Anno_IV_numero_16
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“Per un giornalista la libertà di scrivere la verità non ha prezzo” (Sebastiano Messina - REPUBBLICA) Anno IV n.16 € 0,70 e-mail: [email protected] domenica 23 settembre 2012 • QUINDICINALE DI FATTI E OPINIONI • REG. TRIB. DI SIRACUSA N.1509 DEL 25/08/2009 • DIRETTORE: FRANCO ODDO • VICEDIRETTORE: MARINA DE MICHELE prossima uscita: 7 ottobre FORSE UNA SECONDA FASE DELL’OPERAZIONE “MORSA”, MA SULLO SFONDO UNO SCONTRO TRA LE MINISTRE CANCELLIERI E SEVERINO 16 ispettori rivoltano Augusta come una calza Si ipotizza una sorta di seconda fase dell’operazione “Morsa”, quella che non solo ha inferto un duro colpo alle cosche mafiose lentinesi e augustane ma anche individuato collegamenti tra il gruppo augustano del clan Nardo di Lentini e referenti delle amministrazioni locali (in particolare quel Fabrizio Blandino condannato in primo grado a 8 anni). Si potrebbe forse pensare a un’indagine che riguardi quindi un livello più alto di connivenze, quello dei cosid- detti intoccabili. Augusta, come Lentini, è stata spesso palcoscenico di importanti operazioni di polizia contro il ramificatissimo clan Nardo e lo stesso allarme dell’amministrazione attiva per le intimidazioni ai commercianti nel mese di gennaio è segno di problemi certamente irrisolti. Negli anni ‘90 sono stati tre i maxi processi contro la mafia locale: Gioconda, Tauro, Ducezio; poi, oltre all’indagine Gorgia e Gomma, l’operazione “Morsa” ha chiarito quanto il clan di Lentini si fosse esteso sul territorio. Pag. 6 (De Michele) FORTUNA: “CHI HA PRESO 33MILA EURO PER FERIE NON GODUTE AVREBBE LAVORATO SENZA RIPOSO 11 ANNI E 3 MESI!” “Dirigenti comunali una macchina mangiasoldi” ROSSI E MUSCO Niente champagne Hanno perso tutti specie gli ignavi e gli ipocriti pag.2 (De Michele) LA CRISI IN NUMERI +27% i prestiti con la cessione del quinto dello stipendio pag.15 (Lanaia) RISERVE NATURALI “A Siracusa il dirigente comunale è diventato una vera e propria macchina mangiasoldi, oltre che un componente la casta. Preciso che non tutti, ovviamente e fortunatamente, lo sono. Eppure molti sono lì impegnati a mantenersi in equilibrio per non cadere da cavallo, per non essere disarcionati, sottraendo in tal modo impegno e volontà alla gestione della complessa macchina amministrativa, alla gestione manageriale della cosa pubblica. “Elezioni dopate. Ora un voto costa 100 €” PAG. 12 12 (Festa) (Festa) PAG. Parliamo di tre illustri pensionati, con il loro encomiabile ed indefesso lavoro, non si sa bene tuttavia cosa abbiano prodotto (sarà certamente una mia lacuna!), ma si sa bene quanto ci sono costati. I tre stakanovisti dirigenti comunali hanno maturato ferie senza goderle, persino per 11 anni di incessante lavoro. Tanti anni senza un giorno di ferie!” Pag. 14 (Magnano) Ancora prive dei piani di gestione invase da folle con vizi cittadini pag.13 (Ansaldi) CARCERI Ad Augusta 180 agenti in meno. Problemi di notte per i malati gravi pag.14 (Di Mauro) Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] 2 Un articolo del direttore di Ossigeno per l’Informazione, sito on line FNSI e Ordine dei Giornalisti A Siracusa un piccolo giornale con pochi mezzi ha sfidato la Procura e il governo dei tecnici è intervenuto raccogliendo l’allarme di ALBERTO SPAMPINATO OSSIGENO – Roma, 8 settembre 2012 – Accadono strane cose nell’Italia governata dai tecnici. Ad esempio, a Siracusa un piccolo giornale ha osato sfidare un potente e ramificato comitato di affari con forti agganci nella magistratura locale e il ministro della giustizia è intervenuto e gli ha dato ragione, perfino nei toni di allarme e di indignata protesta. È un fatto inedito e senza precedenti che speriamo di non dover rimpiangere quando al governo tornerà “la politica”. Vale proprio la pena di conoscere i risvolti di questa vicenda pressoché oscurata dai giornali, andata in scena nell’estremo lembo della Sicilia. A dicembre del 2011 il periodico aretuseo “La civetta di Minerva” ha pubblicato in esclusiva una clamorosa inchiesta dimostrando in modo incontrovertibile, con la riproduzione di documenti ufficiali ottenuti dalla Camera di Commercio, che era proprio vero ciò che in città si sussurrava da mesi: e cioè che il Procuratore della Repubblica e alcuni suoi sostituti erano in affari con un noto penalista e con familiari ed affini dei magistrati stessi. A Siracusa non si parlava d’altro, ma nessuno osava scrivere una riga. L’iniziativa del piccolo giornale ruppe il silenzio innescando una reazione a catena: prese di posizione degli avvocati, interrogazioni parlamentari, l’arrivo degli ispettori ministeriali in Procura, la loro relazione che è stata la base per la clamorosa e per nulla scontata iniziativa del ministro della Giustizia Paola Severino. La decisione del ministro era attesa di settimana in settimana. Il 2 agosto scorso Paola Severino ha rotto gli indugi mostrando di non voler governare secondo la logica manzoniana che porta a troncare e sopire. Il ministro ha deciso di non farsi condizionare dalla logica, spesso prevalente, degli equilibri interni alla magistratura basati sulle correnti e su cordate interne, né dalla logica imperante del quieto vivere. Ha infatti chiesto al CSM un’azione disciplinare nei confronti del procuratore della Repubblica di Siracusa Ugo Rossi e dei suoi sostituti Maurizio Musco e Roberto Campisi. Questa coraggiosa iniziativa contribuirà a chiarire i contorni di un oscuro intreccio di affari e di potere, di appalti e di compiacenti comportamenti che da mesi getta discredito sull’amministrazione della giustizia nel capoluogo aretuseo. In base alle gravi irregolarità descritte dagli ispettori ministeriali inviati a Siracusa lo scorso marzo, il ministro ha chiesto inoltre al CSM di disporre con urgenza, prima ancora dell’accertamento delle responsabilità disciplinari, il trasferimento ad altra sede del procuratore capo Rossi e del sostituto Musco, per motivi cautelari. In altre parole, il responsabile della giustizia ritiene che, indipendentemente dalle colpe da accertare e della sanzioni da graduare, a Siracusa il prestigio di questi magistrati sia stato compromesso e perciò non possono continuare a esercitare le loro funzioni. Ai magistrati aretusei si contesta una condotta gravemente irregolare: non essersi attenuti alla regola più elementare, quella che impone ad ogni giudice di astenersi dal condurre o guidare inchieste in cui si- ano coinvolti loro familiari e altre persone a loro legate, tanto più se nelle inchieste sono in gioco interessi patrimoniali. A Siracusa sembra che sia accaduto proprio questo, come denunciano da sette mesi, in modo aperto e inequivocabile, i giornalisti del quindicinale di Siracusa “La civetta di Minerva”. Occorre riflettere sul ruolo di questo piccolo giornale. La “Civetta” ha pubblicato le clamorose rivelazioni giornalistiche in esclusiva e per averlo fatto i suoi giornalisti sono stati strumentalmente e immotivatamente querelati e denunciati per una presunta estorsione di cui non c’è alcuna traccia. Gli altri giornali non hanno spalleggiato “La Civetta” né hanno ripreso le sue rivelazioni, benché la documentazione fosse inoppugnabile. Alcuni giornali hanno anzi spalleggiato gli imprenditori che hanno reagito al disvelamento dei fatti con pesanti insinuazioni sui giornalisti della Civetta. Il ruolo di questo piccolo giornale di provincia è stato dunque essenziale, e svolgere questo ruolo non è stato indolore. I giornalisti che hanno osato sfidare il potente procuratore di cui ora è stato chiesto il trasferimento sono stati pubblicamente additati come mentitori. Lo stesso magistrato li ha querelati per diffamazione. Le veementi proteste del procuratore hanno avuto ampio spazio sugli altri giornali locali, gran parte dei quali si sono astenuti dal riferire le circostanziate contestazioni mosse dalla “Civetta”. Un giornale locale ha fatto di più: ha riferito in termini vaghi una voce di cui tuttora non si ha alcun riscontro, e cioè che gli autori dell’inchiesta avrebbero agito in mala fede, per realizzare una estorsione nei confronti di alcuni imprenditori (si presume di soci delle aziende di cui erano stati resi noti gli assetti societari) ed erano perciò sotto inchiesta penale. In realtà i giornalisti della “Civetta” hanno fatto con professionalità, coraggio ed impegno civile un lavoro di cronaca per il quale meriterebbero un premio. Hanno subito indebite pressioni. Altri giornalisti li hanno isolati. Ma non hanno desistito. Hanno potuto resistere perché, per fortuna, non sono rimasti soli. Numerose associazioni locali si sono schierate al loro fianco. Ossigeno ha fatto la sua parte impegnandosi a fare conoscere in tutta Italia la preoccupante vicenda. Ma certamente il fatto più importante e che, a Siracusa, una ventina di associazioni di impegno civile ha dato pubblica solidarietà al direttore del piccolo battagliero giornale, Franco Oddo, e alla vice direttrice Marina Di Michele. Il coraggioso lavoro di inchiesta della “Civetta” ha avuto valore strategico nella mobilitazione civica per chiarire i contorni della vicenda. Ad esempio, ha permesso ai penalisti di Siracusa di presentare una documentata denuncia al CSM. Ha permesso a due parlamentari di presentare interrogazioni parlamentari che – seppure ancora attendono risposta – hanno contribuito alla decisione del ministro Severino di inviare gli ispettori alla Procura di Siracusa per accertare i fatti (e scoprire ulteriori discutibili comportamenti). In definitiva, l’inchiesta del periodico locale ha aperto la strada alla decisione del ministro di chiedere l’azione disciplinare e l’immediato trasferimento del capo della Procura e di un suo sostituto. Adesso tocca al Consiglio Superiore della Magistratura la fondatezza delle gravi accuse mosse ai magistrati, accuse che il procuratore Rossi ha contestato con veemenza. Il procuratore avrà modo di difendersi, come gli altri accusati, avvalendosi di ampie procedure di garanzia. Ma dovrà difendersi con i fatti, producendo documenti, e non insultando i giornali e giornalisti che hanno fatto in modo esemplare il loro lavoro; che hanno osato sfidare personaggi potenti come lui per tutelare il diritto di ogni cittadino ad avere una giustizia giusta e magistrati neutrali ed estranei alle cause che sono chiamati a giudicare. Nel nostro paese il potere giudiziario è forte ed è giusto che lo sia. Ma a condizione che non sia di parte, che chi lo esercita non possa essere neppure lontanamente sospettato di fare pendere la bilancia da una parte per ragioni diverse da quelle fissate dalla legge. La vicenda di Siracusa, dunque, è ancora aperta, ma l’iniziativa del ministro Severino già ne chiarisce i contorni. È bello sapere che nella compagine di governo c’è un ministro della giustizia che ha provato il nostro stesso sconcerto davanti alle gravi critiche mosse dalla “Civetta” (e non solo dalla “Civetta”) all’operato della Procura di Siracura. È importante saperlo. Significa che la “Civetta”, e i giornali che guardano a nient’altro che ai fatti, sono meno soli. E sorge una domanda: se con l’arma potentissima dell’inchiesta un piccolissimo giornale può fare ciò che ha fatto la “Civetta”, cosa accadrebbe se i giornali più grandi, le navi di media stazza e le corazzate del giornalismo facessero sempre schiettamente il lavoro di cronaca e di inchiesta? Credo che accadrebbero grandi cose e avremmo istituzioni più giuste, un’Italia migliore, e meno giornalisti minacciati. AbitoCasa S.r.l. 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Ha le idee chiare Giuseppe Assenza, candidato alle elezioni regionali del prossimo mese nella lista del “Pdl”. “Quella in cui viviamo – spiega il componente del Direttivo provinciale del “Popolo della libertà” - è una Sicilia da ripensare, da far ripartire, ingranando una marcia diversa, ma soprattutto invertendo la direzione rispetto a quanto ha fatto, e per certi versi continua a fare ancora, il governo retto da Raffaele Lombardo”. Assenza esprime rammarico per il lavoro svolto fino ad oggi da “quanti siedono ancora oggi al Parlamento Siciliano. Credo che abbiano fallito. Io sono convinto di potere mettere a frutto la mia esperienza politica, dando un contributo vero al mio territorio. Ne conosco le dinamiche e credo di riuscire a interpretarne le esigenze, perché ogni giorno sono a contatto con la parte produttiva della provincia, con chi lavora, chi cerca di fare impresa, chi chiede di essere trattato come gli altri cittadini italiani, con gli stessi servizi e le stesse opportunità. La nostra regione purtroppo – prosegue Assenza - è tornata indietro di parecchi passi durante gli ultimi anni; ha perso tutte le occasioni di sviluppo che si sono presentate, non ha saputo utilizzare i fondi europei, e tutto questo è accaduto per via della “disattenzione” dell’ex presidente e di tutti coloro i quali lo hanno ap- poggiato, più o meno chiaramente”. Secondo l’ex presidente dell’Asi e dell’Ias “è’ il momento di dire basta. Noi siciliani – argomenta Assenza - siamo stanchi di sentirci ultimi. Le opportunità vanno create, rimboccandosi le maniche e cercandole nelle sedi giuste. Si può fare. Si può alleggerire il funzionamento della Regione, sburocratizzandola davvero e tagliando la “ragnatela” che imprigiona l’impresa e sfianca il cittadino, facendolo desistere da tante iniziative. I costi esorbitanti che paghiamo per via delle assunzioni “allegre” di Lombardo possono essere compensati con servizi in tutti quegli ambiti che ne sono praticamente sprovvisti”. Il punto di partenza dovrebbe essere, secondo l’esponente del “Pdl”, la progettazione. “Manca del tutto - osserva Assenza - e da questo si deve ricominciare. Il lavoro da svolgere per la provincia di Siracusa è, se possibile, ancora più arduo. Ci hanno messi da parte, relegati in un angolino, come se non contassimo nulla e chi ci rappresentava all’Assemblea regionale siciliana non è stato in grado di fare sistema per tutelare gli interessi del nostro territorio”. Poi Assenza entra più nel dettaglio. “Per la zona industriale serve un sistema di controllo capillare sui subappalti, perché si metta fine all’inaccettabile consuetudine di affidarsi ad aziende di altre zone, mentre le nostre continuano a chiudere i battenti. Per l’Agricoltura, si deve puntare sui prodotti locali, di indiscussa qualità, difendendoli dagli “attacchi” dei più economici e qualitativamente inferiori prodotti provenienti da altri Paesi e cercando soluzioni che vadano bene per la tutela ambientale, ma non danneggino un ramo prezioso della nostra economia che, specie in alcune aree della provincia, è vitale. L’Ambiente e gli interessi economici devono essere l’uno veicolo dell’altro. Manca un’adeguata politica del Turismo – prosegue l’esponente del “Pdl” -. Prioritario è un intervento decisivo in tema di Trasporti, lacuna insopportabile. Si devono riprendere progetti come quello della creazione di un collegamento ferroviario diretto tra la stazione di Siracusa e l’aeroporto Fontanarossa di Catania. Ben vengano anche i collegamenti via mare, ma non si può nemmeno far passare sotto silenzio la dismissione progressiva dei trasporti pubblici urbani ed extraurbani. Anche in questo caso, non ho visto nessuna battaglia volta ad evitare i tagli alle corse dell’Ast, ai danni dei pendolari della nostra provincia, studenti e lavoratori privati del servizio di trasporto pubblico senza che nessuno abbia mosso seriamente un dito. Adesso ciascuno, comune per comune, cerca soluzioni, ma il problema andava affrontato a monte”. Secondo Assenza la parola d’ordine è “recuperare fondi” e, una volta fatto, mettere a frutto il proprio lavoro rendendone tangibili i risultati. “Al parlamento siciliano servono persone nuove, ma d’esperienza - conclude Assenza - Io ritengo di potere dare alla mia terra un valido apporto. Vorrei essere, a Palermo, la voce dei cittadini della provincia di Siracusa, raccogliendone, volta per volta, le istanze e battendomi per soddisfarne le necessità”. 