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Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane Spa” - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) - art. 1, comma 1, DCB Milano novembre 2010 / no.27 Press Professione Economica e Sistema Sociale “Un patto dove ognuno s’impegna a fare la sua parte” Press Sommario/novembre CRONACA 34 Fabio Pisani SOPPRESSATO 37 Marcello Febert “Pronti a rimboccarci le maniche” - Pag. 34 FUORICAMPO EDITORIALE “Da Napoli, la spinta per ‘Un Paese migliore’ ” - Pag. 3 Maria Luisa Campise 3 LA TESTIMONIANZA Enrico Zanetti 4 I PROGETTI 8 10 12 14 Alessandro Cotto Umberto Lombardi Gianfrancesco Padoan Marcello Febert 38 Giannetti PRIMO PIANO 41 Andrea Aiello DIAMO I NUMERI 42 Rapporto Commercialisti Agenzia delle Entrate ORDINI TERRITORIALI 44 Tivoli LE IDEE “Quei piccoli ‘no’ che dobbiamo imparare a pronunciare” - Pag. 4 LETTI PER VOI 16 18 20 22 Marcella Caradonna Marilena Nasti Marcello Febert Marco Piemonte LE ESPERIENZE 26 28 30 32 Marilena Nasti Chiara Mio Marilena Nasti Noemi Di Segni 47 Professione e tempo libero “Tivoli, riflettori puntati sul rapporto banche-imprese” - Pag. 44 Da Napoli, la spinta “Per un Paese migliore” N on v’è dubbio che il secondo Congresso nazionale, da poco celebratosi a Napoli, si sia caratterizzato per una notevole spinta all’innovazione dei canoni e dei riti che solitamente accompagnano questo tipo di assisi. In primo luogo, si è cercato di utilizzare la tre giorni congressuale per presentare ai congressisti e al Paese quattro progetti di leggi chiavi in mano, corredate da altrettante idee in maturazione e da quattro esperienze che possono essere ampliate e replicate sia all’interno che all’esterno della nostra professione. Preoccupati per un Paese che non cresce e di una classe politica poco accorta nella gestione del denaro pubblico, i commercialisti italiani hanno voluto dare un contributo non solo di critica, ma anche di proposta. E senza timore di delineare obiettivi ambiziosi, il presidente Claudio Siciliotti, nel suo discorso di apertura “lancia il patto tra gli onesti, per rompere l’equilibrio degli squilibri e delle distorsioni su cui si è retta finora l’Italia. Un patto dove ognuno s’impegna a fare la sua parte”. Un messaggio forte che ha conquistato anche l’onore della prima pagina di testate come il “Corriere della Sera” a dimostrazione che i commercialisti italiani sanno guardare lontano e sanno uscire sempre più dal recinto in cui luoghi comuni e stereotipi vorrebbero confinarli. Pur nella molteplicità dei temi trattati, già presentati nel precedente numero di Press e raccontati nel loro sviluppo anche nelle pagine di questo numero della rivista, il leitmotiv del Congresso è stato senza dubbio l’impegno civile. Lo testimoniano l’apertura, giovedì pomeriggio, dedicata al ricordo di Giorgio Ambrosoli (“l’eroe borghese” caduto nelle svolgimento delle sue funzioni di liquidatore giudiziario dell’impero finanziario bancarottiere Michele Sindona) e la chiusura, sabato mattina, con la testimonianza del figlio Umberto: un momento di forte emozione e di crescita sia individuale che collettiva; un momento che ha portato alla memoria dei tanti colleghi anche il ricordo dei nostri eroi, Liberato Passarelli e Costanzo Iorio. Insomma: se nel 2008 il Congresso di Torino aveva certificato in modo definitivo l’inizio di una nuova era di comunicazione e apertura al Paese, dopo i lunghi e difficili anni del percorso di riorganizzazione interno culminato nella creazione dell’Albo Unico, il Congresso di Napoli segna un punto di svolta di questa strategia ormai consolidata. Ora ritorniamo al nostro lavoro quotidiano, pienamente consapevoli che questi momenti “alti” devono essere calati nella quotidianità per agevolare la difesa delle tante istanze della Categoria ancora in attesa di risposta: dai problemi legati alla revisione contabile ai rapporti con l’amministrazione finanziaria, specialmente a livello territoriale, alla difesa delle prerogative della professione a fronte di surrettizi riconoscimenti di pseudo associazioni. Un elenco di “cose da fare” al quale va anche aggiunto il contributo che siamo in grado di fornire sul tema ormai cruciale della riforma fiscale prospettato da Tremonti. Dal canto nostro continueremo a far sentire forte e chiara la nostra voce al Paese, anche a quel mondo politico colpevolmente assente dal nostro Congresso. Maria Luisa Campise Direttore Press Quei piccoli ‘no’ che dobbiamo imparare a pronunciare Enrico Zanetti Capo Redattore PRESS La sfida dell’etica nel discorso di Umberto Ambrosoli. Una lezione per tutti i professionisti italiani ome era ampiamente prevedibile, la relazione di Umberto Ambrosoli nella mattinata di chiusura è stata uno dei momenti più emozionanti del II Congresso nazionale. Figlio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, ed avvocato a sua volta, ha ripercorso soltanto in minima parte gli eventi che portarono nel 1979 all’omicidio del padre, liquidatore giudiziario dell’impero finanziario del bancarottiere Michele Sindona. C Ciò su cui Umberto Ambrosoli ha voluto soffermarsi non è stata la storia, ma l’attualità della lezione che quella storia insegna. I tanti piccoli “no” che ciascuno di noi può dire e che, messi tutti in fila, uniti ai piccoli “no” di altre persone capaci come noi di dirli, diventano il grande “no” capace di fermare chi è abituato a poter fare tutto quello che gli pare, grazie alle miriadi di piccoli “sì” che viceversa gli assicurano coloro che, evidentemente, quando vedono un muro non riescono a capire che, per quanto grande possa essere, alla fine è fatto di tanti piccoli mattoni. Dire un piccolo “no” può costare molta fatica, a volte proprio perché è piccolo: eddai, lascia correre, cosa cambia... Essere rispettosi del proprio ruolo anche nelle forme e non soltanto nella sostanza, tenendo lontane persone che possono offuscare l’istituzione che si rappresenta pro tempore, a prescindere dal fatto che poi nella sostanza non le si voglia assecondare, può farti sentire solo: eddai, poi ovviamente decidi tu in autonomia, ma 6 La Testimonianza cosa ti cambia ricevere quella persona, andarci a cena o a una festa? Invece sono tutti piccoli mattoni che costruiscono il grande muro capace di deviare il corso degli eventi e indirizzarli verso la tutela del pubblico interesse ed il rispetto degli altri e di se stessi. Nella storia di Giorgio Ambrosoli, padre di Umberto, c’è tutto questo. È una storia che non può lasciare indifferente nessuno che abbia ancora la capacità di considerare il cinismo un male talvolta magari necessario, ma non addirittura un pregio. È una storia che, a maggior ragione, non può lasciare indifferente un libero professionista, sia esso un avvocato, come era Giorgio Ambrosoli e suo figlio Umberto, o un commercialista, come siamo tutti noi. La competenza è un’arma, a ciascuno scegliere se usarla per il bene o per il male: questo uno dei messaggi più diretti lasciato da Umberto Ambrosoli alle riflessioni di tutti i presenti in sala. Il clima che si respirava in sala, l’evidente emozione sui volti dei più, ha fatto capire a tutti i presenti che la nostra categoria, spesso dipinta come portatrice d’acqua per chi il sistema vuole aggirarlo, piuttosto che fortificarlo, è composta da persone che hanno tutt’altra pasta. Come in ogni comunità ampia e numerosa, c’è di tutto e c’è sicuramente anche chi, al di là delle belle parole, razzola male. Momenti come questo servono però a dare la cifra di un’identità collettiva che trascende dalle debolezze individuali e disegna un percorso: per alcuni già in atto, per altri prossimo, per altri ancora irraggiungibile o addirittura nemmeno gradito. Non importa: stabilire in modo univoco la direzione è già un primo traguardo. L’intervento di Umberto Ambrosoli al nostro II Congresso nazionale si inquadra proprio nel contesto di una scelta di direzione ben precisa che la governance della nostra categoria ha compiuto sin dall’inizio del suo mandato elettorale e di cui il congresso di Napoli, pur non costituendo il suo momento di avvio, costituisce forse il suo momento più alto sino ad oggi. Una direzione che non è antitetica, bensì sinergica rispetto alla valorizzazione della categoria anche dal punto di vista delle sue prerogative. Prima di portare a casa qualcosa, di solito, si costruisce la casa. O no? 8 I Progetti L’upgrade costituzionale dello Statuto del contribuente Alessandro Cotto Redattore PRESS Per un rapporto tributario tra Stato e cittadino finalmente certo, corretto e inderogabile assati dieci anni dall’entrata in vigore dello Statuto dei diritti del contribuente (legge n. 212/2000) e all’indomani della presentazione del tavolo di lavoro sulla riforma fiscale, il primo progetto presentato dal nostro Consiglio Nazionale in occasione del Congresso di Napoli ha riguardato la proposta di modifica dello Statuto dei diritti del contribuente, prevedendo l’attribuzione del rango costituzionale ai principi recati nei primi articoli della legge 212/2000 e prevedendo altresì il rafforzamento dell’autonomia del Garante del Contribuente. P Il progetto, presentato da Roberto D’Imperio, consigliere delegato per la Fiscalità - a cui ha fatto seguito una tavola rotonda che la visto la presenza di Attilio Befera, Direttore Generale dell’Agenzia delle Entrate, Francesco D’Ayala Valva, Garante del Contribuente della Regione Lazio, Giuseppe De Rita, Presidente della Fondazione Censis, Augusto Fantozzi, Avvocato tributarista e Ordinario di diritto tributario all’Università “La Sapienza” di Roma e Stephen Coleclough, presidente della Confédération Fiscale Européenne -, si qualifica, in particolare, per la proposta di legge costituzionale avente ad oggetto i principi generali dell’ordinamento tributario. Il disegno di legge è formato da 4 articoli e, come anticipato, dispone di attribuire rango costituzionale ai principi generali in tema di produzione normativa in materia tributaria. Si tratta in particolare: della chiarezza e trasparenza delle disposizioni tributarie che oggi sono disciplinate dall’art. 2 della legge 212/2000; dell’adozione di norme interpretative in materia tributaria solo in casi eccezionali; della non retroattività delle disposizioni tributarie, con conseguente espressa previsione della decorrenza delle modifiche introdotte dal periodo d’imposta successivo a quello in corso alla data di approvazione delle stesse; del divieto delle disposizioni tributarie di prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore o dall’adozione dei provvedimenti normativi o amministrativi di attuazione in esse espressamente previsti; I Progetti del divieto di prorogare i termini di prescrizione e decadenza per gli accertamenti d’imposta. È noto a tutti che tali principi ora inseriti nella legge 212/2000, legge ordinaria, sono stati spesso disattesi dal legislatore il quale vi ha derogato, talvolta addirittura in modo implicito. Si pensi all'art. 3, comma 1, della legge 212/2000 il quale già prevede un principio generale di irretroattività delle disposizioni tributarie, in base al quale “relativamente ai tributi periodici le modifiche introdotte si applicano solo a partire dal periodo d'imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore delle disposizioni che le prevedono”. Ad avviso della Corte costituzionale (ord. n. 428 del 19 dicembre 2006), tuttavia, non sussiste alcun principio di irretroattività della legge tributaria fondato sull'art. 23 della Costituzione, né ha rango costituzionale l'art. 3, comma 1, della legge 212/2000 che, pertanto, può essere superato da una disposizione, avente pari rilevanza normativa. Per contro, l’art. 10 della legge 212/2000, nel precisare che i rapporti tra contribuente e amministrazione finanziaria sono improntati al principio della collaborazione e della buona fede, esprimerebbe, almeno secondo alcuni giudici di legittimità, principi di rango costituzionale. Si afferma infatti che il principio di tutela del legittimo affidamento del cittadino, trovando origine nella Costituzione, e precisamente negli articoli 3, 23, 53 e 97, espressamente richiamati dall'art. 1 del medesimo Statuto, è immanente in tutti i rapporti di diritto pubblico e costituisce uno dei fondamenti dello Stato di diritto nelle diverse articolazioni, limitandone l'attività legislativa e amministrativa. A differenza di altre norme dello Statuto, che presentano un contenuto innovativo rispetto alla legislazione preesistente, la previsione del citato art. 10 è dunque espressiva di principi generali, anche di rango costituzionale, immanenti nell'ordinamento tributario anche prima della legge 212/2000 (cfr. Cass. n. 21513 del 6 ottobre 2006). Alla luce di quanto sopra, una legge di rango costituzionale può essere la risposta corretta ad una situazione di inaccettabile squilibrio tra poteri dello Stato e poteri dei cittadini che devono sopportare i costi delle inefficienze della pubblica amministrazione. Resta da chiedersi se si arriverà a coagulare un consenso politico così ampio, da arrivare all’approvazione del provvedimento. È appena il caso di ricordare che, ai sensi dell’art. 138 della nostra Costituzione, le leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi e devono essere approvate a maggioranza assoluta dai componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Dopo di che si apre la strada del referendum popolare che può essere chiesto da un quinto dei membri di una Camera, o di 500.000 elettori o di cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum è promulgata, se approvata con la maggioranza dei voti validi (senza quorum). A giudicare dal consenso che viene manifestato dalla politica sui principi contenuti nel disegno di legge, si potrebbe addirittura evitare il referendum, atteso che l’art. 138 della Costituzione ne prevede l’esclusione se la seconda votazione parlamentare avviene con la maggioranza dei due terzi. Inutile sottolineare come, 9 soprattutto in materia tributaria, le dichiarazioni spesso non siano seguite dai fatti. L’altra proposta di legge presentata al Congresso riguarda invece le modifiche allo Statuto vero e proprio attualmente in vigore. Ovviamente in questo caso si tratta di intervenire con una legge ordinaria. Da segnalare, in particolare per la sua attualità, l’integrazione dell’art. 6 dello Statuto in base al quale, qualora vi sia un ritardo nell’adozione di provvedimenti ed istruzioni da parte dell’Amministrazione finanziaria in grado di condizionare il corretto e tempestivo adempimento dell’obbligazione tributaria, le sanzioni potranno essere irrogate soltanto a decorrere dai 60 giorni successivi all’effettiva data di emanazione dei provvedimenti attuativi. Si tratta di un principio pienamente condivisibile che, come emerge dalla pratica quotidiana viene spesso disatteso. Se la modifica fosse in vigore, ad esempio, non si potrebbero irrogare sanzioni per la prima comunicazione delle operazioni black list da inviare entro il 2 novembre 2010. La circolare dell’Agenzia delle Entrate di commento dell’adempimento introdotto dal DL 40/2010, ammesso che possa considerarsi esaustiva, è stata diffusa soltanto il 21 ottobre 2010, a pochi giorni dalla scadenza dell’invio. Come si è poi anticipato, il progetto di legge prevede un consistente rafforzamento della figura del Garante del contribuente, con l’attribuzione di nuovi e più incisivi poteri sanzionatori che lo mettano in condizione di assicurare una corretta ed efficiente azione amministrativa in campo tributario. La parola passa ora al Parlamento. 