Pasolini profeta no

Transcript

Pasolini profeta no
PierPan
Pasolini profeta no-global
Corsera nazionale Ven, 28/10/2005, pag. 053
Sezione: TERZA PAGINA, Redazione: CULTURA
Su «MicroMega» un dialogo tra Bellocchio, Sofri e Veltroni attualizza il poeta. Ma non su tutto
Pasolini, un profeta contro la globalizzazione
Denunciò l' aborto, accusò la tv, difese i poliziotti: con chi sarebbe stato al G8?
Corsera nazionale Ven, 28/10/2005, pag. 053
Sezione: TERZA PAGINA, Redazione: CULTURA
Su «MicroMega» un dialogo tra Bellocchio, Sofri e Veltroni attualizza il poeta. Ma non su tutto
Pasolini, un profeta contro la globalizzazione
Denunciò l' aborto, accusò la tv, difese i poliziotti: con chi sarebbe stato al G8?
di: Panza Pierluigi
Pasolini fu un profeta contro l' omologazione. E trent' anni fa, quando il 2 novembre del 1975 morì, aveva capito della
società italiana ben più di quanto il guru-per-sbaglio Celentano ripete oggi in tv. Anzi, era «L' uomo che capiva troppo»,
secondo il titolo con il quale il numero di MicroMega oggi in edicola lo ricorda con un dialogo tra Piergiorgio Bellocchio,
Adriano Sofri e Walter Veltroni.
Lo scontro con il Sessantotto, le tesi «scandalose» per l' abolizione della scuola e della tv degenerata, nonché quelle
contro l' aborto ora ridiscusse su MicroMega, attualizzano le eterne contraddizioni pasoliniane sospese tra profezia e
nostalgia, che il poeta stesso aveva messo in versi: «Lo scandalo del contraddirmi, dell' essere / con te e contro te; con
te nel cuore, / in luce, contro te nelle buie viscere; / del mio paterno stato traditore» (Le Ceneri di Gramsci) e «Piange ciò
che muta, anche / per farsi migliore. La luce / del futuro non cessa un solo istante / di ferirci» (Il pianto della scavatrice).
Ma come attualizza MicroMega queste contraddizioni?
L' aspetto «costantemente spiazzante» di Pasolini e la sua lotta «contro l' omologazione» sono le caratteristiche
sottolineate da Veltroni. Uno «spiazzamento» che Pasolini mostrò denunciando l' aborto come «delitto» e «male minore»,
proprio mentre la sinistra conduceva una trionfalistica battaglia in piazza per la libertà di abortire. E questa posizione, per
Sofri, è stata ora raccolta da Giuliano Ferrara. Tuttavia, proprio l' esempio di Pasolini sull' aborto, continua Sofri, non è
servito nella campagna referendaria sulla procreazione assistita, dove di nuovo la sinistra è dovuta passare da una
propaganda baldanzosa per il «sì» a una «filosofia della riduzione del danno».
Veltroni ricorda inoltre come Pasolini oppose la «scandalosa forza rivoluzionaria del passato» all' omologazione, altro
richiamo, questo, caduto nel vuoto se si osserva «l' uniformità di comportamento» dei giovani d' oggi e, persino, dei
sapori, visto che Bellocchio parla di «genocidio per la frutta»! Ma se è vero che Pasolini conferì forza politica al dato
estetico della nostalgia, è davvero «un salto forse immotivato», come riconosce lo stesso Veltroni (che però lo propone),
trovare una continuità tra «la sparizione delle lucciole» e l' uragano Katrina! Quella di Pasolini, in sostanza, fu una
posizione che guardava con nostalgia ai valori della società agricola e proletaria e che si opponeva alla globalizzazione:
ma visto come prese le difese dei poliziotti a Valle Giulia contro gli studenti, sarebbe stato lecito interrogarsi su quale
posizione avrebbe assunto Pasolini di fronte agli scontri per il G8 a Genova. Peccato che questa valutazione resti
inespressa.
Veniamo così all' attualizzazione politica. Bellocchio ricorda che per Pasolini «il Paese ha la classe dirigente che merita,
la cultura che merita e la televisione che merita». E ne deduce che oggi «sarebbe senz' altro contro Berlusconi, ma non
avrebbe potuto amare un Prodi o un D' Alema o un Bertinotti». Ma poiché fatica ad accettare l' idea che la «cultura»
possa essere separata dalla «civilizzazione», Bellocchio giunge ad affermare che «questa televisione, veramente
tremenda», è «da abolire». Ma se, come afferma Pasolini, «il Paese ha la cultura e la tv che merita», su quali principi si
può abolire un programma?
Dalle osservazioni di Sofri emerge ancora come Pasolini esercitasse l' azione di critica sociale esponendo se stesso, il
proprio corpo, in una ostensione quasi nietzschiana; come a dire: «Sono uno che vive le cose di cui voi parlate». Una
fenomenologia del corpo a corpo, quella tra lui e la società, che lo portò a stare dalla parte dei poliziotti a Valle Giulia come
sfida a «un movimento dal quale voleva essere accettato» e che lo spinse, continua Sofri, a fare «l' inviato agli inferi» per
mostrare che «c' è un popolo che si è sfibrato» e non una classe dirigente che ha corrotto la tempra di un popolo. Ma
proprio la centralità del corpo porta Pasolini, in Petrolio, a sviluppare «l' idea, che non c' è disegno di carnefice che non sia
suggerito dallo sguardo della vittima». Un' affermazione dalla quale Sofri prende le distanze; ma su cui varrebbe la pena
riflettere: non è lo sguardo su un presunto Occidente colpevole che induce gli integralisti islamici agli attentati?
Effettivamente Pasolini era uomo che capiva molto ma, come scrive lui, «nel pensiero, in un' ombra di azione».
http://www.pierpan.com
Realizzata con Joomla!
Generata: 19 March, 2017, 20:49