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CULTURA
AVVENTURA IN
AMAZZONIA
©Birte Kaddatz
CULTURA
NATURA, CULTURA, STORIA
E TRADIZIONI: ALLA SCOPERTA
DELL’ECUADOR PIÙ SELVAGGIO
SEGUENDO L’ITINERARIO REALIZZATO
NELLA PROVINCIA
DI MORONA SANTIAGO
DALL’ONG ITALIANA CESTAS
di Birte Kaddatz
L’
itinerario turistico
naturalistico nel
territorio di Morona Santiago che vi
presenteremo in
queste pagine, è
stato realizzato
dal Governo provinciale dell’Ecuador con la collaborazione delle comunità locali e porta anche la firma della
ong italiana Cestas. L’associazione
bolognese, nell’ambito del “Progetto
di sviluppo integrato della Provincia di
Morona Santiago” co-finanziato dal
Ministero italiano degli Affari esteri,
ne ha curato la tappa da Morona a Sucua e lo ha presentato all’ultimo festival del turismo sostenibile It.a.Cà.
«Il territorio di Morona Santiago è uno
dei luoghi con la maggior biodiversità
del pianeta» racconta il presidente del
Cestas Uber Alberti. «Il percorso turistico rappresenta una valida alternativa per lo sviluppo ed è in linea con la
decisione del Governo provinciale di
preservare l’ambiente senza sfruttare
le risorse minerarie presenti, come le
grandi miniere di rame e di oro».
«La definizione dell’itinerario è stata
concretizzata insieme alle comunità di
etnia Shuar – continua Alberti – con
l’obiettivo di offrire loro fonti di reddito alternative all’agricoltura di sussistenza».
CESTAS
Fondato a Bologna nel 1979, il
Cestas è attivo in
25 Paesi del sud del mondo con progetil diritto alla saluper
cooperazione
di
ti
te, la tutela dell’ambiente, lo sviluppo
partecipativo, l’uguaglianza di genere
e l’imprenditoria femminile.
Il Cestas è inoltre un ente di formazione
accreditato e ogni anno organizza, in
Italia e all’estero, master, corsi di alta formazione e di specializzazione sull’organizzazione e la gestione dei servizi sociosanitari, sullo sviluppo locale e la responsabilità sociale di impresa, sull’innovazione dell’amministrazione pubblica, sulle tecnologie dell’informazione, fino alla progettazione per la cooperazione internazionale.
www.cestas.org
I LAGHI DI ATILLO NELLA PROVINCIA
AMAZZONICA DI MORONA
SANTIAGO, UN COMPLESSO DI
LAGUNE LE CUI SUPERFICI
RIFLETTONO LE NUVOLE E IL CIELO
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COLOMBIA
Esmeraldas
Carchi
Imbabura
Pichincha
Pichincha
QUITO
Sucumbios
ECUADOR
Los
Rios
Orellana
Napo
Cotopaxi
Manabi
Tungurahua
Bolivar
Pastaza
Chimborazo
Guayas
Canar
Morona - Santiago
Azuay
El Oro
Loja
PERU
Zamora Chinchipe
BioEcoGeo Ottobre/Novembre
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SEZIONE
ESCURSIONI NELLA
COMUNITÀ TINGUICHACA
©Birte Kaddatz
CULTURA
CULTURA
Lasciata l’automobile, ci facciamo condurre lungo un sentiero da uno dei pochi, ma molto cordiali, abitanti della comunità di Tinguichaca. Per un'ora circa, Don Segundo, ex guida del Parco nazionale del Sangay, ci accompagna per una ripida discesa a piedi. Lungo il sentiero ci fermiamo davanti ad una strana impronta sul terreno. Ha tre punte, non
ne avevamo mai vista una simile. Dandole un’occhiata veloce, Don Segundo ci svela
l’animale a cui appartiene: è il tapiro andino, che secondo la lista rossa dell’International Union for Conservation of Nature (www.iucnredlist.org), è in via di estinzione. Si stima
infatti che in tutto il mondo ne siano rimasti solo 2.500 esemplari. I tapiri, o “dantas” come
li chiama don Segundo, attraversano questo sentiero alla ricerca di un luogo paludoso
e salato, ricco di minerali essenziali per l’alimentazione di questi grandi e innocui mammiferi. Prima di rientrare ci fermiamo all’ombra per prendere fiato, godendoci la vista delle montagne tutte intorno. Siamo a circa 2.500 metri di altitudine.