10 I Progetti La certificazione della capacità di credito Umberto Lombardi Redattore PRESS Per un credito davvero accessibile per le PMI e davvero affidabile per le banche tantissimi colleghi presenti alla presentazione del progetto “La certificazione della capacità di credito - Per un credito davvero accessibile per le PMI e davvero affidabile per le banche” hanno assistito dal vivo alla firma di uno dei “patti tra gli onesti” per il Paese. Autorevole il parterre dei partecipanti alla tavola rotonda, composto da: Giuseppe Roma, Direttore Fondazione Censis; Carlo Salvatori, Presidente Lazard Italia; Costantino Capone, Vice Presidente Unioncamere; Massimo Roccia, Direttore Centrale ABI, Francesco Renne, Presidente Commissione Finanza Innovativa del CNDCEC; Emanuele Giustini, Vice direttore Banca Popolare di Vicenza e Nicola Loperfido, responsabile Corporate Banca Popolare di Bari. Ha aperto i lavori con una completa analisi quali-quantitativa sui principali aggregati ed indicatori economici delle imprese italiane, sull’evoluzione del rapporto banca-impresa e sulle sue criticità, il consigliere nazionale delegato alla finanza aziendale, Marcello Danisi, il quale ha poi illustrato il progetto di legge e il Protocollo di intesa, firmato al I termine della tavola rotonda da ABI, Unioncamere e CNDCEC, a conferma e riprova che si è trattato di un congresso “Per un Paese migliore”. L’accordo prevede il rilascio da parte del commercialista, soggetto terzo ed indipendente rispetto all’impresa, con requisiti di onorabilità e professionalità, di una certificazione attestante l’esistenza ed il valore di taluni specifici asset aziendali (crediti, rimanenze, s.a.l. per commesse in esecuzione, intangibili, ecc.), non sempre evidenti nei bilanci, che potrà essere utilizzata dalle imprese per avere priorità nella valutazione del merito del credito, riducendo i tempi dell’istruttoria e per spuntare un pricing agevolato. Il tutto per aumentare la possibilità di accesso al credito delle piccole imprese, un progetto, forte anche di una proposta di legge, che si rivolge ad oltre 4,5 milioni di micro piccole medie imprese (MPMI) che rappresentano il vero motore di sviluppo del paese. Quindi, sotto la sapiente regia del vice direttore de “Il Sole24 ore”, Elia Zamboni, coordinatore dei lavori, si è aperta la tavola rotonda nella quale, partendo dall’analisi dello stato attuale delle MPMI e del loro rapporto con le banche, anche alla luce di Basilea 2 e dell’arrivo di Basilea 3, sono state espresse le opinioni sul rilievo del progetto proposto, I Progetti 11 affrontando il tema dell’accesso al credito da parte delle imprese italiane nella fase di crisi economica degli ultimi due anni e per la quale, ha osservato Zamboni, vi è estrema difficoltà sia nell’individuare i tempi della ripresa che nel valutare l’efficacia degli strumenti utilizzati per contrastarla. Da tutti i relatori è stata espressa in modo univoco ed indiscutibile la condivisione sulla valenza del progetto come strumento di facilitazione del rapporto banche/imprese, assicurando una migliore conoscenza delle imprese, imprese, clima del tutto sparito nel corso della recente crisi. Pure unanime è stato il riconoscimento dell’importanza del ruolo del commercialista sia nel migliorare la cultura finanziaria delle imprese che nella predisposizione della certificazione, volta ad evidenziare con trasparenza le dinamiche e le potenzialità aziendali. Il suo rilascio che non consente l’automatica concessione del credito, restando essa pur sempre soggetta alla valutazione della banca - è però uno strumento che riduce l’alea dell’incertezza su alcuni asset e rende più rapida ed ruolo per evitare che la certificazione non si riduca solo ad essere l’ennesima carta da produrre per rimanere poi con tempi lunghi per l’istruttoria. Il progetto partirà in via sperimentale in alcune regioni e poi verrà esteso sul territorio nazionale e vedrà la formazione di un elenco di professionisti scelti tra gli iscritti della sezione A dell’albo e tra i revisori legali. È stato fatto un primo ed importante passo per facilitare l’accesso al credito delle MPMI, ma siamo ancora in fase embrionale, con aspetti di più di quanto non consentito dai rigidi parametri di Basilea. Il progetto - è stata l’opinione condivisa - ha tutte le caratteristiche per ripristinare il clima di fiducia reciproca tra banche ed agevole la valutazione della banca sulla capacità creditizia delle imprese. ABI, Unioncamere e Professioni, dichiarando di credere nel progetto, si sono impegnate a svolgere il proprio criticità da analizzare e valutare. Per ora l’accordo è stato siglato e la proposta di legge è pronta! Per il resto “… c’è da fare…” … ma questo non ci spaventa! 12 I Progetti La ristrutturazione dei debiti di chi non può fallire Gianfrancesco Padoan Redattore PRESS Per dare a tutti gli onesti una seconda possibilità ’imprenditore opera, guadagna ed accresce il suo patrimonio. Qualche volta gli va male e fallisce. Bene, la Legge fallimentare prevede chiaramente chi fallisce, come recuperare il possibile per pagare i debiti, le categorie dei creditori da soddisfare e le percentuali. E prevede anche il procedimento di “esdebitazione” all’articolo 142 e seguenti. Questo per gli imprenditori soggetti alle procedure fallimentari. E gli altri? Ed i piccoli imprenditori, gli agricoltori, le famiglie che vengono a trovarsi nella stessa situazione di insolvenza, perché devono tenersi sulle spalle l’onere del debito pregresso senza avere la possibilità di sanarlo in qualche modo e ricorrere poi anche loro all’esdebitazione? La recente crisi economica, che ancora stiamo soffrendo, ha molto condizionato, se non travolto, capitali ed imprese. Ma anche le famiglie italiane non ne sono state indenni, e principalmente per due ragioni: da un lato l’indebitamento progressivo, talvolta spinto, perfino invitante, e dall’altro il crollo dell’economia sulla quale questo si basava. Mutui per le case e, da ultimo, il L credito al consumo hanno spinto le famiglie italiane ad indebitarsi sempre più pesantemente. I nostri vecchi mettevano da parte per fare un acquisto; qualcuno interpretava il pagamento “in contanti” effettuabile solo con banconote, perché l’assegno non era “contante”. Perfino firmare una cambiale era considerato quasi un disonore: era un debito che pesava sull’anima, fino alla sua estinzione. Non potendo però “mettere da parte” per l’acquisto della casa, perché il risparmio avrebbe rincorso il lievitare dei prezzi degli immobili senza mai raggiungerli, si percorse la via del mutuo, rivelatasi idonea e benvenuta. E, così, via coi mutui su tutto, finché si giunse a contrarre mutui perfino per pagarsi le vacanze. Sempre i nostri vecchi vi avrebbero rinunciato, se non avevano i soldi. Ma si sa, la moglie chiede, i figli esigono, il vicino mormora... e poi, intanto andiamo in vacanza e poi pagheremo: tanto, per pagare e morire c’è sempre tempo. Ma il reddito familiare, per effetto della crisi economica, è venuto a ridursi considerevolmente e, per alcuni, a mancare del tutto. E i debiti sono rimasti. I mutui sono passati da 59 mld del 1995 a 234 dell’anno scorso, quadruplicandosi in meno di 15 anni. Le carte di credito e gli altri strumenti di credito hanno fatto il resto, passando da 9 mld del 1995 agli 84 dell’anno scorso. Indubbiamente hanno contribuito massicciamente a stimolare la domanda e quindi l’economia, ma hanno indotto tutti a godere di beni e servizi senza pagarli, e quel che è peggio, senza essere sicuri di poterli pagare. Con la crisi l’indebitamento delle famiglie è ancora più cresciuto, per far fronte a necessità contingenti, con facile rinvio dei pagamenti e diseducazione alla prudente economia familiare. I debiti, prima o poi, si devono pagare. Ma se viene meno il supporto che ha permesso il loro accendersi nasce l’insolvenza. Per le imprese insolventi la legge prevede le procedure concorsuali, ma non è così per alcune categorie di debitori come i piccoli imprenditori, gli agricoltori e le famiglie, coloro cioè che non possono fallire e quindi conseguire poi l’esdebitazione. Ecco quindi la ragione e la necessità di una proposta di legge che regolamenti l’insolvenza civile e I Progetti l’esdebitazione conseguente. La proposta di legge è stata presentata nel corso del Congresso di Napoli dal consigliere nazionale con delega all’area delle procedure concorsuali, Giulia Pusterla, a cui ha fatto seguito un dibattito che ha visto gli interventi di: Sido Bonfatti, Ordinario di diritto bancario nell’Università di Modena e Reggio Emilia; Vincenzo De Luca, Sindaco di Salerno; Cesare Fumagalli, Segretario generale Confartigianato; Enrico Granata, Direttore centrale dell’ABI; Franco Michelotti, Presidente ODCEC di Pistoia; Fabio Picciolini, Segretario nazionale Adiconsum; Michele Sandulli, Ordinario di diritto commerciale nell’Università di Roma Tre. La ratio parte dal presupposto di liberare dalle passività pregresse il debitore che, se piccolo imprenditore, ne rimarrebbe travolto scomparendo dal mercato, se famiglie, cadrebbero nell’indigenza non potendo più essere un seppur piccolo motore per l’economia, in quanto strozzate dalle passività pregresse. Il disegno di legge, proposto in dieci articoli, definisce bene il concetto di “insolventi civili”, cioè quei soggetti giuridici che non sono fallibili ai sensi dell’art. 1 della Legge fallimentare, ma si trovano nella manifesta impossibilità di fronteggiare i debiti correnti: parliamo di imprenditori commerciali che per tre esercizi sono al di sotto di determinati parametri di patrimonio, ricavi e debiti, e di chi non svolge attività di impresa, come professionisti, imprenditori agricoli ed enti pubblici. Il procedimento di “esdebitazione civile” viene fondato su un Accordo raggiunto con una maggioranza qualificata dei creditori, che rappresentino il 60% delle obbligazioni in caso di imprenditore e il 75% negli altri casi, sulla base di un “Piano”, integrato dalla Relazione di un professionista qualificato, che dichiari la fattibilità, garantisca la veridicità dei dati esposti ed attesti pure l’autenticità dei creditori aderenti. Il piano è rivolto ad estinguere le obbligazioni dell’insolvente. 13 Il ricorso per la domanda di esdebitazione è presentato al Tribunale del luogo di residenza, che provvede con decreto motivato. L’esecuzione dell’Accordo di esdebitazione civile viene affidata alla responsabilità di un professionista in possesso dei necessari requisiti, designato dal debitore, e viene resa nota attraverso la pubblicazione nel Registro delle imprese o su almeno due quotidiani. I compensi del professionista incaricato a predisporre la Relazione e di quello incaricato di eseguire l’Accordo, nonché le spese per l’esecuzione e la conclusione dell’Accordo sono liquidabili in prededuzione. Ai fini dell’esdebitazione civile restano esclusi gli obblighi di mantenimento e sono fatti salvi i diritti dei creditori verso i coobbligati e garanti. Al Governo viene conferita delega di istituire un “Archivio unico degli insolventi civili”, con lo scopo di evidenziare chi vi abbia già fatto ricorso, ai fini della meritevolezza. 14 I Progetti La società di lavoro professionale Marcello Febert Redattore PRESS Per mettere finalmente i liberi professionisti italiani nella condizione di aggregarsi per competere n modello societario ad hoc per rendere più stabili, solide e frequenti le aggregazioni tra liberi professionisti, consentendo loro di competere meglio sugli scenari internazionali, dove i grandi studi sono la regola e non l’eccezione, valorizzando però il capitale intellettuale e non quello patrimoniale. È il senso del progetto di Società di lavoro professionale, presentato nella giornata conclusiva del secondo congresso nazionale di Napoli. Aggregarsi per competere potrebbe essere dunque la sintesi della proposta, che ha trovato nell’assise partenopea il sostanziale plauso dei relatori alla tavola rotonda dedicata all’argomento. Un lavoro di ottima fattura, anche se perfezionabile, hanno definito il progetto di legge che porterebbe alla nascita delle Società di lavoro professionale. Nella predisposizione della proposta e del relativo disegno di legge, il Consiglio nazionale è partito dal presupposto che per le professioni, per le quali l’evoluzione del mercato richiede l’aggregazione delle diverse figure e competenze, la mancanza di una società ad hoc ne penalizza pesantemente le competenze. Lo U sforzo del Consiglio nazionale è stato quello di preoccuparsi di confezionare un progetto che tiene conto delle norme specifiche dei singoli ordinamenti professionali, prevedendo che lo stesso debba adattarsi ad ogni attività professionale. Nel corso dei lavori congressuali è stato più volte ribadito che la proposta, tendente a colmare la lacuna normativa, riguarda i professionisti costituzionalmente individuati dall’art. 33, comma 5. In altre parole, secondo i commercialisti possono far parte delle I Progetti società di lavoro professionale solo quei professionisti che hanno superato l’esame di Stato per l’abilitazione e successivamente hanno provveduto all’iscrizione al relativo albo professionale; questo anche sulla scorta del principio della tutela dei clienti quali consumatori di servizi professionali e di prestazioni intellettuali. Tra i principi declinati nell’articolato del progetto sono stati evidenziati, inoltre, l’assenza di un ordinamenti professionali ai quali i professionisti coinvolti appartengono. La sessione congressuale, moderata da Isidoro Trovato, giornalista del “Corriere della Sera”, oltre all’esposizione dei principi del progetto di legge, ha fatto emergere la sostanziale convergenza di tutte le professioni. L’intervista doppia modello “Le Iene” alla presidente del Cup, Marina Calderone, ed al coordinatore delle Professioni Area Tecnica, Sergio capitale minimo necessario, pertanto i conferimenti diversi dal lavoro intellettuale costituiscono prestazioni accessorie, la personalità della prestazione professionale resa dal socio e l’apertura alle società multiprofessionali, compatibilmente, come già sopra accennato, con gli Polese, ha mostrato la condivisione di vedute e l’auspicio che le Società di lavoro professionale diventino una legge dello Stato, se necessario anche a prescindere della approvazione, pur auspicata, di una riforma organica delle libere professioni. Il successivo dibattito politico - che ha 15 visto tra l’altro la partecipazione di Stefano Amore, consigliere per le attività internazionali del Ministro della gioventù - ne ha preso atto, pur tra i distinguo che sono emersi: Filippo Berselli, presidente della Commissione Giustizia del Senato, ha rimarcato la necessità di una condivisione con il più ampio novero di professioni possibile non solo dei principi ma anche dell’articolato vero e proprio, al fine di evitare discrasie che successivamente potrebbero frenarne l’iter di approvazione. Incisivo a tal proposito l’intervento, molto apprezzato dall’uditorio, dell’onorevole Maria Grazia Siliquini, ora iscritta al neonato gruppo parlamentare dei finiani, che ha invece voluto rimarcare che le Società di lavoro professionale declinate per intero nei loro principi, sono già un preciso articolo del disegno di legge di riforma delle professioni in discussione alla Commissione Giustizia della Camera e che tale disegno di legge ha tutti i presupposti per andare in porto, stante l’ampio consenso che ha potuto raccogliere finora. A tale affermazione ha dato seguito, tanto meritevole quanto inatteso, Stefano Fassina, responsabile delle politiche economiche del Partito democratico, affermando che anche il suo partito è favorevole all’impianto del disegno di legge e vieppiù delle Società di lavoro professionale, che rappresentano, a suo dire, la miglior soluzione praticabile per l’accesso e la valorizzazione dei giovani professionisti. Protagonista dell’intera sessione di lavoro è stato il consigliere nazionale Andrea Bonechi, delegato alla riforma delle professioni, che ha presentato il relativo progetto. 