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CORTINA AUTO IL PIACERE DI GUIDARE ESTATE 2015 - ANNO XX SUPPLEMENTO WEB AL N.1 PROVE SU STRADA: MASERATI GHIBLI DIESEL - BMW 640 D GRANCOUPÉ RENAULT MEGANE RS - VOLVO XC 90 MITSUBISHI OUTLANDER PHEV HYUNDAI i40 WAGON 1.7 CRDi SW - INFINITI Q50 2.0 TURBO JEEP CHEROKEE 2.2 D SSANGYONG TIVOLI - LAND ROVER DISCOVERY SPORT PER SFOGLIARE LA RIVISTA SCORRERE VERSO IL BASSO 002_003_Sommario edit dire :. 28-07-2015 11:55 Pagina 2 SOMMARIO| EDITORIALE| Il Punto di Gianni Marin 4 LE AUTO DI OGGI Test: Maserati Ghibli Diesel 10 Maserati Ghibli Diesel 10 BMW 640 d Grancoupé 14 Renault Megane RS 18 Volvo XC90 22 Mitsubishi Outlander PHEV 24 Hyundai i40 Wagon 28 Infiniti Q50 2.0 t 29 Jeep Cherokee 2.2 Multijet 30 Land Rover Discovery Sport 32 Eventi: 14 BMW 640 d Grancoupé Raduno 100 anni SIAI Marchetti e Alfa Romeo 38 Verona Legend Cars 42 Bobium Car & Design Days 44 MERCATO Usato da comprare: BMW Z3 50 Usato sfizioso: Spider e cabrio da tenere al mare 52 CORTINA AUTO - IL PIACERE DI GUIDARE È una realizzazione Edi Team/PSE Editore Direttore Responsabile: Valerio Alfonzetti 18 Renault Megane RS Consulenza Editoriale di Gianni Marin Art Director: Alessandra Chiaradia Hanno collaborato a questo numero: In redazione PSE: Chiara Matilde Brambilla, Rossana Andronio, Cristina Canci, Gabriele Alfonzetti, Edoardo Baj Macario, Antonio Pavone di San Barbato Fotografie: Edi Team, archvio PSE, archivi delle case automobilistiche Redazione: PSE Editore Srl - Largo Cairoli, 2 50 Usato Sfizioso 52 Spider e cabrio da tenere al mare 20121 Milano, Tel. 02.72000758, fax 02.25902043 e-mail: [email protected] Concessionaria esclusiva per la pubblicità: Media In Sas - Largo Cairoli, 2 20121 Milano tel. 02.86453627 - 8051429 - 86455417 - fax 02.8051429 e.mail: [email protected] Editore: Edi Team - Via F. Casati, 25 20124 Milano Anno 19 supplemento web al n.1 - Estate 2015 Aut.Trib.Milano n.196 del 1/4/1996 e n.79 del 8/2/2003 - Sped. A.P. 45% filiale di Milano, art 2. comma 20/b - legge 662/96. 44 Bobium Car & Design Days Cortina Auto-Il Piacere di Guidare è una pubblicazione semestrale distribuita a Cortina d’Ampezzo. MANTENIAMO LA PASSIONE “La felicità è amore, nient'altro. Felice è chi sa amare. Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa sente se stessa e percepisce la propria vita. Felice è dunque chi è capace di amare molto. Ma amare e desiderare non sono la stessa cosa: l'amore è desiderio fattosi saggio”. Hermann Hesse R itroviamolo questo amore nell’automobile, se si fosse mai sopito come vorrebbero i tanti detrattori – non nominiamo quello più sacro – che vorrebbero farci girare tutti in una utilitaria a 30 all’ora schivando le bici contromano. Eh no, cari, imparate ad amare le cose che offrono piaceri nella vita. Se non si ambisce a qualcosa di bello e di migliore, da conquistare con il proprio lavoro e con il proprio ingegno, onestamente, passa la voglia di fare e innovare. Inutile pontificare il contrario, è la vita. Il desiderio di amore, di una persona che ci ami è certo più grande e diverso di ciò che si può provare per un’automobile. Ma la passione aiuta a vivere e a sognare e fa bene. Godersi le belle auto, la velocità, i cavalli senza far male a nessuno non è peccato, è gioia pura. Valerio Alfonzetti IL PUNTO |di Gianni Marin| LO STILE E IL DNA DI UN BRAND Mentre l’automobile attraversa un momento difficile, lo stile è diventato la componente più importante di un nuovo modello. In questo quadro che peso il DNA di un brand? Stilisticamente l’Alfa Romeo sembra averlo dimenticato nella nuova Giulia come la Citroen con la DS. Il designer Giuseppe Armano ha reinterpretato per noi quattro grandi auto del passato mantenendone però profondamente il DNA come hanno fatto negli ultimi anni la MINI e la Fiat con la 500, entrambe con enorme successo di pubblico DNA SÌ DNA NO Sopra, il concept BMW 3.0 CSL Hommage e la sua antenata, esempio mirabile di fedeltà al DNA originale di un modello, fedeltà che francamente non riscontriamo nella Giulia che ha le proporzioni della vecchia Alfa 33 Adam Smith (1723 – 1790) è stato un filosofo ed economista scozzese che, a seguito degli studi intrapresi nell’ambito della filosofia morale, gettò le basi dell’economia politica classica. È considerato unanimemente il primo degli economisti classici, sebbene non sia facile individuare con precisione la fine del mercantilismo e l’inizio dell’età classica, in quanto per un certo periodo ci fu una vera sovrapposizione tra le due correnti di pensiero. Adam Smith nel 1779 scriveva: “L’utilità è una delle principali fonti della bellezza… l’idoneità di qualsiasi macchina o sistema a produrre il fine per cui furono concepiti conferisce all’insieme una particolare proprietà e bellezza, rendendo piacevole lo stesso suo pensiero e la sua contemplazione.” Molti anni dopo, nel 1934, Lewis Mumford (1895 – 1990), urbanista e sociologo americano, scriveva: “ La nostra capacità di andare oltre la macchina sta nel nostro potere di assimilazione della macchina stessa: finché non abbiamo assorbito le lezioni di oggettività, impersonalità, neutralità che costituiscono l’essenza del regno della macchina, non riusciremo a proseguire nel nostro sviluppo verso un’umanità più riccamente e profondamente organica”. Partendo da queste considerazioni, si può affermare che il design industriale sia un processo creativo basato su una sintesi di fattori strumentali come ingegneria, tecnologia, materiali ed estetica il cui scopo è quello di proporre soluzioni equilibrate applicabili alla produzione meccanica e nel contempo di soddisfare i bisogni e i desideri dell’utente e i vincoli imposti dallo sviluppo della tecnica e della società. L’ingegneria – l’applicazione di principi scientifici alla progettazione e alla costruzione di strutture, macchine, apparati e processi di produzione – è un aspetto fondamentale del design industriale. Entrambe le discipline si occupano di trovare soluzioni ottimali a problemi specifici, ma ciò che distingue il design industriale dall’ingegneria concerne principalmente l’aspetto estetico. Le origini del design industriale si possono far risalire alla Rivoluzione Industriale che ebbe inizio in Gran Bretagna a metà del XIX secolo e segnò il passaggio all’era della meccanizzazione. In questa fase, il design non aveva fondamenti intellettuali, teorici o filosofici ed era considerato uno dei tanti aspetti interrelati della produzione meccanica. Soltanto alla fine del XIX secolo, i fabbricanti cominciarono a rendersi conto che per godere di un rilevante vantaggio sulla concorrenza dovevano rendere più organico e integrato il processo di fabbricazione e migliorare l’estetica dei prodotti. La conseguenza è stata che vennero invitati a contribuire al processo di progettazione molti specialisti di altre sfere 4 / Cortina Auto Cortina Auto / 5 Lancia Ypsilon produttive, soprattutto architetti. Così agli inizi del XX secolo il design industriale è diventato una disciplina a sé stante e la teoria del design è stata integrata nei metodi industriali di produzione. L’architetto tedesco Peter Behrens è stato uno dei primi professionisti nel campo del design industriale. Nel 1907 fu assunto dall’AEG, per migliorare sia i prodotti sia l’immagine dell’azienda. Da allora, il design industriale è diventato un fattore sempre più importante nel successo dei prodotti industriali e delle aziende produttrici. In questo quadro lo stile ha recitato un ruolo determinante nel mondo dell’automobile. La storia ci dice, a esempio, che l’Alfa Romeo (per parlare di un costruttore di casa nostra) con il modello RL (1922 – 1923) di Giuseppe Merosi, prodotta in versione sportiva e da turismo) e nella versione Targa Florio, con il suo caratteristico muso a prora, attirò su di se l’attenzione di tutti non solo per le sue prestazioni ma anche per il suo stile, tanto più che la Carrozzeria Castagna progettò diverse varianti di carrozzeria fra cui una versione cabriolet e un’elegante versione aperta. Nel 1923 poi, Vittorio Jano progettò la P2 che vinse il primo titolo mondiale. Di Alfa Romeo ne vennero poi tante altre come la Super Sport e la Freccia d’Oro a esempio, dove l’aerodinamica incominciò a recitare un ruolo primario, magnificamente interpretata da carrozzieri come Nuccio Bertone, Sergio Pininfarina e i designer come Giorgetto Giugiaro. La storia dell’aerodinamica ha preso le mosse dalla decisione presa da Walter Percy (1875 – 1940) CEO della Chrysler di aumentare la quota di mercato della sua azienda, che a quei tempi era soltanto al decimo posto nei primi anni Trenta. Walter Percy decise di produrre una vettura del tutto nuova. Il risultato è stato la nascita della Chrysler Airflow, progettata da Carl Breer, capo ingegnere della Casa di Detroit in collaborazione con gli ingegneri del suo staff Owen Skelton e Fred Zeder. Per migliorarne stabilità e comfort Breer aveva studiato il concetto di streamlining sperimentando una varietà di forme della carrozzeria nella galleria del vento. La sua idea era di rovesciare l’effetto della portanza normalmente associata all’ala dell’aereo, ottenendo una forma aerodinamica che alle alte velocità avrebbe tenuto la vettura incollata alla strada. Con il muso “a cascata”, i fari e il parafango parzialmente inseriti nella carrozzeria, l’Airflow è stata la prima automobile a impiegare l’allora avveniristico Styling aerodinamico. Con questa vettura Breer ha fatto da pioniere anche nella 6 / Cortina Auto costruzione di carrozzerie a scocca portante e con la cabina spostata in avanti. E questo è stato un altro progresso nella distribuzione del peso. Un’altra significativa innovazione nella Airflow è stata la prima trasmissione automatica in una Chrysler. Anche se la Airflow si rivelò un sonoro fiasco commerciale (era troppo avanzata per l’epoca), ha avuto comunque un’enorme influenza sui designer delle future automobili. “Future automobili” che in molti casi con il loro design rétro, rappresentano una continuità del marchio aziendale, come è il caso della 2002 del 1973 o meglio ancora la M Roadster che la BMW ha lanciato nel 1977. La BMW è andata negli anni Settanta, addirittura oltre con le sue “opere d’arte”, ingaggiando quattro grandi artisti (Alexander Calder, Frank Stella, Roy Lichtenstein e Andy Warhol) che le hanno firmate come si conviene a dei quadri su quattro ruote. In questo ambito non bisogna dimenticare la Citroen DS, di cui ha fatto scalpore quella sua modernità ostentata che la faceva assomigliare a un oggetto futurista, dal grande cofano e dalla coda spiovente Una forma a “ferro da stiro”, molto più che una semplice automobile. Al giorno d’oggi tutte le grandi Case automobilistiche posseggono un Centro stile sempre più presente, sempre più importante e “fare del nuovo” diventa sempre più difficile. Ecco perché il ricordo del passato conduce la mano dei nuovi (moltissimi