dominic - Rebecca libri

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dominic - Rebecca libri
DOMINIC
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Consulenza editoriale
Roberto Losa
MARNA
www.marna.it
ISBN 978-88-7203-668-6
© 2017 Editrice VELAR
24020 Gorle (Bg)
www.velar.it
Distribuzione a cura dell’Editrice VELAR
Tutti i diritti, di traduzione e riproduzione
del testo e delle immagini
eseguite con qualsiasi mezzo,
sono riservati in tutti i Paesi.
I.V.A. assolta dall’Editore ai sensi dell’art. 74, 1° comma,
lettera C, D.P.R. 633/72 e D.M. 09/04/93.
Prima edizione: febbraio 2017
Stampato in Italia
La Stamperia di Gorle (Bg)
Luigi Ginami
DOMINIC
AMO LA MIA RAGIONE DI VITA
Vietnam, 2-11 Settembre 2016
MARNA
IL SANGUE DEI MARTIRI È SEME DI CRISTIANI
Questa volta Don Gigi ci prende con sé in
un appassionante viaggio in Vietnam. Da un
continente all’altro continua l’itinerario di un
impegno creativo per realizzare segni concreti
di carità, opere di misericordia corporali e spirituali insieme. La memoria di mamma Santina
accompagna lui e noi alle frontiere della Chiesa,
in angoli sperduti di dolore come in luoghi bellissimi e rasserenanti.
In questo racconto ciò che tocca di più è la
testimonianza della persecuzione sopportata da
parte dei cristiani vietnamiti durante gli anni più
duri del regime comunista, il racconto della prigionia del Padre Dominic e della fede con cui
sua madre lo ha sostenuto. In Vietnam la straordinaria fioritura attuale di vocazioni religiose
e di vitalità ecclesiale dimostra ancora una volta
che “il sangue dei martiri è seme di cristiani”. È
bene che anche noi e tutta la Chiesa ne siamo
consapevoli. L’emozione e la consolazione che
scaturisce da questi racconti è un dono spirituale prezioso. Ma le tappe del viaggio sono diverse: l’inaugurazione dell’orfanotrofio a Xuy Xa, la
consegna del mattone della Porta Santa di San
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Pietro alla Cattedrale di Hanoi, il progetto di un
piccolo ponte su un canale nella regione del
delta del Mekong perché i bimbi possano andare a scuola senza rischi, l’abbraccio della piccola bimba sieropositiva di Saigon... Ogni volta ci
troviamo investiti da un’onda di sentimenti umani e cristiani che ci coinvolge profondamente,
veniamo attirati nel vivo di un’esperienza che
pur essendo geograficamente lontana diventa
assolutamente vicina, anzi presente. Non manca
il momento della contemplazione della bellezza della creazione. Anche questa è importante:
quando diventa possibile è un vero dono che fa
respirare lo spirito.
Ringraziamo Don Gigi per averci detto tante
cose belle che si leggono in un battibaleno. E
sono belle anche quando si parla di grandissime
sofferenze. Già, perché nella luce del Vangelo
la gioia, la speranza non può più esserci rubata.
Auguriamoci che, grazie alla solidarietà di chi è
stato coinvolto in questa nuova tappa dell’itinerario spirituale con mamma Santina, il viaggio
possa continuare ancora e inventare nuove fonti
di gioia concreta per i piccoli e i poveri delle
periferie del mondo.
P. Federico Lombardi S.I.
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AMO LA MIA RAGIONE DI VITA
È l’una e un quarto della notte qui a Saigon.
Ho finito ora di trascrivere una traduzione dal
prezioso originale in vietnamita di un documento importante per questo viaggio. Padre Dominic Ngo Quang Tuyen, che ha trascorso 13 anni
in carcere e ho incontrato nei giorni scorsi, ha
accettato di scrivere una bella introduzione al
libretto che verrà pubblicato nelle prossime settimane e che raccoglie in modo ordinato tutte le
mie note che hai ricevuto in questi giorni. Il titolo
del libro potrebbe essere NGO QUANG TUYEN mi
sembra che abbia anche il suo fascino misterioso
questo scioglilingua per noi italiani... Vedremo.
