Anno_IV_numero_16

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Anno_IV_numero_16
“Per un giornalista la libertà di scrivere la verità non ha prezzo”
(Sebastiano Messina - REPUBBLICA)
Anno IV n.16
€ 0,70
e-mail: [email protected]
domenica 23 settembre 2012
• QUINDICINALE DI FATTI E OPINIONI • REG. TRIB. DI SIRACUSA N.1509 DEL 25/08/2009
• DIRETTORE: FRANCO ODDO • VICEDIRETTORE: MARINA DE MICHELE
prossima uscita: 7 ottobre
FORSE UNA SECONDA FASE DELL’OPERAZIONE “MORSA”, MA SULLO SFONDO UNO SCONTRO TRA LE MINISTRE CANCELLIERI E SEVERINO
16 ispettori rivoltano Augusta come una calza
Si ipotizza una sorta di seconda
fase dell’operazione “Morsa”,
quella che non solo ha inferto
un duro colpo alle cosche mafiose lentinesi e augustane ma
anche individuato collegamenti
tra il gruppo augustano del clan Nardo di Lentini e referenti delle amministrazioni locali (in
particolare quel Fabrizio Blandino condannato in primo grado a 8 anni). Si potrebbe forse
pensare a un’indagine che riguardi quindi un
livello più alto di connivenze, quello dei cosid-
detti intoccabili. Augusta, come Lentini, è stata
spesso palcoscenico di importanti operazioni di
polizia contro il ramificatissimo clan Nardo e lo
stesso allarme dell’amministrazione attiva per
le intimidazioni ai commercianti nel mese di
gennaio è segno di problemi certamente irrisolti. Negli anni ‘90 sono stati tre i maxi processi
contro la mafia locale: Gioconda, Tauro, Ducezio; poi, oltre all’indagine Gorgia e Gomma,
l’operazione “Morsa” ha chiarito quanto il clan
di Lentini si fosse esteso sul territorio.
Pag. 6 (De Michele)
FORTUNA: “CHI HA PRESO 33MILA EURO PER FERIE NON GODUTE AVREBBE LAVORATO SENZA RIPOSO 11 ANNI E 3 MESI!”
“Dirigenti comunali una macchina mangiasoldi”
ROSSI E MUSCO
Niente champagne
Hanno perso tutti
specie gli ignavi
e gli ipocriti
pag.2 (De Michele)
LA CRISI IN NUMERI
+27% i prestiti
con la cessione
del quinto
dello stipendio
pag.15 (Lanaia)
RISERVE NATURALI
“A Siracusa il dirigente comunale è diventato una vera e propria macchina mangiasoldi,
oltre che un componente la casta. Preciso che
non tutti, ovviamente e fortunatamente, lo
sono. Eppure molti sono lì impegnati a mantenersi in equilibrio per non cadere da cavallo,
per non essere disarcionati, sottraendo in tal
modo impegno e volontà alla gestione della
complessa macchina amministrativa, alla gestione manageriale della cosa pubblica.
“Elezioni dopate. Ora
un voto costa 100 €”
PAG. 12
12 (Festa)
(Festa)
PAG.
Parliamo di tre illustri pensionati, con il loro
encomiabile ed indefesso lavoro, non si sa bene
tuttavia cosa abbiano prodotto (sarà certamente una mia lacuna!), ma si sa bene quanto
ci sono costati.
I tre stakanovisti dirigenti comunali hanno
maturato ferie senza goderle, persino per 11
anni di incessante lavoro. Tanti anni senza un
giorno di ferie!”
Pag. 14 (Magnano)
Ancora prive
dei piani di gestione
invase da folle
con vizi cittadini
pag.13 (Ansaldi)
CARCERI
Ad Augusta
180 agenti in meno.
Problemi di notte
per i malati gravi
pag.14 (Di Mauro)
Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
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Un articolo del direttore di Ossigeno per l’Informazione, sito on line FNSI e Ordine dei Giornalisti
A Siracusa un piccolo giornale con pochi mezzi ha sfidato la Procura
e il governo dei tecnici è intervenuto raccogliendo l’allarme
di ALBERTO SPAMPINATO
OSSIGENO – Roma, 8 settembre 2012 –
Accadono strane cose nell’Italia governata
dai tecnici. Ad esempio, a Siracusa un piccolo giornale ha osato sfidare un potente
e ramificato comitato di affari con forti
agganci nella magistratura locale e il ministro della giustizia è intervenuto e gli ha
dato ragione, perfino nei toni di allarme e
di indignata protesta. È un fatto inedito
e senza precedenti che speriamo di non
dover rimpiangere quando al governo tornerà “la politica”. Vale proprio la pena di
conoscere i risvolti di questa vicenda pressoché oscurata dai giornali, andata in scena nell’estremo lembo della Sicilia.
A dicembre del 2011 il periodico aretuseo
“La civetta di Minerva” ha pubblicato in
esclusiva una clamorosa inchiesta dimostrando in modo incontrovertibile, con la
riproduzione di documenti ufficiali ottenuti dalla Camera di Commercio, che era
proprio vero ciò che in città si sussurrava
da mesi: e cioè che il Procuratore della
Repubblica e alcuni suoi sostituti erano in
affari con un noto penalista e con familiari
ed affini dei magistrati stessi.
A Siracusa non si parlava d’altro, ma nessuno osava scrivere una riga. L’iniziativa
del piccolo giornale ruppe il silenzio innescando una reazione a catena: prese di
posizione degli avvocati, interrogazioni
parlamentari, l’arrivo degli ispettori ministeriali in Procura, la loro relazione che è
stata la base per la clamorosa e per nulla
scontata iniziativa del ministro della Giustizia Paola Severino.
La decisione del ministro era attesa di settimana in settimana. Il 2 agosto scorso Paola Severino ha rotto gli indugi mostrando
di non voler governare secondo la logica
manzoniana che porta a troncare e sopire.
Il ministro ha deciso di non farsi condizionare dalla logica, spesso prevalente, degli
equilibri interni alla magistratura basati
sulle correnti e su cordate interne, né dalla
logica imperante del quieto vivere. Ha infatti chiesto al CSM un’azione disciplinare
nei confronti del procuratore della Repubblica di Siracusa Ugo Rossi e dei suoi sostituti Maurizio Musco e Roberto Campisi.
Questa coraggiosa iniziativa contribuirà a
chiarire i contorni di un oscuro intreccio
di affari e di potere, di appalti e di compiacenti comportamenti che da mesi getta
discredito sull’amministrazione della giustizia nel capoluogo aretuseo.
In base alle gravi irregolarità descritte dagli ispettori ministeriali inviati a Siracusa lo scorso marzo, il ministro ha chiesto
inoltre al CSM di disporre con urgenza,
prima ancora dell’accertamento delle responsabilità disciplinari, il trasferimento
ad altra sede del procuratore capo Rossi
e del sostituto Musco, per motivi cautelari. In altre parole, il responsabile della
giustizia ritiene che, indipendentemente
dalle colpe da accertare e della sanzioni da
graduare, a Siracusa il prestigio di questi
magistrati sia stato compromesso e perciò
non possono continuare a esercitare le loro
funzioni.
Ai magistrati aretusei si contesta una condotta gravemente irregolare: non essersi
attenuti alla regola più elementare, quella
che impone ad ogni giudice di astenersi
dal condurre o guidare inchieste in cui si-
ano coinvolti loro familiari e altre persone
a loro legate, tanto più se nelle inchieste
sono in gioco interessi patrimoniali. A
Siracusa sembra che sia accaduto proprio
questo, come denunciano da sette mesi, in
modo aperto e inequivocabile, i giornalisti
del quindicinale di Siracusa “La civetta di
Minerva”.
Occorre riflettere sul ruolo di questo piccolo giornale. La “Civetta” ha pubblicato
le clamorose rivelazioni giornalistiche in
esclusiva e per averlo fatto i suoi giornalisti sono stati strumentalmente e immotivatamente querelati e denunciati per una
presunta estorsione di cui non c’è alcuna
traccia. Gli altri giornali non hanno spalleggiato “La Civetta” né hanno ripreso le
sue rivelazioni, benché la documentazione
fosse inoppugnabile. Alcuni giornali hanno anzi spalleggiato gli imprenditori che
hanno reagito al disvelamento dei fatti con
pesanti insinuazioni sui giornalisti della
Civetta.
Il ruolo di questo piccolo giornale di provincia è stato dunque essenziale, e svolgere
questo ruolo non è stato indolore. I giornalisti che hanno osato sfidare il potente procuratore di cui ora è stato chiesto il trasferimento sono stati pubblicamente additati
come mentitori. Lo stesso magistrato li ha
querelati per diffamazione. Le veementi
proteste del procuratore hanno avuto ampio spazio sugli altri giornali locali, gran
parte dei quali si sono astenuti dal riferire
le circostanziate contestazioni mosse dalla “Civetta”. Un giornale locale ha fatto di
più: ha riferito in termini vaghi una voce
di cui tuttora non si ha alcun riscontro, e
cioè che gli autori dell’inchiesta avrebbero agito in mala fede, per realizzare una
estorsione nei confronti di alcuni imprenditori (si presume di soci delle aziende di
cui erano stati resi noti gli assetti societari)
ed erano perciò sotto inchiesta penale.
In realtà i giornalisti della “Civetta” hanno fatto con professionalità, coraggio ed
impegno civile un lavoro di cronaca per
il quale meriterebbero un premio. Hanno
subito indebite pressioni. Altri giornalisti
li hanno isolati. Ma non hanno desistito.
Hanno potuto resistere perché, per fortuna, non sono rimasti soli. Numerose associazioni locali si sono schierate al loro
fianco. Ossigeno ha fatto la sua parte impegnandosi a fare conoscere in tutta Italia
la preoccupante vicenda. Ma certamente
il fatto più importante e che, a Siracusa,
una ventina di associazioni di impegno
civile ha dato pubblica solidarietà al direttore del piccolo battagliero giornale,
Franco Oddo, e alla vice direttrice Marina
Di Michele.
Il coraggioso lavoro di inchiesta della “Civetta” ha avuto valore strategico nella mobilitazione civica per chiarire i contorni
della vicenda. Ad esempio, ha permesso
ai penalisti di Siracusa di presentare una
documentata denuncia al CSM. Ha permesso a due parlamentari di presentare
interrogazioni parlamentari che – seppure
ancora attendono risposta – hanno contribuito alla decisione del ministro Severino di inviare gli ispettori alla Procura di
Siracusa per accertare i fatti (e scoprire
ulteriori discutibili comportamenti). In definitiva, l’inchiesta del periodico locale ha
aperto la strada alla decisione del ministro
di chiedere l’azione disciplinare e l’immediato trasferimento del capo della Procura
e di un suo sostituto.
Adesso tocca al Consiglio Superiore della
Magistratura la fondatezza delle gravi accuse mosse ai magistrati, accuse che il procuratore Rossi ha contestato con veemenza. Il procuratore avrà modo di difendersi,
come gli altri accusati, avvalendosi di ampie procedure di garanzia. Ma dovrà difendersi con i fatti, producendo documenti, e non insultando i giornali e giornalisti
che hanno fatto in modo esemplare il loro
lavoro; che hanno osato sfidare personaggi potenti come lui per tutelare il diritto di
ogni cittadino ad avere una giustizia giusta
e magistrati neutrali ed estranei alle cause
che sono chiamati a giudicare.
Nel nostro paese il potere giudiziario è forte ed è giusto che lo sia. Ma a condizione
che non sia di parte, che chi lo esercita non
possa essere neppure lontanamente sospettato di fare pendere la bilancia da una
parte per ragioni diverse da quelle fissate
dalla legge.
La vicenda di Siracusa, dunque, è ancora
aperta, ma l’iniziativa del ministro Severino già ne chiarisce i contorni. È bello sapere che nella compagine di governo c’è un
ministro della giustizia che ha provato il
nostro stesso sconcerto davanti alle gravi
critiche mosse dalla “Civetta” (e non solo
dalla “Civetta”) all’operato della Procura
di Siracura. È importante saperlo. Significa che la “Civetta”, e i giornali che guardano a nient’altro che ai fatti, sono meno soli.
E sorge una domanda: se con l’arma potentissima dell’inchiesta un piccolissimo
giornale può fare ciò che ha fatto la “Civetta”, cosa accadrebbe se i giornali più grandi, le navi di media stazza e le corazzate
del giornalismo facessero sempre schiettamente il lavoro di cronaca e di inchiesta? Credo che accadrebbero grandi cose
e avremmo istituzioni più giuste, un’Italia
migliore, e meno giornalisti minacciati.
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Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
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L’esponente PdL: “La parola d’ordine è recuperare fondi ma servono persone nuove e con grande esperienza”
Giuseppe Assenza: “Hanno relegato in un angolo la nostra provincia
e gli eletti all’ARS non sono stati in grado di fare sistema e tutelarla”
“Interventi mirati (non concetti astratti)
settore per settore, con progetti da studiare, avviare e poi seguire fino al loro completamento. Solo così la Sicilia, e per quanto
riguarda noi, la provincia di Siracusa, possono essere risollevate”. Ha le idee chiare
Giuseppe Assenza, candidato alle elezioni
regionali del prossimo mese nella lista del
“Pdl”. “Quella in cui viviamo – spiega il
componente del Direttivo provinciale del
“Popolo della libertà” - è una Sicilia da ripensare, da far ripartire, ingranando una
marcia diversa, ma soprattutto invertendo
la direzione rispetto a quanto ha fatto, e
per certi versi continua a fare ancora, il governo retto da Raffaele Lombardo”.
Assenza esprime rammarico per il lavoro
svolto fino ad oggi da “quanti siedono ancora oggi al Parlamento Siciliano. Credo
che abbiano fallito. Io sono convinto di
potere mettere a frutto la mia esperienza
politica, dando un contributo vero al mio
territorio. Ne conosco le dinamiche e credo di riuscire a interpretarne le esigenze,
perché ogni giorno sono a contatto con la
parte produttiva della provincia, con chi
lavora, chi cerca di fare impresa, chi chiede di essere trattato come gli altri cittadini italiani, con gli stessi servizi e le stesse
opportunità. La nostra regione purtroppo
– prosegue Assenza - è tornata indietro di
parecchi passi durante gli ultimi anni; ha
perso tutte le occasioni di sviluppo che si
sono presentate, non ha saputo utilizzare
i fondi europei, e tutto questo è accaduto
per via della “disattenzione” dell’ex presidente e di tutti coloro i quali lo hanno ap-
poggiato, più o meno chiaramente”.
Secondo l’ex presidente dell’Asi e dell’Ias
“è’ il momento di dire basta. Noi siciliani – argomenta Assenza - siamo stanchi di
sentirci ultimi. Le opportunità vanno create, rimboccandosi le maniche e cercandole nelle sedi giuste. Si può fare. Si può alleggerire il funzionamento della Regione,
sburocratizzandola davvero e tagliando
la “ragnatela” che imprigiona l’impresa e
sfianca il cittadino, facendolo desistere da
tante iniziative. I costi esorbitanti che paghiamo per via delle assunzioni “allegre”
di Lombardo possono essere compensati
con servizi in tutti quegli ambiti che ne
sono praticamente sprovvisti”.
Il punto di partenza dovrebbe essere, secondo l’esponente del “Pdl”, la progettazione. “Manca del tutto - osserva Assenza
- e da questo si deve ricominciare. Il lavoro
da svolgere per la provincia di Siracusa è,
se possibile, ancora più arduo. Ci hanno
messi da parte, relegati in un angolino,
come se non contassimo nulla e chi ci rappresentava all’Assemblea regionale siciliana non è stato in grado di fare sistema per
tutelare gli interessi del nostro territorio”.
Poi Assenza entra più nel dettaglio. “Per
la zona industriale serve un sistema di
controllo capillare sui subappalti, perché
si metta fine all’inaccettabile consuetudine di affidarsi ad aziende di altre zone,
mentre le nostre continuano a chiudere i
battenti. Per l’Agricoltura, si deve puntare
sui prodotti locali, di indiscussa qualità,
difendendoli dagli “attacchi” dei più economici e qualitativamente inferiori prodotti provenienti da altri Paesi e cercando
soluzioni che vadano bene per la tutela
ambientale, ma non danneggino un ramo
prezioso della nostra economia che, specie in alcune aree della provincia, è vitale.
L’Ambiente e gli interessi economici devono essere l’uno veicolo dell’altro. Manca
un’adeguata politica del Turismo – prosegue l’esponente del “Pdl” -.
Prioritario è un intervento decisivo in
tema di Trasporti, lacuna insopportabile.
Si devono riprendere progetti come quello
della creazione di un collegamento ferroviario diretto tra la stazione di Siracusa e
l’aeroporto Fontanarossa di Catania. Ben
vengano anche i collegamenti via mare,
ma non si può nemmeno far passare sotto silenzio la dismissione progressiva dei
trasporti pubblici urbani ed extraurbani.
Anche in questo caso, non ho visto nessuna battaglia volta ad evitare i tagli alle
corse dell’Ast, ai danni dei pendolari della
nostra provincia, studenti e lavoratori privati del servizio di trasporto pubblico senza che nessuno abbia mosso seriamente un
dito. Adesso ciascuno, comune per comune, cerca soluzioni, ma il problema andava
affrontato a monte”.
Secondo Assenza la parola d’ordine è
“recuperare fondi” e, una volta fatto,
mettere a frutto il proprio lavoro rendendone tangibili i risultati. “Al parlamento siciliano servono persone nuove,
ma d’esperienza - conclude Assenza - Io
ritengo di potere dare alla mia terra un
valido apporto. Vorrei essere, a Palermo,
la voce dei cittadini della provincia di Siracusa, raccogliendone, volta per volta,
le istanze e battendomi per soddisfarne
le necessità”.
