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Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane Spa” - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) - art. 1, comma 1, DCB Milano
novembre 2010 / no.27
Press
Professione Economica e Sistema Sociale
“Un patto dove ognuno s’impegna
a fare la sua parte”
Press
Sommario/novembre
CRONACA
34 Fabio Pisani
SOPPRESSATO
37 Marcello Febert
“Pronti a rimboccarci le maniche”
- Pag. 34
FUORICAMPO
EDITORIALE
“Da Napoli, la spinta per ‘Un Paese
migliore’ ”
- Pag. 3
Maria Luisa Campise
3
LA TESTIMONIANZA
Enrico Zanetti
4
I PROGETTI
8
10
12
14
Alessandro Cotto
Umberto Lombardi
Gianfrancesco Padoan
Marcello Febert
38 Giannetti
PRIMO PIANO
41 Andrea Aiello
DIAMO
I NUMERI
42 Rapporto Commercialisti Agenzia delle Entrate
ORDINI
TERRITORIALI
44 Tivoli
LE IDEE
“Quei piccoli ‘no’ che dobbiamo
imparare a pronunciare”
- Pag. 4
LETTI PER VOI
16
18
20
22
Marcella Caradonna
Marilena Nasti
Marcello Febert
Marco Piemonte
LE ESPERIENZE
26
28
30
32
Marilena Nasti
Chiara Mio
Marilena Nasti
Noemi Di Segni
47 Professione
e tempo libero
“Tivoli, riflettori puntati sul rapporto
banche-imprese”
- Pag. 44
Da Napoli, la spinta “Per un Paese migliore”
N
on v’è dubbio che il secondo Congresso nazionale, da poco celebratosi a Napoli, si
sia caratterizzato per una notevole spinta all’innovazione dei canoni e dei riti che
solitamente accompagnano questo tipo di assisi. In primo luogo, si è cercato di
utilizzare la tre giorni congressuale per presentare ai congressisti e al Paese quattro progetti
di leggi chiavi in mano, corredate da altrettante idee in maturazione e da quattro esperienze
che possono essere ampliate e replicate sia all’interno che all’esterno della nostra
professione. Preoccupati per un Paese che non cresce e di una classe politica poco accorta
nella gestione del denaro pubblico, i commercialisti italiani hanno voluto dare un contributo
non solo di critica, ma anche di proposta. E senza timore di
delineare obiettivi ambiziosi, il presidente Claudio Siciliotti,
nel suo discorso di apertura “lancia il patto tra gli onesti, per
rompere l’equilibrio degli squilibri e delle distorsioni su cui
si è retta finora l’Italia. Un patto dove ognuno s’impegna a
fare la sua parte”. Un messaggio forte che ha conquistato
anche l’onore della prima pagina di testate come il “Corriere
della Sera” a dimostrazione che i commercialisti italiani sanno
guardare lontano e sanno uscire sempre più dal recinto in cui
luoghi comuni e stereotipi vorrebbero confinarli. Pur nella
molteplicità dei temi trattati, già presentati nel precedente
numero di Press e raccontati nel loro sviluppo anche nelle
pagine di questo numero della rivista, il leitmotiv del Congresso è stato senza dubbio
l’impegno civile. Lo testimoniano l’apertura, giovedì pomeriggio, dedicata al ricordo di
Giorgio Ambrosoli (“l’eroe borghese” caduto nelle svolgimento delle sue funzioni di
liquidatore giudiziario dell’impero finanziario bancarottiere Michele Sindona) e la chiusura,
sabato mattina, con la testimonianza del figlio Umberto: un momento di forte emozione e di
crescita sia individuale che collettiva; un momento che ha portato alla memoria dei tanti
colleghi anche il ricordo dei nostri eroi, Liberato Passarelli e Costanzo Iorio.
Insomma: se nel 2008 il Congresso di Torino aveva certificato in modo definitivo l’inizio di
una nuova era di comunicazione e apertura al Paese, dopo i lunghi e difficili anni del
percorso di riorganizzazione interno culminato nella creazione dell’Albo Unico, il Congresso
di Napoli segna un punto di svolta di questa strategia ormai consolidata.
Ora ritorniamo al nostro lavoro quotidiano, pienamente consapevoli che questi momenti
“alti” devono essere calati nella quotidianità per agevolare la difesa delle tante istanze della
Categoria ancora in attesa di risposta: dai problemi legati alla revisione contabile ai rapporti
con l’amministrazione finanziaria, specialmente a livello territoriale, alla difesa delle
prerogative della professione a fronte di surrettizi riconoscimenti di pseudo associazioni.
Un elenco di “cose da fare” al quale va anche aggiunto il contributo che siamo in grado di
fornire sul tema ormai cruciale della riforma fiscale prospettato da Tremonti.
Dal canto nostro continueremo a far sentire forte e chiara la nostra voce al Paese, anche a
quel mondo politico colpevolmente assente dal nostro Congresso.
Maria Luisa Campise
Direttore Press
Quei piccoli ‘no’
che dobbiamo imparare
a pronunciare
Enrico Zanetti
Capo Redattore PRESS
La sfida dell’etica nel discorso di Umberto Ambrosoli. Una lezione
per tutti i professionisti italiani
ome era ampiamente
prevedibile, la relazione
di Umberto Ambrosoli
nella mattinata di
chiusura è stata uno dei
momenti più emozionanti del II
Congresso nazionale.
Figlio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli,
ed avvocato a sua volta, ha ripercorso
soltanto in minima parte gli eventi che
portarono nel 1979 all’omicidio del
padre, liquidatore giudiziario
dell’impero finanziario del
bancarottiere Michele Sindona.
C
Ciò su cui Umberto Ambrosoli ha
voluto soffermarsi non è stata la storia,
ma l’attualità della lezione che quella
storia insegna.
I tanti piccoli “no” che ciascuno di noi
può dire e che, messi tutti in fila, uniti
ai piccoli “no” di altre persone capaci
come noi di dirli, diventano il grande
“no” capace di fermare chi è abituato a
poter fare tutto quello che gli pare,
grazie alle miriadi di piccoli “sì” che
viceversa gli assicurano coloro che,
evidentemente, quando vedono un
muro non riescono a capire che, per
quanto grande possa essere, alla fine è
fatto di tanti piccoli mattoni.
Dire un piccolo “no” può costare molta
fatica, a volte proprio perché è piccolo:
eddai, lascia correre, cosa cambia...
Essere rispettosi del proprio ruolo
anche nelle forme e non soltanto nella
sostanza, tenendo lontane persone che
possono offuscare l’istituzione che si
rappresenta pro tempore, a
prescindere dal fatto che poi nella
sostanza non le si voglia assecondare,
può farti sentire solo: eddai, poi
ovviamente decidi tu in autonomia, ma
6
La Testimonianza
cosa ti cambia ricevere quella persona,
andarci a cena o a una festa?
Invece sono tutti piccoli mattoni che
costruiscono il grande muro capace di
deviare il corso degli eventi e
indirizzarli verso la tutela del pubblico
interesse ed il rispetto degli altri e di se
stessi.
Nella storia di Giorgio Ambrosoli,
padre di Umberto, c’è tutto questo.
È una storia che non può lasciare
indifferente nessuno che abbia ancora
la capacità di considerare il cinismo un
male talvolta magari necessario, ma
non addirittura un pregio.
È una storia che, a maggior ragione,
non può lasciare indifferente un libero
professionista, sia esso un avvocato,
come era Giorgio Ambrosoli e suo
figlio Umberto, o un commercialista,
come siamo tutti noi.
La competenza è un’arma, a ciascuno
scegliere se usarla per il bene o per il
male: questo uno dei messaggi più
diretti lasciato da Umberto Ambrosoli
alle riflessioni di tutti i presenti in sala.
Il clima che si respirava in sala,
l’evidente emozione sui volti dei più, ha
fatto capire a tutti i presenti che la
nostra categoria, spesso dipinta come
portatrice d’acqua per chi il sistema
vuole aggirarlo, piuttosto che
fortificarlo, è composta da persone che
hanno tutt’altra pasta.
Come in ogni comunità ampia e
numerosa, c’è di tutto e c’è
sicuramente anche chi, al di là delle
belle parole, razzola male.
Momenti come questo servono però a
dare la cifra di un’identità collettiva
che trascende dalle debolezze
individuali e disegna un percorso: per
alcuni già in atto, per altri prossimo,
per altri ancora irraggiungibile o
addirittura nemmeno gradito.
Non importa: stabilire in modo univoco
la direzione è già un primo traguardo.
L’intervento di Umberto Ambrosoli al
nostro II Congresso nazionale si
inquadra proprio nel contesto di una
scelta di direzione ben precisa che la
governance della nostra categoria ha
compiuto sin dall’inizio del suo
mandato elettorale e di cui il congresso
di Napoli, pur non costituendo il suo
momento di avvio, costituisce forse il
suo momento più alto sino ad oggi.
Una direzione che non è antitetica,
bensì sinergica rispetto alla
valorizzazione della categoria anche
dal punto di vista delle sue prerogative.
Prima di portare a casa qualcosa, di
solito, si costruisce la casa. O no? 8
I Progetti
L’upgrade costituzionale
dello Statuto
del contribuente
Alessandro Cotto
Redattore PRESS
Per un rapporto tributario tra Stato e cittadino finalmente certo,
corretto e inderogabile
assati dieci anni
dall’entrata in vigore
dello Statuto dei diritti
del contribuente (legge n.
212/2000) e all’indomani
della presentazione del tavolo di
lavoro sulla riforma fiscale, il primo
progetto presentato dal nostro
Consiglio Nazionale in occasione del
Congresso di Napoli ha riguardato la
proposta di modifica dello Statuto dei
diritti del contribuente, prevedendo
l’attribuzione del rango costituzionale
ai principi recati nei primi articoli
della legge 212/2000 e prevedendo
altresì il rafforzamento dell’autonomia
del Garante del Contribuente.
P
Il progetto, presentato da Roberto
D’Imperio, consigliere delegato per la
Fiscalità - a cui ha fatto seguito una
tavola rotonda che la visto la presenza
di Attilio Befera, Direttore Generale
dell’Agenzia delle Entrate, Francesco
D’Ayala Valva, Garante del
Contribuente della Regione Lazio,
Giuseppe De Rita, Presidente della
Fondazione Censis, Augusto Fantozzi,
Avvocato tributarista e Ordinario di
diritto tributario all’Università “La
Sapienza” di Roma e Stephen
Coleclough, presidente della
Confédération Fiscale Européenne -,
si qualifica, in particolare, per la
proposta di legge costituzionale
avente ad oggetto i principi generali
dell’ordinamento tributario.
Il disegno di legge è formato da 4
articoli e, come anticipato, dispone di
attribuire rango costituzionale ai
principi generali in tema di
produzione normativa in materia
tributaria. Si tratta in particolare:
della chiarezza e trasparenza delle
disposizioni tributarie che oggi
sono disciplinate dall’art. 2 della
legge 212/2000;
dell’adozione di norme
interpretative in materia tributaria
solo in casi eccezionali;
della non retroattività delle
disposizioni tributarie, con
conseguente espressa previsione
della decorrenza delle modifiche
introdotte dal periodo d’imposta
successivo a quello in corso alla
data di approvazione delle stesse;
del divieto delle disposizioni
tributarie di prevedere adempimenti
a carico dei contribuenti la cui
scadenza sia fissata anteriormente
al sessantesimo giorno dalla data
della loro entrata in vigore o
dall’adozione dei provvedimenti
normativi o amministrativi di
attuazione in esse espressamente
previsti;
I Progetti
del divieto di prorogare i termini di
prescrizione e decadenza per gli
accertamenti d’imposta.
È noto a tutti che tali principi ora
inseriti nella legge 212/2000, legge
ordinaria, sono stati spesso disattesi
dal legislatore il quale vi ha derogato,
talvolta addirittura in modo implicito.
Si pensi all'art. 3, comma 1, della legge
212/2000 il quale già prevede un
principio generale di irretroattività
delle disposizioni tributarie, in base al
quale “relativamente ai tributi
periodici le modifiche introdotte si
applicano solo a partire dal periodo
d'imposta successivo a quello in corso
alla data di entrata in vigore delle
disposizioni che le prevedono”.
Ad avviso della Corte costituzionale
(ord. n. 428 del 19 dicembre 2006),
tuttavia, non sussiste alcun principio
di irretroattività della legge tributaria
fondato sull'art. 23 della Costituzione,
né ha rango costituzionale l'art. 3,
comma 1, della legge 212/2000 che,
pertanto, può essere superato da una
disposizione, avente pari rilevanza
normativa. Per contro, l’art. 10 della
legge 212/2000, nel precisare che i
rapporti tra contribuente e
amministrazione finanziaria sono
improntati al principio della
collaborazione e della buona fede,
esprimerebbe, almeno secondo alcuni
giudici di legittimità, principi di rango
costituzionale. Si afferma infatti che il
principio di tutela del legittimo
affidamento del cittadino, trovando
origine nella Costituzione, e
precisamente negli articoli 3, 23, 53 e
97, espressamente richiamati dall'art.
1 del medesimo Statuto, è immanente
in tutti i rapporti di diritto pubblico e
costituisce uno dei fondamenti dello
Stato di diritto nelle diverse
articolazioni, limitandone l'attività
legislativa e amministrativa.
A differenza di altre norme dello
Statuto, che presentano un contenuto
innovativo rispetto alla legislazione
preesistente, la previsione del citato
art. 10 è dunque espressiva di principi
generali, anche di rango
costituzionale, immanenti
nell'ordinamento tributario anche
prima della legge 212/2000 (cfr. Cass.
n. 21513 del 6 ottobre 2006).
Alla luce di quanto sopra, una legge di
rango costituzionale può essere la
risposta corretta ad una situazione di
inaccettabile squilibrio tra poteri dello
Stato e poteri dei cittadini che devono
sopportare i costi delle inefficienze
della pubblica amministrazione.
Resta da chiedersi se si arriverà a
coagulare un consenso politico così
ampio, da arrivare all’approvazione
del provvedimento.
È appena il caso di ricordare che, ai
sensi dell’art. 138 della nostra
Costituzione, le leggi costituzionali
sono adottate da ciascuna Camera
con due successive deliberazioni ad
intervallo non minore di tre mesi e
devono essere approvate a
maggioranza assoluta dai componenti
di ciascuna Camera nella seconda
votazione. Dopo di che si apre la
strada del referendum popolare che
può essere chiesto da un quinto dei
membri di una Camera, o di 500.000
elettori o di cinque Consigli regionali.
La legge sottoposta a referendum è
promulgata, se approvata con la
maggioranza dei voti validi (senza
quorum). A giudicare dal consenso
che viene manifestato dalla politica
sui principi contenuti nel disegno di
legge, si potrebbe addirittura evitare il
referendum, atteso che l’art. 138 della
Costituzione ne prevede l’esclusione
se la seconda votazione parlamentare
avviene con la maggioranza dei due
terzi. Inutile sottolineare come,
9
soprattutto in materia tributaria, le
dichiarazioni spesso non siano seguite
dai fatti.
L’altra proposta di legge presentata al
Congresso riguarda invece le
modifiche allo Statuto vero e proprio
attualmente in vigore. Ovviamente in
questo caso si tratta di intervenire con
una legge ordinaria.
Da segnalare, in particolare per la sua
attualità, l’integrazione dell’art. 6 dello
Statuto in base al quale, qualora vi sia
un ritardo nell’adozione di
provvedimenti ed istruzioni da parte
dell’Amministrazione finanziaria in
grado di condizionare il corretto e
tempestivo adempimento
dell’obbligazione tributaria, le
sanzioni potranno essere irrogate
soltanto a decorrere dai 60 giorni
successivi all’effettiva data di
emanazione dei provvedimenti
attuativi. Si tratta di un principio
pienamente condivisibile che, come
emerge dalla pratica quotidiana viene
spesso disatteso. Se la modifica fosse
in vigore, ad esempio, non si
potrebbero irrogare sanzioni per la
prima comunicazione delle operazioni
black list da inviare entro il 2
novembre 2010. La circolare
dell’Agenzia delle Entrate di
commento dell’adempimento
introdotto dal DL 40/2010, ammesso
che possa considerarsi esaustiva, è
stata diffusa soltanto il 21 ottobre
2010, a pochi giorni dalla scadenza
dell’invio. Come si è poi anticipato, il
progetto di legge prevede un
consistente rafforzamento della figura
del Garante del contribuente, con
l’attribuzione di nuovi e più incisivi
poteri sanzionatori che lo mettano in
condizione di assicurare una corretta
ed efficiente azione amministrativa in
campo tributario. La parola passa ora
al Parlamento. 10 I Progetti
La certificazione
della capacità
di credito
Umberto Lombardi
Redattore PRESS
Per un credito davvero accessibile per le PMI e davvero affidabile
per le banche
tantissimi colleghi presenti alla
presentazione del progetto “La
certificazione della capacità di
credito - Per un credito davvero
accessibile per le PMI e davvero
affidabile per le banche” hanno
assistito dal vivo alla firma di uno dei
“patti tra gli onesti” per il Paese.