i giovani) stilisti, che intelligentemente nella storia del marchio che rappresentano trovano motivo di ispirazione e di continuità del brand. Perché il DNA di un costruttore è sempre più importante. Lo conferma Flavio Manzoni, l’uomo chiave dello stile delle nuove Ferrari (488 GTB), anche se sostiene “non deve necessariamente riferirsi al passato anche se, per esempio nella California sono stati ripresi la bocca anteriore e la linea del parafango anteriore della Testarossa degli Anni 50, mentre ne laFerrari e nella FXX-K il DNA è nello spirito dell’esperienza aerodinamica e nella tecnologia più avanzata”. Per Filippo Perini, designer della Lamborghini, invece “mantenere il DNA nello stile è importante ed è per questo che alla Lamborghini lo si è sempre tenuto presente, come è il caso delle bocchette dell’aria nell’abitacolo che sono sempre esagonali. Nel modello Asterion poi, il ricordo della Miura echeggia prepotentemente, perché l’arte vera di un marchio storico come quello Lamborghini è quella di saper mimetizzare il proprio DNA nelle ricerche stilistiche più moderne. DEA OLTRAGGIATA Per chi scrive che ne ha vissuto in prima persona la carriera, la DS non è mai stata bella. I più la considerano però un capolavoro. Di certo le nuove DS non hanno nulla a che fare nè l’appeal tecnologico della “19” Cortina Auto / 7 PROPOSTE CHE CI PIACCIONO Nelle pagine precedenti la Citroën DS, qui vediamo come il designer Giuseppe Armano ha reinterpretato la Renault 4 e la Fiat 124 Spider tenendo conto per quest’ultima delle proporzioni della piattaforma Mazda MX-5 Per il nostro designer Giuseppe Armano, innamoratissimo dei capolavori dello stile, non è mai impossibile rifarsi agli stilemi dei grandi successi automobilistici della storia e in questa pagine ce ne fornisce un esempio chiarendoci che nelle sue scelte ha tenuto ben presente le esigenze di industrializzazione e omologazione richieste per le automobili dei giorni nostri. Il DNA del brand è del resto la carta che ha voluto giocare l’Alfa Romeo con il lancio della nuova Giulia, un modello che per la Fiat Chrysler Automobiles è molto di più della semplice presentazione di un nuovo prodotto. Rappresenta la sfida alla quale Sergio Marchionne ha lavorato negli ultimi anni, perché se il piano degli otto nuovi modelli Alfa prodotti entro il 2018 e delle 440.000 vetture del marchio del Biscione vendute andrà in porto, rappresenterà assieme al brand Maserati (nel frattempo il brand Ferrari avrà separato il suo futuro dalla FCA), il definitivo sbarco delle vetture italiane nel mondo del “Premium”. Non è tutto però, perché la nascita della Giulia rappresenta anche il lancio di una nuova piattaforma su cui nascerà una serie di nuovi modelli della Casa del Biscione, dal crossover allo Sport Utility Vehicle, al coupé e al roadster, sia a trazione anteriore che a trazione posteriore, sfruttando una vasta gamma di motori, compresi propulsori provenienti dalle officine Ferrari come il 6 cilindri Turbo da 510 CV (la cilindrata è un mistero per ora...) che la metterebbe in rivalità con le BMW M3 e M5. La Giulia vede poi il ritorno alla trazione posteriore dimenticando l’eccezionale tenuta di strada delle 156 e 159 che rimarcava il DNA Alfa Romeo quando vedeva la Giulia T.I. 1600 cc degli Anni 60 porsi in un altro mondo rispetto alle “vasche da bagno” Mercedes e BMW dell’epoca pure quanto a frenata e prestazioni in generale. E lo stile? Ahimè, ci si poteva aspettare molto di più visto anche il segreto ferreo e il numero di persone coinvolte nella progettazione. Più che la Giulia T.I. le proporzioni ci paiono quelle dell’Alfa 33 (cofano lungo, tetto ampio, terzo volume corto) mentre l’aspetto complessivo non si distingue nettamente dalla concorrenza tedesca e giapponese come invece 50 anni fa la Giulia “disegnata dal vento” affinata nell’aerodinamica dall’ingegner Giuseppe Scarnati. E vogliamo parlare del bialbero e del suo rombo? Forse la scelta di questo stile e dell’abbandono del DNA saranno vincenti e nei prossimi mesi avremo la risposta sperando che la nuova Giulia possa riaccendere i motori dell’Alfa Romeo, purchè nel progetto si sia davvero, come hanno detto, puntato sulla qualità, sull’innovazione tecnologica, sul “meglio” del made in Italy. Gianni Marin 8 / Cortina Auto TEST| UN GRANDE CARISMA Maserati Ghibli Diesel/ Fare il pieno di gasolio in una Maserati diventa facilmente un’abitudine ma ci vuole più tempo per abituarsi a un consumo di carburante sempre ben al di sotto di 10 litri per 100 chilometri. Comfort superlativo e fascino indiscutibile di Valerio Alfonzetti con foto di Edoardo baj Macario TEST MASERATI GHIBLI| A chi si chiedesse che cosa c’è di Maserati nella Ghibli visto che è costruita a Torino, il motore proviene da Maranello e la piattaforma deriva lontanamente da una americana, non ci è difficile rispondere: il carisma. La stessa risposta che possiamo dare a chi ci chiede la differenza fra la Ghibli e le rivali tedesche Audi e BMW. Non va più forte di quelle, non tiene la strada meglio, riserva un gran comfort a chi sta a bordo, ha finiture interne di prestigio come la pelle Frau ma l’elettronica non è a livello delle germaniche... e allora? Il carisma del calore latino è ciò che una nostra amica ha detto scendendo dalla Ghibli: “È come un uomo col sigaro” con quel profumo di pelle che ti pervade quando sali a bordo. Dobbiamo crederle e non condividere del tutto poichè per noi che non fumiamo il sigaro puzza... piuttosto diciamo che al tatto la pelle Frau della Maserati e quella che fodera cruscotto e volante è come la pelle di pesca di una donna piena di fascino. Essere al volante di una Maserati è qualcosa di diverso, fa sentire fieri, speciali, non è proprio la stessa cosa che guidare una banale tedesca, a prescindere dalle valutazioni squisitamente tecniche. Il marchio del Tridente ripreso dalla statua del Nettuno di Piazza Maggiore a Bologna e disegnato da Mario Maserati, l’unico dei fratelli fondatori dell’azienda a non sporcarsi le mani di grasso bensì di colori a olio, rende speciale questa automobile che porta al debutto un bel motore Diesel di produzione faentina (VM) che condivide con la Lancia Thema e la Jeep Grand Cherokee ma che sotto il suo cofano acquista grinta e carattere nonchè un rombo possente da 8 cilindri a benzina grazie a un ingegnoso sistema acustico che si attua quando si inserisce il settaggio Sport e la Ghibli cambia carattere passando da paciosa berlina premium a quattroposti granturismo, scattante e reattiva. Un rombo che appaga non meno dei quattro terminali di scarico posteriori. L’abitacolo, l’abbiamo anticipato, è lussuoso e ricco di pelle ovunque, la strumentazione un po’ retrò è molto ben visibile e piacevole allo sguardo poichè richiama, con i suoi strumenti tondi, quelle del passato. Su tutto troneggia il volante con il Tridente al centro e i due grandi paddles laterali per i cambi di marcia. Ci si siede letteralmente in poltrona e le regolazioni elettri12 / Cortina Auto che aiutano a trovare la posizione di guida ideale. Non manca la presa USB per portarsi dietro tutti gli MP3 che si vuole, mentre l’accesso al vano per il CD nell’Hi-fi di bordo è “disturbato” dalla leva del cambio. Qui rileviamo un altro difetto, ovvero una certa imprecisione nelle posizioni della leva centrale, con la retromarcia a volte difficile da impostare, cosa che fa rimanere talvolta come cretini impacciati mentre si tenta di fare una manovra. Potremmo trovare qualche altro “difettuccio” ma appena ci si avvia si dimentica tutto, siamo su una Maserati, si va via lisci, in souplesse, anche sul pavè cittadino, ci si sente in un mondo privilegiato, speciali, avvolti da un’atmosfera affascinante che fa stare bene. In città la Ghibli è maneggevole oltrechè confortevole pur se il passo lungo e la ridotta altezza da terra fanno strisciare spesso il fondo sulle cunette e nelle uscite dai parcheggi sotterranei. Fa niente, siamo su una Ghibli col motore Diesel in versione da 275 cavalli e appena siamo fuori città inizia il godimento, lo scatto è vigoroso, la velocità massima di 250 km/h si potrebbe raggiungere facilmente in Germania, i nostri 130 sono una bazzecola e consentono di leggere un consumo di cabrurante di 6,6/7 litri per 100 km! Del comfort abbiamo già detto, davvero si potrebbero fare mille km senza alcun cenno di stanchezza ma soprattutto a bordo si ha, guidatore e passeggeri, un grande senso di sicurezza anche alle alte velocità. Passando al misto, ove è opportuno inserire il settaggio “Sport” per irrigidire l’assetto, la Ghibli mostra sia una tenuta di strada di altissimo livello sia la sua lontana parentela con le confortevoli Chrysler. Se infatti nei curvoni autostradali fila come sui binari, nelle curve più strette le sospensioni e lo sterzo mostrano una certa insofferenza alla guida molto sportiva e si avverte un minimo ritardo nelle risposte del volante. Basta comunque abituarcisi e anticipare la curva, mentre la trazione posteriore provoca un naturale sovasterzo quando si esagera, ben dominato dall’elettronica ma capace di lasciare un po’ di libertà a chi desidera fare qualche leggero controsterzo. Capito, insomma? Non abbiamo trovato un’automobile perfetta e in questo c’è il DNA delle Maserati di una volta. Meglio perdonabili imperfezioni che la mancanza di carisma e le freddezze delle tedesche! p STABILITÀ E COMFORT La tenuta di strada è di altissimo livello come ci si deve aspettare da una Maserati ma anche il comfort è elevatissimo per una berlina sportiva. Merito della lontana provenienza americana della piattaforma AUTODIGEST TV Per vedere la prova su strada: YOUTUBE/AUTODIGEST TV CARTA D’IDENTITÀ Motore turbodiesel 6 cilindri a V di 60° 2.987 cc Potenza 275 Cv a 4.000 giri. Coppia 600 Nm da 2.000 a 2.600 giri/min. Trazione posteriore diff. autobloccante. Cambio automatico a 8 rapporti. . Dimensioni lungh. 4.970 mm, largh. 1.940,5 mm, alt. 1.460 mm. Velocità massima: 250 km/h. Accel. 