3 Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] 4 Niente bicchieri di champagne perchè sappiamo che domani sarà ancora come ieri Trasferimento di Rossi e Maurizio Musco, non ha vinto nessuno Hanno perso gli ignavi, quelli che tacevano, e gli opportunisti di MARINA DE MICHELE Dunque è stato deciso il trasferimento cautelare del procuratore Ugo Rossi e del suo sostituto Maurizio Musco. Ovviamente la vicenda non è assolutamente da ritenersi conclusa, non solo per il contenzioso che i due magistrati avvieranno per ristabilire la loro verità (come è giusto) ma per gli strascichi non solo giudiziari ma anche umani che ne seguiranno. Ma questa è un’altra storia. Torniamo all’oggi. Oggi non è giorno di festeggiamenti, come qualche meschino ha supposto. Oggi è il momento di dirci che abbiamo perso tutti. E non penso ai magistrati coinvolti. Penso alla nostra collettività, a tutti quelli che in essa hanno ruoli importanti, di responsabilità. A quelli che rivestono cariche pubbliche o politiche o di rappresentanza. Hanno perso quelli che da tempo avevano notato le anomalie, le amicizie rischiose, le scelte discutibili, le decisioni incomprensibili, e hanno taciuto. Quelli, gli amici, o i colleghi, che avrebbero potuto sconsigliare, far capire i passi falsi; che avrebbero potuto, anche con un atteggiamento più rigoroso, dare un esempio che certo sarebbe stato di freno, spunto di riflessione. Hanno perso quelli che, anche se per salvare un cliente, per scegliere il male minore, hanno preferito i compromessi, le situazioni di accomodamento. Quelli della morale dell’hic et nunc. Hanno perso tutti quelli che avrebbero dovuto controllare e non lo hanno fatto. Gli organismi istituzionali ai quali è stato affidato il compito di vigilare proprio per impedire che certe distrazioni, certe debolezze della coscienza, a volte anche semplicemente la superficialità, non si tra- L’ex procuratore capo dott. Ugo Rossi L’ex sostituto procuratore del Tribunale di Siracusa dott. Maurizio Musco sformino in malcostume, in arroganza, in senso dell’impunità. Gli ordini professionali non sempre attenti a verificare che i codici deontologici siano rispettati con serietà e senso di responsabilità dai propri iscritti. Ha perso la politica, e il sindacato. I rappresentanti del popolo! Quelli vicini alla gente! Assenti. Prima e dopo. Sempre. Incapaci di prendere una posizione. Di dire anche solo una parola. Di esprimere un’idea, una valutazione, pur se rispettosa sempre della presunzione d’innocenza. Stranieri nella propria terra. Ignavi degni del girone dantesco. Hanno tutti, quasi all’unanimità, fatto finta di non vedere, di non sapere, di non leggere, di non sentire. Non hanno neanche avuto il coraggio di schierarsi – almeno sarebbe stato più facile – con la parte senz’altro più forte. E non importa i motivi: possono essere mille. Ciò che rileva è il loro silenzio, così stridente con il clamore di questa campagna elettorale appena iniziata, con le tante inutili parole che si stanno per dire. Ma gli uomini si valutano dai fatti, dalle azioni, non dalla vacua retorica in cui tutti possono essere maestri. Sono i valori, le qualità etiche che fanno la differenza. Hanno perso i cittadini che sono indifferenti, che non comprendono l’impossibilità del principio “io mi faccio i fatti miei” perchè in una società, in un insieme, non si può impunemente limitarsi a guardare, farsi da parte, scansarsi e nascondersi sperando di non essere notati, augurandosi che la catastrofe resti lontana e ... “degli altri chi se ne frega”. Quelli che accettano che i propri diritti siano nella disponibilità altrui, che si trasformino in favori da pietire, in gentili concessioni del potente di turno, dell’amico fraterno più fortunato. Quelli che sperano che l’amicizia, la conoscenza particolare possa servire per ottenere un qualche privilegio che ad altri sia negato. Hanno perso i giornalisti che hanno rinunciato a svolgere la funzione di voce critica della società, che preferiscono tacere quando incontrano la verità, che hanno imparato l’arte della sopravvivenza costi quel che costi. Abbiamo perso anche noi de La Civetta. Perdiamo perchè sappiamo che domani sarà come ieri. Nonostante la pesante sanzione del CSM, si punta ancora il dito su bufale e veleni Rossi e Musco (che ce l’hanno) rendano pubblica la relazione degli ispettori ministeriali e, se hanno ragione, chiederò scusa Non poteva che finire così. Checchè dicano il Procuratore Rossi e il sostituto Musco, le visure camerali pubblicate il 2 dicembre dalla Civetta dimostravano che il figlio dell’uno, Edmondo, era in rapporti societari con la moglie dell’avvocato Piero Amara già condannato a undici mesi di reclusione e che Musco si trovava egli stesso, e la sorella e il cognato, in srl amministrate da un praticante del legale augustano, con il quale erano in corso investimenti. Era già troppo questo per dei magistrati che hanno il dovere di astenersi da qualsiasi comportamento che ne corroda l’immagine di terzietà, effettiva o apparente, soprattutto nel distretto giudiziario in cui operano. Tanto più in quanto l’avvocato Piero Amara non era e non è un qualsiasi leguleio ma patrocinante di aziende importantissime del Siracusano (Eni, Sai 8, Open Land, per citarne alcune) su cui la Procura, in ispecie Musco, ha condotto più volte indagini. Oggi il dottor Musco eccepisce che “tre quarti dei capi di incolpazione sono stati ritenuti insussistenti” dal Csm ma non rivela nulla del quarto rimanente, che di sussistenza deve averne tanta da aver convinto il Consiglio ad adottare la pesante e inusuale sanzione. Il dottor Ugo Rossi, intervistatissimo da La Sicilia, fa sapere che ricorrerà alle sezioni riunite della Cassazione. E’ un suo diritto ed è giusto che lo faccia. La legge garantisce a ognuno la libertà di difendersi con tutti gli strumenti che gli sono consentiti. Ma a un uomo di grande esperienza come lui non poteva sfuggire l’inopportunità della partecipazione azionaria del figlio nella Gi.da. e del figliastro in posizione dirigenziale in Sai 8. Ci domandavamo nella nostra inchiesta cosa sarebbe accaduto quando fosse arrivata a conclusione l’indagine sullo sversamento di liquami da Canalicchio nel Porto Grande, che vedeva il figlio della seconda moglie in posizione chiave di responsabilità. E quella domanda ha avuto una risposta allorchè sono stati comunicati gli avvisi di garanzia che imputavano cinque dirigenti di Sai 8 a causa delle funzioni ricoperte. Fra essi l’ing. Torrisi, il solo a cui veniva contestata una dichiarazione mendace all’ARPA sulla consistenza dei reflui. Con tutta la buona volontà, ammesso che egli l’abbia avuta, un padre non poteva che proteggere il figlio anche a costo di far volare parole grosse in tribunale, da molti ascoltate. “Non si tratta di reati ma di incolpazione disciplinare”, ha commentato Rossi all’indomani del trasferimento d’ufficio nella Procura di Enna. E già prima, in altro giornale, avevamo letto di una relazione degli ispettori che minimizzava. A leggere quell’articolo sembrava quasi che noi avessimo davvero “gettato fango”, “delegittimato la Procura”, scritto “bufale” e amenità di questo genere che alcuni giornali del quartierino ci hanno addossato. Ma a questo noi non ci stiamo. E perciò lanciamo una sfida. Siamo pronti, anzi sono pronto, io che ho scritto l’inchiesta, a chiedere pubblicamente scusa a lor signori se ci consegnano – loro che ce l’hanno – la relazione ministeriale (tutta e non alcune parti), che siamo pronti a pubblicare nelle sue parti essenziali. Presenteremo scuse ufficiali e ampie se in essa non ci sarà nulla che meriti la sanzione comminata. Se è giusto, infatti, che la sentenza del CSM abbia secretato alcuni passaggi che riguardano processi in corso di svolgimento, questo non vale per la relazione degli ispettori ministeriali che ha investigato sull’amministrazione della giustizia a Siracusa negli ultimi dieci anni. Questa provincia ha il diritto di sapere, uomini e donne imputati e condannati hanno diritto di sapere, chi ha presentato denunce e non ha più saputo niente ha il diritto di conoscere la verità. E questo a un magistrato come Rossi, non per nulla nel comitato scientifico della Fondazione Siciliana per la Giustizia (insieme a Musco, insieme ad Amara), non può sfuggire. E allora via, ci conceda la relazione degli ispettori perchè noi la si passi ai siracusani. E se, come dice, non c’è nulla che possa nuocere alla sua immagine, io cospargerò di cenere la mia. Franco Oddo Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] Presentato il Piano Strategico per uno sviluppo organico, integrato, condiviso e partecipato De Benedictis: “Se un territorio non fa sistema non cresce” Trigilia: “Lo sviluppo non si ottiene con gli aiuti di Stato” di ALDO CASTELLO Interessante iniziativa, il convegno organizzato da Agire Solidale tenutosi alla Sala Costanza Bruno della Provincia Regionale di Siracusa dal titolo un progetto per guardare avanti, verso il Piano Strategico e con il quale si è cercato di focalizzare gli strumenti e le modalità con cui programmare in maniera sinergica lo sviluppo del territorio. La Regione Siciliana ha promosso e finanziato, attraverso i fondi FAS, il Piano Strategico. Il Comune di Siracusa, nel 2007, stipula un Protocollo d’Intesa con la CCIAA, la Provincia Regionale, l’Università di Catania, la Soprintendenza BBCCAA, la Confindustria Siracusa, il Consorzio Plemmirio e i sindacati e intraprende un percorso di concertazione avvalendosi dell’assistenza tecnica affidata ad una società privata, al Gruppo Piano e al Comitato tecnico scientifico. Nel 2009 si arriva alla Redazione del Piano Innova 2020 e dopo un iter che ha visto momenti di ascolto e partecipazione delle forze sociali, l’istituzione di tavoli tematici, il confronto e il sondaggio sui temi emersi e la redazione del Documento di Diagnosi del Territorio, si è arrivati alla fase finale con definizione del Documento di Indirizzo al quale deve seguire il Piano d’Azione. La relazione introduttiva è stata affidata all’on.le Roberto De Benedictis il quale ha spiegato che così come per sviluppare un’impresa occorre un progetto specifico, allo stesso modo per sviluppare un territorio bisogna dotarsi di strumenti capaci di leggere la realtà dal punto di vista urbanistico, ambientale, economico e sociale coinvolgendo i diversi attori che operano in quello specifico territorio: le istituzioni pubbliche, le realtà economiche e produttive, le associazioni di categoria, i sindacati, il Terzo Settore, il mondo accademico e scientifico. Un territorio che non fa sistema ma che vede le diverse aree andare per conto proprio non è destinato a crescere, al contrario l’unico modo per uscire dalla crisi e programmare uno sviluppo organico, integrato, condiviso e partecipato è mettere insieme tutti i soggetti presenti e farli ragionare per individuare un Progetto di sviluppo comune. Molto puntuale l’intervento del Prof. Carlo Trigilia, docente dell’Università di Firenze e Coordinatore del Piano Strategico, secondo il quale i politici dovrebbero cambiare le loro lenti di osservazione e cambiare gli schemi di riferimento. Infatti, il problema per lo sviluppo non è ottenere maggiori aiuti dallo Stato, dalla Regione o dalla UE (attuale e unico schema di riferimento di crescita) perché questo tempo è finito e dobbiamo smettere di pensare che noi saremo ciò che altri ci daranno. Questo è un sistema che ha prodotto solo guasti. Lo sviluppo è nelle mani delle classi dirigenti e se non c’è un quadro organico del territorio non si cresce. Trigilia ha affermato che il modello di sviluppo di riferimento unico, quello industriale è ormai superato (ma non del tutto da buttare) e che il futuro sta nei beni culturali (per la fortuna delle risorse esistenti), nella qualità ambientale (per i servizi connessi alla bonifica e al risanamento), nel turismo (soprattutto congressuale, della diportistica e di promozione del barocco) ma in special modo nell’agricoltura, unica vera risorsa radicata nel territorio che vede produzioni di qualità e di eccellenza. Il prof. La Greca dell’Università di Catania ha rimarcato l’importanza della condivisione di un progetto che deve essere soprattutto locale (conosci il tuo villaggio e sarai globale) e che il Piano è un processo politico ma deve essere tecnicamente assistito. La carrellata degli interventi sindacali non ha prodotto significativi spunti di riflessione né proposto processi di analisi e strumenti di programmazione innovativi e funzionali. Una realtà, quella dei rappresentanti dei lavoratori, che ci è sembrata troppo piegata su una posizione rivendicativa e di difesa dell’esistente, ancora assoggettata alle dinamiche politiche e priva di una visione veramente innovativa e moderna di concezione del territorio e della sua gestione. Infine l’avv. Paolo Tuttoilmondo, in raprresentanza di SOS Siracusa, il cartello di associazioni protagonista di significative battaglie ambientali, ha espresso la preoccupazione per l’analisi dei dati statistici che vede Siracusa agli ultimi posti per qualità dell’aria, delle acque, dei servizi e ha puntato il dito sull’idea di sviluppo turistico legata solo all’incremento dei posti letto e ai grandi alberghi, tra l’altro quasi tutti frutto di finanziamenti pubblici (L.433), distogliendo risorse necessarie ai progetti di sviluppo sostenibile e veramente produttivi come ha fatto la Regione Puglia (investendo sulla rigenerazione urbana). L’ambiente non è un orpello della Pianificazione ma un fondamentale elemento di sviluppo economico. Assente per tutti la Regione Siciliana, assolutamente priva di una concezione organica e programmata dello sviluppo del territorio e verso la quale si deve focalizzare l’attenzione affinché quanto fin ora prodotto con i processi avviati del Piano Strategico non rimangano opera morta. 5 Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] 6 Forse una seconda fase dell’operazione Morsa, che inferse un duro colpo alle cosche lentinesi Augusta, una città sotto inchiesta. Dal 30 agosto 16 ispettori nel Palazzo vagliano una marea di atti, delibere che odorino di interessi mafiosi di MARINA DE MICHELE Ma non era stato il Consiglio Comunale di Siracusa a chiedere il 29 novembre 2011, con voto a larga maggioranza, l’intervento della commissione antimafia per fare chiarezza sulle tante anomalie della vita politico-amministrativa della città, sui sospetti relativi a una presenza della mafia nelle istituzioni? Non era forse partito da Siracusa, qualche mese prima, un medesimo appello da parte delle associazioni ambientaliste per una serena e oggettiva valutazione dello stato dei fatti a partire dagli scempi edilizi perpetrati anche in aree tutelate e soggette a vincoli archeologici e paesaggistici? E invece, il Comune ad essere messo sotto osservazione da una folta commissione (ben 16 persone tra funzionari e rappresentanti delle diverse forze dell’ordine coordinate dal vice Prefetto Giusy Scaduto) è quello di Augusta. La notizia è apparsa in qualche trafiletto di stampa ai primi di settembre ma è rimasta in nuce. L’ultima traccia è sul sito di Augusta online che il 12 settembre riferisce: “Proseguono al Comune di Augusta i lavori della Commissione d’indagine nominata dal Prefetto di Siracusa su delega del Ministero degli Interni… Dovrà accertare se esistono fondati elementi di “fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare”. Si parla dunque dell’articolo 143 del Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali. Il decreto legislativo 167 del 2000 stabilisce infatti che, qualora emergano elementi “su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata, o su forme di condizionamento degli amministratori stessi, che compromettono la libera determinazione degli organi elettivi e il buon andamento delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi alle stesse affidati ovvero che risultano tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica” il consiglio dell’ente locale, comune o provincia, venga sciolto. Non si sa quali siano nello specifico gli accertamenti in corso né è emerso altro dall’apprezzato intervento del prefetto Renato Franceschelli nel corso del recente incontro, insieme con il giornali- sta Attilio Bolzoni di Repubblica, con la città. “Aver insediato per la prima volta in un Comune della provincia una Commissione di accesso per l’accertamento di infiltrazione mafiosa è una dimostrazione della presenza di certi meccanismi distorti che vanno ricercati e scardinati” ha detto il Prefetto responsabile per il Ministro della Commissione. Secondo una notizia pubblicata da La Sicilia il 6 settembre scorso, “Funzionari amministrativi e ispettori di Polizia, Carabinieri e Guardia di f inanza” hanno preso visione e acquisito non solo una serie di documenti relativi “a un po’ tutti i settori amministrativi e alla stessa attività del consiglio comunale degli ultimi cinque anni” ma anche atti deliberativi risalenti agli anni ‘60 e, notizia sempre della Sicilia ma per noi priva di riscontro, “sono stati posti i sigilli ad alcuni uffici”. Altri parlano di documenti e atti degli ultimi 20 anni e ricollegano l’ispezione a un’attività della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania già avviata nel 2008; o si ipotizza una sorta di seconda fase, o di un approfondimento, dell’operazione Morsa, quella che non solo ha inferto un duro colpo alle cosche mafiose lentinesi e augustane ma anche individuato collegamenti tra il gruppo augustano del clan Nardo di Lentini e referenti delle amministrazioni locali (in particolare quel Fabrizio Blandino condannato in primo grado a 8 anni). Si potrebbe forse pensare a un’indagine che riguardi quindi un livello più alto di connivenze, quello dei cosiddetti intoccabili. Augusta, come Lentini, è stata spesso palcoscenico di importanti operazioni di polizia contro il ramificatissimo clan Nardo e lo stesso allarme dell’amministrazione attiva per le intimidazioni ai commercianti nel mese di gennaio sono segno di problemi certamente irrisolti. Negli anni 90 sono stati tre i maxi processi contro la mafia locale: Gioconda, Tauro, Ducezio; poi, oltre all’indagine Gorgia e Gomma, l’operazione Morsa ha chiarito quanto il clan di Lentini si fosse esteso progressivamente, per una buona parte, nel resto della provincia aretusea stringendo patti con gli Aparo di Solarino e i Trigilia di Noto con l’obiettivo di un controllo pressoché totale del territorio. In quegli anni lo stesso sindaco Carrubba aveva immed i at a m e nt e manifestato l’intenzione di dichiarare guerra alle cosche, cos t it u e n do s i parte civile laddove ce ne fossero le