Autorevole il parterre dei partecipanti
alla tavola rotonda, composto da:
Giuseppe Roma, Direttore Fondazione
Censis; Carlo Salvatori, Presidente
Lazard Italia; Costantino Capone, Vice
Presidente Unioncamere; Massimo
Roccia, Direttore Centrale ABI,
Francesco Renne, Presidente
Commissione Finanza Innovativa del
CNDCEC; Emanuele Giustini, Vice
direttore Banca Popolare di Vicenza e
Nicola Loperfido, responsabile
Corporate Banca Popolare di Bari. Ha
aperto i lavori con una completa
analisi quali-quantitativa sui principali
aggregati ed indicatori economici
delle imprese italiane, sull’evoluzione
del rapporto banca-impresa e sulle
sue criticità, il consigliere nazionale
delegato alla finanza aziendale,
Marcello Danisi, il quale ha poi
illustrato il progetto di legge e il
Protocollo di intesa, firmato al
I
termine della tavola rotonda da ABI,
Unioncamere e CNDCEC, a conferma
e riprova che si è trattato di un
congresso “Per un Paese migliore”.
L’accordo prevede il rilascio da parte
del commercialista, soggetto terzo ed
indipendente rispetto all’impresa, con
requisiti di onorabilità e
professionalità, di una certificazione
attestante l’esistenza ed il valore di
taluni specifici asset aziendali (crediti,
rimanenze, s.a.l. per commesse in
esecuzione, intangibili, ecc.), non
sempre evidenti nei bilanci, che potrà
essere utilizzata dalle imprese per
avere priorità nella valutazione del
merito del credito, riducendo i tempi
dell’istruttoria e per spuntare un
pricing agevolato. Il tutto per
aumentare la possibilità di accesso al
credito delle piccole imprese, un
progetto, forte anche di una proposta
di legge, che si rivolge ad oltre 4,5
milioni di micro piccole medie
imprese (MPMI) che rappresentano il
vero motore di sviluppo del paese.
Quindi, sotto la sapiente regia del vice
direttore de “Il Sole24 ore”, Elia
Zamboni, coordinatore dei lavori, si è
aperta la tavola rotonda nella quale,
partendo dall’analisi dello stato
attuale delle MPMI e del loro rapporto
con le banche, anche alla luce di
Basilea 2 e dell’arrivo di Basilea 3,
sono state espresse le opinioni sul
rilievo del progetto proposto,
I Progetti
11
affrontando il tema dell’accesso al
credito da parte delle imprese italiane
nella fase di crisi economica degli
ultimi due anni e per la quale, ha
osservato Zamboni, vi è estrema
difficoltà sia nell’individuare i tempi
della ripresa che nel valutare
l’efficacia degli strumenti utilizzati per
contrastarla.
Da tutti i relatori è stata espressa in
modo univoco ed indiscutibile la
condivisione sulla valenza del
progetto come strumento di
facilitazione del rapporto
banche/imprese, assicurando una
migliore conoscenza delle imprese,
imprese, clima del tutto sparito nel
corso della recente crisi. Pure
unanime è stato il riconoscimento
dell’importanza del ruolo del
commercialista sia nel migliorare la
cultura finanziaria delle imprese che
nella predisposizione della
certificazione, volta ad evidenziare
con trasparenza le dinamiche e le
potenzialità aziendali. Il suo rilascio che non consente l’automatica
concessione del credito, restando essa
pur sempre soggetta alla valutazione
della banca - è però uno strumento
che riduce l’alea dell’incertezza su
alcuni asset e rende più rapida ed
ruolo per evitare che la certificazione
non si riduca solo ad essere
l’ennesima carta da produrre per
rimanere poi con tempi lunghi per
l’istruttoria.
Il progetto partirà in via sperimentale
in alcune regioni e poi verrà esteso sul
territorio nazionale e vedrà la
formazione di un elenco di
professionisti scelti tra gli iscritti della
sezione A dell’albo e tra i revisori
legali.
È stato fatto un primo ed importante
passo per facilitare l’accesso al
credito delle MPMI, ma siamo ancora
in fase embrionale, con aspetti di
più di quanto non consentito dai rigidi
parametri di Basilea. Il progetto - è
stata l’opinione condivisa - ha tutte le
caratteristiche per ripristinare il clima
di fiducia reciproca tra banche ed
agevole la valutazione della banca
sulla capacità creditizia delle imprese.
ABI, Unioncamere e Professioni,
dichiarando di credere nel progetto, si
sono impegnate a svolgere il proprio
criticità da analizzare e valutare.
Per ora l’accordo è stato siglato e la
proposta di legge è pronta! Per il resto
“… c’è da fare…” … ma questo non ci
spaventa! 12 I Progetti
La ristrutturazione
dei debiti di chi
non può fallire
Gianfrancesco Padoan
Redattore PRESS
Per dare a tutti gli onesti una seconda possibilità
’imprenditore opera,
guadagna ed accresce il
suo patrimonio. Qualche
volta gli va male e fallisce.
Bene, la Legge fallimentare
prevede chiaramente chi fallisce,
come recuperare il possibile per
pagare i debiti, le categorie dei
creditori da soddisfare e le
percentuali. E prevede anche il
procedimento di “esdebitazione”
all’articolo 142 e seguenti.
Questo per gli imprenditori soggetti
alle procedure fallimentari.
E gli altri? Ed i piccoli imprenditori,
gli agricoltori, le famiglie che vengono
a trovarsi nella stessa situazione di
insolvenza, perché devono tenersi
sulle spalle l’onere del debito
pregresso senza avere la possibilità di
sanarlo in qualche modo e ricorrere
poi anche loro all’esdebitazione?
La recente crisi economica, che
ancora stiamo soffrendo, ha molto
condizionato, se non travolto, capitali
ed imprese. Ma anche le famiglie
italiane non ne sono state indenni, e
principalmente per due ragioni: da un
lato l’indebitamento progressivo,
talvolta spinto, perfino invitante, e
dall’altro il crollo dell’economia sulla
quale questo si basava.
Mutui per le case e, da ultimo, il
L
credito al consumo hanno spinto le
famiglie italiane ad indebitarsi sempre
più pesantemente.
I nostri vecchi mettevano da parte per
fare un acquisto; qualcuno
interpretava il pagamento “in contanti”
effettuabile solo con banconote,
perché l’assegno non era “contante”.
Perfino firmare una cambiale era
considerato quasi un disonore: era un
debito che pesava sull’anima, fino alla
sua estinzione. Non potendo però
“mettere da parte” per l’acquisto della
casa, perché il risparmio avrebbe
rincorso il lievitare dei prezzi degli
immobili senza mai raggiungerli, si
percorse la via del mutuo, rivelatasi
idonea e benvenuta. E, così, via coi
mutui su tutto, finché si giunse a
contrarre mutui perfino per pagarsi le
vacanze.
Sempre i nostri vecchi vi avrebbero
rinunciato, se non avevano i soldi.
Ma si sa, la moglie chiede, i figli
esigono, il vicino mormora... e poi,
intanto andiamo in vacanza e poi
pagheremo: tanto, per pagare e morire
c’è sempre tempo. Ma il reddito
familiare, per effetto della crisi
economica, è venuto a ridursi
considerevolmente e, per alcuni, a
mancare del tutto. E i debiti sono
rimasti.
I mutui sono passati da 59 mld del
1995 a 234 dell’anno scorso,
quadruplicandosi in meno di 15 anni.
Le carte di credito e gli altri strumenti
di credito hanno fatto il resto,
passando da 9 mld del 1995 agli 84
dell’anno scorso. Indubbiamente
hanno contribuito massicciamente a
stimolare la domanda e quindi
l’economia, ma hanno indotto tutti a
godere di beni e servizi senza pagarli,
e quel che è peggio, senza essere
sicuri di poterli pagare.
Con la crisi l’indebitamento delle
famiglie è ancora più cresciuto, per
far fronte a necessità contingenti, con
facile rinvio dei pagamenti e
diseducazione alla prudente economia
familiare.
I debiti, prima o poi, si devono pagare.
Ma se viene meno il supporto che ha
permesso il loro accendersi nasce
l’insolvenza. Per le imprese insolventi
la legge prevede le procedure
concorsuali, ma non è così per alcune
categorie di debitori come i piccoli
imprenditori, gli agricoltori e le
famiglie, coloro cioè che non possono
fallire e quindi conseguire poi
l’esdebitazione.
Ecco quindi la ragione e la necessità
di una proposta di legge che
regolamenti l’insolvenza civile e
I Progetti
l’esdebitazione conseguente.
La proposta di legge è stata presentata
nel corso del Congresso di Napoli dal
consigliere nazionale con delega
all’area delle procedure concorsuali,
Giulia Pusterla, a cui ha fatto seguito
un dibattito che ha visto gli interventi
di: Sido Bonfatti, Ordinario di diritto
bancario nell’Università di Modena e
Reggio Emilia; Vincenzo De Luca,
Sindaco di Salerno; Cesare Fumagalli,
Segretario generale Confartigianato;
Enrico Granata, Direttore centrale
dell’ABI; Franco Michelotti,
Presidente ODCEC di Pistoia; Fabio
Picciolini, Segretario nazionale
Adiconsum; Michele Sandulli,
Ordinario di diritto commerciale
nell’Università di Roma Tre.
La ratio parte dal presupposto di
liberare dalle passività pregresse il
debitore che, se piccolo imprenditore,
ne rimarrebbe travolto scomparendo
dal mercato, se famiglie, cadrebbero
nell’indigenza non potendo più essere
un seppur piccolo motore per
l’economia, in quanto strozzate dalle
passività pregresse.
Il disegno di legge, proposto in dieci
articoli, definisce bene il concetto di
“insolventi civili”, cioè quei soggetti
giuridici che non sono fallibili ai sensi
dell’art. 1 della Legge fallimentare, ma
si trovano nella manifesta
impossibilità di fronteggiare i debiti
correnti: parliamo di imprenditori
commerciali che per tre esercizi sono
al di sotto di determinati parametri di
patrimonio, ricavi e debiti, e di chi
non svolge attività di impresa, come
professionisti, imprenditori agricoli ed
enti pubblici.
Il procedimento di “esdebitazione
civile” viene fondato su un Accordo
raggiunto con una maggioranza
qualificata dei creditori, che
rappresentino il 60% delle obbligazioni
in caso di imprenditore e il 75% negli
altri casi, sulla base di un “Piano”,
integrato dalla Relazione di un
professionista qualificato, che dichiari
la fattibilità, garantisca la veridicità
dei dati esposti ed attesti pure
l’autenticità dei creditori aderenti.
Il piano è rivolto ad estinguere le
obbligazioni dell’insolvente.
13
Il ricorso per la domanda di
esdebitazione è presentato al
Tribunale del luogo di residenza, che
provvede con decreto motivato.
L’esecuzione dell’Accordo di
esdebitazione civile viene affidata alla
responsabilità di un professionista in
possesso dei necessari requisiti,
designato dal debitore, e viene resa
nota attraverso la pubblicazione nel
Registro delle imprese o su almeno
due quotidiani.
I compensi del professionista
incaricato a predisporre la Relazione e
di quello incaricato di eseguire
l’Accordo, nonché le spese per
l’esecuzione e la conclusione
dell’Accordo sono liquidabili in
prededuzione. Ai fini
dell’esdebitazione civile restano
esclusi gli obblighi di mantenimento e
sono fatti salvi i diritti dei creditori
verso i coobbligati e garanti. Al
Governo viene conferita delega di
istituire un “Archivio unico degli
insolventi civili”, con lo scopo di
evidenziare chi vi abbia già fatto
ricorso, ai fini della meritevolezza. 14 I Progetti
La società di lavoro
professionale
Marcello Febert
Redattore PRESS
Per mettere finalmente i liberi professionisti italiani nella condizione
di aggregarsi per competere
n modello societario ad
hoc per rendere più
stabili, solide e frequenti
le aggregazioni tra liberi
professionisti,
consentendo loro di competere
meglio sugli scenari internazionali,
dove i grandi studi sono la regola e
non l’eccezione, valorizzando però il
capitale intellettuale e non quello
patrimoniale. È il senso del progetto
di Società di lavoro professionale,
presentato nella giornata conclusiva
del secondo congresso nazionale di
Napoli. Aggregarsi per competere
potrebbe essere dunque la sintesi
della proposta, che ha trovato
nell’assise partenopea il sostanziale
plauso dei relatori alla tavola rotonda
dedicata all’argomento. Un lavoro di
ottima fattura, anche se
perfezionabile, hanno definito il
progetto di legge che porterebbe alla
nascita delle Società di lavoro
professionale.
Nella predisposizione della proposta e
del relativo disegno di legge, il
Consiglio nazionale è partito dal
presupposto che per le professioni,
per le quali l’evoluzione del mercato
richiede l’aggregazione delle diverse
figure e competenze, la mancanza di
una società ad hoc ne penalizza
pesantemente le competenze. Lo
U
sforzo del Consiglio nazionale è stato
quello di preoccuparsi di confezionare
un progetto che tiene conto delle
norme specifiche dei singoli
ordinamenti professionali,
prevedendo che lo stesso debba
adattarsi ad ogni attività
professionale.
Nel corso dei lavori congressuali è
stato più volte ribadito che la
proposta, tendente a colmare la
lacuna normativa, riguarda i
professionisti costituzionalmente
individuati dall’art. 33, comma 5.
In altre parole, secondo i
commercialisti possono far parte delle
I Progetti
società di lavoro professionale solo
quei professionisti che hanno
superato l’esame di Stato per
l’abilitazione e successivamente
hanno provveduto all’iscrizione al
relativo albo professionale; questo
anche sulla scorta del principio della
tutela dei clienti quali consumatori di
servizi professionali e di prestazioni
intellettuali. Tra i principi declinati
nell’articolato del progetto sono stati
evidenziati, inoltre, l’assenza di un
ordinamenti professionali ai quali i
professionisti coinvolti appartengono.
La sessione congressuale, moderata da
Isidoro Trovato, giornalista del
“Corriere della Sera”, oltre
all’esposizione dei principi del progetto
di legge, ha fatto emergere la
sostanziale convergenza di tutte le
professioni. L’intervista doppia modello
“Le Iene” alla presidente del Cup,
Marina Calderone, ed al coordinatore
delle Professioni Area Tecnica, Sergio
capitale minimo necessario, pertanto i
conferimenti diversi dal lavoro
intellettuale costituiscono prestazioni
accessorie, la personalità della
prestazione professionale resa dal
socio e l’apertura alle società multiprofessionali, compatibilmente, come
già sopra accennato, con gli
Polese, ha mostrato la condivisione di
vedute e l’auspicio che le Società di
lavoro professionale diventino una
legge dello Stato, se necessario anche a
prescindere della approvazione, pur
auspicata, di una riforma organica delle
libere professioni.
Il successivo dibattito politico - che ha
15
visto tra l’altro la partecipazione di
Stefano Amore, consigliere per le
attività internazionali del Ministro
della gioventù - ne ha preso atto, pur
tra i distinguo che sono emersi:
Filippo Berselli, presidente della
Commissione Giustizia del Senato, ha
rimarcato la necessità di una
condivisione con il più ampio novero
di professioni possibile non solo dei
principi ma anche dell’articolato vero
e proprio, al fine di evitare discrasie
che successivamente potrebbero
frenarne l’iter di approvazione.
