affascinati da una parola nuova
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affascinati da una parola nuova
AFFASCINATI DA UNA PAROLA NUOVA Salmo 16 IL SIGNORE, MIA PARTE DI EREDITÀ Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. 2 Ho detto a Dio: «Sei tu il mio Signore, senza di te non ho alcun bene». 3 Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, è tutto il mio amore. 4 Moltiplicano i loro affanni quanti seguono un dio straniero: ma io non verserò le loro libagioni di sangue né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi. 5 Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. 6 Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi: sì, è magnifica la mia eredità. 7 Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio cuore mi istruisce. 8 Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra, non posso vacillare. 9 Per questo gioisce il mio cuore ed esulta il mio intimo; anche il mio corpo riposa al sicuro, 10 perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo fedele veda la corruzione. 11 Mi indicherai il sentiero della vita: gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. G. : O amore puro, sincero e perfetto! Oh luce sostanziale! Dammi luce affinché possa riconoscere la tua luce. Dammi la tua luce affinché io veda il tuo amore. Dammi la tua luce affinché io possa vedere il tuo grembo materno di Padre. Dammi un cuore per amarti, occhi per vederti, orecchie per sentire la tua voce. Dammi le labbra per parlare a te, il gusto per assaporarti. Dammi l'olfatto per sentire il tuo profumo, dammi le mani per toccarti e i piedi per seguirti. Sulla terra e in cielo, niente desidero se non te, mio Dio! Sei il mio unico desiderio, il mio conforto, la fine di ogni mia angoscia e sofferenza. Tutti: Amen Lc 5,1-11 1 Un giorno, mentre si trovava presso il lago di Genezaret 2 e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. 4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5 Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6 E, avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. 8 Al vedere questo, Simone Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché io sono un peccatore». 9 Grande stupore, infatti, aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11 Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. MESSAGGIO Nel racconto di Luca la chiamata viene preceduta dal discorso inaugurale, dall'osservazione sulla potenza della sua parola e dal racconto dei suoi effetti salvifici, e così non solo motiva la risposta, ma anche ne mostra gli aspetti ecclesiali. I discepoli sono già sulla barca da dove Gesù parla; si trovano al largo, dopo una nottata di fatica inutile e sperimentano, nell'obbedienza alla sua parola, l'abbondanza dei frutti. La comunità cristiana è chiamata a confrontarsi con Gesù e obbedire alla sua parola per ottenere i frutti della benedizione promessa. La fatica sterile del discepolo che pure ha con sé Gesù sulla barca e ne sente la parola, finisce quando obbedisce alla sua parola. La sua sterilità, il suo stesso peccato riconosciuto e la lontananza dal Signore, sono il luogo non del suo fallimento, ma della sua chiamata. È un po' una riflessione teologica sulla chiamata già avvenuta per approfondirne il significato. Si notano inoltre già differenziazioni di ruoli all'interno della chiesa e una certa organizzazione: di due barche è scelta una, Pietro la conduce al largo, riceve l'ordine, raduna i compagni per tirare le reti e riceve alla fine l'incarico della missione, alla quale pure gli altri saranno associati. Gesù non è più solo. Con lui ci sono degli uomini «chiamati» a continuare la sua missione. Luca vede qui già prefigurata e voluta dal Gesù terreno quella che poi sarà la chiesa postpasquale, senza soluzione di continuità. Nasce così il popolo di «ascoltatori», che seguono Gesù. L'ascoltatore perfetto del Padre è ora ascoltato e la benedizione promessa da Dio scende sulla terra. I cc. 5 e 6 descrivono il cammino di Israele nell'ascolto della Parola, mentre i cc. 7 e 8 piuttosto quello dei pagani. È comunque una