0 - 100 km/h in 6”3. Consumo medio 7.5 litri/100 km. Prezzo da 68.150 Euro ##### ##### IMMAGINE PIACERE DI GUIDA #### TENUTA VALORE TEST| LA SPORTIVA A DUE FACCE BMW serie 640d Grancoupè/La serie 6 si rinnova leggermente nell’estetica, più moderna e aggressiva. I motori diesel e benzina hanno tutti oltre 300cv: divertente da guidare e comoda per viaggiare Testo e foto di Edoardo Baj Macario TEST BMW 640D D GRANCOUPÈ| opo 12 anni ecco il restyling della serie 6, son ben 80.000 gli esemplari già immatricolati nel mondo: riuscirà il restyling a far apprezzare ancora di più la creatura di Monaco di Baviera? La serie 6 si presenta sul mercato in tre varianti: Coupè, Grancoupè e Grancabrio. Due le motorizzazioni V8 con potenze che partono dai 313 cv della 640d ai 450 cv della 650i, tutti sviluppati con la tecnologia TwinPower Turbo che rendono favolose da guidare tutte le versioni, ovviamente fedeli alla tradizione BMW della trazione posteriore ma volendo si può scegliere la trazione integrale Xdrive. Tutte le Serie 6 sono equipaggiate con il cambio Steptronic a 8 rapporti che permette di bruciare lo 0-100 Km/ in 4,4” (650i ) con il V8 che si fa sentire tramite il nuovo impianto di scarico sportivo con farfalla regolabile mentre il diesel ha un risuonatore interno. Esteticamente i piccoli tocchi di restyling donano ancora maggiore sportività, eleganza e leggerezza; all'anteriore il primo dettaglio che si nota è la nuova grembiulatura con il nuovo disegno della doppia griglia (adesso a 9 asticelle e non più a 10, se proprio volete contarle); tutti i fari nel frontale sono a LED, nuova la forma degli specchietti laterali con indicatore di direzione integrato. Nella parte posteriore si notano i terminali di scarico più grandi (90mm) e un listello cromato. Lateralmente la linea viene impreziosita dal disegno dei nuovi cerchi da 20” multirazza. Nel listino troviamo anche cinque nuove tinte metallizzate mentre gli interni rimangono uguali alla precedente versione ma anch’essi con nuove combinazioni di colori e accostamenti come il nuovo legno nobile marrone “Fineline”. Ovviamente per gli sportivi c'è il pacchetto “M” con componenti aerodinamici su muso, longheroni laterali sottoporta, grembiulatura posteriore, terminali di scarico cromati scuri, pinze freno verniciate in nero e cerchi in lega da 19” o 20” M. In combinazione con il pacchetto “M” è disponibile la tinta “carbonschwarz” mentre per gli interni è previsto il doppio rivestimento in Alcantara/pelle e cuciture di contrasto blu con sedili sportivi “M”. La versione provata è la più venduta sul mercato: la grancoupè 4.0d da 320 cv in allestimento “M sport” e trazione “Xdrive”. Avvicinandoci le dimensioni fanno pensare alle difficoltà che 16 / Cortina Auto UNA GRAN BELLA MACCHINA Le BMW Grancoupè hanno ottenuto la quadratura del cerchio fondendo in una sola vettura la linea sportiva di una coupè con la comodità di una berlina 4 porte. Lo stesso dicasi per il comportamento stradale potrebbe avere questo “bestione” su strada ma le dimensioni grandi comportano un un bel baule immenso con portellone automatico; appena seduti l’abitacolo fa subito dimenticare le misure esterne, appare compatto rispetto all’esterno ma è solo la prima impressione complice l’assetto basso e piatto; il volante “M” è bellissimo quanto morbido, il cruscotto digitale ha una bella grafica moderna e un’ottima visibilità mentre lo schermo centrale è enorme e permette al guidatore di tenere tutto sotto controllo. Messa in moto la vetturona, in manovra bisogna tenere conto del cofano lungo e dalla scarsa visibilità ma telecamere e sensori rendono i “movimenti” nei parcheggi molto semplici e ogni angolo è monitorato. Il pulsante delle emozioni come lo abbiamo battezzato noi (ovvero il pulsante “sport”) situato vicino al cambio lo scopriamo dopo un po’ e non appena lo schiacciamo ecco che la serie 6 da paciosa berlina, si trasforma in una veloce e agile coupè ... cambia tutto: lo sterzo si irrigidisce moltissimo tanto da essere un po’ pesante in manovra, il cambio è più rapido e persino i quadranti cambiano aspetto in questa modalità. Dunque mettiamo subito in “Sport” e ci mettiamo alla ricerca di qualche curva… eccola! La serie 6 in curva non si scompone grazie alla trazione integrale e non c’è accenno al sottosterzo, anzi sembra più una trazione posteriore e infatti, se ci si “dà dentro” con il gas, il retrotreno tende verso l’esterno con le gomme che fischiano ma il comportamento è sicuro e divertente, la vettura non si scompone mai e fila via precisa. Un comportamento voluto dai progettisti e dal marketing per lasciare il feeling delle trazioni posteriori. Volendo si può selezionare anche la funzione “sport+” che disinserisce l’ESP, ma è assolutamente sconsigliabile farlo su strada aperta se non ci si vuole trovare facilmente di traverso di fronte alle auto che procedono in senso contrario... In pista invece si può fare ed essere così sempre alla ricerca del sovrasterzo controllato, troppo divertente! I freni non ci hanno soddisfatti al 100%, non sono prontissimi e la corsa un po’ AUTODIGEST TV Per vedere la prova su strada: YOUTUBE/AUTODIGEST TV CARTA D’IDENTITÀ 640D GRANCOUPÈ Motore: TwinPower Turbodiesel 6 cilindri. Cilindrata 2.993 cc Potenza 313 Cv a 4.400 giri. Coppia 630 Nm da 1500 a 2500 giri/min. Trazione integrale. Cambio aut. a 8 rapporti. Peso 1.790 kg. Dimensioni lungh. 5.005 mm, largh. 1.895 mm, alt. 1.390 mm. Velocità massima; oltre 250 km/h. Accel. 0 - 100 km/h in 5”4. Consumo medio 5.5 lt/100 km. Prezzo da104.800 Euro ##### ##### IMMAGINE PIACERE DI GUIDA #### TENUTA VALORE lunga costringe a schiacciare con forza per rallentare. Il 4.0 TwinTurbo è la parte migliore: sempre pronto ad assecondare il piede destro, risponde con efficacia e fa venire sempre voglia di schiacciare giù tutto l’acceleratore. Che ci crediate o meno anche il rumore merita, anche se è in “playback”, ossia dentro, sembra che il 6 cilindri stia urlando…invece vi accorgete che è tutto opera dello stereo. Scesi dall’auto a portiera aperta scoprirete “la triste verità” con il ben conosciuto frullio dei motori Diesel… Già che ci siamo proviamo l’abitabilità posteriore e nonostante i 192 cm di chi scrive si sta comodamente e senza arretrare il sedile di guida: comodissima! Continuiamo a guidarla ancora e la “trasformiamo” di nuovo in paciosa berlina, settandola su “Comfort”; tutto torna più morbido e confortevole; ecco il vero spirito della serie 6: la trasformazione, da berlina a coupè senza dover scendere dall'auto. p TEST| RESTERETE STUPITI Renault Mègane RS/ Un concentrato di sportività e velocità che esplode dopo i 4.000 giri e tutta da guidare. Difficile trovare una sportiva così pura allo stesso prezzo di listino Foto e testo di Edoardo Baj Macario TEST RENAULT MEGANE RS| G li interni sono sportivi ai massimi livelli grazie ai Recaro e alle cinture rosse, comodi nei viaggi, forse un po’ meno nello scendere dall’auto. È evidente che si tratta di un’ auto sportiva per sportivi, la frizione in città può risultare dura a chi non è molto allenato, così come le sospensioni e l’assetto ma tutto questo a uno sportivo vero piace… ai “normali” no; allora meglio che prendano la Clio (non RS)…io mi voglio godere questa. Il posto di guida è comodo, i portaoggetti non sono molto ampi mentre la texture è riuscita e al posto delle imitazioni con materiali “tristi” è stata adottata una sorta di “similpelle” in una trama “similcarbonio” che dà un tocco sportivo senza costare un capitale; la leva del cambio (che è quella della Clio, magari una dedicata alla RS non sarebbe male) è pronta per essere ingranata sul tunnel centrale con accanto il freno a mano. Il bracciolo centrale ospita un vano profondo e non intralcia l’uso della leva, davanti al bracciolo c’è il piccolo joystic e i pulsanti per controllare il sistema di infontainment, semplice da usare. La parte più bella è quando si sceglie di aprire il menù RS di chiara derivazione dalla cugina GT-R dove potete visualizzare tutti ma propri tutti i parametri tecnici, anche quelli che non conoscevate… come la pressione del turbo che è un po’ scontata… meglio quindi sapere a quanti gradi è la temperatura d’immisione dell’olio o la forza esercitata sul freno, l’angolo di sterzo o lo slittamento delle ruote, la forza G o la coppia motrice espressa o il tempo sullo 0100...insomma una vera e propria telemetria da F1. Proprio dalla massima serie vengono gli ingegneri che hanno messo a punto il propulsore della “Meggie”: 4 cilindri da 265 CV motore che, anche se è turbo, si comporta come un aspirato ai bassi regimi ma da 4.000 ecco arrivare la “fiondata” del turbo che spedisce in avanti la Mègane con un rombo che inonda l'abitacolo, cupo e forte proprio da sportiva, le marce entrano bene, sono corte e in men che non si dica ci si trova oltre i 150 Km/h mentre “Meggie” si assetta, si appiattisce ancora di più…pronta per andare via nelle curve; le gomme con cerchio da 19” fanno il loro dovere a tenere in strada la cavalleria, la tenuta è perfetta, nelle curve rapide e ravvicinate, la guida è precisa e non si scompone, destra-sinistra una dietro l’altra si apprezza 20 / Cortina Auto sempre più la precisione dello sterzo. All'inizio sembra faticoso da girare ma poi si prende l’abitudine ed è un susseguirsi di piacere; solo in alcuni casi emerge un improvviso sottosterzo ben dominabile con freni e sterzo. Nei curvoni veloci è ancora meglio, senti tutta l’auto appoggiarsi sull’asfalto e sempre composta correre via mentre con il volante insisti a entrare sempre di più in curva. Il misto veloce è il suo pane, tutte le curve le affronta sempre incollata a terra, l’anteriore guida l’auto tra le curve, il posteriore si perde solo se tocchi i freni e li c’è un minimo d’incertezza ma rientra subito “sulla retta via”. La frenata è normale, il pedale del freno è più grande, frena bene ma non è impressionante. Il capitolo “sound” è un po’ particolare, messa alla pari con altre sportive del genere la Mègane è “silenziosa”, in rilascio, non singhiozza purtroppo, mentre al minimo si accende e… basta, emette solo un rumore molto cupo dal quale si capisce che è un’auto che va ma quando sei in zona rossa e l’ago del contagiri va oltre il 7 ecco entrare il limitatore da auto da rally che impazzisce e riecheggia finché non ingrani un'altra marcia… bellissimo! Per l’uso “civile” la Mègane RS va benissimo, non è cosi bassa come le sportive che toccano nelle rampe dei box, vialetti e avvallamenti. Il baule è spazioso, la visibilità, a parte quella laterale è molto buona, non è difficile trovare parcheggio viste le dimensioni da auto media e parcheggiarla è semplice grazie alla telecamera e ai sensori posteriori, assenti invece sul muso dove sarebbero utili visto il cofano lungo e la seduta bassa che non favoriscono molto la visibilità. In autostrada è perfetta grazie al cruise control attivabile tramite un pulsante al centro del tunnel in modo tale da non essere attivato per sbaglio come spesso capita; il volume della musica si regola dalla tastiera dietro al volante e si può anche ascoltare la propria musica via Bluetooth godendoci il viaggio. Un po’ più difficile trovare posto per bottiglie e lattine visti i pochi vani. Consumi: è una sportiva quindi lo sapete già che “beve”...in autostrada il motore a velocità da limite gira sui 2.500-3.000 giri e infatti consuma abbastanza….siamo sui 12.5l /100 km in extraurbano, in città sui 12,8/13l. /100 km; mwntre il rapporto prezzo/emozioni alla guida è tra i migliori del mercato: 26.950 Euro e io sono già alla ricerca di una usata. p AUTODIGEST TV Per vedere la prova su strada: YOUTUBE/AUTODIGEST TV CARTA D’IDENTITÀ Motore benzina turbo 4 cilindri. Cilindrata 1.998 cc. Potenza 265 Cv a 5.500 giri. Coppia 360 Nm da 3000 a 5500 giri/min. Trazione anteriore. Cambio manuale a 6 rapporti. Peso 1.885 kg. Dimensioni lungh. 