Incisivo a tal proposito l’intervento,
molto apprezzato dall’uditorio,
dell’onorevole Maria Grazia Siliquini,
ora iscritta al neonato gruppo
parlamentare dei finiani, che ha
invece voluto rimarcare che le Società
di lavoro professionale declinate per
intero nei loro principi, sono già un
preciso articolo del disegno di legge di
riforma delle professioni in
discussione alla Commissione
Giustizia della Camera e che tale
disegno di legge ha tutti i presupposti
per andare in porto, stante l’ampio
consenso che ha potuto raccogliere
finora. A tale affermazione ha dato
seguito, tanto meritevole quanto
inatteso, Stefano Fassina,
responsabile delle politiche
economiche del Partito democratico,
affermando che anche il suo partito è
favorevole all’impianto del disegno di
legge e vieppiù delle Società di lavoro
professionale, che rappresentano, a
suo dire, la miglior soluzione
praticabile per l’accesso e la
valorizzazione dei giovani
professionisti.
Protagonista dell’intera sessione di
lavoro è stato il consigliere nazionale
Andrea Bonechi, delegato alla riforma
delle professioni, che ha presentato il
relativo progetto. 16 Le Idee
I liberi professionisti
al servizio del Paese
Marcella Caradonna
Componente Commissione Arbitrato e Conciliazione CNDCEC
Per una sempre più ampia sussidiarietà alla P.A.. Dalla gestione
dei patrimoni sequestrati alla mediazione civile
l congresso di Napoli è stata
l’occasione per riflettere su due
temi di notevole attualità e di
forte rilevanza sociale: la
gestione dei patrimoni
sequestrati alla criminalità e la
mediazione civile.
Contribuire a trasformare alcune
situazioni patologiche che affliggono
il nostro Paese, come la presenza di
attività malavitose e l’inefficienza
della giustizia, in situazioni positive di
riconversione dei beni sequestrati in
attività con finalità sociali e di
giustizia civile, è tra gli obiettivi di una
categoria a pieno titolo parte dello
Stato.
Del resto non è casuale la scelta,
vincente, del legislatore che,
istituendo l’albo degli amministratori
giudiziari, ha voluto affidare la
gestione dei beni sequestrati alla
criminalità a professionisti di
comprovata capacità, come i
commercialisti, che hanno dalla loro
parte la forte esperienza consolidata
in ruoli affini. A quasi trent’anni dalla
legge Rognoni-La Torre, che nel 1982
introdusse la confisca dei beni mafiosi
e il loro riutilizzo, era ora di
semplificare le procedure di gestione
e assegnazione dei relativi beni.
Restyling che vedrà i commercialisti
in prima linea con la neoistituita
Agenzia nazionale. Proprio a Napoli,
I
nel corso della tavola rotonda
presentata dal consigliere delegato
alle funzioni giudiziarie, Felice
Ruscetta, e moderata dal direttore di
Press, Maria Luisa Campise, la
categoria si è candidata per la stesura
di norme di comportamento degli
amministratori dei beni - al momento
ancora assenti -, per rendere più
efficaci ed efficienti le misure di
prevenzione, dunque sequestri e
confisca.
Una proposta subito raccolta dalle
istituzioni presenti al dibattito, a
partire dal Sottosegretario all’Interno,
Alfredo Mantovano, e dal direttore
dell’Agenzia nazionale per i beni
sequestrati e confiscati alla
criminalità organizzata, Mario
Morcone, e apprezzata dagli altri
partecipanti alla tavola rotonda:
Demetrio Arena, presidente della
Commissione Amministrazione
giudiziaria e Misure di prevenzione del
Cndcec, Don Pino De Masi, referente
di “Libera” su questi temi, Vincenzo
Giglio, presidente della Sezione
Misure di prevenzione del Tribunale di
Reggio Calabria.
Sul fronte della mediazione civile
l’assise congressuale è stata, poi,
l’occasione per offrire un confronto di
idee fra il Ministero, coloro che
devono applicare la norma e chi allo
strumento dovrà far ricorso.
La sessione si è aperta con la
proiezione di una intervista a Kenneth
Feinberg, il professionista che ha
seguito le difficili conciliazioni per i
risarcimenti dovuti in seguito alla
distruzione delle Torri Gemelle.
Ospiti sono stati Angelo Piraino,
Vicecapo dell’Ufficio legislativo del
Ministero della Giustizia, Marcella
Panucci, direttore Affari Legislativi di
Confindustria, Francesco De Santis,
componente della Camera arbitrale e
conciliazione istituita presso la
Consob, Luigi Zammuto, presidente
della Associazione italiana mediatori
familiari e Flavia Silla, presidente
della Commissione Arbitrato e
conciliazione del Cndcec.
A presentare l’evento Felice Ruscetta
ed a coordinare i lavori Marcella
Caradonna, componente della
Commissione Cndcec.
La mediazione è un tema di grande
attualità poiché il Legislatore ha
previsto, con il D.lgs. 28/10, il suo
utilizzo per tutte le liti inerenti i diritti
disponibili e l’ha posta come
condizione di procedibilità in materie
ad alta conflittualità.
Nel corso del dibattito è emerso come
nel tessuto economico italiano vi è un
forte interesse alla mediazione come
strumento di crescita culturale. La
mediazione è un metodo di gestione
delle liti complementare al
Le Idee
tradizionale ricorso alle aule dei
tribunali, nel quale un terzo
imparziale, il mediatore, aiuta le parti
in lite a raggiungere un accordo di
reciproca soddisfazione.
Nel contesto normativo italiano lo
strumento acquisisce, però, come
sottolineato da Angelo Piraino,
caratteristiche peculiari che
impongono una formazione specifica
per il professionista che vuole
svolgere questa attività.
Il mediatore, infatti, deve avere una
preparazione tecnica e giuridica, ma
anche acquisire una formazione in
aree come l’analisi del conflitto e delle
sue dinamiche, la comunicazione
verbale e non verbale, il corretto
utilizzo delle tecniche negoziali, lo
sviluppo della leadership e della
creatività e così via.
In questo contesto, i relatori hanno
sottolineato come il commercialista,
per il background che lo caratterizza,
può, se correttamente formato,
svolgere al meglio questo ruolo.
Per consentire alla categoria di
cogliere questa nuova opportunità vi è
un impegnativo programma da parte
della Commissione del Cndcec.
Nel corso del precedente anno sono
stati svolti oltre 70 convegni su tutto il
territorio per informare i colleghi
delle opportunità offerte con la nuova
normativa.
Più di 2000 colleghi hanno effettuato i
percorsi formativi richiesti dalla legge
anche grazie ai protocolli realizzati dal
Cndcec con gli Ordini di Milano,
Firenze, Roma e Napoli.
Si è organizzato presso il Cndcec il
tavolo degli enti formatori (che
riunisce la larga maggioranza di
coloro che sono abilitati dal Ministero
della Giustizia a effettuare i corsi che
abilitano a svolgere l’attività di
mediatore) con l’obiettivo di porre le
basi per uno sviluppo del sistema di
mediazione coerente con i principi di
qualità e serietà.
Presso il Cndcec è nata anche la
Fondazione ADR Commercialisti che
17
ha l’obiettivo strategico di diffondere
la cultura della mediazione in Italia.
In particolare, nella Fondazione è
stata istituita una Camera di
conciliazione nazionale che avrà una
presenza capillare sul territorio a
supporto degli Ordini che lo
desiderano e per quei contesti nei
quali non sarebbe possibile dare vita
ad un ente accreditato.
Da parte di tutti i partecipanti al
tavolo è emerso l’interesse verso
l’attività svolta dal Cndcec e la
volontà di creare sinergie nei
differenti ambiti. In particolare,
Marcella Panucci e Francesco De
Santis hanno segnalato l’importanza
di un dialogo con la categoria nei loro
settori di riferimento.
Nei prossimi mesi è prevista una
intensa attività anche in vista del
decreto attuativo che dovrebbe,
appena approdato in gazzetta
ufficiale, fissare le linee guida alle
quali dovranno attenersi tutti coloro
che operano in questo settore. 18 Le Idee
Le quote di genere…
ma che genere
di quote?
Marilena Nasti
Redattore PRESS
Per un Paese che dia a tutti pari opportunità
questo il titolo coniato
per una delle Idee
presentata al 2°
Congresso Nazionale dei
dottori commercialisti e
degli esperti contabili tenutosi a
Napoli in una della ‘tre giorni’ alla
Mostra D’Oltremare. Un’analisi
particolareggiata del percorso
femminile all’interno dell’universo
imprenditoriale e professionale del
nostro Paese messo a confronto
anche con il resto dei paesi europei.
Da anni l’Italia cresce poco dal punto
di vista economico e ancora meno su
quello demografico.
Cosa serve per rimettere in moto il
paese: liberalizzazioni, mercati più
efficienti, fisco più leggero,
investimenti in ricerca e innovazione e
dulcis in fundo il lavoro femminile.
“Fare largo alle donne” è diventato
urgente non solo per ragioni di pari
opportunità e di giustizia sociale, ma
soprattutto perché senza di NOI
l’Italia non cresce. Infatti, la scarsa
rappresentanza delle donne ai vertici
aziendali ed associativi è una
opportunità mancata che potrebbe
avere pesanti ripercussioni sulle
È
aziende e le strutture che cercano di
sopravvivere in questi anni di crisi,
perché una maggiore e sempre più
rivendicata maggiore integrazione
delle donne in tali consessi,
risponderebbe non solo a criteri di
equità, ma anche di efficienza
economica. Negli ultimi anni, anche
grazie alle opportunità di ricerca e
studio è grandemente progredita la
Le Idee
nostra conoscenza dei vincoli che
ostacolano e degli strumenti che, per
converso, possono favorire la
valorizzazione delle donne nel mondo
del lavoro. Il “soffitto di cristallo”
sicuramente non è stato infranto, ma
si è spostato per l’azione congiunta di
più fattori. Nonostante negli ultimi
anni sia aumentata la partecipazione
delle donne alla vita economica del
Paese, in Italia la presenza delle
donne nei board delle imprese di
dimensioni maggiori, ed in particolare
delle società quotate in borsa, è
ancora limitatissima. Secondo le
statistiche della Commissione
europea il nostro paese è il 29° su
trentatre paesi oggetto del
censimento. Interessante il caso
esaminato, quello della Norvegia che
ha già da alcuni anni approvato una
legge che impone alle aziende una
presenza minima del 40% di donne nei
board esecutivi: la sanzione è lo
scioglimento della società. Paesi come
la Spagna e la Svezia hanno introdotto
codici di comportamento per le
imprese quotate, in Francia si sta
discutendo ora di introdurre le quote
di genere, in Italia sono state
presentate quattro proposte di legge,
attualmente in corso di esame da
parte dei due rami del Parlamento.
Alla Camera dei Deputati: l’AC 2426,
presentato in data 7 maggio 2009, che
vede tra i cofirmatari l’onorevole Lella
Golfo, e l’AC 2956, presentato il 18
novembre 2009, che vede tra i
cofirmatari l’onorevole Alessia Mosca.
Al Senato: il ddl 1.719 presentato il 24
luglio 2009, sottoscritto dalla
senatrice Maria Ida Germontani ed
altri, e il ddl 1.819 presentato dalla
senatrice Anna Bonfrisco in data 13
ottobre 2009. Le quattro proposte di
legge operano nell’ambito delle
società quotate e propongono
modifiche all’art. 147 ter del Testo
unico in materia di intermediazione
finanziaria. Tutte le proposte mirano
all’inserimento obbligatorio di quote
di genere nei Consigli di
amministrazione delle società quotate,
dove al genere meno rappresentato
viene riservato in ogni caso un terzo
dei componenti. Solo l’AC 2956
propone l’inserimento di quote di
genere anche nei collegi sindacali
delle medesime società, ampliando
poi l’applicabilità delle quote anche
alle società a partecipazione pubblica.
Il percorso dei disegni di legge sopra
riportati è iniziato nel 2009, ma a
tutt’oggi non è ancora in dirittura
d’arrivo.
Grazie all’ausilio dell’IRDCEC, la
Commissione Pari Opportunità del
19
CNDCEC ha effettuato una minuziosa
ricerca sulla presenza femminile negli
organismi di amministrazione e
controllo, i cui risultati sono stati
presentati all’interno della sessione
congressuale moderata dal giornalista
Sebastiano Barisoni, ove hanno
partecipato economiste, sociologhe,
docenti universitari, politici e
imprenditori, quali: Agnes Bricard,
Vicepresidente CDOEC (Francia);
Maria Pia Camusi, direttore di Rete
Imprese Italia; Fiorella Kostoris,
docente universitaria; Maria Leddi,
componente della Commissione
Finanze e Tesoro del Senato; Massimo
Brunelli, Amministratore delegato di
Mantero Seta SpA; Giulia Pusterla,
Consigliere nazionale con delega alle
pari opportunità. Al termine della
sessione sono state, poi, presentate le
proposte ed i disegni di leggi sulla
parità di genere, in corso di esame
parlamentare. Ma il taglio diverso ed
innovativo all’Idea è stata quello di
realizzarla secondo la metodologia del
“Teatro d’Impresa”.
Un’impostazione insolita e fuori dagli
schemi comuni, un intervento che
“non ci si aspetta” e che esula dal
classico “intervento da convegno” per
coinvolgere e sensibilizzare la platea
sul tema delle Pari Opportunità negli
ambienti professionali.
L’intervento, molto apprezzato dal
pubblico in sala, è stato interpretato
nella giusta maniera, non come una
mera rivendicazione femminista,
bensì come momento di
sensibilizzazione delle problematiche
che affliggono le donne nel mondo
delle professioni, con lo scopo ultimo
di aver proposto azioni concrete ed
eventuali disegni di legge da
presentare a politici e figure di spicco,
che abbiano a che fare con il tema
della parità di genere. 20 Le Idee
Il controllo
del governo societario
M. F.
Lo sviluppo di una cultura del rispetto delle regole in una società
densa di regole non rispettate
arte dalla crisi finanziaria
la tavola rotonda
riguardante il controllo
del governo societario.
Così come nel
precedente Congresso nazionale di
Torino, la sessione è stata sviluppata
in due momenti: il primo dedicato al
valore del controllo societario; il
secondo basato sul dibattito che
muove dall’interrogativo “si può fare
di più in tema di controllo delle
piccole e medie imprese?”. Punto di
partenza la crisi, prima finanziaria e
poi economica, che ha colpito
l’economia mondiale negli ultimi tre
anni e che ha reso tutti sempre più
convinti che nulla tornerà come
prima. Da qui la necessità di
affrontare il tema delle regole e dei
controlli criticamente, secondo una
declinazione che muove dal generale
per poi insinuarsi nelle fattispecie
particolari.
La tavola rotonda, coordinata da
Myrta Merlino e introdotta dal
Consigliere nazionale Luciano Berzè,
si è avvalsa della partecipazione e dei
contributi di: Rosalba Casiraghi,
Presidente NedCommunity; Mario
Finzi, Presidente Assoutenti;
Giovanni Fiori, Ordinario di economia
aziendale nell’Università LUISS;
Massimo Mucchetti, Vice Direttore
P
Corriere della Sera; Niccolò Abriani,
Ordinario di diritto commerciale
nell’Università degli Studi di Firenze;
Vincenzo Boccia, Presidente della
Piccola Industria di Confindustria;
Giuseppe Castagna, Direttore
generale Banco di Napoli SpA.
Nel dibattito è stato affrontato in
Le Idee
prima analisi il problema del conflitto
d’interessi ed i fattori che hanno
contribuito all’insuccesso dei principi
del buon governo nella gestione delle
imprese. Tra questi ovviamente, grazie
anche al supporto di un’attenta analisi
condotta dalla Comunità Europea,
sono stati evidenziati: la difficoltà che
hanno i membri del Cda privi di
incarichi esecutivi, di valutare,
contestare o soltanto rimettere in
discussione gli indirizzi
sull’adeguatezza della gestione in
merito ai rischi di impresa.
In questo scenario è stata ancora una
volta riconosciuta la validità del
modello italiano, con il suo
particolare sistema di controllo sulla
governance - concomitante,
professionale ed indipendente -.
Non a caso nel corso del dibattito, a
cui hanno partecipato esponenti di
spicco del mondo delle piccole e
medie imprese, del mondo
amministrativi; la poca eterogeneità
degli stessi membri; la
sovrapposizione di compiti e funzioni;
la difficoltà di vigilare
universitario, del sistema creditizio ed
anche un rappresentante del mondo
degli utenti, è stata unanimemente
convenuta l’utilità sociale della
21
funzione del collegio sindacale,
analizzando anche l’incidenza dei
fallimenti che nelle società dotate di
collegio sindacale è inferiore di oltre
un terzo rispetto alle società prive di
tale controllo.