condizioni, e avviando altre iniziative mirate a destabilizzare il sistema di potere affaristico criminale radicato, a suo giudizio, nel comune megarese. Forse oggi si sta verificando la veridicità di relazioni ed esposti presentati dal sindaco (irrintracciabile in questi giorni di campagna elettorale)? Forse i condizionamenti mafiosi hanno veramente trovato una qualche breccia nella vita amministrativa della città? Al momento sono tutti abbottonati e si sa solo che diversi funzionari e dipendenti sono stati ascoltati, e degli assessori in carica solamente alcuni. Certo stimola la curiosità il momento in cui è stato promulgato il decreto del Ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri: il 18 agosto, momento piuttosto irrituale a tre giorni dal ferragosto, in piena estate, quasi si trattasse di un’azione da intraprendere con la maggiore tempestività possibile, di un’improvvisa necessaria accelerazione. E infatti la Commissione si è formalmente insediata il 30 agosto ma senza che venisse reso noto il mandato affidatole che comunque, quale che sia, deve essere stato necessariamente ben de- finito. Un’indagine, come oggi dicono i giovani, “a random”, senza un filo conduttore, priva di indizi o sospetti precisi, sarebbe impensabile. L’idea che sia possibile controllare 10 anni, o anche solo cinque, di vita amministrativa, neanche in un settore specifico ma sulle diverse rubriche assessoriali, senza focalizzare qualcosa di almeno grossolanamente definito, andando a naso, a nostro avviso è totalmente da escludere. E quindi, per fare qualche illazione, e mettendo insieme qualche indiscrezione, si potrebbe ipotizzare che i settori sottoposti a verifica dovrebbero essere quello dei rifiuti (continua ad aleggiare sempre, in tutte le circostanze e occasioni la vicenda Oikothen oggi con la ciliegina in più), quello delle energie alternative e ovviamente l’urbanistica e i lavori pubblici. Ma che siano soprattutto le problematiche ambientali (gestione rifiuti, bonifiche) a essere probabilmente la chiave di volta si fa presto a pensarlo, anche perché la nuova chiave di lettura emersa in questi giorni, proprio a proposito dell’abortito progetto Oikothen, seppure per certi aspetti stravagante (ma non si può mai dire), esalta la fantasia. Certa stampa infatti ha avanzato il sospetto che dietro il caso della Procura di Siracusa si celi l’affare Oikothen. Anzi, di più: che il ministro Paola Severino abbia chiesto il trasferimento cautelare di alcuni magistrati per mettere l’amica Emma Marcegaglia (la Oikothen fa parte del suo gruppo) al riparo proprio da alcune indagini ancora in corso avviate dalla Procura del capoluogo. L’esimio estensore del pezzo comparso su Il Diario Doc intimava al ministro di vergognarsi per quanto stava perpetrando lanciando a suo carico accuse gravissime (e buon per lui che nella capitale il giornale sia del tutto sconosciuto). Certo, che i due ministri sian l’una contro l’altra armate quali improvvisate capi banda intorno agli interessi affaristici collegati all’incenerimento dei rifiuti, l’una, la Severino, per aiutare l’amica nell’impresa, e l’altra, la Cancellieri, per fare luce su eventuali reti malavitose e rapporti inconfessabili, è veramente un’ipotesi, come dire, suggestiva, fascinosa, dalla quale semmai farsi irretire… SOS Siracusa: “Da ora in poi l’amministrazione giudiziaria dev’essere improntata alla massima trasparenza degli atti” La sezione disciplinare del Csm, su richiesta del ministro della Giustizia Severino, ha trasferito d’ufficio, con un provvedimento d’urgenza, il procuratore Ugo Rossi ad Enna e il sostituto Maurizio Musco a Palermo. Si conclude, così, in maniera ordinaria una storia inquietante che ha avuto rilevanza straordinaria soprattutto per i suoi riflessi di carattere sociale. L’impegno della società civile e di una buona parte dell’avvocatura del foro siracusano, a sostegno della campagna giornalistica de “La Civetta”, rivelatasi in tutto e per tutto veritiera, è stato determinante per l’esito della vicenda. In un luogo normale i protagonisti si sarebbero autosospesi immediatamente, ma in terra di Sicilia quanto accaduto assume un significato particolare, se non eccezionale. Sos-Siracusa è dell’avviso che, d’ora innanzi, l’amministrazione pubblica, quella giudiziaria in particolare, debba essere improntata alla massima trasparenza e si ponga realmente al servizio dei cittadini. Altro punto fermo, inedito per questa città, è che un tale avvenimento dimostra ancora una volta che una moderna democrazia non può fare a meno di una la stampa libera e responsabile. Per questo il nostro plauso va a Franco Oddo ed a Marina De Michele, che sono stati interpreti coraggiosi di tale principio. C’è di nuovo speranza per Siracusa. Sergio Calleri Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] “I tempi della casta sono finiti. No a stipendi milionari quando le famiglie non ce la fanno a vivere” Coltraro (Lista Crocetta): “I parlamentari uscenti hanno permesso al governo della Regione di saccheggiare il territorio siracusano” “Occorre un rinnovamento popolare, ovviamente in termini ideologici, perché i cittadini sono stanchi dei professionisti della politica. In provincia di Siracusa sono stanchi di ascoltare le solite promesse, quando l’allarme sociale ha già raggiunto i livelli di guardia”. Lo afferma il notaio Giambattista Coltraro, candidato alle prossime elezioni del 28 ottobre per l’Ars, nella lista “Crocetta Presidente”. Coltraro già da parecchie settimane ha cominciato il suo tour elettorale incontrando i simpatizzanti nei Comitati aperti a Floridia, Priolo, Augusta, Siracusa, Lentini, Pachino, Portopalo Noto e Avola. “Io non faccio parte di alcun partito – ha detto riferendosi ai suoi sostenitori – ma tutti noi rappresentiamo e dobbiamo avere un portavoce per la provincia di Siracusa che alla Regione faccia sentire le istanze della “società civile”. Io amo la mia professione e anche se eletto all’Ars continuerò a svolgerla perché sono contrario ai professionisti della politica”. Cosa significa notaio? “La gente in un momento così drammatico, dove le famiglie stanno soffrendo per la forte crisi economica, non accetterebbe mai un politico di professione che campa a spese della collettività”. Vuol dire che lei è favorevole a un taglio netto alle buste paga dei deputati regionali… “I tempi della casta sono finiti. Non ci possono essere stipendi milionari quando in Sicilia, ed in particolare in provincia di Siracusa, ci sono famiglie che non riescono neanche ad assicurarsi un pasto al giorno. La politica deve essere intesa come servizio alla comunità ed al terri- torio che ciascun parlamentare rappresenta”. Quello che lei afferma potrebbe infastidire non soltanto gli uscenti, ma anche gli aspiranti deputati… “I parlamentari uscenti non meritano la fiducia dei siracusani, perché hanno permesso al governo della Regione di saccheggiare ed occupare il territorio. L’amministrazione Lombardo verrà ricordata come quella delle “nomine e delle consulenze”. Lo dice il popolo, ma anche gli effetti prodotti. Ma bisogna stare attenti anche al nuovo che avanza. Ci sono slogan allucinanti. Candidati già datati negli anni che parlano di cambiamento, di difesa del territorio. Per alcuni si tratterebbe di cambiare l’immaginetta e non la sostanza, altri, invece che vogliono difendere il territorio per curare gli interessi personali e quelli delle loro famiglie. Io vivo con la mia professione di notaio, i soldi della politica vanno investiti per promuovere legalità e lo sviluppo del territorio”. Lei vive ad Augusta, una città dai mille problemi… “Dagli augustani che rappresentano un popolo laborioso, ho ricevuto l’affetto e la stima che forse in una città natale non hai. Me lo testimoniano ogni giorno centinaia di amici, gli stessi che con me stanno condividendo questo percorso politico. E proprio Augusta merita l’attenzione dell’opinione pubblica, perché è in lenta agonia, una città triste, lontana dai fasti degli Anni Settanta e Ottanta. Mi raccontano di un luogo con grandi fermenti culturali e sportivi, cose che oggi sono scomparse. Adesso abbiamo la Commissione Antimafia al palazzo comunale, ma nessuno conosce cosa c’è dietro il lavoro degli inquirenti”. Prende impegni precisi per Augusta? “Li prendo per Augusta così come per il resto della provincia. In questo momento storico da Francofonte a Portopalo di Capo Passero non c’è sviluppo, ma uno stato di crisi generale. Tornando ad Augusta, con la riforma della Sanità in Sicilia, oggi al “Muscatello” si muore soltanto e non si nasce più. Nel piano di razionalizzazione della Sanità, la mannaia si è abbattuta su Augusta dove è stato soppresso il reparto di Ostetricia e Ginecologia e la Pediatria è stata ridotta a soli quattro posti letto. Il mio impegno sarà quello di ripristinare tutti quei servizi in un‘area ad altissimo rischio ambientale e soprattutto creare un Centro oncologico che possa mettere fine ai viaggi della speranza negli altri nosocomi della Sicilia”. Lei ha scelto la Lista Crocetta presidente, perché? “Rosario Crocetta è il simbolo della legalità e della trasparenza. Ha fatto bene il sindaco a Gela nel periodo in cui la criminalità organizzata faceva le stragi in quella città. Si è battuto in prima linea contro il malaffare, rischiando in prima persona. Ho deciso di far parte di questa lista da uomo libero in rappresentanza della società civile, fuori dagli ordini e dagli schemi dei partiti. Ne approfitto per complimentarmi con il coordinatore del Movimento che sostiene Crocetta, Carmelo Spataro, per le scelte dei candidati. Prima di essere avversari, cercheremo di fare gruppo nell’interesse dei siracusani e dell’intera Sicilia”. Ha concorso per mille ore aggiudicandosi la gara per 900 grazie al ribasso e le ha poi portate a 700 La PFE ha vinto la gara del servizio di pulizia al Comune con un progetto Fazio (UGL): “Su svantaggiati, stagisti e monte ore molte cose non vanno” Presentare un’offerta a ribasso, supportata da un progetto tecnico che prevede l’assunzione di 9 lavoratori e di 27 soggetti svantaggiati aggiudicandosi così l’appalto, potrebbe sembrare una lungimirante scelta di politica aziendale in un normale contesto di libera concorrenza fra le imprese. Tagliare le ore dei lavoratori, ‘assumere’ personale già in forza all’azienda e garantire un giorno di servizio a proprio carico che poi risulta rientrare nel budget pagato dall’appaltante è, invece, tutto un altro paio di maniche. È questo ciò che contesta Giorgio Fazio, segretario provinciale UGL Terziario di Siracusa, alla PFE, la ditta che quasi un anno e mezzo fa vinse l’appalto aggiudicandosi il servizio di pulizie al comune di Siracusa. “La PFE – afferma Giorgio Fazio – ha vinto quella gara in virtù della qualità del progetto tecnico presentato. Le assunzioni sono state fatte, ne manca solo una perché una ex lavoratrice della Robertina, la ditta che forniva il servizio prima della PFE, ha fatto ricorso e siamo quindi in attesa della sen- tenza. Gli stagisti, che dovevano essere soggetti in difficoltà, sono stati presi solo per qualche mese, e non si trattava neanche di persone cosiddette svantaggiate. Non solo, la PFE ha portato tutti i lavoratori a 16 ore settimanali indipendentemente dal monte ore che avevano prima.” In altri termini, la PFE sta realizzando il progetto tecnico, grazie al quale ha vinto la gara, con le ore dei lavoratori. Utilizzando cifre tonde ad uso esclusivamente esemplificativo, per non perderci in divisioni e decimali, la PFE ha concorso per mille ore aggiudicandosi la gara per 900 grazie al ribasso. Tagliando le ore ai lavoratori, ha portato il monte ore necessario a svolgere il servizio ‘ordinario’ a 700. Le restanti duecento sono poi state utilizzate dalla ditta per ‘offrire’ il quinto giorno di servizio al comune e assumere gli stagisti: quello che sarebbe dovuto essere interamente a carico dell’azienda, quindi, sta rientrando invece nella somma stanziata dal comune per pagare il lavoro ordinario dei 70 lavoratori. “Sulla questione degli stagisti – continua il segretario provinciale UGL Terziario – stiamo aspettando dei chiarimenti da parte della ditta. Noi chiediamo, proprio sulla base di quel progetto tecnico, che almeno le ore degli stagisti, che non ci sono ma che la PFE sostiene di avere al suo interno, vengano spalmate agli altri lavoratori, così da poter portare il loro monte ore da 16 a 20 ore settimanali.” A tutto questo bisogna anche aggiungere il fatto che il cambio d’appalto dalla Robertina alla PFE è avvenuto senza i sindacati, e che i lavoratori, nonostante una manifestazione davanti al tribunale di Siracusa, sono stati costretti ad accettare un ribasso delle ore. La PFE, ad ogni modo, non è nuova a queste ‘manovrine’. “Questa impresa – commenta Fazio – a Siracusa è titolare di tre appalti: al comune, nelle scuole e all’ospedale. Nelle scuole ha fatto due assunzioni che non avrebbe potuto fare, anche perché i lavoratori hanno ancora un contratto di un’ora e mezza al giorno nonostante un accordo ministeriale che prevede di portare il loro monte ore lavorativo a due ore e mezza al dì. A noi sindacati potrebbe anche tornare utile avere una sola azienda aggiudicataria di tutti questi appalti, così potremmo interloquire con un solo referente. Il problema è che dalla PFE, spesso e volentieri, non riceviamo alcun riscontro.” Stando così le cose, è chiaro che il comune di Siracusa sta continuando a pagare a prezzo pieno un servizio che ‘pieno’ non è. La PFE avrebbe dovuto assumere 40 persone svantaggiate, quindi disoccupati di lunga durata, ex detenuti e via dicendo, ma i lavoratori inseriti dall’azienda erano già dentro l’appalto, quindi chiaramente dei soggetti non rientranti in questa categoria. “Quando c’è stato il cambio d’appalto – spiega Giorgio Fazio – i lavoratori sono stati disoccupati per un solo giorno, quindi non si può parlare di disoccupati da lungo termine, contrariamente a quanto dichiara l’azienda.” Stefania Festa 7 Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] 8 Questa guerra ha lasciato sul campo troppi caduti: Carmelo Calvo, Enzo Radino, Giacinto Franco Rigassificatore: storia non ancora conclusa (malgrado illazioni) Abbiamo lottato in tanti ma vero vincitore è il popolo siracusano di EUGENIO BONOMO “Quànnu u’ lièbbru è muòrtu i mùschi si cci puòsunu” (quando la lepre è stata uccisa le mosche ci si posano sopra), così diceva il mio vecchio caro maestro di caccia per indicare i parassiti che tentano di trarre profitto dai successi altrui attribuendosene in tutto o in parte la paternità. Mentre abbiamo il cuore straziato dal dolore per l’irrimediabile perdita del grande Giacinto Franco, assistiamo allo squallido spettacolo di ominicchi, ruffiani e quacquaraquà che si affrettano a “condire” le loro immagini fregiandosi dell’onorificenza di vincitore della guerra al rigassificatore. Premesso che il vero vincitore (anche se mi pare prematuro proclamarlo tale) è solo il popolo di questa povera provincia, fatto per lo più da pavidi “peones” e che vede, forse definitivamente (ma è ancora presto per dirlo), allontanarsi e scomparire l’incubo che il proposto impianto rappresentava (dato l’inopportuno sito prescelto), è appena il caso di ricordare come, quando, dove e grazie a chi questa guerra è stata condotta, combattuta e vinta. Enzo Radino, Angelo Musumeci, Carmelo Calvo, Salvo Maccarrone, Massimo Gozzo, Francesca Pedalino, Alessandro Boscarino; questi, in ordine cronologico, i primi protagonisti della lotta iniziata già nel 2005 a Priolo. Come dimenticare l’oggi defunto “uomo sandwich”, l’indòmito Enzo Radino? Come dimenticare la voce penetrante di Angelo Musumeci mentre perforava i muri e le finestre chiuse di Priolo per giungere alle orecchie dei più pavidi? Come dimenticare la certosina pazienza del Prof. Calvo nell’informare i suoi concittadini? Come non rendere onori alla voce dei comitati, il sito di Salvo Maccarrone, per tanto tempo unica sede di corretta e puntuale informazione? Ma accennare a uno o più di questi autentici soldati nulla toglie al coraggio alla forza e al valore degli altri, tutti uniti in un unico piccolo ma determinato esercito. Quasi contemporaneamente a Melilli, per iniziativa dello scrivente, allora militante di “Amo Melilli”, sorgeva il Comitato Melillese NO Rigassificatore, coordinato prima da Pippo Annino (autentico impavido guerrigliero) e, successivamente, dalla Dott.ssa Antonella Andolina, una “Calamity Jane” del terzo millennio, vero mostro di determi- natezza e amore per la giustizia e la legalità. Quel comitato, forte di 82 componenti, ma nei fatti imperversante grazie alla ferrea forza di volontà e all’impeto di pochi volenterosi, ingaggiò una battaglia cruentissima e mentre gli uomini di Priolo venivano supportati dal movimento di Lombardo tramite Salvo Sorbello e Giovanni Di Lorenzo, a Melilli un manipolo di arditi, con i pochi proprii mezzi e senza altrui sostegno, informavano incessantemente casa per casa e lottavano contro un’Amministrazione Comunale che, inizialmente (e per pura opportunità elettorale) manifestatasi contraria al proposto impianto, dal giorno successivo alla rielezione dell’allora Sindaco, manifestò il suo vero animus boicottando ogni iniziativa del Comitato e osteggiandone in tutti i modi le attività. Malgrado ciò a Priolo prima (e col determinante aiuto del MPA di Lombardo) e a Melilli dopo (per esclusiva vittoria del Comitato Melillese contro una coalizione politico-industriale a dir poco sconcertante) furono celebrati 2 referendum con i quali i Cittadini gridarono il loro NO a quel mostro. A Melilli la sfrontata pervicace arroganza di certi cosiddetti politici partorì una proclamazione di non validità del referendum per mancato quorum (notoriamente non necessario in quanto non previsto dalla vigente normativa). Con i proprii mezzi, derivanti come sempre da autotassazione, il Comitato propose ricorso al TAR (tutt’ora pendente) mentre l’illecito comportamento degli amministratori fu oggetto di esposto alla Procura della Repubblica di Siracusa; esposto che attende ancora una risposta che difficilmente arriverà in tempi brevi, visto che i Magistrati titolari dell’indagine promossa sono stati oggetto di trasferimento per motivi disciplinari, pare per favoreggiamenti varii che speriamo non riguardino anche la nostra vicenda. Dopo Priolo e Melilli, per insistenza e sensibilizzazione su di essi dallo scrivente esercitata, si svegliano due mostri sacri della difesa dell’ambiente: Luigi Solarino e Giacinto Franco. Si indicono riunioni fra gli uomini del triangolo della morte e ben presto anche Paolo Pantano dei Verdi e Pippo Giaquinta di Legambiente cominciano a partecipare attivamente alla lotta. Il vero epilogo della vicenda, per così dire “il colpo di grazia” al mostro agonizzante, si concretizza nei primi giorni di novembre 2009 allorchè chi oggi scrive queste memorie si reca a Palermo presso l’Assessorato Territorio e Ambiente e consegna nelle mani della Dott.ssa Rossana Interlandi, allora Direttore Generale dello stesso Assessorato, una memoria di diverse pagine sia in forma cartacea che in file, contenente tutte le osservazioni del Comitato corredate da esaustiva documenta- zione normativa e scientifica a sostegno di ciascuna parola contenuta nello scritto. Il 26 novembre 2009 in Conferenza dei Servizi siedono Eugenio Bonomo e Antonella Andolina, con accanto l’Avv. Mario Michele Giarrusso del Foro di Catania. La soddisfazione è indicibile allorchè il Dirigente dell’Assessorato dà lettura di un documento con il quale è stigmatizzato il parere negativo alla realizzazione dell’impianto; quel parere, ad eccezione di pochissime parole, è un perfetto copia-incolla delle nostre osservazioni che sono state, quindi, recepite, approvate e sposate dall’organo Regionale. Da quel momento il rigassificatore è spacciato. “Faranno il rigassificatore! Sulla luna, però!” Così Mario Giarrusso provoca un grido di esultanza nelle centinaia di ragazzi di Priolo e Melilli che attendevano l’esito della riunione fuori dal cancello dell’Assessorato all’Industria. A nulla valgono tutte le successive argomentazioni della Ionio Gas, di certa politica e di certo sindacato e di certi altri individui di dubbie intenzioni come a nulla vale l’artificioso parere positivo espresso il 12 aprile 2010 dallo stesso Assessorato (previa rimozione della Dott.ssa Interlandi e del Dott. Antonio Cuspilici). Parere fondato su una notucola dei VV.FF. con cui si dicono superati i precedenti motivi ostativi. Lombardo non ci casca e, incalzato da continue lettere del nostro Comitato corredate da documentazioni inoppugnabili, capisce quattro cose: il sito proposto è del tutto inadeguato a quell’impianto; tutto l’iter autorizzativo è permeato da tali e tante di quelle illegittimità che anche un cane vincerebbe un ricorso al TAR, mentre il nostro Comitato andrà fino alla Corte di Giustizia; nessun Siciliano gli darà mai più un voto se decreterà la morte di un quarto dei Siciliani e la devastazione del territorio; a tutto c’è un limite, anche alla prevaricazione sociale. Lombardo capisce che il rigassificatore può essere la tomba di un quarto di Sicilia e di tutta la sua carriera politica, perché sa bene che noi non molleremo mai e non possiamo essere eliminati tutti. Purtroppo questa guerra ha lasciato sul campo troppi caduti: Carmelo Calvo, Enzo Radino,Giacinto Franco. Di loro Giacinto è stato l’ultimo ad andarsene. E’ quello che meglio ho conosciuto e del quale posso, pertanto, meglio parlare. Stroncato da quel male con cui da 60 anni i padroni dei nostri amministratori nazionali, regionali, provinciali e comunali, ci ammazzano senza scrupoli in nome del massimo guadagno con la minima spesa. Se Enzo Radino e Carmelo Calvo si sono distinti nella lotta al rigassificatore, Giacinto Franco è stato, per tutti gli abitanti di questo martoriato triangolo industriale, l’amico della vita e il nemico della morte. La sua vita fu dedicata alla Professione di Medico e valente Pediatra, alla cura di migliaia di bambini che seppe strappare alla morte, all’amore per la sua città, per i suoi concittadini, per l’ambiente e per la vita in generale. Fu il simbolo della lotta per la vita, per la salute e per la legalità. Padre, Professionista e Cittadino esemplare, a Lui e a tutti gli altri caduti uccisi per mano di speculatori senza scrupoli, tramite le neoplasie dalle loro illecite attività procurate, vada la riconoscenza e il rispetto di noi tutti. Essi non sono morti, Essi vivono nel nostro cuore e nella nostra coscienza dal profondo della quale ci esortano a continuare il loro impegno, a fuggire l’indifferenza, ad amare il prossimo. Questa breve ma dovuta parentesi non termina la lista di coloro i quali hanno partecipato alla lotta. Come non ricordare l’impegno inflessibile dei ragazzi di “Priolo Parla”, di “Risvegli”, come non ricordare l’incessante martellare di Gabriele Garofalo. Un riconoscimento speciale va rivolto agli ultimi arrivati nel nostro esercito: Massimo Putignano e Marianna De Martino che hanno saputo raccogliere tutta la documentazione da noi tutti prodotta in sei lunghi anni per integrarla con la loro produzione e sintetizzarla nel “libro bianco” più volte presentato alle nostre cittadinanze. E va ricordato con particolare incisività il nostro stimatissimo Franco Oddo che ci ha dato e ci dà affettuosa ospitalità fra le righe della sua “Civetta” consentendo l’informazione di una larga parte di popolazione in merito all’argomento. Tanti sarebbero ancora da citare, ma fra questi sicuramente non c’è chi, in vista di una vicina tornata elettorale e conscio della ormai quasi completa nostra vittoria, tenta di “dipingersi” quale l’autore di essa. Ci fanno soltanto ridere questi ominicchi, così come ci induce al riso il tentativo di far passare per scongiurato un pericolo ancora esistente, allo scopo di ammorbidire vecchi rancori nei confronti di certa colpevole politica. Sono talmente pavidi e di scarso spessore, questi politici, che a fronte di un nostro recente invito (pubblicato su “La Civetta di Minerva”) a manifestare le loro intenzioni in proposito, tre candidati alla Presidenza della Regione si sono guardati bene dal rispondere chiudendosi in un silenzio assordante quanto eloquente agli occhi di tutti. Vergogna! Uomini senza nerbo! La partita non è ancora chiusa, ma per ora le cose promettono bene. Siamo certi di una cosa ed è una cosa che ci fa forti e fieri: Carmelo Calvo, Enzo Radino e Giacinto Franco da sopra una nuvoletta bianca guardano questa marèa di disonesti e poi guardano noi, e ci sorridono. Vinceremo. Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] Dal Quoziente Familiare alla violenza contro le donne, minori e diversamente abili, dalla Protezione Civile all’imprenditoria femminile e giovanile, dalla scuola all’ambiente, dalle infrastrutture alla sanità Vincenzo Vinciullo il più attivo tra tutti i parlamentari alla Regione Tantissime le sue proposte diventate leggi in questi anni Nonostante la breve esperienza al Parlamento Regionale Siciliano, VINCENZO VINCIULLO si è distinto, in questi anni, per un impegno costante ed appassionato da tutti riconosciuto e apprezzato. Primo deputato per attività parlamentare, con 640 atti da lui presentati, ha all’attivo numerose proposte di leggi approvate. Tra queste vanno ricordate: sulla stabilizzazione dei precari degli Enti locali e della Regione, sull’adozione del Quoziente Familiare, contro la violenza sulle donne, sui minori e sui diversamente abili, sull’imprenditoria femminile e giovanile, per l’eliminazione delle carcasse animali, sul riconoscimento della lingua dei segni e dei sordi, sull’insegnamento della storia e della lingua siciliana nelle scuole, per il potenziamento della rete regionale di residenzialità per i soggetti fragili, per la diminuzione del numero dei deputati. Altre proposte legislative, tra cui quella per l’equiparazione degli oratori agli Istituti scolastici, alla lotta contro l’obesità infantile e giovanile, al riordino del 118, al consumo di prodotti agricoli a chilometro zero, al bonus bebè, sono state accolte dal Parlamento siciliano. Da Segretario della Commissione Sanità si è battuto per la sanità pubblica, nello specifico per la costruzione del nuovo ospedale di Siracusa, per il potenziamento degli ospedali di Augusta di Avola, di Lentini e di Noto, e per l’acquisto di apparecchiatura ad alta tecnologia (risonanza magnetica, tac, mammografo) di cui la sanità pubblica, inspiegabilmente, era priva in provincia di Siracusa. L’istituzione del P.T.A. di Palazzolo, la difesa dei laboratori di analisi sia privati sia pubblici, il finanziamento della legge per il bonus bebè, l’applicazione della legge 328 a favore dei soggetti fragili, lo hanno visto sempre in prima fila. Ha seguito l’approvazione ed il finanziamento di importanti infrastrutture in provincia di Siracusa, quali: la Siracusa –Floridia, lo svincolo autostradale sulla Maremonti, la realizzazione della bretella di collegamento tra l’autostrada ed i comuni di Pachino e Portopalo, la realizzazione della rotatoria davanti al nuovo Ospedale di Lentini, nonché la realizzazione del nuovo ponte Primo Sole sul Simeto. Grazie ad un suo emendamento è stato salvato il cofinanziamento dei lotti 6,7,8 della Siracusa-Gela e si è impegnato per evitare la perdita dei fondi europei per il porto commerciale di Agusta. Numerose sono nei comuni della Provincia di Siracusa, le scuole che sono state finanziate in seguito al suo interessamento. Ha seguito con particolare attenzione la rimodulazione dei fondi della legge 433 per la ricostruzione dopo il sisma di Santa Lucia del 13 dicembre del 1990, impe- gnandosi per il finanziamento di numerose chiese. L’aria di protezione civile di Noto, l’area di protezione civile di Siracusa, lo svincolo Priolo Sud, sono state rese possibili grazie al suo costante impegno ed intervento. Dalla sua attività parlamentare è derivato il finanziamento dell’aria artigianale di Solarino, Augusta e Melilli. Con particolare attenzione ha seguito il settore dell’agricoltura. Cercando di incentivare il consumo di prodotti siciliani a km zero, tutelando sempre i prodotti tipici del territorio siculo dalla pirateria dei paesi del Nord Africa. Con impegno documentato ha seguito il settore della zootecnia a tutela degli allevatori, chiedendo più incisive azioni di tutela ed urgenti misure per alleviare le difficili condizioni in cui vivono gli operatori del settore. Non ha trascurato, inoltre, la tutela dell’ecosistema della Provincia di Siracusa, contribuendo all’eliminazione dei tralicci dell’alta tensione nella città di Siracusa e si è impegnato per rendere compatibile l’attività delle aziende agricole nelle zone sottoposte a vincolo e tutela da parte della Regione. Ha condotto un’intensa battaglia a tutela della sicurezza dei cittadini e dei lavoratori nella zona industriale spesso triste protagonista di numerosi incidenti, non ultimo lo sversamento nel fiume Cantera. Si è impegnato a favore della pesca, del commercio, dell’artigianato con numerosi interventi concreti ed a lui facilmente riconducibili attraverso sia la consultazione del sito del ARS quanto attraverso l’ampia documentazione consultabile sui suoi siti istituzionali. Già Coordinatore Nazionale dei Docenti Precari, ha profuso un serio e costante impegno per assicurare la stabilizzazione di tutti i lavoratori precari siciliani, sia degli Enti locali quanto della Regione, non trascurando la difesa e la tutela dei lavoratori della Forestale. È stato relatore di numerosi disegni di legge, fra cui quello relativo allo schema di proposta di legge costituzionale da proporre al Parlamento della Repubblica per la modifica e l’integrazione dell’art. 36 dello Statuto della Regione in materia di entrata tributaria. “Ritengo che sia essenziale, per chi ha già ricoperto la carica di deputato, essere giudicato sulla base dell’attività svolta, e, a mio parere, solo chi ha lavorato, seriamente e concretamente, merita di essere riconfermato e di ritornare all’Assemblea Regionale Siciliana. La parola d’ordine, per chiunque si presenterà ed avrà la fiducia degli elettori, è lavoro, lavoro, lavoro.” Vincenzo Vinciullo si presenta per la seconda volta in modo da continuare l’opera intrapresa e per assicurare un futuro migliore alla SICILIA ed ai SICILIANI. Francesco Scionti: “Se ci sono i soldi si parte, altrimenti si va in treno, in macchina, a piedi” “La Regione non paga” e i bus interurbani e urbani ad Augusta si limitano dalle 6 alle 9 e dalle 13.30 alle 16.30. Protesta studenti Giunge anche ad Augusta la protesta degli studenti pendolari le cui giornate, spese tra studio, lezioni e seminari, vengono rese ancora più ardue dalla recente decisione di tagliare i finanziamenti regionali al trasporto pubblico su gomma, riducendo le corse degli autobus extra – urbani. Il problema non riguarda solo gli studenti, ovviamente, ma anche i lavoratori pendolari ed i cittadini. A sollevare il problema è stato un post pubblicato da Francesco Scionti sul blog dell’associazione “Studenti non indifferenti” di Augusta. “La Regione, mentre i siciliani si sollazzavano tra le spiagge e le scogliere, approvava il 10 agosto la delibera di giunta n. 292/2012 che prevede una “riduzione degli obblighi di servizio inerenti i contratti di affidamento provvisorio di trasporto pubblico locale (TPL) su gomma”. Le ragioni da cui è dipeso una simile contrazione di un servizio pubblico di tale importanza è spiegata in maniera chiara dallo stesso Scionti: “a seguito delle Leggi Regionali 26/2012 (Legge di Stabilità) e 27/2012 (Bilancio di previsione triennale 2012-2014) la Regione ha determinato la riduzione della spesa per ciascun contratto di servizio pubblico per una percentuale minima del 20% (un quinto) ed una riduzione aggiuntiva determinata in relazione alle possibilità economiche della Regione. Se ci sono i soldi si parte, altrimenti si va in treno, in macchina, a piedi. I fondi per il trasporto pubblico sono diminuiti e ciò significa meno servizi.” Una riduzione drastica del servizio che, in ogni caso, quanto meno nell’immediato, dovrebbe salvare la componente essenziale dello stesso. “La delibera di giunta – continua Scionti - evidenzia che il piano nell’immediato debba imporre l’espletamento dei soli servizi essenziali nelle fasce orarie dalle 6 alle 9 e dalle 13 e 30 alle 16 e 30, idonei a “garantire le esigenze primarie ed essenziali di mobilità della popolazione studentesca e pendolare all’interno del territorio regionale”. Da ciò, il pericolo che le corse interurbane e urbane si limitino alla fascia oraria che va dalle 6 alle 9 e dalle 13 e 30 alle 16 e 30, diventa realistico e si avvicina ad essere una certezza, tanto che le compagnie di trasporto hanno già iniziato a ridurre le corse.” Il giudizio dell’associazione “Studenti non indifferenti” è molto duro. “Constatata la necessità di una rimodulazione del bilancio pubblico – precisa Scionti - non si comprende come si possa disincentivare il trasporto pubblico, nella sostanza incentivando il trasporto privato, che crea traffico e inquinamento.” I tagli dei fondi al trasporto pubblico regionale non creano solo problemi agli utenti, ma mettono anche in crisi le aziende che operano nel settore. La riduzione delle corse e, quindi, dei servizi connessi riduce anche la necessità di personale creando esuberi, si parla di alcune migliaia di lavoratori a rischio. Già nei mesi scorsi la vicenda ha sollevato diverse polemiche alimentate da un serrato confronto tra i sindacati di categoria, uniti per la tutela degli occupati del settore, e chi invece sottolineava come il settore trasporti pubblici fosse alimentato da una mole di finanziamenti regionali, circa 220 milioni di euro iscritti nel bilancio regionale per il 2011, ormai divenuta insostenibile. Carmelo Di Mauro 9 Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] 10 Strategie dei sindaci: resistenza unitaria e pacifica, fronte giudiziario, conflitto con il pluricommissario Nelle more che si arrivi al verdetto di caducazione della gestione Sai 8 nessuna manovra furbesca a vantaggio della società potrà essere consentita di CONCETTO ROSSITTO Dopo la pausa estiva, durante la quale non sono rimasti comunque a braccia conserte, i sindaci tornano ad affilare le armi contro il gestore dell’acqua pubblica, insediatosi in vari Comuni della nostra provincia. Le strategie sono diverse e puntano su vari obiettivi: il primo è quello di vanificare, ancora una volta, l’intollerabile manovra dei commissariamenti, perpetrata da Lombardo. Si aspettano le risposte dal TAR ai nuovi ricorsi, che non sono stati formulati