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Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
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Niente bicchieri di champagne perchè sappiamo che domani sarà ancora come ieri
Trasferimento di Rossi e Maurizio Musco, non ha vinto nessuno
Hanno perso gli ignavi, quelli che tacevano, e gli opportunisti
di MARINA DE MICHELE
Dunque è stato deciso il trasferimento cautelare del procuratore Ugo Rossi e del suo
sostituto Maurizio Musco. Ovviamente la
vicenda non è assolutamente da ritenersi
conclusa, non solo per il contenzioso che i
due magistrati avvieranno per ristabilire la
loro verità (come è giusto) ma per gli strascichi non solo giudiziari ma anche umani che ne seguiranno. Ma questa è un’altra storia. Torniamo all’oggi. Oggi non è
giorno di festeggiamenti, come qualche
meschino ha supposto. Oggi è il momento di dirci che abbiamo perso tutti. E non
penso ai magistrati coinvolti. Penso alla
nostra collettività, a tutti quelli che in essa
hanno ruoli importanti, di responsabilità.
A quelli che rivestono cariche pubbliche o
politiche o di rappresentanza.
Hanno perso quelli che da tempo avevano
notato le anomalie, le amicizie rischiose, le
scelte discutibili, le decisioni incomprensibili, e hanno taciuto. Quelli, gli amici, o i
colleghi, che avrebbero potuto sconsigliare, far capire i passi falsi; che avrebbero
potuto, anche con un atteggiamento più
rigoroso, dare un esempio che certo sarebbe stato di freno, spunto di riflessione.
Hanno perso quelli che, anche se per salvare un cliente, per scegliere il male minore,
hanno preferito i compromessi, le situazioni di accomodamento. Quelli della morale
dell’hic et nunc.
Hanno perso tutti quelli che avrebbero
dovuto controllare e non lo hanno fatto.
Gli organismi istituzionali ai quali è stato affidato il compito di vigilare proprio
per impedire che certe distrazioni, certe
debolezze della coscienza, a volte anche
semplicemente la superficialità, non si tra-
L’ex procuratore capo
dott. Ugo Rossi
L’ex sostituto procuratore
del Tribunale di Siracusa dott. Maurizio Musco
sformino in malcostume, in arroganza, in
senso dell’impunità. Gli ordini professionali non sempre attenti a verificare che i
codici deontologici siano rispettati con
serietà e senso di responsabilità dai propri
iscritti. Ha perso la politica, e il sindacato.
I rappresentanti del popolo! Quelli vicini
alla gente! Assenti. Prima e dopo. Sempre.
Incapaci di prendere una posizione. Di
dire anche solo una parola. Di esprimere
un’idea, una valutazione, pur se rispettosa sempre della presunzione d’innocenza.
Stranieri nella propria terra. Ignavi degni
del girone dantesco. Hanno tutti, quasi
all’unanimità, fatto finta di non vedere, di
non sapere, di non leggere, di non sentire. Non hanno neanche avuto il coraggio
di schierarsi – almeno sarebbe stato più
facile – con la parte senz’altro più forte.
E non importa i motivi: possono essere
mille. Ciò che rileva è il loro silenzio, così
stridente con il clamore di questa campagna elettorale appena iniziata, con le tante
inutili parole che si stanno per dire. Ma gli
uomini si valutano dai fatti, dalle azioni,
non dalla vacua retorica in cui tutti possono essere maestri. Sono i valori, le qualità
etiche che fanno la differenza.
Hanno perso i cittadini che sono indifferenti, che non comprendono l’impossibilità del principio “io mi faccio i fatti miei”
perchè in una società, in un insieme, non
si può impunemente limitarsi a guardare,
farsi da parte, scansarsi e nascondersi sperando di non essere notati, augurandosi
che la catastrofe resti lontana e ... “degli
altri chi se ne frega”. Quelli che accettano
che i propri diritti siano nella disponibilità altrui, che si trasformino in favori da
pietire, in gentili concessioni del potente
di turno, dell’amico fraterno più fortunato. Quelli che sperano che l’amicizia, la
conoscenza particolare possa servire per
ottenere un qualche privilegio che ad altri
sia negato.
Hanno perso i giornalisti che hanno rinunciato a svolgere la funzione di voce critica della società, che preferiscono tacere
quando incontrano la verità, che hanno
imparato l’arte della sopravvivenza costi
quel che costi.
Abbiamo perso anche noi de La Civetta.
Perdiamo perchè sappiamo che domani
sarà come ieri.
Nonostante la pesante sanzione del CSM, si punta ancora il dito su bufale e veleni
Rossi e Musco (che ce l’hanno) rendano pubblica la relazione
degli ispettori ministeriali e, se hanno ragione, chiederò scusa
Non poteva che finire così. Checchè dicano il Procuratore Rossi e il sostituto
Musco, le visure camerali pubblicate il 2
dicembre dalla Civetta dimostravano che
il figlio dell’uno, Edmondo, era in rapporti societari con la moglie dell’avvocato Piero Amara già condannato a undici
mesi di reclusione e che Musco si trovava
egli stesso, e la sorella e il cognato, in srl
amministrate da un praticante del legale
augustano, con il quale erano in corso investimenti. Era già troppo questo per dei
magistrati che hanno il dovere di astenersi da qualsiasi comportamento che
ne corroda l’immagine di terzietà, effettiva o apparente, soprattutto nel distretto
giudiziario in cui operano. Tanto più in
quanto l’avvocato Piero Amara non era
e non è un qualsiasi leguleio ma patrocinante di aziende importantissime del Siracusano (Eni, Sai 8, Open Land, per citarne alcune) su cui la Procura, in ispecie
Musco, ha condotto più volte indagini.
Oggi il dottor Musco eccepisce che “tre
quarti dei capi di incolpazione sono stati ritenuti insussistenti” dal Csm ma non
rivela nulla del quarto rimanente, che
di sussistenza deve averne tanta da aver
convinto il Consiglio ad adottare la pesante e inusuale sanzione.
Il dottor Ugo Rossi, intervistatissimo da
La Sicilia, fa sapere che ricorrerà alle sezioni riunite della Cassazione. E’ un suo
diritto ed è giusto che lo faccia. La legge
garantisce a ognuno la libertà di difendersi con tutti gli strumenti che gli sono
consentiti. Ma a un uomo di grande esperienza come lui non poteva sfuggire l’inopportunità della partecipazione azionaria del figlio nella Gi.da. e del figliastro
in posizione dirigenziale in Sai 8.
Ci domandavamo nella nostra inchiesta
cosa sarebbe accaduto quando fosse arrivata a conclusione l’indagine sullo sversamento di liquami da Canalicchio nel
Porto Grande, che vedeva il figlio della
seconda moglie in posizione chiave di responsabilità. E quella domanda ha avuto
una risposta allorchè sono stati comunicati gli avvisi di garanzia che imputavano cinque dirigenti di Sai 8 a causa delle
funzioni ricoperte. Fra essi l’ing. Torrisi,
il solo a cui veniva contestata una dichiarazione mendace all’ARPA sulla consistenza dei reflui. Con tutta la buona volontà, ammesso che egli l’abbia avuta, un
padre non poteva che proteggere il figlio
anche a costo di far volare parole grosse
in tribunale, da molti ascoltate.
“Non si tratta di reati ma di incolpazione disciplinare”, ha commentato Rossi
all’indomani del trasferimento d’ufficio
nella Procura di Enna. E già prima, in
altro giornale, avevamo letto di una relazione degli ispettori che minimizzava. A
leggere quell’articolo sembrava quasi che
noi avessimo davvero “gettato fango”,
“delegittimato la Procura”, scritto “bufale” e amenità di questo genere che alcuni
giornali del quartierino ci hanno addossato. Ma a questo noi non ci stiamo.
E perciò lanciamo una sfida. Siamo pronti, anzi sono pronto, io che ho scritto l’inchiesta, a chiedere pubblicamente scusa
a lor signori se ci consegnano – loro che
ce l’hanno – la relazione ministeriale (tutta e non alcune parti), che siamo pronti
a pubblicare nelle sue parti essenziali.
Presenteremo scuse ufficiali e ampie se in
essa non ci sarà nulla che meriti la sanzione comminata.
Se è giusto, infatti, che la sentenza del
CSM abbia secretato alcuni passaggi che
riguardano processi in corso di svolgimento, questo non vale per la relazione
degli ispettori ministeriali che ha investigato sull’amministrazione della giustizia
a Siracusa negli ultimi dieci anni.
Questa provincia ha il diritto di sapere,
uomini e donne imputati e condannati
hanno diritto di sapere, chi ha presentato denunce e non ha più saputo niente ha il diritto di conoscere la verità. E
questo a un magistrato come Rossi, non
per nulla nel comitato scientifico della
Fondazione Siciliana per la Giustizia
(insieme a Musco, insieme ad Amara),
non può sfuggire.
E allora via, ci conceda la relazione degli
ispettori perchè noi la si passi ai siracusani. E se, come dice, non c’è nulla che
possa nuocere alla sua immagine, io cospargerò di cenere la mia.
Franco Oddo
Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
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Presentato il Piano Strategico per uno sviluppo organico, integrato, condiviso e partecipato
De Benedictis: “Se un territorio non fa sistema non cresce”
Trigilia: “Lo sviluppo non si ottiene con gli aiuti di Stato”
di ALDO CASTELLO
Interessante iniziativa, il convegno organizzato da Agire Solidale tenutosi alla
Sala Costanza Bruno della Provincia
Regionale di Siracusa dal titolo un progetto per guardare avanti, verso il Piano
Strategico e con il quale si è cercato di focalizzare gli strumenti e le modalità con
cui programmare in maniera sinergica lo
sviluppo del territorio.
La Regione Siciliana ha promosso e finanziato, attraverso i fondi FAS, il Piano Strategico. Il Comune di Siracusa, nel
2007, stipula un Protocollo d’Intesa con
la CCIAA, la Provincia Regionale, l’Università di Catania, la Soprintendenza
BBCCAA, la Confindustria Siracusa, il
Consorzio Plemmirio e i sindacati e intraprende un percorso di concertazione
avvalendosi dell’assistenza tecnica affidata ad una società privata, al Gruppo
Piano e al Comitato tecnico scientifico.
Nel 2009 si arriva alla Redazione del Piano Innova 2020 e dopo un iter che ha visto momenti di ascolto e partecipazione
delle forze sociali, l’istituzione di tavoli
tematici, il confronto e il sondaggio sui
temi emersi e la redazione del Documento di Diagnosi del Territorio, si è arrivati
alla fase finale con definizione del Documento di Indirizzo al quale deve seguire
il Piano d’Azione.
La relazione introduttiva è stata affidata
all’on.le Roberto De Benedictis il quale
ha spiegato che così come per sviluppare
un’impresa occorre un progetto specifico, allo stesso modo per sviluppare un
territorio bisogna dotarsi di strumenti
capaci di leggere la realtà dal punto di
vista urbanistico, ambientale, economico e sociale coinvolgendo i diversi attori
che operano in quello specifico territorio:
le istituzioni pubbliche, le realtà economiche e produttive, le associazioni di
categoria, i sindacati, il Terzo Settore, il
mondo accademico e scientifico.
Un territorio che non fa sistema ma che
vede le diverse aree andare per conto
proprio non è destinato a crescere, al
contrario l’unico modo per uscire dalla
crisi e programmare uno sviluppo organico, integrato, condiviso e partecipato
è mettere insieme tutti i soggetti presenti
e farli ragionare per individuare un Progetto di sviluppo comune.
Molto puntuale l’intervento del Prof.
Carlo Trigilia, docente dell’Università di
Firenze e Coordinatore del Piano Strategico, secondo il quale i politici dovrebbero cambiare le loro lenti di osservazione
e cambiare gli schemi di riferimento. Infatti, il problema per lo sviluppo non è
ottenere maggiori aiuti dallo Stato, dalla
Regione o dalla UE (attuale e unico schema di riferimento di crescita) perché questo tempo è finito e dobbiamo smettere
di pensare che noi saremo ciò che altri ci
daranno. Questo è un sistema che ha prodotto solo guasti.
Lo sviluppo è nelle mani delle classi dirigenti e se non c’è un quadro organico del
territorio non si cresce. Trigilia ha affermato che il modello di sviluppo di riferimento unico, quello industriale è ormai
superato (ma non del tutto da buttare) e
che il futuro sta nei beni culturali (per la
fortuna delle risorse esistenti), nella qualità ambientale (per i servizi connessi alla
bonifica e al risanamento), nel turismo
(soprattutto congressuale, della diportistica e di promozione del barocco) ma in
special modo nell’agricoltura, unica vera
risorsa radicata nel territorio che vede
produzioni di qualità e di eccellenza.
Il prof. La Greca dell’Università di Catania ha rimarcato l’importanza della
condivisione di un progetto che deve essere soprattutto locale (conosci il tuo villaggio e sarai globale) e che il Piano è un
processo politico ma deve essere tecnicamente assistito.
La carrellata degli interventi sindacali
non ha prodotto significativi spunti di
riflessione né proposto processi di analisi e strumenti di programmazione innovativi e funzionali. Una realtà, quella
dei rappresentanti dei lavoratori, che ci è
sembrata troppo piegata su una posizione rivendicativa e di difesa dell’esistente,
ancora assoggettata alle dinamiche politiche e priva di una visione veramente
innovativa e moderna di concezione del
territorio e della sua gestione.
Infine l’avv. Paolo Tuttoilmondo, in raprresentanza di SOS Siracusa, il cartello
di associazioni protagonista di significative battaglie ambientali, ha espresso la
preoccupazione per l’analisi dei dati statistici che vede Siracusa agli ultimi posti
per qualità dell’aria, delle acque, dei servizi e ha puntato il dito sull’idea di sviluppo turistico legata solo all’incremento
dei posti letto e ai grandi alberghi, tra
l’altro quasi tutti frutto di finanziamenti pubblici (L.433), distogliendo risorse
necessarie ai progetti di sviluppo sostenibile e veramente produttivi come ha
fatto la Regione Puglia (investendo sulla
rigenerazione urbana). L’ambiente non
è un orpello della Pianificazione ma un
fondamentale elemento di sviluppo economico.
Assente per tutti la Regione Siciliana, assolutamente priva di una concezione organica e programmata dello sviluppo del
territorio e verso la quale si deve focalizzare l’attenzione affinché quanto fin ora
prodotto con i processi avviati del Piano
Strategico non rimangano opera morta.
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Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
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Forse una seconda fase dell’operazione Morsa, che inferse un duro colpo alle cosche lentinesi
Augusta, una città sotto inchiesta. Dal 30 agosto 16 ispettori nel Palazzo
vagliano una marea di atti, delibere che odorino di interessi mafiosi
di MARINA DE MICHELE
Ma non era stato il Consiglio Comunale di
Siracusa a chiedere il 29 novembre 2011, con
voto a larga maggioranza, l’intervento della
commissione antimafia per fare chiarezza
sulle tante anomalie della vita politico-amministrativa della città, sui sospetti relativi
a una presenza della mafia nelle istituzioni?
Non era forse partito da Siracusa, qualche
mese prima, un medesimo appello da parte
delle associazioni ambientaliste per una serena e oggettiva valutazione dello stato dei fatti
a partire dagli scempi edilizi perpetrati anche
in aree tutelate e soggette a vincoli archeologici e paesaggistici?
E invece, il Comune ad essere messo sotto osservazione da una folta commissione (ben 16
persone tra funzionari e rappresentanti delle
diverse forze dell’ordine coordinate dal vice
Prefetto Giusy Scaduto) è quello di Augusta.
La notizia è apparsa in qualche trafiletto di
stampa ai primi di settembre ma è rimasta in
nuce. L’ultima traccia è sul sito di Augusta
online che il 12 settembre riferisce: “Proseguono al Comune di Augusta i lavori della
Commissione d’indagine nominata dal Prefetto di Siracusa su delega del Ministero degli
Interni… Dovrà accertare se esistono fondati elementi di “fenomeni di infiltrazione e di
condizionamento di tipo mafioso o similare”.
Si parla dunque dell’articolo 143 del Testo
Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti
locali. Il decreto legislativo 167 del 2000 stabilisce infatti che, qualora emergano elementi
“su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata,
o su forme di condizionamento degli amministratori stessi, che compromettono la libera
determinazione degli organi elettivi e il buon
andamento delle amministrazioni comunali
e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi alle stesse affidati ovvero
che risultano tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza
pubblica” il consiglio dell’ente locale, comune
o provincia, venga sciolto. Non si sa quali siano nello specifico gli accertamenti in corso
né è emerso altro dall’apprezzato intervento
del prefetto Renato Franceschelli nel corso
del recente incontro, insieme con il giornali-
sta Attilio Bolzoni di Repubblica, con la città. “Aver insediato per la prima volta in un
Comune della provincia una Commissione
di accesso per l’accertamento di infiltrazione
mafiosa è una dimostrazione della presenza
di certi meccanismi distorti che vanno ricercati e scardinati” ha detto il Prefetto responsabile per il Ministro della Commissione.
Secondo una notizia pubblicata da La Sicilia
il 6 settembre scorso, “Funzionari amministrativi e ispettori di Polizia, Carabinieri e
Guardia di
f inanza”
hanno preso
visione e acquisito non
solo una serie
di documenti
relativi “a un
po’ tutti i settori amministrativi e alla
stessa attività
del consiglio
comunale degli ultimi cinque anni” ma anche atti deliberativi risalenti agli anni ‘60 e, notizia sempre
della Sicilia ma per noi priva di riscontro,
“sono stati posti i sigilli ad alcuni uffici”.
Altri parlano di documenti e atti degli ultimi 20 anni e ricollegano l’ispezione a un’attività della Direzione Distrettuale Antimafia
di Catania già avviata nel 2008; o si ipotizza
una sorta di seconda fase, o di un approfondimento, dell’operazione Morsa, quella che
non solo ha inferto un duro colpo alle cosche
mafiose lentinesi e augustane ma anche individuato collegamenti tra il gruppo augustano
del clan Nardo di Lentini e referenti delle amministrazioni locali (in particolare quel Fabrizio Blandino condannato in primo grado
a 8 anni). Si potrebbe forse pensare a un’indagine che riguardi quindi un livello più alto di
connivenze, quello dei cosiddetti intoccabili.
