Diario Andalusia 2011
Transcript
Diario Andalusia 2011
Diario Andalusia 2011 >Prima Parte: da Cordoba a Ronda L'Andalusia era nella mia wishlist da tempo. E quindi eccomi qui a Ronda, a metà del percorso che si concluderà a Siviglia. Tutto comincia con un volo Ryan Air alle 6.25 del mattino e con una macchina a noleggio ad attenderci all'arrivo. Subito sbagliamo strada, chiaramente. Più volte. Poi imbocchiamo la via giusta e arriviamo a Cordoba con un caldo estivo e assenza totale di parcheggio. Guidare nel centro delle città dell'Andalusia è un'esperienza che ti forma come autista e come donna: una cosa che non si dimentica e che ti mette di fronte alla tua limitatezza di individuo di sesso femminile. In tutto questo, abbiamo la fortuna di trovare la strada che ci avrebbe condotto al nostro agognato parcheggio a pagamento chiusa per - tenetevi forte - un gregge di pecore che occupa le strade. Pecore. Vive. Per strada. Stremate da caldo e traffico decidiamo di abbandonare la macchina in un parcheggio diciamo "di fortuna" (un uomo non l'avrebbe mai fatto, lo so) e di recuperarla più tardi, una volta disperse le pecore. E rincasati i mandriani. Il nostro albergo è immerso nelle viuzze intorno alla Mezquita che da sola compensa le fatiche del parcheggio e consola dall'incontro con le pecore (be' dai, insomma). Non credo che nessuna delle descrizioni che potrei tentare di mettere in piedi renderebbe giustizia alla bellezza della Mezquita la mattina presto: un insieme di archi rigati di rosso a riempire uno spazio che sembra infinito. Lasciamo Cordoba per proseguire verso Granada, tra colline ricoperte di ulivi e le montagne innevate della Sierra Nevada come sfondo. L'arrivo a Granada è molto più soft, sarà che come sempre succede, per quanto uno possa stare infondo vicino a casa (siamo in Spagna, mica in Azerbaigian), occorre sempre un po' di tempo per prendere le misure, per capire quelle 2 o 3 cosette di un posto che ti permettono di risolvere agevolmente almeno le ordinarie operazioni quotidiane. E allora siamo nell'Albaicìn di Granada, una delle città che sognavo di visitare da tempo. Ci sono posti che non abbiamo visitato di cui non abbiamo nemmeno un'idea; e ci sono posti che non abbiamo mai visitato che nel tempo hanno assunto invece nella nostra mente un aspetto molto ben definito. Questo secondo caso era Granada per me: ne avevo nella mente un'idea, chissà perché molto ben definita. Immaginate quindi il mio stupore nel visitarla e nel rendermi conto che è totalmente diversa dalla Granada che abitava nei miei pensieri!! L'Alhambra e' costruita per permetterti di guardare le case bianche con i vasi di fiori colorati alle finestre dell'Albaicìn di fronte; l'Albaicìn è lì per permetterti di guardare l'Alhambra al tramonto e di sognare di giardini segreti, fontane, archi, sentieri nascosti e stanze proibite. Lasciamo Granada per procedere verso sud alla volta di Ronda. Ronda e' una piccola cittadina di case di calce bianca, spaccata da una profonda gola di roccia alla cui esistenza la città ha ovviato con un ponte fotogenico più della Bundchen in bikini: non si può resistere alla tentazione di fotografarlo da tutte le angolazioni. Perché in verità, o almeno per me è così, si vuole conservare di lui la migliore immagine per poter riuscire a spiegare a chi vedrà le foto della sua fantastica capacità di non essere un ponte, ma di essere un ponte incredibile, sprofondato nella roccia di una gola profonda tanto da far girare la testa e troppo persino per il bunjee jumping..ma abbastanza per evocare orribili e funeste storie di suicidio: sembra una buca capace di inghiottire qualsiasi cosa. Così bianco il paese sopra, così scura la fossa che sta sotto. Per capirci, è uno di quei posti dove ti vengono le vertigini solo al pensiero di buttare una monetina. Ronda si gira agevolmente in un pomeriggio, è una passeggiata piacevole, tra strette vie e piazzette silenziose. Domani si parte, e se tutto va bene dovrei riuscire a fare anche un salto a Gibilterra: il mio paese numero 34! © The Escape Diaries – All Rights Reserved >Seconda Parte: da Ronda a Siviglia (Passando per Gibraltar) Lasciamo Ronda dopo un ultimo giro al parco-terrazza affacciato sulla