4.300 mm, largh. 1.850 mm, alt. 1.430 mm,Velocità massima; 254 km/h. Accel: 0 - 100 km/h in 6”. Consumo medio 8.2 litri/100 km. Prezzo da 26.950 Euro #### IMMAGINE #### PIACERE DI GUIDA #### TENUTA VALORE É SEMPRE DI CORSA In pista si liberano tutti i 265 cavalli della francesina, gli interni sono bellissimi, con al centro lo schermo polifunzionale su cui si può visualizzare una vera e propria telemetria di bordo TEST| DISINVOLTA SICUREZZA Volvo XC90 D5AWD 7posti/La nuova SUV premium svedese si pone in concorrenza con le più prestigiose concorrenti come Range Rover, Audi Q7 e BMW X5. L’abbiamo provata con il due litri turbo da 225 Cv di Valerio Alfonzetti con foto Edi Team S vedese al 100%. La proprietà cinese ha voluto fermamente che la Volvo restasse fedele ai suoi canoni nordici e alla filosofia improntata alla sicurezza con l’obiettivo “Vision 2020” che mira ad avere mortalità zero sulle automobili della Casa. Obiettivo per nulla ambizioso viste le premesse degli ultimi prodotti come questa XC 90 che offre la sensazione di sicurezza fin da quando la si guarda. Rispetto alla precedente generazione la nuova XC 90 cresce in prestigio e ambizione ponendosi, nelle versioni top di gamma, in concorrenza diretta con regine come la Range Rover. Con un però, ovvero i motori con soli 4 cilindri per una scelta ben precisa da parte della casa svedese che punta sui nuovi E-Drive due litri turbo che possono sviluppare potenze da 190 a / Cortina Auto 320 CV e valori di coppia che nel D5 225 Cv che abbiamo provato, toccano i 470 Nm. Prima di parlarvi delle nostre sensazioni di guida, è d’obbligo dire che ha tutte le dotazioni tecnologiche delle ammiraglie più prestigiose, dalla interfaccia completa con lo smartphone (che può anche comandare varie funzioni della vettura e metterla in moto a distanza) ai comandi vocali, allo schermo centrale da 9”, alla possibilità di marciare da sola in colonna (frenando e sterzando) fino a 50 km/h, alla frenata automatica anche in incrocio (e non solo evitando tamponamenti), alla preparazione all’eventuale malaugurata uscita di strada e alla vista a 360° nelle manovre. E tanto altro. Ma veniamo alle impressioni di guida: la versione che proviamo è un top di gamma full optional e conseguentemente costosa (da 56.350 euro di base si arriva a sfiorare i 90..) ma già salendo a bordo si ha la sensazione di grande piacere e di lusso svedese, essenziale nel design ma perfetto nella ergonomia e solido nella costruzione. Bello l’equilibrato accoppiamento legno/pelle/alluminio, con una manopola rotante per la messa in moto e una rotella per la selezione delle modalità di guida fra le quali la “individual”prevede una serie infinita di settaggi possibili anche dal computer di casa (e con un attento studio), settaggi memorizzati sulla chiave elettronica così che ogni utente di una famiglia possa farsi il proprio “individual”. Ci avviamo e la prima sensazione è un po’ di sorpresa perché, in effetti, su vetture di questa stazza siamo abituati a sentire sotto il cofano la pienezza di un 6 o un 8 cilindri..e invece si sente in accelerazione il “rumorino”, pur grintoso, del 4. Quanto però a prestazioni e accelerazione, così come in ripresa e nei sorpassi, il 225 Cv assolve bene il suo compito grazie anche alla rapportatura ottima del cambio automatico a 8 marce e la robusta coppia. SI muove in scioltezza la XC90 soprattutto nel settaggio “comfort”, il più adatto a questa vettura, una grande confortevolissima, lussuosa e sicura viaggiatrice più che un SUV sportivo anche se in configurazione “sport” la tenuta di strada è di elevato livello se si tiene conto del baricentro alto (in velocità si abbassa fino a 20mm) anticipando leggermente le curve e facendola appoggiare sulle quattro ruote aiutati da uno sterzo efficace. Questo soprattutto nella versione con le sospensioni pneumatiche (versione moderna di quelle della mitica DS) che abbiamo guidato. L’impianto Hi-FI Bowers&Wilkins è un’altra chicca, basti sapere che c’è la configurazione “Stockolm Auditorium”…Nel settaggio “offroad” si alza poi di ben 40 mm e la trazione si distribuisce auto- Motore: Turbodiesel l 4 cilindri in linea 16V 1.969 cc, 5 CV a 4.50 giri/min, Coppia max. 470 Nm a 1.750 giri/min. Cambio automatico a 8 rapporti,trazione integrale permanente. Dimensioni: 4,960 x ,008 x 1.776 mm. Peso. 080 kg. Vel. max. 0 Km/h ; 0-100 km/h in 7”8. Consumo medio: 5.7 l/100 km. Prezzo: da 56.350 € IVA inclusa ##### IMMAGINE #### PIACERE DI GUIDA #### TENUTA VALORE maticamente permettendo di affrontare percorsi anche di un certo impegno; d’altronde se si sfida la Range…deve essere un’auto di grande livello e anche indubbiamente bella come questo primo frutto del nuovo corso stilistico Volvo di Thomas Ingenlath. p Cortina Auto / 3 TEST| L’AUTO DEL FUTURO Mitsubishi Outlander Phev/ Al volante di questo suv tecnologico si intuisce la strada per automobili davvero ecologiche e sicure al di là di sperimentazioni che richiedono ancora anni e anni per essere fruibili quotidianamente. Questa Outlander è invece realtà di Valerio Alfonzetti con foto di Edoardo Baj Macario TEST MITSUBISHI OUTLANDER PHEV| P rendete un valido SUV di normale produzione, metteteci una potente batteria sotto il pianale e due motori elettrici, uno per asse, in combinazione con il motore a benzina: avremo forse creato l’auto del futuro. Ce lo dimostra la Mitsubishi con l’Outlander Phev, una ibrida pura e plug-in capace di viaggiare con il solo motore elettrico nell’uso quotidiano e poi ottimizzare il consumo di carburante nei percorsi più lunghi. Non costa poco, quasi 50.000 euro, ma è un’automobile davvero speciale che offre proprio per questo grande piacere di guida al di là di un comfort di alto livello. Il sistema ibrido è sofisticato poichè prevede tre motori, il tradizionale sedici valvole di due litri a benzina e due elettrici, uno per ciascun assale. Le modalità di funzionamento sono varie: attraverso i tasti sulla consolle si può decidere di bloccare la trazione integrale utilizzando sempre i due motori elettrici; normalmenmte la trazione posteriore è invece a inserimento automatico a seconda delle necessità. La trazione alle ruote avviene comunque esclusivamente attraverso i due motori elettrici che, quando le batterie sono scariche, vengono alimentati dal motore termico. Si può scegliere se viaggiare in modalità solamente elettrica e in questo caso c’è un’autonomia fino a 50 km, in modalità “charge” ovvero sempre con il motore a benzina che funge da caricatore per la batteria (che comunque si ricarica sempre in frenata ) o in modo “normale” che seleziona automaticamente il funzionamento in elettrico o misto, con i tre motori che agiscono insieme quando si chieda la massima potenza. Abbiamo verificato che in modalità “Charge” ci vogliono un paio di centinaia di chilometri in autostrada per caricare completamente le batterie e che in tal caso il consumo di carburante aumenta un pochino. Mentre ci vuole una notte per ricaricare al 100% le batterie con una normale presa di corrente 220V. Il cambio non c’è essendo la trazione sempre 26 / Cortina Auto elettrica e in effetti ci siamo chiesti a cosa servano i paddles al volante...ma ciò che importa è che proprio per la trazione elettrica si viaggia in modo fluido e piacevolissimo senza alcuno strappo e con uno scatto ovviamente brillantissimo. La levetta che aziona la marcia avanti/indietro richiede una certa assuefazione in quanto mancando il convertitore di coppia la vettura sta ferma quando non si schiaccia l’acceleratore e non c’è bisogno di tenere il piede sul freno nelle soste come nelle tradizionali automatiche. A questo punto chi legge vorrà sapere la cosa più importante, ovvero il consumo: beh, in città si sfiora lo 0 assoluto, così come in autostrada fino a circa 110 km/h se si marcia con un un uovo sotto il piede destro per sfruttare al massimo l’elettrico. Non è difficile comunque rilevare, nell’uso normale, 1/1,5 litri per 100 km facendo funzionare il motore a benzina solo nelle accelerazioni e nell’evitamento ostacoli. Quando poi la batteria finisce la sua carica, il consumo sale ovviamente fino a 8/8,5 litri per 100 km mantenendosi nei limiti di velocità. Valori che, facendo la media con i 50 km in elettrico, nelle percorrenze fino a 200 km danno una media molto favorevole. Le prestazioni sono buone ma la velocità massima è limitata elettronicamente a circa 180 km/h che comunque si raggiungono con rapidità. Tenuta di strada, sterzo e freni sono adeguati alle caratteristiche del veicolo e comunque di ottimo livello. Il comfort come abbiamo detto è davvero elevato e alle caratteristiche di spazio e versatilità delle altre versioni dell’Outlander si aggiunge sulla PHEV un allestimento premium con selleria in pelle, sedile di guida a regolazione elettrica e un HiFi da concerto. Un’automobile davvero interessante, insomma, che alimentata a GPL o metano o bioalcool darebbe probabilmente risultati ancora più eclatanti dal punto di vista ambientale e sicuramente più concreta e fruibile delle solo elettriche o delle futuribili a idrogeno. p AUTODIGEST TV Per vedere la prova su strada: YOUTUBE/AUTODIGEST TV PARE NORMALE Esternamente l’Outlander PHEV è un SUV elegante e spazioso. Sotto il vestito cela una tecnologia avanzatissima con tre motori e trazione integrale CARTA D’IDENTITÀ Motore benzina 4 cilindri 1.998 cc + 2 elettrici Potenza complessiva 190 Cv Trazione integrale Dimensioni lungh. 4.229 mm, largh. 1.850 mm, alt. 1.350 mm,Velocità massima 170 km/h(autolimitata) Accel. 