Augusta, come Lentini, è stata spesso palcoscenico di importanti operazioni di polizia
contro il ramificatissimo clan Nardo e lo stesso allarme dell’amministrazione attiva per le
intimidazioni ai commercianti nel mese di
gennaio sono segno di problemi certamente
irrisolti. Negli anni 90 sono stati tre i maxi
processi contro la mafia locale: Gioconda,
Tauro, Ducezio; poi, oltre all’indagine Gorgia e Gomma, l’operazione Morsa ha chiarito quanto il clan di Lentini si fosse esteso progressivamente, per una buona parte, nel resto
della provincia aretusea stringendo patti con
gli Aparo di Solarino e i Trigilia di Noto con
l’obiettivo di un controllo pressoché totale
del territorio. In quegli anni lo stesso sindaco Carrubba
aveva immed i at a m e nt e
manifestato
l’intenzione
di dichiarare
guerra
alle
cosche, cos t it u e n do s i
parte civile
laddove ce ne
fossero le condizioni, e avviando altre
iniziative mirate a destabilizzare il sistema di
potere affaristico criminale radicato, a suo
giudizio, nel comune megarese.
Forse oggi si sta verificando la veridicità di
relazioni ed esposti presentati dal sindaco
(irrintracciabile in questi giorni di campagna
elettorale)? Forse i condizionamenti mafiosi
hanno veramente trovato una qualche breccia nella vita amministrativa della città? Al
momento sono tutti abbottonati e si sa solo
che diversi funzionari e dipendenti sono stati
ascoltati, e degli assessori in carica solamente
alcuni. Certo stimola la curiosità il momento
in cui è stato promulgato il decreto del Ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri:
il 18 agosto, momento piuttosto irrituale a tre
giorni dal ferragosto, in piena estate, quasi si
trattasse di un’azione da intraprendere con
la maggiore tempestività possibile, di un’improvvisa necessaria accelerazione. E infatti
la Commissione si è formalmente insediata il
30 agosto ma senza che venisse reso noto il
mandato affidatole che comunque, quale che
sia, deve essere stato necessariamente ben de-
finito. Un’indagine, come oggi dicono i giovani, “a random”, senza un filo conduttore,
priva di indizi o sospetti precisi, sarebbe impensabile. L’idea che sia possibile controllare
10 anni, o anche solo cinque, di vita amministrativa, neanche in un settore specifico ma
sulle diverse rubriche assessoriali, senza focalizzare qualcosa di almeno grossolanamente
definito, andando a naso, a nostro avviso è
totalmente da escludere.
E quindi, per fare qualche illazione, e mettendo insieme qualche indiscrezione, si potrebbe
ipotizzare che i settori sottoposti a verifica
dovrebbero essere quello dei rifiuti (continua
ad aleggiare sempre, in tutte le circostanze e
occasioni la vicenda Oikothen oggi con la ciliegina in più), quello delle energie alternative
e ovviamente l’urbanistica e i lavori pubblici.
Ma che siano soprattutto le problematiche
ambientali (gestione rifiuti, bonifiche) a essere probabilmente la chiave di volta si fa presto
a pensarlo, anche perché la nuova chiave di
lettura emersa in questi giorni, proprio a proposito dell’abortito progetto Oikothen, seppure per certi aspetti stravagante (ma non si
può mai dire), esalta la fantasia. Certa stampa infatti ha avanzato il sospetto che dietro il
caso della Procura di Siracusa si celi l’affare
Oikothen. Anzi, di più: che il ministro Paola
Severino abbia chiesto il trasferimento cautelare di alcuni magistrati per mettere l’amica
Emma Marcegaglia (la Oikothen fa parte del
suo gruppo) al riparo proprio da alcune indagini ancora in corso avviate dalla Procura del
capoluogo. L’esimio estensore del pezzo comparso su Il Diario Doc intimava al ministro
di vergognarsi per quanto stava perpetrando
lanciando a suo carico accuse gravissime (e
buon per lui che nella capitale il giornale sia
del tutto sconosciuto). Certo, che i due ministri sian l’una contro l’altra armate quali
improvvisate capi banda intorno agli interessi affaristici collegati all’incenerimento dei
rifiuti, l’una, la Severino, per aiutare l’amica
nell’impresa, e l’altra, la Cancellieri, per fare
luce su eventuali reti malavitose e rapporti
inconfessabili, è veramente un’ipotesi, come
dire, suggestiva, fascinosa, dalla quale semmai farsi irretire…
SOS Siracusa: “Da ora in poi l’amministrazione giudiziaria
dev’essere improntata alla massima trasparenza degli atti”
La sezione disciplinare del Csm, su richiesta del ministro della Giustizia Severino, ha trasferito d’ufficio, con un provvedimento d’urgenza, il procuratore Ugo
Rossi ad Enna e il sostituto Maurizio
Musco a Palermo. Si conclude, così, in
maniera ordinaria una storia inquietante che ha avuto rilevanza straordinaria
soprattutto per i suoi riflessi di carattere
sociale.
L’impegno della società civile e di una
buona parte dell’avvocatura del foro siracusano, a sostegno della campagna
giornalistica de “La Civetta”, rivelatasi
in tutto e per tutto veritiera, è stato determinante per l’esito della vicenda. In un
luogo normale i protagonisti si sarebbero
autosospesi immediatamente, ma in terra
di Sicilia quanto accaduto assume un significato particolare, se non eccezionale.
Sos-Siracusa è dell’avviso che, d’ora
innanzi, l’amministrazione pubblica,
quella giudiziaria in particolare, debba
essere improntata alla massima trasparenza e si ponga realmente al servizio
dei cittadini.
Altro punto fermo, inedito per questa
città, è che un tale avvenimento dimostra ancora una volta che una moderna
democrazia non può fare a meno di una
la stampa libera e responsabile. Per questo il nostro plauso va a Franco Oddo
ed a Marina De Michele, che sono stati
interpreti coraggiosi di tale principio.
C’è di nuovo speranza per Siracusa.
Sergio Calleri
Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
e-mail: [email protected]
“I tempi della casta sono finiti. No a stipendi milionari quando le famiglie non ce la fanno a vivere”
Coltraro (Lista Crocetta): “I parlamentari uscenti hanno permesso
al governo della Regione di saccheggiare il territorio siracusano”
“Occorre un rinnovamento popolare,
ovviamente in termini ideologici, perché
i cittadini sono stanchi dei professionisti della politica. In provincia di Siracusa sono stanchi di ascoltare le solite
promesse, quando l’allarme sociale ha
già raggiunto i livelli di guardia”. Lo afferma il notaio Giambattista Coltraro,
candidato alle prossime elezioni del 28
ottobre per l’Ars, nella lista “Crocetta
Presidente”. Coltraro già da parecchie
settimane ha cominciato il suo tour elettorale incontrando i simpatizzanti nei
Comitati aperti a Floridia, Priolo, Augusta, Siracusa, Lentini, Pachino, Portopalo Noto e Avola. “Io non faccio parte
di alcun partito – ha detto riferendosi
ai suoi sostenitori – ma tutti noi rappresentiamo e dobbiamo avere un portavoce per la provincia di Siracusa che alla
Regione faccia sentire le istanze della
“società civile”. Io amo la mia professione e anche se eletto all’Ars continuerò a
svolgerla perché sono contrario ai professionisti della politica”.
Cosa significa notaio?
“La gente in un momento così drammatico, dove le famiglie stanno soffrendo
per la forte crisi economica, non accetterebbe mai un politico di professione che
campa a spese della collettività”.
Vuol dire che lei è favorevole a un taglio
netto alle buste paga dei deputati regionali…
“I tempi della casta sono finiti. Non ci
possono essere stipendi milionari quando in Sicilia, ed in particolare in provincia di Siracusa, ci sono famiglie che non
riescono neanche ad assicurarsi un pasto
al giorno. La politica deve essere intesa
come servizio alla comunità ed al terri-
torio che ciascun parlamentare rappresenta”.
Quello che lei afferma potrebbe infastidire non soltanto gli uscenti, ma anche gli
aspiranti deputati…
“I parlamentari uscenti non meritano
la fiducia dei siracusani, perché hanno
permesso al governo della Regione di
saccheggiare ed occupare il territorio.
L’amministrazione Lombardo verrà ricordata come quella delle “nomine e
delle consulenze”. Lo dice il popolo, ma
anche gli effetti prodotti. Ma bisogna
stare attenti anche al nuovo che avanza.
Ci sono slogan allucinanti. Candidati già
datati negli anni che parlano di cambiamento, di difesa del territorio. Per alcuni
si tratterebbe di cambiare l’immaginetta
e non la sostanza, altri, invece che vogliono difendere il territorio per curare
gli interessi personali e quelli delle loro
famiglie. Io vivo con la mia professione
di notaio, i soldi della politica vanno investiti per promuovere legalità e lo sviluppo del territorio”.
Lei vive ad Augusta, una città dai mille
problemi…
“Dagli augustani che rappresentano un
popolo laborioso, ho ricevuto l’affetto
e la stima che forse in una città natale
non hai. Me lo testimoniano ogni giorno
centinaia di amici, gli stessi che con me
stanno condividendo questo percorso
politico. E proprio Augusta merita l’attenzione dell’opinione pubblica, perché è
in lenta agonia, una città triste, lontana
dai fasti degli Anni Settanta e Ottanta.
Mi raccontano di un luogo con grandi
fermenti culturali e sportivi, cose che
oggi sono scomparse. Adesso abbiamo
la Commissione Antimafia al palazzo
comunale, ma nessuno conosce cosa c’è
dietro il lavoro degli inquirenti”.
Prende impegni precisi per Augusta?
“Li prendo per Augusta così come per
il resto della provincia. In questo momento storico da Francofonte a Portopalo di Capo Passero non c’è sviluppo,
ma uno stato di crisi generale. Tornando
ad Augusta, con la riforma della Sanità
in Sicilia, oggi al “Muscatello” si muore soltanto e non si nasce più. Nel piano di razionalizzazione della Sanità, la
mannaia si è abbattuta su Augusta dove
è stato soppresso il reparto di Ostetricia
e Ginecologia e la Pediatria è stata ridotta a soli quattro posti letto. Il mio impegno sarà quello di ripristinare tutti quei
servizi in un‘area ad altissimo rischio
ambientale e soprattutto creare un Centro oncologico che possa mettere fine ai
viaggi della speranza negli altri nosocomi della Sicilia”.
Lei ha scelto la Lista Crocetta presidente,
perché?
“Rosario Crocetta è il simbolo della legalità e della trasparenza. Ha fatto bene
il sindaco a Gela nel periodo in cui la criminalità organizzata faceva le stragi in
quella città. Si è battuto in prima linea
contro il malaffare, rischiando in prima
persona. Ho deciso di far parte di questa
lista da uomo libero in rappresentanza
della società civile, fuori dagli ordini e
dagli schemi dei partiti. Ne approfitto
per complimentarmi con il coordinatore del Movimento che sostiene Crocetta,
Carmelo Spataro, per le scelte dei candidati. Prima di essere avversari, cercheremo di fare gruppo nell’interesse dei siracusani e dell’intera Sicilia”.
Ha concorso per mille ore aggiudicandosi la gara per 900 grazie al ribasso e le ha poi portate a 700
La PFE ha vinto la gara del servizio di pulizia al Comune con un progetto
Fazio (UGL): “Su svantaggiati, stagisti e monte ore molte cose non vanno”
Presentare un’offerta a ribasso, supportata
da un progetto tecnico che prevede l’assunzione di 9 lavoratori e di 27 soggetti svantaggiati aggiudicandosi così l’appalto, potrebbe sembrare una lungimirante scelta di
politica aziendale in un normale contesto di
libera concorrenza fra le imprese. Tagliare
le ore dei lavoratori, ‘assumere’ personale
già in forza all’azienda e garantire un giorno
di servizio a proprio carico che poi risulta
rientrare nel budget pagato dall’appaltante
è, invece, tutto un altro paio di maniche. È
questo ciò che contesta Giorgio Fazio, segretario provinciale UGL Terziario di Siracusa, alla PFE, la ditta che quasi un anno
e mezzo fa vinse l’appalto aggiudicandosi il
servizio di pulizie al comune di Siracusa.
“La PFE – afferma Giorgio Fazio – ha vinto
quella gara in virtù della qualità del progetto tecnico presentato. Le assunzioni sono
state fatte, ne manca solo una perché una
ex lavoratrice della Robertina, la ditta che
forniva il servizio prima della PFE, ha fatto
ricorso e siamo quindi in attesa della sen-
tenza. Gli stagisti, che dovevano essere soggetti in difficoltà, sono stati presi solo per
qualche mese, e non si trattava neanche di
persone cosiddette svantaggiate. Non solo,
la PFE ha portato tutti i lavoratori a 16 ore
settimanali indipendentemente dal monte
ore che avevano prima.” In altri termini,
la PFE sta realizzando il progetto tecnico,
grazie al quale ha vinto la gara, con le ore
dei lavoratori. Utilizzando cifre tonde ad
uso esclusivamente esemplificativo, per non
perderci in divisioni e decimali, la PFE ha
concorso per mille ore aggiudicandosi la
gara per 900 grazie al ribasso. Tagliando
le ore ai lavoratori, ha portato il monte ore
necessario a svolgere il servizio ‘ordinario’
a 700. Le restanti duecento sono poi state
utilizzate dalla ditta per ‘offrire’ il quinto
giorno di servizio al comune e assumere gli
stagisti: quello che sarebbe dovuto essere interamente a carico dell’azienda, quindi, sta
rientrando invece nella somma stanziata
dal comune per pagare il lavoro ordinario
dei 70 lavoratori.
“Sulla questione degli stagisti – continua il
segretario provinciale UGL Terziario – stiamo aspettando dei chiarimenti da parte della ditta. Noi chiediamo, proprio sulla base
di quel progetto tecnico, che almeno le ore
degli stagisti, che non ci sono ma che la PFE
sostiene di avere al suo interno, vengano
spalmate agli altri lavoratori, così da poter
portare il loro monte ore da 16 a 20 ore settimanali.”
A tutto questo bisogna anche aggiungere il
fatto che il cambio d’appalto dalla Robertina alla PFE è avvenuto senza i sindacati, e
che i lavoratori, nonostante una manifestazione davanti al tribunale di Siracusa, sono
stati costretti ad accettare un ribasso delle
ore. La PFE, ad ogni modo, non è nuova a
queste ‘manovrine’. “Questa impresa – commenta Fazio – a Siracusa è titolare di tre appalti: al comune, nelle scuole e all’ospedale.
Nelle scuole ha fatto due assunzioni che non
avrebbe potuto fare, anche perché i lavoratori hanno ancora un contratto di un’ora
e mezza al giorno nonostante un accordo
ministeriale che prevede di portare il loro
monte ore lavorativo a due ore e mezza al
dì. A noi sindacati potrebbe anche tornare
utile avere una sola azienda aggiudicataria
di tutti questi appalti, così potremmo interloquire con un solo referente. Il problema è
che dalla PFE, spesso e volentieri, non riceviamo alcun riscontro.”
Stando così le cose, è chiaro che il comune di Siracusa sta continuando a pagare a
prezzo pieno un servizio che ‘pieno’ non è.
La PFE avrebbe dovuto assumere 40 persone svantaggiate, quindi disoccupati di
lunga durata, ex detenuti e via dicendo, ma
i lavoratori inseriti dall’azienda erano già
dentro l’appalto, quindi chiaramente dei
soggetti non rientranti in questa categoria. “Quando c’è stato il cambio d’appalto
– spiega Giorgio Fazio – i lavoratori sono
stati disoccupati per un solo giorno, quindi
non si può parlare di disoccupati da lungo
termine, contrariamente a quanto dichiara
l’azienda.”
Stefania Festa
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Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
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Questa guerra ha lasciato sul campo troppi caduti: Carmelo Calvo, Enzo Radino, Giacinto Franco
Rigassificatore: storia non ancora conclusa (malgrado illazioni)
Abbiamo lottato in tanti ma vero vincitore è il popolo siracusano
di EUGENIO BONOMO
“Quànnu u’ lièbbru è muòrtu i mùschi si cci
puòsunu” (quando la lepre è stata uccisa le
mosche ci si posano sopra), così diceva il
mio vecchio caro maestro di caccia per indicare i parassiti che tentano di trarre profitto
dai successi altrui attribuendosene in tutto o
in parte la paternità.
Mentre abbiamo il cuore straziato dal dolore per l’irrimediabile perdita del grande
Giacinto Franco, assistiamo allo squallido
spettacolo di ominicchi, ruffiani e quacquaraquà che si affrettano a “condire” le
loro immagini fregiandosi dell’onorificenza
di vincitore della guerra al rigassificatore.
Premesso che il vero vincitore (anche se mi
pare prematuro proclamarlo tale) è solo il
popolo di questa povera provincia, fatto per
lo più da pavidi “peones” e che vede, forse
definitivamente (ma è ancora presto per dirlo), allontanarsi e scomparire l’incubo che il
proposto impianto rappresentava (dato l’inopportuno sito prescelto), è appena il caso
di ricordare come, quando, dove e grazie a
chi questa guerra è stata condotta, combattuta e vinta. Enzo Radino, Angelo Musumeci, Carmelo Calvo, Salvo Maccarrone,
Massimo Gozzo, Francesca Pedalino, Alessandro Boscarino; questi, in ordine cronologico, i primi protagonisti della lotta iniziata
già nel 2005 a Priolo.
Come dimenticare l’oggi defunto “uomo
sandwich”, l’indòmito Enzo Radino? Come
dimenticare la voce penetrante di Angelo Musumeci mentre perforava i muri e le
finestre chiuse di Priolo per giungere alle
orecchie dei più pavidi? Come dimenticare
la certosina pazienza del Prof. Calvo nell’informare i suoi concittadini? Come non rendere onori alla voce dei comitati, il sito di
Salvo Maccarrone, per tanto tempo unica
sede di corretta e puntuale informazione?
Ma accennare a uno o più di questi autentici soldati nulla toglie al coraggio alla forza
e al valore degli altri, tutti uniti in un unico
piccolo ma determinato esercito.
Quasi contemporaneamente a Melilli, per
iniziativa dello scrivente, allora militante di
“Amo Melilli”, sorgeva il Comitato Melillese NO Rigassificatore, coordinato prima
da Pippo Annino (autentico impavido guerrigliero) e, successivamente, dalla Dott.ssa
Antonella Andolina, una “Calamity Jane”
del terzo millennio, vero mostro di determi-
natezza e amore per la giustizia e la legalità.