VEDUTA NEL PARCO NAZIONALE DEL SANGAY
A DESTRA
LA CIMA DEL COTOPAXI, CON I SUOI 5.897 METRI
È UNO DEI VULCANI ATTIVI PIÙ IMPONENTI
AL MONDO
L'America Latina è costa, montagna, foresta amazzonica. È cultura, un territorio
immenso tutto da scoprire. E l'Ecuador è
l'America Latina in miniatura: catene
montuose e foresta amazzonica si trovano
a poca distanza le une dall’altra, rendendo
il Paese una destinazione privilegiata per
quei viaggiatori interessati a immergersi
in un patrimonio naturale e culturale senza pari. Viaggiatori come noi, che ai resort
preferiscono l’autenticità delle persone,
dei luoghi, della fauna e della flora. Viaggiatori che vogliono staccare da ritmi
sempre più frenetici e cercano umanità,
natura e (perché no?) anche avventura!
Per tutto questo l’Ecuador è la meta ideale. In particolare lo sono la sua regione
amazzonica e soprattutto la Provincia di
Morona Santiago, che ha stuzzicato il nostro spirito viaggiatore con le sue etnie indigene e le sue comunità meticce che
convivono in importanti aree naturalistiche protette.
Così, due giorni dopo esser arrivati nella
capitale Quito, inizia il nostro viaggio verso i territori di Morona Santiago. Attraversiamo la Sierra ecuadoriana e ci dirigiamo
a sud, lungo la Panamericana e la cosiddetta "via dei vulcani". In un giorno ci inol-
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Le donne, anche loro
con un cappello, portano
sulle spalle enormi fasci
di erba o di legna da
ardere. Seguendo la
strada raggiungiamo
i laghi di Atillo
triamo nel Parco nazionale di uno dei vulcani attivi più imponenti al mondo, il Cotopaxi con i suoi 5.897 metri. Ci lasciamo ammaliare dalle piccole eruzioni
del Tungurahua (5.029 metri) e raggiungiamo la città di Riobamba, da cui si gode
una splendida vista del vulcano più alto
dell’Ecuador: il Chimborazo (6.310 metri),
che è, infatti, emblema nazionale. Conoscere tre vulcani dell’Ecuador in un solo
giorno è meraviglioso. Ma è solo l’antipasto di ciò che ci attende nella Provincia
amazzonica di Morona Santiago.
Il giorno dopo ci si sveglia presto a Riobamba e iniziamo l’avventura amazzonica, con destinazione Morona Santiago.
Attraversiamo paesaggi montani, come
quelli che si trovano nei pressi di Cuzco in
Perù, e aree rurali con piccoli appezza-
©Turisti per caso
©Birte Kaddatz
©Birte Kaddatz
SOPRA
TRACCE DEL TAPIRO
ANDINO, ORMAI IN VIA
DI ESTINZIONE, SI STIMA
INFATTI CHE IN TUTTO
IL MONDO NE SIANO
RIMASTI SOLO
2.500 ESEMPLARI
DONNA DELL’ECUADOR CON IL
CARATTERISTICO CAPPELLO, DURANTE
LA RACCOLTA DEL GRANOTURCO
SOPRA
VEDUTA DI QUITO, CAPITALE
DELL’ECUADOR
menti di patate e mais, in cui osserviamo
canali di irrigazione e sistemi di terrazzamento molto simili a quelli degli Incas.
Ci ritroviamo quindi su un “paramo”,
un’altura andina pianeggiante da cui si
può quasi toccare il cielo. La strada che
porta fino all’Amazzonia è nuova, ha due
corsie e sembra che siamo i primi a percorrerla. Tutto intorno, fiammate di color
marrone, nero e bianco, come se qualcuno le avesse messe lì per permetterci di
scattare la foto perfetta. Ma è tutto reale,
così reale che non sappiamo se essere felici o dispiaciuti quando ci imbattiamo in
un gruppo di contadini che lavora duramente sotto il sole. Sono uomini con poncho, cappelli e falce, piegati sulle loro coltivazioni. Le donne, anche loro con un
cappello, portano sulle spalle enormi fasci
di erba o di legna da ardere. Seguendo la
strada raggiungiamo i laghi di Atillo, un
complesso di lagune le cui superfici riflettono le nuvole e il cielo. Non avremmo
mai pensato che il nostro cammino sarebbe passato attraverso paesaggi che
somigliano alla Scozia o alla Nuova Zelanda. L'ultima laguna è la più piccola.
