La Repubblica, Ansa.it, IlSole24ore.com, Corriere.it, LaStampa.it

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La Repubblica, Ansa.it, IlSole24ore.com, Corriere.it, LaStampa.it
MARTEDÌ 10 FEBBRAIO 2015
Erano i nemici giurati
dei governi occidentali
Adesso, paradossalmente,
sono tra i loro più fedeli
alleati. L’offensiva degli
hacker contro la
propaganda dello Stato
islamico rischia di mettere
in ginocchio la jihad
Molto più dei raid aerei
VITTORIO ZUCCONI
LA VENDETTA
WASHINGTON
guerra senza
volto che gli assassini mascherati
dell’Is hanno lanciato al mondo, ora
è sceso in campo contro di loro
un nemico ancora più invisibile:
è Anonymous, l’esercito di
hacker senza uniformi, senza
capi, senza regole e ovviamente
senza volto che si è mosso spontaneamente per tagliare i tentacoli dello Stato islamico e bloccare quegli strumenti di propaganda e reclutamento che i tagliatori di teste hanno disseminato nella Rete del web.
Che gli obbiettivi di Anonymous coincidano questa volta con
quelli dell’odiato governo americano, oggetto di quotidiani attacchi informatici e di denunce da
parte degli attivisti nascosti dietro la maschera del ribelle inglese
Guy Fawkes, non può stupire chi
ricordi il famoso avvertimento
shakespeariano nella “Tempesta”, secondo il quale le circostan-
N
ELLA
{
30
L’attacco per vendicare la strage al
settimanale “Charlie Hebdo” è
partito da hacker di tutto il mondo
legati ad Anonymous. Dal Giappone
agli Usa, ai paesi arabi all’Italia
LE OPERAZIONI
I nomi in codice delle
operazioni anti Stato
islamico sono NO2ISIS o
OpIceISIS (Operazione
congeliamo Isis)
L’OBIETTIVO
“Noi non siamo in grado di
bombardare le loro postazioni — dice
un attivista di Anonymous —
ma possiamo attaccare e distruggere
la loro presenza in Rete”
ze producono «strani compagni
di letto». O l’inquieta alleanza fra
le democrazie occidentali e Stalin
per sconfiggere Hitler e il nazifascismo. È la legge del “male minore”, o della lotta al male maggiore
quella che ha spinto i cyberfustigatori dei vizi e delle vergogne del
capitalismo finanziario ad attac-
L’ultima
crociatadi
Anonymous
care la rete del cosiddetto Stato
Islamico e delle nazioni che essi
sospettano essere i loro finanziatori occulti, come l’Arabia Saudita, la Turchia, il Qatar, il Kuwait,
che pagano per essere risparmiati.
Un’alleanza di convenienza,
una strana amicizia, dunque, sotto sigle sincopate in perfetto stile
da Social network, NO2ISIS, no
all’Islamic State of Syria and al
Sham (la Grande Siria) od «OpIceISIS» (Operazione congeliamo
Isis) che già da giorni sta bloccando centinaia di account riconducibili al Califfato dei terroristi, su
Twitter, Facebook, e contro siti
web che diffondono le immagini
deliberatamente raccapriccianti
e i messaggi ai seguaci come alle
potenziali reclute. «Noi non siamo in grado di bombardare le loro postazioni e i loro accampamenti» ha detto un hacktivist, un
attivista hacker a France 24 «ma
possiamo attaccare e distruggere
la loro presenza in Rete».
E poiché Anonymous è tutti e
nessuno, è il nostro vicino di casa
curvo sul suo pc come un attivista
magari soltanto in vena di “lulz”,
di scherzi informatici e risate in
Giappone o in Australia, questo è
un avversario molto più insidioso
dei droni e o delle bombe giordane per gli ideologi dell’Is che stan-
no facendo ampio uso delle tecnologie per la loro propaganda. Nella impossibilità di creare un
network umano di reclutatori, di
spie, di militanti che renderebbe,
se crescesse, proporzionalmente
più vulnerabile l’organizzazione
come sempre accade nella dinamica del terrorismo, gli abili smanettoni della jihad informatica si
sono affidati alla Rete, usandola
contro chi l’ha creata.