Quel comitato, forte di 82 componenti, ma
nei fatti imperversante grazie alla ferrea
forza di volontà e all’impeto di pochi volenterosi, ingaggiò una battaglia cruentissima e mentre gli uomini di Priolo venivano
supportati dal movimento di Lombardo
tramite Salvo Sorbello e Giovanni Di Lorenzo, a Melilli un manipolo di arditi, con i
pochi proprii mezzi e senza altrui sostegno,
informavano incessantemente casa per casa
e lottavano contro un’Amministrazione Comunale che, inizialmente (e per pura opportunità elettorale) manifestatasi contraria al
proposto impianto, dal giorno successivo
alla rielezione dell’allora Sindaco, manifestò il suo vero animus boicottando ogni
iniziativa del Comitato e osteggiandone in
tutti i modi le attività. Malgrado ciò a Priolo
prima (e col determinante aiuto del MPA di
Lombardo) e a Melilli dopo (per esclusiva
vittoria del Comitato Melillese contro una
coalizione politico-industriale a dir poco
sconcertante) furono celebrati 2 referendum
con i quali i Cittadini gridarono il loro NO
a quel mostro. A Melilli la sfrontata pervicace arroganza di certi cosiddetti politici
partorì una proclamazione di non validità
del referendum per mancato quorum (notoriamente non necessario in quanto non previsto dalla vigente normativa). Con i proprii
mezzi, derivanti come sempre da autotassazione, il Comitato propose ricorso al TAR
(tutt’ora pendente) mentre l’illecito comportamento degli amministratori fu oggetto di
esposto alla Procura della Repubblica di
Siracusa; esposto che attende ancora una
risposta che difficilmente arriverà in tempi
brevi, visto che i Magistrati titolari dell’indagine promossa sono stati oggetto di trasferimento per motivi disciplinari, pare per
favoreggiamenti varii che speriamo non riguardino anche la nostra vicenda.
Dopo Priolo e Melilli, per insistenza e sensibilizzazione su di essi dallo scrivente esercitata, si svegliano due mostri sacri della difesa dell’ambiente: Luigi Solarino e Giacinto
Franco. Si indicono riunioni fra gli uomini
del triangolo della morte e ben presto anche
Paolo Pantano dei Verdi e Pippo Giaquinta
di Legambiente cominciano a partecipare
attivamente alla lotta. Il vero epilogo della
vicenda, per così dire “il colpo di grazia” al
mostro agonizzante, si concretizza nei primi
giorni di novembre 2009 allorchè chi oggi
scrive queste memorie si reca a Palermo
presso l’Assessorato Territorio e Ambiente
e consegna nelle mani della Dott.ssa Rossana Interlandi, allora Direttore Generale
dello stesso Assessorato, una memoria di
diverse pagine sia in forma cartacea che in
file, contenente tutte le osservazioni del Comitato corredate da esaustiva documenta-
zione normativa e scientifica a sostegno di
ciascuna parola contenuta nello scritto. Il
26 novembre 2009 in Conferenza dei Servizi siedono Eugenio Bonomo e Antonella
Andolina, con accanto l’Avv. Mario Michele Giarrusso del Foro di Catania. La soddisfazione è indicibile allorchè il Dirigente
dell’Assessorato dà lettura di un documento
con il quale è stigmatizzato il parere negativo alla realizzazione dell’impianto; quel
parere, ad eccezione di pochissime parole, è
un perfetto copia-incolla delle nostre osservazioni che sono state, quindi, recepite, approvate e sposate dall’organo Regionale. Da
quel momento il rigassificatore è spacciato.
“Faranno il rigassificatore! Sulla luna,
però!”
Così Mario Giarrusso provoca un grido di
esultanza nelle centinaia di ragazzi di Priolo
e Melilli che attendevano l’esito della riunione fuori dal cancello dell’Assessorato all’Industria. A nulla valgono tutte le successive
argomentazioni della Ionio Gas, di certa
politica e di certo sindacato e di certi altri
individui di dubbie intenzioni come a nulla
vale l’artificioso parere positivo espresso il
12 aprile 2010 dallo stesso Assessorato (previa rimozione della Dott.ssa Interlandi e del
Dott. Antonio Cuspilici). Parere fondato su
una notucola dei VV.FF. con cui si dicono
superati i precedenti motivi ostativi.
Lombardo non ci casca e, incalzato da continue lettere del nostro Comitato corredate
da documentazioni inoppugnabili, capisce quattro cose: il sito proposto è del tutto inadeguato a quell’impianto; tutto l’iter
autorizzativo è permeato da tali e tante di
quelle illegittimità che anche un cane vincerebbe un ricorso al TAR, mentre il nostro
Comitato andrà fino alla Corte di Giustizia;
nessun Siciliano gli darà mai più un voto se
decreterà la morte di un quarto dei Siciliani
e la devastazione del territorio; a tutto c’è un
limite, anche alla prevaricazione sociale.
Lombardo capisce che il rigassificatore può
essere la tomba di un quarto di Sicilia e di
tutta la sua carriera politica, perché sa bene
che noi non molleremo mai e non possiamo essere eliminati tutti. Purtroppo questa
guerra ha lasciato sul campo troppi caduti: Carmelo Calvo, Enzo Radino,Giacinto
Franco. Di loro Giacinto è stato l’ultimo
ad andarsene. E’ quello che meglio ho conosciuto e del quale posso, pertanto, meglio
parlare. Stroncato da quel male con cui da
60 anni i padroni dei nostri amministratori
nazionali, regionali, provinciali e comunali,
ci ammazzano senza scrupoli in nome del
massimo guadagno con la minima spesa.
Se Enzo Radino e Carmelo Calvo si sono
distinti nella lotta al rigassificatore, Giacinto Franco è stato, per tutti gli abitanti
di questo martoriato triangolo industriale,
l’amico della vita e il nemico della morte. La
sua vita fu dedicata alla Professione di Medico e valente Pediatra, alla cura di migliaia
di bambini che seppe strappare alla morte,
all’amore per la sua città, per i suoi concittadini, per l’ambiente e per la vita in generale.
Fu il simbolo della lotta per la vita, per la
salute e per la legalità. Padre, Professionista
e Cittadino esemplare, a Lui e a tutti gli altri
caduti uccisi per mano di speculatori senza
scrupoli, tramite le neoplasie dalle loro illecite attività procurate, vada la riconoscenza
e il rispetto di noi tutti. Essi non sono morti,
Essi vivono nel nostro cuore e nella nostra
coscienza dal profondo della quale ci esortano a continuare il loro impegno, a fuggire
l’indifferenza, ad amare il prossimo.
Questa breve ma dovuta parentesi non termina la lista di coloro i quali hanno partecipato alla lotta. Come non ricordare l’impegno inflessibile dei ragazzi di “Priolo Parla”,
di “Risvegli”, come non ricordare l’incessante martellare di Gabriele Garofalo. Un
riconoscimento speciale va rivolto agli ultimi arrivati nel nostro esercito: Massimo Putignano e Marianna De Martino che hanno
saputo raccogliere tutta la documentazione
da noi tutti prodotta in sei lunghi anni per
integrarla con la loro produzione e sintetizzarla nel “libro bianco” più volte presentato
alle nostre cittadinanze. E va ricordato con
particolare incisività il nostro stimatissimo
Franco Oddo che ci ha dato e ci dà affettuosa ospitalità fra le righe della sua “Civetta”
consentendo l’informazione di una larga
parte di popolazione in merito all’argomento. Tanti sarebbero ancora da citare, ma
fra questi sicuramente non c’è chi, in vista
di una vicina tornata elettorale e conscio
della ormai quasi completa nostra vittoria,
tenta di “dipingersi” quale l’autore di essa.
Ci fanno soltanto ridere questi ominicchi,
così come ci induce al riso il tentativo di far
passare per scongiurato un pericolo ancora
esistente, allo scopo di ammorbidire vecchi
rancori nei confronti di certa colpevole politica. Sono talmente pavidi e di scarso spessore, questi politici, che a fronte di un nostro
recente invito (pubblicato su “La Civetta di
Minerva”) a manifestare le loro intenzioni
in proposito, tre candidati alla Presidenza
della Regione si sono guardati bene dal rispondere chiudendosi in un silenzio assordante quanto eloquente agli occhi di tutti.
Vergogna! Uomini senza nerbo!
La partita non è ancora chiusa, ma per ora
le cose promettono bene.
Siamo certi di una cosa ed è una cosa che ci
fa forti e fieri: Carmelo Calvo, Enzo Radino
e Giacinto Franco da sopra una nuvoletta
bianca guardano questa marèa di disonesti
e poi guardano noi, e ci sorridono.
Vinceremo.
Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
e-mail: [email protected]
Dal Quoziente Familiare alla violenza contro le donne, minori e diversamente abili, dalla Protezione Civile
all’imprenditoria femminile e giovanile, dalla scuola all’ambiente, dalle infrastrutture alla sanità
Vincenzo Vinciullo il più attivo tra tutti i parlamentari alla Regione
Tantissime le sue proposte diventate leggi in questi anni
Nonostante la breve esperienza al Parlamento Regionale Siciliano, VINCENZO
VINCIULLO si è distinto, in questi anni,
per un impegno costante ed appassionato
da tutti riconosciuto e apprezzato.
Primo deputato per attività parlamentare,
con 640 atti da lui presentati, ha all’attivo
numerose proposte di leggi approvate.
Tra queste vanno ricordate: sulla stabilizzazione dei precari degli Enti locali e
della Regione, sull’adozione del Quoziente
Familiare, contro la violenza sulle donne, sui minori e sui diversamente abili,
sull’imprenditoria femminile e giovanile,
per l’eliminazione delle carcasse animali,
sul riconoscimento della lingua dei segni
e dei sordi, sull’insegnamento della storia
e della lingua siciliana nelle scuole, per il
potenziamento della rete regionale di residenzialità per i soggetti fragili, per la diminuzione del numero dei deputati.
Altre proposte legislative, tra cui quella
per l’equiparazione degli oratori agli Istituti scolastici, alla lotta contro l’obesità
infantile e giovanile, al riordino del 118, al
consumo di prodotti agricoli a chilometro
zero, al bonus bebè, sono state accolte dal
Parlamento siciliano.
Da Segretario della Commissione Sanità si è battuto per la sanità pubblica, nello specifico per la costruzione del nuovo
ospedale di Siracusa, per il potenziamento degli ospedali di Augusta di Avola, di
Lentini e di Noto, e per l’acquisto di apparecchiatura ad alta tecnologia (risonanza
magnetica, tac, mammografo) di cui la sanità pubblica, inspiegabilmente, era priva
in provincia di Siracusa.
L’istituzione del P.T.A. di Palazzolo, la difesa dei laboratori di analisi sia privati sia
pubblici, il finanziamento della legge per il
bonus bebè, l’applicazione della legge 328
a favore dei soggetti fragili, lo hanno visto
sempre in prima fila.
Ha seguito l’approvazione ed il finanziamento di importanti infrastrutture in
provincia di Siracusa, quali: la Siracusa
–Floridia, lo svincolo autostradale sulla
Maremonti, la realizzazione della bretella
di collegamento tra l’autostrada ed i comuni di Pachino e Portopalo, la realizzazione
della rotatoria davanti al nuovo Ospedale di Lentini, nonché la realizzazione del
nuovo ponte Primo Sole sul Simeto.
Grazie ad un suo emendamento è stato
salvato il cofinanziamento dei lotti 6,7,8
della Siracusa-Gela e si è impegnato per
evitare la perdita dei fondi europei per il
porto commerciale di Agusta.
Numerose sono nei comuni della Provincia di Siracusa, le scuole che sono state
finanziate in seguito al suo interessamento. Ha seguito con particolare attenzione
la rimodulazione dei fondi della legge 433
per la ricostruzione dopo il sisma di Santa Lucia del 13 dicembre del 1990, impe-
gnandosi per il finanziamento di numerose chiese.
L’aria di protezione civile di Noto, l’area
di protezione civile di Siracusa, lo svincolo
Priolo Sud, sono state rese possibili grazie
al suo costante impegno ed intervento.
Dalla sua attività parlamentare è derivato il finanziamento dell’aria artigianale di
Solarino, Augusta e Melilli.
Con particolare attenzione ha seguito il
settore dell’agricoltura. Cercando di incentivare il consumo di prodotti siciliani
a km zero, tutelando sempre i prodotti
tipici del territorio siculo dalla pirateria
dei paesi del Nord Africa. Con impegno
documentato ha seguito il settore della zootecnia a tutela degli allevatori, chiedendo
più incisive azioni di tutela ed urgenti misure per alleviare le difficili condizioni in
cui vivono gli operatori del settore.
Non ha trascurato, inoltre, la tutela dell’ecosistema della Provincia di Siracusa,
contribuendo all’eliminazione dei tralicci
dell’alta tensione nella città di Siracusa
e si è impegnato per rendere compatibile
l’attività delle aziende agricole nelle zone
sottoposte a vincolo e tutela da parte della
Regione. Ha condotto un’intensa battaglia
a tutela della sicurezza dei cittadini e dei
lavoratori nella zona industriale spesso triste protagonista di numerosi incidenti, non
ultimo lo sversamento nel fiume Cantera.
Si è impegnato a favore della pesca, del
commercio, dell’artigianato con numerosi
interventi concreti ed a lui facilmente riconducibili attraverso sia la consultazione
del sito del ARS quanto attraverso l’ampia
documentazione consultabile sui suoi siti
istituzionali.
Già Coordinatore Nazionale dei Docenti
Precari, ha profuso un serio e costante impegno per assicurare la stabilizzazione di
tutti i lavoratori precari siciliani, sia degli
Enti locali quanto della Regione, non trascurando la difesa e la tutela dei lavoratori
della Forestale.
È stato relatore di numerosi disegni di
legge, fra cui quello relativo allo schema di proposta di legge costituzionale da
proporre al Parlamento della Repubblica
per la modifica e l’integrazione dell’art. 36
dello Statuto della Regione in materia di
entrata tributaria.
“Ritengo che sia essenziale, per chi ha
già ricoperto la carica di deputato, essere
giudicato sulla base dell’attività svolta, e,
a mio parere, solo chi ha lavorato, seriamente e concretamente, merita di essere
riconfermato e di ritornare all’Assemblea
Regionale Siciliana. La parola d’ordine,
per chiunque si presenterà ed avrà la fiducia degli elettori, è lavoro, lavoro, lavoro.”
Vincenzo Vinciullo si presenta per la seconda volta in modo da continuare l’opera
intrapresa e per assicurare un futuro migliore alla SICILIA ed ai SICILIANI.
Francesco Scionti: “Se ci sono i soldi si parte, altrimenti si va in treno, in macchina, a piedi”
“La Regione non paga” e i bus interurbani e urbani ad Augusta
si limitano dalle 6 alle 9 e dalle 13.30 alle 16.30. Protesta studenti
Giunge anche ad Augusta la protesta degli
studenti pendolari le cui giornate, spese tra
studio, lezioni e seminari, vengono rese ancora più ardue dalla recente decisione di tagliare
i finanziamenti regionali al trasporto pubblico
su gomma, riducendo le corse degli autobus
extra – urbani. Il problema non riguarda solo
gli studenti, ovviamente, ma anche i lavoratori
pendolari ed i cittadini.
A sollevare il problema è stato un post pubblicato da Francesco Scionti sul blog dell’associazione “Studenti non indifferenti” di Augusta.
“La Regione, mentre i siciliani si sollazzavano
tra le spiagge e le scogliere, approvava il 10
agosto la delibera di giunta n. 292/2012 che
prevede una “riduzione degli obblighi di servizio inerenti i contratti di affidamento provvisorio di trasporto pubblico locale (TPL) su
gomma”.
Le ragioni da cui è dipeso una simile contrazione di un servizio pubblico di tale importanza è spiegata in maniera chiara dallo stesso
Scionti: “a seguito
delle Leggi Regionali
26/2012 (Legge di Stabilità) e 27/2012 (Bilancio di previsione
triennale 2012-2014) la
Regione ha determinato la riduzione della spesa per ciascun
contratto di servizio
pubblico per una percentuale minima del
20% (un quinto) ed una riduzione aggiuntiva
determinata in relazione alle possibilità economiche della Regione. Se ci sono i soldi si
parte, altrimenti si va in treno, in macchina,
a piedi. I fondi per il trasporto pubblico sono
diminuiti e ciò significa meno servizi.” Una riduzione drastica del servizio che, in ogni caso,
quanto meno nell’immediato, dovrebbe salvare la componente essenziale dello stesso.
“La delibera di giunta – continua Scionti -
evidenzia che il piano
nell’immediato debba imporre l’espletamento dei soli servizi
essenziali nelle fasce
orarie dalle 6 alle 9 e
dalle 13 e 30 alle 16 e
30, idonei a “garantire
le esigenze primarie
ed essenziali di mobilità della popolazione
studentesca e pendolare all’interno del territorio regionale”. Da
ciò, il pericolo che le corse interurbane e urbane si limitino alla fascia oraria che va dalle 6 alle 9 e dalle 13 e 30 alle 16 e 30, diventa
realistico e si avvicina ad essere una certezza,
tanto che le compagnie di trasporto hanno già
iniziato a ridurre le corse.”
Il giudizio dell’associazione “Studenti non indifferenti” è molto duro.
“Constatata la necessità di una rimodulazione
del bilancio pubblico – precisa Scionti - non si
comprende come si possa disincentivare il trasporto pubblico, nella sostanza incentivando
il trasporto privato, che crea traffico e inquinamento.”
I tagli dei fondi al trasporto pubblico regionale non creano solo problemi agli utenti, ma
mettono anche in crisi le aziende che operano
nel settore. La riduzione delle corse e, quindi,
dei servizi connessi riduce anche la necessità
di personale creando esuberi, si parla di alcune migliaia di lavoratori a rischio. Già nei mesi
scorsi la vicenda ha sollevato diverse polemiche alimentate da un serrato confronto tra i
sindacati di categoria, uniti per la tutela degli
occupati del settore, e chi invece sottolineava
come il settore trasporti pubblici fosse alimentato da una mole di finanziamenti regionali,
circa 220 milioni di euro iscritti nel bilancio
regionale per il 2011, ormai divenuta insostenibile.