16 Le Idee I liberi professionisti al servizio del Paese Marcella Caradonna Componente Commissione Arbitrato e Conciliazione CNDCEC Per una sempre più ampia sussidiarietà alla P.A.. Dalla gestione dei patrimoni sequestrati alla mediazione civile l congresso di Napoli è stata l’occasione per riflettere su due temi di notevole attualità e di forte rilevanza sociale: la gestione dei patrimoni sequestrati alla criminalità e la mediazione civile. Contribuire a trasformare alcune situazioni patologiche che affliggono il nostro Paese, come la presenza di attività malavitose e l’inefficienza della giustizia, in situazioni positive di riconversione dei beni sequestrati in attività con finalità sociali e di giustizia civile, è tra gli obiettivi di una categoria a pieno titolo parte dello Stato. Del resto non è casuale la scelta, vincente, del legislatore che, istituendo l’albo degli amministratori giudiziari, ha voluto affidare la gestione dei beni sequestrati alla criminalità a professionisti di comprovata capacità, come i commercialisti, che hanno dalla loro parte la forte esperienza consolidata in ruoli affini. A quasi trent’anni dalla legge Rognoni-La Torre, che nel 1982 introdusse la confisca dei beni mafiosi e il loro riutilizzo, era ora di semplificare le procedure di gestione e assegnazione dei relativi beni. Restyling che vedrà i commercialisti in prima linea con la neoistituita Agenzia nazionale. Proprio a Napoli, I nel corso della tavola rotonda presentata dal consigliere delegato alle funzioni giudiziarie, Felice Ruscetta, e moderata dal direttore di Press, Maria Luisa Campise, la categoria si è candidata per la stesura di norme di comportamento degli amministratori dei beni - al momento ancora assenti -, per rendere più efficaci ed efficienti le misure di prevenzione, dunque sequestri e confisca. Una proposta subito raccolta dalle istituzioni presenti al dibattito, a partire dal Sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, e dal direttore dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Mario Morcone, e apprezzata dagli altri partecipanti alla tavola rotonda: Demetrio Arena, presidente della Commissione Amministrazione giudiziaria e Misure di prevenzione del Cndcec, Don Pino De Masi, referente di “Libera” su questi temi, Vincenzo Giglio, presidente della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria. Sul fronte della mediazione civile l’assise congressuale è stata, poi, l’occasione per offrire un confronto di idee fra il Ministero, coloro che devono applicare la norma e chi allo strumento dovrà far ricorso. La sessione si è aperta con la proiezione di una intervista a Kenneth Feinberg, il professionista che ha seguito le difficili conciliazioni per i risarcimenti dovuti in seguito alla distruzione delle Torri Gemelle. Ospiti sono stati Angelo Piraino, Vicecapo dell’Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, Marcella Panucci, direttore Affari Legislativi di Confindustria, Francesco De Santis, componente della Camera arbitrale e conciliazione istituita presso la Consob, Luigi Zammuto, presidente della Associazione italiana mediatori familiari e Flavia Silla, presidente della Commissione Arbitrato e conciliazione del Cndcec. A presentare l’evento Felice Ruscetta ed a coordinare i lavori Marcella Caradonna, componente della Commissione Cndcec. La mediazione è un tema di grande attualità poiché il Legislatore ha previsto, con il D.lgs. 28/10, il suo utilizzo per tutte le liti inerenti i diritti disponibili e l’ha posta come condizione di procedibilità in materie ad alta conflittualità. Nel corso del dibattito è emerso come nel tessuto economico italiano vi è un forte interesse alla mediazione come strumento di crescita culturale. La mediazione è un metodo di gestione delle liti complementare al Le Idee tradizionale ricorso alle aule dei tribunali, nel quale un terzo imparziale, il mediatore, aiuta le parti in lite a raggiungere un accordo di reciproca soddisfazione. Nel contesto normativo italiano lo strumento acquisisce, però, come sottolineato da Angelo Piraino, caratteristiche peculiari che impongono una formazione specifica per il professionista che vuole svolgere questa attività. Il mediatore, infatti, deve avere una preparazione tecnica e giuridica, ma anche acquisire una formazione in aree come l’analisi del conflitto e delle sue dinamiche, la comunicazione verbale e non verbale, il corretto utilizzo delle tecniche negoziali, lo sviluppo della leadership e della creatività e così via. In questo contesto, i relatori hanno sottolineato come il commercialista, per il background che lo caratterizza, può, se correttamente formato, svolgere al meglio questo ruolo. Per consentire alla categoria di cogliere questa nuova opportunità vi è un impegnativo programma da parte della Commissione del Cndcec. Nel corso del precedente anno sono stati svolti oltre 70 convegni su tutto il territorio per informare i colleghi delle opportunità offerte con la nuova normativa. Più di 2000 colleghi hanno effettuato i percorsi formativi richiesti dalla legge anche grazie ai protocolli realizzati dal Cndcec con gli Ordini di Milano, Firenze, Roma e Napoli. Si è organizzato presso il Cndcec il tavolo degli enti formatori (che riunisce la larga maggioranza di coloro che sono abilitati dal Ministero della Giustizia a effettuare i corsi che abilitano a svolgere l’attività di mediatore) con l’obiettivo di porre le basi per uno sviluppo del sistema di mediazione coerente con i principi di qualità e serietà. Presso il Cndcec è nata anche la Fondazione ADR Commercialisti che 17 ha l’obiettivo strategico di diffondere la cultura della mediazione in Italia. In particolare, nella Fondazione è stata istituita una Camera di conciliazione nazionale che avrà una presenza capillare sul territorio a supporto degli Ordini che lo desiderano e per quei contesti nei quali non sarebbe possibile dare vita ad un ente accreditato. Da parte di tutti i partecipanti al tavolo è emerso l’interesse verso l’attività svolta dal Cndcec e la volontà di creare sinergie nei differenti ambiti. In particolare, Marcella Panucci e Francesco De Santis hanno segnalato l’importanza di un dialogo con la categoria nei loro settori di riferimento. Nei prossimi mesi è prevista una intensa attività anche in vista del decreto attuativo che dovrebbe, appena approdato in gazzetta ufficiale, fissare le linee guida alle quali dovranno attenersi tutti coloro che operano in questo settore. 18 Le Idee Le quote di genere… ma che genere di quote? Marilena Nasti Redattore PRESS Per un Paese che dia a tutti pari opportunità questo il titolo coniato per una delle Idee presentata al 2° Congresso Nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili tenutosi a Napoli in una della ‘tre giorni’ alla Mostra D’Oltremare. Un’analisi particolareggiata del percorso femminile all’interno dell’universo imprenditoriale e professionale del nostro Paese messo a confronto anche con il resto dei paesi europei. Da anni l’Italia cresce poco dal punto di vista economico e ancora meno su quello demografico. Cosa serve per rimettere in moto il paese: liberalizzazioni, mercati più efficienti, fisco più leggero, investimenti in ricerca e innovazione e dulcis in fundo il lavoro femminile. “Fare largo alle donne” è diventato urgente non solo per ragioni di pari opportunità e di giustizia sociale, ma soprattutto perché senza di NOI l’Italia non cresce. Infatti, la scarsa rappresentanza delle donne ai vertici aziendali ed associativi è una opportunità mancata che potrebbe avere pesanti ripercussioni sulle È aziende e le strutture che cercano di sopravvivere in questi anni di crisi, perché una maggiore e sempre più rivendicata maggiore integrazione delle donne in tali consessi, risponderebbe non solo a criteri di equità, ma anche di efficienza economica. Negli ultimi anni, anche grazie alle opportunità di ricerca e studio è grandemente progredita la Le Idee nostra conoscenza dei vincoli che ostacolano e degli strumenti che, per converso, possono favorire la valorizzazione delle donne nel mondo del lavoro. Il “soffitto di cristallo” sicuramente non è stato infranto, ma si è spostato per l’azione congiunta di più fattori. Nonostante negli ultimi anni sia aumentata la partecipazione delle donne alla vita economica del Paese, in Italia la presenza delle donne nei board delle imprese di dimensioni maggiori, ed in particolare delle società quotate in borsa, è ancora limitatissima. Secondo le statistiche della Commissione europea il nostro paese è il 29° su trentatre paesi oggetto del censimento. Interessante il caso esaminato, quello della Norvegia che ha già da alcuni anni approvato una legge che impone alle aziende una presenza minima del 40% di donne nei board esecutivi: la sanzione è lo scioglimento della società. Paesi come la Spagna e la Svezia hanno introdotto codici di comportamento per le imprese quotate, in Francia si sta discutendo ora di introdurre le quote di genere, in Italia sono state presentate quattro proposte di legge, attualmente in corso di esame da parte dei due rami del Parlamento. Alla Camera dei Deputati: l’AC 2426, presentato in data 7 maggio 2009, che vede tra i cofirmatari l’onorevole Lella Golfo, e l’AC 2956, presentato il 18 novembre 2009, che vede tra i cofirmatari l’onorevole Alessia Mosca. Al Senato: il ddl 1.719 presentato il 24 luglio 2009, sottoscritto dalla senatrice Maria Ida Germontani ed altri, e il ddl 1.819 presentato dalla senatrice Anna Bonfrisco in data 13 ottobre 2009. Le quattro proposte di legge operano nell’ambito delle società quotate e propongono modifiche all’art. 147 ter del Testo unico in materia di intermediazione finanziaria. Tutte le proposte mirano all’inserimento obbligatorio di quote di genere nei Consigli di amministrazione delle società quotate, dove al genere meno rappresentato viene riservato in ogni caso un terzo dei componenti. Solo l’AC 2956 propone l’inserimento di quote di genere anche nei collegi sindacali delle medesime società, ampliando poi l’applicabilità delle quote anche alle società a partecipazione pubblica. Il percorso dei disegni di legge sopra riportati è iniziato nel 2009, ma a tutt’oggi non è ancora in dirittura d’arrivo. Grazie all’ausilio dell’IRDCEC, la Commissione Pari Opportunità del 19 CNDCEC ha effettuato una minuziosa ricerca sulla presenza femminile negli organismi di amministrazione e controllo, i cui risultati sono stati presentati all’interno della sessione congressuale moderata dal giornalista Sebastiano Barisoni, ove hanno partecipato economiste, sociologhe, docenti universitari, politici e imprenditori, quali: Agnes Bricard, Vicepresidente CDOEC (Francia); Maria Pia Camusi, direttore di Rete Imprese Italia; Fiorella Kostoris, docente universitaria; Maria Leddi, componente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato; Massimo Brunelli, Amministratore delegato di Mantero Seta SpA; Giulia Pusterla, Consigliere nazionale con delega alle pari opportunità. Al termine della sessione sono state, poi, presentate le proposte ed i disegni di leggi sulla parità di genere, in corso di esame parlamentare. Ma il taglio diverso ed innovativo all’Idea è stata quello di realizzarla secondo la metodologia del “Teatro d’Impresa”. Un’impostazione insolita e fuori dagli schemi comuni, un intervento che “non ci si aspetta” e che esula dal classico “intervento da convegno” per coinvolgere e sensibilizzare la platea sul tema delle Pari Opportunità negli ambienti professionali. L’intervento, molto apprezzato dal pubblico in sala, è stato interpretato nella giusta maniera, non come una mera rivendicazione femminista, bensì come momento di sensibilizzazione delle problematiche che affliggono le donne nel mondo delle professioni, con lo scopo ultimo di aver proposto azioni concrete ed eventuali disegni di legge da presentare a politici e figure di spicco, che abbiano a che fare con il tema della parità di genere. 20 Le Idee Il controllo del governo societario M. F. Lo sviluppo di una cultura del rispetto delle regole in una società densa di regole non rispettate arte dalla crisi finanziaria la tavola rotonda riguardante il controllo del governo societario. Così come nel precedente Congresso nazionale di Torino, la sessione è stata sviluppata in due momenti: il primo dedicato al valore del controllo societario; il secondo basato sul dibattito che muove dall’interrogativo “si può fare di più in tema di controllo delle piccole e medie imprese?”