Bene questa notte concludo i miei scritti qui dal
Vietnam con una perla preziosa, semplicemente
perché lo scritto non è mio ma di un santo prete
anziano ancora vivente. Personalmente mi sconvolge pensando al modo misterioso anche della
mia vocazione e non posso veder delle analogie tra questa Santa mamma e la mia Santina...
Buona notte dal Vietnam e grazie di avermi con
bontà seguito in questa avventura pazzesca che
se mi ha sfinito mi ha però ricostruito interiormente: era quello di cui avevo bisogno!
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Toi yeu le song cua minh. (J’aime ma raison
de vie).
Cap vo chong tre dang lam viec tren dong
lua, co vi linh muc mang cua an dang (viaticum)
cho benh nhan di qua. Hai nguoi ngung tay,
huong ve vi linh muc de tho lay Minh Thanh
... Sau do nguoi vo tre noi voi chong: “gia nhu
Chua cho chung minh dua con trai thi minh se
cho no di tu lam linh muc nhu cha pho tre kia
thi hanh phuc biet may”...luc do nguoi phu nu
kia da co thai duoc hon hai thang, va 6 thang
sau , nguoi dan ba tre bi te nga va mot be trai bi
loi ra ngoai, goi la “de roi”. Dua be khoe manh
va hai vo chong dem toi Nha Tho rua toi 3 ngay
sau do... Dua be ay chinh la toi! Me toi ke di
ke lai cho toi va cho nhieu ban be cau chuyen
do. Ba thuong noi “con la mon qua Chua ban
cho Thay-Me.”- “Me dang con cho Chua roi, con
phai ngoan ...phai cham hoc ...phai be em ...phai
quet nha ...phai rua chen ...phai doc kinh ban
sang, ban toi ...phai hoc giao giao ly ...phai doc
chuyen cac thánh...”. Tat mot loi, Me muon
toi song va lam viec chi vi “da duoc dang cho
Chua”. Khi thu phong LM, me noi “bay gio con
la nguoi cua Chua phai song vi Chua ma thoi”.
Khi nhieu nguoi so cong san, bo dat nuoc ra
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di, da muon dem toi di theo, toi tra loi “bay gio
moi la luc toi song ly tuong cua minh. Toi yeu
Le Song hon mang song cua toi”. Le song cua
toi hinh thanh tu long dao duc cua Thay-Me toi.
Toi lan chuoi Man Coi hang ngay vi chinh cac
vi da day toi nhu the. Khi nao buon toi nghi toi
loi me “Chua dang ngu trong long con”. Khi toi
bi giam trong nguc, Me bao “hay coi trai giam
nhu giao xu, phong giam nhu nha tho, ban tu
nhu cac giao huu...”. Chua da ban cho toi nguoi
Me- nguoi Cha that tuyet voi! Ngay nay trong
viec loan bao Tin Mung, toi cung thuong noi voi
nhung nguoi toi gap: to cau nguyen cho anh/
chi, toi dang anh/chi cho Chua... Chua o cung
anh chi… Toi biet rang khi toi chon Chua lam Le
Song cua minh thi toi co du suc dem Tin Mung
cho moi nguoi (Mc 16.15).
Padre Dominic Ngo Quang Tuyen
Saigon, 8 settembre 2016
Un giorno una coppia di due giovani contadini che lavorano nel campo di riso vedono un
sacerdote che percorre la strada vicino al campo e sta portando la Comunione a un ammala9
to. Questi giovani sposi sospendono il lavoro e
guardano il sacerdote pregando in adorazione.
Dopo alcuni istanti la donna dice al marito:
“Se il Signore ci darà un figlio voglio che diventi sacerdote come questo prete e se questo
avvenisse dovremo essere molto contenti!”.
La donna già portava in grembo un bambino
di due mesi. Sei mesi dopo la donna ha un incidente e partorisce in modo drammatico un figlio
maschio che però sta bene. Tre giorni dopo la
coppia porta alla chiesa il bimbo per il battesimo. Bene: quel bambino sono io! Mia mamma
raccontava sempre questa storia a me e ai miei
amici e mio padre aggiungeva:
“Tu sei un piccolo regalo che il Signore ha
dato ai tuoi genitori”.
Mia mamma era solita dirmi queste parole:
“Io ti offro al Signore e tu devi essere bravo,
studiare, prenderti cura dei tuoi fratelli, devi accudire la casa e lavare i piatti, dire le preghiere
la mattina e la sera e leggere il catechismo e le
storie dei santi”.