valle intorno. Puntiamo alla costa e decidiamo di percorrere una strada secondaria…tutta salita e curve. Poi per fortuna inizia la discesa..le curve invece rimangono. Giungiamo a Gibilterra all’ora di pranzo e io pianto la famosa bandierina n° 34 e, solo per questo, sono felice (una collezione è una collezione, punto). Gibilterra è un posto strano. La sua genesi è strana, il suo esistere è: strano. E’ uno spuntone di roccia che si innalza improvvisamente sul mare e vola a oltre 400 metri. E poi Gibilterra, o se preferite Gibraltar, oltre ad essere una delle Colonne d’Ercole, è inglese e anche questo è incredibile: le strade si chiamano “street”, i nomi sono inglesi, l’architettura è british e la via principale è disseminata di pub in perfetto stile inglese. Il che è un po’ strano, soprattutto se si arriva dalla Spagna. Il comune spagnolo al confine si chiama La Linea de la Concepcion o più semplicemente “La Linea” ed è un posto che sa decisamente di frontiera. Superato il controllo della dogana siamo immediatamente dentro Gibilterra e riusciamo miracolosamente a trovare un parcheggio free. Pranziamo in una piazzetta vicino alla cattedrale godendo della vista della varia umanità che popola le strade, risultato di incroci vari tra genovesi, ebrei, spagnoli, britannici e marocchini. Poi percorriamo la strada principale del centro con l’obiettivo di raggiungere la partenza della funicolare. Tenetevi pronti a sborsare 24 euro a/r per 2 persone per salire e scendere dalla rocca con la funivia! L’esperienza vale la spesa (c’è comunque una strada percorribile in macchina che sale fino alla rocca, oltre a escursioni organizzate). Il panorama dalla cima è veramente stupendo e nelle giornate serene si vede la costa marocchina sull’altro continente. La rocca di fatto è un parco naturale, l’Upper Rock Natural Reserve, e ci sono varie attività e siti da visitare, abbastanza da riempire almeno una giornata. Noi ci siamo limitate ad un giro intorno alla stazione della funivia, attratte dal panorama e dalla principale attrattiva della Rocca: le scimmie. Una leggenda dice che quando se ne andranno le scimmie, se ne andranno anche gli inglesi. Per quello che ho potuto vedere mi sembra che le bestiole godano di ottima salute e non abbiano in programma nessun imminente trasloco. È interessante osservarle mentre si spidocchiano amabilmente stando in bilico sul parapetto del belvedere… Recuperiamo la macchina e proseguiamo lungo la costa, questa volta quella atlantica, verso Vejer de la Frontera. Attraversiamo varie località di mare, pare che le spiagge che si incontrano lungo la strada che da Tarifa arriva a Vejer siano bellissime. Noi non ci siamo state, ma non mancherò di farlo alla mia prossima visita da quelle parti. Vejer è un altro paesino di calce bianca arroccato su una collina che sembra saltato fuori da un dipinto. Su consiglio di una mia amica di Siviglia abbiamo alloggiato all’hotel La Casa del Califa (http://www.lacasadelcalifa.com/) che è un posto magnifico ed è un posto dove voglio assolutamente tornare. Vejer e la Casa del Califa sono quei posti dove scappare per qualche giorno per dedicarsi alle cose più belle della vita: prendere il sole, leggere, mangiare, andare al mare. Partiamo da Vejer alla volta di Siviglia, ultima tappa dell’avventura andalusa on the road (in cui la parte on the road è stata sicuramente quella che ha regalato più brividi ed emozioni..eh eh..). Lungo la strada facciamo un passaggio veloce a Medina Sidonia, un altro dei paesini chiamati appunto “pueblos blancos”. Siviglia nel week end è un mare di gente in giro a bere, spiluccare e fare shopping. Fa caldo, il cielo è azzurro, e noi proviamo a visitare tutto quello che possiamo. La cattedrale e il museo di belle arti sono un condensato di lugubre arte sacra IPER kitch che ho adorato particolarmente. La vista dalla cima della Giralda è bellissima, peccato per le orde di turisti. Visitiamo anche il castello, i giardini e pranziamo al quartiere della juderia. Siviglia in particolare, ma in verità tutta l’Andalusia, in questo periodo è immersa nell’odore di fiori d’arancio ed è credo la cosa che per sempre mi ricorderà questo viaggio. © The Escape Diaries – All Rights Reserved