0 - 100 km/h in 11” Consumo medio da 1,9 a 8 litri/100 km. Prezzo da 49.000 Euro #### IMMAGINE ##### PIACERE DI GUIDA ### TENUTA VALORE Cortina Auto / 27 TEST| TEST| OPERAZIONE SPAZIO Hyundai i40 Wagon /La Station Wagon coreana si rifà il look con un nuovo frontale cambio a doppia frizione e sempre tanto, tanto spazio Teto e foto di Edoardo Baj Macario I l target ideale della i40 wagon è sicuramente la famiglia, visto l'immenso spazio a bordo che passa dai 500 e più litri in versione 5 posti fino ai 1.719 litri con solo due posti. La casa coreana sta facendo passi da gigante in termini di qualità di materiali e finiture per sfidare le più blasonate tedesche o italiane: la qualità della pelle è molto buona, la trama dei sedili è di una fantasia non troppo “fantasiosa” e molto sobria senza colori effervescenti di dubbio gusto; i sedili sono comodissimi, riscaldati e ventilati, il tessuto è morbido e confortevole sopratutto nei lunghi viaggi mentre la regolazione elettrica permette di trovare la posizione migliore in un attimo con la possibilità di memorizzarne 4. “Che comodità” sono le parole che subito passano per la testa scendendo giù dalla Milano-Genova e all'imbrunire sui Giovi la i40 mostra tutte le sue... luminarie: gli interni alla sera s'illuminano dell'azzurro aziendale dominato dal cruscotto in LCD da 4,2” ma non in maniera eccessiva, anzi rendono l'abitacolo elegante e rilassante. Sui Giovi provo il nuovo cambio a doppia frizione optional sulla 1.7 da 141cv che è veloce e morbido, 28 / cortina Auto ma non aspettatevi scalate fulmine e secche, le marce entrano con rapidità e dolcezza e tirando i paddles dà un po' di divertimento di guida ma l'assetto anche su “sport” è molto morbido e c'è poco da fare... soffre molto le dimensioni: la i40 si imbarca subito se affrontate le curve in maniera un po' aggressiva. Il regno della i40 è l'autostrada (non i Giovi o la Cisa) infatti su una bella autostrada dritta, si viaggia rilassati, comodi e sicuri grazie ai numerosi sistemi d'aiuto alla guida come il lane assist che permette di mantenere l'auto in corsia, il cruise control e il sistema SLIF (Speed Limit Information Function) che legge i cartelli dei limiti di velocità senza dimenticare i 9 airbag di serie e il punteggio massimo ottenuto all' EURO-NCAP. A bordo la famiglia trova spazio per tutto e tutti grazie agli ampi vani portaoggetti e anche qualche piccolo piacere come il cassetto del passeggero refrigerato per bevande sempre fresche anche nei viaggi estivi; la i40 è un’ottima sostituta del treno, prestazioni a parte ovviamente... il 4 cilindri garantisce la velocità di crociera in autostrada senza affanno. Visti i 4,7 metri di Motore: TurbocoMpresso Diesel, 4 cilindri in linea DoHc crDi, 1685 cc, 141cv a 4.000 giri/min, coppia max. 340 Nm a 1.750-2.500 giri/min. cambio automatico/sequenziale a 7 rapporti,trazione anteriore. Dimensioni: 4,775 x 1,815 x 1.470 mm. Vel. max. 200 Km/h ; 0-100 km/h in 10”6 . consumo medio: 5.1 l/100 km. prezzo: da 30.500 € iVA inclusa #### IMMAGINE #### PIACERE DI GUIDA #### MERAVIGLIOSA Duemila turbo da 211 Cv per la berlina media premium giapponese di Valerio Alfonzetti con foto Edi Team TENUTA VALORE lunghezza ci sono i segnalatori acustici e la videocamera posteriore, ma il problema principale è trovare un posto adatto specie in centro: una volta trovato, la manovra è semplice nonostante la mole. Incredibile il consumo, in tre giorni d'utilizzo in cui abbiamo fatto oltre 350 km non ci siamo mai fermati a fare gasolio dimenticando i distributori. Grazie al 4 cilindri che beve poco - si attesta sui 4,8-5,1/100km- e a un serbatoio enorme da ben 70 litri la i40 è in grado di coprire grandi distanze. Un’auto per la famiglia con un ottimo rapporto qualità prezzo senza essere seduti tra plastiche e tessuti di bassa qualità. Con 5 anni di garanzia si è certi anche di una facile rivendibilità, il che al giorno d’oggi è un altro valore aggiunto. p C i eravamo già innamorati delle versioni Diesel 2.2 da 170 Cv e ibrida da 364 Cv della Infiniti Q50. Una delle migliori berline sportive di segmento D, un mercato in cui si pone con un prezzo concorrenziale rispetto alle omologhe tedesche, diciamo fra i 10 e i 15 mila euro in meno. Ora proviamo la versione 2.0 turbo, cilindrata fiscalmente “protetta” per chi ama ancora i motori a benzina grintosi. Di grinta ne ha questo motore che spinge con disinvoltura la Q50 soprattutto con il settaggio”sport” che rende la guida divertente anche per l’ottima tenuta di strada e stabilità sia sul misto sia in autostrada dove, se non ci fossero i limiti, si potrebbe viaggiare in scioltezza a 200 km/h costanti ben assistiti dalla guida “quasi automatica” grazie al controllo di carreggiata e alla frenata automatica anche quando il cruise control (che controlla automaticamente la distanza di sicurezza) è disinserito. Il consumo di carburante che abbiamo rilevato è nella media, ovvero sotto gli 8 litri per 100 km a velocità da codice, intorno ai 12 litri a velocità “tedesche”. L’autostrada è il regno della Q50, si viaggia nel comfort assoluto, in silenzio quando non voglia mettere “a palla” il volume del fantastico stereo che permette diverse regolazioni acustiche a seconda che a bordo ci sia solo il conducente, due o quattro persone. E’ una delle chicche di questa berlina, caratterizzata dai due display sulla consolle che permettono di avere sempre visualizzata la mappa del navigatore e le altre funzioni, dall’Hi-fi al telefono, al consumo e l’InTouch di Infiniti che permette di collegare il proprio mondo digitale alla Q50 mediante lo smartphone e usarlo con i comandi vocali. A noi “tradizionalisti poco tecnologici” la Infiniti Q50 piace per il suo modo di essere che fonde la perfezione costruttiva giapponese con un po’ di carattere latino nella Motore: benzina 4 cilindri turbo cilindrata 1.991 cc potenza 211 cv a 5.500 giri. coppia 350 Nm a 1250 giri/min, Trazione posteriore. cambio automatico a 7 rapporti. peso 1.680 kg. Dimensioni lungh. 4.790 mm, largh. 1.820 mm, alt. 1.450 mm,Velocità massima; 245 km/h. Accel. 0 - 100 km/h in 7,2”. consumo medio 6.5 litri/100 km. prezzo da 44.200 euro con iVA ##### IMMAGINE #### PIACERE DI GUIDA #### TENUTA VALORE guidabilità e svedese nella sicurezza attiva e passiva. Lo stesso si può dire per il design che nella Q50 esprime il nuovo corso del marchio premium del gruppo Nissan-Renault, ovvero un’eleganza sportiva sobria ma al tempo stesso personale e distintiva soprattutto con i cerchi da 20” di cui è dotato il nostro esemplare. Una di quelle automobili che, a fine prova, non vorremmo lasciare e che sono sempre più rare nella produzione mondiale più attenta ai gadget elettronici che alla sostanza. Qui ci sono entrambe. p cortina Auto / 29 TEST| CROSSOVER, COMPATTO E GLAMOUR MOTORE ALFA Un nuovo ottimo motore Multijet da 200 Cv per la Jeep Cherokee di Valerio Alfonzetti con foto Edi Team I l nuovo motore progettato da Fiat Powertrain debutta intanto sulla Jeep Cherokee ma lo vedremo anche su altri modelli del gruppo. E’ un turbodiesel 2.2 Multijet II Euro 6, disponibile con 200 CV o 185 CV e 440 Nm di coppia abbinato al cambio automatico a 9 marce e alla trazione integrale Active Drive I o Drive II con marce ridotte. Debutto anche per la versione Limited+ al top di gamma. I prezzi partono da 50.500 euro, 45.900 per la 185 CV. Il nuovo 4 cilindri 2.2 è prodotto a Pratola Serra (Av) e con il 200 CV la Cherokee raggiunge i 204 km/h con 8”5 nello 0-100 km/h. La cilindrata di 2.184 cm3, è stata definita per ottenere elevati standard in termini di potenza, erogazione della coppia ed efficienza nei consumi, in abbinamento con un sistema di trattamento dei gas di scarico 30 / Cortina Auto ottimizzato, risultato non ottenibile così facilmente con 2 litri biturbo (in effetti lo abbiamo verificato col motore Volvo di cui leggete la prova in queste stesse pagine e che non ci è sembrato altrettanto “pieno”). L’architettura del 4 cilindri 2.2 Multijet II presenta una specifica testata in alluminio bialbero 16V progettata in funzione delle accresciute pressioni di esercizio del common rail che lavora a 2.000 bar. Il disegno di pistoni, bielle e albero motore è ottimizzato per contenere il peso. La forma della camera di combustione e il rapporto di compressione ridotto garantiscono basse emissioni inquinanti ed elevate prestazioni, gli inediti iniettori solenoide nebulizzano finemente il gasolio con vantaggi sia sul fronte della silenziosità, sia su quello del contenimento dei consumi. Motore: TurboDiesel, 4 cilindri in linea turbodiesel MultiJet ii Common-rail. 2184 cc, 220 CV a 3.500 giri/min, Coppia max. 400 Nm a 2.500 giri/min. Cambio automatico a 9 rapporti, trazione integrale permanente con attivazione della frizione su richiesta. Dimensioni: 4,623 x 1,856 x 1.670 mm. Vel. max. 204 Km/h ; 0-100 km/h in 8”5 . Consumo medio:5.7 l/100 km. Prezzo: da 50.500 € ##### IMMAGINE #### PIACERE DI GUIDA #### TENUTA VALORE Abbiamo provato il nuovo motore sulla Cherokee in autostrada e su strade di montagna rilevando ottimi risultati in termini di coppia e prestazioni che non fanno rimpiangere i più potenti 3 litri e ci avrebbero fatto desiderare addirittura un cambio più rapido e un telaio ancora più sportivo in selezione “sport”. Notevole la silenziosità che migliora ulteriormente il comfort, da sempre una delle caratteristiche peculiari della Cherokee come l’essere un vero fuoristrada. p Il nome è ispirato alla ridente città laziale, le origini sono dall’ altra parte del mondo, l’aspetto è molto glamour. La Tivoli è la nuova creazione della casa sudcoreana Ssangyong che entra nel mercato dei crossover compatti con un design molto personale e moderno e “tagliente”, ornato da cerchi sportivi, fari a led e una parte anteriore molto particolare mentre dietro dominano un grande portellone e i fari trasparenti. Curato e ben riuscito l’abitacolo dove pelle e cuciture sono curati, con sedili confortevoli dalle cuciture a contrasto, tunnel nero lucido, numerosi vani portaoggetti con gomma antiscivolo, un ottimo schermo touch screen da 7” con navigatore TOM TOM integrato e pratici elastici per il fissaggio degli oggetti sul retro dei sedili anteriori. Notevole l’ampio bagagliaio da oltre 500 litri (1000 l con i sedili posteriori abbattuti). 3 i motori disponibili, tutti 1.6 : il Benzina da 128 cv, un Diesel e la doppia alimentazione diesel-gpl, soluzione ideale ed ecologica. Cambio automatico o manuale e possibilità di avere la trazione integrale. Il comfort in marcia è molto elevato anche sul pavé cittadino e in città si parcheggia abbastanza facilmente grazie alla retrocamera e alle dimensioni compatte. Il motore è silenzioso sia ai bassi regimi che in autostrada e con i suoi 128 cv fa il suo dovere anche nella guida brillante. II cruise control è di serie facilitando la guida in autostrada. Il consumo è abbastanza buono: in autostrada si attesta sui 7.2l/100 km in città invece, nella versione automatica aumenta in modo significativo. Testo e foto di Edoardo Baj Macario LA PORTOFINA Si chiama Portofina ed è una Porsche Panamera Hybrid dipinta da Guglielmo Meltzeid in occasione della mostra Cofani d’Autore tenutasi nel 2012 al Museo del Parco di Portofino dove sono ora in esposizione permanente mentre tre di essi sono alla galleria nazionale d’artte contemporanea di Roma per la mostra “Corporate Art L’azienda come oggetto d’arte (26 giugno 11 ottobre 2015). Daniele Crippa ha coinvolto 12 artisti contemporanei per decorare i cofani dei modelli Cayman, Cayenne e Panamera, diventati le loro tele per interpretare il concetto di velocità, lusso, esclusività, ingegneria e design. TEST IN VIAGGIO| DISCOVERY LIVIGNO Per provare la nuova Discovery Sport abbiamo percorso un bellissimo itinerario fra le Alpi Lombarde e la Svizzera, ideale fra maggio e ottobre quando la neve lascia ancora sgombre e aperte le strade di Antonio Pavone di San Barbato Foto Edi Team AUTODIGEST TV Per vedere la prova su strada: YOUTUBE/AUTODIGEST TV LUOGHI INCONTAMINATI Nelle pagina precedente la nostra “Discosport” sullo sfondo di Livigno. A sinistra la strada che porta al Passo San Marco. Qui sotto Sondrio con l’Hotel Posta, la galleria e le sculture di Arturo Martini, i