La mobilitazione di Anonymous ora può rivoltare la strategia della guerra virtuale, corollario della guerriglia e delle esecuzioni sul campo, contro chi l’ha
sfruttata. E nessuno si è rivelato
più abile degli hacker mascherati
nel muoversi tra le crepe e le debolezze di Internet. Siti e account
crackati da loro, o oscurati con la
tecnica del DDoS, il blocco dell’accesso e del servizio, sono centinaia. Vanno dall’attacco di massa ai siti di Scientology, la setta fanatica e pseudomistica rinchiusa
dietro muraglie di segretezza, all’Ufficio Brevetti del governo Usa,
come ai siti di case di produzione
Bloccati centinaia di
account sui social e siti
web riconducibili al
Califfato di Al Baghdadi
cinematografica e discografica. Il
filo rosso che ha sempre legato la
maggior parte delle azioni di
Anonymous è la difesa delle libertà della Rete, contro i protezionismi commerciali o l’oscurità
della politica e della finanza.
Quando nacque Occupy Wall
Street, le maschere, e le azioni di
Anonymous si schierarono immediatamente con loro.
Poiché nessuno, neppure la più
ingorda delle banche o il più tenebroso dei governi, minaccia ogni
principio di libertà e di dignità civile come i fanatici del nuovo Califfato, la controffensiva per bloccare l’infezione della loro propaganda era inevitabile. E se questa
strana amicizia fra carissimi ne-
MARTEDÌ 10 FEBBRAIO 2015
31
ALL’INTERNO
IL CASO
La matematica
a caccia
della formula
dell’amore
FRANCESCHINI E SONCINI
LA CULTURA
Harper Lee
“Quel libro
mi rende
felice”
ALTER E KOVALEVSKI
GLI SPETTACOLI
Tangentopoli
diventa
un thriller
in “1992”
ARIANNA FINOS
mici, come quel governo americano che ha perseguito e chiuso in
carcere per dieci anni nel 2013
uno degli «Anonimi» più celebri,
Jeremy Hammond, definito ufficialmente «terrorista» è paradossale, la legge del «nemico dei miei
nemici è mio amico» scatta sempre.
Non tutti, fuori dalla nebulosa
dell’hackattivismo plaudono a
questa operazione “Congelate Is”
che sta spegnendo uno dopo loro
acconti in rete riconducibili ai terroristi o sospettati di essere emanazione di governi complici. Le
necessità di muoversi attraverso
i Social network, i siti, i blog, le clip
su YouTube, diffondeva il virus ed
eccitava le reazione sia dei tifosi
del massacro come dei governi
spinti a cadere nella trappola della vendetta, certamente. Ma offriva all’intelligence antiterrorismo anche indizi e piste per risalire agli autori come le briciole delle fiabe. O per intuire i piani e le
azioni progettate.
Nella mancanza quasi totale di
“humint”, di intelligence umana
fornita da infiltrati nell’Is, in Al
Qaeda come nei gruppi che orbitano attorno a loro, il controspionaggio deve affidarsi alla “elint”,
all’elettronica, ai satelliti, alle intercettazioni e alla decrittazione
dei messaggi trasmessi via Social
network, quelli che Anonymous
sta spegnendo. Ma la risposta dei
nuovi crociati mascherati è forse
più da guerra psicologica che da
controffensiva materiale.
«Devono sapere, questi che sfidano ogni intelligenza, ogni morale, ogni logica, che noi controbatteremo uno per uno tutti i loro
argomenti insensati e faremo assaggiare a loro la stessa minestra
virtuale che stanno servendo»
spiega uno degli hacktivisti al sito
dot.com: «Li vogliamo inchiodare
alle loro assurdità». «Noi siamo
una legione sparsa ovunque nel
mondo e le nostre milizie ora sono
scese in battaglia contro l’Is» aggiunge con una robusta dose di
enfasi.
Ma come tutte le battaglie, anche questa, incruenta, che è co-
minciata nella nebulosa parallela
a quella grandguignolesca in atto
nella polvere dei deserti siriani e
irakeni, non è a senso unico. La
squadra di propagandisti che oggi lavora per il Califfato dei disu-
“Siamo una legione
e le nostre milizie
ora sono in battaglia
contro il terrorismo”
mani sgozza teste è probabilmente figlia diretta di quella Syrian Electronic Army che in passato colpì siti e acconti in America
e in Europa, provocando danni
immensi.