tutti allo stesso modo. Qualcuno è stato rigettato. Ma pare che, ancora una volta, a nominare i commissari sia stato il soggetto non competente: l’Assessorato per l’Energia piuttosto che quello agli Enti Locali. Se questa obiezione formale sarà nuovamente accolta, ci sarà altro tempo a disposizione per agire su altri fronti. Intanto i commissari che pensano di insediarsi senza attendere il pronunciamento del TAR sui singoli ricorsi, si troveranno di fronte una barriera di sindaci in fascia tricolore e un manipolo di cittadini. Nessuna resistenza: solo obiezione civica! Pubblici ufficiali nell’esercizio delle loro funzioni (i sindaci) di fronte ad un pubblico ufficiale (il commissario). E’ già accaduto a Noto e a Rosolini, dove il commissario ha scelto opportunamente di soprassedere. I Carabinieri, di fronte all’inconsueta situazione, non possono che prendere atto della civile contesa, in cui non si configura alcuno scontro o alcuna resistenza, ma solo un conflitto di interessi contrapposti. L’altra strategia riguarda il fronte giudiziario: il TAR dovrà dirimere a giorni la nota questione. Considerato che il CGA ha motivatamente sentenziato che la procedura di gara fu illegittima, a chi tocca pronunziare il conseguente ed ineludibile verdetto di caducazione del contratto? Allo stesso CGA o ad altra magistratura? I passi che i primi cittadini muoveranno dipendono dalla indicazione che sarà fornita dalla Cassazione. La situazione è paradossale. Negli USA, in casi del genere, è la stessa magistratura a passare il caso al giudice competente, evitando lungaggini, non mettendo i cittadini di fronte all’enigma e non costringendoli ad una laboriosa ricerca. Intanto, nelle more che si arrivi al verdetto di caducazione, nessuna manovra furbesca a vantaggio della società di gestione potrà essere consentita. Il contratto di affidamento non è valido a tutti gli effetti e per sempre, ma è ancora vigente (purtroppo!), in attesa che il giudice competente ne proclami la caducazione. C’è un procedimento in corso e i sindaci non accettano, giustamente, che qualcuno (tramite i commissari) approfitti delle lungaggini per forzare la mano a vantaggio del gestore, che è da estromettere. Perché dovrebbero essergli consegnati altri impianti, se deve invece mollare quelli che già gestisce? Le lungaggini e le complicazioni non devono giocare a vantaggio del privato contro gli interessi pubblici, di cui i primi cittadini sono autorevoli e autentici interpreti, come confermano i mandati unanimi da parte dei Consigli Comunali. I sindaci sono forti del consenso dei cittadini e dei Consigli e non ci possono essere cavilli e commissari che valgano a piegarli agli interessi immediati e contingenti di un gestore privato, il cui allontanamento appare sempre più ineludibile. Su un fronte diverso si profila un conflitto giuridico con il pluricommissario, che ha annullato, dopo il suo insediamento, una preesistente delibera dell’assemblea dei sindaci dell’ATO (incorrendo, probabilmente, in un abuso di potere) e che non ha dato corso a quanto in essa veniva stabilito (omettendo forse, in tal modo, di compiere atti d’ufficio dovuti). Se in tale delibera Cardaci avvertiva qualche sentore di illegittimità, forse avrebbe dovuto chiederne l’annullamento da parte di un giudice amministrativo. Aveva invece il potere di annullare un atto preesistente rispetto alla sua nomina? Come commissario può svolgere le funzioni di presidente dell’Assemblea dei Sindaci, ma anche nell’esercizio di tale ruolo non potrebbe certo impedire all’organo di deliberare a maggioranza, malgrado il suo parere contrario. L’ultimo fronte sul quale i sindaci intendono anche impegnarsi riguarda l’affidamento del servizio pubblico nell’immediato, in attesa che tutta la complessa questione giuridica, amministrativa e legislativa giunga ad un approdo di certezze. I sindaci intendono chiedere che il servizio sia affidato a loro, al fine di evitare i perdurare di una situazione di confusione, di illegalità e di vantaggio del concessionario (per altro inadempiente rispetto a vari obblighi) per tutto il tempo della contesa in atto. C’è un quadro normativo in evoluzione ed un conflitto giuridico finalizzato alla caducazione di un affidamento conseguente ad una gara illegittima. In questa situazione deve essere il privato a trarre profitto da una situazione che lo vede inadempiente, illegittimamente investito, incapace di trovare risposte alle innumerevoli lamentele dei cittadini che si ritengono angariati? Abbiamo fortissimi dubbi al riguardo. Ora i candidati e le forze politiche si esprimano senza ambiguità e mettano per iscritto le loro intenzioni, prospettando anche i tempi di azione. Siamo stanchi di ovviare alle loro porcate, alle leggi potenzialmente criminogene (come quella sulla privatizzazione dei servizi idrici), ed agli spazi di azione che la malapolitica riserva alla speculazione ed ai profitti privati. Oltre che rinunciare ai loro assurdi privilegi di casta, devono anche rimediare ai pasticci compiuti a vantaggio non di veri imprenditori, ma di semplici prenditori di profitti assicurati attraverso concessioni di beni pubblici. Siamo stanchi e stufi di essere angariati e depredati. Il degrado strutturale di fabbriche obsolete comporta gravi rischi per la salute dei lavoratori e dei cittadini L’inquinamento provoca sempre disoccupazione, precarietà, insicurezza Dal 1990 in poi poco è stato fatto per il risanamento ambientale in Z.I. In occasione dell’iniziativa organizzata dai Verdi della provincia di Siracusa del 3 settembre 2012 è emersa una considerazione espressa dal presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli circa il nesso, ormai statisticamente e scientificamente confermato, tra tasso d’inquinamento, disoccupazione, precarietà e mancanza di sicurezza nelle popolazioni. Infatti, oltre i problemi di carattere sanitario che insistono nelle zone contaminate, il degrado strutturale di fabbriche obsolete, dove i tubi di collegamento sono arrugginiti e dove le ciminiere sono senza sensori di controllo delle emissioni, comporta gravi rischi per la salute dei lavoratori stessi e dei cittadini. Nelle fabbriche che, invece, insistono in zone controllate, dove la manutenzione viene rigorosamente effettuata, dove vi è innovazione tecnologica dei macchinari e dove vi è la sostituzione delle attrezzature, si ottengono risultati che rendono più efficiente e più efficace l’organizzazione industriale, più competitivo il prodotto finale, l’occupazione non diminuisce e la percentuale di precarietà è molto bassa, poiché vi è bisogno di manodopera qualificata ed esperiente e questa si ha quando i tecnici qualificati sono stabili ed a tempo indeterminato. In Sicilia purtroppo, invece, vi sono zone molto soggette all’inquinamento (Milazzo, Gela ed in particolare la zona di Priolo-Melilli-Augusta, dove insiste un’altissima concentrazione industriale ed un polo petrolchimico tra i più grandi italiani ed europei). Un monitoraggio effettuato dal dottor Giacinto Franco, medico pediatra, durato trentacinque anni, sulle malformazioni, sull’alta percentuale di tumori riscontrata e le indagini scientifiche di Luigi Solarino, docente universitario di chimica, hanno potuto fornire una serie di dati e studi specifici accumulati nel tempo e le conseguenze sanitarie per cui è conclamato il nesso di causalità. Tali dati sono utili per la ricerca di tutta una serie di biomarcatori (biomarkers) nelle popolazioni residenti nell’area Priolo-Melilli-Augusta al fine di prevenire ulteriori angustie alle famiglie in quanto la mortalità e la morbilità sono insostenibili sia dal punto di vista umano che economico (per i costi sociali indotti che la comunità deve sopportare) e visto che in questa area vi sono valori molto alti e documentati d’inquinamento da metalli pesanti genotossici (mercurio, piombo, cadmio, arsenico), da inquinanti organici persistenti (benzene, etilbenzene, cloruro di vinile, diossine) ed i fattori di rischio, pertanto, sovraespongono oltre i limiti la popolazione. Vi è, inoltre, il pericolo concreto che sia superata la capacità di assorbimento e di autorigenerazione degli ecosistemi ed, infine, che ci si avvii verso l’irreversibilità degli stessi e che s’interrompa definitivamente la catena alimentare (vi sono studi recenti della rada di Augusta e sulle mutazioni genetiche di alcuni pesci che presentano la spina bifida). L’inquinamento chimico-fisico e la deleteria interferenza causata dalla saturazione ambientale degli inquinanti sui si- stemi omeostatici ci fanno rendere conto, inoltre, della possibile rottura dell’equilibrio e del raggiungimento del “Punto Critico”. Dal 1990 in poi, poco è stato fatto per il risanamento ambientale e per ridurre gli esiti negativi di salute imputabili all’esposizione da inquinamento. Secondo lo studio dei prof. Fabrizio Bianchi, Carla Guerriero, John Cairns e Liliana Cori che quantifica i benefici risultanti dagli interventi di bonifica e risanamento ambientale nei siti contaminati di Priolo e Gela risulta che il potenziale beneficio economico di rimozione dell’inquinamento industriale è di 3 miliardi e 592 milioni di Euro per Priolo e di 6 miliardi e 639 milioni di euro per Gela; pertanto la bonifica ed il risanamento dei siti, in economia di scala, risulta vantaggiosa in termini sanitari ed occupazionali. Oggi siamo consapevoli della grave situazione ambientale e sanitaria del triangolo industriale siracusano, per cui sono necessari alcuni interventi quali il controllo in continuo delle emissioni, la delocalizzazione degli stoccaggi pericolosi, la messa in sicurezza di impianti e stoccaggi (considerata l’alta sismicità dell’area) ed il divieto di coltivare e pascolare nell’area industriale (considerata l’evidente contaminazione della catena alimentare), per cui sarebbe utile coltivare l’area esclusivamente ad oleaginose da utilizzare come materia prima nella produzione di biodiesel. [email protected] Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] Una riforma già avviata, ma, di fatto, illegittima e inconcludente con le esigenze reali del territorio Sui tre Parchi archeologici della provincia (Siracusa, Leontinoi, Eloro) avrà responsabilità di tutela il Soprintendente ma non più i dirigenti di ALESSANDRA PRIVITERA Giugno 2010. Il Governo Regionale siciliano mira a rimodulare l’organizzazione dei dipartimenti dell’Amministrazione Regionale: questo scopo hanno le delibere della Giunta regionale n.196 del 21/06/2010, quella n. 243 del 24/06/2010 e il Decreto Presidenziale n. 370 del 28/06/2010. Il Dipartimento regionale dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, nella persona del suo Dirigente Generale, il dott. Gesualdo Campo, tenuto conto del D.P.R.S. n. 370 del 28.06.2010 in attuazione della delibera di Giunta n. 196 del 21.06.2010 e n. 243 del 24.06.2010, dà il via alla modifica della struttura organizzativa secondo quanto stabilito dal D.D.G. 1513 del 12.07.2010. Che cosa cambia? Sul sito del Dipartimento si legge: “La nuova struttura del Dipartimento dei Beni Culturali e dell’identità siciliana è sempre articolata in strutture intermedie centrali e strutture intermedie periferiche”. A rigore di logica, perciò, non sembrerebbe cambiare nulla. O, meglio, da una prima lettura dei dati, sembra che più di un cambiamento si tratti di un dislocamento numerico: prima della riforma il Dipartimento contava 105 Aree/Servizi e 284 Unità Operative; in seguito alla riorganizzazione 72 Aree/ Servizi e 301 Unità Operative. Le somme degli addendi hanno una differenza numerica così irrisoria (33 Aree/Servizi in meno, ma 17 Unità operative in più) da indurre, ancora una volta, a riflettere sulla patologia della classe politica e burocratica siciliana tutta tesa, in tempi crisi economica e spending review, a spendere senza accortezza e a inceppare meccanismi già rodati che andrebbero, semmai, potenziati e non bloccati. Qualche esempio per quel che riguarda le strutture intermedie periferiche. Le 9 Soprintendenze provinciali oggi hanno da gestire 72 strutture tra Musei, Antiquaria e Siti archeologici (contro le 96 precedenti con 60 Servizi e 175 Unità Operative) ma resta loro la competenza in fatto di tutela anche dei 26 Parchi: l’aspetto gestionale di questi ultimi, invece, va curato dai 26 nuovi Direttori appositamente nominati in maniera discrezionale (sebbene le sentenze della Corte Costituzionale continuino a dichiarare illegittimo lo spoil system – ossia quel meccanismo giuridico, di matrice statunitense, che permette di sostituire i vertici burocratici delle pubbliche amministrazioni, al mutare della compagine governativa che li ha espressi – per gli incarichi di dirigenza pubblica). Perciò, per restare in casa nostra, sui 3 Parchi (Parco archeologico di Siracusa e delle aree archeologiche dei Comuni limitrofi, Parco archeologico di Leontinoi e delle aree archeologiche di Lentini e dei Comuni limitrofi e Parco archeologico di Eloro e Villa del Tellaro e delle aree archeologiche di Noto e dei Comuni limitrofi) avrà responsabilità di tutela il Soprintendente ma non i dirigenti. Più che una semplificazione amministrativa questo aspetto sembra proprio far correre il rischio di una sovrapposizione (e ci auguriamo mai di un contrasto) di ruoli. D’altra parte questa non ci sembra l’unica anomalia per quel che riguarda i Parchi. Innanzitutto non sono chiare le dimensioni territoriali di ciascuno di essi: se le aree demaniali sono per certo di loro competenza, fa qualche problema comprendere cosa si intenda per “comuni limitrofi” – anche perché è possibile che uno stesso comune sia limitrofo a due Parchi. Da quanto ci è dato sapere, le Soprintendenze entro febbraio 2011 avrebbero dovuto delimitare le aree per ciascun parco di loro competenza, ma ciò non è accaduto: in nome della precisione e della efficienza. A quella che sembra una vera e propria dilapidazione di energie e di risorse, insomma al danno, si aggiunge anche la beffa. Diversi Dirigenti del Dipartimento dei Beni Culturali, per nulla propensi alla riforma animata dal Direttore Generale Campo, hanno presentato ricorso al Consiglio di Giustizia Amministrativa impugnando il Decreto Presidenziale n. 370 del 28/06/2010: nonostante la denominazione “decreto presidenziale”, è evidente la sostanziale e sottesa natura regolamentare del Decreto che, proprio per questa natura, esigeva di essere sottoposto al parere obbligatorio del Consiglio di Giustizia Amministrativa (proprio come accade per i regolamenti Il sito de “l’orecchio di Dionisio” - Siracusa governativi statali che richiedono il parere preventivo del Consiglio di Stato). Per queste ragioni il CGA, con il parere n. 211 del 17/04/2012 reso sul ricorso straordinario, ha dichiarato illegittimo il Decreto Presidenziale n. 370 del 28/06/2010: perché non è stato preventivamente acquisito il parere obbligatorio del CGA appunto. E questo vizio si dirama a tutti gli atti e i provvedimenti amministrativi successivi, applicativi o conseguenti. Certo bisognerebbe chiedersi come fa la Regione a dimenticare un passaggio fondamentale (la richiesta del parere obbligatorio, sebbene non vincolante) per la legittimità dei suoi regolamenti. E se la Regione ha già avuto modo di valutare l’effetto domino che il principio espresso dal parere del CGA avrà sugli altri dipartimenti regionali, tutti sottoposti a riforma. E qualche domanda andrebbe posta anche ai nuovi (?) candidati in lizza per le prossime elezioni regionali. Se è vero (per quanto ormai suoni più come un luogo comune, figlio della retorica più bieca) che il patrimonio culturale rappresenta per la Sicilia e per le sue nove province l’ambito su cui investire per “dare una spinta propulsiva all’economia regionale” (e queste parole, invece, echeggiano antichi e reiterati slogan elettorali che – ahinoi – tali sono rimasti), quali strategie per conciliare una riforma già avviata, ma, di fatto, illegittima e inconcludente con le esigenze reali del territorio? E ancora: quali misure intenderebbero adottare a tutela dei Dirigenti di Servizio che, per il loro incarico, firmano un contratto di durata biennale (scadenza prevista nel dicembre 2012) senza la certezza che venga rinnovato e, per ciò stesso, senza la possibilità di avviare progetti tali da garantire sviluppo e crescita ai loro servizi? Gli interrogativi potrebbero non avere fine: se solo si riuscisse a dare risposta fattiva e concreta a questi primi due, sarebbe già un ottimo risultato. Agire Solidale: “Un’informazione giusta coraggiosa testarda scrupolosa e indipendente auspicio primario per il territorio” Stamane tutti i giornali, anche quelli che fino ad oggi hanno fatto finta di niente, titolano con i trasferimenti dei giudici Rossi e Musco: Rossi ad Enna e Musco a Palermo. In questa giornata così importante per le istituzioni siracusane è doveroso ribadire un sincero e profondo riconoscimento e un ringraziamen- to di cuore per il lavoro svolto da La Civetta di Minerva, che con coraggio e spesso in solitudine mesi fa denunciò ciò che oggi le istituzioni preposte al controllo dell’attività dei magistrati hanno confermato decidendo per il trasferimento dei due giudici. Se è vero com’è vero che il ripristino della serenità e della trasparenza nel luogo dove si amministra la giustizia costituisce un bene inalienabile a vantaggio di