In una parola mia mamma vuole che io viva
come un consacrato al Signore. Appena ordinato
sacerdote mi ha detto:
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“Tu sei adesso uomo del Signore, devi vivere
per Lui soltanto!”.
Mentre molti che avevano paura dei comunisti e scappavano dal Vietnam mi chiedevano di
partire con loro. Io rispondevo così:
“Adesso è il momento in cui vivere il mio
ideale. Amo la mia ragione di vita più che la mia
vita stessa”.
E la mia ragione di vita si è formata dalla pietà dei miei genitori. Ho detto il rosario ogni giorno perché loro mi hanno insegnato così. Quando
sono triste penso a questa parola di mia madre:
“Il Signore sta vivendo in te”.
Quando ero in prigione lei mi ha detto:
“Considera la prigione come la tua parrocchia
e la tua cella come la tua chiesa e i prigionieri
come tuoi fedeli”.
Il Signore mi ha dato una madre e un padre
meravigliosi. Oggi, nel lavoro di evangelizzazione, dico spesso alla gente che incontro:
“Prego per te e ti offro al Signore; il Signore
è presente in te”.
So che quando scelgo il Signore come ragione della mia vita ho la forza di portare la buona
novella agli altri (Mc 16,15).
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TRE GOCCE DI VINO
Il viaggio è molto lungo, è tra i più lunghi dei
nostri viaggi di solidarietà.
Partito da Roma alle 19.10 alla volta di Parigi
con un volo aereo di due ore atterro al Charles
De Gaulle per imbarcarmi alle 23.20, due ore dopo, per un volo di undici ore e quarantacinque
minuti da Parigi a Canton e poi quando arriverò
a Canton un’attesa di cinque ore per il volo delle 22.10 da Canton al Vietnam del Nord. Prima
destinazione Hanoi per inaugurare un orfanotrofio che, con la diocesi di Bergamo, abbiamo
costruito.
Sono riuscito a riposare questa notte e, fortunosamente, ho ottenuto anche un posto vicino al corridoio. Cosa importante per un viaggio di questo genere, per non passare la notte
e il viaggio in scomodissime file centrali. Però
un grasso cinese si siede vicino a me ed è una
lotta fino all’ultimo sangue per ogni centimetro
di spazio nei posti già stretti. Aereo pieno alla
follia. Potrebbero mettere gente anche nei bagni. Il ciccione scatarra continuamente in un bicchierino di plastica e io, a momenti, vomito. Ad
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un certo punto dico “Bastaaaa!”. L’uomo, quasi
miracolosamente, chiede scusa e sprofonda in
un forte sonno. Mi addormento anch’io e ora, al
mio risveglio, sui cieli della Cina sto iniziando a
scrivere il mio reportage.
Tante volte vorrei che qualcuno in più mi
seguisse, come è stato per la missione a Garissa
per inaugurare la chiesa, oppure come sarà in
Perù a Natale per inaugurare l’asilo e il campo
sportivo a Challapalca. Altre volte ho nostalgia
dei 43 viaggi per il mondo con Santina.
Finalmente il lungo tempo del viaggio, nel
buio dell’aereo, mentre tutti dormono o sono
intontiti, diventa un bellissimo tempo di preghiera. Mi raccolgo, apro la mia Bibbia, faccio
meditazione, recito il breviario, poi il rosario e
il tempo passa sereno e diviene bello riposante
e denso di significato. Sono un sacerdote e non
mi sono sposato proprio per questi spazi di solitudine che offrono intimità con Gesù. L’aereo,
dopo aver sorvolato la Russia passando vicino a
Mosca, ha attraversato la Mongolia per entrare
nello spazio aereo cinese e ora si dirige verso
Canton. Mancano circa due ore. Mi accorgo che
un musulmano davanti a me sta pregando con
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la sua corona dei novantanove nomi di Allah.
Estraggo la mia corona gialla di plastica che mi
hanno regalato i cristiani del campo profughi di
Mangesh in Iraq e non mi vergogno neppure io
a mostrarmi cristiano con il crocifisso appeso alla
corona. Troppo spesso ci vergogniamo di mostrarci cristiani. Mi faccio forza e faccio un bel segno della croce. Nessuno si accorge. Tutti, tranne
il sonnacchioso musulmano e io, dormono con
le mascherine davanti agli occhi per proteggersi
dalla luce dei faretti sopra ciascuno posto.