Un falso tweet attribuito alla
Associated Press, ma forse generato proprio da un account dell’Armata Elettronica dei fanatici
siriani, sparò nell’aprile del 2013
la notizia di una esplosione alla
Casa Bianca. Costò 90 miliardi di
dollari in perdite a Wall Street, in
due minuti. La rete, il “grid”, che
controlla la distribuzione dell’elettricità, così come la rete di controlli sull’aviazione civile sono
tutti vulnerabili ad attacchi, nonostante i giuramenti di massima sicurezza. Ogni azione, ogni
rappresaglia, materiale o virtuale, in rete o in terra, ha conseguenze. Questa guerra invisibile
e parallela, cominciata fra soldati
in maschera, è soltanto all’inizio.
IL COLLOQUIO
In chat con un “hacktivist”
“Fermiamo i deliri dell’Is”
ARTURO DI CORINTO
IAMO creativi, produciamo informazioni, ci muoviamo veloci. E abbiamo
scoperto chi amministra
i sistemi dell’Is. Tic Tac, Tic Tac, veniamo a prendervi». Così scrive su
Twitter IceFallDevil, uno degli attivisti di Anonymous impegnati nella
guerra alle infrastrutture della jihad
digitale del sedicente Stato Islamico.
Il twitterstorm dell’#OpAntiIsis è
un diluvio di informazioni sui siti della galassia jihadista resi inutilizzabili negli attacchi. È lui, IceFallDevil,
con un altro nickname, che in una
chat privata, spiega quello che i comunicati degli Anonymous non raccontano. «Dopo la strage al Charlie
Hebdo ho pianto. Non avremo pace
finché non li vedremo tutti in galera». «Adesso ci concentriamo sui
due Sysadmin dell’Is ancora in giro». Il terzo, come anticipato da Repubblica, sarebbe morto sotto le
bombe dei raid giordani.
Ma perché tanto astio verso queste tre persone? «Perché erano gente normale, informatici, amministratori di sistema che si sono trasformati in hacker al servizio di una
causa ingiusta». Lunghe pause di silenzio e poi si spiega. «Attaccare le
infrastrutture critiche come gli
ospedali, da cui dipende la vita di
tante persone innocenti, è una cosa
che non possiamo tollerare». Ma
perché ce l’avete tanto con il tunisino Majidi? Sembra innocuo... «No,
lui è responsabile di migliaia di attacchi a caso e ha insegnato agli altri
come difendersi dai militari».
E se vi sbagliaste? «È sempre possibile, ma lo escluderei. Noi siamo come buoni giornalisti: facciamo fact
checking. Incrociamo le informazioni».
IceFallDevil è piuttosto convin-
«S
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ATTACCO
Gli hacker di
Anonymous, (a
sinistra il loro
logo)hanno
oscurato decine
di account e siti
jihadisti (sopra
un video di
propaganda
dell’Is)
cente. Scrive lentamente, pondera
le risposte, appare pacato e non
astioso, non vuole dire niente di sé.
Accetta solo di dire che è francese,
come del resto quelli che hanno coordinato le giornate di attacco dei giorni 8 e 9 febbraio. Il lavoro di dossieraggio che fanno è voluminoso. Gira
un paio di link su pastebin con tutti
gli account Twitter dei presunti reclutatori del Califfato, ma di fronte
all’offerta di una email sicura, al riparo da “spioni” in ascolto, ringrazia
e rifiuta: «seguici su Twitter».
Una domanda rimane. Ma dopo
aver dossierato «i cattivi», che succede? È sempre la polizia che deve intervenire, oppure? «Sì in effetti vogliamo vedere Majidi in galera. Per
molti altri ci basta che non abbiano
più un minareto virtuale da cui
diffondere le loro idee farneticanti».
Come nel caso dello sceicco Mhisne.
Account Twitter con mezzo milione
di seguaci, il suo sito è irraggiungibile da tre settimane. A bloccarlo oggi, dicono in chat, sono proprio degli
italiani. Ma anche isisiraq.com è giù,
lo stesso vale per isdarat-tube.com
lo Youtube dei jihadisti.
#OpIsis, #OpIceIsis, #OpAntiIsis
sono il nome che gli Anons hanno dato alle loro attività per smantellare i
canali di reclutamento del cybercaliffato online e proseguono l’operazione #CharlieHebdo, la rappresaglia degli Anoymous che era costata
73 siti ai filojihadisti. «Sai che noi lottiamo per la libertà d’informazione.