Carmelo Di Mauro
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Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
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Strategie dei sindaci: resistenza unitaria e pacifica, fronte giudiziario, conflitto con il pluricommissario
Nelle more che si arrivi al verdetto di caducazione della gestione Sai 8
nessuna manovra furbesca a vantaggio della società potrà essere consentita
di CONCETTO ROSSITTO
Dopo la pausa estiva, durante la quale non
sono rimasti comunque a braccia conserte,
i sindaci tornano ad affilare le armi contro
il gestore dell’acqua pubblica, insediatosi in vari Comuni della nostra provincia.
Le strategie sono diverse e puntano su vari
obiettivi: il primo è quello di vanificare,
ancora una volta, l’intollerabile manovra
dei commissariamenti, perpetrata da Lombardo. Si aspettano le risposte dal TAR ai
nuovi ricorsi, che non sono stati formulati
tutti allo stesso modo. Qualcuno è stato rigettato. Ma pare che, ancora una volta, a
nominare i commissari sia stato il soggetto
non competente: l’Assessorato per l’Energia
piuttosto che quello agli Enti Locali. Se questa obiezione formale sarà nuovamente accolta, ci sarà altro tempo a disposizione per
agire su altri fronti. Intanto i commissari che
pensano di insediarsi senza attendere il pronunciamento del TAR sui singoli ricorsi, si
troveranno di fronte una barriera di sindaci
in fascia tricolore e un manipolo di cittadini. Nessuna resistenza: solo obiezione civica! Pubblici ufficiali nell’esercizio delle loro
funzioni (i sindaci) di fronte ad un pubblico
ufficiale (il commissario). E’ già accaduto a
Noto e a Rosolini, dove il commissario ha
scelto opportunamente di soprassedere. I
Carabinieri, di fronte all’inconsueta situazione, non possono che prendere atto della
civile contesa, in cui non si configura alcuno
scontro o alcuna resistenza, ma solo un conflitto di interessi contrapposti. L’altra strategia riguarda il fronte giudiziario: il TAR
dovrà dirimere a giorni la nota questione.
Considerato che il CGA ha motivatamente
sentenziato che la procedura di gara fu illegittima, a chi tocca pronunziare il conseguente ed ineludibile verdetto di caducazione del contratto? Allo stesso CGA o ad altra
magistratura? I passi che i primi cittadini
muoveranno dipendono dalla indicazione
che sarà fornita dalla Cassazione. La situazione è paradossale. Negli USA, in casi del
genere, è la stessa magistratura a passare il
caso al giudice competente, evitando lungaggini, non mettendo i cittadini di fronte
all’enigma e non costringendoli ad una laboriosa ricerca.
Intanto, nelle more che si arrivi al verdetto
di caducazione, nessuna manovra furbesca
a vantaggio della società di gestione potrà
essere consentita. Il contratto di affidamento non è valido a tutti gli effetti e per sempre,
ma è ancora vigente (purtroppo!), in attesa
che il giudice competente ne proclami la
caducazione. C’è un procedimento in corso
e i sindaci non accettano, giustamente, che
qualcuno (tramite i commissari) approfitti
delle lungaggini per forzare la mano a vantaggio del gestore, che è da estromettere.
Perché dovrebbero essergli consegnati altri
impianti, se deve invece mollare quelli che
già gestisce? Le lungaggini e le complicazioni non devono giocare a vantaggio del
privato contro gli interessi pubblici, di cui
i primi cittadini sono autorevoli e autentici interpreti, come confermano i mandati
unanimi da parte dei Consigli Comunali. I
sindaci sono forti del consenso dei cittadini
e dei Consigli e non ci possono essere cavilli
e commissari che valgano a piegarli agli interessi immediati e contingenti di un gestore
privato, il cui allontanamento appare sempre più ineludibile.
Su un fronte diverso si profila un conflitto
giuridico con il pluricommissario, che ha
annullato, dopo il suo insediamento, una
preesistente delibera dell’assemblea dei sindaci dell’ATO (incorrendo, probabilmente,
in un abuso di potere) e che non ha dato corso a quanto in essa veniva stabilito (omettendo forse, in tal modo, di compiere atti
d’ufficio dovuti). Se in tale delibera Cardaci
avvertiva qualche sentore di illegittimità,
forse avrebbe dovuto chiederne l’annullamento da parte di un giudice amministrativo. Aveva invece il potere di annullare un
atto preesistente rispetto alla sua nomina?
Come commissario può svolgere le funzioni
di presidente dell’Assemblea dei Sindaci, ma
anche nell’esercizio di tale ruolo non potrebbe certo impedire all’organo di deliberare a
maggioranza, malgrado il suo parere contrario.
L’ultimo fronte sul quale i sindaci intendono
anche impegnarsi riguarda l’affidamento del
servizio pubblico nell’immediato, in attesa
che tutta la complessa questione giuridica,
amministrativa e legislativa giunga ad un
approdo di certezze. I sindaci intendono
chiedere che il servizio sia affidato a loro, al
fine di evitare i perdurare di una situazione
di confusione, di illegalità e di vantaggio
del concessionario (per altro inadempiente
rispetto a vari obblighi) per tutto il tempo
della contesa in atto. C’è un quadro normativo in evoluzione ed un conflitto giuridico
finalizzato alla caducazione di un affidamento conseguente ad una gara illegittima.
In questa situazione deve essere il privato a
trarre profitto da una situazione che lo vede
inadempiente, illegittimamente investito, incapace di trovare risposte alle innumerevoli
lamentele dei cittadini che si ritengono angariati? Abbiamo fortissimi dubbi al riguardo.
Ora i candidati e le forze politiche si esprimano senza ambiguità e mettano per iscritto
le loro intenzioni, prospettando anche i tempi di azione. Siamo stanchi di ovviare alle
loro porcate, alle leggi potenzialmente criminogene (come quella sulla privatizzazione dei servizi idrici), ed agli spazi di azione
che la malapolitica riserva alla speculazione
ed ai profitti privati. Oltre che rinunciare ai
loro assurdi privilegi di casta, devono anche
rimediare ai pasticci compiuti a vantaggio
non di veri imprenditori, ma di semplici
prenditori di profitti assicurati attraverso
concessioni di beni pubblici. Siamo stanchi
e stufi di essere angariati e depredati.
Il degrado strutturale di fabbriche obsolete comporta gravi rischi per la salute dei lavoratori e dei cittadini
L’inquinamento provoca sempre disoccupazione, precarietà, insicurezza
Dal 1990 in poi poco è stato fatto per il risanamento ambientale in Z.I.
In occasione dell’iniziativa organizzata dai Verdi della provincia di Siracusa del 3 settembre 2012 è emersa una considerazione espressa dal presidente nazionale dei Verdi Angelo
Bonelli circa il nesso, ormai statisticamente e scientificamente confermato, tra tasso d’inquinamento, disoccupazione,
precarietà e mancanza di sicurezza nelle popolazioni. Infatti, oltre i problemi di carattere sanitario che insistono nelle
zone contaminate, il degrado strutturale di fabbriche obsolete, dove i tubi di collegamento sono arrugginiti e dove le
ciminiere sono senza sensori di controllo delle emissioni,
comporta gravi rischi per la salute dei lavoratori stessi e dei
cittadini.
Nelle fabbriche che, invece, insistono in zone controllate,
dove la manutenzione viene rigorosamente effettuata, dove
vi è innovazione tecnologica dei macchinari e dove vi è la sostituzione delle attrezzature, si ottengono risultati che rendono più efficiente e più efficace l’organizzazione industriale,
più competitivo il prodotto finale, l’occupazione non diminuisce e la percentuale di precarietà è molto bassa, poiché vi è
bisogno di manodopera qualificata ed esperiente e questa si
ha quando i tecnici qualificati sono stabili ed a tempo indeterminato.
In Sicilia purtroppo, invece, vi sono zone molto soggette
all’inquinamento (Milazzo, Gela ed in particolare la zona
di Priolo-Melilli-Augusta, dove insiste un’altissima concentrazione industriale ed un polo petrolchimico tra i più grandi
italiani ed europei). Un monitoraggio effettuato dal dottor
Giacinto Franco, medico pediatra, durato trentacinque anni,
sulle malformazioni, sull’alta percentuale di tumori riscontrata e le indagini scientifiche di Luigi Solarino, docente
universitario di chimica, hanno potuto fornire una serie di
dati e studi specifici accumulati nel tempo e le conseguenze
sanitarie per cui è conclamato il nesso di causalità.
Tali dati sono utili per la ricerca di tutta una serie di biomarcatori (biomarkers) nelle popolazioni residenti nell’area
Priolo-Melilli-Augusta al fine di prevenire ulteriori angustie
alle famiglie in quanto la mortalità e la morbilità sono insostenibili sia dal punto di vista umano che economico (per i
costi sociali indotti che la comunità deve sopportare) e visto
che in questa area vi sono valori molto alti e documentati d’inquinamento da metalli pesanti genotossici (mercurio,
piombo, cadmio, arsenico), da inquinanti organici persistenti
(benzene, etilbenzene, cloruro di vinile, diossine) ed i fattori
di rischio, pertanto, sovraespongono oltre i limiti la popolazione. Vi è, inoltre, il pericolo concreto che sia superata la
capacità di assorbimento e di autorigenerazione degli ecosistemi ed, infine, che ci si avvii verso l’irreversibilità degli stessi e che s’interrompa definitivamente la catena alimentare (vi
sono studi recenti della rada di Augusta e sulle mutazioni
genetiche di alcuni pesci che presentano la spina bifida).
L’inquinamento chimico-fisico e la deleteria interferenza
causata dalla saturazione ambientale degli inquinanti sui si-
stemi omeostatici ci fanno rendere conto, inoltre, della possibile rottura dell’equilibrio e del raggiungimento del “Punto
Critico”.
Dal 1990 in poi, poco è stato fatto per il risanamento ambientale e per ridurre gli esiti negativi di salute imputabili
all’esposizione da inquinamento. Secondo lo studio dei prof.
Fabrizio Bianchi, Carla Guerriero, John Cairns e Liliana
Cori che quantifica i benefici risultanti dagli interventi di
bonifica e risanamento ambientale nei siti contaminati di
Priolo e Gela risulta che il potenziale beneficio economico
di rimozione dell’inquinamento industriale è di 3 miliardi e
592 milioni di Euro per Priolo e di 6 miliardi e 639 milioni di
euro per Gela; pertanto la bonifica ed il risanamento dei siti,
in economia di scala, risulta vantaggiosa in termini sanitari
ed occupazionali.
Oggi siamo consapevoli della grave situazione ambientale
e sanitaria del triangolo industriale siracusano, per cui sono
necessari alcuni interventi quali il controllo in continuo delle
emissioni, la delocalizzazione degli stoccaggi pericolosi, la
messa in sicurezza di impianti e stoccaggi (considerata l’alta sismicità dell’area) ed il divieto di coltivare e pascolare
nell’area industriale (considerata l’evidente contaminazione
della catena alimentare), per cui sarebbe utile coltivare l’area
esclusivamente ad oleaginose da utilizzare come materia prima nella produzione di biodiesel.
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Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
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Una riforma già avviata, ma, di fatto, illegittima e inconcludente con le esigenze reali del territorio
Sui tre Parchi archeologici della provincia (Siracusa, Leontinoi, Eloro)
avrà responsabilità di tutela il Soprintendente ma non più i dirigenti
di ALESSANDRA PRIVITERA
Giugno 2010. Il Governo Regionale siciliano mira a rimodulare l’organizzazione dei dipartimenti dell’Amministrazione Regionale: questo scopo hanno le
delibere della Giunta regionale n.196 del
21/06/2010, quella n. 243 del 24/06/2010
e il Decreto Presidenziale n. 370 del
28/06/2010.
Il Dipartimento regionale dei Beni
Culturali e dell’Identità siciliana, nella
persona del suo Dirigente Generale, il
dott. Gesualdo Campo, tenuto conto del
D.P.R.S. n. 370 del 28.06.2010 in attuazione della delibera di Giunta n. 196 del
21.06.2010 e n. 243 del 24.06.2010,
dà il via alla modifica della struttura organizzativa secondo quanto stabilito dal
D.D.G. 1513 del 12.07.2010.
Che cosa cambia?
Sul sito del Dipartimento si legge: “La
nuova struttura del Dipartimento dei
Beni Culturali e dell’identità siciliana è
sempre articolata in strutture intermedie centrali e strutture intermedie periferiche”. A rigore di logica, perciò, non
sembrerebbe cambiare nulla. O, meglio,
da una prima lettura dei dati, sembra
che più di un cambiamento si tratti di
un dislocamento numerico: prima della riforma il Dipartimento contava 105
Aree/Servizi e 284 Unità Operative; in
seguito alla riorganizzazione 72 Aree/
Servizi e 301 Unità Operative. Le somme degli addendi hanno una differenza
numerica così irrisoria (33 Aree/Servizi
in meno, ma 17 Unità operative in più)
da indurre, ancora una volta, a riflettere sulla patologia della classe politica e
burocratica siciliana tutta tesa, in tempi crisi economica e spending review, a
spendere senza accortezza e a inceppare
meccanismi già rodati che andrebbero,
semmai, potenziati e non bloccati.
Qualche esempio per quel che riguarda
le strutture intermedie periferiche. Le 9
Soprintendenze provinciali oggi hanno
da gestire 72 strutture tra Musei, Antiquaria e Siti archeologici (contro le 96
precedenti con 60 Servizi e 175 Unità
Operative) ma resta loro la competenza
in fatto di tutela anche dei 26 Parchi: l’aspetto gestionale di questi ultimi, invece,
va curato dai 26 nuovi Direttori appositamente nominati in maniera discrezionale (sebbene le sentenze della Corte
Costituzionale continuino a dichiarare
illegittimo lo spoil system – ossia quel
meccanismo giuridico, di matrice statunitense, che permette di sostituire i
vertici burocratici delle pubbliche amministrazioni, al mutare della compagine governativa che li ha espressi – per gli
incarichi di dirigenza pubblica). Perciò,
per restare in casa nostra, sui 3 Parchi
(Parco archeologico di Siracusa e delle
aree archeologiche dei Comuni limitrofi, Parco archeologico di Leontinoi e
delle aree archeologiche di Lentini e dei
Comuni limitrofi e Parco archeologico
di Eloro e Villa del Tellaro e delle aree
archeologiche di Noto e dei Comuni limitrofi) avrà responsabilità di tutela il
Soprintendente ma non i dirigenti. Più
che una semplificazione amministrativa
questo aspetto sembra proprio far correre il rischio di una sovrapposizione
(e ci auguriamo mai di un contrasto) di
ruoli. D’altra parte questa non ci sembra
l’unica anomalia per quel che riguarda
i Parchi. Innanzitutto non sono chiare
le dimensioni territoriali di ciascuno di
essi: se le aree demaniali sono per certo
di loro competenza, fa qualche problema comprendere cosa si intenda per “comuni limitrofi” – anche perché è possibile che uno stesso comune sia limitrofo a
due Parchi. Da quanto ci è dato sapere,
le Soprintendenze entro febbraio 2011
avrebbero dovuto delimitare le aree per
ciascun parco di loro competenza, ma
ciò non è accaduto: in nome della precisione e della efficienza.
A quella che sembra una vera e propria
dilapidazione di energie e di risorse, insomma al danno, si aggiunge anche la
beffa.
Diversi Dirigenti del Dipartimento dei
Beni Culturali, per nulla propensi alla
riforma animata dal Direttore Generale Campo, hanno presentato ricorso al
Consiglio di Giustizia Amministrativa
impugnando il Decreto Presidenziale
n. 370 del 28/06/2010: nonostante la denominazione “decreto presidenziale”, è
evidente la sostanziale e sottesa natura
regolamentare del Decreto che, proprio per questa natura, esigeva di essere sottoposto al parere obbligatorio del
Consiglio di Giustizia Amministrativa
(proprio come accade per i regolamenti
Il sito de “l’orecchio di Dionisio” - Siracusa
governativi statali che richiedono il parere preventivo del Consiglio di Stato).
Per queste ragioni il CGA, con il parere n. 211 del 17/04/2012 reso sul ricorso
straordinario, ha dichiarato illegittimo il Decreto Presidenziale n. 370 del
28/06/2010: perché non è stato preventivamente acquisito il parere obbligatorio del CGA appunto. E questo vizio si
dirama a tutti gli atti e i provvedimenti
amministrativi successivi, applicativi o
conseguenti.
Certo bisognerebbe chiedersi come fa
la Regione a dimenticare un passaggio
fondamentale (la richiesta del parere
obbligatorio, sebbene non vincolante)
per la legittimità dei suoi regolamenti. E
se la Regione ha già avuto modo di valutare l’effetto domino che il principio
espresso dal parere del CGA avrà sugli
altri dipartimenti regionali, tutti sottoposti a riforma.
E qualche domanda andrebbe posta anche ai nuovi (?) candidati in lizza per le
prossime elezioni regionali. Se è vero
(per quanto ormai suoni più come un
luogo comune, figlio della retorica più
bieca) che il patrimonio culturale rappresenta per la Sicilia e per le sue nove
province l’ambito su cui investire per
“dare una spinta propulsiva all’economia regionale” (e queste parole, invece,
echeggiano antichi e reiterati slogan elettorali che – ahinoi – tali sono rimasti),
quali strategie per conciliare una riforma già avviata, ma, di fatto, illegittima
e inconcludente con le esigenze reali del
territorio? E ancora: quali misure intenderebbero adottare a tutela dei Dirigenti
di Servizio che, per il loro incarico, firmano un contratto di durata biennale
(scadenza prevista nel dicembre 2012)
senza la certezza che venga rinnovato e,
per ciò stesso, senza la possibilità di avviare progetti tali da garantire sviluppo
e crescita ai loro servizi?
Gli interrogativi potrebbero non avere
fine: se solo si riuscisse a dare risposta
fattiva e concreta a questi primi due, sarebbe già un ottimo risultato.