fantastici pizzoccheri del suo ristorante D iscovery Sport è la nuova generazione di Land Rover e porta una rivoluzione stilistica in quanto è molto affine alle ultime Range Rover disegnate da Gerry McGovern che ha voluto firmare anche questa vettura realizzata sulla nuova piattaforma Jaguar/Land Rover e comune alla nuova berlina media Jaguar. Questo la rende molto differente rispetto alla “cugina” Evoque con la quale condivide la motorizzazione a benzina 2 litri Turbo da 240 Cv che scegliamo per la nostra prova desiderando dare un significato più pregnante alla sigla “Sport” e, una volta tanto, abbandonare i ticchettanti Diesel che ai più anziani ricordano più che altro i veicoli industriali. La nostra è una HSE con l’allestimento “Black Pack” che le dona più grinta. Eh sì, facciamo i “grandi” e, per fare “quelli che non sprecano il denaro”, decidiamo di inserire nell’itinerario Livigno, enclave fiscale dove la benzina costa circa 1.09 euro al litro 34 / Cortina Auto e si trova merceologia di ogni tipo a prezzi privi di IVA. Vantaggiosi ancora soprattutto l’elettronica, il tabacco, zucchero, alcolici con un limite di franchigia fiscale di 300 euro a persona. Bene, il nostro itinerario parte da Cortina d’Ampezzo ma, invece di percorrere come potremmo i maggiori passi alpini dal Falzarego al Pordoi fino allo Stelvio, scendiamo giù verso la A4 e la percorriamo fino a Bergamo, sperimentando il comfort notevole della “DiscoSport” (la soprannominereno affettuosamente così d’ora in poi). A Bergamo lasciamo l’A4 e ci dirigiamo verso San Pellegrino Terme dove nasce la nota acqua e dove fiancheggiamo un grande hotel che, insieme al Casinò chiuso da tempo, ci ricorda i fasti del passato di questa località e ci ricorda anche un po’ l’Overlook Hotel del romanzo “Shining” di Stephen King (1977) e dell'omonimo film di Stanley Kubrick. Da San Pellegrino puntiamo verso il Passo San Marco, una strada aperta al traffico per brevi periodi estivi ma paesaggisticamente fantastica. Una volta era l’unico collegamento fra Lombardia e Valtellina, oggi è un’escursione turistica da non perdere. Scendiamo quindi in Valtellina e ci fermiamo nella sua capitale, Sondrio, al Grand Hotel Posta, nella piazza Garibaldi, la più importante della città. Un hotel prestigioso e affascinante con le camere dalle volte affrescate e un ristorante di alto livello frequentato dai personaggi eminenti della città. Interessante anche la collezione d’arte (appartenente al Credito Valtellinese) esposta nelle sue sale, ricca di dipinti lombardi e non solo, soprattutto di una serie notevole di sculture di Arturo Martini. A Sondrio sperimentiamo in città la guida della DiscoSport che si rivela maneggevole e piacevole grazie anche al cambio a 9 rapporti che così validamente si è comportanto durante l’arrampicaCortina Auto / 35 GRANDE STRADISTA E FUORISTRADISTA Nella pagina precedente l’Hotel Lac Salin a Livigno e la Discovery Sport nella sua ottima performance verso la stazione di arrivo delle funivie a oltre 2900 metri. Qui sopra la chiesetta di Skt. Moritz e, sotto, nel quadrilatero della moda a Milano a confronto con la “cugina” Range Rover Evoque ta sul San Marco. Da Sondrio proseguiamo verso Tirano su una statale molto trafficata e dal sorpasso impossibile, per poi prendere verso la Svizzera in direzione St Moritz e qui la strada si apre a paesaggi magnifici, spettacolari, che godiamo visti i limiti severi delle strade elvetiche che permettono di far segnare alla Discovery 2.0 turbo valori di 8/8,5 litri per 100 km. Deviamo quindi per il passo Forcola di Livigno e ci dirigiamo verso questa bella località, una volta isolata e per questo premiata con la concessione dei privilegi fiscali. Arriviamo a Livigno in uno dei resort più belli, l’Hotel Lac Salin, un quattro stelle superior che ne vale 5, in posizione panoramica e con una magnifica SPA, stanze arredate con gran gusto, un servizio impeccabile e una gastronomia eccellente, dalla prima colazione fino alla cena. A Livigno d’estate, oltre all’ine- vitabile shopping, si possono fare lunghissime passeggiate a piedi o in mountain bike ma noi preferiamo farci dare un permesso speciale e inerpicarci sugli sterrati utilizzati normalmente per i veicoli di servizio delle funivie. Le immagini possono solo far immaginare la bellezza degli scenari che incontriamo e che la funivia fa solo parzialmente godere. Per chi se la sente, la mountain bike percorre le stesse nostre vie (in qualche ora in più…), mentre la Discovery Sport mostra qui il suo DNA di autentico fuoristrada e con il “Terrain Response” adeguatamente settato su “terra” si arrampica senza fatica fino a quasi 3.000 metri d’altezza, mantenendo sempre un gran comfort per gli occupanti, tenendo conto che comunque monta gomme stradali. A queste altezze, l’aria rarefatta fa consumare di più il 4 cilindri turbo, ma che importa, ora riscendiamo a Livigno e si fa il pieno al costo di parecchi anni fa! Il nostro itinerario prosegue poi verso St Moritz attraverso il Passo Bernina e ancora paesaggi incantevoli in cui incrociamo spesso il rosso Bernina Express, su strade tenute impeccabilmente. Si potrebbe andar davvero forte con i 240 CV e la buona tenuta di strada della “Discosport” ma siamo in Svizzera e gli agguati della Polizia sono frequenti (l’abbiamo vista anche dietro una curva con la Passat in mezzo alla strada…). St. Moritz ci accoglie con il suo lusso estremo e le boutique di tutte le grandi firme della moda, ovviamente quasi tutte italiane. Da lì attraverso le innumerevoli curve del Passo Maloja rientriamo in Italia dirigendoci verso Lecco e infine Milano e la nostra redazione, molto soddisfatti della DiscoSport che ha consumato in media 10 litri per 100 km, ci ha fatti divertire nei percorsi veloci grazie alla brillante accelerazione e alla ripresa vigorosa che rende molto sicuri i sorpassi, al veloce cambio a 9 marce con paddles al volante, al comfort e alla tenuta di strada di buon livello che come in tutti i suv e fuoristrada richiede, per andare veloci e sicuri, di anticipare la curva e appoggiarsi sulle ruote esterne sterzando leggermente di più di quanto non venga per istinto. p Cortina Auto / 37 MANIFESTAZIONI| PER I CENTO ANNI SIAI MARCHETTI Spettacolare evento organizzato dal Club Milanese Automotoveicoli D’epoca e da Fausto Capelli per celebrare i 100 anni della SIAI Marchetti i cui famosi aerei montavano i motori aeronautici pluricilindrici Alfa Romeo: resuscitato un 9 cilindri stellare di Antonio Pavone di San Barbato con foto di Tandem Photography Unlimited Co. e Edi Team 38 / Cortina Auto U na sessantina di Alfa Romeo di ogni epoca hanno celebrato il centenario della Siai Marchetti, un evento fortemente voluto e organizzato, con il C.M.A.E., da Fausto Capelli anche in ricordo di suo padre Max, pilota collaudatore del famoso "gobbo maledetto", e del fratello Gino che con lui condivideva la passione per il marchio milanese. Altro motivo del festeggiamento con l’Alfa Romeo la ricorrenza dell’acquisizione nell’agosto 1915, delle prime azioni dell‘A.L.F.A. (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili) da parte dell'Ingegnere napoletano Nicola Romeo. Dalla metà degli Anni 30 alla fine dei 40 la Siai Marchetti montava sui propri trimotori i famosi 9 cilindri stellari Alfa Romeo. Erano anni di grande attività per l’azienda che aveva sede a Sesto Calende con un organico di 11.000 persone. Per l’Alfa il settore avio era un core business e quindi un evento che ha unito queste due importanti realtà della storia industriale italiana. La manifestazione ha avuto un forte carattere emozionale non solo per la presenza di esemplari prestigiosi e rari di Alfa Romeo ma anche per le testimonianze di Daniela Romeo (nipote di Nicola) e di Alessandro Caucci Molara Marchetti, discendente omonimo dell’ingegnere che unì il proprio nome a quello della Società Idrovolanti Alta Italia. Le sessanta Alfa Romeo sono partite dal museo Volandia di Vizzola Ticino che ha sede negli ex capannoni della Caproni e che si avvia Straordinaria la partecipazione di Alfa Romeo molto prestigiose, come alcune 6c 1750 di cui due Gran Sport carrozzate Brianza e Zagato che hanno fatto pendant con la loro attuale erede 4c. A sinistra il saluto del presidente del C.M.A.E. Marco Galassi insieme a Fausto Capelli, ideatore dell’evento. Sopra il relitto dell’S79 nel museo Volandia e, sotto, la coda di una Giulia SS vista dall’interno della moderna 4C. Nell’altra pagina, fra le immagini di alcune delle auto presenti, vediamo il momento dell’accensione del motore stellare aeronautico 9 cilindri Alfa Romeo a divenire un polo museale importante con l’arrivo del Museo Flaminio Bertoni (designer delle Citroen DS, TA e 2Cv) e del grande Museo Francesco Ogliari. A Volandia si è potuto visitare il relitto del trimotore S.79 per poi sfilare per le via di Sesto Calende fino al Parco Europa (ex idroscalo) dove prima del pranzo si è assistito all’emozionante messa in moto di uno dei superstiti 9 cilindri stellari restaurato e riportato in funzione da Roberto Rozzi di Anzio. L’evento si è concluso nella vicina Rocca di Angera con la visita al museo del giocattolo. Auto Digest ha portato all’evento l’attualità con una 4C verificandone ancora una volta il particolare carattere di auto da collezione, instant classic, capace sì di viaggiare a passo d’uomo durante la sfilata ma anche di trasformarsi in belva da corsa non appena il traffico si dissolve. Impegnativa da guidare al limite (passo corto, motore centrale, gomme larghe, senza servosterzo), scomoda e rumorosa ma capace di provocare emozione e piacere ogni 100 metri per chi è a bordo e chi sta fuori con il suo rombo e l’estetica fin troppo appagante. D’altronde è stata progettata per questo. p EVENTI| PRIMA VOLTA A VERONA FRA ARTE, CULTURA E SPETTACOLO Sempre legati al mondo dell’auto, a Verona Legend Cars fra l’arte della carrozzeria, la cultura e l’attualità nei dibattiti, un bel momento di spettacolo nello stand dell’ACI fra due Alfa Romeo Giulietta della collezione Lopresto. E i raduni fra cui quello del Volvo Club Italia Debutto di Legend cars che si propone fra gli appuntamenti clou in italia. Prezzi (richiesti) alle stelle. Nei dibattiti ACI E ASI CONTRO IL BOLLO PER LE STORICHE di Marina Morris N el nostro stand campeggiava una ammiratissima Porsche 997 GT2 nella rara versione Clubsport, ma le Porsche erano numerosissime a dimostrare il loro attuale ruolo di regine del mercato per l’auto da investimento, anche se di convenienza dell’investimento, viste le quotazioni raggiunte, si può parlare sempre meno e non solo per le Porsche. Le 911 degli Anni 70 per esempio oltre i 150 mila euro e non sono modelli per nulla parti42 / Cortina Auto colari. Comunque, al di là di tutto, qualche buon acquisto si poteva sempre fare. Nelle foto di queste pagine potete farvi un’idea delle auto presenti, come le Bugatti provenienti dal museo di