riflessione spirituale sulla chiamata già avvenuta per tutti. Al centro di questi capitoli troviamo da una parte la rivelazione del Dio di misericordia mediante le parole, accessibile ai giudei che già hanno dimestichezza con la Parola (6,20-49); dall'altra parte troviamo la medesima rivelazione mediante le azioni di Gesù, che realizza tale misericordia e mostra in concreto il volto di Dio rivolto ai pagani, ai piccoli, ai peccatori (c. 7). Il tutto è per portare il lettore all'obbedienza alla parola di misericordia già udita, che porta frutti di salvezza per tutti. Gesù all’inizio è il Maestro da ascoltare, ma in questo ascolto egli diviene il Signore, il Santo che chiama il peccatore alla grazia e lo invia a chiamare altri alla stessa salvezza. Riconoscere il nostro peccato Il racconto della «pesca miracolosa» riporta una scena toccante che ha per protagonista Simon Pietro, discepolo credente e peccatore allo stesso tempo. Pietro è un uomo di fede sedotto da Gesù. Le sue parole hanno per lui più forza della propria esperienza. Pietro sa che nessuno si mette a pescare a mezzogiorno nel lago, soprattutto se non ha preso nulla nella notte. Ma glielo ha detto Gesù, e Pietro ha piena fiducia in lui: «Sulla tua parola getterò le reti». Pietro è inoltre un uomo dal cuore sincero. Sorpreso per l'enorme pesca ottenuta, «si getta ai piedi di Gesù» e con una spontaneità ammirevole gli dice: «Allontanati da me, perché sono un peccatore». Pietro riconosce anzitutto il proprio peccato e la propria indegnità a vivere insieme a Gesù. Gesù non si spaventa del fatto di avere accanto a sé un discepolo peccatore. Al contrario, se si sente peccatore, Pietro potrà comprendere meglio il suo messaggio di perdono e la sua accoglienza ai peccatori e agli indesiderabili. «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». Gesù gli toglie la paura di essere un discepolo peccatore, associandolo alla sua missione di riunire e convocare uomini e donne di ogni condizione perché entrino nel progetto di salvezza di Dio. Perché la Chiesa fa tanta resistenza a riconoscere i propri peccati e a confessare la necessità della propria conversione? La Chiesa è di Gesù Cristo, ma non è Gesù Cristo. Nessuno può essere sorpreso dal fatto che essa abbia peccato. La Chiesa è «santa» perché è continuamente animata dallo Spirito Santo di Gesù, ma è «peccatrice» perché non poche volte resiste a questo Spirito, allontanandosi dal Vangelo. Tutti abbiamo bisogno di conversione. D'altra parte, non è più evangelica una Chiesa fragile vulnerabile, che ha il coraggio di riconoscere il proprio peccato, piuttosto che un'istituzione impegnata inutilmente nel nascondere al mondo le proprie miserie? Non temere La colpa, in quanto tale, non è qualcosa di inventato dalle religioni, ma costituisce una delle esperienze umane più antiche e universali. Prima ancora che affiori il senso religioso nell' essere umano si può avvertire questa sensazione di «avere mancato» in qualcosa. Il problema non consiste nell' esperienza della colpa, ma nel modo di affrontarla. Esiste una maniera sana di vivere la colpa. La persona si assume la responsabilità dei propri atti, denuncia il danno che ha potuto causare e si sforza di migliorare in futuro la propria condotta. Vissuta così, l'esperienza della colpa fa parte della crescita della persona verso la maturità. Ma esistono anche maniere poco sane di vivere questa colpa. La persona si chiude nella propria indegnità, fomenta sensi infantili di macchia e sporcizia, distrugge la propria autostima e si annulla. L'individuo si tormenta, si umilia, lotta con se stesso, ma alla fine di tutti i suoi sforzi non si libera e non cresce come persona. È proprio del cristiano vivere la sua esperienza di colpa davanti a un Dio che è amore e solo amore. Il credente riconosce di essere stato infedele a tale amore. Questo dà alla sua colpa un peso e una serietà assoluta. Ma allo stesse tempo lo libera dal crollo, poiché sa che, seppure peccatore, è accettato da Dio: in lui può trovare sempre la misericordia che salva da ogni indegnità e fallimento. Secondo il