Design a tiratura limitata

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Design a tiratura limitata
PierPan
Design a tiratura limitata
Corsera nazionale Sab, 17/06/2006, pag. 019
Sezione: CRONACHE, Redazione: INTERNI
Gallerie e grandi fiere si contendono le serie limitate. Daverio: così si tradisce lo spirito originario del disegno
industrialeDa oggetti d' uso al collezionismo Il design che costa come l' artePezzi unici all' asta per milioni «È la fine della
scuola italiana»
Il mondo del design si sta sviluppando ridimensionando il ruolo storico del disegno industriale italiano? È quanto emerge
da un articolo di Alice Rawsthorn pubblicato sull' Herald Tribune e dagli ultimi avvenimenti internazionali, che premiano i
designer impegnati nella creazione del pezzo artistico a tiratura limitata (cioè quelli che avvicinano arte e design) rispetto
a chi progetta oggetti per una larga diffusione industriale. Un esempio è «Design Miami», l' evento collaterale dedicato al
design d' autore che quest' anno sta proponendo la fiera d' arte di Basilea, che chiuderà lunedì. Oppure il «Roma
Design+» che si è chiuso con una conferenza di Karim Rashid, designer egiziano-canadese, interprete dell' ibridazione e
del pezzo d' autore. Ma, soprattutto, l' attenzione che le case d' asta e i grandi collezionisti stanno dando al design. Il 7
giugno al Phillips De Pury di New York sono state battute opere di design, come la Orgone Stretch Lounge del 1993 di
Newson e la cabina Lit Clos dei fratelli francesi Ronan e Erwan Bouroullecs del 2000. Da Sotheby' s, invece, si batte la
Lockheed Lounge di Newson.
UN MILIONE DI DOLLARI - Si tratta di un fenomeno iniziato nei primi anni duemila, quando Christie' s battè all' incanto
pezzi di Tom Dixon e Ron Arad. Poi arrivò Phillips De Pury, che nel dicembre 2001 battè le sedie di Newson e Dixon a 50
mila dollari. Quattro anni più tardi la stessa casa vendette il prototipo del tavolo «Aqua» di Zaha Hadid per 297 mila
dollari (opere della Hadid sono ora in mostra al Guggenheim Museum sino al 25 ottobre). Ora i pezzi si avviano a poter
raggiungere un milione di dollari. Per quanto costoso ciò possa apparire, si tratta pur sempre di prezzi più bassi di quelli
delle opere d' arte contemporanea, tanto che Alexander Payne, direttore della Phillips, afferma: «Il mercato
collezionistico del design è ancora nella sua infanzia e ci sarà sempre più attraversamento tra arte e design».
Tra i maggiori collezionisti figurano due personaggi legati alla moda: il neo-proprietario di Palazzo Grassi, François Pinault
e Bernard Arnault, alla testa del gruppo Lvmh, che comprende, fra gli altri, i marchi Louis Vuitton e Dior. Più Larry
Gagosian, il grande mercante che a settembre aprirà la sua Galleria di design sulla 24ª strada a New York.
COLLEZIONISTI D' ARTE - Si tratta di una politica che sta facendo breccia anche in Europa, tanto che Samuel Keller,
direttore della fiera d' arte di Basilea, confessa: «Molti collezionisti d' arte comprano oggi pezzi di design. Per questo
abbiamo deciso di introdurre un' esposizione di design nella nostra fiera». Dove sono esposte star del design «a tiratura
limitata», come i fratelli Bouroullecs e i fratelli Campana, due brasiliani, la cui sedia «Alligator» (con dozzine di alligatori
di peluche) è in mostra da Sotheby' s. In questo universo del pezzo d' arte sono molto apprezzati designer come gli
olandesi Hella Jongerius, Tord Boontje, Marcel Wanders e l' inglese Jasper Morrison. Morrison (in mostra alla galleria
Kreo di New York) afferma: «Su piccola scala si può lavorare con materiali che sono troppo scarsi o troppo costosi per la
produzione industriale». Poi queste idee, sostiene il designer, vengono sviluppate per le collezioni su larga scala per Muji
e Vitra. Così come Newson fa per Qantas e Nike.
«ITALIA EMARGINATA» - Detto che non c' è solo questa tendenza (in maggio, per esempio si è svolta a New York
«I.DoT», italian design on tour che promuoveva nuovi prodotti di aziende italiane) c' è chi vi vede due pericoli: si tradisce
l' originario spirito del disegno industriale, nato per produrre oggetti per un consumo sociale e si emargina la scuola
italiana. Il critico Philippe Daverio lo dice senza mezze misure: «Sono fenomeni creati dagli americani per emarginare l'
approccio italiano alla mondo del disegno industriale. Si pagano milioni di dollari delle opere che sono imitazioni stanche
di Mollino. È l' asse anglosassone che vuole prevalere». Sostanzialmente la realizzazione di pezzi d' autore, che si sta
diffondendo specie in America, sarebbe un guanto di sfida alla tradizione del disegno industriale e del mobile d' arte
Made-in-Italy progettato da Giò Ponti in poi.
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