mucosa caused by the incubation of the gastric bag in solutions containing histamine, while lacking of bicarbonate. This latter is known for its buffer and protective properties on gastric mucosa; therefore, the lacking of bicarbonate and the presence of histamine are equally important for gastric tissue integrity (Trischitta et al., 1988). In rat, Alfoldi et al. (1987) have also shown that capsaicin is able to reduce gastric secretion induced by histamine. The protective effect of capsaicin was mostly detected at the lowest concentration (10-6 mol/l), confirming what found in in vivo experiments carried out in mammals (Mózsik et al., 1997c). A similar, gastro-protective, effect of capsaicin was also observed after ethanol treatment of the gastric bags, causing a deep tissue damage and ulceration; this was also in agreement with other studies (Holzer & Lippe, 1988; Esplugues & Whittle, 1990; Gyìres & Barna, 2002) performed “in vivo” in rats treated with the same experimental procedures. The mucosal microvasculature has been reported to be not only an initial site of damage after ethanol application, but also the site where prostaglandins likely exert their protective effects (Trier et al., 1987). Capsaicin was also effective in recovering gastric damage produced by aspirin; this compound is an inhibitor of ciclo-oxigenase, enzyme required for the synthesis of prostaglandins (Faggio et al., 2000), which have a protective action on the gastric mucosa. A similar effect was observed by application of resiniferatoxin, an analogous of capsaicin, in rats showing mucosal damage following aspirin and ethanol (Szolcsànyi, 1990; AbdelSalam et al., 1995); both substances (capsaicin and resiniferatoxin) also increased the blood flow in the gastrointestinal tract of rats (Abdel-Salam et al., 1996). Cimetidine is recognised 268 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 263-271 to exert a protective effect on aspirin- induced gastric damaged mucosa (MacKercher et al., 1977; Szolcsànyi & Mózsik, 1984); this effect was also observed by Kang et al. (2004). In our experiment, capsaicin was able, at low concentrations, to repair the ulcers induced by aspirin, in agreement with what found during in vivo experiments by Holzer et al. (1989) through intragastric application of capsaicin. The physiological mechanisms involved in the gastric protection during our in vitro experiments can be supposed to be related to the production of bicarbonate or mucus, both acting as a protective barrier inside the gastric bag. Above all consideration, it is interesting to note that the mechanisms involved in the mucosal protection or regeneration remain substantially unchanged along the evolutionary scale. As the response of the eel examined to the capsaicin treatment was similar to the one observed in rat and other superior vertebrates, then it is likely to propose this fish as a model species for animal experimentation in pharmacological and toxicological studies. This consideration is in agreement with previous findings (Trischitta et al., 1988; Faggio et al., 2000), which confirmed the suitability of this fish, also in relation to its wide commercial distribution and long resistance to be kept in aquaria, as an animal model for improving knowledge of physiological mechanisms. REFERENCES Abdel-Salam O.M.E., Bòdis B., Karàdi O. & Mózsik G.Y. (1995). Modification of aspirin and ethanol-induced mucosal damage in rats by intragastric application of resiniferatoxin. Inflammopharmacology, 3: 135-147. Abdel-Salam O.M.E., Szolcsányi J. & Mózsik G.Y. (1997). Capsaicin and the stomach. A review of experimental and clinical data. J. Physiol., 91: 151-171. 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I lavori scientifici dovranno pervenire sia su supporto cartaceo che informatico (Floppy Disk o CD o E-mail) a: Dott. Marino Prearo c/o Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, Via Bologna 148 – 10154 Torino – Tel. 011-2686251; Fax 011-2474458; E-mail [email protected]. La prima pagina del manoscritto dovrà contenere le seguenti sezioni: Titolo: va riportato sia in italiano che in inglese e non deve superare possibilmente le 4 righe totali. Autori: nome completo seguito dal cognome; gli autori vanno contrassegnati utilizzando numeri esponenziali in riferimento all’istituzione di appartenenza; l’autore a cui dovranno essere indirizzate le comunicazioni dovrà essere contrassegnato anche con un asterisco. Enti di appartenenza: dovranno essere elencati con la progressione numerica utilizzata per gli autori, riportando l’indirizzo completo. Riassunto: deve sintetizzare l’intero contenuto del lavoro e deve essere stilato sia in italiano che in inglese (summary); la lunghezza totale (riassunto + summary) non deve superare 30 righe, utilizzando dimensioni del carattere 9 (Times New Roman). Parole chiave: vanno riportate dopo il riassunto/summary in lingua inglese (max. 8). Autore a cui inviare la corrispondenza: va indicato a piè di pagina con indirizzo completo, numero telefonico, fax e indirizzo di posta elettronica (E-mail). Il testo del lavoro deve essere scritto con dimensioni del carattere 12 (Times New Roman), interlinea 2. I termini in latino devono essere scritti in stile corsivo. Il titolo delle sezioni del lavoro vanno riportati in grassetto maiuscolo. Il riferimento alle figure (foto, tabelle, grafici) deve essere inserito nel testo tra parentesi [es. (Foto 1) (Tabella 1) (Grafico 1)]. I riferimenti bibliografici dovranno essere riportati come segue: 1 autore (Diamant, 1996), 2 autori (Wright & Colorni, 2002), 3 ed oltre (Toranzo et al., 2003). Figure: fotografie, tabelle e grafici dovranno accompagnare a parte il manoscritto ed essere posizionate in fondo al lavoro. Le fotografie dovranno pervenire in originale o stampate in bianco e nero con buona risoluzione; il formato elettronico dovrà essere in tif(f) con circa 300 dpi. Le fotografie a colori saranno stampate a spese degli autori (150 euro per pagina). Didascalie: vanno scritte sia in italiano che in inglese in una pagina a parte, con indicazione del numero della figura a cui si riferiscono. 