L’idea portata avanti dal Consiglio
Nazionale è quella di prevedere in
tutte le società, che oggi non sono
sottoposte ad alcun controllo e che
utilizzano in misura rilevante
finanziamenti e contributi pubblici,
ovvero che risultano eccessivamente
indebitate rispetto al loro patrimonio
netto, la nomina di un solo sindaco. In
questo caso i costi di controllo, ridotti
dall’introduzione del sindaco unico,
avrebbero come contraltare i costi
che ricadono sull’economia per
l’assenza di adeguati strumenti di
controllo e per l’eccessivo accesso al
credito senza alcuna attestazione di
attendibilità. In tal senso si è anche
dibattuto della utilità che il collegio
sindacale riveste e che ancor più
potrebbe rivestire nel rapporto tra le
società soggette a controllo e gli
Istituti di credito. Unanime
condivisione ha riscontrato, poi, l’idea
per le PMI di assommare in un’unica
figura tutte le funzioni di controllo, al
fine di evitare la moltiplicazione di
organi e funzioni aziendali. A tal
proposito sono stati analizzati i dati
che dimostrano che il 78% delle Spa
attribuisce i controlli contabili al
collegio sindacale e solo il 22% ad una
società di revisione. Del resto, se così
è, sarebbe assurdo prevedere la
proliferazione di nuove figure di
controllori o di nuovi organismi di
vigilanza, dotati di autonomia di
controllo, professionalità,
indipendenza e autodeterminazione,
perché nel nostro ordinamento un
organo, con queste funzioni, già
esiste: il collegio sindacale. 22 Le Idee
I costi standard
nel federalismo
Marco Piemonte
Componente del Direttivo IRDCEC
Per cominciare ad orientarsi e riempire di contenuti l’architettura
futura del nostro Paese
l federalismo fiscale è un
argomento del quale si è parlato
sempre più spesso negli ultimi
tre anni. In un primo momento
se ne è discusso per la sua
primaria importanza nel programma
politico; successivamente, per le sue
possibili applicazioni nei diversi
ambiti (gestione delle entrate e
razionalizzazione delle spese).
In entrambi i casi le parole sono state
utilizzate molto più dei numeri.
L’attività dell’IRDCEC in questo
periodo, su esplicito mandato del
CNDCEC, si è rivolta sia alle parole
che ai numeri.
In particolare, abbiamo cercato in
primo luogo di seguire l’evoluzione
della legge quadro, analizzando le
modifiche ad essa apportate nei vari
passaggi all’interno delle commissioni
parlamentari.
Una volta approvata la legge, abbiamo
poi evidenziato le sue criticità nel
documento n. 5, pubblicato sul sito
dell’Istituto di Ricerca.
In questa fase stiamo osservando l’iter
di emanazione dei decreti attuativi,
annotando tutti quelli che, a nostro
parere, costituiscono degli elementi di
criticità. Nello svolgimento di tale
attività, ci siamo più volte chiesti
come sarebbe stato attuato in
concreto il federalismo fiscale e,
soprattutto, se realmente ne
I
sarebbero potuti derivare effetti
benefici.
L’esigenza del sistema federale nasce
dall’assunto indicato nella metafora
dell’“albero storto” utilizzata dal
Ministro Tremonti per evidenziare la
differenza tra le entrate proprie degli
enti locali ed il loro livello di spesa.
Negli ultimi venti anni, infatti, se da
un lato l’autonomia tributaria degli
enti locali si è progressivamente
ampliata, dall’altro si è assistito ad un
effetto moltiplicativo della spesa che
ha determinato, da parte dello Stato,
un sempre maggiore livello di
trasferimenti che si basavano sul
criterio della spesa storica.
Un regime di tal genere non faceva
altro che moltiplicare le occasioni di
spesa improduttiva e gli sprechi, per
non parlare di altro…
L’idea del federalismo, dunque, si
fonda su due assunti: avvicinare le
entrate alla spesa e consentire un
controllo diretto delle attività svolte.
Si disegna un sistema in cui le tasse
che si pagano in un’area geografica
non finanziano un calderone che
distribuisce a pioggia le proprie
risorse. Al contrario, il cittadino e le
imprese, pagando le tasse, affidano a
chi le amministra il compito di gestire
al meglio l’erogazione dei servizi.
Pago le tasse, se non con maggior
piacere, almeno con maggiore
consapevolezza, sapendo che esse
servono a finanziare la scuola di mio
figlio, i mezzi di trasporto che utilizzo,
le strutture sanitarie di cui mi avvalgo
e così via. Se chi amministra lo ha
fatto bene, presumibilmente a fine
mandato sarà riconfermato; in caso
opposto, sarà inevitabile il suo
fallimento “politico”.
Come applicare dei numeri a questi
concetti semplicistici, ma che
fotografano la situazione?
La simulazione realizzata dall’Istituto
è partita dai dati Istat relativi alle
spese sostenute nelle Regioni nei
settori della sanità, dell’assistenza e
dell’istruzione. Tali voci, infatti,
raccolgono parte preponderante del
budget di spesa delle Regioni.
Si è poi tentato di individuare la
Regione efficiente per ognuna di
queste aree: in particolare, si è
confrontato l’ammontare delle spese
sostenute con una serie di 54 variabili
che in qualche modo tenessero conto
delle particolarità delle singole aree
geografiche. Popolazione,
configurazione del territorio, grado di
istruzione o disagio sociale sono solo
alcune di esse. Individuate le Regioni
efficienti (che nella nostra
simulazione sono risultate l’Umbria
per quanto riguarda sanità ed
assistenza e il Friuli per quanto
riguarda l’istruzione) abbiamo tentato
Le Idee
di replicare la struttura dei costi
“virtuosi” su tutte le altre regioni,
tenendo però conto delle specificità
sopra descritte. Il risultato è stato per
certi versi sorprendente e così si
sintetizza: al fine di garantire un
livello essenziale delle prestazioni
erogate, le Regioni del sud Italia,
caratterizzate da un livello di reddito
più basso, devono ricevere maggiori
risorse. Le Regioni del centro nord, di
contro, avendo sostanzialmente già
raggiunto tale livello di prestazioni,
vedono ridurre i trasferimenti da parte
dello Stato, visto che devono
semplicemente attestarsi ad una
gestione dei costi più efficiente.
L’esito finale della simulazione
evidenzia un risparmio complessivo di
poco inferiore ai sei miliardi di euro.
È evidente che la piena operatività del
federalismo passerà anche attraverso
la perequazione. Un sistema solidale,
infatti, non deve tendere a fornire
servizi migliori a chi è più ricco e
peggiori a chi è più povero.
Al contrario, le risorse che lo Stato
continuerà a gestire devono essere
destinate a colmare le differenze e ad
innestare processi virtuosi. Chi, in un
periodo transitorio piuttosto ampio,
darà prova di aver colto lo spirito
della legge, vedrà gradualmente
ridurre i trasferimenti all’area cui
appartiene in funzione delle maggiori
risorse che è riuscito a “liberare” sul
territorio. Chi, al contrario, non sarà
stato capace di innescare elementi di
miglioramento, vedrà negate tali
risorse. La ricerca è stata presentata
in occasione del Congresso di Napoli
nella tavola rotonda dal titolo “I costi
standard nel federalismo e
l’autonomia tributaria degli enti
territoriali”.
Dopo l’introduzione del Consigliere
nazionale Paolo Moretti, sul tema
hanno dibattuto: Gabriella Alemanno,
Direttore generale dell’Agenzia del
Territorio; Luca Antonini, Presidente
della Commissione tecnica paritetica
per l’attuazione del federalismo
23
fiscale (COPAFF); Giampietro
Brunello, Presidente della Società per
gli studi di settore (SOSE); Linda
Lanzillotta, Segretario della
Commissione parlamentare per
l’attuazione del federalismo fiscale
della Camera dei Deputati; Fabrizia
Lapecorella, Direttore generale del
Dipartimento delle Finanze; Maurizio
Leo, Componente della Commissione
Finanze della Camera dei Deputati;
ottimamente moderati dal giornalista
Bruno Vespa.
Le conclusioni sono state affidate al
Vicepresidente del Consiglio
Nazionale, Francesco Distefano, il
quale ha fatto presente che processi
così delicati necessitano di un
adeguato sistema di contabilizzazione
e controllo.
L’Istituto di Ricerca ha quindi già
iniziato una ulteriore attività di studio
volta a fornire il maggior supporto
possibile al Consiglio Nazionale, che
si preoccuperà di formulare proposte
concrete al legislatore. 26 Le Esperienze
L’Osservatorio
sulle società quotate
M.N.
Il ruolo della Professione per la Finanza Etica, l’Azionariato critico
e per un mercato non oligarchico
ilevante una delle
Esperienze portate
all’attenzione dei lavori
congressuali, quella
dell’Osservatorio sulle
società quotate.
Si è partiti dalla considerazione che la
professione del commercialista,
avvalendosi dei requisiti di
autorevolezza e indipendenza, che
sono insiti nella figura professionale,
può svolgere un ruolo fondamentale
nell’ambito della tutela degli
investitori e dei risparmiatori.
Il professionista, giovandosi di
quell’attività di controllo, potrebbe
rappresentare uno degli snodi cruciali
per la diffusione di informazioni
finanziarie attendibili per il mercato.
Tale attività rientra con quanto
previsto dal decreto legislativo 28
giugno 2005, n. 139, all’artolo 1,
comma 3, lettera g).
Il progetto diventerà a breve un
progetto recepito ed implementato su
scala nazionale, portando da 6 a 15 le
società monitorate dall’Ordine di
Napoli.
Rilevante l’impegno profuso dal
presidente dell’Ordine partenopeo,
Achille Coppola, e dal presidente della
Commissione Osservatorio Quotate di
Napoli, Emmanuela Saggese, che con
grande premura e dovizia di
R
particolari, hanno animato e
movimentato una tavola rotonda ricca
di spunti e significativi interventi.
Si è partiti da un’analisi dei dati.
La partecipazione
Con una accurata analisi della Borsa
Italiana, si sono mostrati i risultati
sul grado di partecipazione
dell’azionariato attivo:
il grado complessivo di
partecipazione degli shareholders
del settore retail alla vita delle
società quotate è praticamente
nullo o quasi nel 70% dei casi,
medio nel 21% e alto/estremamente
alto nel 7%;
nel 79% dei casi gli shareholders
non esercitano alcuno dei diritti
loro attribuiti in virtù del proprio
status di azionisti;
alla base del non esercizio dei
propri diritti esiste in primo luogo il
disinteresse/non utilità a essere
coinvolti in tali attività, che
riguarda il 53% degli intervistati;
il 44% invece sarebbe
potenzialmente interessato ma cita
degli ostacoli: il 16% non conosce
affatto i propri diritti, il 14% li
conosce ma non sa come
esercitarli, mentre il 19% ritiene
l’esercizio dei diritti troppo difficile
o costoso.
Un’indagine dell’Antitrust su banche,
assicurazioni e società di gestione del
risparmio, ha rilevato che l’80% dei
Le Esperienze
gruppi esaminati ha nei propri
organismi soggetti con incarichi in
concorrenza. Ciò pregiudica i requisiti
minimi di indipendenza degli
amministratori intesa come
autonomia di valutazione e
imparzialità nello svolgimento
dell’incarico.
Infatti l’esistenza di cumuli di
incarichi fra concorrenti può
compromettere proprio l’autonomia di
giudizio che ciascun membro degli
organi sociali deve mantenere.
L’Azionariato attivo
Risponde all’esigenza di assicurare
una maggiore partecipazione degli
investitori retail alla vita delle società
quotate (v. analisi Borsa Italiana).
È diretto a stimolare le società
quotate ad adottare comportamenti
sempre più trasparenti e buone regole
di governance (v. analisi Antitrust),
con il conseguente rafforzamento dei
principi di indipendenza degli
amministratori e della filiera dei
controlli (Collegio sindacale).
Il lavoro è diretto principalmente a:
tutelare gli Investitori di minoranza:
soggetti qualificati e dimensionati
come Casse di Previdenza delle
27
professioni, Fondazioni Bancarie,
Fondi Pensione, Fondi Comuni
d’Investimento;
rappresentare gli investitori di
minoranza e dei risparmiatori
consumatori ai sensi della legge n.
261/05;
fornire elementi a supporto della
tutela del risparmiatore.
Il progetto vede coinvolti non solo i
professionisti contabili, ma anche il
Movimento di tutela degli investitori
di minoranza e dei consumatori
promosso dalle libere professioni.
Associazione Impegno Civile www.impegnocivile.com.
A partire dal 2010 hanno partecipato a
tale progetto anche: soggetti
finanziari; Banca Etica; Fondo Pegaso
- Fondo pensione complementare;
Cassa Previdenza Ragionieri.
I progetti per il futuro saranno:
Lungo periodo (tre anni)
- Costituzione entità apposita a
supporto della qualificata attività
riservata dall’ordinamento
professionale;
- Realizzazione banca dati imprese
quotate e di maggiori dimensioni,
organizzata: per settore di attività (v.
banca, assicurazione, utilities,
trasporti, ecc.); per impresa quotata
(tutte quelle presso Borsa Italiana –
FTSE MIB) e secondo uno standard
definito tendente a privilegiare tre
direttrici-servizi: Tutela investitori
minoranza; Tutela consumatoririsparmiatori; Consulenza
investimento.
Medio periodo (due anni)
Realizzazione banca dati imprese
quotate e di maggiori dimensioni,
organizzata: per impresa quotata
(FTSE MIB);
Breve periodo (un anno)
Attività sperimentali e di “impianto
pilota”. 28 Le Esperienze
La Green Economy
Chiara Mio
Presidente della Commissione Consulenza Ambientale CNDCEC
Per un’economia di successo e sostenibile
are i conti con l’ambiente!
È stato questo uno dei temi
affrontati nel corso del
Congresso nazionale di
Napoli, cui è stata dedicata
una specifica sessione congressuale affidata alla cura del Consigliere
delegato Giovanni Gerardo Parente ad ulteriore dimostrazione della
sensibilità della categoria verso lo
sviluppo di un sistema economicoproduttico davvero sostenibile. Tra gli
obiettivi del confronto, quello di
ragionare sull’insufficienza della
dimensione economica per misurare il
successo dell’impresa (e di qualsiasi
attività umana) e sulla necessità di
F
tenere conto, nei processi di
rendicontazione aziendale, anche
delle variabili ambientali e sociali.
Peraltro, già dal 1999 la professione
economico-contabile si è resa conto
della necessità di presidiare con
attenzione e in modo specifico l’area
della sostenibilità (intesa come area
relativa alle tematiche di
environmental, social e governance –
Esg – sustainability), settore oggetto,
allora come oggi, di un’evoluzione
quanto mai rapida e poco prevedibile,
con riguardo sia alla cornice
normativa nazionale ed internazionale
sia ai potenziali spazi ed aree di
sviluppo professionale. Obiettivo di
tale attività è assumere un ruolo proattivo e supportare le aziende nel
perseguire, con responsabilità,
strategie e politiche di sviluppo
sostenibile, nella consapevolezza della
loro importanza per il benessere
sociale. Si tratta, cioè, di seguire
l’evoluzione delle problematiche
ambientali in ambito nazionale ed
internazionale, in relazione alle realtà
delle aziende e degli enti pubblici,
anche nell’ottica di individuare in tali
settori nuove opportunità,
responsabilità e competenze per
l’esercizio della professione dei
dottori commercialisti e degli esperti
contabili.
