…la rupe Tarpea…

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…la rupe Tarpea…
…la rupe
Tarpea…
tracciare una storia:
• Sfondo
• Chi parla?
• La storia di chi? Di che cosa?
Storia di che cosa?
..delle persone..
..del trattamento..
…dell’esclusione…
…delle discipline…
..delle istituzioni…
• storia del trattamento
• “la storia della follia
nell’età classica” di
Michel Foucault, 1972
• storia delle istituzioni
• “Asylums” di Erving
Goffman, 1961
• storia delle persone
• “la difficile storia
degli handicappati”
di Andrea Canevaro,
2000
Chi parla?
“Per il momento si può concludere, sulla
base della maggior parte delle mie
osservazioni, che il giovane
conosciuto con il nome di Selvaggio
dell’Aveyron è dotato di libero
esercizio di tutti i suoi sensi; dà prove
continue di attenzione, di
reminiscenza, di memoria; può
confrontare, discernere, giudicare,
applicare insomma tutte le facoltà
dell’intelletto a oggetti relativi alla
sua istruzione. […] si concluderà che
la sua educazione è possibile..”
(J. Itard, il ragazzo selvaggio, 1801)
“Dal 1950 in poi ho vissuto in ospedale.
Nel ’50 ho parlato con i medici dello
psichiatrico e tutti erano d’accordo a
tenermi qui ricoverato per sempre,
farmi perdere i diritti civili. Mi hanno
fatto le fotografie con il numero,
come si fa per i delinquenti, di
ricoverato a vita. Ed è finita tutta la
storia di vita e di lavoro che ho
fatto.”
(Mario Punter, in P. Dell’Acqua “non ho l’arma che
uccide il leone”, 2007)
• Sfondo
la disciplina
• Chi parla?
il soggetto della storia
….
persone
istituzioni
• Di chi o di cosa si parla? discipline
esclusione
trattamento
Medioevo
Si pensa ai bambini nati “deformi” come a
qualcosa che la natura voleva e non voleva, che
mentre faceva stava disfacendo
La diversità aveva
a che fare
con il soprannaturale
con il divino
le madri di questi
bambini venivano
tacciate d’infamia o
addirittura punite
il miracolo tipico era
la guarigione
Il bambino
con disabilità
era considerato
un cattivo presagio
1500
un nuovo oggetto fa la sua apparizione nel paesaggio immaginario del
Rinascimento…
“Poveri e malati, disoccupati e
vagabondi, per ordine delle
amministrazioni delle città
europee, venivano caricati
sui battelli o affidatiai
mercanti che, nel loro
spostarsi,avevano il
compito, dietro compenso,
di portarli lontano, per poi
in pratica liberarsene poco
distante”
(Canevaro, 2000)
La nave dei folli carica di visi forsennati, che a poco a poco sprofonda nella notte del
mondo, tra paesaggi che parlano della strana alchimia dei saperi, delle sorde minacce
della bestialità e della fine dei tempi…
(Foucault, 1972)
aula H
Età classica
“venuto meno il riferimento concettuale della
follia come segno soprannaturale,
si riafferma come
nuovo riferimento l’ordine morale”
(A. Canevaro, la difficile storia degli handicappati, 2000)
1600
La follia non ha
più a che fare con
il soprannaturale
È una nuova forma
di esclusione
Nascono gli “asili”
internamento
È un affare
di polizia
non è un
atto medico
1656
Fondazione dell’ Hopital Général
• destinato ai poveri di Parigi “di ogni sesso
provenienza ed età, di qualsiasi tipo ed estrazione, e
in qualunque condizione si trovino, validi o invalidi,
malati o convalescenti, curabili o incurabili”
• che si presentano da soli o inviati dall’autorità
giudiziaria
• non è un’istituzione medica ma semigiuridica
1600…
• Quali sono le persone?
• Qual è il trattamento?
• Come funziona l’esclusione?
• Quali discipline si occupano della diversità?
• Quali istituzioni esistono?
1700
• La medicina inizia ad occuparsi degli
“anormali”
• La medicina in questo momento è
depositaria di una norma anche morale
1795
il gesto di Pinel
1800
il secolo positivista
Conoscere la diversità secondo il
metodo scientifico-sperimentale
• Teratologia, frenologia..
• Lombroso, Gall, Galton..
• Mostro fisico e mostro morale
1800
il secolo dell’assistenza
• Inizia l’educazione delle persone con
disabilità (disabili sensoriali)
• Vengono fondate istituzioni
assistenziali
si inizia a riflettere sull’educazione
delle persone con disabilità
(si inizia a considerare la categoria di
“handicappato”)
Itard
(1774-1838)
Seguin
1842 direttore della sezione di Bicetre
riservata alle persone con disabilità
mentale
Braille
(1809-1852)
1800….
• Chi parla?
• Di chi si parla?
• Percorso dell’esclusione?
Hellen Keller
(1880-1968)
Per me la mia mano è nell’istesso
tempo ciò che la vista e
l’udito sono per voi. Noi
percorriamo le medesime vie
maestre, leggiamo gli stessi
libri, parliamo la stessa
lingua, eppure le nostre
esperienze non sono uguali.
Sulla mia mano, come su di un
perno, si muove tutta la mia
vita: è la mano che mi unisce
ad essa.