Uccidere i giornalisti a Parigi per
avere usato le matite per esprimersi è inaccettabile». «Hanno voluto
colpire un simbolo della libertà d’espressione e della democrazia. Non
li perdoneremo». Sotto la maschera
di Guy Fawkes, il loro motto infatti
recita: «We do not forgive, we do not
forget. Expect Us».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Anonymous attacca l'Isis, "siete un virus" - Medio Oriente - ANSA.it
1 di 2
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2015/02/06/isis-a...
Continua campagna lanciata dal gruppo dopo strage Charlie Hebdo
- Claudio Accogli 10 febbraio 2015 - 10:22
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Qaida
Isis diffonde audio del califfo dopo le voci sull'uccisione © ANSA
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L'Isis è "un virus" e va "annientato": Anonymous e la Giordania uniscono le
spade e sferrano un attacco micidiale contro lo Stato islamico, costretto ora a fare
i conti con una rete online 'sbranata' dagli hacktivisti e una capacità militare sul
campo "ridotta del 20%", con 56 obiettivi distrutti in soli tre giorni.
"Attaccheremo e metteremo offline tutti i siti della galassia jihadista", avevano
promesso gli hacker anonimi all'indomani della strage di Charlie Hebdo. Nelle
scorse settimane la 'chiamata alle armi' della Legione - come si definiscono - per
lanciare l'assalto frontale contro la galassia jihadista. Alle parole sono seguiti i
fatti: i social network sono stati inondati dal "Tango Down" dei siti jihadisti
oscurati, violati, modificati. Poi gli account, centinaia, di Twitter e Facebook,
anche questi attaccati e messi offline. Infine la 'gogna' pubblica, con la
pubblicazione online di una lunga lista di indirizzi ip e email, che ogni ora si
aggiorna con nuovi bersagli e obiettivi "centrati". La Giordania intanto, colpita al
cuore dopo la barbara esecuzione del pilota Moath al Kassasbeh, bruciato vivo
dopo la tragica pantomima del negoziato per il suo rilascio - fonti concordanti
ritengono sia stato ucciso a inizio gennaio -, sgancia sulle teste dei terroristi le
bombe con i messaggi di morte. Il bilancio di tre giorni di rappresaglia, almeno
secondo Amman, è sorprendente: il "20% della capacità militare dell'Isis" è stato
distrutto, 56 gli obiettivi colpiti. "E' solo l'inizio", aveva ammonito il Regno.
E la Giordania continuerà la sua offensiva contro l'Isis finché il gruppo "non sarà
annientato", ha tuonato oggi il comandante delle Forze aeree giordane, Mansour
Jbour. "Continueremo i raid, ma in linea con i nostri piani operativi", ha aggiunto
il militare senza precisare meglio. Dall'inizio dei raid della Coalizione, "sono
stati uccisi 7.000 combattenti dell'Isis". Amman ha reagito con durezza anche
alle accuse dei jihadisti, secondo i quali l'americana in ostaggio Kayla Mueller
sarebbe morta sotto i raid giordani. "Si tratta di affermazioni illogiche, e siamo
assai scettici. La loro è solo propaganda", ha detto il ministro delle
Comunicazioni, Mohammad Momani. Agli osservatori la mossa dell'Isis è
apparsa debole, con l'organizzazione oramai in difficoltà anche sul piano interno,
10/02/2015 12:19
Anonymous attacca l'Isis, "siete un virus" - Medio Oriente - ANSA.it
2 di 2
Video
Su bombe caccia
Giordania messaggi
di morte per l'Isis
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2015/02/06/isis-a...
con la difficoltà a ottenere rinforzi, anche da parte dei foreign fighters. E i
bombardamenti pesano anche sul morale interno: nei ranghi dello Stato islamico
sembra prevalere il timore di essere tracciati e colpiti. Tanto che, a seguito della
direttiva emanata a novembre scorso, i miliziani dell'Isis a Raqqa, 'capitale' del
Califfato in Siria, hanno effettivamente bandito i prodotti Apple - iPhone, iPad e
iPod -. "Dicono che gli Usa possono vedere quello che fai", racconta uno degli
attivisti anti-Isis di Raqqa. A Mosul, intanto, tanti affiliati dell'Isis hanno
mandato via le famiglie, mentre i peshmerga si avvicinano alla 'capitale' dello
Stato islamico e la sua riconquista - con o senza gli americani sul terreno sembra solo questione di tempo.
IL VIDEO POSTATO SU YOUTUBE - GUARDA
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA
10/02/2015 12:19
Anonymous da gennaio vuole spegnere l’Isis. Chi sono gli hacker che ...