Agire Solidale: “Un’informazione giusta coraggiosa testarda
scrupolosa e indipendente auspicio primario per il territorio”
Stamane tutti i giornali, anche quelli che fino ad oggi
hanno fatto finta di niente, titolano con i trasferimenti dei
giudici Rossi e Musco: Rossi
ad Enna e Musco a Palermo.
In questa giornata così importante per le istituzioni siracusane è doveroso ribadire
un sincero e profondo riconoscimento e un ringraziamen-
to di cuore per il lavoro svolto da La Civetta di Minerva,
che con coraggio e spesso in
solitudine mesi fa denunciò
ciò che oggi le istituzioni preposte al controllo dell’attività
dei magistrati hanno confermato decidendo per il trasferimento dei due giudici.
Se è vero com’è vero che il
ripristino della serenità e
della trasparenza nel luogo
dove si amministra la giustizia costituisce un bene inalienabile a vantaggio di tutti
i cittadini, nessuno escluso,
il lavoro della informazione
giusta coraggiosa testarda
scrupolosa e indipendente
diventa l’auspicio primario
per ogni territorio che vuole
assicurare una convivenza
umana serena e attenta ai
diritti di tutti.
Il controllo sull’attività di
tutte le istituzioni pubbliche
non dovrà arrestarsi e la notizia di oggi è la conferma che
ciò è sempre possibile.
Grazie Franco, grazie Marina.
Virgilio Gionfriddo
(Agire Solidale)
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Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
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Sicilia ancora una volta laboratorio della politica, gestito però dal dr Jekyll e mr. Hyde
Potenza delle elezioni. Dopo mesi di scontri a viso aperto
Bufardeci, Granata e Lombardo insieme per Miccichè
di CARLO GRADENIGO
Arrivano le elezioni regionali e riparte
il teatro della politica… ed è così che
dopo anni di scontri e duri attacchi
davanti alla poltrona si ridiventa tutti
amici.
È questo il caso di pezzi grossi della politica nazionale, regionale e siracusana
come Gianfranco Miccichè leader del
partito di Bufardeci (FDS), il dimissionario presidente della Regione Raffaele Lombardo e il buon Fabio Granata.
Basti pensare alla guerra portata avanti senza esclusioni di colpi tra Bufardeci e Lombardo, il primo a favore di
porti e villaggi turistici come quello
alla Pillirina, il secondo accusato di
aver bloccato la realizzazione di un
albergo dentro il porto grande di Siracusa e di aver emesso un decreto per
l’istituzione di una riserva naturale
alla Pillirina. Dall’altro lato Granata,
colui che ha voluto nel lontano 2008 il
Piano Paesaggistico della Provincia di
Siracusa, uno strumento a tutela del
nostro patrimonio e che detta regole
certe contro l’espansione incontrollata
del cemento in quelle zone definite ad
alto valore culturale, storico e paesaggistico.
E così dopo mesi e mesi di dichiarazioni
rivolte l’uno contro l’altro, dopo averci
fatto credere con centinaia di articoli
sui giornali e dichiarazioni in tv che
Forza Del Sud ed MPA fossero acerrimi nemici e che il FLI di Fabio Granata
fosse quasi un partito di centro sinistra
a vocazione ambientalista, oggi si ritro-
vano insieme e d’accordo sulla candidatura di Gianfranco Miccichè alla Presidenza della Regione Sicilia.
È proprio vero che la Sicilia è sempre
stato il laboratorio della politica italiana ma, oggi, a gestirlo ci sono Dr.
Jekyll and Mr. Hyde
“Procura della Repubblica e Guardia di Finanza facciano gli accertamenti bancari sui prestiti dei candidati”
Giovanni Giuca: ”Se fino a quattro anni fa un voto si pagava 50 euro
adesso ognuno ne costa 100, la campagna elettorale è dopata”
di STEFANIA FESTA
“I tempi in cui si distribuivano pasta e
pelati in cambio di voti sono ormai superati. Adesso siamo in presenza di un
fenomeno che definirei non tanto voto
di scambio, quanto di voto comprato.”
Così l’avvocato Giovanni Giuca, candidato nella lista Crocetta, denuncia un
triste fenomeno della politica nostrana
che altera inesorabilmente gli equilibri
di una sana e democratica competizione
elettorale e restringe fortemente la fascia
degli elettori in grado di esprimere il
loro voto in assoluta libertà.
“Questa è la terza campagna elettorale
a cui partecipo – continua l’avvocato
Giuca – e già in passato avevo denunciato alcuni fenomeni degenerativi, anche
con esposti alla procura della repubblica. Oggi il fenomeno ha assunto, però,
proporzioni così notevoli da far passare
per ovvio il principio che se sei un candidato alle regionali e non hai un budget
di una certa consistenza che ti permetta
di comprarti i voti in determinati posti, passi per un semplice idealista che
non ha ancora capito come funzioni il
mondo. L’altro giorno, sulle pagine di
un noto quotidiano, leggevo che per potersi fare rieleggere, i candidati uscenti
dovrebbero spendere circa 100mila euro
fra spese di segreteria e attacchinaggio,
ma 100mila euro li spendono probabilmente in una settimana!”
Per poter raggiungere determinati obiettivi in questo contesto malato, secondo
Giovanni Giuca, un candidato deve poter disporre di una capacità di spesa di
circa un milione di euro, essendo lievitati
i prezzi del ‘tariffario’. Se fino a quattro
anni fa, infatti, il prezzo di un voto era di
50 euro, adesso ogni singolo voto costa
100 euro, così come è aumentato il numero delle cene, non più una o due, ma
quattro-cinque. Si tratta di un meccanismo ormai ben oleato. I candidati che
adottano questo ‘metodo’ si avvalgono
di ‘delegati’, che dispongono di un pacchetto di voti di riferimento e controllano determinate aree, quartieri o circoscrizioni. La compravendita dei voti
avviene soprattutto nel corso dell’ultima
settimana, quando il gioco si stringe: si
raccolgono i certificati elettorali e poi si
procede alla verifica sezione per sezione.
Una parte dei soldi viene erogata prima delle votazioni, mentre il saldo della somma pattuita avviene solo dopo la
verifica. “Non voglio fare l’eroe, – afferma l’avvocato Giuca – sto facendo una
denuncia di carattere politico perché
ritengo che i candidati debbano sapere
che alla violazione sistematica delle regole c’è qualcuno che intende ribellarsi.
Io gioco la mia partita a viso aperto, non
ho mai avuto timore di misurarmi, ma
è chiaro che non si può combattere una
battaglia ad armi pari con chi è ‘dopato’
di soldi e crede di poter comprare tutto
con questi, obnubilando le coscienze e
alterando il gioco democratico. È tempo che le autorità preposte intervengano
per porre un argine.”
La procura della repubblica e la guardia di finanza hanno tutti gli strumenti
per effettuare dei controlli capillari sui
candidati, verificando i livelli di spesa, le
frequentazioni, i luoghi di incontro e la
quantità di denaro messa in circolazione
durante la campagna elettorale. Un primo riscontro, ad esempio, si potrebbe ottenere andando a verificare quanti candidati hanno fatto aperture di credito o
prestiti presso le banche per somme di
gran lunga superiori a quelle stimate per
gestire una campagna elettorale. Anche
perché, sostiene Giovanni Giuca, questo fenomeno così ampiamente diffuso
non influisce negativamente solo sulla
democraticità del sistema elettorale, ma
danneggia anche l’economia sana della
regione: “È chiaro che chi spende tutti
questi soldi poi deve necessariamente rientrare nelle spese, con meccanismi tristemente noti come il taroccaggio degli
appalti e il sistema delle tangenti.”
Ma, aggiunge l’avvocato Giuca, oltre
alla magistratura, dovrebbe essere la
stessa politica a porre gli argini a comportamenti deontologicamente scorretti, se non addirittura illegali, come quelli
che si sono verificati nelle ultime campagne elettorali e che si stanno ripentendo
per le elezioni di ottobre. Da Tangentopoli in poi, infatti, sono sempre più i
politici e i pubblici amministratori che
delegano alla magistratura in sede penale o in sede contabile il contenimento di
fenomeni di degenerazione politica. “Bisogna avere il coraggio – conclude Giovanni Giuca – di denunciare le storture.
Al giorno d’oggi, accettare di candidarsi
alle regionali equivale quasi ad accettare
supinamente questo meccanismo, mentre ci sono tante persone, come me, che
vorrebbero competere sul piano del confronto delle idee e delle proposte.”
Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
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La bellissima esperienza in alcune zone umide inglesi potrebbe servire da esempio di fruizione
Le riserve naturali siracusane ancora prive dei piani di gestione
prese d’assalto da turisti che vi trasferiscono i loro vizi cittadini
di GIUSEPPE ANSALDI
Il territorio della provincia di Siracusa è
certamente oggi fra quelli maggiormente
tutelati, almeno sulla carta. Più del 10%
della sua estensione è sottoposto a vincoli
di tutela. Tra le aree istituite a riserve naturali ricordiamo: l’Oasi Faunistica di Vendicari, la Grotta Monello, il Fiume Ciane
Saline di Siracusa, Cavagrande del Cassibile, Le Saline di Priolo, Pantalica, Valle
dell’Anapo e Torrente Cava Grande, Complesso speleologico Villasmundo-S.Alfio,
Grotta Palombara, i Pantani della Sicilia
sud-orientale..
Tante però sono le aree soggette ad altri
vincoli di tutela nel territorio di Siracusa.
Ne citiamo alcune: Monti Climiti, Monte
Lauro, Cava Cardinale, Area marina protetta del Plemmirio, Capo Murro di Porco
penisola della Maddalena, Saline di Augusta, etc.
La discussione sulle aree protette, localmente come a livello nazionale, si incentra
ormai sempre più spesso sulla fruzione delle stesse da parte del pubblico. In parte ciò
riflette, positivamente, la crescente popolarità di questi istituti, passati, nel giro di pochi anni, da scommessa di pochi visionari
ad elemento ormai scontato del nostro paesaggio, degli itinerari turistici o delle gite
domenicali.
Oggi è cosa normale che intere famiglie affrontino la risalita di un torrente, la gita in
canoa o il trekking in montagna, accanto
al giro culturale nelle città d’arte. Troppo
spesso però le discussioni sulle forme e i
modi di apertura al vasto pubblico di un
parco o di una riserva nascondono equivoci di fondo o sottintesi non detti. Più di tutti
pesa l’assunto, quasi mai, oggi, confessato
apertamente, che un’area protetta sia un
sacrificio di territorio altrimenti utilizzabile per attività di maggior vantaggio economico o uno spreco di risorse, quasi un lusso
da ricchi, che devono quindi essere compensate da una “redditività” della stessa. E
tale “redditività” viene automaticamente
associata al numero di visitatori più alto
possibile, ad uno, spesso mitico, indotto da
questi prodotto, col risultato finale che una
riserva visitata da 50/80.000 persone l’anno
è, automaticamente, una riserva di successo, che funziona, che, in ultima analisi, giustifica il sacrificio imposto alla comunità
con la propria esistenza.
Un primo punto essenziale è che oggi un’area protetta risponde a necessità che sono
soprattutto di carattere scientifico senza
voler dare a questo termine un’idea di astrazione che non ha per nulla. La distruzione
degli ecosistemi procede oggi nel mondo a
ritmi sempre più crescenti, l’estinzione nei
prossimi decenni di decine di migliaia di
specie animali e vegetali è quasi scontata.
Istituire una riserva naturale significa oggi
conservare un ecosistema, mantenere una
diversità genetica in un territorio sempre
più uniforme, garantire per il futuro i ritmi
e i luoghi stessi per l’evoluzione delle specie
animali e vegetali.
Non credo che la gestione di questi anni
delle riserve della nostra provincia, ma più
in generale di quasi tutte le aree protette
italiane, sia stata improntata a questi criteri. Si consente, ad esempio, la presenza di
60-80 mila visitatori per un breve periodo
dell’anno quasi esclusivamente per fare il
Uno scorcio della riserva naturale di Cava Grande del Cassibile (Avola - Siracusa)
bagno nei laghetti di Cava Grande o di un
numero anche maggiore per fare il bagno
a Vendicari con le inevitabili conseguenze non indifferenti in termini di impatto
antropico. Non è chiaro poi quale ricaduta economica possa averne il territorio
circostante. Un fatto è certo: se almeno si
istituisse il biglietto di ingresso si reperirebbero una parte delle risorse economiche
da destinare, per esempio nel caso di Cava
Grande, ai lavori di manutenzione ordinaria dei sentieri di accesso, ed anche una
gestione puntuale degli interventi di messa
in sicurezza dei versanti che oggi si avviano
con ritardi ingiustificati alla fine dell’estate.
Ed anche se apprezzabile può considerarsi
il lavoro svolto dall’Ente Gestore, la scarsità soprattutto di personale e di mezzi vanifica quasi del tutto l’attività di controllo e
vigilanza e soprattutto quella relativa alla
prevenzione degli incendi, causa predisponente insieme alle piogge dei dissesti gravitativi che affliggono i versanti delle nostre
cave.
E’ chiaro che la soluzione non è quella di
chiudere con un bel filo spinato le aree protette e consentirvi l’ingresso solo per motivi
di studio o per interventi gestionali.
Se il problema è favorire l’economia locale,
attuare piani di sviluppo, in altre parole realizzare quel “buon affare economico” di
cui si parlava prima, allora altri saranno gli
strumenti di intervento, ma pretendere di
utilizzare lo strumento “area protetta” per
raggiungere come primo obiettivo questa
finalità è mistificatorio e crea continui ed
inevitabili compromessi destinati a scontentare tutti, protezionisti, pianificatori, e
abitanti locali.
Naturalmente fra le attività umane da subordinare rigidamente all’esigenza di conservazione degli aspetti naturali della riserva, non può mancare il turismo o meglio
la fruizione pubblica dell’area. Nessuno
ha dubbi oggi, e del resto non mancano
gli esempi a proposito, che un peso turistico eccessivo porta alla alterazione e banalizzazione degli ecosistemi, alla perdita
di elementi naturali, in poche parole alla
rovina stessa dell’area protetta; diverse le
forme, eccessiva crescita delle infrastrutture, presenza continua di persone nelle aree
frequentate dagli animali, calpestio della
vegetazione, rumori, proliferare di rifiuti,
ecc, diversi gli effetti immediati a seconda
delle caratteristiche di quell’ambiente, ma
uguale e scontato il risultato finale. Cercare di eludere questo giro vizioso è il compito non facile di chi si occupa di pianificare e
gestire un’area protetta, specialmente oggi
che la domanda di natura, di ricreazione
all’area aperta cresce visibilmente, ma in
maniera talmente confusa da significare
spesso un semplice trasferire, in ambiente
naturale, modi di vita tipicamente cittadini
con il risultato che la natura altro non è che
il contenitore per attività che non hanno in
realtà alcun rapporto con essa.
Se le motivazioni del visitatore possono
essere quasi sempre legate ad una generica voglia di “stare all’aperto” toccherà a
chi organizza la fruizione dare alla visita
contenuti e, soprattutto, fare in modo che
la visita trasmetta un messaggio chiaro ed
efficace di conservazione.
In fondo più che la eventuale “ricaduta economica” o la soddisfazione personale del
visitatore nel godere di aria e acque pulite,
il motivo principale per cui un’area protetta accetta il “compromesso” di consentire
la fruizione dovrebbe essere la sua grande potenzialità di trasmettere al visitatore
un’idea forte della necessità di proteggere,
conservare, e di conseguenza, spingerlo ad
adottare, anche nel mondo di fuori, comportamenti rispettosi dell’ambiente.
Tradurre questo nella pratica non è facile, richiede un approccio, anche culturalmente, elevato che non mi sembra ancora
presente nella nostra mentalità corrente,
significa paradossalmente anche superare
la rigidità dei divieti, a volte eccessivi nelle forme come steccati, cartelli, recinzioni, non sempre indispensabili (penso ad
esempio a chilometri di staccionate anche
in punti dove la natura stessa impedisce lo
sconfinamento dai sentieri) cui fa spesso
riscontro lassismo nella applicazione degli
stessi, significa fornire materiale didattico
agile che colpisca il visitatore (non i soliti
pieghevoli zeppi di nomi scientifici e spesso pedanti), significa privilegiare la qualità
della esperienza alla quantità (visite più approfondite dove il visitatore può “toccare
con mano” anche, se occorre, ricorrendo
al numero chiuso e all’obbligo di prenotazione ).
Per fare un esempio, in alcune riserve naturali inglesi su zone umide simili alle nostre sono ammessi solo poche decine di
visitatori alla settimana, ma questi hanno
la possibilità di prendere in mano, ovvia-
mente guidati dal guardaparco, persino
uova o pulcini di uccelli, partecipare alle
operazioni di inanellamento, lavorare di
pala e martello per costruire in una giornata isolotti o nidi artificiali su cui incidere il
proprio nome, rimettere in libertà animali
da rilasciare, insomma “esperienze forti”
che segneranno la persona e renderanno,
in termini di educazione collettiva, ben più
della tradizionale visita spesso approssimativa, a volte anche caciarona, cui sono
ancora ferme le nostre aree protette.
Se le situazioni particolari possono suggerire soluzioni varie e difficilmente schematizzabili, un punto può essere la chiave di
volta per tentare di risolvere il problema
della fruizione unendo i vantaggi che questa comporta con i minori danni possibili
all’ambiente naturale: affidare la definizione dei piani di gestione delle aree protette,
anche per quanto riguarda gli aspetti turistici e di fruizione, in primo luogo alle
competenze di naturalisti, botanici, zoologi, partendo dall’idea che per qualsiasi
ambiente è possibile definire la soglia di
capacità turistica e di carico umano solo
sulla base di una precisa conoscenza dei
parametri ambientali, delle caratteristiche
delle diverse componenti degli ecosistemi.
Purtroppo, nella realtà di oggi, molte aree
protette soffrono di un carico eccessivo di
visitatori quasi mai programmato sulla
base di criteri naturalistici.
Nonostante siano trascorsi decenni dalle
istituzioni, le riserve naturali del territorio
provinciale sono ancora prive dei piani di
gestione che andavano elaborati di concerto tra le amministrazioni locali e gli enti
gestori, strumenti importanti di pianificazione, utili per definire l’indirizzo alla
fruizione pubblica delle aree protette. I regolamenti e le convenzioni di affidamento
danno solo alcune indicazioni di massima.