Le Esperienze
A livello di organo nazionale di
categoria, il monitoraggio e lo
sviluppo della materia sono stati
realizzati attraverso l’attività e il
supporto tecnico di una specifica
Commissione di studio “Consulenza
ambientale”, istituita nell’ambito
dell’area di delega “Consulenza
direzionale e organizzazione
aziendale”. In questa prospettiva, la
professione ha voluto offrire il proprio
contributo, sia sul piano scientifico
sia sul piano educativo. Ed in effetti,
da un lato, essa cerca di individuare
nuovi strumenti di misurazione e di
rappresentazione delle ricadute
ambientali e sociali dell’agire
d’impresa e delle sue modalità
produttive, andando oltre le misure
quantitative di pura crescita
“dimensionale”, nell’ottica della
massimizzazione qualitativa sia dei
fattori di produzione sia dei processi
sviluppati; dall’altro lato, ritiene di
poter accompagnare le imprese in un
percorso di ”interiorizzazione” (nei
propri comportamenti gestionali) di
un’attenzione consapevole verso
l’ambiente e i propri stakeholder,
aiutando così imprenditori e manager
a considerare rilevanti, nelle loro
strategie, anche l’ambiente e la
socialità, e a fissare obiettivi e
percorsi di sviluppo che creino valore
nel lungo termine.
Nella sessione “Green economy” si
sono confrontati i rappresentanti della
professione, delle imprese e degli enti
regolatori: professionisti e imprese
hanno contribuito con le proprie
esperienze nella ricerca della
massimizzazione della TBL (Triple
Bottom Line); l’ente “regolatore”, nel
caso di specie la Regione, ha indicato
le priorità politiche e le scelte
strategiche dei prossimi anni.
Nel corso della stessa sessione, il
CNDCEC ha poi presentato tre nuovi
documenti tecnici relativi ad
altrettante tematiche critiche della
sostenibilità, al fine di confrontarsi
con la categoria partendo dalle
riflessioni pertinenti a ciascun
argomento trattato dai singoli
documenti.
In particolare, oltre al documento
tecnico in materia di indicazioni e
raccomandazioni per l’attività di
controllo sulle tematiche ambientali e
all’indagine sull’applicazione delle
indicazioni del CNDCEC per la
redazione della relazione sulla
gestione alla luce delle novità
introdotte dal D.lgs. n. 32/2007, con
particolare riferimento all’informativa
sull’ambiente e sul personale, il
CNDCEC ha illustrato i contenuti
della sua proposta di modifica
normativa: rendere finalmente
obbligatoria la rendicontazione di
sostenibilità per le imprese
beneficiarie di risorse pubbliche ai fini
dell’investimento produttivo.
In sintesi, il ragionamento della
professione è il seguente: in un
contesto di risorse limitate e, in
particolare, di risorse pubbliche,
l’intervento pubblico nelle aziende
attraverso iniziative e processi di
finanziamento richiede un’attenzione
eccezionale, non solo nell’ambito del
controllo formale e amministrativo
sulla correttezza delle procedure di
finanziamento, ma anche con riguardo
alla rendicontazione degli effetti
sociali del denaro pubblico destinato
al settore privato: gli attuali sistemi di
controllo hanno soprattutto finalità di
verifica procedurale ma non di
valutazione di merito degli effetti
prodotti, prevedendo la pubblicazione
degli effetti economici diretti degli
investimenti effettuati attraverso la
contabilizzazione del contributo nei
29
prospetti di bilancio. In termini di
accountability, questa situazione
appare inaccettabile, tanto per le
imprese quanto, soprattutto, per le
aziende di erogazione: la collettività
che ha finanziato tali interventi
tramite misure statali è infatti
interessata a conoscere anche una
serie di altre informazioni, quali, ad
esempio, i posti di lavoro creati con
l’investimento, la qualità di tali posti
di lavoro, l’impatto sull’ambiente
dell’investimento, gli effetti indiretti
creati nella comunità di riferimento.
Appare perciò necessario cambiare la
logica dell’intervento pubblico nel
settore privato, chiedendo alle
aziende di rendere conto,
obbligatoriamente, degli effetti
prodotti in termini di impatto sociale
e ambientale degli investimenti
effettuati con risorse pubbliche.
Non si tratta soltanto di promuovere il
rispetto della legge, ma di operare un
cambiamento nella mentalità corrente
che stimoli le imprese beneficiarie di
risorse pubbliche a rendere conto
(inizialmente solo ex post, ma in
prospettiva anche ex ante) degli
impatti sociali e ambientali generati
dagli investimenti effettuati.
A chi giova disporre di aziende
profittevoli ma insediate in un
territorio deturpato? A chi piace
lavorare in uffici collocati in città e
periferie sempre più inquinate, con
un’aria irrespirabile e dove il traffico
può diventare un vero e proprio
ostacolo anche alla mobilità sociale?
Certo, non è possibile attribuire un
prezzo alla bellezza dei luoghi che
ospitano gli insediamenti umani, ma è
altrettanto certo che la salute e la
bellezza del paesaggio hanno un
grande valore, e che attribuiscono un
maggior valore anche alle attività che
vi si svolgono. 30 Le Esperienze
Impegno Civile
M.N.
La professione a tutela del cittadino per la valorizzazione del consumo
critico. Lo Sportello del consumatore-risparmiatore. Il Progetto scuola
na delle “Esperienze”
portate alla ribalta del
Congresso è certamente
stata quella
dell’Associazione
IMPEGNO CIVILE patto delle
professioni per la tutela dei
consumatori, nata nel gennaio 2006
con lo scopo di tutelare i diritti
e gli interessi dei consumatori
(cittadini privati, imprenditori,
società, enti pubblici e privati) e degli
utenti di beni e servizi, nonché dei
risparmiatori-contribuenti, favorendo
loro qualsiasi tipo di iniziativa idonea
a garantirli.
In primis, l’Associazione si propone di
difendere il diritto alla tutela del
risparmio, all’educazione, all’uso del
denaro per prevenire il fenomeno del
sovraindebitamento e dell’usura; il
diritto alla sicurezza e alla qualità dei
prodotti e dei servizi; il diritto ad una
informazione adeguata e ad una
pubblicità corretta; il diritto
all’erogazione dei servizi pubblici
secondo standard di qualità ed
efficienza. Vi partecipano tutti i
principali Ordini professionali
partenopei (medici, avvocati,
commercialisti, ingegneri, ecc.). Nel
corso dei lavori sono stati illustrati i
progetti e le iniziative che
l’Associazione sta portando avanti e
che in sintesi sono:
“Lo sportello del ConsumatoreRisparmiatore”, con il quale,
U
attraverso protocolli di intesa con
Enti locali, l’Associazione fornisce un
servizio di prima informazione al
cittadino sulle tematiche rientranti
nelle competenze professionali degli
associati. Il tutto finalizzato alla tutela
dei diritti del cittadino e a favorire una
maggiore consapevolezza nelle scelte
da intraprendere;
“Educazione al risparmio e al
consumo consapevole”, progetto
formativo finalizzato agli studenti
delle scuole medie di primo e secondo
grado. Il progetto vuole favorire nei
giovani consumatori la capacità di
discernere tra comportamenti corretti
e non, aiutandoli a capire come, ad
esempio, utilizzare in maniera oculata
il denaro o come assumere
comportamenti a tutela dell’ambiente
e della salute;
“Mediazione familiare”, consiste in
un intervento di natura professionale
finalizzato alla riorganizzazione delle
relazioni familiari in presenza di
situazioni patologiche che possono
sfiociare in separazioni e/o divorzi.
La mediazione familiare è una
disciplina trasversale che utilizza
conoscenze proprie alla sociologia,
alla psicologia e alla giurisprudenza,
finalizzata all’utilizzo di tecniche
specifiche quali quelle di mediazione
e di negoziazione del conflitto. 32 Le Esperienze
L’Unione per il Mediterraneo
Noemi Di Segni
CNDCEC
Per capire insieme le opportunità che nascono dalla consapevolezza
di quante cose uniscono i popoli più della moneta
eculiarità e sviluppi
nell’area del Mediterraneo
sono stati al centro della
sessione congressuale
internazionale, coordinata
dal Consigliere nazionale Giancarlo
Attolini. Una mattinata intensa di
approfondimento e di condivisione, di
ricerche ed esperienze relative ai
progetti nell’area e al ruolo specifico
che oggi la professione economicogiuridico-contabile svolge nei confronti
delle imprese e delle diverse agenzie
governative.
Su uno degli edifici dell’ampia sede
congressuale una scritta ripetuta in
diverse lingue, “Ama il diverso”, ha
fatto riflettere sul valore aggiunto del
confronto con le esperienze e i
patrimoni altrui. Perché è dal confronto
e dallo scambio che nasce un
patrimonio divenuto comune, che
professionisti, istituzioni, imprese e
cittadini concorrono ad arricchire e
plasmare ogni giorno.
Il Mediterraneo, un esempio di
integrazione e di contaminazione in
positivo. Così come è stato definito
anche dal Presidente Siciliotti in
apertura dei lavori. È su questo
richiamo che si sono susseguiti gli
interventi dei diversi relatori.
In apertura della tavola è stata
presentata la Fédération des Experts
Comptables Méditerranéens (FCM),
l’associazione, nata nel 1999 e
rappresentativa di 22 istituti
professionali presenti in 17 diversi
Paesi, che oggi è attivamente
P
impegnata a mettere a beneficio
dell’intera collettività mediterranea e
delle istituzioni europee i saperi e le
competenze dei commercialisti.
Tra i relatori, Lino Cardarelli, Vice
Segretario Generale Vicario dall’Unione
per il Mediterraneo, ha messo in
evidenza gli obiettivi della nuova
istituzione pronta a cogliere le sfide
presenti nell’area. Una istituzione che
non intende sovrapporsi a quelle
comunitarie già esistenti, bensì agisce
da facilitatore per la migliore
realizzazione degli accordi già esistenti.
Non dello stesso avviso Andrea Amato,
Presidente dell’Istituto per il
Mediterraneo (IMED), secondo il quale
l’iniziativa dell’Unione per il
Mediterraneo rischia di creare ulteriori
sovrapposizioni e andrebbe rivisitata.
Amato ha poi illustrato le diverse
modalità di integrazione economica
che caratterizzano oggi la regione del
Mediterraneo, i rapporti di convergenza
e di cooperazione.
In ogni caso, i relatori intervenuti
hanno concordato sull’importante
ruolo che la professione contabile può
e deve svolgere grazie anche al
rapporto fiduciario che lo lega
all’imprenditore, oltre alle tipiche
competenze tecnico-professionali.
Rym Ayadi, ricercatrice senior presso il
Centre for European Policy Studies, ha
presentato il progetto di ricerca sulle
prospettive di sviluppo finanziario
nell’area, delineando gli orizzonti del
futuro e le particolari sfide per i
finanziamenti delle PMI nella regione
del Mediterraneo.
Guido Clary, Senior Policy Officer della
BEI, nel FEMIP, ha rappresentato
l’iniziativa Mediterranean Business
Development Initiative-MBDI e la
relativa inziativa di finanziamento. In
particolare, ha sottolineato come la
selezione dei progetti è focalizzata sul
valore e le potenzialità del progetto
stesso e intende prescindere da una
distribuzione aprioristicamente
determinata per i diversi Paesi.
Salvador Font-Salas, Senior Manager e
coordinatore nell’ambito del progetto
Euromed ha condiviso con i
partecipanti le varie ricerche, in
particolare quella relativa ai sistemi di
vigilanza nell’ambito della revisione
contabile nei diversi Paesi, realizzata
con l’impegno e il supporto scientifico
della FCM.
In chiusura, Sylvie Vogel, oggi Chair
della Small and Medium Practices
Committee (SMPC) dell’IFAC
(International Federation of
Accountants) ha posto in evidenza la
rilevanza del contributo della FCM ai
progetti di ricerca e alle pubblicazioni
IFAC sui temi delle PMI, per la notevole,
e forse unica, concentrazione di piccole
e medie imprese nella regione.
La FCM è stata accreditata dall’IFAC
quale acknowledged accountancy
grouping per la Regione Mediterranea e
rappresenta un partner strategico.
Tutte le relazioni e le presentazioni
sono disponibili sul sito
www.commercialisti.it “area
internazionale”. 34
Cronaca
Pronti a rimboccarci
le maniche
Fabio Pisani
Dalle tante voci dei congressisti apprezzamento per l’intervento
di Siciliotti. “Ora ci attende un grande e difficile lavoro per calarlo nella realtà”
on è stato difficile - per il cronista raccogliere voci, commenti, impressioni dei
congressisti. La prima sensazione che se ne
ricava è il piacere di stare assieme,
raccontare e raccontarsi, condividere quel
grande senso di appartenenza che caratterizza tutti.
Con l’orgoglio, niente affatto celato, di essere pronti a
rimboccarsi le maniche per fare davvero qualcosa di
concreto per il Paese.
“Mi aspetto che la categoria esca da questo Congresso
N
ancora più rafforzata, dando di sé una immagine migliore dice Germano Lato dell’Ordine di Cassino - ed in grado di
fornire alle imprese un servizio professionale di consulenza
economica oltre che fiscale per accompagnarle all’uscita
dalla attuale crisi”.
All’Europa e al mondo vuole aprirsi Stefania Antonelli di
Fermo. “Mi aspetto - spiega - un’apertura sui temi della
globalizzazione per far emergere una figura di
commercialista nuova e moderna”. Simone Della Bruna,
romano, e Silvia Cianfini, perugina, sono due neofiti
Cronaca
dei Congressi nazionali. Entrambi si attendono molto
dai lavori della tre giorni napoletana perché - dicono - gli
argomenti sono tutti assai interessanti.
Alcuni temi specifici stanno a cuore ai Congressisti.
Giorgio Madonna, di Napoli, si augura che durante i lavori
si possa affrontare il problema della rappresentanza e della
difesa dei nostri clienti di fronte alle Commissioni
tributarie, in materia di previdenza e di lavoro, mentre il
casertano Antonio Pesce si aspetta idee e proposte per
uscire dallo stato di crisi in cui versa il Paese ed in
particolare la Regione Campania che, spiega, “ha tanti
svantaggi strutturali ma anche tante potenzialità ancora
inespresse”.
Anche il tema dei rapporti con l’Amministrazione fa
capolino. Domenico Pironti, di Foggia, lo dice chiaramente:
“Sono qui per cercare di contribuire alla risoluzione dei
mille problemi cui si trova di fronte la nostra professione;
non ultimi quelli che rappresentano una semplificazione
per l’Agenzia delle Entrate ma una complicazione per i
nostri studi”. Gli fa eco il potentino Giovanni Olita che
sottolinea come il Congresso sia importante “perché ci
permetterà di capire dove ci porteranno le sempre nuove
norme pensate dalla burocrazia mentre noi puntiamo a
favorire la semplificazione dei rapporti tra i contribuenti e
l’Amministrazione.”
La relazione introduttiva svolta dal Presidente nazionale
Claudio Siciliotti ha raccolto un diffuso apprezzamento.
“Siciliotti - dice Andrea Villani, di Parma - ha toccato quei
temi e quegli aspetti che tutti noi sentiamo e viviamo
quotidianamente. Mai come in questi ultimi anni
avvertiamo l’importanza raggiunta dalla nostra categoria e,
con orgoglio, quanto sia utile alla nostra Italia.” Gli fa eco il
salernitano Oscar De Franciscis che si dichiara
“estremamente soddisfatto della relazione del Presidente
che ha dimostrato una visione generale delle
problematiche del Paese e non solo di quelle riferite
esclusivamente alla nostra categoria”. Fa capolino anche il
tema dell’unificazione con il napoletano Giovanni Granata
che sottolinea come Siciliotti abbia dimostrato ancora una
volta che “l’unificazione delle due precedenti professioni
possa davvero portarci lontano”. “Un lucido intervento
poggiato sulla realtà vissuta in questo momento dal Paese definisce la relazione Francesco Caldiero, di Latina - con
un richiamo ai professionisti, ed ai commercialisti in
particolare, a fare quello che è necessario”, mentre Marco
Da Prato di Lucca, assegna un “molto bravo” a Siciliotti per
aver saputo individuare quelli che sono i problemi italiani e
35
richiamare i valori morali che sembrano perduti, anche se
la definisce “un po’ carente” sul piano delle esigenze
pratiche e concrete della categoria. Più lapidari altri
giudizi: Gianluca Polidori di Frosinone definisce la
relazione “molto incisiva e molto istrionica, oltre che
politica”; per Domenico Basile di Castrovillari “qualificata e
che ci mette in risalto quale professione del futuro”; per la
napoletana Ornella Renella di Napoli “schietta, efficace,
dura e condivisibile, soprattutto nella parte dove bacchetta
la nostra classe politica”. “Relazione lungimirante”, la
definisce Giuseppe Savona, anche lui di Napoli, che
aggiunge come essa abbia “centrato l’obiettivo di dare al
Governo la possibilità di non sbagliare, in tema di fisco,
puntando sul redditometro, arma giusta per combattere
l’evasione”.
