Il Museo tra i banchi di scuola BROCHURE
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Il Museo tra i banchi di scuola BROCHURE
IL MUSEO TRA I BANCHI DI SCUOLA 13.05 2014 17.05 2014 un progetto del Dipartimento educazione del MAXXI in collaborazione con l’IC “Largo Castelseprio” Sapienza Università di Roma, Accademia di Belle Arti di Roma a cura di Sofia Bilotta Fondazione MAXXI, Lucia Presilla IC “Largo Castelseprio”, Michele Prezioso Accademia di Belle Arti di Roma realizzazione dei laboratori con le classi 3A, 3B, 3C, 3D, 3E, 3F (2014): Maria Grazia Battista, Mary Louisa Benigno, Irene Cellamare, Cecilia De Filippis, Cristina Ferrara, Serena Ficarola, Rosanna Lista, Francesco Maglione, Mariella Pasotto, studenti dell’Insegnamento di Didattica del Museo e del Territorio, Sapienza Università di Roma Federica Gaudioso, Giovanni Gervasi, Luisa Muccilli, Lavinia Patucchi, Marco Riccardi, studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma in collaborazione con i docenti dell'IC “Largo Castelseprio”: Eleonora Barnia, Valentina D’Amico, Anna Guglielmo, Barbara Massacci, Palma Pambianco, Daniela Passacantilli, Giovanna Percuoco, Veronica Pulvirenti, Andrea Santilli, Rachele Vittoria documentazione video: Giovanni Gervasi, Filippo Bianco, Antonio Spadaro si ringraziano: Edoardo Petracchini, Roberto Pietrosanti Fabrizio Baldini, Aldo Cuccurullo, Anna De Masi, Marcellino Piccolo IL MUSEO TRA I BANCHI DI SCUOLA 13 maggio - 17 maggio 2014 la mostra sarà visitabile dalle ore 15.00 alle ore 18.00 nei locali della scuola, Largo Castelseprio 11, 00188 - Roma con il patrocinio di in collaborazione con MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo via Guido Reni 4A, 00196 Roma www.fondazionemaxxi.it SU APIENZA R NIVERSITÀ DI con il supporto di OMA SEGUICI SU FOLLOW US SCARICA L’APPLICAZIONE DEL MAXXI DOWNLOAD THE FREE MAXXI APP IL MUSEO TRA I BANCHI DI SCUOLA In occasione del riallestimento delle collezioni permanenti del MAXXI nella mostra “Non basta ricordare” 140 studenti delle 6 classi all’ultimo anno dell’IC “Largo Castelseprio” e i loro docenti hanno scelto, reinterpretato e ricostruito negli spazi della loro scuola 6 opere della collezione. Il titolo della mostra allude al ruolo attivo che il museo può e deve avere nella società andando oltre la conservazione del patrimonio e della memoria, trasferendo l’esperienza fatta al museo nella vita quotidiana, negli spazi familiari del proprio vissuto. Partendo da questa premessa, ogni classe ha “adottato” un’opera d’arte e l’artista che l’ha realizzata, entrando in relazione con il suo lavoro e le sue strategie creative di comprensione del mondo. Immergendosi in forme, materiali e spazi i ragazzi hanno scoperto i messaggi delle opere e hanno formulato una propria e personale risposta. Stereotipi sociali e omologazione, nuove forme di schiavitù, libertà e informazione, territorio e degrado, invisibilità di chi è più debole, percezione sensoriale e trasformazione di contesti usuali in ambienti nuovi e stimolanti sono alcuni dei temi con cui si sono confrontati gli studenti attraverso un percorso di scoperta e apprendimento articolato in visite al museo e laboratori a scuola progettati e condotti dagli studenti di Storia dell’arte dell’Università e dagli studenti dell’Accademia in un percorso educativo tra pari condiviso da giovani in formazione. La scelta delle opere si è concentrata su 6 installazioni per la capacità di questa forma artistica di coinvolgere il pubblico, soprattutto giovane, e di incidere profondamente sullo spazio in cui viene inserita attraverso la sua riqualificazione fisica, percettiva ed emotiva. 