tutti i cittadini, nessuno escluso, il lavoro della informazione giusta coraggiosa testarda scrupolosa e indipendente diventa l’auspicio primario per ogni territorio che vuole assicurare una convivenza umana serena e attenta ai diritti di tutti. Il controllo sull’attività di tutte le istituzioni pubbliche non dovrà arrestarsi e la notizia di oggi è la conferma che ciò è sempre possibile. Grazie Franco, grazie Marina. Virgilio Gionfriddo (Agire Solidale) 11 Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] 12 Sicilia ancora una volta laboratorio della politica, gestito però dal dr Jekyll e mr. Hyde Potenza delle elezioni. Dopo mesi di scontri a viso aperto Bufardeci, Granata e Lombardo insieme per Miccichè di CARLO GRADENIGO Arrivano le elezioni regionali e riparte il teatro della politica… ed è così che dopo anni di scontri e duri attacchi davanti alla poltrona si ridiventa tutti amici. È questo il caso di pezzi grossi della politica nazionale, regionale e siracusana come Gianfranco Miccichè leader del partito di Bufardeci (FDS), il dimissionario presidente della Regione Raffaele Lombardo e il buon Fabio Granata. Basti pensare alla guerra portata avanti senza esclusioni di colpi tra Bufardeci e Lombardo, il primo a favore di porti e villaggi turistici come quello alla Pillirina, il secondo accusato di aver bloccato la realizzazione di un albergo dentro il porto grande di Siracusa e di aver emesso un decreto per l’istituzione di una riserva naturale alla Pillirina. Dall’altro lato Granata, colui che ha voluto nel lontano 2008 il Piano Paesaggistico della Provincia di Siracusa, uno strumento a tutela del nostro patrimonio e che detta regole certe contro l’espansione incontrollata del cemento in quelle zone definite ad alto valore culturale, storico e paesaggistico. E così dopo mesi e mesi di dichiarazioni rivolte l’uno contro l’altro, dopo averci fatto credere con centinaia di articoli sui giornali e dichiarazioni in tv che Forza Del Sud ed MPA fossero acerrimi nemici e che il FLI di Fabio Granata fosse quasi un partito di centro sinistra a vocazione ambientalista, oggi si ritro- vano insieme e d’accordo sulla candidatura di Gianfranco Miccichè alla Presidenza della Regione Sicilia. È proprio vero che la Sicilia è sempre stato il laboratorio della politica italiana ma, oggi, a gestirlo ci sono Dr. Jekyll and Mr. Hyde “Procura della Repubblica e Guardia di Finanza facciano gli accertamenti bancari sui prestiti dei candidati” Giovanni Giuca: ”Se fino a quattro anni fa un voto si pagava 50 euro adesso ognuno ne costa 100, la campagna elettorale è dopata” di STEFANIA FESTA “I tempi in cui si distribuivano pasta e pelati in cambio di voti sono ormai superati. Adesso siamo in presenza di un fenomeno che definirei non tanto voto di scambio, quanto di voto comprato.” Così l’avvocato Giovanni Giuca, candidato nella lista Crocetta, denuncia un triste fenomeno della politica nostrana che altera inesorabilmente gli equilibri di una sana e democratica competizione elettorale e restringe fortemente la fascia degli elettori in grado di esprimere il loro voto in assoluta libertà. “Questa è la terza campagna elettorale a cui partecipo – continua l’avvocato Giuca – e già in passato avevo denunciato alcuni fenomeni degenerativi, anche con esposti alla procura della repubblica. Oggi il fenomeno ha assunto, però, proporzioni così notevoli da far passare per ovvio il principio che se sei un candidato alle regionali e non hai un budget di una certa consistenza che ti permetta di comprarti i voti in determinati posti, passi per un semplice idealista che non ha ancora capito come funzioni il mondo. L’altro giorno, sulle pagine di un noto quotidiano, leggevo che per potersi fare rieleggere, i candidati uscenti dovrebbero spendere circa 100mila euro fra spese di segreteria e attacchinaggio, ma 100mila euro li spendono probabilmente in una settimana!” Per poter raggiungere determinati obiettivi in questo contesto malato, secondo Giovanni Giuca, un candidato deve poter disporre di una capacità di spesa di circa un milione di euro, essendo lievitati i prezzi del ‘tariffario’. Se fino a quattro anni fa, infatti, il prezzo di un voto era di 50 euro, adesso ogni singolo voto costa 100 euro, così come è aumentato il numero delle cene, non più una o due, ma quattro-cinque. Si tratta di un meccanismo ormai ben oleato. I candidati che adottano questo ‘metodo’ si avvalgono di ‘delegati’, che dispongono di un pacchetto di voti di riferimento e controllano determinate aree, quartieri o circoscrizioni. La compravendita dei voti avviene soprattutto nel corso dell’ultima settimana, quando il gioco si stringe: si raccolgono i certificati elettorali e poi si procede alla verifica sezione per sezione. Una parte dei soldi viene erogata prima delle votazioni, mentre il saldo della somma pattuita avviene solo dopo la verifica. “Non voglio fare l’eroe, – afferma l’avvocato Giuca – sto facendo una denuncia di carattere politico perché ritengo che i candidati debbano sapere che alla violazione sistematica delle regole c’è qualcuno che intende ribellarsi. Io gioco la mia partita a viso aperto, non ho mai avuto timore di misurarmi, ma è chiaro che non si può combattere una battaglia ad armi pari con chi è ‘dopato’ di soldi e crede di poter comprare tutto con questi, obnubilando le coscienze e alterando il gioco democratico. È tempo che le autorità preposte intervengano per porre un argine.” La procura della repubblica e la guardia di finanza hanno tutti gli strumenti per effettuare dei controlli capillari sui candidati, verificando i livelli di spesa, le frequentazioni, i luoghi di incontro e la quantità di denaro messa in circolazione durante la campagna elettorale. Un primo riscontro, ad esempio, si potrebbe ottenere andando a verificare quanti candidati hanno fatto aperture di credito o prestiti presso le banche per somme di gran lunga superiori a quelle stimate per gestire una campagna elettorale. Anche perché, sostiene Giovanni Giuca, questo fenomeno così ampiamente diffuso non influisce negativamente solo sulla democraticità del sistema elettorale, ma danneggia anche l’economia sana della regione: “È chiaro che chi spende tutti questi soldi poi deve necessariamente rientrare nelle spese, con meccanismi tristemente noti come il taroccaggio degli appalti e il sistema delle tangenti.” Ma, aggiunge l’avvocato Giuca, oltre alla magistratura, dovrebbe essere la stessa politica a porre gli argini a comportamenti deontologicamente scorretti, se non addirittura illegali, come quelli che si sono verificati nelle ultime campagne elettorali e che si stanno ripentendo per le elezioni di ottobre. Da Tangentopoli in poi, infatti, sono sempre più i politici e i pubblici amministratori che delegano alla magistratura in sede penale o in sede contabile il contenimento di fenomeni di degenerazione politica. “Bisogna avere il coraggio – conclude Giovanni Giuca – di denunciare le storture. Al giorno d’oggi, accettare di candidarsi alle regionali equivale quasi ad accettare supinamente questo meccanismo, mentre ci sono tante persone, come me, che vorrebbero competere sul piano del confronto delle idee e delle proposte.” Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] La bellissima esperienza in alcune zone umide inglesi potrebbe servire da esempio di fruizione Le riserve naturali siracusane ancora prive dei piani di gestione prese d’assalto da turisti che vi trasferiscono i loro vizi cittadini di GIUSEPPE ANSALDI Il territorio della provincia di Siracusa è certamente oggi fra quelli maggiormente tutelati, almeno sulla carta. Più del 10% della sua estensione è sottoposto a vincoli di tutela. Tra le aree istituite a riserve naturali ricordiamo: l’Oasi Faunistica di Vendicari, la Grotta Monello, il Fiume Ciane Saline di Siracusa, Cavagrande del Cassibile, Le Saline di Priolo, Pantalica, Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande, Complesso speleologico Villasmundo-S.Alfio, Grotta Palombara, i Pantani della Sicilia sud-orientale.. Tante però sono le aree soggette ad altri vincoli di tutela nel territorio di Siracusa. Ne citiamo alcune: Monti Climiti, Monte Lauro, Cava Cardinale, Area marina protetta del Plemmirio, Capo Murro di Porco penisola della Maddalena, Saline di Augusta, etc. La discussione sulle aree protette, localmente come a livello nazionale, si incentra ormai sempre più spesso sulla fruzione delle stesse da parte del pubblico. In parte ciò riflette, positivamente, la crescente popolarità di questi istituti, passati, nel giro di pochi anni, da scommessa di pochi visionari ad elemento ormai scontato del nostro paesaggio, degli itinerari turistici o delle gite domenicali. Oggi è cosa normale che intere famiglie affrontino la risalita di un torrente, la gita in canoa o il trekking in montagna, accanto al giro culturale nelle città d’arte. Troppo spesso però le discussioni sulle forme e i modi di apertura al vasto pubblico di un parco o di una riserva nascondono equivoci di fondo o sottintesi non detti. Più di tutti pesa l’assunto, quasi mai, oggi, confessato apertamente, che un’area protetta sia un sacrificio di territorio altrimenti utilizzabile per attività di maggior vantaggio economico o uno spreco di risorse, quasi un lusso da ricchi, che devono quindi essere compensate da una “redditività” della stessa. E tale “redditività” viene automaticamente associata al numero di visitatori più alto possibile, ad uno, spesso mitico, indotto da questi prodotto, col risultato finale che una riserva visitata da 50/80.000 persone l’anno è, automaticamente, una riserva di successo, che funziona, che, in ultima analisi, giustifica il sacrificio imposto alla comunità con la propria esistenza. Un primo punto essenziale è che oggi un’area protetta risponde a necessità che sono soprattutto di carattere scientifico senza voler dare a questo termine un’idea di astrazione che non ha per nulla. La distruzione degli ecosistemi procede oggi nel mondo a ritmi sempre più crescenti, l’estinzione nei prossimi decenni di decine di migliaia di specie animali e vegetali è quasi scontata. Istituire una riserva naturale significa oggi conservare un ecosistema, mantenere una diversità genetica in un territorio sempre più uniforme, garantire per il futuro i ritmi e i luoghi stessi per l’evoluzione delle specie animali e vegetali. Non credo che la gestione di questi anni delle riserve della nostra provincia, ma più in generale di quasi tutte le aree protette italiane, sia stata improntata a questi criteri. Si consente, ad esempio, la presenza di 60-80 mila visitatori per un breve periodo dell’anno quasi esclusivamente per fare il Uno scorcio della riserva naturale di Cava Grande del Cassibile (Avola - Siracusa) bagno nei laghetti di Cava Grande o di un numero anche maggiore per fare il bagno a Vendicari con le inevitabili conseguenze non indifferenti in termini di impatto antropico. Non è chiaro poi quale ricaduta economica possa averne il territorio circostante. Un fatto è certo: se almeno si istituisse il biglietto di ingresso si reperirebbero una parte delle risorse economiche da destinare, per esempio nel caso di Cava Grande, ai lavori di manutenzione ordinaria dei sentieri di accesso, ed anche una gestione puntuale degli interventi di messa in sicurezza dei versanti che oggi si avviano con ritardi ingiustificati alla fine dell’estate. Ed anche se apprezzabile può considerarsi il lavoro svolto dall’Ente Gestore, la scarsità soprattutto di personale e di mezzi vanifica quasi del tutto l’attività di controllo e vigilanza e soprattutto quella relativa alla prevenzione degli incendi, causa predisponente insieme alle piogge dei dissesti gravitativi che affliggono i versanti delle nostre cave. E’ chiaro che la soluzione non è quella di chiudere con un bel filo spinato le aree protette e consentirvi l’ingresso solo per motivi di studio o per interventi gestionali. Se il problema è favorire l’economia locale, attuare piani di sviluppo, in altre parole realizzare quel “buon affare economico” di cui si parlava prima, allora altri saranno gli strumenti di intervento, ma pretendere di utilizzare lo strumento “area protetta” per raggiungere come primo obiettivo questa finalità è mistificatorio e crea continui ed inevitabili compromessi destinati a scontentare tutti, protezionisti, pianificatori, e abitanti locali. Naturalmente fra le attività umane da subordinare rigidamente all’esigenza di conservazione degli aspetti naturali della riserva, non può mancare il turismo o meglio la fruizione pubblica dell’area. Nessuno ha dubbi oggi, e del resto non mancano gli esempi a proposito, che un peso turistico eccessivo porta alla alterazione e banalizzazione degli ecosistemi, alla perdita di elementi naturali, in poche parole alla rovina stessa dell’area protetta; diverse le forme, eccessiva crescita delle infrastrutture, presenza continua di persone nelle aree frequentate dagli animali, calpestio della vegetazione, rumori, proliferare di rifiuti, ecc, diversi gli effetti immediati a seconda delle caratteristiche di quell’ambiente, ma uguale e scontato il risultato finale. Cercare di eludere questo giro vizioso è il compito non facile di chi si occupa di pianificare e gestire un’area protetta, specialmente oggi che la domanda di natura, di ricreazione all’area aperta cresce visibilmente, ma in maniera talmente confusa da significare spesso un semplice trasferire, in ambiente naturale, modi di vita tipicamente cittadini con il risultato che la natura altro non è che il contenitore per attività che non hanno in realtà alcun rapporto con essa. Se le motivazioni del visitatore possono essere quasi sempre legate ad una generica voglia di “stare all’aperto” toccherà a chi organizza la fruizione dare alla visita contenuti e, soprattutto, fare in modo che la visita trasmetta un messaggio chiaro ed efficace di conservazione. In fondo più che la eventuale “ricaduta economica” o la soddisfazione personale del visitatore nel godere di aria e acque pulite, il motivo principale per cui un’area protetta accetta il “compromesso” di consentire la fruizione dovrebbe essere la sua grande potenzialità di trasmettere al visitatore un’idea forte della necessità di proteggere, conservare, e di conseguenza, spingerlo ad adottare, anche nel mondo di fuori, comportamenti rispettosi dell’ambiente. Tradurre questo nella pratica non è facile, richiede un approccio, anche culturalmente, elevato che non mi sembra ancora presente nella nostra mentalità corrente, significa paradossalmente anche superare la rigidità dei divieti, a volte eccessivi nelle forme come steccati, cartelli, recinzioni, non sempre indispensabili (penso ad esempio a chilometri di staccionate anche in punti dove la natura stessa impedisce lo sconfinamento dai sentieri) cui fa spesso riscontro lassismo nella applicazione degli stessi, significa fornire materiale didattico agile che colpisca il visitatore (non i soliti pieghevoli zeppi di nomi scientifici e spesso pedanti), significa privilegiare la qualità della esperienza alla quantità (visite più approfondite dove il visitatore può “toccare con mano” anche, se occorre, ricorrendo al numero chiuso e all’obbligo di prenotazione ). Per fare un esempio, in alcune riserve naturali inglesi su zone umide simili alle nostre sono ammessi solo poche decine di visitatori alla settimana, ma questi hanno la possibilità di prendere in mano, ovvia- mente guidati dal guardaparco, persino uova o pulcini di uccelli, partecipare alle operazioni di inanellamento, lavorare di pala e martello per costruire in una giornata isolotti o nidi artificiali su cui incidere il proprio nome, rimettere in libertà animali da rilasciare, insomma “esperienze forti” che segneranno la persona e renderanno, in termini di educazione collettiva, ben più della tradizionale visita spesso approssimativa, a volte anche caciarona, cui sono ancora ferme le nostre aree protette. Se le situazioni particolari possono suggerire soluzioni varie e difficilmente schematizzabili, un punto può essere la chiave di volta per tentare di risolvere il problema della fruizione unendo i vantaggi che questa comporta con i minori danni possibili all’ambiente naturale: affidare la definizione dei piani di gestione delle aree protette, anche per quanto riguarda gli aspetti turistici e di fruizione, in primo luogo alle competenze di naturalisti, botanici, zoologi, partendo dall’idea che per qualsiasi ambiente è possibile definire la soglia di capacità turistica e di carico umano solo sulla base di una precisa conoscenza dei parametri ambientali, delle caratteristiche delle diverse componenti degli ecosistemi. Purtroppo, nella realtà di oggi, molte aree protette soffrono di un carico eccessivo di visitatori quasi mai programmato sulla base di criteri naturalistici. Nonostante siano trascorsi decenni dalle istituzioni, le riserve naturali del territorio provinciale sono ancora prive dei piani di gestione che andavano elaborati di concerto tra le amministrazioni locali e gli enti gestori, strumenti importanti di pianificazione, utili per definire l’indirizzo alla fruizione pubblica delle aree protette. I regolamenti e le convenzioni di affidamento danno solo alcune indicazioni di massima. In ogni caso va ribadito il concetto che ogni forma di fruizione deve essere controllata, pianificata e sottoposta alle risultanze degli studi di carattere naturalistico che dovranno costituire la base del piano di gestione. Se così avverrà potremo essere sicuri di ottenere, con la istituzione della riserva, due risultati duraturi ed altrettanto importanti: la conservazione di un eccezionale ecosistema integro per le future generazioni e l’apertura di una scuola all’aperto di rispetto e di amore per i valori dei luoghi in cui viviamo. 