La veneziana Maria Sandra Tiozzo Bastianello afferma di
“ritrovarsi in pieno con tutti i principi enunciati da Siciliotti
sul modo di intendere la professione; credo abbia lanciato
un messaggio importante soprattutto dove ricorda che
ognuno di noi deve fare la propria parte”.
Molto concreta, per Maria Costetti di Reggio Emilia;
proficua soprattutto per i giovani, per Elena Ferruzzi di
Casale Monferrato, che apprezza l’impegno espresso dal
Presidente proprio verso i giovani colleghi; con un’ampia
visione delle professioni economiche, per Eliodoro
Ferraioli di Nocera Inferiore. “Ottima”, la definisce Bruno
Secchi di Frosinone, che tuttavia poi aggiunge: “Peccato
però che siamo sempre malati di autoreferenzialità. Ci
riteniamo sempre troppo bravi”.
Giovanni Ambrosio, di Nola, si definisce soddisfatto ed
orgoglioso di questo Presidente, “che spero non faccia il
pensiero di passare alla politica”. Bella, alta e di grande
profilo, per Teresa Naddeo di Milano, secondo cui dovrà
seguire un grande e difficile lavoro per calarla nella realtà;
sicuramente alcuni obiettivi, come quello della lotta
all’evasione, si possono raggiungere”. Daniele Manenti,
ragusano, l’ha trovata “accorata ed evangelica soprattutto
nei richiami ai valori e all’etica”. Per Carmela Boleto di
Bari, la relazione di Siciliotti è stata “decisamente molto
efficace anche perché ha toccato l’importante tema del
valore dell’individuo e del ruolo che esso, come
professionista, può svolgere a favore del Paese”.
Per Marina Calderone, Presidente del Cup, infine, colpisce
la profondità delle riflessioni soprattutto là dove mette in
evidenza il ruolo di responsabilità dei professionisti che
hanno a cuore le sorti del Paese e si rendono anche conto
che è necessaria una inversione di rotta. 37
Ecco i numeri
Marcello Febert
LA ILARIO D’AMICO: ha aperto il Congresso, ha
presentato il presidente Coppola e il presidente Siciliotti,
ha coordinato la prima sessione di lavoro sull’Upgrade
costituzionale dello Statuto del contribuente; la brillante
conduttrice dopo averci definito bionici un anno e mezzo fa
a Torino, oggi ci definisce capaci, testardi e tenaci… e noi
continueremo ad invitarla testardamente e tenacemente.
i congressi nazionali organizzati dal primo Consiglio
Nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti
contabili; è stato più volte detto che i titoli, ancorché
altisonanti, costituiscono esclusivamente lo sforzo creativo
di partenza, siamo concordi però siamo curiosi dopo
“Protagonisti del cambiamento” – “Per un Paese migliore”,
quale sarà il terzo refrain?
le splendide giornate che
Napoli ha regalato ai
congressisti, poco sole, vento
assente,
temperatura
mite,
condizioni impareggiabili per la
faticosa tre giorni convegnistica.
i gol che la squadra del
Consiglio
Nazionale
ha
realizzato contro la squadra
dell’Agenzia delle Entrate; 4-0
contro gli amici che ogni tanto aprono le verifiche sotto
scadenza, o ad agosto dopo avere fatto (loro) le ferie a
luglio; 4 reti a chi solitamente dall’altro lato della scrivania
verbalizza di tutto contro di noi e contro i nostri clienti; 4
pappine e a casa… della serie avversari solo in campo.
le donne che hanno coordinato le tavole rotonde
congressuali in ordine: Ilaria D’amico (per i maligni
l’ordine è rigorosamente d’apparizione), Marcella Caradonna,
il nostro direttore Maria Luisa Campise, Giulia Pusterla,
Barbara Palombelli, Myrta Merlino, Emmanuela Saggese.
Nessuna di loro è stata chiamata a coordinare la sessione
relativa alle quote di genere.
(o meglio ancora 3x4) i lavori congressuali che
hanno dato forma al congresso:
4 progetti chiavi in mano - 4 idee - 4 esperienze.
La formula è stata gradita. Molto apprezzati i 4 progetti
compiuti e finiti, anche se forse in alcuni momenti la troppa
carne al fuoco ha costretto anche i più volenterosi a fare da
ping-pong tra una relazione e l’altra.
i colleghi che hanno avuto l’ardore ed il
coraggio di entrare nel confessionale (ribattezzato
Professionale da “PRESS”) per lasciare una testimonianza
sul Congresso; tra questi segnaliamo Rita che in mattinata
ha avuto la bravura di portare dentro il segretario Sganga,
e Maria Grazia, che nel pomeriggio ha centrato il bersaglio
grosso carpendo nel finale una mini intervista/confessione
al presidente Siciliotti.
i colleghi dell’Ordine di Napoli che, al netto del loro
presidente Coppola, sono riusciti nell’ardua impresa
di farsi immortalare nella scalinata dell’Auditorium. Non è
stato facile ospitare un congresso così partecipato e, forse,
non tutto ha funzionato alla perfezione, ma il consiglio
dell’Ordine di Napoli si è
contraddistinto per la forza, la
tenacia e l’unità con cui ha portato
avanti l’impegno organizzativo.
le persone coinvolte, a
vario titolo, nelle 12
tavole rotonde tra coordinatori,
moderatori e relatori; tutti
brillanti e coinvolgenti, le
relazioni e gli interventi talvolta,
sebbene interessanti, hanno
dovuto subire la tagliola dei tempi pressanti.
circa gli iscritti al Congresso partenopeo,
molto apprezzato il trolley in omaggio a
tutti i partecipanti; inoltre sempre in omaggio i gemelli con
il logo epitrocoidale per gli uomini e gli orecchini per le
donne; graziosi, ma... sfido chiunque ad indossarli
all’indomani del congresso.
circa, i commercialisti che tra
l’esserci o non esserci hanno scelto
per la seconda opzione, chi per scelta personale, chi per
impegni familiari, chi per impegni lavorativi.
i ministri presenti, così come del resto gli altri big della
politica nazionale. Il Consiglio sta tentando in tutti i
modi di alzare il livello dei temi parlando al Paese ed alla
politica; la politica sembra però ormai sempre più lontana
dai problemi del Paese, certamente più importante
sgomitare per essere presenti a delle stucchevoli e litigiose
trasmissioni televisive.
Per loro anche il nostro voto è 0. 1
89
2
93
3
4
7
12
126
2.300
107.700
0
Fuori Campo
Un Congresso
da record
Giannetti
Per i numeri, i progetti, le idee, le esperienze e… le dimenticanze
l 2° Congresso nazionale di
Napoli passerà con ogni
probabilità alla storia come il 2°
Congresso nazionale di Napoli.
Un altro prestigioso successo
incastonato nella vita della nostra
Categoria.
Partiamo dai numeri dell’evento.
I congressisti: oltre 2.300, battuto il
precedente record di Torino 2008.
I colleghi di Torino però non se ne
abbiano a male, sono abbastanza
convinto che, se ci mettiamo con un
po’ di buona volontà a scartabellare,
c’è spazio perché ognuno abbia il
proprio record: a Napoli il record dei
presenti, a Torino il record dei
paganti.
Le tavole rotonde: ben 12, suddivise
in quattro progetti, quattro idee e
quattro esperienze. Talmente tante da
chiedersi come sia stato possibile
riuscire ad incastrarle tutte senza
creare sovrapposizioni e problemi
organizzativi. Domanda ottima,
perché infatti la risposta è:
non è stato possibile.
Il top è stato toccato alla fine della
mattinata di venerdì, quando la tavola
rotonda sulla conciliazione è stata
brutalmente interrotta, perché
cominciata già con un ritardo di circa
un’ora per colpa della precedente
tavola sulla gestione dei beni
I
sequestrati alla malavita, stava
ulteriormente sforando a tutto danno
della tavola rotonda su pari
opportunità e quote di genere che, a
questo punto, rischiava di non avere
più spazio alcuno, perché alcuni
relatori esterni dovevano andarsene.
Nella confusione più generale, i
colleghi della tavola sui beni
sequestrati hanno sequestrato i tavoli
e le sedie dei colleghi della
conciliazione, i quali, forti della loro
specializzazione, sono comunque
riusciti a impostare una mediazione
con le colleghe delle pari opportunità.
Una mediazione che però non ha
accontentato tutti, se è vero che il
Consigliere nazionale delegato d’area
alla conciliazione, Felice Ruscetta,
mentre le sue truppe cammellate
sfilavano a testa bassa giù dal palco
per fare posto alle guerriere delle
quote di genere, rilasciava al New
York Times un amaro commento:
“Pari opportunità? Evidentemente non
tra tavole rotonde”.
Le cene: due, di cui una di Gala, con
tanto di controcena di Gola,
organizzata dall’Unione giovani in uno
dei peggiori bar di Caracas.
La prima cena, quella non di gala,
giovedì sera; organizzata a buffet in
una grande sala della Fiera di
Oltremare (dove si teneva il
congresso) rigorosamente priva di
sedie, probabilmente per non
rischiare che si potesse confonderla
con quella di gala.
Subito ribattezzata “cena Highlander”
(“ne rimarrà soltanto uno…”), perché
circa un terzo dei congressisti, in
prevalenza quelli “da fuori”, sono
crollati là, dopo una giornata
cominciata la mattina presto, se non
prestissimo, per arrivare a Napoli e un
pomeriggio subito denso di emozioni.
Voci di corridoio parlano di un’unica
sedia ammessa in tutta la sala, portata
per alleviare le pene del Consigliere
nazionale Giulia Pusterla, ormai priva
delle forze necessarie per gestire i
comodi tacchi 12 su cui si reggeva
dall’alba.
La seconda cena, quella di gala,
venerdì sera; organizzata presso la
suggestiva Stazione marittima di
Napoli, con una serie di tavoli a loro
volta suddivisi in più sale, secondo la
concezione dantesca del Paradiso:
man mano che ci si avvicinava al
tavolo del Presidente Siciliotti, la sala
era più bella, i tavoli meglio
apparecchiati, le pietanze più calde e
persino le cameriere più gnocche.
I politici presenti: pochi, ma del
resto eravamo stati buoni profeti nel
precedente numero di Press.
Al di là delle belle parole e del “volare
39
alto”, stiamo sgomitando mica poco e
ci mancherebbe che non fosse così.
Solo per citare alcuni tra i vari fronti
su cui, con discrezione, ma
determinazione, stiamo lavorando a
tutta: vogliamo i decreti sulla
revisione in un certo modo ben
preciso; spariamo a zero sul
riconoscimento delle associazioni;
rompiamo le scatole sul redditometro
“selvaggio” che vorrebbero introdurre
per far quadrare i conti a spese dei
cittadini; chiediamo sicurezze sulle
cessioni di quote di srl e nuovi
ampliamenti alle cessioni e agli affitti
di aziende; abbiamo appena ottenuto
un adeguamento del 50% della tariffa
che altre categorie si sognano; siamo
riusciti a imporre la presenza della
rappresentanza dei professionisti
nell’organismo direttivo degli enti
camerali; teniamo la palla al centro
sulla mediazione obbligatoria senza
riserve a favore degli avvocati.
Non siamo ancora abbastanza forti da
riuscire a ottenere tutto senza creare
qualche frizione con il potere politico,
ma non siamo più neppure così deboli
e privi di centralità mediatica che un
politico può venire da noi, promettere
cose soltanto per prendersi un
applauso e pensare poi di non pagare
dazio su giornali e televisioni se
davvero non si impegnerà per attuarle.
Va bene così: stiamo diventando
grandi e l’assenza di una adeguata
rappresentanza politica al nostro
congresso, in questa fase della nostra
“adolescenza”, è nulla più che un
brufolo che presto scomparirà da
solo, con naturalezza.
Le relazioni del Presidente: due,
una all’inizio e una alla fine.
La relazione di apertura: lunga,
appassionata e brillante.
Un vero e proprio “discorso alla
Nazione” come ha poi sottolineato il
Sottosegretario Casero.
Embè, caro Sottosegretario?
Forse che questo tipo di relazioni può
farle solo il Presidente di
Confindustria o qualche Segretario dei
sindacati confederali?
I commercialisti italiani non solo
hanno altrettanto da dire, ma hanno
probabilmente anche una competenza
tecnica media superiore e una
sensibilità sociale capace di mediare
assai di più tra le varie istanze di
parte.
Da questo punto di vista, solo il nostro
stesso provincialismo potrebbe
righettizzarci alla dimensione di meri
interlocutori tecnici, anziché di
interlocutori socio-economici.
La relazione di chiusura: breve,
emozionata e, diciamolo, un po’ goffa.
Aveva appena finito di parlare
Umberto Ambrosoli, in sala c’era una
palpabile emozione e più di qualche
occhio lucido: Siciliotti era
visibilmente “andato” dal punto di
vista emotivo, tanto che si è persino
dimenticato, lì per lì, di dare luogo alla
cerimonia di passaggio del testimone
tra Napoli e Bari, dove si terrà nel
2012 il 3° Congresso nazionale,
nonché di chiamare sul palco, per il
saluto finale, i suoi 20 Consiglieri
nazionali.
Ecco: di tutti i possibili intoppi
organizzativi di cui abbiamo parlato,
sia quelli veri sia quelli inventati per
strapparvi un sorriso, questo è l’unico
che, se si ripresentasse a Bari 2012, ci
dispiacerebbe, ma solo fino a un certo
punto.
La perfezione è bene, ma emozionarsi
per davvero, a volte, è meglio. 41
Primo Piano
Il contrasto al fenomeno dei ‘white collar crimes’,
legalità preventiva e responsabilità morale
di Andrea Aiello
ODCEC di Catania
Nell’economia moderna risulta
i reati commessi nell’interesse o a vantaggio dell’ente
sempre più
collettivo, l’evoluzione della complessa normativa
complesso distinguere i mercati leciti da quelli illeciti.
antiriciclaggio, con ultimo la legge 73/2010 e la manovra
Processi legali e dinamiche criminali rischiano così di
correttiva 2010, sono tutti specifici interventi volti a
trovare forme e luoghi di pacifica convivenza. È una ‘zona
contrastare tali reati.
d’ombra’ sulla quale si innestano i reati dei c.d. ‘colletti
L’efficacia di tali provvedimenti resta tuttavia limitata
bianchi’, oggi sempre più all’attenzione dell’opinione
dall’ambiguità che caratterizza il ‘white-collar crime’, sia
pubblica. Questa forma di devianza, di per sé
nella prospettiva dei soggetti che delinquono, sia rispetto
controversa, ha rivestito negli ultimi anni una posizione
alla percezione dei crimini da parte dell'opinione
di assoluto rilievo non solo nel dibattito scientifico, ma
pubblica. Qual’è, ad esempio, la linea di confine tra
anche in quello politico ed economico, anche grazie
pratiche elusive della tassazione e il reato di evasione
all’emersione di enormi scandali finanziari ed economici.
fiscale? Tale ambiguità discende dalla morale quotidiana,
I reati dei colletti bianchi (introdotta dal criminologo
dal senso civico dei nostri tempi. Tale efficacia è, altresì,
Edwin Sutherland negli anni ‘40) si manifestano di solito
limitata dal mancato coinvolgimento delle categorie
nel campo degli affari in falsità di rendiconti finanziari di
economiche tenute alla loro applicazione nella stesura
società, nella corruzione diretta o indiretta di pubblici
degli stessi da parte del legislatore. Esemplificativo in tal
ufficiali, nella frode nell’esercizio del commercio,
senso il dato delle sole ventuno segnalazioni
nell’appropriazione di fondi, nella frode
sospette di riciclaggio effettuate da
fiscale, nel riciclaggio di denaro, nella
commercialisti e revisori su oltre 15.000
bancarotta. Tali reati risultano oggi
“La
responsabilità
del
segnalazioni pervenute all’UIC nel primo
sottovalutati e maggiormente tollerati
proprio ruolo semestre del 2010. Questi temi sono stati
dalla società in quanto non incidino
economico-sociale è affrontati in una sessione dell’ultimo
direttamente sugli interessi del singolo,
ma soltano in via indiretta. Essi sono in
l’unica via per Convegno nazionale dell’Ungdcec tenutosi
grado di derubare senza violenza e
contribuire nei fatti a Catania ad inzio ottobre. Quale può essere
oggi il tangibile contributo alla legalità che è
sottrarre senza violare la proprietà. Si
a
ricondurre
il
fenomeno
realistico e legittimo chiedere al
tratta di reati complessi, spesso ben
dei reati dei colletti commercialista nell’esercizio della propria
organizzati, difficili da definire, eppure
bianchi livelli fisiologici attività?