1.STRUTTURE PRIMARIE L’installazione della classe 3F nell’atrio della scuola si ispira all’opera dell’artista americano Sol LeWitt Wall Drawing # 375 del 1982. Il lavoro di LeWitt si concentra sulla riduzione della realtà alle strutture primarie che la compongono. Attraverso materiali diversi costruisce forme geometriche pure, modelli astratti e perfetti, che entrano in relazione visiva con lo spazio circostante e con chi lo attraversa. Gli studenti usando il metodo di LeWitt hanno lavorato con una pellicola adesiva fluorescente su uno degli elementi presenti nello spazio reale della scuola mettendone in evidenza la natura astratta e mentale. 2.COS’É LA LIBERTÁ ? La classe 3E si è ispirata all’opera Infinite Cell del 2004 dell’artista cileno Alfredo Jaar. La grande cella foderata al suo interno di specchi rimanda a quella in cui fu rinchiuso Antonio Gramsci e in cui scrisse i Quaderni del carcere, testo che ha avuto un’enorme diffusione e influenza, a testimoniare come si possa recludere un uomo ma non la sua eredità intellettuale. Jaar più volte ha lavorato sulla libertà di espressione intervistando persone comuni su temi quali la felicità e la cultura. Gli studenti adottando la strategia dell’artista hanno domandato ad amici e familiari ma anche ad abitanti del quartiere cosa fosse la libertà per loro oggi. Le risposte sono state registrate e i file audio inseriti in 3 gabbiette per uccelli. Una gabbia rimane aperta perché contiene risposte ottimiste e ricche di significato, la seconda è chiusa perché le risposte sono stereotipate. La terza raccoglie le risposte degli studenti. Sul collage a parete campeggia la risposta collettiva che la classe ha scelto di dare alla domanda. Infine una quarta gabbia conserva gli scritti di Gramsci. 3.NUOVE SCHIAVITÚ Le due installazioni realizzate dalla classe 3A su una rampa delle scale e nella propria aula derivano dall’opera dell’artista afroamericana Kara Walker The Emancipation Approximation del 1999-2003. Utilizzando la tecnica della silhouette con cui nel XVIII secolo l’alta borghesia si dilettava a raccontare storie per immagini, l’artista racconta la sua storia di donna di colore che scopre in giovane età il razzismo nella società americana. Nelle sue immagini rivivono personaggi tipici dell’America sudista e schiavista. Gli studenti hanno raccontato attraverso nuove silhouette quello che per loro è la schiavitù oggi, nuove forme di costrizione e abuso: sulle scale incontriamo persone che ne additano altre perché in sovrappeso, i dipendenti da alcol e droghe, le donne maltrattate che non possono parlare, bambini costretti a lavorare in giovane età e ancora altro. Con sensibilità e intelligenza i ragazzi hanno dato forma e concretezza a un mondo di ombre, incubi spesso taciuti, che una volta espressi è più facile affrontare. Nell’aula il lavoro è stato diverso: partendo dalla scelta dell’artista di narrare la propria esperienza attraverso personaggi del passato, i ragazzi hanno indagato la storia di chi li ha preceduti sui banchi di scuola. Leggendo testi e intervistando nonni e anziani hanno scoperto che gli studenti del secolo scorso erano trattati spesso in modo molto diverso da come lo sono loro oggi. Nell’installazione dei ragazzi lo studente del passato torna tra i banchi di scuola accanto a quelli contemporanei con penne, calamaio e orecchie d’asino. 