Mulhouse. Molto interessanti sono stati i dibattiti riguardanti il bollo per le auto storiche universalmente contestato e addebitato più che al Governo ai burocrati del Ministero la cui mentalità anti-auto è ben nota. “L’Automobile Club d’Italia sarebbe ben contento di vedere sparire il bollo auto per le vetture realmente storiche. Servono subito nuovi strumenti di tutela, anche economica, per la tradizione motoristica del nostro Paese” ha detto il presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani, mentre Roberto Loi, Presidente A.S.I. ha dichiarato: «Questa legge ha avuto certamente dei risvolti economici negativi. Ma non viviamo solo di economia, ma anche di ideali. E al popolo non si possono togliere gli ideali. Non ci possiamo permettere di eliminare l’associazionismo. Gli appassionati diventano pessimisti, perplessi e non hanno più fiducia nell’automobile d’epoca come bene rifugio. Per questo tendono a sbarazzarsene». Il senatore Paolo Tosato, Lega Nord «Abbiamo cercato di tamponare la situazione rivolgendoci alle regioni, che, dove hanno potuto, non hanno recepito la nuova norma...». Insomma c’è da sperare per tutti coloro che amano le auto classiche ma anche per coloro che lavorano nel settore, dalla manutenzione alla custodia, ai quali la normativa ha portato danno. Appuntamento a Padova a fine ottobre dove saremo ancora presenti con il nostro stand. p Cortina Auto / 43 GRANDI EVENTI| BOBBIO CAPITALE Da due anni, grazie a due designer elettivi della cittadina, Bobbio ospita appuntamenti di grande prestigio con la presenza dei più famosi designer e si candida a essere capitale del car design di Valerio Alfonzetti foto Edi Team L o scorso anno Bobbio ha celebrato il suo millennio ricco di storia, di arte e di prestigiose testimonianze: Leonardo Da Vinci la scelse i suoi paesaggi per La Gioconda (che probabilmente ritrae Bianca Giovanna Sforza, figlia del Signore di Bobbio Ludovico il Moro), Ernest Hemingway la definì fra le città più belle del mondo e oggi le undici arcate che caratterizzano il “Ponte Gobbo” sul fiume Trebbia sono diventate il simbolo di uno dei maggiori summit del design automobilistico grazie all’iniziativa di Filippo Perini, chief designer alla Lamborghini e Gioacchino Acampora, anima della Carrozzeria Castagna, entrambe legati a Bobbio fin dalla nascita. Così a fine luglio i Bobium Car & Design Days hanno visto, cosa rarissima, riuniti in dibattiti e incontri con i due animatori “indigeni”, Wolfgang Egger, oggi al Gruppo VW ma già autore della Audi A3 e dell’Alfa Romeo 8c Competizione, Marco Bonetto, noto designer soprattutto di interni, e Alessandro Maccolini del Centro Stile Alfa Romeo, autore della bellissima 4C. Presente anche l’ingegner Paolo Stanzani, progettista della Countach e della Bugatti EB110 e, gradito ospite d’onore, il Presidente dell’ASI Roberto Loi. Il Bobium Car & Design è stato contemporaneo al “Trofeo Antonio Renati” Bobbio - Passo Penice, una gara di Regolarità Formula ASI, e ha avuto come momenti clou diversi dibattiti, la sfilata aperta al pubblico in Piazza Duomo e la cena di gala nel suggestivo Chiostro di San Colombano. Una manifestazione destinata a crescere e diventare un appuntamento fisso grazie anche all’entusiasmo del Sindaco di Bobbio Roberto Pasquali che con dedizione e passione sta favorendo il nascere di numerose iniziative culturali nella città dedicate al cinema, musica, letteratura. p 44 / Cortina Auto ELEGANZA E CONSERVAZIONE Le auto per la sfilata avevano come tema Design, eleganza e conservazione:per questo ha sfilato anche una Fiat Ritmo 3 porte, divenuta rarissima e meritevole di essere conservata come testimonianza storica, così come la Fiat 1400 B della foto in alto OSPITI ECCELLENTI A destra il Sindaco di Bobbio Roberto Pasquali con Filippo Perini, chief designer della Lamborghini. In basso a destra Wolfang Egger con Filippo Perini, Gioacchino Acampora, Savina Confaloni. Qui sotto una bellissima Porsche 356 A Cabriolet e, sopra, i fari orientabili in curva che debuttarono sulla Citroen DS FULL IMMERSION Fra l’evento di design, il Trofeo Renati di cui vediamo alla partenza una rara Arnolt Bristol, i dibattiti, la serata di gala e le auto presenti in tutto il centro storico, Bobbio vive un week end di full immersion nella storia dell’auto. Qui accanto una bellissima Ferrari 308 GTS e una Lancia Gamma Coupè. In alto a sinistra la Lamborghini Countach 25° Anniversary del suo progettista, ingegner Paolo Stanzani, presente alla manifestazione INVESTIMENTI| a cura di Christian Russo| USATO DA COMPRARE BMW Z3 NEL VASTO OCEANO DELLA PRODUZIONE AUTOMOBILISTICA, PER INVESTIRE BENE IL PROPRIO DENARO OCCORRE SCEGLIERE UNA PROTAGONISTA CON CARATTERISTICHE SIA TANGIBILI SIA “EXTRASENSORIALI” I nvestire in automobili è sempre uno dei migliori modi per impiegare i propri risparmi in quanto consente di divertirsi con l’oggetto dell’investimento e, complice il caldo di queste giornate, questa volta ci siamo orientati verso un genere di auto che predilegiamo: le Spider. Per scegliere un modello su cui centrare l’attenzione e portare “l’ago della bilancia “ dalla parte del buon investimento, occorre un marchio blasonato e la scelta è andata su una BMW, marchio che ha nel DNA fascino, storia e sportività, ma che ha anche un elevato numero di appassionati in tutto il mondo che possono trasformarsi in possibili futuri acquirenti. A ciò va aggiunta la solidità nella costruzione, facilità nella reperibilità dei ricambi, club storici specifici. Abbiamo scelto quindi non un modello super esclusivo ma la Z3, una vettura alla portata di tutti e, da scoprire piacevolmente quale splendido mezzo da usare sapendo anche di aver fatto un buon investimento economico. Sono passati 20 anni quando vedemmo per la prima volta la Z3 in un film di James Bond. Una linea che passa dal fascino e splendore delle roadster anni 30/50 al futuro (la ”Z” indica proprio quello) e che fu immediatamen- 50 / Cortina Auto te accolta con entusiasmo dal pubblico sollecitato incredibilmente dal lato emozionale. Con una produzione che ha sfiorato le 300.000 unità vi è la possibilità di scegliere l’esemplare giusto per i nostri gusti e affari. Tante le motorizzazioni tra cui scegliere, versioni chiuse e aperte, fanno in modo che ciascuno di noi possa trovare la sua Z3. Possiamo passeggiare tra le coste di mari e laghi, andare in ufficio o toglierci qualche velleità sportiva. La cilindrata parte dal classico 4 cilindri 1.8 a salire in un crescendo di cubature e prestazioni fino ai 6 cilindri 2800 e 3200cc con prestazioni molto brillanti. Per guidatori esperti la versione M è una sfida eccitante, un’auto non proprio per tutti, anabolizzata sia esteticamente sia meccanicamente: in merito ci ha fatto sorridere il commento di un amico “…si mette di traverso anche in parcheggio” che la dice lunga sul carattere della belva. Con 343 CV non è in effetti solo una battuta. Se vi piace la guida spartana, la Z3 è la vostra auto, non ammette incertezze, dà tanto ma pretende rispetto e infatti a un certo punto BMW le “tolse” una ventina di CV. Meno bella la versione coupé che soprattutto nel nostro paese è stata poco capita ma ha rivelato la versatilità del progetto. Si possono spendere da 3000 a 8000 Euro per le versioni “tradizionali”, ci sono davvero centinaia di esemplari in vendita, mentre per le versioni M siamo tra i 18000 e 25000 Euro, soprattutto per gli esemplari con pochi km. Si capisce che già al costo di uno scooter vi portate a casa un meraviglioso giocattolo e non ci vuole la sfera di cristallo per capire che questo è il momento migliore per acquistarla. Teniamo presente anche che quando un veicolo arriva ai 20 anni di vita siamo in odore di storicità anche se le nuove regole varate in Italia da gennaio 2015 hanno alzato l’asticella per certi vantaggi. Ricordo che il business dell ‘auto è internazionale e forse le nuove regole potrebbero permettere di trattare sul prezzo con qualche proprietario impaziente di vendere. Qualunque sia la versione ambita ci sono alcuni suggerimenti per migliorare le possibilità di una rivalutazione futura. Innanzitutto cercate l’esemplare con un “Book service” dei tagliandi in ordine per poter ricostruire la sua storia, e con la maggior originalità possibile poiché le personalizzazioni non sono ben accettate dai collezionisti. Sorriderete ma anche le dimensioni contenute sono importanti e coloro che abitano in città sanno quanto sia preziosa un’auto che occupi poco spazio, per il costo e la gestione del parcheggio. Altro vantaggio è un’elettronica non troppo sofisticata che permette di lasciarla ferma per diverso tempo senza aver problemi particolari nel riavviarla (comunque si consiglia sempre un mantenitore di carica o, all’ antica) di staccare un polo della batteria). Il numero dei km effettivi è sicuramente una discriminante importante sia nel prezzo di acquisto sia un domani nella vendita e quindi del valore del nostro investimento. Le condizioni meccaniche vanno controllate con scrupolo e verificate in maniera più oculata man mano che aumenta la cilindrata, se necessiti di un tagliando poiché mentre i costi ricambi e mano d ‘opera sono più che ragionevoli per i motori più piccoli, vedono un forte aumento nelle versioni 6 cilindri con più cavalli. Raccomandiamo di controllare le condizioni del soft top e del suo meccanismo di chiusura facendo magari la prova per verificarne l‘impermeabilità. Un accessorio che potrebbe essere utile è l’hardtop per usarla tutto l’anno: è ben studiato e ha robustezza teutonica. Quindi se doveste pagare qualcosa in più per un esemplare “giusto” non esitate e sarete ricompensati sicuramente. Da un punto di vista cromatico ricordiamo che i colori commerciali sono sempre gli stessi (ma chi scrive si innamorò di una Z3 M Coupe Verde “dentifricio”) quindi il blu, argento, nero, ma è questione di gusti e ci son colori e abbinamenti particolari anche perchè lo stabilimento di produzione era negli Stati Uniti. Per l’aspetto ludico la Z3 spider è fantastica. Un mix tra fascino ed essenzialità. Tutto a portata di mano e intuitivo. Se ci rivolgiamo ai 4 cilindri sono parchi nei consumi e nei costi di gestione, la macchina ideale per i week end o le ferie estive. Per usarla anche per lavoro o se si ha un fedele amico a quattro zampe la coupè è più versatile e piace più ora di quando uscì. Concludendo diciamo che con un investimento limitato In queste due foto la versione più esclusiva avrete molte soddisfazioni nel e costosa della Z3, la “M” con il 6 cilindri guidarla sulle strade più ama- da 343 CV e un carattere molto ribelle te e nel lucidarvela nel box potendo guardare al meglio le sue forme sinuose adatte a qualche attrice di Hollywood e sicuri del fatto di aver investito al meglio i vostri soldi poichè non potrà che esserci una rivalutazione di mercato. Vi vedremmo in giro alla guida di una Z3, rigorosamente con occhali