13 Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] 14 A Siracusa alcuni dipendenti apicali sono diventati una vera e propria macchina mangiasoldi Claudio Fortuna: “Per avere 33 mila euro di ferie non godute un dirigente ha dovuto restare in ufficio undici anni e 3 mesi!” di *CICCIO MAGNANO Consigliere Fortuna, tra le tante iniquità, l’attuale amministrazione comunale vanta alcune tra le peggiori rappresentazioni di mercimonio tra potere politico e nefandezze burocratiche. La Civetta, qualche mese fa, si interessò al vergognoso trattamento economico riservato a tre dirigenti comunali risarciti, pare, per un cumulo enorme di ferie. “In un’Amministrazione che si rispetti e dove, soprattutto, si rispettano le regole, i ruoli della politica e della burocrazia hanno compiti e confini distinti e ben definiti. Ognuno con la sua parte da interpretare a dovere, ma non sempre è così. Siracusa, direi, è un caso a sè, quasi patologico. È così che ci troviamo atti di indirizzo votati dal Consiglio Comunale e puntualmente disattesi, il Sindaco che nomina dirigenti coloro che prima erano funzionari o esterni e che giurano fedeltà (non si sa bene se al Sindaco stesso o all’Amministrazione; e chi non lo farebbe se ti si raddoppia o triplica lo stipendio?), i dirigenti inoltre, a loro volta e secondo le convenienze, assumono atti e decisioni in posizioni assolutamente scomode e comunque proni al volere di chi li ha nominati. A Siracusa il dirigente comunale è diventato una vera e propria macchina mangiasoldi, oltre che un componente la casta. Preciso che non tutti, ovviamente e fortunatamente, lo sono. Eppure molti sono lì impegnati a mantenersi in equilibrio per non cadere da cavallo, per non essere disarcionati, sottraendo in tal modo impegno e volontà alla gestione della complessa macchina amministrativa, alla gestione manageriale della cosa pubblica. Ecco che mi riferisco all’articolo apparso sulla Civetta. Parliamo di tre illustri pensionati, con il loro encomiabile ed indefesso lavoro, non si sa bene tuttavia cosa abbiano prodotto (sarà certamente una mia lacuna!), ma si sa bene quanto ci sono costati. I tre stakanovisti dirigenti comunali hanno maturato ferie senza goderle, persino per 11 anni di incessante lavoro. Tanti anni senza un giorno di ferie!! Un attaccamento alla “maglia” amministrativa comunale senza pari e fors’anche senza precedenti, da far invidia persino al più celeberrimo giocatore ex juventino Del Piero. Un costo complessivo di ben 81mila euro letteralmente gettati al vento, che si sarebbero potuti risparmiare se si fosse imposto di mandarli in ferie. La Costituzione italiana ci ricorda all’art 36 che “il lavoratore ha diritto alle ferie e non può rinunciarvi”. Ma se è così, mi viene un dubbio; ma costoro sono lavoratori o no? Qualcuno ha controllato il risultato di cotanta abnegazione? Quale il beneficio pubblico? Si tratta di 81mila euro netti esentasse, erogati a titolo di risarcimento: una montagna di soldi in questo periodo. Ma i cittadini, sembrerebbe dire il dirigente al Personale (che ha fatto e giustificato i conti), devono rallegrarsi e ringraziarli questi dirigenti, perché se per caso, ma molto per caso, avessero vinto un’ipotetica causa, ma molto ipotetica, il costo (meglio dire, danno) per l’Amministrazione sarebbe stato nientepocodimenochè di 280milaeuro. Alla faccia della lotta agli sprechi. E stiamo parlando di burocrati, non di politici”. Insomma Dr Fortuna, lei sostiene che essendo dirigenti e non avendo mai comunicato le giornate di assenza per ferie, hanno fatto ciò che hanno voluto? “Sostengo che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, e non mi piacciono le generalizzazioni. Dico solo che il dirigente come qualunque altro dipendente pubblico ha l’obbligo di comunicare la presenza e, dove è presente, con il sistema di rilevazione automatica. Ritengo che il “bottino” delle ferie debba mantenersi entro i limiti del dettato normativo, imponendo la fruizione delle stesse. Ricordo, inoltre, a me stesso che la Corte di Cassazione nel 2011 ha affermato che concorre nel reato di truffa aggravata con condotta commissiva – anziché mediante omissione – il dirigente di un ufficio pubblico che non soltanto non impedisce che alcuni dipendenti pongano in essere reiterate violazioni nell’osservanza dell’orario di lavoro, ma favorisca intenzionalmente tale comportamento creando segni esteriori di un atteggiamento di personale favore nei confronti dei correi, in modo tale da creare intorno ad essi un’aurea di intangibilità, disincentivare gli altri dipendenti dal presentare esposti o segnalazioni al riguardo e così affievolire, in ultima analisi, il cosiddetto ‘controllo sociale”. Insomma ci dia un esempio pratico. “Allora dovete sapere che per aver percepito 18mila euro, uno dei tre dirigenti ha dovuto lavorare senza un solo giorno di ferie per cinque anni e sei mesi. Il secondo degli ex dirigenti è rimasto prigioniero del suo ufficio per ben otto anni e nove mesi, con un misero si fa per dire risarcimento di trentamila euro. Ma l’eroe degno di riscrivere le Mie Prigioni è il terzo ex dirigente. Nemmeno le carceri cilene del dopo golpe registrarono tali abietti misfatti. Il Gulag comunale lo ha sottratto agli affetti per undici anni e due mesi. A lui, e solo a lui, è andato il meritato indennizzo di 33 mila euro”. Consigliere Fortuna, ma a suo parere non c’è via di scampo? “Ritengo che l’unico modo per riabilitare l’Amministrazione Comunale sia puntare decisamente sul merito e sulla responsabilità. Vi sono tante, tantissime professionalità da rispolverare, da stimolare, che sono emarginate perché affrancate dal potere politico. Dobbiamo creare dei meccanismi di premialità, in termini economici e di carriera, per coloro che dimostrano efficienza. Al cittadino non interessa quante persone svolgano un determinato servizio, a loro interessa solo il risultato, ossia che il servizio venga svolto in tempi rapidi e in modo corretto”. *[email protected] 440 detenuti, a fronte di una capienza di 330 e fino a non molto tempo fa i detenuti erano circa 700 Massimiliano Di Carlo (Polizia Penitenziaria): “Gli agenti di custodia nel carcere di Augusta sono pochissimi e questo crea problemi” Il mondo delle carceri finisce, purtroppo, troppo spesso nelle pagine di cronaca dei giornali, a causa di problemi ormai annosi legati alle deficienze strutturali degli istituti di pena ed alle condizioni di vita e lavoro spesso al limite. Un problema che affligge l’intera nazione e fa sì che il rispetto delle condizioni di normale vivibilità delle strutture detentive, previste dalle norme di legge, sia una rarità. Il carcere di Augusta non fa ovviamente eccezione, spesso infatti si è parlato di atti di violenza, di suicidi, di scarse condizioni igienico - sanitarie e di insufficienza di personale, tanto da spingere, poco meno di tre anni fa, alcuni parlamentari nazionali guidati dal deputato Rita Bernardini, iscritta al gruppo del Partito Democratico della Camera, ma appartenente ai Radicali, a visitare la struttura per verificarne le condizioni. Dalla visita effettuata dai Radicali al carcere di Augusta sono trascorsi quasi tre anni, ci siamo chiesti cosa sia cambiato da allora ed abbiamo girato la domanda a Massimiliano Di Carlo, segretario provinciale del C.N.P.P., il Coordinamento Nazionale Polizia Penitenziaria, una delle principali sigle sindacali autonome tra quelle che aggregano gli operatori del corpo della Polizia Penitenziaria. “Rispetto al 2009 nel carcere di Augusta non è cambiato molto – spiega Di Carlo - il numero degli agenti di polizia penitenziaria è di circa la metà rispetto alla pianta organica, siamo in 180 ma dovremmo essere 357 e questo genera diversi problemi soprattutto nei carichi di lavoro e nella gestione delle turnazioni, in particolare per i colleghi che non vivono ad Augusta. Quello della carenza di personale è un male purtroppo molto diffuso nelle carceri dell’intera provincia, anche Siracusa e Noto ne soffrono, ma ad Augusta è particolarmente accentuato. Il motivo principale è legato all’insufficiente turn over e, certamente, anche la spending review realizzata dal governo nazionale rende più complesso il problema.” Tra i problemi di maggior rilievo, di cui si parla sempre a proposito del carcere di Augusta, vi sono sia il sovraffollamento che la precarietà della struttura, come stanno le cose oggi? “La popolazione carceraria è certamente superiore rispetto alla capienza massima della struttura, attualmente ci sono oltre 440 detenuti, a fronte di una capienza massima di 330 e fino a non molto tempo fa i detenuti erano circa 700. La riduzione del numero dei detenuti è dovuta ai lavori di ristrutturazione di cui è oggetto il carcere che ha portato alla chiusura di ben 3 ali della struttura, rendendo necessario il trasferimento di centinaia di detenuti in altre carceri. Questi interventi sono iniziati un anno fa, per venire incontro alle esigenze di recupero della struttura e per adeguarla alle nuove normative, ma ancora non sono stati conclusi, attualmente sono, infatti, bloccati per mancanza di risorse”. Quali sono le condizioni igieniche e sanitarie dell’istituto? “Nel complesso sono sufficienti e l’amministrazione sta provvedendo a migliorarle con l’installazione delle docce nelle celle. Tuttavia, il carcere di Augusta soffre ormai da anni di una grande penuria di acqua, soprattutto nel periodo estivo. Per fortuna possiamo colmare la lacuna utilizzando le autobotti dell’amministrazione penitenziaria e con il supporto che riceviamo sia dal Comune di Augusta che dal Comando della Marina militare che hanno sempre messo a disposizione i propri mezzi. L’assistenza sanitaria è garantita 24 ore su 24, purtroppo però l’esigenza di prestare la dovuta assistenza al detenuto si scontra spesso con il problema della penuria di personale. Infatti, quando è necessario trasportare un detenuto fuori dalla struttura per recarsi in ospedale per un ricovero o una visita, magari di notte, non sempre il personale è sufficiente per svolgere tale attività e garantire l’adeguata copertura al turno in carcere.” Carmelo Di Mauro Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] Circa il 20% delle aziende della provincia è in liquidazione, sospeso o, comunque, non attivo 15 Nel 2011 nel Siracusano 36.380 persone in cerca di occupazione Nel capoluogo i senza lavoro 12.108, erano 8.469 nel 2010 di MONICA LANAIA Dal 2008 ad oggi, solo la fascia degli under 34 ha perso un milione di posti di lavoro. Secondo l’Istat, negli ultimi mesi del 2011 le donne disoccupate nel Sud sono state 385.000, il 16% in più rispetto al 2010. Solo le siciliane sono in 114.000. Secondo una stima, negli ultimi due anni vi sono stati 800.000 casi di dimissioni forzate: per intenderci, la pratica diffusa di far firmare una lettera di dimissioni al momento dell’assunzione, per far fronte a eventuali gravidanze della lavoratrice. La crisi morde, basta guardarsi intorno per toccarla con mano; ma i dati, nella loro fredda precisione, sanno essere ancora più crudeli. Qual è la situazione nel siracusano? Per comprenderlo, ci siamo rivolti alla dottoressa Sabina Zuccaro, responsabile delle informazioni istituzionali e delle relazioni con il pubblico dell’Inps, la quale ci ha reso disponibile un documento stilato lo scorso aprile: i dati fotografano la situazione economica del nostro territorio, nei tanti aspetti da cui si evince la crisi. Nel 2010 i lavoratori autonomi che si sono iscritti come artigiani, nel siracusano, erano 487, ma in 493 si sono cancellati; nel 2011 i cancellati sono diminuiti a 179, ma i nuovi iscritti sono stati solo 359. L’ammontare dei commercianti attivi nella provincia di Siracusa è, invece, aumentato: dai 9.638 del 2010 ai 9.816 del 2011. Più di tremila si trovano nel capoluogo, seguono Avola (più di 800 commercianti) e Augusta (quasi 800). Le aziende attive nel territorio sono 9.151: più di tremila a Siracusa, 969 ad Augusta. Tra esse, prevalgono le imprese individuali (si tratta di imprese nelle quali il titolare è un’unica persona fisica, responsabile illimitatamente di eventuali perdite); poche (l’8% circa delle aziende attive) sono le società di persone (quelle imprese che fanno capo a due o più persone fisiche che ripartiscono gli utili e che sono solidalmente responsabili di eventuali perdite). Circa il 20% delle aziende della provincia di Siracusa è in liquidazione, sospeso o, comun- que, non attivo. Nel biennio 2010-2011 sono cessate quasi quattrocento aziende di commercio al dettaglio e più di cento aziende all’ingrosso; le nuove iscrizioni sono state solo 349. Più di cinquecento le aziende agricole cessate. Le imprese edili attive si sono ridotte del 4,78% nel 2010. Altri dati si ricavano dal ricorso agli ammortizzatori sociali. La cassa integrazione ordinaria (che consente alle imprese di far fronte a crisi di breve periodo, dovute a congiunture economiche sfavorevoli, evitando i licenziamenti) è diminuita nella nostra provincia quasi del 27%, ma il dato è frutto di una riduzione delle ore autorizzare nel settore industriale; nel settore edile, invece, le ore di Cigo sono aumentate del 55%. Le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni straordinaria (utilizzata nei casi di ristrutturazione o crisi aziendale) sono aumentate complessivamente quasi del 30% tra il 2010 e il 2011; solo nel settore edile l’incremento è stato del 103,85%; nel settore commercio del 91,04%. Anche l’indotto industriale ha richiesto un maggior numero di ore di Cigs. Le domande di mobilità (un’indennità di disoccupazione che spetta ai dipendenti di imprese industriali e commerciali) pervenute all’Inps erano 293, nel 2009; nel 2011, le domande ammontavano a 878. In tutto il territorio provinciale, nel 2011, gli iscritti negli elenchi dei soggetti in cerca di occupazione erano 36.380 (quasi il 19% in più rispetto al 2010). Solo a Siracusa gli iscritti sono passati dagli 8.469 nel 2010, ai 12.108 del 2011. Le domande di indennità di disoccupazione pervenute all’Inps nel 2011 sono aumentate del 9% rispetto al 2010; nel 2009 le domande erano meno dell’1%. Gli importi delle erogazioni per TFR (trattamento di fine rapporto) sono aumentate, nel 2011, del 73,40%. I lavoratori “in nero” nel biennio 20102011 sono stati 1586; quelli scoperti dall’Ispettorato del lavoro, s’intende. Le attività imprenditoriali sospese più di trecento, soprattutto nel settore edile e turistico. I lavoratori irregolari accertati nel 2011 sono stati più di 2.500, una crescita del 22% rispetto al 2010. Il lavoro in nero impedisce di tutelare i lavoratori, privandoli di assistenza sia in caso di malattia, che in caso di licenziamento; le imprese che impiegano in maniera irregolare, dal canto loro, hanno minori costi e possono vendere a prezzi più bassi, falsando la concorrenza nel settore. E, di recente, oltre al “nero”, si è aggiunto il “grigio”: lavoro semi-regolare o semi-irregolare: evasioni contributive, straordinari non pagati, part-time che in realtà sono full-time e così via.Tutto ciò ha comportato una riduzione dei contributi versati dalle aziende per i propri dipendenti di più del 2%. Uno strumento diffuso purea Siracusa è quello dei buoni lavoro: dei voucher che consentono di regolamentare, attraverso una copertura previdenziale e assicurativa, i rapporti di lavoro saltuari con studenti, pensionati, lavoratori in mobilità, stranieri con permesso di soggiorno. Fra il 2010 e il 2011 i buoni lavoro sono cresciuti del 135%, un incremento notevole se lo si confronta con quello regionale che è appena del 67%. Peculiarità siracusana è l’ambito di utilizzo dei voucher: non manifestazioni sportive, culturali, emergenziali come nel resto della Sicilia; a Siracusa i lavoratori saltuari sono stati prevalentemente quelli del settore dei servizi. Dulcis in fundo, i pensionati: coloro che hanno terminato di pagare le spese di una vita – i mutui, i ratei, le rette – ma che si trovano a essere genitori di figli disoccupati, quei “bamboccioni” di Brunetta, e che sono “costretti” a chiedere un finanziamento. E, tac, ecco che compaiono ovunque prestiti a tassi agevolati: per restituirli, si deve cedere alle banche o agli intermediari finanziari fino a un quinto della pensione, per dieci anni. I prestiti con cessione del quinto sono aumentati quasi del 27%. Nel frattempo, è al varo al Senato la riforma del lavoro. Di positivo pare esserci l’articolo 53, il quale prevede una serie di agevolazioni (dalle riduzioni dei contributi da pagare, alle deduzioni dell’Irap) per le aziende che assumono donne. L’obiettivo è quello di ridurre quel numero spaventoso: le donne disoccupate, in Italia, sono quasi un milione. Di negativo resta quello che ci circonda: la generazione degli attuali ventenni-trentenni – quella nata nel boom economico degli ’80, ironia del destino – costretta a emigrare, migliaia di