. Punto di partenza la crisi, prima finanziaria e poi economica, che ha colpito l’economia mondiale negli ultimi tre anni e che ha reso tutti sempre più convinti che nulla tornerà come prima. Da qui la necessità di affrontare il tema delle regole e dei controlli criticamente, secondo una declinazione che muove dal generale per poi insinuarsi nelle fattispecie particolari. La tavola rotonda, coordinata da Myrta Merlino e introdotta dal Consigliere nazionale Luciano Berzè, si è avvalsa della partecipazione e dei contributi di: Rosalba Casiraghi, Presidente NedCommunity; Mario Finzi, Presidente Assoutenti; Giovanni Fiori, Ordinario di economia aziendale nell’Università LUISS; Massimo Mucchetti, Vice Direttore P Corriere della Sera; Niccolò Abriani, Ordinario di diritto commerciale nell’Università degli Studi di Firenze; Vincenzo Boccia, Presidente della Piccola Industria di Confindustria; Giuseppe Castagna, Direttore generale Banco di Napoli SpA. Nel dibattito è stato affrontato in Le Idee prima analisi il problema del conflitto d’interessi ed i fattori che hanno contribuito all’insuccesso dei principi del buon governo nella gestione delle imprese. Tra questi ovviamente, grazie anche al supporto di un’attenta analisi condotta dalla Comunità Europea, sono stati evidenziati: la difficoltà che hanno i membri del Cda privi di incarichi esecutivi, di valutare, contestare o soltanto rimettere in discussione gli indirizzi sull’adeguatezza della gestione in merito ai rischi di impresa. In questo scenario è stata ancora una volta riconosciuta la validità del modello italiano, con il suo particolare sistema di controllo sulla governance - concomitante, professionale ed indipendente -. Non a caso nel corso del dibattito, a cui hanno partecipato esponenti di spicco del mondo delle piccole e medie imprese, del mondo amministrativi; la poca eterogeneità degli stessi membri; la sovrapposizione di compiti e funzioni; la difficoltà di vigilare universitario, del sistema creditizio ed anche un rappresentante del mondo degli utenti, è stata unanimemente convenuta l’utilità sociale della 21 funzione del collegio sindacale, analizzando anche l’incidenza dei fallimenti che nelle società dotate di collegio sindacale è inferiore di oltre un terzo rispetto alle società prive di tale controllo. L’idea portata avanti dal Consiglio Nazionale è quella di prevedere in tutte le società, che oggi non sono sottoposte ad alcun controllo e che utilizzano in misura rilevante finanziamenti e contributi pubblici, ovvero che risultano eccessivamente indebitate rispetto al loro patrimonio netto, la nomina di un solo sindaco. In questo caso i costi di controllo, ridotti dall’introduzione del sindaco unico, avrebbero come contraltare i costi che ricadono sull’economia per l’assenza di adeguati strumenti di controllo e per l’eccessivo accesso al credito senza alcuna attestazione di attendibilità. In tal senso si è anche dibattuto della utilità che il collegio sindacale riveste e che ancor più potrebbe rivestire nel rapporto tra le società soggette a controllo e gli Istituti di credito. Unanime condivisione ha riscontrato, poi, l’idea per le PMI di assommare in un’unica figura tutte le funzioni di controllo, al fine di evitare la moltiplicazione di organi e funzioni aziendali. A tal proposito sono stati analizzati i dati che dimostrano che il 78% delle Spa attribuisce i controlli contabili al collegio sindacale e solo il 22% ad una società di revisione. Del resto, se così è, sarebbe assurdo prevedere la proliferazione di nuove figure di controllori o di nuovi organismi di vigilanza, dotati di autonomia di controllo, professionalità, indipendenza e autodeterminazione, perché nel nostro ordinamento un organo, con queste funzioni, già esiste: il collegio sindacale. 22 Le Idee I costi standard nel federalismo Marco Piemonte Componente del Direttivo IRDCEC Per cominciare ad orientarsi e riempire di contenuti l’architettura futura del nostro Paese l federalismo fiscale è un argomento del quale si è parlato sempre più spesso negli ultimi tre anni. In un primo momento se ne è discusso per la sua primaria importanza nel programma politico; successivamente, per le sue possibili applicazioni nei diversi ambiti (gestione delle entrate e razionalizzazione delle spese). In entrambi i casi le parole sono state utilizzate molto più dei numeri. L’attività dell’IRDCEC in questo periodo, su esplicito mandato del CNDCEC, si è rivolta sia alle parole che ai numeri. In particolare, abbiamo cercato in primo luogo di seguire l’evoluzione della legge quadro, analizzando le modifiche ad essa apportate nei vari passaggi all’interno delle commissioni parlamentari. Una volta approvata la legge, abbiamo poi evidenziato le sue criticità nel documento n. 5, pubblicato sul sito dell’Istituto di Ricerca. In questa fase stiamo osservando l’iter di emanazione dei decreti attuativi, annotando tutti quelli che, a nostro parere, costituiscono degli elementi di criticità. Nello svolgimento di tale attività, ci siamo più volte chiesti come sarebbe stato attuato in concreto il federalismo fiscale e, soprattutto, se realmente ne I sarebbero potuti derivare effetti benefici. L’esigenza del sistema federale nasce dall’assunto indicato nella metafora dell’“albero storto” utilizzata dal Ministro Tremonti per evidenziare la differenza tra le entrate proprie degli enti locali ed il loro livello di spesa. Negli ultimi venti anni, infatti, se da un lato l’autonomia tributaria degli enti locali si è progressivamente ampliata, dall’altro si è assistito ad un effetto moltiplicativo della spesa che ha determinato, da parte dello Stato, un sempre maggiore livello di trasferimenti che si basavano sul criterio della spesa storica. Un regime di tal genere non faceva altro che moltiplicare le occasioni di spesa improduttiva e gli sprechi, per non parlare di altro… L’idea del federalismo, dunque, si fonda su due assunti: avvicinare le entrate alla spesa e consentire un controllo diretto delle attività svolte. Si disegna un sistema in cui le tasse che si pagano in un’area geografica non finanziano un calderone che distribuisce a pioggia le proprie risorse. Al contrario, il cittadino e le imprese, pagando le tasse, affidano a chi le amministra il compito di gestire al meglio l’erogazione dei servizi. Pago le tasse, se non con maggior piacere, almeno con maggiore consapevolezza, sapendo che esse servono a finanziare la scuola di mio figlio, i mezzi di trasporto che utilizzo, le strutture sanitarie di cui mi avvalgo e così via. Se chi amministra lo ha fatto bene, presumibilmente a fine mandato sarà riconfermato; in caso opposto, sarà inevitabile il suo fallimento “politico”. Come applicare dei numeri a questi concetti semplicistici, ma che fotografano la situazione? La simulazione realizzata dall’Istituto è partita dai dati Istat relativi alle spese sostenute nelle Regioni nei settori della sanità, dell’assistenza e dell’istruzione. Tali voci, infatti, raccolgono parte preponderante del budget di spesa delle Regioni. Si è poi tentato di individuare la Regione efficiente per ognuna di queste aree: in particolare, si è confrontato l’ammontare delle spese sostenute con una serie di 54 variabili che in qualche modo tenessero conto delle particolarità delle singole aree geografiche. Popolazione, configurazione del territorio, grado di istruzione o disagio sociale sono solo alcune di esse. Individuate le Regioni efficienti (che nella nostra simulazione sono risultate l’Umbria per quanto riguarda sanità ed assistenza e il Friuli per quanto riguarda l’istruzione) abbiamo tentato Le Idee di replicare la struttura dei costi “virtuosi” su tutte le altre regioni, tenendo però conto delle specificità sopra descritte. Il risultato è stato per certi versi sorprendente e così si sintetizza: al fine di garantire un livello essenziale delle prestazioni erogate, le Regioni del sud Italia, caratterizzate da un livello di reddito più basso, devono ricevere maggiori risorse. Le Regioni del centro nord, di contro, avendo sostanzialmente già raggiunto tale livello di prestazioni, vedono ridurre i trasferimenti da parte dello Stato, visto che devono semplicemente attestarsi ad una gestione dei costi più efficiente. L’esito finale della simulazione evidenzia un risparmio complessivo di poco inferiore ai sei miliardi di euro. È evidente che la piena operatività del federalismo passerà anche attraverso la perequazione. Un sistema solidale, infatti, non deve tendere a fornire servizi migliori a chi è più ricco e peggiori a chi è più povero. Al contrario, le risorse che lo Stato continuerà a gestire devono essere destinate a colmare le differenze e ad innestare processi virtuosi. Chi, in un periodo transitorio piuttosto ampio, darà prova di aver colto lo spirito della legge, vedrà gradualmente ridurre i trasferimenti all’area cui appartiene in funzione delle maggiori risorse che è riuscito a “liberare” sul territorio. Chi, al contrario, non sarà stato capace di innescare elementi di miglioramento, vedrà negate tali risorse. La ricerca è stata presentata in occasione del Congresso di Napoli nella tavola rotonda dal titolo “I costi standard nel federalismo e l’autonomia tributaria degli enti territoriali”. Dopo l’introduzione del Consigliere nazionale Paolo Moretti, sul tema hanno dibattuto: Gabriella Alemanno, Direttore generale dell’Agenzia del Territorio; Luca Antonini, Presidente della Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo 23 fiscale (COPAFF); Giampietro Brunello, Presidente della Società per gli studi di settore (SOSE); Linda Lanzillotta, Segretario della Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale della Camera dei Deputati; Fabrizia Lapecorella, Direttore generale del Dipartimento delle Finanze; Maurizio Leo, Componente della Commissione Finanze della Camera dei Deputati; ottimamente moderati dal giornalista Bruno Vespa. Le conclusioni sono state affidate al Vicepresidente del Consiglio Nazionale, Francesco Distefano, il quale ha fatto presente che processi così delicati necessitano di un adeguato sistema di contabilizzazione e controllo. L’Istituto di Ricerca ha quindi già iniziato una ulteriore attività di studio volta a fornire il maggior supporto possibile al Consiglio Nazionale, che si preoccuperà di formulare proposte concrete al legislatore. 26 Le Esperienze L’Osservatorio sulle società quotate M.N. Il ruolo della Professione per la Finanza Etica, l’Azionariato critico e per un mercato non oligarchico ilevante una delle Esperienze portate all’attenzione dei lavori congressuali, quella dell’Osservatorio sulle società quotate. Si è partiti dalla considerazione che la professione del commercialista, avvalendosi dei requisiti di autorevolezza e indipendenza, che sono insiti nella figura professionale, può svolgere un ruolo fondamentale nell’ambito della tutela degli investitori e dei risparmiatori. Il professionista, giovandosi di quell’attività di controllo, potrebbe rappresentare uno degli snodi cruciali per la diffusione di informazioni finanziarie attendibili per il mercato. Tale attività rientra con quanto previsto dal decreto legislativo 28 giugno 2005, n. 139, all’artolo 1, comma 3, lettera g). Il progetto diventerà a breve un progetto recepito ed implementato su scala nazionale, portando da 6 a 15 le società monitorate dall’Ordine di Napoli. Rilevante l’impegno profuso dal presidente dell’Ordine partenopeo, Achille Coppola, e dal presidente della Commissione Osservatorio Quotate di Napoli, Emmanuela Saggese, che con grande premura e dovizia di R particolari, hanno animato e movimentato una tavola rotonda ricca di spunti e significativi interventi. Si è partiti da un’analisi dei dati. La partecipazione Con una accurata analisi della Borsa Italiana, si sono mostrati i risultati sul grado di partecipazione dell’azionariato attivo: il grado complessivo di partecipazione degli shareholders del settore retail alla vita delle società quotate è praticamente nullo o quasi nel 70% dei casi, medio nel 21% e alto/estremamente alto nel 7%; nel 79% dei casi gli shareholders non esercitano alcuno dei diritti loro attribuiti in virtù del proprio status di azionisti; alla base del non esercizio dei propri diritti esiste in primo luogo il disinteresse/non utilità a essere coinvolti in tali attività, che riguarda il 53% degli intervistati; il 44% invece sarebbe potenzialmente interessato ma cita degli ostacoli: il 16% non conosce affatto i propri diritti, il 14% li conosce ma non sa come esercitarli, mentre il 19% ritiene l’esercizio dei diritti troppo difficile o costoso. Un’indagine dell’Antitrust su banche, assicurazioni e società di gestione del risparmio, ha rilevato che l’80% dei Le Esperienze gruppi esaminati ha nei propri organismi soggetti con incarichi in concorrenza. Ciò pregiudica i requisiti minimi di indipendenza degli amministratori intesa come autonomia di valutazione e imparzialità nello svolgimento dell’incarico. Infatti l’esistenza di cumuli di incarichi fra concorrenti può compromettere proprio l’autonomia di giudizio che ciascun membro degli organi sociali deve mantenere. L’Azionariato attivo Risponde all’esigenza di assicurare una maggiore partecipazione degli investitori retail alla vita delle società quotate (v. analisi Borsa Italiana). È diretto a stimolare le società quotate ad adottare comportamenti sempre più trasparenti e buone regole di governance (v. analisi Antitrust), con il conseguente rafforzamento dei principi di indipendenza degli amministratori e della filiera dei controlli (Collegio sindacale). Il lavoro è diretto principalmente a: tutelare gli Investitori di minoranza: soggetti qualificati e dimensionati come Casse di Previdenza delle 27 professioni, Fondazioni Bancarie, Fondi Pensione, Fondi Comuni d’Investimento; rappresentare gli investitori di minoranza e dei risparmiatori consumatori ai sensi della legge n. 261/05; fornire elementi a supporto della tutela del risparmiatore. Il progetto vede coinvolti non solo i professionisti contabili, ma anche il Movimento di tutela degli investitori di minoranza e dei consumatori promosso dalle libere professioni. Associazione Impegno Civile www.impegnocivile.com. A partire dal 2010 hanno partecipato a tale progetto anche: soggetti finanziari; Banca Etica; Fondo Pegaso - Fondo pensione complementare; Cassa Previdenza Ragionieri. I progetti per il futuro saranno: Lungo periodo (tre anni) - Costituzione entità apposita a supporto della qualificata attività riservata dall’ordinamento professionale; - Realizzazione banca dati imprese quotate e di maggiori dimensioni, organizzata: per settore di attività (v. banca, assicurazione, utilities, trasporti, ecc.); per impresa quotata (tutte quelle presso Borsa Italiana – FTSE MIB) e secondo uno standard definito tendente a privilegiare tre direttrici-servizi: Tutela investitori minoranza; Tutela consumatoririsparmiatori; Consulenza investimento. Medio periodo (due anni) Realizzazione banca dati imprese quotate e di maggiori dimensioni, organizzata: per impresa quotata (FTSE MIB); Breve periodo (un anno) Attività sperimentali e di “impianto pilota”. 