(H. Keller)
Il gesto di Pinel
Il gesto di Hellen Keller
1900
dal racconto di una maestra…
“soprattutto dalla periferia, dai paesi arrivavano. Ci dev’essere stato in quel
periodo in quella zona qualche cane di medico, che come vedeva il bambino
un po’ timido e che non rispondeva, scriveva che era handicappato”…. “
Che poi capirai, il bambino che viene dal paesino, che magari in famiglia
parlano solo dialetto, si trova alla visita con il dottore s’intimidisce e non
risponde, così finiva che arrivavano tutti i bambini delle famiglie più povere o
ignoranti, che i genitori non erano in grado di dire aspetta, mio figlio mo non
ha parlato ma di solito non è così, oppure di portarlo da un altro
specialista” ..“finiva che addirittura venivano mandati all’istituto tutti i figli
della stessa famiglia, che di figli handicappati te ne può nascere uno, ma
non tutti e quattro…
A volte per le famiglie era sollievo averli sistemati tutti, famiglie con tanti figli, di
tanti anni fa. Mi ricordo una volta c’era una mamma, che già quattro ne
aveva avuti all’istituto e quando è arrivata con la quinta le ho detto che sua
figlia non era handicappata, poteva frequentare la scuola normale, le ho
chiesto se si rendeva conto che la licenza della scuola ortofrenica valeva
meno delle altre, che non aveva occasione di frequentare compagni della
sua età normali, che così le stavamo rovinando la vita. Quella, sai cosa mi
dice? Mi dice “perchè? qualche scemo è mai diventato intelligente? E allora
se mia figlia è intelligente non diventa scema”
1900
il pensiero pedagogico…
“il pregiudizio che l’educatore debba mettersi a
livello dell’educando piomba il maestro dei
deficienti in una specie di apatia: egli sa di
educare personalità inferiori e perciò non
riesce ad educarle, così i
maestri di piccoli fanciulli credono di educare i
bambini cercando di porsi al loro livello con
giochi e spesso con discorsi buffoneschi.
Invece bisogna chiamare l’uomo che vi sta
assopito”
(Maria Montessori, 1870-1952)
1940
T4
“vi prego di avere la bontà di prendere in
considerazione i documenti sanitari che state
per esaminare. Non vi è alcuna speranza per
questi abbozzi di vita. Non vi è nemmeno
sofferenza. Voglio dire che siamo noi che
soffriamo inutilmente per la loro sorte. È un
lusso di cui noi tedeschi possiamo fare a meno!
[…] Non sopprimeremo degli esseri umani, ma
annienteremo un incubo”
(V.Brack, ministro dell’interno del III Reich, 1939)
1900
anni 60, 70 e 80
• Anni ’60: si avvia una riflessione sulla
libertà, sui diritti civili, sulle contraddizioni
della società
• Anni ’70: chiusura dei manicomi, prime
leggi sull’integrazione delle persone con
disabilità
• Anni ’80: nascono e si moltiplicano le
associazioni (ANFFAS, AIAS..)
Riflessioni sulla società:
l’esclusione ha una funzione sociale
“Ogni società, la cui struttura sia basata su differenze culturali, di
classe e su sistemi competitivi, crea in sé aree di compenso delle
proprie contraddizioni interne […]. Il razzismo in tutte le sue facce
non è che l’espressione del bisogno di queste aree di compenso,
quanto l’esistenza dei manicomi […] è l’espressione della volontà di
escludere ciò che si teme perché ignoto ed inaccessibile. […] La
modalità dell’esclusione, il ritenersi in diritto di tagliar fuori dal
proprio orizzonte un gruppo in cui localizzare il male del mondo, non
può essere considerata alla stregua di un’opinione personale,
accettabile quanto un’altra. Essa investe il modo globale dell’essere
al mondo, è una presa di posizione generale: la scelta di un mondo
manicheo dove la parte del male è sempre recitata dall’altro,
appunto dall’escluso; dove solo in questo escludere affermo la mia
forza e mi differenzio.”
(Franco Basaglia, un problema di psichiatria istituzionale, “l’utopia della realtà”,)
1977
Prendere la parola
1977
Art. 7.
Al fine di agevolare l'attuazione del diritto allo studio e la piena
formazione della personalità degli alunni, la programmazione
educativa può comprendere attività scolastiche di integrazione anche
a carattere interdisciplinare, organizzate per gruppi di alunni della
stessa classe o di classi diverse, ed iniziative di sostegno, anche allo
scopo di realizzare interventi individualizzati in relazione alle esigenze
dei singoli alunni. Nell'ambito della programmazione di cui al
precedente comma sono previste forme di integrazione e di sostegno
a favore degli alunni portatori di handicaps da realizzare mediante la
utilizzazione dei docenti, di ruolo o incaricati a tempo indeterminato,
in servizio nella scuola media e in possesso di particolari titoli di
specializzazione, che ne facciano richiesta, entro il limite di una unità
per ciascuna classe che accolga alunni portatori di handicaps e nel
numero massimo di sei ore settimanali. Le classi che accolgono
alunni portatori di handicaps sono costituite con un massimo di 20
alunni. In tali classi devono essere assicurati la necessaria
integrazione specialistica, il servizio socio-psico-pedagogico e forme
particolari di sostegno secondo le rispettive competenze dello Stato e
degli enti locali preposti, nei limiti delle relative disponibilità di
bilancio e sulla base del programma predisposto dal consiglio
scolastico distrettuale. Le classi di aggiornamento e le classi
differenziali previste dagli articoli 11 e 12 della legge 31 dicembre
1962, n. 1859, sono abolite.
nasce il modello dei diritti…
Se il malato diventa oggetto di affettuosa
cura, il rapporto si gioca fra generosità e
riconoscenza non tra dovere e diritto…
(M.G. Giannicchedda, introduzione, in L’utopia della realtà)
L’integrazione è un concetto
polisemico
integrazione
significato di
apertura
possibilità
significato di chiusura
“conformismo”
Alcune questioni poste
dall’integrazione..
• La dimensione etica e la dimensione
tecnica dell’integrazione sono disgiunte?
• La questione della percezione e
dell’accettazione…
• L’integrazione “risolve” i problemi o ne
pone?