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http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2015-02-09/anonymous-ge...
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di Luca Tremolada con un articolo di Giovanni Santambrogio
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1mila
L’attacco lanciato da Anonymous contro l’Isis non è iniziato
nei giorni scorsi. Molti giornali di carta e online se ne sono
accorti nel week end per la pubblicazione di un video che
rivendicava lo spegnimento di “centinaia di account Twitter e
Facebook di presunti appartenenti all'Isis e la pubblicazione di
indirizzi ip e web. «Sarete trattati come un virus, e noi siamo
la cura», è stato detto tre giorni fa. In realtà la campagna per
'spegnere' la galassia jihadista sul web è partita dopo la strage
di Charlie Hebdo, il 9 gennaio. «L'Operazione Isis continua»,
recita infatti il comunicato pubblicato dal collettivo di hacktivisti. «Siamo musulmani,
cristiani, ebrei.... i terroristi che si definiscono Stato islamico non sono musulmani».
Chi sono gli anonimi di Anonymous?
Chi sono i fantasmi della
rete? Il libro di Kevin
Se quindi era nota la reazione di questo gruppo ai fatti di
Parigi resta molto poco chiaro chi siano davvero gli hacker
dietro la sigla Anonymous. Come più volte scritto su Nova24
10/02/2015 12:27
Anonymous da gennaio vuole spegnere l’Isis. Chi sono gli hacker che ...
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http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2015-02-09/anonymous-ge...
Mitnick
Anonymous ha logiche operative e di comunicazione
completamente diverse da tutti gli altri, non ultimi i Lizard
Squad la squadra accusata di aver messo in ginocchio la rete di Playstation Network. Se
con una penna uniamo su una mappa i target degli ultimi due anni di Anonymous
otterremo un disegno di non facile interpretazione. Il gruppo di attivisti dallo scorso
organizza, conduce e poi rivendica decine e decine di attacchi informatici ai danni di siti
web istituzionali e di grandi aziende. Ormai orfani di Assange, non più chiamati a
vendicare Wikileaks, Anonymous sembra sempre più senza guida e diviso al suo interno.
I precedenti
Ricordiamo la decisione evidentemente di sperimentare una botnet privata sul sito di
Beppe Grillo e le successive prese di distanza da parte della “filiale” italiana di Anonymous
con tanto di interviste rilasciate da singoli hacker a titolo personale, tweet e messaggi sui
blog più o meno ufficiali rende ancora più confusa la strategia di un gruppo anarchico
anche nell'organizzazione della propria comunicazione. Tanto da spingere giornali e
giornalisti a parlare di cani sciolti, recuperando dall'armamentario da bassa sociologia
categorie ed etichette nati nei movimenti indiani metropolitani del 77. «Al contrario in
Anonymous come nella maggior parte degli attivisti hacker c'è una assenza di ideologia»,
aveva spiegato a Nova24 Misha Glenny, il giornalista e scrittore tra i pochi che con le sue
inchieste ha più volte provato a descrivere gli uomini dietro ai computer, distinguendo tra
le reti di cybercrime e l'attivismo hacker. «Semmai sono l'espressione politica di una
autentica frustrazione che ha radici nella crisi esistenziale ed economica che sta vivendo il
mondo occidentale. Da qui anche l'inaffidabilità di Anonymous – aggiunge Glenny -.
Ultimamente si arrogano il diritto di attaccare chicchessia indipendentemente da quello
che sostengono».
Chi sono
Eppure, pochi sanno che Anonymous ha sostenuto l'opposizione siriana, colpito il cartello
messicano dei narcotrafficanti, sono tra coloro che in rete si sono contrapposti agli
estremisti algerini, che hanno sbeffeggiato le malefatte delle corporation. Si sono resi
protagonisti di azioni di lotta importanti ma rischiano di rendere questo gruppo
socialmente e politicamente inefficace. O peggio renderlo strumento di altre
organizzazioni governative e non. Chi ha parlato con loro, ha avuto la possibilità di
incontrare di persona attivisti informatici o ha sperimentato l'intrusione nella propria
posta elettronica di hacker prima di concedere una intervista, sa che questo mondo non è
la Spectre. Non ci sono personaggi da fumetto, megalomani che accarezzano gatti bianchi
e contro-cospirazionisti che vogliono dominare il mondo. Esistono invece organizzazioni
di delinquenti informatici, le solite, al soldo delle mafie locali. Ma anche comunità di
esperti informatici che percorrono traiettorie imprevedibili. «Sono convinto che l'80% del
cybercrime non abbia nulla che vedere con l'hacking – afferma sicuro lo scrittore
confidente e amico degli hacker -. Non sono terroristi. Semmai la figura degli hippy è
quella che più li descrive». Idealisti ma non ideologhi. Capaci di fare politica senza essere
politicanti. Probabilmente solo tra un paio di anni capiremo se sapranno esprimere una
visione del mondo capace di dare risposte politiche concrete.