laureati in fila per un posto di commesso, miraggi di concorsi e politiche pro-crescita che sembrano non attuarsi mai. Saluto a un eroe, continueremo come ci hai insegnato Quando un uomo decide di fare il Medico è segno inequivocabile di grande sensibilità e amore per la vita; amore che si eleva a potenza quando egli sceglie di occuparsi del fragile figlio dell’uomo, il bambino, e diventa Pediatra. L’amore per la vita di cui Giacinto fu gravido trasuda dalla Sua scelta professionale, dalle centinaia di vite innocenti carpite all’artiglio della morte e restituite all’esistenza, dalle migliaia di malattie sconfitte nel glorioso campo di battaglia del Muscatello. Ma non gli bastò difendere la vita con la grandezza della Sua Professione; no, Egli dedicò l’intera Sua vita alla difesa di quella degli altri. Egli ed Egli solo ebbe il coraggio di suonare l’allarme e denunciare come illegali attività di inquinamento dell’ambiente fossero la causa di centinaia di nati malformati e nella lotta a quel disastro impe- gnò tutte le Sue forze. Circondato da pochi fedelissimi amici, oggi straziati dal dolore, ingaggiò una guerra gigantesca quanto impari contro un nemico privo di scrupoli, sleale, criminale, che, in più, poteva contare sulla complicità offerta da certa immonda politica e da poco attenta magistratura sempre pronte a coprire, giustificare, archiviare. Augustambiente fu il prodotto del concepimento ambientalista puro mediante il quale fino all’ultimo condusse la Sua nobile guerra in difesa dell’umanità, della Società. Quella stessa società che con le sue regole crudeli Gli ha negato l’unica via di salvezza, il trapianto, atta a scongiurare la malattia mortale provocatagli da quell’inquinamento ambientale che Egli combatteva e che discende da una inquinata società. Un uomo divenuto un simbolo, Giacinto Franco il difensore della vita; la stella polare del mondo ambientalista, nostro faro e sicuro punto di riferimento, oggi non è più. Io non so se in qualche altra dimensione a noi sconosciuta Egli oggi ci vede o se ha assunto altra forma di coscienza, ma se così fosse a lui vada la nostra riconoscenza, la nostra profonda ammirazione, il nostro amore e il nostro giuramento di proseguire la guerra che egli condusse coprendosi di onore e portandoci a gloriose vittorie. Noi non molleremo. Noi continueremo come tu ci hai insegnato e vinceremo. Questo noi promettiamo. A te, irremovibilmente fisso nei nostri cuori, il nostro estremo saluto. Ciao Giacinto, amico della vita, nemico della morte. tuo fratello Eugenio Bonomo Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] 16 Siano la salute, la sicurezza, il territorio, un lavoro non rischioso un progetto di progresso per la Sicilia Confermata la candidatura di Paolo Pantano nella lista Fava “La notizia mi conforta e stimola perchè corona anni di militanza” Nasce con ottimi auspici la candidatura del coordinatore provinciale dei Verdi Paolo Pantano nella lista Claudio Fava Presidente, in occasione delle elezioni regionali del 28 ottobre 2012. La candidatura è stata confermata dai vertici regionali della coalizione ed in concomitanza è stata diffusa la notizia che la Shell si ritira definitivamente dalla società che avrebbe costruito il rigassificatore di Priolo-Melilli. È una grande vittoria dei Verdi, dei comitati e delle associazioni che da anni si battono contro tutti per impedire che venga realizzato un impianto così rischioso per le comunità e che avrebbe ostacolato, di fatto, l’incremento delle energie rinnovabili, sicure, pulite ed il risparmio energetico. È stato battuto il paradigma, che voleva ancora puntare sulla crescita infinita ed indeterminata dei consumi e sui combustibili fossili. Paolo Pantano esprime grande soddisfazione per la notizia che corona anni di militanza rivolgendo un pensiero a Giacinto Franco il medico pediatra, recentemente scomparso, che tanto si impegnò, assieme a lui, perché non si realizzasse la follìa del rigassificatore. Pantano pone l’accento anche sul senso politico della sua candidatura nata per costruire assieme alle altre forze della coalizione, alle associazioni, ai movimenti ed ai comitati un polo per i Beni Comuni dove, appunto, la salute, la sicurezza delle comunità, il ter- ritorio, il lavoro non rischioso e pulito diventino motivi centrali di una attività ed un progetto di vera modernità e progresso per la Sicilia. Convolano a nozze Matteo e Gaia con una suggestiva cerimonia Il 25 agosto scorso hanno coronato il loro sogno d’amore Vincenzo Giardina e Gemma Sapienza nel corso di una suggestiva cerimonia svoltasi nella Chiesa SS. Mediatrice di tutte le Grazie, officiante Padre Aurelio. Testimoni: Gaia Sapienza, Matteo Castello e Umberto e Giorgia Giardina. Al padre della sposa, Pippo Sapienza e alla moglie, amici del nostro direttore, vadano gli auguri più cari della redazione de “La Civetta”. Laurea triennale di Maria Emanuela Oddo 110 e lode con una tesi su Luciano di Samosata Relatori i Chiar.mi Professori Maurizio Harari e Anna Albertina Beltrametti, martedì scorso si è laureata nella triennale di Antichità Classiche Orientali all’Università di Pavia Maria Emanuela Oddo, figlia del nostro direttore, con 110 e lode. La neo dottoressa ha discusso una tesi sui miti del dialoghista greco Luciano di Samosata. A Franco e alla moglie Rosa Maria Scuderi i più cari auguri della nostra redazione. Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] 17 Il bar sotto il mare di CARMELO MAIORCA Tra Bastanti Dentro, CambiAMO la Sicilia e CambiarLi si può manifesti da brivido, tipo “Semplicemente Titti”. Immagina, puoi! Installazioni pubblicitarie, alcune di notevoli dimensioni, dilagano in modo indecente e invadente dove capita prima. In questi spazi adesso giganteggiano candidati in lizza per le Regionali coi loro slogan e simboli. Il primo ad apparire sui maxi manifesti a Siracusa è stato Vincenzo Vinciullo, il cui presenzialismo ricorda per certi versi quello del Pippo Lo Curzio d’annata. Il candidato a presidente di Vinciullo è Nello Musumeci, definito da Fabio Granata “un pizzetto di destra”, il quale chiede che lo si voti per “governare con onestà”. Ma, rispetto alle polemiche sui candidati condannati e indagati che potrebbero essere eletti nella sua coalizione (e non solo), si è limitato a dire “dobbiamo fare il pane con la farina che abbiamo”. E chissà che pagnotta acida verrà sfornata con l’aggiunta della farina rimacinata portata a sostegno di Musumeci da Domenico Scilipoti, il noto voltagabbana extra strong che dall’Italia dei Valori trasmigrò nel centrodestra, costituendo con altri sautafossa di varia provenienza il movimento dei “responsabili”. Per fortuna “la rivoluzione è cominciata” – assicura l’antimafioso doc Crocetta, che finora ha solo dimenticato di comunicare il genere rivoluzionario prescelto e di indicare il luogo dell’evento, affinché chi lo desideri possa andare a vedere finalmente sorto il sol dell’avvenire. Di compagni disposti a dare una mano ce ne sono tanti, anche fra i picciotti dell’Udc ormai liberatisi dall’egemonia culturale di Cuffaro. Uno di loro è il valente Edy Bandiera, figlio di Tatai e cugino di Emy, Ely ed Evy, nipotine di Paperina zita di Paolino Paperino. Lo slogan di Edy è “cambiAMO la Sicilia” scritto sui manifesti in modo da leggere sia “cambiamo” che “amo”: di un’originalità tale mai pensata prima! Nulla però rispetto ai giochi di parole che sprizzano dal materiale promozionale di Bastante: imprenditore di Floridia, consigliere provinciale, ex del Pdl, sostenitore di Orazio Scalorino neo sindaco floridiano a capo di una coalizione di centrosinistra. Bastante ha ideato per la comunicazione social il Gruppo Bastanti Dentro, nome che volutamente richiama quello del sito internet di giochi, barzellette e cazzatelle varie “Bastardidentro”. E sai le risate! Candidatosi alla Regione, Bastante o qualche creativo degno di lui ha ideato RinnovARS e Punto e…. Bastante. Da brivido! La lista di riferimento è “con Casini”, cognome del leader nazionale che da sempre si presta all’inevitabile calembour. Più colto – si fa per dire – nel manifesto di Gianfranco Micciché è l’espediente grafico-cromatico per cui la frase “Sogno siciliano” si legge altresì “Sugnu sicilianu”. Da tempo sodale del capo di Grande Sud, l’ex sindaco Bufardeci ha optato per un confidenziale “semplicemente Titti” (il suo soprannome da canario) continuando però a usare baffi e ghigno alla gatto Silvestro. “Si può fare” – per il presidente del consiglio provinciale, Michele Mangiafico, nipote di Pippuggianni (col quale è forse cominciata la concorrenza in famiglia). “Si può cambiare” – per l’ex presidente Asi e Ias, Giuseppe Assenza alla caccia di nuovi scranni. “CambiarLi si può” (ma non si capisce chi) – promette la signora Castello in lista col Canario Titti e col Pulcino Pio. Come dice George Clooney: Immagina. Puoi! Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] 18 “Alcune strutture turistiche hanno chiuso le loro concessioni fino al mare”. Il problema dei parcheggi Ivan Alicata (Natura Sicula): “Impossibile agli augustani accedere al mare per una selva di cancelli e recinti dei privati” di CARMELO DI MAURO La stagione balneare si appresta a terminare ed anche quest’anno Augusta lamenta la storica ed annosa difficoltà di accesso al mare. Può suonare strano a chi ha bene in mente la morfologia del territorio megarese, interamente bagnato dal mare, ma trovare una spiaggia o un tratto di scogliera che, per ragioni legate all’inquinamento o ai rischi geologici, non sia interdetta alla balneazione è estremamente difficile, a meno di non affrontare il problema con lo spirito di chi vuol farsi beffa dei divieti. Laddove, invece, il tuffo fosse consentito, ecco che intervengono le barriere fisiche fatte di recinzioni e cancelli, ad allontanare sempre più i cittadini dal loro diritto di libera fruizione del mare. Partendo da sud, ovvero dal golfo Xifonio, magnifico specchio d’acqua in cui diversi scarichi fognari lasciano fluire liquami da decenni, fino a giungere nella zona nord del territorio, segnata da complessi abitativi sorti e sviluppatisi in maniera indiscriminata durante gli anni ‘70 e ‘80, passando attraverso stabilimenti, definiti elioterapici e mai balneari proprio per sfuggire ai divieti di balneazione, e costoni di roccia il cui rischio di crollo incombe sul malcapitato avventore, è tutto un fiorire di divieti, pubblici e privati, che tengono ben lontano il cittadino dall’acqua. Il problema non riguarda soltanto aspetti di natura ludica o sociale, ma si inquadra in un più ampio problema di sfruttamento del territorio e di analisi delle conseguenze negative che questo comporta anche da un punto di vista urbanistico ed economico. Ne abbiamo parlato con Ivan Alicata, presidente della locale sezione di Natura Sicula. Quali sono le cause principali che rendono il mare di Augusta, di fatto, difficilmente accessibile? “L’annosa questione degli accessi al mare rientra nell’ambito più vasto della fruizione delle coste e del mare, che per il Comune di Augusta rappresenta una grossa penalizzazione dal punto di vista dell’appetibilità turistica e della qualità della vita dei residenti. Scarichi fognari non depurati, aree portuali, zone militari ed il dissesto geologico limitano fortemente la possibilità di fruire il mare. A questo bisogna purtroppo aggiungere un problema sorto con l’indiscriminata urbanizzazione della fascia costiera del nostro territorio, ovvero l’impossibilità di accedere al mare a causa della contiguità di proprietà private, cancelli e recinti di vario tipo, a volte di veri e propri “villaggi fortificati” con tanto di custode alla sbarra. Una buona pianificazione urbanistica avrebbe evitato l’attuale scempio delle coste che rende di fatto molto complicato un intervento sull’esistente. Lo stato di fatto necessiterebbe di un’analisi approfondita, in quanto le situazioni di inaccessibilità andrebbero affrontate caso per caso. In generale si può dire che i casi più estremi si registrano nella fascia costiera a nord di Brucoli, anche se non mancano situazioni alquanto discutibili sulle coste del Monte Tauro.” Qual è il modo più efficace per affrontare il problema? “Una buona opportunità per risolvere il problema è data al Comune di Augusta, come a tutti i comuni rivieraschi, dalla redazione del PUDM, il piano di utilizzo del demanio marittimo, previsto dalla legge regionale 15/2005. Le linee guida per la redazione dei piani, emanate con decreto del 25 maggio 2006, prevedono specifiche indicazioni sull’accesso al Demanio Marittimo. In riferimento alle aree in concessione viene stabilito che “Ai fini del libero transito dovrà essere lasciato un passaggio non inferiore a ml. 1,5 dal ciglio dei terreni elevati sul mare, mentre sull’arenile o sulle scogliere basse dovrà essere lasciata libera una fascia misurata dalla battigia media per la profondità minima di ml. 5,00.” Ciò contrasta nettamente con quanto realizzato da alcune strutture turistiche che hanno recintato fino a mare con opere fisse la propria area in concessione. Inoltre, le norme vigenti prevedono l’obbligo di garantire l’accesso pubblico: “E’ obbligatorio prevedere sempre dei percorsi pedonali di accesso o di uso pubblico, realizzabili mediante progetti d’iniziativa pubblica o privata convenzionata.”. Il PUDM potrebbe essere l’occasione per iniziare una “pianificazione urbanistica partecipata” che potrebbe concretizzarsi anche con la realizzazione di piani particolareggiati per la fascia costiera che possano coniugare riqualificazione ambientale e sviluppo delle attività turistiche, pubblica fruizione e proprietà private. E’ utile ricordare che molti “cancelli” sono nati come risposta all’inciviltà dei fruitori del mare che parcheggiavano malamente i propri mezzi rendendo a volte impossibile l’accesso dei privati alle loro proprietà. La realizzazione di piccoli parcheggi e di percorsi pubblici per l’accesso al mare, evitando inutili colate di cemento, potrebbe conciliare facilmente le diverse esigenze e renderci tutti più liberi.” Editrice Associazione Culturale Minerva Viale Teocrito, 71 96100 Siracusa e-mail: [email protected] web: www.lacivettapress.it Direttore: Franco Oddo Vice direttore: Marina De Michele Pubblicità: [email protected] Reg. Trib. di Siracusa n° 1509 del 25/08/2009 Stampa: Tipolitografia Geny Canicattini Bagni (SR) Telefax: 0931 946013 Anno IV n.16 - 23 settembre 2012 e-mail: [email protected] Il deputato regionale Pd si ricandida e traccia la strada da seguire per il rilancio della Regione Marziano: “Un volto nuovo alla Sicilia È una <rivoluzione> possibile” “Credo che quando i cittadini, gli elettori, si dicono stanchi della politica facciano riferimento ad una politica che veramente è diventata insopportabile. La politica degli scandali e degli arricchimenti personali, la politica che ha fatto diventare la Regione macchina del consenso clientelare che ha portato allo spreco delle risorse pubbliche e alla mancata utilizzazione delle sue grandi potenzialità. Per questo il vento dell’antipolitica ritengo debba preoccupare quanti hanno praticato la malapolitica e l’interesse personale e non chi ha operato con correttezza e con coerenza. Per questo credo che il candidato del Pd a Presidente della Regione, Rosario Crocetta, possa e debba diventare anche il candidato dei delusi dalla politica”. Il deputato regionale Bruno Marziano, candidato nelle file del Partito Democratico alle elezioni regionali del prossimo mese, torna a sottolineare il concetto che all’antipolitica si risponde con i corretti comportamenti individuali e la politica seria e per bene. Inoltre per quanto riguarda la Sicilia torna a ribadire quanto la prossima legislatura regionale sia fondamentale per il futuro della nostra regione. “Deve essere una legislatura costituente da consegnare a politici di sicuro affidamento che nelle esperienze precedenti hanno mostrato la propria voglia di fare e di mettersi al servizio della comunità. Ci attendono sfide importanti ed è il momento di affidarsi a persone serie che hanno a cuore il futuro della nostra isola”. Per Marziano la prossima legislatura deve essere quella delle riforme mai avviate o solo parzialmente attuate. Sulla scuola, secondo Marziano, al di là degli annunci del governo nazionale su pc e ipad, bisogna anche intervenire sulle vere emergenze. “Giusto informatizzare – ha detto Marziano – ma in Sicilia le esigenze sono altre. Il prossimo governo dovrà occuparsi di una legge regionale sul diritto allo studio. Sono convinto che un governo con il Pd protagonista e Crocetta presidente potrà finalmente occuparsi delle emergenze della Sicilia. Puntare la propria attenzione sul lavoro e sui giovani. Impedire che le nostre migliori risorse siano costrette ad andare via per saziare la loro voglia di prospettive e di opportunità. Bisogna sfruttare tutte le occasioni che la nostra terra pure offre per garantire un futuro alle famiglie siciliane. Bisogna dare risposte ai cittadini e alle imprese. Non è un programma impossibile, forse neanche ambizioso. Fare della Sicilia una “Regione normale” è l’obiettivo del Pd e del suo candidato presidente. Eppure talvolta per conquistare la normalità è necessaria una rivoluzione. Una rivoluzione culturale come quella che propone Rosario Crocetta e che io intendo sostenere”. 19