28 Le Esperienze La Green Economy Chiara Mio Presidente della Commissione Consulenza Ambientale CNDCEC Per un’economia di successo e sostenibile are i conti con l’ambiente! È stato questo uno dei temi affrontati nel corso del Congresso nazionale di Napoli, cui è stata dedicata una specifica sessione congressuale affidata alla cura del Consigliere delegato Giovanni Gerardo Parente ad ulteriore dimostrazione della sensibilità della categoria verso lo sviluppo di un sistema economicoproduttico davvero sostenibile. Tra gli obiettivi del confronto, quello di ragionare sull’insufficienza della dimensione economica per misurare il successo dell’impresa (e di qualsiasi attività umana) e sulla necessità di F tenere conto, nei processi di rendicontazione aziendale, anche delle variabili ambientali e sociali. Peraltro, già dal 1999 la professione economico-contabile si è resa conto della necessità di presidiare con attenzione e in modo specifico l’area della sostenibilità (intesa come area relativa alle tematiche di environmental, social e governance – Esg – sustainability), settore oggetto, allora come oggi, di un’evoluzione quanto mai rapida e poco prevedibile, con riguardo sia alla cornice normativa nazionale ed internazionale sia ai potenziali spazi ed aree di sviluppo professionale. Obiettivo di tale attività è assumere un ruolo proattivo e supportare le aziende nel perseguire, con responsabilità, strategie e politiche di sviluppo sostenibile, nella consapevolezza della loro importanza per il benessere sociale. Si tratta, cioè, di seguire l’evoluzione delle problematiche ambientali in ambito nazionale ed internazionale, in relazione alle realtà delle aziende e degli enti pubblici, anche nell’ottica di individuare in tali settori nuove opportunità, responsabilità e competenze per l’esercizio della professione dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Le Esperienze A livello di organo nazionale di categoria, il monitoraggio e lo sviluppo della materia sono stati realizzati attraverso l’attività e il supporto tecnico di una specifica Commissione di studio “Consulenza ambientale”, istituita nell’ambito dell’area di delega “Consulenza direzionale e organizzazione aziendale”. In questa prospettiva, la professione ha voluto offrire il proprio contributo, sia sul piano scientifico sia sul piano educativo. Ed in effetti, da un lato, essa cerca di individuare nuovi strumenti di misurazione e di rappresentazione delle ricadute ambientali e sociali dell’agire d’impresa e delle sue modalità produttive, andando oltre le misure quantitative di pura crescita “dimensionale”, nell’ottica della massimizzazione qualitativa sia dei fattori di produzione sia dei processi sviluppati; dall’altro lato, ritiene di poter accompagnare le imprese in un percorso di ”interiorizzazione” (nei propri comportamenti gestionali) di un’attenzione consapevole verso l’ambiente e i propri stakeholder, aiutando così imprenditori e manager a considerare rilevanti, nelle loro strategie, anche l’ambiente e la socialità, e a fissare obiettivi e percorsi di sviluppo che creino valore nel lungo termine. Nella sessione “Green economy” si sono confrontati i rappresentanti della professione, delle imprese e degli enti regolatori: professionisti e imprese hanno contribuito con le proprie esperienze nella ricerca della massimizzazione della TBL (Triple Bottom Line); l’ente “regolatore”, nel caso di specie la Regione, ha indicato le priorità politiche e le scelte strategiche dei prossimi anni. Nel corso della stessa sessione, il CNDCEC ha poi presentato tre nuovi documenti tecnici relativi ad altrettante tematiche critiche della sostenibilità, al fine di confrontarsi con la categoria partendo dalle riflessioni pertinenti a ciascun argomento trattato dai singoli documenti. In particolare, oltre al documento tecnico in materia di indicazioni e raccomandazioni per l’attività di controllo sulle tematiche ambientali e all’indagine sull’applicazione delle indicazioni del CNDCEC per la redazione della relazione sulla gestione alla luce delle novità introdotte dal D.lgs. n. 32/2007, con particolare riferimento all’informativa sull’ambiente e sul personale, il CNDCEC ha illustrato i contenuti della sua proposta di modifica normativa: rendere finalmente obbligatoria la rendicontazione di sostenibilità per le imprese beneficiarie di risorse pubbliche ai fini dell’investimento produttivo. In sintesi, il ragionamento della professione è il seguente: in un contesto di risorse limitate e, in particolare, di risorse pubbliche, l’intervento pubblico nelle aziende attraverso iniziative e processi di finanziamento richiede un’attenzione eccezionale, non solo nell’ambito del controllo formale e amministrativo sulla correttezza delle procedure di finanziamento, ma anche con riguardo alla rendicontazione degli effetti sociali del denaro pubblico destinato al settore privato: gli attuali sistemi di controllo hanno soprattutto finalità di verifica procedurale ma non di valutazione di merito degli effetti prodotti, prevedendo la pubblicazione degli effetti economici diretti degli investimenti effettuati attraverso la contabilizzazione del contributo nei 29 prospetti di bilancio. In termini di accountability, questa situazione appare inaccettabile, tanto per le imprese quanto, soprattutto, per le aziende di erogazione: la collettività che ha finanziato tali interventi tramite misure statali è infatti interessata a conoscere anche una serie di altre informazioni, quali, ad esempio, i posti di lavoro creati con l’investimento, la qualità di tali posti di lavoro, l’impatto sull’ambiente dell’investimento, gli effetti indiretti creati nella comunità di riferimento. Appare perciò necessario cambiare la logica dell’intervento pubblico nel settore privato, chiedendo alle aziende di rendere conto, obbligatoriamente, degli effetti prodotti in termini di impatto sociale e ambientale degli investimenti effettuati con risorse pubbliche. Non si tratta soltanto di promuovere il rispetto della legge, ma di operare un cambiamento nella mentalità corrente che stimoli le imprese beneficiarie di risorse pubbliche a rendere conto (inizialmente solo ex post, ma in prospettiva anche ex ante) degli impatti sociali e ambientali generati dagli investimenti effettuati. A chi giova disporre di aziende profittevoli ma insediate in un territorio deturpato? A chi piace lavorare in uffici collocati in città e periferie sempre più inquinate, con un’aria irrespirabile e dove il traffico può diventare un vero e proprio ostacolo anche alla mobilità sociale? Certo, non è possibile attribuire un prezzo alla bellezza dei luoghi che ospitano gli insediamenti umani, ma è altrettanto certo che la salute e la bellezza del paesaggio hanno un grande valore, e che attribuiscono un maggior valore anche alle attività che vi si svolgono. 30 Le Esperienze Impegno Civile M.N. La professione a tutela del cittadino per la valorizzazione del consumo critico. Lo Sportello del consumatore-risparmiatore. Il Progetto scuola na delle “Esperienze” portate alla ribalta del Congresso è certamente stata quella dell’Associazione IMPEGNO CIVILE patto delle professioni per la tutela dei consumatori, nata nel gennaio 2006 con lo scopo di tutelare i diritti e gli interessi dei consumatori (cittadini privati, imprenditori, società, enti pubblici e privati) e degli utenti di beni e servizi, nonché dei risparmiatori-contribuenti, favorendo loro qualsiasi tipo di iniziativa idonea a garantirli. In primis, l’Associazione si propone di difendere il diritto alla tutela del risparmio, all’educazione, all’uso del denaro per prevenire il fenomeno del sovraindebitamento e dell’usura; il diritto alla sicurezza e alla qualità dei prodotti e dei servizi; il diritto ad una informazione adeguata e ad una pubblicità corretta; il diritto all’erogazione dei servizi pubblici secondo standard di qualità ed efficienza. Vi partecipano tutti i principali Ordini professionali partenopei (medici, avvocati, commercialisti, ingegneri, ecc.). Nel corso dei lavori sono stati illustrati i progetti e le iniziative che l’Associazione sta portando avanti e che in sintesi sono: “Lo sportello del ConsumatoreRisparmiatore”, con il quale, U attraverso protocolli di intesa con Enti locali, l’Associazione fornisce un servizio di prima informazione al cittadino sulle tematiche rientranti nelle competenze professionali degli associati. Il tutto finalizzato alla tutela dei diritti del cittadino e a favorire una maggiore consapevolezza nelle scelte da intraprendere; “Educazione al risparmio e al consumo consapevole”, progetto formativo finalizzato agli studenti delle scuole medie di primo e secondo grado. Il progetto vuole favorire nei giovani consumatori la capacità di discernere tra comportamenti corretti e non, aiutandoli a capire come, ad esempio, utilizzare in maniera oculata il denaro o come assumere comportamenti a tutela dell’ambiente e della salute; “Mediazione familiare”, consiste in un intervento di natura professionale finalizzato alla riorganizzazione delle relazioni familiari in presenza di situazioni patologiche che possono sfiociare in separazioni e/o divorzi. La mediazione familiare è una disciplina trasversale che utilizza conoscenze proprie alla sociologia, alla psicologia e alla giurisprudenza, finalizzata all’utilizzo di tecniche specifiche quali quelle di mediazione e di negoziazione del conflitto. 32 Le Esperienze L’Unione per il Mediterraneo Noemi Di Segni CNDCEC Per capire insieme le opportunità che nascono dalla consapevolezza di quante cose uniscono i popoli più della moneta eculiarità e sviluppi nell’area del Mediterraneo sono stati al centro della sessione congressuale internazionale, coordinata dal Consigliere nazionale Giancarlo Attolini. Una mattinata intensa di approfondimento e di condivisione, di ricerche ed esperienze relative ai progetti nell’area e al ruolo specifico che oggi la professione economicogiuridico-contabile svolge nei confronti delle imprese e delle diverse agenzie governative. Su uno degli edifici dell’ampia sede congressuale una scritta ripetuta in diverse lingue, “Ama il diverso”, ha fatto riflettere sul valore aggiunto del confronto con le esperienze e i patrimoni altrui. Perché è dal confronto e dallo scambio che nasce un patrimonio divenuto comune, che professionisti, istituzioni, imprese e cittadini concorrono ad arricchire e plasmare ogni giorno. Il Mediterraneo, un esempio di integrazione e di contaminazione in positivo. Così come è stato definito anche dal Presidente Siciliotti in apertura dei lavori. È su questo richiamo che si sono susseguiti gli interventi dei diversi relatori. In apertura della tavola è stata presentata la Fédération des Experts Comptables Méditerranéens (FCM), l’associazione, nata nel 1999 e rappresentativa di 22 istituti professionali presenti in 17 diversi Paesi, che oggi è attivamente P impegnata a mettere a beneficio dell’intera collettività mediterranea e delle istituzioni europee i saperi e le competenze dei commercialisti. Tra i relatori, Lino Cardarelli, Vice Segretario Generale Vicario dall’Unione per il Mediterraneo, ha messo in evidenza gli obiettivi della nuova istituzione pronta a cogliere le sfide presenti nell’area. Una istituzione che non intende sovrapporsi a quelle comunitarie già esistenti, bensì agisce da facilitatore per la migliore realizzazione degli accordi già esistenti. Non dello stesso avviso Andrea Amato, Presidente dell’Istituto per il Mediterraneo (IMED), secondo il quale l’iniziativa dell’Unione per il Mediterraneo rischia di creare ulteriori sovrapposizioni e andrebbe rivisitata. Amato ha poi illustrato le diverse modalità di integrazione economica che caratterizzano oggi la regione del Mediterraneo, i rapporti di convergenza e di cooperazione. In ogni caso, i relatori intervenuti hanno concordato sull’importante ruolo che la professione contabile può e deve svolgere grazie anche al rapporto fiduciario che lo lega all’imprenditore, oltre alle tipiche competenze tecnico-professionali. Rym Ayadi, ricercatrice senior presso il Centre for European Policy Studies, ha presentato il progetto di ricerca sulle prospettive di sviluppo finanziario nell’area, delineando gli orizzonti del futuro e le particolari sfide per i finanziamenti delle PMI nella regione del Mediterraneo. Guido Clary, Senior Policy Officer della BEI, nel FEMIP, ha rappresentato l’iniziativa Mediterranean Business Development Initiative-MBDI e la relativa inziativa di finanziamento. In particolare, ha sottolineato come la selezione dei progetti è focalizzata sul valore e le potenzialità del progetto stesso e intende prescindere da una distribuzione aprioristicamente determinata per i diversi Paesi. Salvador Font-Salas, Senior Manager e coordinatore nell’ambito del progetto Euromed ha condiviso con i partecipanti le varie ricerche, in particolare quella relativa ai sistemi di vigilanza nell’ambito della revisione contabile nei diversi Paesi, realizzata con l’impegno e il supporto scientifico della FCM. In chiusura, Sylvie Vogel, oggi Chair della Small and Medium Practices Committee (SMPC) dell’IFAC (International Federation of Accountants) ha posto in evidenza la rilevanza del contributo della FCM ai progetti di ricerca e alle pubblicazioni IFAC sui temi delle PMI, per la notevole, e forse unica, concentrazione di piccole e medie imprese nella regione. La FCM è stata accreditata dall’IFAC quale acknowledged accountancy grouping per la Regione Mediterranea e rappresenta un partner strategico. Tutte le relazioni e le presentazioni sono disponibili sul sito www.commercialisti.it “area internazionale”. 34 Cronaca Pronti a rimboccarci le maniche Fabio Pisani Dalle tante voci dei congressisti apprezzamento per l’intervento di Siciliotti. “Ora ci attende un grande e difficile lavoro per calarlo nella realtà” on è stato difficile - per il cronista raccogliere voci, commenti, impressioni dei congressisti. La prima sensazione che se ne ricava è il piacere di stare assieme, raccontare e raccontarsi, condividere quel grande senso di appartenenza che caratterizza tutti. Con l’orgoglio, niente affatto celato, di essere pronti a rimboccarsi le maniche per fare davvero qualcosa di concreto per il Paese. “Mi aspetto che la categoria esca da questo Congresso N ancora più rafforzata, dando di sé una immagine migliore dice Germano Lato dell’Ordine di Cassino - ed in grado di fornire alle imprese un servizio professionale di consulenza economica oltre che fiscale per accompagnarle all’uscita dalla attuale crisi”. All’Europa e al mondo vuole aprirsi Stefania Antonelli di Fermo. “Mi aspetto - spiega - un’apertura sui temi della globalizzazione per far emergere una figura di commercialista nuova e moderna”. Simone Della Bruna, romano, e Silvia Cianfini, perugina, sono due neofiti Cronaca dei Congressi nazionali. Entrambi si attendono molto dai lavori della tre giorni napoletana perché - dicono - gli argomenti sono tutti assai interessanti. Alcuni temi specifici stanno a cuore ai Congressisti. Giorgio Madonna, di Napoli, si augura che durante i lavori si possa affrontare il problema della rappresentanza e della difesa dei nostri clienti di fronte alle Commissioni tributarie, in materia di previdenza e di lavoro, mentre il casertano Antonio Pesce si aspetta idee e proposte per uscire dallo stato di crisi in cui versa il Paese ed in particolare la Regione Campania che, spiega, “ha tanti svantaggi strutturali ma anche tante potenzialità ancora inespresse”. Anche il tema dei rapporti con l’Amministrazione fa capolino. Domenico Pironti, di Foggia, lo dice chiaramente: “Sono qui per cercare di contribuire alla risoluzione dei mille problemi cui si trova di fronte la nostra professione; non ultimi quelli che rappresentano una semplificazione per l’Agenzia delle Entrate ma una complicazione per i nostri studi”. Gli fa eco il potentino Giovanni Olita che sottolinea come il Congresso sia importante “perché ci permetterà di capire dove ci porteranno le sempre nuove norme pensate dalla burocrazia mentre noi puntiamo a favorire la semplificazione dei rapporti tra i contribuenti e l’Amministrazione.” La relazione introduttiva svolta dal Presidente nazionale Claudio Siciliotti ha raccolto un diffuso apprezzamento. “Siciliotti - dice Andrea Villani, di Parma - ha toccato quei temi e quegli aspetti che tutti noi sentiamo e viviamo quotidianamente. Mai come in questi ultimi anni avvertiamo l’importanza raggiunta dalla nostra categoria e, con orgoglio, quanto sia utile alla nostra Italia.” Gli fa eco il salernitano Oscar De Franciscis che si dichiara “estremamente soddisfatto della relazione del Presidente che ha dimostrato una visione generale delle problematiche del Paese e non solo di quelle riferite esclusivamente alla nostra categoria”. Fa capolino anche il tema dell’unificazione con il napoletano Giovanni Granata che