da sole e foulard. Buon Vento! p INVESTIMENTI| a cura di Alessandra Chiaradia| |INVESTIMENTI| DA 7.000 EURO DA 5.000 EURO VW MAGGIOLONE CABRIO (1970-1979) USATO SFIZIOSO LA VECCHIA LA TENGO AL MARE COSTANO MENO DI UNO SCOOTER, NON SI PARCHEGGIANO ALTRETTANTO FACILMENTE VICINO ALLE SPIAGGE MA OFFRONO SICURAMENTE MAGGIORE SICUREZZA E PIACERE. LE CABRIO ANZIANE MA NON ANCORA ENTRATE NEL NOVERO DELLE AUTO D’EPOCA, SONO OTTIMI ACQUISTI PURCHÈ IN BUONO STATO E SOPPORTINO BENE QUALCHE MESE DI INATTIVITA’ N e sono state prodotte 330.000 dal 1949 al 1980. Ma il Maggiolino, poi Maggiolone Cabriolet è diventato un mito nella seconda metà degli Anni 60, quando nonostante le modeste prestazioni e la linea obsoleta, si rivelò fra le auto preferite fra i giovani del jet-set, apparendo fra “la bella gente” davanti ai locali più trendy. Ovviamente sono gli esemplari prodotti fra quegli anni e la fine del decennio successivo quelli più facilmente reperibili, a quotazioni che non superano i 10.000 euro ma sicuramente ben ripagabili come investimento. Noi suggeriamo di cercare il Maggiolone (sigla 1302) con il cofano anteriore di maggiori dimensioni per l’avantreno ridisegnato con sospensioni tipo McPherson anziché a barre di torsione e il parabrezza avvolgente. È stato prodotto con cilindrate di 1192,1285 e 1584 cc. Il 10 gennaio 1980 cessò la produzione ma per fortuna sul mercato, anche in Italia, ne restano ancora molti esemplari perfettamente fruibili e restaurabili senza subire salassi. Fare pertanto attenzione alla zona dei predellini laterali e dei parafango anteriori perché è lì che si può annidare la ruggine causa infiltrazioni dai vetri laterali; anche la capote va verificata perché rifarla costa non poco. Per il resto il motore è eterno e andrà in moto anche dopo mesi di sonno come nel film di Woody Allen “Il Dormiglione”. MERCEDES SLK PRIMA SERIE (1997-2000) D L a casa al mare diventa ancora più intrigante se nel box “abita” una bella cabriolet. Certo bella e nuova è meglio ma poi fa un certo dispiacere lasciarla lì. Tenere una macchina vecchia, come si usa in Sardegna o in altri luoghi raggiungibili con l’aereo o che richiedano qualche ora di viaggio e quindi un’auto moderna e confortevole per raggiungerli, una soluzione intelligente è tenere nel box o se proprio non vi è altra soluzione, in giardino, una auto con un po’ di anni sul groppone e perché no cabriolet in modo da godersi appieno le giornate di vacanza e i week-end. In queste pagine vogliamo proporre qualche idea per portarsi al mare una cabrio con una spesa davvero minima, da affrontare senza pensarci troppo (ma valutando bene) e vivere più felici. Non è difficile trovarle ma non è facile reperirle in condizioni ottimali ed evitare poi di arrabbiarsi e rovinarsi la vacanza perché non va in moto, la capote elettrica si blocca, perde olio o salta come un canguro per gli ammortizzatori scarichi. Insomma se si ha una minima cura di mettere mano al portafogli con giudizio, soprattutto se l’auto ha qualche anno di troppo rispetto al comune senso delle “buone condizioni di conservazione”, è lecito sognare esaminando l’esaminabile” 52 / Cortina Auto iventerà sicuramente, fra qualche anno, un’auto da collezione. Ora che le sono succedute due generazioni, la linea disegnata da Bruno Sacco è un must: pulita, compatta, elegante. Molto affidabile, anche il suo tetto metallico ripiegabile. La prima SLK può avere prestazioni sportive nelle versioni più potenti (c’era pure l’AMG), ma può essere economica – per tassa e consumi - con il motore da 136 cavalli. I primi esemplari del 1997 si acquistano con molto meno di 10.000 euro, come un grosso scooter, e non c’è da far il paragone. Trovandola gialla si acquista un oggetto molto originale, argento un classico. Se si è fortunati si trova anche con il cambio automatico e nella versione Kompressor da 230 all’ora. Un’auto che si potrà comunque tenere per tutta la vita, ricordando che fra 2 anni, nelle regioni che non han fatto propria la normativa del governo Renzi, le prime immatricolate saranno considerate “storiche” e non pagheranno il bollo. (ruggine, tagliandi, chilometri, stato capote...) perchè spendere 1.500 euro per comprare un catorcio e poi doverne spendere altri 5.000 per sostituire le gomme ovalizzate, la capote sfondata, gli ammortizzatori, la batteria e per riverniciarla non è poi un grande affare. Meglio quindi spenderne da 3.000 a 5.000 ed essere più tranquilli. Entro questa prima soglia “psicologica” di 5.000 euro si trovano numerose cabriolet quattro posti derivate da berline di grande serie, come la Punto Cabrio, la Ford Escort Cabriolet, l’Opel Astra Cabrio, la VW Golf, le Peugeot 206 e 306, la Renault Megane Cabriolet; sono semplici da usare e da mantenere, facilmente controllabili dal vostro meccanico di fiducia e con costi di gestione degni di moderne utilitarie. A questo elenco si aggiungono poi alcune “fuori quota”, come le Saab 900 e 9-3 Cabriolet degli Anni 90 e la Chrysler Stratus, appartenenti a una categoria superiore ma facilmente reperibili a cifre da saldi. Per una cifra modesta è anche possibile trovare in abbondanza vere spider due posti, a partire dalla richiestissima Mazda MX-5 (praticamente una cult car), passando per Fiat Barchetta, Alfa Romeo Spider (nuova generazione) e MG F. Ma vediamo da vicino qualcuno di questi modelli particolarmente interessanti. FIAT BARCHETTA (1995-2005) L ’hanno discussa e svillaneggiata: oggi però è una roadster di primo prezzo molto interessante e divertente da guidare con in dote l’affidabilità del bialbero Fiat 1800 cc con variatore di fase e le brillanti prestazioni fornite dai suoi 130 Cv. Oggetto di critiche sulla linea, sul pianale della Punto, sulla trazione anteriore, la due posti secchi del Lingotto è oggi una via d’accesso economica al mondo delle decapottabili. La produzione decennale è suddivisa in due generazioni, riconoscibili per il differente frontale: la prima serie diventerà collezionabile prima della seconda, ma sappiate osare sul fronte dei colori e aspettate d’imbattervi in un esemplare arancione o giallo, la seconda serie dal frontale piuttosto appesantito da un vistoso spoiler inferiore, veste bene anche il rosso. Meno belli il nero, l’argento e il blu, troppo borghesi per l’erede in chiave moderna della 850 Spider. DA 3.500 EURO |INVESTIMENTI| INVESTIMENTI| DA 6.000 EURO DA ALFA ROMEO SPIDER “GOMMONE” (1983-1990) QUELLE CHE “ PURCHÈ NON SIANO ROTTAMI” U C n grande classico. La Spider Alfa Romeo che molti denominano “Duetto” e in America “Graduate”, è una delle auto aperte sicuramente più desiderabili per le sue caratteristiche di guidabilità, le prestazioni e la tenuta di strada, oltrechè per l’inimitabile rombo del bialbero Alfa di vecchia memoria. Se la prima versione “coda tonda” del 1966-69 raggiunge già quotazioni elevate come modello da collezione e le altre serie, con motori 1300 Junior, 1600, 1750 e 2000 si stanno sì rivalutando, sono ancora abbordabili quelle del modello prodotto fra il 1983 e il 1990, quelle esteticamente meno belle e soprannominate “gommone” per il grosso spoiler di gomma nera aggiunto sul cofano posteriore che offre vantaggi aerodinamici ma è proprio brutto. Anche il design dell’interno non è particolarmente intrigante con volante in legno, quadro strumenti con "palpebre" separate per contagiri e contachilometri e un tunnel centrale con tre piccoli orologi (nel 1986 la strumentazione fu spostata tutta davanti al volante) e gli specchietti cromati furono sostituiti da due in plastica nera brutti come lo spoiler. La “gommone” è stata prodotta solo con i motori 1.600 e 2.000 (quest’ultima anche "Quadrifoglio Verde" con fascioni aerodinamici ancora più marcati). Per gli USA il motore 2.000 aveva iniezione elettronica (con problemi di messa a punto) e questa versione, nei pochi esemplari immatricolati in Italia è quella che vale di meno, intorno a 6.000 euro. Per le altre “gommone” sempre sotto i 10.000 si tratta di un ottimo acquisto stando attenti allo stato della carrozzeria che purtroppo era ed è soggetta agli attacchi violenti della ruggine. DA 6.000 EURO DAIHATSU COPEN (2005-2009) A l primo sguardo si resta sorpresi dalla linea “fumettistica”della sportivetta Daihatsu, tanto che in molti la associano alla 313 di Paperino, ma c’è poco da ridere; anzi la Copen (Compact Open) è una delle chiare dimostrazioni di come la Casa giapponese sappia progettare vetture di piccolo calibro. La micro-coupè-spider è un piccolo Giano bifronte (frontale e coda ugualmente tondi e simmetrici), la miniaturizzazione continua in un peso di 850 kg, nelle dimensioni dell’abitacolo omologate per massimo 1,80 metri di altezza, un’ambiente interno molto minimal, un motore 1.3 da 87 cavalli dai consumi contenuti ma che assicura una ottima spinta grazie al peso ridotto. Il telaio e l’assetto hanno un set-up da Kart ingrandito, tanto che ci si diverte molto nell’inserimento immediato nelle curve; il resto genera simpatia per come tutto sia strutturato in piccolo. Costruzione e montaggio sono artigianali, come anche il tetto rigido in alluminio che si divide in due piegandosi diligentemente nel bagagliaio in soli 20”. Purtroppo ha avuto poco successo, perché presa poco sul serio, ma anche se non è proprio facile da reperire nell’usato, la consigliamo perché è uno sfizio dignitoso, unito alla proverbiale affidabilità jap. Ideale da tenere nella casa al mare anche perchè facile da parcheggiare grazie alle ridotte dimensioni. Di certo si catturano sguardi curiosi e divertiti! Un’auto che non ci annoierà mai, neppure fra cinquant’anni. Ed è per questo che le quotazioni sono piuttosto sostenute. 54 / Cortina Auto 'è infine il mondo delle cabrio di grande serie che può essere tenuto particolarmente in considerazione da chi la usa davvero pochi mesi all’anno. Sono le cabrio “vecchie”, che si pagano anche 1.000 euro, come le Fiat Ritmo Cabrio (bella la serie speciale Palinuro), le Punto Cabrio, le VW Golf, le Talbot Samba e Peugeot 205 (anche la GTI) -206-306-307, Ford Escort Cabrio e Rover 200. Non è difficilissimo trovarne, difficile è scovare quelle in buono stato che non diano grandi noie; si tenga poi conto del passaggio di proprietà, assurda tassa che ammonta in casi come questi a quasi lo stesso valore dell’auto. In compenso, anche per queste auto, se hanno 20 anni di età e il proprietario risiede, per esempio, in Lombardia, non pagano la tassa di possesso. Se le si usa occorre ugualmente sottoporle a collaudo periodico biennale ed è in questi casi che occorre avere una carrozzeria in discrete condizioni e senza troppa ruggine che potrebbe pregiudicare la sicurezza. Se in condizioni accettabili, si tratta comunque di auto che possono svolgere perfettamente il loro ruolo e che si avviano con il tempo a divenire effettivamente “d’epoca”. Accettabile comunque pagarle fino a 5.000 euro se in condizioni perfette. 1.5 00 EU RO