particolarmente gravi perché, lentamente
e inesorabilmente, distruggono il tessuto
e non più patologici” La conclusione cui si è giunti abbandona
l’ambizioso profilo di professionista
dei nostri rapporti sociali, dell’economia,
‘garante della legalità’ per proporre quello di
della finanza, del risparmio, del lavoro. Nell’azione di
professionista ‘responsabile’. La consapevolezza e la
contrasto a tale fenomeno, lo Stato ha, nel tempo,
responsabilità di operare nel rispetto della legge e delle
affiancato alla tradizionale risposta repressiva interventi
regole professionali dettate dalla conoscenza tecnica e
volti alla promozione della cultura della ‘legalità
dalla deontologia professionale, anche e spesso a
preventiva’, coinvolgendo in tale azione il mondo
discapito dell’immediato tornaconto economico, la
economico e professionale.
responsabilità del proprio ruolo economico-sociale,
Il decreto legislativo n. 74/2000 di riforma radicale del
risultano l’unica via per contribuire nei fatti a ricondurre
sistema penale-tributario, il decreto legislativo n.
il fenomeno dei reati dei colletti bianchi a livelli fisiologici
231/2001 sulla responsabilità amministrativa delle
e non più patologici. persone giuridiche, delle società e delle associazioni per
42
Diamo i Numeri
Rapporto Commercialisti Agenzia delle Entrate
di Tommaso Di Nardo, IRDCEC
Anche i rapporti più difficili rivelano
contenzioso” (59%) e non le
in fase di definizione
sorprendenti e, a volte, inaspettati
“motivazioni di diritto a favore
dell’accertamento è pari al 52% al Sud
esiti in termini di cooperazione e
dell’ufficio” (13%) o la “riscossione in
contro il 66% del Nord-Est e il 64% del
reciproca collaborazione. Lo
pendenza di giudizio e le difficoltà di
Nord-Ovest. Si tratta di una variabilità,
dimostrano i numeri del sondaggio
ottenere la sospensione cautelare”
intesa quale elevato scostamento nelle
Irdcec sul rapporto tra
(28%). Sul fronte delle cartelle pazze e
risposte tra le diverse aree territoriali,
Commercialisti e Agenzia delle
degli atti palesemente illegittimi
che non compare in nessun’altra
Entrate svolto tra il 13 e il 18 ottobre
notificati ai clienti nell’ultimo anno, i
domanda, neanche nel caso del
2010 al quale hanno partecipato oltre
risultati sono a favore di una
federalismo fiscale che avrebbe
3.500 professionisti. Un
diminuzione del fenomeno (28%)
potuto far emergere risultati molto
commercialista su tre, infatti, afferma
piuttosto che di un loro aumento
diversi tra Nord e Sud e che invece ha
di aver riscontrato nell’ultimo anno
(25%); tendenza questa che si inverte
visto prevalere in maniera omogenea
un miglioramento dei rapporti con gli
solo nel Sud dove per il 29% il
la preoccupazione per un effetto
uffici locali dell’Agenzia, con punte
fenomeno delle cartelle pazze è
negativo della riforma sull’esercizio
del 40% al Centro. Molto alti i giudizi
aumentato a fronte di un 27% per il
della professione.
positivi sui nuovi servizi messi a
quale è diminuito. La maggioranza del
Pur non essendo la maggioranza, quel
disposizione da Equitalia nell’ambito
campione giudica positivo (“più equo
35,7% di commercialisti per i quali
della riscossione. In questo caso, i
degli altri strumenti di accertamento”)
“nell’ultimo anno è migliorato il
numeri sono evidenti: i nuovi servizi
il redditometro (50,4%), promuove
rapporto con gli uffici locali in termini
di Equitalia per il 23% sono “molto
ampiamente la cedolare secca sugli
di gestione degli appuntamenti,
utili” e per il 65% sono “utili” a fronte
affitti al 20% (80%), ma esprime
termini di attesa agli sportelli,
di un 22% che li giudica “poco utili”.
evidenti timori per l’attuazione del
possibilità di contatti diretti con i
In materia di adesione, altra domanda
federalismo fiscale (57%).
funzionari responsabili del
chiave del sondaggio, il campione ha
Sul tema dell’adesione (cfr. tab. 4)
provvedimento” mostra come sia
rivelato, invece, aspetti più critici.
colpisce la particolare variabilità
possibile generare forme positive di
Tale evidenza emerge, in particolare,
territoriale delle risposte. Infatti, la
collaborazione in ambiti relazionali
dall’elevata percentuale di coloro che
percentuale di coloro che ritengono
complessi e complicati da situazioni
affermano come l’elemento
determinanti i “rischi e i costi
stratificate nel tempo che, se
determinante dell’adesione siano “i
connessi all’eventuale contenzioso”
affrontate nel modo giusto, possono
rischi e i costi connessi all’eventuale
rispetto all’atteggiamento dell’Agenzia
rivelare appunto risultati
43
Tabelle
Tabella 1. IL CAMPIONE
Distribuzione territoriale per sesso e per età del campione
NORD-OVEST
F
M
30,5%
69,5%
<=40 41-60
Tabella 5. CARTELLE PAZZE E ALTRO
Nell’ultimo anno gli atti palesemente illegittimi
(cartelle pazze, avvisi bonari errati, ecc.) notificati ai clienti sono:
>60
26,4% 60,4% 13,2%
TOT
Nord-Ovest Nord-Est
24,7%
Centro
Sud
ITALIA
22,1%
24,7%
23,7%
29,2%
25,3%
NORD-EST
31,7%
68,3%
31,6% 56,3% 12,0%
24,1%
Aumentati
CENTRO
28,5%
71,5%
26,3% 61,8% 11,9%
18,8%
Diminuiti
29,3%
26,4%
31,4%
27,4%
28,4%
32,4%
Invariati
nel numero
48,6%
48,9%
44,9%
43,4%
46,3%
SUD
22,0%
78,0%
28,9% 61,9%
ITALIA
27,7%
72,3%
28,5% 60,2% 11,4% 100,0%
9,2%
Tabella 2. IL RAPPORTO CON GLI UFFICI LOCALI
Nell’ultimo anno è migliorato il rapporto con gli uffici locali in termini
di gestione degli appuntamenti, tempi di attesa agli sportelli, possibilità
di contatto diretto con i funzionari responsabili dei provvedimenti?
Centro
Sud
ITALIA
Si, è migliorato
Nord-Ovest Nord-Est
38,3%
36,8%
40,1%
30,3%
35,7%
No, è tutto
uguale a prima
40,4%
42,4%
44,3%
44,1%
42,8%
No, è peggiorato
rispetto al passato 21,3%
20,8%
15,6%
25,6%
21,5%
Tabella 3. LA RISCOSSIONE
Come giudicate i nuovi servizi messi a disposizione da Equitalia?
(estratto conto on-line delle somme iscritte a ruolo, assistenza tramite e-mail
per la gestione delle comunicazioni di irregolarità relative ai modelli
di dichiarazione, calcolo on-line delle rate in caso di dilazione del pagamento).
Nord-Ovest Nord-Est
Molto utili
Utili
Poco utili
22,4%
67,2%
10,5%
20,2%
65,8%
14,0%
Centro
Sud
ITALIA
27,1%
62,1%
10,8%
22,4%
64,3%
13,3%
22,8%
64,9%
12,3%
Tabella 4. L’ADESIONE
Nel consigliare al cliente di chiudere in adesione l’accertamento eseguito
dall’ufficio che cosa incide di più fra i seguenti elementi:
Nord-Ovest Nord-Est
Le motivazioni
di diritto a favore
dell’ufficio
I rischi e i costi
connessi
all’eventuale
contenzioso
10,5%
11,2%
Centro
Sud
ITALIA
16,9%
14,1%
13,0%
Tabella 6. ACCERTAMENTO
Il “redditometro” e più in generale l’accertamento sintetico sembra
destinato a diventare la metodologia di accertamento più utilizzata dal fisco.
Cosa ne pensate?
Nord-Ovest Nord-Est
È giusto, è uno
strumento più equo
degli altri
49,2%
50,8%
Non è giusto, non
condivido l’impulso
dato al
redditometro
41,1%
39,2%
Non so, penso
sia indifferente
9,7%
10,0%
Centro
Sud
ITALIA
53,3%
49,3%
50,4%
36,1%
40,5%
39,5%
10,6%
10,2%
10,1%
Tabella 7. RIFORME IN CORSO
Cedolare secca sugli affitti al 20%. Qual è il vostro giudizio su questa nuova
tipologia di tassazione dei canoni di locazione immobiliari?
Nord-Ovest Nord-Est
Centro
Sud
ITALIA
Estremamente
positivo
44,5%
38,0%
41,2%
33,4%
38,7%
Sufficiente
36,8%
42,7%
40,1%
43,2%
40,9%
Insufficiente
10,3%
11,3%
11,1%
12,6%
11,4%
Pessimo
8,5%
8,0%
7,7%
10,8%
8,9%
Tabella 8. FEDERALISMO FISCALE
La devoluzione agli enti locali della potestà tributaria renderà più facile o più
difficile l’esercizio della vostra professione?
64,3%
La riscossione
in pendenza
di giudizio e le
difficoltà di ottenere
la sospensione
cautelare
25,3%
65,7%
23,1%
56,8%
26,3%
52,2%
33,7%
59,3%
27,7%
Nord-Ovest Nord-Est
Centro
Sud
ITALIA
Più difficile
56,4%
57,3%
57,9%
57,8%
57,3%
Non cambierà
niente o quasi
36,2%
34,0%
37,8%
36,1%
36,0%
Più facile
7,4%
8,8%
4,3%
6,0%
6,7%
sorprendenti. Ciò vale, soprattutto, se
miglioramenti.
nuovo campo di osservazione, un
si considerano gli ambiti ancora
Ci sembra questa una delle più
campo che periodicamente
incrostati, rispetto ai quali specifiche
interessanti e opportune chiavi di
monitorato potrebbe rivelarsi di
e mirate azioni di intervento
lettura di un sondaggio che puntando
grande utilità per tutte le parti in
potrebbero apportare significativi
al cuore della professione apre un
gioco. Ordini territoriali
Tivoli, riflettori puntati sul
rapporto banche-imprese
di Tiziana Mastrogiacomo, CNDCEC
Rapporto banche e imprese è stato il
tema del convegno organizzato
dall’Odcec di Tivoli e dall’Adc Sindacato
nazionale unitario Sezione di Tivoli.
Al centro dell’attenzione l’erogazione
del credito da parte degli istituti
bancari nei confronti delle Pmi, che
ha iniziato ad affievolirsi nel 2009 per
colpa della crisi finanziaria
internazionale: un tema che i dottori
commercialisti e gli esperti contabili
hanno particolarmente a cuore.
Infatti, malgrado il sistema bancario
italiano si sia rivelato meno esposto
rispetto a quello di altri Paesi, grazie
al minor indebitamento privato, da noi
le Pmi riscontrano comunque notevoli
difficoltà ad ottenere i finanziamenti
che alla fine condizionano quella
libertà d’impresa che le renderebbe
maggiormente competitive.
Ad affrontare il tema della libertà
d’impresa è stato Gianluca Tartaro,
presidente Adc sindacato nazionale
unitario sezione di Tivoli e consigliere
dell’Odcec di Tivoli.
«Due sono le motivazioni che ci
hanno spinto ad organizzare questo
convegno - ha affermato - in cui
abbiamo messo a confronto le realtà
imprenditoriali, bancarie e
professionali. Il primo motivo è lo
studio svolto dall'Istituto Bruno Leoni
sulla libertà dell’impresa dal quale
l’Italia risulta ultima in Europa. Il
secondo motivo trae origine
dall’editoriale del numero di febbraio
di Press in cui si afferma che dalle
banche “è lecito aspettarsi di più”.
Infatti, secondo l’indagine svolta
dall'Istituto Leoni per conto di
Confindustria e presentata ad aprile
durante il convegno biennale degli
industriali, l’Italia è l’ultima in Europa
per libertà d'impresa. In una scala da
zero a cento le nostre imprese godono
di una libertà pari a 35, ben sotto la
media continentale (57) e a quaranta
Bitocchi: “a fianco degli iscritti
e del territorio”
Per il presidente dell’Ordine di Tivoli lo sviluppo richiede un impegno
unitario di tutte le categorie professionali
Quali sono le principali peculiarità ed
i problemi specifici che la categoria
incontra nell’ambito territoriale
dell’Ordine da te presieduto?
L’Ordine di Tivoli è nato il 6
novembre 2009 come una
“gemmazione” dall’Ordine di Roma.
La peculiarità più evidente è il grande
frazionamento del territorio in 75
Comuni delle più svariate dimensioni
(da 80.000 a poche centinaia di
abitanti). L’economia è estremamente
variegata e va dal turismo, dovuto ai
monumenti storici di rilevanza
internazionale (Villa Adriana, Villa
d’Este, il Tempio della Fortuna
Primigenia, ecc.), al termalismo, al
settore lapideo (travertino lapis
tiburtinus), alle cartiere, al
commercio ed ai servizi.
Queste caratteristiche specifiche ci
hanno indotto a radicarci nel
territorio in modo capillare.
Per questo abbiamo già costituito
delle Rappresentanze territoriali
coordinate da una apposita
Commissione, che sono la manus
longa dell’Ordine. Esse ci danno in
tempo reale e costantemente i dati
relativi alle problematiche dei
colleghi e la rappresentazione fedele
delle attività locali.
In tal modo siamo in grado di
programmare le varie iniziative
(formazione, rapporti con le
istituzioni, con le imprese e con le
altre realtà locali) in modo mirato.
Come pensi di sviluppare sul
territorio i rapporti con le altre
professioni?
Penso che l’attività professionale
debba essere co-protagonista con le
altre forze sociali del territorio e
pertanto è importante creare un polo
professionale unito. Per questo, tra le
tante Commissioni consultive
costituite (27), ce n’è una,
“Commissione per i rapporti
interprofessionali”, che cura proprio
i contatti con le altre professioni al
fine di costituire un Comitato
Unitario delle Professioni (CUP) per
la zona di Tivoli. Oltre a quanto detto,
poiché riteniamo che le professioni
non sono spesso ben giudicate
all’esterno, vogliamo contribuire a
modificare questo luogo comune.
I professionisti, ognuno nelle proprie
specificità, possono concretamente
migliorare il territorio in cui operano.
Attualmente abbiamo ottimi rapporti
Tivoli
posizioni di distanza dal Paese più
libero rappresentato dall'Irlanda (74).
A pesare maggiormente sono il fisco,
il sistema burocratico, i vincoli troppo
rigidi dell'apparato pubblico.
Renzo Bitocchi, presidente dell’Odcec
di Tivoli con un passato di bancario al
Monte di Paschi di Siena, ha
sottolineato l’importanza della piccola
banca e del direttore di filiale ai fini
dell’erogazione del credito nei
confronti delle Pmi. Perché ad essere
fondamentale è proprio la
collaborazione tra le banche, le
imprese ed i professionisti.
«Tra banche e imprese deve esserci
un rapporto di complementarietà - ha
con gli avvocati, con i quali abbiamo
già fatto eventi formativi in comune
ed abbiamo anche intenzione di
costituire un Comitato permanente
per l’attività giudiziaria al fine di
proporre iniziative condivise al locale
Tribunale.
Come si colloca la categoria nei
rapporti con le Istituzioni locali, quali
Tribunali, Camere di Commercio ed
Enti locali?
Cosa ti aspetti dal rapporto con il
CNDCEC e quali sono le forme di
collaborazione che pensi di suggerire
ai vertici nazionali?
Non per piaggeria, ma per
convinzione, ritengo che la politica
che sta attuando questo primo
Consiglio Nazionale unitario è da me,
e dal Consiglio che presiedo,
pienamente condivisibile.