In ogni caso va ribadito il concetto che
ogni forma di fruizione deve essere controllata, pianificata e sottoposta alle risultanze degli studi di carattere naturalistico
che dovranno costituire la base del piano
di gestione. Se così avverrà potremo essere
sicuri di ottenere, con la istituzione della riserva, due risultati duraturi ed altrettanto
importanti: la conservazione di un eccezionale ecosistema integro per le future generazioni e l’apertura di una scuola all’aperto
di rispetto e di amore per i valori dei luoghi
in cui viviamo.
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Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
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A Siracusa alcuni dipendenti apicali sono diventati una vera e propria macchina mangiasoldi
Claudio Fortuna: “Per avere 33 mila euro di ferie non godute
un dirigente ha dovuto restare in ufficio undici anni e 3 mesi!”
di *CICCIO MAGNANO
Consigliere Fortuna, tra le tante iniquità,
l’attuale amministrazione comunale vanta
alcune tra le peggiori rappresentazioni di
mercimonio tra potere politico e nefandezze burocratiche. La Civetta, qualche mese
fa, si interessò al vergognoso trattamento
economico riservato a tre dirigenti comunali risarciti, pare, per un cumulo enorme
di ferie.
“In un’Amministrazione che si rispetti
e dove, soprattutto, si rispettano le regole, i ruoli della politica e della burocrazia hanno compiti e confini distinti e
ben definiti. Ognuno con la sua parte da
interpretare a dovere, ma non sempre è
così. Siracusa, direi, è un caso a sè, quasi
patologico.
È così che ci troviamo atti di indirizzo
votati dal Consiglio Comunale e puntualmente disattesi, il Sindaco che nomina dirigenti coloro che prima erano
funzionari o esterni e che giurano fedeltà (non si sa bene se al Sindaco stesso o
all’Amministrazione; e chi non lo farebbe se ti si raddoppia o triplica lo stipendio?), i dirigenti inoltre, a loro volta e
secondo le convenienze, assumono atti e
decisioni in posizioni assolutamente scomode e comunque proni al volere di chi
li ha nominati.
A Siracusa il dirigente comunale è diventato una vera e propria macchina
mangiasoldi, oltre che un componente la
casta. Preciso che non tutti, ovviamente e fortunatamente, lo sono. Eppure
molti sono lì impegnati a mantenersi in
equilibrio per non cadere da cavallo, per
non essere disarcionati, sottraendo in tal
modo impegno e volontà alla gestione
della complessa macchina amministrativa, alla gestione manageriale della cosa
pubblica. Ecco che mi riferisco all’articolo apparso sulla Civetta.
Parliamo di tre illustri pensionati, con
il loro encomiabile ed indefesso lavoro,
non si sa bene tuttavia cosa abbiano
prodotto (sarà certamente una mia lacuna!), ma si sa bene quanto ci sono costati.
I tre stakanovisti dirigenti comunali hanno maturato ferie senza goderle,
persino per 11 anni di incessante lavoro.
Tanti anni senza un giorno di ferie!! Un
attaccamento alla “maglia” amministrativa comunale senza pari e fors’anche
senza precedenti, da far invidia persino
al più celeberrimo giocatore ex juventino
Del Piero.
Un costo complessivo di ben 81mila euro
letteralmente gettati al vento, che si sarebbero potuti risparmiare se si fosse
imposto di mandarli in ferie. La Costituzione italiana ci ricorda all’art 36 che
“il lavoratore ha diritto alle ferie e non
può rinunciarvi”. Ma se è così, mi viene
un dubbio; ma costoro sono lavoratori o
no? Qualcuno ha controllato il risultato
di cotanta abnegazione? Quale il beneficio pubblico? Si tratta di 81mila euro
netti esentasse, erogati a titolo di risarcimento: una montagna di soldi in questo
periodo.
Ma i cittadini, sembrerebbe dire il dirigente al Personale (che ha fatto e giustificato i conti), devono rallegrarsi e ringraziarli questi dirigenti, perché se per
caso, ma molto per caso, avessero vinto
un’ipotetica causa, ma molto ipotetica, il
costo (meglio dire, danno) per l’Amministrazione sarebbe stato nientepocodimenochè di 280milaeuro. Alla faccia della
lotta agli sprechi. E stiamo parlando di
burocrati, non di politici”.
Insomma Dr Fortuna, lei sostiene che essendo dirigenti e non avendo mai comunicato le giornate di assenza per ferie, hanno
fatto ciò che hanno voluto?
“Sostengo che non bisogna fare di tutta
l’erba un fascio, e non mi piacciono le
generalizzazioni. Dico solo che il dirigente come qualunque altro dipendente
pubblico ha l’obbligo di comunicare la
presenza e, dove è presente, con il sistema di rilevazione automatica. Ritengo
che il “bottino” delle ferie debba mantenersi entro i limiti del dettato normativo,
imponendo la fruizione delle stesse. Ricordo, inoltre, a me stesso che la Corte
di Cassazione nel 2011 ha affermato che
concorre nel reato di truffa aggravata
con condotta commissiva – anziché mediante omissione – il dirigente di un ufficio pubblico che non soltanto non impedisce che alcuni dipendenti pongano
in essere reiterate violazioni nell’osservanza dell’orario di lavoro, ma favorisca
intenzionalmente tale comportamento
creando segni esteriori di un atteggiamento di personale favore nei confronti
dei correi, in modo tale da creare intorno
ad essi un’aurea di intangibilità, disincentivare gli altri dipendenti dal presentare esposti o segnalazioni al riguardo e
così affievolire, in ultima analisi, il cosiddetto ‘controllo sociale”.
Insomma ci dia un esempio pratico.
“Allora dovete sapere che per aver percepito 18mila euro, uno dei tre dirigenti
ha dovuto lavorare senza un solo giorno
di ferie per cinque anni e sei mesi. Il secondo degli ex dirigenti è rimasto prigioniero del suo ufficio per ben otto anni e
nove mesi, con un misero si fa per dire
risarcimento di trentamila euro. Ma l’eroe degno di riscrivere le Mie Prigioni è
il terzo ex dirigente. Nemmeno le carceri cilene del dopo golpe registrarono tali
abietti misfatti. Il Gulag comunale lo ha
sottratto agli affetti per undici anni e due
mesi. A lui, e solo a lui, è andato il meritato indennizzo di 33 mila euro”.
Consigliere Fortuna, ma a suo parere non
c’è via di scampo?
“Ritengo che l’unico modo per riabilitare l’Amministrazione Comunale sia
puntare decisamente sul merito e sulla
responsabilità. Vi sono tante, tantissime professionalità da rispolverare, da
stimolare, che sono emarginate perché
affrancate dal potere politico. Dobbiamo creare dei meccanismi di premialità, in termini economici e di carriera,
per coloro che dimostrano efficienza. Al
cittadino non interessa quante persone
svolgano un determinato servizio, a loro
interessa solo il risultato, ossia che il servizio venga svolto in tempi rapidi e in
modo corretto”.
*[email protected]
440 detenuti, a fronte di una capienza di 330 e fino a non molto tempo fa i detenuti erano circa 700
Massimiliano Di Carlo (Polizia Penitenziaria): “Gli agenti di custodia
nel carcere di Augusta sono pochissimi e questo crea problemi”
Il mondo delle carceri finisce, purtroppo, troppo
spesso nelle pagine di cronaca dei giornali, a causa di problemi ormai annosi legati alle deficienze
strutturali degli istituti di pena ed alle condizioni
di vita e lavoro spesso al limite. Un problema che
affligge l’intera nazione e fa sì che il rispetto delle condizioni di normale vivibilità delle strutture
detentive, previste dalle norme di legge, sia una
rarità.
Il carcere di Augusta non fa ovviamente eccezione, spesso infatti si è parlato di atti di violenza,
di suicidi, di scarse condizioni igienico - sanitarie
e di insufficienza di personale, tanto da spingere,
poco meno di tre anni fa, alcuni parlamentari
nazionali guidati dal deputato Rita Bernardini,
iscritta al gruppo del Partito Democratico della
Camera, ma appartenente ai Radicali, a visitare
la struttura per verificarne le condizioni. Dalla
visita effettuata dai Radicali al carcere di Augusta sono trascorsi quasi tre anni, ci siamo chiesti
cosa sia cambiato da allora ed abbiamo girato la
domanda a Massimiliano Di Carlo, segretario
provinciale del C.N.P.P., il Coordinamento Nazionale Polizia Penitenziaria, una delle principali
sigle sindacali autonome tra quelle che aggregano
gli operatori del corpo della Polizia Penitenziaria.
“Rispetto al 2009 nel carcere di Augusta non
è cambiato molto – spiega Di Carlo - il numero
degli agenti di polizia penitenziaria è di circa la
metà rispetto alla pianta organica, siamo in 180
ma dovremmo essere 357 e questo genera diversi
problemi soprattutto nei carichi di lavoro e nella gestione delle turnazioni, in particolare per i
colleghi che non vivono ad Augusta. Quello della
carenza di personale è un male purtroppo molto
diffuso nelle carceri dell’intera provincia, anche
Siracusa e Noto ne soffrono, ma ad Augusta è
particolarmente accentuato. Il motivo principale
è legato all’insufficiente turn over e, certamente,
anche la spending review realizzata dal governo
nazionale rende più complesso il problema.”
Tra i problemi di maggior rilievo, di cui si parla
sempre a proposito del carcere di Augusta, vi sono
sia il sovraffollamento che la precarietà della struttura, come stanno le cose oggi?
“La popolazione carceraria è certamente superiore rispetto alla capienza massima della struttura,
attualmente ci sono oltre 440 detenuti, a fronte di
una capienza massima di 330 e fino a non molto
tempo fa i detenuti erano circa 700. La riduzione
del numero dei detenuti è dovuta ai lavori di ristrutturazione di cui è oggetto il carcere che ha
portato alla chiusura di ben 3 ali della struttura,
rendendo necessario il trasferimento di centinaia
di detenuti in altre carceri. Questi interventi sono
iniziati un anno fa, per venire incontro alle esigenze di recupero della struttura e per adeguarla
alle nuove normative, ma ancora non sono stati
conclusi, attualmente sono, infatti, bloccati per
mancanza di risorse”.
Quali sono le condizioni igieniche e sanitarie dell’istituto?
“Nel complesso sono sufficienti e l’amministrazione sta provvedendo a migliorarle con l’installazione delle docce nelle celle. Tuttavia, il
carcere di Augusta soffre ormai da anni di una
grande penuria di acqua, soprattutto nel periodo estivo. Per fortuna possiamo colmare la lacuna utilizzando le autobotti dell’amministrazione penitenziaria e con il supporto che riceviamo
sia dal Comune di Augusta che dal Comando
della Marina militare che hanno sempre messo
a disposizione i propri mezzi.
L’assistenza sanitaria è garantita 24 ore su 24,
purtroppo però l’esigenza di prestare la dovuta assistenza al detenuto si scontra spesso con
il problema della penuria di personale. Infatti,
quando è necessario trasportare un detenuto
fuori dalla struttura per recarsi in ospedale per
un ricovero o una visita, magari di notte, non
sempre il personale è sufficiente per svolgere
tale attività e garantire l’adeguata copertura al
turno in carcere.”
Carmelo Di Mauro
Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
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Circa il 20% delle aziende della provincia è in liquidazione, sospeso o, comunque, non attivo
15
Nel 2011 nel Siracusano 36.380 persone in cerca di occupazione
Nel capoluogo i senza lavoro 12.108, erano 8.469 nel 2010
di MONICA LANAIA
Dal 2008 ad oggi, solo la fascia degli under 34 ha perso un milione di posti di
lavoro. Secondo l’Istat, negli ultimi mesi
del 2011 le donne disoccupate nel Sud
sono state 385.000, il 16% in più rispetto
al 2010. Solo le siciliane sono in 114.000.
Secondo una stima, negli ultimi due anni
vi sono stati 800.000 casi di dimissioni
forzate: per intenderci, la pratica diffusa
di far firmare una lettera di dimissioni al
momento dell’assunzione, per far fronte a
eventuali gravidanze della lavoratrice. La
crisi morde, basta guardarsi intorno per
toccarla con mano; ma i dati, nella loro
fredda precisione, sanno essere ancora
più crudeli.
Qual è la situazione nel siracusano? Per
comprenderlo, ci siamo rivolti alla dottoressa Sabina Zuccaro, responsabile delle
informazioni istituzionali e delle relazioni con il pubblico dell’Inps, la quale ci ha
reso disponibile un documento stilato lo
scorso aprile: i dati fotografano la situazione economica del nostro territorio, nei
tanti aspetti da cui si evince la crisi.
Nel 2010 i lavoratori autonomi che si sono
iscritti come artigiani, nel siracusano,
erano 487, ma in 493 si sono cancellati; nel
2011 i cancellati sono diminuiti a 179, ma
i nuovi iscritti sono stati solo 359. L’ammontare dei commercianti attivi nella
provincia di Siracusa è, invece, aumentato: dai 9.638 del 2010 ai 9.816 del 2011.
Più di tremila si trovano nel capoluogo,
seguono Avola (più di 800 commercianti)
e Augusta (quasi 800). Le aziende attive
nel territorio sono 9.151: più di tremila a
Siracusa, 969 ad Augusta. Tra esse, prevalgono le imprese individuali (si tratta di
imprese nelle quali il titolare è un’unica
persona fisica, responsabile illimitatamente di eventuali perdite); poche (l’8%
circa delle aziende attive) sono le società
di persone (quelle imprese che fanno capo
a due o più persone fisiche che ripartiscono gli utili e che sono solidalmente
responsabili di eventuali perdite). Circa il
20% delle aziende della provincia di Siracusa è in liquidazione, sospeso o, comun-
que, non attivo. Nel biennio 2010-2011
sono cessate quasi quattrocento aziende
di commercio al dettaglio e più di cento
aziende all’ingrosso; le nuove iscrizioni
sono state solo 349. Più di cinquecento le
aziende agricole cessate. Le imprese edili
attive si sono ridotte del 4,78% nel 2010.
Altri dati si ricavano dal ricorso agli ammortizzatori sociali. La cassa integrazione ordinaria (che consente alle imprese di
far fronte a crisi di breve periodo, dovute
a congiunture economiche sfavorevoli,
evitando i licenziamenti) è diminuita nella nostra provincia quasi del 27%, ma il
dato è frutto di una riduzione delle ore
autorizzare nel settore industriale; nel
settore edile, invece, le ore di Cigo sono
aumentate del 55%.
Le ore autorizzate di cassa integrazione
guadagni straordinaria (utilizzata nei
casi di ristrutturazione o crisi aziendale)
sono aumentate complessivamente quasi
del 30% tra il 2010 e il 2011; solo nel settore edile l’incremento è stato del 103,85%;
nel settore commercio del 91,04%. Anche
l’indotto industriale ha richiesto un maggior numero di ore di Cigs. Le domande
di mobilità (un’indennità di disoccupazione che spetta ai dipendenti di imprese industriali e commerciali) pervenute
all’Inps erano 293, nel 2009; nel 2011, le
domande ammontavano a 878.
In tutto il territorio provinciale, nel 2011,
gli iscritti negli elenchi dei soggetti in cerca di occupazione erano 36.380 (quasi il
19% in più rispetto al 2010). Solo a Siracusa gli iscritti sono passati dagli 8.469
nel 2010, ai 12.108 del 2011.
Le domande di indennità di disoccupazione pervenute all’Inps nel 2011 sono
aumentate del 9% rispetto al 2010; nel
2009 le domande erano meno dell’1%. Gli
importi delle erogazioni per TFR (trattamento di fine rapporto) sono aumentate,
nel 2011, del 73,40%.
I lavoratori “in nero” nel biennio 20102011 sono stati 1586; quelli scoperti dall’Ispettorato del lavoro, s’intende. Le attività imprenditoriali sospese più di trecento,
soprattutto nel settore edile e turistico. I
lavoratori irregolari accertati nel 2011
sono stati più di 2.500, una crescita del
22% rispetto al 2010.
Il lavoro in nero impedisce di tutelare i
lavoratori, privandoli di assistenza sia
in caso di malattia, che in caso di licenziamento; le imprese che impiegano
in maniera irregolare, dal canto loro,
hanno minori costi e possono vendere
a prezzi più bassi, falsando la concorrenza nel settore. E, di recente, oltre al
“nero”, si è aggiunto il “grigio”: lavoro
semi-regolare o semi-irregolare: evasioni contributive, straordinari non pagati, part-time che in realtà sono full-time
e così via.Tutto ciò ha comportato una
riduzione dei contributi versati dalle
aziende per i propri dipendenti di più
del 2%.
Uno strumento diffuso purea Siracusa è
quello dei buoni lavoro: dei voucher che
consentono di regolamentare, attraverso
una copertura previdenziale e assicurativa, i rapporti di lavoro saltuari con studenti, pensionati, lavoratori in mobilità,
stranieri con permesso di soggiorno. Fra
il 2010 e il 2011 i buoni lavoro sono cresciuti del 135%, un incremento notevole
se lo si confronta con quello regionale che
è appena del 67%. Peculiarità siracusana è l’ambito di utilizzo dei voucher: non
manifestazioni sportive, culturali, emergenziali come nel resto della Sicilia; a Siracusa i lavoratori saltuari sono stati prevalentemente quelli del settore dei servizi.
Dulcis in fundo, i pensionati: coloro che
hanno terminato di pagare le spese di una
vita – i mutui, i ratei, le rette – ma che si
trovano a essere genitori di figli disoccupati, quei “bamboccioni” di Brunetta, e
che sono “costretti” a chiedere un finanziamento. E, tac, ecco che compaiono
ovunque prestiti a tassi agevolati: per restituirli, si deve cedere alle banche o agli
intermediari finanziari fino a un quinto
della pensione, per dieci anni. I prestiti
con cessione del quinto sono aumentati
quasi del 27%.