Oggi è un giorno particolare. Guardo l’orologio e il mio bioritmo è alle 9.30 italiane ma a
Canton è già pomeriggio. Sono le 15.30. Arrivo
a Canton alle ore 17 e il mio volo è alle 22.10.
Devo fare molte cose: prendere le valigie, fare
un nuovo biglietto, passare la dogana...
Subito la domanda più importante di ogni
giorno: e la messa quando la celebro? Questa
domanda mi accompagna da trent’anni ogni
giorno. Forse solo due o tre giorni in trent’anni
non ho celebrato la messa! Chi se ne importa se
incontro o non incontro papa Francesco, ma la
messa no! Io devo ogni giorno incontrarmi con
Gesù. Lui sì che devo necessariamente incontra15
re, anche a scapito della forma liturgica, ma ogni
giorno e in ogni luogo devo celebrare la messa,
non mi importa come. Oggi è uno di quei giorni
in cui il “come” non è con paramenti liturgici o
in chiesa. Sbaglierò? Immediatamente mi viene
alla mente il cardinale Văn Thuận che in carcere
non rinunciava mai alla messa e la diceva con
tre gocce di vino e un pezzettino di pane, così
per tredici anni! In Vietnam, messo in prigione
perché vescovo cattolico, lui non ha rinunciato
mai. Io spero che quest’uomo che è stato mio
padre spirituale sia presto canonizzato, lui e la
sua bontà!
Non ci penso due volte. Non posso rischiare
di perdere la messa, oggi. Chi mi vieta di incontrare Gesù qui in aereo, ora? Io lo desidero. Ieri
alla partenza, mi sono confessato dal cardinale
Comastri... Tutti dormono e non disturbo nessuno. Prendo un piccolo pezzo di pane, mi faccio
portare una bottiglietta di vino, ne pongo un
goccio nel bicchiere... Ho l’acqua. Con calma
e concentrazione apro l’iPad. Oggi è la festa di
san Gregorio Magno. Faccio il segno di croce e
lentamente celebro la messa. Questa è la mia
chiesa oggi! La messa dura circa un’ora. Non
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mi accorgo del tempo che passa. Mi ricordo la
messa celebrata in carcere a Challapalca, oppure
nelle aule universitarie di Garissa sporche del
sangue dei martiri di Al Shabaab, la messa in Iraq
nel campo profughi, oppure quella a Gaza sotto
le bombe, per finire al ricordo dolcissimo delle
messe celebrate con Santina in casa o, purtroppo, all’ospedale! Sono felice che in questo aereo
pieno di passeggeri, per il tempo della messa,
ci sia stato un illustre ospite, tanto importante
quanto umile! Non in prima classe, non in business class, ma in classe economica, posto 47A
vicino al bagno... Gesù è così, questa sua umiltà
mi sconcerta. Prendo tra le mani il pezzettino di
pane consacrato e, mentre lo mastico, mi commuovo come il giorno della prima comunione.
Questo è Gesù, non sono solo. Lui è qui con me,
viaggia con me. Pensa “che bello essere prete!
Puoi avere tra le tue mani Gesù!”.
Mentre devotamente bevo il goccio di vino,
prego per il mio sacerdozio, per questa nuova
missione, per la Fondazione Santina. Raccomando a Gesù Carolina e la sua famiglia, Olinda e la
sua famiglia, la mia salute. Vi chiederete perché
Olinda. Quando quella signora seguiva mamma
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ogni giorno, pregavamo insieme e io avevo tanta paura che lavorando si facesse male e allora
alla comunione chiedevo a Gesù di proteggerla.
Oggi continuo ancora, come debito di riconoscenza. Ma poi vengono i nomi dei cari amici
sacerdoti e laici, un ricordo speciale per i membri del direttivo e del consiglio di fondazione
della nostra realtà aggregativa... Poi il mio servizio in ufficio: chiedo a Gesù di fare bene il mio
servizio per papa Francesco; di scrivere bene,
con scrupolo, il bollettino ai nunzi o di valutare
bene le notizie di stampa; di capire bene come
comporre il mio lavoro, come essere puntuale e
preciso. Ricordo poi i malati, i morti, i parenti, gli
amici che hanno difficoltà e infine la mia amata
chiesa di Bergamo e il nostro vescovo Francesco.
