Prefazione

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Prefazione
Prefazione
Acqua Madre
In principio era l’acqua: i miti religiosi che narrano della creazione del mondo ci raccontano dell’acqua, ovvero del simbolo
di tutto ciò che può cominciare a essere, che contiene tutte le
forme che l’azione creatrice farà emergere.
Le acque racchiudono tutte le possibilità dell’essere, positive e negative.
La Bibbia, nel Vecchio Testamento, ci racconta (Genesi,
capitolo 1, versetti 6, 7, 8): «Dio disse: “Sia un firmamento in
mezzo alle acque per separare le acque dalle acque”. Dio fece il
firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle
acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò
il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno».
Mentre nell’Enuma Eliš babilonese l’oceano primordiale è
composto dalle acque dolci del dio Apsu, da cui si originerà
la terra, e da quelle salate di Tiamat, spaventose e popolate da
mostri tremendi, che verranno vinte dal dio guerriero Marduk.
Secondo la mitologia greca il mare era il simbolo della nascita, in Persia Ardvi sura era la sorgente contenente l’acqua di
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vita, mentre Ardvi sura anahita era la dea dell’acqua e dell’amore.
Nei Veda le acque erano chiamate matritamah, che significa «le più materne».
Per i Sumeri «a» significava «acqua», ma anche concepimento, generazione e perfino sperma.
Il credente indù si affida alle acque, possibilmente quelle
correnti del fiume, ogni mattina, desiderando ardentemente
rinnovarsi e purificarsi.
Tra i quattro elementi ritenuti fondamentali dagli antichi,
vale a dire aria, terra, fuoco, e acqua, quest’ultimo è probabilmente quello più complesso.
Sotto le sue immagini superficiali, infatti, si nasconde tutta
una serie di significati più o meno evidenti che trasforma questo elemento chimico in un simbolo a tutti gli effetti.
L’acqua è l’elemento primordiale, l’origine di tutte le cose:
senza acqua la vita risulta impossibile, l’acqua è l’elemento
originario, il liquido amniotico dove nasce la vita. Gli esseri umani hanno il loro primo contatto con la vita attraverso
l’acqua materna.
All’immagine dell’acqua è possibile collegare diversi significati, tra cui quelli della vita e della morte, attraverso i quali si
giunge ad una visione dell’acqua come elemento tipicamente
femminile. L’acqua ha mantenuto sempre una duplice connotazione: elemento puro e purificatore, ma nello stesso tempo
misterioso e inquietante.
L’acqua viva è quella che si muove in sorgenti, fiumi o
cascate, pertanto capace di generare la vita o di restituire la
giovinezza: la metafora della Fontana della Giovinezza è significativa al riguardo.
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Potremo citare altri esempi e analizzare le immagini dell’acqua che l’uomo ha rappresentato, fino a arrivare ai grandi della letteratura e del teatro, come Dante, che nella Quaestio de
aqua et terra discute su disposizione e forma dei due elementi
e Shakespeare, che spesso le attribuisce un ruolo salvifico.
Per i cristiani il battesimo è il sacramento con il quale si è
ammessi nella comunità dei credenti e la radice della parola,
di origine greca, significa «immergere nell’acqua», per far nascere l’uomo nuovo.
Questa prefazione, con il riferimento alla simbologia
dell’acqua nelle religioni, vuole sottolineare la necessità di recuperare il valore dei nostri gesti e dei beni (o dei doni) che
utilizziamo quotidianamente e che troppo frettolosamente
tendiamo a banalizzare come «merci», da affidare alla «suprema» gestione del «mercato».
Acqua per la vita: acqua da bere, acqua per mangiare
La storia delle prime comunità umane è il racconto di piccoli
gruppi che andavano in cerca di cibo ma rimanendo costantemente nei pressi di fonti, fiumi, laghi per assicurarsi un rifornimento adeguato di acqua fresca: la disponibilità di acqua ha
guidato e vincolato lo sviluppo dell’umanità.
«Ne uccide più la sete che la fame». Per sopravvivere il bere è
la cosa più importante da fare dopo il respirare. È ancora più
importante che mangiare. Senza cibo si può sopravvivere per
settimane, mentre senza liquidi si è fortunati se si va avanti
per qualche giorno.
Ecco, dunque, la spiegazione del perché l’acqua è un bene
comune, che deve essere nella disponibilità e a beneficio di
tutti gli esseri viventi, che comporta una sua gestione demo5
cratica e pubblica, legata all’ambito locale in una logica di
sostenibilità.
Esiste un diritto dell’acqua e un diritto all’acqua che devono
essere considerati e rispettati unitamente al diritto alla sovranità alimentare per tutti i popoli. Il diritto dell’acqua comporta il rispetto del ciclo vitale di questo fondamentale elemento,
con la preservazione della sua integrità. Il diritto all’acqua è il
diritto che deve essere riconosciuto a tutti di accedere liberamente all’acqua.
Ma l’acqua non è solo da bere: serve all’agricoltura, per
la produzione del nostro cibo. Per questo occorre ripensare
al modello di agricoltura che abbiamo sviluppato nel secolo
trascorso e puntare a un’agricoltura biologica e contadina, su
piccola scala, più attenta alla difesa dell’ambiente e alla conservazione delle risorse, compreso il consumo di acqua. In
una logica di collaborazione tra città e campagna, tra città e
montagna.
Anche la campagna e la montagna sono beni comuni, la
cui cura e manutenzione vanno a vantaggio di tutti: è in gioco
infatti la tutela delle acque, la salvaguardia di spazi per il riposo e il tempo libero, la produzione di alimenti sani di elevato
valore nutritivo e infine la difesa di un polmone verde a vantaggio delle zone ad alta concentrazione abitativa.
E allora vale la pena accennare che Monaco di Baviera ha
deciso di stabilire un rapporto di collaborazione con gli agricoltori che svolgono la loro attività in prossimità dei pozzi e
delle sorgenti dalle quali la città si approvvigiona per il suo
acquedotto. E ha proposto loro di adottare l’agricoltura biologica, per limitare ogni possibile inquinamento e contenere
i costi di potabilizzazione dell’acqua: in cambio sostegno alle
aziende agricole, che hanno iniziato anche a fornire la città.
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Monaco di Baviera è una delle circa duecento amministrazioni pubbliche europee (tra cui i comuni di Torino, Venezia,
Bolzano, Reggio Emilia, Roma, Palermo e Norimberga) che
aderiscono a Città del Bio, con il fine di promuovere l’agricoltura biologica intesa non solo nella sua accezione di «modello
colturale», ma soprattutto di «progetto culturale».
Ma l’acqua serve anche per la produzione di energia, idroelettrica oggi, derivata dall’idrogeno in un prossimo futuro.
Può rappresentare la soluzione ai nostri problemi energetici,
perché la separazione dei suoi componenti potrebbe regalarci
energia pulita, utilizzando l’idrogeno e offrendoci ossigeno,
come residuo pulito.
Su questo e altri argomenti troverete informazioni in questo nuovo lavoro di Luca Reteuna.
Ignazio Garau
direttore di Città del Bio
(www.cittadelbio.it)
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