Nel frattempo, è al varo al Senato la riforma del lavoro. Di positivo pare esserci
l’articolo 53, il quale prevede una serie di
agevolazioni (dalle riduzioni dei contributi da pagare, alle deduzioni dell’Irap)
per le aziende che assumono donne. L’obiettivo è quello di ridurre quel numero
spaventoso: le donne disoccupate, in Italia, sono quasi un milione.
Di negativo resta quello che ci circonda:
la generazione degli attuali ventenni-trentenni – quella nata nel boom economico
degli ’80, ironia del destino – costretta a
emigrare, migliaia di laureati in fila per
un posto di commesso, miraggi di concorsi e politiche pro-crescita che sembrano non attuarsi mai.
Saluto a un eroe, continueremo come ci hai insegnato
Quando un uomo decide di fare il Medico è segno inequivocabile di grande
sensibilità e amore per la vita; amore che
si eleva a potenza quando egli sceglie di
occuparsi del fragile figlio dell’uomo, il
bambino, e diventa Pediatra.
L’amore per la vita di cui Giacinto fu
gravido trasuda dalla Sua scelta professionale, dalle centinaia di vite innocenti
carpite all’artiglio della morte e restituite all’esistenza, dalle migliaia di malattie
sconfitte nel glorioso campo di battaglia
del Muscatello.
Ma non gli bastò difendere la vita con
la grandezza della Sua Professione; no,
Egli dedicò l’intera Sua vita alla difesa di
quella degli altri.
Egli ed Egli solo ebbe il coraggio di suonare l’allarme e denunciare come illegali
attività di inquinamento dell’ambiente
fossero la causa di centinaia di nati malformati e nella lotta a quel disastro impe-
gnò tutte le Sue forze.
Circondato da pochi fedelissimi amici,
oggi straziati dal dolore, ingaggiò una
guerra gigantesca quanto impari contro
un nemico privo di scrupoli, sleale, criminale, che, in più, poteva contare sulla complicità offerta da certa immonda
politica e da poco attenta magistratura
sempre pronte a coprire, giustificare, archiviare.
Augustambiente fu il prodotto del concepimento ambientalista puro mediante il quale fino all’ultimo condusse la
Sua nobile guerra in difesa dell’umanità, della Società. Quella stessa società che con le sue regole crudeli Gli ha
negato l’unica via di salvezza, il trapianto, atta a scongiurare la malattia
mortale provocatagli da quell’inquinamento ambientale che Egli combatteva e che discende da una inquinata
società.
Un uomo divenuto un simbolo, Giacinto Franco il difensore della vita; la stella
polare del mondo ambientalista, nostro
faro e sicuro punto di riferimento, oggi
non è più.
Io non so se in qualche altra dimensione
a noi sconosciuta Egli oggi ci vede o se
ha assunto altra forma di coscienza, ma
se così fosse a lui vada la nostra riconoscenza, la nostra profonda ammirazione,
il nostro amore e il nostro giuramento di
proseguire la guerra che egli condusse
coprendosi di onore e portandoci a gloriose vittorie.
Noi non molleremo. Noi continueremo
come tu ci hai insegnato e vinceremo.
Questo noi promettiamo.
A te, irremovibilmente fisso nei nostri
cuori, il nostro estremo saluto.
Ciao Giacinto, amico della vita, nemico
della morte.
tuo fratello Eugenio Bonomo
Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
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Siano la salute, la sicurezza, il territorio, un lavoro non rischioso un progetto di progresso per la Sicilia
Confermata la candidatura di Paolo Pantano nella lista Fava
“La notizia mi conforta e stimola perchè corona anni di militanza”
Nasce con ottimi auspici la candidatura del coordinatore provinciale dei
Verdi Paolo Pantano nella lista Claudio Fava Presidente, in occasione delle
elezioni regionali del 28 ottobre 2012.
La candidatura è stata confermata dai
vertici regionali della coalizione ed in
concomitanza è stata diffusa la notizia che la Shell si ritira definitivamente
dalla società che avrebbe costruito il
rigassificatore di Priolo-Melilli.
È una grande vittoria dei Verdi, dei comitati e delle associazioni che da anni
si battono contro tutti per impedire
che venga realizzato un impianto così
rischioso per le comunità e che avrebbe
ostacolato, di fatto, l’incremento delle
energie rinnovabili, sicure, pulite ed il
risparmio energetico. È stato battuto
il paradigma, che voleva ancora puntare sulla crescita infinita ed indeterminata dei consumi e sui combustibili
fossili.
Paolo Pantano esprime grande soddisfazione per la notizia che corona anni di militanza rivolgendo un
pensiero a Giacinto Franco il medico pediatra, recentemente scomparso, che tanto si impegnò, assieme a
lui, perché non si realizzasse la follìa
del rigassificatore.
Pantano pone l’accento anche sul senso politico della sua candidatura nata
per costruire assieme alle altre forze
della coalizione, alle associazioni, ai
movimenti ed ai comitati un polo per
i Beni Comuni dove, appunto, la salute, la sicurezza delle comunità, il ter-
ritorio, il lavoro non rischioso e pulito
diventino motivi centrali di una attività ed un progetto di vera modernità e
progresso per la Sicilia.
Convolano a nozze Matteo e Gaia
con una suggestiva cerimonia
Il 25 agosto scorso hanno coronato il loro sogno d’amore
Vincenzo Giardina e Gemma Sapienza nel corso di una
suggestiva cerimonia svoltasi
nella Chiesa SS. Mediatrice di
tutte le Grazie, officiante Padre Aurelio. Testimoni: Gaia
Sapienza, Matteo Castello e
Umberto e Giorgia Giardina.
Al padre della sposa, Pippo
Sapienza e alla moglie, amici
del nostro direttore, vadano
gli auguri più cari della redazione de “La Civetta”.
Laurea triennale di Maria Emanuela Oddo
110 e lode con una tesi su Luciano di Samosata
Relatori i Chiar.mi Professori Maurizio Harari e Anna
Albertina Beltrametti, martedì scorso si è laureata nella
triennale di Antichità Classiche Orientali all’Università di
Pavia Maria Emanuela Oddo,
figlia del nostro direttore, con
110 e lode. La neo dottoressa
ha discusso una tesi sui miti
del dialoghista greco Luciano
di Samosata. A Franco e alla
moglie Rosa Maria Scuderi
i più cari auguri della nostra
redazione.
Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
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Il bar sotto il mare
di CARMELO MAIORCA
Tra Bastanti Dentro, CambiAMO la Sicilia e CambiarLi si può
manifesti da brivido, tipo “Semplicemente Titti”. Immagina, puoi!
Installazioni pubblicitarie, alcune di notevoli dimensioni, dilagano in
modo indecente e invadente dove capita prima. In questi spazi adesso
giganteggiano candidati in lizza per le Regionali coi loro slogan e simboli. Il primo ad apparire sui maxi manifesti a Siracusa è stato Vincenzo
Vinciullo, il cui presenzialismo ricorda per certi versi quello del Pippo
Lo Curzio d’annata.
Il candidato a presidente di Vinciullo è Nello Musumeci, definito da
Fabio Granata “un pizzetto di destra”, il quale chiede che lo si voti per
“governare con onestà”. Ma, rispetto alle polemiche sui candidati condannati e indagati che potrebbero essere eletti nella sua coalizione (e non
solo), si è limitato a dire “dobbiamo fare il pane con la farina che abbiamo”. E chissà che pagnotta
acida verrà sfornata con l’aggiunta della farina rimacinata portata a sostegno di Musumeci da
Domenico Scilipoti, il noto voltagabbana extra strong che dall’Italia dei Valori trasmigrò nel centrodestra, costituendo con altri sautafossa di varia provenienza il movimento dei “responsabili”.
Per fortuna “la rivoluzione è cominciata” – assicura l’antimafioso doc Crocetta, che finora ha
solo dimenticato di comunicare il genere rivoluzionario prescelto e di indicare il luogo dell’evento, affinché chi lo desideri possa andare a vedere finalmente sorto il sol dell’avvenire. Di compagni disposti a dare una mano ce ne sono tanti, anche fra i picciotti dell’Udc ormai liberatisi
dall’egemonia culturale di Cuffaro.
Uno di loro è il valente Edy Bandiera, figlio di Tatai e cugino di Emy, Ely ed Evy, nipotine di Paperina zita di Paolino Paperino. Lo slogan di Edy è “cambiAMO la Sicilia” scritto sui manifesti
in modo da leggere sia “cambiamo” che “amo”: di un’originalità tale mai
pensata prima!
Nulla però rispetto ai giochi di parole che sprizzano dal materiale promozionale di Bastante: imprenditore di Floridia, consigliere provinciale, ex del Pdl, sostenitore di Orazio Scalorino neo sindaco floridiano a
capo di una coalizione di centrosinistra. Bastante ha ideato per la comunicazione social il Gruppo Bastanti Dentro, nome che volutamente
richiama quello del sito internet di giochi, barzellette e cazzatelle varie
“Bastardidentro”. E sai le risate! Candidatosi alla Regione, Bastante o
qualche creativo degno di lui ha ideato RinnovARS e Punto e…. Bastante. Da brivido! La lista di riferimento è “con Casini”, cognome del leader nazionale che da
sempre si presta all’inevitabile calembour.
Più colto – si fa per dire – nel manifesto di Gianfranco Micciché è l’espediente grafico-cromatico
per cui la frase “Sogno siciliano” si legge altresì “Sugnu sicilianu”. Da tempo sodale del capo di
Grande Sud, l’ex sindaco Bufardeci ha optato per un confidenziale “semplicemente Titti” (il suo
soprannome da canario) continuando però a usare baffi e ghigno alla gatto Silvestro.
“Si può fare” – per il presidente del consiglio provinciale, Michele Mangiafico, nipote di Pippuggianni (col quale è forse cominciata la concorrenza in famiglia).
“Si può cambiare” – per l’ex presidente Asi e Ias, Giuseppe Assenza alla caccia di nuovi scranni.
“CambiarLi si può” (ma non si capisce chi) – promette la signora Castello in lista col Canario
Titti e col Pulcino Pio. Come dice George Clooney: Immagina. Puoi!
Anno IV n.16 - 23 settembre 2012
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“Alcune strutture turistiche hanno chiuso le loro concessioni fino al mare”. Il problema dei parcheggi
Ivan Alicata (Natura Sicula): “Impossibile agli augustani
accedere al mare per una selva di cancelli e recinti dei privati”
di CARMELO DI MAURO
La stagione balneare si appresta a terminare ed anche quest’anno Augusta
lamenta la storica ed annosa difficoltà
di accesso al mare. Può suonare strano
a chi ha bene in mente la morfologia del
territorio megarese, interamente bagnato dal mare, ma trovare una spiaggia o
un tratto di scogliera che, per ragioni
legate all’inquinamento o ai rischi geologici, non sia interdetta alla balneazione
è estremamente difficile, a meno di non
affrontare il problema con lo spirito di
chi vuol farsi beffa dei divieti. Laddove, invece, il tuffo fosse consentito, ecco
che intervengono le barriere fisiche fatte
di recinzioni e cancelli, ad allontanare
sempre più i cittadini dal loro diritto di
libera fruizione del mare. Partendo da
sud, ovvero dal golfo Xifonio, magnifico specchio d’acqua in cui diversi scarichi fognari lasciano fluire liquami da
decenni, fino a giungere nella zona nord
del territorio, segnata da complessi abitativi sorti e sviluppatisi in maniera indiscriminata durante gli anni ‘70 e ‘80,
passando attraverso stabilimenti, definiti elioterapici e mai balneari proprio
per sfuggire ai divieti di balneazione, e
costoni di roccia il cui rischio di crollo
incombe sul malcapitato avventore, è
tutto un fiorire di divieti, pubblici e privati, che tengono ben lontano il cittadino
dall’acqua.
Il problema non riguarda soltanto aspetti di natura ludica o sociale, ma si inquadra in un più ampio problema di
sfruttamento del territorio e di analisi
delle conseguenze negative che questo
comporta anche da un punto di vista urbanistico ed economico.
Ne abbiamo parlato con Ivan Alicata,
presidente della locale sezione di Natura
Sicula.
Quali sono le cause principali che rendono
il mare di Augusta, di fatto, difficilmente
accessibile?
“L’annosa questione degli accessi al
mare rientra nell’ambito più vasto della
fruizione delle coste e del mare, che per
il Comune di Augusta rappresenta una
grossa penalizzazione dal punto di vista
dell’appetibilità turistica e della qualità
della vita dei residenti. Scarichi fognari
non depurati, aree portuali, zone militari ed il dissesto geologico limitano fortemente la possibilità di fruire il mare.
A questo bisogna purtroppo aggiungere
un problema sorto con l’indiscriminata urbanizzazione della fascia costiera
del nostro territorio, ovvero l’impossibilità di accedere al mare a causa della
contiguità di proprietà private, cancelli
e recinti di vario tipo, a volte di veri e
propri “villaggi fortificati” con tanto
di custode alla sbarra. Una buona pianificazione urbanistica avrebbe evitato
l’attuale scempio delle coste che rende
di fatto molto complicato un intervento
sull’esistente. Lo stato di fatto necessiterebbe di un’analisi approfondita, in
quanto le situazioni di inaccessibilità
andrebbero affrontate caso per caso. In
generale si può dire che i casi più estremi
si registrano nella fascia costiera a nord
di Brucoli, anche se non mancano situazioni alquanto discutibili sulle coste del
Monte Tauro.”
Qual è il modo più efficace per affrontare
il problema?
“Una buona opportunità per risolvere il
problema è data al Comune di Augusta,
come a tutti i comuni rivieraschi, dalla
redazione del PUDM, il piano di utilizzo del demanio marittimo, previsto dalla legge regionale 15/2005. Le linee guida
per la redazione dei piani, emanate con
decreto del 25 maggio 2006, prevedono specifiche indicazioni sull’accesso al
Demanio Marittimo. In riferimento alle
aree in concessione viene stabilito che
“Ai fini del libero transito dovrà essere
lasciato un passaggio non inferiore a
ml. 1,5 dal ciglio dei terreni elevati sul
mare, mentre sull’arenile o sulle scogliere basse dovrà essere lasciata libera una
fascia misurata dalla battigia media per
la profondità minima di ml. 5,00.” Ciò
contrasta nettamente con quanto realizzato da alcune strutture turistiche che
hanno recintato fino a mare con opere
fisse la propria area in concessione. Inoltre, le norme vigenti prevedono l’obbligo
di garantire l’accesso pubblico: “E’ obbligatorio prevedere sempre dei percorsi
pedonali di accesso o di uso pubblico,
realizzabili mediante progetti d’iniziativa pubblica o privata convenzionata.”.
Il PUDM potrebbe essere l’occasione
per iniziare una “pianificazione urbanistica partecipata” che potrebbe concretizzarsi anche con la realizzazione
di piani particolareggiati per la fascia
costiera che possano coniugare riqualificazione ambientale e sviluppo delle
attività turistiche, pubblica fruizione e
proprietà private. E’ utile ricordare che
molti “cancelli” sono nati come risposta
all’inciviltà dei fruitori del mare che parcheggiavano malamente i propri mezzi
rendendo a volte impossibile l’accesso
dei privati alle loro proprietà. La realizzazione di piccoli parcheggi e di percorsi
pubblici per l’accesso al mare, evitando
inutili colate di cemento, potrebbe conciliare facilmente le diverse esigenze e
renderci tutti più liberi.”
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n° 1509 del 25/08/2009
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Il deputato regionale Pd si ricandida e traccia la strada da seguire per il rilancio della Regione
Marziano: “Un volto nuovo alla Sicilia
È una <rivoluzione> possibile”
“Credo che quando i cittadini, gli elettori, si dicono stanchi della politica facciano riferimento ad una politica che
veramente è diventata insopportabile.
La politica degli scandali e degli arricchimenti personali, la politica che ha
fatto diventare la Regione macchina
del consenso clientelare che ha portato allo spreco delle risorse pubbliche
e alla mancata utilizzazione delle sue
grandi potenzialità. Per questo il vento
dell’antipolitica ritengo debba preoccupare quanti hanno praticato la malapolitica e l’interesse personale e non
chi ha operato con correttezza e con
coerenza. Per questo credo che il candidato del Pd a Presidente della Regione,
Rosario Crocetta, possa e debba diventare anche il candidato dei delusi dalla
politica”.
Il deputato regionale Bruno Marziano,
candidato nelle file del Partito Democratico alle elezioni regionali del prossimo mese, torna a sottolineare il concetto che all’antipolitica si risponde con
i corretti comportamenti individuali e
la politica seria e per bene. Inoltre per
quanto riguarda la Sicilia torna a ribadire quanto la prossima legislatura regionale sia fondamentale per il futuro
della nostra regione. “Deve essere una
legislatura costituente da consegnare a
politici di sicuro affidamento che nelle
esperienze precedenti hanno mostrato
la propria voglia di fare e di mettersi al
servizio della comunità. Ci attendono
sfide importanti ed è il momento di affidarsi a persone serie che hanno a cuore
il futuro della nostra isola”.
Per Marziano la prossima legislatura
deve essere quella delle riforme mai
avviate o solo parzialmente attuate.
Sulla scuola, secondo Marziano, al di
là degli annunci del governo nazionale
su pc e ipad, bisogna anche intervenire
sulle vere emergenze. “Giusto informatizzare – ha detto Marziano – ma in Sicilia le esigenze sono altre. Il prossimo
governo dovrà occuparsi di una legge
regionale sul diritto allo studio. Sono
convinto che un governo con il Pd protagonista e Crocetta presidente potrà
finalmente occuparsi delle emergenze
della Sicilia. Puntare la propria attenzione sul lavoro e sui giovani. Impedire
che le nostre migliori risorse siano costrette ad andare via per saziare la loro
voglia di prospettive e di opportunità.
Bisogna sfruttare tutte le occasioni che
la nostra terra pure offre per garantire un futuro alle famiglie siciliane. Bisogna dare risposte ai cittadini e alle
imprese. Non è un programma impossibile, forse neanche ambizioso. Fare
della Sicilia una “Regione normale” è
l’obiettivo del Pd e del suo candidato
presidente. Eppure talvolta per conquistare la normalità è necessaria una
rivoluzione.
Una rivoluzione culturale come quella
che propone Rosario Crocetta e che io
intendo sostenere”.
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