Positiva è la pubblicità diffusa sui più
importanti giornali nazionali che
sottolinea non tanto la “bravura” del
commercialista, quanto la voglia di
lavorare per il bene di tutti e quindi
dell’intero Paese.
I frequenti interventi del nostro
Presidente Siciliotti, ma anche di altri
Consiglieri nazionali, sui temi più
attuali e scottanti del Paese, nei campi
ovviamente che ci appartengono,
rilanciano la figura del commercialista
quale lavoratore autonomo che non va
trascurato e/o criticato, ma che può
essere vantaggiosamente utilizzato
per la costruzione di un mondo
migliore. Questa politica, non solo da
noi è condivisa, ma viene nel nostro
piccolo messa in pratica.
In cifre
Iscritti: 398 di cui 137 donne
Età media: 46 anni
Tirocinanti: 63 di cui 35 donne
Iscritti di età inferiore ai 40 anni: 113
Abbiamo un ottimo rapporto con il
Tribunale, nel quale abbiamo trovato
un ambiente idoneo sia ad evidenziare
la qualità professionale degli iscritti,
che a migliorare la funzionalità del
Tribunale stesso, nell’interesse di tutti
i cittadini.
Il nostro Tribunale è tra i primi in
Italia per la produttività giudiziaria.
Per ciò che riguarda gli Enti locali
abbiamo contattato tutti i
settantacinque Comuni della nostra
zona, per metterli al corrente della
nostra recente costituzione, della
esistenza di specifiche Commissioni
consultive (diritto societario, imposte
dirette, indirette ed Iva, contenzioso,
enti locali, enti non profit, ecc.),
nonché di un Osservatorio economico
territoriale che possono essere
utilizzati dagli stessi Enti ed infine
della nostra disponibilità a
collaborare in ogni settore di nostra
competenza.
Altri rapporti li abbiamo instaurati
con le organizzazioni dei
commercianti, con gli artigiani, con i
Centri per l’impiego, con l’Università
di Roma Tor Vergata e con tutti
abbiamo stipulato (o siamo in
procinto di stipulare) formali
protocolli di intesa.
Pure molto buoni sono i rapporti con
45
detto il presidente dell’Odcec -.
L’impresa, infatti, ha bisogno della
banca, di liquidità, di smobilitare il
credito. E la banca piccola si radica
meglio nel territorio, valutando i
clienti e le imprese a cui dare credito.
La figura del commercialista si
inserisce bene tra la banca e l’impresa
perché assiste le Pmi fino alla
maturità anche se il suo lavoro si
specifica con le banche di cui
interpreta, tra l’altro, i bilanci».
le Agenzie delle Entrate presenti nella
nostra circoscrizione
Quali sono le istanze locali su cui
ritieni sia opportuno un intervento del
Consiglio Nazionale?
Il Consiglio Nazionale deve dare le
direttive generali, lo sta facendo e lo
sta facendo bene. Il nostro Consiglio,
ed io in particolare, anche se non più
giovane da molti anni, abbiamo una
cura particolare per i giovani.
Abbiamo istituito due Commissioni
specifiche: una per i “Giovani e la
professione”, l’altra per lo “Sport e la
cultura”, abbiamo ridotto il nostro
contributo annuale del 52% circa per i
giovani fino a 35 anni. Abbiamo
istituito degli elenchi di giovani iscritti
che sono disponibili a fare
(gratuitamente) da ausiliari a curatori,
a CTU ed a incaricati di vendite
giudiziali. Vorremmo istituire un
“giuramento” per i nuovi iscritti, ma
attendiamo in proposito il maturare di
iniziative a livello nazionale.
Cosa chiediamo al Consiglio
Nazionale? Di dare una mano (ai
giovani colleghi) riducendo la quota
del contributo al Consiglio Nazionale
stesso solo a favore di quei giovani
che già godono dal proprio Ordine di
una riduzione.
È un segnale, forse di poco impatto
concreto, ma certamente di sicuro
significato morale, importante per chi
inizia la professione.
46 Tivoli
Tivoli: a sinistra, il Consiglio dell’Ordine; a destra, uno scorcio panoramico
Superficie (Kmq)
1.873,04
Popolazione (01.01.2009)
473.005
Imprese attive (2009)
36.334
Occupati (2009)
143.338
Valore della produzione (2010)
37.447
generale. È questo il risultato della
cosiddetta banca universale. Le
famiglie, invece, sono il primo
centro di formazione del risparmio e
l’operatore bancario rappresenta la
cinghia di trasmissione tra loro e lo
sviluppo dell’impresa».
Nel suo intervento Marcelli non ha
nascosto le pecche del sistema. Si
tratta di «abusi che diventano
aberranti nel momento in cui si riveste
una funzione di valenza pubblica. I
tribunali, infatti, sono intasati da
vertenze di natura bancaria e
tributaria. A chiedere giustizia sono
privati risparmiatori che, però, nel 95%
dei casi hanno già perso in partenza».
Nel frattempo sono arrivate buone
notizie per le aziende che potranno
contare sulla moratoria dei debiti fino
a fine gennaio 2011. Sette mesi in più
oltre la scadenza fissata al 30 giugno
2010 dall’avviso comune fissato lo
scorso anno da Abi e Confidustria e
dalle altre organizzazioni sindacali.
Una risposta concreta al bisogno di
liquidità per realizzare investimenti e
rilanciare le attività produttive. Fallimenti dichiarati (2009)
41
– VALORI A PREZZI CORRENTI IN MILIONI DI EURO
Antonio Marcelli, financial advisor, ex
dirigente della Banca d’Italia,
presidente dell’Associazione
nazionale consulenti tribunale di
Roma, è intervenuto sul tema “Il
mercato del credito e della finanza:
più ombre che luci”.
«Con il nuovo modello organizzativo ha detto Marcelli - il direttore di filiale
è talmente compresso, ha talmente
tanti vincoli che le decisioni ultime
vengono assunte dalla direzione
ODCEC di CATANIA
Margherita Poselli il nuovo Presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di
Catania. Concluse le operazioni di spoglio e verifica, coordinate dal commissario straordinario Gaetano
Ambrogio, dopo la prematura scomparsa del presidente Salvatore Garozzo, l’Ordine dei dottori
commercialisti e degli esperti contabili di Catania ha il nuovo Consiglio direttivo. Presidente è stata
eletta Margherita Poselli, la prima donna a guidare la categoria. Per i dottori commercialisti, la lista
Poselli è stata premiata da 495 voti contro le 328 preferenze della lista contrapposta. Per i ragionieri
commercialisti, la lista Cunsolo ha ottenuto 436 voti contro i 61 della seconda lista. “A nome dell’intero
Consiglio Direttivo - ha dichiarato la prof. Margherita Poselli - rivolgo un ringraziamento sentito a tutta
la comunità professionale per la partecipazione attiva e propositiva che ha caratterizzato il confronto
elettorale. Guidare l’Ordine di Catania, il cui ruolo nel nostro tessuto economico e sociale è di indiscusso
valore, è un onore di cui tutti noi siamo fino in fondo consapevoli. Dopo la prematura scomparsa del
presidente Garozzo, è nostro precipuo dovere verso tutti gli iscritti e verso i giovani che a noi si
aggiungeranno svolgere per intero il nostro compito istituzionale con dignità, trasparenza ed impegno
e con pieno spirito di servizio verso tutta la Categoria”. Il Consiglio Direttivo, che resterà in carica fino
al 31 dicembre 2012, risulta quindi così composto: Margherita Poselli, presidente; Roberto Cunsolo,
vicepresidente; consiglieri Alfredo Accolla, Andrea Aiello, Tito Antonio Giuffrida, Giuseppe Grillo,
tesoriere, Mario Antonino Indelicato, Roberto La Fico, Rosario Marino, Giovanni Piccin, Giorgio
Sangiorgio, Maurizio Stella, Salvatore Toscano, segretario, Sebastiano Truglio, Marco Vitale.
Letti per Voi
NUOVO MERITO CREDITIZIO
Sfide e prospettive per imprese, confidi, banche e professionisti
Francesco Lenoci, Stefano Peola
(Ipsoa, 2010)
L’opera affronta il tema dell’accesso al credito da parte delle imprese “in maniera trasversale”, ossia
mettendo a sistema le conoscenze, le relazioni e le competenze appartenenti a culture e professionalità che,
normalmente, non comunicano fra loro in maniera adeguata. Il volume è diviso in tre parti: environment di
riferimento; soluzioni operative per il merito creditizio; sfide e prospettive per imprese, confidi, banche e
professionisti. Gli autori analizzano le sfide che, per uscire dalla crisi, tutti i soggetti coinvolti devono
affrontare: le imprese devono massimizzare il capitale intellettuale, rafforzare la presenza all’estero tramite
distretti e reti di imprese, puntare sull’innovazione, investire sui giovani, eliminare le fragilità, arrivare
preparati alla negoziazione con le banche, percorrere tutte le strade possibili per finanziare le imprese.
LE RISORSE IMMATERIALI NELL'ECONOMIA DELLE AZIENDE
II. Profili di misurazione e di comunicazione
A cura di L. Marchi e S. Marasca
(Il Mulino, 2010)
L’evoluzione del ruolo delle risorse immateriali nell’economia d’azienda ha comportato, di riflesso,
un’evoluzione degli studi sulle determinazioni quantitative d’azienda, intendendo con ciò le attività di
classificazione, misurazione e valutazione dei fenomeni economici. Tali attività sono infatti propedeutiche alla
rappresentazione degli “intangibles” aziendali e, quindi, utili a rendere “visibile” un patrimonio spesso rilevante
e tipicamente “assente” nei modelli di reporting tradizionale. Dagli anni Novanta si è avviato un ampio dibattito
internazionale volto alla definizione di nuovi metodi e strumenti di reporting interno e di disclosure aziendale,
sia obbligatoria che volontaria. I lavori presentati in questo volume analizzano, sia teoricamente che
empiricamente, come i sistemi di controllo, di misurazione della performance, di valutazione finanziaria e di
reporting aziendale possano proficuamente ampliare i propri confini. Ciò al fine di includere gli “intangibles” e,
quindi, favorire una loro gestione più consapevole e supportare il processo di diffusione del valore. Così
facendo si intende, da un lato, contribuire al dibattito scientifico sulle specificità della misurazione e
valutazione degli “intangibles” e, dall’altro, offrire alla prassi aziendale e ai policy maker spunti utili ad
individuare best-practice e ad emanare linee guida per una più efficace comunicazione economico-finanziaria.
L'ISCRIZIONE NEL BILANCIO DI ESERCIZIO DELLE SOCIETÀ QUOTATE
DELLE OPERAZIONI DI COPERTURA DEL RISCHIO FINANZIARIO
Sabrina Pucci
(Giappichelli, 2008)
L’obiettivo del presente lavoro è di illustrare i principali aspetti della contabilizzazione delle operazioni di
copertura in base allo IAS 39, evidenziandone gli eventuali elementi di complessità, attraverso l’analisi sia
della fair value hedge, sia della casi flow hedge, sia della cosiddetta natural hedge che rappresenta la prima
delle fattispecie per le quali, ad oggi, è possibile l’utilizzo della fair value option (FVO) nell’ambito dei bilanci
redatti in base agli IAS -IFRS. Il primo capitolo è introduttivo ha lo scopo di identificare i soggetti chiamati ad
applicare nel bilancio di esercizio la disciplina delle coperture e della Fair Value Option. Il secondo capitolo è
incentrato sulla analisi delle modalità di classificazione e valutazione degli strumenti finanziari. Nel terzo
capitolo si esaminano: la definizione di strumento di copertura e di elemento coperto, le tipologie di coperture
ammesse e le possibili modalità tecniche con le quali verificare la loro efficacia, gli effetti contabili derivanti
da una operazione di copertura accompagnati dalla evidenziazione delle principali aree di criticità. Il quarto
capitolo è dedicato alla disamina della Fair Value. Da ultimo si effettua una breve analisi delle disposizioni
vigenti per l’iscrizione di strumenti finanziari nel bilancio di esercizio delle imprese del settore assicurativo.
IL NUOVO DIRITTO PROCESSUALE AMMINISTRATIVO
Alessio Liberati
(Cedam, 2010)
Il presente volume è dedicato al processo amministrativo, così come disciplinato dal nuovo codice. L’assoluta
novità dal punto di vista normativo ha precluso la possibilità di inserire massime giurisprudenziali maturate
sul nuovo testo. Si è quindi optato per l’inserimento, ove possibile, dei riferimenti giurisprudenziali maturati in
precedenza, e presi evidentemente quale riferimento per l’elaborazione del nuovo testo legislativo, così come
state proposte le soluzioni ermeneutiche pregresse riguardo ai temi lasciati aperti dal nuovo dettato
normativo, e rispetto ai quali sarà la giurisprudenza - presumibilmente in base agli orientamenti già maturati ad offrire le opportune soluzioni. Purtroppo il nuovo codice non è esente da lacune ed incongruenze, solo in
parte corrette nei passaggi successivi al lavoro della commissione speciale istituita presso il Consiglio di
Stato, ed anche in ragione della scelta di redigere un testo di poche decine di articoli. Si è quindi cercato di
porre in rilievo i problemi di disciplina che si pongono e di offrirne le possibili soluzioni, nei limiti di
compatibilità, in base alle argomentazioni giurisprudenziali maturate nella vigenza della precedente
normativa.
Tempo libero
La specialista
del cuore
Claire Holden Rothman
(Neri Pozza, 2010)
Alla fine dell’Ottocento,
una giovane donna lotta
per diventare medico e
ritrovare il padre fuggito
misteriosamente: una figlia
sulle tracce del padre, una
donna medico che non si
dà mai per vinta e che lotta
contro i pregiudizi della
sua epoca…
Qualunque cosa
succeda
Umberto Ambrosoli
(Sironi editore, 2009)
La storia del commissario
liquidatore della Banca
Privata, Giorgio Ambrosoli,
assassinato da un killer nel
1979. Scriveva alla moglie:
“Pagherò a caro prezzo
l’incarico: lo sapevo prima
di accettarlo e quindi non
mi lamento affatto perché
per me è stata una
occasione unica di fare
qualcosa per il Paese”.
L’intermittenza
Andrea Camilleri
(Mondadori, 2010)
Una grande azienda in crisi
e tantissimi lavoratori.
Camilleri si cimenta in un
thriller finanziario spietato,
con personaggi scolpiti
con scabra efficacia, quasi
con crudeltà, tornando alle
atmosfere cariche di cinico
egoismo di "Un sabato,
con gli amici".
Zona retrocessione
Giovanni Floris
(Rizzoli, 2010)
Il conduttore di “Ballarò”
illustra con dati, inchieste e
aneddoti quello che
nessuno ha il coraggio di
dirci: quanto siamo caduti
in basso e come è successo. Per l’Italia, navigare in
zona retrocessione non è
solo imbarazzante, può
essere fatale.
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Press
Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti
e degli Esperti Contabili
Presidente
Claudio SICILIOTTI
Vice Presidente
Francesco DISTEFANO
Segretario
Giorgio SGANGA
Tesoriere
Giuliano BOND
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Luciano BERZÈ
Claudio BODINI
Giosuè BOLDRINI
Andrea BONECHI
Roberto D’IMPERIO
Marcello DANISI
Flavio DEZZANI
Enricomaria GUERRA
Stefano MARCHESE
Massimo MELLACINA
Paolo MORETTI
Giovanni Gerardo PARENTE
Domenico PICCOLO
Giulia PUSTERLA
Felice RUSCETTA
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VARIAZIONI INDIRIZZI SEDI
A seguito delle numerose segnalazioni pervenute
a questa Redazione, si precisa che la rivista viene inviata a tutti
gli iscritti all’Albo utilizzando il database predisposto dagli Ordini
territoriali ed inserito sul portale del Consiglio Nazionale.
Pertanto, essendo la gestione degli Albi di esclusiva competenza
degli Ordini territoriali, a norma dell’art. 12, comma 1, lett.c)
del d.lgs. 139 del 28 giugno 2005, la Redazione
non può apportare alcuna modifica all’archivio iscritti.
Ogni tipo di variazione o rettifica deve essere comunicata al
proprio Ordine di appartenenza, che provvederà, attraverso
una apposita procedura informatica, ad aggiornarli
direttamente sul sito internet del Consiglio Nazionale.
Professione economica e sistema sociale
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e degli Esperti Contabili
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