sottolinea come Siciliotti abbia dimostrato ancora una volta che “l’unificazione delle due precedenti professioni possa davvero portarci lontano”. “Un lucido intervento poggiato sulla realtà vissuta in questo momento dal Paese definisce la relazione Francesco Caldiero, di Latina - con un richiamo ai professionisti, ed ai commercialisti in particolare, a fare quello che è necessario”, mentre Marco Da Prato di Lucca, assegna un “molto bravo” a Siciliotti per aver saputo individuare quelli che sono i problemi italiani e 35 richiamare i valori morali che sembrano perduti, anche se la definisce “un po’ carente” sul piano delle esigenze pratiche e concrete della categoria. Più lapidari altri giudizi: Gianluca Polidori di Frosinone definisce la relazione “molto incisiva e molto istrionica, oltre che politica”; per Domenico Basile di Castrovillari “qualificata e che ci mette in risalto quale professione del futuro”; per la napoletana Ornella Renella di Napoli “schietta, efficace, dura e condivisibile, soprattutto nella parte dove bacchetta la nostra classe politica”. “Relazione lungimirante”, la definisce Giuseppe Savona, anche lui di Napoli, che aggiunge come essa abbia “centrato l’obiettivo di dare al Governo la possibilità di non sbagliare, in tema di fisco, puntando sul redditometro, arma giusta per combattere l’evasione”. La veneziana Maria Sandra Tiozzo Bastianello afferma di “ritrovarsi in pieno con tutti i principi enunciati da Siciliotti sul modo di intendere la professione; credo abbia lanciato un messaggio importante soprattutto dove ricorda che ognuno di noi deve fare la propria parte”. Molto concreta, per Maria Costetti di Reggio Emilia; proficua soprattutto per i giovani, per Elena Ferruzzi di Casale Monferrato, che apprezza l’impegno espresso dal Presidente proprio verso i giovani colleghi; con un’ampia visione delle professioni economiche, per Eliodoro Ferraioli di Nocera Inferiore. “Ottima”, la definisce Bruno Secchi di Frosinone, che tuttavia poi aggiunge: “Peccato però che siamo sempre malati di autoreferenzialità. Ci riteniamo sempre troppo bravi”. Giovanni Ambrosio, di Nola, si definisce soddisfatto ed orgoglioso di questo Presidente, “che spero non faccia il pensiero di passare alla politica”. Bella, alta e di grande profilo, per Teresa Naddeo di Milano, secondo cui dovrà seguire un grande e difficile lavoro per calarla nella realtà; sicuramente alcuni obiettivi, come quello della lotta all’evasione, si possono raggiungere”. Daniele Manenti, ragusano, l’ha trovata “accorata ed evangelica soprattutto nei richiami ai valori e all’etica”. Per Carmela Boleto di Bari, la relazione di Siciliotti è stata “decisamente molto efficace anche perché ha toccato l’importante tema del valore dell’individuo e del ruolo che esso, come professionista, può svolgere a favore del Paese”. Per Marina Calderone, Presidente del Cup, infine, colpisce la profondità delle riflessioni soprattutto là dove mette in evidenza il ruolo di responsabilità dei professionisti che hanno a cuore le sorti del Paese e si rendono anche conto che è necessaria una inversione di rotta. 37 Ecco i numeri Marcello Febert LA ILARIO D’AMICO: ha aperto il Congresso, ha presentato il presidente Coppola e il presidente Siciliotti, ha coordinato la prima sessione di lavoro sull’Upgrade costituzionale dello Statuto del contribuente; la brillante conduttrice dopo averci definito bionici un anno e mezzo fa a Torino, oggi ci definisce capaci, testardi e tenaci… e noi continueremo ad invitarla testardamente e tenacemente. i congressi nazionali organizzati dal primo Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili; è stato più volte detto che i titoli, ancorché altisonanti, costituiscono esclusivamente lo sforzo creativo di partenza, siamo concordi però siamo curiosi dopo “Protagonisti del cambiamento” – “Per un Paese migliore”, quale sarà il terzo refrain? le splendide giornate che Napoli ha regalato ai congressisti, poco sole, vento assente, temperatura mite, condizioni impareggiabili per la faticosa tre giorni convegnistica. i gol che la squadra del Consiglio Nazionale ha realizzato contro la squadra dell’Agenzia delle Entrate; 4-0 contro gli amici che ogni tanto aprono le verifiche sotto scadenza, o ad agosto dopo avere fatto (loro) le ferie a luglio; 4 reti a chi solitamente dall’altro lato della scrivania verbalizza di tutto contro di noi e contro i nostri clienti; 4 pappine e a casa… della serie avversari solo in campo. le donne che hanno coordinato le tavole rotonde congressuali in ordine: Ilaria D’amico (per i maligni l’ordine è rigorosamente d’apparizione), Marcella Caradonna, il nostro direttore Maria Luisa Campise, Giulia Pusterla, Barbara Palombelli, Myrta Merlino, Emmanuela Saggese. Nessuna di loro è stata chiamata a coordinare la sessione relativa alle quote di genere. (o meglio ancora 3x4) i lavori congressuali che hanno dato forma al congresso: 4 progetti chiavi in mano - 4 idee - 4 esperienze. La formula è stata gradita. Molto apprezzati i 4 progetti compiuti e finiti, anche se forse in alcuni momenti la troppa carne al fuoco ha costretto anche i più volenterosi a fare da ping-pong tra una relazione e l’altra. i colleghi che hanno avuto l’ardore ed il coraggio di entrare nel confessionale (ribattezzato Professionale da “PRESS”) per lasciare una testimonianza sul Congresso; tra questi segnaliamo Rita che in mattinata ha avuto la bravura di portare dentro il segretario Sganga, e Maria Grazia, che nel pomeriggio ha centrato il bersaglio grosso carpendo nel finale una mini intervista/confessione al presidente Siciliotti. i colleghi dell’Ordine di Napoli che, al netto del loro presidente Coppola, sono riusciti nell’ardua impresa di farsi immortalare nella scalinata dell’Auditorium. Non è stato facile ospitare un congresso così partecipato e, forse, non tutto ha funzionato alla perfezione, ma il consiglio dell’Ordine di Napoli si è contraddistinto per la forza, la tenacia e l’unità con cui ha portato avanti l’impegno organizzativo. le persone coinvolte, a vario titolo, nelle 12 tavole rotonde tra coordinatori, moderatori e relatori; tutti brillanti e coinvolgenti, le relazioni e gli interventi talvolta, sebbene interessanti, hanno dovuto subire la tagliola dei tempi pressanti. circa gli iscritti al Congresso partenopeo, molto apprezzato il trolley in omaggio a tutti i partecipanti; inoltre sempre in omaggio i gemelli con il logo epitrocoidale per gli uomini e gli orecchini per le donne; graziosi, ma... sfido chiunque ad indossarli all’indomani del congresso. circa, i commercialisti che tra l’esserci o non esserci hanno scelto per la seconda opzione, chi per scelta personale, chi per impegni familiari, chi per impegni lavorativi. i ministri presenti, così come del resto gli altri big della politica nazionale. Il Consiglio sta tentando in tutti i modi di alzare il livello dei temi parlando al Paese ed alla politica; la politica sembra però ormai sempre più lontana dai problemi del Paese, certamente più importante sgomitare per essere presenti a delle stucchevoli e litigiose trasmissioni televisive. Per loro anche il nostro voto è 0. 1 89 2 93 3 4 7 12 126 2.300 107.700 0 Fuori Campo Un Congresso da record Giannetti Per i numeri, i progetti, le idee, le esperienze e… le dimenticanze l 2° Congresso nazionale di Napoli passerà con ogni probabilità alla storia come il 2° Congresso nazionale di Napoli. Un altro prestigioso successo incastonato nella vita della nostra Categoria. Partiamo dai numeri dell’evento. I congressisti: oltre 2.300, battuto il precedente record di Torino 2008. I colleghi di Torino però non se ne abbiano a male, sono abbastanza convinto che, se ci mettiamo con un po’ di buona volontà a scartabellare, c’è spazio perché ognuno abbia il proprio record: a Napoli il record dei presenti, a Torino il record dei paganti. Le tavole rotonde: ben 12, suddivise in quattro progetti, quattro idee e quattro esperienze. Talmente tante da chiedersi come sia stato possibile riuscire ad incastrarle tutte senza creare sovrapposizioni e problemi organizzativi. Domanda ottima, perché infatti la risposta è: non è stato possibile. Il top è stato toccato alla fine della mattinata di venerdì, quando la tavola rotonda sulla conciliazione è stata brutalmente interrotta, perché cominciata già con un ritardo di circa un’ora per colpa della precedente tavola sulla gestione dei beni I sequestrati alla malavita, stava ulteriormente sforando a tutto danno della tavola rotonda su pari opportunità e quote di genere che, a questo punto, rischiava di non avere più spazio alcuno, perché alcuni relatori esterni dovevano andarsene. Nella confusione più generale, i colleghi della tavola sui beni sequestrati hanno sequestrato i tavoli e le sedie dei colleghi della conciliazione, i quali, forti della loro specializzazione, sono comunque riusciti a impostare una mediazione con le colleghe delle pari opportunità. Una mediazione che però non ha accontentato tutti, se è vero che il Consigliere nazionale delegato d’area alla conciliazione, Felice Ruscetta, mentre le sue truppe cammellate sfilavano a testa bassa giù dal palco per fare posto alle guerriere delle quote di genere, rilasciava al New York Times un amaro commento: “Pari opportunità? Evidentemente non tra tavole rotonde”. Le cene: due, di cui una di Gala, con tanto di controcena di Gola, organizzata dall’Unione giovani in uno dei peggiori bar di Caracas. La prima cena, quella non di gala, giovedì sera; organizzata a buffet in una grande sala della Fiera di Oltremare (dove si teneva il congresso) rigorosamente priva di sedie, probabilmente per non rischiare che si potesse confonderla con quella di gala. Subito ribattezzata “cena Highlander” (“ne rimarrà soltanto uno…”), perché circa un terzo dei congressisti, in prevalenza quelli “da fuori”, sono crollati là, dopo una giornata cominciata la mattina presto, se non prestissimo, per arrivare a Napoli e un pomeriggio subito denso di emozioni. Voci di corridoio parlano di un’unica sedia ammessa in tutta la sala, portata per alleviare le pene del Consigliere nazionale Giulia Pusterla, ormai priva delle forze necessarie per gestire i comodi tacchi 12 su cui si reggeva dall’alba. La seconda cena, quella di gala, venerdì sera; organizzata presso la suggestiva Stazione marittima di Napoli, con una serie di tavoli a loro volta suddivisi in più sale, secondo la concezione dantesca del Paradiso: man mano che ci si avvicinava al tavolo del Presidente Siciliotti, la sala era più bella, i tavoli meglio apparecchiati, le pietanze più calde e persino le cameriere più gnocche. I politici presenti: pochi, ma del resto eravamo stati buoni profeti nel precedente numero di Press. Al di là delle belle parole e del “volare 39 alto”, stiamo sgomitando mica poco e ci mancherebbe che non fosse così. Solo per citare alcuni tra i vari fronti su cui, con discrezione, ma determinazione, stiamo lavorando a tutta: vogliamo i decreti sulla revisione in un certo modo ben preciso; spariamo a zero sul riconoscimento delle associazioni; rompiamo le scatole sul redditometro “selvaggio” che vorrebbero introdurre per far quadrare i conti a spese dei cittadini; chiediamo sicurezze sulle cessioni di quote di srl e nuovi ampliamenti alle cessioni e agli affitti di aziende; abbiamo appena ottenuto un adeguamento del 50% della tariffa che altre categorie si sognano; siamo riusciti a imporre la presenza della rappresentanza dei professionisti nell’organismo direttivo degli enti camerali; teniamo la palla al centro sulla mediazione obbligatoria senza riserve a favore degli avvocati. Non siamo ancora abbastanza forti da riuscire a ottenere tutto senza creare qualche frizione con il potere politico, ma non siamo più neppure così deboli e privi di centralità mediatica che un politico può venire da noi, promettere cose soltanto per prendersi un applauso e pensare poi di non pagare dazio su giornali e televisioni se davvero non si impegnerà per attuarle. Va bene così: stiamo diventando grandi e l’assenza di una adeguata rappresentanza politica al nostro congresso, in questa fase della nostra “adolescenza”, è nulla più che un brufolo che presto scomparirà da solo, con naturalezza. Le relazioni del Presidente: due, una all’inizio e una alla fine. La relazione di apertura: lunga, appassionata e brillante. Un vero e proprio “discorso alla Nazione” come ha poi sottolineato il Sottosegretario Casero. Embè, caro Sottosegretario? Forse che questo tipo di relazioni può farle solo il Presidente di Confindustria o qualche Segretario dei sindacati confederali? I commercialisti italiani non solo hanno altrettanto da dire, ma hanno probabilmente anche una competenza tecnica media superiore e una sensibilità sociale capace di mediare assai di più tra le varie istanze di parte. Da questo punto di vista, solo il nostro stesso provincialismo potrebbe righettizzarci alla dimensione di meri interlocutori tecnici, anziché di interlocutori socio-economici. La relazione di chiusura: breve, emozionata e, diciamolo, un po’ goffa. Aveva appena finito di parlare Umberto Ambrosoli, in sala c’era una palpabile emozione e più di qualche occhio lucido: Siciliotti era visibilmente “andato” dal punto di vista emotivo, tanto che si è persino dimenticato, lì per lì, di dare luogo alla cerimonia di passaggio del testimone tra Napoli e Bari, dove si terrà nel 2012 il 3° Congresso nazionale, nonché di chiamare sul palco, per il saluto finale, i suoi 20 Consiglieri nazionali. Ecco: di tutti i possibili intoppi organizzativi di cui abbiamo parlato, sia quelli veri sia quelli inventati per strapparvi un sorriso, questo è l’unico che, se si ripresentasse a Bari 2012, ci dispiacerebbe, ma solo fino a un certo punto. La perfezione è bene, ma emozionarsi per davvero, a volte, è meglio. 