Insomma, in aereo non finisco più di parlare con
Gesù presente nel mio cuore. Poverino, gli ho
fatto una testa grossa con tutte le cose che gli
ho detto e chiesto... Mentre celebravo la messa,
mentre Gesù era presente nel mio cuore, questo
aereo è divenuto non solo chiesa ma anche monastero. Lui ora mi ha lasciato perché le specie
eucaristiche non ci sono più, le ho consumate,
ma in questo lungo volo rimane al mio collo il
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crocifisso e, nel mio zaino, la Bibbia, con quei
due segni. Lo sento tanto vicino e mi fanno compagnia in ogni luogo. Allora sono pieno di gioia
perché ho un formidabile compagno di viaggio
e se c’è Lui, Gesù, c’è anche Santina e il paradiso intero. Una enorme esplosiva pace mi nasce
nel cuore e, felice continuo, il mio volo. Ora
ho celebrato messa! Come diceva Santina: Messa
ascoltata, giornata guadagnata! Buon viaggio.
In Italia sono le dieci. Ci danno la colazione.
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HA LONG: IL GOLFO DEL DRAGONE
Scrivo mentre sono in navigazione immerso
in un panorama mozzafiato. Pur scrivendolo devo dire “indescrivibile”: il Mare della Cina meridionale, a 200 chilometri dal confine con la Cina,
diventa Golfo del Dragone.
Mi offrono un piccolo pezzo del “dolce della
luna” che si cucina in Vietnam in occasione della
festa del 15 settembre, con la luna piena di autunno. Una grande festa per bambini e famiglie,
un’antica tradizione popolare di questo nobile
Paese di una cultura antica e piena di fascino.
Al porto manca ancora un’ora è così cerco di
trascrivere le forti emozioni di un paesaggio che
porterò nel cuore in Italia. Tentare di descrivere
Ha Long è davvero arduo. Il Golfo del Dragone
non si descrive facilmente perché lo ha plasmato
il dito di Dio. La grande umidità bagna i vestiti e
il calore del sole lascia poi posto a una pioggia
torrenziale tipica delle zone tropicali.
Il mare si frange contro centinaia di faraglioni
che emergono dalle acque. Roccia dura e nuda
sulla quale cresce un verde splendente: la vegetazione lussureggiante formata da liane che
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si intersecano con magnolie e ogni faraglione
compone figure strane. La tradizione ci vede un
gallo, due gambe umane, un coccodrillo, un gigante... una di queste rocce si trova sulla cartamoneta locale. La roccia tanto famosa si chiama
Pagoda.
Questo arcipelago di faraglioni è popolato da
tante barchette: sono barche di pescatori, sono
navicelle da trasporto o imbarcazioni per turisti.
La luce è meravigliosa e crea un alone intorno
a ogni faraglione creando un magico gioco di
colori: il verde intenso, il giallo ocra, il grigio
della pietra... uno spettacolo per gli occhi e per
il cuore! Il tutto in una grande pace portata dal
silenzio del mare. Ci fermiamo a una spiaggia.
Le due suore e padre Bruno salgono in cima
all’isola. Monsignor Girelli si ferma a un tavolino
e io, invogliato dal caldo umido e dall’incantevole panorama, cedo alla tentazione di un bagno
ristoratore.
La grande umidità costituisce una forte cappa
talvolta anche opprimente. Ventilatori dappertutto in Vietnam nel tentativo di stemperare l’umidità. Entro nell’acqua, evidentemente calda per
il clima tropicale, ma la grande sensazione è di
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benessere perché il bagno toglie la sensazione
di umidità. Alcune bracciate e mi trovo vicino a
pesciolini colorati. Uno piccolo, non più grande
di 5 centimetri, si mette a giocare con me, è a
strisce bianche e nere e mi incanta. La natura
davvero è un grande dono di Dio e tante volte
non c’è ne rendiamo conto. Papa Francesco ha
scritto per tutti noi l’enciclica Laudato si’ sulla
tutela del creato. Era lo scorso anno, in giugno,
e mi trovavo tra le splendide rovine del Machu
Picchu in Perù. Qui la natura è più sorprendente!