Nonostante l’acqua sia cristallina è chiamata Laguna Negra e vicino, tra le rocce,
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CULTURA
Grandi orchidee gialle,
che contrastano con
l'azzurro del cielo,
crescono sulle pareti
di roccia e fanno ciao
ciao al turista
VALLE DEL FIUME UPANO
NEI PERIODI DI FORTI PIOGGE IL FIUME
PUÒ INONDARE VASTE AREE LUNGO
LE SPONDE.
QUESTO È IL MOTIVO PER CUI LUNGO
L’UPANO NON CI SONO STRUTTURE
TURISTICHE E LA NATURA È INTATTA
c’è una nicchia con l’immagine religiosa
della Vergine purissima di Macas. Un’immagine che incontreremo anche più
avanti.
Dalla Laguna Negra nasce il fiume Upano,
uno dei simboli di Morona Santiago. Arriva fino al capoluogo provinciale di Macas
attraversando gran parte della Provincia,
per poi congiungersi nel Marañon, tra i
principali affluenti del Rio delle Amazzoni. Ci rendiamo conto che siamo nel Parco Nazionale del vulcano Sangay (dichiarato dall’Unesco Patrimonio naturale
dell'umanità nel 1983). Lasciamo i laghi di
Atillo e iniziamo la discesa verso l’Amazzonia. Sulla sinistra della strada aggrappata alle rocce, un abisso di almeno 500
metri che arriva fino alla valle del fiume
Upano. Grandi orchidee gialle, che contrastano con l'azzurro del cielo, crescono
sulle pareti di roccia e fanno ciao ciao al
turista. Nei pressi della comunità Tinguichaca, in pochi minuti, la vegetazione
passa dai cespugli del “paramo” agli arbusti, fino a una vera e propria foresta pluviale con le felci e le bromeliacee.
Il paesaggio prosegue attraverso vallate e
montagne che ci ricordano l’Europa centrale. A lato della strada scorre l’indoma-
©wordpress
LA MODERNA
CATTEDRALE
“PURISIMA
DE MACAS"
A DESTRA
STATUA
DELLA“PURISIMA”
SULLA COLLINA
DI "EL QUILAMO"
bile Upano. Foreste e pascoli si intervallano in un paesaggio in cui, di tanto in tanto, spuntano case con tetti triangolari e
facciate in stile "vecchio mondo".
Per la tappa successiva scendiamo ai
1.500 metri. Poco dopo aver superato la
comunità Alshi la vegetazione cambia di
nuovo: gli alberi sono ora molto più alti e ci
sono addirittura delle palme. Ci guardiamo intorno e scorgiamo lo splendido vulcano Sangay che, con la sua cima immersa nella neve, si presenta in tutta la sua
imponenza. Lasciamo questo splendido
panorama per continuare l'ultimo tratto di
strada che, dopo un'ora circa, circondati
dal verde e dal silenzio, ci porta alla capitale della Provincia di Morona Santiago:
Macas.
LA CITTÀ DI MACAS
A Macas alloggiamo alla locanda "Arrayan Y Piedra", una sistemazione dallo stile architettonico rustico ma elegante e
con personale attento e cordiale. Il giorno
dopo una guida locale ci preleva dalla locanda e ci porta in città. Riattraversiamo
l’Upano e le sue rive sabbiose, da cui partono le escursioni di rafting in gommone
che possono durare da tre ore a due giorni, a seconda del gusto… e dello stato fisico. Nei periodi di forti piogge il fiume può
caricarsi di energia e inondare vaste aree
lungo le sponde. Questo è il motivo per cui
lungo l’Upano non ci sono strutture turistiche e la natura è intatta: infatti si possono ancora trovare rare specie faunisti-
che e floreali. La guida ci porta alla moderna Cattedrale “Purisima de Macas".
Rispetto alle chiese coloniali delle grandi
città latinoamericane, è semplice nello
stile, ma non per questo meno interessante. Usciti dalla cattedrale, scorgiamo su
una collina una grande statua bianca. È
ancora quella della “Purisima”. La collina
si chiama "el Quilamo", ci dice la guida,
che ci consiglia di raggiungerla
per godere della vista su Macas al tramonto.
Attraversiamo il
parco cittadino
con i suoi sentieri
fioriti e un monumento che ci ricorda
che siamo nella “India amazonica”,
quindi prendiamo
la piccola via Domingo Comin dove gli artigiani,
dalle loro casette, offrono prodotti colorati.