racconto, Pietro, oppresso dalla sua indegnità, si getta ai piedi di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». La risposta di Gesù non poteva essere diversa: «Non temere», non aver paura di essere peccatore e di restare insieme a me. È questa la sorte del credente: sa di essere peccatore, ma allo stesso tempo sa di essere accettato, compreso e amato incondizionatamente da questo Dio rivelato in Gesù. Pietro riceve la sua missione mentre si riconosce peccatore e viene chiamato ancora Simone. La sua missione non decadrà neanche per il suo peccato. Anzi, siccome la «conoscenza della salvezza» c'è solo nella remissione dei peccati, il suo itinerario di scoperta del perdono nel peccato e della fedeltà nell'infedeltà sarà tipico di ogni credente. Simone diventerà Pietro e riceverà l'incarico di confermare nella fede i suoi fratelli proprio quando avrà consumato fino in fondo la propria esperienza di debolezza. La sua vera vocazione, dove viene chiamato per ben due volte: «Simone, Simone» e poi subito dopo Pietro, sarà proprio allora. Non per le sue qualità sarà «pietra», garanzia di stabilità, ma proprio perché Simone si scopre una frana continua che, in ogni sua scivolata, mette a nudo la Pietra, la fedeltà del suo Signore. Di questa sarà testimone per sempre tra i fratelli. «uomini pescherai per la vita». La missione di Pietro, che ha fatto esperienza della misericordia del Signore che lo ha pescato dal peccato, consisterà nel «pescare uomini». L'umanità intera è immersa nel mare, nell'abisso della perdizione, separata da Dio e in braccio alla morte. Pietro, insieme a coloro che con lui formano la comunità, pescherà gli uomini dall'abisso per salvarli. «Pescare» significa qui propriamente nel testo greco: «catturare vivi»; è il verbo usato nella Bibbia greca per indicare coloro che in una battaglia vanno salvati dalla morte e lasciati in vita. Ciò che Gesù ha fatto e farà con tutti, compresi i discepoli nella barca, cioè l'azione di salvare dall'abisso, sarà la «pesca» alla quale i discepoli stessi saranno associati, in favore di tutti gli uomini. Saranno infatti suoi testimoni fino agli estremi confini della terra (At 1,8), continuando la stessa sua missione di inviati del Padre «a salvare ciò che era perduto» (19,10). La barca è già una realizzazione di questo regno di salvati, un sacramento, segno efficace di salvezza per il mondo, fino al suo ritorno. Qui si esplicita l'autocoscienza della chiesa dopo la morte di Gesù: essa si sente inviata a chiamare tutti gli uomini all'obbedienza alla Parola che salva, testimoniando essa stessa questa obbedienza che l'ha salvata. PREGHIAMO L’ Eterno Amore mi guida, nulla mi manca, su pascoli abbondanti mi fa riposare, verso fonti tranquille mi conduce! Nuova vita, vita piena viene a portarmi, sui sentieri di giustizia egli mi guida per amore del suo nome! Anche se dovessi passare per la valle più buia non temerei alcun male: tu sei con me! Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza! Un banchetto tu prepari per me, proprio sotto gli occhi dei miei nemici; con olio mi profumi il capo e il mio calice riempi fino all'orlo. La bontà più fedele mi seguirà per tutta la vita; per tutti i giorni che vivrò, abiterò nella casa del mio Amore! «Guidami, dolce luce, nelle tenebre che mi sommergono. Sii tu la mia guida! La notte è inoltrata e sono lontano da casa. Sii tu la mia guida! Proteggi i miei passi, io non ti chiedo di vedere; la distanza è lunga, fà che sia un passo dietro l'altro. Per me è più che sufficiente. Non sono stato sempre così, e non ti ho chiesto sempre di condurmi. Da solo volevo scegliere e vedere il cammino, adesso sii tu a condurmi. lo amavo le giornate luminose e, malgrado le paure, l'orgoglio guidava la mia volontà. Ma ora dimentica gli anni passati. Per tanto tempo il tuo amore mi ha benedetto e certamente mi condurrai ancora oltre il fango e il torrente. Oltre la scarpata e il flusso vorticoso del torrente finché la notte si dissolva, e con l'aurora sorridano i volti degli angeli, che da molto tempo ho amato e solo per un po' avevo dimenticato»