Mentre nelle rovine degli Incas vedevo la mano
dell’uomo sovrapporsi a quella di Dio in un meraviglioso capolavoro, qui in Vietnam, nel Golfo
di Ha Long, l’uomo scompare e Dio è il protagonista assoluto.
Ripartiamo.
Proprio mentre scrivo, alla mia destra, un alto faraglione mi incanta... Sto scrivendo, alzo il
capo e dico nel mio cuore “Guardaaaa!”. Apro la
bocca e dico: “Ma che bello!”. Gli occhi non si
vogliono staccare da quel capolavoro divino fatto di acqua, pietra e vegetazione. Questa esclamazione è la porta della preghiera.
Suor Maria mi dice:
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“Ma don Gigi come si può vedere tutto questo e non credere il Dio?”.
È vero, questi viaggi di solidarietà mi fanno
incontrare Dio nei poveri, che sono la sua carne, ma anche negli scritti di Dio che è la natura!
Dal Kenya con il paesaggio africano con elefanti, giraffe e scimmie, al Perù con la giungla di
Porto Maldonado o le stupende Ande, al lago
Titicaca, fino al Messico con le sue spiagge e la
sua lussureggiante vegetazione, fino a oggi qui
ad Ha Long il dito di Dio dipinge per me e per
tutti capolavori di pace nella natura incontaminata. Il meraviglioso viaggio fatto per inaugurare
l’orfanotrofio di Xuy Xa mi ha fatto un grande
regalo: attraversare questa natura e incontrare
in essa Dio.
La nostra barca si accosta al molo... Scendiamo e mi sembra di essere in Brasile a Ilha Grande. Poi saliamo una scaletta in pietra e si apre
una grotta. Non immaginavo quello che avrei
visto! Una successione di caverne che il gioco
della luce trasforma in un paesaggio da fiaba:
stalattiti e stalagmiti riempiono gli spazi con giochi di prestigio. Ecco apparirne una... giri la testa
e ne vedi una nuova. Non sai più dove guardare
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tanto è preziosa. In Iraq, nelle steppe del Kurdistan, usano una frase per dire “meraviglia”: “Mi
hai rubato gli occhi...”. Non so davvero quante
volte questa visita nel ventre dei faraglioni mi
ha rubato gli occhi! Un’impressione formidabile
che scalda il cuore. Siamo in cinque: il nunzio
apostolico monsignor Leopoldo, il responsabile
della Caritas di Hanoi, padre Bruno e due suore.
Tutti insieme ci troviamo a pregare, anzi a cantare, una canzone che unisce la lingua vietnamita
a quella italiana nella bellissima lingua latina e
cantiamo insieme Salve Regina! È proprio vero
la meraviglia produce lo stupore, lo stupore la
domanda: “Chi ha fatto questo?”.
La domanda provoca la fede. Nessun uomo
è capace di fare questo. Esiste un Dio buono e
umile che ha la sua carne nei poveri e che ha un
talento nel comporre poemi meravigliosi nella
natura. Non è importante se sia Iraq, Brasile,
Kenya, Perù, Messico, la depressione del Mar
Morto in Terra Santa... o il Vietnam. In tutti i luoghi della terra Dio scrive... e spesso nei posti più
poveri dove la sua carne è evidente. Dio scrive
e compone meraviglie. Sta a noi riconoscerle,
ammirarle e soprattutto rispettarle.
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Da questa barchetta questa sera, stanco e sudato, vi voglio fare un augurio: che in qualche
parte del mondo, sia fuori casa oppure in Vietnam la natura riesca a “rubare i vostri occhi”.
Se ci riuscirà non preoccupatevi, ve li ha rubati
Dio. Vi prometto che li restituirà migliori... forse
anche più attenti a scoprire la Sua carne presente
nei poveri!
Vi lascio. Devo scattare qualche fotografia da
allegare a questo scritto. Sarà un dramma domani volare a Saigon lasciando il Vietnam del
Nord e la sua natura. A Saigon i nostri poveri ci
attendono, e sono sicuro che anche là Dio mi
avrà preparato un capolavoro da ammirare nella
sua natura: Laudato si’ mi Signore!
Golfo di Ha Long, Golfo del Dragone
Vietnam del Nord, 5 settembre 2016 ore 16.20
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