Nella strada prin-
©wordpress
©miraministries.com
LA REGIONE È SORPRENDENTE
PER LA SUA BELLEZZA NATURALE
SOTTO
TRATTO DI STRADA IN MEZZOAL VERDE
E AL SILENZIO, CHE PORTA ALLA CAPITALE
DELLA PROVINCIA DI MORONA
SANTIAGO: MACAS
©Birte Kaddatz
PARCO NAZIONALE DEL VULCANO SANGAY,
ORCHIDEA GIALLA
©Birte Kaddatz
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©Birte Kaddatz
CULTURA
Con timida allegria
ci accoglie una famiglia
di circa 10 persone,
vestite in modo
tradizionale
PAPPAGALLO NELLA LA RISERVA PROTETTA
"KUTUKÚ SHAIMI”
SOPRA
BAMBINI DELLA COMUNITÀ
SHUAR MUSAP
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©Birte Kaddatz
©Governo Provinciale di MS
ha deciso di puntare proprio sul turismo e
ha iniziato a coinvolgere le comunità più
aperte. Quella di Musap, per esempio, ha
già ricevuto una prima formazione specifica sull’organizzazione dei servizi turistici, gestita dalla ong italiana Cestas.
Il progetto, ci spiegano, prevede non solo
il potenziamento delle strutture turistiche
nelle aree urbane e rurali di Macas, ma anche il miglioramento dei servizi socio-sanitari e amministrativi. Entro breve, inoltre, il Governo provinciale coinvolgerà le
comunità in percorsi professionali sul turismo e provvederà alla costruzione di piccoli alloggi per i viaggiatori.
Positivamente sorpresi da queste iniziative, la nostra guida ci incoraggia ad ad-
dentrarci nella comunità Musap per conoscere meglio la storia e le antiche tradizioni degli Shuar. Arriviamo ad una capanna ovale con il tetto di paglia. Con timida allegria ci accoglie una famiglia di
circa 10 persone, vestite in modo tradizionale. All'interno della capanna la temperatura è piacevolmente fresca. Le donne
indossano un vestito blu con una cintura
in tessuto ornato di semi. Gli uomini, un
lungo panno al posto dei pantaloni e, al
petto, due collane incrociate di semi.
Il padre di famiglia si chiama Antonio Taijindia. Ci dà un caloroso benvenuto in
spagnolo e ci spiega che di lì a breve
avremmo assistito a uno “spettacolo culturale”: la messa in scena del rituale con
cui gli Shuar nell’antichità solevano accogliere gli ospiti.
Per fortuna ci avvisa di non spaventarci,
perché subito dopo tira fuori una lancia in
legno scuro, fa un passo avanti e uno indietro a noi, decantando alcuni versi in
lingua Shuar. La danza di benvenuto termina, noi applaudiamo entusiasti. Il siCOMUNITÀ SHUAR MUSAP
cipale di Macas, il Soasti, risaliamo in auto per dirigerci verso "el Quilamo". In dieci minuti siamo in cima alla collina e la vista spazia dalla Ande al vulcano Sangay e
giù fino alla foresta amazzonica. Notiamo
dei lavori ai piedi della grande statua votiva: la guida ci spiega che il Governo provinciale sta costruendo una cappella per
motivi di fede, ma anche per promuovere
il turismo religioso. Ci colpisce anche una
distesa boscosa: è la riserva protetta "Kutukú Shaimi", che accoglie puma, giaguari, pappagalli, scimmie e una varietà di anfibi e rettili. Oltre quel crinale, invece, inizia un territorio chiamato "Trans Kutukú"
che scende gradualmente fino a 191 metri sul livello del mare e quindi è caratterizzato da un clima molto più caldo e umido. La luce inizia a diminuire e torniamo
in città per una cena tipica all’osteria “La
maravilla”. Ordiniamo un piatto tradizionale con salsiccia, carne macinata e yucca fritta e lo accompagniamo con una
Guayusa calda. Che cos’è la Guayusa? Un
infuso preparato con particolari foglie secche affumicate, che danno un sapore unico alla bevanda. A Macas la si serve abbondantemente zuccherata. Torniamo in
albergo e ci facciamo cullare dai versi di
uccelli, insetti e, in lontananza, il mormorio dell’Upano.