10/02/2015 12:27
Anonymous oscura Isis sul web «Siete un virus e noi siamo la cura» - ...
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http://www.corriere.it/esteri/15_febbraio_08/giordania-distrutto-20-cen...
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LOTTA AL TERRORISMO
Gli hacker attaccano gli account Twitter e Facebook di presunti jihadisti.
La Giordania annuncia: «Distrutto il 20 per cento delle capacità militari Isis»
La rete mondiale di hacker
Anonymous fa terra bruciata intorno
agli jihadisti che comunicano
attraverso il web. In un video diffuso
in Rete, l’organizzazione di
Anonymous annuncia di aver
«spento» centinaia di account Twitter
e Facebook di presunti appartenenti
all’Isis e pubblicato indirizzi ip e web
della galassia jihadista. «Sarete
trattati come un virus, e noi siamo la
cura», recita il video, pubblicato due giorni fa. La campagna per «spegnere» la
galassia jihadista sul web è partita dopo la strage di Charlie Hebdo.
La Giordania
intanto ha fatto un bilancio della sua campagna anti-terrore, e ne ha divulgato i
risultati. «Con i tre giorni di raid di rappresaglia che hanno colpito «56 obiettivi»
abbiamo distrutto il 20 per cento delle capacità militari dell’Isis», ha annunciato
l’esercito di Amman in un comunicato. Dopo aver colpito i centri di coordinamento il
primo giorno, poi armi e depositi, il terzo «abbiamo colpito i militanti, dove
mangiavano e dormivano». La Giordania continuerà la sua offensiva contro l’Isis
finché il gruppo «non sarà annientato», ha detto il comandante delle Forze aeree
giordane Mansour Jbour, in una conferenza stampa in una base militare ad Amman.
«Continueremo i raid, ma in linea con i nostri piani operativi», ha aggiunto il militare
senza dare ulteriori dettagli. Dall’inizio dei raid della Coalizione, «sono stati uccisi
7mila combattenti dell’Isis».
LA GIORDANIA: «DISTRUTTO IL 20 PER CENTO DELLA FORZA ISIS»
10/02/2015 12:25
Anonymous oscura Isis sul web «Siete un virus e noi siamo la cura» - ...
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http://www.corriere.it/esteri/15_febbraio_08/giordania-distrutto-20-cen...
Secondo l’agenzia di stampa statale Wam
gli Emirati Arabi Uniti hanno ordinato a uno squadrone di caccia F-16 di stazionare
in Giordania. L’ordine è stato emesso dal principe ereditario Sheikh Mohammed bin
Zayed Al Nahyan, di Abu Dhabi. Nel documento si legge che la decisione riafferma
la «solidarietà risoluta e costante» alla Giordania e al suo ruolo di guida e ai suoi
immensi sacrifici per la sicurezza e la stabilità della regione, rappresentanti dal pilota
eroe Muazth al-Kasasbeh .
L’APPOGGIO DEGLI EMIRATI ARABI UNITI
Da oggi in Giordania c’è anche
il principe Carlo, che incontrerà re Abdullah II, quindi andrà in Kuwait, Arabia
Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Parlando della radicalizzazione dei giovani
musulmani britannici , Carlo l’ha definita «una delle maggiori preoccupazioni del
momento» e ha sottolineato che il livello a cui questa avviene è «l’aspetto
allarmante». Secondo il principe, in parte questa forma di radicalizzazione sarebbe
anche «una ricerca di avventura ed emozione». L’erede al trono ha anche detto di
sperare di poter «costruire ponti» tra le diverse fedi religiose ed espresso «profonda
preoccupazione» per la sorte dei cristiani in Medio Oriente.
GRAN BRETAGNA, IL VIAGGIO DEL PRINCIPE CARLO
10/02/2015 12:25