273 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 273-275 Bibliografia: i riferimenti bibliografici vanno elencati in ordine alfabetico e senza numerazione, come da esempi qui riportati: Ghittino C., Prearo M., Bozzetta E. & Eldar A. (1995). Caratterizzazione della patogenicità dell’agente eziologico della Streptococcosi ittica e prove di vaccinazione in trota iridea. Boll. Soc. It. Patol. Ittica, 16: 2-12. Austin B. & Austin D.A. (1999). Bacterial fish pathogens. In “Disease of farmed and wild fish. 3rd Ed.”, Praxis Publishing, Chichester, England. Le abbreviazioni dei titoli delle riviste vanno controllate su “World List of Scientific Periodicals”. Tutti i lavori saranno valutati dal Comitato Scientifico di “Ittiopatologia” ed inviati a referees. Instructions to authors _______________________________ ITTIOPATOLOGIA - Rivista di Patologia degli Organismi Acquatici – is a four-monthly publication and represents the official Journal of Italian Society of Fish Pathology (S.I.P.I.). ITTIOPATOLOGIA publishes original scientific papers and short communications concerning the pathology of aquatic organisms and correlated topics. The scientific papers, written in Italian or English, have to be composed as the following scheme: title (in Italian and English), surname, name and address of the authors, summary (in Italian and English), introduction, material and methods, results, discussion and conclusions, (eventual) acknowledgements, references. The text of short communications should neither exceed 4 pages nor be divided up into conventional sections. One complete copy of the paper should be sent together with the file on disk (or by E-mail) to: Dott. Marino Prearo c/o Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, Via Bologna 148 – 10154 Torino – Tel. 011-2686251; Fax 011-2474458; E-mail [email protected] first page of the manuscript should include the following sections: Title: both in Italian and English, possibly not exceeding 4 lines. Authors: complete name and surname, with exponential numbers referring to their affiliation; the corresponding author should be marked also with an asterisk. Affiliation: reported under the names. Summary: should be written both in Italian (Riassunto) and English, not exceeding an overall length (riassunto + summary) of 30 lines, using 9 point font (Times New Roman). Key words: no more than 8 key words should follow the summary. Corresponding Author: has to be reported as a footnote (marked with asterisk) with address, telephone, fax number and E-mail. Text: use approximately 12 point font (Times New Roman) and double spacing. Latin names must be written in italics. The headings of sections should be in bold capital. The illustrations (figures, tables, and graphics) must be referred to in correct numerical order in the text [e.g. (Figure 1) (Table 1) (Graphic 1)]. References in the text should appear as 274 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 273-275 follows: for 1 author (Diamant, 1996), for 2 authors (Wright & Colorni, 2002), for 3 or more (Toranzo et al., 2003). Illustrations: figures, tables and graphics should be printed greyscale and saved separately. Figures should have a resolution of about 300 dpi at final size; preferred format is tif(f). Colour illustrations will be charged to the authors (150 euros/ page). Legends: should be listed in a separate page, both in Italian and English, marked with the number of the illustration. Reference: the references should be listed in alphabetical order without numbers and composed as follows: Ghittino C., Prearo M., Bozzetta E. & Eldar A. (1995). Caratterizzazione della patogenicità dell’agente eziologico della Streptococcosi ittica e prove di vaccinazione in trota iridea. Boll. Soc. It. Patol. Ittica, 16: 2-12. Austin B., Austin D.A. (1999). Bacterial fish pathogens. In “Disease of farmed and wild fish. 3rd Ed.” Praxis Publishing, Chichester, England: 48-49. Manuscripts will be evaluated by the Scientific Committee of “Ittiopatologia” and sent to referees. 275 ITTIOPATOLOGIA, 2006, 3: 276 Elenco dei soci sostenitori della Società Italiana di Patologia Ittica: Azienda Agricola Canali Cavour di Fariano Lucio Centallo (CN) Azienda Ittica “Il Padule” di Fornaciari Argo Castiglione della Pescaia (GR) Società Agricola Ittica Selvuzza S.r.l. Zoppola (PN) Troticoltura Foglio Angelo Bagolino (BS) Troticoltura Valchiese S.n.c. di Foglio M. & C. Storo (TN) Valle Ca’ Zuliani S.r.l. Pila di Porto Tolle (RO) Elenco degli sponsor della Società Italiana di Patologia Ittica: Skretting Italia – Hendrix S.p.A. Mozzecane (VR) Biomar Group Italia Treviso Schering Plough Animal Health Milano Veronesi Verona 276