VISITA ALLA COMUNITÀ
INDIGENA MUSAP
La mattina successiva ci passa a prendere la guida per accompagnarci in una comunità indigena. Ci spiega che nella Provincia di Morona Santiago vivono soprattutto due etnie, gli Shuar e Achuar, che
si somigliano per abitudini, differenziandosi principalmente per la loro distribuzione sul territorio. Oggi gli Shuar vivono
di bestiame, agricoltura di sussistenza,
commercio di legname. Solo raramente
offrono servizi turistici. Tra gli Achuar, invece, è ancora comune vivere delle risorse forestali, oltre che di caccia e pesca.
Dopo 45 minuti di automobile arriviamo
alla comunità Shuar Musap. La prima impressione, francamente, è deludente: un
paese di case quadrate di legno in una terra rossa estremamente fangosa. Ma, come ci avverte la nostra guida, stiamo per
iniziare un "viaggio nel tempo". Molti degli Shuar oggi sono in condizioni di povertà. Per migliorare la loro qualità di vita, il
Governo provinciale di Morona Santiago
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CULTURA
©Birte Kaddatz
gnor Taijindia ci mostra quindi l’utilizzo di
alcuni strumenti tradizionali come la cerbottana e ci parla dell'abitudine di bere la
"Chicha" e….la beviamo anche noi.
Un gusto speciale!
Dopo aver provato la “chicha” fresca,
prendiamo il sentiero verso la cascata
Yantsa. Attraversiamo i campi a pascolo
della comunità Shuar. Taijindia ci spiega
che nel 1970 una riforma statale ha obbligato gli abitanti della comunità a coltivare le terre se volevano mantenerle
sotto la loro proprietà.
Questa è stata una delle ragioni per cui
in vaste aree dell’Amazzonia ecuadoriana è stato autorizzato lo sfruttamento
agricolo. Oggi, invece, il Ministero nazionale dell'Ambiente e il Governo provinciale di Morona Santiago stanno facendo grandi sforzi per cercare di arrestare il processo di deforestazione e promuovere politiche alternative per lo sviluppo del territorio. Attraversiamo in bilico su un tronco il torrente Macuma (ma
presto, ci dice Taijindia, il Governo provinciale costruirà un ponte pedonale) e
ci ritroviamo in quella che la mappa della foresta individua come l’area protetta Kutukú Shaimi. È una cosiddetta foresta primaria: alberi ad alto fusto ci regalano un’ombra rigenerante, l’aria profuma di terra e di piante. Prendiamo un
sentiero che si incunea tra la vegetazio-
ne, come un tunnel fatto di liane e di foglie di diverse forme e dimensioni. Taijindia ci spiega l'uso medicinale, spirituale o culinario, di alcuni piante. Per
esempio, l’albero la cui resina rossa è conosciuta come "sangue di drago", viene
utilizzato sia per la guarigione di ferite e
di bruciature, sia, ingerito come bevanda, per curare malattie come la gastroenterite. Ma una delle piante più importanti nella vita spirituale degli Shuar, e anche
di altre culture indigene amazzoniche, è
una liana da cui si ricava una bevanda
chiamata "ayahuasca" o "natem".
Lungo il sentiero ci imbattiamo in piante
che siamo abituati a vedere solo sminuzzate nelle corsie delle spezie dei supermercati, come le orchidee di vaniglia
e il legno di cannella. Sebbene la cannella che troviamo in vendita derivi dalla
corteccia dell’albero, basta masticarne
le foglie per riconoscerne il sapore. Continuiamo a seguire Taijindia e dopo pochi minuti si apre alla vista la cascata
Yantsa.
Ha un’altezza di circa 30 metri e in passato questo era un luogo religioso per
l’etnia Shuar: l’acqua fa un salto, si
schianta prima su una roccia, poi scorre
lenta lungo la parete per sfociare, infine,
in una piccola laguna blu. Uno spettacolo che ci fa subito capire perché gli Shuar
la considerassero sacra. Ma forse lo è un
LA CHICHA
Questa bevanda alcolica è molto conosciuta e con una lunga storia in America
Latina. Di solito si ottiene dal mais mescolato con frutti tropicali.
Gli Shuar, per esempio, aggiungono la
yucca masticata e acqua. Il liquido viene
poi lasciato fermentare fino a raggiungere
un sufficiente grado alcolico. Per i turisti, tuttavia, che hanno un diverso sistema immunitario, la “chicha” si prepara schiacciando la yucca nell’acqua bollente. Un
modo che più corrisponde alle norme
igienico-sanitarie occidentali.