4.SCULTURE VIVENTI Partendo dal lavoro degli artisti britannici Gilbert&George che alla fine degli anni sessanta rinunciarono a realizzare opere d’arte in favore di azioni, chiamate performance, in cui si rappresentavano come sculture viventi plasmate dalla società, gli studenti della classe 3D hanno scoperto direttamente cosa significhi essere una scultura vivente. Gilbert&George nell’opera The General Jungle or Carrying on Sculpting (1971), si presentano come uomini inglesi borghesi, abitudinari, ben vestiti e in ordine mentre passeggiano in un parco londinese. Durante la performance sono stati fotografati e poi le immagini proiettate a parete sono state ricalcate dagli artisti su carta intelata. Come Gilbert&George anche gli studenti per alcuni giorni si sono mossi, hanno parlato e si sono vestiti seguendo delle regole, omologandosi a comportamenti standardizzati. I ragazzi in performance si sono fotografati reciprocamente. Alcune immagini sono state stampate e rielaborate con il colore, altre sono state proiettate a parete su carta da schizzi e ridisegnate. 5.GUARDARE SOTTO GLI 80 CENTIMETRI L’installazione della classe 3C reinterpreta l’opera dell’artista belga Francis Alÿs, Sleepers II del 2001. In una serie di diapositive scattate all’altezza del marciapiede tra le strade di Città del Messico, sono stati ripresi senzatetto e cani randagi addormentati. Le diapositive sono proiettate sulla parte più bassa della parete di fronte a cui lo spettatore è invitato a sdraiarsi assumendo la stessa posizione dei soggetti. Alÿs porta nel museo all’attenzione dei visitatori ciò che generalmente non notiamo o non vogliamo notare e ci invita a identificarci con queste presenze invisibili e dimenticate. Gli studenti attraverso la fotografia hanno documentato il proprio territorio alla scoperta di ciò che si trova sotto gli 80 centimetri adottando la stessa prospettiva ribassata dell’artista. Lo stato di degrado urbano del quartiere viene portato alla nostra attenzione. Le fotografie, collocate tra i gradini delle scale della scuola, generalmente calpestate senza prestare attenzione, chiedono invece di essere guardate Due immagini sono state scomposte visivamente attraverso un software e installate fisicamente nello spazio per essere osservate da un punto di vista privilegiato, l’unico da cui è possibile ricomporre l’immagine e riconoscere ciò che si sta guardando. Per farlo lo spettatore deve accovacciarsi a terra e sdraiarsi su un cartone. Un invito diverso ma analogo a quello dell’artista di provare ad assumere punti di vista diversi e forse scomodi. 6.ENTRARE DENTRO L’OPERA La classe 3B ha lavorato sull’opera Widow (2004) dell’artista indiano Anish Kapoor. Famoso per le sue grandi installazioni capaci di invadere lo spazio e trasformarlo in un ambiente ambiguo dove la luce, il peso e la percezione del visitatore risultano modificati e spaesati. L’opera del MAXXI è una grande scultura in pvc nero e benchè non vi si possa entrare, fortissima è la sensazione di essere risucchiati al suo interno grazie alle spirali dei suoi grandi padiglioni. L’influenza delle teorie orientali sullo spazio ma anche di quelle occidentali sui buchi neri e l’assenza di materia sono alla base delle opere di Kapoor. L’installazione dei ragazzi si articola in 3 spazi diversi ma interconnessi: 2 aule e il terrazzo. Suggestionati dalla teoria dei ponti di Einstein-Rosen, cunicoli spazio-temporali dove sarebbe possibile viaggiare più velocemente, delle “scorciatoie” tra un punto e l’altro dell’universo, la cui forma assomiglia in modo straordinario all’opera Widow i ragazzi hanno immaginato di entrarci dentro e di essere trasportati con la loro aula in uno spazio diverso, quello esterno del terrazzo. Così i due spazi nella realtà si sono invertiti e l’aula con tutti i suoi arredi si trova sul terrazzo mentre al posto di banchi e lavagna sono comparsi panni stesi e fioriere. Il terzo ambiente, una piccola stanza buia, è il punto di congiunzione, il cunicolo magico, in cui il ponte appare dall’oscurità. Sculture viventi Cos'è la libertà? Strutture primarie Entrare dentro l'opera Nuove schiavitù Guardare sotto gli 80 centimetri Video ingresso PIANO TERRA PRIMO PIANO SECONDO PIANO