41 Primo Piano Il contrasto al fenomeno dei ‘white collar crimes’, legalità preventiva e responsabilità morale di Andrea Aiello ODCEC di Catania Nell’economia moderna risulta i reati commessi nell’interesse o a vantaggio dell’ente sempre più collettivo, l’evoluzione della complessa normativa complesso distinguere i mercati leciti da quelli illeciti. antiriciclaggio, con ultimo la legge 73/2010 e la manovra Processi legali e dinamiche criminali rischiano così di correttiva 2010, sono tutti specifici interventi volti a trovare forme e luoghi di pacifica convivenza. È una ‘zona contrastare tali reati. d’ombra’ sulla quale si innestano i reati dei c.d. ‘colletti L’efficacia di tali provvedimenti resta tuttavia limitata bianchi’, oggi sempre più all’attenzione dell’opinione dall’ambiguità che caratterizza il ‘white-collar crime’, sia pubblica. Questa forma di devianza, di per sé nella prospettiva dei soggetti che delinquono, sia rispetto controversa, ha rivestito negli ultimi anni una posizione alla percezione dei crimini da parte dell'opinione di assoluto rilievo non solo nel dibattito scientifico, ma pubblica. Qual’è, ad esempio, la linea di confine tra anche in quello politico ed economico, anche grazie pratiche elusive della tassazione e il reato di evasione all’emersione di enormi scandali finanziari ed economici. fiscale? Tale ambiguità discende dalla morale quotidiana, I reati dei colletti bianchi (introdotta dal criminologo dal senso civico dei nostri tempi. Tale efficacia è, altresì, Edwin Sutherland negli anni ‘40) si manifestano di solito limitata dal mancato coinvolgimento delle categorie nel campo degli affari in falsità di rendiconti finanziari di economiche tenute alla loro applicazione nella stesura società, nella corruzione diretta o indiretta di pubblici degli stessi da parte del legislatore. Esemplificativo in tal ufficiali, nella frode nell’esercizio del commercio, senso il dato delle sole ventuno segnalazioni nell’appropriazione di fondi, nella frode sospette di riciclaggio effettuate da fiscale, nel riciclaggio di denaro, nella commercialisti e revisori su oltre 15.000 bancarotta. Tali reati risultano oggi “La responsabilità del segnalazioni pervenute all’UIC nel primo sottovalutati e maggiormente tollerati proprio ruolo semestre del 2010. Questi temi sono stati dalla società in quanto non incidino economico-sociale è affrontati in una sessione dell’ultimo direttamente sugli interessi del singolo, ma soltano in via indiretta. Essi sono in l’unica via per Convegno nazionale dell’Ungdcec tenutosi grado di derubare senza violenza e contribuire nei fatti a Catania ad inzio ottobre. Quale può essere oggi il tangibile contributo alla legalità che è sottrarre senza violare la proprietà. Si a ricondurre il fenomeno realistico e legittimo chiedere al tratta di reati complessi, spesso ben dei reati dei colletti commercialista nell’esercizio della propria organizzati, difficili da definire, eppure bianchi livelli fisiologici attività? particolarmente gravi perché, lentamente e inesorabilmente, distruggono il tessuto e non più patologici” La conclusione cui si è giunti abbandona l’ambizioso profilo di professionista dei nostri rapporti sociali, dell’economia, ‘garante della legalità’ per proporre quello di della finanza, del risparmio, del lavoro. Nell’azione di professionista ‘responsabile’. La consapevolezza e la contrasto a tale fenomeno, lo Stato ha, nel tempo, responsabilità di operare nel rispetto della legge e delle affiancato alla tradizionale risposta repressiva interventi regole professionali dettate dalla conoscenza tecnica e volti alla promozione della cultura della ‘legalità dalla deontologia professionale, anche e spesso a preventiva’, coinvolgendo in tale azione il mondo discapito dell’immediato tornaconto economico, la economico e professionale. responsabilità del proprio ruolo economico-sociale, Il decreto legislativo n. 74/2000 di riforma radicale del risultano l’unica via per contribuire nei fatti a ricondurre sistema penale-tributario, il decreto legislativo n. il fenomeno dei reati dei colletti bianchi a livelli fisiologici 231/2001 sulla responsabilità amministrativa delle e non più patologici. persone giuridiche, delle società e delle associazioni per 42 Diamo i Numeri Rapporto Commercialisti Agenzia delle Entrate di Tommaso Di Nardo, IRDCEC Anche i rapporti più difficili rivelano contenzioso” (59%) e non le in fase di definizione sorprendenti e, a volte, inaspettati “motivazioni di diritto a favore dell’accertamento è pari al 52% al Sud esiti in termini di cooperazione e dell’ufficio” (13%) o la “riscossione in contro il 66% del Nord-Est e il 64% del reciproca collaborazione. Lo pendenza di giudizio e le difficoltà di Nord-Ovest. Si tratta di una variabilità, dimostrano i numeri del sondaggio ottenere la sospensione cautelare” intesa quale elevato scostamento nelle Irdcec sul rapporto tra (28%). Sul fronte delle cartelle pazze e risposte tra le diverse aree territoriali, Commercialisti e Agenzia delle degli atti palesemente illegittimi che non compare in nessun’altra Entrate svolto tra il 13 e il 18 ottobre notificati ai clienti nell’ultimo anno, i domanda, neanche nel caso del 2010 al quale hanno partecipato oltre risultati sono a favore di una federalismo fiscale che avrebbe 3.500 professionisti. Un diminuzione del fenomeno (28%) potuto far emergere risultati molto commercialista su tre, infatti, afferma piuttosto che di un loro aumento diversi tra Nord e Sud e che invece ha di aver riscontrato nell’ultimo anno (25%); tendenza questa che si inverte visto prevalere in maniera omogenea un miglioramento dei rapporti con gli solo nel Sud dove per il 29% il la preoccupazione per un effetto uffici locali dell’Agenzia, con punte fenomeno delle cartelle pazze è negativo della riforma sull’esercizio del 40% al Centro. Molto alti i giudizi aumentato a fronte di un 27% per il della professione. positivi sui nuovi servizi messi a quale è diminuito. La maggioranza del Pur non essendo la maggioranza, quel disposizione da Equitalia nell’ambito campione giudica positivo (“più equo 35,7% di commercialisti per i quali della riscossione. In questo caso, i degli altri strumenti di accertamento”) “nell’ultimo anno è migliorato il numeri sono evidenti: i nuovi servizi il redditometro (50,4%), promuove rapporto con gli uffici locali in termini di Equitalia per il 23% sono “molto ampiamente la cedolare secca sugli di gestione degli appuntamenti, utili” e per il 65% sono “utili” a fronte affitti al 20% (80%), ma esprime termini di attesa agli sportelli, di un 22% che li giudica “poco utili”. evidenti timori per l’attuazione del possibilità di contatti diretti con i In materia di adesione, altra domanda federalismo fiscale (57%). funzionari responsabili del chiave del sondaggio, il campione ha Sul tema dell’adesione (cfr. tab. 4) provvedimento” mostra come sia rivelato, invece, aspetti più critici. colpisce la particolare variabilità possibile generare forme positive di Tale evidenza emerge, in particolare, territoriale delle risposte. Infatti, la collaborazione in ambiti relazionali dall’elevata percentuale di coloro che percentuale di coloro che ritengono complessi e complicati da situazioni affermano come l’elemento determinanti i “rischi e i costi stratificate nel tempo che, se determinante dell’adesione siano “i connessi all’eventuale contenzioso” affrontate nel modo giusto, possono rischi e i costi connessi all’eventuale rispetto all’atteggiamento dell’Agenzia rivelare appunto risultati 43 Tabelle Tabella 1. IL CAMPIONE Distribuzione territoriale per sesso e per età del campione NORD-OVEST F M 30,5% 69,5% <=40 41-60 Tabella 5. CARTELLE PAZZE E ALTRO Nell’ultimo anno gli atti palesemente illegittimi (cartelle pazze, avvisi bonari errati, ecc.) notificati ai clienti sono: >60 26,4% 60,4% 13,2% TOT Nord-Ovest Nord-Est 24,7% Centro Sud ITALIA 22,1% 24,7% 23,7% 29,2% 25,3% NORD-EST 31,7% 68,3% 31,6% 56,3% 12,0% 24,1% Aumentati CENTRO 28,5% 71,5% 26,3% 61,8% 11,9% 18,8% Diminuiti 29,3% 26,4% 31,4% 27,4% 28,4% 32,4% Invariati nel numero 48,6% 48,9% 44,9% 43,4% 46,3% SUD 22,0% 78,0% 28,9% 61,9% ITALIA 27,7% 72,3% 28,5% 60,2% 11,4% 100,0% 9,2% Tabella 2. IL RAPPORTO CON GLI UFFICI LOCALI Nell’ultimo anno è migliorato il rapporto con gli uffici locali in termini di gestione degli appuntamenti, tempi di attesa agli sportelli, possibilità di contatto diretto con i funzionari responsabili dei provvedimenti? Centro Sud ITALIA Si, è migliorato Nord-Ovest Nord-Est 38,3% 36,8% 40,1% 30,3% 35,7% No, è tutto uguale a prima 40,4% 42,4% 44,3% 44,1% 42,8% No, è peggiorato rispetto al passato 21,3% 20,8% 15,6% 25,6% 21,5% Tabella 3. LA RISCOSSIONE Come giudicate i nuovi servizi messi a disposizione da Equitalia? (estratto conto on-line delle somme iscritte a ruolo, assistenza tramite e-mail per la gestione delle comunicazioni di irregolarità relative ai modelli di dichiarazione, calcolo on-line delle rate in caso di dilazione del pagamento). Nord-Ovest Nord-Est Molto utili Utili Poco utili 22,4% 67,2% 10,5% 20,2% 65,8% 14,0% Centro Sud ITALIA 27,1% 62,1% 10,8% 22,4% 64,3% 13,3% 22,8% 64,9% 12,3% Tabella 4. L’ADESIONE Nel consigliare al cliente di chiudere in adesione l’accertamento eseguito dall’ufficio che cosa incide di più fra i seguenti elementi: Nord-Ovest Nord-Est Le motivazioni di diritto a favore dell’ufficio I rischi e i costi connessi all’eventuale contenzioso 10,5% 11,2% Centro Sud ITALIA 16,9% 14,1% 13,0% Tabella 6. ACCERTAMENTO Il “redditometro” e più in generale l’accertamento sintetico sembra destinato a diventare la metodologia di accertamento più utilizzata dal fisco. Cosa ne pensate? Nord-Ovest Nord-Est È giusto, è uno strumento più equo degli altri 49,2% 50,8% Non è giusto, non condivido l’impulso dato al redditometro 41,1% 39,2% Non so, penso sia indifferente 9,7% 10,0% Centro Sud ITALIA 53,3% 49,3% 50,4% 36,1% 40,5% 39,5% 10,6% 10,2% 10,1% Tabella 7. RIFORME IN CORSO Cedolare secca sugli affitti al 20%. Qual è il vostro giudizio su questa nuova tipologia di tassazione dei canoni di locazione immobiliari? Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud ITALIA Estremamente positivo 44,5% 38,0% 41,2% 33,4% 38,7% Sufficiente 36,8% 42,7% 40,1% 43,2% 40,9% Insufficiente 10,3% 11,3% 11,1% 12,6% 11,4% Pessimo 8,5% 8,0% 7,7% 10,8% 8,9% Tabella 8. FEDERALISMO FISCALE La devoluzione agli enti locali della potestà tributaria renderà più facile o più difficile l’esercizio della vostra professione? 64,3% La riscossione in pendenza di giudizio e le difficoltà di ottenere la sospensione cautelare 25,3% 65,7% 23,1% 56,8% 26,3% 52,2% 33,7% 59,3% 27,7% Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud ITALIA Più difficile 56,4% 57,3% 57,9% 57,8% 57,3% Non cambierà niente o quasi 36,2% 34,0% 37,8% 36,1% 36,0% Più facile 7,4% 8,8% 4,3% 6,0% 6,7% sorprendenti. Ciò vale, soprattutto, se miglioramenti. nuovo campo di osservazione, un si considerano gli ambiti ancora Ci sembra questa una delle più campo che periodicamente incrostati, rispetto ai quali specifiche interessanti e opportune chiavi di monitorato potrebbe rivelarsi di e mirate azioni di intervento lettura di un sondaggio che puntando grande utilità per tutte le parti in potrebbero apportare significativi al cuore della professione apre un gioco. Ordini territoriali Tivoli, riflettori puntati sul rapporto banche-imprese di Tiziana Mastrogiacomo, CNDCEC Rapporto banche e imprese è stato il tema del convegno organizzato dall’Odcec di Tivoli e dall’Adc Sindacato nazionale unitario Sezione di Tivoli. Al centro dell’attenzione l’erogazione del credito da parte degli istituti bancari nei confronti delle Pmi, che ha iniziato ad affievolirsi nel 2009 per colpa della crisi finanziaria internazionale: un tema che i dottori commercialisti e gli esperti contabili hanno particolarmente a cuore. Infatti, malgrado il sistema bancario italiano si sia rivelato meno esposto rispetto a quello di altri Paesi, grazie al minor indebitamento privato, da noi le Pmi riscontrano comunque notevoli difficoltà ad ottenere i finanziamenti che alla fine condizionano quella libertà d’impresa che le renderebbe maggiormente competitive. Ad affrontare il tema della libertà d’impresa è stato Gianluca Tartaro, presidente Adc sindacato nazionale unitario sezione di Tivoli e consigliere dell’Odcec di Tivoli. «Due sono le motivazioni che ci hanno spinto ad organizzare questo convegno - ha affermato - in cui abbiamo messo a confronto le realtà imprenditoriali, bancarie e professionali. Il primo motivo è lo studio svolto dall'Istituto Bruno Leoni sulla libertà dell’impresa dal quale l’Italia risulta ultima in Europa. Il secondo motivo trae origine dall’editoriale del numero di febbraio di Press in cui si afferma che dalle banche “è lecito aspettarsi di più”. Infatti, secondo l’indagine svolta dall'Istituto Leoni per conto di Confindustria e presentata ad aprile durante il convegno biennale degli industriali, l’Italia è l’ultima in Europa per libertà d'impresa. In una scala da zero a cento le nostre imprese godono di una libertà pari a 35, ben sotto la media continentale (57) e a quaranta Bitocchi: “a fianco degli iscritti e del territorio” Per il presidente dell’Ordine di Tivoli lo sviluppo richiede un impegno unitario di tutte le categorie professionali Quali sono le principali peculiarità ed i problemi specifici che la categoria incontra nell’ambito territoriale dell’Ordine da te presieduto? L’Ordine di Tivoli è nato il 6 novembre 2009 come una “gemmazione” dall’Ordine di Roma. La peculiarità più evidente è il grande frazionamento del territorio in 75 Comuni delle più svariate dimensioni (da 80.000 a poche centinaia di abitanti). L’economia è estremamente variegata e va dal turismo, dovuto ai monumenti storici di rilevanza internazionale (Villa Adriana, Villa d’Este, il Tempio della Fortuna Primigenia, ecc.), al termalismo, al settore lapideo (travertino lapis tiburtinus), alle cartiere, al commercio ed ai servizi. Queste caratteristiche specifiche ci hanno indotto a radicarci nel territorio in modo capillare. Per questo abbiamo già costituito delle Rappresentanze territoriali coordinate da una apposita Commissione, che sono la manus longa dell’Ordine. Esse ci danno in tempo reale e costantemente i dati relativi alle problematiche dei colleghi e la rappresentazione fedele delle attività locali. In tal modo siamo in grado di programmare le varie iniziative (formazione, rapporti con le istituzioni, con le imprese e con le altre realtà locali) in modo mirato. Come pensi di sviluppare sul territorio i rapporti con le altre professioni? Penso che l’attività professionale debba essere co-protagonista con le altre forze sociali del territorio e pertanto è importante creare un polo professionale unito. Per questo, tra le tante Commissioni consultive costituite (27), ce n’è una, “Commissione per i rapporti interprofessionali”, che cura proprio i contatti con le altre professioni al fine di costituire un Comitato Unitario delle Professioni (CUP) per la zona di Tivoli. Oltre a quanto detto, poiché riteniamo che le professioni non sono spesso ben giudicate all’esterno, vogliamo contribuire a modificare questo luogo comune. I professionisti, ognuno nelle proprie specificità, possono concretamente migliorare il territorio in cui operano. Attualmente abbiamo ottimi rapporti Tivoli posizioni di distanza dal Paese più libero rappresentato dall'Irlanda (74). A pesare maggiormente sono il fisco, il sistema burocratico, i vincoli troppo rigidi dell'apparato pubblico. Renzo Bitocchi, presidente dell’Odcec di Tivoli con un passato di bancario al Monte di Paschi di Siena, ha sottolineato l’importanza della piccola banca e del direttore di filiale ai fini dell’erogazione del credito nei confronti delle Pmi. Perché ad essere fondamentale è proprio la collaborazione tra le banche, le imprese ed i professionisti. «Tra banche e imprese deve esserci un rapporto di complementarietà - ha con gli avvocati, con i quali abbiamo già fatto eventi formativi in comune ed abbiamo anche intenzione di costituire un Comitato permanente per l’attività giudiziaria al fine di proporre iniziative condivise al locale Tribunale. Come si colloca la categoria nei rapporti con le Istituzioni locali, quali Tribunali, Camere di Commercio ed Enti locali? Cosa ti aspetti dal rapporto con il CNDCEC e quali sono le forme di collaborazione che pensi di suggerire ai vertici nazionali? Non per piaggeria, ma per convinzione, ritengo che la politica che sta attuando questo primo Consiglio Nazionale unitario è da me, e dal Consiglio che presiedo, pienamente condivisibile. Positiva