LA AYAHUASCA
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Questa bevanda ha un forte effetto allucinogeno e, ancora oggi, è un elemento
imprescindibile nei rituali medicativi o spirituali degli Shuar. Partecipare a un rito
accompagnato da ayahuasca è possibile anche per i turisti, ma non in maniera
avventata o improvvisata. Bere l'ayahuasca è infatti parte di una cultura profonda,
che merita di essere rispettata, e richiede
almeno un giorno di digiuno e di preparazione mentale.
CASCATA YANTSA
CULTURA
po’ ancora oggi e infatti Taijindia porge
alla cascata un rispettoso saluto Shuar,
lo stesso che facevano i suoi antenati, e
quindi ci invita a seguirlo. Dal sacro al
profano è un attimo. Via i vestiti per un
poderoso idromassaggio alle nostre
schiene: accovacciati su uno scoglio,
godiamo di tutta la forza della natura.
Rinfrescati e gocciolanti, riprendiamo il
cammino. Taijindia ci mostra dove i suoi
avi celebravano i riti in onore dei loro spiriti, ad esempio Arutam. Ci allontaniamo
dalla cascata, senza però mai guardare
indietro: secondo la tradizione, questa è
la necessaria forma di rispetto per un
luogo sacro come Yantsa.
Impressionati, e ancora un po’ bagnati,
in 20 minuti torniamo alla comunità Musap, dove il resto della famiglia Taijindia
ha in serbo per noi l’"ayampaco", un
piatto tipico Shuar che si prepara con
carne o pesce (spesso il pollo), le foglie
molto aromatiche di un tubero chiamato
"malanga" e palma tritata.
Il tutto viene avvolto nelle foglie di un'altra pianta (la “bijahua”) e cotto alla brace. Il risultato? Un piatto da provare!
Buono, ma anche leggero e salutare per
il basso contenuto di grassi. Così come
ci avevano dato il benvenuto, i Taijindia
ci salutano con una danza tradizionale,
che rafforza in noi la voglia di saperne di
più sulle culture di Morona Santiago.
IL RITORNO
Ci dispiace non aver avuto più giorni per
scoprire queste meraviglie, ma ci sentiamo allo stesso modo fortunati per le
esperienze che abbiamo vissuto. Dopo
un breve trasferimento, un aereo ci riporterà in soli 40 minuti a Quito. Gli ultimi minuti prima dell’imbarco li passiamo nel negozio della fondazione "Chankuap" con i prodotti del commercio equo
e solidale realizzati dagli Shuar e dagli
Achuar. Qui compriamo i regali per parenti e amici: una bottiglia di sangue di
drago, buste di foglie secche di Guayusa, collane di semi e saponi alla cannella. Al decollo guardiamo per l’ultima volta il maestoso vulcano Sangay nel bel
mezzo dell’Amazzonia. La sua cima innevata gradualmente si allontana. La gioia di avere vissuto qualcosa di unico,
quasi un sogno, si mescola alla malinconia per la conclusione delle nostre avventure in Morona Santiago.
©Birte Kaddatz
CULTURA
Operatori turistici
a Macas
Tsurim Viajes Cía. Ltda.
Repr.:
Leonardo Salgado
Dirección: Calle Don Bosco
Tel:
00593/ 7/ 2701 681
Móvil:
0053/ 973 72 538
Email:
[email protected]
Tours:
Caminatas en el Parque Nacional
Sangay, Rafting, City Tour Macas
Insondu Mundo Shuar Cía. Ltda.
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Jorge Ávila
Dirección: Bolívar y Soasti
Tel:
00593/ 7/ 2702 533
Móvil:
00593/ 885 82 559
Email:
[email protected]
Tours:
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Turismo vinculado
con comunidades indígenas
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00593/ 7/ 2700 371
Alloggiare
a Macas
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Tel:
00593/ 7/ 2701 892
Móvil:
0053/ 931 99 714
Email:
[email protected]
Hostería Farallón
Dirección: km. 4 en la vía Macas - Puyo
Tel:
00593/ 7/ 3046 446
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Web:
www.hosteriafarallon.com
Hostería Cabañas del Valle
Dirección: km 1 ½ en la vía a Cuenca
Tel:
00593/ 7/ 2700 226
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[email protected]
Web:
www.hosteriacabanasdelvalle.com
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