è la pubblicità diffusa sui più importanti giornali nazionali che sottolinea non tanto la “bravura” del commercialista, quanto la voglia di lavorare per il bene di tutti e quindi dell’intero Paese. I frequenti interventi del nostro Presidente Siciliotti, ma anche di altri Consiglieri nazionali, sui temi più attuali e scottanti del Paese, nei campi ovviamente che ci appartengono, rilanciano la figura del commercialista quale lavoratore autonomo che non va trascurato e/o criticato, ma che può essere vantaggiosamente utilizzato per la costruzione di un mondo migliore. Questa politica, non solo da noi è condivisa, ma viene nel nostro piccolo messa in pratica. In cifre Iscritti: 398 di cui 137 donne Età media: 46 anni Tirocinanti: 63 di cui 35 donne Iscritti di età inferiore ai 40 anni: 113 Abbiamo un ottimo rapporto con il Tribunale, nel quale abbiamo trovato un ambiente idoneo sia ad evidenziare la qualità professionale degli iscritti, che a migliorare la funzionalità del Tribunale stesso, nell’interesse di tutti i cittadini. Il nostro Tribunale è tra i primi in Italia per la produttività giudiziaria. Per ciò che riguarda gli Enti locali abbiamo contattato tutti i settantacinque Comuni della nostra zona, per metterli al corrente della nostra recente costituzione, della esistenza di specifiche Commissioni consultive (diritto societario, imposte dirette, indirette ed Iva, contenzioso, enti locali, enti non profit, ecc.), nonché di un Osservatorio economico territoriale che possono essere utilizzati dagli stessi Enti ed infine della nostra disponibilità a collaborare in ogni settore di nostra competenza. Altri rapporti li abbiamo instaurati con le organizzazioni dei commercianti, con gli artigiani, con i Centri per l’impiego, con l’Università di Roma Tor Vergata e con tutti abbiamo stipulato (o siamo in procinto di stipulare) formali protocolli di intesa. Pure molto buoni sono i rapporti con 45 detto il presidente dell’Odcec -. L’impresa, infatti, ha bisogno della banca, di liquidità, di smobilitare il credito. E la banca piccola si radica meglio nel territorio, valutando i clienti e le imprese a cui dare credito. La figura del commercialista si inserisce bene tra la banca e l’impresa perché assiste le Pmi fino alla maturità anche se il suo lavoro si specifica con le banche di cui interpreta, tra l’altro, i bilanci». le Agenzie delle Entrate presenti nella nostra circoscrizione Quali sono le istanze locali su cui ritieni sia opportuno un intervento del Consiglio Nazionale? Il Consiglio Nazionale deve dare le direttive generali, lo sta facendo e lo sta facendo bene. Il nostro Consiglio, ed io in particolare, anche se non più giovane da molti anni, abbiamo una cura particolare per i giovani. Abbiamo istituito due Commissioni specifiche: una per i “Giovani e la professione”, l’altra per lo “Sport e la cultura”, abbiamo ridotto il nostro contributo annuale del 52% circa per i giovani fino a 35 anni. Abbiamo istituito degli elenchi di giovani iscritti che sono disponibili a fare (gratuitamente) da ausiliari a curatori, a CTU ed a incaricati di vendite giudiziali. Vorremmo istituire un “giuramento” per i nuovi iscritti, ma attendiamo in proposito il maturare di iniziative a livello nazionale. Cosa chiediamo al Consiglio Nazionale? Di dare una mano (ai giovani colleghi) riducendo la quota del contributo al Consiglio Nazionale stesso solo a favore di quei giovani che già godono dal proprio Ordine di una riduzione. È un segnale, forse di poco impatto concreto, ma certamente di sicuro significato morale, importante per chi inizia la professione. 46 Tivoli Tivoli: a sinistra, il Consiglio dell’Ordine; a destra, uno scorcio panoramico Superficie (Kmq) 1.873,04 Popolazione (01.01.2009) 473.005 Imprese attive (2009) 36.334 Occupati (2009) 143.338 Valore della produzione (2010) 37.447 generale. È questo il risultato della cosiddetta banca universale. Le famiglie, invece, sono il primo centro di formazione del risparmio e l’operatore bancario rappresenta la cinghia di trasmissione tra loro e lo sviluppo dell’impresa». Nel suo intervento Marcelli non ha nascosto le pecche del sistema. Si tratta di «abusi che diventano aberranti nel momento in cui si riveste una funzione di valenza pubblica. I tribunali, infatti, sono intasati da vertenze di natura bancaria e tributaria. A chiedere giustizia sono privati risparmiatori che, però, nel 95% dei casi hanno già perso in partenza». Nel frattempo sono arrivate buone notizie per le aziende che potranno contare sulla moratoria dei debiti fino a fine gennaio 2011. Sette mesi in più oltre la scadenza fissata al 30 giugno 2010 dall’avviso comune fissato lo scorso anno da Abi e Confidustria e dalle altre organizzazioni sindacali. Una risposta concreta al bisogno di liquidità per realizzare investimenti e rilanciare le attività produttive. Fallimenti dichiarati (2009) 41 – VALORI A PREZZI CORRENTI IN MILIONI DI EURO Antonio Marcelli, financial advisor, ex dirigente della Banca d’Italia, presidente dell’Associazione nazionale consulenti tribunale di Roma, è intervenuto sul tema “Il mercato del credito e della finanza: più ombre che luci”. «Con il nuovo modello organizzativo ha detto Marcelli - il direttore di filiale è talmente compresso, ha talmente tanti vincoli che le decisioni ultime vengono assunte dalla direzione ODCEC di CATANIA Margherita Poselli il nuovo Presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Catania. Concluse le operazioni di spoglio e verifica, coordinate dal commissario straordinario Gaetano Ambrogio, dopo la prematura scomparsa del presidente Salvatore Garozzo, l’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Catania ha il nuovo Consiglio direttivo. Presidente è stata eletta Margherita Poselli, la prima donna a guidare la categoria. Per i dottori commercialisti, la lista Poselli è stata premiata da 495 voti contro le 328 preferenze della lista contrapposta. Per i ragionieri commercialisti, la lista Cunsolo ha ottenuto 436 voti contro i 61 della seconda lista. “A nome dell’intero Consiglio Direttivo - ha dichiarato la prof. Margherita Poselli - rivolgo un ringraziamento sentito a tutta la comunità professionale per la partecipazione attiva e propositiva che ha caratterizzato il confronto elettorale. Guidare l’Ordine di Catania, il cui ruolo nel nostro tessuto economico e sociale è di indiscusso valore, è un onore di cui tutti noi siamo fino in fondo consapevoli. Dopo la prematura scomparsa del presidente Garozzo, è nostro precipuo dovere verso tutti gli iscritti e verso i giovani che a noi si aggiungeranno svolgere per intero il nostro compito istituzionale con dignità, trasparenza ed impegno e con pieno spirito di servizio verso tutta la Categoria”. Il Consiglio Direttivo, che resterà in carica fino al 31 dicembre 2012, risulta quindi così composto: Margherita Poselli, presidente; Roberto Cunsolo, vicepresidente; consiglieri Alfredo Accolla, Andrea Aiello, Tito Antonio Giuffrida, Giuseppe Grillo, tesoriere, Mario Antonino Indelicato, Roberto La Fico, Rosario Marino, Giovanni Piccin, Giorgio Sangiorgio, Maurizio Stella, Salvatore Toscano, segretario, Sebastiano Truglio, Marco Vitale. Letti per Voi NUOVO MERITO CREDITIZIO Sfide e prospettive per imprese, confidi, banche e professionisti Francesco Lenoci, Stefano Peola (Ipsoa, 2010) L’opera affronta il tema dell’accesso al credito da parte delle imprese “in maniera trasversale”, ossia mettendo a sistema le conoscenze, le relazioni e le competenze appartenenti a culture e professionalità che, normalmente, non comunicano fra loro in maniera adeguata. Il volume è diviso in tre parti: environment di riferimento; soluzioni operative per il merito creditizio; sfide e prospettive per imprese, confidi, banche e professionisti. Gli autori analizzano le sfide che, per uscire dalla crisi, tutti i soggetti coinvolti devono affrontare: le imprese devono massimizzare il capitale intellettuale, rafforzare la presenza all’estero tramite distretti e reti di imprese, puntare sull’innovazione, investire sui giovani, eliminare le fragilità, arrivare preparati alla negoziazione con le banche, percorrere tutte le strade possibili per finanziare le imprese. LE RISORSE IMMATERIALI NELL'ECONOMIA DELLE AZIENDE II. Profili di misurazione e di comunicazione A cura di L. Marchi e S. Marasca (Il Mulino, 2010) L’evoluzione del ruolo delle risorse immateriali nell’economia d’azienda ha comportato, di riflesso, un’evoluzione degli studi sulle determinazioni quantitative d’azienda, intendendo con ciò le attività di classificazione, misurazione e valutazione dei fenomeni economici. Tali attività sono infatti propedeutiche alla rappresentazione degli “intangibles” aziendali e, quindi, utili a rendere “visibile” un patrimonio spesso rilevante e tipicamente “assente” nei modelli di reporting tradizionale. Dagli anni Novanta si è avviato un ampio dibattito internazionale volto alla definizione di nuovi metodi e strumenti di reporting interno e di disclosure aziendale, sia obbligatoria che volontaria. I lavori presentati in questo volume analizzano, sia teoricamente che empiricamente, come i sistemi di controllo, di misurazione della performance, di valutazione finanziaria e di reporting aziendale possano proficuamente ampliare i propri confini. Ciò al fine di includere gli “intangibles” e, quindi, favorire una loro gestione più consapevole e supportare il processo di diffusione del valore. Così facendo si intende, da un lato, contribuire al dibattito scientifico sulle specificità della misurazione e valutazione degli “intangibles” e, dall’altro, offrire alla prassi aziendale e ai policy maker spunti utili ad individuare best-practice e ad emanare linee guida per una più efficace comunicazione economico-finanziaria. L'ISCRIZIONE NEL BILANCIO DI ESERCIZIO DELLE SOCIETÀ QUOTATE DELLE OPERAZIONI DI COPERTURA DEL RISCHIO FINANZIARIO Sabrina Pucci (Giappichelli, 2008) L’obiettivo del presente lavoro è di illustrare i principali aspetti della contabilizzazione delle operazioni di copertura in base allo IAS 39, evidenziandone gli eventuali elementi di complessità, attraverso l’analisi sia della fair value hedge, sia della casi flow hedge, sia della cosiddetta natural hedge che rappresenta la prima delle fattispecie per le quali, ad oggi, è possibile l’utilizzo della fair value option (FVO) nell’ambito dei bilanci redatti in base agli IAS -IFRS. Il primo capitolo è introduttivo ha lo scopo di identificare i soggetti chiamati ad applicare nel bilancio di esercizio la disciplina delle coperture e della Fair Value Option. Il secondo capitolo è incentrato sulla analisi delle modalità di classificazione e valutazione degli strumenti finanziari. Nel terzo capitolo si esaminano: la definizione di strumento di copertura e di elemento coperto, le tipologie di coperture ammesse e le possibili modalità tecniche con le quali verificare la loro efficacia, gli effetti contabili derivanti da una operazione di copertura accompagnati dalla evidenziazione delle principali aree di criticità. Il quarto capitolo è dedicato alla disamina della Fair Value. Da ultimo si effettua una breve analisi delle disposizioni vigenti per l’iscrizione di strumenti finanziari nel bilancio di esercizio delle imprese del settore assicurativo. IL NUOVO DIRITTO PROCESSUALE AMMINISTRATIVO Alessio Liberati (Cedam, 2010) Il presente volume è dedicato al processo amministrativo, così come disciplinato dal nuovo codice. L’assoluta novità dal punto di vista normativo ha precluso la possibilità di inserire massime giurisprudenziali maturate sul nuovo testo. Si è quindi optato per l’inserimento, ove possibile, dei riferimenti giurisprudenziali maturati in precedenza, e presi evidentemente quale riferimento per l’elaborazione del nuovo testo legislativo, così come state proposte le soluzioni ermeneutiche pregresse riguardo ai temi lasciati aperti dal nuovo dettato normativo, e rispetto ai quali sarà la giurisprudenza - presumibilmente in base agli orientamenti già maturati ad offrire le opportune soluzioni. Purtroppo il nuovo codice non è esente da lacune ed incongruenze, solo in parte corrette nei passaggi successivi al lavoro della commissione speciale istituita presso il Consiglio di Stato, ed anche in ragione della scelta di redigere un testo di poche decine di articoli. Si è quindi cercato di porre in rilievo i problemi di disciplina che si pongono e di offrirne le possibili soluzioni, nei limiti di compatibilità, in base alle argomentazioni giurisprudenziali maturate nella vigenza della precedente normativa. Tempo libero La specialista del cuore Claire Holden Rothman (Neri Pozza, 2010) Alla fine dell’Ottocento, una giovane donna lotta per diventare medico e ritrovare il padre fuggito misteriosamente: una figlia sulle tracce del padre, una donna medico che non si dà mai per vinta e che lotta contro i pregiudizi della sua epoca… Qualunque cosa succeda Umberto Ambrosoli (Sironi editore, 2009) La storia del commissario liquidatore della Banca Privata, Giorgio Ambrosoli, assassinato da un killer nel 1979. Scriveva alla moglie: “Pagherò a caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata una occasione unica di fare qualcosa per il Paese”. L’intermittenza Andrea Camilleri (Mondadori, 2010) Una grande azienda in crisi e tantissimi lavoratori. Camilleri si cimenta in un thriller finanziario spietato, con personaggi scolpiti con scabra efficacia, quasi con crudeltà, tornando alle atmosfere cariche di cinico egoismo di "Un sabato, con gli amici". Zona retrocessione Giovanni Floris (Rizzoli, 2010) Il conduttore di “Ballarò” illustra con dati, inchieste e aneddoti quello che nessuno ha il coraggio di dirci: quanto siamo caduti in basso e come è successo. Per l’Italia, navigare in zona retrocessione non è solo imbarazzante, può essere fatale. 47 Press Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili Presidente Claudio SICILIOTTI Vice Presidente Francesco DISTEFANO Segretario Giorgio SGANGA Tesoriere Giuliano BOND Consiglieri Giancarlo ATTOLINI Luciano BERZÈ Claudio BODINI Giosuè BOLDRINI Andrea BONECHI Roberto D’IMPERIO Marcello DANISI Flavio DEZZANI Enricomaria GUERRA Stefano MARCHESE Massimo MELLACINA Paolo MORETTI Giovanni Gerardo PARENTE Domenico PICCOLO Giulia PUSTERLA Felice RUSCETTA Emanuele VENEZIANI Piazza della Repubblica, 59 00185 - ROMA Tel +39 06.47863322 Fax +39 06.47863640 Sito internet: www.cndcec.it e-mail: [email protected] VARIAZIONI INDIRIZZI SEDI A seguito delle numerose segnalazioni pervenute a questa Redazione, si precisa che la rivista viene inviata a tutti gli iscritti all’Albo utilizzando il database predisposto dagli Ordini territoriali ed inserito sul portale del Consiglio Nazionale. Pertanto, essendo la gestione degli Albi di esclusiva competenza degli Ordini territoriali, a norma dell’art. 12, comma 1, lett.c) del d.lgs. 139 del 28 giugno 2005, la Redazione non può apportare alcuna modifica all’archivio iscritti. Ogni tipo di variazione o rettifica deve essere comunicata al proprio Ordine di appartenenza, che provvederà, attraverso una apposita procedura informatica, ad aggiornarli direttamente sul sito internet del Consiglio Nazionale. 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